Per capire che cosa è un plesso dobbiamo tornare a
quella che è la struttura di base e all’organizzazione dei neuroni all’interno del sistema nervoso centrale. Nella fattispecie guardarlo a livello del midollo spinale però anche a livello del tronco encefalico c’è la stessa organizzazione, la stessa costituzione. Abbiamo visto che nel midollo spinale vengono a essere contenuti i corpi dei neuroni motori quindi le fibre efferenti che si allontanano dal centro per andare perso la periferia. Il ritorno delle fibre sensitive possono essere sia somatica che viscerali presentano un’organizzazione dove il neurone è contenuto nella radice dorsale del nervo spinale e quindi a ingrossare la radice stessa dandogli il nome di ganglio. Parliamo quindi di spinale, quando vediamo due radici (si utilizza una terminologia molto vicina a quella della botanica) formano un tronco, ovvero una struttura che deve passare attraverso il foro intervertebrale per uscire dal canale vertebrale e quindi distribuirsi all'esterno del canale, quindi finalmente diventando nervo o struttura periferica. Le fibre che passano al livello del nervo spinale quindi lo caratterizzano, possiamo averle tutte e quattro i tipi: fibre motrici, le classiche viscerali, fibre sensitive sia somatiche che viscerali. Questo fa del nervo un nervo misto però ci sono anche dei nervi sensitivi e plurisomatici dipende dalle fibre che contano. L’ andare a valutare quella che sia la distribuzione lo sviluppo del corpo ma anche per capire quelle che sono i passaggi più meno problematici nel passaggio stesso. Il termine PLESSO indica proprio un riorganizzare del passaggio diretto e cioè è più facile pensare: ho un nucleo interno della sostanza grigia che gestisce un determinato settore dello stesso tessuto muscolare che dal punto di vista sensitivo, quindi deve percorrere una strada definita dall’unione di più punti, la più vicina possibile. Questo però rientra in un discorso più ampio determinato dalle diverse velocità di sviluppo o dalle diverse variazioni nelle dimensioni dello sviluppo delle varie parti che molto spesso determinano un ricondizionamento della posizione, sino a formare degli intrecci che prendono il nome di plessi. Quando troviamo una definizione di plesso che può essere sia nervoso che vascolare dobbiamo immaginare una rete che può essere: • dal punto di vista vascolare semplicemente una distribuzione dei capillari • per quanto riguarda il plesso nervoso un altro tipo di unione, che non è legata alla struttura interna ma alla struttura interna di protezione, perché il neurite e quindi l’assone sono comunque individuali dal corpo alla sinapsi che vanno a nasconderli. Possono fare delle collaterali di giunzione sinaptica, ma il neurite rimane sempre lo stesso, cosa che invece non vediamo in un plesso capillare dove c’è veramente una commistione di contenuto. Il concetto è questo: noi possiamo trovare dei fasci di cavi cablati che vengono cablati insieme per organizzazione nel passaggio, quindi per coordinare i cavi, ma ognuno di questi rimane singolo quindi noi non vediamo nessuna giunzione, nessuna saldatura ma anzi vediamo come tutti i fasci sono costituiti da cavi ben isolati uno dall’altro proprio da evitare il cortocircuito. La stessa cosa avviene nei nervi o anche nei plessi dove i neuriti avvolti dalla loro guaina quindi da mielina, rimangono ben separati funzionalmente da tutti gli altri e se vengono a essere fascicolate insieme a formare un nervo di vario tipo è soltanto per esigenze di passaggio. Il processo di base (da ricordare) dalla radice della componente motrice dalla radice anteriore della sostanza grigia del midollo spinale passano gli assoni che raggiungono una fibra e il loro percorso è dato dalla distanza, dalla complicazione che la struttura ha voluto durante il suo sviluppo e assolutamente non è legata alla funzione del neurite che ha proprio il compito di collegare il corpo alla struttura che viene controllata. Quindi se abbiamo visto che possiamo avere diversi controlli ad esempio della fibra alfa, della fibra gamma poi le varie fibre di vario tipo alfa per quanto riguarda la componente sensitiva del fuso del nervo muscolare, queste fibre che hanno che fare con un segmento in questo caso del muscolo viaggiano insieme, quindi costituiscono un nervo misto, però all’interno i vari neuriti non vengono mai a contatto per non perdere la loro funzione ossia quella di portare con l'impulso un collegamento tra la parte periferica e la parte centrale. All'interno di queste fibre non c'è differenza (è sempre un impulso) e per questo è importante che debbano essere separate perché è un impulso da due fibre contigue potrebbe passare da uno all'altro se non fossero isolate. Questo è il problema del nervo: fascicolare neuriti di vario tipo senza permettere che ci possa essere uno contatto. Il fatto che ci possa essere una organizzazione di fibre diverse è dato dal fatto che durante lo sviluppo dei metameri il tubo neurale in segmenti si organizza seconda di quello che sono i segmenti sia del corpo legato alla cute, ma legato anche alla parte più interna ad esempio i muscoli quindi questo collegamento precoce viene a essere mantenuto in parte dalla fibra nervosa. è importante ritornare