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Nel suo nuovo libro, Haruhiko Shiratori traccia una vibrante riflessione sul
potere della mente, una forma di energia rinnovabile che può consentirci di
rimettere in gioco la nostra vita, sviluppare potenzialità sopite e creare infine
il mondo che desideriamo.
La forza del discorso di Shiratori si fonda su una lettura della realtà
tipicamente giapponese – la consapevolezza di una natura effimera ma
potente, come un ciliegio in fiore – filtrata attraverso uno sguardo
illuministico di stampo occidentale.
Nel suo pensiero non trovano spazio né il languore del mono no aware
(«sentimento delle cose») né la rassegnazione dello shikata ga nai («non c’è
nulla da fare»), caratteristici della mentalità nipponica, rispettosa di un ordine
rigoroso e gerarchico: c’è invece lo sprone all’azione, al superamento dei
limiti imposti dalla società, alla costruzione di un’esistenza prospera e
gratificante.
«Il mio desiderio è che questo libro venga letto in un luogo calmo e
silenzioso.
Una volta terminata la lettura, vi sembrerà che i vostri sensi siano stati
purificati da un’acqua fresca e limpida.»
Shiratori, autore bestseller di Per una mente libera, ci mostra la via per
superare i nostri limiti e diventare ciò che vogliamo, applicando il
pensiero e il simbolismo orientali.
www.facebook.com/vallardi
@VallardiEditore
www.illibraio.it
ISBN 978-88-6987-108-5
Il mio desiderio è che questo libro venga letto in un luogo calmo e silenzioso.
Una volta terminata la lettura, vi sembrerà che i vostri sensi siano stati
purificati da un’acqua fresca e limpida.
Oltre a queste persone, il mio ringraziamento va, infine, a tutti gli altri.
Haruhiko Shiratori
CAPITOLO 1
IL RISCHIO DI SPRECARE LA VOSTRA VITA
–1–
Come rischiate di sprecare la vostra vita
Esistono vari modi per rovinarsi la vita, anche senza diventare dei
delinquenti. Ecco di seguito alcuni atteggiamenti tipo.
Per prima cosa, mettere i propri interessi davanti a tutto. Desiderare per sé più
di quello che riescono a ottenere gli altri. Escludere, poi, tutti coloro che
appaiono come nemici. Oppure etichettarli e classificarli.
Ricercare piaceri e stimoli forti, senza alcun limite. Avere una visione
confusa della libertà, come qualcosa che dà beneficio solo a se stessi.
Non affrontare le situazioni in autonomia, prendendole di petto, ma
sbolognare agli altri le seccature per poi attribuirsene i meriti, la gloria e le
ricompense. Per di più, pensando di essere furbi.
Andare alla continua ricerca di mezzucci per farla franca.
Confermare la versione della realtà fornita da altri e credervi, senza cercare di
informarsi e leggere qualcosa a riguardo.
Provare invidia, diffamare gli altri, prenderli in giro ed essere sempre pronti a
criticare.
Non affrontare mai le difficoltà.
Non offrire mai pagando di tasca propria.
Essere indulgenti solo quando si tratta delle proprie negligenze e
trascuratezze.
Commettere piccoli furti.
Arrabbiarsi e rimproverare gli altri. E arrogarsi anche il diritto di farlo.
Desiderare di stare in mezzo al chiasso e avere sempre voglia di fare baldoria.
Illudersi di vivere all’infinito. Oppure disprezzare se stessi.
Comunque sia, non siamo impigliati nostro malgrado in questo sistema solo
per quanto riguarda la compravendita di beni. Perfino nella procreazione e
nella satira le nostre scelte vengono manovrate e indirizzate tramite questo
meccanismo. La vita è piena di scelte, che riguardano tutte le opportunità
e le possibilità che ci vengono offerte.
Da piccoli scegliamo la scuola che vorremmo frequentare. Per arrivare a
scegliere la scuola dobbiamo però prima scegliere la città o il quartiere in cui
vivere. Una volta terminato il ciclo di studi scegliamo la professione o
l’azienda in cui lavorare, poi il nostro o la nostra consorte e, raggiunta una
certa età, il momento adatto per andare in pensione, a cui seguirà la scelta
delle cure mediche alle quali sottoporci in caso di malattia, e, infine, dovremo
decidere se e come prolungare i nostri ultimi istanti di vita.
Insomma, si tratta sempre di scelte preconfezionate. È un’esistenza che
somiglia a un immenso buffet.
Eppure noi non ce ne rendiamo conto. Anzi, pensiamo di trascorrere la vita
proprio come se fare quelle scelte e scegliere tra quelle opzioni
predeterminate fosse del tutto normale.
Volendo usare una metafora, potremmo dire che questo è uno modo di vivere
«creativo». Esso non consiste nello scegliere qualcosa che ci viene proposto
sugli scaffali di un negozio, né nel limitarci a godere passivamente del
piacere che ci donano quelle cose, bensì nel creare da soli ciò che finora sul
sentiero recintato mancava.
