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Journal Title: Problemi di estetica : e contributi Charge
alla storia dell'estetica italiana I Maxcost: 25.00IFM

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MonthNear: 1923Pages: 236-246 Gould Library ILL
Carleton College
1 North College Street
Article Author: Croce, Benedetto, 1866-1952. Northfield, Minnesota 55057-4097

Article Title: UNA TEORIA DELLA MACCHIA' Fax:


Ariel:

Imprint: Bari, Italy : G. Laterza & figli, 1923.

ILL Number: 179135653


111111111111 lllll 1111111111111111111111111111111111 1111
II. UNA TEORIA DELLA « MACCHIA » 23£t

questo proposito ricorda quanto avcva fatto il « glorioso


cincciaro » (di pin tore d 'asini), Palizzi, per richiamare i
giovani allo studio del vero e della forma, predicando che 1
il soggetto e indifferente, pur che sia reso con piena chia- j

l!
rczza eel evidenza; che le pretese i cl e e so no superstizione
e superfetazione, e chc la pittura consistc unicamente nel
1
sentimento c 11ell'csecuzione. Quando Domenico .Mo-
relli, viaggiando per la Gernunia, aveva visto i clotti af-
i
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II I
freschi clel Kaulbach sulle pareti dello scalone clel Nuovo
museo di Berlino, era rimasto frecldo. «A me parcva (scrive
UNA TEORIA DELLA « ~IACCHIA » in ccrte sue pagine di memorie 1) che, non sapendo la lin-
gua tedesca, non mi riuscisse neppur di leggere quei pen-
sieri, espressi in quella forma ». Gli affreschi de! Kaulbach
P ochi conoscono un libretto di Vittorio Imbriani, L<t sono menzionati ancbe dall' Imbriani con vivace sentimento
quinta Promotrice (Napoli, 1868), serie di lettcre indirizzatc di aiJtipatia, perche (dice) « tutta la poesia, che si sforzano
al pittore c incisore siciliano Saro Cucinotta intorno al- di raccattare, non basta ad appagar l'occhio ».
1'esposizione della Societa promotrice di belle arti in Na- Anche della pittura storica l' Imbriani si spaccia in
poli nel 1867-68. Come tutti gli scritti dell' Imbriani, e ame- poche parole. Non c'e distinzione tra quadro storico fc
nissimo, cosparso di divagazioni satiriche, di curiosita sto- quadro di genere; il quadro storico e anch'esso, per cosi
riche e letterarie, di trovate bizzarre; ma ha poi anche dire, quadro di genere; altro e il titolo, altra la realti1
particolare importanza in quanto vi si vedono gli effetti di una pittura. Un quadro di quella esposizione del 1867-68
della rinnovazione nei criteri estetici generali, promossa s' intitolava: La convalescenza del cavalier Baiardo; ma
dal De Sanctis, e dclla rivoluzione pittorica contro l'acca- nella sua realta si scopriva subito come nient'altro che lo
demismo, opera ta nell' Italia meridi,onale da quello spirito sfoggio di una pomposa fantasia pittorica meridionale. II di-
assetato di umile realta che fu Filippo Palizzi, e dall'anima p into ritra-eva con molta bravura una stanza dal pavimento
passionale, meditatrice e sognatrice di Domenico Morelli. marmoreo, spar8o di ricchi tappeti, con lusso di mobili e
L' Imbriani, gia discepolo del De Sanctis in Zurigo e ami- stoffe; dove, su una poltrona cremisi e oro, poggiante la
cissimo del Palizzi, viveva allora tra i giovani artisti di testa sopra un guanciale giallo, vestito di un corpetto ro-
Napoli, parteeipe dei loro vivaci dibattiti in quegli anni seo, con una tracolla bianca sostenente il b~·accio ferito,
di fervore c di grandi speranze. con le ginocchia coperte da un tappeto lione, giaceva il
'J In queste sue pagine di critica d'arte egli prendeva cosi detto Baiardo; mentre una fanciulla seduta, volgente
posizione contro l' « ideomania », cioe contro la piltura
con. intenzioni filosofiche, morali e satiriche, che dalla I Filippo Palizzi e la scuola napoletalla di pittura dopo il 1840, ri-
Francia e dalla Germania era peneurata anche in Italia. A cordi, in Napoli nobilissima, vol. X, 1901, pp. 65-71, 81-88.
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:2±0 INTORXO ALL' UNIL" DELT,E ARTI II. UXA TEORIA DELLA « M~OOHIA » 241

