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Debora Antonini San Sebastiano: un’architettura di Pellegrino Tibaldi

nella Milano borromaica

I documenti
Sono necessarie alcune precisazioni sulla storia
dell’edificio a chiarimento e a correzione di quan-
to emerso in precedenti riflessioni (ill. 2, 3).
Due sono le campagne di lavoro tradizional-
mente individuate dagli studiosi che si sono oc-
cupati dell’importante fabbrica milanese. Ad
un’iniziale fase condotta sotto il controllo di
Pellegrini dal 1578 al 1586, durante la quale il
primo ordine del tempio è posto in opera – an-
che se solo parzialmente compiuto –, ne succe-
de una seconda caratterizzata dall’avvicendarsi
di alcuni dei professionisti lombardi più affer-
mati. Nell’ordine, a Giuseppe Meda, a Dionigi
Campazzo, a Pietr’Antonio Barca, sono stati
ascritti nel tempo importanti interventi, peral-
tro di incerta definizione2.
Recenti contributi hanno definitivamente
sciolto le vicende riguardanti l’innalzamento
del tiburio a protezione della cupola – in origi-
ne dunque a vista – indicando l’esatta cronolo-
gia e le ragioni del cambiamento3. Non risulta
altrettanto risolto il nodo della paternità pelle-
griniana quanto a ideazione del secondo livello
dell’edificio, mentre povera di osservazioni ap-
pare, anche se di indiscutibile attribuzione, la
parte del tempio realizzata prima della partenza
di Pellegrini per la Spagna nel 15864.
I primi anni di attività sono ricostruibili con
1. San Sebastiano localizzato in una pianta In data 15 ottobre 1576, il Consiglio Generale precisione guardando alle stime del lavoro svol-
del XVIII sec. dei Sessanta Decurioni decide di rivolgere un to. Dalla lettura di tale documentazione si evin-
voto a San Sebastiano. Tra le disposizioni for- ce (informazione non inedita, ma finora sfuggita
mulate nella circostanza, è assunta la decisione alla critica nella sua reale portata) che entro feb-
di realizzare un edificio da dedicarsi all’omoni- braio del 1581 sono introdotte delle modifiche al
mo santo. La scelta del Consiglio Generale cade disegno prescelto. Tra queste, l’aggiunta delle
su una parrocchiale esistente, già dedicata a San basi all’ordine dorico all’esterno del tempio è se-
Sebastiano, localizzata lungo l’importante diret- gnalata ripetutamente in diversi documenti5. È
trice congiungente Pavia al cuore di Milano, ancora fatto riferimento nelle “prethensioni”6 di
l’allora Corso di Porta Ticinese (ill. 1)1. Come è Martino Carate, lapicida, agli archi all’interno
noto risulta incaricato della redazione del pro- del tempio, inizialmente previsti in cotto, succes-
getto Pellegrino Pellegrini, architetto di fiducia sivamente disposti in ceppo7. Per quanto riguarda
di Carlo Borromeo. il “cornisone” (termine con il quale sono indiffe-
Due piani di lettura sono stati utilizzati per rentemente indicate tanto l’intera trabeazione,
studiare il San Sebastiano: da una parte è stata che la cornice al di sopra del fregio) il maestro
analizzata la fabbrica come oggetto architettoni- scalpellino chiede che gli venga riconosciuta
co nel suo farsi, dall’altra, sulla base delle cono- l’aggiunta di “materia e l’ Intaglio qual non è
scenze acquisite, si è tentato di produrre più am- compreso nelli Capittoli”8.
pia riflessione sul legame stabilitosi tra l’archi- Si segnala inoltre che l’elencazione di parti in
tetto e il proprio committente-promotore, l’ar- ceppo, lavorate dall’impresa di Martino Carate,
civescovo di Milano Carlo Borromeo. ma non comprese nel capitolato d’assegnazione

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2. San Sebastiano (foto Archivio della delle stesse, appare ben più estesa di quanto in- no, bensì all’esterno dell’edificio) a quanto ini-
Rettoria di San Sebastiano). dicato nelle varie “prethensioni”. La rinuncia o zialmente posto in opera risulta raffigurata nel-
3. Veduta del tempio (foto Chemollo). l’aggiunta di parti alle quali non era stata data l’alzato del tempio conservato alla Rettoria di
produzione, comportando un danno ridotto al San Sebastiano. Su tale prezioso elaborato è
maestro scalpellino, era probabilmente di più dunque necessario riportare l’attenzione11 (ill. 4).
facile regolazione. Non erano stati previsti nel Di contro alla consolidata interpretazione
capitolato del 28 marzo 1579, né bugne, né car- che leggeva nel disegno cinquecentesco l’origi-
telle in chiave d’arco alle cappelle; neppure le nario progetto di Tibaldi tradito dai successori
grandi bugne e il timpano curvilineo a com- alla conduzione del cantiere, più recentemente
mento delle porte laterali9. Anche il corona- Rovetta ha attribuito a Pellegrini l’ideazione di
mento della porta principale si delineava in for- una fabbrica conclusa da cupola a vista su tam-
me decisamente più austere. Diversamente, nel- buro12. Di tale soluzione è data rappresentazio-
la lista allegata allo strumento di capitolato ri- ne in un disegno del primo Seicento a firma Ce-
guardante i singoli elementi lapidei da realizzar- sare Araneo, conservato a Venezia (ill. 5)13. Al-
si, era data indicazione a “modioni”, previsti so- l’alzato-sezione della Rettoria prospettante in-
lo all’interno del tempio, e a “pilastrelli delle fi- vece un edificio organizzato a tiburio racchiu-
nestre”, elementi non più menzionati in seguito dente la volta è attribuito dallo stesso studioso
dalla documentazione. milanese il valore di proposta alternativa, da as-
È dunque probabile che non a puntuali e li- segnarsi, seppur con cautela, a Giuseppe Meda
mitate modifiche sia stato dato corso a cantiere sulla base soprattutto di assonanze di ordine
avviato, ma a un intervento di più ampia porta- cronologico. Intorno agli anni Novanta del
ta, di cui è possibile individuare traccia nell’allu- Cinquecento è infatti documentato il coinvolgi-
sione di Martino Carate all’avvenuta “trasmuta- mento di Meda nell’opera di ampliamento della
cione del disegno”10. cappella maggiore. Il fatto che nella pianta con-
Si noti che un’immagine assolutamente fede- servata alla Rettoria (associabile al disegno di al-
le (a meno dei “modioni” segnati non all’inter- zato perché un tempo coesistente sullo stesso

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foglio14) fosse suggerita una trasformazione del-
l’area presbiteriale, aveva indirizzato la critica a
datare l’intero elaborato a quegli stessi anni –
tra l’Ottantanove e il Novanta –, offrendo di
conseguenza modo allo studioso milanese di ac-
cantonarlo come stesura tarda (ill. 6).
Datazione divenuta ora difficilmente accet-
tabile, tenuto conto che nell’alzato in questione
è data immagine a quanto prospettato dalla
scrittura del marzo 1579, destinata, nel breve, a
conoscere modifica15. Nel disegno della Retto-
ria è offerta inoltre fedele riproduzione a quan-
to annunciato nell’intestazione del medesimo
capitolato, redatto per “fabricare il primo ordi-
ne, cioè dell’ Imposta della volta principale in
giù, sì di dentro come di fuori”. La semisezione
illustra chiaramente proprio tale disposizione16.
Merita peraltro attenzione la testimonianza in-
dicata da Rovetta a sostegno dell’ipotesi di Tibal-
di ideatore ab initio di un tempio a cupola patente
su tamburo. In un documento del 1599, redatto
probabilmente da Pietr’Antonio Barca, è registra-
to che, alle soglie del Seicento (al momento ovve-
ro di innalzare la cupola, e quindi trovandosi già in
opera tamburo e contrafforti), il progetto di Pelle-
grini era ancora riferimento valido e osservato17.
Si noti che altri fatti parlano della probabile
paternità pellegriniana della soluzione a cupola
non protetta da tiburio. Nella documentazione
esistente è registrata ex silentio la rinuncia alla rea-
lizzazione di finestre (si presentavano in forma di
termali nel disegno della Rettoria) a livello delle
cappelle18. Nel disegno cinquecentesco è suggeri-
ta un ulteriore possibilità, curiosamente mai rile-
vata in precedenti studi: un’apertura interna è se-
gnata in modo da corrispondere dimensional-
mente ad un riquadro cassettonato della volta.
4. Pellegrino Pellegrini (?), semialzato- Ma a tale eventualità non pare sia stato dato in al-
semisezione del San Sebastiano (XVI sec.), cun modo seguito19. Risulta dunque credibile che
(Archivio della Rettoria di San Sebastiano).
l’innalzamento del tamburo finestrato fosse solu-
5. Cesare Araneo, alzato laterale del zione precocemente presa in considerazione, non
San Sebastiano (XVII sec.). (Accademia
di Belle Arti di Venezia).
garantendo la sola lanterna sommitale adeguata
illuminazione all’interno del tempio.
6. Pellegrino Pellegrini (?), pianta del San Non si esclude – ma l’argomento necessita
Sebastiano (XVI sec.). (Archivio
della Rettoria di San Sebastiano). di ulteriori approfondimenti – che l’ideazione
del trattamento decorativo dell’attico all’inter-
no del tempio (ill. 7 e 8), sia stato condotto se-
guendo indicazioni pellegriniane, vista l’affi-
nità con altre opere dello stesso autore20.
Un’ulteriore informazione documentale ap-
pare significativa: nella “misura e stima” datata
13 febbraio 1585 è registrata la costruzione di
un muro all’altezza dell’architrave, non previsto
inizialmente dagli accordi21. È per esso ipotizza-
bile una funzione di contenimento delle spinte
della volta innalzata su tamburo22.
Si consideri infine che nella documentazione
conosciuta risultano sì segnalati interventi corret-
tivi introdotti dai successori di Pellegrini nel can-
tiere, ma all’apparenza non di importante entità23.

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7. Interno del tempio (foto Chemollo). Si profila dunque una storia dell’edificio ca- cluse da timpano tra le lesene abbinate.
ratterizzata da un significativo cambiamento di Si osservi che all’ordine ionico (coronato su-
8. Dettaglio interno del tempio
(foto Chemollo). programma in corso d’opera. Da una fabbrica a periormente da fregio pulvinato) è associata una
pianta circolare organizzata esternamente a due base “vitruviana”, della quale è riscontrabile un
livelli allineati e sovrapposti, l’ultimo dei quali in largo impiego nella produzione di Pellegrini,
funzione di tiburio, ad un’edificio a cupola evi- malgrado il rapidissimo riferimento riservatole
dente su tamburo contraffortato, senza che que- nel trattato26. E questo alla non casuale presenza
sto abbia comportato la sostituzione dell’archi- di un sottostante dorico senza base27. A conclu-
tetto inizialmente incaricato dell’ideazione. sione superiore del tutto, una copertura conica
ribassata fa da appoggio ad un’imponente lanter-
L’architettura na, simile a quella della chiesa di Sant’Eligio de-
La fabbrica costruita, mostra al secondo ordine gli Orefici a Roma (ill. 9)28.
una riflessione alternativa rispetto a quanto illu- Risulta dunque interessante l’immagine com-
strato nell’elaborato conservato all’Archivio della plessiva dell’edificio, insistendo più su uno svilup-
Rettoria. In quest’ultimo, ad un primo livello del- po continuativo tra il primo e il secondo livello
l’edificio, caratterizzato da un’ordine dorico bina- della fabbrica che su momenti di sottolineata indi-
to impostato su basamento in assenza delle basi, vidualità, in analogia con altre proposte di Pelle-
risponde superiormente uno sviluppo commenta- grino29 e con la più diffusa tradizione lombarda30.
to da lesene gemine, ioniche, non inquadranti ar- All’interno del tempio, la perentorietà e chia-
cate, bensì edicole-nicchie sormontate da timpani rezza della sovrapposizione di ordine dorico su
triangolari24. L’ordine superiore, correttamente basamento, inquadrante arcate, e di cupola qua-
diminuito25, si presenta di larghezza minore, con- si perfettamente emisferica, a cassettoni, produce
sentendo l’inserimento di nicchie e targhe con- un indiscutibile effetto di spazialità “all’antica”.

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9. Anonimo, lanternino di Sant’Eligio
degli Orefici (XVI sec.). Biblioteca
Comunale di Siena, Ms L. IV. 10, fol.20
(da C.L. Frommel, S. Ray, M. Tafuri,
Raffaello architetto, Milano 1984, p. 148).

10. Sebastiano Serlio, “tempio fuori di


Roma”, Libro III, folio 62r.

