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Lisola come monade umana

ne La nave di abr Ibrm abr

Jolanda Guardi

NellAprile 2010 unesplosione a Baghdad nei pressi dellam-


basciata egiziana distrugge una casa, senza che alcuno vi presti
particolare attenzione. la casa irachena di abr Ibrm abr,
dove egli ha vissuto a lungo nel suo esilio dalla Palestina. In essa
libri, opere darte, musica, documenti sono andati distrutti. Quasi a
ribadire il fatto che, per un palestinese, nessuna casa e nessuna ter-
ra sono definitivi. Non sono terra, sono isola.

abr Ibrm abr (1919-1994)1 certamente uno degli


scrittori pi interessanti in lingua araba. Autore poliforme, scritto-
re, poeta, traduttore, critico letterario e pittore, abr, nelle sue
opere romanzesche, non solo partecipa della causa palestinese, ma
anche della civilt occidentale, che egli conosce profondamente per
aver studiato a Cambridge e a Harvard. Costretto come molti dei
suoi connazionali a viaggiare costantemente per la mancanza di
una patria, abr trova un porto temporaneamente stabile in Irq,
dove insegner a lungo allUniversit di Badd. Uomo di profon-
da e vasta cultura, che inserir in tutte le sue opere, concentrate per
lo pi proprio sul malessere dellintellettuale palestinese in primis e
arabo pi in generale, abr si distingue da altri autori arabi perch
i protagonisti dei suoi romanzi appartengono alla classe accultura-
ta, sono gli intellettuali arabi degli anni 50 e 60, molto versati in
lingua araba ma anche in una o pi lingue occidentali, ammiratori
della cultura europea e al contempo imbevuti di quella araba classica.
La Nave (abr 1964) stato spesso letto come un romanzo
sullidentit (Sakkut 2000, 81-84), sulla terra (Allen 1982, 138-
144), sullo sradicamento (Camera dAfflitto 2007, 78-82), sugli ef-
fetti del trauma (Saloul 2012, 354-1239) e solo in un caso stata
presa in considerazione la centralit dellisola allinterno della nar-
razione (Igonetti 2000, 339-365). Nel presente articolo riprender
questultima lettura collegandola allevento centrale del romanzo, il
suicidio di uno dei protagonisti, Fli. Per condurre questa lettura,

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diversi sono gli elementi da prendere in considerazione. Tutto il


romanzo, infatti, che si snoda su diversi piani narrativi grazie anche
alla polifonia di voci narranti, si dipana per giungere allevento fi-
nale centrale, il suicidio di Fli. Egli, medico e intellettuale ira-
cheno, rappresenta nel romanzo il malessere dellintellettuale ara-
bo, che intende il suo gesto come atto di libert e di fuga. A questo
atteggiamento lautore si oppone proponendo in ogni caso la capa-
cit di lottare.
Un primo tema che emerge dalla lettura sicuramente quello
della memoria, individuale e collettiva, legato alla necessit, per i
palestinesi pi che per altri, di mantenere viva la propria terra at-
traverso strumenti che la rendano reale. Oltre alla memoria indivi-
duale, che fondamentalmente una tecnica, la capacit individuale
di focalizzarsi sulle singole cose, gli studiosi identificano una me-
moria collettiva e una memoria culturale. La memoria collettiva
fondamento e insieme espressione dellidentit di un gruppo e rap-
presenta il passato: ogni gruppo seleziona e riorganizza le immagi-
ni del passato in relazione agli interessi che predominano nel pre-
sente. Essa andrebbe distinta dalla memoria sociale prodotto delle
relazioni che si instaurano tra le diverse memorie collettive presenti
nella societ (Namer 1987).
La memoria culturale o cultura del ricordo (Erinnerungskul-
tur) un fenomeno universale nel quale la memoria costituisce una
parte importante della costruzione identitaria e culturale di un
gruppo, sia esso religioso, etnico o una classe specifica. Si sviluppa
principalmente lungo un asse temporale che, attraverso la pianifi-
cazione, costruisce orizzonti sociali e di tempo. Assman, nel suo
volume Das kulturelle Gedchtnis, occupandosi di culture antiche,
sottolinea come, nella cultura greca, Mnemosine (ricordo, memo-
ria) la madre delle nove Muse, tra le quali troviamo Clio (),
la Musa deputata alla scrittura della storia, il cui nome significa
rendere famoso, e Calliope (), nota come la Musa della
poesia epica, ma anche dedita a sovrintendere la retorica, la filoso-
fia e la scienza (Assman 1997). In tal modo ritengo possibile stabi-
lire una relazione tra la memoria culturale e la produzione scritta,
dove la memoria viene costruita e rafforzata dalla produzione di te-
sti che operano sullaspetto normativo ed emotivo insieme attraver-
so la produzione di storia e mito e, in questo caso, letteratura. La
nave si configura in questo senso come romanzo mnesico.
Relativamente al suicidio, daltro canto, Durkheim, nella sua
opera Il suicidio (1897) il primo a sottolineare come una delle

