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LETTERE A SERAPIONE
lo Spirito Santo
I. Il contesto storico-dottrinale
1. Circostanze storiche
2. La corrispondenza Serapione-Atanasio
della sua morte. Era uno dei personaggi celebri del suo tempo.
Girolamo gli dedica un paragrafo del suo De viris illustribus (c. 99,
PL 23, 737-738): «Serapione, vescovo di Thmuis, che per la finezza
dell'ingegno meritò il titolo di Scolastico, fu amico del monaco
Antonio. Pubblicò un libro eccellente contro i Manichei, e un altro
sul titolo dei Salmi; e indirizzò epistole preziose a diversi destinata-
ri. Sotto l’im peratore Costanzo, raggiunse notevole fama nella pro
fessione della fede» (trad. E. Camisani, Opere scelte di San Girola
mo, Torino 1971, p. 194). Delle opere citate da Girolamo, possedia
mo solo ΓAdv. Manicheos (ed. R.P. Casey, Cambridge [Mass.] 1931)
e un paio di lettere. Una im portante raccolta di testi liturgici porta
pure il suo nome (Eucologio di Serapione), m a l’autenticità di que
st'opera non è sicura. Per maggiori notizie, cf. J.-M. Sauget, s.v.
Introduzione 13
“ Cf. I, 1, 2.
u Cf. I, 10, 4; 17, 4; 21, 4; 30, 4; 32, 2. Nelle altre lettere, questo
appellativo non compare più. Quanto alla nostra traduzione con
«sconnessi», cf. più avanti, nota 32.
" Cf. I, 2, 2; 3, 1; 7, 1; 10, 4.
” Cf. Lebon, Lettres, cit., p. 81, nota 1: «Allusion au procedé
employé par les adversaires pour éluder les textes scripturaires
allegués en faveur de la divinité du Saint-Esprit, en n'y voyant que
des manières de parler, des expressions figurées (tropoi), ce qui
leur vaut le nom de Tropiques, que saint Athanase leur donne».
Parimenti A. Heron, Zur Theologie der «Tropici» in den Serapion-
briefen des Athanasius, in «Kyrios», 14 (1974), pp. 3-24, alla p. 4:
«...Tropici gennant werden, weil sie die Schrift mit Hilfe von tropoi
d.h. mit allegorischen und m etaphorischen Auslegungen interpre-
Introduzione 17
tieren». Più cauto è A. Laminski, Der heilige Geist als Geist Christi
und Geist der Glàubigen, Leipzig 1969, p. 32: «Es ist nicht ganz klar
w elcherart diese "Redefiguren" sind...».
29 Prendiamo quest'espressione nel senso di un attaccam ento
miope e arbitrario alla lettera del testo biblico. Per l’origine e il
contesto storico-teologico del termine, cf. P. Blaser, s.v. Fondarne vi
talismo, in Enciclopedia della Bibbia, trad. it., Torino-Leumann
1970, voi. Ili, coll. 475-476.
50 Cf. ad esempio I, 9, 1: «Ma poiché nel passo di Amos, obietta
no, è nominato Cristo, ne segue che lo "spirito” di cui li si parla
non possa essere altri che lo Spirito Santo».
18 Introduzione
2. L'errore
Lo specifico errore dei Tropici riguarda la natura del
lo Spirito Santo. Secondo essi, è uno «spirito celeste», su-
■periore solo di grado agli altri angeli (I, 1, 2). Di conse
guenza non ne riconoscono la divinità, m a lo collocano
tra le creature. D'altra parte essi non concepiscono come
lo Spirito possa procedere dalla sostanza di Dio senza con
questo am m ettere che sia anch’egli «figlio» (e dunque
l'Unigenito non sarebbe piti tale, perché avrebbe un fratel
lo). Se poi si afferma che lo Spirito proviene dal Figlio, si
m ettono a sorridere, perché, dicono essi, il Padre sarebbe
allora «nonno» dello Spirito “
In tutte queste affermazioni, ci sembra di dover di
stinguere due livelli, uno che dipende piuttosto dal passa
to, l'altro invece che dipende dalla nuova situazione.
