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I CINQUE RITI TIBETANI

DI MICHELE VANINI
IDEAZIONE REDAZIONE E IMPAGINAZIONE

Sedigraf Blevio (Como)

DISEGNI

Diego Pasquino

FOTO DI COPERTINA
Arc en-ciel (VR)
I CINQUE RITI TIBETANI
la edizione febbraio 2001
©DEMETRA Srl V i a Stra 167 S S 11

3 030 Colognola ai Colli ( Verona)


Tel 045 6174111 Fax 045 6174100
SOMMARIO

Alla scoperta del Tibet 7


Breve viaggio nello spazio e nel tempo 8
Come i "riti" giunsero in Occidente 14

L'energia vitale 19
Dal Prana ai chakra 20
Invecchiare, secondo Chris Grisom 22
I chakra 24
I chakra da vicino 27
Il primo chakra 31
Il secondo chakra 35
Il terzo chakra 39
Il quarto chakra 43
Il quinto chakra 47
Il sesto chakra 51
Il settimo chakra 55
Tecniche di respirazione 59
I Cinque tibetani ................................................................. 61
L'origine .................................................................... 62
Il momento opportuno ............................................. 64
Il luogo opportuno ................................................... 67
Gli esercizi da vicino ................................................. 69
Il primo rito tibetano ................................................ 71
Il secondo rito tibetano ............................................. 77
Il terzo rito tibetano .................................................. 83
Il quarto rito tibetano ................................................ 89
Il quinto rito tibetano ............................................... 95
Qualche utile consiglio ........................................... 101
Un tibetano al giorno .............................................. 104
Il sesto rito tibetano ................................................ 107

E per finire... .................................................................... 113


Alimentazione e benessere ...................................... 114
Oltre i riti ............................................................... 119

Glossario ................................................................. 123


Bibliografia .............................................................. 126
Alla scoperta
del Tibet
BREVE VIAGGIO NELLO SPAZIO
E NEL TEMPO

Il Tibet: tre milioni di chilometri quadrati di territorio,


uno spazio sconfinato che si sviluppa quasi completa-
mente sopra i quattromila metri di altezza, sul livello del
mare, in Asia, un grande altopiano, costituito da molte-
plici rughe montuose che racchiudono grandi laghi di
acqua dolce e salata, chiuso a nord dal Kunlun, a ovest
dal Karakorum e a sud dall'Himalaya, la catena montuosa
con le vette più alte del mondo Tra la catena dell'Hima-
laya e quella del Karakorum due grandi fiumi, l'Indo e il
Brahmaputra, scavano due ampie valli all'interno delle
quali gli insediamenti umani sono relativamente più facili
Queste terre, dal clima particolarmente rigido e dal ciclo
stellato più straordinario del mondo, erano abitate
anticamente da agricoltori e pastori nomadi e seminomadi
A poco a poco, nel corso dei secoli, dall'India e attraverso
il Nepal giunsero uomini nuovi insieme con gli in-
Gangkar Ti-se,
il cuore del mondo

I
I monte Kailash, in tibetano Gangkar Ti-se, con i suoi
6658 metri, svetta isolato tra altre cime montuose.
Spartiacque dell'Asia meridionale, dai suoi fianchi
sgorgano i fiumi sacri: il Brahmaputra, il Karnali che è af-
fluente del Gange e il Sutlej. Sulle sue pendici la neve disegna
simboli magici, sacri per chi crede che l'universo intero sia
energia cui tutti possono partecipare. È considerato dai
buddhisti, e non solo da loro, il cuore del mondo e proprio per
questo i pellegrini gli girano intorno in senso orario.
Camminano da uno a più giorni per compiere gli oltre
cinquanta chilometri del periplo completo, in condizioni
ambientali decisamente difficili (è necessario, tra gli altri
ostacoli, superare anche un passo a 5200 metri s.l.m.) e si
prostrano a terra di fronte ai suoi diversi versanti per rendere
onore alla sua potenza cosmica e geomantica.
«Un cristallo azzurro, che penetra nel ciclo, nelle nubi. Le luci
che scendono dalla montagna: i ruscelli che diventeranno I' lndo,
il Gange, lo Chang Jang fanno il Kailash bello dappertutto. I
tibetani compiono un viaggio lunghissimo (2000 km) con i mezzi
che posseggono, generalmente a piedi.Vorrebbero fare cento
volte nella vita quei quarantacinque chilometri, il giro della base
del padre del mondo, della montagna delle montagne, del
Kailash: ma ce la faranno, sì e no, una volta.» (da un'intervista
degli anni Ottanta a Reinhold Messner).
Tu-je chenpo e khor-lo

n tamburo rotante cui è allacciata una catenella che termina

U con una pietra, infilato in un corto bastone: è il Tu-je chenpo,


strumento di preghiera tibetano. Dentro il tamburo è
custodito un rotolo di carta sul quale sono scritte delle
preghiere. Con un secco movimento del polso i Tibetani fanno
ruotare il tamburo e in questo modo diffondono nell'aria e inviano al
cielo le loro preghiere.

Il khor-lo è un cilindro, sul quale sono incise delle preghiere, che è


infilato su un perno, e che viene messo in movimento da una ruota
mediante la forza dell'acqua oppure del vento, come un vero e
proprio mulino, se di grandi dimensioni, oppure, se di piccole
dimensioni, dalla mano. A ogni giro l'orante guadagna dei meriti
come se avesse pregato in prima persona.

segnamenti del Buddhismo mahayanico che vennero codificati


dai "sommi maestri", i Lama
Padmasambhava nell'VIII secolo d C , Rinchen-sangpo nel X,
Tsongkha-pa (1317- 1419) hanno dato un contributo
fondamentale al Buddhismo tibetano, la cui dottrina si sviluppa
nei libri sacri Kangyur, che significa «Parola tradotta», contiene
gli elementi fondamentali del canone buddhistico, Tengyur, che
significa «Dottrina tradotta», contiene i commenti al primo e
altri scritti
10
Ancora oggi luogo mistico di meditazione per i monaci
buddhisti, il Tibet e meta privilegiata per chi va alla ricerca di
un'antica e profonda spiritualità legata alle pratiche yoga, per
esempio, alla meditazione, alla partecipazione al prana,
l'energia vitale di cui e permeato l'universo

Il Tibet e la Cina

Il Tibet è dal 1965 una regione autonoma della Repubblica


popolare cinese La sua capitale e Lhasa
Nel 1720 il Tibet venne invaso dai Cinesi e nel 1780 venne
annesso al Celeste impero Nel 1912 torno a essere
indipendente, ma dopo la rivoluzione comunista del 1949 fu
nuovamente occupato dai Cinesi L'esercito cinese operò una
dura repressione militare alla quale i Tibe-

Una terra contesa

P
er secoli impenetrabile, culla di una civiltà millenaria e
patria di monaci buddhisti, il Tibet è definito "Paese
delle nevi", "Città degli dèi" e anche "Tetto del
mondo". Dopo le dure repressioni operate dai Cinesi
sono solo un migliaio i monaci sopravvissuti contro i diecimila
presenti nei monasteri intorno alla metà del secolo XIX. I
monasteri si sono ridotti da settemila a una cinquantina, mentre i
coloni cinesi sono diventati oltre sette milioni.

11
Sapevate che!

Y
ack e scimmia gialla: due specie in via di estinzione in Tibet. I
Cinesi infatti hanno abbandonato la pratica buddhista che
considerava questi animali intoccabili, sacri.

Il lago per i Tibetani è la parte femminile del centro del


mondo, di quello che era prima della terra.

tani cercarono di ribellarsi nel 1959. La rivolta terminò con


un bagno di sangue.
Nel corso degli anni successivi la Cina favorì il trasferimento
di numerosi Cinesi in Tibet e distrusse migliaia di templi e di
monasteri antichissimi, che in qualche caso vennero poi
ricostruiti per fini prevalentemente turistici. Nel territorio
tibetano sono attualmente presenti una base militare che
ospita circa trecentomila soldati e più di trecento testate
nucleari.
Le Nazioni Unite hanno approvato, nel 1959, nel 1961 e nel
1965, tre risoluzioni di condanna nei confronti della Cina per
violazioni dei diritti del popolo tibetano e ogni anno si
verificano manifestazioni di protesta contro l'occupazione
cinese, il più delle volte represse con le armi.
In India, a Dharamsala, ha sede il governo tibetano in esilio.
Nel 1989 al Dalai Lama Tenzin Ghiatso è stato assegnato il
premio Nobel per la pace, in segno di riconoscimen-
12
to per la sua lotta non violenta in difesa dei diritti dei Tibetani.
Nel 1991 gli Stati Uniti hanno dichiarato che il Tibet è una
terra illegalmente occupata dai Cinesi.

Un quarto circa dei Tibetani è ancora oggi costituito da


popolazioni nomadi che vivono nelle yurte, tende costituite
da una struttura in legno coperta da un tessuto realizzato con
pelo di yack. Questo particolare tessuto, di colore scuro, è
impermeabile e impedisce la dispersione del calore.

13
COME I "RITI" GIUNSERO IN OCCIDENTE

«Un pomeriggio di alcuni anni fa, me ne stavo seduto al


parco leggendo il giornale, l'edizione della sera, quando un
anziano gentiluomo si accostò e si sedette al mio fianco.
Aveva l'aspetto di un uomo di quasi settant'anni, grigio e
quasi calvo, le spalle curve, e camminando si appoggiava a
un bastone da passeggio. Ancora non sapevo che da quel
momento in poi l'intero corso della mia vita sarebbe
cambiato per sempre...» Così comincia il racconto di Peter
Kelder in un libro ormai famoso, che ha fatto conoscere i
Cinque riti tibetani in Occidente.
È un racconto affascinante: il protagonista è un ufficiale in
pensione dell'esercito britannico che aveva prestato
servizio nei corpi diplomatici della Corona e che aveva
pertanto viaggiato in ogni angolo del pianeta. Quando era
stato in servizio in India, il colonnello aveva cono-
14
sciuto per puro caso nomadi del luogo, provenienti da
remote aree dell'altopiano tibetano, e aveva udito molti
racconti affascinanti sulla loro vita e sui loro costumi. Uno
di tali racconti lo aveva particolarmente colpito: un gruppo di
Lama, o monaci tibetani, conosceva il segreto della "Fonte
della Giovinezza".
Lo straordinario segreto era stato tramandato per migliala di
anni proprio a loro e, nonostante non facessero mistero di
tale segreto, il loro monastero era così distante e isolato, che
era di fatto tagliato fuori dal mondo. Il monastero e la "Fonte
della Giovinezza" erano diventati una specie di leggenda nelle
parole della gente del luogo.
Si raccontava di vecchi che avevano riacquistato miste-
riosamente salute, forza e vigore dopo aver trovato il mo-
nastero ed esservi entrati. Tuttavia nessuno era in grado di
dire dove si trovasse. Il colonnello, che aveva superato i
quarant'anni e aveva assunto l'aspetto della persona anziana,
più sentiva parlare della miracolosa "Fonte della
Giovinezza", più si convinceva che tale fonte doveva esistere
veramente. Si diede da fare e raccolse indicazioni,
informazioni sulle caratteristiche della regione e sul clima e
altre notizie che avrebbero potuto aiutarlo a individuare il
posto. Una volta in pensione, sempre più ossessionato dal
desiderio di scoprire la "Fonte della Giovinezza", aveva
deciso di tornare in India e mettersi coscienziosamente alla
ricerca di quel ritiro e del suo segreto di giovinezza duratura.