Può trattarsi di oggetti, di mentalità o di modi di vivere. Se funziona, diventa
un’arte. Se funziona ancora più a fondo, saremo in grado di spingere un po’
più in là le recinzioni che finora hanno limitato la nostra via, allargandola
fino a trasformarla in un nuovo percorso che anche molte altre persone,
prendendone parte, potranno seguire.
Questo tipo di persone è passivo anche al di fuori del mondo del lavoro. Ad
esempio, modifica il proprio comportamento o il proprio pensiero a seconda
delle parole o delle azioni altrui. Così facendo, pensa di riuscire ad andare
d’accordo con gli altri. Qualunque questione gli si presenti davanti, ha
sempre lo stesso atteggiamento. Per risolvere i problemi, poi, prova a copiare
ciò che fanno le altre persone.
Anche nei giorni di riposo, si limita a reagire agli stimoli esterni. Guarda la
televisione e ride a comando, in base alle reazioni degli altri spettatori, e
corre a comprare i prodotti maggiormente pubblicizzati. Se poi il prezzo è
basso, prova un piccolo brivido di piacere per avere risparmiato e, con ancora
più godimento, legge gli annunci di lavoro sognando di trovare un posto
meglio retribuito.
Così facendo, ci toglieremo un peso dalle spalle. Ogni giorno diventerà più
limpido. Giungeranno alle nostre orecchie i più svariati suoni della natura.
Accoglieremo i giorni sereni con la stessa disposizione d’animo che avevamo
prima di venire a contatto con le esperienze dolorose.
–6–
Imparate dalle biografie
Per quanto un cibo possa essere bello alla vista e squisito al gusto, non
possiamo comunque eccedere mangiandone a oltranza una volta che siamo
sazi. Per quanto degli abiti possano essere di primissima qualità, non
possiamo indossarne che uno alla volta, così come di scarpe realizzate con
grande cura dalle mani di abili artigiani non possiamo portarne che un paio
per volta.
Allo stesso modo, anche acquistando i libri di una biblioteca intera, non
basterà una vita per leggerli tutti. Per quante persone esistano al mondo, non
potremo conoscerne che alcune e, tra queste, saranno ancora meno quelle con
cui intratterremo relazioni più strette.
Ognuno di noi non può che vivere la vita di una sola persona. Questo,
però, non ci fa sentire soli? Non ci fa sentire insoddisfatti?
O piuttosto, al contrario, non è qualcosa che ci arricchisce? Questa nostra
unica vita non è qualcosa di immenso? Per chi decide di vivere la sua vita
pienamente, lo è.
–8–
Prendetevi una pausa per ritrovare nuovo
vigore
Sullo spartito musicale vengono trascritte le note. Non solo le note, ma anche
le pause.
Durante quelle pause non si suona. Silenzio, insomma. Eppure, anche quel
silenzio è musica.
Quando il tempo ci sembra non passare mai, di solito ci troviamo in uno dei
seguenti stati: distrazione, contraddizione, repulsione, irritazione, disaccordo,
incomprensione, asincronia, disarmonia, ostilità, ansia e via dicendo.
Al contrario, quando il tempo ci sembra trascorrere più velocemente del
solito o quando, addirittura, non lo avvertiamo, ci troviamo solitamente in
condizioni di: assimilazione, accordo, armonia, comprensione, attenzione,
dedizione, trasporto, concentrazione, conciliazione, reazione, fluidità e così
via.
Esistono molti modi per cercare di ottenere questo stato. Un metodo usato sin
dall’antichità consiste nella meditazione. Un altro, oggigiorno più semplice, è
la musica. La musica, infatti, con il suo solo riecheggiare, possiede in sé la
forza di riunire in un unico flusso tutti gli animi.
Nonostante ciò, ascoltare la musica nelle cuffiette mentre si cammina per
strada non ha alcun effetto. Dato che i sensi dell’udito e della vista vanno
ognuno per conto proprio, cuore e mente non diventano una cosa unica, non
si armonizzano e, al contrario, si genera distrazione.
Se voleste provare a sperimentare su di voi un’esperienza di totale
concentrazione raggiunta grazie alla musica, vi consiglio di ascoltare Clair de
lune di Claude Debussy: vi trasmetterà immediatamente quell’effetto. Questo
brano, riempiendo lo spazio, permette alla percezione del tempo di
affievolirsi e perdersi in un attimo eterno, finché non riuscirete realmente a
cogliere l’impressione di un vero e proprio chiaro di luna.
– 10 –
Consigli di lettura
Tra i libri da leggere, fate sempre rientrare uno o più testi classici. Anche
se molte delle opere classiche sono volumi poderosi e dall’aspetto
impegnativo, consiglio vivamente di affiancarli alle altre letture. Se li
leggerete tutti d’un fiato, dall’inizio alla fine, potrete assaporare una
sensazione unica di conquista, ma sarà altrettanto soddisfacente leggerli un
po’ alla volta.
