LE FESTE NATALIZIE
Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Per i tarantini il famoso
detto @ capovolto, in quanto sappiamo tutti quali richiami e quanto fa-
scino riescano ad esercitare i suggestivi riti della Settimana Santa.
Questo perd non vuol dire che i tarantini trascurino il Natale. Al con-
trario, anche il Natale ha un suo fascino particolare, soprattutto per
certi agganci con la tradizione popolare, tanto sentita dai tarantini. E
la uadizione natalizia, a Taranto, comincia a portare i suoi profumi, i
suoi colori, le sue musiche gia dal 22 novembre, allorché, all’alba ap-
punto di quel giorno, in ogni casa compaiono le prime péttole e per le
strade fanno la loro ricomparsa i complessi musicali che, al suono del-
le pastorali, annunciano la festa di Santa Cecilia.
Le pastorali sono fondamentali nella tradizione natalizia tarantina.
Dal 22 novembre e sino al 6 gennaio — vale a dire per 'intero petiodo
natalizio — saranno le vere protagoniste della festa pid intima, pid rac-
colta dell’anno. E saranno protagonisti anche i musicanti che, girando
in tuttii rioni della citta, porteranno praticamente in ogni casa il dolce
suono di antiche e suggestive nenie che i tarantini si tramandano da
intere generazioni.
Le date fissate per il giro delle bande nei rioni cittadini sono il 22
novembre (Santa Cecilia), il 25 novembre (Santa Caterina), il7 ¢ 8 di-
cembre (vigilia e festa delPImmacolata), i 13 dicembre (Santa Lucia),
il 24 e 25 dicembre ( ¢ festa del Natale), il 31 dicembre (ultimo
giorno dell’anno). Talvolta queste date subiscono delle variazioni: le
bande, per esempio, possono suonare nelle domeniche che precedo-
no qualcuna delle festivita elencate prima, cosi come possono anche
essere impegnate nel trasferimento della statua dell’Immacolata dalla
chiesa di San Michele alla cattedrale (il trasferimento avviene verso la
fine di novembre, per la «novena» in onore della Vergine che si tiene
sempre nella basilica di San Cataldo) o in talune manifestazioni che, di
solito, organizzano scuole, enti, associazioni, parrocchie, confraterni-
te. Vi sono poi le processioni della stessa Immacolata, d’# Banningcurcate e d’u Rammine all ‘erte alle quali la presenza delle bande é natu-
ralmente indispensabile.
Ma Pannuncio del Natale, a Taranto, non & portato solo dai com-
plessi bandistici; sono anche in vendita alcuni dischi su cui sono incise
le pitt note pastorali. Presenti in citta anche non pochi zampognari
che, per Poccasione, raggiungono Taranto dalla Calabria, dalla Basili-
cata, persino dagli Abruzzi.
Zampognari
286Le pastorali
Gli ufcial dell esereito dedi a quale
0% lal iwiek
vevano essere una rarita nella Taranto . attivita artistica, n,
tempi, la citta bimare non era in grado dy eet: Del resto eos
abitanti. E nelle case, appena Pade . i offtire grossi diversiy! a quei
berazione il soffio che il paterfamilias “SPO, siattendeva com,
nella annerita campana del lume a peokena
a ener o :
tiad issarsi sugli altissimi letti di allora, Ro Copo che tutti erano anda
ti, qualche raro studente e, naturalment or y220 inotai, gli avvoca-
tivolare hobby. , ali uffciali con qualche par.
