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DIETRICI-I BONI-IOEFFER

ETICA

a cura di
Ilsc Tdt, Heinz Eduard Tdt,
Ernst Feil e Clifford Green

Traduzione dal tedesco di


Carlo Danna

seconda edizione

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EDITRICE QUERINIANA
Le cose ultime e penultimel

L'origine c l'essenza della vita cristiana ln ogni suo aspetto sono


racchiuse in quell'unico evento, che la Riforma ha chiamato giustifi-
cazione del peccatore per la sola grazia. Non quel che l'uomo in
s, bens quel che l'uomo in questo evento ci ragguagla sulla vita
cristiana. Qui l'intera vita umana in tutta la sua ampiezza sintetiz-
zata in un istante, in un punto, la totalit della vita racchiusa in
questo evento. Che cosa avviene qui? Un qualcosa di ultirnoz non
afferrabile cla alcun essere, fare o patire umano. Il cunicolo oscuro
della vita umana, sprangato dall'intemo e dall'esterno, che sprofon-
da sempre pi in un abisso senza uscira, viene spalancato con forza,
e la parola di Dio vi irrompe; l'uomo riconosce per la prima volta
nella luce della salvezza Dio e il prossimo. Il labirinto della sua vita
passata crolla. L'uomo libero per Dio e per il fratello. Si rende
conto che c' un Dio che lo ama e lo accetta, che accanto a lui c'
un fratello che Dio ama tanto quanto lui e che c' un futuro accanto
al Dio trino insieme alla sua comunit. Egli crede, ama e spera. Alla
presenza di Dio, passato e futuro di tutta la vita confluiscono insic-
me. L'intero passato awolto dalla parola perdono, l'inrero futuro
al sicuro nella fedelt di Dio. Il peccato passato sprofondato e
superato nell'abisso dell'arnore di Dio in Ges Cristo, il futuro _
sar una vita senza peccato scaturente da Dio (1 Gv 3.9)`l. La vita
si riconosce tesa e sorretta dall'uno all'altro pilastro dell'eternit,

1 Bonhoeffer intendeva inizialmente mettere al primo posto nel titolo Le cose pen[ulti-
me1...; pure sulla scheda n. 38 e nella lettera del 27.11.1940 GS VI 492 si ha questa succes-
sione: Le cose pcnultime e ultime. Per questo manoscritto Bonhucer ha utilizzato doppi
fogli chiari di un tipo di cima (parucolm-meme uniforme). che in adoperare solo ad Enal.
E 2 Sostituisce; ulrin-|issiino. D 3 Il cunicolo... con forza sostituisce: Ia vira umana
chiusa in se stessa, sbarrare dal.l`interno. viene spalancata. Cl 4 In questo verseuo nella LB
sottolineato con matita copiativa; non pu peccaren; cfr. al riguardo DBW4 (Ni, 279 e
anche 220 nota IO [trad. it., 257 e 2041) I* Cfr. inoltre Crirloioga, cit., 1032: In quarito si
ha la comunit essa non Di nel DCcat0... cfr. la prima lettera di Giovannil_
Le cari- ultime e penultima 121

da1l'elezione prima del tempo del mondo alla salvezza eterna, si ri-
conosce come membro di una comunit e di una creazione che can-
tano la lode clel Dio trino. Tutto questo succede quando Cristo si
avvicina all'uomo. In Cristo tutto questo verit e realt, e appunto
perch non si tratta di un sogno la vita dell'uomo, che incontra la
presenza di Cristo, non da quel momento pi una vita perduta,
ma una vita giustificata. Giustificata per sola grazia.
Ma non unicamente per sola grazia, bensi anche per sola fede.
Cos insegnano la Scrittura e la Riforma5. Non l'an1ore ola speran-
za, ma solo la fede giustifica una vita. Soltanto la fede cio dona
alla vita un nuovo fondamento, e questo nuovo fondamento soltanto
giustifica il fatto che posso vivere davanti a Dio. E il fondamento
la vita, morte e risurrezione del signore Ges Cristo. Senza di esso
una vita non giustificata davanti a Dio. Essa abbandonata alla
morte e alla dannazione. Vivere a partire dalla vita, morte e risurre-
zione di Ges Cristo la giustificazione della mia vita davanti a
Dio. E credere significa trovare questo fondamento, conservarlo,
gettare in esso l'ancora ed essere cos da esso sostenuto. Credere
significa fondare la vita su un fondamento posto al di fuori di me
stesso, su un fondamento eterno e santo, su Cristo. Credere signifi-
ca essere awinti dalfimmagine di Ges Cristo, non vedere pi altro
che lui, essere strappati alla prigionia in seno al proprio io, essere
liberati da Ges Cristo. Il credere un lasciar accadere e solo cos
un agire, e tuttavia questi due termini non riescono a esprimere il
mistero qui contenuto. Soltanto la fede certezza, tutto ci che
al di fuori della fede soggetto al dubbio. Soltanto Ges Cristo
la certezza della fede. Che la mia vita giustificata io lo credo per-
ch credo nel signore Ges Cristo. Non esiste perci altro accesso
alla giustificazione della mia vita se non la fede soltanto.
Ma la fede non mai sola*. Come essa la vera presenza di
Cristo, cos sempre accompagnata anche dall'amore e dalla spe-

5 Cfr. Rm 3,2]-5,21; Gal 3.1-14; E/2,8; Fil 3,9; Tir 3,7; tra gli scritti oonfessionali protestanti
cfr. la Cortfemb Augustan IV e VI (BSIX 56 e 60), nonch l'/ipoiogra e la spiegazione della
quinta domanda del Padre Nostro nel Grande Catechismo (BSLK 682-685). Cfr, in particolare
Rm 3.23: <1... tmiooliai :ritmi (c nclfapparato del Ncstlcm 'ux 1t1.'reo} vllpmtwn,
da Lutero tradotto con Faggiuma di soltantom ehe l'uomo giustificato... soltanto per la fedex
p. 253 allude a questa lraduone. Vedi andre DBW 4 (N), 36 ftrad. it., 281. Molte terninisccnze
da Sequela nelle pagina 137-142 itrad. it., 122-1281. U 6 Cfr. dall'estemo le extra nas, al di
fuori Cli noia) in Atto ed essere, V. DBW 2 (Asl, 124 (ODE 2, 1151; TDB 298 nota 3?.

* iCfr. .fofidla Declaratio (BSLK 928): sed solo fides... tamen nutnouam est sola...].
122 Le core ultime e permltiim'

tanza. Essa sarebbe una fede falsa, una fede apparente, una fede
ipocrita che ci siamo inventata, una fede che non giustifica mai, se
non fosse accompagnata cla_ll'amore e dalla speranza. Sarebbe una
ripetizione meccanica di proposizioni di fede, una fede morta, quel-
la fede che non fosse accompagnata dalle opere tlella penitenza e
dell'amore. Fede e cattivi propositi non possono coesistere neppure
per un istante. Nell'evento della giustificazione tutto viene donato
all'uomo, ma solo la fede giustifica; nell'incontro con Cristo tutto
ci che questi ed ha diventa propriet dell'uomo, ma la mia vita
giustificata solo da ci che appartiene a Cristo e mai da ci che
divenuto mio. Il cielo si apre pertanto sull'uomo e la buona novel-
la della salvezza di Dio in Ges Cristo scende come un grido di
gioia dal cielo sulla terra, l'uomo crede e mentre crede ha ricevuto
Cristo presso di s e possiede tutto. Vive davanti a Dio.
Mai prima egli aveva saputo che cosa fosse la vita. Non capiva
se stesso. Solo basandosi sulle sue possibilit o sulle sue opere pote-
va cercare di capirsi e di giustificare la propria vita. Cos egli si
giustifica davanti a se stesso e davanti al Dio che si inventato.
Inaccessibili gli erano le possibilit e le opere del Dio vivo, incom-
prensibile una vita in virt delle sue possibilit e opere. Una vita
su un fondamento estraneo, in virt di una forza e di un aiuto estra-
neo era destinata a rimanere per lui una cosa estranea. Tale vita egli
l'ha trovata quando Cristo lo ha giustificato a modo suo. Egli ha
perso la propria vita in Cristo, e Cristo divenuto la sua vita. Non
sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me (Gal 2,20). La vita
cristiana la vita di Cristo.
Abbiamo detto all'inizio che l'evento della giustificazione di un
peccatore un qualcosa di ultimo7, e lo abbiamo detto nel senso
rigoroso delfespressione. La misericordia di Dio verso un peccatore
vuole e pu essere intesa solo come parola ultima di Dio, altrimenti
non viene affatto intesa. Il carattere ultimo di tale parola ha un
doppio significato: essa una parola qualitativamente ultima, cio
quanto al suo contenuto. Non esiste parola di Dio che si spinga al
di l della suas grazia. Non esiste qualcosa di pi di una vita giustifi~
cata davanti a Dio. Poich contiene la rottura completa con tutto
il precedente, con il penultimo, nel senso che non mai la fine

