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Arthur Schnitzler

Signorina Else
“Davvero non vuoi più continuare a giocare, Else?” - “No, Paul, non mi
va più, adieu. Arrivederci, egregia signora.” - “Ma Else, chiamami pure
signora Cissy, o meglio ancora semplicemente Cissy.” -”Arrivederci,
signora Cissy” -”Ma perché poi ve ne andate già, Else? Ci sono ancora
due ore intere prima del dinner.” -”Giocatevelo voi il singolo con Paul,
signora Cissy, con me oggi davvero non c'è gusto.” - “Lasciatela stare,
gentile signora, oggi è la sua giornata storta. Però ti dona moltissimo il
malumore, Else, e lo sweater <indumento adatto ad attività sportive, che
fanno sudare> rosso anche di più.” - “Spero che con l'azzurro avrai più
fortuna, Paul. Adieu.”
Ottima uscita di scena, questa, spero che i due non credano che io sia
gelosa. Se la intendono, il cugino Paul e Cissy Mohr, ne sono certa.
Nulla al mondo mi lascia più indifferente, ora mi volto di nuovo e gli
faccio un cenno di saluto, un cenno sorridente, ho l'aria abbastanza
garbata? Oh Dio, giocano di nuovo. In effetti gioco meglio di Cissy Mohr,
e nemmeno Paul è proprio un matador, ma è carino con il colletto aperto
e la faccia da ragazzaccio, se solo fosse meno manierato. Zia Emma,
non hai bisogno di aver nessuna paura...
Che meravigliosa serata! Oggi il tempo sarebbe stato quello adatto per il
tour al rifugio Rosetta. Com'è imperiosamente eretto in cielo, il Cimone!
<Cimon della Pala – fonte: internet – del resto vedi oltre> Ci si sarebbe
messi in cammino alle cinque, naturalmente all'inizio non mi sarebbe
piaciuto, come al solito, ma poi passa. Nulla vale una passeggiata
all'alba. L'americano con un occhio solo al Rosetta pareva un pugilatore,
forse è boxando che qualcuno gli ha levato un occhio. Per l'America mi
sposerei volentierissimo, ma non con un americano, oppure lo sposerei,
ma vivremmo in Europa, villa in riviera, gradinata di marmo fino al mare,
io nuda distesa sul marmo. Quant'è che eravamo a Mentone? Sette anni
oppure otto, ne avevo tredici o quattordici, ma certo, allora stavamo
ancora bene. Proprio una sciocchezza non giocare, ora saremmo
comunque già tornati, alle quattro, quando sono andata al tennis
l'espresso annunciato via telegrafo da mamma ancora non c'era, ora
chissà, avrei potuto benissimo giocare un set. Perché questi due ragazzi
mi salutano? Nemmeno li conosco, stanno in albergo da ieri, a pranzo
siedono a sinistra della finestra dove prima stavano gli olandesi. Ho
ringraziato da scortese? O da superba? Non lo sono affatto, come ha
detto Fred tornando a casa dal “Coriolano”? Serafica. Non superba.
Siete serafica, Else, non superba. Una bella parola, lui ne trova sempre
di belle. Perché cammino così piano? Temo la lettera di mammina, in
fondo? Suvvia, non conterrà certo qualcosa di spiacevole. Espresso!
Magari devo tornare a casa, ahimè, che vita, a parte sweater e calze di
seta. Tre paia! La parente povera invitata dalla zia ricca. Di sicuro già se
ne pente, te lo devo mettere per scritto, cara zia, che a Paul non ci
penso proprio? A nessuno, penso, non sono innamorata. Di nessuno.
Mai stata ancora. Nemmeno di Albert, per quanto me lo sia immaginato
per otto giorni. Credo di non potermi innamorare. Veramente strano,
perché sensuale lo sono. Ma anche superba e sgarbata, grazie a Dio.
Forse a tredici anni è l'unica volta che mi sono innamorata, del Van
Dyck – o forse dell'abate Des Grieux <abate è Prevost, autore di Manon
Lescaut, non Des Grieux, un personaggio> , ed anche del Renard. Ed a
diciassette del Woertersee <lago, in Carinzia>. Ah no, non vale. A che
serve pensarci, non scrivo mica memoire, e nemmeno un diario, come
la Bertha. Fred m'è simpatico, tutto qui. Magari, fosse più elegante. Non
è che sia una snob. Il papà lo crede e mi prende in giro, oh, papà caro,
tu mi dai molte preoccupazioni. Ha ingannato mammina? Sicuro, e più di
una volta. Mammina è piuttosto scema, di me non sa nulla, degli altri
neppure. E di Fred? Ma proprio soltanto un'idea. Serata divina. Come
sembra festoso l'albergo. Si sente: tutta gente cui le cose vanno bene e
che non ha preoccupazioni, io per esempio, ah ah! Peccato, sarei nata
per vivere senza preoccupazioni, sarebbe così bello, peccato. Sul
Cimone c'è un riflesso rosso, Paul direbbe: ardore alpino. Ancora per
poco. E' bello da piangere. Ah, perché si deve tornare in città?
“Buona sera, signorina Else.” - “Ossequi, egregia signora.” - “Stata al
tennis?” - ma non lo vede, perché lo chiede? - “Sì, egregia signora,
abbiamo giocato per quasi tre ore. E voi, signora, fate un'altra
passeggiata?” - “Sì, la mia solita passeggiata serale. La via del Rolle
<passo vicino al monte Cimon della Pala>, va tra i prati che è una
bellezza, ma di giorno è troppo al sole.” - “Sì, i prati qui sono magnifici,
specie alla luce della luna, dalla mia finestra.”
“Buona sera, signorina Else. Ossequi, gentile signora.” - “Buona sera,
signor von Dorsday.” - “Stata al tennis, signorina Else?” - “Che acume,
signor von Dorsday” - “Non prendetemi in giro, Else.” - perché non dice
'signorina Else'? - “Quando dona tanto, la racchetta, in certo modo si ha
il permesso di portarla come un ornamento.” - asino, non rispondo
neanche. “Abbiamo giocato per tutto il pomeriggio, purtroppo eravamo
solo in tre, Paul, la signora Mohr ed io.” - “Io una volta ero un
appassionato tennista.” - “E ora non più?” - “Ora sono troppo vecchio.” -
“Oh, vecchio, a Marienlust c'era uno svedese di cinquantasei anni che
giocava ogni sera dalle sei alle otto, e l'anno prima aveva perfino
partecipato a un torneo.” - “Beh, grazie a Dio ancora non li ho,
cinquantasei anni, ma purtroppo non sono affatto svedese.” - perché
purtroppo? Ha l'aria di una battuta. La cosa migliore è che sorrida
cortese e me ne vada. “Ossequi, signora. Adieu, signor von Dorsday.”
Ma guarda che po' po' d'inchino, e che occhi che fa, da stupido. L'ho
forse offeso con lo svedese di cinquantasei anni? Che m'importa. La
signora Winawer dev'essere una donna infelice. Di certo prossima ai
cinquanta. Quelle occhiaie – come se avesse pianto molto. Spaventoso,
esser così vecchi. Il signor von Dorsday è interessato a lei, ecco che le
cammina accanto. Continua ad avere un bell'aspetto con quel pizzo
pepe e sale. Però non è simpatico. Si dà delle arie. A che vi serve il
vostro ottimo sarto, signor von Dorsday? Dorsday! Di sicuro vi
chiamavate in un altro modo, una volta. Ecco la dolce ragazzina di Cissy
con la sua signorina. “Dio ti benedica, Fritzi. Bon soir, Mademoiselle.
Vous allez bien?” - “Merci, Mademoiselle. Et vous?” - “Ma cosa vedo,
Fritzi, tu hai un bastone da montagna. Vuoi salire sul Cimone?” - “Ma
no, ancora così in alto non sono capace.” - “L'anno prossimo lo sarai
già. Vabbè, Fritzi. A bientot, Mademoiselle.” - “Bon soir, Mademoiselle.”
Persona carina, perché in realtà fa la bambinaia? E per di più con Cissy.
Sorte amara. Dio mio, può succedere anche a me. No, in ogni caso
saprei far di meglio. Meglio? Deliziosa serata. 'L'aria sembra
champagne', diceva ieri il dottor Waldberg. E uno l'ha detto anche l'altro
ieri. Perché la gente sta nella hall con questo meraviglioso tempo?
Incredibile, o magari tutti aspettano la loro lettera espresso? Il portiere
m'ha già vista; se ci fosse un espresso per me, me l'avrebbe porta
subito, dunque non c'è, grazie a Dio, mi riposerò un pochino prima del
diner <francese; tedesco>. Perché Cissy dice 'dinner' <inglese>?
Sciocca affettazione. Stanno bene insieme, lei e Paul. Oh, magari la
lettera c'è già, o finisce per arrivare durante il 'dinner', e sennò mi tocca
una notte inquieta. Anche ieri ho dormito malissimo. Ovvio, sono proprio
questi, i giorni. Perciò ho avuto anche male alle gambe. Oggi è il tre
settembre, dunque è probabile che sia il sesto giorno, oggi prenderò il
Veronal <sonnifero all'epoca assai rinomato>. Oh, non mi ci abituerò,
No, caro Fred, non ti devi preoccupare. Nel pensiero sono sempre in
contatto con lui. Tutto si dovrebbe provare, anche l'hashish, l'allievo
ufficiale di marina Brandel, io credo, se ne è portato dalla Cina. Si beve
o si fuma? Si devono avere visioni splendide. Brandel mi ha invitata a
berne con lui, o a fumarne – un tipo sfacciato, ma carino.
“Prego, signorina, una lettera.” Il portiere! Ecco dunque! Mi giro
disinvolta, potrebbe essere anche una lettera della Karoline o della
Berthe, o di Fred, o di miss Jackson? “Molte grazie.” Proprio di
mammina. Espresso. Perché il portiere non dice subito: una lettera
espresso? “Oh, un espresso!” La apro in camera e la leggo con tutto
calma. La marchesa <italiano>. Che aspetto giovane ha nella
penombra. Di certo cinquantaquattro, io dove sarò a cinquantaquattro
anni? Già morta, forse. Spero. Mi sorride con tanta gentilezza, come
sempre. La lascio passare, annuisco un poco, non come se
considerassi un particolare onore che una marchesa mi sorride.
“Buonasera” <italiano>. Mi dice buonasera. Ora devo almeno
inchinarmi. Era abbastanza profondo? Voglio dire, è talmente anziana.
Che andatura splendida ha. Se ne è andata? Anche la mia è bella, ma
io lo so, questa è la differenza. Un italiano potrebbe diventare un
pericolo per me. Peccato che il bel moro con la testa da romano se ne
sia già andato. 'Ha l'aria del briccone', diceva Paul. Dio mio, contro i
bricconi io invece non ho nulla. Così là ci sarei io. Numero settantasette,
davvero un numero fortunato. Camera carina, legno di pino, il mio letto
verginale si trova lì. Ecco l'ardore alpino. Però di fronte a Paul lo
negherò. In effetti Paul è timido. Un medico, un ginecologo! Forse
proprio per questo. L'altro ieri nel bosco, quando eravamo tanto avanti,
avrebbe potuto essere un po' più intraprendente. Però poi se la sarebbe
passata male. Davvero intraprendente con me ancora non è stato
nessuno. Al massimo nel Woertersee tre anni fa ai bagni.
Intraprendente? No, quello fu semplicemente volgare. Bello però. Apollo
del Belvedere. Allora non capii davvero tutto. Certo, avevo sedici anni.
Prato mio divino! Mio! Poterselo portare con sé a Vienna! Nebbiolina.
Autunno? Certo, è il tre settembre, alta montagna.
Orbene, signorina Else, non vorreste decidervi a leggere la lettera?
Potrebbe magari non riferirsi al papà. Non potrebbe trattarsi di qualcosa
che riguarda mio fratello? Forse si è fidanzato con una sua vecchia
fiamma? Con una corista o con la commessa di un negozio di guanti. Eh
no, è troppo intelligente per simili cose. In effetti non ne so molto, di lui,
quando avevo sedici anni e lui ventuno per un po' siamo stati in
confidenza. Molte me ne ha raccontate d'una certa Lotte, poi
improvvisamente ha smesso. Quella Lotte deve avergli fatto un
qualcosa, e da allora non mi racconta più nulla. Eccola aperta, la lettera,
e non me ne sono nemmeno accorta, di averlo fatto. Siedo sul
davanzale e leggo. Attenzione a non precipitare giù. Come da San
Martino ci viene segnalato, nell'albergo Fratazza si è verificato un fatto
increscioso. La signorina Else T., una ragazza bellissima di diciannove
anni figlia del noto avvocato … Naturalmente si direbbe che mi sono
uccisa a causa di infelicità amorosa o perché incinta. Amore infelice, eh
no …
'Mia cara bimba' – prima di tutto voglio leggere come finisce – 'Dunque ti
ripeto, non avercela con noi, mia cara e buona bimba, mille volte no' –
bontà divina, non si saranno mica uccisi! No, nel caso il telegramma
sarebbe stato di Rudi – 'Mia cara bimba, credimi, mi dispiace tanto, in
queste tue belle settimane di ferie' – come se non fossi sempre in ferie,
purtroppo – 'di infilarmici all'improvviso con una notizia tanto spiacevole.'
- mammina scrive in modo orrendo – 'Ma dopo matura riflessione non mi
resta davvero altro da fare. Dunque, per farla breve, la faccenda di papà
s'è fatta scottante. Non riesco a pensare che cosa ancora serva.' -
quante parole, e per cosa? - 'Si tratta di una cifra relativamente ridicola
– trentamila fiorini' – ridicola? - 'che devono essere procurati entro tre
giorni, o tutto è perduto.' - bontà divina, che vuol dire? - 'Considera, mia
diletta bimba, che il barone Hoening' – come, il procuratore di Stato? -
'ha convocato il papà stamani all'alba. Cioè, tu sai quanto il barone stimi
il papà, anzi addirittura gli voglia bene. Un anno e mezzo fa, la volta che
di nuovo alla rovina ci mancava un pelo, lui ha parlato personalmente
con i creditori principali ed ha rimediato la cosa all'ultimo momento. Ma
stavolta non c'è nulla da fare assolutamente, se non si procura il denaro.
E a prescindere dal fatto che siamo rovinati tutti, viene fuori uno
scandalo come finora non c'è stato. Pensa, un avvocato, un famoso
avvocato, che, no, non riesco nemmeno a scriverlo. Cerco di trattenere
le lacrime. Lo sai certo, bimba, sei acuta, cioè, purtroppo in una
situazione del genere ci siamo trovati diverse volte, e la famiglia ci ha
sempre aiutato a venirne fuori. Da ultimo si è trattato addirittura di
centoventimila. Ma il papà allora ha dovuto sottoscrivere una
dichiarazione che mai un'altra volta si rivolgerà ai parenti, in particolare
allo zio Bernhard.' - un'altra volta, ma insomma, a che punto deve
arrivare la cosa? - 'L'unico a cui si potrebbe magari pensare ancora
sarebbe lo zio Viktor, che sfortunatamente però si trova in viaggio per il
Capo Nord, o per la Scozia' – già, se la passa bene, quello schifoso – 'e
assolutamente è irraggiungibile, almeno per il momento. Ai colleghi il
papà è già ricorso più volte' – Dio santo, come siamo messi – 'specie al
dottor Sch. non c'è più da pensarci, da quando si è risposato,' – e allora,
allora, che cosa volete da me? - 'ma ecco che ricevo la tua lettera, mia
cara bimba, in cui menzioni tra gli altri Dorsday, che sta al Fratazza, ci è
parso un segno del destino, questo. Cioè, lo sai quante volte Dorsday è
venuto da noi negli anni scorsi' – mica tanto spesso – 'che da due tre
anni si sia fatto vedere di rado è casuale; deve essere incatenato mica
male, detto tra noi niente di molto fine.' – perché 'detto tra noi'? - 'Papà
gioca ancora a whist con lui ogni giovedì al circolo della Capitale e
l'inverno scorso in un processo con un altro mercante d'arte gli ha
risparmiato un bel po' di denaro. Del resto, perché devi ignorarlo? Già
una volta in passato ha soccorso il papà.' - me l'ero immaginato – 'Allora
si trattava d'una sciocchezza, ottomila fiorini, ma in fondo anche
trentamila per Dorsday non significano una cifra. Per cui ho pensato se
tu non potresti per amor nostro parlare con Dorsday.' – cosa? - 'Cioè, gli
sei sempre particolarmente piaciuta' – notato nulla del genere, m'ha
sfiorato una guancia quando avevo dodici o tredici anni, 'è già proprio
una signorina.' - 'e poiché papà dopo gli ottomila per fortuna non si è più
rivolto a lui, non gli rifiuterà questo favore. Di recente deve averne
guadagnati ottantamila solo da un Rubens che ha venduto in America.