Passarono gli anni e «... una sera, di ritorno dal mio ap-
partamento, trovai una lettera scritta di pugno dal colon-
15
nello. L'aprii in fretta e lessi un messaggio scritto, a quanto
sembrava, in uno stato in cui la gioia si mescolava alla
disperazione Il colonnello diceva che, nonostante i ritardi e
gli insuccessi, riteneva di essere sul punto di trovare la
"Fonte della Giovinezza" Passarono molti mesi prima che
ricevessi altre notizie Quando, infine, mi venne recapitata
una seconda lettera, per poco non mi tremarono le mani
nell'aprirla Per un attimo non riuscii a credere a ciò che vi
era scritto Le notizie erano migliori di quanto immaginassi
Il colonnello non solo aveva trovato la "Fonte della
Giovinezza", ma la stava portando con se negli Stati Uniti,
e sarebbe arrivato entro due mesi da quella data» Sono
ancora le parole di Peter Kelder, che si ritrovò, dopo
qualche tempo, di nuovo di fronte al colonnello Grande fu
tuttavia la sua sorpresa perche gli si presento dinanzi un
uomo molto più giovane che riconobbe a stento. Invece di
un vecchio curvo e dal colorito malsano che per sostenersi
usava camminare aiutandosi con un bastone da passeggio,
si trovo davanti una figura alta, eretta, dal volto florido e
dai capelli neri che crescevano folti, spruzzati appena di
grigio

Dal resoconto del viaggio, Kelder venne a sapere che,


giunto in India, il colonnello era partito immediatamente
alla volta della regione dove dicevano si trovasse la mitica
'Fonte della Giovinezza" Parlava, anche se solo in parte, la
lingua del luogo e per parecchi mesi non fece altro che
stabilire contatti e stringere amicizie con la gente
Nei mesi successivi, dopo una spedizione lunga e rischiosa
nei remoti spazi himalayani, riuscì a trovare il
16
monastero che, secondo la leggenda, custodiva il segreto
dell'eterna giovinezza
Le tecniche interessanti dei lama, la loro cultura, la loro totale
indifferenza al mondo esterno erano difficili da
comprendere per un occidentale, che per le prime due
settimane dopo il suo arrivo si sentì come un pesce fuor
d'acqua Nel monastero non c'erano uomini e donne anziani e
i monaci si rivolgevano al colonnello chiamandolo "l'antico",
poiché da molto tempo non vedevano nessuno che sembrasse
cosi vecchio. Tutto quanto vedeva era per il colonnello fonte
di meraviglia, a volte riusciva a stento a credere ai suoi occhi
Ben presto comunque la sua salute comincio a migliorare Di
notte dormiva profondamente e ogni mattina si svegliava
sentendosi sempre più forte e vigoroso. Dopo qualche tempo
si accorse che aveva bisogno del bastone da passeggio
soltanto durante le escursioni in montagna
Una mattina ebbe una straordinaria sorpresa Entrato per la
prima volta m una stanza grande e ordinata del monastero
che veniva usata come biblioteca per i manoscritti antichi,
potè vedere la sua immagine riflessa in uno specchio e
«Fissai incredulo l'immagine che mi stava di fronte II mio
aspetto fisico era cambiato cosi drasticamente che
dimostravo ben quindici anni m meno Per tanti anni avevo
osato sperare che la "Fonte della Giovinezza" fosse una realta
Ora, di fronte ai miei occhi, c'era la prova tangibile della sua
esistenza Le parole non possono descrivere la gioia e
l'esaltazione che provai. Nelle settimane e mesi che
seguirono, il mio aspetto continuo a migliorare e il
cambiamento divenne sempre più
17
evidente a tutti coloro che mi conoscevano. In breve
tempo il nome che mi era stato attribuito, "l'antico", non si
udì più».

Tornato in Occidente il colonnello riferì dettagliatamente a


Peter Kelder i particolari della "Fonte della Giovinezza"
nonché i "riti" che accompagnavano la vita quotidiana dei
monaci di quella zona così isolata dell'altopiano tibetano. I
riti che il colonnello, insieme con una giovinezza ritrovata,
portò con sé, i cosidetti "Cinque tibetani", sono ora
patrimonio, grazie anche a persone come Kelder, di tutti
quelli che hanno la mente aperta e sono disponibili a
coglierne la valenza rivoluzionaria.

18
L'energia vitale
DAL PRANA AI CHAKRA

Prana, in sanscrito, significa «energia primordiale». In


altre lingue, come per esempio in cinese o in giapponese, tale
energia viene chiamata Chi oppure Qi e ancora Chi.
Ciascun individuo la assorbe attraverso l'aria e, in par-
ticolare, l'essere umano ne ha consapevolezza, con mo-
dalità diverse. Attraverso una serie di canali, chiamati
anche meridiani, e di centri presenti nel corpo fisico, per
esempio i chakra, l'energia si trasmette e si trasforma per
consentire allo stesso di svilupparsi e funzionare, ope-
rando uno scambio con tutte le forze presenti intorno a lui
e nell'universo intero.
La fotografia Kirlian, che rivela come il corpo sia cir-
condato da un invisibile campo elettrico o "aura", suggerisce
di fatto che siamo "nutriti" da una qualche forma di energia
che permea l'universo.
20
È vero, inoltre, che l'aura Kirlian di una persona giovane e
sana è diversa da quella di un vecchio, soprattutto se in
cattiva salute.
Non è certo possibile affrontare l'argomento in queste
pagine senza rischiare di rimanere alla superficie e senza
operare approfondimenti significativi: l'energia vitale che
permea l'universo è oggetto intorno a cui ruotano reli-
giosità millenarie e tradizioni antichissime soprattutto
orientali.
Basterà qui ricordare che, come chiave interpretativa della
realtà cui si adeguano poi le scelte di vita anche quotidiana,
il senso del sacro di origine orientale, incentrato sul Prana e
sulla consapevolezza della propria partecipazione a tale
energia, ha fatto breccia nel mondo occidentale portando un
contributo significativo e fornendo risposte ai quesiti
profondi e fondamentali che cia-scun essere umano si pone
a qualunque latitudine.

21
INVECCHIARE SECONDO CHRIS GRISOM

«Invecchiare non è una condanna inevitabile, non è affatto


un elemento predestinato della vita. È semplicemente
un'eco del nostro esserci ritirati dal corpo fisico. Se non
impariamo a metterci consapevolmente in contatto con il
nostro corpo, questo non potrà mai divenire cosciente del
proprio potenziale di "corpo di luce": un corpo di luce
guidato da leggi cosmiche superiori, capaci di mostrarci
l'illusione del decadimento fisico. La nostra spirale del
DNA produce il meccanismo che ogni cellula copia
perfettamente. Ciò significa che le cellule, quando
muoiono, vengono sostituite da cellule nuove, in una
successione infinita di perfezione genetica. Perché dunque
invecchiamo, con tutte le conseguenze negative? La
scienza si interroga su questo fin da quando è stato scoperto
il DNA. Tutti i grandi santi e maestri han-
22
no saputo la risposta. Essa è insita nella danza del rapporto
tra la forma e ciò che è senza forma o là dove questi due stati
divini dell'essere si influenzano reciprocamente allo scopo
di mantenere la vita. Energie vitali invisibili sono all'origine
di tutte le cose e ne costituiscono il progetto. Noi possiamo
sapere della loro esistenza e imparare a conoscere le leggi
della loro suddivisione e del loro fluire proprio come
hanno fatto tutti coloro che fin dai tempi più antichi si sono
messi alla ricerca. Esistono modi per rafforzare questo
fiume di energia che circola dentro e intorno al corpo fisico
e al corpo sottile così che tutta la struttura corporea ne
risulti ringiovanita. Grandi Maestri hanno dedicato tutta la
loro vita a sviluppare la capacità necessaria a guidare e
dirigere queste correnti che nutrono le ghiandole endocrine
e i piccoli e grandi organi del nostro corpo. Adesso
finalmente il risultato del loro lavoro comincia a diffondersi
anche nel mondo occidentale.»

23
I CHAKRA

«La prima cosa importante che mi fu insegnata al mio ingresso


nel monastero fu questa: il corpo ha sette centri energetici
che potremmo chiamare vortici. Gli Indù li chiamano
chakra. Sono campi elettrici potenti, invisibili a occhio nudo,
tuttavia assolutamente reali. Ciascuno dei sette vortici ha il
proprio centro in una delle sette ghiandole a secrezione
interna del sistema endocrino corporeo e ha la funzione di
stimolare la produzione ormonale della ghiandola. Sono gli
ormoni a regolare tutte le funzioni del corpo, incluso il
processo di invecchiamento.
Quello inferiore, o primo vortice, è situato sulle ghiandole
riproduttive. Il secondo si localizza nel pancreas, nella
regione addominale. Il terzo si accentra nelle ghiandole
surrenali nella regione del plesso solare. Il quarto vortice ha
il proprio centro nella ghiandola del timo situata nel petto, o
regione del cuore. Il quinto è posto nel-
24
Chakra e invecchiamento

D a migliaia di anni i mistici orientali affermano che il corpo


possiede sette centri energetici principali che
corrispondono alle sette ghiandole endocrine. Gli ormoni
secreti da tale ghiandole regolano tutte le funzioni corporee. Di
recente, la ricerca medica ha reso noto, con prove attendibili, che
persino il processo di invecchiamento è regolato dagli ormoni.
Sembra che la ghiandola pituitaria inizi a produrre un "ormone
della morte" al principio della pubertà.
A quanto pare, ("'ormone della morte" interferisce con l'abilità
delle cellule di utilizzare ormoni benefici come quello della
crescita. Di conseguenza, cellule e organi a poco a poco si
deteriorano e, infine, muoiono. In altre parole, il processo di
invecchiamento esige il proprio tributo.
Se i Cinque riti normalizzano effettivamente lo squilibrio dei sette
centri energetici del corpo, come afferma Peter Kelder, forse
anche lo squilibrio ormonale ne viene, di conseguenza,
normalizzato. In tal modo le cellule possono replicarsi e
prosperare come succede in un individuo giovane. Potremmo
davvero sentirci, vederci e soprattutto diventare "più giovani"
giorno dopo giorno.

la ghiandola tiroide che si trova nel collo. Il sesto ha sede nella


ghiandola pineale alla base posteriore del cervello.» Fin qui
le parole del colonnello cui fa riferimento nel suo testo
Peter Kelder, ma oggi si accetta general-
25
mente la concezione secondo cui ne esistono sette di primaria
importanza.
In un corpo sano, ciascuno di questi sette vortici ruota a
grande velocità e consente così all'energia vitale di
scorrere verso l'alto attraverso il sistema endocrino.
Quando uno o più di questi vortici rallentano, il flusso di
energia vitale si blocca, determinando l'invecchiamento
oppure un cattivo stato di salute.
In un individuo giovane e sano i vortici rotanti si estendono
dall'interno del corpo verso l'esterno, ma negli individui
deboli e malati oppure in quelli vecchi non sempre riescono
a raggiungere la superficie.
La soluzione è talmente semplice da apparire ovvia: il
modo più rapido per riacquistare giovinezza, salute e vitalità
è quello di avviare il normale movimento rotatorio dei
chakra. Un risultato che, considerando la saggezza dei
monaci tibetani di un isolato monastero, si può ottenere con
cinque semplici esercizi. «Ciascuno di essi, preso a sé, è
efficace, ma sono necessari tutti e cinque per ottenere i
migliori risultati. In realtà, non sono esercizi veri e propri; i
Lama li chiamano "riti".»

26
I CHAKRA DA VICINO

I chakra sono strettamente connessi alla scienza e soprattutto


alla pratica dello Yoga ("giogo"), il sistema di filosofie e di
modalità di affrontare la realtà che ha come finalità quella di
legare l'essere mortale alla sua natura "divina" di coscienza
pura. Bisogna risalire ai Veda, i numerosi inni che sono la
base della tradizione religiosa indiana, e all'Upanishad, una
serie di dottrine probabilmente scritte tra il 700 e il 300
a.C., per ritrovare la parola chakra, che inizialmente
indicava la ruota dei cocchi degli invasori indoeuropei giunti
anticamente in India.
Chakra è dunque un termine sanscrito che significa
«ruota», «disco». Simboleggiato anche dal tior di loto,
sacro per gli Indiani perché capace di sorgere bellissimo ed
elegante dal fango, indica il punto di intersezione in cui
vengono a contatto il corpo e la mente, la dimensione fisica
e quella spirituale. Il chakra è un vero e proprio
27
vortice di energia, centro di attività per la ricerca, l'assi-
milazione e la trasmissione dell'energia vitale.