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le spalle al pubblico, in abito verde e oro, suonava ii sal- glinolo e della maclre. Dove le facce clelle Marie? nascoste tra
terio, e pii'.1 in fondo due altre, l'una vestita di bruno, le bende. Quanta muta eloquenza di dolore non si nasconde al-
l'altra di viola, cantavano guardando la carta. « E Ciccio 1'00chio ? ... Come giacciono, come siedono? Non mel domandate:

l
Chiariello, il telaiuolo medagliato che somministra tela a il dolore non ha posa. Non riconoscete gli apostoli? le Madda-
tutti i pittori di Napoli, travestito riccamente da genti- lene? i poveri seguaci della parola del Cristo bestemmiati, iso-
luomo itttliano dei tempi, gnarcla la scena, riflettendo, con lati, derisi? Quel gruppo pare che aspetti, nella quiete della notte,
l'ultima parola, l'ultimo conforto dalle labbra di quel cadavere.
la testa appogg·iata al pugno ».
·Che profondo silenzio !. .. Parmi sentir il crepitar delle torce, mi-
Cosi l'Imbriani vecleva e interpctrava quadri: tal-
s to ai sospiri · che si perdono col soffiar della brezza notturna. Un
volta, a dir vero, con un tono di critica, che risente l'ate- brivido mi corre per le ossa, e mi scuoto levandomi dinanzi a
lier, ma che era, tuttavia, buona reazione contro l'ordinaria ·quella tela, tntta rimescolando in me -la storia di quel grande.
critica d'arte, la quale riduceva i dipinti a raccontini lct-
terari e scol'dava luci, ombre e colori. Dagli artisti, per Abbozzata soltanto?
l 'appnnto, l' Imbriani a veva appreso il clispremo verso gli
La profonda impressione del Morelli, completa, intera, senza
« inteliigcnti » e gli « amatori ,,, che non sono mai pene-
perdita alcnna, mi si trasmette per mezzo della semplice macchia;
trati nelle intime latebre della creazione dell'arte e non '0 questa e forza di logica esecuzione. Una mano dalle cinque
sanno seguire con lo sguardo quel che un pittore o uno -dita, una testa. una piega, una figura piu circoscritta, sarebbe
scultore propriamente cercano. Quasi sempre, per altro, il -stata la negazione ui quel quadro . .E tutta la scena, nel suo in-
nostro critico da prova di elevato senso artistico, come si -<lefinito, che ci comunica la gran forza de! sentimento: il dolore
puo vedere da quel che dice intorno alle pitture del Mo- si sente ma non si vede, le lagrime s' in~ovinano senza che ci si
relli. Il quale in quel tempo stupiva il pubblico con la mostrino, e l'ora e il momento, nel complesso, sono ii mistero
sua foga di produzione, con la sua ricerca insaziabile di -che avvolge figure e paese, dolore e pianto r.
motivi pittorici, c con l'esporre tele che sembravano ab-
In verita, percorrenclo questo libretto dell' Imbriani,
bozzi, ma erano finitissime, i:ierche dicevano tutto quanto
·sono rimasto maravigliato che un simile indirizzo di cri-
egli voleva dire. Ecco come l' Imbriani sentiva c descri-
tica dellc ·arti figurative non venisse proseguito e perfe-
veva il Cristo deposto :
zionato, e :rnzi dileguasse senza lasciare di se traccia o
Una scena di notte: misteriose figure assistono ad nn funebre memoria. L'autore stesso non dove aver piena coscienza
rito; donne accasciate dal dolore, disposte ad emiciclo intorno ad dell' importanza di cio che aveva tentato, perche di critic-a
un cadavere; uomini ritti, che contemplano e ripensano quel sa- d'artc non si occupo piti. oltre, e si die poi tutto alle minu-
crificio compiuto e sembrano aspettaro qualcosa di sovrumano terie di una bislacca erndizione. Era certamente un me-
cla qnella salma ravvolta tra fasce profumate d'unguento e mirra.
La bna sorge grandiosa dietro la bruna coliina, su cui due croci
ancora dritte staccano per nero. La sanguigna luco clelle torce
I Si veduno, ora, intorno al • bozzo, nell'opera de! Morelli, e in
accese, sostenuto dtt figure in primo piano, sposandosi ai raggi
ispecie intorno al Cri1·to depo;to, le belle pagine di V. SPINAZZOLA, Do-
pallidi della luna, coloriscono di pace e di dolore i volti del fi. o;ienico Morelli (Napoli, 1901), pp. 35-41.

