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Procedura Civile – Appunti sintetici Verde 1 e 2
Verde 1
Cap. 2
Giurisdizione Civile art. 1 cpc
Il codice non fornisce una definizione precisa di giurisdizione civile.
Verde ne offre una basata sul carattere soggettivo → è l’attività svolta dai giudici → ha ad oggetto
tutte le materie che la legge non affida alla giurisdizione penale e a quella amministrativa (principio
dell’unità della giurisdizione).
Ci sono vari tipi di giurisdizione → ordinaria e speciale → i giudici speciali non sono visti di buon
occhio dalla Costituzione che, infatti, non li prevede (es. giudici amministrativi); inoltre la Corte
Costituzionale deve valutare l’aderenza del loro operato alla Costituzione.
La giurisdizione civile va ulteriormente divisa →
a) contenziosa → caratterizzata da una controversia tra più soggetti che si presentano davanti al
giudice in posizione contrapposta
b) esecutiva → ha la funzione di tradurre in atto comandi ai quali la legge riconosce particolare
efficacia
c) volontaria → non vi è una controversia da risolvere, ma un negozio da gestire che richiede
l’intervento di un terzo imparziale (es. interdizione e inabilitazione, assenza e morte presunta).
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Questioni di giurisdizione
La nozione di giurisdizione è relativa.
Le questioni di giurisdizione → si pongono tra giudici di ordine diverso →
1) conflitti di giurisdizione fra un giudice ordinario e un giudice speciale, o tra gli stessi
giudici speciali (art. 37 → è rilevato, anche d’ufficio, in qualunque stato e grado (1) del
processo)
2) conflitti di attribuzione che sorgono fra autorità giudiziaria ordinaria e Pubblica
Amministrazione.
Sono risolte con il regolamento di giurisdizione.
Verde → il giudice civile è in grado di dirsi munito di giurisdizione quando la controversia
non rientra nella sfera di giurisdizione del giudice penale o amministrativo o di altro giudice
speciale.
Art. 367 co. 2 → una volta decisa la questione di giurisdizione, il processo prosegue
se viene riassunto entro 6 mesi dalla comunicazione della sentenza, altrimenti si estingue
→ ma la pronuncia della Cassazione sulla giurisdizione sopravvive all’estinzione.
Se il giudice, fatte le valutazioni ex art. 367, non sospende il processo e successivamente
il regolamento sia accolto, potremmo avere → 1) pericolo di situazioni irreparabili dovute
all’indebita prosecuzione 2) la caducazione degli atti compiuti dal primo giudice prima
della pronuncia della Cassazione.
(1)
nel processo si dice stato → ogni intervallo tra una fase (istruzione) e l’altra (decisione) ovvero un periodo
di sospensione o di interruzione del giudizio all’interno di una singola fase; grado → ogni fase del suo
svolgimento che compete al giudice adito per la prima volta o in sede di impugnazione.
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Cap. 3
Competenza processuale
Consiste nella quantità di giurisdizione che ogni organo giudiziario può esercitare in
concreto → essa è limitata in base a criteri di valore, materia e territorio.
L’individuazione del giudice competente non riguarda la persona fisica ma l’Ufficio
Giudiziario nel suo complesso.
D.Lgs. 51/98 → soppressione dell’ufficio del Pretore → passaggio della relativa
competenza al Tribunale.
Art. 6 → la competenza non può essere derogata per accordo delle parti, salvo che nei
casi stabiliti dalla legge.
Differenze con il rito del lavoro (artt. 413 e 428) →
a) il giudice del lavoro può rilevare l’incompetenza per tutta l’udienza di discussione;
mentre il giudice ordinario solo nella prima udienza di trattazione.
b) nel processo del lavoro, la parte deve eccepire l’incompetenza nella comparsa di
risposta; mentre nel processo ordinario può eccepirla fino alla prima udienza.
Il codice regola e distingue 3 tipi di competenza →
E’ stabilita secondo la natura della causa, senza tener conto del valore di essa.
Il Giudice di Pace è competente per le cause relative all’apposizione di termini e osservanza delle
distanze; misure e modalità d’uso dei servizi condominiali; immissioni, esalazioni, rumori e simili che
superino la normale tollerabilità nei rapporti tra proprietari e detentori di abitazioni; opposizione a
sanzioni amministrative (tranne le ipotesi di competenza del Tribunale monocratico), ex D. Lgs. 507/99
(depenalizzazione dei reati minori).
Il pretore era competente per le azioni possessorie; denuncia di nuova opera e danno temuto; locazioni
e comodato; consegna e rilascio di cose; espropriazione di mobili e crediti.
Con la soppressione del pretore, le materie di sua competenza sono state attribuite al Tribunale.
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il pretore era competente per le cause riguardanti beni mobili e immobili fino a 50 milioni.
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Art. 9 co. 1 → competenza residuale del Tribunale → è competente per tutte le cause che non sono
di competenza di altro giudice.
Art. 9 co. 2 → competenza per materia “esclusiva” del Tribunale → per le cause di imposte
e tasse, relative allo stato e alla capacità delle persone ed ai diritti onorifici, per la querela di falso,
per l’esecuzione forzata e, in generale, per ogni causa di valore indeterminabile.
L’incompetenza per materia, è assimilata alle altre ipotesi di incompetenza, e potrà perciò essere
rilevata solo entro la prima udienza di trattazione della causa (art. 38 co. 1).
Il codice dispone, come criterio generale, la competenza del giudice del luogo in cui il convenuto ha la
residenza o il domicilio o, in subordine, la dimora (forum rei) e, per le persone giuridiche, il luogo in cui
queste hanno la sede oppure uno stabilimento (filiale, agenzia), con un rappresentante autorizzato a
stare in giudizio.
Art. 28 cpc → la competenza per territorio è derogabile per accordo delle parti (purché tale accordo si
riferisca ad uno o più affari determinati e risulti da atto scritto), salvo alcuni casi, per i quali si parla di
competenza territoriale inderogabile → cause in cui è obbligatorio l’intervento del Pm, casi di
esecuzione forzata e di opposizione alla stessa, di procedimenti cautelari e possessori e ogni altro caso
in cui l’inderogabilità è disposta espressamente dalla legge.
L’incompetenza per territorio, nei casi in cui questa sia inderogabile, può essere rilevata dalla parte o
anche d’ufficio dal giudice, non oltre la prima udienza di trattazione (art. 38 co. 1 cpc).
Negli altri casi potrà essere eccepita al più tardi nella comparsa di risposta, altrimenti la competenza si
consolida presso il giudice adito (artt. 28 e 38 co. 2).
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rapporto, non abbia l’accortezza di dettare anche una disciplina transitoria relativa alla
giurisdizione o alla competenza, si riproporranno i problemi già visti sotto il vigore del
vecchio art. 5.
Verde → l’art. 5 non riguarda solo il processo civile, ma ha portata generale.
Art. 10 → il valore della causa, ai fini della competenza, si determina in base alla
domanda.
Le domande proposte nello stesso processo contro la medesima persona si sommano tra
loro e gli interessi scaduti, le spese e i danni anteriori alla proposizione si sommano col
capitale (principio del cumulo).
Dobbiamo quindi guardare alla domanda (o alla somma delle domande).
Quando il valore è indeterminabile, la cognizione appartiene al Tribunale.
Tale articolo va correlato con → l’art. 14 co. 1 → nelle cause relative a somme di
denaro o a beni mobili, il valore (della causa) si determina in base alla somma o al valore
dichiarato dall’attore; se l’attore non ha detto nulla, il valore si presume nei limiti del
massimo della competenza del giudice adito.
Art. 14 co. 2 → il convenuto può contestare il valore dichiarato, ma solo nella prima
difesa; in tal caso il giudice decide, ai soli fini della competenza, in base a ciò che risulta
dagli atti.
Art. 14 co. 3 → se il convenuto non contesta, il valore rimane fissato, anche agli effetti del
merito (presunzione forte), nei limiti della competenza del giudice adito.
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30 gg. dalla comunicazione della sentenza (3) che abbia pronunciato sulla competenza o
dalla notificazione dell’impugnazione ordinaria.
Art. 48 → sospensione dei processi → i processi relativamente ai quali è chiesto il
regolamento di competenza sono sospesi dal giorno in cui è presentata l’istanza al
cancelliere.
Art. 49 → sentenza → il regolamento è pronunciato con sentenza in Camera di Consiglio
entro i 20 gg. successivi alla scadenza del termine ex art. 47 ult. co.
Con la sentenza la Cassaz. → statuisce sulla competenza, dà i provvedimenti necessari
per la prosecuzione del processo davanti al giudice che dichiara competente e rimette,
quando occorre, le parti in termini affinché provvedano alla loro difesa.
Il regolamento non è proponibile contro le pronunce del Giudice di Pace relative alla
competenza.
Può essere di 2 tipi →
1) necessario → art. 42 → ricorre quando la sentenza abbia pronunciato soltanto sulla
competenza, senza decidere il merito della causa, nonché contro i provvedimenti che
dichiarano la sospensione del processo ex art. 295.
Si dice necessario in quanto è l’unico mezzo con il quale possono essere impugnate le
sentenze che si pronunciano sulla competenza.
2) facoltativo → art. 43 → ricorre invece quando la sentenza abbia pronunciato sulla
competenza (affermandola) insieme col merito.
Si dice facoltativo in quanto la parte può impugnare la statuizione sulla competenza col
mezzo in esame oppure con i mezzi d’impugnazione ordinari.
I due rimedi sono comunque alternativi, non cumulativi.
Il regolamento d’ufficio → art. 45 → si ha invece quando, essendosi dichiarato con
sentenza incompetente il primo giudice, il giudice davanti al quale la causa sia stata
riassunta, ex art. 50, si ritenga anch’esso incompetente (cd. conflitto di competenza).
Il regolamento d’ufficio→ è però possibile solo in relazione alla competenza per materia o
per territorio di cui all’art. 28 cpc (cd. competenza inderogabile), infatti negli altri casi il
giudice indicato come competente nella pronuncia del primo giudice non può a sua volta
dichiararsi incompetente.
Art. 50 → riassunzione della causa dopo la sentenza sulla competenza → deve
avvenire nel termine perentorio all’uopo assegnato nella sentenza che statuisce sulla
competenza o, in mancanza, in quello di 6 mesi dalla comunicazione della stessa →
se la riassunzione avviene, il processo continua (gli atti sono salvi) davanti al II° giudice
come se fosse un processo unico (translatio judicii);
se la riassunzione non avviene, il processo si estingue.
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per le altre impugnazioni i termini decorrono dalla notificazione. In questo caso non si è voluto far
dipendere il dies a quo dell’impugnazione da un atto della parte (la notificazione).
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affinché sia decisa nello stesso processo. Qualora ecceda la competenza per valore del
giudice adito, questi rimette entrambe le cause al giudice superiore assegnando alle parti
un termine perentorio per la riassunzione del giudizio davanti a quest’ultimo.
Dottrina → la norma si applica solo ai casi di garanzia propria → il garante è tenuto a
rispondere delle obbligazioni del garantito in virtù di un rapporto sostanziale nascente da
contratto o dalla legge.
Cumulo soggettivo passivo → art. 33 → l’attore può proporre, contro più persone,
domande diverse ma connesse per oggetto o titolo, davanti al giudice del luogo di
residenza di una di esse, per essere decise nello stesso processo.
Accertamenti incidentali → art. 34 → il giudice, se per legge o per esplicita domanda di
una delle parti è necessario decidere con efficacia di giudicato una questione pregiudiziale
che appartiene per materia o valore alla competenza di un giudice superiore, rimette la
causa a quest’ultimo, assegnando alle parti un termine perentorio per la riassunzione
davanti a lui.
Questione pregiudiziale → è quella la cui definizione costituisce una tappa necessaria
nell’iter logico che conduce alla decisione della causa, quindi non si può fare a meno di
affrontarla.
Eccezione di compensazione → caso di condanna con riserva → art. 35 → quando è
opposto in compensazione un credito che è contestato ed eccede la competenza per
valore del giudice adito, questi, se il titolo non è controverso oppure è facilmente
accertabile, nell’accogliere la domanda attorea, può emettere sentenza di condanna con
riserva di accertamento del controcredito, subordinando, quando occorre, l’esecuzione
della sentenza alla prestazione di una cauzione.
Compensazione → art. 1241 cc → deduzione di un fatto estintivo della pretesa creditoria
dell’attore, consistente nella estinzione, per quantità corrispondenti, dei debiti reciproci.
Ai fini dell’applicazione della norma non è sufficiente che l’attore contesti il diritto alla
compensazione (es. ipotesi di credito per la restituzione di cose di cui il proprietario sia stato
ingiustamente spogliato - art. 1246 cc), ma occorre una contestazione che investa i requisiti stessi
della compensazione.
In questo caso, se il giudice cui è stata rimessa la cognizione del controcredito perviene al suo
accertamento e dichiara la compensazione, la sentenza di accoglimento della domanda attorea
viene posta nel nulla.
Nel caso che sia già stata eseguita la condanna con riserva e pagata la cauzione, la pronuncia del
giudice costituisce titolo per il conseguimento della cauzione.
Domanda riconvenzionale → art. 36 → caso di condanna con riserva → si ha quando il
convenuto non si limita a difendersi, chiedendo il rigetto della domanda proposta contro di
lui, ma propone a sua volta una domanda esercitando, limitatamente ad essa,
un’autonoma azione.
Il convenuto in riconvenzione assume, a sua volta, veste di attore.
L’art. 36 → esclude la sua proponibilità incondizionata, ammettendola nei soli casi in cui
essa →
1) dipenda dal titolo dedotto in giudizio dall’attore → in tale ipotesi, la causa petendi della
domanda principale e quella della riconvenzionale sono identiche (es. il compratore cita il
venditore per ottenere la consegna della cosa, ed il venditore domanda il pagamento del
prezzo in via riconvenzionale);
2) dipenda dal titolo che già appartiene alla causa principale come mezzo di eccezione →
in tal caso, le causae petendi delle due domande sono diverse, e la domanda
riconvenzionale si ricollega alla domanda di rigetto della domanda attrice (es. l’eccezione
di compensazione sollevata dal convenuto, con domanda di condanna dell’attore, in via
riconvenzionale, al pagamento della differenza).
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Due azioni, oggettivamente diverse, sono connesse per il solo fatto che sono instaurate
fra le medesime persone.
La legge consente il loro cumulo in un solo processo (art. 104 cpc).
In tal caso il giudice può al contrario disporre la loro separazione, se vi è istanza di tutte le
parti, ovvero quando la continuazione della loro riunione ritarderebbe o renderebbe più
gravoso il processo; infine, il giudice può, se ne ricorre l’esigenza, decidere su alcune delle
azioni, ordinando la continuazione dell’istruzione sulle altre, ovvero la rimessione al
giudice inferiore di quelle di sua competenza (art. 279 co.2 n. 5).
2. connessione oggettiva
Due azioni sono connesse quando hanno in comune uno od entrambi gli elementi oggettivi (causa
petendi; petitum).
In tal caso possono proporsi congiuntamente in un solo processo, anche se i soggetti sono diversi (si
ha in tale ipotesi litisconsorzio) o, se proposte separatamente, possono essere riunite.
Ipotesi speciali di connessione → l’accessorietà, la garanzia, la pregiudizialità, la riconvenzionale.
• modifiche alla competenza per ragioni di connessione
L’esistenza di rapporti di connessione tra due o più azioni consente di derogare alle regole ordinarie
sulla competenza, stante la primaria esigenza della simultaneità del processo, nel senso che una delle
azioni connesse può essere proposta davanti al giudice competente per l’altra, anziché davanti a quello
che sarebbe competente secondo le norme ordinarie.
Ad es. la domanda di garanzia (chiamata in garanzia) può essere proposta al giudice competente per la
causa principale, affinché sia decisa nello stesso processo, anche se eccede la sua competenza per
valore e se appartiene alla competenza per territorio di altro giudice (art. 32 cpc).
Le modificazioni in esame sono però possibili solo per la competenza per territorio e per la competenza
per valore.
Art. 40 cpc → la connessione può essere eccepita dalle parti o rilevata d’ufficio entro la prima udienza.
Inoltre, nel caso in cui debbono riunirsi cause assoggettate a riti diversi, il principio generale è che tutte
le cause vengono trattate col rito ordinario, salvo che almeno una causa rientri tra quelle regolate dal
rito del lavoro, nel qual caso saranno tutte trattate con questo rito.
Se poi si verifica concorso tra più riti speciali, la causa principale attrae quella secondaria, ovvero
quella preventivamente promossa o, infine, prevale il criterio del valore.
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Cap. 4
Principi fondamentali del processo civile
Verde → le nostre leggi processuali sono sufficientemente allineate ai principi del contraddittorio e del
giudice naturale precostituito per legge, ma non a quello del tempo ragionevole dei processi, data la
loro eccessiva durata.
condizioni (sono una sorta di filtro) → per la Corte Cost. è ammissibile quando sia mirata a tutelare altri
diritti. In altri casi la Corte Cost. li ha dichiarati (tali filtri) incostituzionali → esempio →
opposizione ad una multa per responsabilità da circolazione stradale davanti al Giudice di Pace →
bisognava depositare presso la cancelleria del GdP la metà della sanzione amministrativa
(deposito cauzionale), pena l’inammissibilità dell’opposizione.
Questa norma, che mirava a deflazionare il contenzioso e evitare cause meramente dilatorie,
è stata dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale.