3' Sostituisce: ultirnissi[|no]. L'ultimo nella teologia viene tradizionalmente considerato


come l'eseatologico. Cit. P. Atmsus, Die Ietzten Dt'nge.El 8 Sostituisce: della promessa
lfella Sua.
Le cose ultime' e penullime ' 123

naturale 0 necessaria del cammino gi percorso, ma ne piuttosto


la piena condanna e svalutazione; poich dunque la parola libera,
assolutamente non estorta e propria di Dio, per questo irreversi-
bilmente una parola ultima, uifultima realtg. Essa esclude perci
qualsiasi metodo 'tendente autonomamente a raggiungerlam. Non
esiste alcun metodo luterano o paolino di pervenire alla parola ulti-
ma. N la via di Paolo, che si vantava della legge, e la conseguente
ostilit verso Cristo, n la via di Lutero, cio il convento e il falli-
mento nei confronti della legge con conseguente caduta nella dispe-
razione furono giustificati dalla parola ultima, bens ambedue le vie
sono incorse nella condanna ultima, e furono il peccatore Paolo e
il peccatore Lutero, non il loro peccato, ad essere giustificati dalla
grazia di Dio per amore di Cristo. L'ultima parola fu nel medesi-
mo tempo il giudizio pronunciato sulle vie e cose penultime. La
parola qualitativamente ultima di Dio ci proibisce perci [in] parte-
nza di guardare alla via di Lutero, alla via di Paolo, come se dovessi-
mo nuovamente percorrerle a nostra volta". Si tratta infatti di vie
condannate. A rigor di termini dobbiamo ripercorrere la via di Lu-
tero tanto poco quanto la via dell'adultera, del ladrone in croce, di
Pietro che rinnega e di Paolo che combatte Cristo. La parola qua-
litativamente ultima esclude una volta per sempre qualsiasi metodo.
Essa infatti la parola che perdona e .solo attraverso il perdono
giustifica. Non ha quindi senso e non quindi giusto - come oggi
non di rado capita di udire _ predicare a una odierna comunit
cristiana che ognuno deve diventare come Maria Maddalena. come
il povero Lazzai-o, come il ladrone in croce, come queste figure

9 Cfr. K. Burn, Dar Worr Gouer, 67 (Tamlmcher Rede 1919): Sempre infatti l'ultimo,
l'E=1)(uttov... E non la continuazione... bensi al contrario l'interruziore radicale del penultimo.
Sulla realt ultima e penultima, con riferimento a Barth, Bonhoeffer aveva gi discusso da
studente con il suo commilitone Richard Widmann, v. 1926 DBW 9, 164, e DB 125. Cfr,
T}JDB 2975. e nota 315 (la sequenza dei due termini sottolinea che non esiste alcuna via dal
penultimo all'ultimo). El 10 Sul rifiuto del 'metodo' da parte di Bonhoeiier v. TbDB 302.
D ll Nell'indce analitico di Sequela da lui stesso approntato Bonhoeffer distingue tra giu-
stificazione del peccato e giusticaone del peceature; cfr. DBW 4 (N), 29s. [tu-ad. it.,
22s.] e parrim. U 12 Nel neoluteranesimo esiste una forte tendenza a fare del cammino di
Lutero, che va dal fallimento nd confronti della legge alla apertura e alla disponibilit a
licevere la grazia giustifimnte di Dio, il modello vincolante ddll vita cristiana. A ci si 'Collega
la convinzione che la successione legge-vangelo non reversibile [* La irreversil:1it della
successione legge-vangelo smtenuta dallo stesso Lutero. Cfr. W/1 18, 65 il525lf r<... Cristo
stesso a insegnare questi due punti in questo ordine di succeasionel. Cft. invece lo scritto
di K. BARTH. Evftgefiwn und Gere!! (1935). EI 13 'Adu1tem': Gu 3,2-11; 'ladr0ne': Le 23.40-
42' firm-aamfnrn da narra di Pietro: Mr 26.69-75: Paolo: At 8.3: 9.1: Cal 1.135. El 14 Mara
l24 Le core ultime e penultima

bibliche ai marginisu prima di poter udire la parola ultima di Dio,


In questo modo si vorrebbe sottolineare il carattere ultimo della
parola di Dio, ma in realt lo si affossa. Il contenuto del messaggio
cristiano non di diventare come una di quelle figure bibliche ma
di essere come Cristo. E a ci non conduce alcun metodo ma
soltanto la fede. Altrimenti il vangelo perderebbe il suo prezzo, il
suo valore. La grazia a caro prezzo diventerebbe grazia a buon mer-
catom.
Ma la parola giustificante di Dio anche temporalmente l'ultima
parola. Essa sempre preceduta da qualcosa di penultimo, da un
fare, patire, andare, volere, soggiacere, risollevarsi, domandare, spe-
rare, vale a dite molto seriamente da un lasso di tempo al cui termi~
ne si colloca. Pu essere giustificato solo qualcosa che nel tempo
gi caduto sotto tma accusa. Essa presuppone che la creatura sia
divenuta colpevole. Non ogni tempo tempo di grazia, bens ades-
so, proprio adesso e definitivamente adesso il giorno della salvez-
za (2 Cor 6[,2])". [l tempo di grazia il tempo ultimo nel senso
che non mai possibile contare, al di l della parola di Dio che mi
colpisce ora, su una parola ulteriore e futura. Esiste un tempo in
cui Dio permette, aspetta, prepara, e esiste un tempo ultimo, che
giudica e interrompe il penultimo. Lutero dovette passare attraverso
il convento, Paolo attraverso la piet della legge, il ladrone dovet-
te passare colpevolmente attraverso la croce per udire la parola
ultima. Fu necessario percorrere una via, fu necessario percorrere
in tutta la sua lunghezza la via delle cose pcnultime, ognuno dovette
cadere in ginocchio sotto il peso di tali cose _ e tuttavia la parola
ultima non fu poi il coronamento, bens la rottura completa con il
penultimo. Di fronte alla parola ultima Paolo e Lutero non si trova-
rono in posizione diversa da quella del ladrone in croce. Bisogna
quindi percorrere una via, anche se nessuna via porta a questo tra-
guardo, ed essa va percorsa sino in fondo, cio fin dove Dio le pone
termine. Il penultimo continua perci a sussistere anche se com-
pletamente superato e abolito dall'ultimo.

Maddalena: La 8,2 (cfr.7,J6-50:13 peccatrioe); Lazzaro: Lr 16,19-26.1] 15 Cit'. R GU/ranno,


Religre Gertallen ir: Dostojewrlqr Vi/erk, 49 (353s.}, a proposito della concezione di Do
stoevsl-:ij del 'grande poccatorc': .._remigcniale. semipatologico; aperto alle cose pi nobili
e nello stesso tempo insidiato dal male e dalla morbosit, anzi dal demoniaco; nature ai
margini da capo a piedi. Sulla scheda n. 59 e n. 61, dove menzionato anche Ivan Komme-
zov, troviamo fra virgolette: figure 'ai margini. EI 16 Vedi Cristo e la pace, ca. inverno
1.932 Gf V 361 E DBW' 4 (N), 29-31 ltrad. it., 2224]. El 17 Nel versetto 2 della LB e nel
Nestle sottolineatuta a matita sotto: ...adesso. ...adesso... ttiorno della salvezzaxfl IS So-
Le core ultime e penultiine 125

La parola della grazia giustificante di Dio non perde mai la sua


posizione di parola ultima, non si presenta mai semplicemente come
un risultato raggiunto, che ora potrebbe essere posto tanto all'inizio
quanto alla fine, mai possibile eliminare il cammino dal penultimo
all'ultimo. La parola rimane irreversibilmente la cosa ultima, altri-
menti essa verrebbe degradata al rango di una cosa calcolabile, eli
una merce e verrebbe cosi spogliata della sua natura divina. La
grazia diventerebbe a buon mercato e non sarebbe pi un dono.
Ma poich la giustificazione in virt della sola grazia e della sola
fede rimane sotto ogni aspetto una parola ultima, bisogna ora parlare
anche delle cose penultime, non come se esse avessero un loro pro-
prio valore, ma per mettere in luce la loro relazione con l'ultimo.
Per amore di questo bisogna parlare del penultmo*. questo che
dobbiamo ora spiegare.
Domandiamoci qui, senza subito rispondete, se l'uomo possa vive-
re solo in virt dell'ultimo, se la fede possa per cosi dire essere estesa
nel tempo o se essa diventi solo e sempre reale come l'ultimo di un
lasso di tempo, o di molti, nel corso della vita2. Qui non parliamo
del ricordo della fede passata" o della ripetizione di articoli di fede,
ma della fede viva che giustifica una vita. Ci domandiamo se tale
fede e deve essere realizzabile ogni giorno e ogni ora o se anche
qui bisogna continuamente percorrere il penultimo nella sua lun-
ghezza per amore dell'ultimo. Ci 1'nterrog/:ramo quina'i sul penultimo
nella vita del cristiano, ci domandiamo se sia una pia autoillusione
negarlo o se sia una colpa prenderlo seriamente cos coIn'. Ci clo-
mandiamo quindi anche se la parola, se il vangelo possa essere esteso
nel tempo, se sia quindi possibile annunciarlo in qualsiasi momento
nel medesimo modo o se anche qui un penultimo si distingua da un
ultimo. Per dirla in termini molto chiariu: perch proprio in situazio-

stituisre: asvalutattm. El 19 ...calcolabile, di una merce sostituisce; merce commerciabile


[che sostituisce a sua volta: merce umam]. El 20 Cfr. nel manoscritto ll 'fenomeno
etico' e il fenomeno cristiano' come tema p. 324 ('Ultimo' e 'penultimdl e nella lettera dal
carcere del 5.12.1534) WEN 176 [RR 2251: Noi viviamo nel plultim e crediamo l'ultimo:
non E oosP. l:| 21 Del ricordo... passata sostuioce: della fede morta. ] 22 Per dir-
la... chiari sostituisce: Per essere molto concreti. Dopo i due punti, cancellato: mi incontra
un uomo in lutto che ha perso una persona cara; conosco tutta la ricchezza delle parole che
in tale situazione esprimono la vera consolazione biblica; sono mche in grado di 'fox1nularlc',
'dentino' la situazione da questo punto di vista -- e tuttavia mi decido a tacere.

