9.

di cui diciamo, un riferimento allegem dicere super pecunz'a di cui par- Osservazioni su xn Tab. 1.4: il «Vindex» per «adsidui» e «prole-
lava XII tab. 5,3. Quindi, non un generale legem dicere testamentario,
tarii»
bensì uno specifico cenno a disposizioni particolari, era indicato con le
parole ita lego. Naturalmente, la disposizione fondamentale, la heredis
institutio che, per noi, costituiva la sostanza del testamento comiziale (o
Pubblicato in
in procintu) sarà stata designata, a nostro parere, nel formulario di cui si
lndex, 26, 1998, pp. l 5-40
parla, mediante le parole: ita do . E le parole: ita testor poi, come ho già
detto, sembrano esser state un riferimento alla richiesta di futura testi-
monianza che il testatore rivolgeva ai quirites o ai cittadini in armi.
Infine, si può accennare al rapporto tra XII tab. 5,3 e XII tab. 6,1,
che sanciva: ius esto, in ordine al lingua nuncupare, cum nexum /aciet man-
cipiumque (testimonianza di Cincio, 2 de officio iurisconsulti, in Fest., s.v.
Nuncupata pecunia: L. 176)."9 Nel quadro qui proposto, si può ritenere
probabile che XII tab. 6,1 costituisse un riconoscimento normativa ge-
nerale delle clausole tipiche elaborate dalla giurisprudenza pontificale,
per specifiche aggiunte al normale formulario degli atti librali, aggiunte
per le quali, come si sa, le fonti parlano di !ex dieta e Lex mancipii. In XII
t ab. 5,3, invece, il da noi supposto identico riconoscimento di leges in un
negozio librale non è generale, bensì specifico al caso del Legem dicere
super tutela suae rei. La specificità del precetto, da noi congetturata, può
forse spiegarsi, in ipotesi, con il fatto che i decemviri vollero riconoscere
specificamente il formulario pontificale per la mancipatio /amiliae.

49
Cfr. con qualche dato bibliografico D'lPPOLITO, Forme giuridiche di Roma arcaica,
1998, 136ss., che riproduce senza modifiche un articolo comparso in Index 18, 1990,
435ss. , e poi in Questioni decemvirali, 1993, 93ss.

66

538
Ossavazioni su XII tab. 1.4.·
il «vindex» per «adszdui» e «pmletarii»
Bernardo Albanese

l. Gellio, in uno dei suoi capitoli piu noti e preziosi per i nostri
studi (16.10), mette in scena se stesso nel Foro, impegnato con un folto
gruppo di amici nella lettura d'un libro degli Annali di Ennio. Con un
certo ingenuo garbo che attenua la pesantezza del discorso erudito egli
racconta che, di fronte a tre versi nei quali l'anùco poeta accennava ad
un grave momento storico che aveva indotto Roma ad armare di scudo
e spada perfino il proletarius 1, sorse questione sul significato di quel
termine (16.10.1-2). Sicché- prosegue i racconto- a Gellio parve
opportuno chiedere lumi ad uno dei presenti, un suo amico esperto di
ius civile. Ma costui si tirò indietro dichiarando con sufficienza d'essere
iu;is, non rei grammaticae, peritus (16.10.3), con ciò meritandosi il rim-
provero di Gellio che gli contestò come proprio quale iuris peritus
avrebbe dovuto sapere rispondere (16.10.4), dato che Ennio aveV2. trat-
to il termine proletarius nientemeno che da un precetto delle XII tavo-
le, nel quale («se ben ricordo», scrive Gellio) si stabiliva: Adsiduo vin-
dex adsiduus esto. Proletario iam civi cui quis volet vindex esto (16.10.5 ).
Questa citazione gelliana, che ho trascritto secondo la problemati-
ca lezione piu ampia presente nella t radizione manoscritta, costituisce la
sola fonte completa della norma che, almeno a partire da ]. Godefroy
nella sua preziosa ricostruzione dei Fragmenta XII iabularum 2 , viene
dai piu collocata nella prima tavola, subito dopo i tre celebri precetti
sulla in ius vocatio, sul manum endo iacere e sull'uso di iumentum o ar-
cera per i.l vocatus fisicamente impedito 3 ; sicché essa deve essere citata
ormai come XII tab. 1.4.
A XII tab. 1.4 si riferiscono anche altri testi. In primo luogo, Cic.
Top. 2.104, con le parole: «Tum notatio, cum ex verbi vi argumentum ali-
quod elicitur hoc modo: 'Cum !ex assiduo vindicem assiduum esse iubeat,
locupletem iubet locupleti ... '» 5 .
In secondo luogo, Varrone, in un brano isolato e purtroppo o gua-
sto o mutilo conservato da Non., s. v. <<Proletari» (L. 93 -94) 6 ed in cui,
per quel che qui interessa, si legge: A dsiduo neminem vindicem volue-
nmt locupleti, parole nelle quali il voluerunt sembra certamemc da rife-
rirsi o ai decemviri o alle XII tabulae. Va notato che il cenno varronia-
no ad una particolare qualificazione del vindex per l' adsiduus è propo-
sto nel quadro generale della distinzione tra adsidui (cioè locupletis, qui-
bus erant pecuniae satis) e proletarii (qualificati come i loro contrarii); è
una distinzione che dà la pratica certezza d'una citazione varroniana di
Xll tab . 1.4.
Importanti, per vari versi, sono anche numerosi altri passi in cui si
parla di adsidui e proletani, che per comodità del lettore riportiamo in
nota, con riserva di esaminarne qualcuno piu avanti 7 . I ntanto, occorre

541
 16 BERNARDO ALBANESE [2] [3 J OSSERVAZIONI SU XII TAB . 1.4 17
riferire subito le spiegazioni al rig uardo fo rnite da Gellio nel seouito
l'ignorante giurista: quid sit in ea !ege proletarius civis). Lo SchoeU pro-
del p asso c ui ci siamo riferiti, allorch é fa p arlare, in luogo del gi~rista
pose questa redazione d el nostro versetto : Adszduo vmdex ads_zduus
Incompetente, un poe~a erudito, Giulio Paolo (per questo personaggio
esto; proletario iam civi quis volet vindex esto 11. Quest a lezwne e stata
possediamo p ochissimi nfe nmentJ sicuri; vanno ricordati soprattutto al-
autorevolmente accettata in varie successive ricostruzioni delle XII ta-
cuni cenm dello stesso G ellio in 1.22.9 ss., 5 .4.1, 19.7.1). Per bocca del
vole· qui basti citare il Bruns, il Girard (almeno nelle edizioni piu re-
p ot:ta ci viene spiegato che pro/etani erano i temtissimi pauperrimique in
centb, con la sola modifica di qui in luogo d i quis 12 ; e senza modifiche
plebe Romana !ScnttJ al censo per non piu di 1500 assi, ma per n o n
FIRA. I.
meno di 3 75 assi, mentre i cittadini nullatenenti o con patrimonio non
A n oi p are che la lettu ra dello Schoell sia da accettare, J?er quel
s upe riore a 375 assi erano qualificati come capite censi (16.10.10). Giu-
che rigua rda la piu probabile ricostru zione del testo d1 ~e~ JO , ~ulla
lio Paolo aggiun~e - . e cosf si prospetta in qualche modo una spiega-
base di una ragionevole considerazione critica dei. manos~ntt! gelliam:
Zione de1 vers1 dr Enmo che erano stati messi in discussione - che pro-
Infatti, essa m antiene la parola civi, che è sicura m cons1~erazwne d1
letari/ (e capite censi, naturalmente) non erano tenuti al servizio milit:1re
Geli. 16.10.6 13; e spiega plausibilmente il cui come err?re d1 amanuense
salvo che in tumulto maximo, ma che i pro!etani finiron o per essere ar-
per incongrua ripetizione del, quasi identico paleograflcamente, czvz Im-
ruola ti ed armati a pubbliche spese in circostanze generiche di crisi; e
che i pro/etani traevano il loro nome a mu11ere o/ficioque pro!is edendae mediatamente precedente 14 . . . . . .
La n ostra adesione alla lettura di Sch oell e dt tanti altn studwsl
(1 6. 10.11 -13 ). Infine, il dotto poeta accen nava alla tradizione secondo
non può essere m odificata dalla recentissima presa di posizione contra-
la quale Mario - o nella guerra contro i Cimbri o in quella contro
ria degli autori della ricostruzione dei resti decemvirali contenuta nella
Giugurta (secondo Sallustio, che viene citato testualmente) - aveva ar-
ruolato anche i capite censi (16.10.14 e 16)8. bella opera collettiva Roman Statutes, edita o r è pochissimo a cura d el
C rawford !5, una presa di posizione della quale è giusto p arla re con
qualche attenzione. . .
. 2. F~a le tante questioni che nascono intorno a 1.'TI tab. 1.4 - q ui
Nei citati Roman Statutes, anzitutto si propone la seguente lezwne dt
SI cerchera solo d1 proporre brevemente qualche riflessione su un nume-
Geli. 16. 10.5 n el t ratto che ci interessa: Adsiduo vindex adsiduus esto. Pro-
ro limitatissimo di esse - , quella p reliminare è rappresentata n at ural-
letario cui quis volet vindex esto, con esplicita indicazione (con obeli) per
mente dall'identificazione del piu probabile tenore testuale della norma.
la parola cui, che, come si ricava da quel che segue, viene gmd1cata errore
A parte profili di natura formale, ortografica che qui non hanno
di amanuense in luogo dell'originario civi p resente nel testo gelhano . .
rilievo (originariamente il precetto avrà avuto estod e no n esto, ceivi e
A base dell'accennata scelta , sta l'affermazione per cu1 la lezwne
non civi, etc.), va rilevato che, come è evidente, il testo conservato da
Gellio suscita perplessità nel tratto Proletario iam civi cui. proletario iam civi cui quis volet è «quasi certamente risultato d ' un 'mi-
glioramento' retorico del testo». È un 'afferm azione per l a quale non
Questa è la lezione più ampia presente, come già accennammo, in
viene offerta motivazione alcuna (malgrado che venga Citata una valuta-
un gruppo di autorevoli manoscritti gelliani; in un aruppo piu n ume ro-
zione sostanzialmente contraria del Radke, espressa già n el 1970), e che
so di al tri manoscritti, anch'essi auto revoli (ed anche in un terzo g rup-
non vedo come possa essere giustificata. . . .
po), mancano le parole iam civ i. Per i dettagli sulla tradizione ma n o-
In connessione con l'accennata lettura del passo d1 Gellw s1 pro-
scritta qui si può rinviare alle edizioni critiche di Gellio, e seonatamente
pone, p e r XII tab. 1.4, questo testo : Adsiduo vindex adsiduus esto. Pro-
a. quell~ assai ricca di M. Hertz (1883 -1885); a quella, con a;parato cri-
letario civi quis volet vindex esto; e però si esprime (con dupl1ce punto
tico p!U scarno ma egualmente valido per l'essenziale, di C. H osius
(1903); e pure a quella recente del Marshall (1 990). interrogativo ed esplicita dichiarazione di «con siderable hesltatwn») il
dubbio che nel testo decemvirale la paro la civi non esistesse affatto. A
Non ~o se filologi non ro manisti abbiano esaminato con qualche
9 fondamento di tale dubbio sta anzitutto il rilievo che la qualità di civis
approfo ndimento questo luogo gelliano . Quanto ai romanisti, occorre
non è esplicitata a p roposito dell' adstduus (e c_he_«gli autori dell~ X II
ricordare almeno alcuni editori moderni dci resti delle XII tavole. Il
tavole sicuramente davano per scontato che ess1 s1 occupavano de1 rap-
Dirksen presentò XII tab. 1.4 in questa forma : Aniduo vindex assiduus
porti tra cittadini»). Si aggiunge il rilievo che «è abi~u~ine di G ellio
e.rto; proletario quoi quis vo!et vindex esto IO È una lezione che non
quella di inserire nella citazione una parola che costituisce parte del
sembra accettabile, oltre che per la improbabile scelta o rtoorafica di aJ"-
modo in cui eoli intende la citazione» stessa (e ciò sarebbe provato da
siduus in luogo di adsiduus, soprattutto per l'omissione dettermine civi
Geli. 20.1.25 i~ cui si riferisce il testo di XII tab. 1.3 con le parole qui
che, non solo e ra noto in base ad alcune antich e edizioni oelliane m a
in ius vocabit, giudicate, sulle orme di Schoell e di numerosi altri stu-
- e ciò è decisivo - era necessariamente da trascrivere, i n base' allo
diosi una ins.erzione chiarificatrice dello stesso Gellio) .
stesso discorso gelJiano immediatamente successivo alJa cita zione del
Ora a me pare preliminarmente che parlare di abitudine gelliana
versetto (Gell. 16.10.6, come si ricorderà , contiene l a richiesta fatta al-
sulla base di un solo caso rappresenti una forzat ura. Inoltre quanto alla

542
543
 18 BERNARDO ALBANESE [4]
sostanza del giudizio su Gell. 20.1.25, non si può considerare assoluta-
mente sicuro che le parole qui-vocabit siano estranee al testo decemvira-
le (l'uso del futuro, consono anche agli altri verbi in XII tab. 1.3, sareb-
be assai strano da parte dell'autore d'una spiegazione). Comunque, an-
che ad ammettere l'accennata estraneità, bisognerebbe dimostrare che si
tratta di inserzione operata da Gellio, e non di glossa d'un lettore scivo-
lata poi nel testo gelliano (e di glossa, curiosamente, avevano parlato gli
stessi autori dei Roman Statutes, allorché avevano trattato di XII tab.