Ah prim o livello si situa l’attribuzione del titolo di
«angelo» allo Spirito Santo. Ciò infatti può essere consi
derato, in certa misura, un dato «tradizionale». Come ha
mostrato J. Daniélou, l’applicazione di categorie angeli
che al Figlio e allo Spirito è caratteristica di opere giu-
deo-cristiane, come ad esempio /'Ascensione di Isaia e il
Pastore di Erma 3\ Supponendo che i Tropici frequentas
sero ancora queste opere - cosa che non è affatto invero
sim ile -, alcune loro affermazioni diventerebbero più
chiare. Cosi l’interpretazione che essi dànno di Zac. 1, 9
(«l’angelo che parla di me») riferendolo allo Spirito San
to ”, non è piti un mistero se si legge Ascensione di Isaia
IX, 36: «Chiesi: Chi è costui? E lui a me: Adoralo, questi
è l'angelo dello Spirito Santo, il quale parla in te e negli
altri giusti» }6. Del resto, pure nel IV secolo non è raro
1. Il contesto trinitario
Benché addolorato da questo nuovo errore, Atanasio
non fu certamente colto alla sprovvista né dovette riflet-
3. Il rapporto Figlio-Spirito
4. Il rapporto Padre-Spirito
e ssa ,0. Perciò è proprio fidionj del Padre 7I, della sua
d iv in ità 72, e il Padre lo invia 7\
Che queste affermazioni si ricavino dalla Scrittura
insieme a quelle fatte precedentem ente sul rapporto Fi
glio-Spirito è per Atanasio la prova inoppugnabile della
perfetta identità di sostanza che esiste nella Trinità.
Sul piano però delle relazioni reciproche, appare
chiaro che le espressioni indicanti il rapporto Padre-Spi
rito sono di fatto delle brachilogie. Cosi, lo Spirito è
detto *procedere dal Padre» «perché rifulge, è inviato e
dato da parte del Verbo, il quale (appunto), come noi
professiamo, è dal Padre» 74. Ancora, poiché tutto ciò che
ha il Figlio è «del Padre», cosi lo Spirito, che è «del
Figlio», è pure «del Padre» 7S. Parimenti, lo Spirito è «in
Dio Padre», perché è «nel Verbo» il quale è nel Padre 76;
e se è vero che il Padre manda lo Spirito, ciò avviene
«nel nome del Figlio» 7 7 e precisamente quando questi
alitò sui discepoli7>.
7. Il contesto soteriologico
8. Teologia apofatica
Atanasio preferisce spesso formulare il suo pensiero
su Dio in modo negativo piuttosto che positivo: «È suffi-
17, 1.
Cf. I, 17, 3.6.
Cf. IV, 6, 4-5.
'“ ■Cf. IV, 6, 5.
121 Cf. IV, 5, 1; 6, 7.
122 I, 17, 2.
123 Cf. I, 20, 4. Osserva giustam ente Wolinski: «Devant le mystère
de Dieu, la prem ière réaction d'Athanase est de se taire et d’adorer.
Il n'adm et pas que la réponse aux objections de la raison précède
l’acte de foi et le conditionne» (La pneumatologie des Pères Grecs,
cit., p. 146).
,24 Cf. IV, 5, 2.
m Cf. IV, 7, 1.
126 Cf. I, 28, 1; 30, 2; 32, 1; 33, 2; IV, 6, 3.
32 Introduzione
9. Atanasio e la Bibbia
,w Cf. I, 8, 4; 9, 3.
m Cf. I, 8, 1; IV, 8, 1; 14, 1.
,3! Cf. I, 9, 3.
133 Cf. IV, 23, 3.
,M Cf. II, 7, 1.
135 Cf. II, 7, 3.
136 Cf. II, 7, 4; III, 7, 1.
137 Cf. II, 8, 1.
,J* Cf. II, 7, 3.
<3’ In questa m aniera di leggere la Scrittura, Atanasio si m ostra
«un discepolo fedele di Origene» (Sieben, Herméneutique, cit., p.
211); m a mentre per Origene il «fine» della Scrittura è la rivelazione
dei «nascosti misteri degli umani destini» (De prirtc. IV, 2, 7), per
Atanasio tutto si riconduce all’unico m istero del Cristo, Verbo fatto
uomo (cf. Sieben, ibid., pp. 208-210).
34 Introduzione
Parte prima
A. Confutazione scritturistica
Quale fondamento?
[536A] 3. 1. Dico proprio a voi: da dove vi viene il
pretesto per tale tem erità, per cui non tem ete questa
parola del Signore: Colui che avrà bestem m iato contro
lo Spirito Santo, non avrà remissione né in questo secolo
né in quello futuro “ ? Gli Ariani, non com prendendo la
venuta del Verbo nella carne né le espressioni dette a
motivo di questa (venuta), ne hanno fatto un pretesto
p er la loro eresia e cosi sono stati scoperti come avversa
ri di Dio e come gente che parla veram ente dalla terra 17
dicendo cose vuote. Ma voi, da dove avete attinto il
vostro errore? Da chi lo avete sentito? O qual è «il nesso
logico» 18 di questo vostro errore?
20 Am. 4, 13 (LXX).
21 Prov. 8, 22 (LXX).
22 Atanasio, nella polemica contro gli Ariani, aveva interpretato
il termine «creare» come riferito aU’incam azione del Verbo-Sapien
za, in vista delle «opere» della salvezza (in particolare nel C. Arian.
