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Il Barocco è stato un movimento culturale che ha dominato l'Europa, sia in letteratura, che nelle arti

figurative e nella musica. Il Barocco segue l'età Tardo Rinascimentale. Comincia nel 1600 e finisce nel
1690 circa con l'Arcadia.

Le differenze tra le musiche dei due periodi sono evidenti e si percepicono anche a orecchio
(nell'esempio che segue Monteverdi è autore Barocco, Alessandro Scarlatti è Arcade).

Monteverdi: Lamento della ninfa Cliccando aprirai una pagina di ricerca su youtube. Su italianOpera
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Alessandro Scarlatti: Aria con tromba sola Cliccando aprirai una pagina di ricerca su youtube. Su
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di Anna Trombetta e Luca Bianchini

Il Barocco inizia a Roma nei primi anni del XVII secolo. Come elemento di rottura rispetto al
Rinascimento, si diffonde in tutta Europa con tratti omogenei e come strumento di propaganda
politica, religiosa e delle monarchie assolute. La sua stagione si colloca nella prima metà del secolo
anche se in alcuni Paesi tra cui l’Italia la sua influenza si fece sentire più a lungo fino al 1680-90
quando fu soppiantato dall’Arcadia. Il termine barocco si applica non soltanto alla letteratura,
all’architettura, alla musica ma anche alle altre discipline artistiche, così come alla politica, alla società
e alla sensibilità religiosa del periodo. Va inteso come un’epoca storica a cui appartengono tutti gli
aspetti della civiltà europea nella prima metà del Seicento.

Nel Settecento la parola di origine incerta, forse derivante dal portoghese barroco che indica una
perla irregolare, non perfettamente sferica, o dal latino baroco sinonimo di ragionamento contorto e
fumoso, aveva una connotazione negativa per indicare opere bizzarre, artificiose e di cattivo gusto.
Come spesso accade nelle classificazioni si è accettato il termine per convenzione, anche se nessun
artista di quel periodo sapeva di essere barocco o si riteneva inferiore rispetto ai colleghi che lo
avevano preceduto o seguito.

Oggi il Barocco non si abbina più a un giudizio estetico, ma si impiega per definire la nuova fase
culturale che segue il Rinascimento e presenta caratteri differenti.

Il sapere tradizionale e le conoscenze date per scontate si rivelano insufficienti per spiegare la
multiforme realtà. Le nuove scoperte astronomiche diffuse da Copernico, da Galileo e da Keplero
fanno perdere i punti di riferimento evidenziando che l’uomo non si trova più al centro dell’universo.
Si passa dal sistema geocentrico tolemaico a quello eliocentrico. Non ci sono più le stelle fisse, non
esistono verità immutabili, crolla una dottrina di pensiero millenaria: il cosmo è infinito e in continuo
movimento. Nel corso del Seicento nasce la filosofia moderna, grazie alle Accademie la ricerca diventa
libera, si forma una comunità scientifica. Pari a un sogno la realtà risulta incerta apparenza. L’uomo è
pervaso da un senso di precarietà dovuto all’inarrestabile scorrere del tempo. Il senso di smarrimento
dovuto a questo cambiamento radicale non porta a creare miti o speranze da sostituire a quelli
perduti, ma conduce ad una visione tragica del mondo dove domina angoscia e impotenza. Il vuoto
lasciato dalla mancanza di certezze è riempito dalle eccessive decorazioni, dal lusso,
dall’ornamentazione preziosa. Delegata alla nascente scienza moderna la conoscenza esatta della
realtà, il Barocco si configura come una straordinaria civiltà dell’immagine e dei suoni, orientata a
raggiungere e a coinvolgere un ampio pubblico per conquistarne il consenso con la forza della
meraviglia, della persuasione e della commozione. Dinamismo formale, esuberanza decorativa,
illusionismo, integrazione tra le arti e teatralità sono i principali caratteri del suo linguaggio. Tutta
l’arte diventa maestosa, scenografica e deve sorprendere lo spettatore per manifestare la potenza
divina e il destino ultraterreno dell’uomo. Attraverso le grandiose feste e le celebrazioni che si
trasformano in spettacolari riti di massa si tenta di esorcizzare la paura del vuoto e della morte. Le
chiese si rivestono di marmi, di colonne tortili, di stucchi dorati, di monumenti articolati, di musica
grandiosa e di maestosi cori. Il gusto per la magniloquenza e per gli effetti grandiosi e scenografici
determina una straordinaria forza persuasiva impiegata dalla Chiesa cattolica e dalle monarchie
assolute europee per riaffermare il proprio primato e l’autorità in campo politico e religioso.