1.3). In ogni caso, è certo che Gellio non insiste affatto sulle parole qui
in ius vocabit nei tratti in cui accenna a XII tab. 1.3 (Geli. 20.1.11 e 24:
qui si parla dell'in ius vocatus, non di qui in ius vocat), sicché non si
può affatto legittimamente prospettare che la presunta inserzione gellia-
na costituisca una spia del «modo in cui Gellio intende la citazione».
Resta la giusta osservazione relativa al fatto che, in XII tab . 1.4, la
qualifica di civis non è menzionata a proposito dell'adsiduus. Ma si tratta
d'una circostanza che, !ungi dall'indurre semplicisticamentc ad espunge-
re il civi, rende evidente la necessità di approfondire l'indagine sulle qua-
lifiche di adsidui e pro/etani (cosa che tenteremo di fare tra poco).
In ogni caso, l'estromissione dal testo decemvirale riferito in Gel!.
16.10.5 (secondo parte non trascurabile della tradizione manoscritta),
oltre che del cui, che potrebbe essere effettivamente errore di copista
per ripetizione del precedente civi (supra, nt. 11), del problematico iam,
ci sembra soluzione semplicistica, e contraria al saggio criterio della
scelta della lectio dzf/icilior. Ma della locuzione proletario iam civi ci ri-
serviamo di parlare tra poco. Per ora, basti avere esposto le ragioni per
cui rimaniamo attaccati alla lezione di XII tab. 1.4 secondo Geli.
16.10.5, proposta da Schoell e seguita da molti eminenti studiosi. Que-
sto, per ciò che riguarda il testo di Gellio.
Ovviamente, altra cosa è stabilire se il testo che Gellio ci ha tra-
smesso riproduceva esattamente (sia pure con modernizzazioni ortogra-
fiche) il precetto clecemvirale. Al riguardo, viene in questione soprattut-
to l'enigmatico iam di cui è veramente arduo intendere il senso.
Di recente, è stato sostenuto che iam dovrebbe intendersi con il suo
valore abituale e proprio di «ormai», «d'ora in avanti»; e che XII tab. 1.4
costituirebbe una norma che sanciva per la prima volta il riconoscimento
della cittadinanza romana ai proletarii. E ciò nel quadro di una interpre-
tazione del termine proletarius come qualifica tecnica (sotto il profilo
dell'attività economica) del plebeius, in opposizione all'adszduus, giudica-
to termine tecnico per qualificare (sempre sotto il profilo dell'attività
16
economica) il patricius . Insomma, il binomio presente in XII tab. 1.4
predicherebbe, con rilievo dato alle differenze sul piano economico, la
distinzione tra patrizi e plebei che invece poneva in primo piano diffe-
renze sul piano delle strutture sociologiche 17 .
Contro questa ipotesi , a tacer d'altro, si può rilevare che le fonti
(che noi abbiamo addotto piu s u) attestano una tradizione secondo la
quale una distinzione tecnica tra adsidui e pro/etani risaliva ad epoca re-
gia (in particolare, almeno a Servio Tullio) 18; e soprattutto che quella di-
544
[5] OSSERVAZIONI SU XII TAB . 1.4 19
tinzione veniva sempre presentata come relativa a.i ci~es ( C~c . de rep..
~ 22 40 oarla esplicitamente di p;ogenies civitatis in relazwne ai pro!e~arz~
n~ll' ~rdfnamento serviano; Gell. 16.1 0.10-11 fa riferimento a d!stm_zwni
relative solo ai cives, allorché precisa che pro!etan'i non e~ano ~uttl I pie-.
bei, bensi solo i piu poveri di essi; in ogni ~aso, la categona dei proletam
è presentata nei due passi or ora richiama:! come categon a connessa c~n
il cemus, istituto specifico per i cives). Cto basterebbe ad escl~dere og.11
verosimiglianza alla tesi della concessione della cma_dmanza ai proletaru
con ]a norma di XII tab. 1.4. Piu in generale, m1 pare da ;sc!udere
l'equiparazione tra proletarii e plebeii piu ~olte prospettata m c:ottrma 9.
In ogni caso, se non possi~mo ade~tre all a,ccennata ncostru~t?ne de.Uc.
portata di XII tab. 1.4, dobbiamo dne che lm~erpreca~wne d1 zam ~~ un
senso equivalente al nostro «già», con valore _di «orma!» sembra anc.1e a
noi l'unica possibile, come si vedrà nel prossimo paragrafo.
3. Piu importante e complesso è un_ s~condo proble_ma: quello _del_-
la orecisa individuazionc dei caratteri ongman m base aJ. qual! SI opero
]a distinzione tra adsidui e proletarzi presente in _X ll t~b. 1.4. . .,
È un problema difficilissimo anche pe_r .la mestn~abile moltepli~1ta
delle prospettive di analisi (origini del comiZI~ centuw.to; srruu u_ra ?el:
l'esercito centuriato; economia romana m et.a arc~1ca ; asse~nazwn1 d1
age;- publicus; istituzione di circoscrizioni terntonali; co~ness!Ont con l~
distinzione tra patriziato e plebe; e altro ancora); non che per la collega
ta ricchezza di st:udi antichi e recenti al riguardo 20 .
Mi limito a proporre alcuni rilievi. Innanzi tutto, .sembra certo che
]e due categorie di soggetti in questione fossero p~ese m co~sJderaziOne
dalla legge per una loro differente importanza soc:o-e~onom1c:_a nel qua--
dro dell'organizzazione cittadina. Questa p~ospettlva e tm~os'a. dalla r~:
levanza che J.e d ue qualifiche hanno m 01·dme alla capaclt:li det soggetu
di essere costituiti vindices. Quel poco che sappiamo, o m t:Iamo, ctrca
il ruolo di garanzia del vtndex in età decemvirale, _nelk Iog1ca del pro-
cesso per legis actiones - e specialmente ?ella logtca della manus m zec-
tio nelle forme a noi note, purtroppo assai sommanamente, specJl:l.lmen-
te attraverso G ai 4.21-25 (noi siamo con quella parte, numerosa e auto-
revole della dottrina che ritiene che, in età decemvJrale, Ia .l. a. per ma-
nus iniectionem, cosi come quelle per sacramentum e per zudtcts ~rbztnve
postulationem , implicasse l'intervento d 'un magistrato co_n. tu?tszdzctzo)
_ induce a pensare che XII tab . 1.4 considerasse essenztale una certa
adeguatezza della rilevanza sociale ed economica del vmdex rispetto a
quella della persona a fav~re della quale. interveniva. ·. . .
Non è possibile, crediamo, determmare con certezza se, w ongme
e ancora in età decemvirale, la valenza cm abbtamo accen_nato (m ter-
mini assai vaghi; e non era ragionevole, crediamo, fare diversamente)
fosse considerata, esclusivamente 6 prevale1:t~mente, c?n nguardo a_l-
l'entità del oatrimonio, o addirittura m termmt monetan (naturalmen,e
relativi all'a~s rude o signatum). Ignoriamo troppe cose I?torn_o alia na-
tura ed alla storia della responsabilità del vindex (che, m ongme, po-
545
 20 BERNARDO ALBANESE [6]
trebbe essere stato esposto, se soccombente, non già ad una rivalsa pa-
trimoniale, ma ad un assoggettamento personale); e soprattutto sulle ca-
ratteristiche dell'economia antica e sulle categorie censitarie nelle quali
era distinto il populus.
Certo è che la distinzione stabilita dalle XII tavole in ordine ai
soggetti che intervenivano come vindices fu intesa nella tradizione in
senso strettamente patrimoniale. Alcune fonti fanno coincidere adsiduus
con locuples (supra, nt. 7); e locuples, che è termine risalente (come si
dirà, per noi era presente già nelle XII tavole; in ogni caso si ritrova in
Plauto ed altri antichi scrittori) predica certamente una situazione di
ricchezza: il suffisso -ples si collega alla stessa radice di imp!eo. Ed è in-
teressante il fatto che locuples, pur se il suo valore originario non è pa-
cifico, si collega per qualche verso alla stessa sfera semantica cui appar-
tiene adsiduus: come adsiduus si fonda sull'idea d'un rapporto con una
sedes, cosf locuples si connette ad un rapporto con un locus21.
A proposito degli sviluppi, o degli echi, che la norma decemvira]e
ebbe nell'editto pretorio, e sui quali dovremo tornare piu avanti, qui
basterà ricordare i cenni edittali alla necessità che il vindex (nei testi
giustinianei si parla ormai di fideiussor iudicio sistendi causa) per un in
ius vocatus fosse di regola locuples pro rei qua!itate (D. 2.6.1, con espli-
cita attestazione: Edicto cavetur ... ; v. a., ad es. , D. 2.8.2 pr. e 5.1), e
che solo in certi casi fosse ammesso un vindex qualiscumque (D. 2.8.2 .2
e 4, con esplicita attestazione: praetor ait). Sono evidenti la corrispon-
denza strutturale con lo schema normativa di XII tab. 1.4, e quella so-
stanziale tra il locuples pro rei qualitate (e locuples in età progredita si-
gnificò senz'altro «ricco») e ]'antico adsiduus, nonché quella tra il quali-
scumque edittale e l'antico quis volet.
Giova anche rilevare che la tradizione (attestata soprattutto in Cic.
de rep. 2.22.39-40; ma cfr., per quel poco che vale, anche Char., in Keil
175.8: supra, n t. 7) attribuisce alla distinzione tra adsidui e proletarii
un'origine normativa remota (Servio Tullio), in specifico riferimento al-
l'organizzazione militare e comiziale dei cives (e solo di essi, naturalmen-
te), ed un fondamento concernente differenti condizioni patrimoniali.
Gli adsidui sono presentati come cittadini con beni per un valore supe-
riore ai 1500 assi; i proletarii come soggetti con eguale stato giuridico, e
però con patrimonio inferiore a 1500 assi, o senza patrimonio, e normal-
mente non abilitati al servizio militare, a differenza degli adsidui 22 .
Tuttavia non va trascurato un punto importante, al riguardo. Il
dato della relazione con un patrimonio superiore o inferiore ad un de-
terminato limite deve intendersi, a nostro avviso, non in termini specifi-
ci di proprietà. Se davvero fossero stati da considerare adsidui o proleta-
rii solo i titolari o i non titolari d'un determinato patrimonio, si sareb-
bero dovuti escludere dall'orizzonte i soggetti alieni iuris che, iure civili,
non avevano alcunché di proprio. Ciò importerebbe la conseguenza che
gli alieni iuris non avrebbero potuto militare nelJ' esercito, cosa palese-
mente assurda. Penso che, per gli alieni iuris, si sarà fatto riferimento
alla situazione del loro pater /amilias, ai fini della loro qualificazione
546
[7] OSSERVAZIONI SU XII TAB. i .4 21
come adsidui o pro/etani. E ciò induce a congetturare che la base o.rigi-
naria della distinzione non fosse specificamente connessa con una situa-
zione patrimoniale.
È una congettura cui forniscono sostegno anche altri dati ricavabili
dalle fonti .
In primo luogo, conviene accennare come, con ogni probabilità, si
debba dare maggior peso di quanto abitualmente si sia fatto 23 ad una
tradizione che mostra gli adsidui q uali soggetti coincidenti con i classici,
cioè con tutti i cittadini chiamati a costituire la struttura dell'originario
esercito centuriato. Viene in questione soprattutto un celebre passo di
Gellio (19 .8.15) che attribuisce a Frontone- come frase pronunciata a
conclusione d 'una sermocinatio (19.8.2) sull 'uso corretto del plurale o
singolare per le parole quadrigae e harena - la seguente sfida: Ite ergo
nunc et, quando /orte erit otium, quaerite an 'quadrigam' et 'harenas'
dixerit e cohorte il!a dumtaxat antiquiore ve! oratorum aliquis ve! poeta-
rum id est classicus adsiduusque aliquis scriptor, non proletarius.