Il più importante documento sui chakra giunto in Occidente


è una traduzione di testi tantrici fatta dallo scrittore inglese
Arthur Avalon nel suo libro II potere del serpente, pubblicato
nel 1919. Gli antichi testi cui fa riferimento sono Sai-Chakra
Nirupana, scritto alla fine del XVI secolo, Padaka-Pancaka e
Gorakshatakam, entrambi del X secolo. Proprio secondo
questi testi e secondo la tradizione i chakra sono migliaia,
addirittura ottantottomila. Non c'è punto del corpo che non
funga cioè da sensore per la ricezione, la trasformazione e
la trasmissione dell'energia. Di questi chakra tuttavia solo
una quarantina vengono considerati rilevanti e sette sono
quelli determinanti, per cui vale la pena di osservarli più
da vicino, uno alla volta. Sarà così più facile comprendere
come i Cinque tibetani, agendo su questi centri di energia,
siano in grado di operare modificazioni significative.

Il sette, numero sacro

Sette sono stati i giorni necessari alla creazione del mondo


secondo la narrazione biblica, sette sono i giorni della
settimana, sette sono le note musicali, sette sono i sacra-
menti nella religione cristiana, sette sono i livelli orizzontali
dell'albero cabalistico della vita, sette sono i chakra
fondamentali. Non c'è cultura, religione, mito o leggenda che
non attribuisca a questo numero un valore sacro.
28
Chakra e colori

O gnuno dei chakra fondamentali è associato a un colore. Tale


colore è un riferimento importante per attivare l'energia
vitale del chakra stesso. Per esempio la contemplazione di
un tramonto rosseggiante non può che vivificare il primo chakra,
associato al colore rosso. La contemplazione delle acque limpide di
un corso d'acqua stimola il secondo chakra, associato al colore
arancione. Secondo la dottrina ayurvedica, infatti, il colore nascosto
dell'acqua è proprio l'arancione.

Chakra uno rosso

Chakra due arancione

Chakra tre giallo dorato

Chakra quattro verde, rosa, oro

Chakra cinque azzurro chiaro, azzurro argenteo, verdazzurro chiaro

Chakra sei indaco, giallo, viola

Chakra sette viola, bianco, oro

29
Il primo Chakra, o Muladhara Chakra,
detto anche il Centro della Radice,
il Chakra della Base o il Centro del Coccige

31
Il primo chakra, localizzato alla base della spina dorsale, è
associato alle ghiandole surrenali. Costituisce il fondamento
vitale di tutti i chakra superiori ed è considerato la fonte
della forza vitale, della capacità di sopravvivenza. È collegato
al mondo fisico, alla terra, e consente alle energie che
provengono da essa di venire a contatto con l'individuo.
Rientrano quindi nella sua sfera d'influenza i bisogni primari.
Chi sa mantenere aperto questo chakra e sa renderlo attivo è
in grado di accettare la vita terrena nella sua totalità, e di
conseguenza di agire in armonia con le forze della natura,
con pazienza, ed equilibrio. Sa essere costruttivo, sa
procurarsi ciò che serve alla vita di ogni giorno
assicurandosi, attraverso la formazione di una famiglia, la
sopravvivenza oltre la morte terrena, nei propri figli.

L'amore per la natura, il desiderio di rispettare i ritmi che essa


vive, quelli del riposo e dell'attività per esempio, guidano le
scelte di chi sa rendere attivo il primo chakra. Chi non lo sa
fare si trova spesso a fare i conti con una vita priva di
regole, all'interno della quale diventano il più delle volte
vincenti la collera, la rabbia, la violenza e, comunque,
l'insicurezza, l'ansia o un rapporto negativo con il cibo.

Il nome sanscrito del primo chakra è Muladhara, cioè


«radice», e questo centro di energia è proprio quello che
consente a ciascuno un forte legame con la terra. Avere
coscienza di tale legame e solidificarlo è fondamentale per la
sopravvivenza fisica. Ignorarlo significa invece metterla
32
Le ghiandole surrenali

L e ghiandole surrenali, hanno la funzione di regolare la


temperatura corporea; producono adrenalina e
noradrenalina e adeguano il flusso del sangue nelle
vene e nelle arterie in base alle situazioni in cui il corpo si
viene a trovare.

in pericolo. E quando la sopravvivenza è minacciata insorge la


paura, vero e proprio demone per il primo chakra. Tranquillità
e senso di sicurezza, vittoria su panico e paura, capacità di
ritrovare le proprie radici sono invece frutto del risveglio del
chakra, della sua apertura.

Mangiare è un'attività connessa al primo chakra. Fornisce


infatti le basi, conserva il corpo e gli permette di assimilare i
frutti della terra. Il cibo entra prepotentemente in gioco perché
le sostanze ingerite si trasformano in energia.
Un'alimentazione sana, ricca di proteine non necessariamente
animali, è il primo passo per consentire al primo chakra di
essere vitale.

Qualche utile consiglio


Tutto quanto permette un migliore contatto con la terra
stimola l'energia del primo chakra. Ricordatevi allora, nel
corso della giornata, oltre a praticare i Cinque tibetani, di: •
pestare i piedi, alternativamente, solo dopo essere scesi dal
letto;
33
saltellare come dei bambini, possibilmente su una superficie
in terra battuta,
scalciare ritmicamente, stesi su un letto, sia con le ginocchia
piegate sia con le gambe diritte, viaggiare in autobus, m
metropolitana o in treno in piedi, senza reggervi con le mani,
distendervi su una sedia, rilassandovi per qualche minuto
senza pensare

«Qua in questo corpo sono i sacri fiumi, qua sono il sole e la


luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio. Non ho mai
incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio corpo »
SARAHA DOHA

34
Il secondo Chakra, o Svadhistana Chakra,
detto anche Chakra Sacrale
o il Centro della Croce
Il secondo chakra è localizzato nella parte inferiore del-
l'addome, dove hanno sede gli organi riproduttivi, i reni e
la vescica; è correlato inoltre a tutti i liquidi corporei come
il sangue, la linfa, i succhi gastrici e lo sperma. Viene
sempre associato alle emozioni e alla sessualità; il suo
elemento è l'acqua, capace di pulire e purificare, dissolvere
ed eliminare tutti gli ostacoli che bloccano il flusso vitale.

È considerato il centro della creatività che consente a cia-


scuno di vivere relazioni interpersonali soprattutto con
l'altro sesso. Quando questo chakra funziona in modo
armonioso è facile vivere con naturalezza i propri senti-
menti, come per esempio l'amicizia e l'amore, sperimen-
tando l'unione con la natura e assaporando contempora-
neamente le proprie capacità creative.
Quando invece l'energia e la forza vitale del chakra sono
disarmoniche o insufficienti emergono nell'individuo
l'incapacità a esprimere positivamente il proprio poten-
ziale creativo e tutte le incertezze e le difficoltà dei rap-
porti con l'altro sesso.

La pubertà è il momento della vita in cui il più delle volte


questo centro ha bisogno di essere aperto e rivitalizzato.

In sanscrito il secondo chakra è chiamato Svadhisthana,


cioè «la propria dimora».
Il piacere e i sensi, essenziali nel secondo chakra, sono
elementi fondamentali per la salute del corpo, per il rin-
36
Le gonadi

e gonadi sono fondamentali per la manifestazione dei

L caratteri sessuali maschili e femminili; regolano anche il


ciclo mestruale femminile.

giovanimento dello spirito e per l'apertura a rapporti


in-terpersonali. Così le emozioni e la sessualità, che sono
manifestazioni della coscienza mediante il corpo. Attraverso di
esse l'energia, passando da un livello inconscio a un livello di
coscienza, purifica e nello stesso tempo "guarisce" il corpo. È
un flusso dinamico di movimenti e di cambiamenti che non
possono essere repressi, pena il blocco del chakra,
dell'energia vitale. Reprimere le emozioni e la propria
sessualità richiede energia; liberarle invece allenta le tensioni
e crea un flusso armonico tra corpo e mente, capace di
trasformare il dolore in piacere.

Il secondo chakra è associato all'acqua, ai liquidi in generale


che, passando più velocemente attraverso il corpo, aiutano a
purificarlo, eliminando le tossine. Le tisane a base di erbe
favoriscono tale processo, insieme con l'acci uà, da assumere
spesso, nel corso della giornata.

Qualche utile consiglio


«Aprire il secondo chakra significa abbeverarsi con gusto alle
dolci acque del piacere.»
37
Tutto ciò che è associato all' acqua e tutto ciò che vi
consente di liberare le emozioni stimolano il secondo
chakra. Ricordate allora di
• praticare spesso lunghi bagni caldi oppure docce con
saponi e lozioni tonificanti,
• dedicarvi quando possibile al nuoto,
• bere spesso acqua pura rilassandovi comodamente seduti,
• piangere e gridare quando ne avvertite la necessita,
• farvi accarezzare le mani e il corpo da persone amiche

38
Il terzo Chakra, o Manipura Chakra,
detto anche il Chakra del Plesso Solare
o il Chakra dell'Ombelico

39
Il terzo chakra è localizzato nel plesso solare, all' incirca
due dita sopra l'ombelico; è correlato al sistema digestivo, e
cioè lo stomaco, il fegato, la milza, la cistifellea, e al sistema
nervoso autonomo. Viene associato al potere personale e
all'energia metabolica; il suo elemento è il fuoco, che
rappresenta il calore e la luce, l'energia e l'attività purificatrice.

Le funzioni di questo chakra, intorno al quale ruotano


molti altri chakra secondari, sono complesse, perché regola
l'assorbimento dell'energia solare. Il più delle volte l'umore
e la stessa personalità dell'individuo dipendono dalla
quantità di luce che penetra nell'organismo e viene poi
diffusa. Dall'umore e dalla personalità dipendono poi le
antipatie e le simpatie e ancora la capacità di stabilire
rapporti con gli altri.
Il terzo chakra non solo controlla impulsi e desideri, ma
consente anche di esprimere le emozioni, di regolare
desideri e sentimenti, di rispettare sentimenti ed emozioni
degli altri, di accettare se stessi e le proprie esperienze come
momenti necessari a uno sviluppo interiore.

Se questo chakra è aperto e funziona in modo equilibrato ci


si sentirà ricchi interiormente, disponibili, felici. Se invece è
bloccato emergeranno la depressione e il turbamento;
l'inquietudine accompagnerà ogni gesto della vita quotidiana;
sarà difficile controllare le proprie emozioni.

Sintesi di materia e movimento, il terzo chakra è il regno


dell'attività, il luogo dell'energia. Il suo simbolo, lo ab-
40
Il pancreas

D eterminante nel processo digestivo, il pancreas secerne


l'ormone dell'insulina che regola l'afflusso di zuccheri nel
sangue e il metabolismo dei carboidrati.

biamo già detto, è il fuoco, capace di dare calore e di attivare i


processi vitali non solo dell'individuo ma anche
dell'universo intero.
Autostima e vergogna: questi i caratteri antitetici che
contraddistinguono il terzo chakra.
Essere fiduciosi, determinati, attivi e capaci di autodisciplina
sono le qualità dell'individuo il cui senso dell'essere è
particolarmente realistico e il cui terzo chakra è aperto. Tali
qualità, nel loro insieme, costituiscono l'au-tostima che nasce
dal corpo e dall'identità fisica e quindi dal senso del proprio
limite; si sviluppa con il controllo e la coscienza delle
emozioni e si consolida attraverso la fatica, i successi e gli
insuccessi della vita quotidiana.
Dubbi e recriminazioni, scarsa autostima danno invece il via
alla vergogna, alla percezione della propria impotenza,
annullando le energie vitali del terzo chakra e conducendo
l'individuo all'inerzia.