Cronologia

1566 - Catechismo del Concilio di Trento.

1600 - Giordano Bruno muore sul rogo.

1600 - La Rappresentazione di Anima e Corpo di Cavalieri è eseguita a Roma.

1607 - L’Orfeo di Monteverdi è rappresentato a Mantova.

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1618 - Scoppia la Guerra dei Trent’Anni.

1626 - La Catena d’Adone di Mazzocchi è rappresentata a Roma.

1632 – Galileo Galilei pubblica il Dialogo sopra i due massimi sistemi.

1633 - L’Inquisizione condanna le teorie di Galilei.

1648 - La pace di Vestfalia segna la sconfitta degli Asburgo.

1656 - Un’epidemia di peste devasta l’Italia.

1690 – È costituita a Roma l’Accademia dell’Arcadia.

CARATTERI GENERALI

Il Barocco è un movimento culturale che domina l’Italia e l’Europa dalla fine del Cinquecento per tutto
il Seicento sino all’Arcadia. La letteratura, la musica e l’arte Barocca in generale, furono influenzate
dalla Controriforma. Dopo che il Concilio di Trento si chiuse nel 1563, tra i Cattolici erano prevalse le
idee più rigide. La Chiesa volle assoggettare il clero e i fedeli per contrastare la Riforma protestante.
Lo scontro tra Riforma e Controriforma, due mondi in apparenza inconciliabili, impose forti limiti ad
argomenti, generi, temi letterari e musicali che non potevano essere trattati liberamente, senza
incorrere nell’Inquisizione. Nei Paesi come l’Italia, in cui la Controriforma controllava di più la società
e gli intelletti, ogni iniziativa che promuovesse la libera circolazione delle idee era vista con sospetto.
La cultura laica del Rinascimento fu perciò mortificata. Lo spirito critico, conquistato da intellettuali e
liberi pensatori, fu osteggiato dalla Chiesa, perché metteva in dubbio le verità costituite. Ogni libera
individualità dovette essere stroncata sul nascere. Il Sant’Uffizio condannò ad esempio Galilei nel
1633 e mise fine alla libertà di ricerca e di sperimentazione, che invece proseguì in Paesi più liberi
come la Francia. Idee contrarie a quelle della Chiesa continuarono a circolare anche in Italia, non
apertamente, ma velate da significati allegorici, simboli nascosti da leggere con delle chiavi svelate nei
circoli culturali. Ecco perché divennero importanti le Accademie.

LA SITUAZIONE POLITICA
Il Seicento fu un secolo di grandi conflitti. Da quando fu sottoscritto nel 1559 il trattato di
Chateau-Chambrésis, che ridefinì gli equilibri europei per tutto il secolo successivo, si spostò il
baricentro del potere politico. La distrazione dei commerci dal Mediterraneo all’Atlantico fece
precipitare l’economia italiana, provocando il crollo delle attività navali, commerciali e dei servizi
bancari. Protagoniste della scena europea furono allora la Francia e la Spagna. Quest’ultima esercitò
sull’Italia un pesante dominio accentratore. La Chiesa di Roma, strinse alleanze con i sovrani assoluti
francesi e spagnoli per controllare i suoi territori. La Guerra dei Trent’Anni concorse ad aggravare la
situazione. Scoppiò nel 1618 e coinvolse tutta Europa, sino alla Pace di Vestfalia del 1648. Quel patto
segnò la sconfitta dell’Impero nei rami spagnolo e asburgico. L’Italia, che aveva subìto l’influsso
spagnolo, seguì l’inarrestabile declino dell’Impero di Spagna, ma almeno sino al 1640 era ancora
all’avanguardia nell’arte e nella letteratura.