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cause del gesto sia la mancanza dintegrazione degli individui nel-


la societ, rendendolo cos un fatto sociale che ha una manifesta-
zione individuale. Soprattutto Durkheim stato il primo a negare
la possibilit del suicidio come atto liberatorio in una societ re-
pressiva, posizione assunta anche da abr, come espliciter nel
prosieguo. In particolare il tipo di suicidio che qui mi interessa
quello denominato da Durkheim anomico, cio senza legge, che
egli collega a esempio a momenti di crisi nella societ. In esso se
ci si uccide soltanto per esistere, come afferma Malraux, compi-
to della societ offrire ai suoi membri una vita reale accettabile
senza che nessuno abbia bisogno di trovare un altrove interessan-
te (Guiducci 2007, 18).

I protagonisti de La Nave sono un gruppo di individui che, ap-


parentemente per caso, si ritrovano su una nave, la Hercules, in
partenza da Beirut e diretta verso il Mediterraneo a tappe interme-
die, fino a Napoli. La narrazione degli eventi viene proposta alla
lettrice e al lettore in capitoli alterni attraverso le voci di Im
Salmn, iracheno e Wad Assf, palestinese, eccetto che per un
breve capitolo, narrato dalla passeggera italiana Emilia Farnesi
(Giabra 1994, 185-196), che si colloca verso la fine del romanzo e
che rappresenta una cesura allinterno della narrazione. Fino a que-
sto punto, che preannuncia levento centrale del romanzo, non si
hanno avvenimenti particolari, piuttosto il romanzo si dipana attra-
verso una scrittura densa, riportando le discussioni che avvengono
fra i passeggeri,2 mentre attraverso flash-back e ricordi la lettrice e
il lettore vengono a conoscenza delle storie dei singoli personaggi.
Allinterno di ogni capitolo, denominato con il nome del narratore
di turno, si inseriscono inoltre le narrazioni di altri personaggi, che
rendono cos il testo una narrazione polifonica a tutto tondo.3
Il primo dei narratori per cos dire ufficiali Im, iracheno,
che da subito percepiamo essere il fulcro del racconto, senza tutta-
via averne la certezza. Durante i suoi studi di architettura in Inghil-
terra egli ha conosciuto Lum, studente di filosofia, e se ne inna-
morato. Intenzionato a sposarla al suo rientro in patria, ha visto i
suoi sogni e le sue speranze di una vita insieme infranti di fronte al
persistere di rancori fra le due famiglie che, sebbene facciano rife-
rimento al passato, producono i loro effetti anche sul presente, po-
nendo un veto a questo matrimonio. Incapaci di opporsi al volere
delle famiglie, Lum sposa Fli, un medico, e Im, non potendo
tollerare oltre la sofferenza, decide di imbarcarsi sulla Hercules.

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Im cerca dunque una via di fuga, ma solo per capire che non esi-
ste un luogo fisico dove fuggire; lunica possibilit restano la nave,
in continuo movimento fluttuante sullacqua e lidea di isola felice,
rappresentata nel testo dallisola di Capri. Idea di isola, poich nel-
la realt della narrazione una gita a Capri, da tutti agognata, verr
in realt da tutti disertata per un motivo o per laltro. Im vede il
mare come salvezza:

