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Blockchain e il futuro

ED IT ORIA LE dei pagamenti


Una valuta globale tracciabile completa di un’infrastruttura efficiente non solo si tradurrà in
una massiccia riduzione dei costi per tutti i partecipanti al mercato, ma cambierà il sistema
bancario globale. Bitcoin e simili faranno per i pagamenti ciò che l’e-mail ha fatto per
la comunicazione. Blockchain può essere utilizzata quindi anche come piattaforma di
payment o come strumento per creare delle digital currency, ma non è necessariamente
limitata a questo campo di applicazione. E’ una tecnologia che permette la gestione di da-
tabase per le transazioni tra più nodi di rete.

Può essere usato per dare accesso a servizi finanziari a miliardi di persone in tutto il mondo, compre-
si quelli nei paesi del terzo mondo che non hanno accesso alle banche tradizionali. Bitcoin consente
a chiunque di inviare denaro oltre confine quasi istantaneamente e con tariffe relativamente basse.
Molte banche come Barclays stanno anche lavorando per l’adozione della tecnologia blockchain al
fine di rendere le loro operazioni aziendali più veloci, più efficienti e sicure. IBM prevede che il 15%
delle banche utilizzeranno la blockchain entro fine anno.

Sebbene il registro blockchain sia pubblico, i dati vengono verificati e crittografati utilizzando la
crittografia avanzata. In questo modo i dati sono meno inclini a essere violati o modificati senza
autorizzazione. Con la tecnologia blockchain, le transazioni possono essere documentate in un
registro decentralizzato permanente e monitorate in modo sicuro e trasparente. Ciò può ridurre
notevolmente i ritardi di tempo e gli errori umani. Può anche essere utilizzata per monitorare costi,
manodopera e persino rifiuti ed emissioni in ogni punto della catena di approvvigionamento.

L’ascesa e il successo di Bitcoin negli ultimi sei anni ha dimostrato che la tecnologia blockchain ha
un deciso valore nel mondo reale. Tuttavia, questa tecnologia ha anche una serie di inconvenienti
che gli impediscono di essere utilizzata come piattaforma generica per le criptovalute in tutto il mon-
do globo. La tecnologia Blockhain presenta comunque svantaggi che lo rendono poco adat-
to ai micro-pagamenti sempre più importanti nell’ecosistema IoT. L’importanza dei micropaga-
menti coinvolgerà il rapido sviluppo del settore IoT e da qui la necessità di disporre di una moneta
che possa agire di conseguenza. IOTA è una criptovaluta designata per l’IoT, rispetto alle altre
del Blockchain ha 3 principali vantaggi: è modulare, decentralizzata, e non soggetta a tassazione.

Maurizio Di Paolo Emilio

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EDITORIALE BOARD IoT
Blockchain e il futuro Giocare a scacchi con il Tenere sotto controllo il
dei pagamenti
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Raspberry Pi consumo di energia con
Energy Logger 4000
Founder & Publisher ROBOT
Emanuele Bonanni Corso sugli Aeromobili
a Pilotaggio Remoto 11
Editor-in-Chief partendo da zero:
Maurizio Di Paolo Emilio simulatore di scenari e
Editorial Assistant sistemi di riconoscimento
Maria Pisani
Marketing
TECH
Sara Ercolani I laser tra scienza
32
e fantascienza:
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Tribunale MI n. 20 del 16/01/2006
Giocare a scacchi con il
BOARD
Raspberry Pi
di Giovanni Di Maria

Il Raspberry Pi è un computer a tutti gli effetti. E’ plausibile, dunque, che un software scacchistico in
esso installato possa essere utilizzato con successo. L’articolo che segue passa in rassegna molti
modi per poter giocare a scacchi con uno degli embedded più diffusi al mondo. Dal momento che esso
utilizza Linux e che il suo costo è davvero irrisorio, esamineremo tutti i modi che permettono di giocare
gratuitamente con la macchina.

INTRODUZIONE emozioni aumenta sempre di più. Chissà se, tra qualche

I
l mondo è pieno di scacchisti. Giocatori forti, profes- anno, il nobil giuoco sarà definitivamente risolto e diver-
sionisti, principianti, amatori, maestri, eccetera, ormai rà un gioco noioso e scontato.
hanno quasi tutti una cosa in comune: quella di utiliz-
zare un computer per studiare e analizzare le proprie UN AMPIO VENTAGLIO
partite e quelle degli altri. Con la tecnologia di oggi si Per giocare a scacchi con il Raspberry Pi, e in generale
può anche giocare contro un computer, e l’uomo, ormai, contro un computer, esiste una vasta varietà di possi-
non ha più speranza di trovarsi alla pari con il cervello bilità, che elencheremo ed approfondiremo di seguito.
al silicio, dando luogo ad un esito scontato della partita. Non solo il mercato del software mette a disposizione
Da quel lontano 1997, infatti, il computer fu dichiarato di migliaia di programmi diversi, gratis o a pagamento,
superiore all’uomo e man mano che gli anni passano ma anche le interfacce da usare e i metodi da seguire
il divario tra cervello elettronico e ammasso di nervi e sono molteplici, secondo anche le competenze infor-

Figura 1: Nexus Chess.

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BOARD

matiche del giocatore. Generalmente esistono le se- INSTANT CHESS


guenti modalità di strategie per poter giocare a scacchi Un altro simpaticissimo sito, senza registrazione pre-
al computer: ventiva, è Instant Chess, raggiungibile all’indirizzo http://
• giocare on-line; www.instantchess.com/. E’ caratterizzato da un’interfac-
• giocare con un software dedicato; cia minimale, molto carina. Con esso si possono gioca-
• giocare con un chess engine in modo console; re partite con giocatori provenienti da qualsiasi parte del
• giocare con una GUI e un chess engine; mondo, come del resto tutti i siti di scacchi online. La
• giocare con una scacchiera DGT collegata al relativa schermata è visibile in figura 2.
Raspberry.
CHESS COOL
GIOCARE ON-LINE Questa soluzione è fornita dal sito Chess Cool, che offre
Chiunque abbia, oggi, un collegamento ad Internet, può il proprio servizio gratuitamente, e senza registrazione,
giocare facilmente a scacchi, su piattaforme gratuite o a all’indirizzo http://chess.cool/. La schermata è visibile in
pagamento. Di questa tipologia ne esistono a bizzeffe, figura 3.
ed elencarle tutte sarebbe un’impresa impossibile. Ci li- Di servizi scacchistici gratuiti, come detto, il Web ne
mitiamo ad accennarne qualcuna, non necessariamen- è saturo. Questi siti, ovviamente, possono essere
te la più importante. utilizzati con qualsiasi computer e qualsiasi siste-
ma operativo, non sono prerogativa solamente del
NEXUS CHESS Raspberry. Occorre solo trovare quello più confacente
E’ un sito che mette a disposizione un server con cui alle proprie esigenze e, soprattutto, risultare leggero e
giocare. Non è richiesta la registrazione ma solo l’au- snello. Non disponiamo, infatti, di un super computer in
toattribuzione di un nickname. E’ molto leggero, consi- grado di reggere eventuali caratteristiche importanti.
derando la “limitata” potenza del Raspberry. L’indirizzo
è http://www.nexuschess.com/. La relativa schermata è GIOCARE CON UN SOFTWARE DEDICATO
visibile in figura 1. Un programma dedicato è quello realizzato apposita-

Figura 2: Instant Chess.

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BOARD

Figura 3: Chess Cool.

Figura 4: Python Chess in modo testo.

mente per espletare uno scopo ben preciso e commis- tore scacchistico interno, ossia il cervello che gioca a
sionato, eventualmente, da un soggetto o da un gruppo scacchi. Non può usare chess engine esterni e il poten-
di utenti. In questo caso esso utilizza le risorse previste ziamento e il miglioramento del gioco dipende esclusi-
e, soprattutto, sfrutta esclusivamente il suo stesso mo- vamente dal rilascio di una eventuale nuova versione

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BOARD

Figura 5: Python Chess in modo grafico.

del software. Esaminiamo un programma dedicato, re- tenere ottimi risultati. Spieghiamo, innanzitutto cosa è
peribile facilmente in Rete. un chess engine. Si tratta di un programma, sprovvisto
completamente di interfaccia grafica, che valuta una
PYTHON CHESS certa posizione scacchistica e fornisce la migliore mos-
Python Chess è un gioco di scacchi che prevede le se- sa da giocare (secondo esso). Il suo utilizzo avviene in
guenti modalità di gioco: toto in modo comando, in una finestra di console, nella
• giocatore contro giocatore; quale è in esecuzione. Benché l’utilizzo di tale tecnica è
• giocatore contro AI (intelligenza artificiale); alquanto difficoltosa, secondo me è il miglior modo per
• AI contro AI. giocare a scacchi con un computer.
Per poter colloquiare con un chess engine, occorre co-
Dopo averlo scaricato da questa pagina, si deve scom- noscere il giusto metodo per farlo, e questo è rappre-
pattare ed eseguire, con il proprio interprete Python, il sentato dal protocollo UCI (non spaventatevi, è molto
programma PythonChessMain.py. E’ possibile giocare semplice). Si tratta di una semplice raccolta di comandi
in modo testo o in modo grafico, come evidenziato dalle che accetta il motore scacchistico. Esso può anche ri-
figure 4 e 5. spondere a tali comandi con altri ordini, sempre impartiti
In rete si possono trovare altri programmi dedicati, ra- con il protocollo UCI. Dal momento che l’interfaccia è
ramente distribuiti in formato binario per RPi. Sono pre- sprovvista di qualsiasi riferimento alla posizione scac-
senti, invece, più facilmente, software scacchistici distri- chistica, è utile disporre di una scacchiera tradizionale
buiti con codice aperto, pronti per essere compilati per di legno o di plastica, per poter seguire la propria partita.
la propria piattaforma Linux. Data l’importanza dell’argomento, approfondiremo
maggiormente il paragrafo, fornendo anche spiegazioni
GIOCARE CON UN CHESS ENGINE IN MODO più dettagliate.
CONSOLE
Questo metodo è il più leggero di tutti, e non ha bisogno REPERIMENTO DI UN CHESS ENGINE
di alcun software aggiuntivo, se non il solo eseguibile La prima cosa da fare è, ovviamente, trovare in rete un
del chess engine. L’utilizzo è un tantino ostico e non motore scacchistico. Ne esistono milioni, in Rete. Ci ri-
tanto immediato, ma se ben compreso consente di ot- feriremo a Stockfish, uno dei più forti chess engine al

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BOARD

momento. Per scaricare i sorgenti si deve accedere alla mossa, visualizzando a video la risposta:
pagina
https://stockfishchess.org/download/
e cliccare sul pulsante relativo al download del codice bestmove d7d5 ponder g1f3
sorgente.

COMPILAZIONE Si capisce, dunque, che la partita è una semplice suc-


A download terminato, si scompatti il contenuto dell’ar- cessione di comandi e di risposte ripetitive. L’unica cosa
chivio in una cartella. Si compili, quindi, il programma “noiosa” è quella di fornire al PC la posizione della scac-
con il seguente comando da console Linux: chiera, con l’elenco delle mosse effettuate da entrambe
le parti.
Volendo continuare la partita, muovendo il pedone c2c4,
make build ARCH=general-32 possiamo scrivere il comando:

Dopo circa 15 minuti il compilatore genera il file esegui- position startpos moves d2d4 d7d5 c2c4
bile stockfish, dalle dimensioni di circa 350 Kb.

ESECUZIONE seguito dal solito comando:


Sempre dalla finestra di console si digiti il comando:
./stockfish
seguito dal tasto invio. Il programma sarà eseguito sulla go movetime 5000
stessa console, visualizzando solo il titolo e i nomi degli
autori, come segue: Stockfish 7 by T. Romstad, M. Co-
stalba, J. Kiiski, G. Linscott. La risposta del programma sarà, probabilmente:

GIOCHIAMO UNA PARTITA CONTRO L’ENGI-


NE PIÙ FORTE DEL MONDO bestmove e7e6 ponder g1f3
Siamo pronti a giocare, anche se sarebbe opportuno
studiare qualche comando del protocollo UCI, osser-
vabile su questo sito. Noi abbiamo il colore bianco men- e così via. E’ molto divertente osservare il pensiero del
tre il Raspberry il colore nero. Decidiamo che il compu- computer e le mosse da esso elaborate, durante i cin-
ter deve “pensare” ogni mossa in 5 secondi. que secondi, come visibile in figura 6.
La nostra prima mossa è la mossa del pedone di donna Sembra una procedura noiosa, ma non lo è affatto. Dal
di due case, d2d4, che si traduce in linguaggi UCI con: momento che non si vede materialmente la scacchiera
con i relativi pezzi disposti su di essa, potrebbe tornare
utile utilizzare una scacchiera di legno per controllare,
position startpos moves d2d4 di volta in volta, la posizione di gioco, come si evince
dalla figura 7.
Adesso ecco una breve lista di comandi UCI utili al gio-
dopo aver premuto il tasto Invio, il programma accetta co diretto con un chess engine:
tale nuova situazione della scacchiera, ma non eseguirà • position startpos moves e2e4 e7e5 g1f3 b8c6
alcuna mossa. Occorre, infatti, un altro comando speci- d2d4 (fissa posizione e tocca al computer);
fico per forzare il Raspberry a muovere. Quindi digitia- • position fen 8/6R1/7p/5K1k/8/6p1/5bPP/4N3 w
mo a console: (fissa una posizione fen, mossa al bianco);
• go (l’engine muove immediatamente);
• go movetime 20000 (l’engine muove dopo 20
go movetime 5000 secondi di ricerca ed elaborazione);
• go infinite (l’engine elabora all’infinito senza mai
muovere e va molto in profondità);
Dopo esattamente 5 secondi il computer esegue la sua • stop (blocca l’elaborazione ed esegue la mos-

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BOARD

Figura 6: Stockfish pensa e poi muove.

programma capace, solamente, di visualizzare la scac-


chiera grafica a video, ma non sa giocare a scacchi. Per
renderla “intelligente” occorre connetterlo, in ma-
niera software, al chess engine. In pratica, la GUI è solo
la parte grafica finale che comunica la posizione al gio-
catore, nulla di più. Se vogliamo fare una similitudine,
un po’ spartano in verità, possiamo paragonare il chess
engine al regista di un film (che lavora in background,
non si vede, ma è il cervello dell’intero lavoro) e la GUI
agli attori (che si muovo solo sulle direttive del regista
e fanno vedere al pubblico solo ciò che ha pensato l’i-
deatore del film). Per il Chess Engine si può optare per
Stockfish, le cui procedure di di compilazioni sono state
esaminate nel precedente paragrafo.
Una delle migliori e leggere GUI per Linux è ChessX.
Esso si può connettere tramite i chess engine in modo
da permettere e fornire un’agevole interfaccia grafica al
giocatore. E’ anche un ottimo database con cui si pos-
Figura 7: utilizzando un Chess Engine, è preferibile seguire la
partita su una vera scacchiera. sono gestire alla grande le proprie partite, per poi ana-
lizzarle e catalogarle.

sa trovata fino a quel momento, di solito si usa DOWNLOAD E INSTALLAZIONE


dopo il go infinite); Vediamo come si usa. Come per qualsiasi altro softwa-
• quit (termina la sessione di gioco e l’engine vie- re, ovviamente, si deve scaricare dalla Rete ed installar-
ne chiuso). lo. L’intera operazione si concretizza in una sola sempli-
cissima operazione. Per far ciò è sufficiente aprire una
GIOCARE CON UNA GUI E UN CHESS ENGINE finestra di console e digitare il seguente comando:
Sicuramente la migliore accoppiata è rappresentata da
una GUI e un chess engine. Del secondo abbiamo par- sudo apt-get install chessx
lato nel paragrafo precedente. Una GUI, invece, è un

8
BOARD

Figura 8: il programma ChessX installato sul Raspberry PI.

ESECUZIONE
Dopo qualche minuto il programma installato nel pro- COLLEGAMENTO AD UN CHESS ENGINE
prio Raspberry e posizionato nella categoria “Games” Per connettere la GUI ad un motore scacchistico è suffi-
e si può avviarlo cliccando una volta sulla relativa voce, ciente accedere al menù Edit, Preferences, si selezioni
come mostrato in figura 8. la scheda Engines, si prema il bottone “Add” e si clicchi
La figura 9 mostra ChessX durante la sua esecuzione. sull’eseguibile di Stockfish, compilato in precedenza.

Figura 10: il progetto PicoChess.

9
BOARD

Figura 9: l’interfaccia grafica di ChessX.

Chi vuol giocare con questo chess engine abbandoni le CONCLUSIONI


speranze di vincere o di pattare, in quanto si tratta del Come avete avuto modo di vedere, anche il Raspberry
programma più forte del mondo, contro cui non può far Pi, tra le sue tantissime applicazioni possibili, può anche
nulla nemmeno il campione del mondo di scacchi. essere adoperato per uno scopo ludico (ma no troppo...)
come quello degli scacchi. Gli embedded di oggi, si
GIOCARE CON UNA SCACCHIERA DGT sa, sono veri e propri computer e il Raspberry Pi
COLLEGATA AL RASPBERRY non può essere da meno. In ogni caso, a mio parere,
Un altro metodo per giocare a scacchi con il Raspberry sebbene la tecnologia sia ad altissimi livelli, il piacere
Pi è data dalla possibilità di collegarlo fisicamente con di disputare una bella partita a scacchi, a tavolino, con
una scacchiera DGT. Si tratta di progetti molto interes- un amico, scambiando qualche sincera conversazione
santi, realizzati il più delle volte da soggetti privati e ap- e bevendo qualche goccetto tra un discorso e l’altro
passionati. Quello visibile in figura 10, il Picochess, ha regala, indubbiamente, delle fantastiche emozioni, che
lo scopo di allestire un sistema dedicato basato su: nessun congegno elettronico saprà mai dare.
• Raspberry Pi;
• Chess engine Stockfish;
L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
• DGT Edboard; approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
• DGT XL Clock. accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
discussione:
https://it.emcelettronica.com/giocare-a-scacchi-con-il-
Il progetto è accessibile alla pagina http://www.pico-
raspberry-pi
chess.org/ ed è visibile in figura 10.

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Corso sugli Aeromobili
R O BO T
a Pilotaggio Remoto
partendo da zero:
simulatore di scenari e
sistemi di riconoscimento
di Giuseppe Silano

Continua il corso dedicato agli Aeromobili a Pilotaggio Remoto (APR). Siamo partiti illustrandone la
tecnologia, i principi di funzionamento, lo stato dell’arte e la storia. Ci focalizzeremo, ora, sui simulatori
di scenari, impiegati per testare il comportamento del singolo o di una flotta di velivoli prima dei test sul
campo, analizzando quanto messo a disposizione dall’ambiente di calcolo numerico Matlab®, per poi
citare e descrivere le peculiarità degli ambienti più diffusi (sia open che closed source). Inoltre, saranno
presentati i sistemi di riferimento necessari per definire nello spazio lo stato del drone. Per concludere,
analizzeremo cos’è un sistema di riconoscimento e la loro importanza sugli APR, introdurremo l’idea
di visione artificiale ed object detection. Si consiglia vivamente di seguire cronologicamente le lezioni
che seguiranno, senza fretta ed impazienza nel terminare subito il corso, ma con la consapevolezza di
maturare i concetti presentati gradatamente nel tempo.