Qualche utile consiglio


«Un uomo deve conoscere il proprio valore e tenere le cose
sotto i piedi.»
41
Tutto ciò che e associato al fuoco e quindi al dinamismo
rivitalizza il terzo chakra Ricordatevi pertanto di
• aumentare la consapevolezza e il sapere che insieme
costituiscono il potere, anche attraverso la meditazione,
• fare qualcosa di diverso da ciò che e semplice routine
(se siete pigri, muovetevi, se siete sempre in
movimento, rilassatevi),
• non prendere troppo sul seno ciò che fate e imparare a
riderne,
• fare spesso delle lunghe corse,
• ridere spesso, soprattutto in compagnia

«Che cos'è questa vita che fluisce nei nostri corpi come
fuoco? Che cos'è? La vita e come il ferro caldo pronto da
colare Scegliete lo stampo e la vita lo brucerà »
MAHABHARATA

42
Il quarto Chakra, o Anahata Chakra,
detto anche Chakra del Cuore
o il Centro del Cuore

43
Il quarto chakra e localizzato sopra lo sterno, al centro del
petto, in corrispondenza del cuore E evidentemente collegato
al cuore, ma non solo, si associa infatti anche alla parte
superiore della schiena, compreso il torace con la cavita
toracica, alla parte inferiore dei polmoni, al sangue e alla sua
circolazione nonché all'epidermide e alla ghiandola del
timo Viene associato all'amore, il suo elemento è 1'aria E' in
grado di collegare i tre chakra inferiori con quelli superiori ed
e pertanto il centro all'intero sistema dei chakra

E' il centro energetico che permette nello stesso tempo di


sintonizzarci con le vibrazioni cosmiche, di conseguire
perfette unioni d'amore, di cogliere la bellezza e l'armonia
della natura, di darci la possibilità di accettare le
esperienze di dolore e la sofferenza insieme con tutte le
componenti della personalità

Quando questo chakra e completamente aperto l'indivi-duo


e disponibile nei confronti degli altri, compassionevole e
capace di offrire gioia e amore Quando questo chakra e
bloccato o disarmonico l'individuo tenderà a sentirsi eluso
da qualsiasi esperienza negativa e non sapra liberarsi dalla
dipendenza dagli altri oppure diventerà insensibile e freddo
nei confronti di qualunque manifestazione d'affetto

Il quarto chakra e il centro dell'amore e, a differenza del


secondo, più sessuale e appassionato e comunque stimolato
dalla presenza di una persona, non e legato a uno stimolo
esterno, ma nasce dall'interiorità Riesce a emer-
44
Il timo

L a ghiandola del timo, presente nel bambino appena nato e


poi tendente a ridarsi, regola lo sviluppo
dell'individuo e il sistema linfatico. Ha inoltre la
funzione di stimolare e rinforzare il sistema immunitario.

gere come senso di pace che nasce dalla mancanza di bi-


sogni, come vera e propria armonia interiore
Il suo elemento, l'aria, rappresenta la libertà, la leggerezza,
la semplicità, la dolcezza Nello stesso tempo l'aria richiama
spazi ampi e rarefatti che non soffocano. Così deve essere
il sentimento che pervade l'individuo, anche quando si
rivolge agli altri, ai quali e importante non "togliere il respiro"
E il respiro e attività vitale basti pensare che ciascun
individuo respira circa ventimila volte in un solo giorno e
comunque nessuno può vivere più di qualche minuto senza
respirare
II cuore, centro del chakra, richiede comprensione ed
equilibrio tra ciò che e mente e ciò che e corpo, tra ciò che
e intcriore e ciò che invece e esteriore Come centro
unificatore possiede dunque anche la capacita di "guarire" i
mali fisici e quelli spirituali, restituendo l'equilibrio, segno di
benessere

Qualche utile consiglio


«Se il vostro respiro e m qualche modo costretto, nella
stessa misura lo e anche la vostra vita » Tutto ciò che e
45
associato ali aria e quindi al respiro rivitalizza il quarto
chakra Ricordatevi pertanto di
• dedicarvi spesso nella giornata a esercizi specifici di
respirazione,
• fare con gli amici un cerchio per guardarvi negli
occhi e ripetere a turno i vostri nomi,
• immaginare di essere la persona con cui avete un
rapporto e raccontare la stona del vostro rapporto dal suo
punto di vista

«L' amore nacque per primo,


gli dei non possono raggiungerlo,
o gli spinti o gli uomini
Lontano come il ciclo e la terra si estende,
lontano come le acque va,
alto come il fuoco brucia,
tu sei più grande, amore!
II vento non può raggiungerti,
ne il fuoco, ne il sole, ne la luna
Tu sei più grande di loro tutti, amore!»
ATHARVA VEDA 9 2 19

46
Il quinto Chakra, o Vishuddha Chakra,
detto anche Chakra del Collo o della Gola
o il Centro della Comunicazione

47
Il quinto chakra è localizzato nella gola, tra l'avvallamento del
collo e la laringe, all'altezza della vertebra cervicale. Viene
collegato al collo, alla gola e alle mascelle nonché alla tiroide.
È associato alla creatività e alla comunicazione e il suo
elemento è il suono.

È il centro della capacità umana di esprimersi e comunicare


e ha la funzione di collegare i pensieri ai sentimenti, gli
impulsi alle reazioni. Rende inoltre manifesto il contenuto di
tutti i chakra: attraverso la gola si ride, si piange, si sospira,
si grida, si parla, si canta, si comunicano insomma stati
d'animo, emozioni, idee, dubbi, quesiti...

Il funzionamento armonico di questo centro di energia da


la possibilità all'individuo non solo di riflettere e
coordinare i propri pensieri e di esprimere compiutamente
e liberamente il proprio modo di essere, ma anche di saper
ascoltare gli altri senza subire condizionamenti.

Un funzionamento disarmonico o insufficiente del chakra


bloccherà invece la comunicazione tra mente e corpo e
porterà a scarsa capacità di elaborazione delle proprie idee,
a comunicare in modo disorganizzato oppure a ostacolare
sia la capacità di esprimersi sia la capacità di ascoltare le
riflessioni altrui.

Il quinto chakra è il centro legato alla comunicazione at-


traverso il suono, le vibrazioni. È il regno della creatività e
della coscienza che controlla, definisce, trasmette e ri-
48
La tiroide

Q uesta ghiandola ha una funzione importante nello


sviluppo dello scheletro e degli organi interni; regola
la velocità e la modalità di trasformazione del cibo in
energia e l'uso di questa energia; controlla il
metabolismo dello iodio e il livello del calcio nel
sangue e nei tessuti.

ceve la comunicazione. Perché la comunicazione avvenga è


necessaria una rappresentazione simbolica, organizzata
secondo un vero e proprio codice, comprensibile da chi è
oggetto di tale comunicazione, da chi insomma deve ricevere il
messaggio. Eelaborazione dei messaggi, che può avvenire solo
con una schematizzazione, fatta per esempio di parole dette
o scritte, di musiche, anche di gesti intenzionali, consente di
superare i limiti fisici e di estendersi oltre, anche sul piano
cosiddetto etereo. Le vibrazioni sonore inoltre, ciò che noi
chiamiamo musica, sono determinate dal ritmo, elemento
pregnante della forza vitale presente nell'individuo e
nell'universo intero. Cogliere i ritmi della natura e quelli del
proprio essere significa vivere in sintonia con se stessi e gli
altri. Non saper sentire e poi seguire i ritmi significa avere
blocchi a livello del quinto chakra.

Qualche utile consiglio


«II nome del quinto chakra, Visuddha, significa "purifi-
cazione".» Per attivarlo è pertanto necessario procedere a
49
veri e propri "riti", come i Cinque tibetani. Ricordate co-
munque che e possibile attivarlo anche
• ascoltando con attenzione le comunicazioni degli
altri,
• registrando e riascoltando la propria voce durante una
normale conversazione,
• osservando in quale modo si svolge il proprio dialogo
con gli altri (quante volte si interviene, quanti attimi di
silenzio si creano tra gli interlocutori e cosi via)

«O Devi! O Sarasvati!
Risiedi Tu sempre nel mio discorso
Risiedi Tu sempre sulla punta della mia lingua.
O Madre Divina, datrice di perfetta poesia »
SWAMI SlVANANDA RADHA

50
Il sesto Chakra, o Anja Chakra, detto anche
Chakra delle Sopracciglia o il Terzo occhio
od Occhio della Conoscenza, della Saggezza,
il Chakra dell'Occhio Interiore o del Comando

51
Il sesto chakra e localizzato nel centro della fronte, un dito
sopra il ponte del naso, e collegato al volto, agli occhi, alle
orecchie, al naso, al cervelietto, ai seni frontali, al sistema
nervoso centrale e all'epifisi Viene evidentemente associato
all'intuizione, all'immaginazione, alla chiaroveggenza, il
suo elemento e la luce

Questo centro energetico e la sede delle più elevate fa-


colta mentali, delle capacita intellettuali di discernimento,
della memoria e della volontà Tutto ciò che l'indivi-duo
realizza e sperimenta e preceduto da elaborazioni del
pensiero che a loro volta vengono influenzate dalle
emozioni e dagli impulsi più profondi. Con il potere della
mente l'individuo e collegato con il reale nelle sue ma-
nifestazioni, con la consapevolezza di sé entra a far parte
dell'Essere assoluto e del suo processo creativo

Quanto più questo chakra e armonico e vitale, tanto più i


pensieri si sviluppano e nasce la consapevolezza della
realtà. Il mondo materiale non ha più segreti. Tuttavia,
quando questo chakra non ha sufficiente vitalità oppure e
disarmonico l'individuo rischia di vivere in modo intel-
lettualistico, senza contatto vero con la realta e con tutte le
sue manifestazioni, oppure in modo superficiale, attribuendo
alla realta materiale un'importanza eccessiva

«L'immaginazione è più importante della conoscenza »


Queste parole di Albert Einstein sintetizzano il ruolo del
sesto chakra più di ogni altro discorso. Anche la luce, 1' e-
lemento a cui è associato, testimonia la sua essenza Nu-
52
L'epifisi

L a ghiandola pineale o epifisi influenza probabilmente


l'intero organismo, anche se non è del tutto chiaro alla
scienza come avviene tale processo. Sicuramente la
disfunzione di questa ghiandola provoca uno sviluppo sessuale
prematuro.

merosissime sono infatti le funzioni del corpo influenzate


ogni giorno dall'esposizione alla luce In particolare tra tali
funzioni emerge il processo visivo, quello che consente,
attraverso gli occhi, stimolati dai raggi di luce riflessi sugli
oggetti, di condurre impulsi elettrici al cervello In realta non
sono gli occhi a "vedere", ma e la mente Il quinto chakra,
diversamente dagli altri cinque, e localizzato nel cervello,
per sua natura dunque più mentale che corporeo
L'interiorizzazione dell'immagine e "immaginazione",
processo primario che conduce alla memorizzazione e alla
conoscenza, a livelli superiori di partecipazione all'energia
universale, che si manifesta anche con i colori, le forme, le
distanze e cosi via
Qualche utile consiglio
«Tutto ciò che vediamo sono le nostre visualizzazioni Non
vediamo con l'occhio ma con l'anima » Per attivare il sesto
chakra e utile tenere presente proprio questa affermazione,
soprattutto nelle meditazioni che accompagnano i Cinque
tibetani Ricordate comunque che e possibile attivarlo anche
53
rilassandovi comodamente seduti e chiudendo gli occhi per
qualche minuto senza pensare a nulla, appoggiando sulle
palpebre per pochi istanti i palmi delle mani precedentemente
sfregati, visualizzando con gli occhi chiusi i vostri colori
preferiti,
osservando per qualche minuto una persona di stante da voi
un paio di metri e chiudendo poi gli occhi per visualizzarla

«Nel ciclo di Indra, si dice che vi sia una ramificazione di perle


disposte m modo che se ne guardate una vi vedrete tutte le
altre riflesse Nello stesso modo ciascun oggetto del mondo
non è semplice mente se stesso ma comporta ogni altro
oggetto e in realta e ogni altro oggetto »
SUTRA INDUISTA

54
Il settimo Chakra, o Sahasrara Chakra,
detto anche Chakra della Corona o Centro del Vertice o il
Loto dai mille petali
Il settimo chakra e localizzato al centro della sommità della
testa, e collegato al cervello e alla ghiandola pituitaria o ipofisi
ed e evidentemente associato alla conoscenza, alla
comprensione, alla coscienza trascendente, il suo elemento è il
pensiero

E l'origine e il punto di partenza per la manifestazione


dell'energia di tutti gli altri chakra E inoltre l'elemento che
consente all'individuo di sentirsi unito al principio divino
originano, all'energia cosmica universale Ciò che mediante il
sesto chakra, il cosiddetto Terzo Occhio, e stato compreso
mediante l'intelletto diventa consapevolezza completa e
capace, m autonomia, di fornire energia a tutti gli altri chakra,
irraggiando luce propria