Il mare, ponte verso la salvezza. Il mare morbio, soffice antico, amo-


revole. Il mare oggi nuovamente agitato. Linfrangersi delle sue
onde il ritmo violento della linfa che spruzza il volto del cielo con
fiori, ampie labbra e braccia tese come seducenti reti. Il mare nuova
salvezza. Verso loccidente! Verso le isole di cornalina! Verso le rive
su cui sorgeva, dalla schiuma del mare e dal soffio della brezza, la
Dea dellamore. (Giabra 1994, 13)

Queste parole, pensate da Im nellincipit del romanzo, rap-


presentano unillusione poich, subito dopo, egli si accorge della
presenza solo apparentemente casuale come la lettrice e il lettore
scopriranno verso la fine del romanzo di Lum e del marito sulla
nave che, da un lato, vanifica il suo tentativo di fuga, dallaltro co-
stituir il leit motiv sottostante tutti i capitoli nei quali egli lio
narrante. I temi che vengono abilmente analizzati da abra in que-
sta sezione del testo sono il peso delle tradizioni nelle scelte indivi-
duali e lamore con una forte coloritura passionale. Gi nel passo
sopra citato il mare e le onde vengono messi in parallelo con la
donna, ma il parallelo continua anche nel nome della nave, Hercu-
les, in particolare in riferimento al mito di Ercole e Iole. Secondo
una versione di questultimo, infatti, Ercole chiese Iole in sposa,
ma il padre rifiut. Ercole allora minacci Iole di uccidere i suoi
familiari se ella non gli avesse ceduto, cosa che fece mentre Iole
assisteva alla morte dei suoi congiunti (Minervini 1842, 5-8). La
Hercules, quindi, rimane il ricordo sotteso al romanzo del mito del-
la faida familiare causata dalla passione.
Il secondo narratore Wad Assf, palestinese. Egli in va-
canza espressione che equivale a dire sono in esilio. Preferisce
viaggiare per mare, poich la nave ti d la sensazione corporea di
scivolare nello stesso momento attraverso il tempo e lo spazio
(Giabra 1994, 47). Lestraniarsi dal tempo e dallo spazio attraverso
il viaggio via mare e la permanenza temporanea su unisola sono
lunico modo per rivivere la mancanza di una terra, quella palesti-
nese, terra fatta di parole che vive solamente nella memoria degli

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esuli e che non costituisce una realt (il romanzo ambientato ne-
gli anni 60). Per Wad, come viene ben esplicitato nello svolgersi
della narrazione, verit e bugia si confondono, poich lopposi-
zione tra le due non pu servire come quadro epistemico per la
rappresentazione della realt questa s ben tangibile della perdi-
ta della terra per i palestinesi (Barbara McKean Parmenter 1994).
Egli soffre della maledizione del viaggiare, costretto a essere sem-
pre in movimento senza poter tornare da nessuna parte:

A Parigi. Era unidea strana e le parole che la esprimevano mi erano


balzate sulla lingua senza volerlo. Quando lho detto al mio compa-
gno di cabina, Fernando Gomez, mi ha proposto di andare a Madrid,
ma io non ho seguito n la mia idea n la sua proposta. Magari fossi
come Fernando e stessi andando al mio paese che non stato diviso
da spade stolte. Magari fossi come lui, i ritorno alla mia citt da un
paese straniero con i ricavi dei miei viaggi in tasca. Mi fermerei nella
mia citt [...] (Giabra 1994: 50).

I Palestinesi non hanno terra e possono rendere reale la loro idea


di terra solo attraverso la memoria collettiva, che si nutre di immagini
e, soprattutto, di parole, come afferma Mamd Darw:

Come tutti viaggiamo, ma non torniamo a nulla. Come se il viaggio


fosse una via di nuvole. Abbiamo sepolto i nostri cari nelloscurit delle
nubi e fra le radici degli alberi
E abbiamo detto alle nostre mogli: generate da noi per centinaia danni
affinch si compia questo percorso
Verso unora di paese, a un metro dallimpossibile.
Viaggiamo nei carri dei Salmi, dormiamo nella tenda dei profeti, sor-
giamo dalle parole degli zingari
Misuriamo linfinito con il becco di un upupa o cantiamo per rimuovere
la distanza e laviamo la luce della luna.
E una lunga strada la tua, allora sogna sette donne per portare questo
lungo cammino sulle tue spalle.
Scuoti per loro le palme per conoscerne i nomi e da quale madre nascer
il figlio di Galilea.
Abbiamo un paese di parole. Parla, parla, affinch il mio passo poggi su
pietra vera.
Abbiamo un paese di parole. Parla, parla, perch possiamo conoscere la
fine di questo viaggio.4

