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PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB.

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Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

NONO TEMA

La Confermazione

1. IL PROBLEMA BIBLICO

Nella storia della Chiesa non si conosce un periodo come il nostro nel quale il
sacramento della Confermazione si trovi di più al centro della ricerca e del dibattito a tutti i
livelli: biblico, storico, teologico, ecumenico, pastorale, catechetico, celebrativo e post-
celebrativo.
La difficoltà si presenta così: dell’iniziazione cristiana unica in tre momenti,
l’Occidente ha fatto tre celebrazioni separate da un periodo relativamente lungo.
La teologia tradizionale cattolica poneva come fondamento biblico del sacramento
della Confermazione i passi di At 8, 14-17 e At 19,1-7:
At 8,171: «tunc imponebat manus super illos, et accipiebant Spiritus Sanctus».
At 19,62: «et cum imposuisset illis manus Paulus, venit Spiritus sanctus super eos».

Partendo da queste testimonianze, i teologi ritenevano che secondo la Scrittura il


gesto tradizionale mediante il quale si conferiva questo sacramento era unicamente
l’imposizione delle mani.
Questi brani sono presi in considerazione dalla Constitutio Apostolica de
sacramento confirmationis Divinae consortium naturae [AAS 63(1971), 659], dove il Papa
afferma che nell’imposizione delle mani narrata dagli Atti degli Apostoli «ex traditione
catholica merito agnoscitur initium Sacramenti Confirmationis, quod gratiam
pentecostalem in Ecclesia quodam modo perpetuat».
I brani in questione sono At 8, 14-17 e At 19, 1-7. Il primo si riferisce all’episodio
di Samaria nel quale si racconta come ai neo convertiti che avevano ricevuto il battesimo
da Filippo, vennero inviati dalla comunità di Gerusalemme gli Apostoli Pietro e Giovanni,
i quali «pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora
sceso sopra nessuno di loro, ma erano soltanto stati battezzati nel nome del Signore Gesù.
Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo» (At 8, 15-17).
Potrebbe sembrare tutto chiaro e semplice: un rito che segue il battesimo, compiuto
dagli Apostoli, per conferire lo Spirito Santo; ma oggi l’interpretazione esegetica di questo
brano non è poi così semplice e pacifica.
Il secondo testo ci porta alla comunità di Efeso, dove a coloro che erano stati
battezzati secondo il battesimo di Giovanni, viene dato il battesimo nel nome di Gesù, a cui
segue, da parte, l’imposizione delle mani dell’Apostolo Paolo, per il dono dello Spirito
1
Il testo in italiano di At 8,14-17 è il seguente: «Frattanto gli Apostoli, a Gerusalemme, seppero che la
Samarìa aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro
perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati
soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito
Santo».
2
Il testo italiano di At 19,1-7 è il seguente: «Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni
dell’altopiano giunse ad Efeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo
quando siete venuti alla fede?” Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che ci sia uno Spirito
Santo”. Ed egli disse: “Quale battesimo avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni”, risposero. Disse
allora Paolo: “Giovanni ha amministrato un battesimo di penitenza, dicendo al popolo di credere in colui
che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù”. Dopo aver udito questo, si fecero battezzare nel nome del
Signore Gesù e non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, scese su di loro lo Spirito Santo e parlavano in
lingue e profetavano. Erano in tutto circa dodici uomini».
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Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

Santo. Questo brano tradizionalmente si presenta come la conferma del precedente ed


entrambi i testi sembrano decisivi circa l’esistenza di un rito distinto e separato dal
battesimo.
Diversi esegeti attuali sono d’accordo nel collocare nel suo contesto il passo di At
8, 14-17 rivelando che la Confermazione è in particolare rapporto con il Battesimo e con
l’ecclesiologia soggiacente al libro degli Atti. Questa appare come il normale
completamento del battesimo nel senso che l’azione dello Spirito, che già ha portato i
battezzati ad accogliere la fede che salva e a costituire perciò il nuovo popolo di Dio,
effondendo su di loro i suoi doni particolari o carismi, li chiama a partecipare alla missione
stessa della Chiesa.
Altri autori, in riferimento ad At 8,14-17, parlano di una seconda venuta dello
Spirito andando persino oltre nell’interpretazione di questo brano, fino a vedervi
l’imposizione delle mani come gesto riservato agli Apostoli3.
Il problema si complica per il fatto che la Sacra Scrittura non riporta nulla di
concreto sulla Confermazione.

Recentemente A. Panimole commentando At 8, 4-25 ha messo in evidenza la


problematica sacramentale suscitata da questo brano: si tratta di problemi teologici sul
rapporto tra battesimo e dono dello Spirito, sul significato dell’imposizione delle mani, sul
ministro proprio. Subito dopo l’autore mostra come gli esegeti dei nostri tempi risolvono
tali questioni in modo spesso divergente. Quindi, nella prima parte del suo studio 4 fa una
breve rassegna dei diversi problemi e delle posizioni di alcuni tra i più noti biblisti e
teologi che hanno trattato un simile tema. Così, egli esamina, fra l’altro, la posizione di
teologi protestanti come R. Bultmann, O. Cullmann, L. J. Leenhardt e quella di teologi
cattolici come Y. Congar, J. Guillet, H. Kung, E. Käseman, M. A. Chevallier, mettendo in
evidenza come la separazione della Confermazione presenta molte difficoltà e come la
maggior parte dei teologi odierni considera il gesto dell’imposizione delle mani ad opera
degli Apostoli come un segno di aggregazione ufficiale alla Chiesa, motivato dalla
preoccupazione di mostrare la necessità dell’unione con la Chiesa apostolica.
Tuttavia, Panimole non tralascia di citare alcuni autori che non hanno alcuna
difficoltà ad ammettere la separazione tra il battesimo e il dono dello Spirito Santo; tra
questi si possono ricordare: W. Wilkens, G. Haya-Prats, R. Brown. Anzi lui stesso, alla
fine, ammette la distinzione tra il battesimo d’acqua e il dono dello Spirito pentecostale.

Sempre su questa linea di distinzione tra battesimo e dono dello Spirito Santo si
muove P. Dacquino5 che, in riferimento ad At 8,15-17, dice che, oltre al Battesimo,
sacramento necessario per conseguire personalmente la salvezza operata dallo Spirito,
«agente del tempo escatologico», occorreva un altro rito ben distinto dal rito battesimale
per poter partecipare dello Spirito profetico concesso ai discepoli il mattino di Pentecoste.