INTRODUZIONE In questo modo è possibile effettuare una prima verifica,

P
er la simulazione di un contesto quanto più alienandosi in parte da quelli che saranno i prototipi fi-
simile alla realtà, sul quale poi testare algo- sici.
ritmi per la detection (rilevamento) ed il tra- Il vantaggio di questo approccio è dato dalla possibilità
cking (inseguimento), è necessario disporre di un di disporre di ambienti virtuali per il test utilizzando har-
ambiente di realtà virtuale. Questi nascono come dware standard (ad esempio un PC), evitando il ricor-
sistemi di simulazione 3D allo scopo di osservare l’in- so a costosi sistemi di simulazione fisici come i banchi
terazione di complessi modelli dinamici con l’ambiente necessari per l’HIL (Hardware-in-the-loop) o a prototipi
circostante. Si pongono dunque come ultimo strumento funzionanti.
di analisi, a valle delle simulazione ottenute in ambienti La libreria per la virtualizzazione, inoltre, consente
di calcolo numerico come Simulink (in modo del tutto l’esportazione di frames (fotogrammi) durante le si-
equivalente utilizzando script Matlab), prima delle prove mulazioni, impiegabili come input, ad esempio, per
che saranno condotte sul sistema fisico. In gergo tec- processi di image processing per chiudere possibili
nico questo tipo di verifica è nota con l’acronimo SIL loop di controllo.
(Software-in-the-loop). Nel seguito descriveremo il sintetizzatore di scenari in
Questa è solo una delle tante applicazioni sviluppate Matlab, passando attraverso un esempio già struttura-
negli ultimi anni, si prenda ad esempio quanto descritto to di possibile impiego, vedremo come modificarli (so-
in questo articolo. stituzione modello 3D, aggiunta di osservatori esterni,
In pratica, secondo tale metodologia SIL, il software di raccolta dei dati provenienti dai sensori virtuali, etc.), le
controllo da verificare viene fatto interagire direttamente alternative open e closed source presenti in letteratura, i
con l’emulazione del sistema, a cui è destinato, per po- sistemi di riferimento ed un breve accenno ai formalismi
terlo sollecitare come se fosse in condizioni operative. matematici necessari per descrivere il comportamento

11
ROBOT

di un multi-rotore in un ambiente di realtà virtuale. che quelli laterali del veicolo]: l’auto percorre (Figura 1)
Infine, analizzeremo cos’è un sistema di riconoscimento un tracciato relativamente complesso, lungo il quale è
e la loro importanza nei droni, riprendendo il concetto di possibile osservare le forze che agiscono sui pneuma-
visual servoing (asservimento visivo, discusso nel primo tici e sulla carrozzeria, l’attivazione del sistema di fre-
appuntamento). Introdurremo l’idea di visione artificia- nata, il funzionamento della ECU (Engine Control Unit),
le ed object detection, i principali algoritmi basati sulle etc. Tale scenario costituisce un esempio calzante dei
features, le problematiche relative al riconoscimento e benefici che si ottengono nella visualizzazione del com-
quelle derivanti dall’architettura, concludendo con i pro- plesso sistema dinamico nell’ambiente di realtà virtuale.
blemi di alto e basso livello illustrandone le possibili so- Allo scenario opportunamente modificato, agendo sul
luzioni. modello 3D (.wrl), si è aggiunto un osservatore esterno
(il drone) che è in grado di muoversi in piena libertà (x,
L’AMBIENTE DI REALTÀ VIRTUALE IN MATLAB y, z, yaw, pitch e roll) all’interno dell’ambiente, osservan-
Al fine di ottimizzare i tempi di sviluppo, sfruttando un do l’auto lungo il percorso, simulando così l’intero pro-
oggetto già realizzato a cui è stato conferita una speci- cesso: dalla cattura delle immagini attraverso la camera
fica dinamica, è possibile utilizzare uno dei tanti esempi on-board, alla loro elaborazione - analizzato nel seguito
già strutturati, piuttosto che costruirne uno ex novo, uti- -, sino all’attuazione della legge di controllo - obiettivo
lizzando l’apposito editor. finale del corso - che determina la nuova posa (posi-
In passato ci siamo già occupati di questa tipologia di zione ed orientamento) dell’APR in modo che l’oggetto
applicazione, si veda, ad esempio, quanto descritto in rimanga nel suo campo visivo.
un nostro articolo. In Figura 2 è riportato lo schema che riassume il funzio-
In quest’ottica, nell’ambito del corso, si è scelto di impie- namento del sistema nel suo complesso.
gare uno dei tanti esempi che coinvolgono la dinamica
dei veicoli, in particolar modo quello sulla Skoda Octavia DESCRIZIONE DELLO SCENARIO
[L’esempio preso in considerazione è vr_octavia_2cars Lo scopo di questo paragrafo è descrivere lo schema
nel quale vengono simulati sia i movimenti longitudinali Simulink (Figura 3) attraverso il quale è stato simula-

Figura 1: Frame tratto dal mondo virtuale di Matlab.

12
ROBOT

Figura 2: Schema sistema complessivo.

Figura 3: Schema Simulink ambiente virtuale.

to lo scenario virtuale. Ogni sua parte è analizzata nel viene calcolato l’angolo di sterzata, l’intensità della fre-
dettaglio per meglio comprendere i meccanismi che ne nata, la velocità e la posizione dell’auto, le accelerazioni
regolano il funzionamento. longitudinali e laterali, la forza che agisce su ogni pneu-
La prima parte (in verde) si occupa di simulare la dina- matico e sul corpo della vettura, etc. I risultati dell’elabo-
mica del veicolo sulla base delle informazioni contenute razione vengono poi trasferiti al blocco VR Visualization
all’interno della serie temporale esp_on. Ad ogni frame, che farà muovere la macchina all’interno dello scenario.
per tutta la durata della simulazione (pari a 33 secondi), Al contrario, la variabile observer_position (in rosso) in-

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ROBOT

Figura 4: La figura illustra il sistema di riferimento inerziale OFI (a sinistra) e quello virtuale OFVR (a destra).

dica la posizione dell’aeromobile (x, y, e z) fornita dal VE IN LETTERATURA


sistema di controllo; mentre rotation_matrix (in blu) in- Nella robotica - contesto più ampio ma di cui fa parte
globa al suo interno la matrice di rotazione globale (eq. questo lavoro - l’importanza degli ambienti di simu-
1) che, attraverso la formula di Rodrigues (eq. 2), con- lazione è in costante aumento. Rispetto al mondo
sente di ricavare il quaternione (trattato nel seguito) ne- reale, la simulazione fornisce molti vantaggi: nes-
cessario ad individuare l’orientamento del velivolo. suna limitazione nel numero di dispositivi, assenza di
Entrambe le variabili sono ridefinite ad ogni passo du- imprecisione in sensori ed attuatori, possibilità di debug
rante la simulazione tenendo conto delle differenze che e nessun rischio di danneggiare il robot reale (cosa as-
intercorrono tra il sistema di riferimento inerziale e quel- solutamente da non sottovalutare), e così via.
lo virtuale (Figura 4), per poi essere trasmesse anch’es- L’obiettivo di questo paragrafo è presentare i due am-
se al blocco VR Visualization. bienti più diffusi in letteratura: Gazebo e V-REP. En-
I versi di crescenza degli angoli di Eulero (yaw, pitch trambi sfruttano le potenzialità messe a disposizione da
e roll, chiariti nel paragrafo successivo), che definisco ROS (Real-time Operating System): un sistema opera-
nello spazio l’orientamento del velivolo, seguono la re- tivo real-time completo per lo sviluppo di applicazioni
gola della mano destra. Tale informazione è di estrema per robot e di alcuni software per l’interfacciamento con
importanza perché determina i guadagni del regolatore l’hardware.
(il sistema di controllo che varia la posa del velivolo di
modo da non perdere di vista l’auto. Argomento dell’ulti- V-REP
ma lezione del mini corso). Inoltre, è bene precisare che V-REP (Virtual Robot Experimentation Platform) è un si-
l’auto, nella sua posizione iniziale, ha baricentro coinci- mulatore sviluppato dalla Coppelia Robotics con lo sco-
dente con il centro del sistema di riferimento inerziale. po di simulare sistemi d’automazione industriale.
Lo schema infine, ad ogni rendering, salva nel workspa- Nato nell’Agosto del 2012, è disponibile in quattro licen-
ce di Matlab (in magenta) la posizione dell’auto ed un ze: Player (gratuito), Pro Edu (gratuito per l’istruzione),
fotogramma dello scenario osservato dal punto di vista Eval Pro (gratuito per usi non commerciali) e Pro (per
dellaeromobile, che sarà poi elaborato dall’algoritmo di uso commerciale); è noto come simulatore ibrido in
detection (anch’esso illustrato nel seguito). quanto combina cinematica e dinamica con il fine di ot-
Il passo di integrazione, conseguentemente il numero di tenere le migliori prestazioni negli scenari simulati.
frames acquisiti dallo scenario durante la simulazione, è L’ambiente di sviluppo integrato (Figura 5) è basato su
fisso ed è settato nella fase di inizializzazione. di un sistema di controllo distribuito: ciascun modello
può essere controllato attraverso uno script incorporato,
GENERATORI DI SCENARI: LE ALTERNATI- un plugin, un nodo ROS o un’API chiama da un client

14
ROBOT

Figura 5: Simulatore V-REP.

remoto. I controllori possono essere implementati in C/ semplici forme come cubi o sfere a modelli complessi
C++, Python, Matlab - da qui la possibilità di utilizzare come edifici o animali. Ogni soggetto ha le proprie ca-
il simulatore in modo del tutto equivalente all’ambiente ratteristiche: massa, velocità, frizione, proprietà fisiche
proposto -, Lua ed Urbi. La disponibilità per sistemi che rendono la simulazione quanto più simile alla realtà.
operativi Windows, Linux e MacOS completa il qua- Inoltre, è disponibile un database di robot gestito dalla
dro già ricco di per sé. Nel caso poi si sfrutti l’inte- comunity, al quale tutti possono accedere, ed utilizzare
grazione con ROS il trasferimento del controllo da per gli scopi più vari.
un robot simulato ad un robot reale è immediato. La documentazione di buon livello e la presenza di di-
La documentazione è molto buona, copre tutti gli aspet- versi tutorial, infine, aiuta chi si avvicina per la prima
ti del simulatore, per di più la presenza di un forum volta al simulatore. L’utilizzo dello strumento Gazebo
consente agli utenti di porre le proprie domande, Answer (in modo del tutto equivalente a quanto avvie-
segnalare eventuali bug e richiedere nuove fun- ne per V-REP) consente agli utenti di pubblicare le pro-
zionalità, in pieno accordo al paradigma dell’open prie domande relative ai problemi o dubbi sull’utilizzo
innovation. Infine, il simulatore è dotato di molteplici del simulatore. Grazie all’aiuto dei membri più esperti
modelli pronti all’uso: persone, robot, umanoidi, robot della comunità, e degli sviluppatori stessi di Gazebo, le
industriali, facilitando così il compito dello sviluppatore domande vengono risposte in tempi brevi ed in modo
che non deve ogni volta reinventare la ruota; dispone di adeguato permettendo ai nuovi utenti di migliorare le
molte funzionalità avanzate, come il rilevamento delle proprie capacità e conoscenze.
collisioni e la misura delle distanze minimi fra oggetti in
tempo reale. SISTEMI DI RIFERIMENTO
Al fine di esprimere lo stato di un velivolo, e le rela-
GAZEBO tive equazioni dinamiche, è necessario definire un
Gazebo (Figura 6) è un simulatore 3D open source che sistema di riferimento. Diversi sono quelli impiegati
ha la capacità di simulatore gruppi di robot, sensori ed nell’ambito della meccanica del volo, e per la descrizio-
oggetti vari. Il progetto nato nel 2002 presso la Univer- ne delle equazioni che ne modellano la dinamica:
sity of Sourthern California, si pone l’intento di aiuta- • inerziale o ECI (Earth-centred inertial): con ori-
re i ricercatori che lavorano con veicoli robotici in gine geocentrica, è orientato rispetto alle stesse
ambienti esterni (outdoor) ma è in grado anche di fisse. L’asse Zi, coincidente con quello di rota-
gestire ambienti interni (indoor). zione terrestre, passa per il polo nord geogra-
Il simulatore è in grado di gestire vari tipi di oggetti, da fico; l’asse Xi è orientato secondo la direzione

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Figura 6: Simulatore Gazebo.

dell’equinozio di primavera e l’asse Yi, invece, le e diretto secondo la direzione di volo, l’asse
è orientato in modo da rendere la terna levogira Zb è contenuto nel suo piano di simmetria longi-
(o sinistrosa): terna di vettori di uno spazio affine tudinale e diretto verso il basso nelle condizioni
applicati in uno stesso punto di origine O linear- di volo orizzontale, mentre l’asse Yb è tale da
mente indipendenti, cioè non complanari; rendere la terna levogira;
• terrestre o ECEF (Earth-centered Earth-fixed): • assi vento con origine nel baricentro, definisce
l’origine e l’asse Ze sono coincidenti, come nel l’asse Xw coincidente con direzione e verso del-
sistema precedente, mentre l’asse Xe passa per la velocità relativa, che comprende l’eventuale
il meridiano di Greenwich e l’asse Ye è tale da contributo del vento, e l’asse Zw ortogonale e
rendere la terna levogira. Assumendo trascura- giacente nel piano di simmetria (Xb, Yb) del veli-
bile il modo di rivoluzione terrestre, questo siste- volo;
ma di assi non risulta inerziale solo a causa del • assi camera (Figura 7) ha le stesse caratteristi-
moto di rotazione. Sebbene la terna ECEF non che del sistema assi corpo necessario a descri-
sia parziale, per i velivoli privi di pilota esistono vere in modo corretto il problema del riconosci-
le condizioni affinché sia considerata tale. Infatti, mento ed inseguimento obiettivi. Esso è centrato
nell’ipotesi tempi di funzionamento molto brevi, il nel baricentro della telecamera (per semplicità
moto di rotazione può considerarsi trascurabile. si suppone che il baricentro della telecamera e
• verticale-locale o NED (North-East-Down): è as- quello del velivolo coincidano).
sunto con l’origine fissata al baricentro del veli-
volo e l’asse Zv orientato verso il basso secondo ANGOLI DI EULERO
la direzione della verticale locale. Gli assi Xv e Yv Date due generiche terne di riferimento ortogonali,
sono tali da individuare un piano normale alla Zv, orientate nello spazio in modo qualsiasi, è sempre pos-
con Xv orientato verso il Nord geografico, e Yv sibile allineare una terna con l’altra attraverso rotazioni
orientato verso Est in modo da rendere la terna successive.
levogira. Segue il velivolo nel moto intorno alla Esistono diverse sequenze di rotazioni con cui è possi-
Terra, mantenendo invariato il suo orientamento; bile ottenere l’allineamento delle terne, e specificando
• assi corpo con origine nel baricentro del velivolo, una di essere si descrive l’orientamento di una terna ri-
l’asse Xb coincidente con il suo asse longitudina- spetto all’altra. In particolare, quando si considerano gli

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Una valida alternativa agli angoli di Eulero nella descri-


zione dell’assetto del velivolo nei sistemi di calcolo, per
l’assenza di punti di singolarità e vantaggi da un punto
di vista computazionale, è fornita dai quaternioni. Qua-
druple di numeri reali considerati in un preciso ordine,
possono essere rappresentati come un numero com-
plesso generalizzato a quattro componenti:

con i2=j2=k2=ijk=-1, ij=k, jk=i, ki=j=-ik e costituiscono un


tentativo di generalizzare i numeri complessi nel piano a
tre dimensioni. Maggiori dettagli e proprietà al riguardo
si rimandano al lettore più curioso.
Utilizzando la formula di Rodrigues è possibile rappre-
sentare la matrice di rotazione globale Cb/r (eq. 1) in
Figura 7: Sistema assi-camera. termini di una rotazione asse-angolo, dove r=(r1, r2, r3)
esprime gli assi e θ l’angolo.
assi verticali-locali e gli assi corpo, si usa
descrivere l’orientamento della seconda ri-
spetto alla prima mediante la sequenza di
angoli di Eulero: φ (roll), θ (pitch) e ψ (yaw).
In questo modo è possibile descrivere l’as-
setto di un velivolo indicando il suo orientamento rispet- VISIONE ARTIFICIALE
to agli assi verticali-locali. Il corrispettivo informatico della visione naturale è
Gli angoli di Eulero rappresentano tre rotazioni suc- chiamato visione artificiale e rappresenta il mec-
cessive da eseguire intorno agli assi di una terna canismo tramite il quale una macchina ottiene la
inizialmente allineata con gli assi verticali-locali per possibilità di “vedere”. Tramite le immagini digitali,
allinearla agli assi corpo. La prima rotazione avviene anche un computer può sfruttare dei meccanismi simili
intorno all’asse Zv di un angolo pari a ψ (l’angolo di im- alla vista: qualunque macchina, per poter elaborare un
bardata, yaw angle), ottenendo una terna T’, il cui asse insieme di dati, ha bisogno che essi siano riportati ad un
X’ è allineato con la proiezioni dell’asse Xb sul piano valore numerico, a dei bit. Grazie a modelli di colore, ad
orizzontale individuato dagli assi Xv Yv. La successiva esempio il modello RGB (Red Green Blue), ogni imma-
rotazione avviene intorno all’asse Y’ di un angolo pari a gine può essere rappresentata come una combinazione
θ (l’angolo di beccheggio, pitch angle), ottenendo una di termini numerici; nel modello RGB, tali valori indicano
terna T’’, il cui asse X’’ risulta definitivamente allineato quanto ogni componente di rosso, verde e blu è presen-
con l’asse Xb. L’ultima rotazione avviene intorno all’asse te in un determinato punto dell’immagine (il pixel).
X’’ di un angolo pari a φ (angolo di rollio, roll angle) che La Figura 8 mostra la proprietà di additività del modello
allinea completamente le due terne. RGB. Combinando i tre colori di partenza è possibile
La rotazione globale, rispetto ad una terna fissa di rife- crearne di nuovi, a loro volta, riutilizzabili allo stesso
rimento, è caratterizzata dalla matrice Cb/r (matrice dei scopo. In ogni miscelazione, i colori possono essere
coseni direttori) che denota la trasformazione comple- pesati diversamente dando così più risalto ad un ter-
ta dal sistema di riferimento, nel nostro caso verticale- mine piuttosto che ad un altro, mentre la loro somma
locale, al sistema assi-corpo. Abbreviando la scrittura (se egualmente pesati) porta ad ottenere il bianco (per
delle funzioni seno e coseno rispettivamente con s e c, dualità, l’assenza di tutti i termini porta al nero). Un’im-
si ottiene: magine digitale, quindi, se gestita in questo modo, è fa-
cilmente rappresentabile come
somma pesata dei tre livelli
di colore. La Figura 9 mostra
come la semplice immagine di
un fiore è in realtà il frutto della

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l’immagine sia a colori, vengono formate tre matrici


(una per ogni colore primario additivo) ed ognuno dei
loro elementi assume un valore pari alla quantità del ri-
spettivo colore in quel determinato punto dell’immagine.
Generalmente questi valori sono compresi tra 0 (assen-
za di colore) e 255 (massimo valore di colore possibile).
Una volta digitalizzata l’immagine, si può procedere con
l’elaborazione per estrarre le informazioni sulla scena.
Ricerche sulla computer vision hanno permesso di rico-
struire scene 3D a partire da immagini bidimensionali,
tracciare il movimento di una persona in un video, rico-
noscere con una certa precisione i volti umani presente
in una fotografia - algoritmo utilizzato nel seguito per la
Figura 8: Additività nel modello RGB. detection su APR - sulla base di informazioni riguardo
il loro viso e vestito. Nonostante ciò, resta per ora im-
proprietà di additività applicata a tre immagini, ognuna possibile concepire una macchina in grado di interpre-
relativa ad un livello del modello RGB. tare una foto anche solo come lo farebbe un bambino
Il campo della visione artificiale (o computer vision) di due anni. Questo succede perché la visione artifi-
è ampio, tanti sono gli studi in corso d’opera. Sono, in- ciale è considerata un problema inverso rispetto
fatti, numerose le problematiche da affrontare. Le prin- alla computer graphic. In quest’ultima viene genera-
cipali difficoltà riguardano la variabilità dei colori e la ta un’immagine (o sequenze di immagini) 3D a partire
luminosità nella scena, gli oggetti complessi difficili da da un modello di essa. Nella computer vision, invece, a
elaborare, e quelli solo parzialmente visibili (occultati da partire da un’immagine 2D, si cerca di generare un mo-
altre figure). dello tridimensionale studiabile. Dato un fotogramma,
La possibilità di immettere conoscenza in un sistema ar- l’obiettivo è quello di recuperare informazioni riguardo
tificiale attraverso procedimenti che riproducono i mec- gli oggetti presenti in esso, cioè le loro proprietà (come
canismi sensoriali umani è noto come problema della le dimensioni, il colore, la forma, etc.). Nonostante la
percezione, ed è di primaria importanza nella costru- difficoltà di queste operazioni, la computer vision è oggi
zione di sistemi intelligenti. Alcune di queste difficoltà (in molto utilizzata, in particolar modo per il:
particolare quelle relative all’illuminazione) sono gene- • riconoscimento ottico di caratteri (OCR): in cam-
ralmente attenuate in ambienti chiusi (indoor), ancora di po postale (per quanto riguarda i codici scritti a
più quando le fonti di luce sono artificiali, ed è per que- mano) ed automobilistico (per quanto concerne
sto motivo che molti studi ed esperimenti di computer l’identificazione di targhe);
vision vengono effettuati in uffici o laboratori. • controllo qualità: laddove si vuole ispezionare
Il meccanismo che regola il funzionamento della visione rapidamente prodotti creati attraverso l’ausilio di
artificiale è abbastanza semplice: attraverso l’ausilio di sistemi d’automazione industriale (ad esempio
una videocamera si scatta una foto dell’ambiente (sia durante la costruzione di ali per aeroplani, oppu-
esso reale o virtuale), l’immagine viene poi convertita re parti di autoveicoli);
in una matrice di pixel, nient’altro che una griglia bidi- • modellazione 3D: nel caso in cui si voglia, ad
mensionale di valori abbastanza grande da coprire le esempio, ricostruire una scena tridimensionale
dimensioni dell’intero fotogramma. Supponendo che a partire da una sequenza di foto;

Figura 9: L’immagine di un fiore scomposta tramite il modello RGB.