Quando la vitalità del settimo chakra e insufficiente l'in-


dividuo non sa guardare dentro di se, non riesce a far
proprie le risorse che gli consentono di interrogarsi e di
vivere con serenità e con armonia Diventano forti la paura
della morte e l'incertezza del senso della vita A qualcuno
capiterà di voler fuggire da queste sensazioni con ritmi di
vita stressanti e pieni di tensioni

In sanscrito il settimo chakra e detto anche Sahasrara, che


significa millefoglie. Infiniti sono infatti i petali di loto che si
schiudono, racchiusi uno dentro l'altro, rivolti verso il basso
a simboleggiare la capacita di questo centro di energia di
riversare in ciascun essere la comprensione della
consapevolezza cosmica Secondo la filosofia yoga è la sede
dell'illuminazione, stato di coscienza che
56
L'ipofisi

‘ipofisi, o ghiandola pituitaria, viene anche chiamata


L "ghiandola maestra" perché le sue attività secretorie
regolano le funzioni di tutte le altre ghiandole interne.

supera la ragione, i sensi e i confini del mondo circostante


L'elemento a cui viene associato e il pensiero II settimo
chakra infatti e legato a quanto l'individuo sperimenta con la
mente e soprattutto alla consapevolezza di tale processo che
conduce alla vera conoscenza Se i chakra inferiori sono
ricchi di informazioni relative al mondo fisico, ai rapporti di
causa-effetto e cosi via, il chakra superiore si apre alla
consapevolezza dei principi organizzativi del sistema cosmico,
consentendo anche all'individuo di comprendere la struttura
di tutto ciò che sta alla base, dentro il proprio essere

Qualche utile consiglio


«Ciò che dentro di noi cerca di conoscere e progredire non e
la mente, ma qualcosa che sta dietro di essa e ne fa uso »
Attivare il settimo chakra e quindi la consapevolezza implica
l'esercizio costante dell'attenzione, della riflessione, della
partecipazione Significa pertanto imparare a meditare, tecnica
che necessita di molto esercizio Di seguito tuttavia qualche
consiglio • imparate a seguire un pensiero che vi attraversa la
mente fino alle sue origini,
57
stendetevi comodamente sul pavimento, in posizione supina,
rilassando ogni angolo del vostro corpo e mettete a fuoco il
ritmo della respirazione; seguendo le tecniche consigliate
nelle prossime pagine imparate a regolare il vostro respiro.

«La Forza Universale è una Coscienza Universale. È questo


che scopre chi cerca. Quando avrà trovato questa corrente di
coscienza dentro di sé, potrà passare a qualsiasi piano della
realtà universale, a qualsiasi punto, e percepirne,
comprenderne la coscienza, o addirittura intervenire, perché
ovun-que è la stessa corrente di coscienza con diverse
modalità di vibrazione.»
SATPREM, su SRI AUROBINDO

58
TECNICHE DI RESPIRAZIONE

Ciascuno di noi respira senza pensarci, in modo del tutto


involontario. Eppure, se si prestasse maggiore attenzione
a questa funzione fondamentale, ci si accorgerebbe che
non è difficile raggiungere un maggior stato di benessere
respirando meglio, più profondamente in alcune
occasioni, più armonicamente in altre. Prima di dedicarsi
alla pratica dei Cinque riti tibetani, oppure,
contemporaneamente a tale pratica, è consigliabile eser-
citarsi per abituarsi a respirare correttamente, l' energia
fluirà meglio e i chakra verranno rivitalizzati. Le pratiche
Yoga insegnano tecniche diverse per imparare a respirare.
Di seguito qualche consiglio per chi non avesse già
maturato una corretta respirazione. Esercitatevi a stomaco
vuoto, per evitare crampi o nausea. Controllate almeno
inizialmente il respiro appoggiando una mano
sull'addome e visualizzate il vostro corpo come se fosse
una palla che si gonfia e si sgonfia dolcemente.
59
Il respiro "normale"
Sedetevi su una sedia con lo schienale rigido oppure per
terra con le gambe incrociate e rilassate spalle e petto;
appoggiate il palmo della mano destra sull'addome e, senza
muovere il petto, inspirate dolcemente attraverso il naso
espandendo l'addome; sempre senza muovere il petto,
espirate dal naso o dalla bocca rilasciando i muscoli
addominali. Esercitatevi per almeno un paio di minuti alla
volta e ricordate che questo è il tipo di respirazione che
dovrebbe diventare abituale.

Il respiro lungo e profondo


È un modo di respirare del tutto simile al respiro "normale",
ma è più profondo.
Per esercitarvi sedetevi comodamente a terra o su una sedia,
appoggiate il palmo della mano destra sull'addome e quello
della mano sinistra al centro del petto; inspirate attraverso il
naso riempiendo non solo l'addome, ma anche i polmoni di
aria, in modo che il petto sia gonfio. A questo punto
espirate dolcemente attraverso il naso oppure la bocca.
Esercitatevi per alcuni minuti ogni volta. Questo tipo di
respiro può aiutarvi a eliminare le tensioni e a ridurre gli stati
di stress.

Il respiro di transizione
Mettetevi in posizione eretta, con i piedi uniti e le mani sui
fianchi; inspirate profondamente attraverso il naso ed espirate
con la bocca formando con le labbra un cerchio. Ripetete due
volte questo tipo di respiro dopo aver eseguito ciascuno dei
Cinque riti tibetani.
60
I Cinque tibetani
L'ORIGINE

Non è facile stabilire l'origine dei Cinque "riti" tibetani,


anche perché la loro diffusione in Occidente è decisamente
recente, come abbiamo già visto nelle prime pagine di questo
libro, e legata alla pubblicazione di alcune opere, i cui autori
sono in parte avvolti in un'aura di mistero. Per quanto ne
sappiamo, il primo testo sui riti tibetani venne scritto negli
anni Trenta da Peter Kelder. La versione originale, Eye of
revelation, fu pubblicata nel 1939. Forse Peter Kelder, che
potrebbe anche essere uno pseudonimo per celare una
personalità femminile, trasse ispirazione da Shangri-La di
James Hilton, pubblicato anch'esso nei primi anni Trenta. Nel
suo libro di maggior successo, Lost Horizon, Hilton sembra
suggerire che il segreto dell'eterna forza e vitalità dei Lama
tibetani consista in alcuni esercizi rituali. Peter Kelder
riprende
62
Antica saggezza
<<La chiave della supremazia è sempre il silen-
zio, a tutti i livelli, perché nel silenzio discer-
niamo le vibrazioni e discernerle significa
essere in grado di catturarle.»

«Per vedere dovete smettere di stare nel mezzo dell'immagine.»

«Quando la coscienza è liberata dalle migliaia di vibrazioni


mentali, vitali, fisiche in cui giace sepolta, vi è gioia.»
SRI AUROBINDO

l'argomento e descrive la ricerca avventurosa di quei riti e


di come essi siano pervenuti in Occidente. Per farlo ne
rivela il segreto: una serie di esercizi-energia straordina-
riamente semplici ma estremamente efficaci, basati sulla
tradizione Yoga.

63
IL MOMENTO OPPORTUNO

I ritmi imposti dalla quotidianità (lo studio, il lavoro, le


incombenze domestiche ) non lasciano ampi spazi alla
maggioranza delle persone per occuparsi del proprio be-
nessere Tuttavia non vi sarà possibile ottenere effetti benefici
dagli esercizi che ci accingiamo a proporvi se non prenderete
la saggia decisione di trovare dei momenti di tranquillità tutti
per voi, lontano dalle preoccupazioni o dalle distrazioni.

Tutti i giorni

Un quarto d'ora, venti minuti al giorno questo il tempo


medio necessario per l'esecuzione completa dei Cinque
tibetani, anche se ovviamente ciascuno ha dei ritmi propri
che deve prima di tutto capire, per poi seguirli Pur non
esistendo una regola precisa circa il momento
64
più adatto, e utile ricordare che eseguire gli esercizi si-
gnifica entrare m armonia con se stessi e con ciò che ci
circonda, senza che ciò che sta intorno possa recare di-
sturbo Per evitare una stimolazione eccessiva dell'energia
il principiante dovrà evitare di dedicarsi agli esercizi più
di una volta al giorno. Solo chi ha già maturato una pratica
di diversi mesi potrà decidere di eseguire gli esercizi il
mattino e di ripeterli, non più di tre volte pero, anche la
sera

II mattino presto
Non sarà difficile ad alcuni eseguire i Cinque tibetani il
mattino presto, appena svegli, prima di fare colazione E
questo il momento ideale, per iniziare la giornata al me-
glio, stimolando 1 energia vitale necessaria ad affrontare
senza tensioni lo studio o il lavoro E tuttavia indispensa-
bile avere a disposizione, oltre al tempo necessario allo
svolgimento degli esercizi (una ventina di minuti circa),
anche quello per fare una salutare colazione prima di
uscire di casa

La sera tardi
Chi non può permettersi un risveglio anticipato, per
motivi diversi oppure perche costretto a rispettare oran
cosi particolari da non poter vivere la mattina come mo-
mento d'inizio della giornata, potrà dedicarsi agli esercizi
la sera, al termine di una giornata intensa, per favorire il
sonno. Se eseguirà gli esercizi la sera, dovrà pero avere
l'accortezza di lasciar trascorrere almeno tre ore dal mo-
65
Il ritmo
el cuore di ognuno di noi, nonostante le imperfezioni,

«N esiste un silenzioso impulso di ritmo perfetto, un


complesso di forme e di risonanze ondulatorie, che è
assolutamente unico e individuale, e che tuttavia ci
collega a ogni altro elemento dell'universo. Entrare m
contatto con questo impulso può trasformare
l'esperienza personale e alterare in qualche modo il
mondo circostante.»
GORGE LEONARD, THE SILENT PULSE

mento del pasto perche, quando è in corso la digestione, l'energia è


concentrata sull'apparato digerente

Non perdete il ritmo!

Senza farsi prendere dall'idea che si sta facendo semplicemente


della ginnastica, e opportuno ricordare che l'efficacia dei Cinque
tibetani risiede anche nella ripetizione quotidiana La stessa ora di
ogni giorno, possibilmente!

66
IL LUOGO OPPORTUNO

Non esistono indicazioni specifiche in relazione al luogo


dove praticare gli esercizi Un ambiente ben ventilato, ne
troppo freddo ne troppo caldo, uno spazio apposito, ordinato,
pulito, senza stimoli sonori o visivi troppo forti ecco le
caratteristiche per il luogo adatto Attrezzatelo con un
tappetino o un materassino cosi da non venire a contatto,
per quella parte di riti che devono essere fatti a terra, con
una superficie troppo dura Assicuratevi inoltre che l'at-
mosfera complessiva sia tranquilla e rilassante Anche i colori
delle pareti o dell'arredamento possono concorrere alla
serenità di chi intende dedicarsi con metodo agli esercizi.

L'abbigliamento

Indossate abiti comodi, come per esempio una morbida


tuta, che consentano ampia libertà nei movimenti Quan-
67
do e possibile, e la temperatura dell'ambiente può giocare un
ruolo rilevante, limitate il più possibile tali indumenti, che
devono comunque essere fatti di fibre naturali come per
esempio il cotone

Avvertenze

Anche se non esiste età o condizione specifica per praticare


i Cinque riti tibetani, e opportuno ricordare che si
ottengono vantaggi maggiori quando ci si trova m uno stato
di benessere, non esistono controindicazioni se ci si tro\a in
una situazione di disagio, ma in talune condizioni tali
esercizi potrebbero rivelarsi non efficaci o m qualche caso
fonte di eccitazione Gli esperti infatti consigliano di evitare
gli esercizi quando sono presenti situazioni di particolare
squilibrio E opportuno per esempio sospenderli quando
• ci si trova in uno stato febbrile,
• si è convalescenti dopo un intervento chirurgico,
• nel corso dei primi mesi di gravidanza se non si sono
mai praticati esercizi di Yoga o di ginnastica in
generale,
• si è in avanzato stato di gravidanza
GLI ESERCIZI DA VICINO
1 Cinque tibetani, da qualcuno definiti gli esercizi dell'e-
terna giovinezza, sono movimenti m grado di rinvigorire il
fisico e riattivare 1' energia vitale, purché si eseguano con
costanza, proprio come riti purificatori
E come ogni vero rito prevedono delle procedure.Il ri-
spetto di tali procedure è senza dubbio importante Non
nascono infatti da un capriccio temporaneo o dalle con-
siderazioni di una sola persona, ma sono il frutto di una
tradizione
E necessario quindi iniziare con tre serie di ciascun
esercizio e solo quando si avverte la necessita di andare
oltre si procede aumentando le serie, di due in due
Da tre si passa a cinque, e poi a sette, a nove e cosi via,
sino a raggiungere ventuno serie per ciascun esercizio
Importantissime sono la costanza nel tempo e la lentezza
dei movimenti
69
Più importante di ciascuna considerazione fatta in precedenza
è tuttavia l'atteggiamento con cui si vivono questi momenti.
La mente deve essere sgombra e capace di concentrarsi su
pensieri positivi. Per facilitare la concen-trazione e per
dirigere l'attenzione ai propri chakra vale la pena formulare
mentalmente frasi significative.

