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Atanasio

LETTERE A SERAPIONE
lo Spirito Santo

Traduzione, introduzione e note


a cura di Enrico Cattaneo S.l.

città nuova editrice


INTRODUZIONE

I. Il contesto storico-dottrinale

La riflessione sullo Spirito Santo e la sua azione nel­


la Chiesa non è mai mancata neppure nei prim i tempi
del cristianesimo. Basti pensare alla controversia sul ca­
risma profetico nel I I secolo, ad autori come Ireneo di
Lione, Tertulliano, Clemente e Origene e alla iconogra­
fia

1 Cf. R. Cantalamessa, L'Omelia «In sanctum Pascha» dello Pseu-


do-Ippolito di Roma. Ricerche sulla teologia dell'Asia Minore nella
seconda metà del I I secolo, Milano 1976, pp. 171-185; G. Kretschmar,
Le développement de la doctrine du Saint-Esprit du Nouveau Testa-
m eni à Nicée, in «Verbum Caro», 88 (1968), pp. 5-55; R. Farina - J.
Lebreton, Il montanismo, in Storia della Chiesa dalle origini ai no­
stri giorni, voi. II (a cura di J. Lebreton e J. Zeiller), Torino 1972, pp.
72-80; H.J. Jaschke, Der heilige Geist im Bekenntnis der Kirche. Etne
Studie zur Pneumatologie des Irenàus von Lyon im Ausgang vom
altchrìstlichen Glaubensbekenntnis, M unster 1976; E. Peretto, La
Epideixis di Ireneo. Il ruolo dello Spirito Santo nella formulazione
delle argomentazioni, in «Augustinianum» 20 (1980), pp. 559-579; C.
Granado, La actividad del Espiritu Santo en la Historia de la salva-
ción segim San Ireneo, in «Communio», 16 (1982), pp. 27-45; W. Ben-
der. Die Lehre iiber den Heiligen Geist bei Tertullian, Miinchen 1961;
C. Moreschini, Tradizione e innovazione nella pneumatologia di Ter­
tulliano, in «Augustinianum», 20(1980), pp. 633-644; L.F. Ladaria, El
Espiritu en Clemente Alejandri.no, Madrid 1980; M. Simonetti, Note
sulla teologia trinitaria di Origene, in «Vetera Christianorum», 8
(1971), pp. 273-308. Per la iconografia, cf. A. Quacquarelli, Lo Spirito
Santo e la iconografia del II e III secolo in «Vetera Christianorum»,
16 (1979), pp. 173-193.
8 Introduzione

Solo però nel IV secolo il problem a teologico dello


Spirito Santo nell'ambito della Trinità balza in prim o
piano e diventa oggetto di trattati e dispute dottrinali,
fino a richiedere il solenne pronunciam ento del Concilio
Costantinopolitano I del 3 8 1 2.
È impossibile tuttavia cogliere la portata di questo
dibattito se non si tiene conto della crisi che per piti di
mezzo secolo sconvolse la Chiesa, soprattutto orientale,
con conseguenze teologiche e pratiche incalcolabili \
Tutto iniziò quando Ano, presbitero di Alessandria
d'Egitto, ebbe l’avventura di formulare chiaramente ciò
che forse m olti già pensavano, e cioè che Cristo, Figlio di
Dio, dipendeva in tutto dal Padre e dunque era inferiore
a lui, creato prim a di tutte le cose in vista della loro
stessa creazione.
Il Concilio di Nicea del 325 condannò Ario e affermò
la «consostanzialità» del Figlio con il Padre. Di fatto
però questo concilio fu recepito pienam ente solo da
un'esigua minoranza. Di questa «fede nicena», contrap­
posta alla «bestemmia ariana», il piti autorevole difenso­
re, già nell’o pinione dei contemporanei, fu Atanasio, ve­
scovo d'Alessandria (328-373).
Che gli Ariani considerassero lo Spirito Santo alla
stessa stregua del Figlio, cioè a un livello intermedio tra
il Dio trascendente e il mondo, non era che una conse­
guenza della loro impostazione teologica. Al centro del
dibattito rimase tuttavia a lungo unicamente il Logos
divino.
A far entrare la questione dello Spirito Santo nell’in-

‘ Per una visione d ’insieme, cf. la sintesi di F. Bolgiani, La théolo-


gie de l’Esprit Saint. De la fin du Ier siècle au Concile de Constantino-
ple (381), in «Les Quatre Fleuves», 9 (1979), pp. 33-72. Vedere inol­
tre: Credo in Spiritum Sanctum. Atti del Congresso Teologico Inter­
nazionale di Pneumatologia, Roma 22-26 marzo 1982, voi. I, Città
del Vaticano 1983.
’ Cf. M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, Roma 1975.
Introduzione 9

sieme della controversia ariana fu proprio Atanasio, ver­


so i 1360,'con appunto le Lettere a Serapione. Egli venne
sollecitato indirettamente, come vedremo, da un gruppo
di persone che intendevano prendere le distanze dall'aria-
nesimo, p u r affermando la creaturalità dello Spirito San­
to. Questo intervento è considerato da tutti come decisi­
vo per l'evoluzione del dogma trinitario4. *
N el ventennio che segue l’apparizione delle Lettere a
Serapione, i trattati o scritti sullo Spirito Santo si m olti­
plicano. Intorno al 361 Eunomio, un ariano radicale,
entra senza m ezzi term ini nel dibattito affermando ftnfe-~
riorità dello Spirito anche rispetto al Figlio \ A lui ri­
sponde Basilio Di Cesarea con il Contro Eunom io *. Lo
stesso Basilio, nel 374-375, comporrà contro Eustazio di
Sebaste il celebre trattato su Lo Spirito Santo 7. Anche il
fratello minore di Basilio, Gregorio di Nissa, e l'amico
comune, Gregorio di Nazianzo, daranno il loro valido
contributo sull’argomento 8.
Vanno pure ricordati gli scritti di Didimo Alessandri­

4 Cf. J. Wolinski, La pneumatologie des Pères Grecs avant le


Concile de Constantinople I, in Credo in Spiritum Sanctum, cit., I,
pp. 127-162, alle pp. 145-152.
5 Cf. M. Simonetti, La crisi ariana, cit., pp. 258-259.
4 Cf. B. Sesboué, Basile de Césarée. Contre Eunome (Sources
Chrét. 299), Paris 1982, t. I, pp. 15-97.
7 Cf. B. Piriche, Basile de Césarée. Sur le Saint-Esprit (Sources
Chrét. 17 bis), Paris 1968 (ora accessibile anche in traduzione italia­
na a cura di E. Cavalcanti, ed. Studium, Roma 1984).
’ Cf. soprattutto Gregorio di Nazianzo, Orai. 31 (V* teologica),
PG 36, 133-172. Ma, secondo A. v. Harnack, «né in Basilio né in
Gregorio c'è la forza che contraddistingue il pensiero di Atanasio»
(Manuale di Storia del dogma, trad. it., Mendrisio [Svizzera] 1913,
voi. IV, p. 139). Anche Apollinare di Laodicea ebbe un ruolo im por­
tante nella evoluzione del dogma trinitario, m a il suo apporto pre­
ciso resta ancora da determ inare (cf. R. M. Hiibner, Soteriologie,
Trinitàt, Christologie. Von Markell von Ankyra Zu Apollinaris von
Laodicea, in M. Bohnke - H. Heinz (edd.), Im Gesprach m it dem
Dreinem Gott. Elemente einer trinitarischen Theologie, Dusseldorf
1985, pp. 175-196).
10 Introduzione

no, detto il Cieco 9, e di Ambrogio di Milano |ϋ, ambedue


composti prim a del Concilio Costantinopolitano. Gli op­
positori, chiamati com unem ente anche «m acedoniani» o
«pneum atom achi», non si fecero però convincere subito,
e l’eco di questo strascico della discussione è rimasto in
alcuni trattati p seu d o n im i1

II. L’intervento di Atanasio

1. Circostanze storiche

Nella notte tra V8 e il 9 febbraio del 356, l’emissario


imperiale Siriano fece circondare la chiesa di San Teo-
na 12 in Alessandria, dove il vescovo Atanasio con i mona­
ci e il popolo vegliava in previsione del peggio. L'ordine,
proveniente dall’imperatore Costanzo (350-361), era quel­
lo di prendere Atanasio e di portarlo in esilio.
N on doveva essere questo che l’ultim o atto di forza di
tutta una politica volta a neutralizzare il tenace difenso­
re della fede nicena. Al Concilio d iA rles (353), dietro le
minacce imperiali, tutti i vescovi tranne Paolino di Trevi-
ri avevano sottoscritto la condanna di Atanasio. La stes-

’ Didym. Alex., De Spiritu Sanclo, PG 39, 1030-1086 (resta solo la


traduzione latina di Girolamo).
10 Ambros. Episc. Medio!., De Spiritu Sancto, testo di O. Faller,
introd., trad. e note di C. Moreschini (Ambros. Opera 16), Milano-
Roma 1979.
" Cf. Pseudo-Basilio, C. Eun. V, PG 29, 709-773; Pseudo-Atana-
sio, Dial. c. Macedonianos, Introd., testo critico, trad., commento e
indici a cura di E. Cavalcanti (Corona Patrum 10), Torino 1983. Per
una panoram ica d’insieme, dottrinale e storica, cf. Ch. Piétri, Le
débat pneumatologique à la veille du Concile de Constantinople
(358-381), in Credo in Spiritum Sanctum, cit., pp. 55-87; M. Simonet-
ti. La crisi ariana, cit., pp. 362-367; 480-501.
12 La chiesa cioè fatta iniziare a costruire da Teona, santo vesco­
vo di Alessandria (281-300).
Introduzione 11

sa cosa era avvenuta al Concilio di Milano (355): solo tre


non sottoscrissero, preferendo cosi l’esilio: Dionigi di Mi­
lano, Eusebio di Vercelli e Lucifero di Cagliari. L ’anno
dopo, anche Ilario di Poitiers subirà la stessa sorte. I l
papa Liberio (352-366), che difendeva Atanasio, veniva
poco dopo arrestato dal prefetto di Rom a e mandato in
esilio in Tracia. La politica di Costanzo stava dando i
suoi frutti. Ormai Atanasio era solo, isolato e non avreb­
be più potuto sfuggire.
Quando in quella sum m enzionata notte il duca Siria­
no ordinò infine l'irruzione nella chiesa, scoppiò un tu­
m ulto indescrivibile. I m onaci che circondavano Atana­
sio ferm o sulla sua cattedra riuscirono a stento a trasci­
narlo via e a fa m e perdere le tracce. N el parapiglia, pa­
recchi cadaveri di fedeli rimasero sul pavim ento della
chiesa.
Era questa la terza volta che il legittimo vescovo di
Alessandria veniva costretto con la forza ad abbandona­
re il suo popolo. In tale circostanza, da fuggiasco e ricer­
cato qual era, Atanasio trovò asilo sicuro nel deserto
della Tebaide presso i m onaci suoi sostenitori. L i rimase
fino alla morte di Costanzo e all’avvento di Giuliano a
capo dell’impero. Da li egli continuò a seguire la Chiesa
alessandrina, a scrivere opere di apologia personale e in
difesa della fede nicena, a stare in contatto con amici e
sostenitori tramite lo scambio epistolare.

2. La corrispondenza Serapione-Atanasio

Con tutta verosimiglianza, fu in questo periodo che


Atanasio ricevette una lettera dall’amico e discepolo Se­
rapione, vescovo di Thmuis l3, cittadina del delta niloti­

13 Serapione è venerato come santo dal Martyrologium Roma-


num (21 marzo). Fu monaco e discepolo di Antonio; accedette al­
l’episcopato verosimilmente verso il 339. Non conosciamo la data
12 Introduzione

co. Questa lettera non era sem plicemente un gesto di


Incoraggiamento e un segno di vicinanza; in essa Sera­
pione chiede luce su di un nuovo errore di cui è venuto a
conoscenza e che riguarda la natura dello Spirito Santo:
questi, secondo alcuni, non sarebbe che una creatura
angelica inviata da Dio. Come rispondere? Il vescovo di
Thmuis doveva certamente aver spedito anche un dos­
sier che raccoglieva le principali argomentazioni di quel
nuovo gruppo discordante.
Atanasio si sobbarca pazientem ente anche a questa
nuova fatica: senza perdere tempo, prepara e stende la
risposta. Serapione, ricevuta questa prim a lettera, scrive
di nuovo chiedendone un compendio, sollecitato in que­
sto da alcuni fratelli. Avuto anche questo (Lettere II-IIl),
scrive nuovam ente lamentandosi dell'ostinatezza degli
avversari e ottenendo una nuova risposta (Lettera IV).
Purtroppo, di questo scambio epistolare di grande inte­
resse dottrinale ci restano solo le risposte di Atanasio.

3. Le «Lettere a Serapione»; autenticità, num ero e data

N on esiste ancora u n ’edizione critica di queste lette­


re. Il presente lavoro, come quelli che l’hanno precedu-

della sua morte. Era uno dei personaggi celebri del suo tempo.
Girolamo gli dedica un paragrafo del suo De viris illustribus (c. 99,
PL 23, 737-738): «Serapione, vescovo di Thmuis, che per la finezza
dell'ingegno meritò il titolo di Scolastico, fu amico del monaco
Antonio. Pubblicò un libro eccellente contro i Manichei, e un altro
sul titolo dei Salmi; e indirizzò epistole preziose a diversi destinata-
ri. Sotto l’im peratore Costanzo, raggiunse notevole fama nella pro­
fessione della fede» (trad. E. Camisani, Opere scelte di San Girola­
mo, Torino 1971, p. 194). Delle opere citate da Girolamo, possedia­
mo solo ΓAdv. Manicheos (ed. R.P. Casey, Cambridge [Mass.] 1931)
e un paio di lettere. Una im portante raccolta di testi liturgici porta
pure il suo nome (Eucologio di Serapione), m a l’autenticità di que­
st'opera non è sicura. Per maggiori notizie, cf. J.-M. Sauget, s.v.
Introduzione 13

to u, si basa sull'edizione benedettina di B. de Montfau-


con, data a Parigi nel 1698, ristampata a Padova nel 1777
e di li passata nella Patrologìa Graeca di J.-P. MIGNE,
voi. XXVI, coll. 529-676, Parigi 1887. Anche se, come
nota il Lebon ”, il testo dell’edizione benedettina non
sembra presentare né lacune, né interpolazioni, né enig­
m i insolubili, u n ’edizione critica è però sempre altamen­
te desiderabile.
La tradizione manoscritta è unanim e nell’attribuire
quéste lettere ad Atanasio d ’Alessandria e nell'indicare il
vescovo Serapione come il loro destinatario. Nello stesso
senso vanno le citazioni p iù antiche, che risalgono a Se­
vero d ’Antiochia (verso il 520) e ad Anastasio I d ’A ntio-
chia (559-599) Anche i critici e gli storici moderni sono
quasi unanim em ente d ’accordo su ll’autenticità atanasia-
na degli scritti e sull’identità del destinatario l7.
Quanto all’ordine e al num ero delle lettere, invece, la

Serapione, in Bibliotheca Sanctorum, Roma 1968, voi. XI, coll.


858-860; J. Quasten, Patrologia, Torino 1969, voi. II, pp. 81-87.
M Delle Lettere a Serapione esistono traduzioni in tedesco: J.
Lippl, Vier Briefe an Serapion (Biblioth. der Kirchenvàter, I), Mun-
chen 1913; in francese: J. Lebon, Lettres à Sérapion sur la divinité
du Saint-Esprit (Sources Chrét. 15), Paris 1947, in inglese: C.R.B.
Shapland, The Letters o f Saint Athanasius concem ing thè Holy Spi-
rit, London-New York 1951 (tranne Ep. IV, 8-23). La nostra traduzio­
ne era già pronta quando è apparsa quella di L. Jam m arrone, Lette­
re a Serapione sulla divinità dello Spirito Santo, Padova 1983. Essa
però segue talm ente da vicino il Lebon, introduzione compresa,
che pare più una traduzione dal francese.
14 Lettres, cit., pp. 20-21.
16 Cf. Lebon, Lettres, cit., pp. 29-30. Le antiche versioni orientali,
siriaca e armena, anteriori all’VIII sec., portano un'ulteriore confer­
ma. Cf. G.A. Egan, The Armenian Version o f thè Letters o f Athana­
sius to Bishop Serapion conceming thè Holy Spirit (Studies and
Documents 37), Salt Lake City 1968; R.W. Thomson, Athanasiana
syriaca II, CSCO, 272 (1967), pp. 1-15 (testo); CSCO, 273 (1967), pp.
1-13 (traduzione): m a questa versione siriaca si lim ita a Ep. IV,
8-23.
17 Per qualche voce discordante, cf. Lebon, Lettres, cit., p. 30. Su
IV, 8-23, tornerem o tra poco.
14 Introduzione

tradizione manoscritta non è concorde Cosi come esse


giacciono nel Migne, appaiono in num ero di quattro, ma
questa sistemazione rivela qualche anomalia.
La prim a concerne la separazione delle Lettere I I e
III. Per quanto attestata dai manoscritti, essa non regge
alla critica interna: infatti all’inizio della I I Lettera, Ata­
nasio menziona la richiesta di un com pendio della I, ciò
che appunto si trova nell'attuale III Lettera; in questa, a
sua volta, egli si giustifica dell'apparente digressione di
ciò che costituisce l'attuale I I Lettera. Non vi è dubbio
dunque che originariamente le attuali Lettere I I e III
fossero una sola
Piiì complesso è il caso dell’ultim a parte della IV
Lettera (IV, 8-23). Un ramo della tradizione manoscritta
dà questo pezzo separatamente, presentandolo non come
lettera bensì come un trattaiello su Mt. 12, 32. Il Conci­
lio Lateranense del 649 ne cita tre brani, indicandoli
come estratti da un logos (discorso o trattato) di Atana­
sio 20. In effetti_la lettera vera e propria termina con la
dossologia d i IV, 7 e non vi è alcun rimando a un ulterio­
re sviluppo.
Se quasi nessuno ha messo in dubbio l'autenticità
atanasiana di IV, 8-23, m olti però l’escludono dalla corri­
spondenza Atanasio-Serapione21. Gli argomenti, oltre
quelli indicati, sono soprattutto di critica interna: in que­
sto trattato non si fa più menzione degli oppositori alla

“ Cf. H.G. Opitz, Untersuchungen zur Uberlieferung der Schrif-


ten des Àthanasius, Berlin-Leipzig 1935, pp. 163 ss.
Per evitare confusione, continuerem o tuttavia a citarle rispet­
tivamente come II e III Lettera.
20 Cf. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collec-
tio, t. X, p. 1104.
21 Lo Shapland, come abbiam o già osservato (cf. nota 14), ha
escluso addirittura i cc. 8-23 dalla sua traduzione. La Clavis Patrum
Graecorum di M. Geerard (II, 2096) pone IV, 8-23 come un trattato
a parte, pur notando che la questione della sua appartenenza alla
IV Lettera non è ancora risolta.
Introduzione 15

divinità dello Spirito Santo; inoltre, l’interpretazione del­


la «bestemmia contro lo Spirito» è nettam ente di tipo
cristologico, cosa che sorprenderebbe in un contesto tut­
to dedicato allo Spirito Santo.
A queste e ad altre obiezioni minori, ci pare però che
il Lebon abbia già dato una risposta esauriente 22. In
effetti l’inizio di IV, 8 mostra chiaramente che il nostro
brano è un frammento, cioè la continuazione di uno
scritto precedente, ed ha il carattere di una risposta epi­
stolare. Che esso si riallacci proprio alla corrispondenza
con Serapione, lo proverà un esame del suo contenuto
dottrinale 11.
Facciamo dunque pienam ente nostra la conclusione
del Lebon circa l’unità letteraria prim itiva della IV Lette­
ra. I nn. 8-23 possono essere considerati come un post
scriptum o u n ’appendice che Atanasio ha voluto aggiun­
gere, non senza una certa riluttanza, prevenendo ulterio­
ri insistenze dell'amico Serapione. Sono queste, a nostro
avviso, delle pagine di eccezionale interesse, come testi­
m onianza del nascere di una nuova m entalità teologica.
Sulla data di composizione delle tre lettere, l’accordo
dei critici è praticamente unanime: Atanasio le ha scrit­
te durante il suo terzo esilio (356-362); tenendo conto
che si tratta di una corrispondenza in tre tappe, si può
pensare all'arco di anni 357-359 come data sufficiente­
mente sicura 2\