' Il passo è notissimo e di frequente citato perché rappresenta _l'~ni­
ca testimonianza antica dell'uso di classicus in un senso che antiCipa,
per qualche verso, quel valore di «classicità» che ~a avuto tanta fortuna
sul piano storiografico, e poi anche nel comune discorrere, tra 1 moder-
ni a partire dall'età umanistica. Classicus adsiduusque pow;bbe esser_e
espressione effettivamente usata da Frontone (anche considerando il
rapporto abbastanza stretto che esistette tra Gellio ed il retore, un po'
piu anziano di lui: cfr. Gel!. 19.8 .1 , ed anche, per la sostanza,_ 2.26,
13.29, 19.10 e 13). In ogni caso, per noi è rilevante la contrappos!Zlone,
applicata metafo ricamente a poeti, oratori, e in generale a scrittori, t ra
proletan'i e classici adsiduique, e non già solo adsidui come XII tab. 1.4,
ed in altri testi già citati (supra, nt. 7).
Ritengo assai probabile che la locuzione classici adsiduique sia stata
locuzione tecnica. In effetti, Cic. de rep. 2.22.39-40, piu volte già utiliz-
zato, come emerge sicuramente dall'inizio e dalla fine del passo (anche
se sono mutili) , attribuisce a Servio Tullio la creazione degli adsidui e
dei pro/etani: vengono usati verbi come nominare e appellare .che m~
sembra provino l'esistenza d'una tradizione relativa alla creaztone di
strutture tecniche nell 'ambito della c.d. riforma serviana del comizio
centuriato. Ed altre fonti - anch'esse notissime, ma purtroppo estre-
mamente sommarie e scarne - lasciano trasparire una tradizione se-
condo la quale, in età risalente (e, in ipotesi, proprio per l' a~testata as-
sunzione di quell'età come termine iniziale contrapposto a sviluppl suc-
cessivi, la tradizione può ben essersi riferita all'età regia), classicus era
qualifica che si applicava a tutti i cives chiamati alle armi, dato che clas-
sis era termine tecnico remoto per designare l'intero esercito, almeno
per quel che riguarda i pedites 24 . _
Vengono in questione Fest.-Paul. s.v. «Classis procincta» (L. 49): la
locuzione è spiegata come sinonimo di exercitus instructus; s.v. «Procin-
cta classis» (L. 251): l'espressione è spiegata come coincidente con
l'exercitus cinctus Gabino cinctu (per questo , cfr. Fest.-Paul. s.v. «Classes
547
 22 BERNARDO ALBANESE [8]
clipeatas» cit. supra, nt. 24) con/estim pugnatums, e si precisa che quello
di designare clanis il complesso dei soldati fu uso piu antico rispetto al-
l'applicazione del termine classis alla flotta; s.v. «Classici testes» (L. 49):
si spiega che si trattava dei testimoni per un testamento; e certamente
deve pensarsi che si trattava del testamento in procinctu di cui ci infor-
ma soprattutw Gai 2.101; la qualifica di classici per quei testimoni im-
plica la sinonimia tra dassis e l'intero exercitus procinctus. Ma viene in
questione soprattutto l'autorevole attestazione di Fabio Pittore, in Geli.
10.15.4, per cui tra i certamente remotissimi divieti sacrali per il flamen
Dialis vi era quello di classem procinctam extra pomerium ... vtdere; an-
che senza la spiegazione: id est exercitum armatum 25 , è evidente l'equa-
zione affermata dall'annalista fra classis ed exercitus.
In conclusione, vi sono salde ragioni per credere che tutti i cittadi-
ni inclusi nell'esercito romano piu antico (con la sola esclusione degli
equites) fossero originariamente chiamati classici. Ed è altresf probabile
che la piu completa qualificazione tecnica dei soggetti in questione fos-
se quella di classici adsiduique. Sicché, per concentrare la nostra atten-
zione su ciò che piu rileva per il nostro studio, la qualifica di adsiduus,
alle sue origini, può non avere avuto relazione specifica e diretta con la
condizione patrimoniale d'un soggetto (o della /amilia di cui egli faceva
parte); bensf può esser stata collegata specificamente e direttamente
solo all'appartenenza all'antico esercito cittadino. E ciò, va ripetuto, an-
che in considerazione del fatto che, dell'esercito cittadino, facevano cer-
tamente parte anche i fllii familias, per i quali sarebbe stata impossibile
iure civili una qualificazione fondata su un loro patrimonio.
Sul piano delle riflessioni svolte fin qui, si deve congetturare in
conclusione che adsidui siano stati in origine tutti i cives maschi, e clas-
sici adj·iduique, in particolare, tutti i cives maschi chiamati a prestare
servizio militare come pedites.
Non trascurabile conferma dell'ipotesi prospettata ed ulteriori pos-
sibilità di approfondimento si desumono dall'analisi del termine adsi-
duus sotto il profilo semantico, un'analisi che si presenta, se non ci illu-
diamo, pienamente accessibile anche a chi (come me) non è specialista
nel campo della linguistica antica. A differenza da quel che accade per
il termine proletarius, che malgrado l'impegno dei glottologi 26 si pre-
senta awolto nell 'oscurità, quanto al suo valore originario, e sul quale
comunque tenteremo qualche riflessione tra poco, il termine adsiduus
sembra suscettibile d'una valutazione etimologica persuasiva e capace di
fornire profili rilevanti di indagine.
La connessione di adsiduus con la stessa radice dei verbi sedeo e
sido («sono collocato», «sono stabilito») è di per sé evidente, e quasi
unanimemente ammessa dagli studiosi. Ed è altrettanto sicura la valenza
che, al termine, conferisce il prefisso ad che indica pertinenza, vicinan-
za, continuità di rapporto. Salvo qualche singola eccezione che non ha
avuto alcun seguito 27 , si ritiene giustamente quindi che adsiduus alle
sue origini abbia predicato la condizione di soggetto «residente», «stan-
ziato» in un luogo 28
548
[9] OSSERVAZIONI SU XJJ TAB. 1.4
2.3
Ora a noi pare che questo significato originario del termine adsi-
duus non corrisponda affatto - come p ure tutti gli a utori che ne han-
no parlato sembrano considerare ovvio (certo perché influenzati d aoli
svilup~i semantici successivi) - ad una qualificazione del soggetto cbui
d . termme stesso si applicò in origine come proprietario (o possessore)
d~ un,terreno. Altra cosa inf~tt! è possidere (verbo in cui il prefisso pre-
drca l rdea. del potere come e giustamente ammesso ormai dali~ maggio-
ranza de~II studr.osJ, che non accettano piu l'ipotesi di un prefisso costi-
tUito. dali awerbro pone = «d retro») , altra l' adsidere o l' adsidere. Questi
verbr non alludono affatto al potere di chi è collocato stabilmente in
ordine al luogo della collocazione; bensf solo alla vicinanza tra chi è
collocato stabilmente ed il luogo dello stanziamento.
Stando cosf le cose, credo che adsiduus debba intendersi alle sue
origini, come termin e che predicava la sistemazione in un l~ooo re-
stan~o fuori questione, ed anzi esclusa, ogni qualificazione spec~i~a in
termmJ dr potere (possesso o proprietà, per usare concetti re ce n ti).
D' ~ltrond~ la terminazione in -uus di adsiduus è tipica di aggettivi re-
latiVI spe;rflcan:,ente ad uno stato~ una condizione, non già ad un po-
t~re o un attJvrta: (~fr., ad es., denvato come adsiduus da un composto
dr sedeo o stdo, restduus; e anche, collegati con verbi, occiduus, viduus,
conttnuus, consptcuus, mortuus; oppure, connessi a sostantivi, annuus,
patruus etc.).
. ~e questo è vero, la tradizione relativa ad u na designazione tecnica
esphcJta , da parte di Servio Tullio, di alcuni cives come adsidui in occa-
sione della strutturazione del comizio e dell'esercito centuriato si pre-
senta 111 modo assai piu interessante di quanto non sia stato rilevato.
In effetti, non si può trascurare che la t radizio ne attribuisce a Ser-
vio Tullio - oltre alla riforma del comizio - anche la distribuzione del
popolo romano nelle quattro tribu territoriali urbane Palatina Collina
E.squilina e Succusana (o Suburana) 29. Ora è proprio all' ass;gnazion~
dr taluno ad un terrirorio che il termine adsiduus si riferiva nel suo si-
g~ificato primo e proprio. Ed allora sembra assai probabile che la tradi -
zione conservataci da Cicerone a proposito dell'appellare 'assiduos' (e
del nominare 'proletarios') da parte di Setvio Tullio contenga un ricordo
della distribuzione dei cives nelle prime tribu territoriali; e pare ragio-
nevole supporre che adsiduus in origine indicò il civis in quanto inclu-
so, stanziato, in una tribu territoriale.
. Resta, oscurissimo, il problema del significato originario della lo-
cuziOne proletarius civt5 30 , che si riferiva certamente ad un cittadino di-
stinto, nel q_uadro delle strutture «serviane», dal àvis incluso nelle tribu
territoriali . E un problema per il quale, come già si è detto, non si rica-
~a alcun l.ume affidabile dalle conclusioni dei linguisti a proposito del-
l etrmologta di proletarius; ed al quale qui possiamo dedicc.re solo qual-
che rapida riflessione.
Sembra certa la contrapposizione tra pro/etani cives e adsidui. Sic-
ché appare probabile la congettura che - se gli adsidui erano dawero
(come a noi è sembraro ragionevole congetturare) i cives iscritti nelle
549
 24 BERNARDO ALBANESE [ 1O]
tribu territoriali urbane (e quindi, se maschi, inclusi nell'esercito, e de-
signati, se pedites, come classici adsiduique) - i pro/etani cives fossero
invece, alla loro origine, cittadini non iscritti in quelle piu antiche tribu
territoriali, e probabilmente iscritti invece nelle prime tribu rustiche, al-
lorché esse furono istituite.
Costoro potrebbero essere stati membri di famiglie di basso rango
e di condizione economica assai modesta; e, in quanto tali, sarebbero
stati esclusi dall'esercito (dalla claSYis), finché fu doveroso militare a
proprie spese. Solo in un secondo tempo, i proletarii cives potrebbero
esser stati aggregati all'esercito (non p ili designato ormai come classis,
sicché non si poté parlare di pro/etani classici), solo come ausiliarzi3 1•
In questo quadro, si può proporre anche una ipotesi sul proble-
matico iam presente in XII tab. 1.4, secondo la lezione di Geli. 16.10.5
che a noi è parso giusto assumere come base per la «ricostruzione» di
Xli tab. 1.4. Proletarius iam civis potrebbe esser stata designazione tec-
nica per indicare coloro che, originariamente non inclusi tra i cives (e
quindi non iscritti, come adsidui, nelle tribu territoriali urbane, le uni-
che esistenti in un primo periodo), era no stati fatti partecipi del ius ci-
vitatis, proprio in connessione alla loro iscrizione in nuove tribu territo-
riali (rustiche) . Come tali, essi erano nettamente distinti dagli adsidui
che erano cives per antonomasia e da sempre, sicché, per essi, una spe-
cificazione adsiduus civis sarebbe stata impensabile (e ciò spiegherebbe
il perché in XII tab. 1.4 il termine civis non è posto in relazione con
l'adsiduus), a differenza di quel che avveniva per i proletarii. Per costo·
ro la qualificazione come cives sarebbe da considerare necessaria, dato
che il loro ingresso nella civitas può esser congetturato come un evento
realizzatosi da non molto, a partire dalla creazione delle tribu rustiche.
Su questo piano, può aggiungersi che la specificazione iam civis
che leggiamo in XII tab. 1.4 potrebbe avere alluso al fatto che la quali-
tà di cives non era connessa con l'essere proletarii, bensf con la conces-
sione della civitas accordata «ormai», «a partire da un certo momento».
In questo quadro di congetture merita di essere addotto un testo
che, salvo errore, non è stato considerato dagli studiosi che si sono oc-
cupati dell'originario significato del termine proletarius. Si tratta del
brevissimo cenno in Fest.-Paul, s.v. <<inprolus» (L. 96): 'Inprolus' ve! 'in-
prolis', qui nondum esset adscriptus in civitate.
Il termine attestato in duplice forma nel brano trascritto non è do -
cumentato in nessuna altra fonte. Si può ipotizzare, crediamo, una con-
trapposizione remota tra proletarius e inprolus (inprolis). Sembra che tra
i due termini esista una radice etimologica comune; e che inprolis (in-
prolus) indicasse (dato il prefisso in-, che con ogni probabilità ebbe va-
lore negativo), per una persona, la condizione di mancanza di requisiti
che invece sussistono nel proletarius.