sempre a questo concetto di metameria durante lo sviluppo del corpo. Metameria che in parte può essere riconoscibile a livello del midollo spinale noi parliamo di mielomeri per quanto riguarda la suddivisione visibile più macroscopicamente nell’emergenza delle radici, ovvero la formazione del nervo spinale. Radice anteriore e radice posteriore si uniscono seguiti dalle meningi: prima la pia, poi l’aracnoide e la dura a fascicolare l’insieme e formare un nervo spinale. Questo però non corrisponde a quello che abbiamo già visto perfettamente all’organizzazione interna ma semplicemente all’esigenza di accompagnare i neuriti all’interno del canale vertebrale all’esterno, infatti se noi vediamo ci sono più radiciole che vanno seguire lo sviluppo della radice. Il passaggio è quindi quello compreso tra una vertebra e l’altra tra due incisure quindi non due fori, ma semplicemente due mezzi fori per dare la convinzione di due vertebre contigue che ora possiamo definire foro o canale intervertebrale, perché tra le due vertebre. Questo lo abbiamo visto è assolutamente mobile, non una conformazione fissa e dipende da come vanno a muoversi una rispetto all’altra le vertebre. Vediamo che dallo speco vertebrale (o canale vertebrale) fuoriescono le radici unite in un nervo spinale, ma subito dopo l’uscita, queste parti si aprono in rami: quindi radici tronco e rami proprio perché il compito del nervo è semplicemente organizzare i vari neuriti nel solo passaggio dopodiché appena possono prendono le direzioni che devono per raggiungere il bersaglio a seconda di quello che è il loro destino. È chiaro che se le radicicole vengono essere organizzate in un nervo, questo va a seguire anche quello che il percorso, cioè all’interno del canale vertebrale alcune radicicole possono uscire a formare una radice orizzontale nel tratto cervicale, nel tratto toracico, per non parlare del lobo sacrale queste vengono pettinate nel senso il midollo spinale non crescendo nella stessa lunghezza della colonna vertebrale rimane “in ritardo” e quindi questi nervi questi neuriti devono percorrere un bel po’ all’interno del canale vertebrale prima di poter uscire dal loro buco corrispondente. Vediamo che il progetto iniziale midollo spinale e corpo è perso: • midollo spinale rimane della lunghezza corrispondente alle sue strutture alla sua funzionalità • il corpo aumenta molto di più abbiamo già una deviazione anzi un cambiamento del percorso addirittura all’interno dello speco vertebrale. Quello che praticamente vediamo nella cauda equina dove il cono midollare rappresenta il termine caudale del midollo spinale e i nervi lombosacrali devono o meglio non ancora, le radici dei segmenti lombosacrali devono percorrere ancora un bel po’ all’interno dello speco vertebrale, all’interno del sacro durale (quindi quello corrispondente alla dura madre che contiene liquido cefalorachidiano) per farlo uscire dal foro corrispondente della colonna. Perciò parliamo di nervo spinale soltanto nel momento in cui le radici anteriore e posteriore si uniscono seguita dalla dura madre per percorrere il canale o foro intervertebrale, perché quando le radici sono unite hanno percorso il canale intervertebrale e fuoriuscendone ha emesso i rami il nervo spinale non è più tale e non viene definito tale, ma si parla quindi rami ventrali o rami dorsali. Soltanto il punto dove percorre uno spazio protetto dalle vertebre questo è il nervo spinale. Questo viene accompagnato prima dalla dura madre e poi dal connettivo, ovvero una volta che il nervo è fuoriuscito non ha più rivestimento di tipo meningeo ma incominciamo a parlare di tessuto connettivo consistente per proteggere appunto il nervo (da ricordare che la consistenza del tessuto nervoso è come una pappetta, è soltanto prima la dura madre e poi il connettivo denso all'esterno che gli dà una certa resistenza altrimenti proprio non avrebbe) quindi le cose cambiano nel passaggio a livello del canale intervertebrale cambia la sensibilità cambia il tipo di vascolarizzazione è come se fosse tutta un'altra cosa. Incominciamo a parlare del nervo periferico non più nervo spinale il nervo periferico è costituito come abbiamo visto nel nella fibra muscolare da un insieme di avvolgimenti che costituiscono una fascicolazione più interna del nervo stesso. Diciamo che partendo dalla sua struttura di base ovvero l’assone, che è rivestito dalla sua mielina (guaina rivestita da un connettivo lasso chiamato endonevrio o endomesio ) poi il nodo di Ranvier (che rappresenta quella zona di intervallo che permette la condizione saltatoria). Più fibre possono essere fascicolate in fascetti fasci fino ad arrivare appunto al nervo completo. La fascicolazione viene definita tra l’endonervio che è quella a diretto contatto con la fibra, quello più esterno che fascicola il tutto che viene chiamato invece epinervio, con un connettivo all’interno che prende il nome di perinervio con dei riempimenti di tessuto connettivo lasso vasi e nervi stessi praticamente stesso discorso che abbiamo visto per il muscolo quindi: endo- a diretto contatto con la fibra; epi- la parte più esterna; peri- appare nei perimetri di fascicolazione interna Possiamo immaginare alla fine quale è la consistenza di tutto il nervo. Se