" [Cin Proirme einer tbelgrcben Antbmpolagie (semestre invemale l932-1933), GS V,


357: rispetto alla giustificazione la ion-mazione del carattere qualcosa di secondario, che
tuttavia resta simifmlivo e necessario come onere Denultirmwl.
126 Le cose ultime e penultima

ni molto gravi, per esempio di fronte a una persona gravemente


colpita da un lutto, mi decido spesso per un comportamento p-
nultimo, mi decido quindi ad esempio a manifestare la mia cornu-
nione nell'impotenza con il silenzio di fronte a un evento tanto do-
loroso, anzich pronunciare le parole consolanti della bibbia a ma
note che avrei a mia disposizione, e ci proprio anche di fronte a
cristiani? Perch spesso mi si chiude la bocca, che dovrebbe dare
espressione all`ultimo e mi decido in favore di una solidariet uma-
na chiaramente penultima? * Si tratta di sfiducia nella potenza della
parola ultima, di rispetto umano, oppure la fondatezza oggettiva di
un simile comportamento sta nel fatto che la conoscenza della
parola e l'averla a disposizione, cio per cos dite il controllo spiri-
tuale della situazione solo apparentemente l'ultimo, mentre in
realt qualcosa di totalmente penultimo? La permanenza consape-
vole nel penultimo" non rimanda qui e l forse nel modo pi auten-
tico all'ultirno, che Dio stesso dir a suo tempo (naturalmente an-
ch'esso solo attraverso labbra umane)? Proprio per amore dell'ulti-
mo non ci quindi continuamente imposto il penultimo e non va
esso attuato non con cattiva, ma con buona coscienza? In questa
domanda non ovviamente racchiuso solo il singolo caso, bens in
fondo l'intero campo della convivenza cristiana e in particolare tutto
il campo della cura pastorale cristiana. Quanto abbiamo detto di
quel singolo caso vale innumerevoli volte per la convivenza quoti-
diana dei cristiani e per il modo in cui il predicatore cristiano deve
comportarsi con la sua comunit.
Il rapporto fra ultimo e penultimo nella vita cristiana pu trovare
due soluzioni estreme, una radicale e una sotto forma di compro-
messo, notando per subito che anche la soluzione comptomisso-
ria una soluzione estrema.
La Soluzione radicale vede solo l'ultimo e, in esso, solo la totale
interruzione del penultimo. Realt ultima e penultima stanno fra di
loro in rapporto di escludente opposizione. Cristo il distruttore e

23 Sostituisce indubbiamente: questo, anche senon cancellato. El 24 Cancellato: senza pie


apparenze, U 25 Qui e l... pi autentico sostituisce: forse proprio nel modo migliore.
EI 26 Sostituisce: sotto forma di cristianesimo Waccale' e di cristianesimo comprotnissoriov;
cos anche sulla scheda n. 61. U 27 (Ir. p. 36 lamonacon e protestante liberalen). El 2! E,
in essa sostituisce: vede nella realt ultima della giustificazione del peccatom.

* [Cfr. la letters del 29-30 gennaio 1944: ..,in momenti come quelli (cio, durante ibom-
bardamenril innra mi stato impossibile dire acli altri una parola cristiana [RR 2701].
Le rose ultime e pcnultime 127

il nemico di tutto il penultimo, e questo nemico di Cristo. Cristo,


ecco il segno che il mondo maturo per essere gettato nel fuoco.
Qui non c' posto per distinzioni, tutto deve subire il giudizio:
solo una distinzione rimane: per Cristo o contro di lui. Chi non
con me contro di me3. Ogni realt penultima -nel comporta-
mento dell'uom0 peccato e rinnegamento. Di fronte alla fine im-
minente per il cristiano esistono solo pi la parola ultima e il com-
portamento ultimo, Le conseguenze che di qui ne vengono per il
mondo poco importano; il cristiano non ne porta la responsabilit,
e del resto il mondo pur destinato a essere incenerito. Anche se
sotto la parola di Cristo ogni ordinamento del mondo dovesse crol-
lare, qui vale il principio del tutto o nulla. La parola ultima di Dio,
che una parola di grazia, diventa qui la legge dura e ferrea che
spezza e disprezza ogni resistenza (cfr. la figura di Brand in Ib-
sen); 1.
L'a1tra soluzione il compromesso. Qui la parola ultima in
linea di principio separata da ogni realt penultima. Il penultimo
conserva il proprio diritto, non viene minacciato e messo in perico-
lo dall'ultimo. Il mondo sussiste ancora, la fine non ancora arri-
vata, bisogna ancora fare cose penultime con senso di responsabi-
lit verso questo mondo creato da Dio. Bisogna ancora tener con-
to degli uomini cos come sono. (Il Grande Inquisitore di Do-
stoevsltij)32. L'ultimo rimane completamente al di l del quotidia-
no e serve esclusivamente da giusticazione eterna di tutto il sussi-
stente, da purificazione metafisica dall'accusa che su di questo
pende. La parola libera della grazia diventa la legge della grazia,
che regna su tutta la realt penultima giusticandola e conservan-
dola.
\

Z9 Cancellato: e incenerito. Nel Nesde troviamo sottolineato a matita in I Cor 3.13


lv nup [enel fuoco) nonch, in margine, il rimando al passo parallelo di 2 Ts 1,8; pure qui
troviamo sonolineature a matita nel testo greco del Nestle. El 30 Mr 12.30. U 31 Nella
conferenza tenuta cla Bonhoeffer a Barcellona l'll.l2.1928 GS V 144: Non a caso il Brand'
di Ibaen, ove l'esigenza del tutto o nulla distrugge la vita di una famiglia, si svolge nel setten-
lrione, nelle regioni polari del nord. In un testo preparato per la seduta del seminario allo
Union Theological Semimry di New York il 4.3.1931 GS Vi 199 su questo dramma di Ibsen
si legge: The whole drama is one great struggle of Brand against the spirit of compwmisrar
l<Tutto il dramma un'uniea grande lotta di Brand contro lo spirito di compromesso}.
U 32 L'1l .12.192B GS V 144, subito dopo aver menzionato il Brand di Ibsen, Bonhoeffer
cita-ra dal capitolo Il Grande lnquisirore del romanzo Iratell:`Karama1or di Dwtoevslrij.
U 33 Cfr. DBW 4 (N). 39 ltrad. it.. 121: La grazia come principio, la grazia a buon
mercato in fondo solo una nuova legge, che non giova e non libera.
128 Le rose ultime e penultima

Ambedue le soluzioni sono in egual modo estremistiche e conten-


gono in egual modo qualcosa di vero e di falso. Esse sono estremisti-
che, perch pongono in escludente opposizione fra di loro penulti.
mo e ultimo: nel primo caso in quanto il penultimo distrutto dail-
1']ultimo, nel secondo caso in quanto l'ultimo escluso dal campo
del penultimo; nel primo caso l'ultimo non sopporta il penultimo,
nel secondo caso il penultimo non sopporta l'ultimo. Ambedue le
soluzioni sono assolutizzazioni illecite di idee di per s ugualmente
giuste e necessarie. La soluzione radicale pensa a partire dalla fine
di tutte le cose, alla luce del Dio giudice e redentore; la soluzione
comproinissoria alla luce del Dio creatore e conservatore; gli uni
pongono in maniera assoluta la fine, gli altri la realt sussistente. In
tal modo creazione e redenzione, tempo e eternit cadono in un
conflitto insolubile, si dissolve la stessa unit di Dio e si distrugge
la fede in lui.
Ai sostenitori della soluzione radicale bisogna dire che Cristo non
radicale nel loro senso; ai fautori della soluzione compromissoria
bisogna similmente dire che Cristo non fa compromessi; di conse-
guenza la vita cristiana non n una questione di radicalismo, n
di compromesso. La disputa circa la maggior seriet dell'una o
dell'altra concezione insignificante rispetto a|l'unica seriet di Ge-
s Cristo, che mette a nudo la scarsa seriet delle due soluzioni. N
l'idea di un cristianesimo puro in s, n quella dell'uomo cos co-
m'egli sono serie; serie sono solo la realt di Dio e la realt dell'uo-
mo, che in Ges Cristo sono diventate una cosa sola. Non un qual-
siasi cristianesirno, ma Ges Cristo serio*; ma in Ges Cristo al
posto del radicalismo e del compromesso subentra la realt di Dio
e dell`uomo. Non esiste alcun cristianesimo in s: esso distruggerebbe
necessariamente il mondo; non esiste alcun uomo in s, esso esclude-
rebbe necessariamente Dio. L'uno e laltro sono idee; c' solo il Dio-
uomo Ges Cristo ad essere reale e grazie al quale il mondo conser-
vato fin quando non sar maturo per la propria fine.