Riferimento imprescindibile è in questo caso il opera di “buona architettura” ad imitazione e


Pantheon, condiviso da tutta la letteratura che del superamento delle grandi imprese del passato32.
San Sebastiano si è occupata, peraltro mediato, a Nell’adozione delle grandi volute a commento
mio parere, dal filtro di un tipo “minore”, seppu- della cupola, l’architetto guarda inoltre al sup-
re analogo: il mausoleo romano antico, la cui dif- posto progetto per San Giovanni dei Fiorentini,
fusione è attestata in taccuini e sopravvivenze, riprodotto nel libro di Antonio Labacco (1552)
portato alla più ampia conoscenza dalla pubblica- (ill. 22). Un elaborato per il concorso di San
zione delle tavole del Serlio (ill. 10)31. Nel tipo, a Giovanni dei Fiorentini, il disegno conservato
differenza del Pantheon, la volta all’interno trova allo Stadtmuseum di Monaco, catalogato come
origine direttamente al di sopra dell’ordine, senza 36/1928 b – attribuito da Tafuri a Giulio Roma-
la predisposizione di un attico di raccordo, cono- no – si dimostra alquanto interessante, presen-
scendo esiti, come nel San Sebastiano, – malgra- tandosi come composizione di motivi grammati-
do l’ampiezza contenuta dell’oggetto architetto- cali e sintattici riscontrabili separatamente nella
nico – comunque “monumentali”. prima soluzione disposta per il San Sebastiano,
Diversamente, all’esterno del tempio poi ef- come poi nel realizzato (ill. 11)33.
fettivamente realizzato, al primo ordine, scandi- Le modifiche introdotte rispetto all’iniziale
to da un binato di lesene doriche e racchiuso da ideazione paiono inseguire una logica essenzial-
una trabeazione a triglifi e metope, si sovrappo- mente formale, in primis la richiesta di una fab-
ne una balaustrata su liscia zoccolatura. Rien- brica di notevole consistenza visiva. L’ecceziona-
trante dal filo di questa della profondità della lità dell’edificio sull’intorno è demandata all’e-
sottostante corona di cappelle, si innalza un mergenza della cupola, sottolineata dal binomio
tamburo contraffortato da plastiche volute, an- di volute gemine embricate in superficie, mentre
ch’esse binate, entro le quali si aprono delle fi- ad una scala minore, l’introduzione di inserti a
nestre a tutta altezza. Superiormente corre, in- carattere esornativo, e soprattutto il trattamento
terrotta da risalti in prossimità della finestratu- dei due portali laterali, risultano appropriati a
ra e dei membri verticali, una cornice, sulla qua- segnalare l’importanza della fabbrica per quanto
le un tempo si impostava la cupola estradossata riguarda una fruizione ravvicinata (ill. 12).
coronata da lanterna. All’ordine dorico impostato su basamento
I modelli a cui questa soluzione è riconduci- continuo, all’esterno del tempio, vengono allora
bile si pongono solo evocativamente “all’anti- assegnate basi attiche nella versione con astraga-
ca”. Come è stato osservato, l’adozione di tam- lo addizionale (ill. 13). La trabeazione (ad una
buro, sul quale impostare la volta, è invenzione sola fascia, non a due come presentato nel dise-
moderna, da legarsi in primis al tempietto di San gno della Rettoria) si arricchisce di spunti narra-
Pietro in Montorio di Bramante, immediata- tivi. Le metope risultano infatti intagliate nelle
mente riconosciuto dai contemporanei come forme degli attributi di San Sebastiano – frecce,

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postraffaellesca, soprattutto negli esempi di
Serlio, Giulio Romano e Vignola, già registra-
ta in precedenti divertissements pellegrinani37.
Non può inoltre non colpire il faticoso innesto,
superiormente, del contrafforte in forma di vo-
luta al secondo ordine del tempio. È da segna-
lare peraltro che tale voluta a riavvolgimento
non alternato appare episodio raro – volute a
doppio avvolgimento convesso connotano su-
periormente il portale maggiore del Duomo di
Milano – nella produzione di Pellegrini, né è
riconoscibile per essa fonte architettonica nota.
Per quanto riguarda il trattamento superfi-
ciale delle volute – i contrafforti radiali si pre-
sentano embricati (ill. 20) – un episodio tratto
dalla coeva produzione architettonica mostra
con evidenza l’esito “spaesante” dell’esempio
milanese. Le volute incornicianti il portale della
villa del cardinale Rodolfo Pio da Carpi, un
tempo su via Pia a Roma, esibiscono trattamen-
to analogo ottenendo peraltro un effetto meno
ridondante, non solo a motivo della più conte-
nuta scala dell’oggetto, ma anche perché asso-
ciate ad un contesto di opera rustica (ill. 21)38.

L’architetto
Che a Pellegrino non sia da attribuirsi la respon-
sabilità della “trasmutacione del disegno” è consi-
derazione sostenibile su più basi.
Nel manoscritto composto negli ultimi anni
di attività è indicato da Pellegrini come com-
11. Giulio Romano (?), semiprospetto- vasi di frecce e faretra – in ossequio alla tradi- portamento da evitarsi l’alterazione del proget-
semisezione di San Giovanni dei Fiorentini zione inaugurata dal tempio di Bramante, men- to in corso d’opera39.
(XVI sec.). (Monaco, Stadtmuseum,
36/1928 b). tre alla cornice sono aggiunti i dentelli (ill. 14)34. Non solo, ma dalla documentazione esisten-
In chiave d’arco risultano apposte grandi bugne te è possibile ricostruire con precisione la forma
fuse parzialmente nella trabeazione, al centro del rapporto che legava l’architetto alla fabbri-
delle quali una “cartella” in forma di voluta ro- ceria. A Pellegrini era stato richiesto, in aggiun-
vesciata è chiamata a ribadire il principio di ge- ta all’iniziale predisposizione del disegno, la ve-
rarchia che ad una dimensione maggiore carat- rifica annuale del realizzato, non un controllo
terizza le relazioni dell’intero organismo (ill. continuativo sul farsi dell’opera. È inoltre diffi-
15)35. Lo stesso dispositivo risulta esteso all’in- cilmente assegnabile alla volontà dell’architetto
terno del tempio (ill. 16 e 17). Gli ingressi infi- l’iniziativa di modificare quanto già parzialmen-
ne, seppur un diverso trattamento distingua gli te posto in opera, essendo, questa, una decisio-
accessi laterali da quello principale, risultano ne, per carattere ed impegno, presumibilmente
commentati per individuazione di componenti a discrezione della committenza. Le ragioni di
chiaramente isolabili (ill. 18 e 19)36. quest’ultima sono ricostruibili unicamente per
Si segnala peraltro che il cambiamento opera- via indiziaria non essendo sopravvissuta docu-
to conduce parallelamente ad esiti “deboli” dal mentazione in proposito.
punto di vista lessicale e sintattico che introduco- Nel caso del tempio milanese la committenza
no comunque a perplessità rispetto al maggior è individuabile nell’istituto della fabbriceria, or-
controllo verificabile altrove nella produzione ganismo misto, laicale-ecclesiastico, eletto a ge-
dell’architetto. stire la realizzazione della fabbrica, come nel pro-
Nel prospetto realizzato la rinuncia alle fi- sieguo, la cura e il mantenimento della stessa40.
nestre previste al primo ordine del tempio non Relativamente al San Sebastiano è riscontra-
trova infatti adeguato ridisegno. In particolare bile che all’attenzione esercitata da parte eccle-
non convince l’inedito espediente della bugna siastica sulle vicende del tempio – argomento che
gentile (o sono tre?) in chiave d’arco “appesa” sarà ripreso in seguito – corrisponde altresì
senza soluzione di continuità al soprastante ar- un’effettivo potere gestionale. Il peso della com-
chitrave pur non mancando allusione alla cul- ponente ecclesiastica è infatti attestato dalla no-
tura sperimentale “romana” della generazione mina a prefetto della fabbriceria di Ludovico

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12. Dettaglio porta laterale (foto Chemollo). Moneta (avvenuta il 5 settembre 1577 in conco- l’incisione di Antonio Labacco (ill. 22), conosce
mitanza con l’istituzione della fabbriceria), colla- in architettura attenzione e fortuna, fino al noto
13. Dettaglio basi (foto Chemollo).
boratore strettissimo del Borromeo, già prefectus esito seicentesco veneziano della chiesa della Sa-
14. Dettaglio trabeazione (foto Chemollo). fabricae generalis dell’intera diocesi milanese41. lute. La vicenda ricostruita prospetta dunque
15. Dettaglio bugne (foto Chemollo).
È a questa componente, o per lo meno su sol- Pellegrino Pellegrini quale figura professionale il
lecitazione della stessa, che, a nostro parere, ri- cui indubitabile impegno e la cui salda prepara-
sulta ascrivibile la responsabilità dell’intervento zione trovano comunque coesistenza con la di-
di modifica42. Si segnala che la rinuncia all’aper- sponibilità ad assecondare richieste esterne47.
tura di finestre al primo ordine della fabbrica è Tibaldi stesso nello scritto redatto a organiz-
spiegabile proprio nei termini di adeguamento zazione delle esperienze acquisite, fornisce inte-
alle disposizioni promulgate dall’arcivescovo. La ressante delucidazione sulla figura dell’architet-
cartografia antica (Ballino 1569, Bruin Hoggen- to a partire dalla formazione. In proposito l’invi-
berg 1572, Lafrérie 1573, Clarici 1580 ca.) mo- to è di disegnare “tutti li edifici che da tutti sono
stra infatti che al S. Sebastiano era addossato un lodati et aprovati”48, come poi, nella pratica l’in-
edificato denso e continuo tale da non facilitare dicazione è di “[...] far le opere, dietro a una no-
“l’isolamento” del tempio. bile bellezza e conveniente a voler tutti piacer”49.
Risulta inoltre significativo il breve riferi- Questo non deve stupire: la figura di operatore,
mento contenuto nell’ordinazione capitolare del a cui Pellegrino è associabile, è chiamata a di-
settembre 1580: “Che monsignor Moneda tratti mostrare preparazione e competenza proprio sul
con messer Pelegrino per li ornamenti di fuo- piano della più idonea risposta – ma non per
ri”43. A Monsignor Moneta dunque risulta affi- questo a nostro parere vincolata – alle necessità
dato il compito di “trattare” con l’architetto, ed alle esigenze della committenza.
forse proprio in qualità di referente privilegiato È opportuno in proposito riflettere sul fatto
per tali argomenti, e non solo perché investito che, nella Milano borromaica, a ridosso inoltre
del semplice ruolo di portavoce in quanto pre- della pubblicazione delle Instructiones Fabricae, è
fetto della fabbriceria di San Sebastiano44. ideato da Tibaldi un tempio a pianta centrale. Se
L’architettura realizzata è spia di quanto ipo- è risaputo che nel capitolo secondo delle Instruc-
tizzato finora. Sono infatti già stati descritti i nu- tiones è introdotta possibilità di deroga dall’im-
merosi accorgimenti volti a produrre ricadute in pianto promosso dallo stesso Borromeo su pare-
termini di impatto oltre che di immagine in os- re dell’architetto, risulta peraltro altrettanto no-
sequio al rinnovamento in forme decorose degli ta la diffidenza dimostrata dall’arcivescovo per le
edifici di culto. Può inoltre non risultare casuale disposizioni non a croce50.
l’abbandono dell’iniziale idea di fabbrica orga- L’adozione di uno sviluppo planimetrico cir-
nizzata secondo lessico e sintassi di matrice clas- colare nel caso del tempio milanese si dimostra
sicista. Coerentemente, nel realizzato è data pre- scelta sapiente dell’architetto per più aspetti: nei
ferenza, anche a costo di malcelate forzature, al termini di “qualità monumentale”, carattere sot-
modello di tempio nella versione “ecclesiale”45; sì tolineato da Lotz a proposito degli edifici a pian-
rivisitazione moderna del tipo antico, ma al con- ta centrale, e in relazione agli “aspetti funzionali”
tempo tradizione recente ad immediato ricono- analizzati da Sinding Larsen nel suo contributo su
scimento. Tradizione che dalla pittura di Raffael- analogo tema. Alternative e complementari alla
lo46, attraverso soprattutto l’interpretazione di visione wittkoweriana sono entrambe indicazioni
Antonio da Sangallo il Giovane raffigurata nel- non trascurabili sull’argomento51. È inoltre dispo-