Questo rito consisteva nell’imposizione delle mani da parte dei primi Apostoli su
coloro che erano stati già battezzati. Se i convertiti della Samaria già avevano ricevuto il
battesimo da parte di Filippo (vv. 12-13), essi avevano certo ricevuto anche lo Spirito come
agente della loro salvezza personale. Adesso, questo nuovo ed ulteriore dono dello Spirito,
ottenuto quel giorno, mediante l’imposizione delle mani, doveva logicamente ricollegarsi
3
P.T. CAMELOT, Confirmation, in McDONALD W.J. et alii (edd.), New Catholic Encyclopedia, IV,
Washington 1967, 145.
4
A. PANIMOLE, Il battesimo e la Pentecoste dei Samaritani, in G.FARNEDI (ed.), Traditio et Progessio:
studi liturgici in onore del prof. A. Nocent, Studia Anselmiana 95, Pontificio Ateneo S. Anselmo, Roma 1988,
413-436.
5
P. DACQUINO, Un dono di Spirito Profetico. La cresima alla luce della Bibbia, Torino 1992, 86-89.
Questo libro tratta la parte biblica in riferimento alla problematica della Confermazione.
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all’avvenimento della Pentecoste. Si tratta della loro partecipazione personale allo Spirito
profetico già concesso al gruppo dei primi discepoli e della loro chiamata individuale a
diventare partecipi della missione di annuncio e di testimonianza, inaugurata ormai dalla
prima comunità cristiana. La “tradizione” ha riconosciuto nel rito compiuto da Pietro e
Giovanni, il secondo sacramento dell’Iniziazione cristiana, quello che sarà poi denominato
Cresima o Confermazione.

Si trattò, quindi, di una Pentecoste personale grazie alla quale anche i cristiani
successivi potevano beneficiare, attraverso i primi Apostoli, dello Spirito “profetico” già
concesso a Gesù nel Giordano e alla Chiesa a Pentecoste. Era un dono ulteriore e più
particolare dello stesso Spirito; si trattava di quello Spirito concesso in vista dell’attività di
evangelizzazione e di testimonianza affidata ai Dodici e all’intera comunità cristiana.
P. Dacquino arriva alla conclusione che la formula “ricevere lo Spirito Santo” ha
significati diversi secondo il contesto. Può, infatti, designare il dono dello Spirito Trinitario
e del suo influsso per mezzo del battesimo (At 2,38); può indicare lo Spirito profetico
concesso alla Chiesa dei primordi, il mattino di Pentecoste (At 11,15b; 15, 8b), oppure
quello dato ai cristiani successivi mediante l’imposizione delle mani (At 8, 15-17). Può,
infine, designare anche solo i segni esteriori dello Spirito (At 10,47) senza ancora gli effetti
salvifici, come nel caso di Cornelio.
Lo stesso autore dice che non si può escludere, ed è anzi molto probabile, che in
questi brani degli Atti ci sia un eco della liturgia cresimale di quel tempo (70 d.C.),
caratterizzata anzitutto da una preghiera di supplica a Dio perché concedesse ai nuovi
battezzati lo Spirito, e poi l’imposizione delle mani ai singoli da parte di chi presiedeva la
Chiesa locale6.
A questa linea si oppone quella di altri autori che leggono diversamente questi due
episodi degli Atti degli Apostoli e sono contrari ad interpretare questi testi come
un’autorizzazione a separare il sacramento della Confermazione da quello del Battesimo, o
come il fondamento della presenza obbligatoria degli Apostoli per l’imposizione delle
mani con cui veniva dato lo Spirito.
Su questa linea di contrasto con l’interpretazione tradizionale sono stati impostati
gli studi più recenti che si basano sulla convinzione che la Confermazione come
sacramento distinto dal battesimo non trova appoggio nei testi del Nuovo Testamento. H.
Kung, puntualizzando i dati del Nuovo Testamento e della tradizione storico-teologica, si
chiede che cosa essi insegnano sulla Confermazione, affermando che il Nuovo Testamento
non conosce un sacramento distinto dal Battesimo per il dono dello Spirito Santo. Non
esiste un solo testo, una parola o un segno di Gesù, che riferisca sull’istituzione di una
confermazione da parte di Gesù stesso, né sembra che nel Nuovo Testamento ci siano
accenni indiretti che permettano di dedurre un tale evento7.
Ci interessano invece alcune delle sue conclusioni. Egli si domanda qual è il senso
della Confermazione? A questa domanda Küng risponde dicendo che dall’attenta ricerca
esegetica e storica risulta come idea fondamentale che l’attuale rito della Confermazione si
è sviluppato dal rito del Battesimo. Il suo significato è percepibile solo in stretto rapporto
con il Battesimo, come sviluppo, conferma e compimento del Battesimo.
La Confermazione, così, non è un sacramento autonomo, indipendente dal
Battesimo, ma una partecipazione, cioè la fase conclusiva di un rito di Iniziazione, che
precede l’ammissione all’Eucaristia.

2. Il problema liturgico.
6
Ibid. 111.
7
H. KUNG, Che cosa è la confermazione?, Brescia 1976, 7-9.
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I Padri della Chiesa del I e II secolo non parlano di un rito specifico di


conferimento dello Spirito Santo, anzi i riferimenti sono sempre al battesimo. Né la
Didaché, né la Lettera di Barnaba, né Giustino o Clemente, né Ireneo menzionano
un’imposizione delle mani come fanno gli Atti degli Apostoli o un’unzione come testi più
tardivi, che significhino il dono dello Spirito. Nessuno di questi Padri collega la sphraghis
a un’azione dello Spirito. Il sigillo è il Battesimo, dichiara il Pastore d’Erma. Tanti autori
lo collegano al Battesimo.
Al di fuori del Battesimo stesso, non c’è per loro un altro rito per conferire lo
Spirito Santo. Secondo questi autori, è sufficiente dare il Battesimo.
Invece, il lungo periodo che va dal III al V secolo è quello dell’estensione dei riti
battesimali nel loro successivo sviluppo, nel quale appare un rito distinto con il quale viene
donato lo Spirito Santo come secondo sacramento.
Le testimonianze liturgiche cominciano con la Traditio Apostolica dove troviamo la
distinzione molto chiara tra l’unzione post-battesimale e il rito della Confermazione:
l’imposizione delle mani e la nuova unzione vengono fatte, questa volta, dal vescovo.
Dopo il lavacro battesimale e dopo l’unzione con l’olio che il sacerdote fa sui
neobattezzati, il vescovo per dare ai medesimi la Confermazione, impone loro la mano
dicendo la preghiera epicletica, li unge con l’olio e poi li segna sulla fronte col segno della
croce. Dal testo si deduce che la seconda unzione, insieme all’imposizione della mano,
formava un rito a sé, quindi con significato e valori propri. Ciò risulta chiaro anche dal
fatto che tale rito è attribuito come proprio e riservato al vescovo. C’era un consegnatorio,
oltre ad un battistero, dove il Vescovo confermava coloro che il presbitero aveva già unto
nel Battistero.
Ci interessa, dunque, il significato teologico della preghiera prevista per
l’imposizione della mano fatta dal vescovo:
«Domine Deus, sicut fecisti illos dignos accipere remissionem
peccatorum in saeculum venturum, fac eos dignos, ut repleantur Spiritu
Sancto et mitte super eos gratiam tuam, ut tibi serviant secundum
voluntatem tuam, quoniam tibi gloria»8.