B. CROCB, P·1·0Uenti di Hstetica. 16

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242 IKTORNO ALL'LXITA DELLE ARTI
II. l:NA TEORIA DELLA « }IAOCHIA »
todo assai piu sano di quelli che vigono oggi in Italia;
della critica modistica, che discorre di pittura e scul- tasia immagini consone. Un tronco di colonna di marmo
tura come se discorresse di cul in aria, secondo che l' arte le africano, che era in vendita in Xapoli in via Costantinopoli,
fa l'effetto di. essere piu o meno nuova e stuzzicante; o aveva tali venature, cho, ogni qua! volta 1' Imbriani si fer-
della critica che si potrebbe dire di montatura, tutta in- mava a guardarle, gli destavano lo stesso sentimento, le
tenta a ricercare e magnificare simboli e analogie, e che stesse precise immagini: nna calca di belle donne ignude,
ora si lascia canzonare dai pittori e scultori ciarlatani, vereconde e paurose, come in certe fiabe e in certi episodi
ora, complice di costoro, canzona la buona gente. di poemi cavallercschi: « rnai un' immagine vestita, mai
Senonche l' Imbriani, il quale aveva mente e cultura un' immagine virile, mai un' immagine di lasciva nudita "·
filosofica, non si restringeva a esercitare la critica nel modo Che cosa e dunque la macchia, ridotta all'ultima espressione?
di cui abbiamo dato saggio, ma tcntava anche di fornrn- en accordo di toni, cioe di ombre e di luce, atto a risuscitar nel-
I
:I larne la teoria. Sotto l'cfficacia dello hegclismo aveva gia, l'animo un qnalsivoglia sentimento, esaltando la fantasia fino alla
Ij in una lettera intorno a Bernardo Celentano (1864), soste- :)roduttivita. E la macchia e il sine qun non del qnadro, l'essen-
'I nuto che la pittura debba rappresentare l' Idea; ma la ziale indispensabile, che puo far talvolta dimenticare qualunqne
pratica con l'arte e la mcditazione gli dimostrarono ben altra qnalita as3ente, e che non puo venir supplita da nessuna.
Essa macchia e l' idea pittorica, come l' idea musicale e un dato
presto l'erroneita di quella teoria, recisamente rifiutata e
accordo di suoni, che il maestro addimanda mot iv o. Eld in quel
rinnegata nel libretto di cui discorrianw. Che, se mai si
modo che in fondo al pii'.1 lungo e ricco e svariato spartito si ri-
voglia ancora sostenere che la pittura debba ritrarre l' Idea,
chiede un motivo fondamentale, dal quale tutto organicamente si
cio si deve intendere (egli dice) dell'idea pittorica. E svolga e derivi; cosf pn~e, in fondo al piu smisnrato dipinto, sia
che cosa el' idea pittorica? E (egli soggiunge) la macchia. pur vasto quanto il Giudizio michelangiolesco, ci vuole un certo
Un pittore, nel mostrarc a lui un giorno un libro illu- partito di luce e d'ombre, dal quale prende carattere. E questo
strato, vedendolo mal soddisfatto dei mediocri disegni e partito di lnCJe e di ombre, qnesta macchia, e cio che ·realmente
fotografie che vi erano contenuti, gl' indico, come il meglio .::ommuove il riguardante; non gia mica, come il volgo s' illude,
del volume, una mosca schiacciata tra due pagine: cosi l'espressione delle figure, o la sterile materialita del nudo su-
bellamente schiacciata, che era gia tutta l' idea di una bietto. Parimenti, in musica, non sono le parole appiccicate, il li-
pittura. Nello studio del Palizzi, fra i tanti quadri e boz- bretto, anzi il carattere della melodia, che produce_ l'emozione ne-
gli ascoltatori, e strappa lagrime, e fa accelerare il passo, e riem-
zetti, pendeva a uua paret_e un cattoncino di qualche cen-
pie di furore, e trascina a ballare, e rasserena gli esagitati.
timetro, splendidamente incorniciato, e sul quale non erano-
se non quattro o cinque pennellate: < qnclle poche pennel- Non gia che la macchia, senza la quale non e possibile
late, che non rappresentavano nulla di determinato, eran <iJcun quadro, sia tut to il quadro. La mosca schiacciata,
pure cosi felicemente intonate, che nessun altro dipinto le quattro o cinque pennellate sul cartoncino, le venature
nelle due stanze, per q nan to perfctto di plastica ed inte- del tronco d'africano contengono l'accordo di colori che
ressante pel soggetto, pareva uguagliarlo: quell'accordo di ci vuole in un quadro, lo suggeriscono alla fantasia, ma
colori commoveva a briosa lctizia », svegliando nclla fan- non sono ancora esso qnadro: come la prima battuta del
II. UNA TEORIA DELLA <, 11ACCHIA " 245
244 l~TOR'.\0 ALL' G~ITi DELLE ARTI
Quante volte i bozzetti d" un quadro non sono, artisticamente
rnotivo non e tutto lo spartito, anc:::irche tutto lo sp11rtit0
parlando, di gran lunga superiori al quadro medesimo eseguito,
sia l'esplicazione di quella prima battuta. La macchia e, forbito e perfetto? Ma questo accade sempre, che il primo getto
dunque, di qualunque opera d'arte sia pi(1 potente rivelatore dell'artista
il ritratto deila p1·imci impressione lontana rii un oggetto, ov- e del suo pensiero, che non il lavoro limato e com pinto; l' incor-
vero di una scena; l'offetto primo e caratteristieo, cho s' imprime rettezza medesima, per cui, nella p1 ima manifestazione di un' im-
nell'occhio dell' artista, sia che vegga l'ogg·etto e la scena mate- pressione potente, si trasn1oda. nc1l'esagerare il caratteristico di
rialmente, sia cho perccpisca questo o quella con la fantasia o essa, aggiunge efficacia alla manifestazione. L'esecuzione inforsa
la memoria. E il saliente, il caratteristico, nell'effetto di luce, pro- quella prima robusta percezione; l'attendcre genera spesso con-
dotto dallo speciale aggruppamento di persono e cose variamente fusione. La maccbia e tutta quanta doll'artista: e il modo suo
colorite. E, quando dico lon tan a, non intendo il caso della lon- proprio di afferrar quel bello che si propone, e la sna idea, e la
tananza materiale, anzi quello della lontananza morale, che con- parte subiettiva del quadro; mentro invece l'esecuzione e la parte
siste nel non avere ancora accolto in se il percepito con tutti i obiettiva, e il sogg·etto che si fa valere e s' impone. Quegli e vero
suoi particolari: recezione che puo solo accadere con lungo inten- e sommo artista, e puo vantarsi d'aver fatto un capolavoro per
antonomasia, che giunge a riprodurre i particolari con quella
dere, con amorosa attenzione.
esattezza che illude, senza minimamente alterare o perdere la