III. Il nuovo errore


1. Le persone

Mancandoci le lettere scritte da Serapione, tutto quel­


lo che possiamo sapere sull'errore da lui notificato e

22 Lettres, cit., pp. 32-39.


23 Cf. più avanti, pp. 26-29
24 Cf. Lebon, Lettres, cit., pp. 49-50; M. Tetz, s.v. Athanasius, in
Theologische Realenzyclopàdie, Bd IV (1979), col. 344.
16 Introduzione

sulle persone che lo professavano deve essere dedotto da


ciò che ne riporta Atanasio.
Le notizie che si possono ricavare non sono molte.
Sembra che si trattasse di un gruppo limitato, la cui
influenza non andava oltre la diocesi di Serapione stes­
so. Gruppo piccolo, m a tenace e convinto nelle proprie
idee fino all’ostinazione. Queste persone^ avevano aderito
all’arianesimo, m a poi se ne erano staccate, professando
la retta fede nel Figlio di D io 2S. Tuttavia, con u n ’incoe-
renza che Atanasio non mancherà di osservare, esse con­
tinuavano a negare la divinità dello Spirito Santo. Proba­
bilmente, per questo loro essersi ferm ati a metà strada
nel rifiuto dell'arianesimo e per essere cosi di fatto torna­
ti alla loro vecchia posizione, Atanasio li chiama a più
riprese tropikoi, cioè «volubili» Qui manifestamente
egli si avvale di un gioco di parole basato su l termine
tropos (letteralmente, modo, m an ierai usato da quelle
stesse persone 2\
In generale, si spiega questo appellativo ricorrendo a
un altro significato di tropikos, e cioè metaforico, trasla­
to.· quella gente avrebbe avuto una predilezione per l’in­
terpretazione «tropologica» o allegorica della Scrittura,
grazie alla quale poteva sostenere le proprie tesi o elude­
re i testi addotti in senso contrario

“ Cf. I, 1, 2.
u Cf. I, 10, 4; 17, 4; 21, 4; 30, 4; 32, 2. Nelle altre lettere, questo
appellativo non compare più. Quanto alla nostra traduzione con
«sconnessi», cf. più avanti, nota 32.
" Cf. I, 2, 2; 3, 1; 7, 1; 10, 4.
” Cf. Lebon, Lettres, cit., p. 81, nota 1: «Allusion au procedé
employé par les adversaires pour éluder les textes scripturaires
allegués en faveur de la divinité du Saint-Esprit, en n'y voyant que
des manières de parler, des expressions figurées (tropoi), ce qui
leur vaut le nom de Tropiques, que saint Athanase leur donne».
Parimenti A. Heron, Zur Theologie der «Tropici» in den Serapion-
briefen des Athanasius, in «Kyrios», 14 (1974), pp. 3-24, alla p. 4:
«...Tropici gennant werden, weil sie die Schrift mit Hilfe von tropoi
d.h. mit allegorischen und m etaphorischen Auslegungen interpre-
Introduzione 17

Questa spiegazione, tuttavia, appare poco soddisfacen­


te. Mai infatti vediamo Atanasio erigersi contro di essi in
base ad una pretesa interpretazione figurata che risulte­
rebbe inaccettabile. Al contrario, se si esamina il loro m o­
do di argomentare a partire dalle Scritture, si vede che
esso è decisamente di tipo «fondamentalista» Cosi a
proposito di Am. 4,13 e 1 Tim. 5, 21, il loro ragionamento
suppone u n ’interpretazione strettam ente univoca della
successione Padre-Cristo-Spirito e di quella Padre-Cristo-
angeli, senza ammettere altre spiegazioni che non siano
«trinitarie». Si tratta questo di un letterolismo esaspera­
to, sostenuto da una certa apparenza di argomentazione
logicaì0.
Inoltre, anche il contesto in cui compare il termine
tropos non sembra portare nella direzione dell’esegesi
allegorica. Dato che esso si legge solo quattro volte, tutte
nella prim a lettera, non sarà inutile esaminare questi
passi.
In I, 7, 1 e 10, 4 Atanasio afferma che quelle persone
hanno avuto la sfrontatezza di inventare, «escogitare a
proprio vantaggio dei tropoi, come essi li chiamano». Se
si fosse trattato di «sensi figurati» o allegorici, non sareb­
be stato difficile nominarne almeno alcuni. Invece dal
contesto appare che gli avversari intendevano evidenzia­
re, nei passi biblici da loro citati, alcuni nessi o disposi­
zioni del testo ritenute significative, e sulle quali appog-

tieren». Più cauto è A. Laminski, Der heilige Geist als Geist Christi
und Geist der Glàubigen, Leipzig 1969, p. 32: «Es ist nicht ganz klar
w elcherart diese "Redefiguren" sind...».
29 Prendiamo quest'espressione nel senso di un attaccam ento
miope e arbitrario alla lettera del testo biblico. Per l’origine e il
contesto storico-teologico del termine, cf. P. Blaser, s.v. Fondarne vi­
talismo, in Enciclopedia della Bibbia, trad. it., Torino-Leumann
1970, voi. Ili, coll. 475-476.
50 Cf. ad esempio I, 9, 1: «Ma poiché nel passo di Amos, obietta­
no, è nominato Cristo, ne segue che lo "spirito” di cui li si parla
non possa essere altri che lo Spirito Santo».
18 Introduzione

giavano la loro tesi. Tropos dunque, piti che «figura» in


! senso metaforico o allegorico, indicherebbe, a mio awi-
I so, dei «m odi» di tipo logico, sillogistico 3I.
Nel terzo brano in cui compare il termine tropos (I,
2, 2), Atanasio cosi si esprime: «Con coloro che sono
caduti in errore circa lo Spirito Santo, conviene indaga­
re e rispondere tropo tini». Che cosa significa «in un
certo m odo»? Il nostro vescovo non vuol certo dire che
intende usare altri m odi figurati da contrapporre a quel­
li degli avversari. Tutto il contesto mostra che egli vuol
tenersi sul terreno di una logica serrata, e dunque rispon­
dere toro «seguendo un nesso logico» che m etta in evi­
denza la «illogicità» nella quale sono caduti. Sarà questo
infatti il metodo che Atanasio seguirà dall'inizio alla fine
delle sue lettere.
Infine, anche nell'ultim o passo (I, 3, 1) pare che Ata­
nasio voglia sottolineare la mancanza di logica, di «nes­
so logico», insita nell'errore degli avversari12.
In conclusione, si può verosim ilmente ritenere che
questi «Tropici» siano un gruppo rimasto m olto influen­
zato dalla m entalità ariana, in cui si fondono fondam en­
talismo biblico e razionalismo. Da li hanno attinto ciò
che Atanasio rimprovera loro maggiormente, e cioè la
logica sfrontata e senza rispetto del mistero della fede.

In questo senso va pure la conclusione di H.N. Bate, Some


technical Terms o f Greek Exegesis, in «Journal of Theological Stu-
dies», 24 (1922-1923), pp. 59-66, alla p. 65: «They were called tropikoi
because they were for every trying to explain Biblical texts as
instances of one or other of thè tropoi recognized by thè rethori-
cians, thè students of è eri logois technè». Di questo metodo erano
maestri gli Ariani.
12 Di conseguenza, nella nostra traduzione abbiam o reso tropos
con «nesso logico» e tropikoi con «sconnessi», intendendo riprodur­
re un gioco di parole che si avvicinasse a quello pensato da
Atanasio.
Introduzione 19

2. L'errore
Lo specifico errore dei Tropici riguarda la natura del­
lo Spirito Santo. Secondo essi, è uno «spirito celeste», su-
■periore solo di grado agli altri angeli (I, 1, 2). Di conse­
guenza non ne riconoscono la divinità, m a lo collocano
tra le creature. D'altra parte essi non concepiscono come
lo Spirito possa procedere dalla sostanza di Dio senza con
questo am m ettere che sia anch’egli «figlio» (e dunque
l'Unigenito non sarebbe piti tale, perché avrebbe un fratel­
lo). Se poi si afferma che lo Spirito proviene dal Figlio, si
m ettono a sorridere, perché, dicono essi, il Padre sarebbe
allora «nonno» dello Spirito “
In tutte queste affermazioni, ci sembra di dover di­
stinguere due livelli, uno che dipende piuttosto dal passa­
to, l'altro invece che dipende dalla nuova situazione.
Ah prim o livello si situa l’attribuzione del titolo di
«angelo» allo Spirito Santo. Ciò infatti può essere consi­
derato, in certa misura, un dato «tradizionale». Come ha
mostrato J. Daniélou, l’applicazione di categorie angeli­
che al Figlio e allo Spirito è caratteristica di opere giu-
deo-cristiane, come ad esempio /'Ascensione di Isaia e il
Pastore di Erma 3\ Supponendo che i Tropici frequentas­
sero ancora queste opere - cosa che non è affatto invero­
sim ile -, alcune loro affermazioni diventerebbero più
chiare. Cosi l’interpretazione che essi dànno di Zac. 1, 9
(«l’angelo che parla di me») riferendolo allo Spirito San­
to ”, non è piti un mistero se si legge Ascensione di Isaia
IX, 36: «Chiesi: Chi è costui? E lui a me: Adoralo, questi
è l'angelo dello Spirito Santo, il quale parla in te e negli
altri giusti» }6. Del resto, pure nel IV secolo non è raro

“ Cf. I, 15, 1-2; IV, 1, 4.


u Cf. J. Daniélou, La teologia del giudeo-cristianesimo, trad. it.,
Bologna 1974, pp. 215-251
” I, 11, 3.
36 In M. Erbetta, Gli Apocrifi del Nuovo Testamento, voi. Ili,
Lettere e Apocalissi, Casale 1969, p. 200.
20 Introduzione

trovare, anche in autori del tutto ortodossi, lo Spirito


/ Santo messo in connessione o in prolungam ento con le
entità angeliche37.
Se ciò è vero, si può giustam ente concludere che gli
avversari di Serapione fossero un gruppo di tradizionali­
sti, i quali conservavano antichi m odi di dire, tra cui
quello di attribuire allo Spirito il titolo di «angelo».
A contatto però con il nuovo clima logico-dialettico
suscitato dall’arianesimo, essi si trovarono sbilanciati.
Non volendo abbandonare quelle vecchie espressioni
simboliche,, né riuscendo a interpretarle nel nuovo conte­
sto, si sono visti obbligati ad affermare la creaturalità
1 dello Spirito Santo e la sua estraneità alla natura divina.
È appunto questo ciò che abbiamo chiamato secondo
livello di affermazioni, conseguenza di una mancata assi­
milazione del dato tradizionale nel nuovo clima di pen­
siero. La riprova sta nel fatto che, parlando della Trinità,
essi ragionano in term ini «binitari» e non concepiscono
un «terzo» che possa pretendere all'identità di sostanza
col Padre, senza per questo essere identico al Figlio.

IV. La pneumatologia di A tanasio38

1. Il contesto trinitario
Benché addolorato da questo nuovo errore, Atanasio
non fu certamente colto alla sprovvista né dovette riflet-

17 Cf. J. Gribomont, s.v. Esprit Saint, in Dictionnaire de Spiritua-


lité, IV (1960), col. 1261.
3! Cf. G. Giuliani, Divinità e processione dello Spirito Santo in S.
Atanasio, Roma 1950; A. Laminski, Der Heilige Geist als Geist Chri-
sti und Geist der Glaubigen. Der Beitrag der Athanasius v. Alexan-
drien zur Formulierung des trinitarischen Dogmas im vierten Jah-
rhundert, Leipzig 1969; Th. C. Campbell, The Doctrine o f thè Holy
Spirit in thè Theology of Athanasius, in «Scottish Journal of Theolo-
gy», 27 (1974), pp. 408-440; J. Wolinski, La pneumatologie des Pères
Grecs (cf. nota 4).
Introduzione 21

ter e a lungo per elaborarne una confutazione. La rispo­


sta era già im plicita nella soluzione da lui data al proble­
ma del rapporto Padre-Figlio, contro le tesi ariane. Gli
bastava prolungare questa relazione di consostanzialità
in quella Figlio-Spirito mostrandone la perfetta identità
con la p r im a >9.
Piti che formulare un nuovo linguaggio, Atanasio si
preoccupa di martellare quei pochi concetti che form a­
no l’ossatura del suo teorema trinitario: il concetto di
«proprietà sostanziale» fidion tès ousiasj, con cui egli
indica una realtà distinta nell'essere (il Figlio non è il
Padre, lo Spirito non è il Figlio), m a identica nella so­
stanza e inseparabile da essa; il concetto di «consostan­
zialità», inteso come non-distinzione di predicati, per cui
ciò che la Scrittura dice del Padre, lo dice anche del
Figlio, eccetto il nome di Padre40. Le im m agini che Ata­
nasio continua ad usare per illustrare questo rapporto
(fonte-fiume, luce-splendore, ecc.), non lo condizionano
per nulla sul fatto della consostanzialità4I.

2. Gli attributi dello Spirito

Mentre per la cristologia il Dottore Alessandrino deve


introdurre il concetto supplementare di «economia», gra­
zie al quale può distinguere gli attributi um ani e quelli

“ Cf. I, 2, 2; 21, 1; IH, 1, 2. Ricordiamo che Atanasio non cono­


sce la formula «una sostanza, tre ipostasi», anzi evita esplicitam en­
te l’uso del term ine ipostasi, tipico della teologia alessandrina
“ Cf. II, 2, 2.7; 5, 2-3. Ciò è detto in m aniera più esplicita in C.
Arian. III, 4 (PG 26, 329A-B); De Syn. 49 (PAG 26, 780B). L’im portan­
za di questa concezione dell'homoousios per la storia del dogma è
stata illustrata da B. Lonergan, The Way to Nicea, London 197é, pp.
88-104.
41 A differenza, ad esempio, di Tertulliano che era stato forte­
mente condizionato da quelle immagini, fino a ritenere il Figlio
portio del Padre (cf. G.B. Sala, Dogma e storia, Bologna 1976, pp.
114-125).
22 Introduzione

divini di Cristo “ per lo Spirito una sim ile distinzione


non è richiesta. Dalla Scrittura è agevole dedurre che
tutti gli attributi dello Spirito Santo sono propri della
divinità e non della creatura: egli infatti è unico, im m u ­
tabile, presente dovunque, eterno, creatore, santificato-
re, vivificante
Piti che soffermarci su questo tipo di argomentazione
che si ripete sempre identicamente, concludendo alla
non-creaturalità dello Spirito Santo, ci sembra di mag­
gior interesse esaminare come Atanasio vede i rapporti
all’interno della Trinità. Presupponendo noto il modo
con cui egli concepisce il rapporto Padre-Figlio, ci soffer­
meremo prim a sul rapporto Figlio-Spirito e poi su quello
Padre-Spirito, cosi come sono form ulati nelle Lettere a
Serapione.

3. Il rapporto Figlio-Spirito

Lo Spirito Santo, che è chiamato dalla Scrittura «Spi­


rito del Figlio» iA, è proprio fidionj del Verbo 45 secondo
la sostanza 46. Perciò è unito al Figlio come il Figlio al
Padre47 e non lo si può separare dal Verbo 4‘, né conside­
rarlo fuori di esso, estraneo al Verbo stesso 4*.

Ji Cf. IV, 14, 1-2.


4J Sull'unicità dello Spirito Santo: I, 20, 7; 27, 3; III, 3, 5; la sua
immutabilità: I, 26, 2; la sua onnipresenza: I, 26, 5-6; III, 4, 2-3;
l’eternità: III, 7, 2; la sua azione creatrice: III, 4, 5-5, 1; santificatri-
ce: I, 22, 4; 23, 1; vivificante: I, 19, 9; 23, 2-3; illuminante: I, 19, 4;
20,7; rinnovante: I, 22, 4; divinizzante: I, 24, 1.
44 Cf. I, 21, 1; III, 1, 3-4; IV, 2, 2; 20, 2.
45 Cf. I, 11, 4; 25, 1; 27, 2.34; 32, 1.
46 Cf. I, 25, 2; IV, 4, 1.
47 Cf. I, 2, 2; 31, 2.
" Cf. I, 9, 2; 14, 5; 17, 5; 21, 3; 31, 3; 33, 5; III, 5, 2.
45 Cf. I, 14, 4; 20, 1; 25, 5; III, 5, 4; 6, 5.
Introduzione 23

Lo Spirito prende dal Figlio 5“ riceve tutto da l u i 5I.


per cui tutto ciò che lo Spirito ha, è del F iglio52. Egli è
immàgine del Figlio ” rifulge da l u i 54 e partecipa della
sua im m utabilità Chi ha lo Spirito, ha il Figlio 5‘, per­
ché egli è nel Figlio ”, cosi come il Figlio è in l u i st.
Il Figlio lo manda, lo dà ”, ed egli glorifica il Figlio60.
Lo Spirito è proclamato Dio con il Verbo perciò chi
bestem m ia lo Spirito, bestem m ia pure il Figlio

4. Il rapporto Padre-Spirito

Se, come Atanasio afferma piti volte, lo Spirito ha


con il Figlio lo stesso rapporto che questi ha con il Pa­
dre “, ne segue che pure il rapporto Padre-Spirito è iden­
tico a quello Figlio-Spirito.
Lo Spirito infatti è detto\Spirito di Dio *1, Spirito del
P adre6S; è da Dio “, dal Padre ‘7, cioè^rocede da lui “ ed
è in l u i 69. È unito alla divinità del Padre, non è fuori di

s“ Cf. I, 11, 6; 20, 8; IV, 17, 3.


M Cf. IV, 2, 2.
5! Cf. Ili, 1, 5.
“ Cf. I, 24, 6; 26. 4; IV, 3, 3.
” Cf. I, 20, 7.
” Cf. I, 26, 4.
’* C f ITI 3 V TV 4 1
” Cf! I, 14, V 19, 4; 21, 3; 24,2; 26, 6;III, 3, 4.
” Cf. I, 20, 5; 21, 3; III, 3, 4.
” Cf. I, 2, 4; 11, 6; 20, 7-8;IV,3, 8; 17, 3.
60 Cf. I, 20, 8; IV, 17, 3.
*' Cf. I, 31, 2.
“ Cf. I, 1, 3.
" Cf. nota 39.
M Cf. I, 11, 4;25,2;29,2; III, 1,4;IV, 4, 2.
65 Q J I 16 6
“ Cf. i! 22! 1-2;25,2;III, 2,3; IV, 2,2.
67 Cf. I, 15,2.
61 P f I 2 4 - 11 7- 33 S
69 Cf! ί 22, 3; 25, 2; 26, 2; III, 2, 1; 4, 3; IV, 2, 2.
24 Introduzione

e ssa ,0. Perciò è proprio fidionj del Padre 7I, della sua
d iv in ità 72, e il Padre lo invia 7\
Che queste affermazioni si ricavino dalla Scrittura
insieme a quelle fatte precedentem ente sul rapporto Fi­
glio-Spirito è per Atanasio la prova inoppugnabile della
perfetta identità di sostanza che esiste nella Trinità.
Sul piano però delle relazioni reciproche, appare
chiaro che le espressioni indicanti il rapporto Padre-Spi­
rito sono di fatto delle brachilogie. Cosi, lo Spirito è
detto *procedere dal Padre» «perché rifulge, è inviato e
dato da parte del Verbo, il quale (appunto), come noi
professiamo, è dal Padre» 74. Ancora, poiché tutto ciò che
ha il Figlio è «del Padre», cosi lo Spirito, che è «del
Figlio», è pure «del Padre» 7S. Parimenti, lo Spirito è «in
Dio Padre», perché è «nel Verbo» il quale è nel Padre 76;
e se è vero che il Padre manda lo Spirito, ciò avviene
«nel nome del Figlio» 7 7 e precisamente quando questi
alitò sui discepoli7>.

5. Spirito Santo e Trinità

Per il Dottore Alessandrino la distinzione tra creato e


increato è netta e va sottratta a ogni equivoco. Se, come
insegna la Scrittura, lo Spirito Santo non è creatura,
allora bisogna essere conseguenti, poiché la divinità non
può essere composta di creato e increato 79.

7“ Cf. I, 12, 3; 25, 6; 32, 1.


" Cf. I, 26, 4.
71 Cf. I, 12, 5.
73 Cf. IV, 3, 8.
7< Cf. I, 20, 7.
75 Cf. II, 1, 4.
76 Cf. Ili, 5, 4; 6, 3.
77 Cf. I, 20, 8; IV, 3, 4; 6, 6.
7< Cf. III, 1, 2.
” Cf. I, 28, 2; 29, 1, ecc.
Introduzione 25

Perciò nella Trinità lo Spirito non può essere di natu­


ra o sostanza diversa è lo Spirito della Trinità ", una
cosa sola e propria con la divinità che è nella Trinità ‘2,
unito al Figlio e al Padre 83 e inseparabile da essi M. Chi
lo separa non ha né il Figlio né il Padre chi lo bestem ­
mia, bestem m ia di fatto la Trinità intera “ In lui infatti
la Trinità è perfetta
Proprio per questa identità sostanziale, in «uno» è
significata tutta la Trinità Una perciò è la grazia, una
l’operazione, la santificazione che, originando dal Padre,
mediante il Figlio, si compie nello Spirito Santo 19. Que­
st'ordine dell'enunciazione non può essere confuso, ma
va rispettato 9°.
In conclusione, pur nell'identità di sostanza, i rappor­
ti all’interno della Trinità non sono interscambiabili: il
Padre è l'origine da cui derivano il Figlio e lo Spirito,
non in forza di un processo di divenire ητα come proprie­
tà sostanziali della divinità. La Trinità infatti è eterna e
immutabile, perfetta e inseparabile
Il Figlio riceve solo dal Padre tutta la sostanza della
divinità lo Spirito lariceve dal Padre, ma tramite il
Figlio. Questi non «partecipa»dello Spirito, essendone il
datore 93; non è unito al Padre tramite lo Spirito, ma per
i r‘
<0 Cf. I, 2, 3; IV, 3, 7. J l(
·' Cf. I, 2, 3; 27, 4.
“ Cf. I, 21, 5.
,J Cf. I, 12, 1.
“ Cf. I, 20, 1.
M Cf. I, 30, 3.
“ Cf. I, 1. 3; IV, 12, 2.
” Cf. I, 25, 1.
“ Cf. I, 20, 2.
M Cf. I, 14, 4; 20, 6; 28, 2; 30, 8; III, 5, 4.
,0 Cf. IV, 5, 3.
Cf. I, 28, 1; 30, 1; 33, 3; III, 7, 2-4; IV, 6, 7.
Cf. I, 16, 4.
93 Cf. 1,27,2; IV, 17,3. Ciò è detto più espressam ente in C. Arìatt. I,
15 (PG 26, 44 B); III, 24 (PG 26, 373 B).
26 Introduzione

generazione (idion genném aj M. Lo Spirito invece è pro­


prio fidion^ del Figlio n.
Totalmente reciproca invece è l’immanenza: il Padre
è tutto nel Figlio, che è sua «immagine»; e il Figlio è
tutto nel Padre, come «suo proprio»; parimenti, il Figlio
è tutto nello Spirito, che è sua immagine; e lo Spirito è
tutto nel Figlio come «suo proprio».