Evidente che a questo non devi far menzione.' - mi prendi per ebete,
mammina? - 'Comunque gli puoi parlare in tutta sincerità, anche del
fatto che il barone Hoening ha ricevuto papà puoi parlare, se dovesse
darsi il caso. E che con i trentamila il peggio è parato davvero, non solo
per ora, ma se Dio vuole per sempre.' - lo pensi sul serio, mammina? -
'Infatti il processo Erbesheimer, che sta andando benone, ne porta al
papà centomila sicuri, ma è evidente che a questo punto dagli
Erbesheimer lui non può esigere nulla. Dunque ti prego, bimba, parla
con Dorsday. Ti assicuro che è una cosa da niente, anzi, papà avrebbe
potuto semplicemente telegrafargli, ci abbiamo pensato sul serio, ma è
qualcosa di diverso, del tutto, bimba, se con una persona si parla
direttamente. Il denaro ci dev'essere il sei alle dodici, il dottor F.' - e chi
è? Ah già, Fiala - ' è inesorabile. Naturalmente c'entra anche personale
ostilità. Però, siccome sfortunatamente si tratta del patrimonio di un
minore' – per l'amor di Dio, papà, ma cosa hai combinato? - 'non si può
far nulla. E se il denaro il cinque a mezzogiorno non è in mano a Fiala, il
mandato d'arresto viene emanato, cioè il Barone Hoening lo trattiene
fino a quel momento. Quindi Dorsday dovrebbe far rimettere la somma
al dottor F. telegraficamente tramite la sua banca, e siamo salvi, sennò
lo sa Iddio cosa succede. Credimi, tu non ci rimetti per nulla, mia
carissima bimba. Cioè, papà all'inizio ha avuto scrupoli, ha perfino fatto
tentativi in due diversi posti, ma è tornato a casa disperato.' Ma papà è
possibile in genere che sia disperato? - 'Forse neppure così tanto a
causa del denaro quanto per via delle persone che con lui si
comportano in modo così ignobile. Una di loro una volta era il suo
migliore amico, sai chi dico.' - non lo so affatto, io, papà ha avuto
talmente tanti migliori amici, e in realtà nessuno. Sarà Warnsdorf? - 'E'
tornato all'una e ora sono le quattro di mattina, finalmente dorme, grazie
a Dio.' - se non si svegliasse, per lui sarebbe la cosa migliore. - 'Porto io
stessa prestissimo la lettera alla posta, espresso, dovresti riceverla il tre
mattina.' - cosa si è immaginata? Di queste cose non se ne intende
mica. - 'Dunque parla subito don Dorsday, ti scongiuro e telegrafa subito
come è andata. Per carità di Dio non ti far accorgere di nulla da zia
Emma, voglio dire, è già abbastanza triste che non ci si possa rivolgere
all'unica sorella che si ha in un caso simile, perché sarebbe utile come
parlare a un sasso. Mia cara bimba, mi dispiace tanto, voglio dire, che tu
sia costretta a prender parte a cose del genere alla tua età, ma credimi,
il papà ne ha colpa pochissimo.' - e chi allora? - 'E quindi, speriamo in
Dio che il processo Erbesheimer segni da ogni punto di vista una fase
della nostra esistenza. In poche settimane forse ne siamo fuori. Non
sarebbe una vera beffa se per trentamila fiorini dovesse accadere una
disgrazia?' - non dirà sul serio che papà si … Ma l'altra cosa non
sarebbe anche peggio? - 'Ora chiudo, bimba mia, spero che potrai
succeda quel che succeda' – succeda quel che succeda? - 'restare a
San Martino in vacanza almeno fino al nove o dieci. Non devi
assolutamente tornare per causa nostra. Saluta la zia, continua ad
essere carina con lei, basta questo, e di nuovo non avercela con noi,
mia buona e cara bimba, mille volte' – certo, questo già lo so.
E così devo pompar soldi al signor Dorsday … Folle. Come fa mammina
a pensarlo? Perché papà non si è semplicemente messo in treno per
venire lui? Sarebbe arrivato alla svelta quanto la lettera. Ma forse in
stazione sospettandolo di fuga lo avrebbero … Spaventoso,
spaventoso! Nemmeno con i trentamila ce la faremo. Sempre queste
storie, da sette anni! No, di più. Chi avrebbe potuto dirlo? Nessuno,
nemmeno il papà, e ora lo sanno tutti. E' un mistero che noi si regga
ancora. Come ci si abitua a tutto! Eppure viviamo benissimo, mammina
davvero è una specialista. La cena per quaranta l'ultimo capodanno,
inconcepibile. Ma pure le mie due paia di guanti da ballo, che furono
uno scandalo. E il Rudi che ha avuto bisogno da poco di trecento fiorini,
e mammina che ci ha quasi pianto. E il papà intanto di buon umore,
sempre. Sempre? No, di recente all'opera per il Figaro il suo sguardo –
di colpo tutto vuoto – mi ha spaventata, era totalmente un'altra persona,
ma poi abbiamo cenato al Grand Hotel e lui era di umore eccellente
come non mai.
Eccomi con la lettera in mano, voglio dire, è insensata, devo parlare con
Dorsday? A morte, me ne vergognerei – vergognarmene io? Perché?
Non è certo colpa mia. E se ne parlassi con zia Emma? Assurdo.
Probabile che non abbia nemmeno tanti soldi a sua disposizione, lo zio
è uno spilorcio, oh Dio, perché non ho punti soldi? Perché non me ne
sono guadagnati punti? Perché non ho imparato a far nulla? Oh,
qualcosa sì, chi può dire che non ho imparato a far nulla? Suono il
piano, so il francese, l'inglese, anche un pochino d'italiano, ho seguito
lezioni di storia dell'arte – ah ah! E se avessi anche imparato qualcosa
di buono, a che mi servirebbe? Non sarei mai riuscita a mettere da parte
trentamila fiorini.
Chiuso con l'ardore alpino, la serata non è più meravigliosa, il posto è
triste, no, non il posto, è la vita, triste, ed eccomi seduta tranquilla alla
finestra col papà che deve esser richiuso. No, mai e poi mai, non deve
succedere, io lo salverò. Sì, papà, ti salverò, è semplicissimo. Qualche
parola del tutto nonchalant, anzi 'serafica', ecco quel che mi serve, ah
ah, tratterò il signor Dorsday come se per lui fosse un onore prestarci
soldi, e certo lo è, anche. Signor Dorsday, avete per caso un momento
per me? Ho appena ricevuto una lettera da mammina, è
momentaneamente in difficoltà, anzi lo è il papà – 'ma va da sé,
signorina, con il più gran piacere, e di quanto si tratta?' - se non mi fosse
tanto antipatico, anche come mi guarda. No, signor Dorsday, alla vostra
eleganza, al vostro monocolo, io non ci credo, né alla vostra nobiltà.
Abiti usati, potreste commerciare abiti usati, tanto quanto quadri antichi
– Ma Else! Else, che ti viene in mente? - Oh, posso permettermelo,
nessuno me la racconta. Son addirittura bionda, biondo-rossa, e Rudi
sembra proprio un aristocratico. Di mammina si vede subito, ovvio,
almeno da come parla <con ogni probabilità il testo tocca il tema
dell'assimilazione degli ebrei>. Di papà per niente, eppure se ne devono
accorgere, io non lo rinnego affatto e neppure Rudi. Al contrario. Cosa
farebbe il Rudi se il papà venisse incarcerato? Si sparerebbe? Ma che
sciocchezza! Suicidio, galera, tutte cose che non c'entrano, roba da
giornali.
L'aria sembra champagne, tra un'ora si cena, anzi, c'è il 'dinner'. La
Cissy non la posso sopportare. Della sua bambina se ne frega. Cosa mi
metto, l'azzurro o il nero? Oggi andrebbe meglio il nero. Troppo
scollato? Nei romanzi francesi si dice 'toilette de circostance'.
Comunque devo apparire incantevole, quando parlo con Dorsday. Dopo
il dinner, nonchalant. Affonderanno nella mia scollatura, i suoi occhi.
Disgustoso tanghero, lo odio, odio tutti gli uomini, proprio Dorsday,
doveva essere? Ma davvero al mondo c'è solo questo Dorsday ad
averci trentamila fiorini? Se ne parlassi con Paul? Se dicesse alla zia
che ha debiti di gioco? Allora di sicuro lei saprebbe procurarsi i soldi.
Quasi già buio, notte, notte tombale, cosa ottima, mi piacerebbe essere
morta. Ma non è neanche vero. Se ora scendessi subito e parlassi con
Dorsday prima di cena? Com'è terribile! - Paul, se mi procuri i
trentamila, da me puoi avere quel che vuoi. Anche questo è da
romanzo. La nobile figlia si vende per il diletto padre e ne ricava pure un
tornaconto. Che schifo! No, Paul, nemmeno per trentamila puoi aver
nulla da me. Nessuno. Ma per un milione? Per un palazzo?Per una
collana di perle? Se capita che mi sposi probabilmente lo farò per meno.
Ma è poi così un male? Anche la Fanny in definitiva si è venduta, mi ha
detto che ha provato orrore per il marito. E dunque, papà, come sarebbe
se stasera mi perdessi per salvarti dal carcere? Scalpore! Ho senza
dubbio la febbre, o sono già le mestruazioni? No, è la febbre, forse
dipende dall'aria. Come champagne. Se Fred fosse qui, mi saprebbe
consigliare? Non mi serve alcun consiglio, anzi non c'è nulla da
consigliare. Parlerò con il signor Dorsday di Eperies <o Presov:
cittadina sita all'estremo est dell'impero austro-ungarico, oggi in
Slovacchia - luogo di provenienza di Dorsday, il quale, secondo Else,
sarebbe un ebreo di provincia assimilato ed avrebbe assunto un
cognome nuovo – v. sopra - fonte: Internet (aus Eperies sprechen); più
avanti Else tra sé e sé chiama, forse ironicamente, Dorsday “visconte di
Eperies” >, e gli pomperò i soldi, io, la disinvolta, l'aristocratica, la
marchesa, la mendicante, la figlia del truffatore. Che altro aggiungere?
Nessuno s'arrampica bene come me, nessuno ha tanto coraggio –
sporting girl, avrei dovuto nascere in Inghilterra, o contessa.
Ecco i vestiti nell'armadio! Il loden verde è già stato pagato, mammina?
Credo solo un acconto. Mi metto l'abito nero, ieri tutti son stati a
fissarmi, anche quel signore piccolo e pallido con gli occhiali d'oro. Bella
in senso stretto non sono, ma interessante. Avrei dovuto fare teatro.
Bertha è già al terzo innamorato, e nessuno ha da ridire… A Duesseldorf
era il direttore, ad Amburgo un uomo sposato, e in nave ha alloggiato in
un appartamento con la stanza da bagno. Credo che ne sia fiera. Sono
tutti scemi, io ne avrò cento, di amanti, mille, perché no? La scollatura
non è abbastanza profonda; se fossi sposata, potrebbe esser più
profonda. Ben trovato, signor von Dorsday, ricevo per l'appunto una
lettera da Vienna … Per ogni evenienza la lettera me la nascondo
addosso. Devo chiamare la cameriera? No, mi preparo da sola, per
l'abito nero non mi serve nessuno. Fossi ricca non andrei mai in viaggio
senza guardarobiera.
Devo accendere la luce. Sta rinfrescando. Finestra chiusa. Abbasso la
tenda? Inutile, sul monte non c'è nessuno con il cannocchiale. Peccato.
Ricevo per l'appunto una lettera, signor von Dorsday. Sarebbe meglio
però dopo cena. La disponibilità cresce. Anche nel suo caso – io potrei
bere, anzi, un bicchiere di vino. Però se la cosa fosse fatta prima di
cena, gusterei meglio il cibo. Pudding à la merveille, fromage et fruits
divers. E se dice di no? Oppure se fa lo sfacciato? Eh no, con me
nessuno ancora lo ha fatto. Cioè, il sottotenente di marina Brandl, ma in
senso buono. Sono un po' dimagrita. Sto bene vestita così. Penombra
in agguato, come uno spettro, come cento spettri. Salgono dal mio
prato. Quanto è lontana Vienna? Quant'è che sono via? Quanto sono
sola! Non ho un'amica, e nemmeno un amico. Dove sono tutti? Chi
sposerò? Chi la sposa la figlia d'un truffatore? - Proprio ora m'è arrivata
una lettera, signor von Dorsday. 'Ma non c'è bisogno di parlarne,
signorina Else, proprio ieri ho venduto un Rembrandt, voi mi mettete in
imbarazzo, signorina Else.' Ecco che strappa un foglio dal suo libretto
degli assegni, lo compila con la sua penna stilografica dorata, ed io
domattina parto per Vienna con l'assegno. In ogni caso, anche senza
l'assegno. Qui non ci resto. Non potrei nemmeno, nemmeno potrei
permettermelo. Sto qui come una elegante giovane signora e papà ha
un piede nella fossa – no, in galera. Il penultimo paio di calze di seta.
Alla piccola smagliatura proprio sotto il ginocchio nessuno fa caso.
Nessuno? Chissà. Non essere frivola, Else. Bertha è semplicemente
una poco di buono, ma la Cristina è forse meglio di lei di un capello? Il
suo futuro marito può rallegrarsene. mammina certo è stata sempre una
sposa fedele. Io non lo sarò. Sono serafica, ma non sarò fedele. I
rubacuori sono un pericolo per me. La marchesa per innamorato ha
certo un rubacuori. Se Fred mi conoscesse davvero, la sua venerazione
sarebbe a zero. 'Tutto vi sarebbe stato possibile, signorina, diventare
una pianista, una scrittrice, un'attrice, in voi si trovano nascoste così
tante possibilità. Ma vi è andata sempre troppo bene.' Andata troppo
bene, ah ah! Fred mi sopravvaluta, voglio dire che per nulla ho talento.
Chissà? Avrei fatto tanta strada come Bertha, però manco di energia.
Giovane signora di buona famiglia. Eh, buona famiglia. Il padre si
appropria del patrimonio di un minore. Perché mi fai questo, papà? Se
tu ne avessi tratto un vantaggio! Ma perdere in borsa, ne vale la pena?
Ed anche i trentamila non ti serviranno a niente. Forse per un trimestre,
ma alla fine anch'esso dovrà passare, Un anno e mezzo fa, voglio dire,
siamo arrivati quasi a questo punto. E allora ti dettero una mano ancora,
ma stavolta no – e a noi cosa capita? Rudi andrà a Rotterdam in banca,
da Vanderhulst, ma io? Bel partito. Oh, se ci puntassi! Oggi sono
veramente bella. Probabile che sia per l'eccitazione. Per chi sono bella?
Sarei più contenta, se Fred fosse qui? Ma lui in fondo non è niente per
me. Non è davvero un rubacuori! Però lo prenderei, se avesse soldi. E
poi sarebbe la volta di un rubacuori – ed il malheur sarebbe pronto. - Vi
piacerebbe sul serio essere un rubacuori, signor von Dorsday? Qualche
volta alla lontana ne avete l'aspetto. Come di visconte vizioso, di don
Giovanni – con il vostro stupido monocolo e quel vestito bianco di
flanella. Ma non sarete un rubacuori ancora a lungo. Ho tutto? Pronta
per il 'dinner'? E cosa faccio per un'ora se Dorsday non lo incontro? Se
è andato a passeggio con l'infelice signora Winawer? Oh, ma non è
affatto infelice, lei, non ha bisogno di trentamila fiorini. Dunque, mi
siederò nella hall, grandiosamente in poltrona mi guardo le 'Illustrated
News' E la 'Vie parisienne', gambe accavallate, la smagliatura sotto il
ginocchio non la vedrà nessuno. Forse è appena arrivato un miliardario.
- Voi o nessuna. - Prendo lo scialle bianco, che mi dona. Del tutto
disinvoltamente lo appoggio sulle mie magnifiche spalle, ma per chi le
ho, le magnifiche spalle? Un uomo potrei farlo molto felice, se ci fosse
quello giusto. Ma bambini non voglio averne. Non sono materna. Marie
Weil, lo è. Come mammina, e come la zia Irene. Ho una fronte nobile e
un bel personale. - 'Se potessi pitturarvi, come mi piacerebbe, signorina
Else.' - Sì, potrei accordarvelo. Non so nemmeno più il nome che aveva.
Mica si chiamava Tiziano, quindi era una sfacciataggine. - Ho ricevuto
giusto ora una lettera, signor von Dorsday. - Ancora un po' di cipria sulla
nuca e sulla gola, una goccia di vervaine nel fazzoletto, chiudere
l'armadio, riaprire la finestra, che meraviglia! Da piangere. Sono
nervosa, be' in circostanze simili lo si deve. L'astuccio con il Veronal ce
l'ho vicino alla camicia da notte. Me ne serve una nuova, sarà di nuovo
uno scandalo, oh Dio.
Mi turba l'enormità del Cimone, è come se mi cadesse addosso! In cielo
ancora nessuna stella. L'aria <Luft> è come champagne. E il profumo
<Duft: tra Duft e Luft l'allitterazione è difficile da rendere> dei prati! Vivrò
in campagna. Sposerò un possidente ed avrò bambini. Il dottor Froriep
era forse l'unico con cui sarei stata felice. Come furono belle entrambe
le serate una dopo l'altra, la prima da Kniep <riferimento a C.H. Kniep,
pittore dell'Ottocento? – Fonte: Internet >, e poi quella al ballo degli
artisti. Perché è sparito di colpo – secondo me almeno? A causa di
papà, forse? Probabile. Mi piacerebbe emettere un saluto in cielo, prima
di scender giù tra la marmaglia. Ma a chi deve andare? Voglio dire, sono
solissima, sono così paurosamente sola come nessuno può
immaginare. Un saluto a te, mio amato. Chi? Un saluto a te, mio
fidanzato! Chi? Un saluto a te, mio amico! Chi? Fred? Neanche per
idea. La finestra resta aperta anche se raffresca. Luce spenta. Ecco,
giusto, sì, la lettera. Devo averla con me per ogni evenienza. Il libro sul
comodino, stanotte continuo a leggere 'Notre Coeur', di certo, qualsiasi
cosa accada <romanzo di Maupassant, uscito nel 1890 – fonte:
Internet>. Buona serata, bellissima fanciulla nello specchio, ricordatevi
di trattarmi bene, arrivederci …
Perché chiudo a chiave la porta? Qui non si ruba nulla. Cissy di notte
lascia aperto? O apre quando bussa lui? E' poi cosa sicuro che sia lui?
Ma sì. E poi giacciono insieme nel letto. Disgustoso. Con mio marito e
con i miei mille amanti non avrò assolutamente la camera da letto in
comune. Tutte quante le scale sono vuote! A quest'ora sempre. I mie
passi risuonano. Tre settimane che sono qui. Era il dodici agosto
quando sono venuta da Gmunden. Gmunden era noiosa <stazione
climatica di collina nell'alta Austria – fonte: Diz. Enc. Treccani>. Dove li
ha presi papà i soldi per mandare me e mammina in campagna? E Rudi
è stato in viaggio tre settimane. Lo sa Dio dove. Non ha scritto due volte
in tutto il tempo. Non capirò mai com'è che viviamo. Di gioielli mammina
ovviamente non ne ha più. - Perché Fred è stato a Gmunden solo due
giorni? Anche lui di certo ha un'amante! Non riesco a immaginarmelo,
nulla in genere riesco a immaginarmi. Sono otto giorni che non mi ha
scritto. Ne scrive, di lettere belle. - Ma chi siede là al tavolino? No, non è
Dorsday. Grazie a Dio. Ora prima di cena sarebbe impossibile dirgli
qualcosa. - Perché il portiere mi scruta con tanta attenzione? Non avrà
mica letto l'espresso di mammina? Mi pare di essere diventata matta.
Dovrò dargli prima possibile una mancia. - C'è anche la bionda vestita
per la cena. Come si può esser tanto grasse! Uscirò e camminerò un
poco avanti e indietro di fronte all'albergo. O vado nella stanza dove si
fa musica, non c'è qualcuno che suona? Una sonata di Beethoven!
Come si fa a suonarla qui? Sto trascurando il piano. A Vienna mi
eserciterò di nuovo con metodo. Soprattutto: cominciare un'altra vita.