Non si tratta in questa sede di definire quale opera classica sia migliore. Che
si tratti di testi letterari o scientifici, se ancora oggi sopravvivono al
trascorrere del tempo un motivo ci sarà. Se non sapete quali scegliere, provate
a iniziare da quei titoli di opere classiche, occidentali e orientali, che finora vi
hanno incuriosito.
Va molto bene leggere testi che abbiano a che fare con il proprio lavoro o i
propri interessi, ma consiglio di intervallarli con libri che si allontanano
dai vostri campi di interesse immediati, così come suggerisco di
avvicinarsi alla lettura di generi o ambiti che normalmente non
approccereste.
Andranno bene anche i testi relativi a quelle materie in cui eravate negati a
scuola, come la matematica o la fisica, ma anche le scienze astronomiche o
l’anatomia.
Probabilmente penserete di non ricavare alcun vantaggio da queste letture.
Eppure, come per qualsiasi tipo di esperienza, arriverà il giorno in cui vi
torneranno utili. Oppure vi permetteranno di approfondire ancora di più la
conoscenza di un dato fenomeno, o vi influenzeranno inaspettatamente nella
formulazione di nuove idee.
Esiste una chiara ragione per cui gli esseri umani provano invidia. Il
Miesmacher ricerca ciò che desidera senza però farne esperienza diretta, non
cerca di ottenere le cose con le proprie forze bensì se ne sta con le mani in
mano ad aspettare che la buona sorte gli piova dal cielo; per di più è convinto
della sua eccellenza rispetto agli altri, che però la gente, stolta, non ha ancora
scoperto.
Tutto ciò basta a chiamare a sé la cattiva sorte e assicura che il Miesmacher,
anche in futuro, non otterrà mai il successo desiderato. Coloro che portano a
termine i propri compiti, che sono applauditi dagli altri, che raggiungono il
cosiddetto successo, generalmente sono persone che trascorrono la
maggior parte del tempo in luoghi sereni e proficui, lontano dalla
cupidigia: l’esatto opposto del Miesmacher.
CAPITOLO 2
NESSUNA METODOLOGIA
– 13 –
Soltanto ciò che porterete avanti fino alla
fine costituirà l’esperienza
Inoltre, chi si può definire professionale si rivolge a tutti al termine del lavoro
per ringraziarli. E non si tratta di buone maniere. Si tratta della vera essenza
della professionalità.
– 16 –
Non limitate le vostre possibilità
Se ci convinciamo di non essere portati per qualcosa, è facile che, nel farlo,
risulteremo negati. Anzi, finiremo per perdere persino la voglia di provarci.
Perché? Perché i nostri pensieri anticipano le nostre azioni, influenzandole.
Anche le persone che capiscono la logica dietro alle cose non riescono
comunque a evitare di vincolare in qualche modo idee e azioni e, in alcuni
casi, finiscono per limitare le loro possibilità. Colpevolizzandosi per il
proprio carattere, ad esempio.
Si impegnano a realizzare il proprio obiettivo, ma, dall’altra parte, restano
fissate sulla loro testardaggine, mancando sempre e comunque di flessibilità.
Inoltre, nascondendosi dietro a ciò che ritengono essere le peculiarità del
proprio carattere, diventeranno consapevoli soltanto di queste.
Poiché gli esseri umani non possiedono caratteri prestabiliti e fissi, è meglio
non darsi pena o non tormentarsi più di tanto per il proprio carattere o per
quello degli altri.
Eppure gli esseri in carne e ossa non sono così semplici. Anche nel caso in
cui due persone si occupino contemporaneamente della stessa faccenda e la
portino a termine nello stesso momento, ognuna di loro l’avrà percepita in
modo diverso dall’altra. L’essenza stessa di quelle esperienze differisce.
Si potrà difatti trattare di un’esperienza superficiale oppure profonda. Inoltre,
anche un’esperienza maturata una sola volta può rivelarsi fondamentale per
impadronirsi di una qualche tecnica. Ma può anche accadere il contrario.
Invece il difficile del diventare ricchi è che non ci si può arricchire se prima
non si diventa qualcuno.
Di conseguenza, l’espressione «diventare ricchi» è ambigua, perché fa cadere
completamente la distanza esistente tra il sostantivo «ricco» e il verbo
«diventare». Oppure ci si dimentica addirittura la parte che precede «ricco».
Questo discorso vale anche l’espressione «voler diventare una persona di
successo».
Se io non scrivessi qualcosa non sarei uno scrittore; sarei solo uno strano
essere vivente che non fa altro che spostarsi salendo su un aereo dopo l’altro.