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• visione medica: in caso di registrazione di imma- piccola rispetto ai dati di partenza e sono costruite a
gini pre-operazione e intra-operazione, piuttosto partire da un insieme facilmente gestibile come un vet-
che negli studi che riguardano i cambiamenti tore. In questo modo è decisamente più rapido scandi-
morfologici del cervello durante lo sviluppo; re, analizzare ed elaborare un piccolo numero di feature
• video sorveglianza: per evitare intrusioni in aree piuttosto che l’intero insieme di pixel che rappresentano
riservate, monitorare il traffico in autostrada, e l’immagine. La ricerca di queste informazioni è un punto
così via; cruciale della visione artificiale in quanto un efficiente
• restauro di immagini: generalmente, in questo meccanismo di estrazione permette di rappresentare
caso, è utile rimuovere disturbi dall’immagine correttamente l’oggetto desiderato sfruttando un picco-
tramite l’applicazione di filtri; lo insieme di valori numerici, rendendo l’elaborazione
• riconoscimento di oggetti: data un’immagine, si decisamente meno pesante dal punto di vista compu-
cerca uno specifico oggetto, noto a priori, all’in- tazionale.
terno di essa. Ogni feature è definita come una funzione di una o più
misurazioni, ognuna delle quali rappresenta una pro-
In conclusione questo paragrafo ha espanso il con- prietà dell’oggetto e quantifica la presenza di questa
cetto - presentato nel primo appuntamento - di visual caratteristica al suo interno. Esistono diversi livelli di
servoing: un ciclo chiuso di posizionamento dove la estrazione:
camera fornisce tutte le informazioni necessarie all’A- • pixel-level feature: rappresentano feature (colo-
PR per l’attuazione della legge di controllo. In questa re, luminosità) calcolate a livello dei singoli pixel;
caso specifico l’ambiente è realizzato in realtà virtuale, • local feature: rappresentano feature calcolate
per ragioni da ricercare nella possibilità di variare con in un insieme di pixel. Si suddivide l’intera im-
facilità lo scenario circostante, le dinamiche degli og- magine in blocchi e si ricercano le feature all’in-
getti che si intende inseguire e/o riconoscere per poi terno di ogni blocco, diminuendo la complessità
intraprendere una determinata azione, le caratteristiche computazionale rispetto al caso del pixel-level.
dell’aeromobile nonché quelle della fotocamera che si In questo modo si riesce ad avere maggiore ro-
sta simulando (angolo di visione, dimensioni del frame, bustezza, non solo da un punto di vista dell’oc-
etc.) e così via. clusione, ma anche invarianza a particolari tra-
sformazioni, come rotazione o cambiamento di
OBJECT DETECTION scala, e quindi possono essere impiegati in ma-
Come è possibile riconoscere un determinato og- niera più efficace come nell’ambito della classifi-
getto da un’immagine digitale? Per i motivi preceden- cazione di immagini in base alla semantica;
temente descritti, questo è ancora oggi un problema • global feature: calcolate sull’intera immagine o
aperto. Innanzitutto, a differenza di quello che si potreb- solo su alcune parti di essa. Permettono di rap-
be pensare, qualsiasi cosa si voglia riconoscere all’in- presentare un oggetto nella sua totalità, cioè in-
terno di un’immagine non viene interpretata come un formazioni che non dipendono dal dettaglio delle
“insieme di pixel”, bensì come una relazione tra feature. forme, ma cercano di individuare l’andamento
Una feature è un’informazione implicata all’interno generale dell’intera scena come, ad esempio,
di un’immagine. Ad esempio, un improvviso cambio di la generazione dell’istogramma del colore o la
contrasto in una parte del fotogramma è, generalmente, texture dell’immagine. Questo tipo di caratteri-
una potenziale feature perché rappresenta una proprie- stiche risultano interessanti se vogliamo descri-
tà evidente del soggetto, un suo tratto caratteristico. vere la scena nel suo complesso, ma difficili da
L’estrazione delle features è una fase attraverso la utilizzare quando vogliamo trovare una correla-
quale, con diversi metodi, è possibile individuare infor- zione tra oggetti presenti nell’immagine ed og-
mazioni caratteristiche di una particolare immagine al getti precedentemente osservati. Inoltre, questo
fine di ottenere dati utili per un successivo meccanismo metodo è poco robusto in caso di occlusioni par-
di riconoscimento dell’oggetto. Come già detto, in una ziali dell’oggetto, visualizzazione dell’immagine
generica immagine, queste feature sono implicite, non da diversi punti di vista, o se l’oggetto cercato
evidenti. Attraverso algoritmi di estrazione è possibile non è separato dal background (sfondo);
individuare queste informazioni con l’intento di costruire
un modello della figura da riconoscere. Cercare le features a livello dei pixel considerando sol-
Generalmente le feature hanno una dimensione molto tanto i livelli di intensità (i valori RGB) rende l’operazio-

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ne di estrazione un compito computazionalmente molto Viola & Jones - tecnica impiegata nel seguito dell’ar-
oneroso. Una proposta alternativa è il framework non ticolo per riconoscere l’auto all’interno dello scenario
più basato sui valori di intensità interni ad un’immagine, virtuale -, utilizzando le Haar wavelets, hanno creato
ma sulle wavelet di Haar [Una sequenza di onde quadre quelle che sono oggi note come Haar-like feature. Con-
che insieme formano una wavelet. Corrisponde alla rap- sidera rettangoli in una specifica locazione della fine-
presentazione di un segnale mediante una forma d’on- stra di individuazione (detection window), calcola l’in-
da oscillate di lunghezza finita o di rapido decadimento]. tensità di ogni rettangolo come somma delle intensità
Il framework scompone l’apprendimento di un oggetto dei pixel che lo compongono, ed effettua la differenza
in due fasi: ad ogni wavelet (che identifica una possibile dei valori tra le regioni adiacenti. In questo modo viene
feature) viene associato un coefficiente (normalizzato effettuata una catalogazione tra le sottosezioni di un’im-
rispetto a quelli di tutte le immagini) e l’insieme di questi magine. Risultano così, ad esempio, le parti del viso.
coefficienti costituisce un vettore di feature. Questi classificatori, infatti, permettono di distinguere la
Una volta selezionate le basi è necessario ricercare le regione degli occhi da quella delle guance, quest’ultima
relazioni che intercorrono. La tecnica scelta sfrutta le è generalmente molto più chiara della prima. Sebbe-
macchine a vettori di supporto (Support Vector Machine ne questo framework sia nato per il riconoscimento
- SVM). Il sistema è addestrato utilizzando un database di visi, basandosi su di una fase di apprendimento
di campioni positivi (in cui compare l’oggetto da ricono- dell’oggetto da ricercare (machine learning), può
scere) ed una serie di immagini negative (in cui l’oggetto essere addestrato a riconoscere qualsiasi cosa.
non è presente). La Figura 10 mostra un esempio di
immagine positiva e di una negativa (non è presente I PRINCIPALI ALGORITMI BASATI SULLE
nessun viso in essa). FEATURES
Tanti sono i meccanismi che per-
mettono il riconoscimento di un
oggetto attraverso l’ausilio delle
feature, tra questi si annovera:
• lo scale-invariant feature tran-
sform (SIFT): è un algoritmo che
permette di rilevare feature locali
in immagini. Dato un insieme (di
immagini) raffiguranti l’oggetto,
vengono estratti dei punti chia-
ve (keypoint) utili per fornire una
descrizione delle caratteristiche
dell’oggetto ed immagazzinati in
un database. Questi punti hanno
Figura 10: Due esempi di immagine, presenti rispettivamente nell’insieme delle positive la caratteristica di essere cercati
ed in quello delle negative.
di modo da non perdere informa-
zioni anche quando la scena è
soggetta a cambi di scala o ro-
Per migliorare le prestazioni di questo procedimento, tazione dell’inquadratura. Tutti i keypoint trovati
viene sfruttato un apprendimento con bootstrapping. vengono mantenuti se risultano stabili, cioè re-
Nello specifico, la fase di apprendimento è iterativa e sistenti alle distorsioni, memorizzati in vettori di
l’insieme dei negativi viene di volta in volta aggior- feature da 128 dimensioni;
nato aggiungendovi delle parti di immagini negative • lo speeded up robust feature (SURF): parzial-
riconosciute come positive (falsi positivi). Questo mente ispirato al precedente, è molto più veloce
raffinamento viene eseguito fino a quando i risultati del del SIFT ed è considerato anche più robusto alle
classificatore non sono soddisfacenti ed aiuta ad evi- trasformazioni affini. SURF è basato sulle ap-
tare l’overfitting [Modello statistico che si adatta ai dati prossimazioni delle feature per mezzo di som-
osservati (il campione) utilizzando un numero eccessivo me di Haar wavelet bidimensionali ed utilizza
di parametri], cioè l’apprendimento del rumore dalle im- il concetto di immagine integrale. Sfruttando
magini positive (Figura 11). quest’ultimo molti dei calcoli di SURF vengono

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Figura 11: L’algoritmo di creazione del classificatore con l’aggiunta di bootstrapping.

velocizzati rispetto a SIFT. A differenza di SIFT, di molto inferiore rispetto a quello dei precedenti
i keypoint possono essere memorizzati in una (SIFT e SURF).
struttura vettoriale a 64 dimensioni. Utilizzando
vettori più piccoli, SURF permette di ottenere un Quanto appena presentato è un breve elenco dei tanti
tempo di esecuzione (estrazione delle feature algoritmi che possono essere impiegati per il riconosci-
seguita dal riconoscimento delle stesse in una mento di oggetti all’interno di un’immagine, va da se che
nuova immagine) decisamente inferiore rispetto ogni algoritmo avrà le sue prestazioni che possono es-
a quello di SIFT, ma paga in minore flessibilità sere o meno in linea con le esigenze applicative. Nell’e-
alle variazioni di rotazione ed illuminazione del sempio preso in considerazione (drone insegue auto in
soggetto cercato. uno scenario virtuale) l’algoritmo più consono è quello
• Viola & Jones: costruisce un modello molto ro- di Viola & Jones in termini di tempi di rilevazione e com-
busto dell’oggetto a partire da un insieme di im- plessità computazionale.
magini divise (come anticipato in precedenza)
in due insieme: positive e negative. Nelle prime LE PROBLEMATICHE RELATIVE AL RICO-
compare l’oggetto da riconoscere, mentre nel- NOSCIMENTO
le secondo no. Queste informazioni sono note Il riconoscimento tramite la visione artificiale porta a di-
a priori ed utilizzate dall’algoritmo di apprendi- verse problematiche contestuali ed implementative. Da
mento. L’output dell’algoritmo è una rappresen- un lato bisogna tenere conto, ad esempio, di come è
tazione XML (eXtensibile Markup Language) orientato l’oggetto, del grado di visibilità che esso ha
dell’oggetto da cercare [Un linguaggio marca- (può infatti essere parzialmente coperto) mentre dall’al-
tore basato su di un meccanismo sintattico che tro è necessario considerare i limiti ed i vincoli dell’ar-
consente di definire e controllare il significato chitettura utilizzata per lo studio (memoria, risoluzione
degli elementi in un documento o in un testo]. delle immagini, capacità computazionale).
Questo file altro non è che un descrittore delle
sole feature importanti. Il primo framework per la VARIABILITÀ DELL’OGGETTO
detection in real-time. La sua velocità deriva an- Se si pensa al riconoscimento di un oggetto generico
che dal fatto che il numero di feature apprese è tramite un sistema di visione, è naturale immaginare la

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Figura 12: Stesso corpo soggetto a variazioni di luminosità e rotazione dell’inquadratura.

scena seguente: una persona posizionata di fronte alla za, non è spesso sufficiente quando una certa percen-
camera mentre mostra un oggetto con la parte superio- tuale di feature del modello viene ritrovata nell’immagine
re orientata verso l’alto. Una cosa relativamente sempli- analizzata. Generalmente questa percentuale non rag-
ce. Si pensi però ad un oggetto che possa essere visto giunge mai il 100% quando l’oggetto è completamente
ed individuato da diverse angolazioni, circostante che visibile, di conseguenza è facile immagine l’evidente
sicuramente complica il meccanismo. La valutazione calo di prestazioni nel caso in cui l’ipotetica macchina
delle feature dell’oggetto deve essere, idealmente, in- sia parzialmente nascosta, anche solo di poco.
dipendente dalla prospettiva dell’osservatore. E’ impen- L’oggetto scelto nell’ambito di sviluppo dell’object detec-
sabile costruire un modello per ogni angolo di visuale tor come target è una comune vettura, riprodotta in un
tra osservatore ed oggetto, inoltre è fuori discussione ambiente virtuale (con tutti i vantaggi e svantaggi che
crearne uno per ogni possibile gradazione di luminosità da ciò ne derivano), ma niente vieta di utilizzare altri og-
della scena. getti per la ricerca. L’utilizzo di un veicolo non è causale,
Data la grande variabilità di situazioni (Figura 12) in cui anzi, consente di testare l’algoritmo di ricerca su di un
l’oggetto deve essere individuato e l’infinità di possibili oggetto complesso da cercare, presenta caratteristiche
angolazioni, è necessario costruire un modello dut- alcune volte difficili da notare. Se il modello creato con-
tile, adattabile. Un’ulteriore variabile da considerare in sente di riconoscere un oggetto così complicato, allora
questo contesto riguarda direttamente la distanza tra applicando lo stesso modus operandi è possibile otte-
camera ed oggetto. nere altri modelli che riconoscono target indipendente-
Nei paragrafi precedenti è stato introdotto il concetto di mente dalla loro complessità.
immagine digitale come matrice di pixel, si supponga Nell’approccio che costituisce la soluzione al pro-
ora di voler riconoscere un oggetto all’interno di questa blema di object detection è necessario introdurre
matrice. E’ intuitivo capire che un oggetto distante dalla una certa tolleranza anche sotto questo punto di
camera copre una piccola area di pixel, mentre, se lo vista.
stesso oggetto venisse avvicinato, esso occuperebbe
una percentuale maggiore di immagine. Va considera- GESTIONE DEI FALSI POSITIVI E DEI FALSI
ta, quindi, la portata visiva del sistema di riconosci- NEGATIVI
mento. Basare il riconoscimento di un oggetto su di un
modello significa introdurre incertezza. Questa ca-
OSTACOLI INTORNO ALL’OGGETTO ratteristica influisce tanto nella mancata individuazione
Altro problema relativo al contesto, ma che non di- dell’obiettivo quando esso è presente all’interno del
pende direttamente dalla relazione camera oggetto, fotogramma (falsi negativi), e nella sua individuazione
è rappresentato dalla parziale visibilità dell’obiet- quando invece esso non compare (fasi positivi). Il primo
tivo da riconoscere. Bisogna infatti considerare che problema è direttamente collegato al secondo. Ottene-
l’oggetto da cercare può non essere completamente vi- re un falso negativo significa, infatti, non riconoscere
sibile perché coperto da altre forme. In questo modo, un nell’immagine un numero sufficiente di feature dispo-
modello basato su campioni raffiguranti, ad esempio, un ste in modo da poter affermare che l’oggetto copra una
auto che si muove lungo un percorso - il target preso in certa area del fotogramma. Nel caso opposto, invece,
considerazione per il riconoscimento - nella sua interez- si riconoscono le features necessarie all’individuazione

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ROBOT

anche se queste non sono realmente presenti. temporale dell’esecuzione dell’algoritmo. Al fine di
Può accadere che un modello troppo generico (crea- ridurre al minimo i tempi di sviluppo complicando il pro-
to con campioni soggetti a molto rumore) e basato su cesso in una fase successiva, l’algoritmo di controllo -
poche o inconsistenti feature cada in quest’ultimo er- presentato nelle fasi successive del corso - progettato
rore, mentre nel primo caso è possibile che il model- non è sincrono: non vengono tenuti in considerazione i
lo sia troppo specifico (magari per l’elevata gamma di tempi di elaborazione, alla luce anche del fatto che Mat-
differenze trai i campioni considerati durante la fase di lab non è un software in real-time, dunque sono stati
apprendimento). E’ necessario costruire un modello ipotizzati tempi di elaborazione nulli. Tale ipotesi non è
sufficientemente robusto da ottenere un buon com- limitativa, perché i suddetti tempi possono essere rite-
presso tra hit-rate [Capacità di rilevare l’oggetto nuti trascurabili se la dinamica dell’oggetto da inseguire
quando presente, deve essere una percentuale alta] è di almeno un ordine di grandezza più lenta rispetto
e false alarm [Erronea identificazione dell’oggetto a quella dell’elaborazione dei dati. Ciò nonostante si è
all’interno di una scena in cui esso non è presente, ritenuto doveroso approfondire la faccenda, dedicando
deve assumere un valore basso]. Controllando questi un intero paragrafo.
valori è possibile costruire un modello robusto in gra-
do di fornire risultati sufficientemente corretti. Vengono VINCOLI DI TEMPO
quindi analizzate due grandezze relative alla bontà del La problematica da considerare riguarda il tempo di
modello: esecuzione delle operazioni di individuazione, ricono-
• sensibilità: indica quante classificazioni restitui- scimento ed inseguimento del target. Se i punti prece-
scono un risultato positivo sull’intero insieme dei dentemente analizzati si soffermano sull’efficienza del
fotogrammi che contengono l’oggetto ricercato. sistema solo per quanto concerne l’aspetto di riconosci-
E’ possibile intendere la sensibilità come la pro- mento, ora è necessario soffermarsi sulla relazione tra
porzione dei fotogrammi positivi che vengono i risultati ed il tempo necessario a calcolarli. Oltre alla
classificati correttamente come tali. Questa me- correttezza dei risultati trovati, infatti, è importante che
trica è definita come: essi giungano in tempo utile per il compito, a causa del
processo di analisi che prevede un flusso
continuo di fotogrammi da analizzare. In
questo caso bisogna tenere conto che il
software di riconoscimento dovrà es-
sere eseguito da un elaboratore con i
In questo modo viene indicata la capacità del classifica- suoi vincoli fisici.
tore di riconoscere l’oggetto quando esso è presente, e
ha valore massimo se i casi in cui l’oggetto non viene Supponendo che il flusso dati abbia una frequenza pari
individuato (ma è presente) sono prossimi a zero. a f il tempo massimo spendibile dall’elaboratore per
• specificità: indica quante classificazioni restitui- leggere ed analizzare ognuno di essi deve essere ide-
scono un risultato negativo sull’insieme dei foto- almente inferiore a T=1/f. La soluzione implementata
grammi che non contengono l’oggetto da cerca- dovrà, quindi, tenere conto di questo come un tempo
re. Questa metrica è definita come: limite entro il quale effettuare la detection. E’ importante
elaborare i fotogrammi nella maniera più
veloce possibile, altrimenti si perde l’ipo-
tesi di sistema real-time. Va specificato
che, in realtà, il sistema non deve rispon-
dere rigidamente ai requisiti di scadenza
ed indica la capacità del classificatore di non conside- temporale, ma è possibile aumentare il valore di T con
rare i fotogrammi in cui l’oggetto non compare. Un alto una certa tolleranza, purché non venga meno il corretto
valore di Sp riduce il tasso di falsi positivi. funzionamento dell’algoritmo, oltre a quello del sistema
di controllo. Può essere presa in considerazione la pos-
PROBLEMI DERIVANTI DALL’ARCHITETTURA sibilità di superare in maniera accettabile la deadline
Oltre ai problemi riguardanti il contesto applicati- temporale ed avere un lieve ritardo nell’elaborazione
vo, e quindi dipendenti dalla scena, devono essere dei frame, godendo però di una maggiore affidabilità dei
considerati altri problemi, quelli legati all’aspetto risultati, purché questa sia compatibile con le dinamiche

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del target da inseguire e dell’APR da controllare. o alla luce solare (in scenari outdoor), ma ancora, può
essere una parte esposto alla luce e per l’altra al buio o
PROBLEMI DI ALTO E BASSO LIVELLO subire l’ombra di qualche altro oggetto nelle vicinanze.
Gli argomenti appena esposti possono essere ulterior- Dunque, la bontà del modello è direttamente proporzio-
mente suddivisi in due tipologie di problemi: nale alla varietà delle immagini adoperate nella fase di
• alto livello: ricadono in questa categoria tutti i training.
problemi che possono essere risolti nella fase di Una volta raccolte le positive images, queste devo-
creazione del classificatore. In questo stadio non no essere ritagliate, selezionando la ROI (Region of
sono ancora disponibili i risultati della detection, Interest) in modo da presentare solo l’oggetto target,
è quindi necessario mettere mano direttamente eliminando il resto della foto. Naturalmente parte del-
al campione di immagini positive e negative, ed lo sfondo resta nell’immagine ritagliata, a causa della
alla procedura di apprendimento del classificato- forma non perfettamente squadrata dell’oggetto, ed è
re; proprio per questo motivo che sia ha bisogno di una va-
• basso livello: riguarda tutti quegli ostacoli che rietà di sfondi.
non possono essere risolti (oppure è consiglia- Ad esempio, prendendo in considerazione un oggetto
bile non farlo) ad alto livello, ma devono essere di colore giallo, fotografato su sfondo nero, anche rita-
gestiti con opportune soluzioni ad hoc. Vengo- gliando le immagini continuano ad essere presenti con-
no qui analizzati e raffinati i risultati proposti dal torni neri sull’oggetto. Il modello di apprendimento, che
classificatore addestrato nel punto precedente. ad ogni frame verifica tale condizione, individuerà og-
getti gialli con ai bordi zone nere quando in realtà non è
LA COSTRUZIONE DEL MODELLO questo il target. Non risulta nemmeno corretto ritagliare
Di seguito saranno illustrati tutti i passi che ne hanno alla perfezione l’oggetto.
decretato la realizzazione e la successiva validazione. La presenza di sfondi diversi tra loro consente un mi-
Si tratta di un passo fondamentale per capire quanto gliore apprendimento e riduce il problema di overfitting.
sia importante disporre di un sistema di elaborazio- Per velocizzare il procedimento di cuttering è stato im-
ne delle immagini, a prescindere che l’elaborazione piegato il tool di Matlab Training Image Labeler (Figura
venga fatta on-board oppure off-board (su di un nor- 14). Indicata per ogni frame la ROI, attraverso l’ausilio
male personal computer il quale riceve i dati via pro- di una bounding box, il tool consente di esportare un
tocollo di comunicazione radio, WiFi oppure MAVLink). file .mat contenente il path dei frame e le coordinate dei
Nella costruzione del modello bisogna sottolineare l’im- vertici della ROI all’interno dell’immagine.
portanza delle condizioni di illuminazione. Ad esem- Al fine di ottenere un modello preciso è necessario uti-
pio, guardando la Figura 13 un oggetto di colore rosso lizzare foto ritagliate dalle dimensioni quanto più pos-
può presentarsi quasi nero quando si ha illuminazione sibili costanti, o al più mantenere fisso il rapporto tra le
scarsa, ma allo stesso tempo può assumere un colore stesse.
tendente al bianco quando colpito da una forte illumi- Oltre l’illuminazione, ha grande importanza la po-
nazione dovuta ad un lampadario (in ambienti indoor) sizione dell’oggetto nelle foto scattate. Utilizzare

Figura 13: Auto esposta a condizioni di luce differenti.