Non si può onerare la parte, prima ancora di fare opposizione, dell’onere di pagare metà della
sanzione. È meccanismo che non tutela la parte economicamente più debole e che in contrasto
con l’art. 24 cost. non permette di adire liberamente l’autorità giudiziale.
Collegato al principio della domanda → arbitrato obbligatorio → è ora incostituzionale → per
determinate controversie, le parti erano obbligate per legge a ricorrere all’arbitrato. Ma in virtù del
principio della domanda → non vi possono essere leggi che prevedono arbitrati obbligatori.
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Principio inquisitorio → è il giudice a dover ricercare la verità senza essere condizionato dalle parti.
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altra è l’attività asseverativa → è volta a fornire al giudice elementi di convincimento.
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la nullità della sentenza; b) difetto di extrapetizione → si ha quando la decisione del giudice evidenzia
un sostanziale mutamento del petitum o della causa petendi.
In entrambi i casi il rimedio è costituito dalle impugnazioni.
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7) principio della congruità delle forme allo scopo o della strumentalità delle forme, per il quale ogni atto
processuale deve essere compiuto nella forma che sia più idonea al raggiungimento dello scopo cui è preordinato;
8) principio dell’imparzialità del giudice
9) principio della acquisizione processuale, per il quale ogni elemento di prova, una volta introdotto nel processo,
rimane definitivamente acquisito alla causa e può essere utilizzato sia dalla controparte che dal giudice.
10) principio di oralità, da non intendersi nel senso che non sia ammessa la scrittura, ma nel senso che la parola
costituisce il mezzo prevalente di espressione.
11) principio della perpetuatio jurisdictionis
12) principio della motivazione, tale principio trova origine dalla Costituzione che all’art. 111 dispone che tutti i
provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati.
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b) quando, avendo la causa ad oggetto diritti disponibili delle parti, queste gliene facciano
concorde richiesta (art. 114 cpc).
Disciplina processuale →
1) tutte le sentenze pronunciate secondo equità sono inappellabili (art. 339 cpc),
ma è ammesso ricorso per Cassazione solo per errores in iudicando ed in procedendo
(→ non può aversi un vizio di legge sostanziale, ex art. 360 n. 3 cpc, perché la
Cassazione verrebbe in tal modo a conoscenza del fatto);
2) devono essere esposte le ragioni di equità sulle quali è fondata la decisione (art. 118
disp. att. cpc).
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Cap. 5
Nozione di azione
Alla potestà giurisdizionale dello Stato, detta pure «potestà di rendere giustizia»,
corrisponde la potestà dei cittadini di «avere giustizia», comunemente detta «diritto
d’azione».
Azione → diritto di provocare l’esercizio della funzione giurisdizionale (cd. potere
d’azione) facente capo ad ogni singolo.
Verde → diritto sostanziale e fenomeno giuridico processuale sono fenomeni giuridici
distinti e il potere d’azione è il necessario elemento di raccordo tra l’uno e l’altro.
Elementi essenziali dell’azione →
1) i soggetti (→ i destinatari del provvedimento del giudice)
2) il petitum (→ l’oggetto (5) della domanda)
3) la causa petendi (→ la ragione in base alla quale si ritiene di avere una determinata
pretesa e perciò di poter ottenere un determinato provvedimento).
Affinché si svolga l’esercizio della funzione giurisdizionale e, quindi, affinché il processo
abbia inizio, è necessaria l’iniziativa da parte di un soggetto, che vi dia il primo impulso.
L’esercizio di tale iniziativa spetta →
a) ai privati cittadini in quanto tali (art. 24 Cost.);
b) allo Stato, nella persona del Pm.
L’esercizio dell’azione costituisce per la parte proponente un onere, nel senso che soltanto
con la proposizione della domanda l’interessato può far valere un suo diritto di fronte
all’autorità giudiziaria.
Effetti sostanziali della domanda → art. 2943 → interruzione della prescrizione →
una volta verificatasi l’interruzione, gli effetti sulla prescrizione sono → ex art. 2945 →
1) inizio di un nuovo periodo di prescrizione
2) sospensione della prescrizione per tutta la durata del processo (→ effetto necessario
perché se i termini di prescrizione continuassero a correre durante il processo, il giudice al
momento della decisione si troverebbe a decidere su diritti ormai estinti).
In base al criterio della specie e della natura l’azione può essere → di cognizione,
esecutiva, cautelare.
Azione di cognizione
Tende a provocare un giudizio nel senso più proprio del termine → l’organo giurisdizionale
è chiamato ad accertare la situazione giuridica esistente fra i contendenti ed a dichiarare,
con sentenza, chi dei due abbia ragione o torto.
In altre parole, la cognizione del giudice tende ad accertare se la domanda proposta è
fondata o infondata e, quindi, se deve essere accolta o respinta.
Per giungere a tale conclusione, il giudice dovrà compiere una duplice operazione →
1) accertare i fatti
2) valutare giuridicamente i fatti accertati, individuando le norme applicabili alla fattispecie,
ed applicandole concretamente.
In definitiva, le azioni di cognizione instaurano un processo che viene qualificato ordinario
perché è quello attraverso il quale si realizza la tutela di qualsiasi diritto soggettivo.
Esse si distinguono per la diversità del provvedimento cui tendono, ossia per il diverso tipo
di sentenza che viene domandata dall’attore →
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oggetto diretto → il provvedimento di giustizia richiesto; oggetto indiretto → l’utilità concreta che si
cerca di ottenere attraverso il provvedimento.
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1) Azioni di Accertamento
Tendono ad ottenere una sentenza che accerti (l’incertezza deve essere non meramente
ipotetica e subiettiva) l’esistenza o l’inesistenza (accertamento negativo) di un rapporto
giuridico incerto e controverso, o di un fatto giuridicamente rilevante.
Sono tipiche?
Non c’è una disciplina normativa, quindi sembra che possano essere di carattere
generale.
Alcuni autori desumono l’esistenza di un’azione di accertamento generale dall’art. 100
cpc, che viene letto nel senso che l’interesse ad agire è elemento necessario e sufficiente
per proporre l’azione di accertamento.
Verde → l’art. 100 cpc dice solo che l’interesse ad agire è elemento necessario ma non
sufficiente.
Per le situazioni giuridiche assolute è possibile l’azione di accertamento, ovviamente vi
deve essere un interesse ad agire particolarmente pregnante (→ vanto o contestazione
del III° contro il quale si agisce).
Riguardo ai diritti relativi → non si può costruire un interesse all’accertamento.
Verde → azione generale di accertamento dei crediti → nel settore dei diritti di credito,
solo la legge potrebbe ammettere l’azione di accertamento, perché il creditore
insoddisfatto deve chiedere la condanna del suo debitore.
In queste azioni l’interesse ad agire ha un ruolo di enorme importanza perché concorre a
definire le ipotesi in cui il ricorso al giudice non è un’inutile provocazione.
2) Azioni di Condanna
Tendono ad ottenere (previo accertamento in ordine al rapporto giuridico) dal giudice un
comando, rivolto al soccombente, di eseguire in favore dell’attore la prestazione dedotta in
giudizio.
Le utilità della sentenza di condanna tipica → oltre ad accertare il rapporto controverso,
a) possiede efficacia esecutiva, ossia è titolo esecutivo ex artt. 474 e ss. cpc;
b) costituisce titolo per l’iscrizione di ipoteca giudiziale sui beni del debitore;
c) trasforma le prescrizioni (del diritto accertato con sentenza) da brevi in lunghe (ai fini
dell’esecuzione forzata).
Di regola, la condanna presuppone la certezza dell’inadempimento.
Tuttavia, in determinati casi, e in via del tutto eccezionale, la legge consente che la
condanna venga anticipata, nel senso che possa venire pronunciata prima che sia
accertato l’eventuale inadempimento.
Tali casi sono →
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C) le azioni di condanna generica → art. 278 cpc → si hanno quando è già accertata la
sussistenza di un diritto di credito (an debeatur), ma è ancora controversa la quantità della
prestazione dovuta (quantum debeatur) → in tal caso, il Collegio può, su istanza di parte,
limitarsi a pronunciare la condanna generica alla prestazione, rinviando al proseguimento
del processo la liquidazione della somma dovuta.
Con la stessa sentenza, su istanza di parte, il Collegio può condannare il debitore al
pagamento di una provvisionale, nei limiti in cui ritiene già raggiunta la prova.
Le utilità della sentenza di condanna generica →
a) trasforma le prescrizioni brevi in lunghe
b) non è titolo esecutivo in quanto non vi è il quantum
c) è possibile iscrivere ipoteca giudiziale sui beni del debitore.
Siccome la situazione che è alla base delle azioni di condanna è standard, l’interesse ad
agire finisce col diventare irrilevante.
3) Azioni Costitutive
Tendono ad ottenere una sentenza che costituisca, modifichi o estingua un rapporto
giuridico (es. azione di annullamento del negozio giuridico o del matrimonio;
azione di risoluzione del contratto per inadempimento).
Le costitutive sono, a differenza di quelle di accertamento e di quelle di condanna, azioni
tipiche → art. 2908 cc → l’Autorità Giudiziaria ha il potere di costituire, modificare,
estinguere rapporti giuridici solo nei casi previsti dalla legge.
La sentenza è essa stessa esecutiva → soddisfa già interamente il creditore perché
contiene essa stessa il trasferimento.
Gli effetti della condanna costitutiva normalmente operano ex nunc → dal momento del
passaggio in giudicato della sentenza.
Vi sono, tuttavia, dei casi in cui alcuni effetti operano ex tunc (es. art. 464 cc →
la sentenza che dichiara l’indegnità di un erede opera dal momento in cui la causa di
indegnità è venuta ad esistenza).
Possono essere → a) necessarie → ipotesi in cui non è possibile costituire, modificare
o estinguere un rapporto se non tramite il giudice anche se le parti sono d’accordo (es.
scioglimento degli effetti civili del matrimonio). In tali azioni l’interesse ad agire no ha
rilievo → basta la sussistenza dei presupposti per proporre azione perché si abbia
automaticamente interesse ad agire.
b) non necessarie → ipotesi in cui i soggetti possono costituire, modificare o estinguere
una situazione giuridica anche al di fuori del processo, con la collaborazione dei soggetti
interessati. In tali azioni l’intervento del giudice è succedaneo al mancato accordo tra le
parti → si hai interesse ad agire quando non si è riusciti ad ottenere l’accordo in via
stragiudiziale.
Verde → tale distinzione è superflua, in quanto non ha ripercussioni in concreto e, quindi,
non ha rilievo pratico.
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Condizioni dell’azione
1) Interesse ad agire → art. 100 cpc → per proporre una domanda o per contraddire alla
stessa è necessario avervi interesse.
Per la sussistenza dell’interesse non si richiede alcuna indagine sulla fondatezza della
pretesa, la quale attiene invece al merito della domanda → la sua esistenza si determina
in base al vantaggio che si spera di conseguire con l’azione proposta.
L’interesse deve presentare altresì 2 requisiti →
a) la concretezza → nel senso che, senza l’intervento del giudice, l’attore subirebbe un
danno effettivo;
b) l’attualità → deve esistere al momento della pronuncia del giudice.
La mancanza dell’interesse comporta il rigetto della domanda, ed è rilevabile anche
d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio.
Verde → l’analisi delle condizioni dell’azione non può che confermarne l’autonomia
rispetto al diritto sostanziale, anche perché l’indagine sull’esistenza delle condizioni stesse
si situa in un momento antecedente rispetto a quello dell’indagine del merito.
1) contumacia → situazione giuridica in cui viene a trovarsi la parte che, dopo aver
proposto la domanda (attore) o dopo essere stata regolarmente citata (convenuto), non si
costituisce, neppure tardivamente.
La legge distingue 2 ipotesi →
a) dell’attore → art. 290 → se l’attore, dopo aver notificato la citazione, non ha iscritto la
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4) l’eccezione → le eccezioni sono le ragioni che il convenuto (ma anche l’attore nei
confronti della riconvenzionale) può addurre per impedire l’accoglimento della domanda
iniziale. Tali ragioni consistono in fatti modificativi, estintivi o impeditivi che, ex art. 2697
cc, il convenuto ha l’onere di provare.
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Art. 112 cpc → eccezioni di merito (riguardano la domanda dell’attore) → il giudice non
può pronunciare d’ufficio sulle eccezioni che possono essere proposte solo dalle parti.
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Cap. 6
Capacità di essere parte → è parte del processo chi compie gli atti del processo e
ne subisce gli effetti, ed è perciò destinatario dei provvedimenti del giudice.
Verde → la mancanza di disposizioni al riguardo è segno che detta capacità è interamente
disciplinata dalle norme che regolano la capacità giuridica (p. fisiche → dalla nascita;
p. giuridiche → con il riconoscimento).
Capacità processuale → è la capacità di stare in giudizio da sé, ponendo in essere atti
processuali in nome proprio e per proprio conto o per conto di altri. E’ la trasposizione, in
ambito processuale, della capacità di agire (→ raggiungimento dei 18 anni).
1) rappresentanza legale e necessaria (6) → prevista per coloro che non hanno il libero
esercizio dei diritti, per quei soggetti che pur essendo capaci di essere parti non hanno la
capacità processuale (minori, interdetti). In questo caso parte del processo è il solo
rappresentato.
In questo caso la parte deve servirsi della intermediazione di un altro soggetto.
Tale possibilità, però, è notevolmente limitata dalla legge → art. 77 → essa, infatti,
deve essere conferita espressamente per iscritto (procura) e soltanto a chi sia
procuratore generale del rappresentato, oppure procuratore preposto a determinati affari
del rappresentato stesso (ed entro i limiti di tali affari).
Eccezioni → si potrà prescindere dalla procura scritta nei confronti dei suddetti soggetti
solo se debbano compiersi atti urgenti (es. azioni possessorie) o chiedersi misure cautelari
(es. sequestri).
(6)
diversa è la rappresentanza tecnica → si collega all’opportunità che la parte abbia nel processo una
sorta di intermediario, il quale “parli lo stesso linguaggio del giudice”. Tale intermediario è il difensore →
colui che necessariamente sta in giudizio in luogo della parte.
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Verde → il potere d’impugnazione spetta sia al sostituto (→ parte nei cui confronti la
sentenza spiega effetti diretti o indiretti) sia al sostituito (→ soggetto nei cui confronti la
sentenza spiega effetti diretti e nei cui confronti si forma il giudicato sostanziale).
(7)
Deferire → sfidare la controparte a giurare
(8)
Riferire → il destinatario del giuramento non giura ma lo riferisce alla controparte, se i fatti sono comuni
alle due parti
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Art. 110 → successione a titolo universale → si ha quando la parte viene meno per
morte o per altra causa (es. l’estinzione della persona giuridica o la fusione di società)
in questo caso il processo è proseguito dal successore universale o nei sui confronti.
In tal caso il successore a titolo universale subentra alla parte nel rapporto processuale,
seppur non automaticamente, bensì attraverso il meccanismo della interruzione.
Se muore il legale, l’interruzione è automatica (esigenza di tutela del diritto di difesa).
Ipotesi tipica → fusione di società. In ipotesi di liquidazione non si ha successione
universale in quanto il soggetto resta immutato.
Nel campo del diritto pubblico → vi è una tendenza ad escludere una successione a titolo
universale, tranne che per gli enti autarchici territoriali → è comunque un problema da
risolvere caso per caso.
(9)
Verde → è un funzionario dello Stato inserito nell’ordine giudiziario.
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Ipotesi di complessità originaria → fin dal momento della proposizione della domanda.
Si ha quando nel processo vi è una pluralità di parti, e cioè quando vi sono più attori
(→ attivo); o più convenuti (→ passivo), oppure più attori e più convenuti (→ misto).
Rispetto al rapporto che lega le parti fra loro, il litisconsorzio può essere →
• litisconsorzio necessario
Quali sono le ipotesi? Non vi sono ipotesi tipiche ma si parla di 3 grandi ipotesi →
1) logica necessità → es. divisione della proprietà di un bene che appartiene a più soggetti;
2) ragioni di opportunità (ipotesi tassativa) → azione di responsabilità civile per la circolazione dei
veicoli;
3) sostituzione processuale → vi è una ragione di tutela del diritto di difesa del sostituito.
Ratio → esistono delle situazioni giuridiche sostanziali inscindibili nelle quali più di due
soggetti sono direttamente coinvolti, e questa inscindibilità deve essere trasferita nel
processo.
Art. 102 → si ha quando la decisione non può essere pronunciata che nei confronti di più
parti (cioè quando il rapporto sostanziale è uno rispetto a più soggetti, in quanto sussiste
una contitolarità del rapporto sostanziale che si fa valere).
Se il giudice rileva la mancanza di una delle parti (difetto di contraddittorio), ordina
l’integrazione del contraddittorio in un termine perentorio da lui stabilito → se l’ordine di
integrazione è eseguito → il processo prosegue come se la domanda fosse stata
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notificata fin dall’origine a tutti i litisconsorti (si attua perciò una sanatoria con effetto
retroattivo).
Se le parti non ottemperano nel termine → il processo si estingue → art. 307co. 3 →
l’estinzione opera di diritto ma deve essere eccepita dalla parte interessata prima di ogni
sua difesa.
Teoria prevalente → il giudice non può dichiarare d’ufficio l’estinzione, può pronunciare
una sentenza di rito (facendo salvi gli effetti sospensivi) con cui dà atto di non aver potuto
provvedere nel merito per difetto di contraddittorio.