Il battesimo ha rimesso i peccati dei battezzati, per cui i confermati saranno riempiti
dello Spirito Santo. Questo vuol dire che lo Spirito è donato per se stesso e non solamente,
come nel Battesimo, per operare una trasformazione, benché tale dono non sia senza
effetti. I Padri saranno tutti d’accordo su questa specificità della Confermazione: così pensa
anche P. Nocent citando il famoso articolo di J. Lecuyer (Anamnesis 3/1, p. 98.)
Anche questo dono dello Spirito Santo suppone un servizio; i battezzati ricevono la
grazia: ut tibi serviant secundum voluntatem tuam.
In altri passi della Tradizione Apostolica ritroviamo l’espressione servire. Spesso si
tratta del servizio della preghiera liturgica. Il servizio sembra frequentemente identificato
qui con la preghiera, con il servizio liturgico e con l’offrire il sacrificio stesso.
Al tema del servizio-preghiera, conseguenza del dono dello Spirito della
confermazione, deve essere collegata una frase di Ippolito alla fine del suo rituale della
confermazione. Sempre secondo P. Nocent la frase sarebbe: «prima d’aver ricevuto quello
che precede, essi non potranno pregare con i fedeli» (cap. 21, 54-55).
Commenta P. Nocent che questo appare importante: il Battesimo, ma anche la
Confermazione, sono indispensabili affinché i neofiti possano pregare con i fedeli e
scambiare con loro il bacio di pace. La Confermazione sembra, dunque, essere la
deputazione alla preghiera e all’offerta del sacrificio che segue immediatamente. Si tratta
del servizio o della consummatio del battezzato, chiamato ormai a servire il suo prossimo.

8
IPPOLITO DI ROMA, Traditio Apostolica, 21, ed. B. Botte, 52-53.
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Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

A tale riguardo è importante la terminologia sulla Confermazione, soprattutto a partire dal


secolo V.
L’intuizione di P. Ligier, che cita P. Nocent, sembra appoggiarsi a questi testi di
Ippolito, quando vede nella Confermazione il sacramento che deputa alla preghiera.
Tanto in Ireneo quanto in Ippolito o in Tertulliano si constata il legame tra lo Spirito
del Battesimo e quello della Confermazione, ma anche la distinzione tra i due interventi
dello Spirito Santo: l’uno rimette i peccati, mentre l’altro è il dono stesso dello Spirito,
secondo i diversi aspetti peculiari della vita cristiana.
In relazione a ciò, in primo luogo sussiste un problema di terminologia. Infatti, a
partire dal V secolo, anzi alla fine del sec. IV, i termini consignare, consignatio si
riferiscono all’unzione che accompagna il segno di croce che il vescovo faceva sulla fronte
del neofita.
Essa si presenta come il rito principale della Confermazione, riservato
esclusivamente ai vescovi. I verbi consummare e perficere indicano la stessa azione del
donare lo Spirito Santo. Sempre nel secolo V e nella Gallia apparirà il termine
Confermazione, mentre a Roma si utilizza il termine consignatio.
A Roma, dunque, appare un’unzione alla fronte fatta dal vescovo con l’olio, dopo
che egli ha detto l’orazione epicletica e fatta l’imposizione delle mani. Questa situazione
(imposizione della mani + crismazione) durerà fino ai secoli VII-VIII e, dopo la parentesi
dei secoli VIII-IX, sarà ripresa nei libri liturgici romano-franco-germanici dei secoli X-XII.
Dunque, nelle fonti liturgiche romane distinguiamo due riti essenziali: l’unzione
crismale e l’imposizione della mano, mentre la signazione non è altro, nel IV-V secolo, che
la forma particolare, cioè quella cruciforme, presa dall’unzione parziale della fronte9.
È fondamentale in questo momento fare un riferimento alla Lettera d’Innocenzo I a
Decenzio, vescovo di Gubbio (416)10.
Tale documento mostra che il rito dell’imposizione della mano era considerato
come ciò che conferiva il sacramento della confermazione: l’unzione era vista con minore
considerazione. A tale riguardo è interessante il commento che P. Nocent fa su questa
lettera d’Innocenzo I al vescovo di Gubbio. Così, infatti, si esprime:
«Il papa vuole regolare un problema disciplinare. Egli constata degli abusi
gravi: dei sacerdoti conferivano l’unzione sulla fronte con il sacro crisma. Il
documento vuole distinguere nettamente due unzioni fatte col sacro crisma: il
sacerdote ne fa una, ma sul vertice della testa; l’altra unzione, sulla fronte, è
riservata al vescovo. Un tale documento mostra che il rito dell’imposizione
della mano era considerato come ciò che conferiva il sacramento; l’unzione
era vista con minor considerazione. E unicamente l’imposizione della mano
che conferisce lo Spirito: questo è un privilegio apostolico, la crismazione
aveva un ruolo secondario, ma bisognava tuttavia mostrare che essa
apparteneva alla Confermazione ed era dunque riservata al vescovo, dal
momento che si fa sulla fronte, dopo l’imposizione della mano… Si potrebbe
sintetizzare questa situazione dicendo che se il battesimo non era stato
conferito per mezzo dell’unzione che segue, allo stesso modo lo Spirito nella
confermazione è conferito per l’imposizione della mano, essendo l’unzione
un’aggiunta illustrativa. L’unzione e la consignazione non conferiscono il
dono dello Spirito. La lettera d’Innocenzo I vuole tuttavia far rispettare il
privilegio del vescovo e mantenere la dignità dell’unzione. Senza pretendere di
aver presentato qui tutti i testi, abbiamo almeno citato delle testimonianze
importanti».
9
V. SAXER, Les rites.... 116-117; 131, 281, 361, 393-395; 433; 544; 549-550; 554; 575; 581; 620-621.
10
Il testo latino della lettera è il seguente: «Nam presbyteris... cum baptizant, chrismate baptizatos ungere licet, sed
quod ab episcopo fuerit consacratum, non tamen frontem ex eodem oleo signare, quod solis debetur episcopis, cum
tradunt Spiritum Sanctum» [cfr. INNOCENZO I, Lettre à Decentius de Gubbio, ed. R. CABIÉ, La lettre du pape
Innocent Ier à Decentius de Gubbio, Pubblications del Louvain (Bibliothèque de la ReHistEc 58) Louvain
1973].
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In quel tempo il Papa volle regolare un problema disciplinare per il semplice


motivo che i sacerdoti conferivano l’unzione sulla fronte con il sacro crisma. In questo
senso si vollero distinguere nettamente le due unzioni fatte col sacro crisma: quella che fa
il sacerdote sul vertice della testa e quella che fa il vescovo sulla fronte.
Viene, dunque, sottolineato unicamente che l’imposizione della mano conferisce lo
Spirito, mentre la crismazione assume un ruolo secondario. Quindi, la Chiesa di Roma
vuole tenere distinta la crismazione fatta dal prete nel battesimo da quella riservata al
vescovo, compresa l’imposizione delle mani, nel rito della confermazione.