24
ROBOT

immagini che ritraggono l’oggetto nella medesima posi- colate ad ogni frame, utilizzando il set di equazioni che

Figura 14: Training Image Labeler, tool di Matlab per l’individuazione della ROI.

zione porta ad un modello in grado di riconoscere l’og- descrivono la superficie di una sfera (Figura 15) dove r
getto solo nella vista studiata. E’ sufficiente una piccola ne rappresenta il raggio, ovvero la distanza drone-auto
rotazione della telecamera per non essere più in grado fissata a 15 metri, mentre α [0, 2π] e β [0, π/2] con
di riconoscere il target. Dunque, l’obiettivo è realizzare un passo di quantizzazio- ne pari a π/10.
un modello robusto, che sia in grado ricono-
scere il target il maggior numero di volte pos-
sibile, per questo è fondamentale utilizzare
come positive images, oltre a foto sottoposte
a diverse illuminazioni, anche immagini in
cui l’oggetto è sottoposto a rotazioni lungo i
suoi assi principali. In questo modo il modello
che viene elaborato è in grado di riconoscere
l’obiettivo indipendentemente dalla posizio-
ne assunta rispetto alla telecamera (quella a
bordo dell’APR).
Al fine di aumentare il contenuto informati-
vo delle immagini utilizzate nel processo di
apprendimento, è stato realizzato uno script
Matlab che raccoglie, in maniera completa-
mente automatica, frame raffiguranti, e non,
l’auto nelle diverse angolazioni possibili all’in-
Figura 15: Schema riassuntivo sistema drone-auto.
terno dello scenario virtuale.
Lo script simula il moto del drone che percorre una tra- Altra considerazione da fare, ruotando il frame si nota
iettoria elicoidale attorno all’auto, nel suo stato iniziale. che le caratteristiche individuate dal modello nella
La posizione e l’orientamento del velivolo vengono rical- figura ruotata non saranno le stesse di quelle dell’e-

25
ROBOT

le negative images, le immagini


positive utilizzate nel processo di
apprendimento ma senza il veico-
lo, come mostra la Figura 17. Que-
sto rafforza il modello in quanto le
due immagini risultano molto simili
tra loro, fatta eccezione per la pre-
senza dell’autovettura.
L’algoritmo, in questo caso, affron-
ta un’analisi molto dettagliata per
individuare la minima differenza tra
i campioni, e questo si traduce in
un modello più efficiente ma porta
a tempi di computazione maggiori.
La parte di raccolta delle immagini
di training può sembrare molto ba-
Figura 16: Vista frontale e ruotata di 180° della macchina nel VR di Matlab. nale ma risulta essere la parte fon-
damentale per la riuscita dell’intero
quivalente non ruotata (Figura 16). Questo significa processo di detection e tracking su APR. La bontà del
ottenere due modelli differenti anche se in realtà l’ogget- modello dipende proprio da questi sample, il mancato
to studiato è lo stesso ma visto in due posizioni diver- rispetto di quanto sopraccitato si ripercuoterà negativa-
se. Il modello matematico realizzato è una descrizione mente sul modello finale.
dell’oggetto che permette di avere pochi gradi di libertà Al link è disponibile il video che mostra l’insieme delle
lungo i suoi assi. Ciò significa che la macchina è ricono- immagini utilizzate per il processo di training del classi-
sciuta quando è trovata nella posizione studiata durante ficatore, acquisite sorvolando l’autovettura percorrendo
l’apprendimento o al più con inclinazioni lungo i suoi tre una traiettoria ad aspirale alla distanza di 15 metri.
assi di 5°-10°. E’ sufficiente che l’oggetto sia leggermen-
te inclinato oltre a questa soglia affinché il modello non L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
sia più utilizzabile. La soluzione per far fronte a questa approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
limitazione è acquisire il maggior numero di frame pos- discussione:
sibili da angolazioni quanto le più varie. https://it.emcelettronica.com/novdic-corso-sugli-aeromobili-a-
Raccolte le positive si passa alle negative image. Que- pilotaggio-remoto-partendo-da-zero-simulatore-di-scenari-e-
sistemi-di-riconoscimento
ste immagini non devono in alcun modo contenere l’au-
tovettura, ed è necessario
che abbiamo dimensioni al-
meno uguali a quelle utiliz-
zate dai campioni positivi.
Per tale ragione sono state
adoperate immagini aventi
risoluzione 800 x 600 pi-
xel e non oltre, poiché una
maggiore dimensione dei
sample si ripercuote in au-
mento di complessità com-
putazionale, conseguente-
mente un incremento del
tempo necessario all’ese-
cuzione dell’algoritmo.
E’ molto utile, al fine di
raffinare il modello finale,
aggiungere alla lista del- Figura 17: Da negative a positive image.

26
Amplificatore in classe
MAK ER
D ad alte prestazioni: il
progetto
di Stefano Lovati

In questo articolo presentiamo un progetto rivolto a tutti gli appassionati audiofili, e non solo. Ci occu-
peremo infatti di un amplificatore di potenza in classe D, costruito attorno a un integrato audio digitale
in grado di soddisfare anche le aspettative più esigenti. Caratterizzato da un’elevata potenza di uscita
(fino a 200 W su 8 Ohm) e da una bassa dissipazione di calore, questo amplificatore si colloca di diritto
nel settore dei dispositivi audio di fascia alta

INTRODUZIONE la sua progettazione risulta piuttosto complessa. For-

C
irca tre anni fa, sulle pagine di Elektor è stato tunatamente esistono dei produttori di semiconduttori
presentato un amplificatore di potenza (Q-Watt che offrono degli integrati dedicati per la realizzazione
[1]) in classe AB con elevata potenza di uscita di amplificatori in classe D. Per gli amplificatori di bassa
e bassissima distorsione. Il progetto che presentiamo potenza, la gamma di prodotti disponibili è molto ampia,
ora si differenzia da quest’ultimo soprattutto per l’im- mentre per gli amplificatori di potenza e qualità elevate
piego della tecnologia digitale, con i transistor di usci- la selezione è più ristretta. Per questo progetto si è utiliz-
ta funzionanti in modalità switching ad una frequenza zato un componente prodotto da International Rectifier
molto elevata. Viene inoltre utilizzata la tecnica PWM (ora Infineon): l’IRS2092. Si tratta di un amplificatore
(Pulse Width Modulation) per convertire l’ampiezza del audio digitale con protezione, racchiuso all’interno di un
segnale analogico di ingresso in uno specifico rapporto contenitore a 16 pin e contenente tutto ciò che serve per
di impulsi positivi e negativi nel segnale di uscita. Un realizzare un amplificatore in classe D ad elevate pre-
filtro in uscita blocca il segnale di commutazione di alta stazioni (è sufficiente aggiungere soltanto qualche tran-
frequenza, lasciando transitare verso gli altoparlanti sistor di potenza esterna). L’integrato include dei driver
soltanto il segnale audio amplificato. Il principale van- di gate in grado di pilotare i MOSFET con correnti molto
taggio offerto da questo amplificatore di potenza digi- elevate, un modulatore PWM con oscillatore integrato,
tale è rappresentato dalla sua elevata efficienza, che circuito per la protezione bidirezionale dalle correnti,
consente di utilizzare dei dissipatori di dimensioni molto dead time programmabile per il pilotaggio dei MOSFET,
ridotte rispetto a una soluzione tradizionale. I compo- e frequenza di commutazione fino a 800 kHz (si veda lo
nenti principali dell’amplificatore sono rappresentati da schema a blocchi di Figura 1). Oltre al datasheet [2] e
un integrato driver audio (in contenitore a 16 pin) e da numerosi Application Note, Infineon mette a disposizio-
un MOSFET di potenza. Questi due componenti, unita- ne per l’IRS2092 anche diversi Reference Design.
mente a un adeguato circuito di protezione, sono allog-
giati su un unico PCB: è quindi sufficiente aggiungere L’AMPLIFICATORE
una sorgente di alimentazione, stabilizzata o meno, per Disponendo di un integrato espressamente progettato
completare il circuito. Il progetto non prevede l’utilizzo di per un certo tipo di applicazioni, è conveniente partire
alcun componente SMD, di conseguenza l’assemblag- dal circuito applicativo standard proposto dal produttore.
gio della scheda risulta notevolmente semplificato, ed Una descrizione dettagliata dell’integrato è disponibile
è possibile, se lo si desidera, eseguire esperimenti con nell’Application Note AN-1138 [3]. Il circuito utilizzato nel
componenti diversi o di differente valore. progetto è visibile in Figura 2, dove la configurazione
utilizzata per IC2 e per il MOSFET duale T1 è virtual-
SCELTE PROGETTUALI mente la stessa proposta dal produttore. T1 è espres-
E’ sempre possibile costruire un amplificatore in classe samente progettato per questo genere di applicazioni,
D utilizzando esclusivamente componenti discreti, ma con un MOSFET duale a canale N racchiuso all’interno

27
MAKER

Figura 1: schema a blocchi dell’IRS2092

di uno stesso contenitore. L’IRFI4020H-117P appartie- di tensione a ±5 V, che forniscono anche le tensioni au-
ne alla famiglia di MOSFET audio digitali di Infineon, e siliarie per IC2 (si osservi la Figura 2).
presenta un UDS max di 200 V, ID cont di 9,1 A, e RDS(on) di Virtualmente tutti i componenti posti attorno a IC2 svol-
80 mΩ. Rappresenta dunque la scelta ideale per ampli- gono delle funzioni specifiche. La maggior parte delle
ficatori con potenze di uscita comprese tra 200 e 300 resistenze collegate all’integrato determinano i due livel-
W, su un carico tipico di 8 Ω. Grazie al suo package li di corrente limite, il dead time, la tensione di bootstrap
singolo, questo MOSFET duale è semplice da montare, per i MOSFET, e la retroazione dell’uscita. IC2 richiede
sia sulla scheda che su un dissipatore. La rete di retro- due tensioni ausiliarie (+5 V e –5 V): anziché derivarle
azione posta tra l’uscita e l’ingresso è formata da R7 e direttamente dall’alimentazione principale utilizzando
R8, oltre al condensatore C6 necessario per elimina- dei diodi Zener e resistenze in serie, si è preferito im-
re le componenti RF del segnale (in combinazione con piegare dei regolatori di tensione separati (IC3 e IC4), in
R8). Il guadagno è determinato dal rapporto tra R7 + R8 modo tale da mantenere stabili le tensioni ausiliarie an-
e R5 + R6. L’impedenza di ingresso dell’amplificatore che quando l’amplificatore è alimentato da una sorgente
invertente è determinata da R5 e da R6, ed è relativa- di potenza non stabilizzata. All’ingresso dei regolatori di
mente bassa (circa 3,3 kΩ). Proprio per questo motivo tensione sono presenti dei diodi Zener (D4 e D5) al fine
è stato aggiunto uno stadio buffer realizzato dall’opamp di mantenere entro un limite di sicurezza le tensioni di
IC1A (un AD8031ANZ, un opamp veloce di tipo rail to ingresso (la tensione di alimentazione massima è pari
rail). Tramite il jumper JP1 è possibile selezionare quale a ±70 V) e per ridurre la dissipazione di questi integrati.
dei due ingressi si vuole utilizzare. L’impedenza di in- Per prevenire gli effetti del rumore di alta frequenza sui
gresso dello stadio realizzato dall’opamp è pari a 11 kΩ. regolatori di tensione, è stato introdotto un disaccoppia-
Quest’ultimo è stato progettato con un guadagno unita- mento addizionale sui pin di alimentazione ausiliaria di
rio, ma è comunque possibile incrementare il guadagno IC2 (VAA and VSS), realizzato da R10/C10/C11 e R11/
inserendo una resistenza nella posizione R3 (A = R4/R3 C12/ C13. Il diodo D3 protegge l’IRS2092 nel caso in
+ 1). L’alimentazione dell’opamp è fornita dai regolatori cui l’alimentazione negativa si abbassi eccessivamen-

28
MAKER

Figura 2: schema elettrico completo dell’amplificatore in classe D. Nella parte alta è presente l’amplificatore, mentre nella parte
bassa il circuito di protezione

te. La tensione sul pin dell’alimentazione negativa VCC questo modo il transistor può gestire la dissipazione di
(utilizzato per pilotare i MOSFET) è posto a +12 V ri- potenza addizionale. Il pin VCC di IC2 è disaccoppia-
spetto all’alimentazione negativa principale, -VP. Que- to localmente tramite C20 e R15. La tensione presente
sto pin assorbe una corrente più elevata rispetto ai pin sul pin dell’alimentazione positiva di IC2 (VB), fluttuante
dell’alimentazione ausiliaria, per cui è stato inserito un rispetto a massa, è utilizzato per pilotare il lato inferio-
circuito composto dal regolatore di tensione IC5 in serie re del MOSFET. Questo pin è collegato a un circuito di
con un transistor di potenza Darlington esterno (T2). In bootstrap standard, composto da R16, D6 e C21, oltre

29
MAKER

a R21 richiesta per caricare C21 prima che l’oscillatore in conduzione. Il partitore di tensione R22/R23 riduce
PWM cominci ad operare. La resistenza R16 serve a la tensione sul lato superiore del MOSFET e su D7. Ciò
limitare la corrente di picco. Il dead time (cioè l’intervallo implica che se si vuole impostare lo stesso valore limite
di tempo in cui entrambi i MOSFET sono disattivati al presente sul lato inferiore, occorre tenere in considera-
fine di prevenire picchi eccessivi di corrente) può essere zione il diodo D7, da cui si ricava un valore di 10 kΩ per
impostato tramite il partitore di tensione R19/R20 a uno R23 e di 8 kΩ (aggiustato a 8,2 kΩ) per R22. Si veda la
tra quattro valori discreti: 105, 65, 40 oppure 25 ns. Nel descrizione dell’amplificatore presente sul sito Elektor
nostro caso è stato selezionato il valore minimo di dead Labs [4] per i dettagli relativi ai calcoli.
time (25 ns) omettendo la resistenza R20. Si noti come Il segnale PWM in uscita dai MOSFET è filtrato da un
aumentando il dead time si provochi un incremento si- filtro del secondo ordine composto dall’induttanza to-
gnificativo del THD alle alte frequenze. Si tenga inoltre roidale L1 e dal condensatore C29. Il filtro è seguito da
presente che i MOSFET richiedono in genere un tempo una rete di Boucherot (R28/C30), che fornisce un carico
doppio (o anche superiore) per commutare nello stato in uscita per l’amplificatore alle alte frequenze. I con-
off, rispetto al tempo richiesto per commutare nello sta- densatori C22–C28 hanno la funzione di disaccoppiare
to on. Le resistenze R25 e R26 limitano le correnti di le tensioni di alimentazione. Come avviene per tutti gli
carica e scarica da e verso i gate dei transistor di poten- amplificatori di classe D, c’è sempre il rischio di trasfe-
za MOSFET. Il valore nominale della corrente di corto rire parte della potenza dall’uscita del filtro verso l’ali-
circuito dell’uscita del driver è pari a 1 A per il sourcing mentazione, a causa dell’effetto “pompa” del bus. Ciò
e 1,2 A per il sinking. Scegliendo per R25 e R26 un va- si verifica soprattutto per alti valori del segnale e basse
lore pari a 18 Ω, i picchi delle correnti di carica e scari- frequenze, con bassa impedenza del carico. Utilizzando
ca vengono limitati a circa 0,5 A. Il partitore di tensione un alimentatore stabilizzato (in particolare un alimenta-
R17/R18 determina la corrente limite per il lato basso, tore switching), questo effetto può destabilizzare il loop
mentre la resistenza dei MOSFET (RDS(on)) viene utiliz- di retroazione. Il modo più semplice per eliminare un
zata come resistenza di sensing. Il coefficiente di tem- potenziale aumento della tensione di alimentazione è
peratura positivo della resistenza RDS(on) ha il vantaggio quello di collegare un condensatore di capacità eleva-
che il livello della corrente limite diminuisce quando la ta in parallelo con l’alimentazione. Si può ad esempio
temperatura dei MOSFET aumenta. L’IRS2092 dispone partire con un condensatore elettrolitico da 10000 μF,
di una tensione di riferimento interna pari a 5,1 V (VREF 100 V posto su ogni linea di alimentazione. E’ sempre
sul pin 7), utilizzabile per impostare con precisione la meglio controllare le specifiche del produttore, in quanto
corrente limite. Purtroppo, la resistenza drain-source la maggior parte degli alimentatori switching hanno diffi-
dei MOSFET ha una tolleranza piuttosto elevata. Con coltà ad operare con carichi capacitivi di valore elevato.
una tensione gate-source di 10 V, l’RDS(on) dei MOSFET Le alimentazioni dell’amplificatore sono pari a ±60 V
utilizzati ha un valore tipico di 80 mΩ e massimo di 100 per la versione a 6 Ω / 8 Ω, con un valore raccomandato
mΩ (a 25°C). A 125°C, RDS(on) sale a più di 175 mΩ. di 100 kΩ per R7. Il valore massimo dell’alimentazione
Nel nostro progetto abbiamo impostato la tensione della è pari a ±70 V, ma a questi livelli la distorsione aumenta
corrente limite a 1,56 V, cui corrisponde una corrente in quanto la componente PWM del segnale di retroa-
limite (tipica) di 19,5 A a una temperatura di giunzione zione è più sostenuta. Se si utilizza l’amplificatore con
di 25°C. A 125°C il valore limite scende a circa 8,7 A. un carico di 4 Ω e un’alimentazione di ±60 V, si verifi-
Se la corrente di uscita è troppo elevata, l’IRS2092 si cherà spesso la condizione di limitazione della corren-
spegne, e le uscite LO e HO sono impostate basse te. In questo caso è meglio modificare l’amplificatore e
per proteggere i MOSFET. La corrente limite del lato su- utilizzare delle tensioni di alimentazione differenti, come
periore è impostata attraverso l’ingresso CSH (pin 16). descritto nel paragrafo “Configurazione con 4 Ω”.
Questo pin presenta una tensione di soglia tipica pari
a 1,2 V rispetto a VS (pin 13). Per la corrente limite del PROTEZIONI
lato superiore, occorre aggiungere al partitore di tensio- Al fine di aumentare il livello di protezione integrato
ne un diodo di blocco (D7) al fine di proteggere il pin nell’IRS2092, abbiamo aggiunto un certo numero di
CSH dalle sovratensioni quando il lato superiore viene circuiti di protezione esterni: protezione dalle sovraten-
spento. La caduta di tensione di 0,6 V su D7 aumenta sioni per entrambe le alimentazioni, protezione dalle
di 0,6 V la tensione drain-source sul lato superiore del sottotensioni (anche in questo caso per entrambe le ali-
MOSFET. La resistenza R24 produce una tensione di mentazioni), e protezione contro i ritardi di commutazio-
bias per D7 quando la parte superiore del MOSFET è ne nello stato di conduzione. Ciascuno di questi circuiti