Ora se inprolus (inprolis) era, come ci dice il passo dell 'epitome
festina, colui che ancora non era stato adscriptus in civitate è logico
supporre che proletarius fosse, invece, all'origine, colui che er~ «già»
stato adscriptus in civitate- quanto dire che il proletarius era iam civis,
550
[Il J OSSERVAZIONI SU XII TAB. 1.4 25
come leggiamo in XII tab 1.4. Il iam decemvirale , insomma si spiega
come preciso contrapposto al nondum della tradizione riflessa nel pove-
ro passo di Fest.-Paul., s.v. «lnproltts».
Forse i linguisti potranno spiegare il rapporto che esistette (certa-
mente, a noi sembra) tra il termine che sta alla radice sia di inprolus
(inprolis), sia di proletarius- può trattarsi di proles? - con il concetto
di civitas. Noi non ci azzardiamo in congetture al riguardo e chiudiamo
qui il discorso su proletarius.
Aggiungiamo solo un'ultima riflessione. In Fest.- Paul., s.v. «Prole-
tarium» (L. 25 3) già p ili volte citato, si leggono le oscure paroie: prole-
tarium capite censum dictum quod ex bis civitas constet, quasi proles pro-
genie (nelle note all'edizione del Lindsay sono registrate due proposte
di correzione: quasi prole seu progenie, del Mommsen; quasi prolis pro-
genie, del Huschke). Crediamo che non sia arbitrario desumere da que-
sta testimonianza l'esistenza di una tradizione che collegava specifica-
mente, in qualche modo, la qualifica di proletarius con l'acquisto della
civitas. Se questo è vero, il proletarius iam civis di XII tab. 1.4 appare
meno oscuro e può interpretarsi secondo le prospettive congetturali piu
su esposte.
In ogni caso, sarebbe necessario studiare anche il rapporto tra i
pro!etarti ed i capite censi cui allude il lemma dell'epitome festina citato.
Di capite censi si parla in poche altre fonti: ad es., Sali. beli. iug. 86.2 e
Val. Max . 2.3.1; ma cfr. caput in censum affen·e, proprio in relazione ai
proletarii, in Cic. de rep. 2.22.40 cit. Qui ci limitiamo a notare che è
oscurissimo il riferimento che Cicerone nel passo or ora richiamato fa ai
pro/etani - certo sempre in relazione al comizio centuriato serviano - ,
intesi non piu come categoria generale di tutti i non adsidui (secondo
quanto si faceva nella parte precedente del brano), bensf, sembra, come
specifici soggetti inclusi in una delle centurie ausiliarie: i proletarii, infat-
ti, sono elencati accanto agli accensi velati, ai liticines ed ai cornicines 32
Ma si tratta di problemi su cui non si può insistere di piu in questa
sede. L'unico punto su cui giova insistere è che la distinzione tra adsidui
e proletarii al suo sorgere non sembra affatto potersi considerare come
una distinzione a base patrimoniale (come appare invece in età progre-
dita), bensf sembra collegata soprattutto alle modalità di iscrizione dei
cives (di remota origine, o di recente ammissione alla cittadinanza) nelle
tribu territoriali arcaiche.
4. Tornando a XII tab. 1.4, si sa che un altro problema assai rile-
vante - antico e di difficile soluzione - è quello dell'effettivo riferi-
mento originario del precetto, e quindi della sua originaria collocazione
nel sistema decemvirale 33 . È un problema che si è intrecciato stretta-
mente almeno con altre due questioni. In primo luogo, ma oggi assai
meno che in passato, con la questione della stessa esistenza d'un vindex
a favore dell'in ius vocatus nel sistema processuale decemvirale, ,ma an·
che nel successivo processo cui si riferisce l'editto perpetuo. E ovvio
che la collocazione oggi accettata comunemente per la norma riferita in
551
 [1 2]
26 BERNARDO ALBANESE
Gell. 16.10.5 come quarto versetto della prima tavola presuppone una
soluzione positiva della questione accennata. In secondo luogo , e si
tratta invece di un punto ancora assai attuale, il problema dell'origina-
rio riferimento di XII tab. 1.4 si è intrecciato con la questione della na-
tura della manus Ùiiectio contro il vocatus di cui si parla in XII tab . 1.2 . ·
Era una procedura rituale di tipo particolare che si concludeva solo con
una forzata adduzione in ius, o era una Legis actio sostanzialmente del-
l'identico tipo di quella esperibile contro iudicati o con/essi e quindi
tale da portare eventualmente ad un assoggettamento del vocatus al vo-
cans (sia pure, date le caratteristiche della fattispecie, che per definizio-
ne si realizzava extra ius - altrimenti non vi sarebbe stato bisogno di
in ius vocatio - , senza intervento in iure del titolare della iurisdictio)?
Tenterò di accennare brevemente alcuni punti che ritengo piu pro-
babili.
Quanto alla prima questione, ritengo anch'io, con la dottrina oggi
di gran lunga prevalente 34 , cosa sicura che un vindex potesse interveni-
re a favore di un in ius vocatus nel processo per legis actiones.
Per siffatta conclusione si è argomentato soprattutto - seguendo
l'autorevole presa di posizione del Lene! - da Gai 4.46. Il passo gaia-
no accenna fugacemente ad una a. in factum adversus eum, qui in ius
vocatus neque veneri! neque vindicem dederit; azione che, con ogni evi-
denza, impone la ricostruzione d'una rubrica edittale con esplicita men-
zione di qui in ius vocatus neque veneri! neque vindicem dederit. E natu-
ralmente, Gai 4.46 impone anche di ricostruire, con l'inserzione della
menzione del vindex, vari passi del Digesto nei quali i compilatori can-
cellarono quella menzione e parlarono invece di fideiussor (o di cavere,
o satisdare, etc.) iudicio sistendi causa: ad es., D. 2.6 R., D . 2.5.1 e 3, D.
2 .6.1-3; e vari frammenti in D. 2.8, D. 2.9, D. 2.10, D . 2 .11.
Nello stesso senso si è giustamente argomentato da !ex de Gal!.
Cis. c. 21, lin. 21 ss ., dove è menzionata l'azione pretoria contro chi
non si impegna al vadimonium (siamo nel campo stesso della in ius vo-
catio se si trattava del c.d. vadimonium extra ius; nel caso del vadimo-
nium di differimento dell'udienza, vi è grande affinità con la fattispecie
della in ius vocatio) e non fa intervenire un vindex locuples.
È ovvio che dalle testimonianze citate non si evince con assoluta
certezza che questo vindex per un soggetto chiamato in ius fosse già
previsto dalle XII tavole. Infatti, in astratto si potrebbe congetturare
che l'editto pretorio non abbia desunto l'istituto del vindex per il chia-
mato in tribunale direttamente dal ius civile delle XII tavole, bensi dal
ius civile costituitosi per effetto di interpreta/io in età postdecemvirale.
Ed in questo senso, sempre in astratto, potrebbero indurre ad orientarsi
due circostanze.
Da un ·Jato, il fatto che nessuna testimonianza relativa al vindex del
vocatus è contenuta nelle fonti che si possono riferire ad un'epoca di
piena vigenza del processo per Legis actiones, ed in particolare nelle
opere di Plauto e Terenzio, che pure accennano sovente alla in ius voca-
tio35. Da un altro lato, il fatto che la struttura di XII tab. 1.1-3 (i fama-
552
[13] OSSERVAZIONI SU XII TAB. 1 4 27
sissimi versetti fondamentali in tema di in ù~s vocatio ) sembra cosi
36
compatta d a non lasciare fo rmalmente adito alc uno all'inserzione d'un
prec~tto con previsione dell'intervento d 'un vindex.
Tmtavia, credo che le circostanze accennate no n siano affatto tali
da escludere l'esistenza d'un a norma decemvirale specifica sul vindex
nella in ius vocatio. Quanto alla prima circostanza, è chiaro che la man-
canza di accenni a questo vindex nelle nostre fonti può essere puramen-
te casuale, e che piu in generale qualunque conclusione ex silentio è as-
sai poco significativa, di fronte all'enorme naufragio di fonti che si è ve-
rificato nel passaggio dal mondo an tico al Medioevo. Quanto alla se-
conda circostanza, gioverà ricordare che la innegabile struttura com~at~
ta di XII tab. 1.1-3 è frutto dell'accostamento , da parte degh stud10s1
moderni di tre norme giunte a noi ciascuna per suo conto, e sen za che
in ness u'na delle fonti relative si possa cogliere un qualunque indizio
della loro originaria connessione fo rmale (anche se, naturalmente , le
norme in questione sono certamente connesse sotto il p rofilo sostanzi~­
le). Sicché nulla vieta di congetturare che, ad es., subito d opo le parole
manum endo iaàto di XII tab. 1.2 , il testo legislativo contenesse un pre-
cetto relativo alla possibilità, per il vocatus, d i vindicem dare, e che a
q uesto (supposto) p recetto si collegasse sostanzialmente quello sulla n e:
cessaria qu alificazione del vindex dell' adsiduus in ius vocatus, che ora e
collocato in XII tab . 1.4.
Del resto, si d eve rilevare che l'esistenza d i una norma decemvirale
sull'intervento d'un vindex nella in ius vocatio può desume rsi (sempre
congetturalmente, certo, ma con notevole grado di probabilità) -:- an ~
cor piu che dai testi richiamati piu su (soprattutto Ga1 4.46 ed 1 pass1
d el D igesto originariamente relativi al vindex per l'in ius vocatus nel
mocesso formulc.re, testi che a rigore provano solo p e r un'epoca abba-
~tanza avanzata, non specificamente per le XII tavole ) - d a un altro
testo che forse non è stato finora adeguatamente considerato dagli stu-
diosi moderni J7 in relazione al p roblem a che stiamo t rattando, per il si-
stema delle legis actiones.
Si tratta di D. 2.4 .22 .1 (Gai. l ad l. XII tab.), un frammento bre-
vissimo la cui sostanziale genu inità, per quanto riguarda ciò che qui ri-
leva non sembra contestabile. In esso , Gaio spiega che il vocatus in ius
dcv~ esser lasciato libero di non seguire il vocans fino al tribunale (si
usa la locuzione dimittendus est) in due casi: se vi sarà un altro soggetto
che lo «difenderà» (si quis eius personam de/endet) 38 o se, n el periodo
d i tempo t ra l'avvio verso il tribunale e l'arrivo, vi sarà stato un a~cordo
che implichi la rinunzia del vocans alla sua pretesa, o comunque m pra-
tica la rinunzia ad iniziare subito l'azione (et si dum in ius venitur, de re
transactum /uerit).
Questa breve notizia di Gaio no n p uò certo riferirsi al sistema del-
la in ius vocatio vigente, nel processo form ulare, al tem po in cui il giuri-
sta scriveva , dato che in quel processo il vocatus ormai non poteva esse-
re costreno a seouire in ius il vocans (costrizione che, sola , avrebbe reso
possibile un dis~orso sulla sua eventuale dimissio) . Il linguaggio gaiano
553
 28 BERNARDO ALBANESE [14]
obbliga a riferire la notizia solo al processo per legis actiones, conforme-
mente del resto alla natura dell'opera a cui il frammento appartiene.
In sostanza, il contenuto di D. 2.4.22.1 e la sua provenienza dal
primo libro del commento gaiano alle XII tavole assicurano un riferi-
mento della notizia all'antico processo per legis actiones. Ed anzi conte-
nuto e provenienza accennati rendono assai probabile che proprio nelle
XII tavole, ed in una collocazione assai prossima all'inizio, fosse presen-
te una specifica norma sulla possibilità d'intervento d'un vindex a favo-
re dell'in ius vocatus; ed anche un'altra specifica norma sulla possibilità
di un accordo tra vocatus e vocans. L'inclusione di entrambe le norme
nelle XII tavole sembra da sostenere, oltre che per la natura dell'opera
gaiana, anche in considerazione della recisione della locuzione dimitten-
dus est, locuzione perentoria che fa apparire meno probabile, per quel
che ora qui piu interessa, una risalenza all'interpretatio pontificale ;~
non alla codificazione decemvirale) della regola d'un possibile interyin-
to d 'un vindex a favore del vocatus. ' parP di fideiussor) doveva essere locuples pro rez qualztate. Conv1ene ci-
È ovvio, ma forse non è inutile dirlo esplicitamente, che; da quel
che ci è parso doversi dedurre da D. 2.4.22.1, deriva una conseguen%a
di un certo rilievo. E cioè la necessità di congetturare - ai fini della
«ricostruzione» delle XII tavole - l'esistenza d'un precetto fin qui
sfuggito agli studiosi. Si dovrebbe inserire nelle raccolte delle superstiti
norme decemvirali un versetto, che potrebbe indicarsi come XII tab.
