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Spesso le vocali non toniche (su cui cioè non cade l'accento) e quelle poste in fine di parola, non
vengono articolate in modo distinto tra loro, e sono tutte pronunciate con un suono centrale
indistinto che i linguisti chiamano schwa e che nell'Alfabeto fonetico internazionale è trascritto
col simbolo /ə/ (in francese lo ritroviamo, ad esempio, nella pronuncia della e semimuta di petit).
Altri errori comuni, dovuti a somiglianze solo apparenti con l'italiano, riguardano l'uso errato del
rafforzamento sintattico, che segue, rispetto all'italiano, regole proprie e molto diverse, e la
pronuncia di vocali chiuse invece che aperte, o viceversa, l'arbitraria interpretazione di alcuni
suoni.
in principio di parola, e soprattutto nei gruppi gua /gwa/ e gue /gwe/, spesso la occlusiva
velare sonora /g/ seguita da vocale diventa approssimante /ɤ/.
la fricativa alveolare non sonora /s/ in posizione iniziale seguita da consonante viene
spesso pronunciata come fricativa postalveolare non sonora /ʃ/ (come in scena [ˈʃɛːna]
dell'italiano) ma non quando è seguita da una occlusiva dentale /t/ o /d/ (almeno nella
forma più pura della lingua, e questa tendenza viene invertita nelle parlate molisane).
le parole che terminano per consonante (in genere prestiti stranieri) portano l'accento
sull'ultima sillaba.
la /i/ diacritica presente nei gruppi -cia /-ʧa/ e -gia /-ʤa/ dell'italiano, viene talvolta
pronunciata: per es. na cruciéra [nɑkru'ʧierə].
è frequente il rotacismo della /d/, cioè il suo passaggio a /r/ (realizzata più esattamente
come [ɾ]), come in Maronna.
la vocale aperta arrotondata a è pronunciata /ɑ/ e non come la /a/ dell'italiano. In alcune
varianti la vocale /ɑ in contesto tonico subisce un innalzamento e muta in /ɛ/, come nel
dialetto casalese.
la consonante occlusiva bilabiale sonora /b/ a inizio di parola è pronunciata come la
consonante fricativa labiodentale sonora /v/: per es. "báscio" [vɑʃə].
Lemmi
Il napoletano ha avuto un'evoluzione nel corso dei secoli, prendendo a prestito lemmi provenienti
da varie lingue: oltre che dall'italiano, dalla lingua spagnola, dalla lingua araba, dalla lingua
inglese, ma anche dal greco antico e ovviamente dal latino, idioma da cui deriva.
La tabella che segue offre un confronto tra alcuni termini napoletani e alcuni stranieri simili tra
loro per suono e significato.