30
MAKER

di protezione è in grado di intervenire automaticamen- Il rilevamento della sottotensione è leggermente più


te disattivando il relè di uscita e quindi il componente complicato. Esso assicura che il relè venga disattivato
IRS2092. Il circuito di protezione in continua assicura immediatamente quando l’amplificatore viene spento, al
che l’uscita venga disattivata se la tensione continua fine di evitare che un segnale audio spurio possa rag-
in uscita è troppo elevata, in modo tale da protegge- giungere gli altoparlanti. In questo caso, per rilevare la
re gli altoparlanti. Questo circuito è composto da R38, tensione, vengono utilizzati due transistor anzichè due
R39, R40, C34, T6 e T7. Il partitore di tensione R39/ diodi Zener. I transistor T10 e T11 conducono entrambi
R40 determina le soglie di intervento del circuito di pro- quando le due tensioni di alimentazione sono sufficien-
tezione. Con i valori di resistenza indicati, queste sono temente elevate, provocando l’interdizione di T9. Diver-
pari, rispettivamente, a +3 V e –4 V. Quando T6 o T7 samente, T9 verrebbe portato in conduzione, e il relè
cominciano a condurre a causa di un eccessivo valore disattivato tramite T5, T4 e T8. Il diodo D14 evita la con-
di tensione continua, la protezione porta T5 in condu- duzione di T11 quando T10 è a sua volta in conduzione.
zione, che a sua volta attiva T4. Quest’ultimo provoca In questo caso la tensione sul collettore di T10 è pari
la scarica del condensatore C35, disattivando il MO- a circa -0,6 V, e senza D14 l’emettitore di T11 sarebbe
SFET T8 e il relè. Contemporaneamente, l’IRS2092 vie- allo stesso livello di tensione, entrando in conduzione a
ne disattivato attraverso la scarica di C14 sul pin CSD un valore molto basso di tensione di alimentazione. Ciò
(attraverso T3), che si comporta come un adattatore di danneggerebbe il funzionamento del circuito di protezio-
livello. Il diodo D11 posto vicino a T5 evita che T3 sia ne dalle sottotensioni. I valori di soglia sono determinati
costantemente in conduzione attraverso R35. Il relè è dal partitore di tensione R49/R50 per l’alimentazione
pilotato da un piccolo MOSFET, in modo tale da mante- positiva, e dal partitore R47/R46 per quella negativa. I
nere basso il valore di C35 (che insieme a R41 pilota la valori di R49 e R47 dipendono dalla corrente di base di
commutazione del relè), facilitandone anche la scarica T11 e dalla corrente sull’emettitore di T10. Con i valori
attraverso T4. Il jumper JP2 è stato inserito per testare indicati nello schema elettrico, la protezione dalle sotto-
il circuito di protezione in continua. Durante il funziona- tensioni interviene quando l’alimentazione scende sotto
mento normale, il jumper deve essere posizionato su circa ±40 V.
“Amp.”. Quando invece si desidera provare un valore
differente per R40 al fine di modificare la soglia di inter- RIFERIMENTI E LINK SUL WEB
vento della protezione, il jumper deve essere posizio- [1] www.elektormagazine.com/magazine/
nato su “Ext. DC Test”, in modo tale da poter utilizzare elektor-201309/23330
una sorgente di tensione esterna regolabile. Il massimo [2] www.infineon.com/dgdl/irs2092.pdf?fileId=5546d46
assorbimento continuo di corrente dell’IRFI4020H-117P 2533600a401535675f1be2790
è pari a 9,1 A con una temperatura del package di 25°C. [3] https://www.infineon.com/dgdl/an-1138.pdf?fileId=5
Alla temperatura di 100°C l’assorbimento scende a 546d462533600a40153559a077610d1
5,7 A. Proprio per questo motivo è stata aggiunta una [4] www.elektormagazine.com/labs/200w-class-d-au-
protezione supplementare dalle sovratensioni, in modo dio-power-amplifier-150511
tale da limitare la dissipazione di potenza alle tensio-
ni di alimentazione più elevate. L’amplificatore è stato
progettato per operare con un’alimentazione massima
di ±70 V, mentre la protezione dalle sovratensioni in-
terviene a circa ±75 V. I principali componenti di questo
circuito sono i due diodi Zener D15 e D16. In base al
valore delle resistenze serie R52 e R53, il transistor T12
comincia a condurre quando la tensione positiva o ne-
gativa assume un valore troppo elevato. Quando ciò si
verifica, il transistor T5 entra in conduzione (esattamen-
te come avviene per il circuito di protezione in continua),
L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
e il relè viene disattivato tramite T4 e T8. Il diodo D17 è approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
necessario per il rilevamento delle sovratensioni positi- accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
ve; senza di esso, la tensione sull’emettitore di T12 sali- discussione:
https://it.emcelettronica.com/amplificatore-in-classe-d-ad-alte-
rebbe fino a raggiungere la condizione di sovratensione,
prestazioni-il-progetto
ma senza causare la conduzione del transistor.

31
I laser tra scienza e
TECH fantascienza: applicazioni
di Marco Giancola

Nel precedente articolo, I laser tra scienza e fantascienza: introduzione, si è cercato di spiegare nella
maniera più chiara ed esaustiva possibile cos’è un laser e come funziona, illustrandone anche le prin-
cipali tipologie. Elencheremo ora alcune delle innumerevoli applicazioni di questo dispositivo: scien-
tifiche, tecnologiche, mediche e militari. Infine, esamineremo i finti laser, frutto di effetti speciali, che
tutti noi abbiamo ammirato in numerosi film e telefilm di fantascienza, cercando di capire quanto essi
siano verosimili. Dulcis in fundo, calcoleremo quanta energia dovrebbe avere il super laser della Morte
Nera di Guerre Stellari per disintegrare il nostro pianeta, e anche la quantità di antimateria necessaria
a generare tale energia.

APPLICAZIONI DEI LASER in esame, facendolo transitare dallo stato fondamentale

L
e proprietà dei fasci di radiazioni elettromagneti- ad uno dei suoi stati eccitati. Dallo studio della risposta
che emessi dai laser, illustrate nel precedente arti- del materiale, ovvero del modo in cui si diseccita, è
colo, sono alla base delle innumerevoli applicazio- possibile ottenere delle informazioni sulla sua strut-
ni che tali dispositivi hanno in molteplici campi. Solo per tura a livello atomico e molecolare.
fare qualche esempio, l’elevatissima irradianza (dovuta Con i laser si può anche generare plasma. Si è visto
al fatto che, essendo il fascio di onde elettromagneti- che, irraggiando materiale, sia solido che gassoso, con
che praticamente rettilineo, tutta la sua potenza viene impulsi laser aventi lunghezza d’onda di circa 1 μm e in-
concentrata in un’area pressoché puntiforme) consen- tensità superiori a 1018 W/cm2, si generano plasmi i cui
te ai laser il taglio, l’incisione e la saldatura di metalli; elettroni raggiungono velocità prossime a quella della
la monocromaticità e la coerenza li rendono in grado di luce (plasmi relativistici). Questi elettroni possono poi,
misurare con notevole precisione distanze, spostamen- a loro volta, generare raggi X e gamma, i quali possono
ti e velocità anche infinitesimali; la monocromaticità li dar luogo a reazioni nucleari.
rende altresì idonei a trasportare informazioni nelle fibre
ottiche o nello spazio libero anche per grandi distanze. CHIMICA
Esaminiamo ora in maniera più dettagliata alcune delle In chimica, i laser vengono utilizzati, ad esempio, per
principali applicazioni dei laser produrre reazioni fotochimiche, le quali, in virtù della
elevata monocromaticità del fascio laser, sono tali da
APPLICAZIONI SCIENTIFICHE consentire uno studio più accurato di un composto chi-
mico; per esempio, esaminando le reazioni fotochimiche
FISICA prodotte da un laser, è possibile distinguere i vari isotopi
In fisica, i laser sono utilizzati per lo studio delle di un dato composto. Un altro impiego del laser in chimi-
interazioni fra radiazione e materia; in particolare, ca consiste nell’eccitare gli elettroni di alcuni atomi per
grazie ad essi, è possibile mettere in evidenza quei par- poterne studiare le conseguenti reazioni chimiche.
ticolari fenomeni della interazione radiazione–materia
chiamati effetti ottici non lineari. Tali fenomeni sono BIOLOGIA
così denominati in quanto dipendono in maniera non Un raggio laser può essere talmente sottile da poter es-
lineare dall’intensità della radiazione elettromagnetica sere utilizzato anche per ricerche in campo biologico.
che investe il materiale, e pertanto diventano tanto più Infatti, ad esempio, con un fascio laser opportunamente
evidenti quanto più è elevata tale intensità. focalizzato è possibile eccitare un determinato punto di
La spettroscopia atomica laser è l’insieme di quelle una cellula in modo da poterne studiare il conseguente
tecniche spettroscopiche che sfruttano le proprietà del comportamento. Tramite un laser ad impulsi è possibile
laser per studiare le transizioni atomiche e molecolari. anche provocare la morte di una cellula per esaminare il
La luce laser viene utilizzata per eccitare il materiale comportamento di quelle circostanti.

32
TECH

plici anche le tecniche di mi-


sura sviluppate e i tipi di laser
utilizzati; le più diffuse sono:
• la misura impulsata
del tempo di volo,
• la misura continua a
modulazione d’intensità,
• la misura interfero-
metrica.
Limitiamoci a descrivere la
prima.
Figura 1: schema concettuale di un amplificatore in fibra ottica Questa tecnica viene utilizza-
ta principalmente in applica-
zioni di tipo militare, missilisti-
APPLICAZIONI TECNICO-PRATICHE co e satellitare. Occorre un laser in grado di produrre
impulsi di breve durata e di alta potenza di picco, come,
TELECOMUNICAZIONI ad esempio, un laser a rubino o un laser Nd:YAG. La
Utilizzando il fascio laser come portante di segnali mo- distanza tra la sorgente ed il bersaglio si determina in
dulanti, è possibile realizzare sistemi di comunica- questo modo:
zione ottica con una capacità d’informazione ben
maggiore di quella degli ordinari sistemi di teleco- 1. un trasmettitore genera un breve impulso laser
municazione. La monocromaticità e la coerenza spa- diretto verso il bersaglio;
ziale (che assicura la concentrazione dell’energia irrag- 2. viene rilevato l’impulso riflesso dal bersaglio tra-
giata in un fascio molto stretto) fanno sì che con il laser mite un ricevitore posto molto vicino al trasmet-
si possano trasportare informazioni, nelle fibre ottiche titore;
o nello spazio libero, anche per lunghe distanze e con 3. viene misurato l’intervallo temporale che separa
velocità di trasmissione superiore al Gbit/s. l’invio del segnale dalla ricezione dell’eco;
Un dispositivo estremamente importante nelle comuni- 4. la distanza sistema-bersaglio è pari a ct/2, dove
cazioni ottiche è l’amplificatore ottico, un congegno c è la velocità della luce e t è il tempo di volo
che amplifica direttamente un segnale ottico senza do- dell’impulso ovvero il tempo che intercorre tra la
verlo dapprima convertire in un segnale elettrico, come sua emissione e la sua ricezione.
invece accade in un normale rigeneratore o ripetitore.
Praticamente si tratta di un laser privo di cavità ottica: Tali strumenti prendono il nome di telemetri laser. Uno
l’emissione stimolata nel mezzo attivo dell’amplificatore, di essi è il LIDAR (Light Detection And Ranging), un ra-
generata da un segnale di pompa, produce l’amplifica- dar ottico, utilizzato principalmente nel telerilevamento,
zione della luce che lo attraver-
sa. La figura 1 mostra lo schema
concettuale di un amplificatore
in fibra ottica:

MISURA DI DISTANZE
Grazie ai laser si possono
effettuare misure di estrema
precisione di distanze che
vanno dai micron alle decine
di metri. Innumerevoli sono le
discipline ed i settori che hanno
beneficiato di questa applicazio-
ne dei laser: dall’oceanografia
all’edilizia, dal campo militare a
quello industriale. Sono molte- Figura 2: schema di un LIDAR

33
TECH

qua contenuta in esso, e


poi provoca la combustione
del tessuto secco che viene
così distrutto.

APPLICAZIONI MEDI-
CHE
Quando il laser fu inventa-
to, pochi pensavano che
potesse essere usato per
scopi medici; oggi invece le
applicazioni terapeutiche di
questo dispositivo sono nu-
merose e ci si aspetta che
aumentino. L’azione tera-
Figura 3: immagine ottenuta mediante un LIDAR peutica del laser in campo
medico si basa su tre mec-
canismi di azione:
che, captando ed analizzando la radiazione riflessa dal 1. Meccanismo fotochimico: alcune molecole, quan-
bersaglio, oltre a determinarne la distanza, è in grado di do vengono colpite da una luce di una determinata
fornire anche altre informazioni sia sul bersaglio che sul lunghezza d’onda, come quella di un laser, innesca-
mezzo di propagazione (figura 2). Tali informazioni pos- no una sequenza di reazioni chimiche d’interesse
sono essere rappresentate mediante immagini come terapeutico.
quella della figura 3. Il LIDAR è usato, ad esempio, 2. Meccanismo fotomeccanico: l’energia del laser
per determinare la concentrazione di specie chimiche produce un’onda d’urto (a seguito di formazione di
nell’atmosfera e nelle distese d’acqua. plasma o di vaporizzazione rapida dell’acqua) con
cui è possibile, ad esempio, distruggere i calcoli re-
TAGLIO LASER nali.
Il laser può tagliare i materiali in tre modi: 3. Meccanismo fototermico: l’energia del laser vie-
1. vaporizzazione: ogni impulso emesso da un la- ne assorbita dal tessuto che si riscalda. Tale calore
ser ad impulsi (Laser Nd:YAG, laser ad argon, può essere sfruttato in più modi a seconda della
laser Q-switch, ecc.), scalda istantaneamente il temperatura:
materiale oltre il punto di vaporizzazione facen-
done evaporare una piccola quantità. Si usa per • 45 °C : le cellule tumorali muoiono,
tagliare metalli di piccolo spessore, plastica e • 45 °C - 60 °C: si ha la coagulazione del tessuto
materiali non ferrosi, oltreché per
praticare marcature e incisioni.
2. fusione: con un laser CO2 ad
onda continua di grande poten-
za si fonde il metallo nel punto
colpito; il metallo fuso viene poi
soffiato. In questo modo vengono
tagliati i metalli di grande spesso-
re (figura 4).
3. combustione: questo tipo di ta-
glio viene usato in campo medi-
co, ad esempio per fermare forti
emorragie. Il raggio emesso da
un laser CO2 a bassa potenza
o un laser a infrarossi riscalda il
tessuto fino a far evaporare l’ac- Figura 4: taglio di una barra di ferro effettuato mediante un laser

34
TECH

irradiato e la formazione di una cicatrice,


• oltre i 60 °C: il laser, vaporizzando il tessuto, di-
venta un termo-bisturi di grande precisione.

OFTALMOLOGIA
Un importante uso medico del laser consiste nella
correzione dei difetti refrattivi: miopia, astigmati-
smo e ipermetropia. La capacità del laser di asportare
parti microscopiche con notevole precisione viene utiliz-
zata per “rimodellare” il profilo della cornea. In tal modo,
è possibile eliminare o ridurre i difetti comuni della vista
consentendo al paziente di smettere di indossare oc-
chiali o lenti a contatto. Infatti, la cornea funziona come
una lente naturale: modificandone opportunamente la
curvatura si varia il fuoco in modo tale che le immagini
arrivino nitide sulla retina.
La laserterapia retinica consiste nel cicatrizzare, me-
diante un laser detto laser retinico (si tratta in genere
Figura 5: trattamento laser dermatologico
di un laser a ioni di argon), zone di retina malata, al fine
di eliminarle o di fissare meglio la retina sana intorno a
zone affette da patologie. Le cicatrici prodotte dal laser mori allo stadio iniziale mediante una tecnica chiama-
rinforzano l’adesione della retina agli strati sottostanti. ta terapia fotodinamica. Essa consiste nell’iniettare nei
Lo scopo di tale terapia, soprattutto nei casi di retino- tessuti una sostanza fotosensibile la quale, attivata dal
patia diabetica, è quello di ridurre l’avanzamento della laser, produce una reazione chimica che, utilizzando
patologia se non, nei casi più fortunati, di arrestarla. l’ossigeno, ossida e distrugge le sole cellule malate. Il
farmaco quindi agisce selettivamente e le cellule sane
DERMATOLOGIA non vengono intaccate, come avviene invece durante
Il laser viene ampiamente utilizzato anche per finali- un’asportazione chirurgica. Nel caso di tumori più este-
tà dermatologiche o estetiche, come ad esempio: si, col laser è possibile solo circoscrivere la metastasi.
• trattamento delle lesioni vascolari,
• trattamento delle cicatrici, APPLICAZIONI MILITARI
• trattamento delle lesioni pigmentate, In ambito militare, il laser ha trovato sin da subito ap-
• trattamento contro l’invecchiamento cutaneo, plicazione nei sistemi di puntamento, telemetria ed
• rimozione tatuaggi (figura 5), accecamento. Nel 1980, tuttavia, il IV Protocollo della
• fotoepilazione, Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi con-
• fototerapia. venzionali, proibì armi laser destinate all’accecamento
dell’uomo.
I laser usati per i trattamenti dermatologici sono di
due tipi: GUIDA LASER
1. Laser ablativo, che rimuove lo strato esterno La guida laser è una tecnica che consiste nel guidare
della pelle (epidermide) e la cute sottostante per mezzo di un fascio laser un missile o una bomba
(derma). I più comuni laser ablativi sono il laser verso un obiettivo. Un laser viene mantenuto puntato
CO2 (10600 nm) e il laser Er-YAG (2640 nm). verso il bersaglio e la radiazione riflessa da quest’ultimo
2. Laser non ablativo, che serve a stimolare la viene captata da un sensore. In tal modo, viene deter-
crescita di collagene e rassoda la pelle sotto- minata la direzione da cui proviene la radiazione laser
stante. Per questo tipo di trattamento si usano riflessa, ovvero la direzione verso cui lanciare il missi-
invece le tecnologie a impulsi del laser Nd-YAG le o la bomba. Le bombe a guida laser in genere non
(1060 nm) e diodico (1450 nm). dispongono di sistemi autonomi di propulsione, come
i missili, e utilizzano solo delle alette per modificare la
ONCOLOGIA traiettoria di planata. È da notare che questo sistema di
Tramite il laser è possibile anche rimuovere alcuni tu- puntamento non è utile contro obiettivi che non riflettono

35
TECH

i laser, come accade con oggetti che


utilizzano una speciale vernice che
assorbe l’energia dei laser.

ARMI LASER
Soprattutto a partire dagli anni 2000,
hanno ricevuto ingenti fondi le ri-
cerche finalizzate alla creazione
di armi laser atte a distruggere o
perlomeno danneggiare il bersa-
glio (un po’ come siamo abituati a
vedere nei film di fantascienza), ma
i risultati ottenuti finora sono piut-
tosto modesti. I militari vorrebbero Video 1: LaWs
laser di elevata potenza (almeno 100
kW) che siano anche maneggevoli e
trasportabili. I ricercatori sono stati in grado di realizzare chiuso nel dicembre 2011.
sia laser di notevole potenza (anche diversi megawatt) Nel novembre 2014, la United States Navy terminò la
che laser portatili, ma ancora non sono stati capaci di costruzione di un suo cannone laser e lo sperimentò.
costruire sistemi che soddisfino entrambi questi due re- L’arma, denominata LaWS (Laser Weapon System, Vi-
quisiti. Le armi laser di alta potenza presentano anche deo 1), emette 6 raggi laser da 5,5 kW di potenza cia-
altri problemi oltre a quello della scarsa maneggevolez- scuno ed è in grado di danneggiare elicotteri, droni e
za e trasportabilità dovuta al peso e alle dimensioni: piccole imbarcazioni, nonché di far detonare materiale
• una buona percentuale della potenza del raggio esplosivo e accecare i sistemi di puntamento dei bom-
laser può essere assorbita da nebbia, nuvole e bardieri e delle navi nemiche.
tempeste di sabbia; Il suo costo unitario è di circa 28 milioni di dollari ma il
• la potenza necessaria ad alimentare il laser (ben costo del singolo colpo laser è molto inferiore a quello
maggiore di quella del raggio emesso) causa di altri sistemi di intercettazione. LaWS è stato installato
problemi di raffreddamento; sulla nave statunitense USS Ponce, operante nel golfo
• il riscaldamento dell’aria causato dal raggio la- persico (figura 7).
ser provoca una distorsione di quest’ultimo. Tale Nel marzo 2015, la Lockheed Martin ha testato con
effetto è chiamato thermal blooming (sfocatura successo il suo cannone laser, costituito da più moduli
termica). laser a fibra ottica e denominato ATHENA (Advanced
Test High ENergy Asset), mostrato nella figura 8, che ha
Il Boeing YAL-1 Airborne
Laser Testbed è un laser
chimico ossigeno-iodio
installato a bordo di un
Boeing 747-400F apposi-
tamente modificato (figu-
ra 6). Si tratta di un’arma
sviluppata principalmente
per distruggere i missili
balistici di teatro non ap-
pena vengono lanciati. Lo
YAL-1, nel febbraio 2010,
distrusse due missili di
prova; purtroppo però, nel-
lo stesso anno, i fondi de-
stinati ad esso vennero ta-
gliati e il programma venne Figura 6: il Boeing YAL-1 durante un volo di prova

36
TECH

quelle della famosissima saga di Guerre


Stellari. Indubbiamente esse contribuisco-
no a rendere godibili questi film, ma quan-
to c’è di verosimile in tali armi? A dire la
verità, ben poco.