La sentenza pronunciata nei confronti di taluni soltanto dei litisconsorti necessari è inutiliter data, cioè
non ha effetti non soltanto nei confronti dei litisconsorti pretermessi, ma anche nei confronti delle parti
tra le quali è stata pronunciata.
Verde → il litisconsorzio è necessario quando le cause sono connesse per la causa petendi.
Litisconsorte pretermesso → il giudice arriva alla sentenza senza tenerne conto → il litisconsorte
pretermesso non ha l’onere dell’impugnazione ma ha lo strumento dell’opposizione di terzo senza
alcun termine, oppure potrebbe fare una mera azione di accertamento della sentenza (emessa quindi
a contraddittorio non integro → ed è inutiliter data).
Verde → solo quando c’è una logica necessità, è possibile l’opposizione di terzo e la sentenza è
inutiliter data; → nelle altre ipotesi di litisconsorzio (propter opportunitatem) → la sentenza può
essere impugnata dal litisconsorte pretermesso [analogia con la norma sul contumace involontario]
(non è inutiliter data) → ciò per ragioni di economicità.
• litisconsorzio facoltativo
Art. 103 pt. 1 → proprio → ipotesi di domande connesse per il titolo (diverso petitum, stessa causa
petendi → risarcimento danni per lo stesso fatto) o per l’oggetto dal quale dipendono;
Art. 103 pt. 2 → improprio → quando la decisione dipende dalla risoluzione di identiche questioni (di
diritto o di fatto).
Art. 103 co. 2 → principio della separazione → Il giudice può disporre, nel corso dell’istruzione o
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nella decisione, la separazione delle cause, se vi è istanza di tutte le parti, ovvero quando la
continuazione della loro riunione ritarderebbe o renderebbe più gravoso il processo, e può rimettere al
giudice inferiore le cause di sua competenza.
Tale principio risolve le complicazioni nascenti dal fatto che nello stesso processo si trovano a
convivere più cause fornite ciascuna della propria individualità.
Rilevanza pratica → solo quello proprio attua una vera connessione; quello improprio risponde ad
esigenze di economicità.
Rilevanza dell’attività istruttoria → confessione e giuramento → si applica per analogia la norma
del litisconsorzio necessario → quindi sono liberamente valutabili dal giudice.
Intervento nel processo artt. 105 – 107, 267 – 272, 498 – 500 cpc
Si verifica quando in un processo già iniziato subentra un soggetto diverso dalle parti
principali.
L’intervento può essere →
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Modi e tempi → l’intervento avviene con comparsa da depositare nella cancelleria del giudice; il terzo
può intervenire fino a che non siano precisate le conclusioni. Onde evitare che quest’ultima vicenda
comprometta il regolare svolgimento del processo → art. 268 co. 2 → il terzo accetta la lite in statu et
terminis e quindi non può compiere atti che non siano più consentiti ad alcuna altra parte, salvo che
non compaia volontariamente per l’integrazione necessaria del contraddittorio (ipotesi di litisconsorzio
necessario).
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Disciplina processuale → la chiamata avviene tramite citazione. Se nessuna delle parti provvede alla
citazione del terzo, il giudice istruttore dispone con ordinanza la cancellazione della causa dal ruolo.
L’intervento può effettuarsi anche nel processo esecutivo.
Art. 111 → successione a titolo particolare nel diritto controverso → l’articolo dispone
che in caso di trasferimento del diritto, nel corso del processo, per atto tra vivi a titolo
particolare il processo prosegue tra le parti originarie (ossia con l’alienante).
In caso di trasferimento a titolo particolare mortis causa il processo è proseguito dal
successore universale.
In ogni caso, il successore a titolo particolare può intervenire o essere chiamato nel
processo e, se le altre parti vi consentono, l’alienante o il successore universale possono
essere estromessi.
L’estromissione è prevista anche dall’art. 354 cpc come motivo di rimessione in appello
della causa al primo giudice.
(10)
Art. 106 → chiamata in garanzia → ricorre quando il convenuto chiama in causa il proprio garante per
riceverne aiuto o per esercitare nei suoi confronti l’azione di regresso.
Garanzia impropria → è di elaborazione giurisprudenziale: ci sono diversi rapporti collegati (es. Rca) →
nasce dal legame economico tra i diversi rapporti.
Garanzia propria → si ha quando un terzo è tenuto a rispondere delle obbligazioni di una parte verso l’altra
in virtù di un rapporto previsto dalla legge (evizione) o nascente da contratto (fideiussione).
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Cap. 7
Atti processuali
Il processo è una serie di atti concatenati regolati da dei termini e finalizzati all’emanazione
di una decisione.
Tra gli atti processuali esistono 2 tipi di collegamento →
1) collegamento temporale → termini → mantengono le attività processuali concentrate
(termini acceleratori o finali) e offrono alle parti uno spatium temporis sufficiente per poter
compiere gli atti di loro pertinenza (termini dilatori).
Termini acceleratori → sono ordinatori → per cui la loro inosservanza non produce
decadenza e possono essere prorogati o abbreviati dal giudice; vi sono però delle ipotesi,
espressamente previste dalla legge, di termini perentori → la cui inosservanza comporta
ipso iure decadenza dal compimento dell’atto processuale; non possono essere abbreviati
o prorogati, nemmeno per accordo delle parti.
Art. 155 co. 1 → i termini stabiliti dalla legge sono ordinatori, tranne che la legge non li
qualifichi espressamente come perentori.
Computo dei termini → art. 155 → indica il meccanismo attraverso il quale si conteggia il
tempo entro cui vanno compiuti determinati atti processuali, in particolare →
per il computo ad anni o a mesi → si segue il calendario comune; per il computo a giorni
→ non si tiene conto del giorno iniziale e di quello finale se coincide con un giorno festivo.
Il computo è, comunque, sospeso dal 1° Agosto al 15 Settembre (L. 742/69) per tutte le
attività processuali fatta eccezione per materie specifiche previste dalla legge
(provvedimenti d’urgenza).
2) sequenza logico-giuridica → preclusioni → perdita o estinzione del diritto di
compiere un atto processuale dovuta all’incompatibilità con l’attività già svolta oppure al
fatto di avere già esercitato il diritto.
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Limiti →
I modelli generali di questi atti sono fissati dalla legge che ne fissa i requisiti di contenuto e
forma, sarà poi compito della parte rifarsi al modello e riempire l’atto.
Se l’atto è conforme al modello → il giudice lo valuterà come fondato o infondato in
base al suo contenuto intrinseco.
Se l’atto non è conforme al modello → il giudice lo riterrà, a seconda dei casi, nullo,
inefficace, inammissibile, irricevibile.
1) Sentenza → deve essere pronunciata in nome del Popolo Italiano e deve contenere →
l’indicazione del giudice che l’ha pronunciata, l’indicazione delle parti e dei loro difensori, le conclusioni
del Pm e delle parti, la concisa esposizione dello svolgimento del processo e dei motivi in fatto e in
diritto della decisione, il dispositivo, la data della deliberazione e la sottoscrizione del giudice.
Tipologie →
- di mero accertamento (→ accerta l’esistenza di una data situazione giuridica);
- di condanna (→ condanna una parte ad un determinato comportamento)
- costitutiva (→ dà luogo ad una modificazione della situazione giuridica preesistente).
- definitiva → quella che definisce, chiude il giudizio;
- non definitiva → quella che non definisce il giudizio, poiché con essa il giudice decide il merito solo
parzialmente o risolve una questione pregiudiziale o preliminare in un senso che consenta la
prosecuzione del processo.
A seconda, infine, che il giudice ritenga fondata (d’accoglimento) o meno (di rigetto) l’esigenza di
tutela prospettata dall’attore con la domanda giudiziale.
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a) sentenza in luogo di ordinanza → il regime giuridico del provvedimento è dato dal suo
contenuto decisorio (prevale la sostanza sulla forma → principio sempre applicato dalla
giurisprudenza).
Sentenza che decide sull’opposizione all’esecuzione → sentenza impugnabile con
l’appello e con il ricorso per Cassazione.
Sentenza che decide sull’opposizione agli atti esecutivi → sentenza non impugnabile con i
normali mezzi di impugnazione ma solo con il regolamento di competenza e con il ricorso
per Cassazione ex art. 111 Cost.
b) ordinanza in luogo della sentenza → il regime giuridico del provvedimento è quello
che si ricava dalla forma dell’atto (prevale la forma sulla sostanza)
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Comunicazioni e notificazioni
- Comunicazione → art. 136 → atto del cancelliere, con il quale questi informa le parti e
gli altri soggetti processuali che si sono verificati fatti rilevanti per il processo (es. è
intervenuto un provvedimento del giudice).
Si effettua per dovere d’ufficio e non necessita, quindi, di una richiesta delle parti.
Si realizza a mezzo di biglietto di cancelleria (notizia abbreviata dell’atto), in carta non
bollata, composto da 2 parti di cui una è consegnata al destinatario e l’altra è conservata
nel fascicolo d’ufficio.
Spiega i suoi effetti indipendentemente dal fatto che il destinatario abbia preso visione
dell’atto.
Può avvenire o mediante consegna diretta al destinatario o è rimesso all’ufficiale
giudiziario per la notifica, che in questo caso è strumentale alla comunicazione.
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b) nullità assoluta → è rilevabile dal giudice d’ufficio nei soli casi previsti dalla legge.
E’, di regola, insanabile salvo eccezioni (es. art. 164).
Art. 162 → pronuncia sulla nullità → nel pronunciare la nullità, il giudice deve disporre,
quando è possibile, la rinnovazione degli atti ai quali essa si estende.
Sia le nullità assolute che quelle relative devono essere oggetto di una pronuncia del
giudice (pronuncia costitutiva), in mancanza della quale l’atto nullo rimane in vita.
Art. 159 co. 1 → limite esterno all’estensione della nullità → la nullità di un atto non
comporta quella degli atti precedenti, né di quelli successivi che ne sono indipendenti.
Art. 159 co. 2 → limite interno all’estensione della nullità → la nullità di una parte
dell’atto non colpisce le altre parti che ne sono indipendenti.
Art. 159 co. 3 → principio della conversione dell’atto nullo → se il vizio impedisce un
determinato effetto, l’atto può tuttavia produrre gli altri effetti ai quali è idoneo.
Particolare forma di nullità → art. 158 → derivante da vizi relativi alla costituzione del
giudice o all’intervento del Pm → è insanabile e va rilevata d’ufficio, salva la disposizione
dell’art. 161 (→ è insanabile solo entro il grado di giudizio nel quale si è verificata).
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Bisogna combinare il regime delle nullità con quello dell’impugnazione delle sentenze.
Tutte le nullità della sentenza o degli atti che l’hanno preceduta, se non vengono fatte
valere con l’impugnazione sono sanate.
Art. 161 co. 1 → la nullità delle sentenze soggette ad appello o a ricorso per Cassazione
può essere fatta valere soltanto nei limiti e secondo le regole proprie di questi mezzi di
impugnazione.
Tale norma sancisce il principio secondo cui i vizi della sentenza si traducono in motivi
di gravame → sicché essi non possono più farsi valere quando siano decorsi i termini per
proporre impugnazione e la sentenza sia passata in giudicato.
La norma si ritiene applicabile anche a quei provvedimenti che, pur non avendo la forma
della sentenza, hanno natura sostanzialmente decisoria e sono suscettibili di divenire
incontrovertibili (es. decreto ingiuntivo).
Unica eccezione → art. 161 co. 2 → mancata sottoscrizione della sentenza da parte del
giudice → è talmente grave che non può essere sanata.
Si parla di nullità insanabile o di inesistenza della sentenza (Art. 158 → è una nullità
extraformale in quanto manca un presupposto).
Temperamenti →
a) art. 92 co. 1→ il giudice può escludere la ripetizione delle spese sostenute dalla parte
vincitrice, se le ritiene eccessive o superflue, e può, indipendentemente dalla
soccombenza, condannare una parte al rimborso delle spese, anche non ripetibili, che,
per trasgressione al dovere di cui all’art. 88, essa ha causato all’altra parte.
b) art. 92 co. 2 → il giudice può, se vi è soccombenza reciproca o concorrono altri giusti
motivi esplicitamente indicati nella motivazione, compensare, parzialmente o per intero, le
spese tra le parti.
La statuizione sulle spese è contenuta nella sentenza che chiude il processo davanti al
giudice. Di conseguenza deve trattarsi di una sentenza definitiva (processuale o di merito);
le sentenze non definitive (processuali o di merito) non contengono condanna alle spese.
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Verde 2
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L’art. 164 ha anche modificato il regime della sanatoria della nullità → può avvenire →
1) per la vocatio in ius → a seguito della costituzione in giudizio del convenuto (in questo
modo la funzione dell’atto di citazione è realizzata); a seguito della rinnovazione della
citazione, disposta d’ufficio dal giudice, in mancanza della costituzione del convenuto.
Se il convenuto si costituisce, è come se l’atto abbia raggiunto il suo scopo e si ritiene
valido ed efficace fin dall’inizio.
Se invece il convenuto non si costituisce, il giudice dispone la rinnovazione dell’atto di
citazione, questa sana i vizi, e gli effetti della domanda si producono sin dal momento della
prima notificazione (la sanatoria opera dunque ex tunc).
Se tale rinnovazione non viene eseguita, si avvia il meccanismo estintivo ex art. 307 co. 3.
2) per l’editio actionis → anche in questo caso la nullità è sanabile → costituzione del
convenuto o rinnovazione della citazione per ordine del giudice.
Tale sanatoria opera ex nunc (cioè dal momento in cui l’atto viene sanato).
Verde → è più corretto dire che non c’è sanatoria reale ma che tale meccanismo tende a
tenere in vita il processo incardinato sulla base dell’atto nullo.
Costituzione dell’attore e del convenuto artt. 165 – 166 – 167 – 171 cpc
Art. 165 → costituzione dell’attore → l’attore entro 10 gg. dalla notificazione della
citazione al convenuto, ovvero entro 5 gg. nel caso di abbreviazione dei termini, deve
costituirsi in giudizio a mezzo del procuratore (o personalmente nei casi consentiti dalla
legge), depositando in cancelleria la nota d’iscrizione a ruolo e il proprio fascicolo.
Se si costituisce personalmente, deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel
Comune ove ha sede il Tribunale.
Art. 166 → costituzione del convenuto → il convenuto deve costituirsi a mezzo del
procuratore (o personalmente nei casi consentiti dalla legge) almeno 20 gg. prima
dell’udienza di comparizione o almeno 10 gg. prima nel caso di abbreviazione dei termini
ovvero almeno 20 gg. prima dell’udienza fissata ex art. 168bis co. 5, depositando in
cancelleria il proprio fascicolo contenente la comparsa di risposta.
Art 167 → comparsa di risposta → in essa il convenuto deve proporre tutte le sue
difese, indicare i mezzi di prova di cui vuole valersi, formulare le conclusioni e dichiarare
se intende chiamare un terzo in causa.
A pena di decadenza deve proporre eventuali domande riconvenzionali e le eccezioni
processuali e di merito non rilevabili d’ufficio.
(11)
termine libero → è computato escludendo sia il giorno iniziale che il giorno finale.
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Art. 171 → ritardata costituzione delle parti → se nessuna delle parti si costituisce nei
termini stabiliti, si applica l’art. 307 cco. 1 e 2 (→ il processo che non è stato iscritto a
ruolo, cade in stato di quiescenza, dal quale può essere tratto con atto di riassunzione
entro 1 anno dal termine entro il quale si sarebbe potuto costituire il convenuto).
Se una delle parti si è costituita entro il termine assegnatole, l’altra parte può costituirsi
fino alla prima udienza, ma restano ferme le decadenze di cui all’art. 167.
La parte che non si costituisce neppure in tale udienza è dichiarata contumace con
ordinanza del Giudice Istruttore, salva la disposizione dell’art. 291.
Art. 168 → iscrizione della causa a ruolo → all’atto della costituzione dell’attore o del
convenuto, il cancelliere iscrive la causa nel ruolo generale e contemporaneamente
forma il fascicolo d’ufficio.
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Cap. 2
Art. 175 → il Giudice istruttore esercita tutti i poteri intesi al più sollecito e leale
svolgimento del procedimento, fissa le udienze e i termini entro i quali le parti debbono
compiere gli atti processuali.
Art. 176 → tutti i provvedimenti del giudice istruttore, salvo che la legge disponga
altrimenti, hanno la forma dell’ordinanza.
Art. 177 → l’ordinanza non può mai pregiudicare la decisione della causa e può essere
modificata o revocata dal giudice che l’ha pronunciata.
Restano immodificabili ed irrevocabili → 1) le ordinanze pronunciate sull’accordo delle
parti 2) le ordinanze dichiarate non impugnabili dalla legge 3) le ordinanze ancora
assoggettate a reclamo.
Art. 178 → l’ordinanza, quando dichiara l’estinzione del processo, è impugnabile dalle
parti con reclamo immediato al collegio.
Tale reclamo va presentato con semplice dichiarazione nel verbale d’udienza o con ricorso
al Giudice istruttore, entro 10 gg. dalla pronuncia dell’ordinanza.
La comparizione è la presenza di fatto della parte alle singole attività, ed in particolare alle
udienze (12) .
Di regola, avviene attraverso il difensore che ha la rappresentanza processuale della
parte, ma in alcuni casi è richiesta la presenza personale della stessa (es. quando il
giudice dispone l’interrogatorio libero delle parti, ovvero quando alla parte sia deferito
l’interrogatorio formale).