6. La bestem m ia contro lo Spirito (IV, 8-23)

Abbiamo notato più sopra che questa «appendice»


costituisce uno degli scritti piti interessanti come testi­
m onianza di un trapasso culturale.
È noto che nei prim i secoli il termine pneum a veniva
spesso usato per indicare il lato divino di Cristo (cristolo­
gia pneumatica), senza eccessive preoccupazioni per pos­
sibili confusioni di ruoli con lo Spirito Santo u. Ora Ata­
nasio, nella sua esegesi di Mt. 12, 32, ricorre proprio a
questo tipo di interpretazione decisamente cristologica:
nell’espressione «bestemmia contro lo Spirito», con il
termine «Spirito» indica proprio la divinità di Cristo
D ’altra parte però egli non nega cjie questa bestemmia si
riferisca pure allo Spirito Santà™, introducendo quindi
una nuova spiegazione che va conciliata con la prima.
Inoltre, rimane da spiegare come m ai nel logion mat-
teano la bestem m ia contro lo Spirito viene dichiarata
irremissibile, m entre quella contro il «Figlio dell’uomo»
può essere perdonata.
A questo proposito Atanasio cita te opinioni di due
suoi illustri concittadini del passato: Origene e Teogno-

,J Cf. Ili, 1, 5; IV, 3, 7.


” Cf. nota 45.
“ Cf. M. Simonetti, Note di cristologia pneumatica, in «Augusti-
nianum», 12 (1972), pp. 201-232.
" Cf. IV, 19, 1.
” Cf. IV, 20, 2.
Introduzione 27

sto. Essi avevano cercato una soluzione del quesito nel


salto di qualità operato dal battesimo: chi pecca prim a
del battesimo, p uò trovare poi in questo sacramento stes­
so una possibilità di perdono; per chi invece pecca dopo
il battesimo, non vi è più questa possibilità. E poiché è
proprio del battesim o conferire il dono dello Spirito San­
to, il peccato di un battezzato viene chiamato appunto
«peccato contro lo Spirito». Anche un non battezzato
pecca; ma, in quanto uom o dotato di ragione (loghikos)
e non ancora santificato dallo Spirito, pecca solo contro
il Logos. Da qui la differenza tra le due «bestem m ie»,
quella contro lo Spirito e quella contro il Figlio dell'uo­
mo
Atanasio però non si mostra soddisfatto di questa
soluzione; anzitutto perché, egli dice, il contesto lo vieta:
il Signore si rivolge infatti ai Farisei, non ai battezza­
ti l00/ Inoltre perché precludere ai battezzati la possibili­
tà di ricevere di nuovo il perdono è contraddetto dalla
pratica della Chiesa che, per esempio, ha respinto le pres­
sioni rigoristiche di un Novaziano l01.
Tuttavia, anche per il vescovo d'Alessandria non era
facile dare un'interpretazione soddisfacente di queU’enig-
matico detto di Gesù. Due soprattutto erano le difficoltà
da superare: I) mantenere la distinzione tra «Figlio del­
l’uom o» e Spirito (Santo); II) conservare pure la diversi­
tà di grado tra le due bestemmie, l’una passibile di perdo­
no, l’altra irremissibile.
La soluzione prospettata da Atanasio consiste nell’ap-
plicare a questo caso il suo teorema trinitario-cristologi-
co; e qui sta la vera novità dell’impostazione, l'apparire
di un nuovo m odo di fare teologia.
Come prim o passo, egli afferma che nella Trinità non
si dà maggiore o minore, a m otivo della totale immanen-

-- Cf. IV, 10-11.


“,0 Cf. IV, 12, 4-6.
,0' Cf. IV, 13, 1-3.
28 Introduzione

za reciproca tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.


Perciò, se il Padre è in tutte le cose, anche il Figlio sarà
in tutte le cose, e lo Spirito non può essere assente 102. Di
conseguenza, chi pecca o bestem m ia contro il Figlio, pec­
ca e bestemmia anche contro il Padre e lo Spirito Santo,
cioè contro tutta la Trinità ,03.
Il secondo passo sta invece nell'affermare che m a g ­
g io re e m in o r e si dà nell’incarnazione, in quell'evento
cioè che Dio ha voluto a nostro favore IM. In Cristo, Ver­
bo incarnato, sussiste dunque congiuntamente un dupli­
ce livello: l’uno inferiore, umano, riconoscibile dai segni
propri della debolezza umana; l'altro superiore, divino,
riconoscibile in quelle opere che sono proprie di Dio l05.
Da queste due premesse scaturisce per Atanasio la
soluzione al suddetto problema: la m a g g io r e o m in o r e
gravità della bestem m ia non va riferita rispettivamente
allo Spirito Santo e al Figlio, bensì unicamente a Cristo
considerato nella sua divinità e nella, sua um anità 1M.
Inoltre, la divinità di Cristo può essere indicata con il
termine «Spirito», in base a una di quelle «brachilogie»
che sono legittimate dalla perfetta identità sostanziale
della Trinità: infatti lo Spirito contro cui è detta la be­
stemmia, è lo stesso Spirito nel quale il Verbo opera
ogni cosa e che è quindi «suo proprio» 107. Analogamente,
le «opere dello Spirito» sono, di fatto, le opere del Padre,
che il Figlio compie nello Spirito loe.
In conclusione, da questa analisi si può capire che
l’interpretazione «cristologica» data da Atanasio alla «be­
stem m ia contro lo Spirito» non postula affatto un altro

Cf. IV, 12, 2.


103 Cf.IV, 12, 2-3.
1W Cf.IV, 14.
,0! Cf.IV, 15.
,0‘ Cf.IV, 17, 5.
107 Cf.IV, 20, 2.
,0‘ Cf.IV, 20, 6.
Introduzione 29

contesto o un altro m om ento che non sia quello delle


Lettere a Serapione. Infatti, senza la concezione trinita­
ria espressa in queste lettere, la soluzione data da Atana­
sio a Mt. 12, 32 risulterebbe di difficile comprensione.
Diventa invece chiara se la si considera come u n ’applica­
zione concreta dei principi enunciati precedentemente.

7. Il contesto soteriologico

Affermare, come fa Atanasio, che lo Spirito Santo


non è creatura, equivale a introdurre un concetto di «se­
parazione»: lo Spirito non è una delle cose create, non
rientra nella serie degli esseri venuti all’esistenza, ma è
tutto dalla parte della divinità l09.
Questa negazione tuttavia è in vista di un'ulteriore
affermazione: quella della reale «partecipazione» dell’uo­
m o alla vita divina, grazie al dono dello Spirito. L ’uomo
viene cosi «divinizzato» "°.
Chi, volendo salvaguardare la presenza dello Spirito
Santo nell’uomo, ritenesse questo Spirito un essere o
u n ’energia intermedia - come se fosse inconcepibile un
contatto diretto del Dio trascendente con la creatura 111 -
in realtà non farebbe che privare questa presenza di ogni
significato salvifico. Se infatti lo Spirito fosse anch’egli
una creatura, noi non saremmo salvati, perché non sa­
rem m o «divinizzati»: «Per mezzo dello Spirito — scrive
Atanasio - noi tutti siamo detti partecipi di Dio (...). Se -
lo Spirito Santo fosse una creatura, l’essere in lui non ci
porterebbe nessuna partecipazione a Dio; saremm o sem ­
plicem ente uniti a una creatura ed estranei alla natura
divina (...). Se dunque noi entriamo a far parte della
natura divina mediante la partecipazione allo Spirito, è

"·'· Cf. I, 20, 7.


Cf. I, 24, 3; 25, 5.6.
Cf. Wolinski, La pneumatologie des Pères Grecs, cit., p. 153.
30 Introduzione

follia affermare che lo Spirito appartenga alla natura


creata e non a quella di Dio. Ecco perché divinizza colo­
ro nei quali si fa presente. Se divinizza, non vi può essere
alcun dubbio che la sua natura sia quella di Dio» "2.
Q uest’opera di divinizzazione comporta molteplici
aspetti: lo Spirito infatti santifica, vivifica, illumina, con­
ferisce il profum o e la form a di Cristo, crea e rinnova,
glorifica la creatura e le dà la figliolanza divina “3.
Non che queste siano operazioni esclusive dello Spiri­
to; è il Verbo infatti che le compie in lui, poiché unica è
l'operazione, la grazia, la santificazione che, partendo
dal Padre, per m ezzo del Figlio, si compie nello Spiri­
to
In definitiva, chi partecipa allo Spirito ha pure parte­
cipazione al Figlio e al Padre "5, «poiché solo partecipan­
do a lui noi abbiamo l’a more del Padre, la grazia del
Figlio e la com unione dello stesso Spirito»
L'argomento soteriologico delta «divinizzazione» del­
l'uomo ha cosi una parte imprescindibile nella teologia
di Atanasio. La sua speculazione sulla Trinità non è
astratta, ma radicata nell'autorivelazione salvifica di Dio
stesso. Il fine di questa rivelazione non è sem plicemente
quello di porre l'uomo di fronte a Dio in atteggiamento
di rettitudine morale e di adorazione, bensì quello di
farlo entrare nella stessa vita trinitaria.

8. Teologia apofatica
Atanasio preferisce spesso formulare il suo pensiero
su Dio in modo negativo piuttosto che positivo: «È suffi-

"2 I, 24, 1-3.


113 Cf. nota 43. Sullo Spirito che dà il profum o e la form a di Cri­
sto, cf. I, 23, 4-6; che conferisce la gloria e la figliolanza divina, cf. I,
19, 6; 25, 5.
Il'1 Cf. nota 89.
1,5 Cf. I, 30, 7.
I, 30, 8.
Introduzione 31

d en te sapere che lo Spirito non è creatura, né si annove­


ra tra le opere (della creazione). La Trinità infatti non è
un miscuglio di nature diverse, m a è inseparabile e iden­
tica a se stessa» " 7.
Infatti, ciò che trascende la realtà creata, trascende
pure la parola um ana Dio non è come l’uom o Cosi
il concetto di «generazione» applicato a Dio non può
essere inteso nello stesso modo con cui è applicato all’uo­
mo, perché Dio è semplice, non composto di parti-iSì
Perciò è da stolti lasciarsi condizionare da un sillogi­
sm o e non am mettere la divinità dello Spirito Santo solo
perché non si riesce a capire come lo Spirito possa deri­
vare dal Padre senza essere anch'egli «figlio» m. Dio, so­
prattutto nella sua rivelazione trinitaria, rimane un m i­
stero da adorare nella fede: «A chi crede, ciò basta. La
conoscenza um ana fin qua arriva; a questo punto i che­
rubini fanno velo con le loro ali» l22.
Certo, la ragione non deve essere esclusa, purché si
fondi sulla fede, accompagnata da pietà e riverenza È
questo un tipo di conoscenza a cui si ha accesso solo a
condizione di bandire la «curiosità» l24, l’irriverenza pro­
pria di un razionalismo gretto e meschino l2S. In esso
cade chi si allontana dalle espressioni contenute nelle
sacre Scritture e dalla fede trasmessa nella Chiesa 12‘.

17, 1.
Cf. I, 17, 3.6.
Cf. IV, 6, 4-5.
'“ ■Cf. IV, 6, 5.
121 Cf. IV, 5, 1; 6, 7.
122 I, 17, 2.
123 Cf. I, 20, 4. Osserva giustam ente Wolinski: «Devant le mystère
de Dieu, la prem ière réaction d'Athanase est de se taire et d’adorer.
Il n'adm et pas que la réponse aux objections de la raison précède
l’acte de foi et le conditionne» (La pneumatologie des Pères Grecs,
cit., p. 146).
,24 Cf. IV, 5, 2.
m Cf. IV, 7, 1.
126 Cf. I, 28, 1; 30, 2; 32, 1; 33, 2; IV, 6, 3.
32 Introduzione

Il carattere ineffabile della Trinità va dunque sempre


salvaguardato. Se si dà un linguaggio trinitario che sem ­
bra sottrarre qualcosa a questa assolutezza, ciò è possibi­
le solo nel lim ite posto dalla rivelazione stessa. Non è la
mente um ana che lo crea, neppure quindi lo può m odi­
ficare.

9. Atanasio e la Bibbia

Il ricorso abbondantissimo alla Bibbia nelle Lettere


a Serapione permette, anche a prescindere dalle altre
opere dell'Alessandrino, di farsi un'idea abbastanza esat­
ta circa il modo con cui egli leggeva la Scrittura
Quanto all’Antico Testamento, Atanasio si riferisce
costantemente alla versione greca dei Settanta (LXX) co­
me al testo che fa autorità. Cosi si spiegano molte sue
argomentazioni, come in I, 4, 1 ss., dove egli fa leva sulla
presenza dell’articolo per stabilire i passi in cui il termi­
ne pneum a indica lo Spirito Santo. Pur dovendo conosce­
re che per l’Antico Testamento esiste un originale ebrai­
co, egli non vi accenna mai, e questo non solo perché
certamente non conosceva l’ebraico ,2>, ma anche perché
probabilm ente condivideva l'opinione com une circa
l’ispirazione dei Settanta ,29.
Pur am m ettendo un senso letterale, come nel caso di
Am. 4, 13 in cui pneum a significa sem plicem ente «ven­

127 Sull’esegesi atanasiana in generale, cf. H.J. Sieben, Herméneu-


tique de l’exégèse dogmatique d'Athanase, in Politique et Théologie
chez Athanase d'Alexandrie, ed. Ch. Kannengiesser (Théol. Hist. 27)
Paris 1974, pp. 195-214; B. de Mangerie, Introduzione alla storia del­
l’esegesi, I, trad. it. Roma 1983, pp. 128-149.
121 Cf. Ep. fest. 39, PG 26, 1436C: «I libri dell’Antico Testamento
sono tutti insieme nel num ero di ventidue, tanti quante sono le lette­
re dell’alfabeto ebraico, come ho sentito dire».
Tuttavia Atanasio non considera canonici, m a solo utili alla
lettura per i catecumeni, la Sapienza di Salomone, il Siracide e i Li­
bri di Ester, Giuditta e Tobia (Ep. fest. 39, PG 26, 1437C).
Introduzione 33

to» 1J0, Atanasio ritiene che tutta la Scrittura dietro la


fletterà» celi uno «Spirito», cioè un significato piti pro­
fondo l3\ che è anche quello p iù appropriato p iù esat­
to l3\ Esso si riassume nella rivelazione della duplice
condizione del Verbo: quella eternà, nétta quale è eguale
al Padre, e quella nel tempo, con la quale si è fatto
uomo, assumendo tutte le limitatezze umane. Questa m a­
nifestazione è il fine fskoposj a cui mira tutta la Scrittu­
ra l34; è il «tratto distintivo» (charactèr) del cristianesi­
mo 135 e della fede l3‘, quella autentica trasméssa dagli
A p o sto lil37. Se non si tien conto di questo criterio, come
fanno gli Ariani, tutto diventa confuso ,3i. Tenendone
conto, invece, tutta la Scrittura m ostra la sua mirabile
coerenza interna; ciò che Atanasio mostra accumulando
gli accostamenti, traendoli sia dall'Antico che dal Nuovo
Testamento l39.
Date queste premesse, Atanasio non ha difficoltà a
leggere l’Antico Testamento non solo in senso cristologi­
co, m a anche trinitario, poiché i due aspetti sono insepa­
rabili. Tutta la Scrittura viene cosi compresa sotto
u n ’unica «lettura» strettamente ecclesiale, il cui princi­
pio erm eneutico è dato dalla fede cristologica e trinita­
ria. Giustamente, dunque, H.J. Sieben ha parlato di «ese-

,w Cf. I, 8, 4; 9, 3.
m Cf. I, 8, 1; IV, 8, 1; 14, 1.
,3! Cf. I, 9, 3.
133 Cf. IV, 23, 3.
,M Cf. II, 7, 1.
135 Cf. II, 7, 3.
136 Cf. II, 7, 4; III, 7, 1.
137 Cf. II, 8, 1.
,J* Cf. II, 7, 3.
<3’ In questa m aniera di leggere la Scrittura, Atanasio si m ostra
«un discepolo fedele di Origene» (Sieben, Herméneutique, cit., p.
211); m a mentre per Origene il «fine» della Scrittura è la rivelazione
dei «nascosti misteri degli umani destini» (De prirtc. IV, 2, 7), per
Atanasio tutto si riconduce all’unico m istero del Cristo, Verbo fatto
uomo (cf. Sieben, ibid., pp. 208-210).
34 Introduzione

gesi dommatica» di Atanasio: questi infatti «lascia inten­


dere che, per il suo contenuto, lo skopos della Scrittura
è identico con il “canone", o regula fidei» 140.

Nota sulla presente traduzione


Seguendo un uso abbastanza comune, ho reso Logos con Verbo,
Trias con Trinità, ousia e derivati con sostanza, consostanziate, ecc.
Nel tradurre i passi biblici, mi sono attenuto strettam ente al te­
sto greco, cercando di leggerlo nell'ottica di Atanasio. Cosi ad esem­
pio ho conservato il term ine Verbo anche in citazioni tratte dall'Anti­
co Testamento, perché certam ente Atanasio riferiva quei passi al
Figlio di Dio.
I titoli e i sottotitoli non sono originali, m a sono stati introdotti
per facilitare il lettore nel seguire il discorso di Atanasio. Da essi si
può ricavare il piano delle Lettere.
Le suddivisioni in num eri all'intem o della numerazione del Mi-
gne sono anch’esse nostre; perciò nelle citazioni, il num ero rom ano
indica la Lettera, le cifre arabe si riferiscono rispettivam ente alla
numerazione del Migne e alla suddivisione nostra. Per chi volesse
risalire alla Patrologia Graeca, voi. XXVI, è stata riportata, tra paren­
tesi quadre, la numerazione -delle colonne, con le relative lettere.
Nel testo tradotto, le parentesi tonde indicano aggiunte esplicati­
ve di termini spesso sottintesi; le parentesi acute invece sono aggiun­
te al testo greco, supposto in quel punto lacunoso.

I4“ Sieben, Herméneutique, cit., p. 214.


Atanasio

LETTERE A SERAPIONE l-IV


lo Spirito Santo
LETTERA I

Occasione della lettera

[529A] 1. 1. La lettera (inviatam i) dalla tu a santa bon­


tà mi è stata consegnata nel deserto E sebbene contro
di noi fosse in corso un’aspra persecuzione e venissimo
ricercati con accanim ento da coloro che vogliono to­
glierci di mezzo 2, tuttavia il Padre delle misericordie e
Dio di ogni consolazione 3 ci ha consolato anche per
mezzo della tu a lettera. Al ricordo infatti della tu a bon­
tà e di tutti gli amici, mi sem brò che voi foste presenti
con me.
2. Grande dunque fu la m ia gioia nell'avere in ma
la tu a lettera. Ma non appena la lessi, di nuovo mi prese
lo sconforto, a motivo di coloro che si sono im puntati
nel voler com battere la verità. Scrivevi infatti, carissim o
e veram ente desiderato, esprim endo tu stesso m olto do­
lore, come alcuni hanno si abbandonato gli Ariani a
causa della (loro) bestem m ia [532A] contro il Figlio di
Atanasio si riferisce senza dubbio al suo terzo esilio (356-362),
durante il quale trovò rifugio nel deserto presso i monaci suoi amici
(cf. Introduzione, p. 11). In questi sei anni egli dovette svolgere u n’in­
tensa attività letteraria. Si ascrivono a questo periodo almeno i se­
guenti scritti: Vita Antonii, Apologia secunda, Apologia ad Constan-
tium, Apologia de fuga sua, Historia Arianorum, Epistula ad episco-
pos Aegypti et Libyae, De synodis.
1 Atanasio sfuggi in modo avventuroso alla cattura (cf. Introdu­
zione, p. 10). Questi accenni a ricerche ancora in corso fanno pensa­
re agli inizi del suo esilio.
3 2 Cor. 1, 3.
38 Atanasio

Dio, continuano però a non pensare rettam ente circa lo


Spirito Santo/ Essi sostengono che egli non solo è crea­
tura, m a anche che è uno degli spiriti m inistranti \ e
che differisce dagli (altri) angeli solo di grado.
3. Questa posizione solo in apparenza si oppone a
quella degli Ariani; in realtà è una negazione della vera
fede s. Come infatti quelli, negando il Figlio, negano an­
che il Padre ‘, cosi questi, bestem m iando contro lo Spiri­
to Santo, bestem m iano anche contro il Figlio. Ambedue
le parti si sono spartite cosi il com pito di opporsi alla
verità: gli uni contro il Verbo, gli altri contro lo Spirito
Santo, m a la bestem m ia contro la S anta Trinità è
identica.
4. Considerando dunque queste cose e pensandoci a
lungo, caddi nello sconforto, vedendo come il diavolo
ha trovato ancora modo di farsi giuoco di coloro che si
dànno a im itare la sua follia. E stavo quasi decidendo di
tacere [B] in questa occasione; se non che l’incitam ento
della santità tua e il motivo del loro errore e della loro
tem erità diabolica mi hanno spinto a scriverti questa
breve lettera, sia pure con fatica. Essa vuole essere per
te solo un'occasione per fare un discorso più completo,
secondo la perspicacia che ti è propria, e dare cosi una
piena confutazione a queirem pia eresia.