Al di l delle singole esperienze e dei ricordi che Wad fa len-


tamente riaffiorare nel corso del testo, la Palestina rimane un paese
di parole. Per mantenerla in vita, dunque, necessario parlare an-
che se mentendo, come fa spesso Wad, poich Ci devessere un

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ritorno, ci deve essere (Giabra 1994, 77), e nella poesia, che per-
corre anchessa tutto il romanzo per bocca di un altro personaggio,
Ysuf. Wad afferma di non amare la poesia, di trovarla inutile,
cos come afferma di non amare la terra e di voler essere lasciato
sulla sua isola (Ibi, 51), ma in realt i diversi personaggi che si al-
ternano sulla nave nelle conversazioni con lui, svolgono solamente
la funzione del controtipo, sono funzionali a una struttura contrap-
puntisitica: Ism sfugge la terra che Wad anela e Ysuf scrive
poesie, mentre Wad, pur ammettendo che tutti i palestinesi sono
poeti per natura, la considera inadeguata, perch le parole non pos-
sono esprimere lonta della sconfitta (il riferimento alla nakba, la
sconfitta che ha dato vita allo stato di Israele). In questo, egli si fa
portavoce dellopinione di diversi palestinesi allindomani della
sconfitta del 1948, ma abr sembra contrapporgli il fatto che solo
attraverso la poesia la terra, ora diventata isola che non c e in
diversi autori la Palestina viene assimilata a unisola potr tornare
a essere una realt.
Lisola viene evocata da Wad come unidea di paese, come
quel territorio di cui si alla ricerca ma che non possibile trovare.
Essa non vive solo nelle parole, ma anche nelle immagini che que-
ste evocano. E Wad, infatti, dipinge. Dipinge volti che suscitano
nei compagni di viaggio una sensazione di orrore al vederli, un sen-
timento che mal si accompagna allidea che si sono fatti di chi li ha
dipinti. Ancora una volta, dunque, Wad lascia intendere che la
sua apparenza menzognera e che non ha nulla a che fare con la
sua realt interiore, alienata dalla mancanza della terra, la sua isola:

Ma non vedi che hanno un posto in cui tornare e con cui misurarsi?
Henry Layard torna al British Museum con tori alati e Sindibad ritor-
na a baghdad carico di gioielli. Lalienazione vera e propria
lalienazione da un luogo, dalle radici. Questa lessenza della que-
stione. La terra. La terra tutto. [...] Dobbiamo avere sotto i nostri
piedi una terra ferma, che amiamo e con cui litighiamo, che noi ab-
bandoniamo per lintensit del nostro amore e del nostro contrasto, e
quindi ci ritorniamo (Giabra 1994, 88-89).

La memoria mostra come abr identifichi se stesso con una


generazione di palestinesi la cui presenza nel mondo arabo,
allindomani del 1948, profondamente associata con una classe di
intellettuali che erano portatori di nuove idee in campo artistico e
letterario. Una generazione che fa dello spostamento e della memo-
ria della patria come isola una sua caratteristica. Questa generazio-
ne verr in seguito sostituita da altri palestinesi dopo il 1967, per i
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quali la cultura non sar pi il punto di riferimento e che da intel-


lettuali diventeranno combattenti.
Questa identificazione con una generazione di intellettuali ac-
culturati chiaramente espressa in un saggio dal titolo The Pale-
stinian Exil as a Writer, nel quale abr descrive lo stato degli in-
tellettuali palestinesi in esilio:

If anyone used the word refugee with me, I was furious, I was not
seeking refuge. None of my Palestinian co-wanderers were seeking ref-
uge. We were offering whatever talent or knowledge we had, in return
for a living, for survival. We were knowledge peddlers pausing at one
more stop on our seemingly endless way. When in the autumn of 1948
the customs men asked me upon arrival in Baghdad to open my luggage
for inspection, I offered them a battered suitcase full of books and pa-
pers, a small box full of paints and brushes, and half a dozen paintings on
plywood. I was not a refugee, and I was proud as hell (Jabra 1979, 77)