Se i politici non contribuissero alla vita dei cittadini attraverso i disegni di
legge, non sarebbero nient’altro che esseri viventi che rubano con destrezza i
soldi delle tasse.
Ci sono persone che, pur dipingendo da una decina d’anni, riescono a creare
soltanto opere mediocri. D’altra parte, esistono anche quelli che sono in
grado di dipingere piccoli capolavori pur avendo appena preso in mano un
pennello. La differenza tra i due è data dalla concezione e dall’idea della
pittura che essi hanno in mente prima di iniziare.
Coloro che hanno un’idea preconcetta della pittura produrranno fino alla fine
opere già viste, o comunque non supereranno mai se stessi.
Certo, questo discorso non vale soltanto per la pittura, ma anche per la
musica, la poesia, la narrativa, la saggistica e, ovviamente, per moltissimi
altri lavori.
Mi piacerebbe che molte persone si staccassero dalla consuetudine attuale per
mettere in pratica una vita più libera e ricca.
Eppure, purtroppo, la loro testa è già piena di idee preconcette.
La nostra visione delle cose si fissa nella nostra testa in base alle conoscenze
che abbiamo. Tra di esse, sono assai utili le conoscenze acquisite tramite le
esperienze di vita.
Allo stesso tempo, queste si trasformano ben presto in punti di vista
preconcetti e finiscono spesso per attaccarsi alla nostra testa spingendoci a
essere prevenuti.
Il prete gesuita Anthony De Mello, nel testo intitolato One minute nonsense
(Shock di un minuto) ha inserito il seguente episodio inedito:
«‘Io la sto frequentando, maestro, ma non sono ancora stato iniziato a nessun
metodo o tecnica.’
‘Metodo?’ ribatté il maestro. ‘E perché diamine vorresti apprendere un
metodo?’
‘Per la realizzazione della mia libertà interiore.’
Il maestro rise fragorosamente e rispose: ‘Ti sbagli di grosso. La trappola
chiamata “metodo” e usata come mezzo per liberare se stessi necessita di una
grandissima abilità!’»
Sono convinti che chi ha ottenuto ciò che desiderava nasconda agli altri
la conoscenza di una particolare tecnica, di un mistero, di un arcano
segreto, di fantomatici trucchi o know how.
In realtà, a pensarla così, ci si vincola a forti preconcetti; i limiti autoimposti
che non ci permettono di liberarcene ci impediscono di capire, persino nei
casi positivi, che tutto non è che come appare, senza segreti.
Per rendere il concetto più semplice, farò un esempio che rientra nel campo
artistico: per dare vita a uno stile pittorico innovativo come quello di Renoir e
Cézanne o a uno stile letterario fino ad allora inesistente come quello di
Ellroy, o ancora a uno stile musicale che ai suoi tempi si propose in modo del
tutto innovativo come la bossa nova, bisogna che prima ci sia un
rinnovamento interiore.
Le cose nuove non nascono da sole. Ovvero, è sempre e comunque l’essere
umano a percepire qualcosa come nuovo e, in questo senso, le cose nuove
devono essere create dall’uomo e posseggono una forza che solo l’uomo è
in grado di percepire.
Perciò, soltanto coloro che provano emozioni nuove, che vivono e pensano in
modo nuovo, sono in grado di dare vita a qualcosa di innovativo.
Ciò non significa che abbiano la possibilità di farlo soltanto i giovani. Anzi,
sono molti i giovani che, con uno stile di vita e una mentalità abitudinari,
riescono a generare soltanto mediocrità. Al contrario, a qualsiasi età, anche
le persone più mature, se hanno uno spirito fresco e pieno di vita,
possono dare vita a molte cose nuove.
Perciò, il requisito indispensabile è che la persona stessa sia originale, oltre
che produttiva.
Coloro che posseggono questo spirito innovativo e questa forza produttiva,
nella maggior parte dei casi, non sono del tutto compresi e fanno spiacevoli
esperienze causate da sentimenti di antipatia e repulsione nei loro confronti.
Tutti gli altri invece desiderano cose nuove, ma continuano a reiterare la
stessa immutabilità nei loro modi di vivere e di pensare, poiché credono che
quella sia la via giusta.
Seppure non comprese, le persone che hanno in sé la sensibilità per il nuovo
non possono fare a meno di esprimere la loro vera natura. Perché è proprio
questo che permette loro di «vivere».
– 24 –
Siate pronti ad accogliere come degli ampi
recipienti
A chi vorreste donare qualcosa per il solo piacere di donare? Alle persone
aperte, che non controllano le proprie mosse solo per ottenere qualcosa
dagli altri. A chi parlereste di cose che non volete far sapere a tutti? Alle
persone che sanno ascoltare.
Chi penserebbe mai di confidarsi con le persone che ti stringono la mano
come se dovessero sferrare un pugno? Chi chiederebbe qualcosa a coloro che
hanno sempre le braccia incrociate?