Insieme con la spiegazione degli esercizi, nelle prossime


pagine, troverete le affermazioni utilizzate dai monaci ti-
betani. Fatele vostre oppure costruitene di simili, se ritenete
che possano aiutarvi meglio di quelle proposte. E non
lasciatevi cogliere dallo scoraggiamento dopo i primi
tentativi, se vi sembra che non sortiscano gli effetti desi-
derati. Lasciatevi coinvolgere e l'energia vitale vi restituirà
"l'eterna giovinezza".

70
IL PRIMO RITO TIBETANO

<<Giocando i bambini lo fanno di continuo... >>

71
l primo esercizio, o per meglio dire "rito", è
molto semplice. La sua funzione è

I soprattutto quella di accelerare la velocità


dei vortici energetici, cioè dei chakra.
Secondo alcuni, per ottenere una maggiore
stabilità emotiva, l'esercizio di rotazione può essere eseguito
anche al termine degli altri quattro.

Mettetevi in posizione eretta, con i piedi legger-mente


staccati.
Allargate le braccia, portandole in posizione orizzontale
rispetto al pavimento (vedi figura 1). Mettete a fuoco un
punto davanti a voi e concentrate lo sguardo su di esso,
per evitare, durante le rotazioni, il rischio di vertigini.
Ruotate tutto il corpo da sinistra a destra, in senso orario
(vedi figura 2).
Avvicinate i palmi delle mani al viso e concentratevi sui
pollici, poi ritornate lentamente alla posizione di partenza.
Quando state per fermarvi, divaricate le gambe e
guardatevi i pollici.
Terminate l'esercizio posando prima le mani sul petto e
poi sui fianchi (vedi figura 3).

Ripetete l'esercizio inizialmente per tre volte, poi giorno per


giorno aggiungete un paio di ripetizioni alla volta e
comunque in modo da non avvertire nessun senso di
vertigine, per giungere fino a un massimo di ventuno
rotazioni.

72
73
Sapevate che...

Anche i dervisci rotanti, i musulmani seguaci del Mahadi,


mantengono a lungo forza e vigore, girando su se stessi
quasi senza soste nel corso di talune cerimonie religiose.

74
e/
Frasi da ripetere nel corso del primo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta


tranquillità.
SONO LUCE, AMORE, RISATA...

Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

A ogni respiro ricevo nuova energia.


SONO FORZA VITALE LUMINOSA.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.


L'ENERGIA SCORRE LIBERAMENTE E SENZA LIMITAZIONI.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro spirito.


IL MIO CORPO DIVENTA PIÙ LEGGERO.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.


ABBANDONO OGNI NEGATIVITÀ.
Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.


SONO IN ARMONIA COL FLUSSO DELLA VITA.
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e
facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.

76
IL SECONDO RITO TIBETANO

«Per la semplice gioia di tenersi in esercizio, trasportava


dall'orto al monastero, che si trovava ad alcune centinaia di
metri più su, un carico di verdure che doveva pesare
cinquanta chili buoni, caricandoselo sulla schiena...»

77
Anche il secondo rito tibetano, come il primo, stimola i sette
chakra principali e quindi da un notevole contnbuto al
processo di rinvigorimento del corpo e dello spinto La sua
esecuzione e ancor più semplice di quella del primo I Lama
lo praticano su un tappeto da preghiera largo sessanta
centimetn e lungo due metri, fatto di lana e di una fibra
vegetale

Sdraiatevi sopra un tappeto spesso o una superficie


imbottita in posizione supina Stendete le braccia lungo i
fianchi e appoggiate i palmi delle mani, con le dita unite,
sul pavimento (vedi figura 1)
Sollevate il capo da terra ripiegando il mento sul petto (vedi
figura 2) e, contemporaneamente, sollevate le gambe con le
ginocchia tese portandole m posizione verticale (vedi figura
3) Portate le ginocchia verso la testa, senza piegare le
ginocchia e solamente se ciò non vi costa troppi sforzi
Lentamente, tenendo le ginocchia tese, riportate a terra la
testa e le gambe Rilassate i muscoli e ripetete l'esercizio

Se all'inizio non riuscite a tenere le ginocchia tese, prosate a


tenerle leggermente piegate Con la pratica e con la
ripetizione dell'esercizio diventerà naturale eseguire cor-
rettamente tutti i movimenti

78
i 2

79
Ricordatevi...

Mentre eseguite l'esercizio curate in modo particolare la


respirazione Inspirate profondamente (dal naso) mentre
alzate le gambe e il capo, espirate completamente (indif-
ferentemente dal naso o dalla bocca) quando li abbassate Tra
un'esecuzione e 1' altra, mentre rilassate i muscoli, non
perdete il ritmo respiratorio

80
81
Frasi da ripetere nel corso del secondo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta


tranquillità.
VIVO CON LA CONSAPEVOLEZZA CHE MI GIUNGE DAL CENTRO DI ME STESSO.

Sono sempre consapevole dei miei movimenti.

Ad ogni respiro ricevo nuova energia.


MI SENTO IN UNIONE CON IL MIO CORPO.
In ogni momento sono io che creo la mia vita.

La mente e il cuore sono in equilibrio.


ASCOLTO I MESSAGGI DEL MIO CORPO.
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.

Sono puro respiro.


HO MOLTISSIMO TEMPO PER TUTTO CIO CHE C'È DI
ESSENZIALE N E L L A MIA VITA.
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito.

Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale.


IL MIO MONDO INTERIORE: E' IN ARMONIA CON IL MONDO
ESTERNO. Mi affido alla saggezza del corpo.

I miei movimenti seguono il respiro.


SONO SE N S I B l L E AI MIEI BISOGNI PIU' PROFONDI
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto
e facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.
82
IL TERZO RITO TIBETANO

«Ho visto più di duecento Lama eseguire insieme questo


rito...»

83
l terzo rito tibetano, che deve essere eseguito subito

I dopo il secondo, prevede anch'esso uno schema ritmico


di respirazione Se non avete l'abitudine a respirare
correttamente, esercitatevi ogni giorno, seguendo le
indicazioni date nelle pagine precedenti (vedi pp 57-
58)

Inginocchiatevi sul tappeto con le gambe legger-mente


divaricate, il corpo eretto e flettendo le dita dei piedi (vedi
figura 1)
Appoggiate le mani sui glutei come se voleste sostenerli.
Inclinate subito dopo il capo e il collo in avanti, ripiegando
contemporaneamente il mento sul petto
Inclinate dolcemente il capo piegandovi all'indietro e
inarcando nello stesso momento la colonna vertebrale Durante
questa fase (vedi figura 2), afferratevi i glutei con le mani e
inspirate profondamente Espirate lentamente e tornate alla
posizione originaria
Ripetete la sequenza lo stesso numero di volte de- gli
esercizi precedenti

Una volta terminata la serie, lasciatevi cadere dolcemente in


posizione fetale appoggiatevi sui talloni con le dita tese,
sporgetevi m avanti, tenendo la fronte sul pavimento e il
corpo rilassato. Respirate dolcemente per qualche istante
85
Sapevate che...

Quasi tutti gli occidentali pensano che l'invecchiamento e il


deterioramento del corpo siano legge di natura. I Lama sono
invece giunti alla consapevolezza che si tratti di un'illusione
che diventa realtà perché si nutre di se stessa.

86
Frasi da ripetere nel corso del terzo rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta


tranquillità.
MI STO APRENDO ALLA BELLEZZA DELLA VITA.

Sono sempre consapevole dei miei movimenti.


Ad ogni respiro ricevo nuova energia.
L'ENERGIA FLUISCE ININTERROTTAMENTE NEL MIO CORPO.

In ogni momento sono io che creo la mia vita.


La mente e il cuore sono in equilibrio.
MI DISCHIUDO ALLA BELLEZZA CHE E’ IN ME.

Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso.


Sono puro respiro.
MI SENTO IN COMUNIONE CON LA TERRA E IL CIELO.

Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito. Lascio che


il respiro trovi il suo ritmo naturale.
IL CORAGGIO E LA RESISTENZA AUMENTANO DI GIORNO IN GIORNO.

Mi affido alla saggezza del corpo.


I miei movimenti seguono il respiro.
AFFRONTO LE SFIDE DELLA VITA.

Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e


facendo ciò che è bene fare ottengo risultati positivi.

88
IL QUARTO RITO TIBETANO

«La prima volta che eseguii il quarto rito mi sembrò assai


difficoltoso. Dopo una settimana diventò semplice da effettuare
come gli altri...»

89
E seguite il quarto esercizio, che apparentemente
sembra essere più faticoso dei precedenti, curando il
ritmo respiratorio Inspirate profondamente quando sollevate
il corpo e trattenete il respiro mentre tendete i muscoli Espirate
completamente quando rilasciate i muscoli

Sedetevi a terra a gambe distese sul tappeto, diva-


ricandole di circa trenta centimetri. Appoggiate i palmi
delle mani sul pavimento, di fianco ai glutei (vedi figura
1), tenendo il busto ben eretto e piegate il mento sul
petto (vedi figura 2) Portate il capo ali indietro e
sollevate il corpo in modo che le ginocchia si pieghino,
mentre le gambe rimangono tese, cosi da formare una
linea retta con il busto (vedi figura 3)
Per sollevarvi, iniziate dal bacino, facendolo in-
dietreggiare cosi da non piegare le gambe prima che il
corpo sia sollevato dal pavimento
_ Inspirate profondamente
_ Tendete i muscoli e trattenete il respiro
_ Ritornate a terra espirando lentamente

Durante il periodo di riposo tra un'esecuzione e l'altra,


mantenete il rimo respiratorio seguito nel corso dell
esercizio

90
91
Ricordatevi...

L'unica differenza tra vigore e salute malferma e tra giovinezza


e vecchiaia e il ritmo veloce a cui ruotano i chakra
Rivitalizzare il ritmo porterà il vecchio a diventare come
nuovo e il malato a essere sano

92
93
Frasi da ripetere nel corso del quarto rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta


tranquillità
ESPRIMO LA CONSAPEVOLEZZA PER MEZZO DEL MIO CORPO
Sono sempre consapevole dei miei movimenti

Ad ogni respiro ricevo nuova energia


L'ENERGIA CORROBORA OGNI CELLULA DEL MIO CORPO
In ogni momento sono io che creo la mia vita

La mente e il cuore sono in equilibrio


LASCIO CHE IL MIO CORPO SEGUA IL FLUSSO E IL RIFLUSSO DELLA MAREA
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso Sono puro
respiro
IL MIO SAPERE E LE M I E AZIONI SONO IN ARMONIA
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spinto Lascio che il
respiro trovi il suo ritmo naturale
SONO FORTE E VIVO
Mi affido alla saggezza del corpo I miei
movimenti seguono il respiro
OGNI VO L T A CHE GIOISCO DELLA V I T A , F A C C I O UN DONO A ME STESSO E
AL MONDO
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto

94
IL QUINTO RITO TIBETANO

«In capo a una settimana la persona media considererà


questo rito uno dei più facili da compiere »
‘ultimo dei Cinque riti tibetani ha, come gli
altri, la funzione di normalizzare la velocità dei

L chakra avviando il loro movimento rotatorio a


una velocità adatta a una persona giovane, di
circa venticinque anni. Questa la vera
funzione, al di là del fatto che l'esercizio è
comunque utile per migliorare il tono muscolare.