Tutti dobbiamo farlo. Così non può continuare. Parlerò con papà
seriamente – magari se ce ne sarà il tempo. Ci sarà, ci sarà. Perché
ancora non l'ho mai fatto? A casa nostro si trasforma tutto in scherzo, e
nessuno si sente scherzoso. Ognuno è davvero angosciato nei confronti
dell'altro, ed è solo. La mammina è sola perché non è abbastanza acuta
e di nessuno sa qualcosa, né di me né di Rudi né del papà. Ma non se
ne avvede, e nemmeno Rudi. Voglio dire, è un tipo elegante, carino, ma
dai suoi ventun anni ci si aspetterebbe di più. Gli farà bene andare in
Olanda. E io dove andrò? Mi piacerebbe viaggiare e poter fare quel che
voglio. Se papà va in America, lo accompagno. Son già tutta in
confusione … Il portiere mi prenderà per scema, da come siedo sul
bracciolo e sto a guardare nel vuoto. Mi accenderò una sigaretta. Dove
le ho? Di sopra, ma dove? Il Veronal è accanto alla camicia da notte. Ma
le sigarette dove sono? Ecco che arrivano Cissy e Paul. Alla fine lei
deve cambiarsi per il 'Dinner', sennò avrebbero continuato a giocare. -
Non mi vedono. Cosa le dice lui? Perché lei ride tanto sfacciatamente?
Sarebbe divertente scrivere una lettera anonima a suo marito. Ne sarei
capace? Mai. Chissà? Ecco che mi hanno vista. Faccio un cenno. Le
dispiace che io abbia un'aria così carina. Com'è smarrita.
“Siete già pronta per la cena, Else?” - perché ora non dice Dinner,
nemmeno coerente, è. “Come vedete, signora Cissy.” - “Sei davvero
incantevole, Else, avrei una gran voglia di farti la corte.”- “Risparmiati la
fatica, Paul, dammi piuttosto una sigaretta.” - “Ma con piacere.” - “Molte
grazie. Come è andato il single?” - “La signora Cissy mi ha battuto tre
volte di seguito.” - “Perché non stava attento. Ma lo sapete, Else, che
domani arriva qui il principe ereditario di Grecia?” - Che m'importa del
principe ereditario di Grecia? “Davvero?” Oddio, Dorsday con la signora
Winawer! Salutano, vanno oltre. Ho risalutato davvero con cortesia,
cioè, in modo completamente diverso dal solito. Che razza di persona,
sono! - “Ma la tua sigaretta è spenta, Else.” - “E tu riaccendimela.
Grazie.” - “Il vostro scialle è carinissimo, Else, vi sta da favola sul nero.
Del resto anch'io ora devo cambiarmi.” - Non deve andarsene, ho
l'angoscia di Dorsday. - “Ho fissato la parrucchiera per le sette, è
famosa. D'inverno lavora a Milano. Dunque adieu Else, adieu Paul.” -
“La riverisco, gentile signora.” - “Adieu, signora Cissy.” - Se n'è andata.
Almeno Paul rimane, meno male. “Mi permetti di stare un momento
vicino a te, Else, o ti disturbo nei tuoi sogni?” - “Sogni, perché? Forse
nelle mie realtà.” - Che non significa niente. Meglio che se ne vada.
Devo parlare con Dorsday, che è ancora lì con l'infelice signora
Winawer, si annoia, lo vedo, gli piacerebbe venir da me. - “Ma sono
realtà in cui non vuoi essere disturbata?” - Ma cosa sta dicendo? Se ne
vada all'inferno. Perché gli sorrido tanto leziosa? Non è a lui che lo
faccio. Dorsday sbircia da questa parte. Dove sono? Dove sono? “Ma
che hai oggi, Else?” - “Che devo averci?” - “Sei misteriosa, seducente,
diabolica.” - “Non dire sciocchezze, Paul.” - “Ci sarebbe da diventar
matti addirittura, a guardarti.” - Ma cosa gli viene in mente? Ma perché
mi parla? Carino lo è, il fumo della mia sigaretta gli s'ingolfa tra i capelli,
ma ora non so che farmene, di lui. - “M'ignori talmente, ma perché,
Else?” - Non rispondo nemmeno, ora non so che farmene, di lui, prendo
un'espressione insopportabile, ora non è il momento di conversare. -
“Sei chissà dove, con i tuoi pensieri.” - “Potrebbe essere così davvero.”
E' fatto d'aria. Se ne accorge, Dorsday, che lo sto aspettando? Non lo
vedo, ma so che guarda da questa parte.” “Allora stammi bene, Else.” -
Grazie a Dio. Mi bacia la mano. Non lo fa mai. “Adieu, Paul.” Dove l'ho
presa sta voce languida? Il falsone se ne va, magari deve fissare ancora
qualcosa con Cissy per stanotte. Auguri di buon divertimento. Mi tiro su
lo scialle, mi alzo e cammino di fronte all'albergo. Fa già un po' freddo,
peccato che il mantello – ah, l'ho certo lasciato appeso stamani presto in
portineria. Mi sento lo sguardo di Dorsday sulla nuca, trapassa lo scialle.
La signora Winawer sale nella sua stanza, ora, com'è che lo so?
Telepatia. “Per favore, signor portiere” - “Signorina, desiderate il
mantello?” “Sì, per favore.” - “Le serate son già un po' fredde, signorina.
Capita tutto d'un tratto, da noi.” - “Grazie.” Devo davvero camminare
davanti all'albergo? Certo, sennò cosa? Comunque verso la porta. Ora
vengono uno dopo l'altro, il signore con gli occhiali d'oro, la bionda alta
con il gilet verde, tutti mi guardano, carina questa ginevrina, no, è di
Losanna. Non è poi così freddo.
“Buona sera, signorina Else.” - Dio santo, è lui. Di papà non dico nulla,
non una parola, solo dopo mangiato. Oppure parto domattina per
Vienna, vado di persona dal dottor Fiala, perché non m'è venuto in
mente subito? Mi giro con una faccia come se non sapessi chi c'è dietro
di me. “Ah, signor Dorsday.” - “Volete fare un'altra passeggiata,
signorina Else?” - “Be', non proprio, due passi prima di cena.” - “C'è
ancora quasi un'ora di tempo.” - “Davvero?” Non fa nemmeno tanto
freddo. Le montagne sono azzurre, sarebbe uno spasso se d'improvviso
lui chiedesse la mia mano. “Un posto più bello di questo qui al mondo
non c'è.” - “Trovate, signore? Ma ve ne prego, non dite che l'aria qui è
come champagne.” - “No, signorina Else, questo lo dico solo sopra i
duemila metri, mentre qui siamo appena a seicentocinquanta sul livello
del mare.” - “C'è tutta questa differenza?” - “Ma è evidente, siete già
stata in Engadina?” - “No, ancora mai. E l'aria là è davvero come
champagne?” - “Più o meno, ma lo champagne non è la mia bevanda
preferita. Mi piace di più questa regione, soprattutto per i boschi
stupendi.” - Quant'è noioso, non se ne accorge? E' chiaro che non sa
cosa dire trovandosi con me. Con una signora sposata sarebbe più
semplice, si dice una volgarità e la conversazione va da sé. “Restate
ancora molto qui a San Martino?” Idiota. Perché sto a guardarlo con
tanta leziosaggine? E lui, che già sorride nel noto modo. No, davvero,
come sono stupidi gli uomini. “Dipende in parte da come decide mia
zia.” Mica vero, posso benissimo andare a Vienna da sola. “Forse verso
il dieci.” - “La mamma è ancora a Gmunden?” - “No, signore, è già a
Vienna, da tre settimane. Anche papà è a Vienna. Quest'anno s'è preso
appena otto giorni di vacanza. Credo che il processo Erbesheimer lo
occupi molto.” - “Lo credo bene, ma il vostro papà è l'unico che può tirar
fuori Erbesheimer … E' già un successo che si sia trasformato in una
causa civile.” - Bene, bene. “Mi fa piacere sentire che anche voi avete
un presentimento così positivo.” - “Presentimento in che senso?” - “Ma
nel senso che il papà vincerà il processo.” - “Non è che volessi dire
proprio questo.” - Ma come, si tira già indietro? Non devo
permetterglielo. “Oh, io ne tengo un po' conto, dei presentimenti e dei
presagi. Pensate, signore, proprio oggi ho ricevuto da casa una lettera.”
Questa era scarsina, ha una faccia un po' confusa. Procedere, non
esitare, si tratta di un vecchio e buon amico di papà. Su, avanti, ora o
mai. “signore, avete or ora tanto caramente parlato di papà, da parte
mia sarebbe davvero brutto se non fossi del tutto franca con voi.” Ma
perché mi guarda come un vitello? Ahimè, subodora qualcosa. Seguito
a parlare. “Voglio dire, la lettera si parla anche di voi, signore. Voglio
dire, si tratta di una lettera di mammina.” - “Ah, ecco.” - “In effetti una
lettera molto triste, certo sapete la situazione di casa nostra, signore.” -
Santo cielo, ho la voce piagnucolosa. Avanti, avanti, a questo punto non
c'è da far dietrofront. Grazie a Dio. “Per farla breve, signore, ci siamo
una volta ancora.” - Gli piacerebbe soprattutto sparire, ora. “Si tratta, di
una bagatella. Davvero solo d'una bagatella, signore, eppure, come
scrive mammina, è tutto in gioco.” Ne parlo con la sottigliezza d'una
mucca. - “Calmatevi però, signorina Else.” E' stato carino a dirlo, ma non
aveva bisogno di toccarmi un braccio. - “Dunque, di cosa si tratta,
precisamente, signorina Else? Cosa c'è nella lettera della mamma?” -
“Signor von Dorsday, il papà” - mi tremano le ginocchia. “La mamma mi
scrive che il papà” - “Ma santo cielo, Else, cos'avete? Non volete
sedervi? C'è una panchina. Posso mettervi il mantello? Fa un po'
freddo.” - “Grazie, signore, oh, non è nulla, nulla di speciale.” Eccomi di
colpo seduta sulla panchina. Chi è la signora che viene da questa
parte? Nemmeno la conosco. Magari non dovessi parlare più. Come mi
guarda, lui! Come hai potuto chiedermelo, papà? Non ne avevi il diritto,
papà. E ora eccoci. Avrei dovuto aspettare fino a dopo cena. - “Allora,
signorina Else?” - Gli ciondola il monocolo. E' ridicolo. Dovrei
rispondere? No, devo. Dunque veloce, per farla finita. Cosa può
succedermi? E' un amico di papà. “Oh Dio, signor von Dorsday, siete un
amico di vecchia data della nostra casa.” Molto ben detto. “E molto
probabilmente non vi meraviglierete se vi riferisco che papà si trova di
nuovo in una situazione davvero spiacevole.” Come suona strana la mia
voce, son io quella che parla? O sogno? Di certo ho anche una faccia
diversissima dal solito. - “Non ne sono meravigliato, dite bene, cara
signorina Else – per quanto lo deplori vivamente.” - Perché alzo gli occhi
su di lui così supplichevole? Sorridere, sorridere, è semplice. - “Provo
per il vostro papà, per voi tutti, un'amicizia così sincera.” - Non deve
guardarmi così, è sconveniente. Del resto voglio parlargli, non
sorridergli, devo comportarmi in modo più dignitoso. “E ora avreste
l'occasione di dimostrare la vostra amicizia per mio padre.” Grazie a Dio,
ho di nuovo la mia voce solita. “Voglio dire, signore, sembra che tutti i
nostri parenti e conoscenti – siano in maggioranza ancora fuori Vienna –
altrimenti alla mamma non sarebbe venuta l'idea. Di recente per caso,
voglio dire, ho menzionato la vostra presenza qui a Martino,
naturalmente tra gli altri.” - “Ne sono convinto, signorina Else, di non
rappresentare l'unico argomento della vostra corrispondenza con la
mamma.” - Perché preme il suo ginocchio sul mio mentre mi sta
davanti? Lo lascio fare, che sarà mai, quando si è tanto caduti in basso!
- “La faccenda è questa, stavolta è il dottor Fiala quello che sembra
creare al papà difficoltà, specialmente.” - “Ah, il dottor Fiala.” -
Evidentemente sa anche in che conto tenere questo dottor Fiala. “Sì, e
la somma di cui si tratta, il cinque, cioè dopo domani a mezzogiorno,
dovrebbe, anzi deve essere nelle sue mani, oppure il barone Hoening –
cioè, pensate, il barone privatamente ha concesso udienza a papà,
voglio dire, gli vuol molto bene.” Ma perché parlo di Hoening, non serve
a nulla. - “Volete dire, Else, che altrimenti sarebbe inevitabile un
arresto?” - Perché lo dice in modo tanto crudo? Non rispondo, mi limito
ad annuire. “Sì”. Ecco che però ho parlato. -”Mm, davvero un guaio, un
gran guaio davvero, una persona così altamente dotata. Ma di che cifra
si tratta, in pratica, signorina Else?” - Perché sorride? Lo trova un gran
guaio e sorride, cosa significa quel sorriso? Che quanto è non conta? E
se dice no? Se dice no, mi uccido. Dunque, devo dir la cifra. “Ma come,
signore, ancora non ho detto quanto? Un milione.” Perché dico questo?
E' forse il momento di scherzare? Ma se poi gli dico di quanto meno si
tratta in realtà, sarà contento. Spalanca gli occhi, alla fin fine ritiene
possibile che si tratti di un milione. “Perdonatemi, signore, io scherzo in
un momento simile. Non mi è permesso davvero.” Ma sì, premi il tuo
ginocchio sul mio, certo puoi permettertelo. “Naturalmente non si tratta
di un milione, sono in tutto trentamila fiorini, signore, che per
dopodomani a mezzogiorno devono trovarsi in mano al signor dottor
Fiala. Sì. La mamma mi scrive che papà ha fatto ogni tentativo, ma
come detto i parenti presi in considerazione non si trovano a Vienna.”
Dio mio, quanto mi umilio. “Altrimenti al papà non sarebbe venuto in
mente di rivolgersi a voi, signore, e poi di chiederlo a me.” - Perché
tace? Perché non ha espressione? Perché non dice di sì? Dove sono il
libretto degli assegni e la penna stilografica? Dirà mica di no, per l'amor
di Dio? Dovrei buttarmi in ginocchio davanti a lui? Dio, Dio.
“Dicevate per il cinque, signorina Else?” - Grazie a Dio, parla. “Sì,
dopodomani, signore, a mezzogiorno. Se necessario – credo che si
potrebbe sbrigare un po' meglio con la posta.” - “Naturalmente noi non
dovremmo via telegrafo, signorina Else” - 'Noi' va bene, benone. “Ma
sarebbe il meno. Quanto dicevate, Else?” - Ma non ha sentito? Perché
mi tormenta? - “Trentamila, signore. In effetti una somma ridicola.”
Perché l'ho detto? Che sciocca. Ma lui sorride. Sciocchina, pensa.
Sorride tutto amabile. Papà è salvo. Gliene avrebbe prestati anche
cinquantamila, e noi avremmo potuto rifornirci di ogni genere di cose. Io
di nuove camicie. Come sono volgare. Si diventa così. “Non del tutto
ridicola, cara bambina” - Perché dice 'cara bambina'? E' bene o è male?
“come vi immaginate. Anche trentamila fiorini bisogna guadagnarseli.” -
“Perdonate, signore, non intendevo questo, pensavo soltanto quant'è
triste che papà per via d'una simile somma, d'una simile bagatella” - Oh
Dio, sto di nuovo imbrogliandomi. “signore, se foste a conoscenza della
nostra situazione, non potreste neppure immaginare come sia orribile
per me e soprattutto per la mamma.” - Piazza un piede sulla panchina.
Dovrebbe essere disinvolto o cosa? - “Oh, posso immaginarmelo, cara
Else.” - Come suona diversa la sua voce, tutta un'altra, è strano. - “E già
più di una volta mi son detto: peccato, peccato, quest'uomo geniale.” -
Perché dice 'peccato'? Non vuole dare i soldi? No, dice solo in genere.
Perché non finisce con il dire di sì? O lo ritiene scontato? Come mi
guarda! Perché non parla più? Ah ecco, per via dei due ungheresi che
passano, ora almeno se ne sta su, senza tenere il piede sulla panchina.
La sua cravatta per un signore anziano è troppo squillante. Gliel'ha
scelta la sua amante? Non finissima detto tra noi, ha scritto la mamma.
Trentamila fiorini! Io sto sorridendogli! Ma perché? Oh, se sono vile! -
“Almeno si potesse presumere, mia cara signorina Else, che con tale
somma fosse realizzato qualcosa! Ma – voi siete una creatura così
acuta, Else, cosa sarebbero questi trentamila fiorini? Una goccia su una
pietra rovente.” - Mio Dio, non vuole prestare i soldi? Non posso
prendere un'espressione tanto terrorizzata. Tutto è in gioco, ora devo
dire qualcosa di razionale e in modo assertivo. “Oh no, signore, stavolta
non sarebbe una goccia su una pietra rovente. Non dimenticate che
incombe il processo Erbesheimer, signore, e che esso è come già vinto.
Voi stesso ne avete la sensazione, signore. E papà ha anche un altro
processo. Inoltre, non ridete signore, ho intenzione di parlargli molto
seriamente. Mi tiene in qualche considerazione, posso dire che se c'è
qualcuno che può avere una certa influenza su di lui, ebbene io sono la
prima.” - “Siete una creatura commovente, incantevole, signorina Else.”
Riecco quella voce, che fastidio mi dà, quando gli uomini cominciano a
parlare così. Nemmeno in Fred mi piace. “Una creatura di fatto
incantevole.” - Perché dice 'di fatto'? E' un'insulsaggine, si dice solo al
Burgtheater <teatro viennese costruito nella seconda metà
dell'Ottocento – fonte: Austria, a cura del T.C.I.>. “A me piacerebbe
molto condividere il vostro ottimismo, ma quando una faccenda è messa
così male” - “Non lo è, signore, se io non credessi a papà, se non fossi
del tutto convinta che questi trentamila fiorini” - Mica lo so che cosa dire.
Eppure non posso davvero mendicare. Ci pensa, è chiaro. Forse non
conosce l'indirizzo di Fiala? Assurdo. La situazione è impossibile.
Eccomi qui seduta come una povera peccatrice, lui mi sta davanti, il suo
monocolo mi urta sulla fronte, intanto tace. Ora mi alzerò, è la cosa
migliore, non mi faccio trattare così. Papà dovrebbe uccidersi, io mi
ucciderò. Vivere così è vergognoso. La cosa migliore sarebbe gettarsi
giù da quelle rupi, e sarebbe finita. Vi starebbe bene, a tutti. Mi alzo.