Chi fa brillare a tal punto quelle parole vacue? Le persone convinte che il
contenuto di quelle parole sia ricco.
Credono ostinatamente che il valore delle cose non sia qualcosa di stabilito
da noi, ma che si basi su valori assoluti, prefissati solennemente in luoghi
remoti.
– 26 –
Non nutrite «sospetti», ma solo «dubbi»
Infatti, pur provando a leggere testi che indichino una qualche metodologia
per uscire dal momento di crisi che si sta vivendo, non ci si può aspettare da
essi un’efficacia immediata. Se si leggono manuali basati su metodi o know
how, certo, lì per lì sono convincenti, ma per quanto siano persuasivi, non
sono in grado di cambiarci.
Siamo noi che dobbiamo cambiare. Se non mutiamo radicalmente la nostra
testa piena di fissazioni, non possiamo uscire da questa situazione di
impantanamento. Per cambiare la testa, il metodo più rapido è usare il corpo.
L’interno pulsante dell’essere umano è concentrato nel cervello, mentre il
muscolo femorale rappresenta fisicamente la sorgente di energia.
Non sono esperienze che provano soltanto i geni e i talenti come Archimede
o Kant.
Se si desidera sinceramente trovare una via di uscita ed ergersi a testa alta in
una nuova dimensione bisogna affrontare davvero, con serietà, le cose, e
quell’istante che abbiamo sempre cercato verrà di sicuro a farci visita.
– 32 –
Il tempo è dentro ognuno di voi
Uno di questi è la concezione del tempo. Kant sostiene che il tempo non è
qualcosa che scorre indisturbato all’esterno, ma è dentro di noi, è uno
strumento che usiamo quando percepiamo e comprendiamo qualcosa.
Non ha importanza se questa teoria di Kant abbia o meno un fondamento
scientifico. Ciò che importa è che questa idea riesce a trasmetterci una grande
tranquillità e ci dona una sorta di consolazione.
Adottando questo punto di vista, infatti, possiamo affrancarci dal pensiero
comune di chi ritiene di essere «oppresso dal tempo» e che «non c’è mai
tempo». Inoltre possiamo sottrarci dall’ossessione del rendimento e della
concentrazione.
Noi non guardiamo le cose così come sono. Le guardiamo attraverso idee
preconcette, in base alle quali attribuiamo valori e giudizi. Leggendo le
righe che seguono, dovremmo essere in grado di capire subito dove risiede il
preconcetto:
«Friedrich Nietzsche ottenne la cattedra di Lettere antiche all’Università di
Basilea ad appena ventiquattro anni, a trentacinque abbandonò
l’insegnamento cominciando a vagabondare e spostandosi da un luogo
all’altro da apolide; a quarantacinque anni, a Torino, impazzì e, assistito dalla
madre e dalla sorella minore, morì un decennio dopo. Fu la triste morte di un
uomo di quarantacinque anni, un tempo chiamato genio. Che fine misera.»
Di solito, vengono trattati come fatti reali solo quelli accaduti o che stanno
accadendo, ma questo filosofo considera reale anche ciò che è celato
nell’ombra di ciò che è accaduto, ciò di cui molte persone non si
accorgono nemmeno, ovvero considera reale anche ciò che non è
accaduto.
Mettiamo il caso che a colazione abbiamo cucinato un uovo strapazzato: non
è reale solo quell’uovo strapazzato, ma dovremmo considerare nel mondo
della realtà anche l’uovo al tegamino, l’uovo in camicia e tutti gli altri modi
di cucinare quelle uova che non abbiamo però adottato.
La realtà è che le nostre possibilità di scelta non sono limitate a una sola. Allo
stesso tempo, però, rinunciamo a tutto ciò che non fa parte della nostra scelta.
Quando ce ne rendiamo conto, la logica dell’essere umano fa di tutto per
preservare quella scelta e per non soffrirne, qualunque cosa accada.
– 36 –
Dalla «parola» prende vita il potere di
un’idea
È molto facile far arrabbiare l’uomo. Un buon metodo consiste nel lanciare
pesanti invettive. Inoltre, alcune parole bastano a far piangere gli altri o a
rallegrarli, o ancora a innervosirli.
Usando le parole non ci si limita a smuovere gli altri. Attraverso le parole
possiamo anche smuovere noi stessi. Tutti i metodi in grado di incoraggiarci
e darci forza tramite le parole non sono affatto puerili.
Il primo passo per smuovere qualcosa in noi stessi è conoscere parole che
per noi sono nuove.
Quelle parole possono essere sostantivi, aggettivi, modi di dire, termini
tecnici, termini scientifici, forestierismi, termini dialettali e così via. Se per
noi sono parole nuove, cambieranno sicuramente il nostro modo di pensare e,
per il suo tramite, le nostre azioni.
Cerchiamo il più possibile di tenerci alla larga dalle «parole della società».