Sdraiatevi sul tappetino in posizione prona, a pancia in giù,


con le mani e i piedi divaricati di circa sessanta centimetri
(vedi figura 1). Sollevatevi sui palmi delle mani e sulle punte
dei piedi (vedi figura 2).
Inclinate il capo all'indietro (il più possibile, ma
dolcemente).
Inspirate e piegatevi all'altezza dei fianchi sollevando i
glutei, così che il corpo assuma la forma di una V capovolta
(vedi figura 3). Contemporaneamente, portate in avanti il
mento ripiegandolo sul petto.
Espirate per tornare alla posizione di partenza. Solo le mani
e i piedi devono toccare il pavimento (vedi figura 4).

Se avete problemi a seguire una respirazione controllata,


esercitatevi e soprattutto tenete presente che "ridere" è un
ottimo rinforzo per equilibrare il diaframma e quindi anche
la respirazione profonda.

96
Sapevate che...

I chakra che in genere possiedono le persone di mezza età


girano a velocità differenti e nessuno di loro funziona in
armonia con gli altri

98
66
Frasi da ripetere nel corso del quinto rito

Sto respirando profondamente, lentamente e con molta


tranquillità
IL MIO CORPO E FLESSIBILE, I MIEI PENSIERI SONO DUTTILI
Sono sempre consapevole dei miei movimenti
Ad ogni respiro ncevo nuova energia
MI MUOVO SEGUENDO I RITMI DEL MIO CORPO
In ogni momento sono io che creo la mia vita
La mente e il cuore sono in equilibrio
IL MIO CORPO E' BELLO E CEDEVOLE
Percepisco il mio corpo come un tutto armonioso Sono puro
respiro.
MI SENTO VITALE E SONO FELICE
Col respiro unifico la mente, il corpo e lo spirito
Lascio che il respiro trovi il suo ritmo naturale
SONO GIOVANE E DINAMICO E RIMARRÒ TALE
Mi affido alla saggezza del corpo I miei
movimenti seguono il respiro
MI CONCENTRO SULLE COSE ESSENZIALI DELLA MIA VITA
Sono sempre nel posto giusto al momento giusto e
facendo ciò che e bene fare ottengo risultati positivi

100
QUALCHE UTILE CONSIGLIO

L' antichissima pratica dei Cinque tibetani, anche se giunta in


Occidente in tempi relativamente recenti e con modalità
avvolte ancora in un' aura abbastanza misteriosa, ha
riscosso un notevole successo soprattutto presso chi già
rivolgeva la propria attenzione alle pratiche Yoga Molti
esperti l'hanno fatta propria e l'hanno insegnata in ogni
luogo. In tal modo hanno potuto venficarne gli effetti in
condizioni e situazioni diverse. Le loro osservazioni hanno
arricchito il patrimonio insieme semplice e profondo che i
Cinque tibetani rappresentano,e hanno aiutato anche i
principianti o i meno esperti a superare le difficolta iniziali
Tali esperti hanno inoltre messo a punto degli accorgimenti
per chi soffre di disturbi come per esempio il mal di schiena
101
Primo rito tibetano
Mentre state per concludere l'esercizio, se avvertite un
leggero senso di vertigine, portate le mani unite davanti al
corpo, all'altezza del viso e fissate i pollici.
Se volete interrompere la rotazione, divaricate i piedi
portandoli alla stessa ampiezza delle spalle, unite le mani
davanti al viso e guardate i pollici.
Soprattutto la sera, se vi sembra che eseguire i cinque riti vi
provochi uno stato di ipereccitazione e quindi di insonnia,
evitate di eseguire il primo tibetano e partite direttamente
dal secondo.

Secondo rito tibetano


A volte si commette l'errore di sollevare le gambe con-
temporaneamente alla parte inferiore della schiena. Ciò può
provocare dei problemi soprattutto in chi soffre di mal di
schiena. Quando sollevate le gambe tenete invece la schiena
ben aderente al terreno e fate in modo che il movimento
necessario a sollevare le gambe parta dai talloni. Aiutatevi
eventualmente collocando le mani sotto i glutei.
Chi soffre di lordosi, prima di sollevare le gambe, avrà cura di
appoggiare completamente i piedi sul terreno, eviterà
inoltre di abbassare le gambe tese; le manterrà flesse,
riportando e lasciando scivolare sul pavimento per primi i
piedi.
»

Terzo rito tibetano


All'inizio dell'esercizio, quando siete in ginocchio, flettete con
cura le dita dei piedi; sarà così più facile inarcare
102
la schiena iniziando dalla parte inferiore e non da quella
superiore. Se avete problemi di mal di schiena appoggiate le
mani sulla parte inferiore della schiena stessa con le dita
rivolte verso il basso. Prima di piegare il collo in avanti
stiratelo leggermente.

Quarto rito tibetano


Anche quando eseguite questo esercizio potete operare
qualche variazione; usate le mani per sostenervi quando vi
sedete con la schiena perfettamente diritta. Stirate il collo
prima di abbassare il capo.

Quinto rito tibetano


Eseguite questo esercizio a piedi scalzi e cercate di operare su
un tappetino non scivoloso. Mantenete flesse le dita dei
piedi. Usate le mani e la potenza della schiena per
spingervi nella posizione abbinata all'espirazione.

103
UN TIBETANO AL GIORNO

Riequilibrare e normalizzare l'energia vitale dei chakra,


questa la funzione fondamentale dei Cinque riti tibetani. La
loro valenza, che è complessiva, perché agisce in generale
sull'individuo, si manifesta positivamente anche su disturbi
specifici, quelli che il più delle volte dipendono dalle tensioni
cui ci sottopone la nostra civiltà oppure dalle cattive abitudini
alimentari o da scorrette posture e così via.

Aumento o calo di peso


Il più delle volte l'aumento eccessivo di peso o il dima-
grimento sono determinati da disturbi complessivi del
metabolismo, abbinati a scompensi della tiroide, delle
ghiandole surrenali o del fegato. I Cinque tibetani hanno
104
un effetto benefico sul metabolismo e normalizzano per
esempio lo stimolo della fame, eliminando anche i disturbi
di carattere intestinale.

Caduta dei capelli


Sembra difficile da credere, ma i capelli sono spesso lo
specchio della situazione di salute complessiva di un or-
ganismo. Quando metabolismo ed equilibrio ormonale sono
attivati dai Cinque riti i capelli, in taluni casi, anche nelle
persone anziane che li avevano persi da tempo, ricrescono!

Difficoltà di apprendimento

Per stimolare la capacità di concentrazione dei bambini,


soprattutto di quelli che manifestano capacità di appren-
dimento della lettura e della scrittura, alcuni esperti di
tecniche yoga consigliano di far eseguire i riti tibetani, che
possono comunque essere praticati anche in tenera età a
partire dai primi anni dell'infanzia. Nei casi di scar-sissima
disposizione alle attività di studio, sempre gli esperti
consigliano di far eseguire gli esercizi nelle ore pomeridiane
prima di fare i compiti.

Disturbi della menopausa


Insieme con la pubertà la menopausa è il momento della
vita in cui si scatenano i maggiori squilibri ormonali. La
pratica dei tibetani che conduce al riequilibrio complessivo
del metabolismo si rivela pertanto efficace.
105
Emicrania
È un disturbo particolarmente diffuso, le cui molteplici cause
non sono sempre definite. Sicuramente concorrono a
provocarla i disturbi del metabolismo e quelli ormonali.
Molti di quelli che hanno praticato i tibetani hanno notato
una diminuzione notevole del disturbo se non la sua totale
scomparsa.

Insonnia
L'insonnia insorge il più delle volte in individui che non
riescono a rigenerare l'energia vitale durante il sonno. Lo
scompenso che ne deriva aumenta la sovraeccitazione. Una
corretta pratica dei tibetani può avere un effetto positivo anche
se alcuni hanno notato che eseguire i tibetani la sera non
"concilia il sonno". In questo caso è opportuno spostare la
pratica dei riti al mattino oppure lasciar trascorrere almeno
tre ore dal termine degli esercizi al momento in cui ci si corica
per un sonno ristoratore.

106
IL SESTO RITO TIBETANO

«O mio caro, ti auguro che la tua testa sia un guscio vuoto, in cui la
tua mente possa guizzare, all'infinito.»

107
«Vi ho insegnato cinque riti che si propongono di restituire la
salute della giovinezza e la vitalità. Vi aiuteranno, inoltre, a
riacquistare un aspetto più giovane. Ma se volete recuperare
completamente la salute e l'aspetto della giovinezza, dovete
effettuare un sesto rito. Non ve ne ho parlato finora perché
sarebbe stato inutile se non aveste prima ottenuto dei buoni
risultati con gli altri cinque.»

Queste le parole del colonnello inglese che aveva svelato a


Peter Kelder i segreti dei Cinque riti tibetani. Ciò significa che
per dedicarsi a questo esercizio vale la pena di prendere
confidenza con i primi cinque e di praticarli per un periodo
di tempo abbastanza lungo (due anni secondo il consiglio del
colonnello).

Secondo il colonnello inoltre il sesto rito può essere praticato


solo da chi ha fatto una scelta di vita speciale, cioè legata alla
castità. Sempre secondo la sua opinione è indispensabile
dedicarsi al sesto tibetano solamente quando è presente uno
stimolo sessuale attivo, che è energia vitale riproduttiva e in
quanto tale particolarmente viva.

108
109
Mettetevi in piedi con la schiena eretta e lasciate uscire
molto lentamente tutta l'aria dai polmoni (vedi figura 1)
Contemporaneamente piegatevi appoggiando le mani sulle
ginocchia (vedi figura 2) I Espirate completamente l'aria
presente nei polmoni e ritornate lentamente nella posizione
eretta.
Appoggiate le mani sui fianchi e spingete verso il basso
sollevando contemporaneamente le spalle, ritraendo il più
possibile l'addome e sollevando il torace (vedi figura 3)

Mantenete questa posizione il più a lungo possibile.


Inspirate dal naso ed espirate lentamente dalla bocca,
lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.
Continuate per qualche istante la respirazione profonda

110
E per finire...
ALIMENTAZIONE E BENESSERE
«Nel monastero himalayano in cui ero un novizio non era
importante stabilire quale fosse il cibo idoneo o la quantità
sufficiente E vero che i Lama sono vegetariani, ma non
esclusivamente » E ancora il colonnello amico di Peter
Kelder che ci introduce in un ambito significativo, quello
dell'alimentazione, senza tuttavia comunicare diete
specifiche, ma con quel senso della misura che rende
semplice seguirne i consigli, di volta in volta adeguandoli
alla propria situazione

Dieta "tibetana"

La vita di un monaco tibetano si sviluppa in un ambiente


ben diverso da quello della maggioranza delle persone e
segue ritmi differenti, certamente molto meno frenetici I
114
Saggezza orientale e saggezza
occidentale

«Q uà in questo corpo sono i sacri fiumi; qua sono il sole e la


luna, oltre a tutti i luoghi di pellegrinaggio. Non ho mai
incontrato un altro tempio benedetto quanto il mio
corpo.»
SARAHA DOHA

«Un corpo debole indebolisce la mente.»


J J. ROUSSEAU

monaci inoltre praticano non solo la castità, ma anche e con


assoluta disinvoltura il sesto rito tibetano e ciò rende del tutto
inutile per loro il consumo della carne I monaci fanno
tuttavia uso di cibo integrale, di uova, burro e formaggio,
ma non sono particolarmente esigenti, anche perché il loro
territorio non offre molte risorse.
Ad ogni pasto consumano un solo tipo di cibo e questo
sembra essere un accorgimento importante per la loro
salute. Lo stomaco infatti non è sottoposto a un'attività
complessa perche non deve assimilare componenti diverse
Non mescolano comunque mai proteine e amidi e quindi
quando mangiano del pane, generalmente d'orzo, non
abbinano mai latte, uova o formaggio Spesso mangiano solo
verdura cotta e frutta oppure pane integrale e un solo tipo di
frutta
115
I consigli del colonnello...