1.4 B, con la previsione della possibilità d'un patto che consenta al vo- .
catus di non presentarsi subito in tribunale; ed a noi sembra assai vero-'
simile che il transigere de re cui si riferisce Gaio fosse espresso nelle
XII tavole con il verbo pacere, usato in notissimi precetti decemvirali
che prevedevano accordi tra soggetti in contrasto di interesse: XII tab.
1.6-7: Rem ubi pacunt, orato. Ni pacunt ... caussam coiciunto; 8.2: Si
membrum rupi! (rapi!? rupsit?), ni cum eo pacit, talio esto; v. a. XII tab.
8.27 e la pactio di cui parla Gaio in D. 47.22.4 39 .
5. Con la conclusione prospettata, tuttavia, non è certo risolto il
problema della collocazione originaria di XII tab. 1.4. Anche dopo aver
giudicato assai probabile una norma decemvirale relativa all'intervento
d'un vindex a favore del vocatus in ius, resta senza risposta la domanda:
esistono elementi per giudicare che il precetto decemvirale sui requisiti
richiesti per il vindex dell' adsiduus fosse effettivamente collocato nella
tavola che conteneva le norme relative all'in ius vocatio, ed in particola-
re fosse applicabile al vindex del vocatus, come ritengono coloro che
hanno sistemato e continuano a sistemare quel precetto in XII tab. 1.4,
sulle orme di]. Godefroy?
Al riguardo sarebbe importante potere ricostruire la reale situazio-
ne del vindex a favore d'un in ius vocatus nel sistema delle legis actio-
nes, ed in particolare in epoca decemvirale. Si sa però che in dottrina si
oscilla tra la posizione di chi pensa più probabile che quel vindex do-
vesse solo consentire al vocatus un rinvio ad una precisa data futura
della comparizione in ius, ed assicurare al vocans la presenza del voca-
554
[15] OSSERVAZION I SU XII TAB. 1.4 29
tus a quella data; e quella di chi ritiene invece piu prob.abile (e? a ra-
gione, secondo me) che il vindex mettess: del tutto fuon cau~a il voca-
tus e si ponesse (in termini che non sappiamo) come avversano del vo-
cans4o Dato che non sembra che si possa raggiungere su questa que-
stione una conclusione suffragata da indizi tanto saldi da consentire una
scelta del t utto affidante, conviene rinunziare a ragionare intorno ai re-
quisiti necessari, nel sistema decemviral~, per il. vi~ de~ dell'in ius voca-
tus aroomentando dalla sua funzione; e mvece llm1tars1 ad argomentare
dai p;chi dati desumibili dalle fonti sul vindex del vocatus nel sistema
del processo formulare . Credo, infatti, che sia ragionevole ammettere
una notevole probabilità che la regola vigente nel p rocesso fo rmulare
ricalcasse da vicino la regola decemvirale.
I notissimi testi giurisprudenziali che già citammo in relazione alla
c]ausola edittale relativa alla possibilità per un vocatus di dare vindic~m_
precisano che questo vindex (nel D igesto, come. accennammo, o.rma1 ~~
tare soprattutto D. 2.6.1 (Paul. l ad ed.): Edicto cavetur, ut fideiussor iu-
dicio sistendi causa datus pro rei qualitate locuples detur .. . ; D. 2 .6.3
Wiiul. 4 ad ed.) : ... pro locuplete accipitur fidezussor ... ; D. 2.8.2 p r. (Ulp.
5 ad ed.): Fzdeiussor in iudicio sz'stendi causa locuples videtur dari ... ; D .
2.8.5.1 (Gai. l ad ed. prov.): Qui pro rei qualitate ... locupletem .. . fideius-
sorem iudicio sistendi causa non acceperit .. . E può citarsi anche lex de
Gall. Cis. c. 21, lin. 21 ss., dove si dispone che la legge non impedisce
:he sia instaurato un iudicium recuperatorium in eum quei ila vadim o-
nium Romam non promeisserit aut vindicem locupletem ita non dederit.
E dato che dai testi autorevoli già citati di Cicerone e Varrone
(nonché da un l~mma dell'epitome paolina di Pesto; cfr. supra, nt. 7) ri-
sulta che, almeno in età progredita, si affermò la sostanziale equivalenza
fra il termine locuples (cfr. supra, nt. 21) presente nell'e.ditto ed i~ termi-
ne decemvirale adsiduus , sembrerebbe doversi necessariamente gmngere
alla conclusione che le XII tavole esigessero particolari requisiti proprio
per il vindex del vocatus, con la conseguenza, ovviamente, d! considera-
re necessaria, o almeno saldamente giustificata come p robabile, la collo-
cazione del precetto riferito da Geli. 16.10.5 proprio in XII tab. 1.4. .
Tuttavia, è giusto riconoscere che la conclusione prospettata laseia
spazio a qualche perplessità. .
In effetti dai testi or ora citati emerge senz' altro che, nell'editto
pretorio, si stdbiliva la possibilità del vocatus di fare i~tervenire un vin-
dex (cfr. la clausola edittale In ius vocali ut eant aut vmdzcem dent, che
41
si ricostruisce soprattutto in base a D . 2.6 R. e Gai 4.46) , ed inoltre si
prescriveva che quel vindex dovesse avere un~ ~ituazio~e patrimo~iale
adeouata (p robabilmente una seconda prescnzwne edmale precisava
che odoveva trattarsi di vindex locup l es pro qua t·ztate rez.) 42 . Ed e' senz' al-
tro da ammettere che, come in tanti altri casi, anche l'accennato sistema
edittale rifletteva nell'essenziale criteri del ius civile. In particolare, dal
cenno c.li Gaio in D . 2.4.22.1 è possibile ricavare la certezza che la legge
delle XII tavole conteneva al proprio inizio un precetto che prescriveva
555
 30
BERNARDO ALB,\NESE
[16] [ 17 ] OSSERVAZIONI SU XII TAB. l.4 31
la possibilità dell'intervento di un vindex per il vocatus; ed è da ritenere,
in età successiva erano qu~_hf~c(~l h .ndete~minati quidam è citato Ofilto,
di conseguenza, probabile anche che la legge decemvirale, o nello stesso . . . ostes (D 50.16.234 pr.) ed un cenn?. al
precetto o in altro immediatamente connesso, stabilisse che quel vindex significato che anttch~ giu)udstl opo/ erbo vivere (D. 50.16.234.2):
dovesse avere una particolare qualificazione, almeno in certi casi (que- he visse in età cesanana avano a v
sto è quanto si realizza in XII tab. 1.4, con l'esigenza che il vindex sia
adsiduus solo in caso di vocatus adsiduus). Insomma, XIT tab. 1.4 può c . vii t b) 'Locuples' est, qui satis ido-
D. 50.16.234.1 (GaJ. 2 ad l .1\. aG . ." potrebbe aver scritto: satrs
apparire come il modello delle disposizioni edittali che richiesero una .f ·1 to è guasto· ato d
nee habet (qur orse l tes . d. '. quam actor restituen am esse
particolare qualificazione economica per il vindex del vocatus in ius. idoneus habetur) pro magmtu me rer,
E però non si può non rilevare che tra il sistema pretorio e quello
che si coglie in XII tab. 1.4 esisteva una significativa differenza. Infatti
~~- ' .

altro è esigere che il vindex fosse particolarmente qualificato in relazio- . da uesta testimonianza l esrste~za
Credo che sr debba desumere q il termine locuples, in relazlo-
ne al valore della lite (pro qualitate rei), ed altro è stabilire che un vin- d'un precetto decemvrrale che conten(e~a la di actor). Gli studiosi mo-
dex (di cui XII tab. 1.4 per altro non specifica l'ambito di intervento) ne a d una reoola relativa al processo SI par XII tab l 4 44. ma già ].
di un siffatto riferimento. In rea t~!
"' ·ç · ·1 sso garano a · · ' 1,
dovesse essere particolarmente qualificato solo in relazione ad una par- derni hanno spesso n ento 1 -Gu· ,
ticolare condizione- foss e questa pure patrimoniale, cosa tutt'altro Godefroy45 escludeva la posr 2 ~:1 commentario gaiano (alla qual_e gra
che certa, dato ciò che vedemmo a proposito della distinzione tra adsi- la provenienza del testo dal . bra decisiva per escluderlo. Dl XII
dui e proletarti- del soggetto a favore del quale egii interveniva 43 . Godefroy dava Il grusto peso) sem l l l ad l XII tab., come SI
Data questa differenza, potrebbe pensarsi (ecco l'accennata per-
plessità) che XII tab. 1.4 si riferiva non già al vindex dell'in ius vocatus
tab
e . 1.4 Gaio si occupava ~br~~a~~t~ttÌi:za~o piu su per l'importante
vince da D. 2.4 .22.1 (che . r·us sr· sottragoa alle conse-
(per il quale le XII tavole avrebbero potuto contenere un precetto - ·b·l· .' h un vocatus m "' d'
accenno alla possJ I !ta c e il ocans o per intervento un
preso a modello poi dall'editto pretorio - con l'esigenza che egli fosse g l · er un patto con v ' . t
uenze delha vocatw o p . d v) Sicché sembra srcuramen e
locuples in relazione all'entità della pretesa del vocans), bensf ad altro 1 'd"f d ' certo un vm e~ · · d~ll 2
soggetto c e o I en e, D 50 16.234.1, che proviene mvece " .
vindex, ed in particolare a quello che poteva intervenire a favore del
soggetto esposto a manus iniectio iudicati o con/essi.
da escludere che anche m . d Ila stessa norma.
ad l. XII tab., Gaio sr occupasse e dato imporrante già accennato; pre-
Tuttavia, la prospettata difficoltà perde molto del suo peso, se si D'altra parte, va ncordato un ccessivo a quello che spre-
gcisamente c e ne ~asso lm . una norma decemvirale, ci_se:n ra cer-
considera che il pretore può bene avere mantenuto il punto essenziale h l · medratamente su b
del sistema civilistico consentendo al vocatus di fare intervenire un vin- ava il srgnrfrcato dr locuples (m_ . il valore da attnburre al ver-
dex, e però può (o anzi: deve) avere stabilito un criterio diverso in ordi- . , . D 50 16 234 2 Gato spiegava . . Il'.
t o)' e ooe !n . . . - . . . ava di problemi relativi a mterpre-
ne ai requisiti necessari a quel vindex, dato che certamente non poteva- bo vivere. E certo che Gato SI occup . "to Ni suo vivit ... ) uno der pre-
no piu essere utilizzate, in età progredita, le categorie degli adsidui e tazione di XII t ab. 3.4 (Si volet, suo v tvt t.ro il iudicatus ed il confessus.
dei proletarti. Sicché è ben possibile che il pretore abbia fatto ricorso al · al . il anus zmecttO con - · i
certi decemvJr l su a m ) stati verosimilmente non cont1gu
generico requisito délla capacità patrimoniale adeguata ati' entità della Quei precetti (XII tab. 3.1 -6 sar_anGno . era occupato, nel primo hbro
pretesa del vocans. E si può ritenere del tutto ragionevole ammettere ull · · caltO di CUI a10 Sl · ·' )
a quelli s a m ms vo 22 l di cui ci siamo occupati pm su .
che XII t ab . 1.4 possa esser stata senz' altro norma relativa al vindex del suo commento_ (cfr. D .. 2.4. .Gaio anche in D . 50.16.234.1 (dov_e
nella in ius vocatio.
Sicché sembra assai pro~abrle c/he) . ' passe d'un versetto decemvl-
Nel quadro prospettato, ci sembra che si possa sostenere anche d l . .f. to di locup es ' sr occu . . . t
che il pretore, nell'innovare rispetto a XII tab. 1.4 - sostituendo a
si
raleparla e srgm !ca
strettamente connesso con queili relativi alla manus mzectto con ro
quello antico il piu semplice criterio della condizione di locuples pro iudicatus e con/essus, 46 . , l .b.le è ragionevole supporre che G alO ·
qualitate rei - , utilizzò una categoria cui la stessa legge decemvirale Se quel che SI e detto e p ausl l ' elativa non al vindex del
aveva fatto riferimento a proposito di un 'altra ipotesi di intervento del in D. 50.16.234.1 commentasse udna ~morp~=n~to in ~n processo (per la
vindex. Precisamente, a proposito del vindex che poteva intervenire a · · b f ad altro vm ex I "' 1 ' d
vocatus m zus, ens d G io alla sfera processua e e e-
all' ct or il richiamo del pct ere e e . re~ ,-
favore del debitore contro cui il creditore esperiva la manus iniectio. eli ma commentata a a d l ti
pertinenza n a n or
Esiste,."in effetti, un testo gaiano che lascia congetturare l'esistenza cisivo, oltre al ril~~ato abccebllno an:he i~ considerazione della conti~urta
di un precetto delle XII tavole in forza del quale il vindex a favore di chi tuere) . La cosa pru pro a e, . if . a XII tab 3 4 ripetiamo) e che
era esposto a manus iniectio dovesse necessariamente essere locuples. D 50 16 23 4 2 (che sr r enva · · ' del .r
rispetto a . . . . .d favore del iudicatus e con;essus.