l’altro giorno avete incominciato a provare con la pressione quindi a sollecitare il nervo in un’azione meccanica, a percepire una sensazione dolorifica, una scossa, un fastidio è proprio per cominciare a capire quanto dovete premere sul nervo per disturbarne la trasmissione. Quando noi arriviamo con la compressione a comprimere ad alterare la permeabilità di membrana allora viene fatta partire una scarica e quindi immaginiamo se non ci fosse l’epinervio, un perinervio e l’endonervio a proteggere il nervo basterebbe un niente per determinare l’alterazione di membrana, una minima attrazione, una minima compressione, basterebbero addirittura i muscoli a determinare delle scosse e quindi a determinare un bel po’ di confusione nella trasmissione. (Sbatto i gomiti, so che la scossa che io percepisco è legata alla compressione del nervo ulnare non mi preoccupo ma se dovessi sentire scosse ad ogni contrazione muscolare non vivrei più). Quindi è necessario che il nervo venga a essere protetto, non soltanto dalle martellate, ma deve essere protetto anche semplicemente dalla contrazione muscolare quindi dallo spostamento delle strutture vicine. All’interno dei nervi ci sono anche componenti orto e parasimpatiche ovvero quei nervi che servono per informare o gestire nei sistemi autonomi vegetativi le strutture viscerali, che in parte hanno dei centri all’interno del sistema nervoso della sostanza grigia del midollo spinale ma anche a livello del tronco encefalico. Un nervo spinale tipico emette dei rami dorsali e dei rami ventrali, il ramo dorsale è quello che si porta immediatamente posteriore e quindi va a controllare la muscolatura che è contenuta nel canale dato da un ingiallimento osseo processo spinoso processo trasverso lamine l’interno del costale poi da un rivestimento di questo canale osseo fibroso quindi la fascia toracico-lombare. Tutta la massa muscolare che è contenuta all’interno di questa osteo fibroso è innervato dal ramo dorsale. Altra innervazione dorsale è la cute ma fino a un certo punto, non tutta, perché tutto il resto del dermatomo o cute è innervata dal ramo ventrale che si occupa della muscolatura motoria più superficiale, quindi quello che a che fare con la componente appendicolare. La parte più vecchia e antica della nostra muscolatura, il sistema paravertebrale, tutti i rami muscolari che abbiamo già visto innervati segmento per segmento da un ramo dorsale del nervo spinale quindi se doveste cercare di ricordare qual è il nervo spinale che innerva questa superficie quindi questi gruppi di muscoli da quelli più corti a quelli più lunghi dovete pensare al nervo spinale che fuoriesce dallo spazio tra L3 L4. Quindi basta segmentare tutto. Un’ eccezione c’è per il tratto della colonna che corrisponde all’ articolazione occipito-atlanto-espistrofeica, questa è controllata come muscolatura quindi questo complesso di tre segmenti scheletrici da dei muscoli che si sono poi trasformati che si sono poi trasformati che sono: i due retti posteriori (il grande e il piccolo) e poi gli obliqui (superiore inferiore). Tre di questi hanno una inserzione che corrisponde alla fossa nucale più profonda quindi a stretto ridosso della linea nucale e del bordo posteriore del foro occipitale. Sono disposti questi muscoli a controllare l’articolazione occipito- atlanto- epistrofeica. Da ricordare il processo spinoso dell’epistrofeo è dato da due falde di tetto quindi da due processi molto sviluppati, che danno appoggio a muscoli che esercitano una leva notevole sull’ atlante sull’ occipite. I due retti posteriori il piccolo e grande si distribuiscono in direzione quasi rettilinea: il piccolo dall’arco posteriore dell’Atlante il grande dalla due tegole, delle due falde del processo spinoso dell’epistrofeo e si portano sulla zona nucale. Andando a guardare posteriore non capiamo come sono disposti su un piano sagittale lo si capisce meglio se lo guardiamo lateralmente. Vediamo il piccolo e il grande come invece si spostano, quindi che tipo di lava possono fare. I due obliqui invece (superiore e inferiore) sono più laterali e quindi possono produrre una leva maggiore. Nell’ insieme quindi costituiscono il sistema più preciso nel posizionare il capo rispetto all’atlante e all’ epistrofeo. Sono i motori dell’articolazione fondamentali per gestire maniera precisa la posizione del capo rispetto all’orizzonte. Questo sistema muscolare prende come nervo di controllo il ramo dorsale del tratto C2 che prende il nome di nervo C1, di nervo sotto occipitale (l’unico motore puro, il non misto, non ha parte sensitiva). Tutti gli altri seguono questa distribuzione dorsale e poi ventrale, la componente ventrale va a seguire dal punto di vista metamerico gli spazi e innerva la muscolatura più profonda, ma anche quella più superficiale; quindi la muscolatura superficiale è quella che ha a che fare con la parte appendicolare. Quindi segmento per segmento gli intercostali seguono gli spazi. Uniti gli spazi intercostali abbiamo dei nervi che prendono il nome di: sottocostale, ileoinguinale, ileoipogastrico. Sempre con un percorso postero laterale questo nervi seguono quello che è un tempo era appunto una distribuzione segmentaria della muscolatura. A livello addominale per esigenze