IL BAROCCO IN ITALIA

Nel corso del Barocco gli italiani inventarono generi nuovi, che produssero letteratura, arte, musica di
pregio. La pratica della Scienza Nuova di Galileo Galilei, fino a che non fu stroncata dalla Chiesa, servì
a superare i vecchi pregiudizi. Lo scienziato tracciò una nuova carta dell’universo, scoprì i satelliti di
Giove nel 1609, rivoluzionò la vecchia cosmologia. Si accorse che la Luna aveva dei rilievi che la
accomunavano con la Terra, eliminando in tal modo dalla mente dei lettori ogni rapporto di
subordinazione tra ciò che è in alto e ciò che è in basso, tra Cielo e Terra, tra Dio e Uomo. Gli
intellettuali finirono con il disorientarsi e persero il senso della propria centralità.

IL SIGNIFICATO DI “BAROCCO”

Nei primi Sessanta anni del 1600 il gusto barocco dominò in letteratura, come in musica. Il significato
originario del termine “Barocco” ha la connotazione negativa di “complicato”, “bizzarro”, “grottesco”.
Alcuni lo fanno derivare dalla parola portoghese “barroco” usata per definire una perla non coltivata e
asimmetrica, altri dal francese “baroque”, nel significato di "stravagante”, “bizzarro". Fu adottato dai
teorici del neoclassicismo (alla fine del Settecento) per criticare il periodo precedente, per opporvi il
gusto puro per le proporzioni perfette dell’età classica.

BAROCCO E ARCADIA

Il barocco inizia nel 1600 e gradualmente finisce nel 1680-90 con l'Arcadia. Ci sono musicisti arcadici
di notevole fama. Quelli che vi aderirono possedevano un nome iniziatico. Arcangelo Corelli era
chiamato “Arcomelo Erimanteo”, Francesco Gasparini “Anfriso Petronio”, Alessandro Marcello “Eterio
Stinfalico”, Benedetto Marcello “Driante Sacreo”, Bernardo Pasquini “Protico Azeriano”, Alessandro
Scarlatti “Terpandro Azeriano”, Giuseppe Valentini “Euginaspe Leupinto”. Questi Maestri Arcadici si
distinguono nettamente dai predecessori. Il Periodo Barocco con loro è definitivamente tramontato.

ADONE DI MARINO

Giovan Battista Marino (Napoli, 14 ottobre 1569; Napoli, 26 marzo 1625) è stato il massimo
rappresentante in Italia della poesia barocca, che da lui prende anche il nome di marinismo. Marino
canta la nuova condizione Seicentesca dell’individuo aperto al rinnovamento, com’era Galilei per la
ricerca scientifica. Marino loda lo scienziato nell’Adone per le sue nuove scoperte. L’Adone è un
poema d’impianto mitologico che Marino pubblicò nel 1623 e che gli conferì fama europea. Il testo è
in venti canti in ottave. La trama è complessa. Cupido litiga con Venere e per dispetto fa approdare il
bell’Adone sull’isola di Cipro, che è il regno della dea. Venere s’innamora del giovane, ed è da lui
ricambiata. Adone è iniziato all’amore da Cupido e Mercurio, che gli raccontano le favole dei mortali
Psiche, Ganimede, Narciso e Ciparisso, amati dagli dei. Mercurio attraverso la fontana d’Apollo che è
simbolo della poesia, conduce Adone e Venere dai piaceri sensuali, a quelli dell’arte e dell’intelletto.
Marte ingelosito perseguita Adone, costretto a fuggire tra mille traversie. Travestito da donna,
Adone torna a Cipro, è nominato re e riconquista la dea. Durante una battuta di caccia Marte e Diana
gli aizzano contro un cinghiale, che lo uccide. Venere, disperata, muta il cuore dell’amato in
anemone. Quest’opera molto sensuale è messa all’indice nel 1627. Il critico letterario Domenico
Pietropaolo ribadisce che “Marino non indulgeva in semplici bagatelle retoriche, ma flirtava con
l’eresia” ("Marino was not indulging in simple rhetorical 'bagattelle' but was flirting with eresy")
(Domenico PIETROPAOLO, “Echoes of Heresy in the Ascent to the Third Heaven”, in AA. VV., Lectura
Marini, a cura di Francesco GUARDIANI, University of Toronto, Dovehouse Editions, Toronto 1989, p.
197).