Si tratta di D. 50.16.2.34.1, un frammento intercala to tra un cenno D. 50.16.234.1 trattasse ?el vm ex a h elle XII tavole, esistesse
alla denominazione come 'perdue!les', da parte dei veteres, di coloro che · 1· l' lt wre congettura c e, n .f.
(oltreCiò Imp rea,.
il cenno ali mu ture . . ,. d"I XII t ab. 3.3) uno specr rco precet-
. er vmdtcere

556
557
 32
BERNARDO ALBANESE
[18] [ 19] O SSERVAZ IONI SU XII TAB. 14 33
to relativo a quel vindex; un precetto che esigeva che egli fosse loet.<
ples
in epoca abbastanza nsalent~. s~cc
(cosa dei tutto ragionevole, dato che, nel caso in questione, l'intervento . . hé nell'editto rimase solo l'a. iudicati,
t"one alcun intervento di vindex).
del vindex determinava addirittura la sottrazione del debitore all' esecu- in ordine alla qu~le n?n ~emva m queJ.~n vindex a favore del debitore
zione personale, che ne avrebbe implicato l'addictio- con effetti anche Tuttavia la posstb!l!ta d! mtervento . , . . . (Gai 4 21 e 25) ed
patrimoniali - al creditore). . 5 mzectw e s1cunss1ma · . '.
contro cui SI agl~a con manu .f .·
' . . .
t ad esso allorché si stabillva:
In altre parole, ci pare, in considerazione dell'attestazione gaiana . XII b 3 3 SI faceva certo n ellm en o .
in D. 50.16.234.1, che si debba ipotizzare un precetto decemvirale per- m . ta . . .
Ni iudzcatum /aett aut quzs :?
. -d in iure vindicit, secum duetto . . .
o eo t si avrebbe questa situazione, m
.
duto (oltre al supposto XII tab. 1.4 B: supra, § 4, in considerazione del- Nel quad.ro congettur e propJsvt~dex. Si esigeva che il vindex fos :
la testimonianza di Gaio in D. 2.4.22.1). Si potrebbe proporre, per esso
!'indicazione XII tab. 3.2 B. ordine al requt~ltl dece.mvlrall Jc,~.: d'un iudicatus o con/essus contro CUI
Potrebbe obiettarsi che dal breve testo gaiano non si ricava con
se locuples, se mtervemva a ca ' bb stato disposto dal versetto per-
si agiva con manus zmectta. lO sare e XII t b 3 1-J. 48 ed
certezza che il termine locuples spiegato da Gaio fosse nelle XII tavole. duro che noi suppomamo · ~sser sa
t to connesso . con a · · ' Inve-
in D 50.16.234.1. '
Si potrebbe ipotizzare che Gaio ne parlasse in relazione a clausole edit- al quale, P.er noi: _deve. n~enrsl Il ~~s~h:s~ ~;~~~~ dov~sse essere adsiduus
tali che avessero recepito kon modifiche) istituti decemvirali. ce, si stabiliva plu artico atament etto adsiduus chiamato in ius,
In particolare, si potrebbe sostenere che in D. 50.16.234.1 Gaio allorché intervemva a favore! di :~ scoog;dizione se il vocatus in ius era
parlasse di locuples in relazione alla clausola edittale che esigeva un vin- mentre poteva essereb~l qua udq to secondo la congettura che pro-
dex locuples pro qualitate rei in favore dell'in ius vocatus. E di conse- proletarius. E ciò sare e stato 1Sp~s ' e non contiene un riferimento
guenza si potrebbe sostenere che il cenno gaiano ad un vindex locuples
- pur se contenuto in un libro del commento alle XII tavole differente
J
poniamo, in XII tab. 1.4, versetto e p~rri uardare proprio quell'ipote-
espresso all'in ius vocatus, ma che ovev g d l primo libro del com-
da quello in cui era contenuto il cenno sicuro al vindex in favore del si se si considera D . 2.4.22: l , testo dcer~t~an~ probabilità relativo ad
vocatus in ius (D. 2.4.22.1)- era pur sempre relativo allo stesso in ius
vocatus. mento gaiano alle XII tavole, e qum .~. clo e noel quale si parla dell'imer-
. · · 1 della lego-e decemvu a e,
una norma
d . IniZia e f" d"od .i d la persona dell'in ius vocatus 49 .
Ma questa obiezione sembra insostenibile. Già l'appartenenza di
qua lcuno
ventoIn 1questa al me. l l e;en diere. . XII ta b . l .4
D. 2.4.22.1 al l. l ad l. XII tab. di Gaio e di D. 50.16.234 al l. 2 della prospettiva, a tra zwna l e dcollocazione m
versett~ n ento a e'·]~· .
stessa opera rende estremamente improbabile un comune riferimento .f . d G ll 16 lO 5 nsulta a approvare.
allo stesso vindex. Ma vi è una ragione piu forte nello stesso senso, che
del i
otesi. Precisamente, si può supporre
SI puo aggJUngere ul u ·nma p ll' ditto che stabiliva che il vmdex
che il modello dec~mvlra e n es!op~~ticeolarmente qualificato sul piano
si desume dallo stesso contenuto di D. 50.16.234.1.
In effetti, non avrebbe avuto molto senso dire che locuples deve dell'in ius vocatus avesse esser ") fu rappresentato non solo da
intendersi pro magnitudine ret; qua m actor ... petit, se il testo da com- patrimoniale (locuples pro qualztate rehz . d e congettu~are, a nostro
mentare avesse contenuto le parole locuples pro qualitate rei (come ac- XII tab. 1.4 ma anche dal precetto c e Sl ev
cade nell'editto sul vindex nella in ius vocatio): il discorso di Gaio non . · d sulla base D 50.16.234.1. .
sarebbe stata una spiegazione, ma una tautologia. avviso, ragiona n . o . bb revisto la p ossibilità di Intervento
Insomma, d pretore avre e p dello di XII tab . 1.4; ma
Quindi, a nostro avviso, deve escludersi un riferimento di D . d ' un vindex per il chiamar~ m m~:. ·~ul d~tla qualità di locuples dalla
50.16.234.1 al vindex nella in ius vocatio. Certamente Gaio spiegava un
testo in cui la parola locuples era usata senza precisazioni, e pare proba-
avrebbe desunto, per esso,
norma decem~Jrale relativa a
1\ vln et
reqt~tl o ella manus iniectio iudicati (o
n e auoustee· e avrebbe sostitui-
bilissimo che si trattasse di testo decemvirale, anche perché nei paragra- confessi), ormai scomparsa dopol e n orn: e (olegaro' alle qualificazioni
fi adiacenti lo stesso giurista parlava di hostes e di vivere, termini sicu- ·· 1 ·- omp esso reo-1m . .
t o quel requisito a p!U .c ) d " XII t bo l 4 ormai inapplicabile m una
ramente decemvirali. E la spiegazione gaiana del termine locuples usato come adsiduus o proletanus l . , a ~ .d '.d . , oletarii
in assoluto può ben esser stata realizzata mediante una sostanziale para- . , nella quale non esistevano pm ne a st uz, ne pr
soc1eta .
frasi della clausola edittale relativa al vindex della in ius vocatio.
È ben vero che non resta alcuna traccia nelle fonti del precetto Palermo. BERNARDO A LBANESE
decemvirale
47 sul vindex locuples in favore del debitore esposto a manus
iniectio , che noi congetturiamo. Ed è altrettanto vero che - a diffe-
renza da quanto accade per il vindex decemvirale a favore del chiamato .
1 Come è· stato d!mostrato d a tempo - cfr. Vahlen ' dEnl nianae
bellumpoe-
Ta-
in ius - non possiamo risalire al precetto che supponiamo ragionando . : . l E nio alludeva ad un momento e .
in base alla sua funzione di modello d'un successivo regi~e edittale (in
szs reùquwe c xxv s. - , . nF·l· ( le nel 281 a C ) dovette ncor-
. . · Q M rcw 11ppo conso · · d"
rentmum m cu1 · a . . · 1· 1 ri uardo un cenno l
quanto la manus iniectio contro il iudicatus o il con/essus è venuta meno re re a reclutamenti straordmpan./ Essenz(t 193a-94 )g (in fra 'n t. 6)' ad un
Cassio Emina, in Non. s.v. « ro etarz» . '
558
559
 34 BERNARDO ALBANESE
[20]
Marcus pvaeco che p rimum proletarios armavi! (è probabile che si debba
correggere praeco 111 proconsule, o pr~etore), ed una notizia di Aug. de
czv. D ed .17 (certo, sulla falsanga dt L1v10; arg. ex Fior. epit. 1.13 .6) in-
torno a1 proletaru, pnma ob egestatem m ilitare non valentes e pero' p ·
. 11 '
arruol ati ne aguerra contro Pirro (notizia ripresa da Oros. 4.1.2-.3 ). Un
01
nfenmento diverso dell~informazione di Cassio Emina - a Mario ed
alle rrusure ecceczronah d1 arruolamento dei capite censi nella guerra con-
tro Giugurta (ctr. Fior. epzt. 1..37.1.3 ) - è assai meno probabile; in ogni
caso, ovvJame~te, esso. non potrebbe esser significativo per i versi di
Enn10. Sul capitolo gel11ano di cui ci occupiamo, cfr. Norr, Der ]urist in
Krezs der l ntellektuellen: Mitspieler ode;- Aussenseiter? (Gellius, Noctes
Attzcae 16,10), m Festschri/t /ur Kaser zum 70. Geburtstag (1976) 57-90·
ma questa n.ce~ca esclude esplicitamente (cfr. p. 58) ogni considerazion~
de1 problemi d1 XII tab. 1.4. Sullo stesso tema trattato dal Norr cfr. di
recente, i cenni equilibrati della Giodice-Sabbatelli, Gli z·ura populi Ro-
mam nelle Istztuzzom dz Gazo _{l 996) 15:20. 2. Indicazioni bibliografi-
che sulle diverse edtz!Om deli opera (edita per la pnma volta ad Heidel-
berg nel 1616) in Dirksen, Uebersicht da bisherigen Versuche zur Kritzk
un~ Herstellung, der Zwolj-Tafel-~ragmente (1824) 77 nt. 119; l 'edizione
p!U repenbde e qu ella rndusa m Otto, Thesaurus luris Romani III
(1741) l ss. 3. Precetti che, anche sulla base di Cic. de leg. 2 .4.9, è ra-
giOnevole considerare come le disposizioni iniziali dell 'intero testo de-
cemvirale. 4. Sulla base delia citazione fattane da Boezio ne] suo com-
men to, antichi studiosi leggevano Top. 2.10 come se contenesse un ri-
chiamo alla lex Aelia Sentia (cfr., ad es. Dirksen, o.c. 159-162). Ma nei
b uoni manoscritti dei Topica , naturalmente, non vi è traccia di quel biz-
zarro nfenmen~o. . 5. Pe~- la tecnica della notatzò, cfr. Top . 2.8; la verbi
vzs, nella specie, SI poggra sulla presunta etimologia di assiduus «ab
aere» (ma va letto asse, con la maggioranza degli studiosi; cfr. de rep.
2.22.40, Clt. zn/ra, nt. 7), CUI Cicerone accenna sulla fine del brano, con
nfenmento ad un Laeltus, che deve essere identificato come L. Aelius
Stilo (v. a. Cic. de leg. 2.23.59); cfr. Schoell, Legis duodecim tabularum
reltquzae (1866) .30 ss. 6. Il testo completo è: 'Proletari' dicti sunt ple-
?et, quz mhzl rez publ;cae exh zbeant, sed tantum prolem su//iciant. Cato,
De tnbu~ts m tlztum : «expedzto paupere, p!ebeium atque proletarium
... ». Casszus H emzna, 'Annali lzbro II': «Tunc Marcus praeco (cfr. supra,
n,t. l ) prrmum proletarzos armavi!». Varro, 'De vita populi R omani libro
l : «Q_uzbus erant pecunzae satzs 'locupletes', 'adszduos',- contrarios 'prole-
tanos . Adszduo ~emm~m vz~dzcem v?luerunt locupleti>>. Non mi pare af-
fatto probab1le l ipo tesi dell attnbuzwne a Nonio, e non a Varrone, del-
le p aro.le Adstduo - locupletz·; tanto meno quella della pura e semplice
espunzw?e dr locupletz; m egliO, almeno per la sostanza, la congettura
del ~urnebe: Uocuplett] <~m adJtduum, id est locupletem>. Sul punto,
cfr. l apparato cm;co del Lmdsay al testo di Nonio; ed anche Schoell, o.
c. 117; e FIRA. I 27 n. 4 b. 7. Per gli adsidui, cfr.: a) Cic. de rep.