II). Cf. M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, cit., pp. 278, 478;
Ch. Kannengiesser, Athanase d'Alexandrie, évèque et écrivain. Une
lecture des traités Contre les Ariens (Théol. Hist. 70), Paris 1983, pp.
68, 73-93, 301-310.
Lettere a Serapione, I 43
27 Le. 4,1. Tutti i codici del N.T. a noi pervenuti, invece di «essen
do pieno di Spirito», leggono: «pieno di Spirito Santo».
2” Mt. 4, 1.
” Le. 3, 21-22.
10 Atanasio vuol dire che quando il term ine pneum a non è accom
pagnato da nessuna qualificazione o ha solo l’articolo, è il contesto
che indica chiaram ente di che «spirito» si tratta.
Lettere a Serapione. I 45
" Gen. 1. 2.
12 Ivi, 6. 3.
33 Num. 11, 29.
54 Giud. 3, 10.
15 Ivi, 11,29.
34 Ivi, 13, 24-25.
57 Ivi, 15, 14.
3* Sai. 50, 13.
” Sai. 142, 10-11.
40 Is. 61, 1.
Ivi, 30, 1.
46 Atanasio
67 1 Gv. 4, 13.
“ Rom. 8, 9-11.
” 1 Cor. 2, 10-12.
70 Ivi, 3, 16.
Ivi, 6, 11.
72 Ivi, 12, 11.
71 2 Cor! 3, 17. Atanasio intende «Signore» come apposizione di
Spirito. Cf., nello stesso senso, Basilio, De Spir. San. 31, 52, 34 (Sour-
ces Chrét. 17 bis, p. 434).
50 Atanasio
74 Gal. 3, 14.
75 Ivi, 4, 6-7.
74 Ef. 4, 30.
Ivi, 4, 3.
" Fil. I, 18-20.
7’ Ivi, 3, 3.
M 1 Tess. 4, 8.
Ebr. 9, 8.
" Ivi, 10, 29.
Lettere a Serapione, I 51
,s Ivi, 9, 13-14.
M 2 Tess. 2, 18.
*5 Cf. Introduzione, p. 18.
“ Sai. 76, 7.
" Bar. 3, 1.
” Dan. 3, 86.
52 Atanasio
M Rom. 8, 16-17.
90 1 Cor. 2, 11.
" IT ess. 5, 23.
92 In greco, come già in ebraico, la stessa parola (pneuma) signifi
ca «soffio», «vento» e «spirito».
” Gen. 8, 1.
94 Giona, 1, 4.
95 Sai. 106, 25.
9‘ Sai. 148, 7-8.
97 Ez. 27, 25-26.
Lettere a Serapione, I 53
1 Cor. 3, 6.
” Rom. 7, 14.
,00 Ivi, 7, 6.
101 Ivi, 7, 25-8, 2.
,01 Atti, 8, 30.
101 Num. 14, 24.
104 Ez. 18, 31.
54 Atanasio
Nuova obiezione
,0’ Is. 7, 2.
Giona, 1, 4.
,07 Cf. Am. 4, 13.
,0' 1 Re, 18, 45.
Ecco un esempio di come ragionavano gli avversari di Atana
sio, scorgendo un nesso logico (tropos) nella vicinanza delle parole
«Cristo» e «spirito». Ma Atanasio dim ostrerà subito quanto sia
«sconnesso» questo m odo di ragionare.
Lettere a Serapione, I 55
Gv. 1,14.
110 Ef. 2, 15 e 4, 24.
121 Cristo è l’Immagine del Dio invisibile (cf. Col. 1, 15), m entre
l’uomo è stato creato «secondo l’immagine» (Gen. 1, 27), cioè secon
do Cristo.
111 La «nuova creazione» non si opera direttam ente sull’uomo de
caduto, bensì m ediante l’incam azione del Logos. Grazie a questa ve
nuta del Logos nella carne, la mente (nous) um ana si trova a essere
creata e rinnovata. Pare che qui Atanasio veda la creazione soprat
tutto in riferimento al nous-pneuma, e distingua una prim a creazio
ne all’origine, da una seconda, che consiste nel partecipare al Verbo
incarnato, le due essendo finalizzate a «creare un solo uomo nuovo»
(con la singolare esegesi di Ef. 2,15). G iustam ente scrive Ch. Kannen-
giesser: «L’acte de l'incarnation salutaire se situe donc pour Athana-
se avant tout au niveau du nous humain» (Logos et nous chez Athana-
se d’Alexandrie, in Studia Patristica, XI [Texte und Untersuchungen
1081 Berlin 1972, pp. 199-202, alla p. 201).
121 Ez. 18, 31-32.
114 Cf. Am. 4, 13.
58 Atanasio
Ivi, 4, 5-6.