di motilità lo scheletro dal punto di vista costale si retrae lasciando un grosso spazio, però la muscolatura mantiene la stessa organizzazione. Abbiamo già visto come la distribuzione dei fasci dell’obliquo esterno sono gli stessi dell’intercostale esterno, ma anche l’innervazione è rimasta quella vecchia ovvero distribuita per piani. Gli intercostali che vediamo bene, sottocostale che mantiene ancora un profilo, anche ileoinguinale e ileoipogastrico continuano con questa distribuzione trasversa (a ricordare quelli che erano i muscoli segmentari). Diverso è il discorso quando la muscolatura si riorganizza oppure qualcosa cambia; a livello del plesso cervicale infatti l’innervazione data dai rami ventrali nel tratto da C1 a C4 è data dal dover incontrare dei muscoli che sono a stretto ridosso della colonna vertebrale (detti prevertebrali) ma anche quelli che si portato in avanti (quelli che sono sottoioidei). La muscolatura del collo che abbiamo già visto sotto lo ioide fino ad arrivare allo sterno che gestisce la posizione tramite lo ioide della laringe durante la deglutizione. La ramificazione dei nervi è legata al seguire questi muscoli. Si formano a livello del plesso cervicale con contributi dai rami da C1 a C4 dei rami molto piccoli che vanno subito a trovare la muscolatura prevertebrale e poi dei rami più lunghi che si portano a formare un’ansa, l’ansa del plesso cervicale, da C1 a C3. Altri rami invece si portano a formare come contributo sentivo una specie di gorgiera, che corrisponde alla zona occipitale, auricolare e sotto la mandibola per tutta la regione del collo fino ad arrivare alla zona sovrascapolare. I muscoli a stretto ridosso della colonna vertebrale quindi i muscoli prevertebrali sono innervati dai rami dorsali, sono tutti longitudinali. Presentano una disposizione proprio davanti ai corpi vertebrali, compreso anche il retto (un muscolo molto corto, che si distingue in retto anteriore dai retti posteriori che abbiamo già visto) secondo dei fasci che possono essere definiti medi, inferiori, e superiori però laterali. Se analizziamo come sono disposti, possiamo vedere che questi come muscolo spinale presentano in posizione di fasci sempre più lunghi una posizione concentrica. La loro disposizione si dice che la loro azione lavora a metà del tratto cervicale e quindi tende a contrastare l’azione della muscolatura dorsale (praticamente uno stabilizzatore della colonna del tratto cervicale, tende a raddrizzarla). Invece i fasci latero-inferiori delle prime tre vertebre toraciche per arrivare al processo trasverso C6 è i fasci laterali superiori dall’atlante ai processi trasversi del tratto che va da C2, C4 a C5 lavorano sui punti più nevralgici della colonna. Questi vanno stabilizzare il punto di discontinuità nel movimento della colonna tra C7 e T1. I muscoli scaleni (il loro nome deriva dall’essere disposti a scaletta) sono anteriore della prima costa, scaleno medio e il posteriore invece sulla seconda. Questi muscoli hanno due funzioni quella principale che quella di stabilizzare la colonna rispetto alla gabbia, come seconda funzione soprattutto quando vengono essere richiamati per necessità di ventilazione con la colonna stabilizzata sollevare la gabbia e partecipare ai movimenti di innalzamento di tutta la gabbia (es. la sensazione di stanchezza al collo quando abbiamo la ventilazione forzata da troppo tempo poiché non vengono coinvolti subito e quindi lo risentiamo perché non sono muscoli che utilizziamo normalmente). La componente sensitiva origina da vari rami che vanno da C2 a C4 e che si portano lateralmente sul collo e perforano la fascia cervicale in un punto che compreso tra lo sternocleidomastoideo e il trapezio e possiamo anche palparlo è un punto nervoso che se viene a essere compresso potrebbe dare un po' di dolenza. Da qui emergono i nervi che si portano verso la zona occipitale, uno dietro la regione auricolare, trasverso del collo e sopraclavicolare. Praticamente tutta la zona cutanea che va dal dietro l’orecchio, solo in parte dietro l’occipite per rivestire a gorgiera fino a formare una sorta di protezione sulla spalla, sopraclavicolare. L’ultimo è forse più importante conosciuto nervo cervicale del plesso cervicale è il nervo frenico: un nervo che scivola sugli scaleni, segue poi il peduncolo vascolare, entra nel mediastino anzi è già entrato e si appoggia al pericardio, entra nelle fibre sensitive del pericardio continua a seguire il pericardio e poi lateralmente destra-sinistra va sul diaframma e si apre come componente motrice per controllare appunto la contrazione del diaframma. Il nervo frenico è un nervo motore del diaframma che però non ha origine nel segmento toracico corrispondente, bensì beccare questo serve per ricordare che la segue uno sviluppo del diaframma e del cuore quando il cuore da sotto orale nei primi stadi di formazione embrionale viene a essere spostato caudalmente, in parte viene spostato indietro, in parte il capo cresce molto di più e quindi rispetto al segmento originario la posizione è molto distante e il nervo viene a essere tirato, va a seguire gli organi che va a innervare. Il nervo frenico viene quindi a essere portato lontano perché è il suo punto di controllo che viene allontanato. Il