Nel Sacramentario Gelasiano e nei libri liturgici posteriori


Troviamo il termine consignare, che significa donare lo Spirito settiforme. Nel GeV
450 si legge: Deinde ab episcopo datur eis spiritus septiformis…
Il rito che conferisce questo dono è l’imposizione della mano con una formula che
esprime i sette doni dello Spirito. Prima nel battesimo, nell’acqua e nello Spirito, i neofiti
hanno ricevuto la remissione dei peccati; ora è conferito il dono Spirito Santo stesso: ad
consignandum imponit eis manum in his verbis. Si tratta, infatti, del consignatorio.
La signatio sulla fronte con il sacro crisma è qui fortemente illustrativo di quanto è
stato appena donato. La formula è di grande importanza:

signum Christi in vitam aeternam (GeV 452).

Nocent indica che ricevere il signum Christi significa realizzare in sé,


sacramentalmente e vitalmente, ciò che caratterizza il Cristo e la sua azione: Egli è venuto
per servire e per compiere la volontà del Padre. Nocent conclude: «Ancora una volta la
confermazione sembra essere una deputazione alla preghiera e all’offerta del sacrificio».
Questo non significa l’esclusione di una testimonianza, poiché «ogni volta che mangiamo
di questo pane e beviamo di questo calice, noi annunciamo». Il servizio è, dunque,
profetico e sacerdotale.
L’Ordo XI indica che il Pontefice recita sui confermandi una preghiera nella quale
invoca la grazia dello Spirito settiforme (OR XI 100). Si tratta della stessa preghiera del
Gelasiano, ma non viene indicato che si faccia l’imposizione della mano. Terminata la
preghiera, il vescovo traccia col pollice un segno di croce sulla fronte di ciascun
confermando: in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti: Pax tibi (Ibi 101). Sappiamo che
la preghiera chiede, expressis verbis, di non trascurare di ricevere la Confermazione (ibi
102); ciò indica che spesso non era considerata come necessaria per la vita cristiana. Ma,
ancora, la Confermazione è parte integrante ed è collegata con i riti post battesimali.
Nel Sacramentario Gregoriano Hadrianum abbiamo un rituale ridottissimo della
confermazione, consistente solamente nella Oratio ad infantes consignandos (n° 86, 189).
Dagli antichi Sacramentari romani, dagli Ordines romani e dai Pontificali risulta
che la Confermazione si stacca gradualmente dai riti post battesimali e acquista una
strutturazione rituale completa ed autonoma: il rituale della Confermazione.

Durante il secolo VI, inteso in senso largo, la Confermazione si staccò dal


Battesimo come rito riservato al vescovo e destinato a conferire lo Spirito Santo. Tra
l’altro, Duchesne fa la distinzione di due famiglie liturgiche:
 la famiglia romana;
 la famiglia gallicana – che comprende anche la regione milanese e la Penisola
Iberica che Saxer preferisce chiamare non romana.
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Per quanto riguarda il rito romano è prevista, tra l’altro una doppia unzione ed i
riferimenti si trovano nel Sacramentario Gelasiano. Nella Gallia, invece, c’è una sola
crismazione, quella amministrata dal presbitero subito dopo il Battesimo. Per conto suo, il
vescovo interviene al di fuori del Battesimo ed il Concilio di Orange, nel 441 chiama il suo
intervento Confermazione. Fausto di Riez ci fa sapere che il rito consisteva
nell’imposizione della mano e più tardi le Statuta Ecclesiae antiqua attribuiscono ad essa il
conferimento dello Spirito Santo.
Ora, i Libri liturgici gallicani segnalano solo la crismazione post-battesimale,
mentre il Liber Ordinum della Liturgia Ispana aggiunge, a quella l’imposizione della mano,
l’invocazione dello Spirito Settiforme.
La differenza che separava l’uso romano dal non romano consisteva nel fatto che se
in Gallia, in Spagna e in Italia del Nord, la crismazione era unica e si faceva sulla fronte,
mentre al vescovo toccava di conferire lo Spirito per l’imposizione della mano, a Roma,
invece, la crismazione era doppia, la prima presbiterale sulle spalle, la seconda episcopale
sulla fronte e solo questa era accompagnata da un’imposizione della mano per dare lo
Spirito. La differenza evidenziava la coesistenza in Occidente delle due famiglie liturgiche,
romana e non romana (es. le liturgie gallicana, africana, napoletana, beneventana,
aquilaiense, ecc.) delle quali la romana finì per eliminare l’altra.
I libri liturgici, dall’VIII secolo in poi, attestano l’autonomia della Confermazione o
con una rubrica che postula la presenza del vescovo per conferire questo sacramento,
oppure tralasciando il formulario proprio della Confermazione stessa.

La documentazione più significativa riguardo alla strutturazione di un rituale


autonomo per la Confermazione, proviene dalle regioni d’oltralpe dove si era attuata la
riforma carolingia. Tale documentazione è stata raccolta da E. Martène, monaco maurino,
nella sua opera: E. MARTÈNE, De antiquis Ecclesiae ritibus libri, I, Lib.I. c. II, De
Ritibus ad Confirmationis Sacramentum spectantibus, Georg Olms Verlagbuchhudlung,
Hildescheim 1967 (ristampa dell’ed. del 1736-1738), 235-268. In quest’opera si trovano
raccolti i rituali autonomi per la Confermazione, soprattutto dopo l’epoca carolingia.
Infatti, il Martène riporta 23 Ordines, dai quali è dato di cogliere un processo di
organizzazione di un rituale autonomo. F. Dell’Oro, invece, ha sintetizzato in un prospetto
l’articolazione del rituale documentato dal Martène11:
 Preambolo: Spiritus Sanctus superveniat in vos…
 Orazioni-epiclesi: Omnipotens sempiterne Deus…Emitte in eos septiformem Spiritum
tuum paraclitum…
 Signazione-unzione, accompagnata da una formula sacramentale sottolineata da
versetti biblici, esplicativi dell’azione sacramentale.
 Orazione conclusiva: Deus qui apostolis tuis sanctum dedisti Spiritum…
 Benedizione con la formula breve; prevale, però, la formula lunga o la benedizione
episcopale di tipo gallicano.

Verso il secolo IX s’incominciò a dare la Confermazione in un secondo tempo


rispetto al battesimo, usanza che divenne normale dopo il IX secolo. In questa situazione
incominciò a svilupparsi dai riti post battesimali un rituale della confermazione a sé stante
che isolò e pose in risalto il secondo sacramento dell’Iniziazione cristiana, cioè la
confirmatio. L’antico rituale romano dell’Iniziazione cristiana che riflette la situazione dei
secoli VI-X, è riportato dai documenti visti in precedenza, come il Gelasiano e l’Ordo
Romanus XI.

11
F. DELL’ORO, L’Ordo Confirmationis romano-franco-germanico. Un contributo alla storia del rito dal
secolo IX al secolo XIII, Estratto da Recherches sur l’ancienne liturgie d’Aoste, IV, Aosta 1972, 27.
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Ci troviamo di fronte a un’evoluzione del rito della Confermazione. L’antico rituale


di confermazione in uso nella Chiesa di Roma si adattò alle varie situazioni pastorali delle
Chiese locali del regno franco; di là l’Ordo si diffuse nelle regioni dell’Europa tramite il
Pontificale romano-germanico del X secolo e diventò, nella sua struttura fondamentale, il
rituale- tipo con il quale nella Chiesa latina si conferì ai battezzati la grazia settiforme dello
Spirito Santo.

