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La sindrome da allettamento:

quali sono le possibili cause


Alcuni consigli per gestire un anziano allettato
Spesso accade che il ricovero ospedaliero o la malattia possano causare un
declino motorio, cognitivo e morale negli anziani, negli adulti e nei
bambini. Questo declino si accompagna quindi alla malattia stessa
portando il paziente verso una sindrome pericolosa: la sindrome da
allettamento prolungato. Tale sindrome è anche detta ipocinetica. La
sindrome ipocinetica non è da ritenersi una malattia vera e propria quindi,
ma conseguenza di patologie ed affezioni.

Cos’è la sindrome da allettamento o sindrome


ipocinetica

Ammettiamo che il paziente sia stato sottoposto a cure conseguenti una


malattia di medio – lungo decorso o che sia stato ricoverato. Egli sarà
costretto a letto nella maggioranza dei casi, al fine di permettere il recupero
fisico nel quadro diagnostico. Nella restante parte dei casi, se trattasi di
anziano, egli si sentirà da se’ particolarmente stanco, causa anche la
riduzione della funzionalità muscolare, sistemica e scheletrica
caratteristica dell’età avanzata. In questo caso il riposo a letto è uno dei
primi rimedi che adotterà per recuperare le forze e puntare alla guarigione.

In tutte queste circostanze la riduzione, seppur piccola ma prolungata nel


tempo, della riserva funzionale può rendere ardue o spesso impossibili le
attività motorie, anche più semplici.
Il prolungarsi dell’allettamento genera una sindrome detta, per l’appunto,
da allettamento o ipocinetica (dal gr. ὑπό, ὑπο- «sotto» + κινητικός, der. di
κινέω «muovere»).

Nel normale decorso di una malattia degenerativa o di un post operatorio o


per gli stessi pazienti anziani con diminuzione delle attività psico-motorie,
soddisfare la necessità di movimento non rientra nelle priorità. Ma ciò
non va assolutamente
sottovalutato perché, più si
rimanda l’esigenza, più aumenta
la difficoltà di ripristino delle
attività quotidiane.
Spesso accade a causa di linee
infusionali, di medicazione delle
ferite chirurgiche o dei drenaggi.
Talvolta accade per la mancanza di tempo da parte di chi si prende
cura del paziente o del personale ospedaliero. Ma questo non deve
essere di ostacolo alla promozione della mobilità al malato perché il rischio
è quello di esporre il paziente a molte complicazioni, tra cui la sindrome da
allettamento stessa.

Le conseguenze

A causa della sindrome ipocinetica, vi sono numerose conseguenze cui


bisogna preoccuparsi. Si parla di riduzione della funzionalità muscolo-
scheletrica, del sistema respiratorio, gastroenterico, cardiocircolatorio,
urinario nonché neurologico. Le patologie più associabili a tale sindrome
sono quelle dell’apparato:
1. muscolo-scheletrico: artrosi, artrite, osteoartrosi, fratture singole e
multiple.
2. respiratorio: ad esempio a carico dei polmoni.
3. gastroenterico: riduzione della motilità intestinale, ulcere da
posizione sdraiata, etc.
4. cardiocircolatorio: scompensi cardiaci, aneurismi, ictus, infarti, etc.
5. urinario: minore sensazione di minzione, problemi alla vescica.
6. neurologico: depressione, demenza, neuropatie periferiche, indigenza.
7. Altre patologie: riduzione della vista, malnutrizione, effetti collaterali
dei farmaci, piaghe da decubito.

Tutte le sopra citate patologie vanno spesso ad interagire e ciò comporta


un’accelerazione della sindrome da allettamento prolungato e di sue
ulteriori conseguenze.
Solitamente si fa riferimento a tale sindrome per persone con età oltre i 65
anni di ambo i sessi e con indice di massa corporea (IMC) di 25 kg per
metro-quadro o più, e con problemi di malnutrizione.