1,1 Cf. I, 10, 4.
143 Cf. Dan. 7,10; Ap. 5,11; Sacram. Serap. XIII, 9 (Funk, Disac. et
Const. Apost. II, 172).
144 Cf. Le. 3, 22.
145 Mt. 13, 41.
144 Ivi, 4, 11.
147 Ivi, 13, 49.
,4* Gv. 20, 22.
149 Mt. 28, 19.
62 Atanasio
1.6 II riferimento è sem pre a 1 Tim. 5,21 (cf. 1 ,10,4). La lista delle
varie classi di angeli, che già si legge in Sacram. Serap. XIII, 9 (Funk,
172-174), è in qualche modo ricavabile dal N.T. (cf. Rom. 8,38; 1 Cor.
15, 24; Ef. 1, 21; Col. 1, 16; 1 Tess. 4, 16).
1.7 Cf. Mt. 22, 29.
,M Is. 48, 16.
,M Ag. 2, 4-5.
Lettere a Serapione, I 65
m Ef. 4, 6.
1,5 1 Tim. 5, 21.
1,4 Cf. Mt. 18, 10.
1,7 I «piccoli» di Mt. 18,10 sono per Atanasio i «laici» (laoi), cioè
popolo dei semplici fedeli, contrapposti ai ministri ordinati (quale
appunto era Timoteo). Qui non ha senso tradurre laoi con «popoli»;
del resto è abituale in Atanasio intendere laoi nel senso sopra indica
to (cf. G. Miiller, Lexicon Athanasianum, Berlin 1952, p. 804).
Lettere a Serapione, I 67
B. Confutazione logica
Ragionamenti assurdi
Cf. Is. 6, 2.
1,9 Qo. 7, 16.
,9° Cf. 1 Cor. 2, 13.
,9' Cf. Gal. 3, 2.5.
’9J Cf. 2 Cor. 12, 4.
’9) Rom. 11, 33.
Lettere a Serapione, I 71
Ivi, 4, 3.
Ebr. 3, 5.
IM Sap. 1, 4.
1,7 Cf. Introduzione, p. 18.
72 Atanasio
Fonte e luce
Figliolanza
Sapienza
Dono
Vita
Opere
La Trinità è inseparabile
I
La ragione illum inata dalla fede
Conclusione
e t. ivi, 5, M .
Ivi, 14, 26.
”8 Affermazione fondam entale della teologia trinitaria di Atana
sio (cf. Introduzione, p. 23). Basilio la riprenderà quasi alla lettera
(De Spir. San. 17, 43, 14, Sources Chrét. 17 bis, p. 398).
”* Caifa fu colui che diede l'appoggio determ inante alla decisio
ne di uccidere Gesù, proprio dopo la risurrezione di Lazzaro (cf. Gv.
11, 49-53). Per Atanasio è quasi il simbolo di quei Giudei che per invi
dia rifiutarono di riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, negando cosi
l'evidenza delle sue opere miracolose. Questi Giudei increduli non
hanno più per padre Abramo, m a il diavolo (cf. De decr. Nic. 27: PG
25, 465C-D; De sent. Dion. 3: PG 25, 484A-B; C. Arian. Ili, 67: PG 26,
468A). Ad essi sono equiparati gli Ariani, che negano la divinità di
Cristo.
80 Atanasio
Parte seconda
pio Dio fece il cielo e la terra Z4S, con tutto quanto conten
gono 24‘. Lo Spirito Santo invece è detto «da Dio»: Nessu
no conosce ciò che è dell’uom o se non lo spirito dell’uo
m o che è in lui; cosi nessuno conosce ciò che è di Dio se
non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto [B]
lo spirito del mondo, m a lo Spirito che è da Dio 247.
2. Si può forse dedurre da queste affermazioni una
qualche affinità tra lo Spirito e le creature? Le creature
infatti non sono (sempre) esistite; Dio invece è (colui)
che è 24e, e da lui è lo Spirito. Ora ciò che è da Dio non è
dal nulla né è creatura, altrim enti, se andassim o dietro
a loro, dovremm o ritenere creatura anche colui da cui è
lo Spirito.
3. Chi dunque sopporterà tali stolti che dicono an-
ch’essi nel loro cuore: Dio non c ’è J49? E infatti, se è vero
che nessuno conosce ciò che è dell’uom o se non lo spiri
to che è in lui, e se è vero che (nessuno conosce) ciò che
è di Dio se non lo Spirito che è in lui come non
potrebbe essere blasfemo chiam are creatura lo Spirito
che è in Dio e che scruta anche le profondità di Dio 251?