LA CATENA D’ADONE

La Catena d’Adone fu messa in musica da Domenico Mazzocchi (Civita Castellana, 8 novembre 1592;
Roma, 21 gennaio 1665), autore di mottetti, madrigali, opere e oratori. Il libretto riprende il testo di
Giovan Battista Marino. Questa è la prima tra le opere Barocche a cantare l’amore tra Venere e Adone.
Il libretto del poeta Ottavio Tronsarelli è in forma di Favola boschereccia in prologo e cinque atti. La
Prima esecuzione avvenne a Roma, nel Palazzo Conti, il 12 febbraio 1626, proprio l’anno prima che
l’Adone di Marino fosse bandito. Nel Prologo ci sono Apollo (T) e i ciclopi. Negli Atti scorrono i
personaggi Falsirena, una maga (S), Adone (A), Plutone (B), Venere (S), Idonia (S) e Arsete (B),
consiglieri di Falsirena, il governatore Oraspe (T), Amore (S), Eco (A), le ninfe e i pastori (coro). La
Catena d’Adone fu commissionata da Giovanni Giorgio Aldobrandini al musicista Domenico Mazzocchi,
che prestava servizio come diplomatico presso la famiglia. L’Opera ottenne un lusinghiero successo e
fu ripresa nel palazzo Conti nel carnevale del 1626 e quello stesso anno a Parma, poi a Bologna (1648)
e a Piacenza (1650). Il libretto è tratto dai canti XII e XIII dell’Adone di Marino, intitolati “La fuga” e “La
prigione”. Adone, che ama Venere, fugge da Marte, che è geloso e perciò lo perseguita. Raggiunge dei
“rozzi” boschi, regno della maga Falsirena, che si invagisce di Adone e cerca inutilmente di sedurlo;
decide di incatenarlo con un giogo d’oro, forgiato dai ciclopi e da Vulcano. Falsirena è gelosa e
sospetta che Adone la rifiuti perché ama un’altra donna. Plutone le rivela che Adone e Venere sono
amanti. La maga prende le sembianze della dea per ingannare il giovane, che si lascia quasi irretire,
ma è salvato dalla vera Venere che gli appare, e che castiga la maga legandola con la catena d’oro a
uno scoglio. Il soggetto mitologico era Barocco, nel modo di cercare la verità delle cose attraverso i
sensi. L’Allegoria della favola, stampata in partitura a benefizio della Santa Inquisizione, pretende che
il libretto debba essere interpretato in senso moralistico, ma la catena d’Adone è opera musicale
eretica. Il poeta rassicura ufficialmente i lettori che Falsirena è l’Anima, consigliata al bene dalla
Ragione (Arsete) persuasa al male dalla Concupiscenza (Idonia): “Adone, il quale lontano dalla deità di
Venere patisce incontri di vari travagli, è l’uomo che lontano da dio incorre in molti errori”. È evidente
che la scelta di un soggetto così rivoluzionario, per quei tempi, tratto da un’opera proibita, introduce
l’ascoltatore in pieno periodo Barocco. Un’epoca che si rivolta contro le assurde censure
ecclesiastiche, per propagandare un’indagine del mondo fatta attraverso i sensi, cioè quella teorizzata
da Marino. Il linguaggio rivoluzionario è celato sotto il velo dei versi mitologici. La ricerca originale
della verità dei sensi va in parallelo con l’interesse dell’opera per le novità meravigliose che Mazzocchi
ha apportato al recitar cantando, rendendo più varia la struttura mediante l’impiego delle mezze Arie,
o Ariosi. Si tratta di Recitativi che interrompono la monotona successione degli accordi in Basso
Continuo in corrispondenza di frasi rilevanti, utilizzando ad esempio dei melismi, come nell’Arioso di
Arsete.