I CANNONI LASER DELLE


ASTRONAVI
Quasi sempre, nei film di fantascienza, i
raggi laser emessi dalle astronavi sono
rappresentati come “dardi” luminosi (figu-
ra 11) che vengono sparati ad una velo-
cità inferiore a quella della luce (come se
si trattasse praticamente di impulsi laser
rallentati) producendo effetti sonori spet-
tacolari. Nulla di più errato. Innanzitutto,
Figura 7: LaWS
perché i fasci laser, come tutte le onde

una potenza di 30 kilowatt e può colpi-


re il bersaglio da un miglio di distanza.
Nel corso dell’esperimento, un fascio
laser ha fuso con estrema precisione il
cofano di un pick-up da quasi un miglio
di distanza.
Il progetto è parte del sistema di difesa
missilistica denominato ADAM (Area
Defense Anti-Munitions), in grado di
seguire gli obiettivi fino a un raggio di
5 km, anche se la sua capacità distrut-
tiva arriva a una distanza massima di
2 km.

ALTRE APPLICAZIONI
Il laser viene utilizzato anche per: Figura 8: ATHENA
• leggere nei player di CD e DVD
e scrivere nei masterizzatori (fi-
gura 9),
• creare ologrammi,
• marcare date di scadenza, codici a barre e altre
informazioni,
• realizzare spettacoli (figura 10),
• far comparire scritte, figure e animazioni,
• segnalare emergenze.

In un futuro non troppo lontano, forse, enormi laser per-


metteranno di ottenere reattori nucleari a fusione effi-
cienti.

I LASER NELLA FANTASCIENZA


A molti di noi il termine “laser” fa venire in mente le spet- Figura 9: schema di un dispositivo che legge e scrive su un
tacolari armi laser dei film di fantasienza, ad esempio CD mediante un laser

37
TECH

che essa riceverà e minori sa-


ranno i danni che le procure-
remo.
Un altro problema è quello ac-
cennato all’inizio del sottopa-
ragrafo Armi laser: la scarsa
efficienza dei laser (intorno al
20-30%) richiederebbe sistemi
davvero onerosi sia di produ-
zione energetica che di dissi-
pazione di calore, anche per-
chè nello spazio è più difficile
dissipare calore (nel vuoto il
calore si dissipa solamente me-
diante emissione di radiazione
infrarossa).

Figura 10: raggi laser utilizzati in uno spettacolo LE PISTOLE LASER


Per quanto detto nel sottopara-
grafo Armi laser, dovrebbe esse-
elettromagnetiche, viaggiano a velocità luminale; e poi re evidente che siamo ancora ben lontani dall’essere
perchè, essendo lo spazio vuoto, in esso non è possibi- in grado di realizzare pistole laser come quelle dei
le produrre alcun suono, e inoltre i raggi laser sarebbero film di fantascienza. Con un laser avente le dimensioni
invisibili (sulla Terra è possibile vederli, e solo in certe di una pistola possiamo al massimo accecare il nemico,
condizioni, perché “illuminano” le molecole dell’aria). cosa che, come abbiamo già detto, è stata vietata in un
Quindi dei veri raggi laser nello spazio sarebbero trattato internazionale.
silenziosi ed invisibili, e pertanto ben poco spettaco-
lari. Va da sé che rappresentare armi laser spaziali in LA SPADA LASER
maniera realistica in un film non contribuirebbe di certo La celeberrima spada laser di Guerre Stellari (figura
al suo successo. 12) è probabilmente l’arma laser più fantasiosa ed
Al di là di queste considerazioni, sarebbe convenien- irrealizzabile di tutta la filmografia fantascientifica.
te in una ipotetica battaglia tra navi
spaziali usare armi laser? È vero che
nello spazio, essendo vuoto, non c’è
nulla che assorba la potenza del la-
ser; è vero anche che, viaggiando
alla velocità della luce, i raggi laser
sarebbero i “proiettili” più veloci di
cui si potrebbe disporre. Ma è altret-
tanto vero che, se sono troppo lon-
tano dalla nave spaziale che voglio
abbattere, ho scarse probabilità di
riuscirci sparandole con un cannone
laser, in quanto un fascio laser non è
perfettamente rettilineo: possiede un
angolo di divergenza anche se mol-
to ridotto (in altre parole è “conico”).
Pertanto, maggiore è la distanza
dell’astronave che vogliamo col-
pire col nostro laser minore sarà
la potenza per unità di superficie Figura 11: i laser delle astronavi di Guerre Stellari

38
TECH

Figura 12: le spade laser di Guerre Stellari

Innanzitutto, la lunghezza del fascio laser non può esse- provato ad ipotizzare come potrebbe essere possi-
re controllata e quindi non si può creare la “lama laser”; bile costruire una spada laser. L’idea di Lincoln è
secondariamente, il laser, essendo un fascio di onde quella di creare un campo magnetico che confini
elettromagnetiche, ovviamente non ha le proprietà di un una certa quantità di plasma all’interno di uno spa-
oggetto solido quale è la lama di una spada; in altre pa- zio avente la forma e le dimensioni della lama di una
role, due “lame laser”, quand’anche fossero realizzabili spada. Un tale dispositivo però, a mio avviso, non an-
drebbe chiamato “spada
laser”; un nome più ap-
propriato potrebbe essere
“spada al plasma”.

IL SUPER LASER
DELLA MORTE
NERA
Una delle più memorabili
scene della saga di Guer-
re Stellari è senza dubbio
quella in cui la gigantesca
stazione da battaglia spa-
ziale denominata Morte
Nera (Death Star in lingua
originale) distrugge il pia-
Video 2: Death Star
neta Alderaan con il suo
non potrebbero collidere, si attraverserebbero a vicen- super laser (Video 2).
da. Pertanto, con una spada laser non potrei parare un David Boulderston, ricercatore dell’Università di Leice-
colpo sferrato con un’altra spada laser. ster, ha calcolato quanta energia dovrebbe avere il gi-
Tuttavia, il Dr. Don Lincoln, fisico del Fermi National gantesco fascio laser emesso dalla Morte Nera (figura
Accelerator Laboratory, sulla base dei propri studi, ha 13) per distruggere un pianeta come la Terra. Egli ha

39
TECH

Figura 13: il super laser della Morte Nera

semplicemente utilizzato la formula che fornisce l’ener- campo dei laser, molto promettente per il futuro
gia di legame gravitazionale di un pianeta: • Nuovo laser ad infrarossi per navigare in Inter-
U = 3GM2/5R net alla velocità della luce
dove G è la costante di gravitazione universale e M e R • Airborne Laser Testbed (ABLT) abbatte missile
sono rispettivamente la massa e il raggio del pianeta. balistico in fase di spinta
Boulderston ha inserito la massa e il raggio della Terra • La taglierina laser per modellare le lamiere
nell’equazione ottenendo il valore 2×1036 Joule, che, • Come generare impulsi luminosi con un laser
secondo lui, è l’energia che dovrebbe avere il colpo spa- • Creato un piccolo laser a basso consumo ener-
rato dal super laser della Morte Nera per disintegrare il getico per i sistemi di comunicazione ottica
nostro pianeta. Se pensiamo che l’energia rilasciata dal • Cannone laser: la tecnologia al servizio della
Sole è di circa 3×1026 Joule al secondo, possiamo facil- marina USA
mente renderci conto di quanto sia smisurata la quantità
di energia calcolata da Boulderston. Se è un problema BIBLIOGRAFIA
alimentare un “normale” cannone laser spaziale e dis- Miller A., Finlayson D.M.: Laser Sources and Applica-
siparne il calore, figuriamoci il super laser della Morte tions; CRC Press, 1997.
Nera. L’unica idea che mi viene in mente per alimentarlo
è quella di sfruttare l’annichilazione materia/antimateria, Ready J.F.: Industrial and Engineering Laser Applica-
purtroppo però la quantità di antimateria necessaria sa- tions; Laser Institute of America, 1987.
rebbe:
1036 J / (3×108 m/s)2 = 1/9×1020 kg Vij D.R., Mahesh K.: Medical Applications of Lasers;
ossia più di 1016 tonnellate di antimateria da far anni- Springer Science & Business Media, 2002.
chilire con altrettante di materia. Tutta questa materia
e antimateria andrebbe poi moltiplicata per l’inverso
dell’efficienza del laser.
L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
LINK accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
Su ELETTRONICA OPEN SOURCE sono stati pubbli- discussione:
https://it.emcelettronica.com/i-laser-tra-scienza-e-fantascienza-
cati numerosi articoli inerenti i laser; citiamone alcuni:
applicazioni
• Il laser a raggi Terahertz: una nuova frontiera nel

40
Costruiamo un
MAK ER
portabottiglie
equilibrista in legno
di Giovanni Di Maria

Chi non è mai rimasto meravigliato dinanzi a quei portabottiglie messi in equilibro, in posizione inclina-
ta con tanto di bottiglia piena di vino, a far da esposizione nelle vetrine dei negozi del settore? L’articolo
che segue ha lo scopo di introdurre alla realizzazione di uno di questi fantastici gadget, con cui potete
fare un figurone nelle feste con amici e parenti. Ovviamente, dietro alla progettazione e alla semplice
(si fa per dire) costruzione, c’è sempre tanta fisica e matematica, che governano inesorabilmente gli
eventi dell’universo.

INTRODUZIONE con precisione il campione di legno si può procede-

L
a realizzazione che stiamo per presentare in que- re alla sua levigatura grossolana, tramite carta ve-
sto articolo è alla portata di tutti e riguarda la co- trata di media grana. Ricordiamo che l’oggetto finale
struzione di un simpatico portabottiglie di legno costituirà un prodotto di arredamento e quindi, in ogni
che ha la capacità di restare in un suggestivo equilibrio caso, la sua estetica deve risultare la migliore possibile.
scenico, reggendo una bottiglia di vino piena. Il gadget,
che di certo regalerà tanta soddisfazione a chi lo re- TAGLIO OBLIQUO
alizzerà, potrà costituire un utile e piacevole regalo per Il prossimo passo da compiere è quello del taglio obli-
qualsiasi occasione. Il fatto, poi, di averlo realizzato con quo alla base dell’oggetto, che costituirà l’appoggio fina-
le proprie mani aumenta, sicuramente, la sorpresa di le e definitivo del piano inclinato. Tale taglio dovrà avere
chi lo riceverà. l’angolazione di 45° esatti, per cui l’utilizzo di un taglia-
cornici è altamente consigliato. Il taglio in questione ri-
IL PORTABOTTIGLIE AD UN POSTO duce l’altezza di una faccia laterale del parallelepipedo
Per la costruzione di un portabottiglie capace di tene- a 20 cm. come mostrato in figura 2. Come si vede, si
re in equilibrio stabile una sola
bottiglia, serve semplicemente
un piccolo pezzo di legno dalle
adeguate misure. Per il nostro
prototipo abbiamo utilizzato un
piccolo segmento di legno di
abete dalle dimensioni di 23cm
x 4,7cm x 2,3cm, acquistabile in
qualsiasi rivendita per il “fai da
te” (vedi figura 1). Le misure non
sono critiche, pertanto qualche
scostamento di alcuni millimetri
può essere ben tollerato.
Sembra che già la magia delle
proporzioni matematiche comin-
ci a farsi presente: la lunghezza
è pari a 10 volte lo spessore che,
a sua volta, equivale ad 1/2 del- Figura 1: per un portabottiglie ad un posto occorre un listello di legno di 23 cm. x 4,7
la larghezza. Una volta tagliato cm. x 2,3 cm.

41
MAKER

Figura 2: il taglio a 45° per la base. Figura 3: il foro da 3,5 cm. per l’alloggiamento della bottiglia.

tratta di operazioni abbastanza semplici che contribui- riosa che deve essere eseguita ed effettuata a regola
scono a costituire, alla fine, un oggetto piuttosto bello. d’arte, per preservare l’eleganza dell’oggetto finale. Se-
guendo il famoso detto “gli attrezzi fanno il mastro”, oc-
FORATURA corre usare un’adeguata attrezzatura, composta da un
La struttura del nostro portabottiglie è quasi pronta, trapano verticale e una mecchia dalle adeguate dimen-
come si vede non è necessario tanto lavoro. Occorre sioni. In alternativa è possibile usare la più economica
effettuare, adesso, un passaggio per permettere l’in- fresa a tazza, ricordando che non è poi tanto banale
gresso e l’alloggiamento del collo di una bottiglia. Allo e semplice usare tali strumenti, al fine di ottenere un
scopo, si deve effettuare un foro passante dal diametro lavoro perfetto. Più il pezzo risulta fermo e stabile sotto
di 3,5 cm il cui centro disti esattamente 3 cm. dal bordo il trapano, durante la foratura, e più i risultati saranno
esterno del listello, come mostrato in figura 3. Anche in professionali. La figura 4 mostra un esempio di mecchia
questo caso le misure non sono critiche. e di fresa a tazza.
Quella del foro è un’operazione particolarmente labo-
PRIMO TEST
Terminate le operazioni di taglio e
di foratura, con tanta impazienza
e curiosità, è già possibile provare
la bontà del lavoro eseguito con il
test della bottiglia. Allo scopo di
verificare se l’oggetto realizzato
“tiene” l’equilibrio, si procuri una
bottiglia di vino da 75cl (piena) e
si inserisca il collo nell’apposito
foro, come mostrato in figura 5.
Regolando, opportunamente, la
posizione sulla base e e quella
della bottiglia nel foro, è possibile
constatare che essa resta perfet-
Figura 4: una mecchia (a sinistra) e una fresa a tazza (a destra). tamente, e stabilmente, in equili-

42
MAKER

Figura 5: primo test del portabottiglie.

brio, con nostra estrema soddisfazione. La coreografia è CARTEGGIAMENTO


assicurata e i nostri amici e familiari non potranno esimer- Una volta verificato che l’oggetto resta ben in equilibrio
si dall’esclamare un bel “ma come hai fatto?”. con la bottiglia, occorre pensare al design e alla rifinitura
E’ possibile disegnare il prototipo appena realizzato an- finale del portabottiglie. Con una carta vetrata sempre
che in grafica tridimensio-
nale, tramite il programma
OpenSCAD, del quale
abbiamo parlato in questa
prima e seconda puntata
del nostro articolo, oppure
con il Blender. Un possibi-
le sorgente in OpenSCAD
può essere il seguente,
con il relativo rendering
mostrato in figura 6. Ov-
viamente i risultati non
possono essere minima-
mente paragonati a quel-
li ottenuti con il Blender,
che risulta il programma di
grafica tridimensionale per
eccellenza. Figura 6: Rendering ottenuto con il programma grafico OpenSCAD.

43
MAKER

// Misure in centimetri
// /! ---------
// 45° / ! ! !
// / ! ! !
// ! ! ! !
// ! ! ! !
// 20 cm. ! ! 23 cm. ! - !
// ! ! ! / \ !
// ! ! ! / \ ! ^ <-------- Foro circolare 3.5 cm diametro
// ! ! ! \ / ! ! 3 cm. Il centro a 3 cm. dal bordo
// ! ! ! \- / ! !
// ----- --------- v
// 3 cm. 5 cm.
module portabottiglia() {
difference() {
// Corpo principale
color([0.7,0.3,0.1])
cube([5,2,23]);
// Taglio obliquo
translate([2.5,0,23.1])
rotate([-45,0,0])
color([0.7,0.3,0.1])
cube([6,3,10],center=true);
// Buco
translate([2.5,1,3])
rotate([-90,0,0])
color([0.7,0.3,0.1])
cylinder(4,1.75,1.75,$fn=100,center=true);
}
}
rotate([135,0,0])
translate([0,0,-22.4])
portabottiglia();
//----BOTTIGLIA-----
v=[[0,0],[72,0],[72,227],[74,262],[73,284],[71,302],[66,328],[59,356],[53,378],[45,402],[37,424],[34,443],[29,461],[2
0,479],[22,581],[34,584],[35,597],[24,601],[22,617],[0,617]];
module bottiglia() {
rotate_extrude($fn=200)
polygon(points=v);
}
//----------PAVIMENTO---
cube([60,60,2],center=true);
scale(0.05)
translate([50,-60,610])
rotate([-135,0,0])
color([0.2,0.8,0.2])
bottiglia();

44
MAKER

Figura 7: alcuni portabottiglie realizzati per un’occasione particolare.

più fine si deve carteggiare tutta la superficie del legno mostrano, in tutta la loro bellezza, alcune realizzazioni.
sino a quando, al tatto, offra una sensazione piacevo-
le allo sfioramento. Il verso del movimento alternativo EVENTUALE IMMAGINE E LOGO
deve rispettare, ovviamente, le fibre del legno. Capita, sovente, che i portabottiglie realizzati devono
essere dedicati a qualche manifestazione o ricorrenza
COLORATURA a tema. In questi casi, prima della lucidatura finale, è
Il tocco di classe finale è dato, sicuramente, dalla co- possibile applicare un logo o una immagine dell’evento
loratura con impregnante o
mordente. Personalmente ho
ottenuto lusinghieri risultati uti-
lizzando impregnante all’acqua
di colore noce o castagno, ma
questo dipende molto anche
dai propri gusti personali. A
distanza di 12 ore si stendano
più mani di colore, fino a quan-
do la tonalità di colore è quella
ricercata e desiderata.

LUCIDATURA
Anche la lucidatura contribui-
sce ad ottenere una superficie
molto liscia e lucida, quasi riflet-
tente. Allo scopo, è sufficien-
te passare una o due mani di
vernice flatting, con lo scopo,
anche, di proteggere il legno da
microrganismi o azioni danno-
se del tempo. Le figure 7 e 8 Figura 8: una bottiglia di vino in equilibro sul suo portabottiglie di legno.

45
MAKER

in questione. Per questo scopo esistono tante soluzioni


ma la migliore che, personalmente, ho trovato è stata
quella di utilizzare i fogli per stampante a getto di inchio-
stro che trasferiscono l’immagine sul tessuto, tramite
l’uso del ferro da stiro. Il soggetto da applicare, ovvia-
mente, deve risultare un po’ più stretto della larghezza
del portabottiglie. La figura 9 mostra alcuni portabot-
tiglie creati proprio per l’occasione di un torneo di
scacchi. Se l’applicazione del logo è stata effettuata
bene, al tatto non si deve riscontrare alcuna “scalettatu-
ra” sulla superficie.

Figura 10: simulazione al PC riuscita, con il programma


Algodoo.

nere in equilibrio stabile, come mostrato in figura 10.


Se invece le misure non sono state programmate cor-
rettamente oppure i vari parametri sono discordanti e
non adeguati (massa degli oggetti, posizione della bot-
tiglia, ecc) accade quanto mostrato in figura 11, ovve-
ro l’equilibrio dell’intero sistema non tiene e la bottiglia
cade a “terra”, assieme al suo portabottiglie di legno,
per fortuna non frantumandosi, visto che si tratta solo di
una simulazione virtuale.

Figura 9: alcuni portabottiglie tematici.

SIMULAZIONI FISICHE
Fino ad ora abbiamo parlato di misure, tagli, forature e
costruzioni pratiche. Ma come si è arrivati a determina-
re, a priori, le corrette misure, in modo che i portabot-
tiglie funzionino già al primo colpo e senza che il peso
della bottiglia lo catapulti a terra? Certamente, non si
possono effettuare svariati tentativi di costruzione, pro-
vando e riprovando diverse misure, fino a quando si
trovano i parametri esatti. Il legno costa relativamente
tanto e il tempo impiegato per la realizzazione di un og-
getto simile è davvero notevole.
Prima di realizzare i prototipi ho eseguito, dunque, qual-
che simulazione al PC con il software free Algodoo
v2.1.0, prelevabile da questo sito. Dopo aver disegnato
gli oggetti, applicato loro le relative masse e materiali, si
può avviare la simulazione prevedendo, ovviamente, la
presenza della forza di gravità. Se i calcoli sono stati Figura 11: in questo caso i calcoli errati non hanno permesso
preparati correttamente, il portabottiglie dovrebbe rima- di stabilire l’esatto equilibrio della bottiglia, che cade per terra.

46
MAKER

Per effettuare le simulazioni al PC ho anche trovato uti-


le il vecchio programma Working Model, rintracciabile
in rete in versione dimostrativa (purtroppo il demo non
memorizza i propri progetti).