Chi fa tali ragionam enti dovrà per forza dire che lo spiri
to dell’uomo è fuori [C] dell’uomo, e che il Verbo che è
nel Padre è creatura.
!S2 Rom. 1, 4.
25J 1 Cor. 6, 11.
254 Tit. 3, 4-7.
255 Sai. 103, 30.
25‘ Ebr. 6. 4.
84 Atanasio
Lo Spirito vivifica
m 1 Cor. 3, 16-17.
170 Cf. pili sopra, I, 19, 8.
271 lG v .4 ,13.
271 Theopoieó. Cf. I, 25, 5-6 e Introduzione, pp. 29 s. Al tem po di
Atanasio la dottrina della «divinizzazione» deU'uomo appare ormai
come un dato ferm am ente acquisito (cf. B. Studer, s.v. Divinizzazio
ne, in Diz. Patr. e di Antic. Crisi., I, Casale Monferrato 1983, col. 998).
Su di esso Atanasio argom enta per dim ostrare la divinità dello Spiri
to Santo. Pare tuttavia che il vescovo alessandrino abbia conosciuto
un'evoluzione a questo proposito, perché nella sua opera De incama-
tione egli non assegna ancora nessun ruolo allo Spirito, concentran
do unicamente sul Verbo l’opera della divinizzazione deU'uomo.
271 Cf. I, 9, 5; 22, 6.
Lettere a Serapione, I 87
277 Atanasio usa spessissimo l’aggettivo idion (cf. più sopra, 1,2,
4; 21, 5; 25, 1-2, ecc.) p er lo Spirito, cosi come lo usa per il Figlio
rispetto al Padre (soprattutto in C. Arian. II). Vi è forse un aggancio
biblico in Rom. 8, 32 (idion hyion). Gli Ariani negavano decisamente
che si pptesse dire che il Figlio era l'idion logon del Padre, forse con
il timore di vedere cosi vanificata la reale distinzione delle ipostasi
(cf. R.D. Williams, The Logic o f Arianism, in «Journal of Theological
Studies», n.s. 34/1 [19831 PP- 56-81). Atanasio però non intende parla
re del proprium applicato al Figlio e allo Spinto come di una sempli
ce qualità; ciò che vuole affermare è la non estraneità del Figlio e
dello Spirito Santo alla natura divina. Come infatti una sostanza è
inseparabile dalle sue qualità essenziali (ad es. la luce dallo splendo
re), cosi il Figlio e lo Spirito appartengono inseparabilm ente alla
divinità del Padre, senza esservi ammessi per partecipazione, come
invece è il caso delle creature divinizzate.
2711 Cf. più sopra, I, 15, 1 ss.
279 Cf. 1 Cor. 2, 11-12.
Lettere a Serapione, I 89
3“ Sai. 138, 7.
3M Sap. 12, 1.
1.0 Cf. Gen. 1, 17.
Cf. Deut. 32, 8; Atti, 17, 26.
1,2 Cf. Ebr. 1, 14.
3.1 Giob. 1, 6.
3.4 Gen. 28, 12.
3.5 Ebr. 6, 4-5.
Lettere a Serapione, I 93
Conclusione
Ef. 4, 6.
120 Cf. I, 14, 4; III, 6, 3; C. Arian. Ili, 15 (PG 26, 353B). L'esegesi
trinitaria di Ef. 4,6 era già stata proposta da Ireneo, Adv. haer. V, 18,
2; Dem. 5, e da Ippolito, C. Noetum 13.
121 Es. 3, 14; Ap. 1, 4.8.; 4, 8; 11, 17; 16, 5.
322 Rom. 9, 5.
323 Queste affermazioni sono dirette contro il sabellianesimo (o
modalismo) che, per salvaguardare il monoteismo, am m etteva una
Trinità solo di nome, senza sussistenza reale e distinta. Se questo è
credere «meno» di quanto crede la Chiesa, come dirà Atanasio subi
to dopo, non bisogna però cadere neirerrore opposto, cioè nel poli
teismo, che è un «di più» mai ammesso dalla fede cattolica.
3!‘ Mt. 28, 19.
96 Atanasio
Cf. Ef. 4, 6.
526 Cf. più sopra, nota 57.
" 7 Cf. Sai. 74, 6.
Lettere a Serapione, I 97
341 Sai. 32, 6. Spesso citato da Atanasio (cf. II, 8, 2; III, 5, 1; IV, 3,
8), questo versetto già da Ireneo era applicato al Verbo e allo Spirito
(cf. Adv. haer. I, 22, 1; Dem. 5).
343 Sai. 147, 18.
3,4 1 Cor. 6, 11.