concetto che cambiando la posizione del versaggio del nervo possa anche cambiare il percorso del nervo è utile per analizzare le conformazioni a livello dei nervi che seguono la componente appendicolare ( arto superiore e arto inferiore). La componente appendicolare deriva a livello evolutivo prima nell’embrione (es. squaletto, un gattuccio) hanno questo convergere anzi comprimere dei segmenti con delle pinne estese lungo l’asse longitudinale in un punto ridotto. La pinna sia toracica che ventrale vengono a formarsi per reclutamento di più segmenti corporei, quindi dei muscoli che vengono prima disposti secondo la metameria e poi compressi (anche nei nostri arti avviene la stessa cosa). A livello embrionale una segmentazione aperta viene a essere compressa per formare una bozza dell’arto. Perciò quella che noi vediamo come organizzazione definita somatotopica, dal tronco verso la parte mediano del tronco verso la parte laterale e poi ventrale, che quindi organizza i muscoli che partono ad esempio per quanto riguarda l’arto superiore dalla spalla, braccio, avambraccio e mano con un ordine estensorio e flessorio. Questa organizzazione di base viene sconvolta in parte dal maggiore/minore sviluppo della muscolatura. La parte segmentale che noi vediamo nel midollo spinale è il retaggio dell’organizzazione metamerica degli invertebrati, ma il cambiamento periferico viene seguito dal passaggio del nervo, a livello del midollo spinale troviamo ancora questa configurazione, invece in periferia i cambiamenti hanno una sorta di libertà che vanno a ripercuotersi con l’organizzazione del plesso. es. A livello cutaneo vediamo ancora i metameri ben organizzati che prendono il nome di dermatomi che rispecchiano l’innervazione cervicale, toracica, lombosacrale, cosa che non si vede più è a livello degli alti dove i segmenti si sono reclutati, estratti, allontani e eventualmente ritolti. Se noi prendiamo il corpo lo posizioniamo come un tempo poteva essere un quadrupede ma anche lo squalo di prima vediamo che l’innervazione segue ancora il retaggio dell’organizzazione del midollo spinale per andare poi in periferia; dato che l’arto anteriore e posteriore vengono ricondizionati spostando i muscoli, anche ai nervi succede la stessa cosa. Nel corpo umano vediamo il l’arto anteriore che poi diventa superiore gemma come struttura incomincia reclutando un certo quantitativo di somiti, poi questi formano una specie di pinna, all’interno della pinna nasce una sorta di raggiatura a cinque che questa diventerà la mano, seguita poi dalla vascolarizzazione. La muscolatura ancora in formazione che si tira dietro i nervi corrisponde quindi a una riorganizzazione diversa rispetto alla parte iniziale. Il modo migliore è pensare di prendere i nostri arti e disporli come fossero ancora conformati per un quadrupede: pollice corrisponde come posizione all’ alluce, il gomito corrisponde al ginocchio, la muscolatura estensoria dell’arto superiore alla muscolatura estensoria dell’arto inferiore. In posizione anatomica non corrispondono: il ginocchio in avanti, il gomito e indietro ma originariamente erano così. Tutto corrisponde. Gli arti subiscono due rotazioni diverse l’arto superiore dalla posizione in avanti si porta indietro mentre l’arto inferiore della posizione laterale si porta in avanti, quindi subiscono due rotazioni diverse, e in queste rotazioni diverse si tirano indietro i muscoli e i muscoli si tirano dietro i nervi seguono. Dato che i nervi seguono appunto la muscolatura, capita che il muscolo che corrisponde a più unità motorie, quindi più nuclei che raggiungono per percorsi diversi la fibra muscolare. I nuclei possono essere più o meno cospicui a seconda delle dimensioni e del numero delle unità motorie infatti i muscoli non sono tutti uguali. A seconda dello spostamento viene a essere cambiato anche il percorso, tornando al discorso che è il percorso che determina la configurazione. Se noi abbiamo una sorta di organizzazione all’inizio rispetto a un ostacolo di base, allora c’è un momento in cui tutto questo ridistribuire viene fascicolato in qualche cosa di più riconoscibile. Praticamente quello che noi abbiamo quando passiamo attraverso il foro intervertebrale, ma una volta passato il foro a questo punto segue il percorso necessario per raggiungere il muscolo. Quello che è stato il cambiare la posizione del muscolo e quindi aver sovvertito tutta l’organizzazione originaria che invece in senso cranio-caudale era metamerica e quindi ricondizionare una distribuzione prima metamerica ordinata data rami ventrali dei nervi spinali (che contribuiscono a formare il plesso brachiale) per percorsi diversi. La formazione di un plesso non è altro che il riorganizzare il percorso dei singoli assoni. Un nervo terminale (quello che, come il nervo radiale, percorre praticamente tutto l’arto superiore per ridare i suoi rami finali a livello della muscolatura) rappresenta l’organizzazione determinata dagli elementi che contiene. Il nervo radiale che viene definito da C4 a T1 indica che ha un bel po’ di nuclei e che sono posizionati sul tratto molto lungo del midollo spinale (praticamente tutti i mielomeri del plesso brachiale), quindi a muscoli che vengono a essere ridati da nuclei