L’APPETITO VIEN MANGIANDO... ANZI BE-


VENDO...
Estremamente felice e soddisfatto dei lusinghieri risul-
tati ottenuti, ho voluto provare a raggiungere un ulterio-
re traguardo e rincorrere dei risultati superiori, ovvero
intraprendere la realizzazione di un portabottiglie che
potesse ospitare ben tre bottiglie di vino. Ormai la molla
era scattata. Mi sono messo subito alla progettazione
dell’oggetto, realizzandolo prima virtualmente e in si-
mulazione al PC, per non gettare via prezioso tempo e
materiale.
Dopo aver calcolato e simulato, sono state prodotte Figura 12: le quote per il portabottiglie a tre fori.
dal software le misure necessarie alla realizzazione del
gadget, che riporto di seguito:
• Lunghezza legno: 40 cm;
• Larghezza legno: 4,7 cm;
• Spessore legno: 2,3 cm;
• 1° foro dal diametro di 3,5 cm. a 3 cm. dal bordo;
• 2° foro dal diametro di 3,5 cm. a 14 cm. dal bor-
do;
• 3° foro dal diametro di 3,5 cm. a 25 cm. dal bor-
do;
• Inclinazione taglio: 30°.

La figura 12 riproduce, in maniera grafica, le quote adot-


tate.
Anche la simulazione con Algodoo, visibile in figura 13,
ha confermato i risultati e le esatte previsioni e le tre
bottiglie sono restate magicamente in equilibrio. Si può
passare senza indugi alla realizzazione vera e propria
dell’oggetto in legno.
La figura 14 mostra, invece, la reale realizzazione del
suggestivo portabottiglie caratterizzato da tre alloggia-
menti. Anche in questo caso la curiosità degli amici e
parenti non si è fatta attendere e molti di essi si sono Figura 13: la simulazione del portabottiglie a tre fori, con
messi in fila per ricevere il proprio omaggio. Algodoo.

LA SETE AUMENTA ANCORA... spessore delle precedenti. Il taglio obliquo alla base ha
La sete di sfida è inarrestabile e la voglia di sconfiggere un’angolazione ancora minore: 20°. I cinque fori distano
la forza di gravità si fa sempre più forte. Vediamo se tra loro circa 11 cm. La battaglia si fa dura ma, alla fine
riesco a realizzare un portabottiglie formato da ben del lavoro, l’esperimento riesce, come si vede dalla si-
cinque alloggiamenti. E’ una questione di principio or- mulazione di cui alla figura 15, stavolta effettuata con il
mai. Gli ingredienti ci son tutti e anche gli attrezzi del programma Working Model.
mestiere. Mettiamoci, dunque, all’opera. Visto che la simulazione è andata alla grande, ho realiz-
I calcoli decretano la necessità di utilizzare una barra zato a colpo sicuro il prototipo, secondo le fasi lavorati-
di legno lunga ben 62 cm. con la stessa larghezza e ve descritte in precedenza, ma mettendoci ancora più at

47
MAKER

al primo colpo. Anche se, con tutto


quel peso, la stabilità comincia ad
essere piuttosto precaria e basta
davvero poco per far cascare in
terra tutta l’intera struttura. Ma se
ben posizionato, essa regge abba-
stanza bene. La figura 16 mostra
anche questo particolare porta-
bottiglie nel pieno della propria
bellezza ed imponenza.

CONCLUSIONI
Le realizzazioni appena esamina-
te, vi assicuro, regalano tanta sod-
disfazione. Un piccolo settore del
“fai da te” nella quale non mancano
cognizioni di fisica e di matematica,
non esaminate qui per non entrare
nel noioso e nel prolisso. Ci sono,
adesso, alcuni punti importanti da
Figura 14: la realizzazione del portabottiglie con tre alloggiamenti.
chiarire.
Innanzitutto non lasciatevi intimori-
re dal rispetto delle misure. Esse non
risultano critiche e possono variare en-
tro certi limiti (parliamo ovviamente di
millimetri). L’elemento che corregge
tutto, infatti, è la posizione delle bot-
tiglie o, meglio, la percentuale della
loro penetrazione negli appositi fori.
Piccole regolazioni possono, infatti,
correggere la posizione e rendere sta-
bile l’equilibro finale di tutto il sistema.
Quindi, basta una sola bottiglia, inserita
più o meno profondamente nella sua
locazione, a cambiare l’intero l’assetto
dell’oggetto finale.
Parliamo, adesso, un po’ della base del
portabottiglie, visibile in figura 17. Ab-
biamo visto che più è lunga l’asta e più
essa risulta meno inclinata. Tutto que-
sto comporta una maggiore riduzione
dell’area della base con conseguente
diminuzione della stabilità, quando au-
menta il numero delle bottiglie. Nella
fattispecie, la superficie di base, cioè
quella che, in pratica, tocca con il tavo-
Figura 15: la simulazione con Working Model prevede, stavolta, ben cinque
bottiglie.
lo, ha le seguenti estensioni:
La tabella 1 mostra chiaramente come
il portabottiglie da una sola bottiglia ab-
tenzione. Il portabottiglie ha funzionato immediatamen- bia una superficie di base di ben 15,28769 cm2 mentre
te e l’equilibrio del sistema è stato raggiunto in pieno quella da cinque bottiglie ha una superficie di base di

48
MAKER

Numero
Angolo di taglio Lato 1 Lato 2 Area
bottiglie
0° ∞ 4,7 cm. 2,3 cm. 10,81 cm2
20° 5 4,7 cm. 2,4476 cm. 11,50372 cm2
30° 3 4,7 cm. 2,6558 cm. 12,48226 cm2
45° 1 4,7 cm. 3,2527 cm. 15,28769 cm2

Tabella 1: valori di design

Figura 16: portabottiglie completo a cinque posti.

“soli” 11,50372 cm2. Per questo motivo, quest’ultimo,


risulta meno stabile.
L’articolo che stiamo per chiudere ha abbracciato parec-
chi argomenti: dalla lavorazione del legno alla grafica
3D, dalla fisica alla matematica, tutte nozioni semplici
ma indispensabili con un unico scopo, quello di rea-
lizzare un semplice portabottiglie in legno che stia in
equilibrio sopra un tavolo. Esso riesce anche a stare
sicuramente in piedi utilizzando bottiglie vuote, bottiglie
di coca-cola o di altri liquori. L’importante è che rispetti,
nella sua dimensione, il baricentro del sistema.

L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali


approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
discussione:
https://it.emcelettronica.com/costruiamo-un-portabottiglie-
equilibrista-in-legno
Figura 17: La superficie di base del portabottiglie.

49
IOTA: la moneta
TECH dell’IoT
di Maurizio Di Paolo Emilio

Il successo di Bitcoin negli ultimi anni ha dimostrato tutto il potenziale della tecnologia blockchain.
Tuttavia, questa tecnologia ha una serie di inconvenienti che le impediscono di essere utilizzata come
piattaforma generica per criptovalute in tutto il mondo. Un possibile ulteriore approccio è IOTA.

INTRODUZIONE blockchain ma un registro decentralizzato e non preve-

U
no svantaggio notevole che risiede nella de processi di mining poichè opera in un contesto di
blockchain è il concetto di tassa di transazione auto-regolazione. Il progetto si basa essenzialmente
per tutte quelle operazioni di qualsiasi valore. sul grafo aciclico diretto (o grafo aciclico orientato)
L’importanza dei micro-pagamenti aumenterà prossi- rimuovendo quindi i costi di transazione. I sites sono
mamente nel settore IoT, e il fatto di pagare una com- transazioni rappresentate sul grafo. La rete è composta
missione superiore all’importo di acquisto non è deci- da nodi; cioè entità che emettono e convalidano le tran-
samente logico per le varie operazioni finanziarie che sazioni. L’idea principale del grafo è quella di emettere
l’ecosistema andrà a compiere. Un altro problema con una transazione, gli utenti devono lavorare affinché ap-
la tecnologia di criptovaluta esistente è l’eterogenea na- provino altre transazioni. Pertanto, gli utenti che emet-
tura del sistema. Ci sono due tipi distinti di partecipanti, tono una transazione contribuiscono alla sicurezza del-
quelli che emettono transazioni e quelli che le approva- la rete. Per emettere una transazione viene effettuato
no. Il design di questo sistema crea una inevitabile di- quanto segue: il nodo sceglie altre due transazioni da
scriminazione tra i partecipanti. Quindi, l’ecosistema IoT approvare secondo un algoritmo. In generale, queste
deve essenzialmente trovare una soluzione diversa dal- due transazioni potrebbero coincidere. Successivamen-
la blockchain. Questo approccio è attualmente in fase te, il nodo controlla se le due transazioni non sono in
di implementazione è viene chiamato IOTA, un pro- conflitto. Affinché un nodo emetta una transazione va-
getto open source appositamente designato per l’IoT. lida, esso deve risolvere una crittografia simile a quella
In IOTA, gli emittenti delle transazioni sono anche della blockchain Bitcoin. È importante osservare che la
approvatori di transazioni e queste due parti non sono rete di IOTA è asincrona. In generale, i nodi non devono
più disaccoppiate come in Bitcoin ed Ethereum che uti- vedere necessariamente lo stesso insieme di transazio-
lizzano i miners come approvatori di transazioni. Que- ni.
sto porterà un enorme vantaggio per IOTA. Il problema
con le transazioni di basso valore sulla rete Bitcoin in LA STRUTTURA BASE
questo momento è rappresentato dalle tariffe troppo alte Grafi aciclici diretti (DAG) sono usati per modellare pro-
per essere di qualsiasi utilità pratica in queste situazioni. babilità, connettività e causalità. Un “grafo” in questo
Gli analisti Bitcoin consigliano una tassa di circa 0,7 $. senso indica una struttura composta da nodi e link o
Questo costo è circa il doppio dell’importo delle com- edge. I nodi sono solitamente indicati da cerchi o ovali
missioni coinvolte in molte transazioni di carte di credito (anche se tecnicamente possono essere qualsiasi for-
a basso valore. Il costo di gestione di un nodo completo ma). I link sono le connessioni tra i nodi. Un link collega
aumenta man mano che più transazioni vengono elabo- due nodi. Di solito sono rappresentati da linee o linee
rate sulla rete e alcuni utenti vedono già i costi relativi al con frecce. I DAG sono basati su grafi aciclici di base,
funzionamento di un intero nodo troppo elevati. ovvero soluzioni senza cicli. Quando si segue il grafo
da nodo a nodo, non si visiterà mai lo stesso nodo due
CARATTERISTICHE GENERALI volte.
A differenza della blockchain, c’è un DAG (directed Un grafo aciclico diretto ha un ordinamento topologico.
acyclic graph) che chiamiamo tangle (o libro mastro). Ciò significa che i nodi sono ordinati in modo che quello
Le transazioni emesse dai nodi costituiscono il set delle iniziale abbia un valore inferiore rispetto a quello finale.
funzioni del tangle che è il registro per la memorizza- Nell’informatica, i DAG sono anche chiamati wait-for-
zione delle transazioni. In pratica, non è una tecnologia graphs. Quando un DAG viene utilizzato per rilevare un

50
TECH

Figura 1: DAG con assegnazioni di peso prima e dopo una transazione X di nuova emissione. Le caselle rappresentano le tran-
sazioni, il numero piccolo in basso di ciascuna casella indica il proprio peso, e il numero in grassetto indica il peso cumulativo.

deadlock, una risorsa deve attendere la prosecuzione peso può solo assumere valori 3n, dove n è un nu-
di un altro processo. Nella moneta IOTA, la transazione mero intero positivo che appartiene ad un intervallo non
è individuata mediante un peso o weight proporzionale vuoto di valori accettabili. In effetti, è irrilevante sapere
alla quantità di lavoro che il nodo emittente ha investito in che modo è stato ottenuto il peso. È importante che
su di esso. Nell’implementazione corrente di IOTA, il ogni transazione abbia un intero positivo, ovvero il suo

Figura 2: DAG con pesi propri assegnati a ciascun site e punteggi calcolati per i site A e C

51
TECH

peso. In generale, l’idea è che una transazione con un non è una buona idea per i nodi “onesti” adottare questa
peso maggiore è più “importante” di una transazione strategia perché ha una serie di svantaggi pratici. In par-
con un peso minore. Per evitare spamming e altro stili di ticolare, non fa protezione sufficiente contro i nodi “pigri”
attacco, si presume che nessuna entità possa generare
un’abbondanza di transazioni con pesi accettabili in un
breve periodo di tempo. In questo contesto, una delle
nozioni di cui abbiamo bisogno è il peso cumulativo di
una transazione: definito come il peso proprio di una
particolare transazione più la somma dei pesi propri di
tutte le transazioni che approvano direttamente o indi- o dannosi. Il numero totale di tips al tempo t può essere
rettamente la transazione di origine. L’algoritmo per il stimato con la seguente funzione stocastica:
calcolo del peso cumulativo è illustrato nella Figura 1. dove k rappresenta il numero di transazioni.
Ad esempio, la transazione F è direttamente o indiret-
tamente approvata dalle operazioni A, B, C, E. Il peso
cumulativo di F è 9 = 3 + 1 + 3 + 1 + 1, che è la som- CONCLUSIONI
ma del peso proprio di F e dei propri pesi di A, B, C, Il progetto IOTA ha lo scopo di creare un ecosistema
E. Definiamo “tip” una transazione non approvata nel finanziario sicuro e decentralizzato per l’Internet degli
tangle. Nella figura 1 le uniche tips sono A e C. Quando oggetti. Man mano che sempre più dispositivi saranno
una nuova transazione X si verifica e approva A e C, X in grado di comunicare tra loro, i pagamenti inizieranno
diventa la sola tip. In questo ambito si distinguono due a svolgere un importante ruolo. Tuttavia, IOTA è mol-
variabili: altezza, la lunghezza del percorso più lungo to diverso da Bitcoin ed Ethereum, in quanto non uti-
orientato verso la genesi; profondità, la lunghezza del lizza blockchain. Invece, il progetto open source usa
percorso più lungo in senso inverso rispetto ad una tip. “Tangle”, un grafico aciclico diretto. Una volta che una
Ad esempio, G ha altezza 1 e profondità 4 in figura 2 a transazione IOTA viene trasmessa alla rete, devono
causa del percorso inverso di F; D; B; A, mentre D ha essere approvate due transazioni precedenti e i nodi
altezza 3 e profondità 2. Un altro concetto è quello di di rete devono assicurarsi che le transazioni approva-
score o punteggio. Per definizione, il punteggio di una te non siano in conflitto. Il grafo consentirà a IOTA di
transazione è la somma dei pesi propri di tutte le tran- essere efficiente, scalabile e leggero. Tuttavia, IOTA
sazioni approvate da quella in esame più il peso della può comunicare con blockchain che consente una fu-
transazione stessa. tura collaborazione tra Internet of Things e valute digi-
Nella Figura 2, le sole tips sono A e C. La transazione tali consolidate. Industry 4.0 è alimentato dalla fusione
A direttamente o indirettamente approva quelle B; D; F; di tecnologie che collegano vari punti tecnologici. Una
G, quindi il punteggio di A è 1 + 3 + 1 + 3 + 1 = 9. Ana- varietà di tecnologie industriali dirompenti sono ora al
logamente, il punteggio di C è 1 + 1 + 1 + 3 + 1 = 7. loro punto di svolta per essere ampiamente adottate nei
Possiamo definire due regimi in base al numero di tips: prossimi anni. Queste tecnologie includono, tra l’altro,
basso carico, quando il numero di tips diventa 1; alto auto elettriche, macchine intelligenti autonome, infra-
carico, questo può accadere quando il flusso di tran- strutture energetiche decentralizzate, stampanti 3D,
sazioni è elevato e ritardi computazionali insieme alla blockchain e AI / ML. La combinazione di macchine con
latenza di rete blockchain e in particolare con il protocollo IOTA per-
rendono probabile che diverse transazioni approvino lo mette di ottenere dispositivi economicamente indipen-
stesso tip. Questa divisione è piuttosto informale e non denti che possono transare tra loro e formare la base di
esiste un chiaro confine tra i due regimi. Il tempo di una una forte economia.
transazione può essere modellata mediante una funzio-
ne di Poisson (λ, numero medio di eventi) supponendo
che tutti i dispositivi abbiano approssimativamente la
stessa potenza di calcolo, e h sia il tempo necessario a
un dispositivo per eseguire i calcoli richiesti per l’emis- L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
sione di una transazione. Supponendo inoltre che tutti
accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
i nodi si comportino nel seguente modo: per emettere discussione:
una transazione, un nodo sceglie due link a caso e li https://it.emcelettronica.com/iota-la-moneta-delliot
approva. Dovrebbe essere osservato che, in generale,

52
Pad2Pad: un piccolo
PCB
gioiello per disegnare i
nostri circuiti stampati
di Giovanni Di Maria

Di programmi per creare PCB, in rete, ne esistono centinaia. Sia freeware che a pagamento, essi forni-
scono il loro aiuto ai progettisti di elettronica, al fine di creare i propri circuiti stampati. Il software che
propongo a descrivere in queste righe, il Pad2Pad, mi ha colpito fin dai primi minuti del suo utilizzo.
Gratuità, semplicità ed efficienza sono state tre caratteristiche che mi hanno spinto ad utilizzare questo
software per la creazione dei miei circuiti elettronici.

INTRODUZIONE delle piste di buona qualità.

U
tilizzo programmi per la creazione di PCB da più
di 30 anni. Dopo aver progettato e disegnato, PAD2PAD
agli inizi, le piste a mano, decisi di passare a Si tratta di un’azienda che realizza PCB e che fornisce,
qualcosa di più “importante”. A suo tempo trovai Arian- gratuitamente, il software per il disegno e lo sbroglio.
na, un software in Dos che consentiva di disegnare i L’utente, pertanto, può sviluppare i propri lavori e man-
propri schemi e di posizionare i componenti elettronici darli in produzione direttamente all’azienda oppure
con il relativo sbroglio delle piste. Si trattava di un buon li può utilizzare per creare da sé i circuiti stampati. Il
prodotto. Con l’avvento di Windows adottai l’ottimo Cir- programma si può scaricare navigando sul sito http://
cad, forse un po’ ostico da usare ma che mi permise www.pad2pad.com/ e accedendo al menù Software e
di realizzare con successo molti lavori, anche se abba- poi Download, come mostrato in figura 1.
stanza complicati. Tralasciando alcune applicazioni uti- Il software, giunto alla versione 1.9.108 alla data del
lizzate per poco tempo e in
maniera provvisoria come
stelle cadenti, mi stabiliz-
zai per qualche anno con
il famoso Eagle, ma la sua
non facilità nell’utilizzo
nonché la limitazione nelle
misure del PCB (non amo
“taroccare” i programmi)
mi spinse a cercare qual-
cosa di più semplice ed
immediato. Qualche mese
fa, casualmente ho trova-
to quello che cercavo. Un
software che doveva risul-
tare estremamente sem-
plice (praticamente alla
portata di un bambino),
con molte librerie di com-
ponenti disponibili, essere
gratuito e con la possibilità
di effettuare uno sbroglio Figura 1: Download di Pad2Pad

53
PCB

presente articolo, si deve installare sul proprio PC. Al generico quanto nel trovare e localizzare le voci ed i
termine dell’installazione, un’icona sul desktop testi- menù preposti a risolvere un certo tipo di problema. La
monia che la procedura è stata svolta correttamente. filosofia, infatti, è simile per tutti i programmi di questo
Si può pertanto iniziare subito a provarlo, previo doppio settore. Cambiano, piuttosto, le regole da seguire e le
click. E’ importante sottolineare che il software non è varie fasi pratiche da intraprendere.
uno schematic capture e lo schema elettrico del pro-
prio circuito non può essere disegnato con tale tool. Si RICERCA E PIAZZAMENTO DEI COMPO-
può, tuttavia, importare la netlist da altri software come, NENTI
ad esempio, Eagle, OrCAD, Protel, TinyCAD, ecc. Il Avviato il programma Pad2Pad si crei un nuovo lavo-
sito visitato dispone di un ottimo tutorial e di un video ro. Il programma chiede, inizialmente, alcuni parametri
(in lingua inglese), presente in home page, che detta di setup, come il numero di layers (2 o 4) e le misure.
le direttive preliminari per poter iniziare a lavorare con Si scelgano due livelli, poi in fase di routing vedremo
Pad2Pad. coma abilitare una sola faccia. Dovrebbe apparire un
layout vuoto, come quello mostrato in figura 3.
INIZIAMO SUBITO CON UNO SCHEMA SEM- Elenchiamo adesso due funzionalità del mouse, utili du-
PLICE rante il disegno:
Dal momento che il miglior modo per imparare un pro- • Rotella: zoom avanti e indietro;
gramma è quello di provarlo, iniziamo immediatamente • Click su rotella e trascinamento: padding dise-
a produrre un PCB per un semplice schema elettrico. Si gno.
tratta di un circuito a microcontrollore che visualizza le
dieci cifre numeriche su un display a 7 segmenti. Per inserire i footprint dei componenti, ossia le relative
Il prototipo si compone di: impronte, vi sono diversi metodi alternativi:
• 2 condensatori ceramici; • Si può premere il tasto “f” della tastiera.
• 1 quarzo; • Si può accedere al menù Edit, scegliere la voce
• 1 PIC 16F84; Insert e, quindi, la voce Footprint.
• 8 resistenze; • Si può premere la casella raffigurante un circuito
• 1 display a 7 segmenti, a catodo comune. integrato sulla barra degli strumenti, posta soli-
tamente alla sinistra dello schermo, come mo-
Il circuito stampato finale deve riportare anche un mor- strato in figura 4.
setto da c.s. per permetterne il collegamento del circuito
ad una fonte di energia elettrica. Lo schema è visualiz- Appena si effettua tale scelta appare una finestra per
zato in figura 2. la ricerca dell’orma che interessa. Due grandi categorie
Quando si inizia a lavorare con un nuovo programma, caratterizzano il vasto elenco della libreria standard di
solitamente l’impatto iniziale non è tanto nel suo utilizzo Pad2Pad:
• Surface Mount;
• Through hole.