i Tra quel ritratto di prima impressione e il ritratto de- rnacchia espressiva.


l terminato, minuto, particolareggiato, corre l' intero pro-
Questa teoria della maccllia cosi efficacemente espo-
cesso artistico: .
sta cl all' Imbriani (e che sar~• stata Jetta con piacere, po-

I L'eseguire, il terminare un quadro non e altro che un ravvi-


cinarsi sempre piu all'oggetto; che sbrogliare e fissare cio che
ci e passato negli occhi come un barbaglio. Ma, se manca quel
pFimo accordo armonico fondamentale, la esecuzione, il :finito, per
tendosi considerare quasi inedita, a causa dell'estrema ra-
rita del libretto che la contiene) deve essere, senza duh-
bio, sfrondat11 di qnalc!rn bizznrria, e, soprattutto, bisogna
tenere ben prescnte che la macchia non e ogf;·ettivamente
gnmdi che sieno, non riusciranno mai a commovere, a destare nelle cose, ma e creazione 'dell'artistli, il quale poi crecle
nello spettatore sentimento alcuno, mentre invece la sola e nuda
talvolta di ritrovarla nelle cose, in cui l' ha trasportata. l\Ja,
macchia, senza alcuna determinazione di oggetti, e capacissima
1
fatta questa necessari<t avvertenza, e da riconoscere cbe
di suscitare questo sentimento •
quella teoria determina nssai benc il carattere pel quale la
E accade spesso un fatto assai importante. Nell'avvici- pittura e arte, e non gih aliegoria o segno di idee. Tutta-
narsi clie il pittore fa, con l'attenzione e l'esecuzione, a via, in quanto teoria esteticR, resta ancora monca so non
cio che gli si mostra come la macchia, questa viene talvolta risponde all 'ulteriore domanda: « II processo descritto di
smarrendo parte del suo vigore o lo perde del tutto: sopra e tut to proprio della pittura? "· E cliventa poi er-
ronea, quando a questa donrnnda dia risposta afferrnativa.
Ora, l' Imbriani l'i propose l& domanda e le rispose af-
I Qualcosa di simile, come ricorJa lo stesso Imbriani, aveva gia