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16. Interno del tempio: primo ordine. sitivo adeguato ad offrire soluzione ai vincoli to- ne dell’arcivescovo, risulta però preclusa l’ubica-
pologico-dimensionali condizionanti la genesi del zione a settentrione, che non casualmente
17. Dettaglio bugne interno (foto Chemollo).
San Sebastiano, come riconosciuto da tempo dal- avrebbe interessato il San Sebastiano nel caso di
la letteratura sul tempio milanese52. un orientamento alternativo55. Ancora, si osservi
È ancora da segnalarsi l’indubbia capacità del- che in esse è sottolineatamente richiesta l’osser-
l’architetto a dare ulteriormente risposta alla spe- vanza all’isolamento qualitativo dell’edificio de-
cificità del contesto. Il tempio si trovava infatti putato ad ospitare il sacro. E questo a costo – o
già nel XVI secolo inserito entro un edificato so- forse proprio per questa stessa ragione – della ri-
stanzialmente senza soluzione di continuità, con- nuncia al posizionamento dell’ingresso della
notante i fronti delle strade commerciali di pene- chiesa sulla strada principale, nel caso del tem-
trazione al cuore cittadino. Tibaldi, nella circo- pio di San Sebastiano, il trafficatissimo corso di
stanza, propone abilmente un impianto a svilup- Porta Ticinese. Pellegrini nello scritto d’archi-
po circolare atto a distinguersi dall’intorno53. tettura fornirà invece alternativa indicazione56.
Ed è proprio tale disposizione a trovare re- L’attenzione principalmente rivolta alle esi-
pentina registrazione nel disegno di Vincenzo genze formali, non trascurando comunque il con-
Scamozzi per una scenografia da adottarsi al pal- testo di riferimento, conferma il carattere profes-
ladiano teatro Olimpico (ill. 23 e 24). Un tempio sionale della figura di operatore alla quale Pelle-
perfettamente circolare inserito in un continuum grino è ascrivibile. All’indicazione di modelli
edilizio è infatti rappresentato nel progetto per le “certi” è allora sostituibile il criterio informatore
prospettive del Teatro Olimpico a Vicenza (Chat- della “gradevolezza all’occhio”, espressione da in-
sworth, Coll. Devonshire). La possibilità che l’e- tendersi in una duplice accezione. In ossequio ad
sempio del tempio su corso di Porta Ticinese ne un’ottica maggiormente soggettiva, in cui l’artista
abbia fornito ispirazione appare credibile sulla ba- è espressione di un gusto squisitamente persona-
se della documentata conoscenza di Vincenzo le, e una seconda che lo definisce portatore di
Scamozzi dell’architettura milanese e per esplici- competenze specifiche non generalizzabili.
to riferimento allo stesso San Sebastiano54. Eloquenti in proposito le indicazioni conte-
Tale scelta risulta ancora adeguata conside- nute nello scritto dell’architetto: “[...] vi sono
rando un altro non trascurabile aspetto. L’anda- alcuni che dicono che il fabricare è una certa
mento circolare e quindi continuo della costru- varia opinione con la quale si fa giuditio della
zione risponde al contempo al problema di un bellezza e di tutte le muraglie e che la forma
edificio necessitato alla rinuncia delle consuete delli edifitii si muta secondo il piacer di ciascu-
componenti di individuazione e di immagine no. Questo aviene a tutti quelli che non sano,
concentrate a livello di facciata. L’ingresso prin- che credono anco che quello che non è in sua
cipale del tempio non è infatti posto in comuni- cognitione non sia, in modo che questo errore
cazione con la via principale – il corso di Porta si pò levare con far chiaro onde et in qual mo-
Ticinese – ma si affaccia su un angusto vicolo. do avesse origine la ragione o fondamento de
Tra le disposizioni borromeiane difficilmente l’arte e come [crescessero] per lo experimento,
eludibili, perché all’attenzione particolare del- mediante la cognitione et il discorso”57.
l’arcivescovo, era l’obbligo per le chiese di nuo- Di conseguenza è da Tibaldi lasciata cadere
va edificazione a rivolgere l’area presbiteriale la pretesa di individuare, e quindi sottolineare,
verso Oriente. Nelle Instructiones, se è contenuta una “regola” nell’architettura; in sostituzione, è
possibilità di deroga su questo punto a discrezio- predisposta la tranquilla messa in esposizione

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18. Porta principale.
delle migliori possibilità da selezionarsi a secon- per questa ragione Pellegrini in un primo mo-
19. Porta laterale (foto Chemollo). da del caso e delle richieste58. mento rinuncia all’incarico. All’iniziale rifiuto
Su questo terreno, ma non solo, possono es- farà però seguito una risposta di segno diverso,
20. Dettaglio dei contrafforti (foto Chemollo).
sere poste le premesse per approfondire il rap- anche attraverso la mediazione di Borromeo.
porto tra Pellegrino Pellegrini e Carlo Borro- Le motivazioni offerte a spiegazione della
meo, tendenzialmente invece indagato come in- mutata decisione non risultano trascurabili: “et
scioglibile, e quindi non interrogabile, binomio59. ritrovandomi io essere per molte cose obligato a
Sua Signoria Illustrissima et particularmente per
Pellegrino Tibaldi e Carlo Borromeo essere io suo vassallo come arcivescovo di Mila-
Nel processo a cui fu sottoposto Tibaldi a par- no per convenienza fui sforsato a farlo”63.
tire dal 1583 con l’accusa di non aver adeguata- Tibaldi dunque offre lui stesso ragione dei
mente operato nell’interesse della Fabbrica del presupposti della collaborazione con Carlo Bor-
Duomo, l’esaminato oltre a rispondere stretta- romeo su basi di esplicita e dichiarata “conve-
mente a sua difesa, descrive ampiamente la sua nienza”. Il dovere all’obbedienza – Puria di Val-
posizione. Gli atti del processo risultano dun- solda, paese natale di Pellegrino, era infatti al
que testimonianza preziosa per la ricchezza e tempo feudo arcivescovile – e la convenienza
varietà delle informazioni in essa contenute60. personale, dichiarata dall’interessato, nella cir-
Un passaggio del memoriale risulta particolar- costanza trovano coesistenza. Nel capitolo CIX
mente denso di informazioni a proposito del- della parte seconda dello scritto di Pellegrini in-
l’atteggiamento osservato da Tibaldi nei con- titolato “Che lo architetto non preghi altri, ma
fronti di Carlo Borromeo: in esso è narrato pro- altri priega lui”, evidente parafrasi del testo al-
prio il particolare momento del consolidarsi – bertiano, la categoria della “convenienza” cono-
Pellegrini da questo momento risiederà stabil- sce chiarimento: “Si avertischi ancora di servir
mente in Milano –, della “collaborazione” tra quanto si può a prencipi et a citadini principalis-
l’architetto e l’arcivescovo61. simi et inclinati a fabriche e di poderose richeze,
La testimonianza riguarda infatti la nomina che in altri poco credito si pò acquistare et auto-
di Tibaldi a primo architetto della Fabbrica del rità grande porge a l’architetto il servir grandi”64.
Duomo, avvenuta ufficialmente nel 1567. Nella Se la posizione di Tibaldi nei confronti del-
circostanza Pellegrini, in procinto di accomia- l’importante arcivescovo risulta, come è noto,
tarsi da Milano e dalla Lombardia in genere, ri- esplorabile, meno ricostruibili appaiono invece i
ceve invito da parte dell’arcivescovo a presentar- presupposti del rapporto privilegiato stabilito da
si alla Venerabile istituzione. Con sorpresa ap- Carlo Borromeo con l’architetto. Era nella men-
prende il motivo della chiamata; si tratta appun- talità del principe avvalersi preferenzialmente di
to della possibile nomina ad architetto della più un artista, o di un gruppo scelto di essi, ma tale
importante fabbrica milanese62. Il salario pro- prospettiva non sembra esaurire esaustivamente
spettatogli peraltro si dimostrerà troppo basso: l’argomento nel caso dell’arcivescovo Carlo

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21. Giovan Battista Montano, portale della
villa Pio-Sforza in I Cinque ordini
dell’architettura di Vignola,
ed. A. Vaccario, Roma 1610.

22. Antonio Labacco, incisione (1552) del


prospetto di San Giovanni dei Fiorentini,
progetto di Antonio da Sangallo il Giovane
(da Frommel, Ray, Tafuri, Raffaello
architetto, cit., p. 223).

Borromeo. È nostra ipotesi che l’attento presu- settembre 1576 è presa la decisione di promuo-
le, al pari di una “politica artistica”, ne condu- vere un voto al santo di origine milanese per la
cesse parallelamente un’ulteriore, di matrice più liberazione dalla peste. Solo al momento della
prettamente politico-giurisdizionale. proclamazione dello stesso, in data 15 ottobre –
È riscontrabile allusione, all’interno della te- dichiarazione peraltro mutuata da quanto dispo-
stimonianza prestata da Tibaldi sulla più estesa sto negli incontri precedenti –, sono inserite due
vicenda della sua nomina a architetto del Duo- interessanti specificazioni66. Al primo punto si
mo di Milano, al carattere “impositivo” della legge: “dichiarando però d’essere d’intenzione
mediazione dell’arcivescovo. Se non altro, Bor- sua che la eletione del Cappellano habbia da es-
romeo dimostra un grande interesse a che l’ar- sere perpetuamente d’essi. Signori Vicario et do-
chitetto, che fino a quel momento aveva essen- deci et si facia per suffragij secreti, nè il Reve-
zialmente prestato opera per lui, accetti l’incari- rendissimo Arcivescovo di Milano presente et
co offertogli dall’importante fabbriceria. futuro, ne anco l’istesso sommo Pontefice hab-
L’intervento di Borromeo non si dimostra, biano l’autorità d’impedire, che il modo, il tem-
nella circostanza, da poco: l’arcivescovo, da una po, la persona, et ogni altra cosa pertinente a
parte, solleva Pellegrini dagli impegni preceden- questa eletione dipenda solamente dal’arbitrio et
temente assunti con la corte papale, dall’altra, lo libera volontà di essi Signori, Vicario e XII”. Ri-
rassicura a proposito dello scarso compenso pro- suona in queste parole memoria di fatti recenti.
spettatogli: ”quanto al salario quello che non Milano aveva conosciuto dal maggio del 1575 la
fusse venuto per strada ordinaria sarebbe venuto presenza in Città di Gerolamo Regazzoni, ve-
da altra parte”65. Non risulta dunque trascurabi- scovo di Famagosta, formalmente inviato dal pa-
le l’atteggiamento assunto dal presule nella vi- pa, in realtà decisamente atteso da Carlo Borro-
cenda, tenuto conto che la Fabbrica del Duomo meo per creare velocemente le condizioni di
era istituzione a carattere misto laicale-ecclesia- un’estensione della potestas arcivescovile rispetto
stico, e che tradizionalmente la gestione di essa a prerogative laiche difficilmente riformabili.
risultava affidata soprattutto a laici. Il visitatore apostolico aveva concluso il pro-
Le vicende della chiesa di San Sebastiano of- prio mandato con due gesti particolarmente
frono ulteriore materia di riflessione in questa eclatanti: aveva proceduto all’ispezione dell’am-
direzione. Il 1576 è non solo menzionabile come ministrazione del Capitolo del Duomo e dell’O-
l’anno della peste, ma è altresì identificabile co- spedale Maggiore, istituzioni di fondazione du-
me l’anno che registra il massimo livello di ten- cale, per statuto e tradizione a gestione soprat-
sione tra l’arcivescovo e le magistrature cittadi- tutto laica67. Nell’espressione “ne il Reverendis-
ne sulla base di vertenze giurisdizionali in atto. simo Arcivescovo di Milano presente et futuro,
Nella genesi del voto a San Sebastiano sono rin- ne anco l’istesso sommo Pontefice” è probabil-
tracciabili segni di tale conflitto. mente registrato tale sensazionale evento.
Nella seduta del Consiglio Generale del 20 Poco più avanti nel documento è scritto: “di-

