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Il Sè

Le persone sono diverse dalla rocce, hanno un


senso di sé.

Ma cos’è esattamente?
TIPI DEL SE’

 Per William James (1890) esistono sostanzialmente tre tipi di Sé:

Me materiale (le cose che ci appartengono)


Me sociale (basato sulle interazioni con altri)
Me spirituale (valori e credenze)

 G.H. Mead

IO conoscitore
ME oggetto di conoscenza
(quello che sappiamo di noi stessi:
riflesso dagli occhi degli altri)
FONTI POSSIBILI DI CONOSCENZA DI SE’

 propri comportamenti (auto-percezione di Bem, 1967)

 proprie emozioni e sentimenti

 reazioni degli altri

 confronto con altri (teoria del confronto sociale 


con chi ci confrontiamo? dipende dal risultato che
vogliamo ottenere: sopravvalutarci)
Autopercezione - Bem

 Analizziamo il nostro comportamento quando non siamo


consapevoli dei nostri tratti

 Spesso non sappiamo quali sono i nostri atteggiamenti e


analizziamo il nostro comportamento per vederne i sottostanti
atteggiamenti
 Facciamo la stessa cosa che farebbero i nostri amici/gli altri se gli
fanno domande su di noi (Sei religioso/Sei atletico?)
ES: PRIMO CASO: DOM: Qualche volta vado in chiesa……… di solito
la risposta è SI……..e allora vedono se stessi come religiosi
 

SECONDO CASO: DOM: Io vado sempre in chiesa……….. di solito la


risposta è NO….. e allora vedono se stessi come NON religiosi
COMPONENTI del SE’

 Cognitiva concetto di Sè
(conoscenza dei tratti)

 Affettiva autostima
(come valutiamo noi stessi)
 
 Comportamentale percezione del Sè
(vediamo il nostro
comportamento)
 
Sé come schema
(Markus)

Sé: nucleo concettuale stabile di cui siamo


consapevoli  punto di riferimento

2 tipi di collegamenti fra il Sé e altri concetti:

 rilevanza per il Sé / parziale sovrapposizione

 elementi in collegamento non stabile


Il Sé come schema:

elaborazione di informazioni:
congruenti/irrilevanti/incongruenti

Es1. Markus (1977)

VI: Hi/Me/Lo indipendenza (Medio=aschematici)


Presentazione al computer di tratti
autodescrittivi SI/NO
VD: RT
RIS: più veloci tratti congruenti
EGOCENTRALITA' o il Sé
come PUNTO DI RIFERIMENTO

VI: Presentazione di volti, 2 Condizioni sperimentali:

1. giudizio assoluto su un tratto

2. altro più o meno simile a me su un tratto

VD: Riconoscimento facce

RIS: migliore se 2 e dimensione rilevante


Es2. Rogers, Kuiper e Kirker (1977)

Lista di tratti, 4 compiti in diversi gruppi:

1. autodescrizione (SI/NO)

2. decisione lessicale (sinonimi)


3. decisione grafemica (min/maiuscolo)
4. decisione fonologica (rima)
VD: ricordo tratti
RIS: maggior ricordo compito 1 (specie se SI)
Tversky (1977)

“quanto è simile quella persona a te?”

“quanto sei simile a quella persona?”

SPIEG.
salienza (Sé come prototipo)

elementi meno prototipici più simili al prototipo


che viceversa
(confronto caratteristiche comuni/distintive)
Higgins (1989);
le guide e le discrepanze del Sè

Sé: ● effettivo
● ideale
● imperativo

DISCREPANZA
Sé effettivo/ideale  depressione
Sé effettivo/imperativo  ansia, colpa
Strategie comportamentali

Ricercare esiti positivi (avanzamento o


promozione)
 (guida data dal Sé ideale) depressione
ESP: essere ricompensati se hanno successo

Evitare esiti negativi (prevenzione)


 (guida data dal Sé imperativo) ansia
ESP: non verranno ricompensati se falliscono
SE’ MULTIPLI

 Le persone sono diverse nel numero di Sé – dimensioni del Sé


rilevanti
 Le persone agiscono in modo diverso a seconda di CHI SONO
in quel contesto
 Inoltre, esistono differenze individuali nella complessità dei Sé
- più o meno interconnessi (diversi contesti fanno emergere
tratti diversi del Sé (ES: quando sono uno studente, solo i
miei lati creativi emergono – Sé complesso
 Per alcune persone, tutti i loro tratti valgono in tutti i contesti
 La molteplicità del Sé è un fattore protettivo per l’autostima
 
HIGH vs LOW SELF-MONITOR
ALTO vs BASSO AUTOMONITORAGGIO

Snyder (1974)
 persone ad alto automonitoraggio:
si adattano alla situazione
 privilegiano strategie di AUTOPRESENTAZIONE
 (sono come tu mi vuoi)

 persone a basso automonitoraggio:


seguono norme e valori interni
 privilegiano l’ AUTOESPRESSIONE
(sono quello che sono)
Autostima

Secondo il modello dell’autostima, nella nostra


società un individuo apprende il proprio valore dai
risultati che ottiene. Se una persona fallisce in un
compito, il feedback può comunicare una
personale mancanza di abilità e indurre scarsa
autostima.
Come risultato le persone che si trovano di fronte
la possibilità di un fallimento, possono cercare di
evitarlo o sviluppare strategie che li proteggano da
un’inferenza sulla loro mancanza di abilità.
Fattori coinvolti nell’autostima (Self-esteem)

 Apparenza fisica

 Scarsa correlazione con SES (Social-economic Status)

 Abilità —“self-efficacy”

 Potere
 
 Aggressione fisica:

actor   SE, victim   SE


 
 winning   SE; losing   SE;

 leadership =  SE
Credenza in un mondo giusto

Il mondo è un posto fondamentalmente giusto


dove ai buoni capitano cose belle e ai cattivi
cose brutte e verranno puniti…

Ci permette di considerarlo prevedibile e sicuro,


di sopportare ansia e incertezza

Illusione di controllo (Langer, 1975) : ci


meritiamo quello che ci capita e siamo padroni
del nostro destino
(Furnham, 2003)
Strategie di
protezione dell’autostima

 Procastinare: se ci mette all’ultimo minuto, si


può poi dare la colpa al tempo
 Porsi obiettivi irrealizzabili: il fallimento è
assicurato ma in questo caso non rivela nulla
sull’abilità perché quasi tutti avrebbero fallito
 Fare il minimo indispensabile: Se ci avessi
davvero provato...…
 Ansia: meglio apparire ansiosi che stupidi
Strategie autolesive

Attribuzioni a fattori esterni, espresse in anticipo


e apertamente, per un possibile fallimento
anticipato (scusa creata in anticipo…)
Ansia da rendimento

 Non tutta l'ansia è frustrante. In alcuni soggetti,


un'ansia modesta può motivare una prestazione
ottimale. Ma troppa ansia può interferire
nell'apprendimento e nella prestazione.

 Relazione ad U rovesciata fra emozioni e


rendimento
Il Sé e le emozioni

 Emozioni come non fenomeni irrazionali e


soggettivi ma sistemi di conoscenza analizzabili
e riducibili alle loro componenti, percezioni e
valutazioni (schemi, categorie, dimensioni…)

 Emozioni non come STATO (discreto e


soggettivo) ma come PROCESSO che serve a
regolare l’interazione dell’individuo con l’ambiente
(funzione adattiva). Spostamento dell’attenzione
alle varie fasi e componenti del processo emotivo.

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