La relazione tra Wad e Ism, in tale ottica, rappresenta sem-


plicemente due aspetti della stessa medaglia: lintellettuale palesti-
nese in esilio, versato nella cultura letteraria e artistica, non accetta
di essere considerato un rifugiato, ma diventa un elemento stimo-
lante per tutta la societ. Ancora nel citato articolo, abr sostiene
che improvvisamente e contrariamente probabilmente alle aspetta-
tive degli israeliani, gli intellettuali palestinesi erano dappertutto;
insegnavano, parlavano, scrivevano e influenzavano tutta la societ
araba (Ibid., 85). Lintellettuale palestinese, eterno viaggiatore,
coinvolto in un cataclisma: lesilio palestinese pu avere fine sola-
mente con un bang (Ibidem). abr preannuncia in tal modo le
derive violente degli anni successivi, da intellettuale che legge il mo-
vimento della societ e esprime in letteratura la sua vena profetica.
Atteggiamento diverso quello di Fli, marito di Lum, il
quale, pur non essendo una delle voci principali della narrazione,
permea tutto il romanzo, direttamente o indirettamente. Egli , in-
fatti, presente nelle considerazioni di Wad, nei discorsi dei pas-
seggeri, ma anche nei pensieri e nei flussi di coscienza di Emilia
Farnesi. A tal punto che si direbbe quasi che tutto il romanzo sia
una costruzione attorno a questo personaggio e alla sua decisione di
uccidersi. Questo evento viene alluso allinizio del romanzo, quan-
do un passeggero si getta in acqua in un tentativo di suicidio, ma ne
viene salvato (Giabra 1994: 96-99) e aleggia per tutto il romanzo.
In un dialogo tra Fli e due dei passeggeri, Mahmd e Wad,
il medico introduce il tema del suicidio; parlando di Camus e del

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suo Il mito di Sisifo egli afferma di non esserne rimasto convinto,


poich: Per quanto mi riguarda, il suicidio ancora la sfida pi
importante (Giabra 1994, 127). Fli pertanto rappresenta il ma-
lessere dellintellettuale arabo che vive in una situazione per la
quale si rende conto dei limiti della propria societ, ma che non rie-
sce ad attivare pratiche che portino alla soluzione di questo males-
sere e pertanto percepisce il suicidio come atto liberatorio. Egli ri-
fiuta di definire la propria identit e soffre dellimpossibilit di pro-
testare:

Io rifiuto il mondo che non mi permette di alzare la voce per protesta-


re, o per reclamare o per insistere sui miei diritti umani, senza essere
picchiato in testa (Giabra 1994, 128).

In un capitolo estremamente pregnante Fli esprime il pen-


siero di una parte degli intellettuali palestinesi e arabi in generale
che vedono il mondo attraverso una lente esclusivamente dicotomi-
ca: tacere o morire - e che sono coloro che, in una fase successiva
(dopo il 1967), al suicidio preferiranno luso della violenza (Halabi
2000, 56). Non a caso il romanzo esce nella versione originale nel
1969, edizione che porta una dedica, omessa nella traduzione ita-
liana: A coloro senza lamore dei quali questa nave non esistereb-
be (abr 1969, 3).
Al termine del discorso sul proprio malessere, uno degli inter-
locutori di Fli afferma di sentire odore di suicidio (Ibi, 131) e,
contrapponendosi al medico afferma: Io rifiuto il suicidio, antici-
pando in tal modo lopinione dellautore che verr esplicitata alla
fine del romanzo.
In questaria carica di tensione, la Hercules giunge a Napoli e
dalla nave viene organizzata per il giorno dopo unescursione
allisola di Capri. Come giustamente afferma Igonetti, con la gita a
Capri il tessuto narrativo si potenzia al punto da rappresentare il
momento pi alto della narrazione, quello di maggiore drammatici-
t ed enigmaticit (Igonetti 2000, 348). Capri rappresenta il non
luogo per eccellenza e lultima parte del romanzo ruota attorno
allimpossibilit dei personaggi di recarsi allisola e allinnescarsi
dei fatti si tratta dellunica parte del romanzo dove effettivamente
accade qualcosa che porteranno allepilogo del romanzo. A partire
dallannuncio della gita a Capri (Giabra 1994, 156) i personaggi del
romanzo si definiscono maggiormente, le parole lasciano lo spazio
ai fatti. Sembra che tutti abbiano aderito alla gita, ma in realt tutti,
una volta di pi, fingono e, con un pretesto o con laltro, disertano

