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Pert e la biochimica delle emozioni

Candace B. Pert è un’autrice molto citata in certi circuiti esperienziali.


Nell’ambito più frequentemente scientifico invece non riscuote la stessa at-
tenzione. Forse è la sua stessa vicenda umana e professionale ad averla resa
più ostica e periferica; eppure si spiega in maniera straordinariamente chiara
e scientificamente sempre basata. Sono probabilmente le aperture che opera
verso un’altra dimensione più metafisica che possono inquietare i “bacchetto-
ni” del sapere paludato. A noi che da sempre ci vogliamo muovere alla fron-
tiera dell’innovazione e dei saperi invece piace, eccome. Questa riflessione
vale ancora più se si pensa che Pert ha aperto le sue finestre su un diverso ap-
proccio scientifico non da oggi.
Accertando l’esistenza delle basi biomolecolari delle nostre emozioni e
illustrando queste nuove scoperte in stile chiaro e accessibile, Candace Pert
ci consente di comprendere noi stessi, le nostre sensazioni e i complessi rap-
porti tra corpo e mente proiettandosi in un orizzonte in cui la scienza balbetta
e deve lasciare il passo alle ipotesi o al sentire ed il credere personale.
La sua è una introduzione ad una visione più globale, più unitaria e più
mistica del creato. Forse per questa propensione ha subito una persecuzione
dei saperi che non vogliono mettersi in discussione perché si considerano au-
tosufficienti. Così va il mondo, si dirà. Avrebbe potuto fare una ben diversa
carriera ma ha preferito la libertà del suo pensiero e la possibilità di aprirsi a
nuove frontiere ed a nuovi dialoghi con dimensioni esplorate da mistici e da
guru di vari orientamenti religiosi, ma più spesso orientali.
Ha sorretto sui Neuropeptidi la produzione e la circolazione delle emo-
zioni e quello che gli orientali chiamano il mente-corpo, il “bodymind”, un
termine che addirittura nella nostra lingua non si è formato a testimonianza
di quanto sia radicato in noi occidentali un vedere ben diverso in cui mente e
corpo sono due realtà; il mente-corpo.
I Neuropeptidi sono molecole messaggere che col sistema di comunica-
zione fatto dal circuito cellule-recettori costituiscono la base neuropsicobio-
logica dei processi di cura che si muovono ai margini dell’ortodossia clini-
ca formando quel novero di “medicine alternative o non-convenzionali” che
trattano la sintesi mente-corpo, o che operano con l’ipnosi terapeutica o che
attuano la medicina olistica.
La sua è una introduzione ad una visione molto più globale, più unita-
ria e più mistica del creato. Forse per questa propensione ha subito una per-
secuzione dei saperi che non vogliono mettersi in discussione perché si con-
siderano autosufficienti.

♦ Riflessioni 99

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