La Confermazione nella maggior parte dei casi è separata dal battesimo; i


confermandi si preparano in numero significativo davanti al vescovo e l’imposizione della
mano su tutti diminuisce la lunghezza della celebrazione. Nocent commenta che è difficile
non vedere in questa misura disciplinare l’inizio di uno spostamento teologico verso una
maggiore importanza accordata all’unzione. Di fatto, la formula dell’unzione si trasforma e
attribuisce la confermazione all’unzione senza peraltro ignorare un’efficacia sacramentale
all’imposizione della mano secondo questa formula:

Confirmo et consigno te in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen. Pax tecum.

Questa è ormai la formula della consegna chiamata ora CONFERMAZIONE, come già si è
potuto vedere nell’Ordo XI. Ancora, il bambino è confermato subito dopo il suo
battesimo, se il vescovo è presente.
Con il diffondersi dei Pontificali Romani, ben presto si impose il breve:

Ordo ad consignandos pueros sive infantes


Pontificale secundum consuetudinem et usum Romanae Curiae12

Con il Pontificale della Curia romana il rituale della Confermazione continuò a


guadagnare terreno e si diffuse nella Chiesa latina acquistando sempre più prestigio.
Questo rituale divenne l’unico rituale della confermazione nella Chiesa latina ed è rimasto
in vigore fino al nuovo Ordo Confirmationis promulgato da Paolo VI il 15 agosto 1971 con
la Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae.
In tutto questo processo evolutivo, l’Ordo Confirmationis, staccatosi di fatto dal rituale
del battesimo, venne arricchito con l’organizzazione di un rito di entrata ed una cerimonia
di chiusura.
Il rito della confermazione proposto dal Pontificale Romanum del 1596 ha come fonte
il Pontificale di Guglielmo Durando al quale sono stati aggiunti i Praenotanda nuovi che
rispecchiano le preoccupazioni teologiche e pastorali dell’epoca.
Il rito si svolge fuori della Messa ed ha la seguente struttura: il Vescovo sta in piedi al
faldistorio davanti all’Altare, mentre i confirmandi stanno in ginocchio; si leggono i
versetti biblici e dopo segue una rubrica che dice: «Tunc, extensis versus confirmandos
manibus…; segue, poi, l’orazione: Omnipotens sempiterne Deus…»; successivamente
avviene l’unzione-signazione con la relativa formula: Signo te crucis…; il vescovo dà lo
schiaffo al cresimando, mentre si canta l’antifona: Confirma hoc Deus; seguono, poi, altri
versetti e l’orazione: Deus qui Apostolis tuis…; infine, c’è la benedizione e l’esortazione ai
padrini in merito alla loro responsabilità.
Nel Pontificale Romano del 1962 è possibile notare un cambiamento rubricale
concernente il modo di fare la crismazione nell’atto stesso essenziale in cui si amministra
la Confermazione.
12
M. ANDRIEU (ed.), Le Pontifical Romain au moyen âge, II Le Pontifical de la Curie Romain au XIII
siècle, Studi e Testi, 87), Città del Vaticano, 1962, 452-453.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 202
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

Si tratta di un’imposizione della mano che deve accompagnare la crismazione


medesima.
Il gesto è, dunque, il seguente: il ministro intinge nel crisma la sommità del pollice
della mano destra; quindi, appoggia la palma della mano destra sul capo di colui che deve
essere cresimato e poi traccia con il pollice unto nel crisma una croce sulla fronte del
cresimando stesso mentre dice le parola della formula:

«Tunc, extensis versus confirmandos manibus, dicit: Oremus. Omnipotens sepiterne


Deus...Pontifex stans cum mitra…et summitate pollicis dextereae manus chrismate intincta
dicit: N., Signo te signo crucis: et dum hoc dicit, imposita manu dextra super caput
confirmandi, producit pollice signum crucis in frontem illius; deinde prosequitur: Et
confirmo te chrismate salutis: In nomine Patris… »13.

L’Ordo Confirmationis
L’iter della Riforma del rito della Confermazione è stato lungo e sofferto a causa
delle numerose problematiche legate a questi sacramenti; di fatto, il vero e proprio lavoro
di elaborazione del nuovo Ordo fu affidato al Coetus XX, di cui fu relatore Padre Bernard
Botte e segretario Padre Bernard Kleinheyer, mentre i membri furono J. Nabuco, E. J.
Lengling, C. Vogel, P. Jounel e J. Lecuyer. I lavori iniziarono solo nel 1967, perché il
periodo tra il 1964 ed il 1967 fu occupato dallo studio della questione sull’età della
Confermazione (fu la prima fase di lavoro di questo Coetus).
Dunque, la questione più scottante è quella dell’età che occupa la prima fase dei
lavori di riforma del rituale. Paolo VI, ricevendo in udienza il Cardinale Lercaro, il 20
giugno 1966, presidente del Consilium, chiese che si procedesse a stendere l’abbozzo di un
documento nel quale la Confermazione sia considerata sacramento dell’adolescenza, da
conferirsi probabilmente quando il cristiano, terminate le scuole d’obbligo, entra nella vita.
A Padre Vagaggini venne affidata la preparazione di un Motu proprio secondo le
indicazioni del Papa. Dopo un secondo schema di motu proprio, la posizione del
Sant’Uffizio spinse il Santo Padre a lasciar cadere l’idea di un documento pontificio
sull’età della Confermazione per riconoscere, invece, alle Conferenze Episcopali la facoltà
di determinarla secondo le esigenze dei singoli Paesi.

Il lavoro più specificamente destinato alla preparazione del nuovo Ordo


Confirmationis iniziò nel novembre 1967 (si tratta della seconda fase che si protrae sino al
1971) con la presentazione di un primo schema che prende in esame le questioni generali,
secondo quanto segue:
 la confermazione come seconda tappa dell’Iniziazione;
 l’età; imposizione delle mani;
 il ministro;
 i problemi collegati al rito crismazione;

formula sacramentale (relazione con l’Eucari-


stia ed i riti esplicativi).
Lo schema venne approvato nella successiva adunanza del Consilium nell’aprile
1968 e venne preparato ed approvato il rito completo del Rituale, senza i Praenotanda. Nel

13
PONTIFICALE ROMANUM, Editio Typica, Typis Polyglottis Vaticanis, Città del Vaticano, 1969, 9-10.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 203
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

novembre del 1968 fu pronto il testo completo del Rituale che, però, sarà pubblicato solo
tre anni dopo.
La precisazione dei punti relativi al ministro, alla materia e alla forma del
sacramento, nonché la questione dell’età, sempre riproposta nelle riunioni del Consilium,
richiesero un cammino lungo e tortuoso. Per tale motivo, sarà necessario altro tempo per la
redazione della Costituzione Apostolica che definì gli elementi essenziali della
celebrazione; la stesura del testo, di cui si fece carico la Congregazione per la Dottrina
della fede, fu affidata al Gesuita, Padre Dahnis e venne rivista da P. Gy.
In ultima analisi, il rituale volle situare il posto della Confermazione
nell’Iniziazione cristiana il cui cammino si persegue attraverso la Confermazione stessa
nella quale i battezzati ricevono lo Spirito Santo che è stato effuso sopra gli Apostoli il
giorno della Pentecoste.