Art. 180 → forma di trattazione → la trattazione della causa è orale e di essa si redige
processo verbale.
Art. 181 co. 1 → mancata comparizione di entrambe le parti → il giudice istruttore
fissa un’udienza successiva di cui il cancelliere dà comunicazione alle parti costituite.
Se nessuno compare, dispone, con ordinanza non impugnabile, la cancellazione della causa dal ruolo
con ordinanza non impugnabile e il processo si estingue se non è riassunto nel termine di 1 anno (art.
307 co. 1).
In caso di mancata comparizione del convenuto già costituito il processo può continuare in
assenza di esso.
Art. 181 co. 2 → mancata comparizione dell’attore già costituito → perché il processo continui,
è sempre necessaria la richiesta del convenuto → in mancanza di questa richiesta, il giudice fissa una
nuova udienza, di cui è data comunicazione all’attore tramite il cancelliere.
Se alla nuova udienza l’attore non compare, il giudice ordina che la causa sia cancellata dal ruolo ed il
(12)
udienza → luogo e momento in cui il giudice, venendo a contatto con le parti o con i loro difensori,
ascolta le difese, prende i vari provvedimenti, raccoglie le prove. Nel processo ordinario di competenza del
Tribunale vi sono generalmente più udienze (non pubbliche) davanti al giudice istruttore, nelle quali avviene
la trattazione e l’istruzione della causa. Le udienze dinanzi al Collegio sono invece di regola pubbliche.
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processo si estingue immediatamente (art. 307 co. 1), sempre che il convenuto non chieda che si
proceda in assenza di lui.
In caso di mancata comparizione del convenuto che non si sia costituito prima e neppure alla
prima udienza → il giudice istruttore, verificata la regolarità della notifica dell’atto di citazione, ne
dichiara la contumacia ed ordina che il processo prosegua in assenza di lui (art. 171 co. 3).
Prima comparizione delle parti e trattazione della causa art. 183 cpc
Attività svolte dal giudice istruttore → interrogatorio libero delle parti (le risposte non
hanno efficacia di prova, sono argomenti di prova) e conciliazione delle parti.
Essa comprende quella attività di giudizio diretta → 1) all’individuazione delle parti in
causa 2) alla modificazione e precisazione ad opera delle stesse delle domande proposte,
nonché 3) all’esposizione delle ragioni di fatto e di diritto che sorreggono le rispettive
pretese.
A seguito della riforma di cui alla L. 353/90 → il thema decidendum deve esser definito
già nell’atto di citazione e nella comparsa di risposta, limitandosi la possibilità di
modificare domande, eccezioni e conclusioni già formulate in base a un rigido sistema di
preclusioni →
1^ preclusione → sarà riconosciuta alle parti, infatti, solo la possibilità di precisare e,
previa autorizzazione del giudice, modificare domande, eccezioni e conclusioni, ma solo
alla prima udienza di trattazione.
2^ preclusione → se richiesto, il giudice potrà fissare un termine perentorio, 30 gg., per il
deposito di memorie contenenti tali precisazioni o modificazioni.
Va poi precisato che modifica della domanda significa rettifica della stessa con riguardo al
medesimo petitum e alla medesima causa petendi , nel senso che, qualora uno di tali
elementi della domanda mutasse, avremmo proposizione di una domanda nuova, come
tale sempre inammissibile.
Il nodo centrale della trattazione → la prima udienza.
La nuova disciplina processuale intende favorire il contatto diretto del giudice con le parti,
stabilendo che la mancata comparizione di una delle parti alla prima udienza, senza
giustificato motivo, costituisce un comportamento suscettibile di essere apprezzato dal
giudice per trarre argomenti di prova, evidentemente a sfavore della parte stessa.
Il giudice provvederà alla prima udienza ad interrogare liberamente le parti, allo scopo
anzitutto di individuare con precisione il thema decidendum nonché di individuare fatti non
contestati e di acquisire comunque elementi utili per la decisione. Inoltre tale interrogatorio
si pone come momento necessario del tentativo di conciliazione.
Art. 184bis → la parte che dimostra di essere incorsa in decadenze per cause ad essa
non imputabili può chiedere al giudice istruttore di essere rimessa in termini.
Verde → il legislatore esclude che l’istituto possa essere esteso a situazioni che si
verifichino dopo che il procedimento si è concluso, ciò per evitare che i tempi processuali
si allunghino oltremodo.
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(13)
Ordinanze decisorie artt. 186bis – ter – quater cpc
Il legislatore consente che, con esse, siano pronunciati provvedimenti che anticipano, in
corso di causa, gli effetti della pronuncia di condanna.
(13)
Proto Pisani le definisce → ordinanze interinali.
(14)
Proto Pisani → la non contestazione deve essere parziale, cioè i fatti costitutivi dedotti dall’attore
devono essere parzialmente contestati.
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Art. 187 → il giudice istruttore, se ritiene che la causa sia matura per la decisione di
merito senza bisogno di assunzione di mezzi di prova, rimette le parti davanti al collegio
Può rimettere le parti al collegio affinché sia decisa separatamente una questione di
merito avente carattere preliminare, solo quando la decisione di essa può definire il
giudizio.
Il giudice provvede analogamente se sorgono questioni attinenti alla giurisdizione o alla
competenza o ad altre pregiudiziali (15) ma può anche disporre che siano decise
unitamente al merito.
Qualora il collegio provveda a norma dell’art. 279, co. 2 n. 4, i termini di cui all’art. 183 co.
8, non concessi prima della rimessione al collegio, sono assegnati dal giudice istruttore, su
istanza di parte, nella prima udienza dinanzi a lui.
Il giudice dà ogni altra disposizione relativa al processo.
Art. 188 → Il giudice istruttore provvede all’assunzione dei mezzi di prova (202-262) e,
esaurita l’istruzione (art. 110) rimette le parti al collegio per la decisione a norma
dell’articolo seguente.
(15)
questione pregiudiziale → questione meramente procedurale, di rito, la cui risoluzione condiziona lo
svolgimento del processo (es. questione di legittimità processuale delle parti costituite).
(16)
precisazione delle conclusioni → atto con cui le parti formulano in modo preciso e definitivo le
conclusioni ovvero le richieste che intendono sottoporre al giudice, tenendo conto degli elementi emersi nel
corso dell’istruzione probatoria.
(17)
comparsa conclusionale → atto scritto con cui la parte o il suo avv. espone in precise posizioni, che
prendono il nome di conclusioni, i provvedimenti che si richiedono al giudice sulla base delle originarie
domande, delle risultanze istruttorie nonché del globale svolgimento del processo.
(18)
memoria di replica → atto scritto avente il contenuto di una mera risposta alle deduzioni avversarie:
esso non può presentare conclusioni nuove.
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Cap. 3
Istruzione probatoria
Momento della fase istruttoria nel quale vengono raccolte le prove necessarie alla
decisione delle questioni individuate e discusse in sede di trattazione.
Prove
Sono i mezzi processuali necessari per fornire la dimostrazione della esistenza o
inesistenza di un fatto dedotto da una delle parti.
Le prove possono essere → legali (→ la valutazione è predeterminata dalla legge) [es.
scrittura privata; giuramento decisorio; confessione] o liberamente valutabili (→ possono
essere liberamente valutate dal giudice) [es. testimonianza].
In ordine al momento in cui si formano → prova precostituita (→ la parte ha solo l’onere
di produrla in giudizio, ponendola a disposizione del giudice. Essa, infatti, viene formata
fuori e, normalmente, prima del processo, per motivi anche diversi da quelli giudiziari [es.
prova documentale]) e prova costituenda o non precostituita (→ viene formata soltanto
nel processo attraverso una particolare attività, detta assunzione del mezzo di prova, la cui
acquisizione è condizionata alla sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge) [es.
testimonianza].
Prova diretta → il giudice controlla la veridicità del fatto in forza di un riscontro di carattere
sensoriale che lo mette in relazione diretta con il fatto rappresentato (es. ispezione).
Prova indiretta → il giudice deve servirsi di uno strumento di mediazione.
Prove storiche → il mezzo è di per sé idoneo a rappresentare il fatto da provare.
Prove critiche → il giudice perverrebbe alla rappresentazione del fatto da provare
attraverso un’operazione intellettiva più complessa.
Oggetto della prova → i fatti (19) dedotti dalle parti a fondamento delle loro domande ed
eccezioni. Se la parte non fornisce tali fatti non potrà veder accolta la propria domanda od
eccezione.
Di regola il giudice non può porre a fondamento della decisione che le prove proposte
dalle parti o dal Pm; solo in casi eccezionali, tassativamente previsti dalla legge, il giudice
può d’ufficio disporre l’assunzione di mezzi di prova (es.: ispezione di persone e cose).
Assunzione delle prove → è disposta dal giudice con ordinanza→ art. 184 → udienza
necessaria → il giudice istruttore procede all’assunzione dei mezzi di prova ammessi.
Dunque l’indicazione di mezzi di prova può avvenire con gli atti introduttivi del giudizio,
nella prima udienza di trattazione o nella successiva, disciplinata dall’art. 184, salva
l’ipotesi della rimessione in termini (art. 184bis → la parte che dimostra di essere
incorsa in decadenza senza colpa, può chiedere al giudice di essere rimessa in termini),
e tranne il caso in cui la necessità per la parte sorga a seguito dell’ammissione d’ufficio
di mezzi di prova.
Per il caso in cui siano disposti d’ufficio mezzi di prova, è previsto che ciascuna parte
possa dedurre, entro un congruo termine (perentorio), i mezzi di prova che si rendono
necessari in relazione a quelli ordinati d’ufficio.
La possibilità di presentare mezzi di prova è, comunque, interpretata restrittivamente →
si intendono tali solo quelli che siano risultati indispensabili a seguito del contraddittorio
della prima udienza di trattazione.
(19)
sono esclusi i fatti non contestati, i fatti ammessi, i fatti inverosimili, i fatti notori.
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Dopo l’istruttoria c’è una udienza per la precisazione delle conclusioni → modello
ordinario di decisioni → scambio delle memorie di replica.
Mezzi di prova
Spesso è usato quale sinonimo di «prova», con la precisazione che la prova è il risultato
che con i mezzi di prova si mira a realizzare, formando il convincimento del giudice sulla
veridicità di un patto dettato in giudizio.
Scrittura privata artt. 2702 - 2703 cc; artt. 214 - 220 cpc
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Art. 215 cpc → riconoscimento tacito → la scrittura privata prodotta in giudizio si ha per
riconosciuta se la parte comparsa non la disconosce, o non dichiara di non conoscerla
nella prima udienza, o nella prima risposta successiva alla produzione; e se la parte, alla
quale la scrittura è attribuita o contro la quale è prodotta, è contumace, salvo l’art. 293 co.
3 (→ il contumace che si costituisce tardivamente in giudizio può disconoscere le scritture
prodotte contro di lui nella I^ udienza o nel termine assegnato dal Giudice Istruttore).
Qualora la scrittura privata venga disconosciuta, la parte che l’ha prodotta in giudizio e
che intende ancora valersene deve proporre istanza per la verificazione giudiziale
della stessa aprendo in tal modo un accertamento incidentale sull’autenticità della
scrittura. Tale istanza può proporsi anche in via principale.
La scrittura privata autenticata o riconosciuta nei vari modi su elencati ha l’identica
efficacia probatoria dell’atto pubblico.
Querela di falso artt. 221- 227 cpc; art. 99 disp. att. cpc
Documento informatico
E’ la rappresentazione informatica di atti, fatti o dati giuridicamente rilevanti che, secondo quanto
previsto dal regolamento attuativo dell’art. 15 della legge Bassanini (DPR 513/97), è equiparato a
quello cartaceo.
L’approvazione del regolamento produce quale effetto che l’originale di un documento informatico
cessa di essere quello cartaceo per diventare quello informatico, quello, cioè, contenuto in un file
conservato nella memoria di un elaboratore.
Il regolamento prescrive che il documento informatico ha la stessa efficacia che è attribuita alla
scrittura privata (art. 2702 cc) quindi fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza
delle dichiarazioni di chi l’ha sottoscritto, purché sia conforme alle disposizioni dello stesso
regolamento e delle regole tecniche successivamente emanate (DPCM 8-2-1999).
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Prova legale → art. 2730 → è la dichiarazione di scienza che una parte fa della verità di
fatti ad essa sfavorevoli (20) e favorevoli all’altra parte.
Oggetto → soltanto i fatti della causa, siano essi costitutivi o estintivi o modificativi o
impeditivi.
Giurisprudenza → alla base della confessione deve esservi l’animus confitendi.
La dichiarazione confessoria è irretrattabile → nel momento in cui è resa, esce fuori dal
potere del soggetto di disporne.
Limiti → art. 2731 cc → 1) soggettivo → non è efficace se non proviene da persona
capace di disporre del diritto controverso (qualora sia fatta da un rappresentante, è
efficace solo se fatta entro i limiti in cui questi vincola il rappresentato);
2) oggettivo → deve riguardare un diritto disponibile.
La confessione può essere →
a) giudiziale → art. 2733 cc → quando è resa in giudizio → in questo caso forma piena
prova contro colui che l’ha fatta purché non verta su fatti relativi a diritti non disponibili.
La confessione giudiziale costituisce una delle ipotesi di prova legale.
Essa può essere spontanea o provocata dall’interrogatorio formale.
b) stragiudiziale → art. 2735 cc → quando è fatta fuori del giudizio → essa, se è resa
alla parte o a chi la rappresenta, ha la stessa efficacia probatoria di quella giudiziale;
se è resa ad un terzo o se è contenuta in un testamento è liberamente apprezzata dal
giudice.
La stragiudiziale, per produrre la sua efficacia probatoria, deve essere, a sua volta,
provata in giudizio; in tal caso → art. 2735 co. 2 → vieta che essa possa essere provata
per testimoni, se verte su un oggetto per il quale la prova testimoniale non è ammessa
dalla legge.
(20)
fatto sfavorevole al dichiarante → quello che in concreto sia idoneo a produrre conseguenze giuridiche
svantaggiose per colui che volontariamente e consapevolmente ne riconosca la verità.
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Corte Costituzionale sent. n. 334/96 → illegittimità dell’ammonimento circa l’importanza religiosa del
giuramento, nonché delle parole che facevano riferimento alla divinità. A seguito di detto intervento, la
formula è → “Consapevole della responsabilità che col giuramento assumo, giuro …” (art. 238).
Una particolare specie → giuramento estimatorio → è deferito dal collegio ad una delle parti solo se
non è possibile accertare altrimenti il valore della cosa domandata (art. 241).
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Cap. 4
c) processo dinanzi al Giudice di Pace → art. 321→ il Giudice di Pace, quando ritiene
matura la causa per la decisione, invita le parti a precisare le conclusioni e a discutere la
causa. La sentenza è depositata in cancelleria entro 15 gg. dalla discussione.
Queste norme vanno collegate all’art. 50quater → violazione dei criteri di competenza
interna → in questi casi si ha nullità della sentenza ex art. 161 co. 1.
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Artt. 50bis – ter – quater → giudizi a decisione collegiale → 1) giudizi nei quali è
obbligatorio l’intervento del Pm o quelli devoluti a sezioni specializzate 2) nelle procedure
concorsuali 3) nelle materie societarie 4) in materia successoria 5) in tema di
responsabilità dei magistrati 6) procedimenti in camera di consiglio.
Art. 277 → pronuncia sul merito → il collegio nel deliberare sul merito deve decidere
tutte le domande proposte e le relative eccezioni, definendo il giudizio.
Tuttavia il collegio, anche quando il giudice istruttore gli ha rimesso la causa ex art. 187
co. 1, può limitare la decisione ad alcune domande, se riconosce che per esse soltanto
non sia necessaria un'ulteriore istruzione, e se la loro sollecita definizione è di interesse
apprezzabile per la parte che ne ha fatto istanza.
Art. 279 → forma dei provvedimenti del collegio → Il collegio quando provvede soltanto
su questioni relative all'istruzione della causa, senza definire il giudizio, pronuncia
ordinanza.
Il collegio pronuncia sentenza →
4) quando, decidendo alcune delle questioni di cui ai nn. 1, 2 e 3, non definisce il giudizio
e impartisce distinti provvedimenti per l'ulteriore istruzione della causa;
5) quando, valendosi della facoltà di disporre la separazione delle cause che siano state
riunite per ragioni di connessione soggettiva o oggettiva, decide solo alcune delle cause
fino a quel momento riunite, e con distinti provvedimenti dispone la separazione delle altre
cause e l'ulteriore istruzione riguardo alle medesime, ovvero la rimessione al giudice
inferiore delle cause di sua competenza.
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I provvedimenti per l'ulteriore istruzione, previsti dai nn. 4 e 5, sono dati con separata
ordinanza.
I provvedimenti del collegio, che hanno forma di ordinanza, comunque motivati, non
possono mai pregiudicare la decisione della causa. Salvo che la legge disponga altrimenti,
essi sono modificabili e revocabili dallo stesso collegio, e non sono soggetti ai mezzi di
impugnazione previsti per le sentenze. Le ordinanze del collegio sono sempre
immediatamente esecutive. Tuttavia, quando sia stato proposto appello immediato contro
una delle sentenze previste dal n. 4 del co. 2, il giudice istruttore, su istanza concorde
delle parti, qualora ritenga che i provvedimenti dell'ordinanza collegiale siano dipendenti
da quelli contenuti nella sentenza impugnata, può disporre con ordinanza non impugnabile
che l'esecuzione o la prosecuzione dell'ulteriore istruttoria sia sospesa sino alla definizione
del giudizio di appello.