Con questo termine intendo riferirmi a tutte quelle parole che la gente dice o
pensa senza esserne davvero consapevole, le parole utilizzate dai mass media
e tutti quei modi di dire che usiamo abitualmente.
Queste parole sono di facile utilizzo, ma, dato che vengono usate alla leggera,
abusate e semplificate, quando si vogliono approfondire si finisce sempre
nella nebbia dell’ambiguità.
Tali termini implicano spesso un senso dei valori impietoso. Nell’epoca in
cui viviamo, così attenta alla bellezza apparente, il termine
«invecchiamento», ad esempio, assume una connotazione negativa. Per
questo si è affermata l’espressione «anti-aging».
Eppure, che cosa significa esattamente «invecchiamento»? Certo, quando un
tubo di gomma o di metallo invecchia si deteriora. Si può parlare di
deterioramento nel caso dell’invecchiamento di un essere umano?
Ebbene, il termine «invecchiamento» viene usato anche con questa sfumatura
di significato. Il fatto che le donne spesso non dichiarino la propria età è
perché avanzare con gli anni viene comunemente percepito attraverso una
valutazione di giudizio molto simile alla vergogna.
Inoltre, questi termini sono legati a una visione positiva di concetti come
continuità e persistenza. Ad esempio, tengono in grandissima considerazione
i legami di sangue e la tradizione.
Così, però, non ci si sofferma mai ad analizzare il vero contenuto di ciò che si
è tramandato di generazione in generazione o, peggio, non si ha nemmeno
interesse a farlo. Ne deriva uno stato di cieca sottomissione all’ideologia al
potere.
Il difficile nella lettura dei testi filosofici e ideologici sta nel fatto che essi
non adottano le suddette «parole della società». Perciò, gli scrittori di
questi testi possono esprimere valori e pensieri che non esistevano prima che
venissero da loro definiti.
Questo vale anche per noi. Se ci affidiamo esclusivamente a tali parole non
riusciremo mai a distaccarci dalla nostra situazione attuale e a dirigerci verso
una nuova era.
– 38 –
Una saggezza in grado di cambiare il
mondo
Che cosa accadrebbe se diventassi più furbo? Capirei che noi e gli altri
siamo uguali.
Pensare che gli altri siano completamente diversi da noi deriva dal fatto che
non abbiamo né abbastanza saggezza, né abbastanza esperienza.
Non dobbiamo dimenticare che possiamo comprendere gli altri proprio
perché siamo tutti esseri umani.
Se pensiamo ai sentimenti che animano i protagonisti di romanzi o telefilm,
ci rendiamo conto che in essi sono tratteggiati i sentimenti e le azioni che
accomunano tutti gli esseri umani. Anche quando litighiamo, se non
riusciamo a comprendere nemmeno un pochino l’altro, nonostante il suo
carattere sia completamente opposto al nostro, allora non dovremmo litigare
già in partenza.
Noi che lavoriamo nelle grandi sedi del capitalismo moderno siamo convinti
che la competizione sia una cosa naturale. Eppure la competizione si basa sul
presupposto che io e l’altro siamo due esseri distinti e diversi.
Perciò, essa è sempre spietata, si ruba e si è derubati a vicenda e alla fine si
tocca il fondo della sconfitta e dell’esaurimento.
Se viviamo ricercando queste conquiste, la nostra vita finisce per diventare un
gioco spietato. E non si tratta di qualcosa di divertente. Perché il gioco, se da
una parte ha come base la vita seria, dall’altra è piacevole solo quando si
inserisce, scherzando, nei ritagli di un tempo vissuto appieno.
Se vogliamo cambiare le cose, volenti o nolenti, dobbiamo renderci conto una
volta per tutte che noi siamo uguali agli altri.
Così facendo, in poco tempo, le regole del gioco perderanno efficacia e quella
competizione, e la relativa esclusione, finiranno gradualmente per
scomparire. Si raggiungerà, così, uno stato in cui non si distinguerà più
chiaramente il vincitore dal vinto.
Allora, si manifesterà un’effettiva società del benessere, che non sia solo tale
a livello di sistema statale e di infrastrutture; germoglieranno dei sistemi
politici e legislativi universali, dotati di flessibilità e senza i limiti
dell’«ideologia», e alla fine l’idea di Stato che nel tempo ha generato
competizioni e sofferenze perderà via via di forza.
– 39 –
Distinguete le inezie dalle cose importanti
Tra poco dovrò uscire per incontrare una persona importante all’hotel di
Shiodome. Ho solo venticinque minuti, giusto il tempo di arrivare in auto, ma
non mi avanza altro tempo. Tuttavia, guardandomi i piedi, mi accorgo che ho
le scarpe un po’ sporche. Dato che sarebbe scortese nei confronti del mio
interlocutore presentarmi così, decido di farmele lucidare. Per farlo devo
spostarmi momentaneamente a Yūrakuchō...