L'errore circa lo Spirito Santo


2. 1. Invero anche questa (loro) concezione non
estranea agli Ariani. Costoro infatti, una volta che h an ­

4 Cf. Ebr. 1, 14.


s Letteral.: «la fede pia» (he eusebèspistis). La fede non è un fatto
puram ente nozionale; quando è autentica, essa è tu tta perm eata del
senso vivo di Dio e della sua trascendenza che incute riverenza (euse-
beia), e salvaguarda dalla leggerezza e dall’orgoglio intellettuali. So­
lo cosi è vera fede (cf. più avanti, note 198 e 223).
‘ Cf. 1 Gv. 2, 22-23. Per Atanasio, «negare il Figlio» significa non
riconoscerne la piena divinità.
Lettere a Serapione, I 39

no negato il Verbo di Dio, è logico che oltraggino allo


stesso modo anche lo Spirito di lui. Perciò non è neces­
sario aggiungere altro nei loro confronti: basta quello
che in antecedenza abbiam o detto contro di loro 7. [C]
2. Con coloro invece che sono caduti in errore circa
lo Spirito Santo, conviene ricercare e rispondere «se­
guendo un nesso logico», p er usare la loro espressione
La loro illogicità infatti desta stupore: essi non voglio­
no, e giustam ente, che il Figlio di Dio sia (ritenuto) una
creatura; come mai allora hanno potuto sopportare an­
che solo il sentir dire che lo Spirito del Figlio è creatu­
ra? [533A] Se da una parte, a motivo dell’un ità esistente
tra il Padre e il Verbo, non vogliono che il Figlio sia
messo tra le cose prodotte m a pensano, ciò che è verità,
che egli è il Creatore di esse, come mai invece chiam ano
creatura lo Spirito Santo che ha nei riguardi del Figlio
la stessa unità che questi ha nei riguardi del P a d re 9?
3. O forse ignorano che, come non separando il Fi­
glio dal Padre salvaguardano l'unicità di Dio, cosi sepa­
rando lo Spirito dal Verbo non salvaguardano più l’uni­
ca divinità nella Trinità, scindendola e introducendovi
u na n atu ra aliena e diversa, e m ettendola sullo stesso
piano delle cose create? Ciò, ripeto, indica che la Trinità
non è più una cosa sola, bensì com posta di due nature
differenti, data la diversità sostanziale 10 dello Spirito,
cosi come essi se lo sono im maginato.
4. Che tipo di dottrina su Dio è mai questa [B] che
m escola Creatore e creatura? Allora non è più Trinità,

7 Probabile allusione ai Discorsi contro gli Ariani (PG 26, 11-468).


Molti indizi, e in particolare la Lettera II, fanno pensare all’anteriori­
tà di questi discorsi rispetto alle Lettere a Serapione.
‘ Cf. Introduzione, p. 18.
9 Frase ripresa alla lettera da Apollinare di Laodicea, Fides secun-
dum partem 17 (ed. E. Bellini, Su Cristo: il grande dibattito del quar­
to secolo, Milano 1978, p. 34).
1,1 To heteroousion. Tra Creatore e creatura vi è una differenz
sostanziale, a livello di essere.
40 Atanasio

m a «binità» pili qualcosa di creato. Oppure, se è Trini­


tà, come lo è davvero, com e possono collocare lo Spiri­
to, che appartiene alla Trinità, con le creature che ven­
gono dopo la Trinità? Questo significa di nuovo separa­
re e distruggere la Trinità.
5. In conclusione, non pensando rettam ente circa
Spirito Santo, non pensano rettam ente neppure circa il
Figlio. Se infatti pensassero rettam ente circa il Verbo,
penserebbero rettam ente anche circa lo Spirito che pro­
cede dal Padre 11 e che, essendo proprio del Figlio, è
dato da lui ai d iscep o li12 e a quanti credono in l u i 13. Ma
errando in questo modo, neppure hanno una sana fede
circa il Padre. Coloro infatti che si oppongono allo Spiri­
to, come disse il grande m artire Stefano costoro nega­
no anche il Figlio. E coloro che negano il Figlio, non
hanno neppure il Padre IS.

" ;Gv. 15,26.


12 Cf. Gv. 20, 22.
” Cf. Gv. 7, 39.
14 Cf. Atti, 7, 51.
11 Cf. 1 Gv. 2, 23. Il pensiero di Atanasio è molto fermo su questo
punto: negare uno solo dei «Tre» implica negarli tutti. Perciò più
oltre, ai negatori della divinità dello Spirito Santo, egli darà l'appel­
lativo di «atei» (cf. I, 30, 3; IV, 6‘, 2).
Lettere a Serapione. I 41

Parte prima

A. Confutazione scritturistica

Quale fondamento?
[536A] 3. 1. Dico proprio a voi: da dove vi viene il
pretesto per tale tem erità, per cui non tem ete questa
parola del Signore: Colui che avrà bestem m iato contro
lo Spirito Santo, non avrà remissione né in questo secolo
né in quello futuro “ ? Gli Ariani, non com prendendo la
venuta del Verbo nella carne né le espressioni dette a
motivo di questa (venuta), ne hanno fatto un pretesto
p er la loro eresia e cosi sono stati scoperti come avversa­
ri di Dio e come gente che parla veram ente dalla terra 17
dicendo cose vuote. Ma voi, da dove avete attinto il
vostro errore? Da chi lo avete sentito? O qual è «il nesso
logico» 18 di questo vostro errore?

Primo testo incriminato: Amos 4, 13 19


2. «Abbiamo letto, rispondono essi, nel profe
Amos che Dio dice questò: Ecco, sono io che/consolido
16 Citazione com posita di Mt. 12, 32 è 'M t;X ^ fQ u e s to passo (cf.
anche I, 33, 6; III, 7, 6) sarà oggetto della lunga appendice posta alla
Lettera IV (cc. 8-23). Cf. Introduzione, pp. 14-15; 26-29.
17 Cf. Gv. 3, 31.
" Cf. Introduzione, p. 18.
'* Cf. H.R. Smythe, The Interpretation o f Amos 4,13 in St Athana-
sius and Didymus, in «Journal of Theological Studies», n.s. 1 (1950),
pp. 158-183.
42 Atanasio

il tuono e creo lo Spirito e annunzio agli uom ini il suo


Cristo; (sono io) che faccio l’alba e l’oscurità, e che cam ­
m ino sulle som m ità della terra. [B] Signore Dio onnipo­
tente è il suo nom e 20. Questo passo ci ha indotto a dare
retta agli Ariani quando dicono che lo Spirito Santo è
creatura».
3. Quello dunque che sta in Amos l’avete letto; c
invece che sta scritto nei Proverbi: Il Signore m i creò
principio delle sue vie, in vista delle sue opere 2I, non
l’avete letto? Si che l'avete letto, e lo interpretate p u r
correttam ente, per non dover dire che il Verbo è creatu­
ra. Di quello invece del profeta non date alcuna interpre­
tazione, m a sentendo parlare sem plicem ente di «spiri­
to», pensate subito che li lo Spirito Santo sia detto crea­
tura. E sebbene nei Proverbi la Sapienza chiaram ente
dica m i creò, tuttavia voi interpretate quest'espressione,
e fate bene, in m odo da non dover annoverare la Sapien­
za creatrice tra le creature 22. 4. Nel passo del profeta,
invece, nulla ìndica che si tratti dello Spirito Santo, [C]
m a si parla solo di «spirito». Ora, nelle Scritture il term i­
ne «spirito» ha vari significati diversi, per cui il passo
sopraccitato poteva avere la sua retta interpretazione.
Come mai allora voi, quasi im puntandovi o come morsi
dal serpente ariano, continuate a sostenere che in Amos
si parla dello Spirito Santo, se non perché non vi scor­
diate dal pensare che egli è creatura?

20 Am. 4, 13 (LXX).
21 Prov. 8, 22 (LXX).
22 Atanasio, nella polemica contro gli Ariani, aveva interpretato
il termine «creare» come riferito aU’incam azione del Verbo-Sapien­
za, in vista delle «opere» della salvezza (in particolare nel C. Arian.
II). Cf. M. Simonetti, La crisi ariana nel IV secolo, cit., pp. 278, 478;
Ch. Kannengiesser, Athanase d'Alexandrie, évèque et écrivain. Une
lecture des traités Contre les Ariens (Théol. Hist. 70), Paris 1983, pp.
68, 73-93, 301-310.
Lettere a Serapione, I 43

Quando nella Scrittura «spirito» significa Spirito Santo

4. 1. Provate dunque a dire se trovate qualche pas


della Sacra Scrittura in cui lo Spirito Santo sia chiam a­
to sem plicem ente «spirito», senza un'aggiunta che speci­
fichi «di Dio» [537A] o «del Padre» o «di me» o «di lui»,
(cioè) di Cristo e del Figlio, o «da me», cioè da Dio, o
senza che si m etta l'articolo, di modo che non sia chia­
m ato sem plicem ente «spirito» m a «lo Spirito»; o (senza
che venga detto) per l’appunto «lo Spirito Santo», o «Pa-
raclito», o «della verità», cioè del Figlio che ha afferm a­
to: Io sono la verità 21. (Se le cose stanno cosi), q u an d o c
sentite dire sem plicem ente «spirito», come fate a sup­
porre che si tratti dello Spirito Santo?
2. Da questa norm a tuttavia si fa un'eccezione, sia
per coloro che vengono di nuovo interpellati avendo già
ricevuto lo Spirito Santo, sia per quanti sono stati prece­
dentem ente istruiti su di esso: per costoro infatti, poi­
ché si tratta di un richiam o e di un far ricordare, anche
se (la Scrittura) dice soltanto «lo Spirito», non vi è dub­
bio di chi si sta parlando, tanto più che anche in questi
casi vi è sem pre l'articolo. In una parola, senza l'artico­
lo o senza la sopraddetta aggiunta, non potrebbe essere
significato lo Spirito Santo.
3. Tale norm a segue Paolo scrivendo ai Calati [B]:
Questo solo voglio sapere da voi: dalle opere della legge
avete ricevuto lo Spirito o dall'aver dato ascolto alla
fede? ” . Ma quale (Spirito) avevano ricevuto se non lo
Spirito Santo, che viene dato ai credenti e ai rinati me­
diante il lavacro della rigenerazione ” ? E ai Tessalonice-
si scrive: Non spegnete lo S p irito 26; p arla cioè a persone
che sanno che cosa hanno ricevuto e le e s o r t a a n o n

" Cf. Gv. 14, 6.


14 Gal. 3, 2.
” Cf. Tit. 3, 5.
“ 1 Tess. 5, 19.
44 Atanasio

spegnere per trascuratezza la grazia dello Spirito accesa


in loro.
4. Nei Vangeli poi, se gli evangelisti parlando del
Salvatore come di un uomo, a motivo della carne da lui
assunta, afferm ano: Gesti, essendo pieno di Spirito, si
ritirò dal G iordano27, e: Allora Gesù fu condotto dallo
Spirito nel deserto “, ciò va inteso com e abbiam o detto
sopra. Luca infatti poco prim a aveva detto: Avvenne che
mentre tutto il popolo si faceva battezzare, al m omento
in cui anche Gesti [C] si fece battezzare e stava in pre­
ghiera, si apri il cielo e discese lo Spirito Santo in aspet­
to corporeo, come di colomba, sopra di lui E ra chiaro
che (nel passo citato prim a) dove si parlava di «Spiri­
to», era indicato lo Spirito Santo.
5. Cosi dunque in quei (contesti) in cui com pare lo
Spirito Santo, anche se è nom inato solo Spirito senza
alcuna qualificazione, non vi è dubbio che sia significa­
to lo Spirito Santo, soprattutto se ha l’articolo 30.

Dossier scritturistico: Antico Testamento

5.1. Voi invece provate a rispondere a ciò che v


stato proposto, se cioè avete trovato qualche passo del­
la Sacra Scrittura in cui lo Spirito Santo [540A] sia det­
to sem plicem ente «Spirito», senza quell'aggiunta qualifi­
cativa di cui si è parlato, a parte quell’eccezione che
abbiam o ricordato. Non ne siete in grado, perché non lo
troverete scritto.
2. Ecco invece ciò che si trova scritto nel Libro della

27 Le. 4,1. Tutti i codici del N.T. a noi pervenuti, invece di «essen­
do pieno di Spirito», leggono: «pieno di Spirito Santo».
2” Mt. 4, 1.
” Le. 3, 21-22.
10 Atanasio vuol dire che quando il term ine pneum a non è accom­
pagnato da nessuna qualificazione o ha solo l’articolo, è il contesto
che indica chiaram ente di che «spirito» si tratta.
Lettere a Serapione. I 45

Genesi: E lo Spirito di Dio si portava al di sopra dell'ac­


qua 31. E poco oltre: Non rimarrà lo Spirito m io in que­
gli uomini, perché sono carne 32. Nel Libro dei Numeri,
dice Mosè a (Giosuè) figlio di Nave: N on essere geloso
per me; davvero fosse concesso al popolo del Signore di
essere (tutti) profeti, qualora il Signore mandasse il suo
Spirito su di loro ”
3. E nel Libro dei Giudici si dice di Gotoniele: Lo
Spirito del Signore venne su di lui, e questi com inciò a
giudicare Israele 14. E di nuovo: Lo Spirito del Signore
venne su Iefte 35. E di Sansone si dice: Il fanciullo crebbe
e il Signore lo benedisse [B] e da allora lo Spirito del
Signore cominciò a camminare con lui 3‘. E (più oltre):
Piombò su di lui lo Spirito del Signore
4. Davide da parte sua canta nel Libro dei Salmi:
N on togliere da me il tuo Spirito Santo 38. E di nuovo nel
Salmo centoquarantadue: Il tuo Spirito buono m i con­
durrà in terra piana; a causa del tuo nome, Signore, m i
darai la vita
5. Nel Libro (del profeta) Isaia vi è scritto: Lo Spiri­
to del Signore è su di me, in grazia del quale m i ha
conferito l'unzione40. E prim a di questo era detto: Guai
a voi, figli ribelli. Questo dice il Signore: avete preso una
deliberazione, m a senza passare per me; avete fatto al­
leanze, ma senza passare per il m io Spirito, e cosi avete
aggiunto peccati a p ecca ti41. E ancora: Ascoltate questo:

" Gen. 1. 2.
12 Ivi, 6. 3.
33 Num. 11, 29.
54 Giud. 3, 10.
15 Ivi, 11,29.
34 Ivi, 13, 24-25.
57 Ivi, 15, 14.
3* Sai. 50, 13.
” Sai. 142, 10-11.
40 Is. 61, 1.
Ivi, 30, 1.
46 Atanasio

fin dalt'inizio non ho parlato in segreto; appena (qualco­


sa) avveniva, li io ero; e ora m i ha mandato il Signore e
il suo S p irito 42. Poco oltre, cosi dice: E questa [C] è
l’alleanza che intendo fare con essi, parola del Signore:
lo Spirito mio, che è su di te *\ E in quel che segue
aggiunge: Non un messaggero né un angelo, ma il Signo­
re stesso li ha salvati, perché li amava e perdonava loro;
egli stesso li ha riscattati, li ha sollevati e innalzati per
tutti i [541A] giorni del tempo. Essi però non diedero
retta e irritarono il suo Santo Spirito ed egli si cambiò
per essi in inimicizia 4\
6. Ezechiele poi cosi dice: Uno spirito m i sollevò
m i condusse nella terra dei Caldei, nel luogo della prigio­
nia, in visione, in Spirito di Dio 4S. E nel Libro di Danie­
le: Dio suscitò lo Spirito santo di un ragazzo giovane,
chiamato Daniele, il quale gridò a gran voce: Sono puro
dal sangue di co ste i4‘. Michea d a parte sua dice: La casa
di Giacobbe ha irritato lo Spirito del Signore *\ E per
mezzo di Gioele il Signore dice: Dopo queste cose avver­
rà che io effonderò il m io Spirito su ogni carne 4*. Attra­
verso poi Zaccaria è di nuovo la voce del Signore che
dice: Peraltro, accettate le mie parole e i m iei precetti,
tutto ciò che io ordino nel mio Spirito ai m iei servi i
p ro fe ti49. E poco oltre, rim proverando [B] il popolo, di­
ceva il profeta: Hanno reso ostinato il loro cuore per
non dare ascolto alla mia legge e alle parole che il Signo­
re onnipotente aveva m andato nel suo Spirito per mano
dei suoi profeti di un te m p o 50. Questi sono alcuni pochi
passi che abbiam o raccolto dalle antiche Scritture.
" Ivi, 48, 16.
41 Ivi, 59, 21.
4‘ Ivi, 63, 9-10.
45 Ez. 11, 24.
46 Dan. 13, 45-46 (Teodozione).
47 Mie. 2, 7.
** Gioe. 2, 28.
49 Z ac 1, 6.
50 Ivi, 7, 12.
Lettere a Serapione. I 47

Dossier scritturistico: Nuovo Testamento


6. 1. Interrogate ora anche voi i Vangeli e gli scr
degli Apostoli, e sentirete che anche li il term ine «spiri­
to» h a vari significati diversi; in particolare, lo Spirito
Santo non è m ai nom inato sem plicem ente «Spirito»,
bensì con quell'aggiunta qualificativa di cui abbiam o
parlato.
2. Quando dunque il Signore fu battezzato com e uo­
mo a motivo della carne che portava, come abbiam o già
accennato, è detto che lo «Spirito Santo» discese su di
l u i Sl. E dandolo ai discepoli, egli disse: Ricevete [C] lo
Spirito Santo E cosi insegnava loro: Il Paraclito, lo
Spirito Santo che il Padre invierà nel m io nome, quello
vi insegnerà ogni cosa “ . E poco dopo, sem pre parlando
di lui diceva: Quando verrà il Paraclito, che io vi invierò
da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede
dal Padre, quello testimonierà di me 5\ E ancora: Non
sarete voi a parlare, m a lo Spirito del [544A] Padre vo­
stro parlerà in voi “. E poco oltre: Se io scaccio i dem oni
nello Spirito di Dio, dunque è giunto a voi il regno di
D io 56.
3. E volendo indicare che in lui (Spirito Santo) trova
com pim ento tu tta la dottrina su Dio e la n o stra consa­
crazione battesim ale S7, nella quale ci h a uniti a sé e, per
51 Cf. Le. 3, 22.
” Gv. 20, 22.
“ Ivi, 14, 26.
M Ivi, 15, 26.
55 Mt. 10, 20.
,s Ivi, 12, 28.
” Il termine teleiòsis, che letteralm ente significa «compimento»,
«perfezione», si riferisce qui al sacram ento del battesim o come rito
di iniziazione alla vita divina. Lo traduciam o con «consacrazione
battesimale», ricordando che teleiòsis è sem pre usato dal Levitico
(cf. 7, 37; 8, 22-33) e dall’Esodo (cf. 29,22-34) in relazione con la consa­
crazione sacerdotale di Aronne e dei suoi figli (cf. J. Lecuyer, Le sa-
crement de l'ordination. Recherche historique et théologique
[Théol. Hist. 651 Paris 1983, p. 82).
48 Atanasio

mezzo suo, al Padre 5\ ordinò ai discepoli: Andate, am ­


maestrate tutte le genti, battezzandole nel nom e del Pa­
dre e del Figlio e dello Spirito S a n to '9.
4. Quando poi prom ise loro di m andarlo, ordinò c
non si allontanassero da Gerusalemme 60; e dopo pochi
giorni, com piendosi il giorno della Pentecoste, erano tu t­
ti insieme nello stesso luogo; e venne all'improvviso un
suono dal cielo, come se arrivasse un vento forte, e riem ­
p i tutta la casa netta quale dimoravano. [B] E apparvero
loro delle lingue divise, come di fuoco, e si posarono su
ciascuno di loro. Tutti furono riem piti di Spirito Santo e
cominciavano a parlare altre lingue, secondo che lo Spi­
rito dava loro di esprimersi A partire da allora, anche
m ediante l’imposizione delle mani degli Apostoli " veni­
va dato lo Spirito Santo ai rinati. 5. Un certo Agabo poi
profetò in esso dicendo: Questo dice lo Spirito Santo
E Paolo: Nel quale (gregge) lo Spirito Santo vi ha posti
come sorveglianti, per pascere la Chiesa di Dio che (Cri­
sto) si è acquistata con il proprio sangue M. E quando fu
battezzato l'eunuco, (si legge che) lo Spirito del Signore
rapi Filippo M.
6. E Pietro scrisse: Conseguendo il fine della fede,
salvezza delle anime; circa questa salvezza i profeti han­
no indagato e scrutato, [C] essi che hanno profetato sulla
grazia destinata a voi, indagando quale tempo o m om en­
to indicava lo Spirito di Cristo che era in loro quando
prediceva i patim enti del Cristo e le glorie che ne sareb­
bero seguite
” E qui accennata la dottrina della «deificazione» dell’uomo me­
diante la grazia (cf. più avanti, I, 11,6; 24, 1-3; 25, 5-6).
59 Mt. 28, 19.
60 Atti, 1, 4.
61 Ivi, 2, 1-4.
62 Cf. ivi, 8, 17.
6J Ivi, 21, 11.
M Ivi, 20, 28.
65 Ivi, 8, 39.
“ 1 Pt. 1,9-11.
Lettere a Serapione, I 49