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23. G. Ramazzotti e L. Bezzera, Il tempio chiarando volere che la sudetta fabrica si faccia ad to Ludovico Moneta, già praefectus fabricae genera-
di San Sebastiano, litografia, 1853, (Mila- arbitrio delli detti Illustri Signori quatro eletti a lis dell’intera diocesi, non casualmente collabora-
no, Civica Raccolta delle stampe
A. Bertarelli). referire, et mancandone alcuni di loro di quelli tore strettissimo dell’arcivescovo.
che saranno subrogati per li prefati Signori Vica- Ma a Carlo Borromeo riuscirà anche qualco-
24. Vincenzo Scamozzi, progetto per
le prospettive del Teatro Olimpico a Vicenza
rio et XII”. Tale seconda specifica invece pare sa di più: l’imposizione del proprio architetto di
(sec. XVI). Chatsworth, Collezione fornire risposta all’obbligo (ultimo di una serie fiducia ad architetto della edificanda fabbrica73.
Devonshire. peraltro68) imposto da Carlo Borromeo, in occa- Al momento ufficiale della formalizzazione del
sione del IV Concilio Provinciale, tenutosi an- voto era stata espressa dai decurioni la volontà di
ch’esso nel 1576, a chiedere licenza per iscritto rivolgersi ad “uno o più ingegneri che allo scopo
all’arcivescovo in caso di ristrutturazione, restau- si potranno chiamare”, facendo implicita allusio-
ro, edificazione ex novo di edifici ecclesiastici69. ne all’ambito entro il quale sarebbe ricaduta la
Nel complesso, dunque, l’operazione avviata scelta. Era infatti prassi in Milano, in simili con-
dal Consiglio Generale si delinea iniziativa squi- testi di incarichi pubblici, rivolgersi ad uno o più
sitamente laica, se non addirittura rivendicata ingegneri collegiati della città. Esisteva infatti
come tale. In questa accezione viene letta anche una associazione professionale cittadina, inizial-
da parte arcivescovile, che non a caso convo- mente chiamata “Università degli Ingegneri, Ar-
cherà di lì a poco una rappresentanza di decu- chitetti, Agrimensori”, poi “Collegio”, della
rioni chiedendo correctione et suppletione relativa- città di Milano, con referente proprio nel Tribu-
mente ai due punti in questione70. nale di Provvisione, ovvero l’organismo esecuti-
Il momento risulta favorevole all’arcivesco- vo del Consiglio Generale74.
vo: non solo la visita apostolica aveva comporta- Nella letteratura sul Pellegrini, la sottolinea-
to, come sperato, il rafforzamento della figura tura del carattere pretestuoso degli attacchi al-
di Carlo Borromeo, ma l’evento peste stesso era l’architetto, funzionale in realtà a contrastare la
congiuntura leggibile e gestibile dal presule a politica dell’arcivescovo, è osservazione nota da
potenziamento del potere ecclesiastico. tempo. Non risulta altrettanto praticata la con-
Tale congiuntura parrebbe trovare corrispon- statazione del rilievo politico dell’azione del
denza anche nelle vicende del San Sebastiano. I Borromeo in materia di fabbriche.
decurioni si disporranno infatti nel breve ad asse- Preoccupazione del presule è senz’altro il de-
condare le proteste di parte arcivescovile: nella coro dell’edificio su presupposti di culto restaura-
seduta del 23 agosto è presa la decisione di asse- to – da intendersi nella duplice accezione di ade-
condare la disposizione del presule, inviando per guata dignità dell’edificio di culto e in casi di
iscritto la richiesta di approvazione del progetto71. maggiore importanza e prestigio, nella direzione
E risposta prevedibilmente favorevole è espressa di magnificenza e ornamento – ma non solo. At-
una decina di giorni dopo da parte ecclesiastica72. traverso la reiterata “proposizione” del proprio
Contestualmente il 5 settembre risulta istituita architetto di fiducia, Carlo Borromeo sembra
anche la fabbriceria, a capo della quale è nomina- inoltre tentare la rimozione di una delle preroga-

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tive laiche tradizionalmente esercitate, l’autono- realizzazione) ha offerto maggiori opportunità di
mia di decisione quanto a forma e aspetto degli ricostruirne attitudini e comportamento.
edifici religiosi. Malgrado non siano direttamente documen-
È infatti nota la direzione generale della poli- tate le ragioni della trasformazione dell’iniziale
tica dell’arcivescovo tesa ad un ridimensiona- disegno, riteniamo comunque riconoscibile
mento del peso del potere laico a favore di quel- un’omogeneità di indirizzo e quindi di intenti,
lo ecclesiastico. A livello cittadino tale impegno nel passaggio dalla prima alla successiva soluzio-
guardava a quelle istituzioni a carattere misto ne. È al “carattere” dell’edificio che è apportata
(ospedali, pia loca, fabbricerie), nelle quali non so- correzione. Se da una parte risulta garantita nel
lo erano gestite ingenti risorse, ma che proprio in realizzato una maggiore visibilità, è soprattutto
virtù di tale costitutiva commistione, avevano l’arricchimento di inserti esornativi a fornire
modo di condizionare, seppur limitatamente, la informazione sulle finalità sottese da tale opera-
vita religiosa della città75. Da questo punto di vi- zione. Il restaurato culto cattolico, come è noto,
sta una figura come quella di Tibaldi, riconosciu- pone grande attenzione all’apparenza delle fab-
ta a livello generale come espressione di una pro- briche ecclesiastiche. Tra la fondazione del nuo-
fessionalità comunque autonoma, risultava ele- vo San Sebastiano e la pubblicazione delle In-
mento prezioso al progetto del presule. structiones fabricae è segnalabile infatti una corri-
spondenza di tempi quasi perfetta.
Conclusioni Alle richieste della committenza Tibaldi a no-
Lo studio della fabbrica dedicata al santo di ori- stro parere risponde attraverso gli strumenti del-
gine milanese protettore dalla peste si è rivelato la professione. Ed è in quest’ottica che va inqua-
ambito ricco di spunti di riflessione sulla figura drata l’attenzione dell’architetto alle esigenze
di Pellegrino Tibaldi. della committenza. Alle indicazioni borromaiche
Si è infatti dimostrato ricostruibile un percor- non è infatti dato né completamente, né imme-
so progettuale non unicamente incentrato sulla diatamente seguito, introducendo al carattere
realizzazione di un oggetto architettonico. comunque dialettico del rapporto. La riflessione
La storia della fabbrica da noi analizzata su ba- sulla specificità del contesto (intorno fisico, come
si documentali – non inedite, quanto piuttosto vincoli di natura devozionale) porta infatti Tibal-
non adeguatamente interrogate – è apparsa infat- di a lavorare sul tema della pianta centrale.
ti più complessa, registrando un sostanziale cam- Che una “relazione di tangenza” stia alla radi-
biamento di programma in corso d’opera affidato ce del rapporto tra Pellegrino e la committenza –
pur sempre all’ideazione di Pellegrini. La peculia- anche quando questa si manifesti nell’ ingom-
rità della vicenda (lo stesso architetto chiamato brante figura dell’arcivescovo Carlo Borromeo –
nel breve a produrre, non solo due disegni come è considerazione agibile non solo con valore di
possibile esercizio di variazione, ma anche a inne- conclusione, ma è altresì segnalabile come para-
stare trasformazioni su un progetto già in via di digma da cui questo studio ha conosciuto avvio.

Appendice sto a tutta spesa dell’Incantatore, sì di materia, ma- tetto di detta fabrica, li quali sarano de pezzi acor-
nifatura, condotta, et posto in opera per quel che sati in modo che un pezzo sia alto on. 12, de pia-
apartiene all’arte del Scarpellino, et il precio si fa- no on. 6 in 7, longhe le ditte on. 26 et l’altro cor-
ra un tanto il braccio corrente, in longhezza et di so sopra il detto sarà alto on. 6, di piano on.12
Archivio di Stato di Milano, Notarile, 16463: tutte le altezze et grossezze che qui abasso si dirà longhe le dette on. 26 et ogni quatro corsi vi sia
Marc’Antonio Torriani (segnalazione in Schofield- nonostante che siano de molti pezzi et varie altez- un corso alto on. 12, largo in piano on. 30, longho
Della Torre 1994, nota 55 a p. 47), 28 marzo 1579. ze et grossezze, et il tutto ben lavorato con molta on. 13, aciò che doi faciano le on. 26 diminuindo
Dello stesso documento esistono copie anche in diligenza et ben commisse poste in opera come di come è detto di sopra li quali pilastri risalteranno
altri fondi dell’archivio milanese: Religione ammi- sopra la qual chiesa sarà per diametro di netto di fuori dal vivo del muro on. 3
nistrazione, 1003 (segnalazione in Randi 1931-32; dentro da pilastro a pilastro br. 33 1/2, che girerà 4 Et più li 16 capitelli sopra li detti 16 pilastri an-
trascrizione parziale in Baroni 1968, doc. 622; tra- braccia 105 et di fuori girerà br. 135 in circa darano di cieppo, alti on. 13 et per il muro de pia-
scrizione parziale in Ghellini Sergenti 1981-82, Prima vi andarà un dado di fuori qual sarà de mie- no on.16 con il sporto longhe on.(così nel testo) con
doc. 32) e Culto 1150. rolo et circonderà detta chiesa salvo dove sarano il sporto, la qual altezza possa esser de doij pezzi
le 3 porte alto on. 14 computa on. 3 che sarà sot- et de un pezzo solo se così piacerà all’Incantatore,
In Instrumento conventionis Fabrice seu delibe- to la superficia della terra largo de piano verso il lavorati et messi in opera conforme al disegno
rationis Factj inter Illustros Domines deputatos muro on. 12, et li pezzi longhi br. 2 almeno 5 Et più sopra detti Capitelli vi andarà il corniso-
Fabrice Ecclesie sancti Sebastiani et Magistrum 2 Et più sopra il detto vi andarà un altro dado di no, cio, è architravo, frigio et cornice; prima l’ar-
Martinum de Carate rogatj per me notarium et cieppo il qual sarà sotto li pilastri et membretti, chitravo de cieppo alto on. 14 qual altezza possa
Cancellarium Infrascriptum sub die 28 Martj sarà alto on. 20 qual altezza si farà de doi pezzi, il esser de doi pezzi et de piano per il muro on. 12,
1579 adsunt Capitula tenoris Infrascripti pezzo di sotto de piano on. 20 et il pezzo di sopra longhi li pezzi per ciaschuno br. 2
Capitoli per il vivo cio è cieppo gentile de Vaprio on. 15 a ciò s’ incatenino bene con il muro, longhi 6 Et più sopra detto Architravo vi andarà il frigio
et serizzi come sarà notato nelli presenti Capitoli li pezzi per ciaschuno br. 2 di cotto con le trigliffe de cieppo alte on. 19, lar-
per far la nova chiesa di Santo Sebastiano in Mila- 3 Et più sopra detto dado vi andarà pilastri quadri ghe on. 12 et de piano per il muro on. 18
no per fabricare il primo ordine, cioè dell’Imposta n° 16, tutti de cieppo senza base, alte il suo fusto 7 Et più il Cornisono sopra detto frigio tutto di
della volta principale in giù, sì di dentro come di br. 15, on. 2 per uno, larghi nel pie on. 26, dimi- cieppo alto on. 18. La sua altezza de doi pezzi il
fuori et come mostra il disegno dell’opera, et que- nuendo in cima come li sarà ordinato dall’Archi- pezzo di sotto di piano on. 24 et il pezzo de sopra