L'ordinanza è depositata in cancelleria insieme con la sentenza.
Art. 280 → con la sua ordinanza il collegio fissa l’udienza per la comparizione delle parti
davanti al Giudice Istruttore o davanti a sé.
Art. 282 → esecuzione provvisoria → la sentenza di I° grado è provvisoriamente
esecutiva tra le parti.
Art. 283 → provvedimenti sull’esecuzione provvisoria in appello → il giudice
d’appello, su istanza di parte, proposta con impugnazione principale o incidentale, quando
sussistono gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una
delle parti, sospende in tutto o in parte l’efficacia esecutiva o l’esecuzione della sentenza
impugnata, con o senza cauzione.
Art. 287 → le sentenze contro le quali non sia stato proposto appello e le ordinanze non
revocabili possono essere corrette, su ricorso di parte, dallo stesso giudice che le ha
pronunciate, qualora egli sia incorso in omissioni o in errori materiali o di calcolo.
Art. 288 → se tutte le parti concordano nel chiedere la stessa correzione, il giudice
provvede con decreto. Se è chiesta da una delle parti, il giudice provvede con ordinanza.
Ratio → la correzione è volta ad eliminare errori del provvedimento inteso solo come
documento (non toccano la sostanza della decisione).
(21)
questione preliminare di merito → qualsiasi questione inerente al merito della causa, la cui risoluzione
pregiudica la decisione finale del giudizio in corso. E’ introdotta da eccezioni (es. la prescrizione del diritto
controverso).
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Contumacia → mancata costituzione in giudizio di una parte portata alle sue estreme
conseguenze, in quanto non effettuata neppure tardivamente ex art. 171.
La mancata presenza di tutte le parti comporta la cancellazione della causa dal ruolo ex
artt. 181 e 309.
Diversa dalla contumacia è l’assenza → non partecipazione al giudizio di una parte già
costituita.
Art. 293 → costituzione del contumace → la parte che è stata dichiarata contumace può
costituirsi in ogni momento del procedimento fino all’udienza di precisazione delle
conclusioni (24) .
La costituzione può avvenire mediante deposito di una comparsa, della procura e dei
documenti in cancelleria o mediante comparizione all’udienza.
(22)
si tratta dell’interrogatorio formale → art. 230 → teso a provocare la confessione.
(23)
ci si riferisce al giuramento decisorio → il solo che è necessario notificare al contumace.
(24)
tale preclusione risponde all’esigenza di non ostacolare l’esercizio della funzione giurisdizionale,
una volta che la causa sia stata rimessa all’organo giudicante (il “collegio”) per la decisione.
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In ogni caso il contumace che si costituisce può disconoscere, nella prima udienza o nel
termine assegnatogli dal giudice istruttore, le scritture contro di lui prodotte.
Potrebbe verificarsi che il convenuto, nonostante la nullità dell’atto, sia posto in condizioni
di avere conoscenza del processo e non della pretesa.
In questi casi il vizio non è rimediabile e i meccanismi di sanatoria funzionano solo ex nunc
(cioè con un’incidenza marginale sul processo).
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Cap. 5
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Art. 298 → effetti della sospensione → durante la sospensione non possono essere
compiuti atti del procedimento (25) .
La sospensione interrompe i termini in corso, i quali ricominciano a decorrere dal giorno
della nuova udienza fissata nel provvedimento di sospensione o nel decreto di cui
all’art. 297.
(25)
si ritiene possibile che il giudice autorizzi le parti al compimento di atti urgenti → art. 669quater co. 2 →
prevede come ammissibile l’stanza e quindi la concessione di provvedimenti cautelari durante la
sospensione (e l’interruzione) del processo.
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Le spese → 1) nel caso di estinzione per rinuncia agli atti → il rinunciante deve
rimborsare le spese alle altre parti, salvo diverso accordo 2) nel caso di rinunzia per
inattività → le spese ricadono sulle parti che le hanno anticipate.
(26)
Inattività semplice (→ prima che venga dichiarata l’estinzione si apre un periodo di quiescenza (il
processo si estingue se non è riassunto entro 1 anno) del processo [cd. cancellazione dal ruolo]).
Inattività qualificata (→ casi in cui il legislatore ha offerto alle parti la possibilità di sanare alcune situazioni
processuali e le parti non vi abbiano provveduto [casi di estinzione immediata]).
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Cap. 6
Le impugnazioni
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Cause scindibili → quelle in cui la pluralità di parti nel giudizio (derivante da connessione
oggettiva o litisconsorzio facoltativo) non impone che anche il giudizio d’impugnazione si
svolga nei confronti di tutte le parti → il rapporto con un soggetto può restare deciso in un
modo, quello con un altro soggetto in modo diverso senza che si verifichi contrasto di
giudicati.
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Cap. 7
Art. 339 → in questa sede sono appellabili nel termine perentorio di 30 gg. dalla
notificazione della sentenza ad opera della controparte (termine breve: artt. 325 e 326) →
ovvero, in mancanza di notificazione, nel termine di 1 anno dalla pubblicazione della
sentenza (termine lungo: art. 327), tutte le sentenze pronunciate in I° grado.
Le sentenze del GdP pronunciate secondo equità sono appellabili esclusivamente per
violazione delle norme sul procedimento, violazione di norme costituzionali o comunitarie
ovvero dei principi regolatori della materia.
Sono inappellabili quelle per le quali le parti si sono accordate ad omettere l’appello; le
sentenze che hanno deciso una controversia individuale di lavoro o in materia di
previdenza e assistenza obbligatoria di valore non superiore a 25€; le sentenze dichiarate
non appellabili dalla legge.
Particolare disciplina → sentenze non definitive → rispetto a queste, infatti, la parte può
fare appello immediato nei termini ovvero fare riserva di appello (27) insieme con la
sentenza definitiva.
Tale riserva non può farsi (e se è fatta rimane senza effetto) se la sentenza non definitiva
è appellata immediatamente da alcuna delle altre parti.
Ci sono anche ordinanze appellabili → es. quelle ex art. 186quater nel caso di
successiva estinzione del processo o di rinuncia della parte intimata alla pronuncia della
sentenza.
Art. 341 → competenza → l’appello contro le sentenze del Giudice di Pace e del
Tribunale si propone, rispettivamente, al Tribunale ed alla Corte di Appello nella cui
circoscrizioneha sede il giudice che ha pronunciato la sentenza.
Art. 342 → l’appello si propone con atto di citazione → oltre ai requisiti ex art. 163,
contiene anche l’esposizione sommaria dei fatti ed i motivi specifici dell’impugnazione
(mediante i quali l’appellante seleziona quali parti o capi della sentenza intende
impugnare).
Cosa succede se l’appellante dimentica di specificare i motivi d’impugnazione?
È un’ipotesi di nullità dell’appello che però da luogo ad inammissibilità.
La Cassazione nel 2001 ha affermato → nel momento in cui la parte non specifica i
motivi di impugnazione, è vero che compie una nullità, ma tale nullità comporta
l’impossibilità per il giudice di conoscere le ragioni per cui è stato chiamato a decidere.
Dato che si tratta dell’impugnazione di una sentenza di I° grado, questo è motivo
d’inammissibilità dell’appello, con la conseguenza che una volta dichiarato inammissibile
l’appello, si ha la consumazione del potere d’impugnare.
Art. 358 → anche se non sono decorsi i termini per appellare, la parte non può proporre
ex novo l’appello, con la conseguenza che la sentenza di primo grado passa in giudicato.
Art. 344 → intervento in appello → nel giudizio di appello è ammesso soltanto
l’intervento dei terzi che potrebbero proporre opposizione ex art. 404 cpc.
Art. 345 → limitazioni → disciplina dei nova →
1) non possono essere proposte domande nuove (→ quelle che presentano variazioni
(27)
diverso è l’appello con riserva dei motivi → processo del lavoro → il datore di lavoro tende ad ottenere
una sospensione dell’efficacia del dispositivo.
66
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(28)
istanza di sospensione dell’efficacia esecutiva della sentenza.
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(29)
decisioni → 1) negative per ragioni processuali (casi di impugnazione inammissibile, improcedibile,
estinta); 2) di rigetto nel merito (possono essere confermative o sostitutive della sentenza del primo
giudice); 3) di accoglimento per ragioni processuali e rimessione al primo giudice (casi tassativi ex
artt. 353 – 354); 4) di accoglimento per ragioni di merito (hanno sempre carattere sostitutivo).
68
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70
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1) cassazione senza rinvio → art. 382 → quando la Corte ritiene che la causa non
poteva essere proposta (la cassazione travolge tutti gli atti del processo) o il processo
proseguito (la cassazione cancella tutti gli atti a partire da quello la cui nullità non era stata
dichiarata) o quando vi è un difetto assoluto di giurisdizione.
Ulteriore caso → la Corte, accogliendo il ricorso per violazione o falsa applicazione di
norme di diritto, pronuncia essa stessa la decisione di merito, non ritenendo necessari
ulteriori accertamenti di fatto.
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2) cassazione con rinvio → art. 383 → in caso di accoglimento del ricorso per violazione
o falsa applicazione di norme di diritto, la Corte rinvia la causa ad altro giudice di grado
pari a quello che ha pronunciato la sentenza cassata.
Nel caso previsto nell’art. 360 co. 2, la causa può essere rinviata al giudice che avrebbe
dovuto pronunciare sull’appello al quale le parti hanno rinunciato.
La Corte, se riscontra una nullità del giudizio di primo grado per la quale il giudice
d’appello avrebbe dovuto rimettere le parti al primo giudice, rinvia la causa a quest’ultimo.
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merito risultata priva dei requisiti necessari al corretto svolgimento del processo.
Giudice competente è il giudice che ha emesso la decisione cassata).
Art. 396 → revocazione straordinaria delle sentenze per le quali è scaduto il termine
per l’appello → disposizione che esprime il favor del legislatore per l’appello (unico
mezzo a critica libera) → le sentenze per le quali è scaduto il termine per l’appello
possono essere impugnate per revocazione nei casi ex art. 395 nn. 1,2,3,6.
Art. 397 → nelle cause in cui l’intervento del Pm è obbligatorio ex art. 70, le sentenze ex
artt. 395 – 396 possono essere impugnate per revocazione straordinaria dal Pm →
1) quando la sentenza è stata pronunciata senza che egli sia stato sentito
2) quando la sentenza è l’effetto della collusione operata dalle parti per frodare la legge.
Corte Costituzionale → sentenza del ‘96 → ha reso revocabili anche le sentenze della
Corte di Cassazione, e il legislatore ha subito adeguato il codice di rito, introducendo un
(30)
si intende “lo stesso ufficio giudiziario”.
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(31)
si tratta di competenza funzionale, come tale non derogabile neanche per motivi di connessione.
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Termini →
per l’opposizione ordinaria → non c’è termine
per l’opposizione revocatoria → il termine è di 30 gg. dal giorno in cui il terzo è venuto a
conoscenza del dolo o della collusione.
(32)
tale norma è finalizzata alla tutela del terzo che potrebbe subire un irreparabile pregiudizio in seguito
all’esecuzione del provvedimento.
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Cap. 8
Processo di esecuzione artt. 474 – 632 cpc
1) le sentenze
2) gli altri provvedimenti ai quali la legge attribuisce espressamente efficacia esecutiva: alcune
ordinanze (art. 179), verbali di conciliazione, decreti ingiuntivi, licenze e sfratti convalidati,
provvedimenti possessori, etc.
3) le scritture private autenticate, relativamente alle obbligazioni di somme di denaro in esse contenute,
le cambiali ed altri titoli di credito, nonché altri titoli di credito ai quali la legge attribuisce la stessa
efficacia [es. verbali di conciliazione]
4) gli atti ricevuti da notaio o altro pubblico ufficiale.
I primi 2 gruppi sono giudiziali (si formano all’interno di un processo);
gli ultimi 2 sono stragiudiziali.
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I titoli sub 1, 2, 4 → per valere come titolo per l’esecuzione forzata, devono essere muniti
della formula esecutiva (→ ingiunzione scritta che viene apposta su una copia conforme
del provvedimento o dell’atto).
Art. 475 → individua i legittimati attivi del processo di esecuzione → co. 2 → il creditore
e i suoi successori (inter vivos, mortis causa, universali e particolari).
Art. 477 → individua i legittimati passivi del processo di esecuzione → il debitore e i suoi
eredi (quindi solo successori universali mortis causa).
L’art. 477 va interpretato sistematicamente con → l’art. 111 cpc → anche il successore
particolare inter vivos è destinatario degli effetti del titolo esecutivo;
e con l’art. 1595 co. 3 cc → rapporti tra subconduttore e conduttore → la sentenza tra
conduttore e locatore esplica i suoi effetti anche nei confronti del subconduttore.
Art. 478 → prestazione della cauzione → se l’efficacia del titolo esecutivo è subordinata
a cauzione, non si può iniziare l’esecuzione forzata finchè quella non sia stata prestata.
Art. 479 → notificazione del titolo esecutivo → deve essere fatta alla parte
personalmente. Ma se il titolo esecutivo è costituito da una sentenza, la notificazione,
entro l’anno dalla pubblicazione, può essere fatta a norma dell’art. 170.
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coattivamente i crediti aventi ad oggetto una somma di danaro, sia che questo fosse il loro
oggetto originario, sia che l’oggetto del credito sia divenuto tale soltanto in vista della sua
soddisfazione coattiva.
A seconda del suo oggetto, può essere →
1) mobiliare, per la quale era competente il pretore;
2) immobiliare, di competenza del Tribunale.
D.Lgs. 51/98 → tutta la materia è di competenza del Tribunale.
L. 302/98 → possibilità di delegare a notai le operazioni di vendita nell’espropriazione di
beni mobili registrati o beni immobili → ciò ha determinato un notevole alleggerimento del
carico di procedimenti gravanti sui giudici.
Art. 483 → cumulo dei mezzi di espropriazione → il creditore può valersi
cumulativamente dei mezzi di espropriazione previsti dalla legge, ma, su opposizione del
debitore, il giudice dell’esecuzione con ordinanza non impugnabile, può limitare
l’espropriazione al mezzo che il creditore sceglie o, in mancanza, a quello che il giudice
stesso determina.
Art. 484 → giudice dell’esecuzione → l’espropriazione è diretta dal giudice
dell’esecuzione.
Art. 485 → audizione degli interessati → quando la legge o il giudice ritengono
necessario sentire le parti, il giudice stesso fissa con decreto l’udienza.
Art. 486 → forma delle domande e delle istanze → le domande e le istanze sono
proposte oralmente al giudice dell’esecuzione (quando avvengono in udienza) e con
ricorso (negli altri casi).
Art. 487 → forma dei provvedimenti del giudice → i provvedimenti del giudice
dell’esecuzione sono dati con ordinanza (modificabile o revocabile dallo stesso giudice),
salvo che la legge disponga altrimenti.
Art. 489 → luogo delle notificazioni e delle comunicazioni →
1) ai creditori pignoranti → nella residenza o nel domicilio eletto nell’atto di precetto;
2) ai creditori intervenuti → nella residenza o nel domicilio eletto nella domanda di
intervento.
Esistono, inoltre, forme speciali → di beni indivisi (artt. 599 - 601); contro il terzo
proprietario (artt. 602 - 604).
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Ha ad oggetto un bene mobile del debitore in possesso di terzi o crediti del debitore verso
i terzi. A tale esecuzione, pertanto, partecipa oltre al creditore e al debitore anche il terzo,
come soggetto solo a fini processuali.
Art. 543 → è un atto complesso → pertanto il pignoramento contiene non solo
l’ingiunzione al debitore, ma anche l’intimazione al terzo di non disporre delle somme o
cose dovute, l’indicazione preventiva del creditore delle cose o delle somme da pignorare
(indicazione generica), nonché la citazione del terzo e del debitore a comparire davanti
al giudice del luogo di residenza del terzo, affinché faccia la cd. dichiarazione di quantità
→ deve specificare di quali cose si trova in possesso e di quali somme è debitore (→ ex
art. 547 → se c’è la dichiarazione positiva, il pignoramento si perfeziona e il processo
continua; se ciò non avviene, si ha su istanza di parte un giudizio di cognizione, di
accertamento sul credito o sulla proprietà del bene).
Art. 544 → 1) se il credito pignorato è garantito da pegno, si intima a chi detiene la cosa
data in pegno di non eseguire la riconsegna senza ordine del giudice 2) se il credito
pignorato è garantito da ipoteca, l’atto di pignoramento deve essere annotato nei libri
fondiari.
Art. 545 → crediti impignorabili → a) crediti alimentari b) crediti riguardanti sussidi di
grazia c) somme dovute a titolo di stipendio
L’intervento, l’assegnazione e la vendita si svolgono invece secondo la normale
procedura.
Il pignoramento presso terzi si realizza in forma scritta.
- Tipico esempio → conto corrente bancario → pignoramento di un credito del debitore
nei confronti della Banca → in questo caso dovrà essere citato il direttore della Banca.
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Trova applicazione in tutti i casi in cui il proprietario del bene espropriato, pur essendo
estraneo al rapporto debitorio, è gravato da responsabilità per debito altrui.