J4 S11 questo concerto chiave di Kierkegaard v. S. KIERKECAARD, Der BegrrAngsI, 145-153:


serio come definizione di certezza e r`n!err'or1'l (l'ult.imo termine sottolinilto ntll
copia di Bonhoeffer) fu spesso ripreso. El 55 Cfr. Il sermone del 4.11.1934 GS V560: ...cl-se

*' [Cin K. Bum, Lettera ai Romani (seconda edizione), a cura di G. Miegge, Milrno
1974, 12: se l'annuncio del vangelo mettesse al posto di Cristo il cristianesimo... non avrebbe
pi niente da fare con la potenza di Dio (nel.l'originale e' un gioco di parole tra Cristus
rum : Chrsten-tum die va perduto nella traduzionel.
Le core ultime e penultima 129

Il radicalismo nasce sempre da un odio consapevole 0 inconsape-


vole contro l'esistente. Il radicalismo cristiano, che sfugge il mondo
o tende a migliorarlo, deriva dall'odio contro la creazione. Il radica-
le non riesce a perdonare a Dio la sua creazione. Egli l'Ivan Kara-
mazov in rotta con il mondo creato, che crea contemporaneamente
la figura del Ges radicale nella leggenda del Grande Inquisito-
re. Il male, quando diventa potente nel mondo, inocula contem-
poraneamente al cristiano il veleno del radicalismo. La riconcilia-
zione con il mondo cos come esso , riconciliazione donata al cri-
stiano mediante Cristo, viene allora considerata un tradimento e
un rinnegamento dello stesso Cristo. Al suo posto subentrano l'a-
rnarezza, la diffidenza e il disprezzo dell'uomo e del mondo. L'a-
more che tutto crede. tutto sopporta, tutto spera, l'amore che
ama con l'amore di Dio (Gv 3,16) il mondo proprio nella sua mal-
vagit diventa il rifiuto fatisaico di amare i malvagi dato che l'a-
more riservato al ristretto gruppo delle persone pie. La chiesa
aperta di Ges Cristo, che serve il mondo fino in fondo, diventa
un ideale di comunit che si pretende corrisponda al cristianesimo
orginai-io, che scambia ancora una volta la realt del Ges Cristo
vivente con la realizzazione di un'idea cristiana. Cos un mondo
divenuto cattivo riesce a far diventare cattivi anche i cristiani'.
il medesimo germe a dissolvere il mondo e a far diventare radicali
i cristiani. In ambedue i casi l'odio contro il mondo, sia esso
Podio dell'empio o Podio dell'uotno pio. Da un lato e dall'altro
il rifiuto della fede nella creazione. Ma non si scacciano i diavoli
con Beelzebul.
Il compromesso nasce sempre dall'oclio contro l'ultimo. Lo spiri-
to compromissorio cristiano deriva da questo oclio contro la giustifi-
cazione del peccatore in virt della grazia soltanto. Il mondo e la

questo monclo maturo, pi che maturo per essere demolito; anche DBW 4 (N), 255 flrad.
it., 2}6]: ...maturo per essere demolito. Cfr. K. Balma, Dar War: Gotei, 67 lv. p. 123
nom 9]. E] 36 Bonhoefer concorda con Yimcrpretazione di Guardin. secondo quale la
leggenda del Grande lnquisitore espressione della mentalit di Ivan Karamaaov e Ia critica
cenno 'Roma' non manifesta il pensiero del Grande Itlquisitoro, R. Gumuzuut, Reftkre
Qestftm in Dortmwskijr Werk, 159 (con sottolineatura a margine di Bonhoeffer) [l20'],
cfr. 203 [156i]; 160 [1213]: Nel contesto generale essa [la leggenda] serve e Ivan per manife-
stare se stesso e il suo rapporto con Dio, appunto perch egli cerca di gustificarsi col suo
aiuto. E] 37 Cfr. I Cor 13,7. Nel Nestle atya (LB: tolleral sottolineato a matita.
EI 38 Sostituisce: agretto. D 39 Cfr. DBW 1 (SC), 258 (e 87) [ODE I, 234 e 811: ogni
miseonuscimenro dell'idea cristiana originaria di comunit condusse da sempre aifirleale
settario di santit. U 40 Sostituisce: a distruggere anche la chiesa. El 41 Mc 3,22s.
130 Le core ultime e penultima

vita in esso esistente vanno protetti dall'irruzione di quest'ultima


nel loro campo42. Bisogna venire a capo del mondo unicamente con
mezzi mondani. L'ultimo non deve interloquire nella organizza.
zione della vita nel mondo. Gi la questione dell'u1t-imo, gi il tenta-
tivo di dichiarare la parola di Dio e la sua autorit competenti per
la vita nel mondo sono considerati una forma di radicalisrnd e di
mancanza di amore verso gli ordinamenti esistenti del mondo e ver-
so gli uomini ad essi legati. La libert donata da Cristo al cristiano
nei confronti del mondo e la rinuncia a questo (1 Gv 2,17) sono
accusate di essere un atteggiamento estraneo o addirittura ostile nei
confronti del mondo e dell'umanit, nnaturale e avverso alla crea-
zione. Viceversa si spaccia Padattamento fino alla rassegnazione o
alla insipida prudenza mondana come genuina apertura verso il
mondo e genuino amore del cristiano.
ll radicalismo odia il tempo, il compromesso odia l'eternit;
il radicalismo odia la pazienza, il compromesso odia la decisione,
il radicalismo odia la saggezza, il compromesso odia la semplicit.
Il raclicalismo odia la misura, il compromesso odia Pincommensu-
rabilc.
Il radicalismo odia il reale, il compromesso odia la parola.
Da questo confronto risulta sufficientemente chiaro che ambedue
gli atteggiamenti sono in egual modo contrari a Cristo, perch quan-
to qui assume la forma di una reciproca ostilit in Ges Cristo
una cosa sola. La questione della vita cristiana viene perci risolta
e riceve una risposta non dal radicalismo o dal compromesso, ma
dallo stesso Ges Cristo. Solo in lui il rapporto tra l'ultimo e il
penultimo trova la sua soluzione.
In Ges Cristo noi crediamo nel Dio divenuto uomo, crocisso
c risorto. Nell'incarnazione riconosciamo l'amore di Dio perla sua
creatura, nella crocifissione il giudizio di Dio sulla carne, nella risur-
rezione la volont di un mondo nuovo da parte di Dio. Nulla sareb-
be ora pi sbagliato che separare questi tre elementi, perch in
ognuno di essi contenuto il tutto. Come sbagliato contrapporre
fra di loro una teologia dell'incarnazione, una teologia della croce

42 Il termine 'Berecb' [campo, ambito] documentato solo a partire dal 1796 subentra a volte
in tedesco al posto del termine Reich (regno), questo spiega perch talvolta, onme avviene
qui in Bonhoeffer, esso viene usato anche al neutro. El 4) Sostituisce la formulazione prece-
dente: Nel mondo l'uomo vuole venire a capo del mondo da solo, in virt della realt
penultima. CI 44 Si spaccia... mondana sostituisce: si spaccia la comodit, l'ind.ifferenza.
la rassegnazione, si spaccia la prudenza mondana.
Le core ultime e penultima 131

0 una teologia della risurrezione assolutizzando erroneamente una


di queste parti, cos tale procedimento sbagliato anche quando si
riflette sulla vita cristiana. Un'etica cristiana basata unicamente sul-
Pincamazione condurrebbe facilmente a una soluzione compromis-
soria, un'etica basata unicamente sulla croce o sulla risurrezione di
Ges Cristo cadrebbe vittima del radicalismo e del fanatismo entu-
siastico. Solo nell'unit si risolve il conflitto.
Ges Cristo, l'uomo, significa che Dio entra nella realt creata,
significa che noi possiamo e dobbiamo essere uomini davanti a lui.
La distruzione dell'essere umano peccato e si trasforma cos in un
ostacolo per la redenzione dell'uorno da parte di Dio. Tuttavia l'u-
manit di Ges Cristo non neppure semplicemente la conferma
del mondo esistente e dell'essere umano. Ges fu uomo senza
peccato (Bb 4[,l5}), questa la cosa decisiva. D'altra parte Ges
visse fra gli uomini nella pi grande povert, celibe e mor come
un malfattore. Pertanto la sua umanit contiene gi una doppia con-
danna deil'uomo, la condanna assoluta del peccato e la condanna
relativa degli ordinamenti umani esistenti. Tenuto conto di tale con-
danna Ges per realmente uomo e vuole che siamo uomini. Egli
lascia sussistere la realt umana senza renderla indipendente e senza
distruggerla, la lascia sussistere come penultimo che a modo suo
vuole essere preso seriamente e non seriamente, come penultimo
che divenuto Pinvolucro dell'ultimo. 4
Ges Cristo, il crocifisso, significa che Dio pronuncia la propria
sentenza definitiva sulla creazione caduta. Nella reiezione di Ges
Cristo in croce da parte di Dio racchiusa la reiezione senza ecce-
zioni del genere umano. La croce di Ges la condanna a morte
del mondo. Qui l'uomo non pu vantarsi della sua umanit, n il
mondo pu vantarsi dei suoi ordinamenti voluti da Dio. Qui la glo-
ria dcll'uomo svanisce definitivamente nella immagine del volto sfi-
gurato, sanguinante e coperto di sputi del crocifisso. Tuttavia la
crocifissione di Ges non semplicemente sinonimo di annienta-
mento del creato; sotto il segno di morte della croce gli uomini
debbono ora piuttosto continuare a vivere, per il giudizio qualora
lo disprezzino, per la salvezza qualora ne riconoscano il valore. L'ul-
timo divenuto reale sulla croce sotto forma di giudizio sull 'intera
realt penultima, e contemporaneamente sotto forma di grazia sul
penultimo che si piega al giudizio dell'ultimo.