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de piano on. con il sporto longhi li pezzi per cia- 19 Et più li pilastri n° 8 sopra le dette 8 base de ciep- nelli capituli li habbiano a compensare un tanto
scuno br. 1 on.8 per il meno po, longhi, larghi, grossi, alti et acorsati, inciavellati per oncia all’arbitrio delli signori Deputati
8 Et più le cimase alle Imposte delli archi delle ca- come si è detto delli n° 16 di fuori al 3° capitolo Et più che le misure si facciano in questo modo: il
pelle, sì di dentro come di fuori a detta chiesa, sia- 20 Et più sopra detti otto pilastri li va li sui capi- cornisono di dentro si misuri dietro il muro, et quel
no alte on.12 et per il muro con il sporto de pia- telli de cieppo longhi, larghi, grossi, alti et ben in- di fuori si misuri on. 6 dentro dalla estremità del
no on.12 de bon cieppo catenati et lavorati come s’ è detto al 4° capitolo sporto
9 Et più alle finestre delle Capelle vi andarà li pi- delli n° 16 di fuori Seguita la lista del precio delli sudetti lavori così
lastrelli de cippo longhi br. 3 et 1/2, grosse on.12, 21 Et più il Cornisono di dentro sopra detti capi- delliberata da maestro Martino Carate sotto il dì
larghe on. 7 telli de ciepo, architravo, fregio di cotto con le tri- 28 marzo 1579
10 Et più alle 3 porte che vi sarano larghe br. 4, gliffe di cieppo, et il cornisono di cieppo, il tutto Il primo dado de mierolo conforme alli capituli
on 10 il netto, alte br. 10 le sue pilastrate tutte de longho, largho di piano, alti come s’è detto al 5° et per ogni braccio corrente
cieppo di dentro, con il sua incastro per l’anta et 6° et 7° capituli del cornisono di fuori poi che sarà L.8 S. 15 D.
di fuori con ornamento conforme al disegno, qual tutto d’ un ordine et grandezza ecetto che di den- Il dado di sopra de cieppo per braccio
sarano larghe con il sporto on. 16 in circa, longhe tro vi sarà li modioni che di fuori non vi sarano L.17 S. 5 D.
nel muro br. 2 .1/2 in giro, conforme al disegno di 22 Et più alle boche delle capelle di detta chiesa li li Pilastri di dentro et di fuori per braccio
detta opera et grosse on. 12 inciavelate et corsati andarà baselli 9 di cieppo grossi on. 3 1/4, larghi L.17 S. 5 D.
li pezzi come s’ è detto al 3° capitolo delli pilastri on. 9, longhi br. 9, quali si farano de doi pezzi in li Architravi sopra li capitelli per braccio
11 Et più li Architravi delle dette 3 porte siano de longhezza. L. 9 S. 5 D.
bon cieppo, et siano de tre pezzi per porta li doi 23 Et più si ha da intendere che tutti li sudetti la- Il Cornisono di dentro et di fuori per braccio
dalle bande longhi br. 3, et il pezzo di mezzo br. 2 vori, cioè cornice, frigij architravi, pilastri, pila- L.24 S. 5 D.
1/2, habiano de piano on. 18, grosse on. 12 per cia- strate, cimase, base, capitelli et ogn’ altro lavoro le Cimase per ogni braccio
schuno detto di sopra et conforme al disegno il detto in- L.8 S. 5 D.
12 Et più alla porta principale, che sarà quella di cantatore li habbia a lavorare con diligenza le Pilastrate delle porte per ogni braccio
mezzo, vi andarà due contracolone quadre senza conforme alli modelli che disegnati li sarano L. 21 S. 5 D.
base de cieppo alto il suo fusto con il capitello grandi come ha da esser l’opera dell’Architetto d’ li Frigij delle porte per ogni braccio
br.9, on. 9, larghe in fondo on. 14, in cima on.11 essa chiesa presso il quale ne sarà sempre copia, L. 8 S. 5 D.
1/3, risalterano fuori dal muro on. 3. il suo capi- aciò si possi alla collaudatione confrontarli con li Architravi delle porte per ogni braccio
tello sarà alto on. 7 et de piano per il muro con il l’opera et il tutto lavorato con molta diligentia. L. 22 S. 5 D.
sporto on. 12, longhe on. et il tutto ben corsato Avertendo che li cieppi siano gentili com’ è detto Il dado di dentro per ogni braccio
et ligato con le pilastre della porta di sopra et non marcini né sabionini, né meno ma- L.5 S.I5 D.
13 Et più sopra le altre due porte sopra l’architra- rognosi, aciò li lavori possano riuscire con molta li baselli de cieppo et mierolo per ogni braccio
vo vi andara un frigio di cieppo per porta longho diligentia, fatti in cieppi forti et gentili L.3 S. 5 D.
br. 5 on. 4 in circa, alto on.18 de piano on.6 in7, 24 Et più che le dette opere si habbiano da lavora- le base bastarde per ogni braccio
lavorato conforme al disegno re sotto una Cassina la qual l’Incantatore farà sopra L13 S. 5 D.
14 Et più alle dette tre porte vi andarà baselli n°9 l’opera a tutta sua spesa propria acciò che facil- li Archi delle Capelle per ogni braccio
de mierolo alti on. 3 1/2 l’uno, larghi on. 10, lon- mente dalli Reverendi et Illustri signori Deputati a L.4 S. 15 D.
ghi br. 6 in 7 l’uno detta fabrica possino essere visitati li lavori li Pilastrelli delle finestre per braccio
15 Et più li archi delle capelle sarano alti on. 8, 25 Et più si declara che sia licito a detti signori L.6 S. 5 D.
larghi on. 8, de cieppo quelli di fuori et quelli di Deputati di alterare crescere o diminuire le dette li Capitelli per ciascuno
dentro sarano di cotto. misure come ben li piacerà pagando alla rata del- L.25 S. - D.
16 Et più di dentro in detta Chiesa sotto le basi de l’Incanto il più se più si crescerà et men pagato se le tregliffe per caduna
pilastri et membretti vi andarà un dado de cieppo li lavori si diminuiranno senza che l’incantatore L.17 S. - D.
alto on. 18, de piano per il muro on. 10, longhi possa pretendere nissuno ristauro le base sotto li pilastri per caduna
per il meno on. 18 26 Et più se sopra l’opera si troverà esser delle L.28 S. - D.
17 Et più le base n° 8 che sarano sopra detto da- pietre vive che possano servire per la nova fabrica le contra colone tutte due
do sotto otto pilastri dette base de cieppo alte on. et che siano giudicate da detti signori a proposito L.90 S. - D.
13 la quale altezza possa esser de doi pezzi de pia- che l’Incantatore le habbia a pagare quel tanto che Da poi si harà da dedurre da tutto il precio che
no per il muro on.16 longhe on. sarano estimate da detti signori aver da doi amici importava l’impresa scuti ducento vinticinque in
18 Et più vi andarà le base bastarde sotto li mem- communi tutto et così è nel Instrumento
bretti et risalti delli pilastri dentro delle capelle al- Agionta Subscripto Marcus Antonius Torrianus notaius
ti on. 15 con il cavetto del pilastro de piano per il Che facino essi maestri la Cassina dandoli noi li publicus Mediolanensis et venerande fabrice nove
muro on. 9 con il sporto, et tutte de un pezzo a copi et legnami Ecclesie Sancti Sebastiani Mediolani cancellarius
membretto per membretto Et più se li lavori mancarano dalle misure dette subscripsi

Senza l’appoggio e l’incoraggiamento di scovile di Milano; BAM, Biblioteca Am- pleta e articolata ricostruzione di L. Be- dello spurio tiburio, innalzato a seguito
Howard Burns, Richard Schofield e An- brosiana. sozzi, Le magistrature cittadine milanesi e delle infiltrazioni verificatesi (A. Rovetta,
na Bedon questo studio difficilmente la peste del 1576-1577, Bologna 1988. Via Torino. Tempio Civico di San Sebastia-
avrebbe conosciuto forma. 1. I diversi tempi e le successive decisio- no, in Milano ritrovata, Milano 1986, pp.
Un ringraziamento particolare va a Don ni riguardanti l’iter del voto risultano ac- 2. Bibliografia completa sul San Seba- 213-225). Si veda inoltre C. Baroni, Do-
Bruno Bosatra, direttore dell’Archivio corpati in un transunto degli atti relativi, stiano è esposta nella recente scheda di F. cumenti per la storia dell’ architettura a Mi-
della Curia Arcivescovile di Milano, per collocato in ASMi, Religione amministra- Passoni, in “Arte Lombarda”, 123, 2, lano nel Rinascimento e nel Barocco, II, Ro-
l’amplia disponibilità dimostratami, e a zione, 1002, 1003, 1006; in Culto parte an- 1998, p. 58. ma 1968, pp. 157-165.
Monsignor Giovanni Molteni, Rettore tica, 1150; in Cancelleria Arcivescovile, 61; È rimasta esclusa dalla nostra attenzione
di San Sebastiano che, come più recente- nell’archivio della Rettoria di San Seba- la questione relativa alla costruzione del- 4. Pellegrini dall’inizio di maggio non ri-
mente il suo successore, Don Paolo, mi stiano, alla data 3 settembre 1577. Nella la cappella maggiore che, seppur impor- sulta più presente in Milano. Il 23 giu-
hanno agevolato nel lavoro, avendomi lettura dei documenti la nostra ricerca è tante, esula dagli ambiti di studio affron- gno annuncia al conte Renato Borromeo
concesso gentilmente accesso al tempio e stata facilitata dall’esistenza del lavoro di tati in questa sede. il suo avvenuto arrivo in Spagna all’Esco-
all’Archivio della Rettoria. P. Ghellini Sargenti, Il tempio civico di S. rial (lettera pubblicata in A. Buratti Maz-
L’aiuto di Alessandra Chemollo (autrice Sebastiano a Milano: ricostruzione delle vi- 3. È merito di Ghellini Sargenti, (Il tem- zotta, Carteggio inedito tra Pellegrino Pel-
delle fotografie) infine si è rivelato indi- cende architettoniche del monumento e dell’ pio civico..., cit. [cfr. nota 1], p.72) aver in- legrini e la famiglia Borromeo, in “Studia
spensabile per chiudere adeguatamente il area circostante, Tesi di laurea dattiloscrit- dividuato l’esatta cronologia – 1601- Borromaica”, 7, 1993, p. 166). Sui tempi
presente lavoro. ta, Milano, a.a. 1981-82, Università Cat- 1603 – della realizzazione della cupola, del trasferimento di Pellegrino in Spagna
Elenco delle abbreviazioni utilizzate nel tolica del Sacro Cuore, Facoltà di Lette- mentre il successivo contributo di Rovet- cfr. M. Scholz, New documents on Pellegri-
testo: ASMi, Archivio di Stato di Mila- re e Filosofia, rel. prof. M. L. Gatti Pe- ta amplia le scarne e discontinue infor- no Tibaldi in Spain, in “The Burlington
no; ACAM, Archivio della Curia Arcive- rer. Sulla peste di Milano si veda la com- mazioni a proposito della costruzione Magazine”, 981, dicembre 1984, p. 766.