“Signorina Else.” - “Scusatemi, signore, soprattutto per avervi disturbato
in questo modo. Posso ben capire, è naturale, il vostro atteggiamento di
rifiuto.” - Ecco, chiuso, me ne vado. “Restate, signorina Else.” - Dice
restate? Perché dovrei? Dà i soldi, sì, perfetto, anzi, deve darli, ma io
non mi rimetto giù un'altra volta, rimango in piedi, come se fosse
questione di mezzo secondo. Sono un pochino più alta di lui. “Non siete
stata ad aspettare la mia risposta, Else. Voglio dire, già una volta,
perdonatemi, Else, se ora ne parlo in questo momento” - non dovrebbe
dire di continuo Else - “ho potuto aiutare il papà, che era in una
situazione finanziaria difficile. Del resto con una somma anche più
ridicola di questa, e senza illudermi in alcun modo di poter rivedere
l'importo – e così non ci sarebbe davvero nessun motivo di rifiutare, ora,
e proprio quando mi vien davanti, a far da intercessore, una fanciulla
come voi, Else -” - A cosa mira? La sua voce non è più 'quella'. Tutta
un'altra! E come mi guarda? Dovrebbe starci attento!! <due punti
esclamativi nel testo> - “Dunque, Else, sono pronto – il dottor Fiala
dopodomani a mezzogiorno avrà i trentamila fiorini – a una condizione” -
Che non parli oltre, non deve. “signore, io, io di persona, vi garantisco
che mio padre rimborserà questa somma non appena avrà incassato
l'onorario dagli Erbesheimer, che finora non hanno pagato nulla. Ancora
neppure un anticipo, la mamma stessa me lo ha scritto.” - “Lasciate
stare, Else, non si dovrebbe mai garantire per un'altra persona – e
neppure per se stessi.” - Cosa vuole? Riecco quella voce. Un uomo non
mi ha mai guardato in questo modo, dove voglia arrivare me lo sento.
Povero lui! - “Avrei ritenuto possibile un'ora fa di farmi venire in mente,
specie in un caso simile, di porre una condizione? Eppure lo faccio. Sì,
Else, capita d'essere soltanto un uomo, e non è colpa mia che voi siate
tanto bella, Else.” Cosa vuole, cosa? - “Forse oggi o domani vi avrei
chiesto la stessa cosa che intendo chiedervi ora, anche se non aveste
voluto da me un milione – pardon, trentamila fiorini. Ma ovviamente in
altre circostanze a stento mi avreste concesso di parlar con voi tanto a
lungo a quattrocchi.” - “Oh, davvero vi ho impegnato troppo a lungo,
signore.” Questa l'ho detta bene. Fred sarebbe soddisfatto. Cosa
succede? Mi afferra la mano? Che gli viene in mente? - “Non a lungo
abbastanza, sapete Else?” - Deve lasciare la mia mano! Grazie a Dio
ora la lascia. Così vicino no. -”Non sareste una donna, Else, se non ve
ne foste accorta. Je vous désire.” - Avrebbe potuto dirlo anche in
tedesco, il signor visconte. “Devo dir di più?” - “Avete già detto troppo,
signor Dorsday.” E intanto non mi muovo. Ma perché? Me ne vado, me
ne vado senza salutare. “Else! Else!” - Eccolo ancora accanto a me.
“Perdonatemi, Else. Anch'io ho solo scherzato, proprio come voi prima,
con il milione. Nemmeno io ho la pretesa tanto grande che avete
temuto, purtroppo devo dire – ne ho una minore, che forse vi
sorprenderà piacevolmente. Vi prego, restate, Else.” - E davvero io
resto, ma perché? Eccoci qui in piedi l'uno di fronte all'altra. Avrei dovuto
semplicemente schiaffeggiarlo? Ora sarebbe troppo tardi? I due inglesi
arrivano. Ora sarebbe il momento. Proprio per questo. Ma perché non lo
faccio? Sono vile, spezzata, umiliata. Cosa vorrà al posto del milione?
Forse un bacio? Se ne potrebbe parlare. Un milione sta a trentamila
come – è un'equazione comica. ”Se davvero una volta doveste aver
bisogno di un milione, Else – certo non sono ricco, allora vedremo. Ma
stavolta voglio esser di poche pretese, come voi, e stavolta non voglio
nient'altro, Else, che – vedervi.” E' matto? Non mi vede, forse? Ah,
intende quello, dunque! Perché non lo schiaffeggio, il mascalzone?
Sono arrossita o impallidita? Nuda mi vuoi vedere? Piacerebbe a
parecchi, sono bella, nuda. Perché non lo schiaffeggio? Ha enorme il
viso. Perché tanto vicino, mascalzone? Non voglio che mi respiri sulla
guancia. Perché semplicemente non gli volto le spalle? E' il suo sguardo
a impedirmelo? Ci guardiamo negli occhi come nemici mortali. Mi
piacerebbe dargli del mascalzone, ma non ci riesco. O non voglio? - “Mi
guardate, Else, come se fossi matto. Forse un poco lo sono, infatti da
voi è uscito un incanto, Else, di cui voi stessa siete all'oscuro. Dovete
sentire, Else, che la mia richiesta non è offensiva. Sì, dico 'richiesta',
anche se sembra un ricatto disperante. Ma io non sono affatto un
ricattatore, sono solo un uomo che ha fatto esperienze di ogni genere,
tra le altre quella che tutto al mondo ha il suo prezzo e che uno, se il
suo denaro lo regala pur trovandosi nella condizione di riceverne un
controvalore, è un perfetto folle. E ciò che stavolta desidero comprarmi,
Else, per quanto sia tanto, non vi renderà più povera per averlo
venduto. E che resterebbe un segreto tra voi e me ve lo prometto, Else,
in nome - in nome di tutto il fascino tramite la cui rivelazione mi
rendereste felice.” Dove ha imparato a parlare così? Pare un libro. “E vi
prometto anche che dalla situazione non trarrò alcun vantaggio non
presente nel nostro accordo. Da voi non chiedo altro che poter star lì un
quarto d'ora, davanti alla vostra bellezza, in raccoglimento. La mia
stanza si trova allo stesso piano della vostra, Else, numero
sessantacinque, facile da ricordarsi. Il tennista svedese di cui oggi
parlavate, non aveva appunto sessantacinque anni?” - E' matto! Perché
lascio che seguiti a parlare? Sono paralizzata. -”Ma se per qualche
motivo non vi va di farmi visita nella stanza numero sessantacinque,
Else, vi propongo una passeggiatina dopo cena. Nel bosco c'è una
radura, l'ho scoperta di recente proprio per caso, appena a cinque
minuti dal nostro albergo. E' una splendida notte d'estate, quasi calda, e
la luce delle stelle vi vestirà magnificamente.” - Sembra che parli a una
schiava. Gli sputo in faccia. -”Non dovete rispondermi subito, Else.
Riflettete. Dopo cena mi notificherete gentilissimamente la vostra
decisione.” Ma perché dice 'notificare'? Notificare: che razza di
sgradevole parola. -”Riflettete con la massima calma. Forse avvertirete
che non è semplicemente un affare, quello che io vi propongo.” E allora
cosa, verboso mascalzone! - “Intuirete magari che a parlarvi è un uomo
alquanto solo e non particolarmente felice, che forse merita qualche
indulgenza.” Lezioso mascalzone. Parla come un cattivo attore. Le sue
dita curate sembrano artigli. No, no, non voglio, ma perché non glielo
dico? Ucciditi papà! Cosa vuol fare con la mia mano? Ho il braccio
senza forza. Porta la mia mano alle labbra. Calore di labbra. Che schifo!
La mia mano è gelata. Avrei voglia di buttargli giù il cappello, sarebbe da
ridere. Finito di baciare, mascalzone? I lampioni davanti all'albergo già
sono accesi, al terzo piano due finestre aperte, la mia è quella in cui le
tende si muovono. Sopra l'armadio luccica qualcosa, non c'è nulla,
sopra, solo la cornice d'ottone. - “Dunque arrivederci, Else.” Non
rispondo nulla. Sto qui immobile. Mi guarda negli occhi. Il mio viso è
impenetrabile. Non sa niente, lui, non sa se andrò o non andrò.
Nemmeno io lo so, so solo che tutto è alla fine. Io sono mezza morta.
Ecco che se ne va. Un poco piegato. Mascalzone! Sente il mio sguardo
sulla nuca. Ma chi saluta? Due signore. Come fosse un conte, ecco
come saluta. Paul dovrebbe sfidarlo e ucciderlo. O Rudi. Ma cosa crede
davvero? Sfacciato! Mai e poi mai. A te non resterà che ucciderti, papà.
Ecco due che vengono evidentemente da un tour. Entrambi carini, lui e
lei. Hanno ancora il tempo per cambiarsi prima di cena? Sono certo in
viaggio di nozze, o forse nemmeno sposati. Io non sarò mai in viaggio di
nozze. Trentamila fiorini. No, no, no! Non ci sono al mondo trentamila
fiorini? Vado da Fiala. Arrivo in tempo. Egregio dottor Fiala. Con piacere,
signorina mia. Si accomodi nella mia camera da letto. - Fammi il
piacere, Paul, chiedi trentamila fiorini a tuo padre. Di' che hai debiti di
gioco, o sei costretto a spararti. Volentieri, cara cugina. La mia camera è
la numero tale, ti aspetto per la mezzanotte. Oh, signore, come siete
moderato. Per il momento. Ora si cambia. Smoking. Dunque
decidiamoci. Prato alla luce lunare o stanza numero sessantacinque? Mi
accompagnerà nel bosco in smoking?
Non è ancora il momento della cena. Fare una passeggiatina e riflettere
in pace sulla faccenda. Sono un anziano solitario, ah ah. Aria divina,
come champagne. Nemmeno più freddo, fa – trentamila... trentamila …
Devo avere un aspetto carino assai sullo sfondo ampio del paesaggio.
Peccato che nessuno ci sia più, all'aperto. A quel signore laggiù sul
margine del bosco piaccio. Oh, mio caro signore, nuda sono anche
molto più bella, ed al prezzo irrisorio di trentamila fiorini. Se portate con
voi anche degli amici costa meno. Spero che abbiate amici molto più
carini e giovani del signor von Dorsday, no? Lo conoscete? E' un
mascalzone, un verboso mascalzone...
Dunque riflettere, riflettere … E' in gioco la vita d'un uomo. La vita di
papà. Ma no che non si uccide, preferirà farsi metter dentro. Tre anni di
carcere duro, o cinque. Vive con quest'angoscia continua già da cinque
o dieci anni... Patrimonio d'un minore … Ed anche la mamma. E anch'io,
comunque. Davanti a chi dovrò spogliarmi tutta la prossima volta? O per
farla semplice restiamo al signor Dorsday? La sua amante attuale non è
affatto fine 'detto tra noi'. Sarei certo meglio io. Non è troppo scontato
che io sia tanto più fine. Non datevi arie, signorina Else, potrei
raccontarne, di storie su di voi … Un certo sogno per esempio, che
avete fatto già tre volte e di cui non avete parlato nemmeno con la
vostra amica Bertha. Che pure ne tollera, di cose. E com' è andata
quest'anno a Gmunden sul balcone, alle sei di mattina, mia distinta
signorina Else? A quei due giovani in barca che son stati a guardarvi
non ci avete proprio fatto caso? Il mio viso, dal lago, non sono riusciti a
figurarselo bene, ma che ero in camicia se ne sono accorti. E ne sono
stata contenta, più che contenta, ero come inebriata. Con tutt'e due le
mani mi sono sfiorata le anche facendo come se non sapessi che mi si
vedeva. Ecco come sono, io, sono così, una poco di buono, sì. Tutti se
ne accorgono, anche Paul. Naturale, è un ginecologo. E il sottotenente
di marina, anche lui se ne è accorto, e anche il pittore. Solo Fred, quello
stupido, non se ne accorge. Ecco perché mi vuol bene. Ma proprio per
questo davanti a lui nuda non vorrei essere, mai e poi mai. Non ne avrei
alcuna gioia, mi vergognerei. Ma davanti al rubacuori con la testa da
romano, eccome! Più che davanti a tutti. Anche se subito dopo dovessi
morire, ma morire subito dopo non è necessario. Si sopravvive. La
Bertha è sopravvissuta più volte. Anche Cissy se ne sta certo distesa
nuda, quando Paul sgattaiola da lei lungo i corridoi dell'albergo, come
sgattaiolerò stanotte io, dal signor von Dorsday.
No, no. Non voglio. Da chiunque altro, non da lui. Da Paul, meglio.
Oppure me ne tiro fuori dal mazzo uno, stasera durante la cena. E'
proprio la stessa, ma non posso dire a tutti che in cambio voglio
trentamila fiorini! Cioè, allora sarei come una donnina della
Kaernterstrasse. No, non mi prostituisco. Mai. Non lo farò mai. Cioè, mi
concedo se trovo quello giusto, ma non mi prostituisco. Sarò una poco
di buono, ma non una puttana. Vi siete sbagliato, signor von Dorsday. E
anche il papà, certo, si è sbagliato. Deve anzi averlo previsto, conosce
gli uomini e conosce pure il signor von Dorsday. Eppure ha potuto
immaginare che il signor Dorsday <avrebbe concesso il prestito> in
cambio di nulla nulla. Altrimenti avrebbe potuto telegrafare o venire qui
di persona. Ma così era più comodo e certo, non è vero, papà? Quando
si ha una figlia tanto carina, a che pro andare in prigione? E la mamma,
scema com'è, si mette a scrivere la lettera. Il papà non ne ha avuto il
coraggio. Avrei dovuto accorgermene subito. Ma non vi riuscirà. No, ci
hai speculato con troppa sicurezza, sul mio ingenuo affetto, Papà, ci hai
contato con troppa sicurezza, sul fatto che io avrei sopportato ogni
bassezza piuttosto di far pesare su di te le conseguenze della tua
spensieratezza criminale. Ma certo, tu sei un genio, lo dice il signor
Dorsday, lo dicono tutti. Ma io che ci faccio? Fiala è uno zero, ma non si
appropria del patrimonio di nessun minore, nemmeno di Waldheim si
può fare il nome, accanto a te... Chi è che l'ha detto? Il dottor Froriep. Il
tuo papà è un genio. Ed io l'ho sentito parlare solo una volta! Lo scorso
anno nell'aula della corte d'assise – prima e ultima volta! Stupendo, le
lacrime mi sono scorse sulle guance. E il poveraccio che ha difeso è
stato assolto. Forse non era affatto un poveraccio. Comunque si è
limitato a rubare, non si è appropriato del patrimonio d'un minore per
giocare a baccarà e speculare in borsa. E ora sarà la volta di papà, di
stare davanti ai giurati. Sarà su tutti i giornali. Secondo giorno di
udienza, terzo, il difensore si alza per una obiezione. Ma chi sarà, il
difensore? Nessun genio. Niente gli sarà d'aiuto. Colpevole
all'unanimità. Condannato a cinque anni. Pareti di mattoni, tenuta da
carcerato, capelli tosati. Permesso di vederlo una volta al mese, ci vado
con mamma, terza classe, voglio dire, non abbiamo soldi, nessuno ce
ne presta. Appartamentino nella Lerchenfeldstrasse, lì dove sono
andata dalla sarta dieci anni fa. Gli portiamo qualcosa da mangiare, ma
poi come, se non ne abbiamo nemmeno noi? Zio Viktor ci rilascerà una
rendita. Trecento fiorini al mese <il dettaglio può servire ad immaginare
il valore dei trentamila fiorini richiesti: essi sono pari a cento volte una
somma mensile necessaria alla “sopravvivenza” di due donne in una
città come Vienna>. Rudi in Olanda presso Vanderhulst, se ancora ci
s'interessa a lui. Il figlio del carcerato! Romanzo di Temme in tre parti
<J.D.H.Temme, scrittore tedesco del XIX secolo – fonte: Internet>. Il
papà ci riceve in tenuta da carcerato, a strisce, non ha un brutto aspetto,
soltanto triste. Non riesce nemmeno ad avere un brutto aspetto. - Else,
se tu allora mi avessi procurato i soldi, penserà, però senza dirlo. Non
avrà il coraggio di rimproverarmi. Voglio dire, non è cattivo, è solo
leggerino. La sua sciagura è la passione del gioco, non può farci nulla, è
una specie di follia. Forse lo assolvono, per questo. Anche alla lettera,
non ci ha riflettuto, prima. Forse nemmeno gli è venuto in mente che
Dorsday avrebbe potuto sfruttare l'occasione e che si sarebbe pretesa
da me una simile bassezza. E' un nostro buon amico, già una volta ha
prestato al Papà ottomila fiorini. Come si fa a pensare una cosa del
genere di una persona. Il papà prima ha tentato da ogni altra parte. Che
cosa deve aver fatto, prima di spingere la mamma a scrivere questa
lettera! E' corso dall'uno all'altro, da Warsdorf a Burin, da Burin a
Wertheimstein e Dio sa ancora da chi. Certo anche da zio Viktor. E tutti
lo hanno piantato in asso. Tutti i cosiddetti amici. Ed ecco che la sua
speranza è Dorsday, la sua ultima. E senza i soldi lui si uccide. E'
naturale che si uccida. Non si lascerà mettere in galera. Inchiesta,
udienza, corte d'assise, carcere, tenuta da carcerato. No, no! Quando
arriva il mandato d'arresto lui si spara oppure s'impicca. All'architrave
della finestra, sarà appeso, verremo avvisati dalla casa di fronte, dovrà
aprire il fabbro, e tutto per colpa mia. Ed ora siede insieme a mamma
nella stessa stanza dove dopo domani sarà appeso, fumando un sigaro
Avana. Dove li prende sempre, questi sigari Avana? Lo sento mentre
tranquillizza la mamma. Contaci, Dorsday darà ordine di versare i soldi.
Considera che quest'inverno un mio intervento gli ha salvato una grossa
cifra, e poi arriva il processo Erbesheimer … Davvero, lo sento mentre
parla. Telepatia! Strano. In questo momento vedo anche Fred. Cammina
nello Stadtpark con una ragazza, davanti al Kursalon. Lei ha una vistosa
bluse azzurra, scarpe lucide, ha un pochino di raucedine. Con assoluta
precisione, lo so. Quando torno a Vienna glielo chiederò, a Fred, se il tre
di settembre tra le sette e mezzo e le otto di sera era nello Stadtpark
con la sua ragazza.
Ma dove sono, che cosa mi succede? E' quasi buio totale. Che bellezza,
che pace, nessuno in lungo e in largo. Tutti già seduti per la cena,
dunque. Telepatia? No, questa non è ancora telepatia, nient'affatto. E'
che ho sentito il tam tam. Dov'è l'Else?, si chiederà Paul. Se ne
accorgeranno tutti, che ancora non ci sono, all'antipasto. Manderanno a
chiamarmi. Che è successo a Else? Ma è davvero sempre tanto
puntuale? Anche i due signori alla finestra penseranno: ma dov'è oggi
quella bella ragazza con i capelli rosso – biondi? E il signor von Dorsday
sarà angosciato. Di sicuro, è un vigliacco. Tranquillizzatevi, signor von
Dorsday, a voi non succederà niente. Vi disprezzo talmente. Se volessi,
domani sera sareste un uomo morto. - Sono convinta che Paul lo
sfiderebbe, se gli raccontassi la cosa. Vi risparmio la morte, signore.