documenti

Venere e Adone di Canovapartitura integrale della Catena di Adone di Mazzocchi documento pdf

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LA CATENA D'ADONE, SIGNIFICATI DELL’OPERA

La catena d’Adone rappresenta l’ambizione degli intellettuali di stabilire la supremazia di questa


esperienza sensuale su ogni altra forma di conoscenza, per cui Arsete dice che “La ragion perde dove
il senso abbonda”. Il bellissimo eroe è destinato al massimo piacere, che può derivargli dal conoscere
Venere, la più bella tra le divinità. Non esiste altro Paradiso se non quello terrestre, dove l’azione della
Catena d’Adone si svolge. Da qui la carica eretica dell’opera, perché la felicità qui in Mazzocchi, come
là nell’Adone di Marino, è tutta sensuale, terrena. Può essere riconquistata solo attraverso l’uso del
tatto, che è lo strumento conoscitivo più raffinato che l’uomo possegga. Mazzocchi e il librettista
Tronsarelli non muovono alla ricerca di una verità assoluta controriformista, ma piuttosto di un
metodo che consenta loro di acquisire certezze, o verità parziali, con le quali costruire il loro nuovo
mondo. Come Galilei si basa sulla conoscenza sperimentale del mondo, così il protagonista della
Catena di Adone conosce attraverso i sensi. Il musicista Mazzocchi interpreta il libretto come una
sterminata esperienza erotica caricata di effetti nuovi, di cori e brani polifonici, oltre che di danze,
Arie, interludi strumentali, e di un curioso balletto cantato, intitolato “Danze intramezzate con canti, e
con passaggi”, che si alterna a interventi del coro di ninfe e di pastori. La musica è resa più efficace dal
meraviglioso apparato scenico Barocco di macchine e apparizioni, che aggiungono erotismo a
sensualità. il nuovo spirito del Barocco Scrittori come Marino, il librettista Tronsarelli e il musicista
Mazzocchi, utilizzarono in principio questo linguaggio rivoluzionario del Barocco, comune per intento
con quello di Galilei. A metà del Seicento queste novità di linguaggio ripiegheranno su esercizi
ripetitivi retorici letterari e musicali.

CONTRORIFORMA E MUSICA

Riforma protestante e Controriforma cattolica influirono sullo sviluppo dei generi barocchi in ambito
sacro e profano. Le forme musicali, a parte qualche tradizione locale, erano sino a allora unitarie in
tutta Europa. Il madrigale del Cinquecento possedeva caratteri simili nell'Italia di Gabrieli,
nell'Inghilterra di Dowland, nella Francia di Verdelot. Lo scisma religioso portò a divisioni tra i due
blocchi, che svilupparono forme musicali diverse. In Germania e nei paesi luterani fiorirono i Corali e
le Cantate. Tutta l'assemblea cantava a una sola voce la stessa melodia. L'organo fu fondamentale per
accompagnare le funzioni sacre, e acquistò importanza come strumento solista. Forse servì a porre
l’accento sul rapporto esclusivo tra il singolo, rappresentato dallo strumento solista, con il dio dei
Protestanti. I Cattolici invece insistettero sul concetto di assemblee e di mediazione del clero tra dio e
l’uomo. Dopo il Concilio di Trento, che iniziò sotto il pontificato di papa Paolo III e che si concluse nel
1563, il carattere delle musiche cosiddette della controriforma fu rigorosamente sancito. Gli
accompagnamenti musicali furono ridotti in complessità; i canti profani non potevano più servire da
tenore per le messe polifoniche. Fu anche stabilito l'obbligo di far comprendere le parole nella musica
da chiesa, a differenza ad esempio delle composizioni fiamminghe, dove il testo non si capiva più. La
polifonia non fu però sconfessata, semplicemente si cercò di farla ritornare alla purezza delle origini.
Poiché i Cattolici dovevano contrapporre un genere proprio al canto unico del Corale protestante, che
potesse ravvivare la fede negli ascoltatori, ecco che favorirono una polifonia che alla gente piaceva,
diffondendola per tutte le aree cattoliche nel corso del primo Seicento. Il Corale protestante
promuoveva la funzione attiva dei partecipanti alla liturgia, la polifonia invece quella passiva degli
ascoltatori, che s’inebriavano dei contrappunti eseguiti da cantori professionisti.

