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GRAZIA TRA ANTICO E NUOVO TESTAMENTO

Se c`è una nozione o meglio un evento centrale nella Bibbia è propio la grazia, o
benevolenza divina gratuita che percorre i due Testamenti fino a divenire “vangelo
della grazia” (At 20,24).Tutta la Bibbia ci parla della “grazia” in quanto pone in relievo
l`amore di Dio per l`uomo.
1. ANTICO TESTAMENTO
- Hanan: il verbo ebraico, che ricorre 56 volte nella Scrittura, esprime il gesto
benevolo e di soccorrorso di una persona nei confronti di un`altra; non indica
un semplice sentimento, ma l`atteggiamento concreto del volgersi verso l`altro
con un atto di bontà.
- Hen. Il sostantivo hen invence presenta un`accezione diversa: si stacca dal
significato fondamentale del verbo hanan, che indica l`azione benefica del
soggetto che la compie, e si sposta su colui che riceve il beneficio o addirittura
ne è in possesso, e indica per es. l`aspetto, la grazia, la bellezza e il fascino
di una persona.
- Hesed. Il sostantivo hesed è ancora più frquente per designare il
comportamento di Dio nella sua fedeltà all`alleanza e amore agli uomini. Il
termine significa bontà, amicizia, amore... è un atteggiamento fondamentale
di una persona, che si manifesta nelle sue concrete attuazioni.
- `emet. Specialmente nei Salmi, ma non solamente in essi, l`hesed divino è
associato allo `emet, che ha il senso della fedeltà.
- Rahamim (compassione, amore); tsedeq (giustizia); ratson (favore,
benevolenza); tub (bontà).
L`Antico Testamento non si limita ad un solo vocablo ma si serve di un ricco ventaglio
di termini che, pur diverse sfumature, condividono uno stesso significato di base: un
atteggiamento benevolente e favorevole di Dio nei confronti dell`essere umano, un
atteggiamento che l`essere umano sperimenta come intervento salvifico di Dio e
como perdono dei peccati.

2. NUOVO TESTAMENTO

Il termine carij che troviamo nel Nuovo Testamento è quello che più direttamente
corrisponde al nostro vocablo attuale “grazia”.
- Opera lucana: con il significato veterotestamentario del “favore” lo troviamo in
Lc 1,28.30; 2,40.52; At 7,46. Negli Atti si parla inoltre del testimone dal
“vangelo della grazia di Dio”, cioè, del suo amore e della sua benevolenza (cfr.
20,24).
- Lettere paoline: è stato Paolo l`autore neotestamentario che ha dato al termine
carij la sua particolare rilevanza e lo ha introdotto definitivamente nel
vocabulario cristiano. La definizione più chiara della grazia come gratuità si
trova forse in Rm 11,6: l`elezione divina è gratuita, è per grazia, non per le
opere, perchè al contrario “la grazia non sarebbe grazia”. Anche le lettere
deuteropaoline e quelle pastorali conoscono il concetto paolino di “grazia”
con alcune variazioni di sfumatura. Secondo le lettere pastorali Cristo è la
personificazione della grazia di Dio che si rivela agli uomini: è la
manifestazione visibile, la “epifania” dell`amore di Dio, della sua misericordia
e della sua bontà (Tt 2,11-14; 3,4-7). Anche la lettera agli Ebrei contiene una
teologia della grazia di marcato aspetto cristologico.
- Opera di Giovanni: Nel quarto vangelo si parla della grazia in tre versetti del
prologo: Gv 1,14.16.17. Così come per Mosè vene la legge, “la grazia e la
verità” vengono per Cristo.
Possiamo dire come conclusione che il significato della parola “grazia” nel Nuovo
Testamento è l`evento gratuito della salvezza escatologica in Gesù Cristo, che è
l`autocomunicazione radicale del Dio trino, e l`inserimento dell`uomo, concesso
anche gratuitamente da Dio, in questo evento mediante la partecipazione alla vita
dello stesso Gesù.

Bibliografía
Ladaria, Luis F. “Antropologia teologica”. Gregorian & Biblical Press. Terza ristampa,
2016.
Flick, Maurizio. “Antropología teológica”. Salamanca: Sígueme, 1970.
"Maria, Icona dal Vangelo della grazia", Atti del XXVII Colloquio Internazionale di
Mariologia, Roma 2012.
Ruiz de la Peña, Juan L. “Teologia della creazione”. Borla, Roma 1988.
Ruiz de la Peña, Juan L. “El don de Dios. Antropología teológica especial”. Sal
Terrae, Santander 1991.

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