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5. 1 settembre 1580 e 30 gennaio 1581, no, in “Rivista d’Arte”, 20, 1957, pp. 129- “E più pretende la crescita del cornisono gnato da Pellegrini alla base ionica senza
in ASMi, Religione amministrazione, 1003. 130. fatta d’ ordine del meda qual cresciuta è, toro inferiore che essa è indicata in alter-
In proposito vedi anche misurazioni suc- da on. 32 sin’ a 40 del guzulatorio per di nativa alla base attica nella parte destra
cessive e le numerose proteste di Marti- 14. Scotti, Disegni d’ architettura, cit. [cfr. fora. E più per l’ ultimo ordine parimen- del disegno per la facciata del San Fede-
no da Carate che a queste fanno seguito: nota 11], p. 41. te cresciuto on. 3, de longezza per la reti- le, BAM F251, Inf. 62, seppur in relazio-
soprattutto docc. 7 gennaio 1582 e 2 rata del muro et questo solo per di fora, ne al corinzio del primo ordine. Tale ba-
aprile 1584, entrambi in ASMi, Religio- 15. Rispetto alla datazione generalmente che gira br. 59. E più pretende il canale se è anche quella che maggiormente si
ne amministrazione, 1003. indicata – intorno agli anni Novanta del sopra il cornisono per condore via l’ aqua approssima alla forma delle basi del se-
Cinquecento – proponiamo uno slitta- per di fuori br. 59...”. Nell’ordinazione condo ordine del San Sebastiano, oltre
6. Le “prethensioni” inserite nelle scrit- mento temporale per lo meno di un de- capitolare del 27 giugno 1593 (in ASMi, che alle basi del secondo ordine della
ture di misura e di stima riguardavano cennio. Non si esclude infatti che la re- Religione amministrazione, 1006) sono se- chiesa di San Raffaele (si veda in propo-
sostanzialmente il lavoro effettuato, non dazione dell’elaborato sia precedente alla gnalate modifiche anche alla cornice in- sito il disegno conservato all’Archivio di
contemplato negli accordi di base, e compilazione del capitolato per l’asse- terna, fino a questo momento esclusa da Stato di Milano), chiesa recentemente ri-
quindi necessariamente da regolarsi a gnazione delle opere in pietra datato 27 variazioni. L’accrescimento in questione è portata a paternità pellegriniana da
parte. o 28 marzo 1579. detto di on.4, ovvero è portato “de on.32 Schofield e Della Torre. Sull’ adozione di
sino a on. 36”. Ancora in data 3 luglio Pellegrino dell’ordine ionico cfr. Scho-
7. Il ceppo è una pietra locale costituita da 16. 28 marzo 1579, in ASMi, Religione 1598, così come due successive scritture field, in Schofield - Della Torre, Pellegri-
conglomerati e arenarie a cemento calci- amministrazione, 1003. in data 20 dicembre 1599, conservate in no Tibaldi architetto e il S. Fedele..., cit.
tico che conoscerà largo impiego – anche ASMi, Religione amministrazione, 1003, è [cfr. nota 8], pp. 86-91.
in funzione decorativa, come nel caso di 17. “Per la tribuna del Santo Sebastiano, documentato l’allargamento e l’accresci-
San Sebastiano – soprattutto nel Tardo secondo il dissegno del quondam Pele- mento dello zoccolo del secondo ordine. 27. È questa una soluzione che non trova
Rinascimento. In proposito G. Alessan- grino architetto sie in quarto agudo... Io corrispondenza nell’opera di Pellegrini,
drini - R. Bugini - R. Peruzzi, I materiali non laudo che la detta tribuna si faccia 24. L’organizzazione generale ricorda ma alla quale pur tuttavia egli dedica ap-
lapidei impiegati nei monumenti lombardi agudo, ma si faccia in mezzo tondo che l’alternanza nicchia, entro binato, inqua- posita menzione nel suo scritto (L’Archi-
ed i loro problemi di conservazione, in “Bol- così corrisponderà al resto che è in ton- drante finestra sormontata da timpano, tettura, cit. [cfr. nota 25], p. 204).
lettino d’arte”, suppl., 41, 1987, pp. 145- do, ma che habbia braccia 4 di recavio” illustrata da Serlio nel Quarto Libro (ff.
156. (13 agosto 1599, in ASMi, Religione am- 151v e 152r). 28. La lanterna attualmente visibile a co-
ministrazione, 1003). Vedi Rovetta, Via ronamento dell’edificio romano è stata
8. Il capitolato d’appalto predisposto per Torino..., cit. [cfr. nota 3], p. 217 e Rovet- 25. Indicazione presente in Serlio, di vi- ricostruita in forme analoghe a quella
l’assegnazione delle opere in pietra, data- ta, Pellegrino Tibaldi ..., cit. [cfr. nota 12], truviana memoria, e riproposta anche da originaria da Flaminio Ponzio all’inizio
to 28 marzo 1579, è conservato in ASMi, pp. 108-109. Pellegrini in diversi momenti dello scrit- del Seicento. Il disegno dell’iniziale lan-
Religione amministrazione 1003; in Culto to da lui stesso composto in età matura terna è attribuito a Baldassarre Peruzzi,
1150; in Notarile 16463: Marc’Antonio 18. In data 13 febbraio 1585 è infatti mi- (A. Buratti Mazzotta - G. Panizza, a cura continuatore dell’opera alla morte di
Torriani (segnalato in R. Schofield – S; surato e stimato il lavoro svolto a chiusu- di, Pellegrino Tibaldi, L’Architettura, Raffaello. In proposito si veda S. Valtieri,
Della Torre, Pellegrino Tibaldi architetto e ra delle cappelle: “Et più tutti li muri del- Milano 1990, pp. 20, 190, 259). La ridu- Sant’Eligio degli Orefici, in C.L. From-
il San Fedele di Milano. Invenzione e co- le capelle che sono n°8 alte dalla sommità zione di un quarto dell’ordine superiore mel, S. Ray, M. Tafuri, Raffaello architet-
struzione di una chiesa esemplare, Como del dado de mierolo br. 18. on. 2...” (ad era disposizione diffusamente applicata to, Milano 1984, pp. 143-156.
1994, p. 47, n. 55). Revisioni in corso datam, in ASMi, Religione amministrazio- in Lombardia (come riferimento vicino
d’opera sono segnalate in diversi docu- ne, 1003). Braccia 18 e oncie 2 è la misu- per analoga organizzazione grammatica- 29. In particolare si consideri il tratta-
menti: 10 febbraio 1581 in ASMi, Reli- ra corrispondente all’altezza dell’arcata le e sintattica al San Sebastiano, si veda mento ideato per il prospetto laterale del
gione amministrazione, 1006 e 1020; 7 sottesa tra chiave d’arco e imposta a terra. ad esempio il tiburio di Santa Maria del- San Fedele, e quello previsto per il San
gennaio 1582 in ASMi, Religione ammini- la Passione), dove inoltre una lunga tra- Gaudenzio a Novara (non esistono in
strazione, 1003 e Culto, 1050; 27 agosto 19. Una soluzione analoga di finestra dizione attestava riferimenti a Vitruvio – realtà elaborati grafici, ma solo la testi-
1582 in ASMi, Religione amministrazione, quadra strombata, posizionata a livello su basi sostanzialmente proporzionali – a monianza di Martino Bassi, chiamato a
1006 e 1020; 12 marzo 1583 in ASMi, d’imposta della cupola, è illustrata nel sostegno e giustificazione di soluzioni in- fornire parere sul progetto di Pellegrini).
Religione amministrazione, 1003; 2 luglio Quinto Libro del Serlio nella parte dedi- traprese (H. Günther, Serlio e gli ordini Sull’adozione del tema in Tibaldi – due
1583 in ASMi, Religione amministrazione, cata ai “Tempij d’un corpo solo”, a pro- architettonici, in Sebastiano Serlio, Milano registri sovrapposti della stessa estensio-
1006 e 1020; 12 marzo 1585 in ASMi, posito del tempio ovale. 1989, p. 154). ne in lunghezza – e sulle possibili fonti
Religione amministrazione, 1006 e 1020; dello stesso, si veda Schofield, in Scho-
13 febbraio 1585, in ASMi, Religione am- 20. All’interno del tamburo, alla parasta 26. Se Pellegrino ne dà informazione so- field - Della Torre, Pellegrino Tibaldi ar-
ministrazione, 1003. addossata alla muratura ne è sovrapposta lo in una nota a margine del manoscritto chitetto e il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], p.
una seconda, su piedestallo, rastremante- (L’Architettura, cit. [cfr. nota 25], pp. 273. Si vedano anche due esempi tibal-
9. Riscontro della realizzazione di tali in- si verso il basso; al posto del capitello è 420-421), la base senza toro inferiore diani di facciata organizzata similarmen-
serti è dato dalla “stima e misura” dei la- collocata, al di sopra di una specie di tar- sarà invece di fatto esperita dall’architet- te: il disegno per la facciata del Duomo
vori messi in opera dal maestro da muro ga una testa di cherubino, su cui poggia to in situazioni di particolare sottolinea- di Milano e quello per la chiesa di San
Giacomo Motella, in ASMi, Religione un coronamento ionico. Di quest’ultimo tura. Pellegrini sceglie la base “vitruvia- Raffaele, realizzata solo al primo ordine
amministrazione, 1003, alla data 13 feb- il cuscino a forma di voluta, disposto pa- na” per il secondo piano dei cortili del secondo il progetto originario. Il tema,
braio 1585. rallellamente allo sviluppo principale Collegio Borromeo, e della Canonica; come è noto, vanta un’origine michelan-
della circonferenza è rivolto a quella vici- nel progetto, solo in parte realizzato, del giolesca – concorso per la facciata di San
10. “Et più il dado sopra di cieppo longo na. Sull’apparato e sui motivi decorativi rinnovamento della cattedrale di Vercelli Lorenzo –, e conoscerà ampia diffusione
br. 10 . on. 6 . alto on. 10 . largo on. 18 . del repertorio pellegriniano si veda dove un ordine ionico gigante era chia- nell’architettura romana di fine Cinque-
sino in on. 20 . monta a’ L.8 S. 12 D. 6 il Schofield, in Schofield - Della Torre, mato a fasciare l’esterno e probabilmen- cento.
braccio corente monta L.90 S. 6 . et per- Pellegrino Tibaldi architetto e il S. Fedele..., te anche l’interno della fabbrica (T. B.
ché non si è voluto per la tramutacione cit. [cfr. nota 8] pp. 93-98. Thurber, Architecture and religious conflict 30. Diverse chiese lombarde promosse
del disegno, se non li pezzi di sotto ma- in late sixteenth century italy: Pellegrino Ti- sul finire del XV secolo presentano
giori si cresce S. 18 per tal portione che 21. “E più il muro che è tra l’architravo di baldi’s planned reconstruction of the Vercelli un’organizzazione a cupola entro tiburio.
fa in tutto lire L. 91 : 4” (7 gennaio 1582, fuori et quello di dentro longo br. 46. lar- cathedral, Ph. D. Thesis 1994, UMI, Ann Una volumetria commentabile in termi-
in ASMi, Religione amministrazione, go br. 3, grosso on. 14 fa quadretti 145 on. Arbor 1997, p. 157); per l’interno e nel ni di sottolineata unitarietà e assolutezza,
1003). 8 a S. 6, il quadretto... E per il muro fatto portico del Santuario di Caravaggio; al malgrado l’aggregazione di spazi satelliti
tra l’ architravo di fuori et quello di den- pianterreno di palazzo Spinola (Scho- e la complessità del trattamento, risulta
11. Sul disegno della Rettoria si veda la tro non compreso nell’ incanto pero si field - Della Torre, Pellegrino Tibaldi ar- comune a fabbriche come la pavese San-
descrizione di A. Scotti, Disegni d’ archi- mette al medesimo precio poi che così si è chitetto e il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], ta Maria di Canepanova, la lodigiana
tettura, in Il Seicento lombardo. III, Milano posto anco il vivo non compreso qual mu- pp. 36-37, per quanto l’attribuzione ne- Santa Maria Incoronata, come, a Crema,
1973, p. 41. ro è longo br. 46 largo br. 3”, ad datam, in cessiti di ulteriori approfondimenti); nel Santa Maria della Croce.
ASMi, Religione amministrazione, 1003. tempietto ottagono addossato all’abside
12. Rovetta, Via Torino..., cit. [cfr. nota settentrionale del duomo di Lodi (recen- 31. Interessanti sono inoltre le proposte
3], p. 217 e A. Rovetta, Pellegrino Tibaldi 22. Ringrazio il prof. Mario Piana per la te proposta attributiva di D. Moore, Pel- illustranti i templi a pianta centrale, al-
e l’idea di Tempio: San Sebastiano a Milano, gentile consulenza prestatami in propo- legrino’s Tibaldi church of S. Fedele in Mi- l’interno del Quinto Libro; malgrado la
in “Arte Lombarda”, 3-4, 1990, pp. 108- sito. lan: the Jesuits, Carlo Borromeo and reli- disposizione icnografica vari a seconda
109. gious architecture in the late 16th. Century, degli esempi, in alzato si registra, al con-
23. Sono denunciate soprattutto corre- Ph. D. Thesis 1988, UMI, Ann Arbor trario, una costanza di soluzioni che as-
13. Sul disegno di Venezia si veda E. Bas- zioni di natura ottica. 12 novembre 1592, 1990, p. 151). sociano la volta alla parete verticale com-
si, Un disegno per San Sebastiano in Mila- in ASMi, Religione amministrazione, 1003: Si noti, a conferma del gradimento asse- mentata da ordine (S V. 3v, 5v, 6v, 8v, 14r,