Uno di questi, il capitano di
le lunghe, interminabili e silenziose ore serali notn:
mano notevole a quella che : lotturne,
10° Poi sarebbe diventata una ij
tradizione del Natale tarantino, componendo ape
la storia della citta nee ae di Ippolito,
ta pero non musicale) aveva coltivato un altro cap} i Artiglieri:
. : aa Cay
Michele Scialpi, il quale scrisse, forse su qualche Cent in
: cee es in
fareria, la storia e il matrimonio di una popolana, Rosa Palanca, primo
vero esempio di teatro vernacolo tarantino. :
Fu dunque il capitano Giovanni Ippolito, morto nel 1893, Pinizia-
tore delle pastorali tarantine. La sua composizione ? forse la piti nota
fra tutte le pastorali e fu incisa su un disco da Paolo De Siati. Probabil-
mente il maestro Ja compose nel 1870, anno in cui diresse il concerto
bandistico di Taranto; questa data sta a dimostrare che le pastorali
tarantine non sono vecchie «di secoli», cosi come, con molta leggerez-
za, da qualche parte si afferma. Da ricordare anche che un figlio del ca-
pitano Ippolito, docente al ginnasio di Barletta, fu prezioso collabora-
tore del famoso giornale tarantino "U Pananjdde.
Dopo Ippolito, due conosciutissime pastorali compose , forse nel
1880, il maestro Francesco Battista, poi direttore di una piccola banda
alla fine del secolo. I «pezzi» del Battista sono intitolati «Pastorale n.
1» e «Pastorale n. 2». .
A Battista segui Gennaro Caggiano, frate :
trice Anna Caggiano, ai suoi tempi tspettrice sco asi
il prof. di clarino Francesco De esa (1855. Pe a aion
. ° . i che
mo ai suoi tempi tanto da essere scritturato cord pepe hes
teatri del meridione, compose un’altra conoscn
or lo De Sia-
Seguito incisa sul retro del disco sul qualeil gia esata a 287
i fe una |j-
‘catanuente ad infilare
Artiglicria Giovanni |ppolito, in quel-
dette una
u ostituibile
la prima pastorale che
un altro hobby (stavol-
lo della poetessa e scrit-
tica. Nel 1904, pol,
1933), ricercatissi-ti aveva fatto incidere le pastorate di Ippolito. De Benedictis diresse
anche Ja banda di Montemesola:
Seguirono Giacomo Lacerenza (sono due le sue pustorali, compo-
ste nel 1921 e nel 1922, ¢ anchesse intitolate, come quelle di Battista,
«Pastorale n. 1+ ¢ «Pastorale n. 2»); Domenico Colucci, direttore del-
la banda municipale di Taranto cal 1921 al 1930; Carlo Carducci,
Giovanni Bembo (una composizione di quest'ultimo é stata di recente
ntrovata dal maestro Giovanni Gigante); il non dimenticato maestro
toninese Luig) Rizzola e, infine, il maestro Ezio Giorgio Vernaglione,
tuttora vivente, concertista di clarinetto e gia direttore della banda
-Combattenti» di Taranto. II maestro Vernaglione ha composto, nel
1930, «Bambinello Gesu» e un altro «pezzo» intitolato genericamente
«Pastorales.
Prima dell’ultimo conflitto mondiale, le bande impegnate nei «gi-
rir della varie ricorrenze natalizie, venivano pagate dalle confraterni-
tco dai comitati cui spettava l’organizzazione delle singole processio-
ni, Va ricordato a questo proposito che sino allo scoppio della guerra,oltre a ean delPImm,
giorno di nee leediC podanny, sj aoe quelle dj Gesap,
Borgo anche le processioni di Santa C,, 0°" Nella ciggy wt iNO del
conflitto perd molti comitati risule i Vecchia ¢ al
ternite non tutte erano in condizi TD oPoil
” : joni €1N quant.
spese per i complessi bandistic,, | ““°?™iche talj deacons.
Ma i tarantini a buon diritto reclam; : stenere |e
cessioni che i tradizionali allalba Ae sia la
sotto 5 as dei continui articoli che a aa
u 1 ic i
blican lo il mere del Giomo, un coe Proposito andava pub.
il dott. Cosimo Basile, interesss gliamminic, POI trasferitos} al Nord,
ears nistratori
che, con molta sensibilita, approvarono pia del tem-
nu i spesa
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Fingaggio delle bande nel periodo natalizio. Da all.