3. Il problema teologico
Entriamo nel problema teologico che ci offre la Costituzione Apostolica di Paolo
VI. La parte costitutiva riguarda, in particolare, la determinazione dell’essenza del rito
sacramentale, che nel linguaggio teologico si è soliti chiamare materia e forma.
La riforma del rito della confermazione ha conosciuto un cammino lungo e sofferto
a motivo della vasta problematica, delle incertezze, della riflessione teologica e pastorale
sviluppatasi attorno a questo sacramento. Vi erano interrogativi riguardo al suo
collegamento con il battesimo, che la Costituzione liturgica aveva chiesto di rendere più
stretto e visibile, al ministro, alla materia, alla forma e all’età più conveniente, nonché al
significato stesso del sacramento. Tutti questi problemi sono affiorati negli studi e nelle
proposte del Consilium.
Dopo una prima fase (dal 1964 al 1966), caratterizzata dalla domanda da parte dei
vescovi, di chiarire le questioni dell’età e del ministro della Confermazione, abbiamo una
seconda fase (da 1967 al 1971) nella quale si situa la preparazione del rito.
Dopo un lungo percorso l’Ordo poté essere pubblicato con un decreto della
Congregazione per il Culto Divino del 22 agosto del 1971.
Paolo VI, prendendo atto della problematica e dei dubbi a proposito di ciò che con
certezza rientra nell’essenza del rito della Confermazione, si vide costretto ad
accompagnare il nuovo Ordo con una Costituzione Apostolica, che porta la data del 15
agosto 1971: Constitutio Apostolica de sacramento confirmationis Divinae consortium
naturae in AAS 63 (1971), 657-664.
Il problema teologico della Confermazione è posto anche dal fatto che la
Costituzione Apostolica è emanata direttamente dall’Autorità apostolica, per cui si risolve
nella Chiesa Latina la questione più teologica che liturgica del rito sacramentale della
Confermazione, nella sua essenza. Questa Costituzione ha per oggetto specifico la
determinazione dell’essenza del rito sacramentale della Confermazione nella Chiesa latina.
Si tratta di un atto di supremo magistero che stabilisce e condiziona la validità stessa di
questo sacramento nella Chiesa interessata dal documento, a partire dalla data in esso
fissata.
La Costituzione s’inquadra nella riforma liturgica, quella sacramentaria compresa,
sollecitata dal Concilio Vaticano II, affinché i testi ed i riti esprimano più chiaramente le
realtà sacre da essi significate. In adesione a questa sollecitazione conciliare, il Papa decise
di includere nella riforma, in riferimento alla Confermazione, anche quello che appartiene
all’essenza del rito o segno sacramentale. L’enunciazione di questa decisione equivale
all’affermazione del potere di modificare il rito essenziale di un sacramento. Ciò permette
di distinguere la sostanza del sacramento dal rito del sacramento stesso.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 204
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

Tale potere non è, però, da confondere con quello di cambiare la sostanza del
sacramento stesso. Questa, infatti, perché consiste in tutto ciò che dalla Rivelazione divina
sappiamo stabilito direttamente da Cristo, è immune da ogni competenza ecclesiastica14.
Cristo ha istituito il sacramento della Confermazione, nel senso che ha manifestato
la volontà di conferire ai suoi fedeli lo Spirito Santo, demandando invece alla Chiesa la
determinazione del segno adatto per tale conferimento. L’intenzione di Cristo rimane per
sempre all’origine dell’efficacia del segno. Il segno adatto, nell’economia sacramentale, è
necessario per l’attuazione della volontà di Cristo, perché in ogni sacramento il
conferimento della realtà invisibile è legato alla significazione visibile della medesima15.
Effettivamente, il rito della confermazione si presenta in modo diverso in Oriente e
in Occidente.

ORIENTE: l’imposizione delle mani, almeno come gesto a sé stante, sembra


scomparsa fin dall’inizio. La materia del sacramento appare ben presto la sola crismazione.
Ed è questa che viene ricollegata con gli Apostoli.

OCCIDENTE: insieme alla crismazione, si trova anche l’imposizione delle mani. E


quando la prima prende decisamente il sopravvento, non si rinuncia del tutto a vedervi
inclusa anche la seconda. Questo rivela la consapevolezza che la crismazione ha sostituito
l’imposizione delle mani16, tanto da designare anche da sola, il secondo sacramento
dell’Iniziazione cristiana, e nello stesso tempo, rivela che in quella sostituzione non si vede
una completa abrogazione, ma piuttosto una trasformazione nominale del rito apostolico.
La Costituzione Apostolica, tra l’altro, attingendo dai dati biblici, patristici e liturgici,
constata che l’importanza dell’imposizione delle mani era legata alla prima esperienza
della Chiesa per il dono dello Spirito Santo.
Le valutazioni storiche e dottrinali accennate preannunziano già il risultato e lo
scopo della Costituzione Apostolica: la determinazione, per la Chiesa latina, del rito
essenziale del sacramento della Confermazione. Essa è contenuta in quest’affermazione:
«Sacramentum confirmationis confertur per unctionem chrismatis in fronte, quae fit manus
impositione, atque per verba: Accipe signaculum Doni Spiritus Sancti». È, dunque,
decretato e stabilito che il segno sacramentale consiste nei due elementi congiunti e

14
Cfr. Pio XII, Costituzione Apostolica “Sacramentum Ordinis”, in DS 3857.
15
Cfr. CONC. TRIDENTINUM, sessio VII, can. 6: Si quis dixerit, sacramenta novae Legis non continere
gratiam quam significant, aut gratiam ipsam non ponentibus obicem non conferre, quasi signa tantum
externa sint acceptae per fidem gratiae vel iustitiae, et notae quaedam christianae professionis, quibus apud
homines discemuntur fideles ab infidelibus: anathema sit, in Enchiridion Sumbolorum, a cura di P.
Hünerman, nº 1605. Ecco la traduzione corrispondente: «Se qualcuno afferma che i sacramenti della nuova
legge non contengono la grazia che significano, o che conferiscono questa grazia a quelli che non
frappongono ostacolo, come se fossero solo segni esteriori della grazia o della giustizia già ricevuta
mediante la fede, e semplici note distintive dell’essere cristiano, per cui gli uomini distinguono i fedeli dagli
infedeli: sia anatema».
16
Cfr. CONC. FLORENTINUM, Bulla unionis Armeniorum, in Enchiridion Symbolorum, a cura di P.
Hünerman, nº 1318: ..cuius materia est chrisma confectum ex oleo... La traduzione in italiano è la seguente:
«Ministro straordinario è il vescovo. E mentre per le altre unzioni basta un semplice sacerdote, questa può
conferirla solo il vescovo, perché solo degli apostoli, di cui i vescovi fanno le veci, si legge che davano lo
Spirito Santo con l’imposizione delle mani, come mostra la lettura degli Atti degli Apostoli: “Frattanto gli
apostoli che erano a Gerusalemme seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono
Pietro e Giovanni. Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; non era infatti
ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora
imposero loro le mani e quelli ricevettero lo Spirito Santo” (At 814-17). La confermazione, nella Chiesa
tiene proprio il luogo di quella imposizione delle mani. Si legge, tuttavia, che qualche volta, con dispensa
della Sede apostolica e per un motivo ragionevole e urgentissimo, anche un semplice sacerdote abbia
amministrato il sacramento della Confermazione col crisma consacrato dal vescovo».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 205
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