LE MESSE DI PALESTRINA

Giovanni Pierluigi Sante da Palestrina (Palestrina, 1525 – Roma, 2 febbraio 1594) ebbe il merito di
sviluppare un linguaggio polifonico comprensibile al massimo grado, intrecciando le parti vocali con
grande maestria, utilizzando tutti gli artifici del contrappunto. Le parole del testo religioso tornarono a
brillare insieme a una musica austera ma meravigliosa. L’esclusivo genere palestriniano fu
contrapposto al Corale luterano. La leggenda vuole che Paestrina abbia composto una messa
polifonica a sei parti, la Missa Papae Marcelli del 1555, per mostrare al Papa che il contrappunto era
compatibile con le dottrine della Controriforma. Il compositore seppe in realtà interpretare il gusto
del tempo, che non poteva rifiutare un genere ormai consolidato che piaceva a molti. La
Controriforma, anche solo per spirito di proselitismo, avrebbe approvato la polifonia anche senza
Palestrina. Ma è suggestivo credere che la messa di Palestrina, acclamato Princeps Musicae della
Chiesa cattolica, avesse salvato la musica sacra, e il contrappunto, una tecnica di musica che ebbe
sempre un posto privilegiato nelle funzioni liturgiche insieme al canto gregoriano. Nelle Messe “sine
nomine” di Palestrina, continuò in realtà l’antica pratica di utilizzare le melodie profane nelle
composizioni religiose.
IL BAROCCO DELLE ORIGINI

Anche in letteratura, come in musica si stilava ogni anno un elenco di libri proibiti, nel quale finirono
anche quelli di Giovanni Boccaccio, che fu considerato un eretico. Giordano Bruno fu condannato al
rogo nel 1600. Quest’atrocità disumana tragicamente simboleggia l'inizio del Barocco.