45 Sostituisce: e dei suoi ordinamenti umani. U 46 Sostituisce: visbile.


1312 Le t-ore uln'me e' pr:/:ultime

Ges Cristo, il risorto, significa che Dio pone fine alla morte per
arnore e con la sua onnipotenza, che chiama in vita una nuova crea-
zione e dona una vita nuova. Le cose vecchie sono p-assate47, EO
co, io faccio nuove tutte le cose"8. La risurrezione ha gi fatto
irruzione in mezzo al vecchio mondo quale segno ultimo della sua
fine e del suo futuro, e nel medesimo tempo come realt vivente.
Ges risorto come uomo e ha cosi donato all'uomo la risurrezio-
ne. L'uomo pertanto rimane uomo, anche se un uomo nuovo
risorto e in nessun modo uguale al vecchio. Naturalmente per,
fino al limite della morte, colui che gi risorto con Cristo rimane
nel mondo del penultimo in cui Ges entrato e nel quale si trova
la croce. Pertanto neppure la risurrezione, fintanto che la terra
esiste, elimina il penultimo, anche se la vita eterna, la vita nuova
penetra sempre pi potentemente nella vita terrena e si crea spazio
in essa.
L'unit e la distinzione fra incarnazione, croce e risurrezione do-
vrebbero essere ormai chiare. La vita cristiana vita con Ges Cri-
sto incarnato, crocifisso e risorto, la cui parola ci perviene tutt'intera
nel messaggio della giustificazione del peccatore mediante la grazia.
Vita cristiana significa essere uomo in virt del fatto che Ges Cri-
sto divenuto uomo, significa essere giudicato e graziato in virt
della croce, significa vivere una vita nuova in virt della risurrezio-
ne. Una cosa non pensabile senza l'altra.
Per la questione del rapporto con il penultimo, da quanto prece-
de risulta che la vita cristiana n lo distrugge n lo sanziona, cosic-
ch in Cristo la realt di Dio incontra la realt del mondo e ci fa
partecipare a tale incontro reale. Esso si colloca al di l di qualsiasi
radicalismo e di qualsiasi compromesso. La vita cristiana parteci-
pazione all'incontro di Cristo con il mondo.
Divenuto cos chiaro che l'ultimo lascia aperto un certo spazio
per il penultimo, ci possiamo ora occupare con maggiore precisione
appunto del penultimo. `
Cos' questo penultimo? E tutto ci che precede l'ultima - vale
a dire la giustificazione del peccatore in virt della sola grazia - e
che viene individuato come penultimo a partire dal gi riconosciuto
ultimo. nel medesimo tempo tutto ci che segue l'ultimo per poi

47 2 Cor5,l7.l:| 48 Ap 21,5. U 49 Quc proposizione sostituisce: Vivere cristianinctltc


significa essere uomini, significa essere giudicati e ricevere la grazia, significa ricevere in dono
uni nuovi Stili. :l 50 Sostitulce: Clcil'uorno.
Le care ultime e penultima 133

antecederlo di nuovo. Non esiste quindi un penultimo in s, tale da


poter dunque essere giustificato in s come penultimo; una cosa
diventa penultima solo attraverso l'ultima, cio nel momento in cui
gi stata messa fuori gioco. Il penultimo non quindi condizione
del.l'ultimo, bens questo condiziona quello. Il penultimo non
quindi uno stato in s, bensi un giudizio dell`ultimo su quanto lo
precede. Esso non perci qualcosa di presente, bens sempre gi
qualcosa di passato. In concreto la giustificazione del peccatore me-
diante la grazia individua due cose" come penultimo: l'esser-uomo
e fesrere buono. Sarebbe sbagliato e una rapina nei confronti del-
l'ultimo definire ad esempio l'esser-uomo come condizione della
giustificazione mediante la grazia. piuttosto soltanto a partire dal-
l'ultimo che possiamo riconoscere che cosa sia Tessere uomo; dun-
que l'esser uomo che viene condizionato e fondato dalla giustifica-
zione. Tuttavia le cose stanno in modo tale che l'esser~uomo prece-
de l'esser giustificato e che esso, visto alla luce dell'ultimo, lo deve
precedere. il penultimo non elimina quindi la libert de1l'ultimo,
bens questa libert d valore al penultimo. Pertanto - pur con
tutte le riserve necessarie - possiamo, per fare un esempio, dire
che l'esser-uomo penultimo nei confronti della giustificazione me-
diante la grazia Solo l'uomo pu essere giustificato, appunto perch
solo il giustificato diventa uomo.
Di qui deriva ora qualcosa di decisiva importanza: il penultimo
va salvaguardato per amore dell'ultimo. Una sua distruzione arbitra-
ria pregiudicherebbe gravemente l'ultimo. Ove pertanto, ad esem-
pio, una vita umana viene privata delle condizioni proprie dell'es-
ser-uomo, l la giustificazione di una simile vita mediante la grazia
e la fede viene seriamente ostacolata, quand'ancl1e non resa impossi-
bile. In concreto: lo schiavo cui la capacit di disporre del proprio
tempo viene sottratta in misura tale che'egli non pu pi udire la
predicazione della parola di Dio, non pu pi essere condotto attra-
verso questa parola alla fede giusticante. Da questo fatto risulta

51 Sostituisce: tre cose. El 52 Sostituisce: l'ei-rar-uomo, Pmere uona e Ferrer: cattiva.


In un primo tenpo Bonhoeffer aveva cos riassunto la triplice realt penultima. Bonhoeffer,
quando secondo la lettera del 9.10.1940 GS VI 435 scrisse la disposizione dei tutto, voleva
trattare, accanto al bene, anche il male, come mostrano anche formulazioni preparatorio sulle
schede n. 63-69. Sulla scheda n. 2| le seguenti quattro righe costituiscono un unico gruppo:
Cristo ela vita naturale ' Cristo e il bene' Cristo e il male ' Cristo e la storia. Sul male
cfr. succsivamcnte. 1942. nella prima redazione del manoscritto La storia e il bene p.
l97!. U 53 HR, PuLn<aN,Die Frmmigkei! Diem'c}J Bonboejffers, 121 nota 116, rinvia a THO-
134 Le core ultime e penuiltime

la necessit di prendersi Cura, assieme alla predicazione della parola


ultima di Dio, della giustificazione del peccatore mediante la sola
grazia, anche del penultimo, in modo tale che l'ultimo non venga
ostacolato dalla distruzione del penultimo. Il predicatore della par-0.
la che non fa nel medesimo tempo tutto il possibile, afiintzh tale
parola possa essere anche udita, non soddisfa alle esigenze di questa
di aver libero Corso, di non avere ostacoli sulla sua strada. Bisogna
preparare la via alla parola. E lei stessa a esigerlo.
Preparare la via alla parola, di questo si tratta in tutto ci che
abbiamo detto sulle cose penultime. Preparate la via del Signore,
rendete diritti [I] i suoi sentieri. Ogni burrone sia riempito, ogni
monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti, i luo-
ghi impervi spianati; ogni carne vedr la salvezza di Dio (Lc
3,4ss.)56. Cristo si apre s la strada quando viene, egli colui che
spezza ogni vincolo (Mi [2,l3]), che infrange le porte di bronzo
e spezza le sbarre di ferro (Sal 107,16), che rovescia i potenti dai
troni e innalza umili (Lc 1,52). Il suo ingresso una marcia
vittoriosa sui suoi nemici. Ma affinch la potenza del suo avvento
non abbatta con ira gli uomini, bens li incontri in atteggiamento
di umile attesa, la sua venuta preceduta dall'invito a preparargli
la via. Tale preparazione non solo un evento interiore, ma un agire
che conforma [la realt]57 in modo visibile e di vaste proporzioni.
Ogni burrone sia riempito5B. Quanto caduto nella miseria uma-

tnas Minzer, il quale pure dice che, a motivo delfopprcssione dei principi. i contadini non
avrebbero pi tempo per ascoltare la parola di Dio (Wler das mntlebende Flerc zu Witrrn-
berg, 1524) i* Cfr. anche, pi in generale, W. Gtmtcxa, Dtetntb Bonhoefer and T/:omar
Mazer, in Theologische Versucbe XIII (1983). 133-14-1]. El 54 Su '...Ba}m' (vis. torso)
cfr. K. B/.'a11|, Recbjergung und Recbl, 20: secondo la concaione ctistologlca lo stato do-
vrebbe amministrare la giustizia e tutelare il diritto e quindi poi anche sictitatnente, volentc
o nolente, molto indirettamente ma effettivamente - garantire un corso libero e sicuro al
messaggio della giustificazione. Bonhodfer racoomandava di leggete questo scritto di Earth
a suo cognato, il giurista Gerhard beibholz, il 7.3.1940 GS Ill 35. Bonhoeffer concepisce la
giustificazione come realt ultima, il diritto come realt penultima. Cfrz. Pm-
om-z, Karl Barrb in def Tbeologie Dierrir/ Bonboefe-rs, 71s. Cl 55 27.11.1940 GS VI 492:
Oggi m't`: venuta l'idea di un possibile titolo per il mio libro: 'Preparazione della via e
ingresso', in corrispondenza alle due pani di cui costituito (le cose penultime c ulti1ne).
III 56 In 123.4-6 citato Ir 40,3-5 lnella LB tradotto in maniera diversa). Cancellato: Quan-
do il Signore viene, la via deve essere pronta, bisogna eliminare quanto ostacola il suo ingras-
so. Ci che E troppo umiliato e piccolo lsostituiscez ci che troppo in basso, cio che
troppo meschino e piccolo] va elevato e ci che troppo elevato e superbo va umiliato: ci
che storto, 'non dritto, ferito (cancellato: non chiarol, ingiusto deve diventare diritto e
semplice, ci che ostinato e testardo va eliminato. El 57 Sostituisce: sconvolgente e rior-
dnanter. U 58 Is 40.4.
Le core ultime e pmultime 135

na pi profonda, quanto stato calpestato e umiliato va risollevare.