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lescursione per riannodare i legami passati e per giungere alla ca-


tarsi finale, nella quale lo scopo di questo viaggio collettivo verr
spiegato. Proprio come unisola che emerge dal mare, emergono le
vere motivazioni che hanno spinto i diversi personaggi a partire e
ci che sembrava soprattutto a Ism casuale, si rivela essere il frut-
to di un progetto preordinato. Ism, novello Ulisse,5 ritrova
lamore di Lum, ritrova in qualche modo unisola, e capisce che
fuggire non ha senso, mentre Fli, mentre anchegli diserta le-
scursione, decide definitivamente di togliersi la vita. Il mare stesso
diventa laltrove e allora solo unisola pu costituire una parvenza
di terra ferma, di identit e riconciliazione con il passato recente,
per questo con lidea della gita a Capri che si igiunge alla nemesi
del romanzo. Gli ultimi momenti prima del suo suicidio ci sono de-
scritti nellunico capitolo a voce femminile, quella di Emilia Farne-
si (Giabra 1994, 185-196). La lettrice e il lettore vengono qui a co-
noscenza del fatto che Emilia Farnesi, apparentemente una sempli-
ce turista italiana, in realt da tempo lamante del dottore. Anzi-
ch partecipare allescursione a Capri i due amanti si recano in una
camera dalbergo dove avviene una conversazione che prelude al
suicidio del dottore. Contemporaneamente anche Ism e Lum
scendono a terra e passano insieme la giornata, rinsaldando il loro
legame e, una volta tornati sulla nave consumano un rapporto.
Quando Lum torna nella sua cabina, trova il marito morto. Egli ha
lasciato una sorta di testamento spirituale che preannuncia la spari-
zione dellintellettuale, soggetto che sar approfondito da abr in
un romanzo successivo, In cerca di Wald Masd (abr 1980)
nel quale il protagonista scompare improvvisamente e viene ricor-
dato da coloro che lo hanno conosciuto, ognuno secondo la propria
visione. In una lunga lettera lasciata alla moglie Lum, Fli tenta
di spiegare il suo punto di vista e in qualche modo di giustificare la
sua scelta, che si riassume nelle parole finali: Accettare di vivere in
silenzio nellepoca della tirannia significa che anche tu pratichi la ti-
rannia. E se tutte le strade portano al mulino della tirannia, dove puoi
volgere il viso? (Giabra 1994, 221).
Non un caso che il suicida sia un iracheno: lambiente vivace
presente nel decennio 1950-1960 in Iraq, infatti, si avvia verso la
sua conclusione per lasciare spazio a unepoca pi buia. Ma abr,
per il momento, non rinuncia a combattere:

S, a Baghdad. La tua libert si trova soltanto l. Non si trover in qual-


che dove nebbioso, illusorio, allettante in Europa o altrove. Nella futi-
lit c la frustrazione. C la vera sconfitta. Sai Luma che Isam asseriva

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che stava fuggendo da te? Io per dico che stava fuggendo dalla sua cit-
t, dalla sua terra e la sua libert esister solo nella sua citt, nella sua
terra. [...] La libert nel rifiutare di fuggire, nellaffrontare, nellac-
cettare quello che ti causa dolore e nel conoscere questo dolore, la rabbia, e
andare avanti lentamente e dolorosamente (Giabra 1994: 235-236).

Con questaffermazione si avvia alla conclusione La nave.