N on vi sto spingendo a limitare i pasti a un solo


cibo per volta o ad eliminare la carne dalla
dieta. Vi raccomando però di separare gli amidi,
la frutta e la verdura dalla carne, il pesce e il pollame.
È corretto cibarsi solo di carne durante un pasto. Di
fatto, se ne avete voglia, potete consumare vari tipi di
carne in un solo pasto. È appropriato mangiare burro,
uova e formaggio in un pasto a base di carne,
oppure pane nero e, se lo desiderate, caffè o tè.
Non dovete mai terminare con qualcosa di dolce o
che contenga amidi; quindi niente pasticci, torte o
budini.»

Il burro
Sembra, se si vuole prestare fiducia ai consigli del co-
lonnello e alla sapienza dei monaci, che il burro sia un
cibo "neutro". Può pertanto essere abbinato sia con gli
amidi sia con le proteine; i monaci infatti a volte lo con-
sumano sia nel pasto a base di latte o uova, sia nel pasto a
base di pane.

Le uova
«I Lama non mangiavano mai uova intere a meno che non
dovessero svolgere un lavoro manuale faticoso. In quel
caso era possibile che mangiassero un uovo intero
parzialmente bollito.» Questa abitudine, strana inizial-
mente agli occhi del colonnello, proveniva dalla convinzione
che l'albume è un nutrimento importante per i
116
muscoli che, se scarsamente esercitati, non ne hanno bisogno.
Il tuorlo invece contiene in percentuale elevata elementi utili
a nutrire i tessuti del cervello. Tali elementi sono utili anche in
piccole quantità. Vale dunque la pena di prestare attenzione a
un alimento così facile da reperire e anche da consumare.

Mangiare lentamente
«C'è un'altra cosa importantissima che ho appreso dai Lama.
Mi hanno insegnato quanto sia importante mangiare
lentamente.» Nelle parole del colonnello non è difficile
riconoscere una modalità di assunzione dei cibi che è pratica
quotidiana di chiunque abbia ormai capito quanto la
masticazione, associata alla salivazione, sia un processo di
disgregazione del cibo che non affatica lo stomaco. Quanto
più il cibo viene masticato, tanto più si frantumerà in elementi
microscopici facilmente assimilabili. I monaci, per esempio,
masticano tutto ciò che mangiano fino a farlo diventare
liquido prima di ingerirlo.

Mangiare moderatamente
«All'inizio avevo fame, se considerate la dieta a cui ero
avvezzo... » La dieta cui si riferisce il colonnello era quella di
un occidentale abituato ad avere a disposizione quantitativi
di cibo rilevanti. Non così per i monaci, che avevano a
disposizione solo quello che sapevano trarre faticosamente
dalle terre intorno al monastero. Eppure bastò un breve
periodo di dieta "tibetana" per restituire forma fisica perfetta
a chi era alla ricerca dei segreti dell'eterna giovinezza.
Consumare troppo cibo sottopone il
117
corpo a un lavoro di assimilazione che ha come risultato
l'invecchiamento precoce degli apparati come quello di-
gerente, per esempio.

In sintesi

• Riducete al minimo la varietà di alimenti durante il


pasto.
• Riducete la quantità di cibo per pasto, adeguandola
alle esigenze di vita.
• Evitate di consumare insieme cibi a base di amidi e cibi
ricchi di proteine, soprattutto se non siete in una situazione
di estremo benessere.
• Non bevete caffè zuccherato con aggiunta di latte o di
panna; se vi dà dei problemi non bevetene affatto.
• Masticate ogni boccone fino a farlo diventare liquido
prima di ingerirlo.
• Mangiate ogni giorno, prima del pasto principale
oppure dopo, un tuorlo d'uovo crudo; non consumatelo
durante il pasto.

118
OLTRE I RITI
Se l'alimentazione gioca un ruolo di notevole importanza per
rivitalizzare l'intero organismo e per mantenere o ritrovare
una "eterna giovinezza", non bisogna dimenticare che ogni
gesto quotidiano consente di mettere in moto le energie
regolate dai chakra e dalla miriade di canali presenti in
ciascuno di noi. Per comprendere meglio il significato di ciò si
può ancora una volta fare riferimento all'esperienza e ai
consigli del colonnello che svelò a Peter Kelder i segreti del
monastero tibetano in cui ritrovò l'eterna giovinezza.

I segreti del colonnello

«Sbarazzatevi dei vezzi della vecchiaia. Quando camminate,


per prima cosa siate consapevoli di dove volete an-
119
dare, poi mettetevi in moto e recatevi direttamente a de-
stinazione. Non strascicate i piedi: sollevateli e camminate a
grandi passi. Tenete d'occhio il luogo verso il quale state
andando e contemporaneamente tutto ciò che oltrepassate.»

La postura, il modo di camminare, l'attenzione a ciò che ci


circonda, la possibilità di trarre insegnamenti da chi sembra
essere più saggio di noi: sono semplici accorgimenti che non
richiedono scelte di vita definitive o rivoluzionarie. Sono
tuttavia scelte che impegnano ciascuno ad avere maggiore
rispetto del proprio corpo e della propria mente, non in modo
individualistico e staccato dal resto del mondo, ma in
sintonia con esso.

Osservare il mondo intorno a noi significa scoprirne gli


squilibri, in modo da evitarli il più possibile. Per esempio, è
appurato che nella nostra società ogni giorno veniamo a
contatto con molteplici sostanze inquinanti, spesso
velenose per le diverse parti di cui si compone l'organismo.

La pelle, attraverso cui il nostro corpo "respira", invecchia


più facilmente se viene a contatto con saponi alcalini oppure
con creme cosiddette di bellezza e deodoranti. Tali prodotti
alterano le capacità dell'epidermide di "respirare", con tutti
gli innumerevoli svantaggi che questo può comportare.
L'inquinamento atmosferico, il fumo, la scarsa attività fisica
danneggiano in modo particolare i polmoni, men-
120
tre il fegato è alterato dal tabacco, dall'alcol, dall'assunzione
di cibi elaborati, eccessivamente grassi.
I reni soffrono per l'insufficiente assunzione di acqua
naturale... Si potrebbe continuare ancora, ma alla fine di un
lungo elenco l'unica conclusione alla quale si può giungere
è che ogni turbamento dell'equilibrio fisico non solo
"invecchia" l'organismo, ma genera mutamenti dell'umore e
disturbi di carattere emotivo.

Tali disturbi a loro volta agiscono profondamente sugli


apparati circolatorio e linfatico nonché sul sistema ner-
voso... Un serpente che si mangia la coda, insomma, è una
spirale che non sembra mai finire, a meno che non si giunga
a uno stato di consapevolezza tale da prestare maggiore
attenzione.

Un dilemma da risolvere

Ciascuno di noi si trova il più delle volte di fronte a un


dilemma, apparentemente semplice, ma nella sostanza
determinante. Continuare a inseguire il sogno dell'eterna
giovinezza, pensando che non sia raggiungibile, oppure
decidere di trasformare il sogno in realtà? Sembra a questo
punto doveroso lasciare all'amico colonnello la risposta:
«Per realizzare il miracolo dell'eterna giovinezza, bisogna
innanzi tutto desiderarlo. Dovete accettare non solo l'idea
che si tratti di un evento possibile, ma di qualcosa che
riuscirete a ottenere. Fino a quando la meta del rin-
121
giovanimento vi sembrerà un sogno impossibile, rimarrà
tale. Quando invece accetterete il fatto straordinario che è
davvero possibile ringiovanire nell'aspetto, nello stato di
salute e nell'atteggiamento, e concentrandovi su quel
desiderio, dirigerete energia verso quel fatto e avrete già
avuto la prima sorsata delle acque curative della "Fonte
della Giovinezza"».

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GLOSSARIO

Ajna È il nome del sesto chakra, localizzato sulla fronte.


Termine sanscrito che vuol dire conoscere, percepire,
comandare.
Anahata È il nome del quarto chakra, localizzato nel cuore.
Aura Invisibile campo elettrico che circonda ciascun essere
vivente e che può essere osservato con tecniche particolari
come per esempio la fotografia Kirlian.
Chakra Centro per la ricezione, l'assimilazione e la
trasmissione dell'energia vitale. Anticamente la ruota del
carro degli invasori indoeuropei giunti nell'altopiano
tibetano.
GangkarTi-se È il nome tibetano del Kailash, il monte
sacro per i buddhisti, considerato il cuore del mondo,
intorno al quale i pellegrini camminano seguendo la
direzione delle lancette dell'orologio, per rendergli onore.
Guru Colui che sa dare insegnamenti religiosi.
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Hata yoga Pratica yoga che insegna l'addestramento del
corpo.
Kailash È la montagna sacra per i buddhisti (vedi
GangkarTi-se).
Khor-Io È un cilindro, con incise delle preghiere, che
viene messo in moto, se di grandi dimensioni, dall'acqua o
dal vento come una specie di mulino, per consentire alle
parole sacre di diffondersi nell'universo.
Kirlian Particolare tecnica fotografica che consente di
mettere in evidenza l'aura che circonda ogni individuo,
testimonianza dell'energia cosmica, il Prana.
Jnana yoga Pratica yoga che consente di raggiungere la
liberazione attraverso la conoscenza.
Lama Monaco tibetano
Mandala Disegno geometrico capace di favorire la
meditazione.
Manipura È il nome del terzo chakra, localizzato nel
plesso solare. Significa «gemma lucente».
Mantra Serve per indicare una parola, una frase oppure un
suono sacri, ripetuti mentalmente o ad alta voce per favorire
la meditazione. Il termine significa letteralmente «strumento
di pensiero».
Muladhara È il nome del primo chakra, localizzato alla
base della colonna vertebrale. Significa letteralmente «radice».
Prana Soffio vitale; energia cosmica, universale.
Sahasrara È il nome del settimo chakra. Significa
letteralmente "millefoglie". Il numero mille, nella tradizione
orientale, sta a indicare una quantità illimitata, l'infinito.
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Swadhisthana È il nome del secondo chakra, localizzato
nell'area genitale. Secondo alcune interpretazioni significa
letteralmente "dimora propria"; secondo altre significa invece
«bere dolcezza».
Tantra Il termine significa letteralmente «tessere» oppure
«telaio». Viene utilizzato per indicare un insieme di
insegnamenti di tradizione indiana, popolari a partire dal VII
secolo d.C.
Tu-je chenpo È uno strumento religioso tibetano che
contiene al suo interno un rotolo di carta con delle
preghiere. Viene fatto ruotare per "liberare" nell'universo le
preghiere dei fedeli.
Upanishad Un insieme di dottrine che seguirono i Veda,
scritte secondo alcuni tra l'VIII e il IV secolo a.C.
Veda Il termine significa letteralmente «conoscenza». Viene
usato per indicare la più antica serie di insegnamenti, di dottrine
e di rituali religiosi, la cui conoscenza era riservata un tempo
solo alla casta sacerdotale ariana.
Vissuddha È il nome del quinto chakra, localizzato nella
gola. Significa letteralmente «purificazione».
Yantra Disegno, simile al mandala, usato per la
meditazione.
Yoga Il termine significa letteralmente «giogo». Viene
utilizzato per indicare un insieme di pratiche filosofi-che e di
tecniche specifiche, finalizzate a legare la mente e il corpo, l'Io
individuale e quello universale.

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BIBLIOGRAFIA

Anodea Judith Chakras ruote di vita, Gruppo Editoriale


Armenia, Milano 1999 Christopher S. Kilham I cinque esercizi
tibetani, TEA
Milano 1997 Peter Kelder I Cinque tibetani, Edizioni
Mediterranee,
Roma 1995 Swami Sivananda Radha Mantra, Gruppo
Editoriale
Armenia, Milano 1997 Salila Sharamon Bodo J. Baginski
Manuale dei chakra,
teoria e pratica, Edizioni Mediterranee, Roma, 1995 Piero
Verni Mustang, ultimo Tibet, Corbaccio, Milano
1998
Fosco Marami Segreto Tibet, Corbaccio, Milano 1998
Wolfgang e Brigitte Gillessen (a cura di) Uso pratico dei
Cinque esercizi tibetani, TEA, Milano 1999 Yogacharya
Janakiraman e Carolina Rosso Cicogna Yoga
solare, Gruppo Editoriale Armenia, Milano 1999
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Finito di stampare nel mese di febbraio 2001 dalle Grafiche BUSTI S r l Colognola ai Colli (Verona)

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