Il disturbo si presenta spesso anche per concomitanza di cause, quali


ad esempio una degenza forzata per malattia che si unisca ad una
condizione psicologica di abbattimento, in cui il paziente si
demoralizza perché vede inibite le sue normali abitudini quotidiane. O per
la dipendenza da altre persone, che siano familiari, badanti o infermieri,
che perpetua uno stato dilagante di abbattimento morale.

Come prevenire la sindrome da allettamento


prolungato

Occorrono semplici ma necessarie tecniche per evitare il prolungato


riposo a letto di un paziente. Non sono provvedimenti speciali ma semplici
buone abitudini di assistenza e sprono.

È importante stimolare sempre l’ammalato a muoversi dopo


opportuni giorni ragionevoli di riposo, secondo dettami del medico che lo
ha in cura.

Bisogna incoraggiarlo a stare


correttamente seduto nel letto,
mediante ausilio di cuscini o di
letti ad hoc. La postura seduta,
non solo riduce i disturbi
associabili all’equilibrio, ma
permette anche lo stimolo al
movimento, che sia anche per
questioni di minzione.
Si può programmare un set di posizioni per non stancare il paziente
ma nemmeno spingerlo all’immobilità, ovvero: il movimento dalla
posizione supina al fianco destro, per poi procedere a quella seduta a
90° tra colonna e gambe (2 ore), poi posizione sdraiata e fianco
sinistro. Solo se si ritenga necessaria e gradita, si faccia stare la
persona prona nel letto.
È bene aiutarla a svolgere autonomamente piccoli ma
fondamentali movimenti come mangiare, lavarsi il viso, pettinarsi o
radersi. E tutto ciò che viene in mente per collaborare alla sua
autonomia nelle attività personali quotidiane.
Importante ugualmente è l’accompagnare il paziente spesso ai
servizi, anche se non avverte il bisogno di minzione o defecazione. Si
può consigliare di stimolarlo tramite l’ausilio di pappagalli e/o
padelle.
La stipsi la si cura con una dieta ricca di liquidi e variegata (acqua – 2
lt al giorno, verdure, frutta, giusto apporto di proteine e carboidrati).
Fondamentale approccio per evitare la sindrome ipocinetica è
motivare il malato. Occorre spiegargli e mostrargli che le persone
che si curano di lui sono presenti a vegliarlo anche se egli compie dei
gesti di pratica utilità.
Infine ricordiamo dei piccoli accorgimenti per evitare la comparsa
di lesioni e/o ferite da decubito, quali la su citata dieta ricca di
fibre e acqua, una costante detersione in cui si cerchi di evitare la
permanenza di umidità e zone bagnate (in particolare nelle pieghe del
corpo) senza incorrere nell’opposta situazione di eccessiva secchezza.
Si può far uso di creme idratanti e garze disinfettate, nonché di cotone
per gli indumenti. Si evitino tessuti sintetici, in particolare d’estate.
3a - IGIENE UTENTE ALLETTATO

Conclusioni

La sindrome associata ad una eccessiva e prolungata posizione sdraiata del


paziente viene comunemente chiamata sindrome da allettamento
prolungato o ipocinetica.
È essenziale per la persona non incorrere in tale sindrome al fine di non
sovrapporre la patologia o malattia conclamata alle conseguenze da
ipocinesi.
Pertanto si promuove una mobilizzazione precoce atta al ripristino
della salute dopo un ricovero ospedaliero o una malattia invalidante.
L’esito è condizionato da fattori correlabili al paziente, a chi si prende cura
di esso, al piano di recupero, alle condizioni ambientali e al contesto di
cura.
Accorgimenti come un programma di posture da seduto a sdraiato e
viceversa, una corretta alimentazione e igiene ed una motivazione alla
guarigione sono le chiavi per scongiurare la sindrome da allettamento
prolungato.

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soluzioni utili per migliorare la qualità di vita delle persone anziane.

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