Si attua → a) quando il terzo è proprietario di un bene gravato da ipoteca o di cosa
soggetta a pegno; b) quando il terzo ha acquistato beni gravati da ipoteca o cose date in
pegno; c) quando l’alienazione del bene da parte del debitore è stata revocata x frode (art.
2901cc).
Terzo proprietario → è equiparato dalla legge al debitore, in quanto colpito direttamente
dall’esecuzione. Gli devono essere notificati titolo esecutivo e precetto. Unica cosa che
non può fare il debitore → il terzo proprietario può riacquistare il bene nella procedura
della vendita.
Esempio in ipotesi di azione revocatoria → art. 2901 cc → il debitore ha venduto un
suo bene ad un terzo in concorso fraudolento per sottrarlo al creditore, questi procede con
azione revocatoria e il giudice dispone che la vendita non ha effetti nei confronti del
creditore. A questo punto il creditore potrà utilizzare l’espropriazione contro il terzo
proprietario.
• Il debitore può evitare il pignoramento?
Art. 494 → pagamento nelle mani dell’Ufficiale Giudiziario → il debitore può evitare il
pignoramento versando nelle mani dell’Ufficiale Giudiziario la somma per cui si procede e
l’importo delle spese, con l’incarico di consegnarli al creditore.
All’atto del versamento si può fare riserva di ripetere la somma versata.
Può altresì evitare il pignoramento di cose, depositando nelle mani dell’Ufficiale
Giudiziario, in luogo di esse, come oggetto di pignoramento, una somma di danaro eguale
all’importo del credito o dei crediti per cui si procede e delle spese, aumentato di 2/10.
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All’atto dell’istanza, bisogna versare 1/5 della somma descritta perché il debitore deve
dare prova delle sue buone intenzioni.
A seguito dell’istanza, il giudice fissa un’udienza nella quale vengono sentiti i creditori e il
debitore perché il giudice deve valutare la somma complessiva per la conversione.
Oltre al credito per cui si procede, infatti, potrebbero essere intervenuti altri creditori,
anche se non muniti di titolo esecutivo.
Al termine di questa valutazione il giudice provvederà con ordinanza a stabilire la somma
da sostituire al bene pignorato. È un’ordinanza esecutiva (perché provvedimento
pronunciato dal giudice dell’esecuzione), impugnabile con l’opposizione agli atti esecutivi.
Tale istituto ha la finalità di non sottrarre a tempo indeterminato i beni alla libera
circolazione, sostituendo ad essi il denaro.
L. 302/98 → ha reinserito la possibilità della rateizzazione, ma solo se l’espropriazione è
immobiliare. Il mancato versamento anche di una sola rata, comporta la perdita del
beneficio (che può essere chiesto una sola volta).
Dopo la fase del pignoramento, si può avere l’intervento di altri creditori → non avremo
una procedura concorsuale, ma singolare, in quanto coinvolge solo alcuni creditori.
Il creditore che vuole intervenire deve essere titolare (deve darne prova scritta al giudice,
questi poi decide con ordinanza circa l’ammissibilità dell’intervento) di un diritto certo,
liquido ed esigibile (l’esigibilità non è richiesta nell’espropriazione immobiliare).
Non occorre dunque il titolo esecutivo.
Dobbiamo fare 3 distinzioni →
1) creditori che intervengono con titolo esecutivo → possono dare impulso
all’esecuzione
2) creditori interventori privilegiati e chirografari → chi ha un diritto di prelazione,
risultante da pubblici registri, sarà soddisfatto per primo → art. 498 → il creditore
pignorante deve avvisarli dell’inizio del pignoramento; se non lo fa, il giudice non
procederà alla vendita del bene. Il bene venduto è libero da gravami (effetto purgativo
della vendita); i creditori chirografari non hanno diritto di essere avvisati.
3) creditori interventori tempestivi e tardivi → il momento a cui si fa riferimento è la
prima udienza della fissazione della vendita o dell’assegnazione.
Queste distinzioni incidono nella fase della distribuzione del ricavato → 1) i creditori
tempestivi hanno diritto a parteciparvi 2) i creditori tardivi possono avvantaggiarsi di ciò
che residua.
La fase successiva è quella della vendita.
Nozione di Creditore → è il titolare di un diritto di credito.
— chirografari → sono dei creditori semplici, in quanto il titolo del loro diritto si affida soltanto ad un
documento (chirografo) non assistito da alcuna garanzia, all’infuori di quella della correttezza del debitore e
della esecuzione forzata in caso di inadempimento;
— privilegiati → quando il loro credito è garantito da una causa legittima di prelazione. In tal caso il
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creditore non entra in concorso con i chirografari, ma ha diritto di far valere per intero il suo credito sul bene
oggetto di prelazione: gli altri creditori concorrono proporzionalmente su ciò che rimane.
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solutum (33) o di datio pro solvendo (34) , a seconda che abbia per oggetto una cosa o un
credito.
Il creditore pignorante può chiedere l’assegnazione dei beni pignorati entro tali limiti →
a) espropriazione mobiliare → può essere chiesta sin dall’inizio per i titoli di credito o
per quei beni il cui valore risulti da listino di borsa o di mercato (art. 529 cpc).
Per tutti gli altri beni, invece, può essere chiesta solo in seguito alla mancata vendita al
primo incanto (art. 538 cpc);
b) espropriazione immobiliare → può essere chiesta soltanto dopo il vano esperimento
della vendita con incanto [(—) volontaria o facoltativa]; qualora il giudice dell’esecuzione
ritenga di non accogliere la domanda di assegnazione (perché questa non risponde ai
requisiti di cui all’art. 589 cpc), dispone l’amministrazione giudiziaria;
c) espropriazione mobiliare presso terzi → è l’unica forma satisfattoria prevista, quando
il pignoramento riguardi somme di denaro immediatamente esigibili o esigibili in un termine
non superiore ai 90 gg. (art. 533 cpc).
(33)
datio in solutm → mezzo di estinzione dell’obbligazione a carattere satisfattorio → il debitore si libera
dall’obbligazione eseguendo una prestazione diversa da quella dovuta, sempre che il creditore vi
acconsenta.
(34)
datio pro solvendo → l’obbligazione si estingue solo con la riscossione del credito ceduto.
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Ci sono 2 forme →
Art. 607 → il creditore può trovare che una cosa mobile da consegnare risulti pignorata →
la consegna a questo punto si deve fermare e la parte esecutante potrà far valere le sue
ragioni se proporrà opposizione di terzo ex art. 619.
Per rilascio → in questa ipotesi la parte esecutata va avvisata 3 gg. prima del giorno in
cui si procederà (preavviso di rilascio dell’Uff. G.); dopo i 3 gg., l’Ufficiale Giudiziario
(utilizza i poteri ex art. 513) si reca nel luogo ove si trova l’immobile ed immette nel
possesso dell’immobile il creditore.
Art. 610 → il giudice interviene solo se sorgono difficoltà che non ammettono dilazioni →
sono problemi che nascono dalla scarsa chiarezza del titolo o da difficoltà attuative o
interpretative del titolo esecutivo. In caso di contestazione di titoli, si può utilizzare
l’opposizione.
La parte istante anticipa le spese che gli verranno poi liquidate alla fine.
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se il giudice si mantiene nei limiti del titolo esecutivo → opposizione agli atti esecutivi.
Esempio tipico → infiltrazioni d’acqua da parte dell’inquilino del piano superiore.
Le prestazioni devono essere fungibili → per realizzarle, in casi rari, si usano sanzioni
indirette (es. artt. 18 e 28 Stat. dei Lav. → l’art. 28 è il massimo delle sanzioni indirette →
prevede una sanzione penale che incide sulla libertà personale).
Art. 2931 cc → se non è adempiuto un obbligo di fare, l’avente diritto può ottenere che
esso sia eseguito a spese dell’obbligato nelle forme stabilite dal cpc.
Art. 2933 cc → se non è adempiuto un obbligo di non fare, l’avente diritto può ottenere
che sia distrutto, a spese dell’obbligato, ciò che è stato fatto in violazione dell’obbligo.
D.Lgs. 51/98 → competente per entrambe le ipotesi è il Tribunale.
Consiste nella contestazione, da parte del debitore, del diritto del creditore a procedere
ad esecuzione forzata (si contesta l’an).
Con essa si contesta l’azione esecutiva per una questione di merito, deducendo
l’ingiustizia dell’esecuzione perché senza titolo esecutivo (deve esistere per tutta la durata
dell’esecuzione, fin dal momento iniziale), perché il diritto è stato estinto oppure perché
l’esecuzione ha colpito determinati beni dei quali il debitore affermi la impignorabilità.
Questioni di rito → si contesta, in sostanza, l’esistenza nel caso concreto delle
condizioni dell’azione esecutiva.
Le ragioni di merito si devono sposare col principio che il giudicato copre dedotto e
deducibile (nel caso di titoli giudiziali). Esempio → eccezione di pagamento.
IMP → Non possono essere fatti valere i vizi che andavano impugnati con l’appello.
Oggetto → titoli giudiziali (sentenze), titoli stragiudiziali (cambiali).
Prima dell’inizio dell’esecuzione → si propone nella forma di opposizione al precetto,
mediante citazione proposta al giudice competente per valore o materia e per territorio a
norma dell’art. 27 cpc. Non è possibile la sospensione perché non c’è ancora nulla da
sospendere.
Dopo il pignoramento → si propone con ricorso al giudice dell’esecuzione, il quale
provvede all’istruzione della causa, se competente a conoscerla, ovvero rimette le parti
al giudice competente per valore (art. 616), assegnando un termine perentorio per la
riassunzione della causa.
Può essere fatta valere l’impignorabilità dei beni → contestazione sulla regolarità
dell’esecuzione (art. 615 co. 2).
Non possono essere pignorati beni che servono all’attività lavorativa del debitore.
La sospensione del processo può essere adottata ex art. 624, su istanza di parte,
quando ricorrono gravi motivi → presumibile fondatezza dell’opposizione (fumus).
Art. 625 → sull’istanza per la sospensione il giudice dell’esecuzione provvede con
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ordinanza.
La sospensione è uno strumento di natura cautelare → regolato dal procedimento
cautelare uniforme (Proto Pisani); che segue la disciplina delle ordinanze del giudice
dell’esecuzione (giurisprudenza e dottrina maggioritaria).
La sentenza finale è una sentenza normalmente appellabile.
Consiste nella contestazione, da parte del debitore, della regolarità formale del titolo
esecutivo o del precetto (e delle loro notificazioni) oppure anche degli atti del
procedimento di esecuzione (quomodo).
Essa, quindi, è diretta a sollevare una questione puramente processuale, impugnandosi
con essa il singolo atto esecutivo, di cui si sostiene l’invalidità.
Prima che sia iniziata l’esecuzione → si propone con atto di citazione al giudice che
sarebbe competente per l’esecuzione da notificarsi nel termine perentorio di 5 gg. dalla
notificazione del titolo esecutivo e del precetto (o dal giorno in cui i singoli atti furono
compiuti).
Iniziata l’esecuzione → si propone con ricorso al giudice dell’esecuzione (qualora sia
impossibile proporle prima) nel termine di 5 gg. dal giorno in cui i singoli atti furono
compiuti.
Si può contestare la potestà ordinatoria del giudice dell’esecuzione → è una valvola
residuale per quegli atti non contestabili con l’opposizione all’esecuzione.
Legittimati → i soggetti destinatari dell’atto che si vuole impugnare.
Sospensione → art. 618 → rientra tra i provvedimenti indilazionabili a cui il giudice
provvede con ordinanza durante l’udienza di comparizione delle parti (potere più ampio del
giudice dell’esecuzione).
Tale opposizione è decisa con sentenza non impugnabile → 2 rimedi →
1) regolamento di competenza (art. 187 d. att.);
2) ricorso straordinario per Cassazione (art. 111 Cost.) → ci si basa sulla qualificazione
data dal giudice nella sentenza.
Può essere proposta dal terzo che pretende di avere la proprietà o altro diritto reale sui
beni pignorati. Può essere utilizzata dunque solo nell’ambito dell’espropriazione forzata in
generale.
Ha natura di azione di accertamento negativo → è volta ad affermare l’illegittimità
dell’esecuzione, in rapporto al suo oggetto, di fronte al diritto del terzo.
Può essere proposta solo dal momento in cui il bene viene colpito dall’azione esecutiva
(es.: dal momento del pignoramento oppure dall’emissione del precetto) e si propone con
ricorso al giudice dell’esecuzione.
Legittimato attivo è sempre il terzo, il quale dovrà avere un diritto opponibile per vincere
l’opposizione.
Può essere →
a) tempestiva → se proposta prima della vendita o dell’assegnazione del bene;
b) tardiva → se proposta successivamente (può essere fatta valere fino a un momento
finale che è la vendita forzata). In quest’ultima ipotesi, i diritti del terzo potranno farsi
valere solo sulla somma ricavata (e non più sul bene che, una volta venduto, è perso), fino
a che la medesima non sia stata distribuita tra i creditori.
Limite alla prova testimoniale → art. 621 → no ai testimoni, la prova del diritto del terzo
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1) per rinuncia agli atti → art. 629 → il processo si estingue se, prima
dell’aggiudicazione o dell’assegnazione, il creditore pignorante e quelli muniti di titolo
esecutivo rinunciano agli atti.
Dopo la vendita il processo si estingue se rinunciano agli atti tutti i creditori concorrenti
(muniti e non muniti di titolo esecutivo, perché tutti hanno uguale diritto di soddisfarsi sul
ricavato). Non è richiesta l’accettazione del debitore esecutato.
Effettuata la rinuncia, il giudice dell’esecuzione deve verificarne la regolarità e, quindi,
pronunciare ordinanza con cui nega o dichiara l’estinzione.
2) per inattività delle parti → art. 630 → il processo si estingue quando le parti non lo
proseguono o non lo riassumono nel termine perentorio stabilito dalla legge o dal giudice.
L’estinzione opera di diritto ma deve essere eccepita dalla parte interessata prima di ogni
altra sua difesa.
E’ dichiarata con ordinanza del giudice dell’esecuzione → contro di essa è ammesso il
reclamo al collegio (e non l’opposizione agli atti esecutivi). Su di esso il collegio provvede
con sentenza in camera di consiglio (35) .
3) per mancata comparizione in udienza → art. 631 → se nel corso del processo
nessuna delle parti si presenta all’udienza, il giudice fissa una udienza successiva.
Se alla nuova udienza non si presenta nessuna delle parti, il giudice dichiara l’estinzione
del processo con ordinanza.
Tale forma di estinzione avviene automaticamente senza la necessità di una eccezione di
parte ed opera retroattivamente.
Altra forma di estinzione → espropriazione immobiliare → per inosservanza del
termine perentorio, 60 gg., per il deposito della certificazione ipocatastale.
Anche qui il giudice la può dichiarare d’ufficio.
Effetti dell’estinzione → art. 632 → se l’estinzione avviene prima della vendita (solo
alcuni creditori sono chiamati ad accettare), essa rende inefficaci (caducazione) gli atti
compiuti;
se avviene dopo la vendita (tutti i creditori sono chiamati ad accettare), la somma ricavata
è consegnata al debitore (quindi vendita e assegnazione conservano la loro efficacia).
Avvenuta l’estinzione del processo, il custode rende al debitore il conto, che è discusso e
chiuso davanti al giudice dell’esecuzione.
Con l’ordinanza di estinzione è disposta sempre la cancellazione della trascrizione del
pignoramento.
Le spese del processo estinto sono a carico delle parti che le hanno anticipate.
(35)
Corte Cost. sent. 195/81 → illegittimità costituzionale dell’art 630 ult. co. nella parte in cui non
estende, in relazione all’art. 629, il reclamo previsto dall’art. 630 ult. co., all’ordinanza del giudice
dell’esecuzione dichiarativa dell’estinzione del processo esecutivo per rinuncia agli atti.
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Cap. 9
Procedimenti speciali
Sono procedimenti che il legislatore ha inserito nel Libro IV del cpc, eterogenei tra loro, ma
accomunati dalla specialità della disciplina che, per vari aspetti, si differenzia da quella del
rito ordinario.
Si possono così distinguere:
a) procedimenti sommari → caratterizzati dal fatto che in essi la cognizione è sommaria,
nel senso che il giudice emette la pronuncia sulla base di un accertamento incompleto o
superficiale. Essi tendono comunque ad una pronuncia di merito destinata a divenire
incontrovertibile, ossia a passare in giudicato. Appartengono ai procedimenti sommari,
i procedimenti di ingiunzione e di convalida di sfratto.
b) procedimenti cautelari → si caratterizzano per la loro strumentalità al giudizio di
merito.
c) procedimenti camerali → ossia quelli mediante i quali viene esercitata la cd. volontaria
giurisdizione, in quanto non vi è una vera controversia da risolvere, bensì un negozio o un affare
da gestire che, per svariati motivi, richiede l’intervento partecipativo di un terzo estraneo e
imparziale (es. nomina del curatore dello scomparso; provvedimenti relativi a minori o incapaci;
apposizione e rimozione di sigilli; formazione dell’inventario);
d) infine, vi sono i procedimenti che svolgono una funzione marginale o sostitutiva dell’attività di
cognizione (es. riconoscimento delle sentenze straniere e procedimento arbitrale).
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territorio, per valore), non ha poteri cognitivi pieni ma sommari (secondo alcuni il giudice
deve comunque verificare il fumus).
Art. 638 → la domanda si propone con ricorso → va depositato presso la cancelleria del
giudice. Questi può sospendere momentaneamente il procedimento quando ci sia bisogno
di integrazioni.