Non sono poche le persone che soffrono per qualcosa. Chiunque ha provato
sulla propria pelle qualche pena o dolore. Per questo, sono molti coloro che
desiderano a tutti i costi fuggire da qualsiasi sofferenza.
E se quelle sofferenze fossero invece la strada che l’umanità deve per
forza di cose perseguire? Se ammettessimo che quella è la strada che
ognuno di noi deve intraprendere, non dovremmo più deviare il percorso
verso «l’affrancamento dalla sofferenza» e rischiare di cadere in un baratro
buio.
Proviamo a riflettere. Questa sofferenza non è forse data solo dal dolore
provato da quei piedi che stanno percorrendo la strada? Non potrebbe
essere un modo per infonderci ulteriore forza?
Di solito, infatti, quando portiamo a termine qualcosa è normale che il nostro
agire implichi una qualche sofferenza. Se non riuscissimo a superarla, non
potremmo ottenere nemmeno un pizzico di felicità.
Se continuate a sentirvi persi, se non sapete che pesci pigliare, se non trovate
una via di uscita e vi sentite prosciugati da ogni energia, se desiderate qualche
nuovo suggerimento, se vi tormentate senza vedere la fine, allora una grande
libreria in un quartiere vivo sarà il vostro ospedale.
Senza lasciarvi guidare da piccole avide intenzioni quali «la risposta a queste
sofferenze sarà sicuramente da qualche parte, quindi troviamola», o «dato che
sono venuto fin qui apposta, non tornerò a casa a mani vuote», è
fondamentale camminare tra i reparti osservando i vari volumi e titoli in
modo disinteressato.
Anche nei casi in cui il raccolto sembra essere stato infruttuoso, sulla strada
del ritorno, mentre siamo in un bar o dopo essere tornati a casa, si
manifesterà inaspettatamente qualche idea e avremo qualche ispirazione
improvvisa. Quell’ispirazione sarà il frutto della nostra ispezione tra i piani
del negozio.
I testi che descrivono i moti del cuore sono innumerevoli. Non si tratta solo di
testi a carattere psicologico scritti nell’arco dell’ultimo secolo. Mi riferisco
alla letteratura.
Romanzi, racconti, drammi, tragedie, melodrammi. Anche se sono stati
concepiti come materiale di svago, sono poi diventati documenti utili per
studiare le dinamiche dell’animo umano, le sue incertezze e sregolatezze.
Poiché tramite le nostre relazioni interpersonali non possiamo sperimentarle
tutte, è necessario fare esperienza della letteratura come se fosse la realtà più
autentica.
I problemi che ognuno di noi affronta sono molto simili a quelli affrontati
dagli altri.
Con «ognuno di noi» intendo la stragrande maggioranza della gente, mentre
solo una piccola parte delle persone resta esclusa da tali problemi. Perché
le questioni che la maggior parte della gente non è in grado di affrontare non
vengono nemmeno più ritenute come complicazioni dalle restanti poche
persone.
Eppure, non sono affatto poche le persone che risolvono le cose in questo
modo. Quando accade qualcosa, affrontano sempre i problemi e cercano di
superarli facendosi dominare da questo tipo di atteggiamento.
Comportandosi così, tuttavia, le problematiche non vengono considerate tali e
finiscono, invece, per essere concepite alla stregua di fattori di minima
importanza. È come se rispondessimo imbracciando un semplice fucile di
fronte a una schiera di soldati che avanzano verso di noi con carri armati,
incursioni aeree e alcuni bombardieri.
Sarebbe sempre meglio presentarsi agli esami preparati sugli argomenti che ci
verranno presumibilmente richiesti. Negli affari bisognerebbe fare in modo di
migliorare la situazione e gli interlocutori, affrontandoli in modo costruttivo,
piuttosto che evitare qualsiasi richiesta.
Per quanto riguarda i grattacapi legati alla vita privata, alla famiglia o ai
rapporti interpersonali, sarebbe meglio prenderli di petto, piuttosto che
escogitare modi per riuscire a evitarli. In molti casi, infatti, trovarsi faccia a
faccia con il problema porta naturalmente alla soluzione.
D’altra parte, solo prendendo coscienza del fatto che la precarietà è solo una
delle tante forme che la vita assume, riusciremo a persuaderci che anche i
cambiamenti e gli incidenti abbiano una qualche ragione d’essere.
È come avere un antidoto a disposizione. Si tratta di un modo di vivere di
gran lunga più coraggioso rispetto a quello vile di chi si ostina a ricercare la
stabilità e la tranquillità a tutti i costi.
– 47 –
Non riuscirete a stare tranquilli, finché
sarete vivi
La società della tranquillità. La società che lavora con animo sereno. Queste
affermazioni non sono altro che uno slogan sciocco pensato da buoni a nulla,
che si ritengono soddisfatti solo per il fatto di percepire uno stipendio fisso a
fine mese. In realtà, nessuno, finché non sta per morire, riesce ad
approdare a una completa serenità d’animo.