osservato VINCENZO Cuoco in un brano del Platone in Italia (XXXIII,


fermativamente. Sarebbe, invero, pretendere troppo se si
lettera di Cleobulo). aspettasse da lui, nel 1868, la radicale distruzione di quello
2±6 INTORNO ALL' L"NlT." DELLE ARTI II. UNA TEORIA DELLA « :lfACCHIA » 247
da me denominato l'errore lessinghiano dei limiti mento, banno girato largo, perdendosi in paragoni e meta-
ddle arti, che a stento si comincia ora a riconoscere fore, e ora invocando l'autorita del Lessing, ora lamentando
per tale. Per l' Imbriani, dunque, il processo descritto e ~he, con la mia critica sottigliezza, si sradichino e gettino
affatto proprio e caratteristico della pittura, o meglio di ~I fuoco molte belle piante lussureggianti de! giardino del-
un gruppo di arti nel quale entrano la pittura e la mu- l' Estetica: - quasi che un filosofo debba fare il giardi-
sica e elm fonna contrasto con la poesia. La pittura (~ mu- niere.
sica di colori, come In nrnsica e pittura di suoni: " Que- ;\fa bas ta leggere la descrizione che l' Imbriani offre del
ste due arti s' indirizzano del pari al sen ti men to, e lo procedere dell'arte pittorica perche si riconosca subito che
commnovono, l'una con accordi di Ince, l'altra con accordi la stessissima descrizione e applicabile, senza mutamento
di snoni; en tram be hanno quindi un elemento materiale alcuno, alla poosia, che pure si vorrebbe distinguere sostan-
equivalente, che le limita in angusti confini: angusti, he- zialmente da quella. Ogni poeta sa che l' ispirazionc gli si
ninteso, al paragone dell' infinito campo che la poesia oc- presenta, per l'appnnto, come una macchia, un motivo, un
cnpa ». " L'effetto pittorico rimane nell' indeterminatezza ritmo, una linea, un movimento psichico, o come altro si
del sentimento, benche vi rimanga meno delle scultorio e voglia dire, in cui niente e deterrninato e tutto e deter-
del musicale ». « L'arte sola, che dia il determinato, minato; in cui c'e gia quel metro e non altro, q nelle pa-
e la poesia, perche e la sola che s'indirizzri alla mente role e non altre, qucll'ordine e non altro, quell'estensione
e non al sen so; e, quindi, la sola che possa rivelarci l'in- e qnelle proporzioni e non altre. E ogni poeta sa che il
temo delle apparenze, evocate clalle altre: la ragione di suo lavoro consiste nello sbrogliare quella macchia, quel
quel lamento musicale, il perche di quel gesto iroso della motivo, qucl ritmo, per ottenere alla fine, pienamente de-
scultura, il moti;-o di quella finestra parte aperta e parte terminata, recitabile a voce alta, trascrivibile in lettere, la
socchiusa, da cui il pittore ha ottenuto un misterioso ef- impressione medesima che aveva avuta, come in un lampo,
fetto di luce ».In conformita di questo idee, egli entrava nella prima ispirazione. II valore della poesia e, come quello
a discutere i sistemi di classificazione delle arti dello Hegel dell a pi ttura, nella m n cc hi a, nell 'onda lirica; non gilt
e del Vischcr, e piu particolarmente quelle di fresco pub- nella ricchezza e importanza dei pensieri, dei sentimenti e
blicato di Antonio Tari, in cui la pittura era messa al ver- delle osservazioni realistiche e storiche, o nella capacita di
tice della piramide artistica e fatta. superiore alla stess:i svelare segreti. Nella macchia, nel ritmo, nel motivo e la
poesia. sua ragion d'essere e il suo fascino: senza la macchia, un
Non ripetero cio che bo scritto altrove intorno all'unita ~omponimento puo essere sp,pientissimo, avere infiniti pregi,
dell' arte e all' incongrnenza di ogni determinazione di ca- e non sara poesia; come, per contrario, quando quella c'e,
ratteri che meni a costituire i circoli delle arti partico- puo avere difetti particolari, e, tuttavia, s' impossessera delle
1ar i. Il rag·ionamen to apoclittico con cui ho dimostrato fantasie e degli animi, come opera che e di poeta e non
quell'assurdo none, a mio parere, confutabile; e inconfn- gia di mcccanico. Ma che dico, il poeta? Non c'e pros.atore
'' tato e rimasto, perche coloro cbe si sono me~si a contra- 0 sc.rittore in genere, che non abbia fatto esperienza di
dirmi in questa parte, invece di combattere qncl ragiona- quel processo: qualsiasi scrittore, per quanto abbia stu-
248 INTORNO ALL' UNIT A DELLE ARTI