LA RAPPRESENTAZIONE DI ANIMA E CORPO

A Roma, dopo la semplificazione dettata dal Concilio di Trento, il fiorentino Emilio de' Cavalieri (Roma,
1550 – Roma, 11 marzo 1602) della Camerata de’ Bardi scrisse nel 1600 l'opera che rappresenta il
passaggio dal tardo Rinascimento al Barocco. Se la Catena d’Adone di Mazzocchi evidenzia il lato
eretico, come l’opera di Marino dalla quale essa deriva, questa di Cavalieri è in apparenza più legata
alla Controriforma, ma le chiavi di lettura sono molteplici. La scelta dei testi seguiva in superficie lo
spirito controriformista cattolico. La Rappresentazione di anima e di corpo usava la polifonia, che
nelle intenzioni dei Controriformisti andava opposta al Corale. Anche i testi erano moraleggianti
secondo lo spirito della nuova devozione, ma i canti solistici e i meravigliosi effetti teatrali, tipici
dell'opera lirica di autori contemporanei come Jacopo Peri, Giulio Caccini o Claudio Monteverdi,
trasportano l’Opera in un nuovo mondo alla ricerca d’effetti sensuali, e di analogie con la musica
pagana greca. Non a caso le opere liriche erano guardate con sospetto per tutto il Seicento e il
Settecento dai predicatori, che vi scorsero sempre occasioni di peccato, e ricettacoli di eresie. La
Camerata Bardi, dalla quale Emilio de Cavalieri proveniva, era non per nulla celebrata per la riscoperta
della tragedia pagana e dei generi teatrali della Grecia classica. Nel suo Dialogo della musica antica e
moderna, Vincenzo Galilei, padre di Galileo, espose le idee sulla polifonia e sulla monodia, auspicando
il ritorno della musica alla purezza della Grecia antica. Il rifiuto della polifonia in favore della monodia
era auspicato anche dal Concilio di Trento, ma per ragioni del tutto diverse. La Controriforma
condannava la polifonia perché rendeva incomprensibili i testi religiosi, mentre Vincenzo Galilei e la
Camerata la avversavano per riportare ai fasti di un tempo la musica teatrale pagana. Il gruppo di
Giovanni Bardi favorì l’elaborazione di uno stile recitativo a metà tra il canto e il parlato. Il nuovo
genere fu applicato a monodie, intermedi e poi forme più articolate. I compositori della Camerata
inventarono l’opera teatrale. Si dedicarono quindi allo sperimentalismo in musica secondo il gusto
relativista del tempo, in netto contrasto con il pensiero unico del post-Concilio.

DESCRIZIONE DELL’OPERA DI CAVALIERI

L'opera della Rappresentazione di Anima e Corpo è preceduta da un prologo parlato ed è divisa in Atti.
Descrive le prove che anima e corpo devono affrontare per resistere alle insidie del Mondo.
L’Intelletto e il Consiglio sono dei personaggi che invitano l'ascoltatore a fuggire il peccato e
perseguire la via della salvezza verso il cielo. Le anime dannate e quelle beate illustrano le une le pene,
le altre le beatitudini. La personificazione del Tempo ricorda loro il carattere effimero delle cose, che
è poi uno dei temi conduttori del Barocco. Nel finale Anima e Corpo invitano tutti a lodare il Signore,
culminando in un innovativo balletto cantato. L'insistere sui temi dell'effimero è tipico della cultura
del Barocco, poi sviluppato da Caravaggio in pittura.

Immagine del Canestro di frutta di Caravaggio, nel quale si nota la frutta bacata, a rappresentare
l'effimero.

Immagine della Canestra di frutta di Caravaggio, nel quale si nota la frutta bacata, a rappresentare
l'effimero. L’Accademia Bardi sorse non a caso a Firenze. I primi incontri della Camerata si tennero dal
14 gennaio 1573. Firenze era stata culla di altre Accademie di pensiero libero, alternativo alle dottrine
ecclesiastiche. Ad esempio c’era stata quella neoplatonica, fondata nel 1459 da Marsilio Ficino per
volontà di Cosimo de' Medici. Questa fu sciolta solo nel 1523. Come l’Accademia Bardi, anche quella
di Ficino cercò l’ispirazione nella Grecia antica. Entrambe predilessero temi pagani, cioè mitologici
classici: quello ad esempio di Venere, oppure quelli di Ercole, o di Marte. Venere è pure la
protagonista della Catena d’Adone. Così come fece all’inizio del Seicento il poeta Marino, i
neoplatonici dell’Accademia fiorentina la trasformarono da dea peccaminosa dell'Olimpo in Venere
celeste, simbolo dell’amore spirituale, oppure in divinità terrena, simbolo della sensualità. Quello di
Anima e del corpo è pure la rappresentazione di un altro tema neoplatonico: la lotta tra il bene e il
male, tra un principio superiore e uno inferiore. In Adone c’è Venere che assoggetta Marte. Nella
rappresentazione di Cavalieri è invece la riproposizione di Ercole che uccide i mostri: l’opera intende
platonicamente dire che l’animo umano è sempre sospeso tra vizio e virtù, vittima dell’istinto che lo
ricaccia in basso. La persona cioè è sempre consapevole dei propri limiti.

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