345 Gv. 14, 23.
344 Ef. 3, 16-17.
347 Gv. 14, 10.
34> Espressione abituale nella LXX per introdurre un oracolo pro
fetico (cf. Ger. 1, 4.11, ecc.).
34’ Zac. 1, 6.
Lettere a Serapione. I 101
35u Ivi, 7, 12. Questi due testi sono pure citati insieme in I, 5, 6.
351 Atti, 1, 16.
3,2 Ivi, 4, 24-25.
353 Ivi, 28, 25.
354 1 Tim. 4, 1.
335 Seguo la correzione del Lebon, Lettres, cit., p. 141, nota 3.
35‘ Gioe. 2, 28.
3,7 Fil. 1, 19.
35' 2 Cor. 13, 3.
102 Atanasio
Epilogo
Premessa
Parte prima
Razionalismo meschino
Tutto ciò che si dice del Padre, va detto anche del Figlio
La fede di Nicea
5. 1. Se le cose sono cosi come sta scritto, chi n
vede che il Figlio è consostanziale al Padre, dato che il
Figlio non ha nulla che lo renda simile alle creature,
m entre tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio?
Come, infatti, [B] se (il Figlio) avesse una qualche somi
glianza con le creature e un'affinità con esse, sarebbe
loro consostanziale, cosi, essendo diverso per sostanza
dalle cose prodotte, m a Verbo proprio del Padre, e non
altro 67 dal Padre - dato che tu tto ciò che è del Padre è
pure sua cosa propria “ - giustam ente è a lui conso
stanziale.
7J Cf. Mt. 1, 2.
74 Cf. Es. 36, 1.
75 Mt. 1, 2.
7‘ Atanasio allude probabilm ente agli opuscoli De decretis tticae-
noe synodi e De sententia Dionysii, scritti attorno al 350.
77 Sai. 148, 5.
7‘ Sai. 44, 2.
” Cf. Dan. 3, 50.
Lettere a Serapione, Il 117
Ivi, 3, 57.
" Cf. Mt. 11, 27.
“ Cf. Ap. 5, 13.
!J Cf. Ef. 3, 21; 1 Pt. 4, 11.
M Prov. 8, 22 (LXX). Cf. nota 22 della I Lettera.
" Cf. più sopra, II, 6, 2-4.
“ Cf. I, 29, 4 e nota 328.
118 Atanasio
Cf. 1 Cor. 2, 8.
·' Cf. Sai. 81, 5.
” Gv. 12, 35.
90 Ivi, 1, 1.
” 1 Cor. 1, 24.
” Gv. 1, 14.
” Ivi, 7, 19; 8, 40.
’4 1 Tim. 2, 5.
Lettere a Serapione. Il 119
Parte seconda
[LETTERA III]
Altri argomenti
Lo Spirito è unico
Lo Spirito è dappertutto
150 Sap. 1, 7.
,s' Sai. 138, 7.
151 Cf. I, 26, 5-6.
m Cf. I, 9, 5-6; 24, 4-5.
154 Gv. 5, 19.
155 Ivi, 1, 3.
156 Sai. 103, 29-30.
130 Atanasio
La Trinità è eterna
Epilogo
5. Io dunque, secondo il desiderio che avevi m anife
stato, ti m ando quest'altro breve scritto. Tu poi, da per-
1,6 Cf. ivi, 4, 6.
134 Atanasio
Seguire le Scritture
2J Rom. 8, 29.
14 Cf. Gv. 5, 43.
!S Gv. 14, 26.
140 Atanasio
26 Cf. Ef. 4, 5.
27 Cf. Gv. 14, 26.
2* Cf. Gv. 20, 22.
2” Cf. Gv. 16, 15.
10 Cf. Ili, 5, 2-3. Segue una lacuna.
51 Sai. 32, 6. Cf. Lettera I, nota 341
32 Cf. Rom. 8, 15.
33 1 Cor. 1, 24.
34 Cf. Is. 11, 2.
35 Cf. 2 Tim. 1, 7.
36 Gal. 4, 6.
Lettere a Serapione, IV 141
1 Cor. 2, 11.
J‘ Gv. 14, 10.
” Rom. 11, 34.
142 Atanasio
40 Sai. 13, 1.
41 Cf. Introduzione, p. 31.
42 Mt. 28, 19.
43 Nel IV secolo si faceva risalire a Sabellio (originario della Li
bia, ma vissuto a Roma agli inizi del III secolo) l’errore che vedeva
nella Trinità una semplice distinzione nom inale (cf. Lettera I, nota
323).