Vivendo nella società di oggi non si può raggiungere la tranquillità. Forse a
volte riusciamo a percepire un’illusione di calma che dura un istante, ma non
c’è alcuna ragione per pensare che questa possa persistere.
In ogni caso, nello zen si spiega chiaramente cosa sia la tranquillità d’animo.
Proverò di seguito a riassumere il contenuto del testo intitolato Mumonkan
(La porta senza porta).
Ritengo che questo sia un episodio eloquente per spiegare in cosa consista la
tranquillità d’animo per la filosofia zen. In altre parole, si tratta del concetto
di vuoto, ovvero lo stato mentale libero dalle inquietudini e dai pensieri, che
l’essere umano è in grado di abbracciare.
Solo attraverso la consapevolezza del vuoto espressa dallo zen, si annullano i
tormenti. Di certo è un aiuto. Ovviamente questo tipo di pensiero non è così
abituale per l’uomo contemporaneo. Lo conosciamo più che altro per sentito
dire.
L’aiuto che il buddhismo originario è in grado di offrire, oltre alla
meditazione, è tangibile solo dalle persone che sopravvivono nelle grandi
città sostentandosi con gli alimenti avanzati dagli altri, oppure da chi vive in
particolari situazioni di autosufficienza. Ovvero, è limitato alle persone che
riescono a stare lontane dalle attività economiche proprie della società
contemporanea e, dall’altra parte, a coloro che conducono una vita da
parassiti dipendendo in qualche modo dalla società.
Introduzione
CAPITOLO 1 IL RISCHIO DI SPRECARE LA VOSTRA VITA
– 1 – Come rischiate di sprecare la vostra vita
– 2 – Cosa significa spingere all’eccesso la ricerca del piacere
– 3 – Cercate di vivere in modo creativo
– 4 – Vivendo in maniera passiva, avrete una vita misera
– 5 – Costruitevi una vita basata sull’imperturbabilità
– 6 – Imparate dalle biografie
– 7 – I limiti della vita umana
– 8 – Prendetevi una pausa per ritrovare nuovo vigore
– 9 – Ritagliatevi degli intervalli di tempo più armonici
– 10 – Consigli di lettura
– 11 – La moda è una questione di buone maniere
– 12 – Non denigrate sempre ciò che fanno gli altri
CAPITOLO 2 NESSUNA METODOLOGIA
– 13 – Soltanto ciò che porterete avanti fino alla fine costituirà
l’esperienza
– 14 – Il vostro talento consiste nel «fare» qualcosa
– 15 – Siate professionali
– 16 – Non limitate le vostre possibilità
– 17 – Le esperienze plasmano gli esseri umani
– 18 – Impegnandovi con zelo in qualcosa, ne scoprirete per la prima
volta il vero significato
– 19 – L’essere umano non smette mai di ambire a diventare qualcuno
– 20 – Dalle vostre fissazioni non nascerà mai nulla di nuovo
– 21 – Le persone anticonvenzionali agiscono con i fatti
– 22 – Nessuna metodologia
– 23 – Gli esseri umani che danno vita alle innovazioni
– 24 – Siate pronti ad accogliere come degli ampi recipienti
CAPITOLO 3 DISTINGUETE LE INEZIE DALLE COSE IMPORTANTI
– 25 – Non fatevi stregare dai concetti teorici
– 26 – Non nutrite «sospetti», ma solo «dubbi»
– 27 – Approcciatevi con leggerezza alla realtà
– 28 – Adottate un punto di vista umile
– 29 – Mettete da parte l’orgoglio
– 30 – Non applicate le categorie «bene-male» o «virtù-vizio»
– 31 – Come potete trovare una via di uscita
– 32 – Il tempo è dentro ognuno di voi
– 33 – Fate fruttare il tempo
– 34 – Siate consapevoli dei vostri pregiudizi
– 35 – Cosa significa avere una logica coraggiosa
– 36 – Dalla «parola» prende vita il potere di un’idea
– 37 – State alla larga dalle «parole della società»
– 38 – Una saggezza in grado di cambiare il mondo
– 39 – Distinguete le inezie dalle cose importanti
– 40 – Il lusso come espressione di stima
CAPITOLO 4 NON RIUSCIRETE A STARE TRANQUILLI, FINCHÉ
SARETE VIVI
– 41 – La sofferenza fa inevitabilmente parte della vostra vita
– 42 – Guardate con grande attenzione alle sofferenze
– 43 – Quando state soffrendo, potete affidarvi a un ospedale chiamato
libreria
– 44 – «Affrontare i problemi» significa in parole povere affrontare le
persone
– 45 – Come potete averla vinta sui problemi
– 46 – L’antidoto è prendere coscienza della precarietà della vita
– 47 – Non riuscirete a stare tranquilli, finché sarete vivi
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