concomitanti: la crismazione del confermando, fatta con l’imposizione della mano del
ministro, e la ricordata formula che l’accompagna.
Paolo VI accettò, malgrado l’imposizione delle mani da parte del vescovo si
riallacciasse all’uso apostolico attestato dagli Atti degli Apostoli, e riconobbe che da più di
un millennio la crismazione era stata considerata come rito essenziale della Conferma-
zione.
Ci interessa, a questo punto, leggere quello che scrisse P. Nocent in Anamnesis 3/1,
p. 118-119 a proposito di quanto dice la Costituzione apostolica:
«L’esame della storia del rito latino, lo studio dei documenti indirizzati
all’Oriente, farebbe concludere che l’imposizione della mano fosse
largamente tradizionale, lasciando sussistere come tradizionale anche,
benché meno universale (assenza dell’unzione in Africa), la crismazione.
Questo per seguire la logica adottata nel Sacramentum Ordinis. Assistiamo,
al contrario, ad un rovesciamento completo e, per la prima volta nella
tradizione latina, il sacramento sarà conferito per mezzo dell’unzione».

In sostanza, Nocent ritiene che, una volta indicata la crismazione come rito
essenziale, il rilievo dato all’imposizione delle mani, risulti incomprensibile. Kleinheyer
ritiene si tratti di una soluzione di compromesso.
In conclusione, la determinazione dell’essenza del rito sacramentale è una decisione
propriamente dogmatica. Essa impegna la fede della Chiesa di rito romano, in forza della
suprema potestà del Romano Pontefice, verso la quale sono legati da dovere di
subordinazione gerarchica i pastori e i fedeli di rito romano17.

I Praenotanda
Il contenuto dei Praenotanda ha come obiettivo quello di precisare l’importanza
della Confermazione e la sua natura. Essi sono così disposti:
a)  1-2 richiamano la dignità della Confermazione e la configurano come
prosecuzione del cammino dell’Iniziazione Cristiana. Attraverso di essa i
battezzati ricevono lo Spirito Santo, che nel giorno di Pentecoste fu mandato dal
Signore agli Apostoli. I frutti di questi dono dello Spirito vengono individuati
nella più perfetta conformazione a Cristo nella comunicazione della forza
necessaria per la testimonianza in vista dell’edificazione della Chiesa. Si
accenna, altresì, al carattere che ha come conseguenze l’irripetibilità del
sacramento, nonché il suo carattere o segno indelebile.
b)  3-8 riguardano gli UFFICI E I MINISTERI DELLA CELEBRAZIONE DELLA
CONFERMAZIONE. Questi praenotanda parlano del compito della comunità
cristiana e dei genitori (n° 3), nel senso che spetta al popolo di Dio preparare,
con grande impegno, i battezzati a ricevere il sacramento della Confermazione.
I catecumeni adulti, che riceveranno la Confermazione subito dopo il
Battesimo, hanno il vantaggio di essere coadiuvati dalla Comunità cristiana, e
specialmente di poter usufruire dell’istruzione ad essi impartita nel periodo del
catecumenato. Questa stessa preparazione catecumenale si potrà opportunamen-
te adattare a coloro che, battezzati da bambini, solo in età adulta si presentano a
ricevere la Confermazione. In tal senso è importante soprattutto il compito dei
genitori di assicurare ai loro figli l’educazione religiosa per avviarli pienamente
alla vita sacramentale. In questi Praenotanda si parla anche della celebrazione
17
CONCILIO VATICANO I, Cost. Dogmatica, Pastor aeternum, cap III, in DS 3060.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 206
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

festiva e comunitaria della Confermazione, come lo esige anche la stessa


Comunità cristiana(n° 4), della figura del padrino18 (n° 5; v. anche il can 796,1)
e della preoccupazione, da parte dei pastori di anime, di procurare che il padrino
scelto dal cresimando o dalla famiglia sia spiritualmente idoneo all’ufficio che
assume e abbia determinate qualità. Si parla anche del ministro della
Confermazione (n° 7) e dei ministri associati (n° 8): in merito al n° 719 il
ministro originario della Confermazione è il Vescovo, il quale esprime di più
questo legame che unisce i cresimati alla Chiesa ed il mandato di dare
testimonianza di Cristo tra gli uomini. In riferimento al n° 820 i ministri associati
sono previsti per particolari stati di necessità.
c)  9-15 riguardano la CELEBRAZIONE DEL SACRAMENTO DELLA
CONFERMAZIONE, descrivendo lo svolgimento rituale. Il tema dell’età è
affrontato soprattutto al n° 11 che è stato il più commentato e contestato.
Secondo Falsini questa concessione relativa all’età viene a vanificare l’unità e
la progressione logica dei tre sacramenti dell’Iniziazione Cristiana. Il n° 9 è di
particolare interesse, perché sottolinea che il sacramento della Confermazione
viene conferito per mezzo dell’unzione del Crisma sulla fronte, unzione che si
fa con l’imposizione della mano, secondo questi due passaggi:
a) «Sacramentum Confirmationis confertur per unctionem chrismatis in
fronte, quae fit manus impositione, atque per verba: Accipe signaculum
Doni Spiritus Sancti».
b) «Impositio vero manuum, quae fit super confirmandos cum oratione Deus
omnipotens, etsi ad validam sacramenti collationem non pertinet, magni
tamen fiat ad integritatem ritus et pleniorem sacramenti intellegentiam
assequendam».
L’imposizione delle mani sui cresimandi, accompagnata dall’orazione Deus
Omnipotens, non appartiene, è vero, al valido conferimento della
Confermazione, ma deve essere tenuta in grande considerazione per l’integrità
del rito e per un’intelligenza più profonda e più completa del sacramento. In
effetti, nel suo complesso il rito ha un duplice significato, nel senso che
l’imposizione delle mani è un gesto biblico che si adatta all’intelligenza del
Popolo di Dio, mentre l’unzione del Crisma e le parole che lo accompagnano,
significano molto bene gli effetti dello Spirito Santo. Tra l’altro il Sacro Crisma
viene consacrato dal Vescovo nella Messa celebrata normalmente a questo
scopo il Giovedì della Settimana Santa (n° 10). Questi praenotanda al n° 11
parlano dell’età della Confermazione, al n° 12 trattano della preparazione al
sacramento. Al n° 13 viene sviluppato l’argomento relativo al conferimento
della Confermazione nella Messa o senza la Messa, mentre ai nn° 14 e 15 c’è
un accenno alla trascrizione nel libro apposito.
18
I Praenotanda al n° 5 raccomandano che il padrino della Confermazione sia lo stesso del Battesimo, con lo
scopo di creare un nesso più profondo tra il Battesimo e la Confermazione, garantendo così l’unità
dell’Iniziazione Cristiana. Non è però esclusa la possibilità di scegliere per la Confermazione un padrino
apposito e non si esclude neppure che siano i genitori a presentare i loro figli.
19
Un’attenzione particolare merita la questione del ministro. Riprendendo la formulazione di LG 26 e di OC
7 indica che il vescovo è il MINISTER ORIGINARIUS CONFIRMATIONIS con due motivazioni precise: 1)
attraverso il vescovo risalta più chiaramente l’origine apostolica del gesto che comunica lo Spirito; 2) è più
evidente il legame che unisce i confermati alla Chiesa (cfr. C. FABRIS, Il presbitero, ministro della Cresima?,
Messaggero, Padova, 1997). La seconda parte del n° 7 indica alcuni soggetti che, oltre al vescovo, “ipso
iure”, hanno la facoltà di confermare.
20
Nel n° 8, invece, prevale la possibilità che “ex vera necessitate ac peculiari de causa” il ministro della
Confermazione associ a sé dei presbiteri in due categorie di preti: coloro che hanno un incarico particolare in
Diocesi e coloro che hanno una speciale relazione con i CONFERMANDI.
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 207
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