Lettere a Serapione, IV 143
” Cf. Ef. 4, 5.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 147
Appendice
Esitazione di Atanasio
La richiesta di Serapione
3. Il detto in questione fu pronunciato quando, alla
vista dei segni prodigiosi n arrati nel Vangelo, i Farisei
com inciarono a dire: Costui non scaccia i dem oni se non
per mezzo di Beelzebul, prìncipe dei demoni. Ora il Si
gnore, conoscendo i loro pensieri, disse loro: Ogni regno
diviso in se stesso, si spopola E dopo aver detto: Se io
scaccio i dem oni con lo Spirito di Dio, allora è giunto a
voi il regno di Dio “ , egli aggiunge: Per questo vi dico:
ogni tipo di peccato e di bestem m ia sarà perdonato a voi
uomini; ma la bestem m ia contro lo Spirito non sarà
perdonata. E se qualcuno pronuncia una parola contro
il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato, m a se uno parla
contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato né in
questo secolo né in quello futuro [B]
4. Ora, tu chiedevi come mai la bestem m ia contro il
Figlio viene perdonata, m entre quella contro lo Spirito
Santo non am m ette perdono né in questo secolo né in
quello futuro.
La spiegazione di Origene
La spiegazione di Teognosto
10 I passi che seguono sono tratti quasi certam ente dalle Ipotipo-
si, opera perduta di Teognosto, m a descritta da Fozio (PG 103,
373C-376C).
71 Gv. 16, 12-13.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 151
Gv. l, 1.
1,6 Ivi, 1, 14.
117 Questi 5 1-2 costituiscono la terza citazione del Conc. Later.
(cf. nota 106).
"* 1 Tim. 3, 16. Come si legge nell’edizione del Migne (PG 26, 658,
nota 21) la frase tra parentesi quadre si leggeva in un solo m anoscrit
to e per di più in margine. Ciò potrebbe far pensare a una glossa,
oppure a una correzione. Solo un esame più accurato della tradizio
ne m anoscritta potrà risolvere la questione.
158 Atanasio
La conferma di Marco 3, 30
,M Gv. 6, 62-63.
,S1 Ivi, 6, 63.
Per Atanasio, come per gli altri Padri, non vi è dubbio che l’eu
caristia sia un cibo «spirituale». Tuttavia per essi «spirituale» non si
Lettere a Serapione, IV - Appendice 165
“s Gen. 1, 1.
Ivi, 1, 27.
“7 Bel e il drago 5 (= Dan. 14, 4).
Lettere a Serapione, IV - Appendice 169
[676A] 23.1. Per questo, sia gli uni che gli altri avran
no un castigo irrem issibile. Lo h a dichiarato il Signore
dicendo: Chi parlerà contro lo Spirito Santo non sarà per
donato né in questo secolo né in quello futuro l73. E giusta
mente. Chi infatti nega il Figlio 17\ a chi (altro) si potrà
rivolgere per avere espiazione? O quale vita, quale ripo
so si aspetterà chi h a rifiutato colui che ha detto: Io sono
la vita l7S, e: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e
oppressi, e io vi darò riposo ’76?
2. Se tale è la pena riservata a costoro, è chiaro ch
veri credenti in Cristo, quelli cioè che lo adorano, sia se
condo la carne, sia secondo lo Spirito 177, quelli che non
lo ignorano come Figlio di Dio e non negano che si sia
fatto Figlio dell'uomo, m a credono che in [B] principio
era il Verbo 178 e che il Verbo si è fatto carne 179, costoro
regneranno in eterno nei cieli, secondo le sante promesse
del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale ha
Epilogo
3, 16 : 49, 127 1, 17 74 ,
3 11 67
3, 16-17 86 1, 21: 64
6, 3 : 91 2, 15 : 57 1 Timoteo
6, 11 49, 83, 3, 16-17 : 100 2, 5 : 118
100 3, 21 : 117 3, 16 : 157
8, 6 : 127, 138 4, 3 50 4, 1 101
10, 4 : 74 4, '5 97, 132, 5, 8 97
12, 4-6 98, 131 140, 146, 154 5, 21 17, 58, 59,
12, 11 49, 128 4, 6 : 66, 95, 96, 64, 66, 80
12, 13 74, 128 132, 133 6, 13-14 : 65
15, 24 64 4, 24 : 57
15, 26 119 4, 30 50, 85, 2 Timoteo
15, 32 : 109 126
15, 53-54 109 1, 7 : 140