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15r, 17r, 18r), producendo dunque l’esat- biasimato abbinamento di mutuli e den- 42. La partecipazione economica all’ini- e luoghi pij” (C. Marcora, Monsignor Lu-
ta corrispondenza tra esterno e interno telli, che non sembra l’architetto abbia di- ziativa per parte ecclesiastica è ricostrui- dovico Moneta..., cit. [cfr. nota 41], p. 491).
della fabbrica indicata sottolineatamente sposto altrove. Anche l’intradosso del tim- bile dalla documentazione esistente. Di un unico intervento di effettiva censu-
da Serlio, come già notato da C. L. pano si presenta estremamente lavorato Carlo Borromeo non risulta intervenire ra preliminare all’indirizzo di Pellegrino,
Frommel, Serlio e la scuola romana, in Se- con motivi a greca e floreali, analogamen- personalmente con stanziamento di de- si è a conoscenza. È questo effettuato da
bastiano Serlio, cit. [cfr. nota 25], pp. 46- te a quanto predisposto da Pellegrini nel naro. L’aiuto alla realizzazione della fab- Pietro Galesino, chierico vicino a Carlo
48. Serlio mostra nel Terzo Libro una se- San Fedele e nel santuario di Saronno. brica è peraltro assicurato da operazioni Borromeo per scongiurare l’apparire di
rie di edifici antichi, tra cui templi; corri- di altra natura: i redditi di alcune cappel- “alcune cose, che havevano simbolo con il
sponde ad un’impostazione di volta cas- 37. In proposito Schofield, in Schofield - le sono assegnati alla nuova costruzione e paganesimo” nel catafalco da esporsi in
settonata il “Tempio fuori Roma” (S III. Della Torre, Pellegrino Tibaldi architetto e frequenti risultano le sollecitazioni dal Duomo, progettato dall’architetto, per le
6, p.XXXI). il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], pp. 67-69. pulpito a generose offerte (es. docc. 23 esequie della regina Anna d’Austria
marzo 1579, in ASMi, Religione ammini- (Scotti, L’ architettura religiosa..., cit. [cfr.
32. W. Lotz, Studi sull’architettura italia- 38. Il portale fa parte di una serie, rap- strazione, 1003; 31 gennaio 1582, in nota 41], p. 240 e nota relativa).
na del Rinascimento, Milano 1989, pp. presentata da Giovanbattista Montano e ASMi, Religione amministrazione, 1020 e
157-165; E. Rosenthal, The Antecedents of riportata a partire dal 1610 in appendice 1006). 45. Il dispositivo di tamburo contraffor-
Bramante’s Tempietto, in “Journal of the dell’edizione dei Cinque ordini di Vigno- L’impegno del Consiglio dei Sessanta è tato da volute radiali è ancora associabi-
Society of Architectural Historians”, la, pubblicata a Roma dall’editore An- quantificabile con precisione: al 1594 ri- le ad una serie di studi e proposte desti-
XXIII, 2, 1964, pp. 55-74. E sempre allo drea Vaccario nel 1607. Non è improba- sultano già investiti dalla magistratura nate a rimanere sulla carta come segna-
stesso modello è anche riconducibile la bile che Pellegrino conoscesse il portale cittadina 9780 scudi, informazione dedu- lato in M. Tafuri, Ricerca del Rinascimen-
presenza della balaustra a coronamento della villa del cardinale Rodolfo Pio da cibile da memoriale non datato, conser- to, Torino 1992, p. 209, nota 94. In am-
del primo ordine della fabbrica. Carpi, realizzato, come molti altri nel vato all’Archivio della Rettoria di San bito sangallesco, l’incisione del progetto
1561, per volere di Pio IV (gentilmente Sebastiano. Di notevole entità peraltro per il San Giovanni dei Fiorentini non
33. Cfr. Schofield - Della Torre, Pellegrino segnalatomi da Anna Bedon). Non si anche il contributo proveniente da ele- rappresenta un caso isolato di riflessione
Tibaldi architetto e il S. Fedele..., cit. [cfr. esclude che tale trattamento a scaglie mosine; quest’ultimo raggiungeva, alla dell’architetto su tale soluzione: si veda-
nota 8], p. 57. ampie e regolari parzialmente sovrappo- fine del 1590, la somma di circa 8000 no gli studi di alzato per la chiesa di San
ste sia stato pensato anche come disposi- scudi, come attestato dalla coeva suppli- Marco a Firenze, di Santa Maria di Lo-
34. Il soffitto della trabeazione si presen- tivo atto a ridurre gli effetti corrosivi del- ca inviata dal Consiglio Generale dei reto a Roma e per il rifacimento della
ta a losanghe e gocce ripartito da frecce le acque piovane, facilitandone lo scivo- Sessanta Decurioni al pontefice (il docu- cupola del Duomo di Foligno. È ancora
nell’affatto consueto numero di 9x3. L’e- lamento. mento, a nostra conoscenza inedito, è ar- segnalabile l’adozione di un analogo di-
spediente risulta necessario per risolvere chiviato con altri alla data 14 dicembre spositivo in area lombarda: volute con-
il poco ortodosso, ma non inedito, allun- 39. “[...] Però si dice che non si abbi a co- 1590, in ASCMi, Dicasteri, 21, ma risulta traffortanti il tamburo erano previste
gamento delle metope nel San Sebastia- minciare con le molte quantità, se non datato 7 gennaio 1591). L’istituto cittadi- per uno dei disegni proposti da Martino
no. Queste appaiono in forma quadran- quelle che stabilite prima furno con il di- no si era rivolto al neoeletto papa Gre- Bassi per la basilica di San Lorenzo;
golare vistosamente allungata, come già segno, fatte con bon consiglio e diligentis- gorio XIV Sfondrati, per ottenere aiuti Giovanni Antonio Piotti le proporrà per
segnalato da Schofield in Schofield - sima consideratione; ne vi si inovi poi al- per alcune fabbriche – tra esse il tempio il battistero del Duomo di Como (indi-
Della Torre, Pellegrino Tibaldi architetto e tra cosa, perché dalla novità ne procede il milanese – delle quali il completamento catomi cortesemente da Stefano Della
il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], p. 86. più delle volte inrimediabil disordine non risultava minacciato dalla penuria di fi- Torre), mentre risultano ripresa testuale
pensato” (L’Architettura, cit. [cfr. nota 25], nanziamenti. nel 1595 nel Santuario della Madonna di
35. Il motivo della voluta rovescia si ri- p. 178). Gli approfonditi studi filologici Mondovì a Vicoforte, come segnalato in
trova precocemente nella produzione di condotti da ultimo da Giorgio Panizza (in 43. 7 settembre 1580, in ASMi, Religione Schofield - Della Torre, Pellegrino Tibal-
Pellegrino. Già ad Ancona, nella Log- L’Architettura, cit. [cfr. nota 25]) hanno amministrazione, 1006 e 1020. In un’altra di architetto e il S. Fedele..., cit. [cfr. nota
gia dei Mercanti, è usato nella trabea- dato modo di rendere più sicure le scarse ordinazione è espressa attenzione agli 8], p. 55.
zione, in alternanza alla voluta disposta informazioni, non direttamente deducibi- ornamenti: “Che per rispetto alle porte si
tradizionalmente; altre applicazioni so- li dalle copie sopravvissute di Parigi e di finiscano le due laterale del tutto per non 46. Sui possibili modelli dello Sposalizio
no riscontrabili nel portale dell’Arcive- Milano (nell’ordine: Bibliothèque Natio- haver ornamenti che possano impedire” della Vergine di Raffaello, conservato a
scovado verso l’attuale piazza Fontana e nale de Paris, Mss. Italiani 474 e Bibliote- (13 aprile 1583, in ASMi, Religione ammi- Milano, si veda H. Burns, Raffaello e
nella facciata della chiesa di San Raffae- ca Ambrosiana di Milano, cod. P.246 nistrazione, 1020 e 1006). “quell’ antiqua architectura”, in Raffaello
le in relazione alle finestre centinate al sup.), entrambe testimoni della versione Architetto, cit. [cfr. nota 28], p. 381.
di sopra degli ingressi laterali. Una vo- originale. Per la stesura del manoscritto 44. Il riferimento contenuto nell’ordina-
luta su bugna, peraltro sorreggente una sono indicati come estremi cronologici, zione capitolare del settembre 1580 si 47. La fama della disponibilità di Pelle-
targa, è motivo riscontrabile nel dise- ante 1587 – a cui fa riferimento il copista presenta come unico indizio di una possi- grino risulta chiaramente attestata dal
gno per il progetto per la “porta del Te” del testimone parigino, per un riferimen- bile forma di controllo esercitata da Mo- commento in tal senso espresso da Fede-
di Giulio Romano, conservato all’Al- to contenuto ad un breve del papa emesso neta sulle scelte architettoniche. Non si è rico Borromeo nell’ultima pagina del De
bertina (inv. 14204). in quello stesso anno – e il 1596, anno del- trovata traccia nella documentazione esi- pictura sacra, mentre biasimo è espresso
la morte del Pellegrini. Al recente contri- stente di interventi similari dell’ecclesia- all’indirizzo di “Pastori di anime e sacer-
36. Per quanto riguarda gli accessi latera- buto si rimanda anche per la bibliografia stico, come invece indicato da Scotti. Cfr. doti che... permettono ai costruttori e
li, al di sotto di un timpano curvo, tre precedente sull’argomento. Scotti, Disegni d’ architettura, cit. [cfr. no- agli architetti di disporre e costruire tut-
grandi bugne – di cui quella centrale a ta 11], p. 43. Se questo vale per il San Se- to a loro arbitrio”.
trattamento maggiormente in aggetto, e 40. In proposito si veda L. Prosdocimi, Il bastiano sono al contrario documentabili Nella documentazione a disposizione
decorata da una faretra a rilievo – sono diritto ecclesiastico dello stato di Milano. esempi di intervento “propositivo” di sono rintracciabili diversi esempi dell’at-
chiamate a legare, sovrapponendosi, cor- Dall’inizio della Signoria Viscontea al perio- Moneta in altre fabbriche. Martino Bassi tenzione dimostrata da Pellegrini alla
nice del portale e soprastante targa. Que- do tridentino (secoli XIII-XVI), Milano gli ascrive la decisione sulla “cornice” del volontà dell’arcivescovo Carlo Borro-
st’ultima trova una conclusione a voluta 1941 (ristampa anastatica Milano 1973). San Lorenzo (si veda Baroni, Documenti, meo. Nel capitolato d’appalto e conven-
piatta, riscontrabile altrove nella produ- cit. [cfr. nota 3], doc. 180). Alcuni inter- zioni stipulate il 12 marzo 1573 con
zione di Pellegrini: a livello di decoro de- 41. Su Ludovico Moneta, primo praefec- venti a carattere istituzionale, e quindi l’impresa Chiocca, l’architetto espone
gli stalli del coro del Duomo, come nelle tus fabricae designato da Carlo Borromeo perfettamente consoni alle mansioni di un’idea per l’ingresso delle stalle arcive-
finestre dell’ultimo piano del Collegio e già prima di quella data al fianco del- competenza del nuovo ufficio istituito, scovili rimettendosi completamente al
Borromeo, come nella facciata di San Raf- l’arcivescovo nella pervasiva opera di co- sono illustrati in Scotti, Architettura e parere del committente: “[...] innanti al-
faele (si veda il disegno conservato alla Bi- noscenza e analisi dello stato della dioce- riforma cattolica..., cit. [cfr. nota 41], so- la detta stalla in volta, et solato de meto-
blioteca Ambrosiana). Anche la porta si milanese si veda il profilo tratteggiato prattutto p. 87, nota 22. Dell’autorità di ni fregati con due colonne.. se fera pia-
principale conosce notevole modifica. nella biografia trascritta in C. Marcora, cui godeva Moneta e di fatto del suo po- cere al d.o Ill.mo Car.le che se facci” (cit.
L’ingresso centrale del tempio risulta in- Monsignor Ludovico Moneta, collaboratore tere di intervento è offerta testimonianza in A. Buratti Mazzotta, L’architettura del
trodotto da un protiro su colonne doriche di S. Carlo in una biografia coeva, in “Me- nella biografia coeva “[...] e di ogni lavo- palazzo fra Cinque e Seicento, in Domus
– alle quali rispondono nello spazio retro- morie storiche della Diocesi di Milano”, ro trattava, a bocca con tanto compimen- Ambrosii. Il complesso monumentale del-
stante due paraste appiattite sulla parete di X, 1963, pp. 445-494. Sul nuovo ufficio to, et scienza, che era dagli architetti il l’Arcivescovado, Milano 1994, p. 83). An-
fondo – sorreggenti un timpano triango- istituito nel 1576 da Carlo Borromeo si parer suo stimato sicurissimo et l’istesso cora dalla lettera relativa al disegno per
lare spezzato. L’eccezionalità dell’inter- veda soprattutto A. Scotti, Architettura e Pelergino architetto eccellentissimo si il “Santissimo Sudario in la chiesa cate-
vento pellegriniano è data dall’esuberante riforma cattolica nella Milano di Carlo Bor- compiaceva molto del discorere con esso, drale di Turino” inviata all’arcivescovo il
ricchezza di lavorazione e intagli. La tra- romeo, in “L’Arte”, V, 1972, p. 66; A. con li disegni in mano et li altri ingegne- 13 agosto 1582 da Milano il tono è ana-
beazione dorica è disposta nella sua acce- Scotti, L’ architettura religiosa di Pellegrino ri si accontentavano, non solo di pigliar logo (lettera trascritta in G. Rocco, Pel-
zione più ricca: il fregio ospita triglifi e Tibaldi, in “Bollettino del Centro Inter- parere da esso: ma di lasciarsi tal volta legrino Pellegrini. L’architetto di S. Carlo e
metope figurate, il soffitto della cornice nazionale di Studi Andrea Palladio”, corregere, e mutar li suoi dissegni, massi- le sue opere nel Duomo di Milano, pp. 213-
losanghe e rosette, è inoltre proposto il XIX, 1977, pp. 237-238. me in cose spettanti a Chiese, Monasterij, 214). Si veda peraltro anche quanto tra-

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10-11|1998-99 Annali di architettura