Che enorme ampiezza i prati, e quant'è gigantesco, il nero delle
montagne. Quasi niente stelle. No, tre, quattro – già aumentano. E che
silenzio nel bosco dietro di me. Bello sedere qui sulla panchina ai
margini del bosco. Dista tanto l'albergo, e tanto luccica, è fiabesco. E
che razza di mascalzoni siedono lì. Ah, no, persone, povere persone
che mi fanno tutte così pena. Anche la marchesa me ne fa, non so
perché, e la signora Winawer e la bambinaia della della figlia di Cissy.
Non siede a tavola, ha già mangiato prima con Fritzi. Cos'è successo a
Else?, chiede Cissy. Come, non è neppure in camera? Tutti stanno in
pena per me, è sicuro. Io soltanto non sto affatto in pena. Voglio dire,
eccomi a San Martino di Castrozza <località sita a nord est di Trento,
all'epoca della storia (precedente alla prima guerra mondiale) facente
parte dell'impero austro-ungarico>, siedo su una panchina al margine
del bosco e piango, mi pare quasi. Voglio dire, perché poi piango? Non
ce n'è mica ragione. Sono i nervi. Devo dominarmi. Non devo lasciarmi
andare così. Ma piangere non è nemmeno spiacevole. Mi fa sempre
bene, piangere. Anche quando ho fatto visita in ospedale alla nostra
vecchia francese che poi è morta, ho pianto. E alla sepoltura della
nonna, e quando la Bertha è andata a Norimberga, e quando la piccola
dell' Agathe è morta, e anche a teatro, alla Signora delle camelie <dal
romanzo di A.Dumas, 1848>, ho pianto. Quando sono morta, chi
piangerà? Oh, che bello, essere morta. Giaccio composta nella bara nel
salone, le candele bruciano. Lunghe candele. Dodici lunghe candele. Da
basso c'è già il carro funebre. Davanti al portone, gente. Ma che età
aveva? Solo diciannove. Davvero solo diciannove? - Pensate, il suo
papà è in galera. Ma perché si è uccisa? Per un amore infelice, per un
rubacuori. Ma cosa vi salta in mente? Stava per aver un bambino. No, è
precipitata dal Cimone. Si tratta d'una disgrazia. Buon giorno, signor
Dorsday, porgete alla piccola Else l'estremo omaggio? Piccola Else, lo
dice la vecchia. - Ma perché? E' naturale, devo porgerle l'estremo
omaggio, le ho procurato infatti l'ultima onta. Oh, ne valeva la pena,
signora Winawer, un corpo tanto bello non l'ho mai visto. M'è costato
solo trenta milioni. Un Rubens vale il triplo. S'è avvelenata con l'hashish.
Voleva avere solo belle visioni, ma ne ha preso troppo e non s'è più
risvegliata. Ma perché il signor Dorsday ha un monocolo rosso? A chi fa
cenno con il fazzoletto? La mamma scende le scale e gli bacia la mano.
Che schifo di uno schifo! Ora mormorano tra loro. Non riesco a capire
perché sono nella bara. La corona viola che ho attorno alla fronte è di
Paul. I paramenti arrivano al pavimento. Nessuno s'azzarda ad entrare.
Preferisco alzarmi e guardare fuori dalla finestra. Che gran mare blu!
Cento navi con vele gialle. Le onde scintillano. Tanto sole. Regata. I
signori hanno tutti magliette da vogatori, le signore sono in costume da
bagno. E' indecente. S'immaginano che io sia nuda. Che sciocchi, ho
invece addosso un abito funebre, perché sono morta. Ve lo dimostrerò.
Rientro nella bara, ma dov'è? Non c'è più. Portata via. Rubata. Per
questo il papà è in galera. Però la pena è ridotta a tre anni. I giurati sono
stati tutti corrotti da Fiala. Ora andrò al cimitero a piedi, perché la
mamma risparmia i soldi del funerale. Dobbiamo fare economie. Vado
così veloce che nessuno mi tiene il passo. Ah come riesco ad andar
veloce, tutti restano sulle vie e si stupiscono. Come si fa a guardare così
qualcuno che è morto! E' indiscreto. Preferisco sorvolare il campo, è
tutto blu di miosotis e di viole. Gli ufficiali di marina fanno ala.
Buongiorno, mie signori. Aprite il cancello, signor matador. Non mi
riconoscete? Ma sono la morta … non dovete baciarmi la mano … Ma
dov'è la mia tomba? Rubata anch'essa? Grazie a Dio, non è neppure il
cimitero, è il parco a Mentone. Sarà contento, il papà, che non sono
sepolta. Delle serpi non ho affatto paura. Basta che nessuna mi morda i
piedi. Oddio!
Ma che succede, dove sono? Ho dormito? Sì, ho dormito, devo aver
perfino sognato. Ho tanto freddo ai piedi. Al piede destro, perché? Ho
una smagliaturina al ginocchio. Perché mi trovo ancora nel bosco?
Devono aver già suonato da tempo per il Dinner. Dinner.
Oh Dio, dov'ero, così lontana? Cosa ho sognato? Che ero morta, credo.
E non ho avuto alcun pensiero di dovermi scervellare. Trentamila,
trentamila … ancora non li ho. Prima me li devo guadagnare. Ed eccomi
seduta da sola al margine del bosco. Le luci dell'albergo. Devo tornare.
Orribile che debba tornare. Ma di tempo da perdere non ce n'è più. Il
signor von Dorsday aspetta la mia decisione. Decisione! No, no,
signore, per farla breve: no. Avete scherzato, signore, evidente. Gli dirò
così. Oh, è ottimo, questo. Il vostro scherzo non era molto gradevole,
signore, ma voglio perdonarvi. Domattina presto telegrafo a papà,
signore, che i soldi saranno nelle mani del dottor Fiala, puntuali..
Meraviglioso. Gli dico questo, e lui deve far recapitare i soldi. Deve? Lui
deve? Ma perché deve? E se lo facesse, poi in qualche modo si
vendicherebbe. Farebbe sì che i soldi arrivino in ritardo. Oppure
darebbe l'ordine di recapitarli e poi racconterebbe a tutti che mi ha
avuta. Ma i soldi non li fa mica recapitare. No, signorina Else, non erano
questi, i patti. Telegrafate al papà quel che volete, io i soldi non li mando.
Non crediate, signorina Else, che io mi faccia gabbare da una
ragazzetta così, io, il visconte di Eperies.
Devo far attenzione nel camminare, il sentiero è tutto buio. Stranamente
sto meglio di prima, nulla è cambiato e sto meglio. Ma cosa ho sognato?
Un matador? Che razza di matador era? L'albergo è più lontano di
quanto pensassi. Quelli sono certo ancora a cena. Mi siederò tranquilla
a tavola, dirò di aver avuto un'emicrania e mi farò servire. Sarà lo stesso
signore, in fin dei conti, a venir da me per dirmi che era tutto uno
scherzo. Perdonate, signorina Else, perdonate lo scherzo di cattivo
gusto, ho già telegrafato alla mia banca. Ma non lo dirà. Non ha
telegrafato. E' tutto uguale a prima. Aspetta. Il signor von Dorsday
aspetta. No, non voglio vederlo. Non posso più vederlo. Nessuno, posso
più vedere. Non voglio più stare in albergo, non voglio andare a casa,
né a Vienna, da nessuno, da nessun essere, né da papà né da mamma
né da Rudi né Fred, né da Bertha né da zia Irene. Che è ancora la
migliore e che capirebbe tutto. Ma io non ci ho più a che fare, con lei né
con nessuno. Se potessi fare una magia sarei in tutt'altra parte del
mondo. Su una qualche splendida nave nel mare Mediterraneo, ma non
da sola. Per esempio con Paul. Questo potrei ben immaginarmelo. O di
abitare in una villa sul mare, noi su una scala di marmo che porta in
acqua, lui mi stringe tra le braccia e mi morde le labbra come ha fatto
Albert due anni fa mentre suonavo il piano, quello sfacciato. No. Da sola
mi piacerebbe aspettare tra l'acqua e gli scalini di marmo, e finalmente
verrebbe uno, o diversi, io sceglierei, e i rifiutati si butterebbero tutti in
mare per la disperazione. Oppure potrebbero pazientare fino al giorno
seguente. Acci, che bella vita sarebbe. Che le ho a fare queste
stupende spalle, queste belle gambe slanciate? E al mondo, soprattutto,
che ci sto a fare? Gli va benone, a tutti, che io mi prostituisca, mi ci
hanno anzi allevato, alla prostituzione, in un modo o nell'altro. Che io
recitassi in teatro non ne hanno voluto sapere nulla. Mi hanno deriso. E
l'anno scorso gli sarebbe andata benone se avessi sposato il dottor
Wilomitzer, che ne ha quasi cinquanta. A parte che non hanno tentato di
persuadermi. Il papà se n'è vergognato, ma la mamma ha fatto allusioni
chiarissime.
Come s'impone l'albergo, in grandezza, sembra un gigantesco castello
di luce incantato. Tutto s'impone, anche le montagne, se ne potrebbe
essere spaventati. Ancora non erano mai state tanto nere. Ancora non
c'è la luna. Aspetta, per levarsi, lo spettacolo, il gran spettacolo sui prati,
quando il signor von Dorsday fa danzar nuda la sua schiava. Ma cosa
m'importa di lui? Via, mademoiselle Else, quante storie! Eravate bell' e
pronta a scappare, a diventar l'amante di stranieri, d'uno dopo l'altro. E
la piccolezza che il signor von Dorsday vi chiede conta tanto? Per una
collana di perle, per bei vestiti, per una villa sul mare, siete disposta a
prostituirvi? E la vita di vostro padre non vale tanto? Sarebbe proprio
l'inizio giusto. Sarebbe la giustificazione per tutto il resto. Voi ve
l'aspettate, potrei dire che voi mi avete fatta a questo scopo, voi tutti
siete colpevoli che io sia diventata questa, non solo papà e mamma.
Anche il Rudi ha colpa e il Fred e tutti, tutti, perché non c'è nessuno cui
importi di una. Un pizzico di garbo se si ha un aspetto carino, un pizzico
di cure se si ha la febbre, una la mandano a scuola, a casa s'impara
piano e francese, d'estate si va in campagna e per il compleanno si
ricevono regali e a tavola si ciarla di tutto un po'. Ma di cosa succede
dentro di me, di cosa mi agita, di cosa mi fa paura, ve ne siete
preoccupati mai? A volte nello sguardo di papà ce n'era un segno, ma
fuggevole, e subito di nuovo il lavoro, le preoccupazioni e il gioco in
borsa – probabilmente qualche donnina segreta, 'detto tra noi, niente di
fine' – ed ero di nuovo sola. E ora cosa facevi, cosa facevi oggi, papà,
se non c'ero io?
Eccomi qui, davanti all'albergo. Orribile doverci entrare, dover vedere
tutti, il signor von Dorsday, la zia, Cissy. Com'era bello prima, sulla
panchina al margine del bosco, com'ero, già morta. Se mi limitassi ad
andare su – matador cosa, si trattava di una regata, giusto, ed ho
guardato fuori dalla finestra, ma il matador era chi? Se solo non fossi
tanto stanca, così orribilmente stanca. E ci devo restare fino a
mezzanotte per poi sgattaiolare nella stanza del signor von Dorsday?
Forse nel corridoio m'imbatto nella Cissy. Cosa porta sotto la vestaglia
quando va da lui? E' difficile quando in cose del genere non si ha
pratica. Dovrei chiederle consigli, alla Cissy? Naturalmente non direi che
si tratta di Dorsday, invece lei dovrebbe immaginare che ho un
rendezvous notturno con uno dei bei ragazzi qui dell'albergo. Per
esempio, con quello alto e biondo che ha occhi radiosi. Ma non c'è più.
All'improvviso è sparito. A lui fino a questo momento non ci ho nemmeno
pensato. Ma non si tratta purtroppo dell'uomo alto e biondo dagli occhi
radiosi, nemmeno di Paul, si tratta del signor von Dorsday. Allora, cosa
faccio? Cosa gli dico? Semplicemente sì? Ma in camera sua non posso
andarci. Di sicuro sul lavabo ci ha solo flaconi eleganti, e la stanza
odora di profumo francese. No, da lui no assolutamente. Piuttosto
all'aperto, lì non mi chiede niente, lui. Il cielo è così alto e i prati così
grandi. Nemmeno devo pensarci, al signor von Dorsday, non devo
guardarlo nemmeno, e se osasse toccarmi si prenderebbe un calcio a
piede nudo. Acci, se si trattasse d'un altro, di qualcun altro. Tutto, tutto
potrebbe avere da me stanotte, ogni altro, Dorsday no. Ed è proprio lui!
Proprio lui! Come penetreranno e scaveranno, i suoi occhi. Starà lì con il
monocolo e sogghignerà. Ma no, non sogghignerà. Fingerà una faccia
distinta. Elegante. Voglio dire, ci è avvezzo, a cose del genere. Quante
volte ha guardato in questo modo? Cento, mille? Ma nel mazzo, una
come me no, certo che no. Gli dirò che non è il primo che mi guardi così.
Gli dirò che ho un amante. Ma solo se i trentamila fiorini sono mandati a
Fiala. Poi gli dirò che è stato un matto, che per gli stessi soldi avrebbe
potuto avermi. Che ho già avuto dieci ammiratori, venti, cento. Ma non ci
crederà per niente. E se non ci crede, che me ne viene? Se solo potessi
in qualche modo guastargli la gioia. E se fossero in due? Perché no?
Non ha mica detto che sarà per forza solo con me. Accidenti, signor von
Dorsday, se ne ho di paura, di voi. Non volete farmi la cortesia di portar
con voi un buon amico? Non si tratta in nessun modo di qualcosa che
va contro l'accordo, signor von Dorsday. Se mi girasse, potrei invitarci
tutto l'albergo e ciò nonostante sareste obbligato a far recapitare i
trentamila fiorini. Ma io mi accontento di portare con me mio cugino
Paul. O preferite diciamo un altro? Il tipo alto e biondo purtroppo non c'è
più e nemmeno il rubacuori con la testa da romano. Qualcun altro però
lo trovo. Temete l'indiscrezione? Non è il caso. Non la applico a
nessuno, la discrezione, quando si è al punto mio, allora ogni cosa è
proprio la stessa. Anzi, oggi è solo l'inizio, o voi pensate che dopo
quest'avventura io ritorni a casa col decoro di ragazza di buona
famiglia? No, né decoro né buona famiglia. Fine. Ora mi tengo sulle mie
gambe, le ho belle, signore, come avrete presto occasione di notare voi
e gli altri partecipanti alla festa. Dunque siamo a posto, signore. Attorno
alle dieci, mentre tutti si trovano ancora nella hall, noi camminiamo alla
luce della luna sui prati, dentro il bosco, fino alla vostra famosa radura
scoperta per caso. Portate con voi anche il telegramma alla banca, non
si sa mai, posso permettermi di esigere una garanzia sicura, da una
canaglia pari vostro. Ed attorno alla mezzanotte potreste ritornare a
casa, io restando sui prati alla luce della luna, con mio cugino o
altrimenti chissà con chi. Non avete nulla in contrario, signore? Non
potreste nemmeno permettervelo. Se poi domattina presto per caso
dovessi essere morta, non ve ne meravigliate più di tanto. E' allora che
Paul spedirà il telegramma cui si sarà già pensato. Ma in nome di Dio
non vi immaginate di avermi spinto voi, miserabile, alla morte. Voglio
dire, lo so già da tanto che per me finirà così. Basta che lo chiediate al
mio amico Fred, se già non lo ho detto più d'una volta. Fred, che
significa di fatto signor Friedrich Wenkheim, nel complesso l'unico uomo
decente che abbia conosciuto in vita mia. L'unico che avrei amato, se lui
non fosse stato appunto così decente. Certo, sono una creatura davvero
infame. Non sono fatta per un'esistenza borghese e neppure possiedo
alcun talento. Per la nostra famiglia comunque la cosa migliore sarebbe
l'estinzione. Anche al Rudi capiterà qualche malheur. S'indebiterà per
una canzonettista olandese dagli occhi radiosi e deruberà Vanderhulst.
Nella nostra famiglia funziona così. Il fratello minore di mio padre si è
sparato quando aveva quindici anni. Nessuno sa perché. Io non l'ho
conosciuto. Fatevene mostrare la fotografia, signore, l'abbiamo in un
album. Nessuno sa perché si sia ucciso, e nemmeno di me nessuno lo
saprà. Assolutamente non per causa vostra, signore. Non ve ne faccio
l'onore. A diciannove o a ventuno anni, fa lo stesso. Devo diventare
bambinaia, telefonista, sposare un signor Wilomitzer, oppure farmi
mantenere da voi? E' tutto lo stesso schifo, e comunque con voi sui prati
non ci vengo. No, tutto è troppo faticoso, troppo stupido e troppo
ripugnante. Quando sono morta avrete la bontà di far recapitare al papà
quelle po' di migliaia di fiorini, difatti sarebbe triste se lui venisse
arrestato proprio nel giorno in cui la mia salma viene portata a Vienna.
Ma io lascerò una lettera con disposizioni testamentarie: il signor von
Dorsday ha diritto di vedere la mia salma. La mia bella salma nuda di
ragazza. Così non potete lamentarvi, signore, che vi abbia imbrogliato.
Per i vostri soldi qualcosa lo avete, che io debba ancora esser viva nel
nostro contratto non c'è. No. Non si trova scritto da nessuna parte.
Dunque, lascio in eredità la vista della mia salma al mercante d'arte
Dorsday, al signor Fred Wenkheim lascio il diario del mio
diciassettesimo anno di vita – non ho scritto oltre – ed alla ragazza che
lavora da Cissy lascio i venti franchi in monete che ho riportato un anno
fa dalla Svizzera. Si trovano nella scrivania vicino alle lettere. A Bertha
lascio l'abito da sera nero. Ad Agathe i miei libri. A mio cugino Paul gli
lascio un bacio sulle mie labbra pallide. Alla Cissy lascio la mia
racchetta, per magnanimità. E mi si deve seppellire qui a San Martino di
Castrozza, nel piccolo grazioso cimitero. Non voglio più tornare a casa.