Esiste una profonda mancanza di libert umana, una profonda
povert e ignoranza umana che ostacola la venuta di Cristo nella
grazia. Ogni monte e ogni colle sia abbassato. Se Cristo deve
venire, bisogna che tutti i 'superbi e gli altezzosi si pieghino. Esiste
una misura di potere, di ricchezza, di sapete che di ostacolo a Cristo
e alla sua grazia, I passi tottuosi siano diritti_ La via di Cristo
una via rettaz. E una certa dose di indulgenza alla menzogna e alla
colpa, di irretimento in esse, nel proprio lavoro, nella propria opera
(Sal 9,17), nell'an1ore di s a tendere particolarmente difficile la venu-
ta della grazia. Per questo la via, su cui Cristo vuole venire all'uorno,
deve diventare una via retta. I luoghi impervi saranno spianati3.
Udstnazone, la protctvia e il rifiuto possono aver indurito talmente
l'uomo che Cristo pu solo pi annientare con ira il ricalcitrante e
non pu pi entrare in lui con la sua grazia; possono aver indurito
talmente l'uomo da far trovare sbarrata la porta alla venuta di Cristo
nella grazia, senza che nessuno apra quando egli bussa.
Cristo viene senza fallo e si spiana la strada, tanto se l'uomo vi
preparato quanto se non lo . Nessuno pu impedire la sua venu-
ta, per noi possiamo opporci alla sua venuta nella gtazia*. Esistono
condizioni del cuore, della vita e del mondo che ostacolano in modo
particolare la ricezione della grazia, che rendono cio innitamente
difficile la possibilit di credere. Diciamo: rendono difficile, ostaco-
lano, ma non diciamo: rendono impossibile; e sappiamo bene anche
che neppure la strada spianata e Peliminazione degli ostacoli posso-
no estorcere la grazia; anzi, che pure la venuta di Cristo nella grazia
sempre costretta a infrangere le porte di bronzo e a spezzare le
sbarre di fetro4, che pure la grazia deve sempre in fondo aprirsi
e spianarsi la via da sola e da sola rendere sempre di nuovo possibile
l'impossibile. Tutto ci non ci dispensa per dal preparare la via
alla sua venuta, dal togliere quanto la ostacola e la rende difficile.
Non indifferente in quale stato essa ci trova, anche se in ogni caso
sempre e soltanto grazia, il fatto che essa venga. Possiamo rendere

59 Mancanza di libert umana sostituisce: oimpotl, che la via. ] 60 il 40,4. El l LC


3.5. U 62 Cancellato: Ci che ripiegato su se stesso e perduto, immerso nella disperazio-
ne, nella menzogna o nella spaulderia, si apre alla via diritta di Ges Cristo, si :chiude
davanti a lui. U U l.},5. El 64 Sal 107,16.

* [CEr. Predgtmediwian zu Weibnacbten (1940?_, GS IV. 577: Dio porta a realizzazione


il suo Diano con noi o contro di noi. Mu vuole che noi siamo con luinl.
U Le cose ultime e penultima-

difficile a noi e ad altri pervenire alla fede. difficile per chi si


trova immerso nelfignominia, nell'abbandono, nella povert, nel.
Timpotenza pi profonda credere nella giustizia e nella bont di
Dio; difficile per coloro la cui vita caduta nel disordine e nell'as-
senza di disciplina ascoltare con fedei comandamenti di Dio; diffi-
cile al sazio e al potente rendersi conto del giudizio e della grazia
di Dio; difficile a chi deluso dall'eresia ed divenuto interior-
mente indisciplinaro trovare la semplicit necessaria per darsi di
cuore a Ges Cristo. Non diciamo questo per scusate e scoraggiare
gli interessati. Essi devono piuttosto sapere che in Ges Cristo Dio
si china fino al fondo della caduta, della colpa e del bisogno, che
il diritto e la grazia di Dio sono particolarmente vicini proprio a
colui che stato privato dei suoi diritti, all'umiliato c allo sfruttato,
che l'aiuto e la forza di Ges Cristo si offrono allndisciplinato, che
la verit vuole di nuovo porre su un solido fondamento Ferrante c
il disperato.
Ma tutto questo non esclude il compito della preparazione della
via. Si tratta piuttosto di un'incombenza di enorme responsabilit
per tutti coloro che sanno della venuta di Ges Cristo. L'affamato
ha bisogno di pane, il senza tetto di una abitazione, colui che stato
privato dei suoi diritti di giustizia, colui che solo di compagnia,
Findisciplinato di ordine, lo schiavo di libert. Significherebbe be-
stemmiare Dio e il prossimo lasciar Paffamato nella fame, perch
Dio sarebbe particolarmente vicino proprio al bisogno pi profon-
do. Per amore di Cristo, amore che riguarda tanto l'affamato
quanto me, spezziamo il pane con luia, con lui condividiamo l'abi-
tazioneg. Se l'affamato non arriva alla fede, la colpa ricade su colo-
ro che hanno rifiutato il pane. Procurare il pane alfaffamato
significa preparare la via alla venuta della grazia;
Quanto qui avviene qualcosa di penultimo. Dare del pane all'af-
famato non significa ancora predicargli la grazia di Dio e la giustifi-
cazione, e aver ricevuto del pane non significa ancora essere nella
fede. Ma per colui che lo fa per amore dell'ultimo7, questo penulti-
mo sta in relazione con l'ultimo. Esso un qualcosa di pre-ultimo.

65 Sostituisce: scetlioo. U 66 Cfr. il discorso sul giudizio universale in Mt 25.31-46.


E 67 Cancellato; Per Yaffamato diventa [sostituisce <] difficile credere, per cui ha biso-
gno di parte. U 68 A fs 58,7 rimanda DBW5 (GL), 58 [ODE 5, 531: Dividl il tuo pane
con l'affamato.U 69 Cancellato: rendiamo giustizia. offriamo amicizia. E 'ID l..'aggiunta
lo fa... ultimo sostituisce probabilmente il non cancellato: che conosce l'ultimo.
Le cose ultime e permltime BT

La venuta della grazia la cosa ultima. Noi dobbiamo per parlare


della preparazione della via, del penultimo, per amore di coloro
ehe, con il loro radicalismo che nega le cose penultime, hanno fatto
fallimento e corrono ora il pericolo di essere ricaeciati addirittura
al di l delle cose penultime; dobbiamo parlarne anche per amore
di coloro che sono rimasti invischiati nelle cose penultime, se ne
sono accontentati e che tuttavia devono essere rivendicati a quelle
ultime; infine e forse soprattutto parliamo delle cose penultime per
amore di coloro che non sono neppure pervenuti a queste, per amo-
re di coloro cui nessuno ha reso questo servizio, per i quali nessuno
ha preparato la via e che vamlo ora aiutati, affinch la parola di
Dio, la realt ultima, la grazia possa pervenire loro".
Fraintenderebbe ovviamente tutto ci chi dicesse che lo schiavo
deve trovare la libert, chi senza diritto il suo diritto, Yaffamato
il suo pane, che il mondo va cio messo in ordine prima che colui
possa diventare cristiano. Contro di ci depone la testimonianza del
Nuovo Testamento e della storia della chiesa, anzi proprio in
tempi in cui il mondo sembrava essere relativamente in ordine che
Pestraniazione dalla fede stata particolarmente profonda e spaven-
tosa. Preparare la via a Cristo non significa perci semplicemente
creare determinate condizioni desiderabili e convenienti, per esem-
pio attuare un programma di riforme sociali. Se vero che la pre-
parazione della via fatta di interventi concreti _nei mondo visibile,
cos come la farne e la sua soddisfazione sono concrete e visibili,
pur vero che decisivo il fatto che tale agire sia una realt spirituale,
appunto perch non si tratta in ultima analisi di riformare le condi-
zioni del mondo, ma della venuta di Cristo. Solo a una preparazione
spirituale della via seguir la venuta del Signore nella grazia. E ci
significa che le azioni visibili che devono aver luogo per preparare
gli uomini ad accogliere Ges Cristo devono essere atti di umilt
di fronte al Signore che viene e cio atti di penitenza. Preparare la

7| ACCI.lrle formulazioni preparatori: di questa frase si trovano appuntate sulla scheda n.