Giovanni da parte sua scrisse nella (Prima) Lettera:


In questo sappiamo che rimaniamo in lui ed egli in noi:
perché ci ha fatto dono del suo Spirito 67.
7. Q uanto a Paolo, egli scrive ai Romani: Voi n
siete nella carne ma nello Spirito, se veramente lo Spiri­
to di Dio abita in voi. Se invece uno non ha lo Spirito di
Cristo, non gli appartiene. Se invece Cristo è in voi, il
corpo è morto [545A] a causa del peccato, m a lo spirito è
vita a m otivo della giustizia. Se poi lo Spirito di colui
che ha risuscitato Gesù abita in voi, colui che ha risusci­
tato Cristo Gesù dai m orti vivificherà anche i vostri cor­
p i mortali m ediante il suo Spirito che abita in v o iM. 8. E
ai Corinzi: Lo Spirito scruta ogni cosa, anche le profondi­
tà di Dio. Chi infatti conosce ciò che è dell'uomo se non
lo spirito dell'uomo che è in lui? Cosi nessuno conosce
ciò che è di Dio se non lo Spirito di Dio. Ora noi non
abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, m a lo Spirito che
è da Dio, affinché possiamo conoscere i doni che Dio ci
ha dato 6\ E poco oltre: Non sapete che siete tempio di
Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? 70. E ancora: Ma
siete stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Si­
gnore nostro Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio 7I.
[B] E ancora: Tutto questo opera l’unico e medesimo
Spirito, che distribuisce a ciascuno come vuole 7I. E an­
cora: Il Signore è lo Spirito, e dove c'è lo Spirito del
Signore, li c ’è la libertà
9. Osserva poi come scrive ai Galati: Affinché la b
nedizione di Abramo fosse data in Cristo Gesù, affinché

67 1 Gv. 4, 13.
“ Rom. 8, 9-11.
” 1 Cor. 2, 10-12.
70 Ivi, 3, 16.
Ivi, 6, 11.
72 Ivi, 12, 11.
71 2 Cor! 3, 17. Atanasio intende «Signore» come apposizione di
Spirito. Cf., nello stesso senso, Basilio, De Spir. San. 31, 52, 34 (Sour-
ces Chrét. 17 bis, p. 434).
50 Atanasio

ricevessimo la promessa dello Spirito, m ediante la fe­


de 74. E ancora: Poiché siete figli, Dio inviò lo Spirito del
Figlio suo nei nostri cuori, (e lo Spirito) grida: Abbà,
Padre! Perciò non sei piti schiavo ma figlio. E se sei
figlio, sei anche erede di Dio per mezzo di Cristo 75. Agli
Efesini, cosi diceva: Non rattristate lo Spirito santo di
Dio, nel quale siete stati segnati per il giorno della reden­
zione 76. E ancora: Conservate con cura [C] l'unità dello
Spirito, nel legame della pace 11. E ai Filippesi, parlando
francam ente scriveva: Che cosa infatti? Purché in ogni
modo, sia pretestuosam ente sia in verità, Cristo sia an­
nunciato: in questo m i rallegro e m i rallegrerò. So infat­
ti che ciò m i riuscirà di salvezza, per mezzo delle vostre
preghiere e dell’elargizione dello Spirito di Gesti Cristo,
secondo la m ia aspettativa e la speranza che nulla
[548A] m i sarà motivo di vergogna78. E ancora: Noi sia­
mo la circoncisione, noi che prestiam o un culto allo Spi­
rito di Dio e ci gloriamo in Cristo Gesù 79.
10. E ai Tessalonicesi attesta: Chi dunque disprez
(ciò) non disprezza un uomo, m a Dio che ci ha dato il
suo santo Spirito β0. E agli Ebrei: Lo Spirito Santo indica
cosi che la via verso le cose sante non è ancora manife­
sta, finché sussiste ancora la prim a tenda E ancora:
Pensate di quanta maggiore punizione non sarà ritenuto
degno colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha ritenu­
to cosa profana il sangue dell’A lleanza nel quale è stato
santificato, e ha oltraggiato lo Spirito delta grazia. "2. E
ancora: Se infatti il sangue dei tori e dei capri e l’asper­

74 Gal. 3, 14.
75 Ivi, 4, 6-7.
74 Ef. 4, 30.
Ivi, 4, 3.
" Fil. I, 18-20.
7’ Ivi, 3, 3.
M 1 Tess. 4, 8.
Ebr. 9, 8.
" Ivi, 10, 29.
Lettere a Serapione, I 51

sione della cenere di una giovenca santifica coloro che si


erano resi im puri purificando la loro carne, quanto più
il sangue di Cristo, il quale ha offerto se stesso senza
macchia a Dio per mezzo dello [B] Spirito eterno, purifi­
cherà la nostra coscienza dalle opere morte β\ E ai Tessa-
lonicesi: E allora si rivelerà l'iniquo, che il Signore Gesti
annienterà con lo Spirito della sua bocca e distruggerà
con la manifestazione della sua venuta

«Spirito» significa a volte «spirito dell’uomo»

7. 1. Ecco come lo Spirito Santo viene indicato


tu tta la Sacra Scrittura. Come dunque avete fatto voi a
vedere nel passo del profeta (Amos) qualcosa di simile?
Infatti la parola «spirito» non è neppure accom pagnata
dall’articolo, il che avrebbe potuto fornirvi un pretesto.
Ma voi con sfrontatezza vi siete sem plicem ente inventa­
ti dei «nessi logici» 85 per poter dire che lo «spirito crea­
to» di cui là si parla, altri non è che lo Spirito Santo.
Eppure potevate sapere, inform andovi da persone istrui­
te, che esistono accezioni diverse della parola «spirito».
2. (Nella Scrittura) infatti si parla anche di [C] uno
«spirito dell’uomo», come canta Davide: Di notte parla­
vo con il m io cuore ed era afflitto il mio spirito 86. E
Baruc pregando dice: Un’anima nelle angustie e uno spi­
rito preso dalla tristezza alza il grido verso di te 87. E
nell’inno dei tre fanciulli: Spiriti e anime dei giusti, bene­
dite il Signore 88.
3. L'Apostolo da parte sua scrive: Lo Spirito stesso
attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se figli,

,s Ivi, 9, 13-14.
M 2 Tess. 2, 18.
*5 Cf. Introduzione, p. 18.
“ Sai. 76, 7.
" Bar. 3, 1.
” Dan. 3, 86.
52 Atanasio

siamo anche eredi “s. E ancora: Nessuno conosce ciò che


è dell’uomo [549A] se non lo spirito dell'uomo che è in
l u i 90. Inoltre, nella Lettera ai Tessalonicesi cosi prega:
Che tutto intero il vostro spirito, e l’anim a e il corpo, sia
conservato irreprensibile nella venuta del Signore nostro
Gesti Cristo 91.

«Spirito» (pneum a) significa anche «vento»

4. Anche i venti sono detti «spirito» 92, come ad ese


pio nella Genesi: E Dio fece venire uno spirito sopra la
terra e l’acqua calò E nel Libro di Giona: Il Signore
suscitò uno spirito sopra il mare e si fece una grande
burrasca nel mare, s i che la nave rischiava di sfasciar­
si 94. Inoltre nel Salmo centosei è scritto: Disse, e ci fu
uno spirito di uragano che sollevò le sue o n d e 95. E nel
Salmo centoquarantotto: Lodate il Signore dalla terra,
pesci marini e tu tti gli abissi, fuoco, grandine, neve,
ghiaccio, spirito di tempesta, esecutori [B] della sua pa­
rola 96. E in Ezechiele, nella lam entazione su Tiro: I tuoi
rematori ti hanno condotta nel cuore del mare, nell'ac­
qua profonda; lo spirito dell’austro ti ha sfracellata97.

«Spirito» significa infine «senso spirituale»


8. 1. Se poi anche voi leggeste le Sacre Scritture, t
vereste che viene chiam ato «spirito» pure il senso (spiri·

M Rom. 8, 16-17.
90 1 Cor. 2, 11.
" IT ess. 5, 23.
92 In greco, come già in ebraico, la stessa parola (pneuma) signifi­
ca «soffio», «vento» e «spirito».
” Gen. 8, 1.
94 Giona, 1, 4.
95 Sai. 106, 25.
9‘ Sai. 148, 7-8.
97 Ez. 27, 25-26.
Lettere a Serapione, I 53

tuale) delle stesse divine parole, come quando Paolo


scrive: Egli ci ha resi idonei a essere m inistri della nuo­
va Alleanza, non della lettera m a dello spirito: la lettera
infatti uccide, mentre lo spirito vivifica ” . «Lettera» è
ciò con cui si compone (m aterialm ente) u n ’espressione,
m a il significato (spirituale) in essa contenuto è chiam a­
to «spirito».
2. Parim enti la legge è spirituale ”, perché, come an­
cora (Paolo) ha detto, non serviamo nella vetustà della
lettera, m a nella novità dello spirito IM. E lo stesso Paolo
rendendo grazie diceva: Io dunque con la m ente [C] ser­
vo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato.
Ora dunque non c ’è nessuna condanna per quelli che
sono in Cristo Gesti. Infatti la legge dello spirito della
vita in Cristo Gesti m i ha liberato dalla legge del pecca­
to
3. Filippo inoltre, volendo far passare l'eunuco dalla
lettera allo spirito, diceva: Riesci a comprendere quello
che leggi? 102. Questa (comprensione spirituale) fu quella
che ebbe anche Caleb, come attesta il Libro dei Numeri
quando Dio dice: Quanto al mio servo Caleb, poiché ci
fu in lui uno spirito diverso e m i ha obbedito, lo condur­
rò in quella terra nella quale entrò (come esploratore) l0\
Egli infatti aveva parlato con una com prensione diversa
da quella degli altri, e divenne cosi gradito a Dio. Ad
avere un tale cuore, Dio esortò il popolo, dicendo [552A]
m ediante Ezechiele: Fatevi un cuore nuovo e uno spirito
nuovo l04.

1 Cor. 3, 6.
” Rom. 7, 14.
,00 Ivi, 7, 6.
101 Ivi, 7, 25-8, 2.
,01 Atti, 8, 30.
101 Num. 14, 24.
104 Ez. 18, 31.
54 Atanasio

L ’esatta interpretazione di Amos 4, 13

4. Se dunque le cose stanno cosi e vi sono tu tte q


ste differenti (accezioni) del (termine) «spirito», come
abbiam o m ostrato, fareste meglio, quando sentite parla­
re di «spirito creato», pensarlo riferito ad u n a delle acce­
zioni sopraelencate. E precisam ente andava inteso nel
senso di quel passo di Isaia che dice: Aram si accordò
con Efraim; allora la sua (cioè del re) anima fu sconvol­
ta insieme all’anima del suo popolo, come nel bosco un
albero è scosso da uno spirito l0S. La stessa cosa vale per
il passo: Il Signore suscitò uno spirito sul mare 10‘, a
motivo di Giona. Infatti «tuono» e «spiriti» 107 dei venti
vanno insieme, come quando cadde la pioggia al tem po
di Acab: In un attim o il cielo si oscurò di nubi e di
spirito T

Nuova obiezione

[B] 9. 1. «Ma poiché nel passo di Amos, obiettano, è


nom inato Cristo, ne segue che lo "spirito'' di cui si parla
non possa essere altro che lo Spirito Santo» l09.
2. Dunque, che lo Spirito Santo debba essere nom
nato insieme a Cristo, l'avete capito; da dove allora ave­
te im parato a dividerlo quanto alla n atu ra e a separarlo
dal Figlio, per cui dite che Cristo non è creatura, m entre
lo Spirito Santo lo è? È fuori posto nom inare e glorifica-

,0’ Is. 7, 2.
Giona, 1, 4.
,07 Cf. Am. 4, 13.
,0' 1 Re, 18, 45.
Ecco un esempio di come ragionavano gli avversari di Atana­
sio, scorgendo un nesso logico (tropos) nella vicinanza delle parole
«Cristo» e «spirito». Ma Atanasio dim ostrerà subito quanto sia
«sconnesso» questo m odo di ragionare.
Lettere a Serapione, I 55

re insieme realtà che p er n atu ra loro sono diverse.


Quale com unanza infatti o quale somiglianza esiste tra
la creatura e il Creatore? Diversamente, dovreste pure
contare con il Figlio e m ettere insiem e a lui le cose
create per mezzo suo.

Interpretazione antropologica di «spirito creato» 111


3. Bastava dunque riferire il passo (di Amos) allo
spirito dei venti, come si è detto. Ma poiché obiettate
che nel testo viene ricordato Cristo, è necessario consi­
derare ciò accuratam ente per vedere se non troviam o
un significato più appropriato di quello spirito che è
detto «creato».
4. E che altro può essere «annunziare [C] agli uom i­
ni il suo Cristo» M2, se non (dire) che questi si è fatto
uom o? Non è ciò l'equivalente di (quest’altro passo):
Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio e lo
chiameranno con il nome di Em m anuele "3, e delle altre
espressioni che si riferiscono alla sua venuta? Ora,
quando viene fatta conoscere la venuta del Verbo nella
carne, di quale altro «spirito creato» si deve intendere
se non dello spirito degli uomini, spirito che p er l’appun­
to viene creato e rinnovato? Questo infatti aveva pro­
messo Dio per mezzo di Ezechiele, dicendo: Vi darò un
cuore nuovo e [553A] uno spirito nuovo darò a voi; e
toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un
cuore di carne e metterò in voi il m io Spirito
110 Syndoxazein. Questo verbo entrerà nel Credo Costantinopoli­
tano del 381 (cf. Denzinger-Schónmetzer, 150). Dato però che esso
m anca in alcuni manoscritti (R S), potrebbe trattarsi di un'inserzio­
ne posteriore (ma cf. più avanti, I, 31, 1: III, 6, 4).
Dopo aver dato l’esegesi letterale di Am. 4, 13, Atanasio tenta
qui un'interpretazione più profonda, che noi chiameremmo di tipo
allegorico-dottrinale.
"2 Am. 4, 13 (LXX).
"J Is. 7, 14.
114 Ez. 36, 26-27.
56 Atanasio

5. Ciò non si è forse adem piuto quando il Signore è


venuto e ha rinnovato ogni cosa m ediante la grazia?
Ecco infatti che anche in questo detto (di Ezechiele)
appaiono differenti accezioni del term ine «spirito»:
quello che viene rinnovato è il «nostro» spirito; lo Spiri­
to Santo invece non è detto sem plicem ente «spirito»,
m a di lui Dio dice che è «suo» "5, ed è in lui che i nostri
(spiriti) sono rinnovati. Cosi pure il salm ista nel Salmo
centotré dice: Toglierai il loro spirito e verranno meno e
torneranno alla loro polvere. Manderai il tuo Spirito e
saranno creati e rinnoverai la faccia della terra ll6. Se
siam o rinnovati nello Spirito di Dio, non è dunque [B]
lo Spirito Santo che qui è detto essere «creato», m a il
nostro.
6. Se allora fate bene a pensare che il Figlio non è
creatura, dato che tutto è stato fatto per mezzo del Ver­
bo, come può non essere blasfem o dire, come voi fate,
che è creatura quello Spirito nel quale il Padre, m edian­
te il Verbo, perfeziona e rinnova ogni cosa? E se per il
fatto che si parli senz’altro di «spirito creato» si sono
im m aginati che esso sia lo Spirito Santo, devono d'ora
in poi persuadersi che non è lo Spirito Santo ad essere
creato, m a che è il nostro spirito a essere rinnovato in
lui.
7. Questo chiedeva Davide cantando nei Salmi: O
Dio, crea in me un cuore puro e rinnova nelle mie visce­
re uno spirito retto "7. Qui infatti è detto essere creato
(quello spirito) che prim a era stato plasm ato, (come)
dice Zaccaria: Egli è colui che distende il cielo, dà fonda­
m ento alla terra e plasm a lo [C] spirito dell'uomo dentro
di lui "8. Ciò infatti che prim a aveva plasm ato, una volta

1,5 In Migne 553A, linea 8, vi è un refuso tipografico che va c


corretto, secondo l’edizione dei Maurini: anakainizomenon esti; to
de pneum a to haghion ouch haplOs pneuma, ecc.
Sai. 103, 29-30.
Sai. 50, 12.
"* Zac. 12, 1.
Lettere a Serapione. I 57

caduto lo creò di nuovo, venendo egli stesso nella realtà


creata, allorché il Verbo si fece carne e ciò al fine,
come disse l'Apostolo, di creare i due in un solo uomo
nuovo, creato secondo Dio in giustizia e santità della
verità ,2°.
8. Egli non intendeva parlare di u n altro uom o cr
to, diverso da quello che all'inizio fu fatto «ad im magi­
ne» l21, m a esortava ad assum ere la m ente creata e rinno­
vata in Cristo l2\ Ciò appare ancora d a Ezechiele, quan­
do dice: Fatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo;
perché morìre, o casa d'Israele? Per questo non voglio la
morte di chi sta per morire, dice il Signore Adonai ’23.

Interpretazione cristologica di «tuono consolidato»

IO. 1. Se questo dunque è il senso di «spirito creato


[556A] è conveniente pensare che «tuono consolidato» 124
sia da riferirsi alla parola fedele e alla stabile legge dello

Gv. 1,14.
110 Ef. 2, 15 e 4, 24.
121 Cristo è l’Immagine del Dio invisibile (cf. Col. 1, 15), m entre
l’uomo è stato creato «secondo l’immagine» (Gen. 1, 27), cioè secon­
do Cristo.
111 La «nuova creazione» non si opera direttam ente sull’uomo de­
caduto, bensì m ediante l’incam azione del Logos. Grazie a questa ve­
nuta del Logos nella carne, la mente (nous) um ana si trova a essere
creata e rinnovata. Pare che qui Atanasio veda la creazione soprat­
tutto in riferimento al nous-pneuma, e distingua una prim a creazio­
ne all’origine, da una seconda, che consiste nel partecipare al Verbo
incarnato, le due essendo finalizzate a «creare un solo uomo nuovo»
(con la singolare esegesi di Ef. 2,15). G iustam ente scrive Ch. Kannen-
giesser: «L’acte de l'incarnation salutaire se situe donc pour Athana-
se avant tout au niveau du nous humain» (Logos et nous chez Athana-
se d’Alexandrie, in Studia Patristica, XI [Texte und Untersuchungen
1081 Berlin 1972, pp. 199-202, alla p. 201).
121 Ez. 18, 31-32.
114 Cf. Am. 4, 13.
58 Atanasio

Spirito. Volendo farne m inistri Giacomo e Giovanni, il


Signore li chiam ò Boanerghes, cioè «figli del tuono» E
Giovanni è veram ente come u n a voce dal cielo che grida:
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il
Verbo era Dio
2. La legge infatti prim a non aveva che l'ombra dei
beni fu tu r i127; quando invece Cristo «fu annunciato agli
uomini» 128 e si fece presente dicendo: «Sono qui, io che
(ti) parlo» l2,( allora, come disse Paolo, la sua voce scosse
la terra, avendo fatto in antecedenza questa promessa:
Ancora una volta io scuoterò non solo la terra ma anche il
cielo. «Ancora una volta» indica il m utam ento delle cose
instabili, affinché rimangano quelle stabili. Perciò essen­
do eredi di un regno stabile, abbiamo la grazia di rendere
a Dio un culto [B] a lui gradito ,3°.
3. Ciò che qui viene chiam ato «regno stabile», Davi­
de lo chiam a «consolidato»: Il Signore ha esercitato il
regno, si è rivestito di bellezza; il Signore si è rivestito di
potenza come una cintura. E infatti ha consolidato il m on­
do, il quale non sarà scosso '” .11 detto del profeta indica
dunque la venuta del Salvatore, nella quale noi siamo
stati rinnovati e nella quale dim ora stabilm ente la legge
dello Spirito.

Secondo testo incriminato: 1 Timoteo 5, 21


4. Costoro tuttavia, che sono veram ente «sconnes­
si» l12, alleatisi con gli Ariani e condividendo la loro stessa
bestem m ia verso la divinità - quelli chiam ano creatura il

Cf. Me. 3, 17.