disposti per tutti i vari segmenti. Non soltanto un nervo lungo nel suo percorso, ma un nervo che comprende un bel po di muscolatura: il nervo radiale innerva i muscoli che vanno nel, nell’avambraccio e poi, nella mano no, però la parte cutanea e dorsale sì. Per fare l’arto superiore c’è voluto un bel po’ di segmenti dell’embrione compressi. Il nervo ulnare ne ha molti meno, da C7 a T1, quindi vuol dire che è meno cospicuo come numero di unità motorie, innerva parte dell’avambraccio, la muscolatura della mano per lo più nella parte nell’eminenza ipotenar (muscolo palmare breve, abduttore, flessore breve e opponente del mignolo) e una parte dell’eminenza tenar (nel complesso muscolo abduttore breve, flessore breve, opponente e adduttore del pollice). Il nervo ulnare è conosciuto per il dolore “frizzante” che provoca battendo la faccia posteriore del gomito quando questo è flesso, essendo scoperto e non protetto da muscoli è quindi più suscettibile a traumi. Questo è lungo come il nervo radiale poiché deve arrivare alla parte più distale dell’arto superiore, ma prima non innerva nulla, quindi ha meno componenti. Perciò quando vediamo la definizione del nervo e vediamo che è ad esempio per il muscolo cutaneo (nervo muscolocutaneo) presenta contributi dal C5 al C7 possiamo interpretare che questo corrisponde alla parte più vicina alla spalla e non arriva distalmente fino a dove arriva T1; l’ulnare invece arriva fino alla parte più distale dell’arto superiore (quindi corrisponde anche a C8-T1). (SERVE PIU’ che per interpretare, PER RICORDARE). La parte più vicina alla spalla è quella che corrisponde ai tratti cervicali più craniali, mentre i tratti cervicali più caudali (fino ad arrivare a T1) sono la parte distale dell’arto per diventare poi la parte estensoria. Facendo il discorso della posizione a quadrupede: se nell’ arto superiore la confusione è tanta, nell’ arto posteriore invece è minore, questa rimane più organizzato secondo la suddivisione un tempo metamerica. L’anca corrisponde alla spalla, la coscia al braccio, la gamba all’avambraccio e il piede alla mano.
I rami ventrali dei nervi spinali che vanno da L1 a L5,
mentre il plesso sacrale è dato dai rami spinali che vanno da S1 a S5. Le componenti dell’osso sacrale hanno un destino diverso non legato a dove partono di preferisce definire tutta la struttura lombosacrale anche perché abbiamo dei rami ventrali che si organizzano secondo la metameria della parete quindi il nervo sottocostale, ileo-inguinale e ileo-ipogasrico a seguire le pareti che vengono innervate segmento per segmento da questi tre. Dal lombare e dal sacrale vengono a essere innervati i settori del lato inferiore perciò dato che ce un tratto comune il lombosacrale o tronco lombosacrale corrispondente alla fusione di L4-L5 con le S1 ecco la definizione è plesso lombosacrale. In profondità rispetto al decorso del muscolo grande psoas emettono i rami ventrali dei nervi spinali che vanno da L1 a L4, quindi coperti dal muscolo che viene a essere innervato da rami molto brevi (poiché non percorrono percorsi lunghi). Gli altri lungi invece il sottocostale, ileoinguinale e ileoipogastrico si portano come gli altri intercostali lateralmente fino al davanti. Invece alcuni rami che vengono da L1 a L4 si organizzano in una componente posteriore e anteriore; quella posteriore determinerà la formazione del nervo femorale mentre quella anteriore del nervo otturatore quindi per la parte più anteriore della coscia. Tornado al discorso della posizione dell’arto come quella del coccodrillo la parte anteriore della coscia è quella che adesso diventa mediale, quindi il nervo otturatore ha a che fare con tutti i muscoli posizioni medialmente alla coscia ossia gli adduttori, mentre la parte posteriore della coscia è data dai muscoli adesso anteriori quindi il nervo femorale e tutti i muscoli che si dispongono anteriormente al femore e in questa maniera sono ordinati. Le cose cambiano dopo perché a livello del tronco lombosacrale, con i contenuti che vanno da S1 fino A S3 l’innervazione corrisponde ai nervi che devono passare non davanti ma indietro, in corrispondenza del grande foro ischiatico, nello spazio che gli ha lasciato libero dal muscolo piriforme con rami che vanno posteriormente in alto verso la fossa glutea e soprattutto nel contributo più grosso verso la parte posteriore della coscia a formare il nervo ischiatico o sciatico. Questo ha già due componenti una anteriore e una posteriore che corrispondono al nervo tibiale e al nervo peroneo comune. Altri rami brevi della muscolatura (breve dell’anca come abbiamo già visto) vanno a formare anche il nervo pudendo che ha un decorso un po' strano perché prima fuoriesce attraverso il grande foro ischiatico per poi rientrare subito dopo aver passato il legamento sacro spinoso, ad entrare nella fossa ischiatica per portarsi “pudendo” verso le parti pubiche (nel maschio nella zona scrotale e nella femmina nella zona delle grandi labbra). Quindi considerando solo il plesso lombare vediamo il contributo dato dal nervo sottocostale, ileoinguinale e ileoipogastrico per quanto riguarda le pareti. Mentre andando più giù da L2 a L4 alcuni rami sono posteriori e altri anteriori: La parte posteriore determina perlopiù