58, su cui sono anche appuntati i lemmi preparazione della via e ingtesso, e nel mano-
scritto Le cose l.l|tin:|c... prima di p. 132 Cos'i: questo pcnultimo, ivi poste tra parentesi
e sottolineare. U 72 Cfr. per es. I Cor 7,21 iadiiamato come schiavo-) c il mantenimento
della schiavit nella chiesa antica; ai riguardo DBW4 (Ni, 253:. ltmd. it., 234s]. Vedi anche
Ca! 3,28. Nel secolo xm diversi movimenti radicali furono condannati dalla gerarchia eccle-
siastica a motivo delle loro richieste e delle loro eresie. Nel 1525 Lutero si schien contro il
radicalisrno della guerra dei contadini. El 73 I programmi di riforma sociale si accompagna-
vano ad alte aspettative religiose nel social gospel americano (cfr. al riguardo ea. 1932 GS
I .. .-n | __; _________,______1;1_____|_ ____|_____
1218 le 605'! ultime e penultima

via signica penitenza (Mt 3,1ss.}74. E penitenza significa concreta


conversione, significa azione. Preparare la via significa dunque an-
che mirare a condizioni ben precise che devono essere prodotte.
E nel tentativo di formulare positivamente tali condizioni, a cui la
preparazione della via mira, arriviamo a parlare delle due' indicazin,
ni [gi ricordate]: l'etter-uomo e l'ersere buono.
Solo Pingresso del signore porter la pienezza dell'esser~uomo e
dell'esser-buono. Ma il signore che viene getta gi un po' di luce
su ci, la luce richiesta per prepararsi e attendere nel modo giusto.
Che cosa siano l'esser-uomo e l'esser buono lo possiamo perci sa-
pere solo dal signore che viene e che venuto. Perch Cristo viene
noi dobbiamo essere uomini e essere buoni. Cristo non viene infatti
nell'inferno, ma in ci che gli appartiene (Gv 1[,11]), viene nella
sua creazione ehe, malgrado la caduta, rimasta la sua creazione.
Cristo non viene fra i diavoli, ma in mezzo a uomini, certo in mezzo
a uomini peccatori, perduti e dannati, ma sempre in mezzo a uomi~
ni. Che la creazione caduta sia ancora rimasta creazione, che l'uo-
mo peccatore sia ancora rimasto uomo risulta infatti proprio dal
farro che Cristo viene a loro, dal fatto che egli li rcdime dal peccato
e dal potere del diavolo. Alla luce di Cristo il mondo caduto diventa
intelligibile come il mondo salvaguardato e conservato da Dio per
la venuta di Cristo, come il mondo in cui noi possiamo e dobbiamo
vivere bcxe come uomini secondo gli ordinamenti dati. Ove inve-
ce l'uomo diventa una cosa, una merce, una macchina, ove gli
ordinamenti vengono arbitrariamente distrutti e non si distingue pi
fra bene e male, l all'accoglimento di Cristo viene frapposto
un ostacolo specifico, che va al di l della peccaminosit e della
perclizione generale del mondo. L il mondo distrugge se stesso mi-
nacciando cos di divenire veramente diabolico. In mezzo al mondo

74 ln Mr 3,1-3 il testo di Ir 40,3 (c...prcpatate la via del Signorc...) posto in relazione


con la predicazione penitenziale di Giovanni Battista. Cl 75 Cancellato: ,..vanno eliminate
c rispettivamente. U T6 Cancellato: Condizioni che in ogni Caso non ostacolano in modo
particolare la venuta di Cristo agli uominix. El 77 Preparare la via... mere buono sostitui-
sce queste lormulazioniprcparatorie Preparare la via fra gli uomini alla venuta misericor-
dinsa e potente di Cristo, ecco quel che fa la penitenza dovuta dalla chiesa al suo signore
[cancellatoz -xcontinuamentel. Preparare la via significa aiutare l'uomo 1 poter essere uomo
e a poter essere buono. Abbiamo detto prima. Pu suonare sorprendente se ora diciamo
clic la preparazione della vin 3 Cristo si estende a due cose: all'esser-uomo e all'esscre buono
clell'uomo. El 78 Cfr. Tommaso n'AQuiNc, S_'I`h. I-ll q. 17, a. 9 ad 3 [citato a p. 99).
Cl 79 Nei campi di concentramento del Terzo Reich si trattavano cosi i prigionieri. Cfr.
anche il titolo del libro di De Lamurrnts. l..'bomme machine (l.'amm. mm.-li-\
Le cose ulrime e penultime 139

caduto e perduto non la stessa cosa davanti a Dio se l'uomo rispet-


ta o infrange Yordinamento del matrimonio, se si comporta in ma-
niera giusta o arbitraria Certo, anche colui che tiene fede al suo
matrimonio, che difende il diritto ancora peccatore, per c' una
differenza tra il rispettare e prendere seriamente o il non rispettare
e non prendere seriamente il penultimo. La preparazione della via
esige che si rispetti e si avvalori il penultimo per amore del.l'ultimo
che si approssima.
nella natura della rivelazione divina mediante la parola che io
debba recarmi [ad ascoltare] il sermone se voglio percepire tale pa-
rola; infatti la fede dipende dalla predicazionw (Rm 10[,17]). Se
dunque la parola deve poter venire a me, l'ultimo atto della prepara-
zione della via, l'ultima azione in seno al penultimo consiste nell'an-
dare l ove a Dio piaciuto dispensare la sua parola. Per quanto
riguarda Yosservanza degli ordinamenti stabiliti, recarsi in chiesa
rappresenta il confine estremo di ci che ci comandato di fare
nell'ambito del penultimo. I nostri padri potevano ancora parlare
cossn. Con ci essi presupponcvano che chiunque possedesse la
possibilit esteriore, la capacit fisica e la dose di raccoglimento in-
teriore e di capacit di pensare necessaria a soddisfare questa esi-
genza. Ma se un giorno dovesse risultare che questi presupposti non
esistono pi, che l'invito ad ascoltare il sermone non pu pi essere
accolto per un motivo del tutto esteriore, allora la cura del penulti-
mo assumerebbe ben altra rilevanza. Allora bisognerebbe per prima
cosa preoccuparsi delle condizioni esteriori, perch l'invito al ser-
mone possa essere percepito e accolto. Ci pu significare che
l'uomo deve divenire di nuovo uomo prima che possa essere inter-
pellato in questo modo. La preparazione della via al signore che
viene non presa sul serio ove non si affronta questo compito. La
misericordia verso gli uomini e la responsabilit davanti a Ges Cri~
sto, che vuole andare a tutti gli uomini, costringono ad agire cos.
In tutto questo non si dir mai in maniera sufficientemente chiara
che solo il signore veniente stesso pu prepararsi la via, che sar lui
a condurre l'uo1no a esser uomo e a esser buono in una maniera
completamente nuova e che ogni preparazione della via a Cristo alla

80 Cfr. DBW/ 4 (N), 54 [n-ad. ir., 44] (Vieni in chiesahl. similmente sulla scheda n. 61;
Pappunlo FC sulla scheda n. 72 rimanda alla Formula Concordiae, Solaria De:Lfrarr'a II,
BSLK 892 (sottolineature nella copia di Bonhoeffer). U 81 Cancellato: a volte. Il regime
aa-,am ha fa-wmm nel senso di una disumanizzazonc.
140 Le core ultime e penultima

fine consiste necessariamente proprio nel riconoscimento che. per


quanto dipende da noi, non riusciremo mai a preparare tale via e
che quindi proprio l'esigenza della preparazione della via ci condu-
ce su tutta la linea alla penitenza: Signore Ges, nella tua bont e
misericordia, preparami tu, misero qual sono, a questo tempo san-
to>32. Appunto in questo la preparazione della via a Cristo si distin-
gue da tutte le nostre vie che conducono a lui. Come abbiamo cletto
al.l'inizi0, non esiste in effetti alcun metodo, alcuna via per arriva-
re alla realt ultima. A differenza di tutti i metodi la preparazione
della via parte precisamente dal chiaro riconoscimento che Cristo
stesso deve percorrere la via; la via da preparare non la nostra via
verso di lui, ma la sua via verso di noi, via che pu essere preparata
solo nella consapevolezza che egli stesso deve prcpararsela. Il meto-
do la via che va dal penultimo all'ultimo, la preparazione della
via la via che va dall'ultimo al penultimo. Il fatto che Cristo viene
per propria volont, propria forza, amore, che egli pu e vuole su-
perare tutti gli ostacoli, anche i pi grandi, il fatto che egli colui
che prepara la via a se stesso, questo e realmente solo questo fa di
noi coloro che preparano la sua via. E noi come potremmo non
volere e dovere essere coloro che preparano la via a un simile signo-
re, come potremmo non lasciarci trasformare da lui, il veniente, in
coloro che preparano la sua via, in persone che lo aspettano seria-
mente! Perch attendiamo Cristo, perch sappiamo che egli viene,
per questo e solo per questo gli prepariamo la sua via.
Solo Cristo crea la fede, per esistono situazioni in cui il poter
credere diventa pi difficile o pi facile. Esistono gradi di induri-
mento e di ostinazione. Solo Cristo ci porta l'ultimo, la giustificazio-
ne della nostra vita davanti a Dio, tuttavia o piuttosto proprio per

" Cir. Sequela capitolo 1.