2 .22.40, con un avaro cenno a Servio Tullio che avrebbe chiamato assi-
dui i locupletes (i ricchi con ce nso da 1.500 a 100.000 assi) e con la pro-
560
[21] OSSERVAZIONI SU Xl i TAI3 . 1.4 35
asta etimologica per assiduus «ab asse dando» (cfr. !op . 2.!0 cit.); b)
~cst.-Paul. s.v. <<Adsiduus» (L. 8) , co n tre proposte eumolo?Iche: o d al
consedisse di qualcuno in ea re, quam frequenter agzt; o dal! essere mul-
torum assium, cioè locuples; o d alla possibilità di assem dare per prestare
servizio militare sumptu proprio; c) Varr. de l. Lat. 7.99, con spr~gazwne
di rrequens come qui adest adsiduus /ere et quom oportet ,(fo :~e sr allu~e­
v/anche ad una etimologia di adsiduus da adesse; ma ~ p1u p robabile
che Varrone pensasse bizzarramente ad una denva~wne d1 ~~~quens d a
/ere, quom e adesse); d) Quint . Inst. _or. 5.10:?5: etimologie. 01 ass~duus
ab aere dando; e) Char. inst. gramm. l (m Ke1J., GL. I 75): asszduz oa as-
ses dare, 0 da /requentes adesse in negotiis puplzàs: è evidente un' e~o
varroniana (mi pare assai probabile che sulla fme del passo d1 Cansw
de bbano espungersi, come e rrore di_ c?pista, le pa:ole ab asJtbus che
contraddicono quel che precede);/) lsrd. etym. 10.17, con doppia etl-
molooia identica a quella proposta da Carisio; g) P mc., m Keil, GL. II
118, ~o~ l'esatta derivazione di assiduus da assideo, e cenno a q~ella, ad
orecchio , ab asse. Per i proletarzi, cfr.: a) Catone e Cassw ~m~~a m l .on.
s.v. «Proletari» (L. 93 s.) trascritto alla nota precedente; b) '-'le. de rep:
2 .22.40 cit., ove si dice che Servio Tullio avrebbe. desi~nat~ proletaru .1
titolari d'un patrimonio non superiore a 1.500 as~1, e si aggmnge che Il
te rmine alludeva alla possibilità di quei soggetti d1 gwvare allo Stato
solo con la progenies; c) Fest.-Paul. s.v.. «Proletarium» (L. 253). con (er-
rata?) identificazione dei pwfetarù e der capzte censt, e con nch1amo eti-
mologico alia proles: i pro/etani costituiva~o la civitas progenze, In qu ~.n ­
to proles di essa; d) Non. s.v. «Proletari» (L. 93 ss.) ctt.: 1 proLetan erano
p lebei che soccorrevano la res publica solo con la proles; e) N o~ . s:~·
«Proletarii cives» (L. 228): i pro/etani erano m plebe ten.uzsszma ed rscn L ~
ti al censo per un patrimonio non superiore a 1.500 ass.t _(vi so no ech1 d1
Cic. de rep . .2.22.40 cit. ed anche di Geli. 16.10.10 cu1 e >1.ccenn~.to nel
testo); j) Aug. de civ. Dei 3 .17 (supra, nt. l): 1 proletam t ras~er~ il nome
dal loro vacare proLi gignendae (ed erano esclu.st, .salv~ ecceZIOn!, dal ser-
vizio militare) ; g) G loss. Plac. V 7 .7 = 45 .1 (cn. m TnlL. TI ~82, li.n. 37 -
39), con completa confusione: assidui e prolet~rii s~no considerati smo:
n imi, e si fa denvare asszdut dalla amduttas .o/lzc~t ae1 mtlztes. Molti ~el
passi raccolti in questa nota sono consid erati nell ~mp1a t rattaziOne sulla
distinzione tra adsidui e proletarii elaborata da Richard, Les orzgtnes de
la plèbe romaine (1978) .366-373, con utile bibliografia. 8. Su questa
iniziativa di Mario , cfr., in q ualche modo , Val. M ax . 2.3 .1; Plut. Ma r. 9;
Flor. epù. 1.36. 1.3; Lyd. de mag. 1.48. 9. ~ significativochc un'oper.a
autorevole come l'Oxford Latin Dictionary nport1 m luogh1 d1vers1 addi-
rittura tre diffe renti lezioni del testo geliiano: s.v. «Civis» (p. 330): · · ·
Proletario iam civi quis volet .. . ; s.v. <<lam» (p . 816) : Proletario iam cui
quis volet ... ;s. v. «ProLetarius» (p. 1483): ... ProletariO tam cwz, cuz, quts
volet . . . 10. O. c. 154; a p. 157 ss. una rassegna minuziosa di pre~e­
denti proposte d i ricostruzione. 11 . O. c. 116; a p. 75 un~ smtet!ca
giustificazione, con il decisivo richiamo a ~ell. 16.1,0.6 , che 1mp~ne d1
mantenere il termine civi; e con la spiegaziOne dell espunziOne oel cuz
56 1
 36 llERNt\RDO AL!lANESE
[22]
pres_e nte in alcuni codici gelliani (da lui qualificati optimi): cui quis volet
c?,stltUtsce u_n contortu_m enuntiatum; cui sarebbe insostenibile dato che
gta etvz espn~e cot~pw_tament~ il soggetto a favore del quale il vindex
mtervemva; ltpotest ptu plaustbile sarebbe che cui rappresenti 0 erro-
nea ~-tpettztone del precedente civi, o malcerta inserzione per offrire un
nfenmento a qzm. _ 12. Naturalmente ci riferiamo alla settima ediz.
(1909) del I vol. de1 Fontes iuris Romani antiqui del Bruns (e quindi
vanno constderate le conformt prese di posizione del Mommsen che
aveva curato le ,due edizioni immediatamente precedenti, e del Gra-
denwttz che curo, appunto, la settima). Per quanto rio-uarda il Girard
s?no interessanti ~e variazioni via via proposte rispetto =!le prime edizio:
m; _nella recente nelaborazione collettiva (1977) - Les /ois des Romains,
1 edzt., des «Textes de drozt romam», Tome II de PF Girard et F Senn
- pubbltcata a cura di V Gi~ffrè, il testo accettato dal Girard è pre-
sentato con segm convenz~onalr che, mt sembra, talvolta non corrispon-
dono allo stato del!_a tradtzJOne manoscritta; in ogni caso, sono da se-
gnalare l~ n~te pr~zws_e. Il quis può essere mantenuto, contrariamente a
quan~o gtudtcava 1~ G~rard (:n_a cfr. analoga posizione, per la /ex Silia,
dellvlom:nsen, nel! u~ttma edtz!One dei Fontes del Bruns); esso è attesta-
to tn altn test! arcatct: ad es., il/oedus Latinum in Fest. s.v. «Nancitor»
(L 166): ... pecuniam quis nancito1; habeto; la /ex Si/ia in Fest. s. v. «Ptt-
blzca p_ondera» (L. 288): ... eum quis volet ... multare ... liceto. Non so
se sta ,mtenz~onalmente proposta la lezione presente in un rapido cenno
del D Ippoluo che cJteremo in/ra, n t. 49: .. . proletario cui quis volet.
13 . Non va trascurata la conferma, per una presenza del civi, che si trae
da Non. s.v.. «Profeta~ii cives>> (L 228) , che, come rilevammo (supra, nt.
7), rtec~eggta . espresstom gelltane. 14. Meno plausibile la spiegazione
alternattva cut accennammo supra, nt. 11. 15. Roman Statutes (ed. by
M .H . Cr~wford) II (London 1996) 558-560, con indicazione delle fonti
nco~truzwne e commento di XII tab. 1.4. L'ampia e pregevole sezion~
dedicata ~Ile XII tavole è opera, oltre che del Crawford, di A.D.E.
Lewts e~~ M. Humbert. 16. Ménager, I:opposition entre la plèbe et le
patnc:at, m RJ_J?A. 19 (1972) 373-378. 17. O. c. 374. 18. Questori-
lrevo e stato gta accennato da Richard, o. c. 368 nt. 227, che critica o-iu-
stamente la ~ongettura d~l Ménager anche sotto il profilo dell'inver~si­
mtgltanza d una concesswne dt civitas operata in modo incidentale.
19.. Dt recente, ad es., Manzo, L'organizzazione gentilizia nelle XII tavo-
le, m Rzcerche sulla organizzazione gentilizia romana III, a cura di Fran-
cwst_ (1995) 115 ss., con qualche cenno bibliografico; altra bibliografia
m ~chard, o. c. 367 nt. 226. 20. Menzioniamo solo alcuni lavori re-
c;ntt attraverso i quali, è agevole risalire a studi precedenti: Ménager,
L opposttzon, en tre la piebr; et le patriciat ci t. 274 ss.; Richard, Les origi-
n es de la plebe romame ctt. 367-431; dello stesso Richard e dello stesso
a~no, v. a. _froletarius: que!ques remarques sur l'organisation servienne, in
LAntzquzte Clamque 47 (197 8) 438-447; e di data successiva Patricians
and Plebeians: The Origin o/ a Social Dichotomy, in Social Struggles in
Archazc Rome, a cura di Raaflaub (1986) 116 ss.; Wieacker, Romische
562
[23] OSSERVAZIONI SU XII TA!l. l.4 37
Rechtsgeschichte I (1988) 2.34 nt. 72; Falcone, Testimonianze p~utine in
tema di interdicta in Ann. Palerm o 40 (1988) 193 ss .; nonchc tl b reve
articolo delia Ma~zo, L'organizzazione gentilizia cit. 21. Per gli antic~i
(cfr. Plin. nat. hist. 18.3 .3) e per la maggioranza dei glottologi moderni~
locuples si riferirebbe originariamente a soggetti «pieni» di foci (-p/es sl
connette alla radice di impleo) . Per il Pagliara, Testo ed esegeSt delle XII
tavole (1.4), in Atti del II Congr. Int. della Soc. It. di St. del Dir._, La _mti-
ca del testo (Firenze 1971) 569 , locuples, all'inizio, avrebbe stgntftcato
propriamente «chi riempie» i loci. Segue il Pagliara, Falcone, o. ~· 195
nt. 65 (con altre utili indicazioni bibliografiche). 22. Oltre a Ctc. de
rep. 2.22.40, cfr. Non. s.v. «Proletan'i cives» (L. 228) ; cfr. supra , nt. 7 .
23 . Per esempio, il passo di Gellio di cui stiamo per parlare ~19.8:15 )
non viene utilizzato in modo significativo in nessuno deglt scnttl clt. a
nt. 20; e, per indicare solo un caso specifico significativo, nep?ure m u~
lavoro di particolare rilievo (e ben orientato, sul punto) qual e quello dt
Heurgon, Rome et la Méditerranéee occidentale j~squ 'aux _ guerr~s f unt-
ques (1980) 247 ss. 24. Le fonti sulla strutt urazwne servtan~ aell eser-
cito centuriato (Liv. 1.43; Dion . Ha!. 4.16 ss.; 7.59.2 ss.; Ctc. de rep.
2.22.39-40) attestano, o lasciano chiaramente intendere, una netta sepa-
razione degli equites d alle classi dei fanti. Sulle origini dell'esercito cen-
turiato cito solo la recente, ottima, prospettazionc del Wieacker,, Rom.
Rechtsgeschichte I cit. 226 ss., con la bibliografia piu importante. E utile
anche la piu vasta trattazione, con ampia bibl. , del Richa rd, Les ongmes
de la plèbe romaine cit. 353-375. Con riferimento al Richard (ma anche
ad altri) , credo opportuno rilevare che da Fest.-Paul. s.v. «Classes cltpea-
tas» (L. 48) non si può indurre un uso originario di classes al pl u ral~,
con riferimento ai differenti ranghi in cui sarebbe stato dtstnbutto t!
primo esercito centuriato; il lemma equipara indiscutibilmente (cfr. il
quos) classes ed exercitus al plurale; sicché resta salda l'equazione tra
classis ed exercitus (al singolare). 25. Che probabdmente non era nel
testo sacerdotale, ma è chiaramente di Fabio Pittore (o di Gellio). 26.
La connessione tra proletarius e proles - proposta dagli antichi: cfr. i
già citati Cic. de rep. 2.22.40; N on. s.v. «Proletari» (L. 93 s .); Gel!.