la formazione del nervo femorale la parte anteriore si organizza a formare il nervo otturatore come dice il nome quello che passa attraverso il foro otturato. Il tronco lombosacrale quello che corrisponde al contributo del plesso lombare per la formazione del nervo ischiatico. Come detto prima la componente lombare, immaginando i rami più brevi che hanno a che fare con l’innervazione dei muscoli come quello grande psoas mentre il sottocostale, ileoinguinale e ipogastrico devono portarsi lateralmente. Il nervo femorale segue il percorso tra il grande psoas e il muscolo iliaco e insieme a questo muscolo ileopsoas passerà sotto il legamento inguinale corrispondente alla natura dei muscoli. Il sottocostale ileoinguinale e ileoipogastrico con il decorso appunto laterale, tutti i muscoli che costituiscono i tre stati strati della parete laterale fino ad arrivare al muscolo retto dell'addome. Da ricordare il decorso laterale e trasverso quasi orizzontale). Da L2 a L3 in parte L4 abbiamo la formazione del nervo femorale e dell’otturatore. Il femorale per il rami posteriori mentre l’otturatore per i rami anteriori. Anche qua i nervi, innervano quello che trovano e quindi abbiamo ramificazioni più o meno lunghe. Alla fine il nervo femorale è quello che più di tutti costituisce il nervo di innervazione della cute ma soprattutto della muscolatura anche quella della coscia, praticamente tutto quello che troviamo davanti quadricipite, tensore della fascia lata in parte e poi il sartorio. L’innervazione cutanea va giù fino alla parte anteriore della gamba e mediale soprattutto del piede, mentre il cutaneo laterale ha a che fare con la zona della fascia lata. L’otturatore prende il nome dal fatto che decorrendo anteriormente passa attraverso il canale degli otturatori insieme alla l’arteria e la vena, nel passaggio quindi non soltanto della membrana ma anche dei muscoli (otturatore interno e esterno). Nel suo decorso vediamo passa nel canale e fuoriesce, a questo punto innerva tutto quello che trova quindi l’otturatore esterno, all’otturatore interno e tutti gli adduttori praticamente quelli che si posizionano in corrispondenza dell’arcata ischio-pubica. Posteriormente la muscolatura è innervata dai rami del plesso sacrale che si portano immediatamente dietro. A seguire appunto quello che è il passaggio attraverso il grande foro ischiatico. Per capire prendiamo quindi il tronco lombosacrale che sono i contributi di L4 e L5 che vengono sequestrati e trascinati a passare attraverso il grande foro ischiatico per portarsi verso la muscolatura posteriore, sia del bacino, ma anche della coscia. Il decorso del nervo ischiatico è dato dall’unico pertugio (stretta apertura naturale o artificiale) che ha ossia appunto sotto il piriforme e sopra il legamento sacro spinoso. Questo legamento che abbiamo già visto definire il foro ischiatico, il percorso però è costretto infatti il nervo ischiatico soffre molto spesso di questa compressione. Come abbiamo visto per il plesso lombare abbiamo anche qua una ramificazione anteriore e posteriore: la parte posteriore la ricordiamo se posizioniamo la gamba andando a seguire la posizione dell’ alluce (è data dal peroneo). la parte anteriore per quanto riguarda la gamba è data dalla tibia mentre la parte posteriore. La suddivisione anteriore dei rami porta alla formazione del nervo mediale tibiale, mentre la parte posteriore comporta la formazione del nervo peroneo comune, che da subito, anche se fascicolati dallo stesso epinevrio, sono però all’interno separati da un setto. Il fatto che poi possono decorrere insieme per un certo tratto lungo la coscia, varia da persona a persona. Il passaggio è quasi sempre unito, però una volta che ha passato il grande foro ischiatico possono anche possono anche suddividersi molto prima di quella che la fossa poplitea. La ramificazione posteriore porta anche alla formazione dei nervi glutei superiore e inferiore e del muscolo piriforme. Il gluteo superiore passa attraverso lo spazio tra il piriforme e il margine del grande foro ischiatico e va verso l’alto, insieme all’arteria glutea superiore. Il nervo gluteo inferiore passa invece sotto il piriforme insieme all’arteria glutea inferiore i insieme al nervo ischiatico. Il gluteo superiore va verso l’alto, verso il gluteo medio e piccolo, invece il gluteo inferiore va verso il grande gluteo; anche se noi vediamo che la conformazione della natica è data dal grande gluteo, però la maggior parte della massa carnosa si porta il verso il basso, verso la tuberosità glutea, quindi viene essere intercettato dal nervo nel decorso verso il basso non verso l’alto (non confondere superiore con grande). Nel grande gluteo bisogna andare verso il basso. Anche l’arteria è più cospicua proprio perché ha a che fare con la vascolarizzazione del grande gluteo. C’è anche il pudendo, ovviamente rami anteriori, esso fuoriesce attraverso il foro ischiatico maggiore, sotto il piriforme, però subito dopo l’essere uscito sotto il grande gluteo, rientra nel piccolo foro ischiatico e decorre nella fossa ischio-rettale e si porta in avanti e va a innervare: in parte la muscolatura del perineo, ma anche le regioni scrotali del maschio e delle grandi labbra nella femmina; quindi sotto il