d)  16-18 riguardano gli adattamenti che possono essere introdotti, specificando


quelli di competenze delle Conferenze Episcopali e quelli di competenza al
ministro. Questo rituale è il meno inculturizzato e meno adattato, rispetto agli
altri rituali: il motivo parte dal fatto che esso si presta poco ad un adattamento.
e)  19 riguarda le cose da prepararsi per il conferimento e la celebrazione del
Sacramento.

Nella Chiesa latina, dunque, il rito essenziale del sacramento della confermazione è
quello stabilito dalla Costituzione Apostolica Divinae consortium naturae e questa
decisione dogmatica impegna anche la prassi, nel senso che dall’uso esclusivo del rito
stabilito dipende la validità stessa del sacramento.
Ancora più solenne è il testo della Constitutio Apostolica:
«Quapropter, ut ritus Confirmationis recognitio ad ipsam etiam ritus
sacramentalis essentiam congruenter pertineat, Suprema Nostra Auctoritate
Apostolica decernimus et constituimus, ut ea, quae sequuntur, in Ecclesia
Latina in posterum serventur: SACRAMENTUM CONFIRMATIONIS
CONFERTUR PER UNCTIONEM CHRISMATIS IN FRONTE, QUAE FIT
MANUS IMPOSITIONE, ATQUE PER VERBA: ACCIPE SIGNACULUM
DONI SPIRITUS SANCTI».

IN CONCLUSIONE:
 I Praenotanda vogliono esprimere la storia del rito e quali sono gli effetti della
Confermazione: Fideles perfectius Christo conformantur et virtute roborantur, ut
testimonium Christi perhibeant ad aedificationem Corporis eius in fide et caritate.

Per quanto riguarda la struttura celebrativa dell’Ordo Confirmationis, ecco il seguente


schema:
 Struttura celebrativa:
a) Liturgia della Parola: Liturgia verbi peragitur ad normam rubricarum.
b) l’Omelia. Dopo la Liturgia della Parola è prevista una breve omelia e il rituale
offre un modello di omelia che vuole esprimere la teologia voluta dall’Ordo
Confirmationis. I grandi temi sono biblici, partendo degli Apostoli che, a partire
dalla Pentecoste, hanno conferito lo Spirito imponendo le mani. Interessa ciò
che dice sugli effetti della Confermazione: si tratta di una «donatio Spiritus
Sancti, quem accepturi estis, signaculum erit spiritale, quo vos Christi
conformes et Ecclesiae eius membra perfectius fietis» (p. 32). P. Nocent si
domanda cosa vuol dire questo perfectius? Vuol dire far dipendere, in un certo
modo, la nostra confermazione dal battesimo al Giordano (ibidem).

c) La rinnovazione delle promesse battesimali (OC 23). Si sottolinea il legame


tra il Battesimo e la Confermazione; essa implica evidentemente la rinuncia, che
viene fatta con un formula molto tradizionale. La professione di fede riprende la
formula prevista per l’Ordo del battesimo, ma con delle aggiunte nuove:
«Créditis in Spiritus Sanctum, Dominum et vivificantem, qui hodie, per
sacramentum Confirmationis, vobis, sicut Apostolis die Pentecostes, singulari
modo confertur?».
PIL – Roma – Iniziazione Cristiana – Dispensa del Prof. Juan Javier Flores OSB. 208
Nono Tema: La Confermazione: i problemi biblico, teologico e liturgico dell’Ordo Confirmationis.

d) L’imposizione delle mani (OC 24-25): «Deinde Episcopus…manus super


omnes confirmandos imponunt». Il vescovo recita, dopo l’imposizione delle
mani, l’antica preghiera del GeV 451. Leggiamo i Praenotanda: «Impositio
vero manuum quae fit super confirmandos cum oratione Deus omnipotens, etsi
ad validam sacramenti collationem non pertinet, magni tamen fiat ad
integritatem ritus et pleniorem sacramenti intelligentiam assequendam» (OC
9).

e) La crismazione (OC 26-29). La formula è nuova21: N. Accipe signaculum Doni


Spiritus Sancti. Segue il bacio di pace. Questa formula è attestata in Asia
Minore nel secolo V. E’ stata presa poi dalla tradizione Orientale.

f) La preghiera universale (OC 30). Essa contiene delle intenzioni di preghiera


per i confermandi, i genitori, i padrini, la Chiesa, il mondo.

g) La liturgia eucaristica (OC 31). Interessante è la Benedictio con la quale si


chiude il rito.

Il rituale offre anche un ORDO AD CONFIRMATIONEM SINE MISSA CONFERENDUM,


cioè, una celebrazione della confermazione fuori della messa. Si insiste, dunque,
nell’importan-za della recita del Pater che i confermandi faranno insieme all’assemblea.
Infine, questo Ordo è disposto per capitoli, secondo la seguente struttura:
A) I capitolo : ORDO AD CONFIRMATIONEM INTRA MISSAM CONFERENDAM.
B) II capitolo : ORDO AD CONFIRMATIONEM SINE MISSA CONFERENDAM.
C) III capitolo: DE IIS QUAE SERVANDA SUNT QUOTIES CONFIRMATIO CONFERTUR A
MINISTRO EXTRAORDINARIO.
D) IV capitolo: DE CONFIRMATIONE AEGROTO IN PERUCULO MORTIS CONSTITUTO
MINISTRANDA.
E) V capitolo: TEXTUS IN CONFERENDA CONFIRMATIONE ADHIBENDI.

21
«N. Signo te signo crucis et confirmo te chrismate salutis. In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti»
(Pontificale Romanum, Editio Princep, 1595-1596, MLCT, 1, 10-11).

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