16.10.12-13, ed accettata dalla maggioranza dei moderni- sembra po-
sta seriamente in forse da alcuni glottologi mod erni; in particolare, ad
es., dal Pisani, Testi latini arcaici e volgari (1960) 4 6; e soprattut to Pa-
gliara, o. c. 570-572, il quale acutamen te ed efficacemente. contesta mol-
tre alcune precedenti ipotesi difformi da quella tradlZ!onale (anche
l'ipotesi del Pisani). Però, la proposta dello stesso Pagharo (proletarz~s,
da protelum = «convoglio di animali da tiro»), mi sem~ra macce~t~btle
allorché sfocia nell'attribuzione a proletarius d un ongmano stgm ficato
di «mio-rante»·
0 non si vede come quel significato specifico possa essersi
svi1upp ato dall'idea del traino d'animali. Di recente l'ipotesi del Paglia-
ra è accettata dal Falcone, o. c. 193 nt. 58 (che cita l'adesione del Breto-
ne); invece è contrario, con equilibrate osservazioni, da ultimo, Richard,
Les origines de la plèbe roma in e ci t . 3 70 s. (che rifiuta anche la connes-
sione di proletarius a pro/es). Totale, in dottrina, è il disinteresse per la
563
 [24 J
38 BERNARDO ALBANESE
forma proletaneus attestata in Fest.-Paul. s.v. «Proletarium» (L. 253).
28. Rinviamo ancora al Pagliara, a.c. 569, anche per altri autori prece-
denti; da ultimo, Falcone, o. c. 193-195, con interessanti riflessioni sul
passaggio dal valore originario di «residente» a quello di «ricco»; ed in
ordine agli sviluppi semantici di possidere. Un'eco del valore originario
resta nella !ex locationis per l'alea legunda, in Cat. de agric. 144, ove è
previsto l'impegno ad adsiduos homines praebere; certo si tratta di ope-
rai con obbligo di residenza nel fondo. 29. Liv. 1.43.13; Varr. de l.
Lat. 5.45. Sui problemi oscurissimi del rapporto tra la ·distribuzione del
popolo in tribu e quella in centurie e classi, cfr. Wieacker, Rom. Recht-
sgeschichte I cit. 391-394; e da ultimo, con ampiezza, Franciosi, Andreas
Alfoldi e il problema delle tnbti gentilizie, in Ricerche sulla organizzazio-
ne gentilizia romana ITI cit. 3 ss. 30. La contrapposizione tra assidui e
proletarii è espressamente posta in luce, come si è visto ripetutamente,
nel racconto cicemniano (de 1ep. 2.22.39-40) della strutturazione servia-
na del comizio; la qualificazione dei proletarii come cives risulta, come
pure si è notato, dal contesto. Di proletarius civis si parla del resto in
Xll tab. 1.4. 31. Si sa che la tradizione serba traccia d'una centuria
ausiliaria di proletarii aggiunta, con altre, a quelle dell'esercito combat-
tente: oltre a Cic. de rep. 2.22.40, cfr. Dian. Hai. 4.18.3. 32. Per i mi-
steriosi accensi velati, di recente, Albanese, B;-evi studi di dir. rom. (li),
in Ann. Palermo 43 (1995) 47 ss. 33. Utili notizie sulle antiche dispu-
te in Dirksen, o. c. 154 ss. 34. Basterà citare, anche per le acute osser-
vazioni e per la bibliografia, Kaser, Hackl, Das rom. Zivilprozessrecht
(1996) 64 ss., e Nicosia, Il processo privato romano. II. La regolamenta-
zione decemvirale (1986) 59 ss. 35. Cfr. soprattutto Plaut. Asin. 480,
Cure. 621-625 (e forse 693), Persa 745-747, Poen. 1229-1232 (e forse
790), R ud. 859 s. (e forse 853 e 868) , Truc. 840; e Ter. Phorm. 1054.
36. Y.li tab. 1.1: Si in ius vocat, ni it, antestamino; igitur em capito. 1.2:
Si ca!vitur pedemve struit, manum endo iacito. 1.3 : Si morbus aevitasve
vitium escit iumentum dato. Si nolet, arceram ne sternito. Cfr. l'osserva-
zione del Nicosia, a.c. 46, per cui i versetti trascritti (nella forma che a
noi sembra piu probabile) «costituiscono sicuramente un unico contesto
norma rivo». 37. Diversa attenzione in studiosi antichi; cfr., sulle orme
di J. Godefroy, Dirksen, o. c. 156. Per i moderni, ma senza sviluppi re-
lativi alle norme decemvirali, cfr. qualche cenno in La Rosa, Il vindex
nella in ius vocatio e il garante del vadimonium, in Studi Betti III (1962)
313 ss., con richiamo e accettazione di precedenti prese di posizione
(Noailles; Luzz~tto). 38. Con il futuro de/endet- che ha destato i so-
spetti di Lene!, EP.J (1927) 67 ntt. 3-4 - Gaio potrebbe semplicemente
aver fatto rilevare che l'intervento del vindex poteva aversi solo dopo la
in ius vocatio (nello stesso senso, andrebbe inteso come fu turo anteriore
il transactum fuerit gaiano per l'altra ipotesi). Del resto, de/endet po-
trebbe esser solo un errore di copista in luogo di de/endat (ed il transac-
tum /uerit potrebbe considerarsi come un congiuntivo). 39. Credo sia
impossibile azzardare congetture sul problema se le X II tavole abbiano
previsto esplicitamente, oltre alla pos;ibilità del pacere in questione, tra
564
[25] OSSERVAZION I SU Xli TAB. 1.4 39
vocans e vocatus, anche la possibilità che quell'accordo avesse ~fficacia
pure dopo il capere , o eventualmente il manum endo iace;e. Dt s1curo vt
è solo che Gaio in D. 2.4.22 .1 constderava pactftco che l acco rdo potes-
se aver luogo anche all'ultimo momento: dum in t:us venz:tur. 40. Cfr.
Falcone, o. c. 194, con bibl. La soluzione verso cut mclmtamo prospetta
ovviamente una fun zione del vindex del vocatus del tutto analoga a
quella del vindex nella manus iniectio (per il quale Gai 4.21 parla di pro
se causam agere). 41. Ai due testi si è fatto nfenmento nel paragrafo
precedente (nella rubrica del Digesto, naturalment~, s~ parl~ d1 satts vel
cautum dare non di vindicem dare). 42 . In effetti, allorche m D. 2.6.1
si dice: Edi~to cavetur ut lfidelussor iudicio sùtendi causa datus] <vin-
dex> pro rei qualitate locuples detur, il riferim.ento ad un testo .edtttale
distinto da q uello rispecchiato in I?· 2 .6 R. mt rsembra n~c~ssano . Cfr.,
del resto, Lene!, o. c. 65 (con nchtamo dt conrorme pos1Z10ne del Ru-
dorffl e 68 ss. (dove si avanza la supposizione , che a me pare poco
plausibile, che la qualità di locuples per il vindex fosse prevista solo n~l­
la formula dell'a. in factum contro cht, tn ms vocatus, non aveva segUito
il vocans né aveva offe rto il vindex. 43. Un'eventuale mterpretazwne
di XII t~b. 1.4 nel senso che il vindex doveva essere adsiduus se era ad-
siduus il soggetto al quale egli era datus, mentre la condizione di adsidu:
us non era richiesta se il vindex era datus ad un proletanus, fors e non e
impossibile linguisticamente. Ma questa ~nterpretazione ci p_orrebbe da-
vanti ad un precetto poco sensato. La snuazwne patnmomale del vm-
dex poteva avere rilevanza soia per l'interesse del soggetto_ presso il qua-
le egli interveniva; e quindi soltanto m rapport o alla enn ta della respon-
sabilità patrimoniale del soggetto che lo faceva m tervemre m ~ropno fa-
vore. 44. Ad es., FIRA. F 27 nt. 4 b . Diversamente, nelle ncostruzto-
ni di Dirksen e Schoell. 45. Cfr. D irksen, o. c. 155 s.; 218 ss. (con va-
rie discussioni su D. 50.16.234). 46. Con l'occasione, vanno sottolt-
neati due punti. Non vi sono ragioni per credere che in D: 50.16.234 i
compilatori abbiano perduto tempo a compo,rre «mos.atc!» con b rant
provenienti da sedi molto lontane tra loro nell o per~ gatana; e Jo st~sso
va detto in ordine a ipotetici compilato ri d'un Predtgesto. Qumdt e da
ritenere probabile che i tre paragrafi di D. 50.16.234 si t rovassero molt?
vicini nel testo originario (anche se mi pare certo che esst stano stati VI-
gorosamente sfrondati dai compilatori). In secondo luo?o, non vt sono
neppure ragioni per credere ad un errore dt msmptta m D . 50.16.234
nel senso di supporre una provenienza del passo .dal L l (mvece. ch.e dal
l. 2) ad l. XII tab. di Gaio. La spiegazione relanva al stgniftcatl d1 per:
duellis e hostes (in D. 50.16.234 pr. ) è unanimemente riferita, come e
ovvio, a XII t ab . 2.2 ( .. . status dies cum h oste) . Ora, è certo che niente
assicura che XII tab. 2.2 fosse davvero incluso nella seconda tavola: r:na
una norma sulla diffissio diei per impedimento delle par.ti o del gtudtce
non poteva verosimilmente essere immediatamente contigua alle norme
sulla in ius vocatio, istituto relativo alla prima fase processuale e la cu1
collocazione iniziale nelle XII tavole è da ritenersi sicura. Lo stesso va
detto, come si è precisato nel testo, per la norma cui si riferiva la spie-
565
 lO.
40 BERNARDO ALBANESE [26]
Su alc n j fram enti di Gaio «Ad legem XII Tabularum»
gazione sul significato di vivere (in D. 50. 16.234.2). È forza concludere
che anche in D . 50.16.234.1 Gaio commentava con ogni probabilità una
norma decemvirale collocata in sede non contigua a quella sulla in ius
vocatio; sicché l'inscriptio di D. 50.16.234 appare del tutto attendibile. Pubblicato in
47. Diverso avviso è stato rapidamente espresso, di recente, nell'interes- Labeo, 44, 1998, pp. 177-193
sante studio del D'Ippolito, Questioni decemvira!i (1993) 162 ss.; si os-
serva, a proposito di locupb· considerato da Gaio in D. 50.16.234.1,
che «questo termine non ci risulta essere stato presente nella legge de-
cemvirale»; e si suppone che sia stata la giurisprudenza repubblicana ad
identificare con adsiduus locuples. Nella prospettiva che mi è parso di
potere congetturare, potrebbe essere decisiva, invece, la scelta da parte
del pretore che potrebbe avere utilizzato il termine locuples - per noi
probabilmente presente nelle norme decemvirali sul vindex nella manus
iniectio (norme che non ebbero riflessi nell'editto di età progredita) -
in relazione ai requisiti per il vindex nella in ius vocatio. Incidental men-
te, dirò che le parole gelliane (16.10.15): 'adsiduus' in XII tabulis pro lo-
cuplete et facile /acienti dictus .. . (che comunque non vengono affatto, e
giustamen{e, chiamate in causa dal D'Ippolito) non possono in alcun
modo essere interpretate come indizio dell'inesistenza del termine locu-
ples nelle XII tavole. 48. La connessione è generica in relazione al
complesso normativo (riferito, in discorso continuo, da Gel!. 20.1.42-
45) di XII tab. 3.1-4; ed è piu specifica in relazione a XII tab . 3.3 (Ni
iudicatum /acit aut quis endo eo in iure vindicit ... ): a questa norma po-
trebbe esser stata immediatamente congiunta la precisazione legislativa
sui re quisiti del vindex d a noi supposta. 49. Nel quadro dell'ip otesi
formulata non posso condividere le posizioni del D'Ippolito, Questioni
decemvirati cit. 161 ss. Questo studioso, consid erando D. 50.16.234.1 -2,
ammette che in quei paragrafi Gaio si riferiva a XII tab. 3.3 (cosa inne-
ga bile); ma soggiunge: «è evidente che Gaio ha presente anche la norma
che dispone adsiduo vindex adsiduus esto; proletario cui quis volet vindex
esto. Essa infatti costituisce la premessa per quella parte della legge rela-
tiva alla manus iniectio sulla quale ci stiamo soffermando. Gaio stesso,
del resto, sembra farvi riferimento in modo implicito» (e viene citato D.
2.4.22 .1). Io non vedo come da D . 2.4 .22.1, possa desumersi un riferi-
mento implicito al vindex nella manus iniectio; e credo che i rilievi gaia-
ni su lowples in D. 50.16.234.1 non contengono nulla che possa far
pensare ad un riferimento a XII tab . 1.4 ed all'in ius vocatio. [B. A.)

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