piriforme per poi riportarsi nella fossa ischio-rettale. La muscolatura che incontra è appunto quella del perineo quindi la nervatura dell’ano e poi la parte occipitale sensitiva della regione scrotale. Andando a guardare dietro, quindi tagliato il grande gluteo questo è il legamento sacro spinoso e sacro tuberoso. Questo grosso che vediamo, che passa tra il piriforme e il gemello superiore è il nervo ischiatico, quindi usa come letto, come appoggio i gemelli, l’otturatore interno e il quadrato del femore (questi insieme al piriforme e otturatore esterno sono i muscoli rotatori laterali dell’anca-tranne gemello superiore) questo letto viene a essere protetto dal grande gluteo. Il motivo per cui bisogna fare attenzione quando si pratica una iniezione nella regione glutea, l’ intramuscolare per l’iniezione è il gluteo poiché è la massa maggiore che abbiamo ed è abbastanza semplice farlo, però bisogna stare attenti perché la parte più carnosa e anche quella che protegge il nervo ischiatico e non è il caso di arrivare lì con un ago. L'altra parte da evitare è questa perché è vascolarizzata sia dall'arteria glutea superiore che glutea inferiore, questa lo stesso è da evitare perché si rischia di prendere il grande trocantere. In tutti e tre i casi troviamo il paziente che scappa! L'unica zona che invece rimane buona anche se è poco carnosa che corrisponde perlopiù alla massa carnosa del medio gluteo la parte innervata dal gluteo superiore piccolo e medio mentre il gluteo inferiore va verso il grande gluteo. Una volta che il nervo ischiatico ha passato il grande gluteo va in profondità protetto dai muscoli posteriori della coscia, quindi il semimembranoso. La zona che viene suddivisa in quattro quadranti dove possiamo vedere la regione glutea si evita dove passa l’ischiatico, le arterie. Passando tra il grande gluteo e i due gemelli, l’otturatore interno, quindi protetto dal grande gluteo, una volta che ha passo questa zona il nervo ischiatico è protetto dal semitendinoso e semimembranoso del bicipite femorale anche dal grande adduttore. A questo punto è sicuro fino ad arrivare dalla alla fossa poplitea. Alla fine l’unica zona, come dire vulnerabile, è dove la muscolatura del grande gluteo diminuisce e c’è la possibilità di spingerlo contro la tuberosità ischiatica. (Quando si cerca di prendere la mira con i calci da quella parte è proprio per beccare il nervo ischiatico che poi subisce anche delle compressione dell’aumento muscolare). Nel suo decorso, il nervo ischiatico, sia dalla componente tibiale che dal peroneo comune, assomiglia molto al radiale e innerva praticamente tutta la muscolatura posteriore; quindi i tre che abbiamo appena visto: semimembranoso, semitendinoso e bicipite femorale, ma anche una parte del grande adduttore. Poi passata la fossa poplitea a questo punto si divide la componente tibiale e del peroneo comune. Il tibiale prosegue posteriormente e va ad innervare tutti i muscoli posteriori della gamba e la muscolatura plantare del piede. Immaginiamo di estendere o meglio di riprodurre una flessione plantare del piede e seguiamo proprio nervo tibiale fino alla muscolatura più corta dell’alluce. L’innervazione cutanea del tibiale è legata perlopiù alla parte posteriore della gamba e della pianta del piede. La sezione del femore non è del tutto circolare presenta la linea aspra che con un solco da appoggio a tutti gli adduttori: vediamo che c’è una componente più femorale, quindi più legata alla linea aspra ma che si porta più medialmente si inserisce a livello del tubercolo degli adduttori ed è più mediale. Il tubercolo degli adduttori che tende anche una fascia quindi non soltanto il muscolo e ne determina il passaggio per la vena che a questo punto si portano nella fossa poplitea, nel triangolo. È in corrispondenza proprio del triangolo popliteo che il nervo ischiatico rilascia le sue componenti una prosegue medialmente ed è il tibiale, l’altra si porta più lateralmente ed è il peroneo comune. Portandosi lateralmente si mette in rapporto sempre nell'incavo del ginocchio, nella fossa poplitea, con la fibula per la precisione nella testa dopo che il bicipite femorale ha fatto la sua inserzione; a questo punto passa la membrana interossea della tibia e perone e emette un ramo che si fa profondo e si porta nella muscolatura anteriore della gamba, mentre la parte superficiale sulla muscolatura laterale della gamba. Questo peroneo superficiale innerva cute e muscoli laterali, praticamente la muscolatura data dai due peronei (il lungo e il breve) eventualmente il terzo. Mentre il peroneo profondo presenta un decorso anteriore, quindi tutti muscoli che troviamo anteriormente perciò il tibiale anteriore della gamba, l’estensore dell’alluce, l’estensore delle dita e poi tutta la muscolatura del dorso del piede. Dietro il ginocchio, il nervo ischiatico vediamo il tibiale che prosegue nella fossa poplitea per la muscolatura posteriore della gamba e poi il peroneo comune che ancora non si è diviso: per dividersi dobbiamo aspettare di vedere la testa del perone, la fibula, appunto con un ramo profondo che si porta a perforare la membrana, mentre il ramo laterale rimane superficiale. Vediamo il tibiale che ancora decorre posteriormente a tibia e perone.