Filippesi 1, 10 119
2 Corinti 3, 16 108
1, 18-20 : 50
1, 3 37 1, 19 : 101, 131 Tito
2, 8 : 153 2, 6 : 127
2, 15 85, 127 2, 6-8 : 155 3, 4-7 : 83
3, 17 49 3, 3 50 3, 5 : 43, 152
12, 4 70, 77 3, 10 67, 135,
13, 3 : 101, 130 Colossesi 145
13, 13 99, 131 1, 5 : 109
1, 15 57, 138 Ebrei
Galati 1, 16 : 64 1, 2 109, 113
2, 19-20 : 75 1, 16-17 : 128 1, 3 73, 108,
3, 2 43, 70 1, 17 151 110
3, 5 : 70 1, 20 102 1, 10 : 113
3, 14 50 3, 1 : 119 1, 10-12 : 112
4, 6 89, 124, 3, 9-10 154 1, 12 : 91
140 1, 14 : 38, 59, 92
4, 6-7 : 50 1 Tessalonicesi 3, 5 71
4, 7 : 153 3, 10 : 145
4, 19 85, 127, 4, 8 : 50 6, 4 : 83, 151
153 4, 16 64 6, 4-5 92
6, 10 134 5, 19 43 6, 4-6 : 149, 154
5, 23 52 9, 8 : 50
Efesini 9, 13-14 : 51
2 Tessalonicesi 10, 1 : 58
1, 13: 84, 109,
126 2, 18 51 10, 29 50
184 Indice scrltturistico
Introduzione pag. 7
I. Il contesto storico-dottrinale 7
Lettera I pag. 37
Occasione della lettera, 37 - L'errore circa lo Spirito
Santo, 38
Parte prim a
A. Confutazione scritturistica 41
Quale fondamento? 41 - Primo testo incriminato:
Amos 4, 13, 41 - Quando nella Scrittura «spirito»
significa Spirito Santo, 43 - Dossier scritturistico:
Antico Testamento, 44 - Dossier scritturistico: Nuo
vo Testamento, 47 - «Spirito» significa a volte «spiri
to dell’uomo», 51 - «Spirito» (pneuma) significa an
che «vento», 52 - «Spirito» significa infine «senso
spirituale», 52 - L'esatta interpretazione di Amos 4,
13, 54 - Nuova obiezione, 54 - Interpretazione antro
pologica di «spirito creato», 55 - Interpretazione cri
stologica di «tuono consolidato», 57 - Secondo testo
incriminato: 1 Timoteo 5, 21, 58 - Lo Spirito Santo
non è mai chiam ato angelo, 59 - Nuove obiezioni
infondate, 60 - Lo Spirito Santo è distinto dagli an
geli, 62 - Una logica assurda, 63 - L’esatta interpreta
zione di 1 Timoteo 5, 21, 66
B. Confutazione logica 67
Ragionamenti assurdi, 67 - In che senso Dio è Pa
dre e Figlio, 68 - Trascendenza di Dio e linguaggio
umano, 70 - Limite della conoscenza um ana, 72 -
Attenersi alle espressioni scritturistiche, 73 - Fonte
e luce, 73 - Figliolanza, 74 - Sapienza, 74 - Dono, 75 -
Vita, 75 - Opere, 76 - La Trinità è inseparabile, 76 -
La ragione illum inata dalla fede, 77- Conclusione,
79
Parte seconda
A. Esposizione deH’insegnam ento delle Sa
cre Scritture
Indice generale
Lettera II
Premessa, 107
Parte prim a
Breve confutazione dell'arianesim o
Razionalismo meschino, 108 - Tutto ciò che si dice
del Padre, va detto anche del Figlio, 109 -11 Figlio è
consostanziale al Padre, 111 - Il Figlio è vero Dio,
112 - La fede di Nicea, 114 - Differenza tra «creare» e
«generare», 115 - Esatta interpretazione di Proverbi
8, 22, 117-11 tratto distintivo della fede apostolica,
119 Esatta interpretazione di Marco 13, 22, 120
Appendice
La bestem m ia contro lo Spirito (Mt. 12, 32) 147
Esitazione di Atanasio, 147 - La richiesta di Serapio
ne, 148 - L’opinione di Origene e Teognosto, 148 - La
spiegazione di Origene, 149 - La spiegazione di Teo
gnosto, 150 - Esame delle suddette opinioni, 151
Gesù parlava ai Farisei, non ai battezzati, 152 - Diffe
renza tra «pentimento» e «rinnovamento», 153 - Il
fondamento cristologico dell'esegesi, 155 - La dupli
ce condizione di Cristo, 156 - Attenuanti per alcuni
errori cristologici, 157 Gravità della bestem m ia
dei Farisei, 158 - Antecedente nell’apostasia d’Israe
le, 160 - Ambedue le bestemmie riguardano Cristo,
160 - La conferma di Marco 3, 30, 162 - «Figlio del
l'uomo» e «Spirito», 163 - La negazione esplicita del
la divinità del Verbo, 165 - L'evidenza delle opere
divine, 167 Identità di fondo con l’eresia ariana,
168 - Cristo, Figlio di Dio e Figlio deU'uomo, 170 -
Epilogo, 171