126 Gv. 1, 1.
1,7 Cf. Ebr. 10, 1.
Cf. Am. 4, 13.
”9 Cf. Gv. 4, 26.
130 Ebr. 12, 26-28; cf. Ag. 2, 6.
Sai. 92, 1.
,J! Cf. Introduzione, p. 18.
Lettere a Serapione, I 59

Figlio, questi lo Spirito -, hanno avuto la sfrontatezza di


trovarsi altri «nessi logici», come essi dicono. Cosi stra­
volgono anche il detto dell’Apostolo che scrisse queste
belle parole a Timoteo: [C] Ti scongiuro davanti a Dio e a
Gesti Cristo e agli angeli eletti di custodire queste cose sen­
za prevenzione, non facendo nulla per provocazione
5. Quelli invece afferm ano che, poiché dopo Dio e Cri­
sto sono nom inati gli angeli, ne segue necessariam ente
che lo Spirito debba essere annoverato con gli angeli e
che appartenga anch’esso alla loro categoria, essendo (so­
lo) un angelo superiore agli altri.
6. Anzitutto l’invenzione di questa em pietà è opera di
Valentino l34, ed è chiaro che essi non fanno che ripetere
le sue stesse affermazioni. Quello infatti disse che [557A]
con l’invio del Paraclito sono stati m andati con lui gli
angeli suoi coetanei
7. In secondo luogo, abbassando lo Spirito al rango
degli angeli l3‘... fanno rientrare (gli angeli stessi) nella
Trinità. Se infatti, secondo loro, dopo il Padre e il Figlio
ci sono gli angeli, allora è chiaro che gli angeli apparten­
gono alla Trinità e non sarebbero più spiriti m inistranti
m andati per il servizio l37, né sarebbero più santificati,
m a piuttosto santificatori degli altri.

Lo Spirito Santo non è m ai chiamato angelo

11.1. Che cos’è dunque questa loro grande follia?


quale parte delle Scritture hanno m ai trovato che lo Spi-
m 1 Tim. 5, 21.
134 Valentino fondò a Roma, verso la m età del II secolo, una delle
più im portanti scuole gnostiche. Fu com battuto da sant’Ireneo nella
sua opera Contro le eresie.
135 Questa notizia pare presa da Ireneo, Adv. haer. I, 4, 5 (testo
citato da Lebon, Lettres, cit., p. 100, nota 4).
1,6 Probabilm ente è caduta qualche parola dalla frase, perch
m anca del verbo principale.
137 Cf. Ebr. 1, 14.
60 Atanasio

rito sia chiam ato angelo? Sono costretto a ripetere le co­


se già dette: (Io Spirito Santo) è chiam ato Paraclito, Spiri­
to di adozione, Spirito di santificazione, Spirito di Dio,
Spirito di Cristo; mai viene detto angelo o arcangelo o
spirito di servizio, quali appunto sono gli angeli. Anzi è
lui ad essere servito, assiem e al Figlio, [B] da Gabriele
che dice a Maria: Lo Spirito Santo verrà su di te e la po­
tenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra ,ie.
2. Se dunque le Scritture non chiam ano angelo lo Spi­
rito, quale discolpa avranno costoro p er questa assurda
tem erità? Tanto più che Valentino stesso, che h a sem ina­
to in loro questa cattiva idea, ha chiam ato l'uno «Paracli­
to», gli altri «angeli», anche se poi quell'insensato pone
lo Spirito uguale nel tempo, (cioè) coetaneo agli ange­
li

N uove obiezioni infondate

3. «Ma ecco, essi dicono, ciò che vi è scritto nel profe­


ta Zaccaria: Questo dice l’angelo che parla in me M0. Ora,
è chiaro che "l’angelo che parla in me" indica lo Spirito».
4. Essi però non direbbero ciò se facessero attenzio­
ne al testo. Infatti lo stesso Zaccaria, allorché ebbe la
visione del candelabro, cosi parla: [C] Rispose l'angelo

Le. 1, 35; cf. più avanti, I, 31, 9; III, 6, 2. Atanasio interpreta


«potenza dell'Altissimo» e «Spirito Santo» come riferite rispettiva­
m ente al Figlio e allo Spirito. Invece l’interpretazione più comune
prim a di lui riferiva am bedue le espressioni al Figlio (cf. M. Simonet-
ti, Note di cristologia pneumatica, cit., pp. 201-232). Nei passi di Ata­
nasio si nota che il punto di partenza è ancora per lui la concezione
tradizionale della discesa del Logos in Maria, m entre il punto di arri­
vo è la nuova interpretazione di tipo trinitario. Su Le. 1, 35 nel IV
secolo, cf. E. Cavalcanti, Interpretazione di Le. I, 35 nel dibattito sul­
lo Spirito Santo prima del Concilio, in Credo in Spiritum Sanctum,
cit., voi. I, pp. 89-99.
Cf. più sopra, I, 10, 6.
140 Zac. 1, 9 e passim.
Lettere a Serapione, 1 61

che parlava in me: «Non sai che cos'è ciò?». E io dissi:


«No, Signore». Ed egli m i rispose: «Questa è la parola del
Signore a Zorobabele: Non con potenza grande né con
forza, m a col m io Spirito, dice il Signore onnipotente»
Da qui è chiaro che l'angelo che parlava al profeta non è
lo Spirito Santo: quello era un angelo, questi è lo Spirito
di Dio onnipotente, servito dall’angelo, inseparabile dal­
la divinità e proprio del Verbo.
5. Se poi allegano pretestuosam ente il detto dell’Apo­
stolo (sopra citato) l4J, poiché li gli angeli eletti sono no­
m inati [560A] dopo Cristo, dicano chi tra tu tti questi sia
da annoverarsi con la Trinità. Tutti insieme infatti non
form ano u n ’unità numerica. O (dicano) chi di loro è sce­
so nel Giordano in forma di colomba. Infatti gli (angeli)
m inistranti sono mille migliaia e diecimila miriadi 14J. O
(dicano) perché, apertisi i cieli, non è detto che discese
uno degli angeli eletti, bensì lo Spirito Santo ,4\ Oppure
(dicano) perché il Signore stesso, parlando della fine dei
tem pi con i discepoli, distinguendo dica: Il Figlio dell'uo­
m o manderà i suoi angeli,45. E prim a di ciò è detto: Gli
angeli lo servivano 146; e di nuovo il Signore dice: Usciran­
no gli a n g elil47. Invece, dando (lo Spirito) ai discepoli di­
ceva: Ricevete lo Spirito Santo Hl; e m entre li inviava dis­
se: Andate e ammaestrate tutte le genti, battezzandole [B]
nel nom e del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo l49.
6. (Il Signore) infatti non ha m esso insieme un ange­
lo con la divinità, né ci ha congiunti a sé e al Padre per

Ivi, 4, 5-6.
1,1 Cf. I, 10, 4.
143 Cf. Dan. 7,10; Ap. 5,11; Sacram. Serap. XIII, 9 (Funk, Disac. et
Const. Apost. II, 172).
144 Cf. Le. 3, 22.
145 Mt. 13, 41.
144 Ivi, 4, 11.
147 Ivi, 13, 49.
,4* Gv. 20, 22.
149 Mt. 28, 19.
62 Atanasio

mezzo di una creatura, bensì m ediante lo Spirito San­


to 15°. Quando ce lo ha promesso, non ha detto che avreb­
be inviato un angelo, m a lo Spirito di verità che procede
dal Padre 15‘, prende dal Figlio 152 e (da lui) è dato m.

Lo Spirito Santo è distinto dagli angeli

12. 1. Invero anche Mosè sapeva che gli angeli so


Creature, m entre lo Spirito Santo è unito al Figlio e al
Padre. Quando infatti si senti dire da Dio: Va', sali da qui,
tu e il tuo popolo, quelli che hai fatto uscire dalla terra
d'Egitto verso la terra che ho promesso con giuramento
ad Abramo, Isacco e Giacobbe, dicendo: La darò alla vo­
stra discendenza. Ecco, io manderò [C] il m io angelo da­
vanti a te e scaccerà il Cananeo 1!\ (Mosè) non accettò,
dicendo: Se non vieni tu stesso con noi, non m i muoverò
da q u i 155. 2. Non voleva infatti che fosse una creatura a
guidare il popolo, perché non im parassero ad adorare la
creatura invece del Creatore 156 di tu tte le cose, cioè Dio.
Non vi è dubbio che, rifiutando l'angelo, chiedeva che
fosse Dio stesso a condurli. Dio allora gli fa questa pro­
messa: Ciò che hai domandato, io lo farò, poiché hai tro­
vato grazia davanti a me e ti conosco a preferenza di tu t­
ti 15\ A ciò corrisponde quello che è scritto in Isaia: Colui
che ha fatto uscire dalla terra il pastore delle pecore,
[561 A] dov’è chi ha posto in esse lo Spirito Santo, colui
che ha condotto fuori Mosè con la sua destra? 15β. E poco
dopo dice: Discese lo Spirito da parte del Signore e li gui-

150 Cf. più sopra, I, 6, 3.


1,1 Gv. 15, 26.
152 Cf. Gv. 16, 15.
1,3 Cf. Gv. 20, 22.
134 Es. 33, 1-2
1,5 Ivi, 33, 15.
136 Cf. Rom. 1, 25.
Es. 33, 17.
,3* Is. 63, 11-12.
Lettere a Serapione, I 63

dò. Cosi hai condotto il tuo popolo, facendoti un nome di


gloria 15\
3. Chi non vede la verità da questi (accostament
Dio prom ette di fare da guida, ed ecco, non prom ette più
di m andare un angelo, bensì il suo Spirito, che è superio­
re agli angeli, quale guida del popolo, m ostrando cosi
che lo Spirito non è (una) delle creature né un angelo, m a
sopra la creazione, unito alla divinità del Padre. Infatti
Dio stesso, per mezzo del Verbo, nello Spirito, guidava il
popolo. Da qui l’attestazione costante della Scrittura,
che dice: Io vi ho condotti fuori dalla terra d ’Egitto voi
siete testim oni se c'era tra voi un altro dio fuori di m e IM.
4. E i santi da parte loro [B] cosi parlano a Dio: Hai con­
dotto come un gregge il tuo popolo “2; e: Il Signore li con­
dusse nella speranza e non ebbero timore 163. A lui pure
innalzano questo inno: Ha condotto il suo popolo attra­
verso il deserto, poiché per sempre è la sua misericor­
dia l64. Q uanto al grande Mosè, continuam ente afferm a
nei suoi discorsi: Chi cam m ina davanti a voi è il Signore
Dio ,65.
5. In conclusione, lo Spirito di Dio non potrebbe
alcun m odo essere preso p er un angelo o per una creatu­
ra, m a è proprio della divinità stessa. Perciò se lo Spirito
era in mezzo al popolo, vuol dire che Dio stesso, m edian­
te il Figlio, nello Spirito, era in mezzo a loro.

Una logica assurda


13.1. «Ma se è cosi, essi ribattono, perché dunqu
l’Apostolo subito dopo Cristo non ha nom inato lo Spirito

,w Ivi, 63, 14.


Am. 2, 10; cf. Lev. 11, 45; Giud. 6, 8.
Cf. Is. 44, 8; Deut. 32, 39.
Sai. 76, 21.
Sai. 77, 53.
144 Sai. 135, 16.
Deut. 1, 30.33; 9, 3; 20, 4; 31, 3.6.
64 Atanasio

Santo bensì gli angeli eletti?».


2. A questo punto si potrebbe ritornare loro la stessa
dom anda: Perché [C] Paolo non ha nom inato gli arcange­
li o i cherubini, i serafini, le signorie, i troni o altro, m a
solo gli angeli e le tti166? Forse che, dal m om ento che non
li ha nom inati in questo modo, gli angeli sono (anche)
arcangeli? Oppure esistono solo angeli e non anche sera­
fini, cherubini, arcangeli, signorie, troni, principati o al­
tro? Ma (chiedersi) perché l'Apostolo non ha scritto cosi
e cosi, significa imporgli u n a costrizione, ignorare le Sa­
cre Scritture e andare errando lontani dalla verità
3. Ecco infatti che cosa è scritto in Isaia: Avvicinatevi
a me e ascoltate questo: fin dall'inizio [564A] non ho par­
lato in segreto; appena (qualcosa) avveniva, li io ero; e
ora m i ha mandato il Signore e il suo Spirito |6β. E in Ag­
geo: E ora coraggio, Zorobabele, dice il Signore; coraggio,
Gesù, figlio di Iosedec, gran sacerdote, dice il Signore; si
faccia coraggio tutto il popolo della terra, dice il Signore:
m ettetevi all’opera, perché io sono con voi, dice il Signore
onnipotente, e il m io Spirito sta in m ezzo a v o i l69.
4. Questi due profeti fanno menzione solo del Signo­
re e dello Spirito. Che cosa dunque diranno di ciò (i no­
stri avversari)? Dal m om ento che Paolo, ricordando Cri­
sto e gli angeli eletti, tace dello Spirito, essi collocano lo
Spirito assieme agli angeli; abbiano ora il coraggio, leg­
gendo quei passi profetici, di estendere il loro ragiona­
m ento anche a Colui che li non è nom inato. [B] 5. Se
dicono che «il Signore» è il Figlio, che cosa diranno del
Padre? Se invece dicono che è il Padre, che cosa diranno
del Figlio? La risposta blasfem a che deriva dal loro mo·

1.6 II riferimento è sem pre a 1 Tim. 5,21 (cf. 1 ,10,4). La lista delle
varie classi di angeli, che già si legge in Sacram. Serap. XIII, 9 (Funk,
172-174), è in qualche modo ricavabile dal N.T. (cf. Rom. 8,38; 1 Cor.
15, 24; Ef. 1, 21; Col. 1, 16; 1 Tess. 4, 16).
1.7 Cf. Mt. 22, 29.
,M Is. 48, 16.
,M Ag. 2, 4-5.
Lettere a Serapione, I 65

do di ragionare non m erita neppure di essere pensata:


diranno infatti che ciò che non è menzionato, o non esi­
ste o va com putato con le cose create.

14.1. Che cosa direbbero poi se sentissero pure il Si­


gnore dire: C'era in un paese un giudice che non temeva
Dio e non aveva ^ μ α Γ ά ο p e r i’uomo l7°? Poiché dopo Dio
ha nom inato l’uomb, è forse il Figlio quest’uom o di cui il
giudice iniquo ηοή aveva riguardo? Oppure, poiché ha
nom inato l’uom o dopo Dio, il Figlio sarà forse terzo do­
po l’uomo, e quarto sarà lo Spirito Santo? [C] 2. E che
cosa dovrebbero dire sentendo l’Apostolo afferm are nel­
la stessa Lettera (da loro citata): Ti ordino davanti a Dio
che vivifica tutto e al Signore Gesti Cristo che ha testim o­
niato sotto Ponzio Pilato la bella professione: custodisci
il precetto immacolato, irreprensibile m. Ordunque, dato
che qui Paolo non parla degli angeli né dello Spirito, sa­
ranno essi in dubbio se lo Spirito esiste e se gli angeli
esistono? Si, lo saranno, fintanto che rim arranno fermi
in quella loro em pia concezione circa lo Spirito.
3. Se inoltre sentono la S crittura dire nel Libro d
l’Esodo: [565A] Il popolo temette il Signore, e credettero a
Dio e a Mosè suo servo 172, forse che conteranno Mosè in­
sieme a Dio e penseranno che dopo Dio venga solo Mosè
e non il Figlio? Che sentano anche come il patriarca Gia­
cobbe benedice Giuseppe: Dio che m i ha nutrito dalla
mia fanciullezza fino a questo giorno, l'angelo che m i ha
liberato da tutti i mali, benedica questi b a m b in i,73. Poi­
ché dopo Dio ha nom inato l’angelo, forse che questi vie­
ne prim a del Figlio, o il Figlio è da annoverare tra gli
angeli? Si, dovranno pensare di nuovo cosi, avendo il
cuore corrotto.

,7ϋ Le. 18, 2.


1 Tim. 6, 13-14.
Es. 14, 31.
173 Gen. 48, 15.
66 Atanasio

L ’esatta interpretazione di 1 Timoteo 5, 21

4. La fede apostolica però non è questa, né un cristia­


no potrebbe mai tollerare simili cose. Infatti la santa e
beata Trinità è inseparabile e unita in se stessa: non si
può parlare del Padre senza che vi sia unito [B] il Verbo
suo e lo Spirito che è nel Figlio. Unica infatti è la grazia
che originando dal Padre, attraverso il Figlio si compie
nello Spirito Santo. E vi è una sola divinità, un solo Dio
che è sopra tutti, attraverso tutti e in t u t t i l74.
5. Cosi Paolo, dicendo: Ti scongiuro davanti a Dio e a
Gesti Cristo 175, sapeva bene che lo Spirito non è separato
dal Figlio, m a che anch’esso è in Cristo come il Figlio nel
Padre. Quanto agli angeli eletti, giustam ente li ha aggiun­
ti, dato che questo avvertim ento era destinato al discepo­
lo; questi infatti sapendo che le cose dette da parte di
Dio sono pronunciate per mezzo di Cristo, nello Spirito,
e che d’altra parte gli angeli sono al nostro servizio, sorve­
gliando [C] le azioni di ciascuno, avrebbe fatto in modo
di custodire le esortazioni del m aestro, quasi avendo (in
essi) dei testim oni oculari delle cose dette.
6. Oppure (Paolo) scongiura o ra (Timoteo) m ediante
gli angeli che continuam ente contem plano il volto del Pa­
dre che è nei c ie lil7é, a causa dei «piccoli» che sono nella
Chiesa, affinché il discepolo, sapendo chi sono coloro
che si prendono cura dei semplici fe d e li,77, non trascuri
gli am m onim enti dell’Apostolo.

m Ef. 4, 6.
1,5 1 Tim. 5, 21.
1,4 Cf. Mt. 18, 10.
1,7 I «piccoli» di Mt. 18,10 sono per Atanasio i «laici» (laoi), cioè
popolo dei semplici fedeli, contrapposti ai ministri ordinati (quale
appunto era Timoteo). Qui non ha senso tradurre laoi con «popoli»;
del resto è abituale in Atanasio intendere laoi nel senso sopra indica­
to (cf. G. Miiller, Lexicon Athanasianum, Berlin 1952, p. 804).
Lettere a Serapione, I 67

B. Confutazione logica

Ragionamenti assurdi

15. 1. Questo dunque mi pare il senso da dare ai detti


divini, atto a confutare l’em pia opinione di quegli insen­
sati contro lo Spirito. Ma essi persistono nella loro ostili­
tà verso la vejatà e, come tu scrivi, buttano fuori dall'ab­
bondanza del loro cuore 178questa nuova trovata: 2. «Se
(lo Spirito) non è creatura né uno degli angeli, m a proce­
de dal Padre, [568A] allora anch'egli è figlio, e cosi ci so­
no due fratelli, lui e il Verbo. E se è fratello (del Verbo),
questi come può essere "unigenito"? Oppure, com e mai
non sono considerati uguali, m a l’uno è nom inato dopo il
Padre e l’altro dopo il Figlio? Inoltre, se h a origine dal
Padre, come mai non è detto pure lui generato o figlio,
m a sém plicem ente Spirito Santo? Se invece lo Spirito è
del Figlio, allora il Padre è nonno dello Spirito».
3. Queste sono le spiritosaggini che van dicendo que­
gli ignobili, gente im picciosa 179 che pretende scrutare le
profondità di Dio, m entre nessuno le conosce se non lo
Spirito di Dio 18°, che proprio essi bestem m iano. Costoro
non m eriterebbero nessuna risposta ma, secondo il pre­
cetto dell’Apostolo ιβι, dopo l'am m onim ento fatto prece­
dentem ente, bisognerebbe evitarli come eretici; oppure
bisognerebbe fare loro delle dom ande degne di quelle
che essi pongono a noi, [B] e pretendere che rispondano
come essi lo pretendono da noi.
4. Pertanto che (ci) dicano: il Padre ha avuto un Pa­
dre? Con lui è stato generato qualche altro e sono essi
fratelli da un solo (genitore)? Come si chiam ano? Chi è il
loro padre e il loro nonno? Chi sono i loro antenati? Di-

,’· Cf. Mt. 12, 34.


2 Tess. 3, 11.
Cf. 1 Cor. 2, 10-11.
m Cf. Tit. 3, 10.
68 Atanasio

ranno che non esistono. Rispondano allora: come mai


(Dio) è Padre se non proviene egli stesso da un padre? E
come ha potuto avere un figlio se prim a non è stato gene­
rato egli stesso come figlio?
5. So bene che queste dom ande sono empie, m a è g
sto prendersi gioco di chi si prende gioco. Possano alme­
no cosi, dall'assurdità e dall'em pietà di queste domande,
accorgersi della loro propria dem enza (ed esclamare):
«ciò non può essere, non sia mai! Non è rispettoso fare
simili dom ande circa la divinità!». Si, Dio non è come
l'uomo l82, per cui si possa avere la tèm erità di fare a suo
riguardo dom ande a livello umano.