82 Da un inno dell'AwenIo - il manoscritto fu composto nell'Awento del 1940 - intitola-


to Mit Ernst, o Menschenkinder di Valentin Thilo, EG 6,4; EKG 9,4. El 83 La voce situa-
zione della fede dell'indice analitico stilato da Bonhoeffer per Sequeia rimanda a pagine -
in DBW 4 (N): 50-52 e 56-59 ftrad. it., 41-43 e 47-50] - del capitolo: La chiamata alla
sequela. [Il brano antecedente questo capitolo e intitolato LI grazia tt C110 pitw Chiara-
mente tonsiderato da Bonhoeffer una introduzione, non un primo capitoloi I* _Va notato
che mentre in Sequela si parla della situazione, in Elica si parla di rirustzrmi, al plurale. Questo
cambiamento legato all'attenzione che ora Bonhoeffer presta alla responsabilit del cristiano
nei confronti di quelle condizioni del mondo che possono impedire il credere, e che come
tali devono essere modifitatel. Cfr. lnche la lettera della seconda domenica Cli Avvento
(5.12.)1943 ll'/EN 176 [RK 2251: ln Narbolge (Sequela) ho solo accennato inel primo cupi-
lnlnl en rumor i/'nn li-ir. ms.-...l.... . -.l....-1..
Le cose ultime e penultima 141

questo non ci viene tolto n risparmiato il penultimo. Questo viene


inghiotrito dall'ultimo e tuttavia conserva la propria necessit e il
proprio diritto fin che la terra durii.
La vita cristiana l'inizio dell'ultimo in me, la vita di Ges Cristo
in me. Ma sempre anche vita in seno al penultimo che attende
l'ultimo. La seriet della vita cristiana consiste solo nell'ultimo,
ma anche il penultimo ha una sua seriet, seriet che ovviamente
consiste proprio nel non scambiare mai il penultimo con l'ultimo,
nel considerare il penultimo come uno scherzo rispetto all`ultimoB6,
affinch questo - e pure il penultimo _ conservi la propria seriet.
Ancora una volta diventa qui chiara l'impossibilit di qualsiasi cri-
stianesimo radicale o di qualsiasi cristianesimo compromissorio di
fronte alla realt di Ges Cristo e del suo venire nel mondo.
Per quanto riguarda il nostro problema, la situazione spirituale
della cristianit occidentale cos caratterizzata: ponendo in discus-
sione l'ultimo, come accade in misura crescente da 200 anni, si
pone contemporaneamente in pericolo la sussistenza del penultimo,
che qui esistito in stretta connessione con l'ultimo, e la si avvia
alla sua dissoluzione. Il frantumarsi del penultimo porta a sua volta
a disprezzare e a svalutare ulteriormente l'ultimo89. Ultimo e penul-
timo sono strettamente collegati fra di loro. Qui occorre pertanto
consolidare il penultimo predicando pi accentuatamente l'ultimo,
cos come occorre proteggere l'ultimo salvaguardando il penultimo.

U 84 Cfr. Gr: B,22a. D 85 Cancellato: La vita cristiana non una negazione quanto mai
seria Iaosrituisce: radicale] del penultimo, n una negazione Superficiale Isoatituiscez poco
serias] clell'ultimo. U 86 Sulla scheda n. 61: Il fare sul 'serio' e 'considerare' tuttavia 'tutto
uno scherzo' (Kierkegaard). Cfr. S. Kraruceomm, Der Begrr der Angri, 145: Macbeth
dopo aver ucciso il re, afferma...: `d'ora in poi non v' pi nulla di serio nella vita, :on tutte
scioccherzd. Nella oopin del libro di Kierkegaard in suo possesso Bonhoeffer ha segnato
con sottolinenrun a margine queste righe di Shakespeare. Cfr. anche op. fit., 149, con sottoli-
neatura a margine di Bonhoeffer: Chi invece serio al momento giusto, dimostrer la buona
salute del suo spirito appunto riuscendo n trattare tutto il resto sia in maniera appassionata
che scanzonata. E] 87 Cfr. il titolo del libro di K. jnsvens, Die getige Sitmtjon der Zeit.
El 88 La proposizione di condanna contenuta nella prima tesi della Dichiarazione teologica
di Barmen iNoi respingiamo la falsa dottrina, Setondo la quale la chiesa potrebbe e do-
vrebbe riconoscere come fonte della sua predicazione, oltre e accanto a questa parola di
Dio [Ges Cristol, anche altri eventi e potenze, ligure e verit riconoscendo in essi una
rivelazione divinnn) fu commentata nel 1954 da Hans Asmussen (v. K, lumen, Bekemrtrn'rr)'-
noie', lil Cosi; ...noi protestiamo contro il medesim fenomeno, che Cla pi di 200 inni
ha gi lentamente preparato la devastazione della chiesa. El 89 Cfr. anche sulla scheda n.
53: Il penultimo si dissolve quando si accoglie l'ultimo. L'ulti.mo si dissolve quando si
|=,._ ___- :t ._,.,_..|,.,.,,_.,\\
142 Le cose ultime e penultima

D'altro canto esiste nella odierna crisrianit occidentale un ampio


strato di persone, le quali si attengono, c sono decise a continuare
a farlo, alle cose penultirne, senza per riconoscere chiaramente il
loro nesso con l'ultimo o affermarlo come decisivo, pur non avendo
affatto un atteggiamento ostile verso di questo. Ora qui la perdita-r
3 1
dell ultimo dovrebbe condurre prima 0 poi al Crollo anche del pe-
nultimo, se non si riesce a rivendicare ancora una volta il penultimo
a partire dall'ultimo. Quanto di umano e di buono troviamo nel
mondo caduto sta dalla parte di Ges Cristo. Significa senza dubbio
mutilare il vangelo predicare la vicinanza di Ges Cristo soltanto
allafflitto e al malvagio, minimiuare l'amore del padre per il figlio
rimasto a casa rispetto al suo amore per il figlio perduto9. Certo,
l'umano e il bene di cui parliamo non sono l'umano e il bene di
Ges Cristo; essi non possono sussistere nel giudizio; eppure Ges
ama il giovane che ha osservato i comandamenti (Marco 1O[,21])92.
L'umano e il bene non devono ricevere un valore in s, ma essi
possono e devono essere rivendicati per Ges Cristo, specie l ove
essi sussistono come residuo inconscio di un passato legame con
l'ultimo. Spesso potr sembrare cosa pi seria rivolgersi a un uomo
in questa situazione semplicemente come a un non cristiano e spin-
gerlo a confessare la proptiamancanza di fede. Ma sar pi cri-
stiano considerate proprio un uomo del genere, che da solo non
oserebbe pi dirsi cristiano, come un cristiano ei aiutarlo con molta
pazienza a confessare Cristo. I due prossimi capitoli andranno let-
ti anche tenendo conto di questo.

90 Cfr. Lc 15.11-J2. Sulla scheda n. 20 per il manoscritto Chiesa e mondo In troviamo


anche il lemma gliol prodiga, che Bonhoeffer non inser per poi nel testo di p. 307s.
El 91 Di cui parliamo sostituisce- che noi [aggiunta cancellata: oggi] troviamo nel mon-
do. C] 92 Sottolineato nella LB: [Ges] lo vide e lo amr-. Cfr. DBW 4 (N), 63 ftrad. it.,
541. [* Cfr. K. B/mm, KD Il, 2 (19429, 687: egli [Cristo] lo ama, cio lo considera dei
suoi, non vuole stare senza di lui, anzi, pet quanto lo riguarda vuole esserci a suo favor.
Nell'Ersca Bonhoeffer torna una seconda volta su questa pericope. a p. 316. ma ponendo
lctento sugli aspetti negativi della figura del giovane ricco; nella lettera del Ill luglio 1944
(RR -142) torna a sottolineare il farro che Ges arm il giovane riccol U 93 Sul rifiuto di
un simile modo di pn-lare apparentemente 'pi serio' cfr. DBW 5 (GL), 88 [ODB 5, B01:
Chi hi! il diritto di affrontarlo [il pr0SSim0], di incomrarlo, di pulargli della realt ultima?
Non sarebbe segno di una grande intelligenza cristiana dire qui senrpliccmente che chiunque
ha questo diritto, anzi questo dovere. Lo spirito di sopraffazionc potrebbe qui di nuovo
annidarsi nella maniera peggiore. Cl 94 Cfr. p. 133: due COSE come Pultimo...: Perrer-
uomo e 1"e.\sere buonon; corrispondenterneme a p. 138: lc due qualit dell'e.rrer-uomo e del-
Perrere buono. In corrispondenza 1 questo schema il capitolo che ora segue tratta clell"esser-
uomo'. El 95 Appunti in margine alla fine del manoscritto; Cristianesimo inconsapevole '
Balzac. Uomini dell'Amicristo. La uuestione del 'rriia-nnmf. im-..-.........1. r.t. -1-mr
Le rose ultime e penultima 143

83s.) occup in seguito sempre pi Bonhoeffer a Tcgcl, v. 27.7.1944 WEN 405 [RR 4511.
Honor de Balzac descrive personaggi che incarnano trani del capitalismo primitivo disumani
--=--' -- I'-~~--- --M ..-1 .-.. il .-..fin di Eunie Grande! (romanzo pubblicato nel 1833).

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