Wad e Lum rientrano a Baghdad decisi, o almeno cos viene la-
sciato intendere alla lettrice e al lettore, a superare la faida familia-
re per coronare il loro sogno damore; Ism viene raggiunto a Na-
poli da Mah, la sua compagna libanese, che gli comunica di accet-
tare il trasferimento in Palestina, di Emilia sapremo che riuscir a
trovare consolazione. In tal modo si conferma unaltra vena discor-
siva presente allinterno del romanzo, quella relativa ai personaggi
femminili. Il discorso dellintellettuale arabo, modernista e appa-
rentemente progressista, deve per questo implicare le donne. Ma
esse allinterno dellopera costituiscono un mero corollario. Ne La
Nave le donne sono molto presenti, sembrano apparentemente esse-
re il motivo e il motore di tutto, ma in realt costituiscono solo un
simbolo perch relazionate alla terra (in arabo di genere femmini-
le). La scrittura e il pensiero critico sono appannaggio degli uomi-
ni. Esse ascoltano, anche con attenzione, i discorsi degli uomini.
Anche Lum, laureata in filosofia, utilizza nel testo le sue cono-
scenze solamente per dare a Ism Wad il destro di esprimere il
suo parere su argomenti diversi.
Lessere umano cos in abr una monade a marca maschile:
isolato dai suoi simili tuttavia li riflette dalla propria particolare ango-
lazione, producendo diversi modi di percezione della realt. E nono-
stante il proprio isolamento si sente in relazione con gli altri, come sot-
tolinea Wad, commentando laccaduto:

Povero Falih. Da quel che ho saputo oggi e da quel che ho saputo


dalle nostre conversazioni di pochi giorni, vedo la sua tragedia in-
quadrata in questa questione della terra con cui si era verificata una
spaccatura. Aveva sentito che colpivano con le asce le sue radici,
colpivano con insistenza, con ferocia, con furia. Cos si arrabbiava,
gridava, resisteva. E alla fine si vedeva come il tronco tagliato, getta-
to sopra la terra dei suoi padri e dei suoi avi. Forse lo dico solo ades-
so che so del suo suicidio? Forse era pi forte e pi solido per quanto
le sue radici potessero essere tagliate, e per quanto le asce le avessero
abbattute. Forse il suo suicidio era una vittoria su coloro che avevano
sollevato le asce sul suo viso? Comunque sia, io sentivo il terribile
senso di perdita per il suo suicidio (Giabra 1994, 225. Corsivo mio).

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Lessere costituito in monade consapevole di se stesso e


questa consapevolezza presente in tutti i personaggi del roman-
zo. , come afferma Leibniz, senza finestre e tuttavia collegata
alle altre in un disegno superiore. Come ci ricorda abr ne La
Nave unisola.

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Jolanda Guardi

NOTE
1
abr stato scrittore, poeta, critico letterario, pittore e traduttore. Nato a Bet-
lemme nel 1920, una volta terminati gli studi si trasferisce in Iraq dal 1948, dove in-
segna allUniversit di Baghdad, partecipando al dibattito culturale. A quel tempo in
Iraq il dibattito culturale era molto vivace anche grazie alla presenza di Badr kir as-
Sayyb e Nzik al-Malika, poeti che hanno introdotto il verso libero nella produzio-
ne in lingua araba nelloriente arabo. La vivacit e linnovazione erano anche presenti
nel campo delle arti plastiche, grazie allopera pionieristica di awd Salm e di un
gruppo di artisti iracheni. abr seguir da vicino il fermento di questi ambiti. Tra le
opere di abr ricordo ur f layl awl (Un urlo lungo la notte, 1955), Hunters in a
Narrow Street (in lingua inglese, 1960) oltre al romanzo qui analizzato As-safna (La
nave, 1969) e a quello che viene considerato il suo capolavoro Al-ba an Wald
Masd (In cerca di Wald Masd, 1980). autore di un volume a quattro mani con
lamico scrittore Abd ar-Ramn Munf, Alam bi-l ari (Un mondo senza carte
geografiche, 1982) e ha reso in lingua araba le opere di Shakespeare, Samuel Beckett
e William Faulkner oltre alla letteratura per ragazzi.
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Le discussioni fra i passeggeri sono loccasione per lautore da un lato di pre-
sentare a chi legge il suo vasto patrimonio culturale di riferimento, dallaltro attraver-
so discussioni di carattere filosofico, di preparare il terreno agli eventi che si svolge-
ranno il giorno della gita a Capri.
3
Il romanzo riprende lo schema a narratori multipli di The Sound and the Fury
di Willian Faulkner, romanzo che abr stesso aveva tradotto in lingua araba.
4
Traduzione mia. Darw citato implicitamente in diversi punti nel romanzo.
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Ulisse e il rapporto con la sua isola vengono ricordati in pi punti nel romanzo
come a esempio in Giabra 1994, 161; 224.

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