Nemmeno da morta. Papà e mamma non si devono crucciare, a me va
meglio che non a loro. E li perdono. Non è un peccato che io muoia. Ah
ah, che comico testamento. Sono davvero commossa. Se penso che
domani quando gli altri sono a tavola io sono già morta! Zia Emma non
scenderà a cena, naturalmente, e nemmeno Paul. Si faranno servire in
camera. Curiosa lo sono di come si comporterà Cissy, solo che
purtroppo non lo verrò a sapere. Nulla, verrò a sapere. O forse si sa
ancora tutto, finché non si è sepolti? E infine, sono morta soltanto
apparentemente, e quando il signor von Dorsday si avvicina alla mia
salma mi rizzo e gli spalanco gli occhi, così dallo spavento gli cade il
monocolo.
Purtroppo non c'è niente di vero. Non sarò morta apparente e nemmeno
morta. Non mi ucciderò affatto, sono troppo vigliacca. Anche se sono
una prode scalatrice, sono una vigliacca. Forse non ci ho nemmeno
abbastanza Veronal. Ma quanto ne serve? Credo sei dosi, ma con dieci
è più sicuro, credo che ce ne siano ancora dieci. Sì, basteranno.
Quanti giri dell'albergo sto facendo? E ora? Eccomi davanti al portone.
Nella hall non c'è ancora nessuno. Naturale – sono ancora a cena. Ha
un aspetto strano la hall tutta vuota. Là sulla sedia c'è un cappello da
viaggio molto elegante. Scamosciato, carino. Sulla poltrona siede un
anziano signore. Probabile che non abbia più appetito. Legge giornali.
Gli vanno bene le cose, non ha alcuna preoccupazione. Legge in pace
giornali, ed io mi devo rompere la testa sul modo di procurare al papà
trentamila fiorini. Ma no. Già lo so il modo. Voglio dire, è così
paurosamente semplice. Ma cosa voglio? Che cosa? Cosa ci faccio
nella hall? Ora tutti vengono da aver cenato. Ma cosa devo fare? Il
signor von Dorsday di certo sta sulle spine. Dov'è lei, pensa, alla fine si
è uccisa? O ha incaricato qualcuno di uccidere me? O aizza suo cugino
Paul contro di me? Non abbiate paura, signore, non sono davvero una
persona tanto pericolosa. Sono una canaglietta, niente di più. Per la
paura che avete patito dovete averci il vostro compenso. Ore dodici,
camera numero sessantacinque. All'aperto mi farebbe troppo freddo. E
dopo, signore, vado direttamente da mio cugino Paul. Non avete mica
qualcosa in contrario, signore?
“Else! Else!”
Che c'è? E' la voce di Paul. Già finita la cena? - “Else!” - “Accipicchia,
Paul, ma che c'è?” - Faccio l'ingenua totale. “Voglio dire, dove ti sei
cacciata?” - “Dove devo essermi cacciata? Sono andata a passeggiare.”
- “Durante la cena?” - “Beh, quando, sennò? E' l'ora migliore per farlo.”
Dico scemenze. “La mamma s'è immaginata di tutto, io sono andato a
bussare alla porta della tua stanza.” - “Non ho sentito nulla.” -
“Seriamente, Else, come puoi farci aspettare in un'inquietudine così?
Avresti potuto almeno avvisare mamma, che non venivi a cena.” - “Hai
ragione, Paul, ma se avessi una vaga idea di qual mal di testa ho
avuto.” Parlo melodiosamente. Che canaglia. “Ma almeno stai meglio,
ora?” - “Proprio proprio, non direi.” - “Prima di tutto avviso mamma” -
“Fermati, Paul, non ancora. Scusami con la zia, voglio andare per pochi
minuti nella mia stanza per riprendermi un po', dopo vengo subito giù e
mi farò servire qualcosina.” - “Sei talmente pallida, Else! Devo mandarti
su la mamma?” - “Non far tante storie con me, Paul, e non mi guardare
così. Non hai mai visto un essere femminile con il mal di testa? Vengo
giù di sicuro, al più tardi tra dieci minuti. Ciao, Paul.” - “Allora,
arrivederci, Else.” - Grazie al cielo se ne va. Sciocco, ma caro. Il
portiere, che cosa vuole da me? Come, un telegramma? “Grazie,
quando è arrivato, signor portiere?” - “Un quarto d'ora fa, signorina.” -
Ma perché mi guarda così – dispiaciuto. Dio del cielo, cosa conterrà? Lo
apro su, sennò magari ho un mancamento. Alla fine il papà s'è – se il
papà è morto, allora è tutto a posto, non devo andar più con il signor
von Dorsday sul prato … Sono una miserabile. Dio mio, fa' che nel
telegramma non ci siano cattive notizie. Dio mio, fa' che il papà sia vivo.
Arrestato per colpa mia, ma morto no. Se non ci sono cattive notizie,
voglio fare un sacrificio. Mi trasformo in bambinaia, divento impiegata in
un ufficio. Morto no, papà. Son pronta, faccio proprio tutto quello che
vuoi...
Grazie a Dio, sono su. Luce, luce accesa. S'è fatto freddo, troppo
aperta, la finestra. Coraggio; ah, magari c'è scritto che la faccenda è
risolta. Forse lo zio Bernhard ha dato i soldi e loro mi telegrafano: non
parlare con Dorsday. Vedrò subito, ma se sto a guardare il soffitto è
naturale che leggere non posso, quello che c'è nel telegramma. Trallallà
trallallero, coraggio. Sia quel che deve essere. 'Ribadisco fervida
preghiera parlare con Dorsday. Somma non trenta, ma cinquanta. O
tutto inutile. Indirizzo resta Fiala.' Cinquanta, o tutto inutile. Trallallà
trallallero. Cinquanta. Indirizzo resta Fiala. Ma certo, cinquanta o trenta,
ma che importa? Anche al signor von Dorsday mica gl'importa. Il
Veronal sta sotto la biancheria, per ogni evenienza. Perché non l'ho
detto subito, cinquanta? Eppure ci ho pensato! O tutto inutile. Quindi
giù, svelta, non restare seduta sul letto. Signor von Dorsday, un piccolo
errore, perdonate. Non trenta, ma cinquanta, o tutto inutile. Indirizzo
resta Fiala. 'Mi prendete per matto, signorina Else?' Per nulla, signor
visconte, come potrei. Signorina, per cinquanta dovrei in ogni caso
pretendere di più. O tutto inutile. Indirizzo resta Fiala. Come desiderate,
signore. Ma prego, comandate pure. Ma prima di tutto, telegrafate alla
vostra banca, è naturale, o io non ho garanzie.
Sì sì, faccio così, vado da lui in camera e non appena lui ha scritto
davanti ai miei occhi il messaggio, mi spoglio. Con il messaggio scritto in
mano. Ah, vomitevole. E gli abiti dove li metto? No no, mi spoglio qui e
mi avvolgo con quel grosso mantello nero che mi copre tutta. Così è la
cosa più comoda, per entrambe le parti. Indirizzo resta Fiala. Batto i
denti. Finestra ancora aperta. Chiusa. All'aperto?Avrei potuto morirne.
Canaglia! Cinquantamila. Non può dire di no. Stanza sessantacinque.
Però prima dico a Paul di aspettarmi in camera sua. Dopo Dorsday vado
diretta da Paul e gli racconto tutto. Ragion per cui Paul lo deve
schiaffeggiare. Voglio dire, stanotte stessa. Programma ricco. Poi sta al
Veronal. No, a che scopo? Perché morire? Neanche per idea. Bello,
bello, or la vita inizia davvero. Dovreste essere contento, dovreste andar
fiero della vostra figliolina. Diventerò una canaglia come il mondo ancora
non ne ha viste. Indirizzo resta Fiala. Devi avere i tuoi cinquantamila
fiorini, papà. Ma con i prossimi che mi guadagno ci compro una camicia
da notte nuova tutta pizzi, completa trasparenza, e costose calze di
seta. Si vive solo una volta. A far che sennò si ha un aspetto come ce
l'ho io? Luce accesa – anche la lampada sullo specchio. Che belli i miei
capelli biondo-rossi, le spalle, e nemmeno gli occhi sono male. Come
son grandi. Sarebbe un peccato uccidermi. Per il Veronal c'è sempre
tempo. Comunque devo scendere, e molto in basso, il signor Dorsday
aspetta e non sa nemmeno che nel frattempo son diventati
cinquantamila. Eh sì, son salita di prezzo, signore. Gli devo far vedere il
telegramma, sennò finisce per non credermi e pensa che voglia
trasformare la faccenda in un affare. Manderò il telegramma in camera
sua con qualcosa di scritto. Con mio gran dispiacere sono diventati
cinquantamila, signor von Dorsday, certo per voi è proprio la stessa. E
sono convinta che la vostra controproposta non era fatta davvero sul
serio. Infatti voi siete un visconte ed un gentleman. Domattina
manderete senz'altro a Fiala i cinquantamila da cui dipende la vita di
mio padre. Ci conto. 'Va da sé, cara signorina, ne mando subito, per
ogni evenienza, centomila, senza nessuna contropartita, e inoltre
m'impegno da oggi in poi a mantenere la vostra famiglia in blocco, a
pagare le perdite in borsa del vostro signor papà ed a risarcire per intero
il patrimonio del minore sottratto.' Indirizzo resta Fiala. Ah ah ah! Come
no? Giustappunto si tratta del visconte di Eperies. E' tutto quanto
insensato. Cosa mi resta sennò? Sia quel che deve essere, devo farlo,
devo fare tutto quello che il signor von Dorsday desidera, perché il papà
domani abbia i soldi – perché non venga incarcerato, perché non si
uccida. E lo farò davvero. Sì, lo farò, anche se non serve a nulla. In sei
mesi risiamo a questo punto esatto! In quattro settimane! Ma poi nulla
mi riguarda più. Faccio un sacrificio e basta. Mai, mai più. Anzi, al papà
glielo dico, appena arrivo a Vienna. E poi via da casa, ovunque.
Chiederò consiglio a Fred. E' l'unico che mi voglia bene. Ma ancora a
quel punto non ci sono, non sono a Vienna, ma ancora a Martino di
Castrozza. Ancora non è successo nulla. E dunque cosa faccio, e
come? Ecco il telegramma, cosa ci faccio? Già lo so, devo mandarlo in
camera di lui. Ma poi? Devo scrivergli qualcosa in merito, sì ma cosa?
Aspettatemi verso le dodici? No, no, no! Non deve trionfare, non voglio
non voglio e non voglio. Grazie a Dio che ci ho la medicina, ecco l'unica
salvezza. Ma dov'è? Per l'amor di Dio, mica me l'avranno rubata? Ma
no, eccola. Nella sua scatola. Ci sono ancora tutte, le dosi? Sì, ci sono.
Una, due, tre, quattro, cinque, sei. Voglio vederle e basta, le care dosi.
Non c'è alcun obbligo a prenderle. Anche se le verso nel bicchiere, non
c'è alcun obbligo. Una, due – però di sicuro non mi uccido. Non ci penso
nemmeno. Tre, quattro, cinque – non se ne muore mica, ancora.
Sarebbe orribile se non avessi il Veronal, dovrei gettarmi dalla finestra e
di farlo il coraggio non lo avrei. Ma il Veronal – ci si addormenta pian
piano, non ci si sveglia più, niente tormenti, niente dolore. Ci si mette a
letto; si beve in un sorso, si sogna e tutto è finito. L'altro ieri anche, ho
preso una dose e di recente perfino due. Pst, nessun lo sappia. Oggi
saranno semplicemente un pochine di più. Solo per ogni evenienza.
Proprio proprio se mi dovesse far troppo orrore, ma poi perché
dovrebbe? Se mi tocca, gli sputo in faccia. Semplicissimo.
Però, come gliela devo far arrivare la lettera? Mica posso mandargliela
per mezzo della cameriera? La cosa migliore è che vada giù e parli con
lui, che gli faccia vedere il telegramma. Di sotto devo andarci comunque.
Non posso restare quassù in camera. Non ci resisto qui per tre ore, ad
aspettare il momento. Devo scendere anche per la zia. Ah, che me ne
importa? Vedete signori, ecco il bicchiere con il Veronal, ora lo prendo,
ora lo porto alle labbra, in ogni momento posso essere lì dove non ci
sono zie, Dorsday, padre ladro di patrimoni minorili …
Tuttavia non mi ucciderò, non ne ho la necessità, né andrò nella stanza
del signor von Dorsday, neppure ci penso... Non mi metterò nuda per
cinquantamila fiorini davanti a un vecchio uomo di mondo per salvare
uno straccione dalla galera. No no, nessuna delle due cose. Come si
permette il signor von Dorsday? E solo lui! Se mi guarda uno, allora mi
devon guardare anche altri. Certo! Grande pensata! Tutti devono
vedermi. Il mondo intero. E il Veronal dopo. No, non il Veronal, per far
che? Dopo vien la villa coi gradini di marmo e i bei ragazzi, la libertà e il
vasto mondo! Buona sera, signorina Else, mi piacete tanto. Ah ah. Là di
sotto diranno che sono impazzita, ma tanto ragionevole non sono mai
stata. Per la prima volta nella mia vita sono veramente ragionevole.
Tutti, tutti devono vedermi! E dopo non c'è alcun ritorno, nessun ritorno
a casa da papà e mamma, da zii e zie. Dopo non sono più la signorina
Else che magari si potrebbe accasare con un qualche direttore
Wilomitzer; di tutti loro mi faccio beffe, per primo del mascalzone
Dorsday - e nasco una seconda volta … altrimenti tutto inutile – indirizzo
resta Fiala. Ah ah!
Basta perder tempo, né ridiventare vigliacca. Levarsi l'abito. Chi sarà il
primo? Sarai tu, cugino Paul? Sei fortunato che quello dalla testa da
romano non c'è più. Bacerai stanotte questi bei seni? Ah, che bella che
sono. Bertha ha una camicia di seta nera. Raffinata. Io lo sarò di più.
Vita splendida. Via le calze, sarebbe sconveniente tenerle. Nuda, tutta
nuda. Cissy, come mi invidierà! Ed anche le altre. Che non ne hanno il
coraggio. Gli piacerebbe eccome. Prendete esempio. Io, la vergine, il
coraggio ce l'ho. Riderò da crepare, di Dorsday. Eccomi, signore. E
rapido alla posta. Cinquantamila. Eppure vale di più.
Bella, bella, che sono! Guardami, notte! Montagne, guardatemi! Cielo,
guardami, quanto son bella! Però voi siete ciechi. Cosa me ne viene, da
voi? Quelli giù hanno occhi. Devo sciogliermi i capelli? No, parrei una
pazza. Ma non dovete prendermi per pazza. Per una canaglia. Dov'è il
telegramma? Santo cielo, ma dove l'ho messo? Eccolo lì, felicemente
vicino al Veronal. 'Ribadisco fervida – cinquantamila – o tutto inutile.
Indirizzo resta Fiala.' Sì, è il telegramma. Un pezzo di carta con sopra
parole. Spedito a Vienna alle quattro e trenta. No, non sogno, è tutto
vero. E a casa stanno aspettando i cinquantamila fiorini. Ed anche il
signor von Dorsday aspetta. Deve aspettare soltanto. Ne abbiamo di
tempo. Ah, è davvero carino passeggiare qua e là nella stanza tutta
nuda. Sono davvero tanto bella come nello specchio? Accidenti,
avvicinatevi, bella signorina. Voglio baciare le vostre labbra rosso
sangue. Voglio premere il mio petto sul vostro. Che peccato che fra noi
ci sia il vetro, il vetro freddo. Come c'intenderemmo, tra di noi, non è
vero? Di nessun altro, avremmo bisogno. Forse non c'è nessun altro. Ci
sono telegrammi alberghi monti stazioni ferroviarie e boschi, ma di
persone, nessuna. Ci limitiamo a sognarle. A parte il dottor Fiala con il
suo indirizzo. Quello non cambia. Oh, non sono affatto pazza. Solo un
po' eccitata. Però va da sé esserlo, quando si viene al mondo per la
seconda volta. La vecchia Else è bell'e morta. E' assolutamente sicuro.
Non serve mica il Veronal. Non devo buttarlo? La cameriera potrebbe
berlo per sbaglio. Ci metto un biglietto con su scritto veleno, no, meglio
farmaco, così alla cameriera non le succede nulla. Son così nobile, io.
Sì, farmaco sottolineato due volte e con tre punti esclamativi. Ora non
può capitare nulla. E quando poi ritorno e di voglia di uccidermi non ne
ho punta, ma voglio solo dormire, non lo bevo tutto, solo un quarto o
magari meno. Semplicissimo. Ho tutto sotto controllo. La cosa più
semplice sarebbe che corressi così come sono giù per il corridoio e le
scale. Ma no, perché potrei venir fermata prima di esser di sotto – e
devo essere sicura che il signor von Dorsday ci sia! Altrimenti
naturalmente i soldi non li fa recapitare, il porco. Comunque devo
ancora scrivergli. E' la cosa più importante. Oh, che freddo la spalliera,
piacevole però. Quando avrò la mia villa sul mare in Italia andrò in giro
per il mio parco sempre nuda... La stilo la regalo a Fred, se magari
muoio. Ma per il momento ho qualcosa di meglio da fare che morire.
'Stimatissimo signor Visconte' – ora, ragiona, Else, niente titoli, né
stimatissimo, né spregevolissimo. 'Le vostre condizioni sono soddisfatte'
---'Nel momento in cui leggete queste righe, signor von Dorsday, le
vostre condizioni sono soddisfatte, anche se non nel modo da voi
previsto.' - 'Ma come scrive bene la bambina', direbbe il papà. 'E dunque
conto sul fatto che da parte vostra manteniate la parola e che
immediatamente darete ordine telegrafico di pagamento dei
cinquantamila fiorini al noto indirizzo. Else.' No, non Else. Niente firma.
Ecco. La mia bella carta da lettere gialla! Che ho ricevuto per Natale.
Peccato. Ecco, ed ora telegramma e lettera nella busta. 'Al signor von
Dorsday', stanza numero sessantacinque. A che serve il numero? Gli
metto la lettera semplicemente davanti alla porta nel passarci davanti.
Ma mica devo, non devo per niente, se mi garba posso anche mettermi
a letto e dormire e non preoccuparmi più di nulla. Né del signor von
Dorsday né del papà. Una tenuta da carcerato a strisce è anche molto
elegante. E molti si sono già sparati. E tutti noi dobbiamo morire.