Art. 640→ rigetto della domanda → il giudice, se ritiene insufficientemente giustificata la
domanda, dispone che il cancelliere ne dia notizia al ricorrente, invitandolo a provvedere
alla prova. Se il ricorrente non ritira il ricorso o non risponde all’invito, il giudice lo rigetta
con decreto motivato.
Art. 641→ il giudice, se esistono le condizioni ex art. 633, emana il decreto ingiuntivo (36)
→ ordina il pagamento entro 40 gg. dalla notificazione del provvedimento.
In mancanza di adempimento, si procederà ad esecuzione forzata.
Se ricorrono giusti motivi, il termine può essere ridotto a 10 gg. oppure aumentato a 60 gg
Art. 642 co. 1 → provvisoria esecuzione → quando è fornita al giudice una particolare
prova scritta (cambiale, assegno, atto notarile), questi, su istanza del ricorrente, ingiunge
(non c’è discrezionalità) al debitore di pagare senza dilazione autorizzando in mancanza
l’esecuzione provvisoria del decreto e fissando il termine ai soli effetti dell’opposizione.
Art. 642 co. 2 → l’esecuzione provvisoria può essere concessa (vi è discrezionalità)
anche se vi è pericolo di grave pregiudizio nel ritardo, ma il giudice può imporre al
ricorrente una cauzione.
Art. 642 co. 3 → in tali casi il giudice può anche autorizzare l’esecuzione senza
l’osservanza del termine dilatorio di 10 gg. contenuto nel precetto.
Quando c’è litispendenza?
Art. 643 → si ha solo con la notificazione (37) del decreto ingiuntivo alla controparte.
Il debitore ingiunto, notificatogli il decreto, nei 40 gg. valuta se instaurare o meno un
giudizio di opposizione.
L’opposizione al decreto ingiuntivo → fase eventuale → la sommarietà si trasforma in
procedimento a cognizione piena.
La competenza del giudice è funzionale ed inderogabile → è competente il giudice che
ha emanato il decreto ingiuntivo (nel caso di domanda riconvenzionale → la competenza è
del giudice superiore).
Art. 645 → l’opposizione si propone con citazione (con ricorso, in materia di lavoro) →
si ha una sorta di impugnazione del decreto ingiuntivo. In questo caso si ha un’inversione
formale delle parti → infatti propone opposizione la parte convenuta ed è suo onere far sì
che il giudizio prosegua e non si estingua.
Tale inversione non si ripercuote sull’onere della prova → art. 2697 cc → chi fa valere in
giudizio un diritto, ossia l’attore, deve provare i fatti che ne costituiscono il fondamento.
Ipotesi particolare → art. 647 → esecutorietà per mancata opposizione o per
mancata attività dell’opponente → se non è stata fatta opposizione nel termine stabilito,
oppure l’opponente non si è costituito, il giudice che ha pronunciato il decreto, su istanza
anche verbale del ricorrente, pronuncia l’esecutività del decreto. In questo caso, dichiarato
(36)
rappresenta l’atto conclusivo della prima fase del procedimento di ingiunzione, caratterizzato da una
cognizione sommaria, prevista per i crediti fondati su prova scritta e per quelli derivanti da prestazioni
professionali di avvocati e procuratori, notai ed altri esercenti arti o libere professioni per i quali esiste una
tariffa legalmente approvata. Ai sensi dell’art. 634 cpc → anche i crediti degli artigiani (e dei prestatori di
servizi in genere) potranno essere assistiti dal (—): è sufficiente l’esibizione della fattura perché l’autorità
giudiziaria competente possa emettere il provvedimento d’urgenza.
(37)
Corte Cost. Sent. 477/2002 → in tema di notificazioni a mezzo posta, stabilisce il principio, avente
valenza generale, della scissione del momento perfezionativo della notificazione.
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esecutivo il decreto, l’opposizione non può essere più proposta né proseguita (salvo il
disposto dell’art. 650).
Art. 648 → provvisoria esecuzione in pendenza di opposizione → se l’opposizione
non è fondata su prova scritta o di pronta soluzione, il giudice istruttore, con ordinanza
non impugnabile, concede l’esecuzione provvisoria del decreto, qualora non sia già stata
concessa ex art. 642. Il giudice concede l’esecuzione provvisoria parziale del decreto
ingiuntivo opposto limitatamente alle somme non contestate (dlgs. 231/2001).
Art. 648 co. 2 → deve in ogni caso concederla, se la parte che l’ha chiesta offre una
cauzione per l’ammontare di eventuali danni.
Art. 649 → sospensione della provvisoria esecuzione → si ha quando il giudice
istruttore ritenga che vi siano gravi motivi che configurino una potenziale fondatezza
dell’opposizione. Anche in questo caso si ha ordinanza non impugnabile.
Tale norma è un correttivo alla pronuncia provvisoriamente esecutiva del decreto inaudita
altera parte a tutela del debitore ingiunto ed opponente.
Art. 650 → opposizione tardiva → l’intimato può fare opposizione oltre il termine fissato
nel decreto (40 gg.), quando dimostri di non aver avuto tempestiva notizia del decreto per
irregolarità della notificazione, per caso fortuito o per forza maggiore (38) .
In questo caso si può avere sospensione dell’esecutorietà ex art. 649.
L’opposizione non è più ammessa decorsi 10 gg. dal primo atto di esecuzione.
Modo di estinzione dell’opposizione → art. 652 → la conciliazione → si ha quando le
parti si conciliano nel giudizio di opposizione, in questo caso il giudice, con ordinanza non
impugnabile, dichiara o conferma l’esecutorietà del decreto.
Il provvedimento finale → art. 653 → se l’opposizione è rigettata con sentenza
passata in giudicato o provvisoriamente esecutiva oppure è dichiarata con ordinanza
l’estinzione del processo, il decreto, che non ne sia già munito, acquista efficacia
esecutiva.
Se l’opposizione è accolta totalmente, la sentenza, dichiarativa dell’inesistenza del
diritto, elimina il decreto.
Se l’opposizione è accolta solo in parte, il titolo esecutivo è costituito esclusivamente
dalla sentenza, ma gli atti di esecuzione mantengono i loro effetti nei limiti della somma
ridotta.
Art. 656 → impugnazione → Il decreto ingiuntivo divenuto esecutivo ex art. 647, può
essere impugnato per revocazione (quando sia preclusa l’opposizione ordinaria) e con
opposizione di terzo.
(38)
Corte Cost. sent. 120/76 → illegittimità costituzionale dell’art. 650 co. 1, nella parte in cui non
consente l’opposizione tardiva dell’intimato che, pur avendo avuto conoscenza del decreto ingiuntivo, non
abbia potuto, per caso fortuito o forza maggiore, fare opposizione entro il termine fissato nel decreto.
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1) licenza (disdetta) per finita locazione → si intima prima della scadenza del contratto,
per impedire la rinnovazione tacita di esso; è una ipotesi di condanna in futuro → il
locatore anticipa i tempi, ottiene un titolo che può utilizzare già il giorno immediatamente
successivo alla scadenza del contratto;
2) sfratto → si intima dopo la scadenza del contratto di locazione;
3) sfratto per morosità → art. 658 → si intima per mancato pagamento dei canoni alle
scadenze stabilite. E’ una particolare protezione per il locatore, infatti è sufficiente il
mancato pagamento di 1 solo canone.
Art. 660 → particolarità del procedimento → 1) atto iniziale del procedimento è la
citazione, che deve fare il locatore (ha valore negoziale) 2) il termine a comparire è molto
ridotto (20 gg.) 3) è richiesto che il locatore avvisi l’inquilino che la mancata presenza
rende valido lo sfratto (espresso avvertimento) 4) l’inquilino può opporsi anche senza la
presenza di un avvocato 5) art. 661 → il giudice competente è il Tribunale del luogo in cui
si trova l’immobile locato 6) il giudice all’udienza ha poteri più ampi riguardo alla ritualità
dell’intimazione → questa deve avvenire a mani dell’inquilino, in caso contrario l’Uff. Giud.
deve spedire avviso all’intimato dell’effettuata notificazione con lettera raccomandata; se il
giudice sospetta che non sia andata a buon fine, può disporre che sia rinotificata.
All’udienza di convalida di sfratto possono verificarsi 3 ipotesi →
1) art. 662 → se non compare il locatore → l’intimazione è senza effetto, il giudice
dichiarerà estinto il procedimento; rimane in piedi solo l’effetto negoziale (risoluzione del
contratto);
Art. 664 → pagamento dei canoni → nel caso di sfratto per morosità, il giudice adito
pronuncia separato decreto ingiuntivo (39) per l’ammontare dei canoni scaduti e da
scadere fino all’esecuzione dello sfratto, e per le spese relative all’intimazione.
Il decreto è immediatamente esecutivo ma contro di esso può essere proposta
opposizione ex art. 645. L’opposizione non toglie efficacia all’avvenuta risoluzione del
contratto.
Art. 665 → attribuisce un potere enorme al giudice → ordinanza non impugnabile di
rilascio → condanna con riserva delle eccezioni del convenuto → il giudice valuta
l’opposizione, emette questa ordinanza che non è una condanna definitiva per il
conduttore. Presuppone →
a) l’istanza del locatore
(39)
dottrina → tale decreto ingiuntivo, poiché può riguardare anche canoni di locazione ancora da scadere,
costituisce un’ipotesi tipica di azione di condanna in futuro. Tale azione di cognizione è ammissibile solo
nei casi tassativamente previsti dalle legge, in quanto l’esercizio dell’azione giurisdizionale postula l’attualità
dell’interesse ad agire.
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(40)
Calamandrei distingue tra →
a) pericolo da infruttuosità → configurabile allorquando durante il tempo necessario allo svolgimento
dell’ordinario processo di cognizione possano sopraggiungere fatti tali da rendere più difficoltosa o addirittura
impossibile l’attuazione della sentenza a cognizione piena. Alla neutralizzazione di tale pericolo mirano
provvedimenti cautelari della specie del sequestro conservativo.
b) pericolo da tardività → configurabile invece allorquando sia la mera durata del processo a poter essere
causa di pregiudizio del diritto.
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Art. 669ter co. 2 → le eccezioni riguardano il Giudice di Pace (giudice non togato) →
non ha competenza cautelare, la domanda va fatta al Tribunale dello stesso circondario.
Art. 669quater → competenza in corso di causa → quando vi è causa pendente per il
merito, la domanda si propone al giudice della stessa. Se il giudice istruttore non è stato
ancora designato, la domanda va presentata al presidente del Tribunale che provvede a
designare il magistrato. Se si è in pendenza di termini per proporre impugnazione, la
domanda si propone al giudice che ha pronunziato la sentenza.
Art. 669quinquies → non hanno tale competenza nemmeno gli arbitri → la domanda va
proposta al giudice che sarebbe stato competente se le parti non si fossero rivolte al
collegio arbitrale.
Ipotesi di competenza derogabile dalle parti → in questo caso la domanda cautelare
ante causam si propone al giudice originariamente individuato dalla legge (art. 28).
Presentata la domanda, qual è il procedimento?
Art. 669sexies → 2 modalità →
1) a contraddittorio integro → co. 1 → il giudice, sentite le parti, procede nel modo
che ritiene più opportuno agli atti di istruzione e provvede con ordinanza all’accoglimento
o al rigetto della domanda;
2) a contraddittorio non integro → quando la convocazione dell’altra parte potrebbe
pregiudicare l’attuazione del provvedimento, il giudice provvede con decreto motivato
assunte, ove occorre, sommarie informazioni.
Tale provvedimento è provvisorio, necessita di un’altra fase → udienza di comparizione
delle parti entro 15 gg. dal decreto. A tale udienza il giudice, con ordinanza, conferma,
modifica o revoca i provvedimenti emanati con decreto.
Il decreto emesso inaudita altera parte va notificato all’altra parte entro 8 gg. a pena di
nullità.
L’istruzione della domanda (indispensabile per poter addivenire ad una decisione) in
questa fase è semplificata → non si sentono testimoni, ma persone informate sui fatti
(non prestano giuramento).
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comunicazione.
In caso di controversie di lavoro, il termine decorre dal momento in cui la domanda è
divenuta procedibile, ossia dopo che sia stato esperito il tentativo obbligatorio di
conciliazione.
Art. 669novies → inefficacia del provvedimento cautelare → si ha quando il giudizio di
merito non è iniziato nei termini (30 gg.); si avrà ugualmente inefficacia, se il giudizio è
iniziato nei termini ma si estingue; inoltre il provvedimento perde efficacia (sanzionatoria),
quando non è prestata la cauzione prevista dal giudice.
In questi casi → art. 669novies co. 2 → la parte interessata propone ricorso al giudice
che ha emesso il provvedimento cautelare → il giudice instaura il contraddittorio (integro)
e, se non c’è contestazione, decide con ordinanza (che dichiara l’inefficacia del
provvedimento); se invece c’è contestazione, il giudice dovrà istruire una causa a
cognizione piena e decidere con sentenza provvisoriamente esecutiva. Nelle more di
questo accertamento se ci sono motivi sopravvenuti per la revoca o la modifica, il giudice
può optare per queste soluzioni.
Sia in caso di ordinanza che di sentenza → il giudice dovrà dare dei provvedimenti che
ripristino lo status quo ante.
Art. 669decies → revoca o modifica del provvedimento → sono disposte nel corso della
istruzione, su istanza di parte, con ordinanza del giudice istruttore se si verificano
mutamenti nelle circostanze (→ cause interne e esterne al processo).
Sia la revoca che la modifica vanno presentate allo stesso giudice che ha emesso il
provvedimento.
Proto Pisani → la competenza ex art. 669decies va riconosciuta anche al Giudice di Pace,
qualora sia giudice di merito della causa.
Art. 669duodecies → attuazione dei provvedimenti → salvo quanto disposto per i
sequestri, l’attuazione delle misure cautelari aventi ad oggetto somme di denaro avviene
ex artt. 491 e ss. (giudice competente sarà il giudice dell’esecuzione), mentre l’attuazione
delle misure cautelari aventi ad oggetto obblighi di consegna, rilascio, fare o non fare
avviene sotto il controllo del giudice che ha emanato il provvedimento cautelare, il quale
ne determina anche le modalità di attuazione e, ove sorgano difficoltà o contestazioni, dà
con ordinanza i provvedimenti opportuni, sentite le parti.
Tra i cautelari si distinguono →
a) quelli che tendono ad assicurare una situazione di fatto in vista della futura cognizione: vi rientrano i mezzi di
istruzione preventiva, come la prova testimoniale a futura memoria e l’accertamento tecnico preventivo; il sequestro
giudiziario su beni di cui sia controversa la proprietà o il possesso) ovvero della futura esecuzione (sequestro
conservativo);
b) quelli che tendono ad attuare in via preventiva provvedimenti che, se fossero posti in essere in un momento
successivo, arriverebbero tardivamente (cd. provvedimenti urgenti e temporanei);
c) quelli che tendono ad assicurare preventivamente l’uguaglianza delle parti in conflitto (denunzie di nuova opera e di
danno temuto in cui il giudice dà immediatamente i provvedimenti urgenti e necessari).
provvedimento cautelare.
Art. 669terdecies co. 5 → il provvedimento reclamato può essere oggetto di revoca o di
modifica → ciò che conta è l’aderenza della cautela alla situazione di fatto.
Contenuto della impugnazione → impugnazione a critica libera → errores in
procedendo, fumus, periculum.
Il limite di ammissibilità è che non vengono fatte nuove istanze cautelari rispetto a quelle di
I° grado.
Art. 669terdecies ult. co. → “cautela sulla cautela” → sospensione dell’efficacia del
provvedimento cautelare laddove l’attesa per il provvedimento di reclamo arrechi grave
danno; tale sospensione può essere subordinata alla prestazione di una congrua
cauzione.
Corte Cost. sent. n. 235/94 → illegittimità costituzionale dell’art. 669terdecies co. 1,
nella parte in cui non ammette reclamo anche contro l’ordinanza di rigetto della domanda
di provvedimento cautelare.
Pertanto il co. 1 va letto nel senso di ammettere il reclamo sia contro il provvedimento di
accoglimento sia contro quello di rigetto.
I provvedimenti adottati in base al (—) generalmente non sono impugnabili in Cassazione
dato che non sono suscettibili di acquisire l’efficacia di cosa giudicata.
L. 353/90 → ha limitato il reclamo alle sole ordinanze con cui il giudice istruttore (che non
operi come giudice unico) dichiara l’estinzione del processo.
Provvedimenti cautelari
Sequestro
È un mezzo di difesa preventiva del diritto, che ha lo scopo di garantire la conservazione e
l’indisponibilità di determinati beni o cose, per il periodo necessario alla soluzione della
controversia o al conseguimento del diritto dell’attore.
(41)
• sequestro giudiziario art. 670 cpc
È diretto a garantire un preteso diritto (reale o di obbligazione) su una cosa oggetto di
controversia.
E’ strumentale alla sentenza di condanna alla consegna o al rilascio del bene.
Tutela la disponibilità materiale futura del bene.