Rivista del Centro internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio di Vicenza www.cisapalladio.org
spare da una lettera del 23 luglio 1576, 56. Pellegrini nel suo scritto si espri- strissima che prima che mi partisse ve- sano. Si noti che l’obbligo di giuramen-
scritta da Gian Francesco Torelli, orato- merà con considerazioni proprie, in li- nissi da Sua signoria Illustrissima et cusì to, imposto dall’arcivescovo ai deputati
re per la Città di Novara a Milano, a ras- nea con Serlio: “Si deve situare la chiesa feci, il quale mi disse che mi ritrovassi a della Veneranda Fabbrica, modificava,
sicurazione di un Pellegrini “manovrabi- alla linea del’oriente quando il sito lo hora di capitulo in la Fabrica del Domo con conseguenze comprensibilmente
le” secondo gli interessi dei fabbricieri comporta, e non si potendo si volti al et che facesse tutto quello che detti Si- estesissime, il peso dell’autorità ecclesia-
del San Gaudenzio, come segnalato in più comodo della città, e chi camina per gnori volessero et io imaginandomi che stica nei confronti di una istituzione, fi-
A. Rovetta, Le architetture “pellegriniane” le strade vede la porta al dritto del tem- volessero qualche semplice parere per no a quel momento a primazia laicale,
di S. Gaudenzio e di Palazzo Natta dell’ pio ‹fin a› l’altare, che a’ passageri rende detta Fabrica me li retrovai al detto ca- rovesciando di fatto il significato del de-
Isola, in Le storie di Salomone e altre opere molto contento.” (L’architettura, cit. [cfr. pitulo unde fui chiamato dentro in capi- creto ducale in data 18 gennaio 1438,
d’ arte novaresi, Novara 1992, p. 19. nota 25], p. 317). Si noti che nel disegno tulo et quelli signori mi dissero per boc- con il quale Filippo Maria Visconti ave-
per le prospettive del Teatro Olimpico a ca del barone Sfondrato rettore in quel- va imposto, all’intero corpo dei deputa-
48. L’architettura, cit. [cfr. nota 25], p. Vicenza (Chatsworth, Coll. Devonshire) lo tempo che l’ingegnero di detta Fabri- ti, solenne giuramento sull’ottemperan-
260. Vincenzo Scamozzi pare registrare la ca più non haveva a servire et che inteso za dei loro obblighi.
posizione della porta laterale del San Se- il mio essere havevano pregato Sua Si-
49. L’architettura, cit. [cfr. nota 25], p. 173. bastiano su Corso di Porta Ticinese per gnoria Illustrissima che mi comandasse 69. Sulle disposizioni in materia di fab-
poi in seguito cancellarla e produrre che io acettassi tale carico” (ACAM, X, briche contenute nei Concilii Provincia-
50. P. Barocchi (a cura di), Trattati d’arte “correzione”. Dall’architetto vicentino è Metropolitana, vol. 69, cc. 202v-203v, li si vedano soprattutto Scotti, Architettu-
del Cinquecento tra Manierismo e Contro- infatti disposto un ingresso al tempio trascritto da Schofield - Della Torre, ra e riforma..., cit. [cfr. nota 41], pp. 54-
riforma, III, Bari 1962, p. 10. perfettamente ortogonale alla direzione Pellegrino Tibaldi architetto e il S. Fedele..., 90 e A. Buratti Mazzotta, L’ arte sacra e la
della strada. cit. [cfr. nota 8], pp. 27-28). sua normativa nei documenti dei concili pro-
51. Lotz, Studi sull’architettura italiana..., vinciali milanesi, in “Studia Borromaica”,
cit. [cfr. nota 32], pp. 43-47; S. Sinding 57. L’architettura, cit. [cfr. nota 25], p. 63. “[...] unde io ritornato dal detto Illu- 7, 1993, pp. 117-159.
Larsen, Some functional and iconographical 173. strissimo Signor Cardinale rifersi quan-
aspects of the centralised church in the italian to mi haveva detto di volere dare di pro- 70. 18 gennaio 1577 (in 3 settembre
Renaissance, in “Acta ad archeologiam et 58. Su Pellegrini e l’autonomia dai mo- visione che fu di scuti sei al mese, li dis- 1577), ASMi, Religione amministrazione,
artium historiam pertinentia”, 2, 1965, delli (si legga per essi “Antico”, come si che sua Signoria Illustrissima molto 1002.
pp. 203-252. Indicazione a considerare, grandi maestri, come trattatistica) si ve- bene sapeva il mio carico che era con la
nello studio sugli edifici ecclesiastici, an- dano soprattutto le conclusioni espresse Chiesa et la detta mia provisione [scudi 71. Si noti, per inciso, che l’accettazione
che l’aspetto “tipologico” è stata recente- nella sintetica biografia sul Pellegrini quaranta al mese escluso le cavalcate] delle disposizioni borromeiane è messa ai
mente ribadita da Paul Davies, in The tratteggiata a chiusura dello studio sul- perché per mani sue molti anni era pas- voti e quindi approvata dal Consiglio dei
Madonna delle Carceri in Prato and Italian l’architetto (A. Peroni, Architetti Manie- sata, che io non poteva accettare tale ca- Sessanta nella seduta del 23 agosto, non
Renaissance pilgrimage architecture, in “Ar- risti nell’Italia settentrionale: Pellegrino Ti- rico, il quale mi rispose che quanto al semplicemente registrata (ad datam, in
chitectural History”, 36, 1993, p. 1. baldi e Galeazzo Alessi, in “Bollettino CI- servitio havrebbe preso lui di farmi ha- ASCMi, Dicasteri, 16).
Sintesi critica del pensiero di Wittkower SA”, IX, 1967, p. 282). Lettura analoga a vere bona licentia et quanto al salario
e degli esiti di questo è offerta da Tafuri, quella di Peroni, peraltro sulla base di quello che non fusse venuto per strada 72. 23 agosto 1577, in ASCMi, Dicasteri,
Ricerca del Rinascimento, cit. [cfr. nota 45], considerazioni critiche diverse, è stata ordinaria sarebbe venuto da altra parte 16 e 3 settembre 1577 (in 3 settembre
soprattutto alle pp. 3-32. espressa più recentemente in L. Bartoli- et cose straordinarie della Fabrica et che 1577), ASMi, Religione amministrazione,
ni Salimbeni, Gli ordini architettonici nel mi comandava che accettassi tale impre- 1002.
52. Il vincolo di spazio è stato indicato, a “Discorso” di Pellegrino Tibaldi, in L’archi- sa, et ritrovandomi io essere per molte
partire dallo Hiersche, come fattore de- tettura a Roma e in Italia (1580-1621), in cose obligato a Sua Signoria Illustrissi- 73. Se l’obbligo della richiesta d’autoriz-
terminante per la forma del tempio (W. Atti del XXIII Congresso di Storia del- ma et particularmente per essere io suo zazione per iscritto era stata decretata dal
Hiersche, Pellegrino Pellegrini als Archi- l’Architettura (Roma 1988), Roma 1989, vassallo come arcivescovo di Milano per Borromeo in occasione del IV Concilio
tekt, Parchim 1913, pp. 59-64). Anche II, pp. 185-192. convenienza fui sforsato a farlo et cusì al Provinciale del 1576, né nei decreti pro-
nello scritto di Pellegrino era fatta allu- altro capitulo che si fece in Fabrica l’ac- vinciali prima, così come nelle Instructio-
sione al tempio centrico in associazione 59. In proposito soprattutto S. Benedet- cettai...” (ACAM, X, Metropolitana, vol. nes Fabricae poi, né tantomeno nei decre-
alla esiguità di spazio: “Il sito tondo è il ti, Fuori dal classicismo, Roma 1993 (1a ed. 69, cc. 202v-203v, trascritto in Schofield ti del Concilio di Trento - del tutto vaghi
più capaze e [de] meno spesa a chiuder- 1984), pp. 105-131. - Della Torre, Pellegrino Tibaldi architetto in materia - era fatto peraltro accenno al-
lo” (L’architettura, cit., [cfr. nota 25] p. Sulla necessità di separare “i piani d’ana- e il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], p. 24). la partecipazione dell’arcivescovo alla se-
76). Sulle adiacenze quattrocentesche a lisi, e giudicare l’opera del religioso con lezione dell’ architetto. Un comporta-
sud-ovest del tempio si veda Rovetta, le lenti dell’architettura e l’opera dell’ar- 64. L’Architettura, cit. [cfr. nota 25], p. mento impositivo da parte dell’arcive-
Via Torino.., cit. [cfr. nota 3], pp. 212- chitetto con le lenti della religione” – ot- 262. scovo è documentato relativamente all’e-
213. tica che condividiamo – si veda recente- rezione della chiesa del Lazzaretto. Sulla
mente S. Della Torre, in Schofield - 65. Vedi nota 63. chiesa di San Gregorio al Lazzaretto si
53. Già Aurora Scotti, Architettura e spa- Della Torre, Pellegrino Tibaldi architetto e veda L. Grassi, La chiesa di S. Carlo al
zi urbani nell’opera di Pellegrino Pellegrini, il S. Fedele..., cit. [cfr. nota 8], pp. 305- 66. 15 ottobre 1576 (in 3 settembre Lazzaretto: ipotesi di un restauro, in S. Car-
in “Arte Lombarda”, 94-95, 1990, pp. 306. 1577), ASMi, Religione amministrazione, lo e il suo tempo, II, Atti del Convegno In-
65-75) aveva segnalato la particolare at- 1002. ternazionale nel IV centenario della sua
tenzione di Pellegrini al contesto. 60. Schofield e Della Torre, i primi ad morte, Roma 1986, pp. 633-659 (per
analizzare sistematicamente il contenu- 67. Per il conflitto in atto tra Carlo Bor- l’atteggiamento di Borromeo si vedano
54. Si veda Vincenzo Scamozzi, L’Idea to degli atti del processo, hanno verifi- romeo e Consiglio Generale dei Sessan- in particolare le pp. 633-634).
dell’architettura universale, II, lib. VII, cato la concordanza della testimonianza ta Decurioni si veda l’importante saggio
cap.XI, p. 208. del Pellegrini con la documentazione di A. G. Ghezzi, Conflitti giurisdizionali 74. Sull’organizzazione della professio-
esistente, indicando diversi riscontri po- nella Milano di Carlo Borromeo: la visita ne nella Milano del tempo si veda M.L.
55. Si veda Barocchi, Trattati d’arte..., cit. sitivi (Schofield - Della Torre, Pellegrino apostolica di Gerolamo Ragazzoni nel Gatti Perer, Fonti per la storia dell’ archi-
[cfr. nota 8], III, Bari 1962, pp. 18-19. Tibaldi architetto e il S. Fedele..., cit. [cfr. 1575-76, in “Archivio storico lombar- tettura milanese dal XVI al XVIII secolo; il
Sono segnalabili alcune analogie con un nota 8], pp. 24-25). do”, CVIII-CIX, 1982-83, pp. 193-237, Collegio degli Agrimensori Ingegneri e Ar-
episodio coevo di cui informa Carlo Ba- al quale si rimanda per ulteriore biblio- chitetti. L’ Archivio di Cancelleria e le no-
scapé – tra le altre cose biografo di Car- 61. Il processo ebbe luogo dal 1583 al grafia. mine degli architetti dal 1564 al 1734, in
lo Borromeo – in una lettera al preposto 1585 presso il tribunale della Curia arci- “Arte Lombarda”, X, 2, 1965, pp. 115-
dei Barnabiti a Roma il 21 giugno 1589. vescovile, sicuramente all’attenzione di 68. Tra le disposizioni contenute nel I 130, soprattutto pp. 116-120 e A. Scotti
Ai promotori dell’operazione di rifaci- Carlo Borromeo. Sulla base della diffici- Concilio Provinciale, tenuto da Carlo Il Collegio degli Architetti, Ingegneri, Agri-
mento della parrocchiale di san Tomaso le falsificabilità delle parti riguardanti Borromeo a Milano nel 1565, andavano mensori tra il XVI e il XVIII secolo, in C.
in Terramara nel 1576 era stato imposto l’arcivescovo ci sembra dunque impor- ad aggiungersi ai decreti tridentini rela- Selvafolta (a cura di), Costruire in Lom-
di rivolgere il presbiterio ad Oriente. E tante la testimonianza di Pellegrini. tivi ai Pia Loca, l’obbligo per i deputati bardia, Milano 1983, pp. 92-108. La
proprio per tale motivo l’ingresso alla laici di prestare giuramento – pena il de- creazione dell’Università è ufficialmente
chiesa non era stato posto in comunica- 62. “[...] passando il tempo et premen- cadimento della carica – nelle mani del- sancita da due decreti (gennaio e dicem-
zione con il Corso di Porta Comasina, domi il carico che io haveva delle fabri- l’arcivescovo (condizione imposta anche bre 1563) disposti dal Vicario di Provvi-
ma posizionato con affaccio su “molto che della Marca, tolse licentia la quale ai fabriceri del Duomo), il passaggio di sione.
angusto recesso di una strada rimota” mi diede et l’altra matina volendomi competenza del giudizio – nel caso di
(doc. 716 in Baroni, Documenti..., cit. partire il signor Tullio Albonese agente scorrettezze dagli stessi commesse – al 75. Sulla riforma delle fabbricerie in epo-
[cfr. nota 3], pp. 215-216). del Illustrissimo Borromeo n’andò alla tribunale ecclesiastico, ed infine il divie- ca borromaica si veda Prosdocimi, Il di-
Cfr. Rovetta, Via Torino..., cit [cfr. nota mia casa che haveva in Porta Vercellina to di alienare beni dell’ente in mancanza ritto ecclesiastico..., cit. [cfr. nota 40], pp.
3]. et mi disse da parte di sua signoria Illu- dell’autorizzazione dell’ordinario dioce- 270-273.

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