Per il momento però di tutto ciò non hai bisogno, papà. Hai tua figlia
magnificamente cresciuta e indirizzo resta Fiala. Darò inizio a una
colletta, andrò in giro con il piatto, perché dovrebbe pagare soltanto il
signor von Dorsday? Sarebbe un'ingiustizia. Ognuno secondo le sue
possibilità. Quanto metterà Paul nel piatto? E quanto quel signore con
gli occhiali d'oro? Ma non immaginatevi che il divertimento durerà a
lungo. Mi ricopro subito e faccio le scale di corsa fino in camera mia, mi
chiudo a chiave e se mi va bevo in un sorso solo tutto il bicchiere. Ma
non mi andrà, sarebbe solo una vigliaccheria. I mascalzoni non meritano
tanto rispetto. Vergognarsi di voi, di chi vergognarmi? Davvero non ne
ho bisogno. Fatti guardare ancora una volta negli occhi, Else, che occhi
grandi che hai, se ci si avvicina. Desidererei che uno mi baciasse sugli
occhi, sulla bocca rosso sangue. Il mantello mi arriva a stento alle
caviglie. Che ho i piedi nudi si vedrà. Che importa, si vedrà anche di più!
Ma non sono obbligata. Posso far dietrofront subito, anche prima di
esser di sotto. Al primo piano, posso far dietrofront, mica sono costretta
a scendere, invece lo voglio, me ne compiaccio, non l'ho forse
desiderato per tutta la vita?
Per far cosa aspetto ancora? Sono pronta, lo spettacolo può cominciare.
Ricordarsi della lettera. Scrittura aristocratica, ritiene Fred. Arrivederci,
Else. Sei bella con il mantello. Così le fiorentine si son fatte dipingere.
Nelle gallerie sono appesi i loro ritratti ed è un onore per loro. Nulla si
deve vedere, quando ho il mantello addosso. Solo i piedi, solo i piedi.
Metto le scarpe nere di lacca così si penserà che ho le calze color
carne. Così attraverserò la hall e nessuno s'immaginerà che sotto il
mantello non ci sia null'altro che la mia persona. E poi posso sempre
tornare … Chi suona di sotto tanto bene il piano? Chopin? Il signor von
Dorsday sarà un po' nervoso, forse ha paura di Paul. Pazienza, basta
aver pazienza, tutto andrà a posto. Signor von Dorsday, io stessa non
so nulla, ho una tensione terribile. Spegnere la luce! Tutto in ordine nella
mia stanza? Salve Veronal, arrivederci. Salve a te, mia immagine nello
specchio amatissima. Come riluci nel buio. Mi sono già abituata a star
nuda sotto il mantello. Piacevolissimo. Chissà se molte stanno nude
così nella hall e nessuno lo sa? Se molte signore non vanno nude a
teatro e siedono nude nei loro palchi, per scherzo o per altri motivi.
Devo chiudere a chiave? Perché? Nulla verrà rubato, qui. Ed anche se
fosse, a me non serve più niente. Chiuso … Ma dov'è il numero
sessantacinque? Nel corridoio non c'è nessuno. Tutti ancora giù per la
cena. Sessantuno, sessantadue, ma che enormi scarpe da montagna lì
davanti alle porte. Al gancio sono appesi pantaloni. Che indecenza.
Sessantaquattro, sessantacinque, ecco, qui sta il visconte, appoggio la
lettera lì alla porta, in basso, lui la vede subito. La ruberà nessuno?
Ecco, l'ho messa lì … fa niente … ancora posso fare quel che voglio. Mi
sono proprio presa gioco di lui … Se proprio ora lo incontro per le scale.
Ecco che viene, no, non è lui!... Molto più carino di lui, molto elegante,
col pizzetto nero. Quando è arrivato? Potrei mettere in atto una prova in
piccolo – sollevare un pizzichino solo di mantello. Ne ho una gran
voglia. Guardare e basta, signor mio. Non v'immaginate a chi state
andando incontro. Peccato che proprio ora vi prendiate il disturbo di
salire. Perché non restate nella hall? Perdete qualcosa. Gran
spettacolo. Perché non mi fermate? La mia sorte è nelle vostre mani. Se
mi salutate torno indietro, quindi salutatemi, ho un aspetto così
amabile... Non saluta. E' passato, si volta, mi pare. Chiamatemi,
salutatemi! Salvatemi! Forse siete responsabile della mia morte,
signore! Ma non lo saprete mai. Indirizzo resta Fiala...
Dove sono? Già nella hall? Come ci sono arrivata? Così poca gente e
così tanti sconosciuti. O sono io che vedo male? Dorsday dov'è? Non
c'è. E' un segno del destino? Voglio tornare indietro. Voglio scrivere a
Dorsday un'altra lettera. Vi aspetto nella mia stanza verso mezzanotte.
Portate con voi il testo del telegramma alla vostra banca. No. Potrebbe
credere che sia un tranello. Potrebbe anche esserlo. Potrei aver Paul
nascosto con me che, armato, di revolver potrebbe costringerlo a
consegnarci il testo del telegramma. Ricatto. Una coppia di criminali.
Dov'è Dorsday? Dove sei? S'è forse ucciso per il rimorso che io sia
morta? Sarà nella sala da gioco. Certo. Siederà a un tavolo giocando a
carte. Allora dalla porta gli faccio un cenno con gli occhi. Si alzerà
immediatamente. 'Eccomi, cara signorina', dirà con quel genere di voce.
'Vogliamo camminare un poco, signore?' 'Come vi piace, signorina Else.'
Andiamo verso il bosco per la Marienweg. Siamo soli. Apro il mantello
ed i cinquantamila sono da pagare. L'aria è fredda, mi prendo una
polmonite e muoio... Perché quelle due signore mi guardano?
S'accorgono di qualcosa? Ma perché sono qui, io? Sono matta? Tornerò
in camera mia, mi rimetterò alla svelta l'abito azzurro, sopra, il mantello
come ora, ma aperto, e nessuno crederà che prima non ci avessi nulla
sotto... Non posso tornare indietro. Dov' è Paul? E la zia Emma? E
Cissy? Ma dove sono tutti? Nessuno si accorgerà … neppure ci se ne
può accorgere. Chi suona tanto bene? Chopin? No, Schumann.
Roteo nella hall come un pipistrello. Cinquantamila! Il tempo passa.
Questo maledetto signor von Dorsday devo trovarlo. No, devo tornare in
camera mia … Berrò il Veronal. Solo un sorsetto e poi dormirò bene...
Fatto il lavoro è bene riposarsi … Ma il lavoro ancora non è fatto … Se il
cameriere serve il caffè a quel vecchio signore laggiù, andrà tutto bene,
e se lo porta a quella giovane coppia nell'angolo tutto sarà perduto. E
perché, cosa significa? Lo porta al vecchio signore. Vittoria! Tutto a
posto. Ah, Cissy e Paul! Eccoli che camminano là fuori davanti
all'albergo. Parlano tra loro di ottimo umore. Non è che del mio mal di
testa a lui importi particolarmente. Mistificatore! … Cissy non ha un seno
bello come il mio. Ovvio, ha già un bambino … Che diranno, quei due?
Si potesse ascoltare! Che me ne importa? Ma potrei anch'io camminare
di fronte all'albergo, augurarvi la buona sera e poi via, svolazzare sui
prati, nel bosco, salire, arrampicarmi sempre più in alto fino alla vetta del
Cimone, sdraiarmi, addormentarmi, congelare. Misterioso suicidio d'una
giovane signora della società viennese. Vestita solo d'un mantello da
sera la bella ragazza è stata trovata in un punto inaccessibile del Cimon
della Pala … Magari non mi trovano … O solo tra un anno, o anche più
tardi. Putrefatta. Scheletrita. Meglio però qui nella hall, riscaldata, e non
gelare. Dunque, signor von Dorsday, ma dove vi siete cacciato? Sono
obbligata ad aspettare? Voi dovete cercare me, non io voi. Guarderò
ancora in sala da gioco, se non c'è allora ha perduto il suo diritto, ed io
gli scrivo: signore, eravate introvabile, avete rinunciato di vostra volontà,
ma ciò non vi scioglie dall'impegno di ordinare subito la consegna del
denaro. I soldi. E quanti, poi? Che m'importa? Mi è del tutto indifferente,
se i soldi li manda o no. Non ho più la minima compassione per papà.
Per nessuno, ne ho. Nemmeno per me stessa. Il mio cuore è morto.
Non batte nemmeno più, credo. Forse il Veronal l'ho già bevuto...
Perché la famiglia degli olandesi mi osserva così? Eppure è impossibile
accorgersi di qualcosa. Anche il portiere mi guarda sospettoso, mica è
arrivato un altro telegramma? Ottantamila? Centomila? Indirizzo resta
Fiala. Se ci fosse un telegramma me lo direbbe. Mi guarda con grande
attenzione, non sa che sotto il mantello non ho nulla, nessuno lo sa.
Ritorno in camera mia. Indietro, indietro, indietro! Se fossi inciampata
per le scale sarebbe stata una storia carina. Tre anni fa nel Woerthersee
una signora è uscita a nuoto completamente nuda, ma il pomeriggio
stesso è partita. Una cantante di operetta di Berlino, ha detto la mamma.
Schumann? Sì, il Carnevale. Lei o lui suonano benissimo. La stanza da
gioco però è a destra. Ultima possibilità, signor von Dorsday. Se è lì gli
accenno con un'occhiata di venir da me e gli dico: verso mezzanotte
sarò da voi, mascalzone che siete. No, non gli dico mascalzone. Dopo
però glielo dico … Chi mai mi viene dietro, non mi volto. No, no - “Else” -
Bontà divina, la zia. Avanti, avanti! “Else!” - devo voltarmi, è l'unica. “Oh,
buona sera, zia.” - “Ma Else, che c'è?” Volevo proprio vedere come stai.
Paul mi ha detto – Ma che aspetto che hai!” - “Che aspetto ho mai, zia?
Sto benissimo, ho anche mangiato un poche tto.” Si accorge, si accorge
di qualcosa. -”Else, ma non hai le calze!” - “Ma che dici mai, zia? Oh
cribbio, non ho le calze addosso. Noo!” - “Stai bene, Else? I tuoi occhi –
hai la febbre.” - “Febbre? Non credo. Solo un pauroso mal di testa, ho
avuto, mai avuto così in vita mia.” - “Subito a letto, bambina mia, sei
pallida come una morta.” - “Dipende dall'illuminazione, zia. Tutti nella
hall sembrano pallidi.” Mi guarda in basso, soprattutto, ma può
accorgersi di qualcosa? Dominarsi, ora, solo dominarsi. Papà è perduto
se non riesco a dominarmi. Devo dir qualcosa. “Sai zia che cosa m'è
successo a Vienna quest'anno? Che una volta sono uscita in strada con
una scarpa gialla ed una nera.” Tutto falso. Devo seguitare a parlare,
cosa dico però? “Sai zia, dopo i mal di testa mi capitano casi come
questo di distrazione. La mamma anche li ha avuti.” Falso da cima a
fondo. - “Comunque manderò a chiamare il dottore.” - “Ma ti prego, zia,
nell'albergo non ce ne sono, bisognerebbe andarlo a chiamare da
un'altra parte. Sai le risate, farlo venire perché non indosso le calze. Ah
ah.” Non dovevo ridere tanto a voce alta. Il viso della zia è l'immagine
dell'angoscia. La cosa la inquieta. Strabuzza gli occhi. - “Di' Else, per
caso hai visto Paul?” - Ecco, da sola non ce la fa. Dominarsi, tutto è in
gioco. “Passeggia di fronte all'albergo con Cissy Mohr, se non sbaglio.” -
“Di fronte all'albergo? Li andrò a prendere entrambi. Prendiamo ancora
un tè, non è vero?” - “Volentieri.” Che faccia scema, che fa. Annuisco
gentile ed innocente. Se ne è andata. Andrò in camera mia. No, che
cosa devo farci in camera mia? Non c'è tempo da perdere.
Cinquantamila, cinquantamila. Ma perché mi affretto così? Lentamente,
lentamente … Ma cosa intendo fare? Come si chiama? Signor von
Dorsday. Comico nome … Ecco la stanza da gioco. Tenda verde davanti
alla porta. Non si vede nulla. Mi alzo sulla punta dei piedi. La partita di
whist. Giocano ogni sera. Due signori giocano a scacchi, là. Il signor von
Dorsday non c'è. Vittoria! Son salva! E perché, poi? Devo cercare
ancora, sono condannata, a cercare il signor von Dorsday fino alla mia
morte. Di certo anche lui mi cerca. Continuiamo a mancarci. Forse mi
cerca di sopra. Ci incontreremo per le scale. Gli olandese mi guardano
di nuovo. Carinissima la figlia. Quel vecchio signore ha degli occhiali,
degli occhiali, degli occhiali … Cinquantamila. Non è mica tanto.
Cinquantamila, signor von Dorsday. Schumann? Certo, il Carnevale …
Una volta l'ho studiato. Suona bene lei. Ma perché lei, magari è un lui.
Forse si tratta di una artista. Darò un'occhiata nella sala da musica. <qui
nel testo è inserito un brano dello spartito> Ecco la porta - - Dorsday!
Sta alla finestra ed ascolta. Com'è possibile? Io mi consumo – divento
matta – sono morta – e lui ascolta una signora straniera che suona il
piano. Là sul divano sono seduti due signori. Quello biondo è arrivato
solo oggi. L'ho visto scendere dalla carrozza. La signora non è
nemmeno più giovane. E' qui da un paio di giorni, non sapevo che
suona così bene. Se la passa bene, tutti se la passano bene, solo io
sono condannata … Dorsday! Dorsday! E' possibile? Non mi vede, ora
ha l'aspetto di una persona come si deve. Ascolta la musica.
Cinquantamila! Ora o mai. <altro brano dello spartito schumanniano>
Aperta piano la porta. Son qui, signor von Dorsday! E lui non mi vede.
Intendo fargli solo un cenno con gli occhi, poi farò aprire un pochetto il
mantello, e basta. Voglio dire, sono una ragazza, una brava ragazza di
buona famiglia, mica sono una prostituta … Voglio andarmene, voglio
prendere il Veronal e dormire. Vi siete sbagliato, signore, non sono una
prostituta. Adieu! Adieu! … Ah, ora guarda. Eccomi, signore. Che occhi
che fa! Gli tremano le labbra. Mi trapassa la fronte con gli occhi, non ha
idea che io sia nuda sotto il mantello. Lasciatemi andare, lasciatemi
andar via! Ha occhi ardenti, minacciosi. Cosa volete da me? Siete un
mascalzone. Nessuno mi guarda come fa lui. Gli altri ascoltano. E venite
dunque, signore! Non notate nulla? Là sulla poltrona – Dio mio, ma c'è il
rubacuori! Dio, ti ringrazio. C'è di nuovo, c'è di nuovo! Era solo in gita,
ora c'è di nuovo. L'uomo dalla testa di romano c'è di nuovo. Mio sposo,
mio amante. Però non mi vede, e non deve vedermi. Cosa volete voi,
signor von Dorsday? Mi osservate come se fossi la vostra schiava. Non
lo sono. Cinquantamila! Fa parte del nostro accordo, signore, sono
pronta. Calmissima, sorrido, comprendete il mio sguardo? Il suo, di
sguardo, dice: vieni! Dice: voglio vederti nuda. E lo sono già,
mascalzone che sei. Che vuoi ancora? Fa' partire il telegramma …
Subito … Il sudore mi scorre sulla pelle. La signora continua a suonare.
Mi scorre sulla pelle delizioso. Che meraviglia essere nuda. La signora
continua a suonare, non sa che cosa accade qui, nessuno lo sa. Ancora
nessuno mi vede. Rubacuori, rubacuori! Sono qui nuda. Dorsday fa
tanto d'occhi. Ora è convinto, finalmente. Il rubacuori si alza. Gli occhi gli
brillano. Tu mi capisci, bel giovane. “Ah ah!” La signora non suona più. Il
papà è salvo. Cinquantamila! Indirizzo resta Fiala. “Ah ah ah!” Chi è che
ride? Io stessa? “Ah ah ah!” Che mai son queste facce attorno a me?
“Ah ah ah!” Stupidissimo, che io rida, non voglio ridere, non voglio. “Ah
ah!” - “Else!”- “Chi chiama? E' Paul. Dev'essere dietro a me. Sento
dell'aria soffiare sulle mie spalle nude. Mormorarmi alle orecchie. Forse
sono già morta? Cosa volete signor von Dorsday? Perché siete tanto
grosso e vi precipitate su di me? “Ah ah ah!”
Ma che cosa ho fatto? Cosa ho fatto? Cosa? Cado. Tutto è finito.
Perché poi non c'è più musica? Un braccio si stringe alla mia nuca. E'
Paul. Ma dov'è il rubacuori? Io sono distesa. “Ah ah ah!” Il mantello mi
scivola addosso, ed io sono distesa. La gente mi crede svenuta, no, non
lo sono, ho piena coscienza. Sono sveglissima, supersveglissima. Ho
voglia di continuare a ridere. “Ah ah ah!”. Ora avete quel che volete,
signor von Dorsday, dovete far avere i soldi a papà. Subito. “Aaah!”
urlare non voglio, ma devo, ma non so perché. Ho gli occhi chiusi.
Nessuno può vedermi. Papà è salvo. - “Else!” - E' la zia <ancora un
brano dello spartito> “Else!Else!” - “Un medico, un medico!” - “Subito dal
portiere!” - “Ma che è successo?” - “Non è mica possibile.” - “Povera
bimba.” - Cos'hanno da parlare? Da mormorare? Non sono affatto una
povera bimba, sono fortunata, il rubacuori mi ha visto nuda. Oh, mi
vergogno in un modo. Cosa ho fatto. Mai li riaprirò, gli occhi. - “Per
favore, chiudete la porta.” - Perché si deve chiudere la porta? Che
mormorio, in mille mi stanno attorno. Tutti mi credono svenuta, e non lo
sono, sto solo sognando. “Tranquillizzatevi, gentile signora.” - “E' stato
chiamato il dottore?” - “E' uno svenimento.” - Come sono tutti lontani.
Parlano dalla vetta del Cimone. - “Non si può lasciare distesa sul
pavimento.” - “Ecco un plaid.” - “Una coperta.” - “Coperta o plaid è
indifferente.” - “Ma per favore, calma!” - “Sul divano.” - “Per favore
vogliamo chiuderla, la porta?” - “Calma, è già chiusa.” - “Else, Else!” -
Ah, se la zia si chetasse! - “Mi senti, Else?” - “Lo vedi, mamma, che è
svenuta.” - Certo, grazie a Dio per loro sono svenuta, e ci resto pure,
svenuta. -”Dobbiamo portarla in camera sua.” - “Ma cos'è successo per
l'amor di Dio!” - Cissy, come fa Cissy ad essere sul prato? Acci, ma non
è un prato, qui. - “Else!” - “Per favore, calma.” - “Per favore fatevi un po'
indietro.” Mani, mani sotto di me, ma cosa vogliono? Come sono
pesante. Le mani di Paul. Via, via. Il rubacuori è vicino, lo sento. E
Dorsday è lontano. Si deve cercarlo. Magari si suicida prima di aver dato
ordine di recapitare i cinquantamila. Signori, mi deve dei soldi.