Art. 670 n. 1 → sequestro di beni (mobili o immobili, aziende o altre universalità di beni)
- fumus → quando ne è controversa la proprietà o il possesso;
- periculum → è opportuno provvedere alla loro custodia o alla loro gestione temporanea
per evitare il rischio che i beni siano soggetti ad alterazioni se lasciati nella disponibilità
della controparte o di un terzo
Art. 670 n. 2 → sequestro di prove (tutto ciò che può costituire fonte di prova in giudizio)
- fumus → quando è controverso il diritto all’esibizione o alla comunicazione;
- periculum → è opportuno provvedere alla loro custodia temporanea per evitare il rischio
che le prove siano soggette ad alterazioni se lasciate nella disponibilità della controparte o
di un terzo.
(41)
Proto Pisani → tende a garantire la parte che richiede il provvedimento da atti di disposizione sia
materiali che giuridici del bene in questione. Ciò non può avvenire per i beni immobili, per i quali
l’indisponibilità è assicurata dalla trascrizione della domanda giudiziale.
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Proto Pisani → data la particolare funzione che esso persegue, dovrebbe essere
compreso tra i provvedimenti di istruzione preventiva.
Come si attua?
Art. 676 → nomina del custode → nel disporre il sequestro, il giudice nomina il custode e
può nominare tale quello dei contendenti che offre maggiori garanzie e dà cauzione.
In tal caso si verifica una interversione del possesso → il medesimo soggetto continuerà
a possedere il bene, ma in qualità di custode e come tale sottoposto a sanzioni di natura
anche penale, in caso di mancata osservanza degli obblighi.
Art. 677 → esecuzione → si seguono le regole dell’esecuzione per consegna o rilascio, in
quanto applicabili.
Art. 675 → termine d’efficacia → il provvedimento che autorizza il sequestro perde
efficacia se non è eseguito entro 30 gg. dalla pronuncia.
Non possono essere oggetto di sequestro → i diritti di credito, il denaro, le energie.
Possono esserne oggetto → i titoli di credito.
(42)
• sequestro conservativo art. 671 cpc
(42)
Proto Pisani → limiti dell’istituto → è utile solo contro il pericolo da infruttuosità, mentre non garantisce
adeguata tutela in caso di tardività. Ciò è evidente quando i crediti non assolvono prevalentemente una
funzione patrimoniale (es. crediti di lavoro).
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disposizione del creditore per la sua liberazione, quando è controverso l’obbligo o il modo
del pagamento o della consegna, o l’idoneità della cosa offerta.
1) denunzia di nuova opera (art. 1171 cc) → azione con cui il proprietario, il titolare di un
altro diritto reale di godimento o il possessore denunzia un’opera da altri intrapresa e non
terminata (se non è trascorso 1 anno dal suo inizio), quando abbia ragione di temere che
da essa possa derivare danno alla cosa che forma oggetto del suo diritto o possesso.
Fumus → controversia relativa alla titolarità del possesso.
Periculum → danno che può derivare da una nuova opera.
2) denunzia di danno temuto (art. 1172 cc) → azione con cui il proprietario, il titolare di
altro diritto reale di godimento o il possessore si rivolge all’autorità giudiziaria, quando
tema che da un albero, una costruzione od altro (cose, comunque, già esistenti) stia per
derivare un danno grave e prossimo alla cosa che forma oggetto del suo diritto o del suo
possesso.
Art. 688 → entrambe le azioni si introducono con ricorso al giudice del luogo nel quale è
avvenuto il fatto denunciato (art. 21 cpc).
La competenza è sempre del Tribunale, in quanto, applicandosi a tali azioni il rito
cautelare, ex art. 669quater → se la causa pende davanti al Giudice di Pace la domanda si
propone al Tribunale.
I^) di natura sommaria e cautelare → è volta alla emanazione dei provvedimenti provvisori
ed urgenti onde evitare il verificarsi del danno;
II^) di merito → è diretta ad ottenere il riconoscimento del diritto e la conseguente
emanazione del provvedimento definitivo.
L. 353/90 → a tale procedimento si applica la procedura prevista dagli artt. 669quater ss., per
cui il giudice, sentite le parti, procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti istruttori
indispensabili, e provvede con ordinanza all’accoglimento o al rigetto della domanda.
Se accoglie la domanda, il giudice deve fissare un termine perentorio (non superiore a 30 gg.)
per l’inizio del giudizio di merito.
Se la rigetta, deve provvedere alle spese del provvedimento cautelare.
Contro il provvedimento del giudice può proporsi reclamo.
100
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Provvedimenti d’urgenza art 700 cpc [norma di chiusura dei provv. caut.]
(43)
la dottrina è concorde nel ritenere che un pregiudizio sia imminente sia quando si sia verificato o si stia
verificando, sia quando sia incombente ma non si sia effettivamente realizzato.
(44)
Satta → solo i diritti assoluti potrebbero subire un pregiudizio irreparabile, perché solo con riferimento a
tali diritti il soggetto attivo può vantare un potere immediato sul bene, già costituito prima del processo.
Montesano → il pregiudizio è irreparabile quando nelle inevitabili more del giudizio di merito, l’attore non
possa servirsi di alcun rimedio sufficientemente efficace contro la situazione di inferiorità che gli deriva dal
danno minacciato. Andrioli → il giudizio è irreparabile quando non è suscettibile di reintegrazione in forma
specifica e non è risarcibile (cd. teoria empirica, sposata anche da Proto Pisani).
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(45)
Corte Cost. sent. 25/92 → illegittimità costituzionale dell’art. 705 co. 1 nella parte in cui subordina la
proposizione del giudizio petitorio alla definizione della controversia possessoria o all’esecuzione della
decisione nel caso che ne derivi o possa derivarne un pregiudizio irreparabile al convenuto.
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Il convenuto può però proporre il giudizio petitorio quando dimostra che l’esecuzione
del provvedimento possessorio non può compiersi per fatto dell’attore.
Capitolo 1bis
Art. 316 → forma della domanda → citazione a comparire a udienza fissa, è ammessa
anche la domanda orale.
Art. 317 → deroga all’art. 77 → le parti possono farsi rappresentare dinanzi al GdP da
persona munita di mandato scritto in calce alla citazione.
Art. 319 → costituzione delle parti → le parti si costituiscono depositando in cancelleria
la citazione o il processo verbale o, quando occorre, la procura.
Art. 320 → procedimento → nella prima udienza il giudice interroga liberamente le parti
e tenta la conciliazione. Se la conciliazione riesce, se ne redige processo verbale.
Se la conciliazione non riesce, il giudice invita le parti a determinare in maniera definitiva il
tema della controversia, a produrre documenti e a richiedere mezzi di prova da assumere.
In tal caso il giudice può fissare una sola seconda udienza per ulteriori deduzioni e
richieste di prova, che potranno essere assunte anche in udienza o udienze successive.
Art. 321 → decisione → il GdP, quando ritiene matura la causa per la decisione, invita le
parti a precisare le conclusioni e a discutere la causa.
La sentenza è depositata in cancelleria entro 15 gg. dalla discussione.
Art. 322 → la conciliazione → il GdP ha la competenza per la conciliazione in sede non
contenziosa (46) . Se la conciliazione riesce e la controversia rientra nella competenza del
GdP, si redige processo verbale che ha valore di titolo esecutivo.
Se invece la controversia è di competenza di altro giudice, il processo verbale ha valore di
scrittura privata riconosciuta in giudizio.
Le sentenze del GdP → sono appellabili davanti al Tribunale; sono inappellabili quelle
pronunziate secondo equità.
(46)
composizione amichevole della lite operata al di fuori del giudizio, in un momento anteriore al processo e
finalizzata proprio ad evitare quest’ultimo.
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Cap. 2bis
E’ sufficiente che la domanda trovi il suo titolo giuridico (causa petendi) in uno dei
rapporti ex art. 409 (anche se estinto o ancora da costituire), mentre non è necessario
che ciò che viene chiesto in concreto (petitum) sia una conseguenza immediata e diretta
del rapporto di lavoro indicato come causa petendi.
(47)
rapporti che si realizzano in una prestazione d’opera personale la quale, pur senza svolgersi alle
dipendenze e sotto la direzione dell’imprenditore, si inserisce tuttavia con continuità nella organizzazione
dell’impresa
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Artt. 412ter – 412quater → arbitrato irrituale previsto dai contratti collettivi → in caso
di fallimento del tentativo di conciliazione, le parti, se i contratti collettivi lo prevedono,
possono ricorrere all’arbitrato irrituale → è esperibile sia nelle controversie ex art. 409 sia
in quelle di dipendenti della PA.
Le controversie circa la validità del lodo sono di competenza del Tribunale (in funzione di
giudice del lavoro) della circoscrizione in cui è la sede dell’arbitrato.
Il lodo può essere impugnato entro 30 gg. dalla notificazione; se non è impugnato o se
l’impugnazione è rigettata, è dichiarato esecutivo con decreto.
(48)
per le controversie relative al pubblico impiego → la domanda diventa procedibile trascorsi 90 gg. dalla
presentazione della richiesta.
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(49)
si differenzia dalla citazione in quanto è un atto che viene portato prima a conoscenza del giudice
(mediante il deposito in cancelleria) e successivamente della controparte (mediante notificazione).
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Il giudice, inoltre, può disporre, su istanza di parte, l’accesso sul luogo di lavoro e
l’esame dei testimoni sul luogo stesso.
Proto Pisani → l’accesso deve essere sempre disposto dal giudice laddove la parte lo
richieda.
g) peculiarità → questione di rito → art. 426 → passaggio dal rito ordinario al rito
speciale → quando rileva che una causa promossa secondo il rito ordinario riguarda uno
dei rapporti previsti dall’art. 409, il giudice con ordinanza dispone il mutamento del rito,
fissa l’udienza di discussione, concede un termine perentorio per l’integrazione degli atti
introduttivi (→ deposito in cancelleria di una memoria);
questione di rito che coinvolge una questione di competenza → art. 427 →
passaggio dal rito speciale al rito ordinario → quando rileva che una causa promossa
secondo il rito speciale riguarda un rapporto diverso da quelli previsti dall’art. 409,
il giudice, se la causa rientra nella sua competenza, dispone che gli atti siano messi
in regola con le disposizioni tributarie; altrimenti la rimette con ordinanza al giudice
competente, fissando un termine perentorio non superiore ai 30 gg. per la riassunzione
con il rito ordinario.
h) in caso di connessione (→ cumulo di domande soggette a riti diversi) → eccezione
all’art. 40 co. 3 → il rito del lavoro sarà prevalente rispetto sia al rito ordinario che rispetto
agli altri riti speciali.
Udienza di discussione
Art. 415 → depositato il ricorso, il giudice, con decreto in calce al ricorso stesso, fissa,
entro 5 gg., l’udienza di discussione nel rispetto dei termini a comparire.
L’attore, entro 10 gg. dal decreto, deve notificare il ricorso al convenuto, in modo tale che
tra la data della notificazione e quella dell’udienza intercorra un termine (libero) non
minore di 30 gg.
Tra il giorno del deposito e quello dell’udienza non devono decorrere più di 60 gg.
Termini → 5gg. – 10 gg. – 60 gg. → termini acceleratori → la loro inosservanza non
inficia la validità degli atti processuali;
30 gg. → termine dilatorio → l’inosservanza non vizia il ricorso introduttivo ma il
successivo atto di evocazione del giudizio.
Art. 416 → il convenuto → deve costituirsi almeno 10 gg. prima dell’udienza di
discussione (nel rito ordinario ex art. 105, la parte può intervenire fino ad uno stadio
avanzato) mediante il deposito di una memoria difensiva (50) (→ deve contenere, a pena
di decadenza → eventuali domande riconvenzionali, eccezioni non rilevabili ex officio,
mezzi di prova di cui vuole avvalersi).
Se viene proposta domanda riconvenzionale → art. 418 → peculiarità (→ è una variante
del processo) → il convenuto deve proporla nella memoria difensiva e chiedere (nella
stessa memoria difensiva) lo slittamento dell’udienza di discussione (→ ciò è necessario
per consentire all’attore di apprestare le opportune difese (memoria difensiva) in merito a
quanto richiesto dal convenuto nella domanda riconvenzionale, nonché di proporre
eventualmente la reconventio reconventionis → cioè di una nuova domanda
riconvenzionale con relativa istanza di fissazione di un’ulteriore udienza di discussione).
Se non richiede lo slittamento, la domanda riconvenzionale è inammissibile.
Art. 420 → l’udienza di discussione fissata dal giudice costituisce il fulcro di tutto il
procedimento → è unica, anche se spezzettata in più udienze → serve a creare il primo
contatto tra le parti. A questo scopo è espressamente stabilito l’obbligo di comparizione
(50)
è l’equivalente della comparsa di risposta nel rito ordinario.
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personale delle parti, dalla cui mancanza il giudice può trarre valutazioni ai fini della
decisione.
Se, invece, le parti sono presenti (nell’udienza fissata per la discussione della causa)
il giudice le interroga liberamente (→ ratio → fissazione definitiva del thema probandum
e decidendum) sui fatti della causa e tenta la conciliazione della lite.
Se la conciliazione non riesce, il giudice invita le parti alla discussione e pronuncia
sentenza anche non definitiva, dando lettura del dispositivo.
Quando la causa non può essere decisa immediatamente bisogna procedere alla sua
istruzione.
Art. 429 → nell’udienza → il giudice pronuncia sentenza dando lettura del dispositivo
(parte strettamente decisoria) in udienza (→ così da non dover attendere la pubblicazione
per poter disporre di un titolo esecutivo). Entro 15 gg. dovrà depositare la sentenza
completa delle motivazioni.
Tale sentenza di I° grado è provvisoriamente esecutiva ope legis → sia per il lavoratore
che per il datore di lavoro.
La differenza sta nella possibilità di inibitoria (→ facoltà di chiedere la sospensione
dell’esecuzione) → per il datore → il giudice d’appello può disporre la sospensione
dell’esecuzione solo se c’è pericolo di un danno gravissimo; per il lavoratore → quando
ci sono gravi motivi.
Art. 431 co. 4 → la sospensione è disposta a seguito di una valutazione comparativa dei
danni e può essere anche parziale e, in ogni caso, l’esecuzione provvisoria resta
autorizzata fino a 258 €.
Possibili vizi della sentenza → mancata lettura del dispositivo in udienza, difformità tra
dispositivo e motivazione (Proto Pisani → la motivazione deve prevalere sul dispositivo).
Art. 429 co. 3 → rivalutazione monetaria dei crediti di lavoro → in caso di condanna al
pagamento di somme di denaro per crediti di lavoro, il giudice deve determinare ex officio,
oltre agli interessi legali maturati, anche il maggior danno derivante al lavoratore dalla
svalutazione monetaria del suo credito.
Art. 419 (51) → intervento volontario → è lo stesso stabilito per il convenuto (10 gg. prima
della prima udienza) e va effettuato con le stesse modalità.
Art. 420 → intervento coatto → il giudice fissa una nuova udienza, curando di notificare
al terzo chiamato il provvedimento nonché il ricorso introduttivo e la memoria del
convenuto. I termini sono gli stessi previsti per quello volontario.
Art. 423 → co. 1 → il giudice, in ogni stato e grado del procedimento, dispone il
pagamento delle somme non contestate (su istanza di parte);
co. 2 → o il pagamento di una somma a titolo provvisorio quando ritenga il diritto accertato
e nei limiti della quantità per cui ritiene già raggiunta la prova (su istanza del lavoratore).
(51)
Corte Cost. sent. 193/83 → sentenza additiva → l’art. 419 è illegittimo nella parte in cui non prevedeva
la possibilità di fissazione di una nuova udienza in caso di intervento volontario. Ciò infatti è in contrasto
con il diritto di difesa dell’interventore.
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Giudice competente → art. 433 → la Corte d’Appello nel cui distretto ha sede il Tribunale
che ha emanato la sentenza di I° grado.
Se l’esecuzione inizia prima della notificazione della sentenza → art. 433 co. 2 →
appello con riserva dei motivi → deve contenere l’esposizione sommaria dei fatti e i
motivi dell’impugnazione. Tali motivi vanno depositati entro 30 gg. dalla notificazione della
sentenza. L’appello privo dei motivi specifici è inammissibile.
L’appello con riserva dei motivi viene proposto avverso il solo dispositivo e con l’unico
scopo di ottenere la sospensione dell’esecuzione.
Con esso si propone opposizione all’esecuzione e non un’opposizione al precetto, infatti
non si può impedire che l’esecuzione inizi ma, solo una volta che è iniziata l’esecuzione,
si può ottenere la sospensione.
Atto introduttivo → art. 434 → ricorso → va presentato entro 30 gg. dalla notificazione
della sentenza o, in mancanza di notificazione della sentenza, entro 1 anno dalla
pubblicazione della stessa.
Depositato il ricorso, il Presidente della CdA fissa con decreto, non oltre 60 gg. dal
deposito, l’udienza di discussione → non sono previsti né l’interrogatorio libero delle
parti né il tentativo di conciliazione.
Art. 436 → l’appellato deve costituirsi almeno 10 gg. prima dell’udienza mediante
deposito di una memoria difensiva in cancelleria. Nella stessa memoria dovrà proporre i
motivi di un eventuale appello incidentale.
Disciplina dei nova → domande ed eccezioni nuove sono inammissibili ex officio.
Conclusa la discussione → art. 437 → il collegio pronuncia la sentenza dando lettura
del dispositivo in udienza.
Tale sentenza, in caso di condanna, è provvisoriamente esecutiva ope legis.
La sentenza può avere contenuto processuale →
1) di inammissibilità
2) di improcedibilità
3) di estinzione
oppure contenuto di merito →
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1) di accoglimento
2) di rigetto (anche parziale)
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