viene puntualmente ripetuta ogni anno, sicché i eae aa delibera
eames no, iene
se del Comune, la continuazione di una tradizione ee aspe-
: on : n i
dentemente (neppure gli amministratori che sisucced lessuno evi-
Citta) & disposto a rinunciare, ono a Palazzo di
Naturalmente, un compenso a parte ricevono dalle
fraternite quei complessi bandistici ch,
che tuttora si svolgono.
acolata ¢
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YANO Sciolti ein
Fipresa del
le bande; cos che sp
n rispettive con-
€ partecipano alle processioni
I dolci natalizi
Una notte insonne. Le vigilie delle feste natalizie, a Taranto, han-
no tutte lo stesso prologo. L’alba viene attesa quasi ad occhi apertioin
un sofferto dormiveglia che costringe i pitia girarsie rigirarsi nel letto.
Ogni tanto si ha Pimpressione di udire qualcosa in lontananza. La te-
sta viene sollevata dal cuscino, l’orecchio orientato verso la finestra.
Ma no, é solo un’impressione. Del resto, le lancette luminose della
sveglia troneggiante sul comodino, ben presto spiegano che ancora
troppo presto per certe cose. Ma pitt tardi... 7
Ecco Palba di Santa Cecilia, una data cara alla tradizione taranti-
na. Ed ecco, dalla strada, giungere — finalmente — le note della prima
pastorale delPanno. A quell’ora le case tarantine comico a profu-
r b cCO-
mare di péttole. Le pit grosse frezzole vengono scomodate per acco”
md pte Lei ie la liquida pastella che le massaie si
gliere, in un bagno di olio bollente. peecmten tat na
sono premurate di lavorare alla svelta. Un «int: Poi,
. coe . Pinsostitull .
acqua, farina, un pizzico di sale ¢ Pins 6 nelPolio bollente dove
con un cucchiaio, P«intruglio» viene versat
289‘arantini
ighoh Bandanur.,
€ acqua quanto basta per fare
L'impasto va battuto bene con la mano ¢ po: hsciato Heviore: A
sta si immerge in olio ben boleate.
le varno condite con zucchero oppure ccn miele o vin
10. Quelle «salate> si friggono invece col baceala o leach
a strisce (ancke con unapizzica esi giraa «rosa. Le carted
ide 0 vin zotto esi crnano con nis
sifriggono
; confettini,
cannella, cenditi.
Sanacchitider?
1a pasta 2 la stessa che si prepara per confezionate il primo tipo di ao
teddite.Si tag iaa piceoli pezzi che vengono poi incavati sul reves
alune donne sono solite usare anche il royescio di un
Dopoessere statifritt, anche
d t sanchele
senacchitdere vengone cosparsi con miele 0 vin sotto.
Le sancechitvaers
Diénte de San Geségpe
Si confezionano con la stessa pasta, ma pit friabile, del second
pe di carted:éte, Si taghano a pezzetti, ma non yengono incavai
ito miele o vir. cotto.
i pasta reale ele fave de zitcchere, Alle loro
preparazione provvedevano le monache di clausura dell’ex sonvento
di San Giovanni, tra le quali particolarmente abile era suor Beatrice
Amati, meglio conosciuta come «zia Biatrice> 0 pitt semplicemente
«zia Monecive>. Per il vero, sul conto di questa sora — che ho avuto
il piacere di conoscere, ormai novantenne, pocc Frima che morisse-
2 Taluni serivono sannectbitele o sannacchitdere >on éue
29
sono stave scritte ¢ dete
autentiche scioeshezze,
Beatrice sickiamava
a,
ignora Maria Amati, vedcva Petruzsi, ho app
stanze eatiose sul conco dell nostasuor.
signora Maria— fini nel convento ci Sa
diveva ce, scuola, % piccemne ve
che le monache avrebbero saputo tenere
dando al tempo stesso una
a scvivere, Sapeva solo leggere,
preghiere in latino stampate sa un
Dortarsi appresio una vota uscte
quella della laverazione della pasta
aformadifructidi mace servi
cozze San Giacomo), i boo
chere e °u faldaceh2, uno set
Beatrice imboviva i suoi dole.
Nel 19¢4 nel convent.