Arrestatelo. “Hai idea, il telegramma, di chi era, Paul?” - “Buona sera
signori.” - “Else, mi senti?” - “Ma lasciatela, signora Cissy.” - “Ah, Paul.” -
“Dice il direttore che possono passare quattro ore, prima che il dottore
sia qui.” - “Sembra come se dormisse.” - Sono distesa sul divano. Paul
mi tiene la mano, mi sente il polso. Giusto, è un dottore. - “Non c'è
pericolo, mamma, un collasso.” - “Non ci resto un giorno di più, in
albergo.” - “Ti prego, mamma.” - “Domattina partiamo.” - “Ma è
semplice, per la scala di servizio. Ora arriva la barella.” Bara?
<allitterazione tra Tragbare (barella) e Bahre (barella, ma anche feretro,
bara) non facile da rendere> Non sono già stata in una bara, oggi? Non
ero già morta? Devo rimorire? - “Volete per favore occuparvi, signor
direttore, di allontanare finalmente le persone dalla porta?” - “Non ti
agitare, mamma.” - “E' indelicato, da parte della gente.” - Ma perché
mormorano tutti? Come in una camera mortuaria. Ecco la bara. Apri la
porta, matador! - “Il passaggio è libero.” - “Le persone almeno
potrebbero aver la delicatezza.” - “Per favore mamma, calmati.” - “Per
favore, egregia signora.” - “Non volete occuparvi un po' di mia madre,
signora Cissy?” - E' la sua amante, ma non bella come me. Cosa
succede ancora? Cos'è? Portano la bara. Lo vedo ad occhi chiusi. E' la
barella su cui trasportano gli infortunati, quella su cui è stato messo
anche il dottor Zigmondi che è precipitato dal Cimone. Ed ora ci sarò
anch'io. Anch'io sono precipitata. “Ah!” No, non voglio urlare ancora.
Loro mormorano. Chi si china sulla mia testa? Ha un buon odore di
sigaretta. La sua mano sotto la mia testa. Mani sotto la mia schiena,
sotto le mie gambe. Via, via, non mi toccate. Sono nuda. Schifo e
rischifo. Ma cosa volete? Lasciatemi in pace. E' stato soltanto per papà.
- “Per favore, attenzione, piano, così.” - “Il plaid?” - “Sì, grazie, signora
Cissy.” - Perché la ringrazia? Che cos'ha fatto? Che cosa mi succede?
Ah, che bello, che bello. Fluttuo, fluttuo altrove. Mi si porta, mi si porta,
mi si porta nella fossa. - “Signor dottore, ci sono abituato, già ci son
state distese persone più pesanti, lo scorso autunno due in una volta
sola.” - “St st”- “Signora Cissy potreste andare avanti a vedere se nella
stanza di Else tutto è a posto?” - Che c'entra a fare Cissy nella mia
stanza? Il Veronal, il Veronal! Purché non lo buttino via, allora sarei
costretta a buttarmi dalla finestra. “Molte grazie, signor direttore, non
disturbatevi ancora.” - “Più tardi mi permetterò di informarmi di nuovo.”-
Le scale scricchiolano, quelli che mi portano hanno pesanti scarponi da
montagna. E le mie scarpe di lacca dove sono? Rimaste nella sala da
musica. Le ruberanno. Le volevo lasciare all'Agathe. A Fred la mia
penna stilo. Mi portano, mi portano. Funerale. Dorsday dov'è,
l'assassino? E' via. Come il rubacuori. E' subito riandato a marciare, è
tornato solo per vedere il mio seno bianco. Ed ora di nuovo è via. Su un
sentiero vertiginoso tra rocce e precipizi; salute a te. Fluttuo, fluttuo,
devono portarmi su fino al tetto, fino al cielo. Sarebbe così piacevole. -
“Paul, io l'ho previsto.” Cos'ha previsto la zia? - “Già durante tutti gli
ultimi giorni ho previsto qualcosa. Lei essenzialmente non è normale.
Deve andare in una casa di cura.” - “Non è questo il momento di
parlarne, mamma.” - Casa di cura? Casa di cura? - “Ma tu non
consideri, Paul, che io farò il viaggio a Vienna nello stesso
scompartimento con questa persona. Se ne potrebbero passare delle
belle.” - “Non succederà proprio nulla, mamma. Ti garantisco che non
avrai nessun tipo di seccature.” - “Come fai a garantirlo?” - No, zia, non
devi avere nessuna seccatura. Nessuno ne avrà. Nemmeno il signor
von Dorsday. Ma dove siamo? Siamo fermi. Siamo al secondo piano.
Socchiuderò gli occhi. Cissy è sulla porta e parla con Paul. - “Qui,
prego, ecco, grazie, accostate la barella tutta al letto.” Sollevano la
barella, mi portano, che bello, son di nuovo a casa. Ah! - “Grazie, così
va benissimo. Per favore, chiudete la porta. Se voi foste così buona da
aiutarmi, Cissy.” - “Oh, con piacere, signor dottore.” - “Piano, per favore,
qui, Cissy, prendetela, qui alle gambe. Con cautela. E poi – Else, mi
senti, Else? - Ma certo che ti sento, Paul. Sento tutto. Ma che ve ne
importa, è così bello essere svenuta. Ah, fate quel che volete. - “Paul!” -
“Gentile signora?” - “Credi davvero che sia incosciente, Paul? - Tu? Gli
dà del tu. Vi ho beccato! Gli dà del tu! - “Sì, è completamente
incosciente. E' normale che si verifichi dopo simili attacchi.” - “No, Paul,
sei comicissimo quando fai così sul serio il dottore.” - Vi ci ho beccato,
imbroglioni! No? - “Zitta, Cissy.” - “Ma perché, se lei non sente?” - Ma
cos'è mai successo? Giaccio nuda nel letto sotto la coperta. Come
hanno fatto? - “Allora, come va, meglio?” - Questa è la zia, che cosa
vuole? - “Ancora svenuta?” - Si avvicina in punta di piedi pian piano.
Che vada al diavolo, non mi faccio portare in nessuna casa di cura, io,
non sono fuor di senno. - “Non si può riportarla alla coscienza?” -
“Tornerà in sé presto, mamma. Ora non le serve null'altro che riposo.
Del resto anche a te, mamma. Non potresti andare a dormire? Non
sussiste assolutamente alcun pericolo. Io veglierò insieme con la
signora Cissy.” - “Perfetto, egregia signora, sono la dama di compagnia,
di Else, s'intende.” Miserabile puttana, io giaccio qui svenuta e lei
scherza. “E posso contare, Paul, che mi fai svegliare non appena viene
il dottore?” - “Mamma, non viene prima di domattina.” - “Sembra che
dorma. Respira tranquillissima.” - “E' una specie di sonno, mamma.” -
“Ancora non riesco contenermi, Paul, un simile scandalo! - Vedrai, finirà
sulla stampa!” - “Mamma!” - “Ma non può sentire nulla, se è svenuta.
Stiamo parlando pianissimo.” - “In stati simili i sensi talvolta sono
insolitamente acuti.” - “Egregia signora, avete un figlio così istruito.” -
“Te ne prego, mamma, va' a letto.” - “In ogni caso domani partiamo. Ed
a Bozen <Bolzano> per Else prendiamo un'infermiera.” - Cosa?
Un'infermiera? Toglietevelo dal capo. “Ne parleremo domani, mamma,
buona notte.” - “Voglio farmi portare un tè in camera e tra un quarto
d'ora vengo a vedere ancora una volta.” - “Assolutamente non importa,
mamma.” - No, non importa. Tu devi solo andare al diavolo. Dov'è il
Veronal? Devo aspettare ancora. Accompagnano la zia alla porta.
Nessuno mi vede, ora. Dev'essere sul comodino, il bicchiere con il
Veronal. Se lo bevo tutto, tutto è finito. Lo berrò ugualmente. La zia è
uscita. Paul e Cissy sono ancora sulla porta. Ah. Lei lo bacia, lo bacia. E
io nuda sotto la coperta. Ma non vi vergognate? - “Vedi, Paul, ora che è
svenuta lo so, altrimenti mi sarebbe saltata alla gola senza meno.” -
“Non mi vorresti fare il piacere di star zitta, Cissy?” - “Ma che vuoi,
Paul? O è davvero incosciente e allora non sente né vede nulla, o ci
prende per scemi e allora le sta proprio bene.” - “Bussano, Cissy.” - “E'
sembrato anche a me.” - “Ora apro piano piano e vedo chi è. Buona
sera, signor Dorsday.” - “Perdonate, volevo solo chiedere come sta la
malata.” - Dorsday! Dorsday! Davvero ne ha di coraggio! Tutte le bestie
sono scatenate. Ma dov'è? Li sento mormorare davanti alla porta. Paul
e Dorsday. Cissy è davanti allo specchio. Che ci fate lì davanti allo
specchio? E' mio, non c'è ancora la mia immagine? Cosa dicono là fuori
dalla porta, Paul e Dorsday? Sento che Cissy mi guarda. Dallo specchio
guarda verso di me. Ma che vuole? Perché si avvicina? Aiuto, aiuto!
Urlo, ma non mi sente nessuno. Cosa volete al mio letto, Cissy? Perché
vi chinate? Volete strozzarmi? Non posso muovermi. -”Else!” - Ma cosa
vuole? - “Else! Mi sentite?” - sento, ma taccio, sono svenuta, costretta a
tacere. - “Else, ci avete messi in un bello spavento.” - Mi parla, lei, mi
parla come se fossi sveglia. Ma cosa vuole? - “Sapete che cosa avete
fatto, Else? Pensate, siete entrata nella sala da musica vestita del solo
mantello, siete all'improvviso restata lì nuda davanti a tutti e poi siete
svenuta. Si ritiene che sia stato un attacco isterico, ma io non credo a
una sola parola di ciò, né credo che siate incosciente, scommetto che
udite ogni parola che dico.” - Sì, sento, sì sì sì, ma lei i miei sì non li
sente, ma perché no? Non riesco a muovere le labbra, per cui non mi
sente, lei. Non riesco a muovermi, che cosa mi succede? Morte
apparente? Sogno? Dov'è il Veronal? Mi piacerebbe berlo, ma non
posso distendere il braccio. Andatevene, Cissy, perché siete chinata su
di me? Via, via! Mai lo saprà, che la ho sentita. Nessuno lo saprà mai.
Non parlerò più a nessuno. Mai mi sveglierò. Va verso la porta, si volta
ancora verso di me, apre la porta. Dorsday! Eccolo lì, l'ho visto con gli
occhi socchiusi, no lo vedo davvero, anzi, ho gli occhi aperti, la porta è
accostata, c'è anche Cissy lì, tutti a mormorare, sono, sono sola, magari
potessi muovermi.
Posso, ah, certo che posso, muovo la mano, le dita, stendo il braccio,
spalanco gli occhi. Ci vedo, ci vedo. Ecco il bicchiere, svelta, prima che
tornino dentro. Ma le dosi sono abbastanza? No devo svegliarmi più,
quel che avevo da fare, nel mondo, l'ho fatto. Il papà è salvo, tra le
persone non potrei più andare. Paul sbircia attraverso lo spiraglio della
porta. Pensa che sia ancora svenuta, non vede che ho già disteso il
braccio, più o meno. Eccoli di nuovo tutti e tre fuori della porta, gli
assassini! - Sono tutti assassini, Dorsady, Cissy e Paul, anche Fred è un
assassino e anche la mamma. Tutti mi hanno assassinato e fingono di
ignorarlo. Si è uccisa, diranno. Voi mi avete uccisa, voi, voi tutti. Ce l'ho
finalmente? Svelta, svelta! Devo. Non versare una sola goccia. Così,
svelta. É buono. Ancora, ancora. Non è affatto veleno. Mai mi è parso di
gusto tanto buono. Se sapeste come sa di buono, la morte?
Buonanotte, mio bicchiere. Tintinna, tintinna, ma cos'è? Il bicchiere è sul
pavimento. Si trova in basso. Buona notte. - “Else, Else!” - Ma cosa
volete? - “Else!” - Siete tornati? Buon giorno. Eccomi distesa con gli
occhi chiusi. Mai vi vedranno ancora. - “Dev'essersi mossa, Paul, sennò
come avrebbe potuto cadere?” - “Possibile che si sia trattato di un
movimento involontario.” - “Se non è sveglia.” - “Cosa ti viene in mente,
Cissy? Non la vedi?” - Ho bevuto il Veronal. Morirò. Ma non sto
diversamente da prima, forse non era abbastanza... Paul mi stringe la
mano - “Il polso è tranquillo. Non ridere, Cissy. Povera bimba.” -
“Chiameresti anche me povera bimba, se mi fossi presentata nuda nella
sala da musica?” - “Ma taci, Cissy.” - “Come piace al signore, forse mi
devo allontanare e lasciarti solo con la nuda, ma te ne prego, non ti
vergognare, fa' come se non ci fossi.” - Ho bevuto il Veronal, è buono.
Morirò, grazie a Dio. - “Comunque, sai cosa mi sembra? Che questo
signor von Dorsday sia innamorato della nuda. Era così agitato, come
se la cosa lo riguardasse di persona.” - Dorsday, Dorsday! Giusto lui –
cinquantamila! Li farà recapitare? Per l'amor di Dio, e se non li fa
recapitare? Devo dirlo, a loro, devono costringerlo, per l'amor di Dio, e
se tutto è stato inutile? Ma mi si può ancora salvare. Paul! Cissy! Perché
non mi sentite? Non lo sapete, che muoio? Ma non ne ho alcuna
sensazione, solo sono stanca, Paul, sono stanca! Non mi senti? Sono
stanca. Non riesco ad aprire la bocca, né la lingua, ma ancora non sono
morta. E' il Veronal. Ma dove siete? Mi sto addormentando. Poi sarà
troppo tardi! Non li sento quasi, mentre parlano. Parlano e non so di
cosa. Le voci rintronano talmente. Paul, aiutami! Ho la lingua tanto
pesante. - “Credo, Cissy, che si sveglierà presto, è come se si fosse
sforzata già di aprire gli occhi, ma, Cissy, cosa stai facendo?” - “Ti
abbraccio io, stavolta, perché no? Lei mica s'è vergognata.” - No, non mi
e son vergognata, son stata lì nuda davanti a tutti, se solo potessi
parlare, capireste perché. Paul, Paul! Voglio che mi sentiate. Ho bevuto
il Veronal, Paul, dieci dosi, cento. Non volevo farlo, ero ammattita, non
voglio morire. Devi salvarmi, Paul. Non si un dottore? Salvami! - “Ora
pare essersi calmata del tutto. Il polso è abbastanza regolare.” -
Salvami, Paul. Ti scongiuro. Non lasciarmi morire, siamo ancora in
tempo, ma poi mi addormenterò e voi non lo saprete. Non voglio morire,
salvami. E' stato solo per via di papà. L'ha preteso Dorsday. Paul, Paul!
- “Ma guarda, Cissy, non ti pare che sorrida?” - “Perché non dovrebbe,
Paul, visto che seguiti a tenerle tanto graziosamente la mano.” - Cissy,
Cissy, ma che t'ho fatto per essere tanto maligna con me. Tientelo, il tuo
Paul – ma non lasciarmi morire, sono ancora così giovane. La mamma
si ammalerà. Ho da scalare ancora un sacco di montagne, da danzare,
da sposarmi, viaggiare. Domani facciamo la gita sul Cimone, sarà una
giornata incredibilmente bella. Deve venire anche il rubacuori, mi pregio
di invitarlo. Inseguilo, Paul, fa un percorso talmente vertiginoso.
Incontrerà il papà. Indirizzo resta Fiala, non dimenticare. Solo
cinquantamila, poi tutto a posto. Marciano tutti in tenuta da carcerato e
cantano, lì. Apri la porta, matador! E' tutto soltanto un sogno. Cammina
anche Fred con la sua ragazza arrochita, lì, e sotto il cielo aperto c'è il
pianoforte. L'accordatore abita nella Bartensteinstrasse, mamma.
Perché non gli hai scritto, bimba? Ti dimentichi di tutto. Dovreste
esercitarvi di più al piano, Else, una signorina di tredici anni dovrebbe
essere più diligente. - Rudi era al ballo in maschera ed è tornato solo
verso le otto del mattino a casa. Cosa mi hai portato, Papà? Trentamila
bambole. Mi ci vuole una vera e propria casa per loro. Ma potrebbero
anche andare a spasso in giardino. O al ballo in maschera con Rudi.
Salute, Else. Ohi ohi, Bertha, sei tornata da Napoli? No, dalla Sicilia,
permettimi di presentarti mio marito, Else. Enchantée, monsieur. - “Else,
mi senti, Else? Sono Paul.” - Ah ah, Paul, perché stai sulla giraffa nella
giostra? - “Else, Else!” - Non cavalcarmi davanti così. Non riesci a
sentirmi se cavalchi così veloce sull'Hauptallee. Devi salvarmi, ho preso
il Veronalica, mi corre sulle gambe, a destra e a sinistra, come fossero
formiche. Cioè, basta che tu lo acchiappi, il signor von Dorsday. Corre lì,
non lo vedi? Eccolo che balza sullo stagno, è lui che ha ammazzato
papà, rincorrilo, vengo anche io. M'hanno legato la barella alla schiena,
ma vengo anch'io. Mi trema tanto il seno, ma vengo anch'io. Ma dove
sei, Paul? Fred, dove sei? Mamma, dove sei? Cissy? Ma perché mi fate
correre da sola nel deserto? Ho paura, così da sola. Preferirei volare,
già lo sapevo che so volare.
“Else!”...
“Else!”...
Ma dove siete? VI sento, ma non vi vedo
“Else!”...
“Else!”...
Cos'è, un coro al completo? Organo compreso? Canto anch'io. Ma che
razza di canzone è? Tutti cantano insieme, i boschi e le montagne, ed
anche le stelle. Mai sentito qualcosa di così bello, mai vista una notte
così chiara, dammi la mano papà, voliamo insieme, il mondo è tanto
bello, quando si sa volare, ma non mi baciare la mano, io sono la tua
bambina, papà.
“Else! Else!”
Chiamano così da lontano! Cosa volete? Non mi svegliate, che dormo
tanto bene, domattina. Volo e sogno, volo … volo … volo, dormo e
sogno … e volo … non mi svegliate … domattina...
“El”
Volo … sogno … dormo … so … so – vo ...

Titolo originale: Fraeulin Else (1924). Traduzione e note a cura di Nicola Spinosi, 2018.
spinnic@libero.it

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