Per i comuni componen-


ti elettronici dobbiamo
espandere la seconda
scelta e localizzare i com-
ponenti dello schema (vedi
figura 5). Al momento si
devono posizionarli sen-
za interessarsi della loro
collocazione. Più avanti
si procederà ad una loro
migliore ottimizzazione. In
particolare sono stati sele-
zionati i seguenti modelli:
Figura 2: Schema del contatore a display • Crystal: GC18U V

54
PCB

Figura 3: Inizio di un nuovo lavoro

9-V Battery Clip zAB9V.

Le sigle non devono far spaventare. E’ sufficiente loca-


lizzare le impronte della stessa misura e forma di quelle
a propria disposizione avvalendosi, anche, dell’utilissi-
ma griglia di valutazione quote. Durante la ricerca è
possibile inserire delle sottostringhe e premere il
pulsante “search” per filtrare e limitare i risultati
ottenuti. Il posizionamento preliminare di tutti i compo-
nenti può essere osservato in figura 6. La libreria è moto
ben fornita e, solitamente, si riescono a localizzare tutti
i componenti elettronici necessari.

Figura 4: Inserimento dei footprint SISTEMAZIONE DEI COMPONENTI SULLA


BOARD
Crystal; Il passo successivo è quello di migliorare e ottimizza-
• Capacitor: AVX SR305C334KAR; re la posizione dei componenti, in modo che essi siano
• Pic: DIP 18 row spacing 0.30”; disposti in maniera graficamente ed elettricamente più
• Resistor: 0207 12; efficiente. In questa fase è essenziale prendere, come
• Display: 7SEG 13 7-segment; riferimento, lo schema elettrico e, soprattutto, la piedina-
• Morsetto alimentazione: Devices, battery holder, tura dei vari elementi consultando, eventualmente, an-

55
PCB

Figura 5: Ricerca delle impronte dei componenti

veniente disporre i componen-


ti un po’ spaziati tra di loro, per
poi avvicinarli gradatamente
durante la fase di sbroglio.

CONNESSIONI LOGI-
CHE
Questo che ci accingiamo
adesso ad eseguire è un pas-
so estremamente importante.
In questa fase vengono de-
finite le connessioni logiche
tra i vari componenti. Occor-
re, in pratica, tracciare delle
linee pin-to-pin per stabilire
un collegamento elettrico tra
l’integrato, le resistenze, i
condensatori, il quarzo, ecc.
L’inevitabile “intreccio” che si
Figura 6: I componenti sulla board
viene a formarsi non deve far
spaventare: esso è assoluta-
che i datasheet. Lo spostamento si effettua trascinando mente normale e sarà eliminato con lo sbroglio finale.
il componente stesso con il mouse, mentre la rotazione Per avviare la procedura si prema il tasto “N” della
si avvia premendo il tasto “R” della tastiera, dopo averlo tastiera, oppure si faccia click sulla seconda icona
selezionato. La figura 7 mostra un esempio di otti- della barra degli strumenti, sotto la freccia nera di
mizzazione manuale della board. Inizialmente è con- selezione (Logical Connection Tool). Pertanto si ef-

56
PCB

nare, ovviamente provvisorio


e sicuramente da migliorare
(si veda un approfondimento
a questo link). Allo scopo, si
devono configurare alcuni pa-
rametri operativi. Per iniziare
tale fase occorre accedere al
menù Tools e scegliere la voce
Route. Alla comparsa della re-
lativa finestra, si prema, con
il mouse, il pulsante Router
Settings. La figura 9 mostra i
parametri da configurare.
Nell’ordine, le informazioni da
configurare, per l’esempio in
corso, sono le seguenti:
• Trace’s Layer: spe-
cificare “Bottom” per abilitare
solo la faccia inferiore della
Figura 7: Ottimizzazione della posizione dei componenti piastra;
• Minimal Gap: Indica
la distanza minima delle piste
fettuino due click separati, il primo sul pin di partenza ed con altri ostacoli;
il secondo sul pin di destinazione. In questa maniera si • Width of new traces: è la larghezza delle piste.
definisce la rete dei nodi e si forniscono indispensabili
informazioni sullo schema elettrico. L’operazione è mol- Gli altri settaggi situati più in fondo specificano alcune
to piacevole ma occorre prestare la massima attenzio- direttive sul disegno stesso come, ad esempio, la possi-
ne, per evitare di commettere errori di collegamento: un bilità o meno di far tracciare delle piste oblique, ecc. Al
corto circuito potrebbe mandare a monte tutto il lavoro termine del setup si può premere il pulsante OK. E final-
svolto. In qualunque momento le connessioni possono mente possiamo dare il via allo sbroglio automatico
essere cancellate, selezionan-
dole con il mouse e premendo il
tasto “Canc” della tastiera. In fi-
gura 8 si può osservare la board
con tutti i componenti connessi
tra loro, secondo le direttive
dello schema elettrico e, even-
tualmente, posizionati al meglio
per ottimizzare ancor di più la di-
slocazione logica. Si noti come
il microcontrollore abbia dovuto
essere collegato anche alla fon-
te di alimentazione (pin 5 e 14)
benché lo schema non preve-
desse tale evenienza.

FINALMENTE IL ROU-
TING
Adesso che i componenti sono
stati collegati tra loro, possiamo
effettuare un routing prelimi- Figura 8: Le connessioni logiche

57
PCB

Figura 9: I parametri operativi del Routing

premendo, con il mouse, il tasto “Route All”. Da questo stampato si può certamente migliorare , magari accor-
momento inizia lo spettacolo: il software cerca le vie mi- ciando la lunghezza delle piste, avvicinando tra loro i
gliori per il piazzamento delle piste e in pochi secondi componenti e ruotarli secondo le esigenze. In questo
l’intero PCB è disegnato. Risulta molto gradevole anche modo ne giova sia l’aspetto estetico che quello elettrico
la modalità di tracciamento, che migliora sempre più il ed economico. In questa fase può essere certamente
risultato man mano che esso procede, con grande im- ridimensionata la piastra, spostando con il mouse i con-
patto grafico. A fine procedura, se tutto è andato per il torni celesti che delimitano l’intera area del PCB. Una
verso giusto, il circuito stampato preliminare è pronto, piastra più piccola è sempre più semplice da preparare
come risulta visibile in figura 10. e da gestire. Allo scopo, per iniziare una nuova traccia-
ture delle piste, basta premere il pulsante “Unroute”,
MIGLIORAMENTO DEL PCB sempre dalla finestra di routing. Tutte le piste disegna-
Benché il PCB sia pronto e disegnato senza errori, si te in precedenza saranno rimosse in un solo colpo.
nota subito una aspetto abbastanza grossolano. Lo Sono sufficienti minuziose sistemazioni dei componenti,

58
PCB

lusinghieri. Se il circuito è molto piccolo,


si può effettuare alternativamente uno
screen shot dello schermo alla massima
risoluzione. Occorre però disabilitare
alcuni elementi, contenuti in altrettanti
layers (livelli), accedendo al menù View
e scegliendo la voce Layers, come mo-
strato in figura 13. Questa operazione
consente di abilitare o disabilitare, in
visualizzazione, solo le parti interessate
del PCB.
Dopo aver effettuato queste piccole ope-
razioni di ritocco, è possibile avere tra le
mani un perfetto master da mandare in
tipografia e, eventualmente, un’utile se-
rigrafia, contenente la disposizione dei
componenti del circuito e le loro sigle,
Figura 10: Autorouting preliminare come si evince dalle figure 14 e 15.

piccoli aggiustamenti e intelligenti dislocazioni per otte- IL BOM


nere un PCB sempre più valido e ottimizzato. La figura Pad2Pad mette a disposizione l’utile strumento per ef-
11 mostra la versione finale del circuito stampato, dopo fettuare l’inventario dei componenti utilizzati. Per chi
aver “giocato” un po’ sul layout generale. E’ stato ag- scrive articoli, come me, si tratta di un accessorio indi-
giunto anche un testo speculare per distinguere il lato spensabile, che fa risparmiare tanto tempo e assicura
rame durante la stampa. Lo spessore delle piste è stato una perfetta catalogazione degli elementi usati senza
addirittura portato ad 1 millimetro. Se alcuni componenti possibilità alcuna di commettere errori. Il Bom (Bill of
restano in stato di “float”, ossia scollegati, il programma Material) è accessibile al menù Job e poi Part List
li evidenzia mostrando la connessione non avvenuta. (Bom). In alternativa si può premere il tasto F7 della
tastiera. La lista dei componenti utilizzati per l’esempio
DETERMINAZIONE DELLE MISURE di cui sopra è mostrato in figura 16.
La barra degli strumenti dispone di un pulsante utilissi- L’inventario contiene le seguenti informazioni:
mo che consente di misurare qualsiasi dimensione del • nome del componente;
circuito, fornendo un punto iniziale ed uno finale, con il • nome del venditore;
mouse. E’ sufficiente premere, infat-
ti, il quintultimo bottone, raffigurante
una sorta di righello, e iniziare la mi-
sura. Nel nostro esempio, la board
misura circa 76 mm. per 49 mm.
come testimoniato dalla figura 12.

STAMPA DELLE PISTE


Pad2Pad non dispone di molte op-
zioni di esportazione. Ad ogni modo
è possibile ottenere un master
bianco e nero (ai fini della fotoinci-
sione) effettuando una stampa del
circuito su una stampante virtuale
PDF e ritoccare poi i colori del do-
cumento con un programma grafi-
co. Personalmente utilizzo sempre
questo metodo ottenendo risultati Figura 11: Il PCB ottimizzato

59
PCB

zionali. L’intero elenco può essere trasfe-


rito nella Clipboard, premendo il relativo
pulsante. In tale maniera l’inventario può
essere, per così dire, importato in altri
programmi come, ad esempio, il foglio
elettronico.

CREAZIONE DI UN NUOVO
FOOTPRINT
La libreria di Pad2Pad è molto ben for-
nita e contiene la maggior parte delle
impronte dei componenti. Tuttavia ci può
essere l’evenienza di trattare una parti-
colare forma di piedinatura non prevista
nel programma. In questo caso è possi-
bile disegnare una nuova orma, da poter
Figura 12: Come effettuare una misura di lunghezza utilizzare normalmente nei propri lavori.
Disponiamo, ad esempio, di un ipotetico
• codice componente del venditore; maxi circuito integrato (probabilmente inesistente nella
• descrizione; realtà) con le seguenti caratteristiche fisiche:
• spessore di ogni pin: 1 mm;
• numero dei Pin: 22 (11 per lato);
• distanza tra le due file di pin: 33 mm;
• distanza tra pin della stessa fila: 5 mm.

Si acceda, pertanto, alla finestra utilizzata per posi-


zionare i componenti (la stessa vista in precedenza)
e si selezioni, stavolta, la scheda Composer (la ter-
za da sinistra). Il tipo di famiglia del componente è,
ovviamente, DIP (Dual in Package). A questo punto è
possibile fornire le informazioni numeriche al program-
ma, ottenendo un’anteprima, in tempo reale, della forma
e delle dimensioni del nuovo circuito integrato, come vi-
sibile in figura 17. Si possono specificare le misure tanto
in millimetri quanto in pollici.
La figura 18 mostra la disposizione e lo sbroglio in dop-
Figura 13: La finestra dei livelli pia faccia di questo “bisonte” immaginario, largo ben 40
mm. e lungo 60 mm.

• part number del produttore;


• tipo di contenitore;
• saldatura;
• acquirente;
• prezzo;
• coordinata X sul PCB;
• coordinata Y sul PCB;
• commento;
• indirizzo Internet.

Ovviamente non è necessario compilare tutti i campi.


La maggior parte delle informazioni sono solamente op- Figura 14: Il master da stampare su carta lucida

60
PCB

Figura 15: La serigrafia

Figura 17: Creazione di una nuova impronta

61
PCB

Figura 16: Part list del circuito

Figura 18: Sbroglio in doppia faccia di un componente personalizzato

62
PCB

Figura 19: Un PCB circolare

creare anche PCB estremamen-


te complessi. A patto, ovviamente,
di sistemare i componenti a regola
d’arte e dedicare, poi, tanto tempo
nello sbroglio. Questa guida costi-
tuisce, ovviamente, uno spunto ini-
ziale per cominciare ad usare su-
bito Pad2Pad. Ci sono, infatti, tanti
concetti da essere illustrati ed ap-
profonditi. Con il suo utilizzo massi-
vo e costante, il progettista troverà
molti trucchi e segreti e apprezze-
rà, di certo, i risultati ottenuti. Le fi-
gure 19 e 20, infine, mostrano alcu-
ni circuiti stampati, estremamente
complessi e di varie forme, ottenuti
Figura 20: Un PCB molto complesso con questo fantastico programma.
Buona progettazione a tutti.

CONCLUSIONI
L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
Pad2Pad è un programma estremamente intuitivo e approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
semplice da utilizzare. Sarà sicuramente apprezzato dai accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
principianti. La sua funzionalità mi ha colpito subito. I discussione:
https://it.emcelettronica.com/pad2pad-un-piccolo-gioiello-per-
vari comandi restano impressi e il suo utilizzo è presso-
disegnare-i-nostri-circuiti-stampati
ché immediato. Con questo programma è possibile

63
Tenere sotto controllo il
IoT consumo di energia con
Energy Logger 4000
di Maurizio Di Paolo Emilio

Energy-Logger 4000 fornisce la possibilità di misurare il consumo energetico di vari utilizzatori, im-
magazzinando i dati nella propria memoria interna per poi inviarli ad un PC per un’analisi off-line. In
questo modo il consumo dei vari elettrodomestici diventa trasparente, con la possibilità di tenere sotto
controllo i costi energetici.

INTRODUZIONE possibile salvarli e gestirli con un PC per ulteriori analisi

L
a gestione energetica domestica consiste nel ri- e memorizzazione. Il comodo software di valutazione
levare la quantità di elettricità utilizzata dalla casa “VOLTSOFT” visualizza i costi energetici di un numero
o dall’appartamento, per poi trovare i modi per ri- massimo di 10 consumatori. Sul display a 3 cifre è pos-
sparmiare. Monitorare il consumo energetico della pro- sibile leggere con risoluzione di 0,1 W, oltre al consumo
pria casa, tuttavia, non è sempre facile: come pensiamo energetico, anche la potenza attiva e apparente, il fatto-
di misurare l’energia utilizzata da qualsiasi apparecchio, re di potenza CosPhi, la corrente, la tensione e i valori
per non parlare dell’intera casa? Fortunatamente, negli minimi e massimi. E’ possibile scegliere la visualizza-
ultimi anni un numero crescente di soluzioni è apparso zione tra misura reale e cumulativa nonché una previ-
sul mercato. Un misuratore di watt-ora è un piccolo di- sione di costi. Inoltre, è possibile leggere il consumo e i
spositivo che fornisce informazioni sull’elettricità/ener- costi giornalieri degli ultimi 5-10 giorni direttamente sul
gia consumata in un dato momento dall’utilizzatore. De- display (figura 1 e 2). In tabella 1 sono riportati alcuni
scrivere in dettaglio cosa ci abbiamo fatto di tutta quella dati tecnici del Energy Logger 4000.
energia non è assolutamente facile. Poche persone sa-
rebbero così precise da misurare i propri consumi, ma
sopratutto si richiederebbe troppo tempo ed energie.
Quante lavatrici facciamo in una giornata? Quante vol-
te accendiamo il riscaldamento? Quante volte al giorno
facciamo partire la lavastoviglie? E quanto ci costa?
Le attività quotidiane sono spesso automatiche e non
è facile rendersi conto che praticamente ogni cosa che
facciamo necessita di una fonte di energia. Dalla cucina,
passando per un’altra stanza. Il dispositivo che andre-
mo a descrivere nel prossimo paragrafo ci viene in aiuto
monitorando i consumi con la possibilità di analizzare e Figura 1: Energy-Logger 4000
tenere sotto controllo la spesa familiare attraverso un’in-
terfaccia software user-friendly. Il fattore di potenza è una misura dell’efficienza dei
sistemi elettrici. La potenza elettrica apparente o tota-
CARATTERISTICHE le (VA) utilizzata in un impianto elettrico da una struttura
Energy-Logger 4000 rileva il consumo energetico, industriale o commerciale ha due componenti: la Poten-
conservando i dati nella memoria interna. Il dispositivo za attiva (Kilowatt o kW) che produce lavoro. La Po-
di misurazione ha una memoria interna non volatile in tenza reattiva (Kilo Volt Amperes Reactive o kVAR) che
cui i dati relativi a fattore di rendimento, corrente e po- genera i campi magnetici richiesti nelle apparecchiature
tenza possono essere salvati per un massimo di 6 mesi. elettriche induttive (motori AC, trasformatori, forni indut-
Tramite una comune scheda SD/SDHC fino a 32 GB è tivi, forni, ecc.). Il rapporto tra le due potenze è deno-

64
IoT

Figura 2: il software VoltSoft standard

minato fattore di potenza che misura quindi l’efficienza


elettrica del sistema in un circuito a corrente alternata.
Incluso nel pacco vi è una batteria di backup e il softwa-
re “VOLTSOFT Standard”. Il dispositivo richiede .Net
Framework V2.0 o superiore, Windows®XP SP2/Win-
dows Vista™/Windows® 7/8/8.1 e una interfaccia USB
(figura 3).
Il dispositivo di misurazione è semplicemente collega-
to tra la presa di rete e il dispositivo elettrico e non ri-
chiede ulteriori passi di installazione. Il funzionamento
è consentito solo con prese di corrente di protezione
domestica standard con una tensione nominale di 230
V AC. Il massimo carico nominale non deve superare i
3500 watt.

CONCLUSIONI
Perdite d’aria o infiltrazioni si verificano quando l’aria
esterna lascia o entra in una casa in modo incontrol-
labile attraverso fessure e aperture. La corretta tenuta
all’aria in un edificio può ridurre significativamente i costi
di riscaldamento e raffreddamento, migliorare la durabi-
lità degli edifici, creare un ambiente interno più sano e
aumentare il livello di comfort degli occupanti. Il costo
del riscaldamento e del raffreddamento dell’aria interna
rappresenta una parte considerevole delle spese opera-
Figura 3: schema a blocchi del dispositivo con le varie indica-
tive dell’edificio. Oltre ai sistemi di isolamento, i sistemi zioni

65
IoT

Categoria Misuratore costi energetici

Tipo ENERGY-LOGGER 4000

Caratteristiche Tariffa elettrica impostabile, Previsione di spesa

Paese di utilizzo DE, SE, AT, FI, NO, SI, HU, EE, LV, BG, RO, NL, ES, LU, BA, IT

Potenza attiva, Consumo di energia, Fattore di potenza, Tensione nominale,


Funzione di misurazione
Corrente, Frequenza
Intervallo consumo di
0 fino a 9999.9 kWh
energia

Consumo di energia
9999.9 kWh
(max.)

Consumo di energia (min.) 0 kWh

Potenza attiva (max.) 3500 W

Potenza attiva (min.) 0.1 W

Max. durata di registra-


4320 h
zione

Tensione di esercizio 230 V/AC

Intervallo di corrente 0.01 fino a 15 A

Corrente (max.) 15 A

Corrente (min.) 0.01 A

Peso 240 g

Intervallo potenza attiva 0.1 fino a 3500 W

Frequenza 50 Hz

Precisione 1%

Approvazione MID No

Larghezza 164 mm

Modello Per presa di corrente

Altezza 82 mm

Tabella 1: dati tecnici

di misura dei propri consumi possono aiutare ad avere ENERGY-LOGGER 4000 È DISPONIBILE A CATALO-
un’idea della spesa in relazione al confort ambientale GO CONRAD CON SPEDIZIONI 24H
al fine di mantenere sotto controllo i relativi consumi e
quindi la spesa energetica. Il dispositivo Voltcraft misura
in tempo reale il consumo dei dispositivi utilizzatori, for-
nendo una stima e la possibilità di analizzare i dati per
poi intraprendere alcune decisioni importanti. Un misu-
ratore di energia ci permetterà di raccogliere i dati
L’autore è a disposizione nei commenti per eventuali
di consumo e confrontarli per studiare la nostra visione approfondimenti sul tema dell’Articolo. Di seguito il link per
reale familiare, valutando i progressi relativamente alla accedere direttamente all’articolo sul Blog e partecipare alla
spesa energetica. discussione:
https://it.emcelettronica.com/tenere-sotto-controllo-il-consumo-
di-energia-con-energy-logger-4000
IL MISURATORE COSTI ENERGETICI VOLTCRAFT

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