In che senso Dio è Padre e Figlio

[C] 16. 1 In simili casi bisognerebbe, come ho già d


to, m antenere il silenzio e ignorare com pletam ente costo­
ro. Ma perché il nostro silenzio non diventi un pretesto
per la loro sfacciataggine, che ascoltino.
2. Come non è possibile dire che c’è un padre oltre il
Padre, cosi non è possibile dire che c’è un fratello oltre il
Figlio. Un altro Dio prim a del Padre non è m ai esistito,
come sta scritto l8\ né c'è un altro Figlio, poiché questi è
«unigenito» Perciò il solo e unico Padre è Padre di un
solo e unico Figlio, e unicam ente applicati alla divinità i
term ini di «padre» e «figlio» non com portano né hanno
mai com portato alcun divenire.
3. Tra gli uomini, invece, se uno è detto padre, prim a
però è stato figlio di un altro; [569A] e se è detto figlio,
diventa però padre rispetto a un altro. Perciò tra gli uomi-

Num. 23, 19; cf. IV, 6, 4. Quest’affermazione biblica ritorna


spesso sotto la penna di Atanasio.
1,5 Cf. Is. 43, 10. Seguo qui la punteggiatura suggerita da Lebo
Lettres, cit., p. 110, nota 2.
184 II titolo cristologico di «unigenito» è tipicam ente giovanneo:
cf. Gv. 1, 14.18; 3, 16.18; 1 Gv. 4, 9.
Lettere a Serapione. I 69

ni il nom e di «padre» e «figlio» non è m antenuto in senso


proprio. Cosi Àbramo, essendo figlio di Tare, divenne pa­
dre di Isacco; e Isacco, essendo figlio di Abramo, diven­
ne padre di Giacobbe. La n atu ra um ana segue questa di­
sposizione. (Gli uomini) infatti sono parte gli uni degli
altri, e ciascuno nascendo h a una parte del padre, affin­
ché anch’egli possa diventare padre di u n altro.
4. Nella divinità invece non è cosi. Dio infatti non è
come l’uom o ιβ5, e la sua n atu ra non è divisa in parti. Per­
ciò (il Padre) non genera il Figlio cedendo parte di sé,
affinché il Figlio diventi a sua volta padre di un altro,
poiché neppure egli stesso ha avuto un padre. Inoltre,
neppure il Figlio è parte del Padre; perciò neppure gene­
ra come è stato generato, m a è «tutto» im magine e splen­
dore del «tutto» l86.
5. Solo nella divinità il Padre è in senso proprio «Pa­
dre» e il Figlio in senso proprio «Figlio», e (solo) di loro
vale l’affermazione: «Da sem pre il Padre è Padre» e «da
sem pre il Figlio è Figlio» 1β7. E come il Padre non potreb­
be mai essere figlio, cosi il Figlio non potrebbe m ai diven­
tare padre. E come il Padre non cesserà mai di essere
soltanto Padre, cosi il Figlio non cesserà mai di essere
soltanto Figlio.
6. È dunque una pazzia anche solo pensare e dire che
al nom e di Figlio si possa aggiungere quello di fratello e
al nom e di Padre quello di nonno. Nelle Scritture lo Spiri­
to non è chiam ato figlio, affinché non sia ritenuto fratel-

Num. 23, 19. Atanasio riprende qui l'argomentazione di C.


Arian. I, 28.
Affermazione fondamentale nella teologia trinitaria: la divini­
tà del Padre, non essendo com posta di parti, si esprim e totalm ente
nella sua immagine, che è il Figlio. Cf. C. Arian. II, 35 (PG 26,221B-C):
«perfetto da perfetto».
1,7 Queste affermazioni erano state fatte da Alessandro, predec
sore di Atanasio, e avevano scandalizzato il prete Ario (cf. Alessan­
dro Aless., Lettera ad Alessandro di Tessalonica, 26, trad. it. di E. Bel­
lini, Alessandro e Ario. Documenti della prim a controversia ariana,
Milano 1974, p. 78).
70 Atanasio

lo; né è chiam ato figlio del Figlio, affinché il Padre non


sia pensato come nonno. Ma il Figlio è detto Figlio del
Padre, e lo Spirito, Spirito del Padre. Cosi, della Santa
Trinità, u na è la divinità e una è la fede.

Trascendenza di Dio e linguaggio umano

17. 1. In conclusione, anche secondo questo aspe


è follia dire che lo Spirito Santo è [C] creatura. Se fosse
infatti creatura, non sarebbe congiunto con la Trinità
che è tu tta un solo Dio. È sufficiente sapere che lo Spirito
non è creatura né si annovera tra le opere (della creazio­
ne). La Trinità infatti non è un miscuglio di nature diver­
se, m a è inseparabile e identica a se stessa.
2. A chi crede, ciò basta. La conoscenza um ana fin
qua arriva; a questo punto i cherubini fanno velo con le
loro ali Chi vuole cercare e indagare oltre ciò, trasgre­
disce il detto: Non crederti troppo sapiente, se non vuoi
avere delle sorprese 19S. Le cose trasm esse per fede devo­
no essere com prese non con l’umana sapienza ”°, m a con
l’ascolto della fede 1,1.
3. Quale [572A] discorso infatti potrà spiegare ade­
guatam ente le realtà che trascendono la n atu ra creata?
O quale ascolto sarà in grado di percepire ciò che non è
consentito all’uom o né ascoltare né dire? Cosi Paolo si è
espresso circa quelle cose che pure ha sentito m a di
Dio stesso (egli dice): Come le sue vie sono impercorribi­
li! Chi infatti ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi
divenne suo consigliere? I9J. Abramo, ad esempio, non si

Cf. Is. 6, 2.
1,9 Qo. 7, 16.
,9° Cf. 1 Cor. 2, 13.
,9' Cf. Gal. 3, 2.5.
’9J Cf. 2 Cor. 12, 4.
’9) Rom. 11, 33.
Lettere a Serapione, I 71

mise a fare dom ande oziose, né mise sotto inchiesta chi


gli parlava, m a credette, e (ciò) gli fu com putato come
giustizia l9\ Parim enti, Mosè fu chiam ato servo fedele ,,s.
4. Se coloro che la pensano come Ano, dato che la
sapienza non entrerà nella loro anima malvagia l9‘, non
sono capaci dispensare né di credere nell'inseparabile e
S anta Trinità, non è questa una ragione per stravolgere
la verità né per dire che quanto essi non riescono a capi­
re non può neppure esistere. [B] Essi cadono infatti nella
più assurda delle cose: poiché non riescono a concepire
come la S anta Trinità sia inseparabile, gli Ariani da una
p arte fanno del Figlio una cosa sola con la creazione, e
dal canto loro questi «sconnessi» 197 annoverano anch’es-
si lo Spirito tra le cose create.
5. Se non capivano, dovevano starsene del tu tto zitti
e non collocare tra le cose create, gli uni il Figlio, gli altri
lo Spirito; oppure dovevano riconoscere ciò che è scritto,
e unire il Figlio al Padre, senza separare lo Spirito dal
Figlio, affinché fosse veram ente m antenuta l’inseparabi­
lità e l'om ogeneità della S anta Trinità. Questa è (la dottri­
na) che dovevano im parare p er non cadere nella tem eri­
tà, né chiedere sotto la spinta del dubbio come ciò possa
avvenire; cosi, anche se l’interrogato non sapesse che co­
sa rispondere, non escogiterebbero da se stessi idee di­
storte.
6. Per ogni essere creato infatti, e specialm ente per
noi [C] uomini, è im possibile parlare adeguatam ente di
ciò che trascende la parola. Ma è ancora più grave, non
potendone (adeguatam ente) parlare, escogitare nuove
espressioni in più, oltre quelle contenute nelle Scritture.
Soprattutto, folle è l'atteggiam ento di chi vuole interroga­
re in questo m odo e di chi anche solo si accinge a rispon-

Ivi, 4, 3.
Ebr. 3, 5.
IM Sap. 1, 4.
1,7 Cf. Introduzione, p. 18.
72 Atanasio

dere. N eppure nel cam po delle cose prodotte, chi si m et­


tesse a porre dom ande in quel modo, sarebbe ritenuto
sano di mente l,e.

Lim ite della conoscenza umana

18. 1. Essi che hanno la parola facile, provino a


spondere: come fu form ato il cielo e da quale m ateria?
Che tipo di composizione presenta? Come fu form ato il
sole e ciascuna delle stelle? Ma che c'è di straordinario
[D] nel confutare la loro stoltezza a partire dai corpi cele­
sti, se persino delle cose di quaggiù vi è ignoranza? Chi
conosce la natura delle piante, la m assa delle acque, la
formazione [573A] e la costituzione dei viventi? 2. Non
certo loro, se persino Salomone, che più di ogni altro o t­
tenne la sapienza, vedendo che era impossibile agli uom i­
ni trovare (una risposta) a quei (quesiti), disse: E invero
(Dio) ha dato tutto il tempo nel loro cuore, affinché l’uo­
m o non scopra l'opera che Dio ha fatto dal principio sino
alla fine 199. Poiché dunque non possono scoprire queste
cose, diranno forse che non esistono? Dovranno dirlo,
visto che la loro facoltà di ragionare è stravolta.
3. In definitiva, questo è il discorso che bisognereb
fare loro: O insensati e capaci di ogni tem erità, perché
non la sm ettete di fare dom ande oziose sulla Trinità e
non credete unicam ente nella sua esistenza? Avete l’Apo­
stolo che l’insegna, quando dice: Occorre anzitutto crede­
re che Dio esiste ed è rimuneratore di coloro che lo cerca­
no 20°. Ha detto solo «che Dio esiste», non «come» è. Ma

IM Avere il senso del Dio trascendente, cosi come si è rivelato


nelle Sacre Scritture, è per Atanasio garanzia di ortodossia. Gli ereti­
ci sembrano aver sm arrito questo senso del «mistero», per cui si ab­
bandonano al freddo gioco logico dei pensieri. Cf. più sopra, nota 5,
e più oltre, nota 223.
1,9 Qo. 3, 11.
,0° Ebr. 11,6.
Lettere a Seraplone, 1 73

se [B] neppure /cosi si ritirano, che dicano «come» è il


Padre, affinché im parino «come» è il suo Verbo. Diranno
che è assurdo porre tali dom ande sul Padre. Allora inten­
dano che è ugualm ente assurdo porre tali dom ande sul
suo Verbo.

Attenersi alle espressioni scritturistiche

19. 1. Abbiamo visto che la loro argom entazione è


na e piena di stoltezza. Perciò che nessuno più ponga
simili domande, m a im pari solo ciò che è contenuto nelle
Scritture: esse illustrano il nostro argom ento con esempi
bastanti e idonei.

Fonte e luce

2. Il Padre è chiam ato fonte e luce: Hanno abbando­


nato me, fonte di acqua viva 201. E in Baruc: Com ’è, Israe­
le, che ti trovi nella terra dei (tuoi) nemici? Hai abbando­
nato la fonte della sapienza 202. E [C] secondo Giovanni, il
nostro Dio è luce 2°3.
3. Il Figlio, rispetto alla fonte, è chiam ato «fiume»: Il
fium e di Dio è ricolmo di acque 204. Rispetto invece alla
luce, è chiam ato «splendore», come dice Paolo: Egli è
splendore della gloria e im pronta della sua so sta n za20S.
4. Il Padre dunque è luce e il Figlio è il suo splendore
- non dobbiam o aver tim ore di ripetere spesso le stesse
cose, soprattutto in questi argom enti -. Ora, è possibile
vedere nel Figlio anche lo Spirito, nel quale siam o illum i­
nati: Perché vi dia, dice infatti (l'Apostolo), lo Spirito di

201 Ger. 2, 13.


202 Bar. 3, 10.12.
203 1 Gv. 1, 5.
204 Sai. 64, 10.
205 Ebr. 1, 3.
74 Atanasio

sapienza e di rivelazione, nella conoscenza di lui, con l’il­


luminarvi gli occhi del cuore 206. Illum inati poi grazie allo
Spirito, è Cristo che illum ina in lui: Egli, dice infatti (Gio­
vanni), era la luce vera, che illum ina ogni [D] uom o che
viene nel mondo 207.
5. Analogamente, se il Padre è la fonte e il Figlio è
chiam ato fiume, noi «beviamo» Io Spirito, come sta scrit­
to: [576A] Noi tutti ci siamo abbeverati a un solo Spiri­
to 2oe. Ma viceversa, abbeverandoci allo Spirito, noi bevia­
mo Cristo: Bevevano dalla roccia spirituale che li segui­
va, e la roccia era Cristo 109.

Figliolanza

6. Cristo è il vero Figlio; noi invece diventiam o figli


ricevendo lo Spirito: Non avete ricevuto uno spirito di
schiavitù per ricadere nel timore, ma avete ricevuto lo
Spirito che vi fa figli adottivi 21°. Se diventiam o figli gra­
zie allo Spirito, è chiaro però che non siam o chiam ati
figli di Dio se non in Cristo: A quanti lo hanno ricevuto,
egli ha dato il potere di diventare figli di Dio 2".

Sapienza

7. Il Padre, come disse Paolo, è il solo sapiente 2I2, e il


Figlio è la sapienza del Padre: Cristo, infatti, (è) potenza
di Dio e sapienza di Dio 2I\ Se il Figlio è la sapienza, noi,

20* Ef. 1, 17.


207 Gv. 1, 9.
2M 1 Cor. 12, 13.
2M Ivi, 10, 4.
2.0 Rom. 8, 15.
2.1 Gv. 1, 12
2.2 Rom. 16, 27.
213 1 Cor. 1, 24.
Lettere a Serapione, I 75

ricevendo lo Spirito d^sapienza, abbiam o il Figlio e in lui


diventiam o sapienti/C osi infatti [B] sta scritto nel Salmo
centoquarantacinque: II Signore scioglie gli incatenati, il
Signore rende sapienti i ciechi 2I\

Dono

8. Quando ci viene donato lo Spirito - Ricevete lo Spi­


rito Santo 2I5, disse il Salvatore -, Dio stesso è con noi.
Cosi infatti ha scritto Giovanni: Se ci amiamo a vicenda,
Dio rimane in noi. Da questo conosciamo che rimaniamo
in lui ed egli in noi: dal suo Spirito che egli ci ha dona­
to 2,6. £ se Dio è in noi, anche il Figlio è in noi, secondo la
parola del Figlio stesso: Io e il Padre verremo e faremo
dimora presso di l u i 2n.

Vita

9. Il Figlio è vita, poiché egli dice: Io sono la v ita 2I0.


Eppure è detto che noi siam o vivificati nello Spirito: Co­
lui che ha risuscitato Gesù dai morti, vivificherà anche i
vostri [C] corpi mortali mediante il suo Spirito che abita
in v o i2'9. Ma quando noi siam o vivificati nello Spirito, è
Cristo stesso che vive in noi, come dice (Paolo): Sono cro­
cifisso con Cristo. Non vivo più io, m a vive in me Cri­
sto 22°.

2,4 Sai. 145, 7.8.


2IJ Gv. 20, 22.
216 1 Gv. 4, 12.13.
2,7 Gv. 14, 23.
2" Ivi, 14, 6.
2,9 Rom. 8, 11.
220 Gal. 2, 19-20.
76 Atanasio

Opere

10. Il Figlio attribuiva al Padre le opere che faceva


Padre che dimora in me, compie egli stesso le opere. Cre­
detemi, io sono nel Padre e il Padre è in me. Credetemi
almeno per le opere stesse 22'. Analogamente, Paolo attri­
buiva a Cristo le opere che compiva con la potenza dello
Spirito: Non oserò parlare se non di ciò che Cristo ha
operato per mezzo mio, al fine di condurre le genti all’ob­
bedienza (della fede), e ciò con la parola e l’azione, con la
potenza di segni e prodigi, con la potenza dello Spirito
Santo 222.

La Trinità è inseparabile

[D] 20. 1. Se tale è la reciprocità e l’un ità insita ne


Santa Trinità, chi potrebbe separare il Figlio [577A] dal
Padre, o lo Spirito dal Figlio, ovvero dal Padre stesso?
Chi sarebbe cosi tem erario da afferm are che la Trinità è
diversa ed eterogenea in se stessa, o che il Figlio è di
sostanza altra dal Padre, o che lo Spirito è estraneo al
Figlio?
2. Ma qualcuno potrebbe ancora chiedere: Come fan­
no le cose a stare cosi? Per il fatto che lo Spirito è in noi,
come si può dire che il Figlio è in noi e che, essendo il
Figlio in noi, è in noi anche il Padre? Insomma, se è «Tri­
nità», come è possibile che in «uno» sia significata (tutta)
la Trinità? Come è possibile, se «uno» è in noi, dire che la
Trinità (intera) è in noi?
3. Che questo obiettore provi prim a a separare lo
splendore dalla luce, la sapienza dal sapiente, o dica co­
me ciò è possibile. Se non riesce a farlo, a m aggior ragio-

Gv. 14, 10-11.


Rom. 15, 18-19.
Lettere a Serapione, I 77

ne il voler cercare tali cose in Dio è tem erità da persone


folli.
/

I
La ragione illum inata dalla fede

4. La divinità, come abbiam o già detto, non è (una


realtà) che si trasm ette con dim ostrazioni logiche, bensì
m ediante la fede e la ragione illum inata dalla fede 22\ ac­
com pagnata da timore reverenziale. Se infatti Paolo ha
predicato la verità della croce salvifica non con la sapien­
za di discorsi, m a con una dimostrazione di Spirito e di
potenza 22\ e se nel paradiso ha sentito parole indicibili,
che all'uomo non è dato di esprimere 225, chi può proferire
qualcosa circa la Santa Trinità?
5. Tuttavia questa im possibilità può essere riparata,
anzitutto con la fede e poi anche con (le illustrazioni)
prim a riportate, quelle cioè dell'imm agine 226 e dello
splendore, della fonte e del fiume, della sostanza e del­
l'im pronta.
6. Il Figlio infatti è nello Spirito come nella sua pro­
pria im magine 22?, e cosi è anche il Padre nel Figlio. Ora
la divina Scrittura, volendo attenuare la nostra impossi-

2!J Letteral.: «Il ragionamento pio» (ho eusebès logismos). Que­


st’espressione, che Atanasio usa pure in De seni. Dion. 2 (PG 25,
481A-B), è caratteristica del IV Maccabei, uno scritto dell'inizio del­
l’era cristiana, attribuito peraltro da Eusebio a Flavio Giuseppe
(Hist. Eccl. Ili, 10,6). In quest’opera giudaica, la «ragione pia» indica
la mente sottom essa a Dio e illum inata dalla sua legge. In ambiente
cristiano, eusebès ed eusebeia diventeranno sinonimi di «vera pie­
tà», e quindi di «retta fede», cioè «ortodossia», contrapposta alla
«empietà» degli eretici. L’espressione ho eusebès logismos si trova
pure nello Pseudo-Atan., Dial. c. Macedonianos I, 20 (PG 28, 1329B).
”4 Cf. 1 Cor. 1, 17 e 2, 4.
Cf. 2 Cor. 12, 4.
Forse qui bisognerebbe leggere «luce» invece di «immagine»
(cf. I, 19, 4).
J” Cf. più avanti, nota 276.
78 Atanasio

bilità a spiegare a parole e persino a cogliere queste real­


tà, ci ha dato insieme ad esse la loro [C] illustrazione. In
questo modo, anche provocati dall'incredulità di quei te­
merari, è possibile parlare (della Trinità) in modo sempli­
ce e sicuro, riflettervi senza m ancare di riverenza, e cre­
dere che unica è la santificazione che, originando dal Pa­
dre, m ediante il Figlio, si compie nello Spirito Santo.
7. E infatti, come il Figlio è unigenito, cosi anche lo
Spirito, [580A] dato e m andato da parte del Figlio, è an­
ch’egli uno e non m olti né uno tra i molti, m a egli solo è
Spirito. Se infatti il Figlio, Verbo vivente, è uno, cosi una
dev’essere la perfetta e piena sua energia vivente, santifi-
catrice e illuminatrice, che è suo dono. Essa è detta proce­
dere dal Padre 229 perché rifulge, è inviata ed è d ata da
parte del Verbo, il quale (appunto), come noi professia­
mo, è dal Padre 229.
8. Cosi, il Figlio è inviato dal Padre: Dio, egli dice, ha
tanto amato il mondo da mandare il suo Figlio unigeni­
to 23°. Il Figlio a sua volta m anda lo Spirito: Se me ne
vado, dice infatti, manderò il Paraclito 23'.
Il Figlio glorifica il Padre, quando dice: Padre, ti ho
glorificato 232. A sua volta, lo Spirito glorifica il Figlio:
Quello infatti, dice (il Figlio), m i glorificherà 233. Il Figlio
[B] dice: Ciò che ho udito dal Padre, questo lo dico al
mondo 234. Lo Spirito, a sua volta, prende dal Figlio, il
quale dice infatti: Prenderà dal mio e ve lo annunzierà23S.

1,8 Cf. Gv. 15, 26.


Questo passo è fondamentale per capire come Atanasio inter­
preta Gv. 15, 26 (lo Spirito che procede dal Padre). Cf. Introduzione,
p.24.
230 Gv. 3, 16.
Ivi, 16, 7.
!” Ivi, 17, 4.
1JJ Ivi, 16, 14.
Ivi, 8, 26.
155 Ivi, 16, 14.
Lettere a Serapione, I 79

Il Figlio venne nel nome del Padre “ 6; dello Spirito Santo


il Figlio dice: Il Padre lo manderà nel m io nome “ 7.