diato un argomento e meditatovi intorno, non si pub met-


tere a tavolino e scrive1·e, se quegli studi c quclle 111edi-
tazioni non si organizzino nel suo cervello, non risuonino
interiormente come un ritmo, non acquistino linea come
un corpo, non piglino colore come una macchia. " Ho tutto
in mente (dice talvolta, ingenuamente, lo scrittore), ma
non so cominciare; mi mancano soltanto le prime parole ».
E l'assenza di quelle prime parole e, invecc, per l'ap-
punto, l'assenza de! ritmo estetico. Trovatc quelle prime III
parole, si e in carreggiata, perche tutto c~ stato trovato ~
la macchia si c formata, e bisogna solamente determinarla IL PADRONEGGIAMENTO DELLA TECNICA
e fissarla.
La mac ch ia, insomma, di cui l' Imbriani si prova a
costruire la teoria, e nient'altro che l'esscnza del fatto. Si ha un bel dire (cosi un amico pittore) che la tec-
estetico, l'intuizione. Muta nome talvolta, ma non mai nica non abbia nulla che vedere con l'arte. La dottrina
natura; e, del resto, i nomi stessi non tan to li muta quanto sara vera in filosofia, ma e falsa nel fatto, almeno per noi
li commuta e permuta di continuo, onde si parla di colorc altri pittori. Noi sappiamo che, senza tecnica, non si fa
in poesia, di ritmo in scultura, di linea in musica, di mo- arte. Ognuno di noi, da ragazzo, e stato messo a disegnare
tivo in pittura, con grande scandalo dello Herbart, con e nasi e bocche e occhi, e poi gruppi di muscoli, e modelli
grande gioia di chi, come me, vede in questi modi comuni di gesso e modelli vivi, c a copiare quadri e statue di
del parlare una bella conferma dell'unita intrinseca delle buona scuola. Ne cio accade per arbitrio o semplicemente
arti. per obbligo che venga imposto di frequentare accademie
Percio anche all' Imbriani e accaduto chc, crcdendo di e istituti di belle arti. Anche cbi si educa da se, libera-
enunciare con la sua teoria della macchia il carattere pro- mente, senza pastoie, deve necessariamente percorrere la
prio di un'arte particolare, ha enunciato invece ancora mw. medesima strada. Un paesista si forma l'occhio e la mano
volta (perche altro non poteva) il carattcre puro e sem- col dipingere i pil'l vari aspetti della natura, e accumula
plice dell'arte, dell'arte in univcrsale. schjzzi e bozzetti. Artisti di altre tendenze s' impadroni-
scono di una serie di forme classiche, o dei ritrovati pit'i
1905.
sapienti e fiJ..J.i dell'arte moderna, che studiano nei loro
viaggi e nelle grandi esposizioni internazionali. Ma chi ~
giunto a possedere codeste forme, che cosa possiede? E
diventato artista? Niente affatto: non e artista, ma vir-
tuoso; non possiede l'arte, possiede la tecnica. Se si ar-
resta a questo punto, sarlt quel che si chiama un abile

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