Conclusione

21.1. Se dunque tale rapporto di n atu ra che lo Sp


to ha verso il Figlio è identico a quello che il Figlio ha
verso il Padre come si può dire che lo Spirito è creatu­
ra senza necessariam ente pensare la stessa cosa anche
del Figlio? Se infatti lo Spirito del Figlio è creatura, (quei
tali) dovrebbero dire, se fossero conseguenti, che anche
il Verbo del Padre è creatura. 2. È quello appunto che gli
Ariani hanno escogitato, cadendo nel giudaism o di Cai-
fa 239. Se coloro che dicono tali cose [C] dello Spirito non
vogliono soltanto fingere di prendere le distanze dal pen­
siero di Ario, evitino anche le sue parole e non siano em ­
pi verso lo Spirito.
3. Come infatti il Figlio, che è nel Padre e in cui vi è
Padre, non è creatura m a appartiene alla sostanza del
Padre - questo infatti anche voi lo dite, alm eno cosi sem ­
b ra -, cosi an^he lo Spirito, che è nel Figlio e nel quale vi
è il Figlio, non può essere posto con le creature, né può

e t. ivi, 5, M .
Ivi, 14, 26.
”8 Affermazione fondam entale della teologia trinitaria di Atana­
sio (cf. Introduzione, p. 23). Basilio la riprenderà quasi alla lettera
(De Spir. San. 17, 43, 14, Sources Chrét. 17 bis, p. 398).
”* Caifa fu colui che diede l'appoggio determ inante alla decisio­
ne di uccidere Gesù, proprio dopo la risurrezione di Lazzaro (cf. Gv.
11, 49-53). Per Atanasio è quasi il simbolo di quei Giudei che per invi­
dia rifiutarono di riconoscere in Gesù il Figlio di Dio, negando cosi
l'evidenza delle sue opere miracolose. Questi Giudei increduli non
hanno più per padre Abramo, m a il diavolo (cf. De decr. Nic. 27: PG
25, 465C-D; De sent. Dion. 3: PG 25, 484A-B; C. Arian. Ili, 67: PG 26,
468A). Ad essi sono equiparati gli Ariani, che negano la divinità di
Cristo.
80 Atanasio

essere separato dal Verbo, altrim enti si avrebbe una Tri­


nità im perfetta.
4. Queste (considerazioni) abbiam o esposto a moti
dei due passi, uno del profeta (Amos), l’altro dell’Aposto­
lo 24°, di cui quegli «sconnessi» 241 hanno stravolto il sen­
so, ingannando se stessi; e ciò basta per confutare la loro
bestem mia, frutto dell’ignoranza.

Am. 4, 13 e 1 Tim. 5, 21, di cui è stata questione nei capitoli


precedenti.
!4‘ Cf. Introduzione, p. 18.
Lettere a Serapione, I 81

Parte seconda

A. Esposizione dell'insegnamento delle Sacre Scritture

[581 A] 5. Consideriamo d’ora in avanti le afferm azio­


ni delle divine Scritture sullo Spirito Santo prese in se
stesse. Cosi, da «esperti banchieri» 242, esam inerem o se
lo Spirito ha qualcosa in com une con le creature o se è
proprio di Dio 243, al fine di stabilire se veram ente è crea­
tu ra oppure se è altro dalle creature, e cioè una cosa
sola e propria con la divinità che è nella Trinità. Chissà
che in questo m odo essi non arrossiscano, apprendendo
q uanta dissonanza vi è tra i detti divini e le bestem m ie
escogitate da loro.

Orìgine dello Spirito Santo


22. 1. Le creature sono state fatte dal nulla 244, ave
do avuto un principio al loro esistere. Infatti in princi-

142 Espressione usata da Atanasio anche in De sent. Dion. 9 (PG


25,493A); Hist. Arian. 3 (PG 25,693C-D), e citata spesso dai Padri (Cle­
mente Aless., Origene e altri) come un detto del Signore non riporta­
to dai Vangeli canonici (agraphon). Esso si riferisce all’abilità dei
banchieri nel distinguere le monete vere dalle false nelle operazioni
di cambio - particolarm ente frequenti nel Tempio di Gerusalemme
-, ed è un invito ai discepoli «a riconoscere la vera dottrina pratica e
a ripudiare l’errore» (M. Erbetta, Gli Apocrifi del Nuovo Testamento,
cit., voi. 1/1, p. 90).
243 Cf. più avanti, nota 277.
244 L’idea di una creazione «dal nulla», accennata già in 2 Macc. 7,
28 (Ietterai.: «non da cose esistenti»), è afferm ata chiaram ente nel
82 Atanasio

pio Dio fece il cielo e la terra Z4S, con tutto quanto conten­
gono 24‘. Lo Spirito Santo invece è detto «da Dio»: Nessu­
no conosce ciò che è dell’uom o se non lo spirito dell’uo­
m o che è in lui; cosi nessuno conosce ciò che è di Dio se
non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto [B]
lo spirito del mondo, m a lo Spirito che è da Dio 247.
2. Si può forse dedurre da queste affermazioni una
qualche affinità tra lo Spirito e le creature? Le creature
infatti non sono (sempre) esistite; Dio invece è (colui)
che è 24e, e da lui è lo Spirito. Ora ciò che è da Dio non è
dal nulla né è creatura, altrim enti, se andassim o dietro
a loro, dovremm o ritenere creatura anche colui da cui è
lo Spirito.
3. Chi dunque sopporterà tali stolti che dicono an-
ch’essi nel loro cuore: Dio non c ’è J49? E infatti, se è vero
che nessuno conosce ciò che è dell’uom o se non lo spiri­
to che è in lui, e se è vero che (nessuno conosce) ciò che
è di Dio se non lo Spirito che è in lui come non
potrebbe essere blasfemo chiam are creatura lo Spirito
che è in Dio e che scruta anche le profondità di Dio 251?
Chi fa tali ragionam enti dovrà per forza dire che lo spiri­
to dell’uomo è fuori [C] dell’uomo, e che il Verbo che è
nel Padre è creatura.

Lo Spirito santifica e rinnova


4. Lo Spirito inoltre è chiam ato Spirito di santifica­
zione e di rinnovam ento. Scrive infatti Paolo: ...Gesù
Pastore di Erma (Mand. 1,1, Ietterai.: «dal non esistente»), citato più
volte da Atanasio (cf. De incam. 3; De decr. Nic. L8; Ep. ad Afros 5).
245 Gen. 1, 1.
244 Cf. Es. 20, IL; Atti, 4, 24; 14, 15.
247 1 Cor. 2, 11-12.
241 Cf. Es. 3, 14; Ap. 1, 4. Questa affermazione è spesso ripresa da
Atanasio (cf. C. Gentes 41: PG 25, 81C).
245 Cf. Sai. 13, 1.
250 Cf. 1 Cor. 2, 11.
!!l Ivi, 2, 10.
Lettere a Serapione, I 83

Cristo, Signore nostro, stabilito Figlio di Dio con poten­


za, secondo lo Spirito di santificazione, dalla (sua) risur­
rezione dai m o r ti2!2. E di niiovo dice: Ma siete stati santi­
ficati e giustificati nel nom e del Signore nostro Gesti
Cristo e nello Spirito del Dio n o stro 2H. 5. Anche quando
scriveva a Tito [584A] diceva: Quando la bontà e l’amore
per gli uom ini di Dio nostro salvatore si sono manifesta­
ti, non in base alle opere da noi com piute nella giustizia
(della legge), ma secondo la sua misericordia, ci ha salva­
ti mediante un bagno di rigenerazione e di rinnovamen­
to dello Spirito Santo. Questo Spirito egli ha effuso ab­
bondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo no­
stro Salvatore, affinché, giustificati per la grazia di lui,
diventiam o nella speranza eredi della vita eterna
6. Le creature invece sono santificate e rinnova
Manderai il tuo Spirito e saranno creati, e rinnoverai la
faccia della terra 25S. E Paolo dice: È impossibile infatti
che coloro i quali sono stati una volta illuminati, che
hanno gustato il dono celeste e sono stati fatti partecipi
dello Spirito Santo... (ecc.) 256.

23. 1. Se dunque (lo Spirito) non è santificato da


altro né [B] partecipa della santificazione, m a sono gli
altri che partecipano di lui, e se in lui tu tte quante le
creature sono santificate, come potrebbe egli essere uno
di questi tutti, essere (cioè) una proprietà di coloro che
partecipano di lui? Chi dice cosi dovrebbe necessaria­
m ente dire che anche il Figlio, p er mezzo del quale tu tte
le cose sono state fatte, è una di queste cose.

!S2 Rom. 1, 4.
25J 1 Cor. 6, 11.
254 Tit. 3, 4-7.
255 Sai. 103, 30.
25‘ Ebr. 6. 4.
84 Atanasio

Lo Spirito vivifica

2. Lo Spirito è detto «vivificante»: Colui che ha risu­


scitato Gesù Cristo dai morti, vivificherà anche i vostri
corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in
voi “ 7. Certo, il Signore è la Vita-in-sé 258 e «autore della
vita» come disse Pietro; e il Signore stesso diceva:
L'acqua che io gli darò, diventerà in lui una fonte zampil­
lante per la vita eterna 26°. Ma diceva ciò dello Spirito che
avrebbero ricevuto i credenti in lui
3. Le creature invece, come è stato detto, sono vivifi­
cate per mezzo suo. [C] Ora, se lo Spirito non partecipa
della vita, m a è lui a essere partecipato e a vivificare le
creature, che affinità può avere con esse? In breve, co­
me potrebbe essere (una) delle creature, se proprio esse
sono vivificate in lui dal Verbo?

Lo Spirito Santo è unzione e sigillo

4. Lo Spirito è detto «unzione» ed è «sigillo». Gio­


vanni infatti scrive: Quanto a voi, l'unzione che avete
ricevuto da lui rimane in voi; e non avete bisogno che
alcuno vi ammaestri, ma come la sua unzione, il suo
Spirito vi insegna ogni cosa “ 2. Nel profeta Isaia sta scrit­
to: Lo Spirito del Signore è su di me, in grazia del quale
m i ha conferito l'unzione 26\ E Paolo dice: In lui, median­
te il vostro atto di fede, siete stati segnati col sigillo 264.

157 Rom. 8, 11.


Autozoé. Cf. C. Gentes 47 (PG 25, 93C); De incarti. 20 (PG 25,
129D); 21 (133B), e più avanti Serap. IV, 20, 3.
2” Cf. Atti, 3, 14.
260 Gv. 4, 14.
141 Ivi, 7, 39.
262 1 Gv. 2, 27.
265 Is. 61, 1.
264 Ef. 1,13.
Lettere a Serapione, I 85

< E ancora: Non rattristati lo Spirito Santo nel quale


siete stati segnati col sigillo > per il giorno della reden­
zione 265.
5. Le creature invece < i n > lui ricevono il sigillo,
l'unzione [585A] e l'am m aestram ento su ogni cosa. Ora,
se lo Spirito è unzione e sigillo, e in lui il Verbo d à a
tu tti l'unzione e il sigillo, quale uguaglianza o com unan­
za vi è tra l'unzione, il sigillo e chi lo riceve? Dunque,
anche sotto questo aspetto lo Spirito non potrebbe esse­
re (uno) tra tutti. Infatti il sigillo non fa parte delle
realtà suscettibili di riceverlo, né l'unzione fa parte del­
le realtà che la ricevono, m a unzione e sigillo sono pro­
pri del Verbo che li conferisce.
6. L'unzione infatti esala il profum o di chi la dà, e
coloro che la ricevono ne partecipano anch'essi, per cui
possono dire: Siamo profum o di Cristo 2“ . Anche il sigil­
lo ha la form a di chi lo dà, cioè Cristo; e coloro che lo
ricevono ne partecipano assum endo la stessa forma, per
cui l'Apostolo dice: Figlioli miei, che io di nuovo genero
fino a che Cristo non sia formato in v o i261. Cosi, riceven­
do questo sigillo, giustam ente diventiam o partecipi [B]
della natura divina come disse Pietro; e questo è il
modo in cui tu tta la creazione partecipa al Verbo, nello
Spirito.

Lo Spirito opera la divinizzazione dell'uomo

24. 1. Per mezzo dello Spirito, tu tti noi siam o de


partecipi di Dio. Dice infatti (Paolo): Non sapete che
siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Il

1,5 Ivi, 4, 30. < > probabile aplografìa: cf. Ili, 3, 1.


264 2 Cor. 2, 15.
167 Gal. 4, 19.
2 Pt. 1, 4.
86 Atanasio

tempio di Dio infatti è santo, e questo tempio siete v o i2<”’.


Se lo Spirito fosse una creatura, l'essere in lui non ci
porterebbe nessuna partecipazione a Dio; sarem m o sem­
plicem ente uniti a una creatura ed estranei alla natura
divina, non avendo alcuna partecipazione ad essa.
2. Ora invece, quando noi siam o detti partecipi [C]
di Cristo e di Dio, ciò significa chiaram ente che l'unzio­
ne e il sigillo che sono in noi non appartengono alla
n atu ra delle cose create, m a a quella del Figlio, il quale
ci unisce al Padre m ediante lo Spirito che è in lui.
3. Questo insegna Giovanni, scrivendo nel passo già
citato 2?0: Da questo conosciamo che rimaniamo in lui ed
egli in noi: dal suo Spirito che egli ci ha donato 271. Se
dunque noi entriam o a far parte della natu ra divina
m ediante la partecipazione allo Spirito, è follia afferm a­
re che lo Spirito appartenga alla n atu ra creata e non
[588A] a quella di Dio. Ecco perché divinizza 272 coloro
nei quali si fa presente. Se divinizza, non vi può essere
alcun dubbio che la sua n atu ra sia quella di Dio.

Conferma dei due Testamenti


4. Inoltre, ancora più chiaram ente a rovina di que­
sta eresia, cosi si canta nel Salmo centotré, citato prece­
dentem ente 27J: Toglierai il loro spirito e verranno meno,

m 1 Cor. 3, 16-17.
170 Cf. pili sopra, I, 19, 8.
271 lG v .4 ,13.
271 Theopoieó. Cf. I, 25, 5-6 e Introduzione, pp. 29 s. Al tem po di
Atanasio la dottrina della «divinizzazione» deU'uomo appare ormai
come un dato ferm am ente acquisito (cf. B. Studer, s.v. Divinizzazio­
ne, in Diz. Patr. e di Antic. Crisi., I, Casale Monferrato 1983, col. 998).
Su di esso Atanasio argom enta per dim ostrare la divinità dello Spiri­
to Santo. Pare tuttavia che il vescovo alessandrino abbia conosciuto
un'evoluzione a questo proposito, perché nella sua opera De incama-
tione egli non assegna ancora nessun ruolo allo Spirito, concentran­
do unicamente sul Verbo l’opera della divinizzazione deU'uomo.
271 Cf. I, 9, 5; 22, 6.
Lettere a Serapione, I 87

e torneranno alla loro polveri. Manderai il tuo Spirito e


saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra 27\ Pao­
lo da parte sua scrive a Tito: ...mediante un bagno di
rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo.
Questo Spirito egli ha effuso abbondantemente su di noi
per m ezzo di Gesù Cristo 275.
5. Se dunque il Padre per mezzo del Verbo, nello
Spirito Santo, crea tutte le cose e le rinnova, quale ugua­
glianza o affinità c'è tra il Creatore e le creature? Insom-
ma, come potrebbe essere creatura colui nel quale tutte
le cose sono create? Infatti a questa ingiuria (contro lo
Spirito) tiene dietro [B] la bestem m ia contro il Figlio,
per cui coloro che chiam ano lo Spirito creatura, devono
dire che anche il Verbo, per mezzo del quale tu tte le
cose sono state create, è creatura.

Lo Spirito Santo è immagine del Figlio

6. Lo Spirito è detto ed è im magine del Figlio: Colo­


ro che (Dio) ha conosciuto in antecedenza, li ha pure
predestinati a essere conform i all’immagine del Figlio
suo 276. Se dunque il Figlio non è creatura, come anch’es-
si riconoscono, allora neppure l'immagine di lui può
essere creatura. Quale infatti è l’immagine, tale dev’esse­
re anche colui di cui è immagine. Da qui giustam ente e
convenientem ente si riconosce che il Verbo non è crea­
tura, poiché è immagine del Padre. Analogamente, colui

274 Sai. 103, 29-30.


175 Tit. 3, 5.
2,6 Rom. 8, 29. Per Atanasio lo Spirito Santo è «immagine» (eikòn
del Figlio, cosi come questi è immagine del Padre. Questa designa­
zione dello Spirito Santo compare solo nelle Lettere a Serapione (I,
20, 5; 24, 6; 26, 4; IV, 3, 3) ed è fatta propria da pochi altri autori:
Pseudo-Basilio, C. Eun. V (PG 29, 724C, con citazione di Rom. 8, 29;
753B); Pseudo-Gregorio Taumat., Expos. Fidei (PG 10, 985A); Cirillo
Aless., Thesaurus 33 (PG 75, 572A); De Trin. dial. VII (PG 75, 1089B);
Giovanni Damasc., De fide orthod. 1, 13 (PG 94, 856B).
88 Atanasio

che annovera lo Spirito tra le creature, dovrà necessaria­


m ente annoverarvi anche il Figlio, oltraggiando cosi an­
che il Padre, poiché ne oltraggia l’immagine.

Lo Spirito Santo è realtà propria del Figlio

[C] 25.1. Lo Spirito Santo è altro dalle creature,


è chiaro che egli è invece proprio del Figlio 277 e non
estraneo a Dio. E invero, quanto a quella loro sottile
questione - «Se lo Spirito è da Dio, perché non è chia­
m ato egli pure figlio?» -, abbiam o già provato che è
sconsiderata e te m e ra ria 27e; nondim eno, vogliamo pro­
varlo pure ora.
2. Sebbene nelle Scritture lo Spirito non sia m
chiam ato figlio, tuttavia è detto Spirito di Dio, (è detto)
essere in Dio stesso e da Dio stesso, come ha scritto
l’Apostolo 279. Se poi il Figlio, poiché (ha origine) dal
Padre, è proprio della sua sostanza, necessariam ente
anche [589A] lo Spirito, che è detto da Dio, è realtà
propria del Figlio secondo la sostanza.

277 Atanasio usa spessissimo l’aggettivo idion (cf. più sopra, 1,2,
4; 21, 5; 25, 1-2, ecc.) p er lo Spirito, cosi come lo usa per il Figlio
rispetto al Padre (soprattutto in C. Arian. II). Vi è forse un aggancio
biblico in Rom. 8, 32 (idion hyion). Gli Ariani negavano decisamente
che si pptesse dire che il Figlio era l'idion logon del Padre, forse con
il timore di vedere cosi vanificata la reale distinzione delle ipostasi
(cf. R.D. Williams, The Logic o f Arianism, in «Journal of Theological
Studies», n.s. 34/1 [19831 PP- 56-81). Atanasio però non intende parla­
re del proprium applicato al Figlio e allo Spinto come di una sempli­
ce qualità; ciò che vuole affermare è la non estraneità del Figlio e
dello Spirito Santo alla natura divina. Come infatti una sostanza è
inseparabile dalle sue qualità essenziali (ad es. la luce dallo splendo­
re), cosi il Figlio e lo Spirito appartengono inseparabilm ente alla
divinità del Padre, senza esservi ammessi per partecipazione, come
invece è il caso delle creature divinizzate.
2711 Cf. più sopra, I, 15, 1 ss.
279 Cf. 1 Cor. 2, 11-12.
Lettere a Serapione, I 89

3. Cosi ad esempio, se il Signore è"Figlio, lo Spir


stesso è chiam ato Spirito di figliolanza2β0. E ancora, il
Figlio è sap ien za2,1 e verità 282; e anche dello Spirito è
scritto che è Spirito di sapienza 283 e di verità 28\ E di
nuovo, il Figlio è potenza di Dio 285 e Signore della glo­
ria·, cosi pure lo Spirito è detto Spirito di potenza e
Spirito della gloria. 4. Ecco come ne parla la Scrittura.
Anzitutto Paolo, scrivendo ai Corinzi, dice: Se l’avessero
conosciuto, non avrebbero crocifisso il Signore della glo­
ria 2*‘; e in altre Lettere: Non avete ricevuto uno spirito
di schiavitù per ricadere nel timore, m a avete ricevuto lo
Spirito di figliolanza2,7. E ancora: Dio ha mandato lo
Spirito del Figlio suo nei nostri cuori, e questo (Spirito)
grida: Abbà, Padre!28e. Anche Pietro da parte sua ha
scritto: Se subite ingiuria nel nome di Cristo, beati voi;
[B] ciò significa che lo Spirito della gloria e della poten­
za, lo Spirito di Dio, si è posato su di voi 2>9. Il Signore
poi ha detto che lo Spirito è Spirito di verità e Paracli-
to 29°.
5. Da ciò si vede chiaram ente che in lui la Trinità
perfetta. In lui appunto il Verbo glorifica la creazione e,
divinizzandola291 e dandole la figliolanza, la conduce al
Padre. Ora, colui che unisce la creazione al Verbo, non
potrebbe essere egli stesso (una) delle creature; e colui
che dà la figliolanza alla creazione, non potrebbe essere

Cf. Rom. 8, 15.


2.1 Cf. 1 Cor. 1, 24.
2.2 Cf. Gv. 14, 6.
2.5 Cf. Is. 11, 2.
2” Gv. 14, 17; 15, 26.
2.5 1 Cor. 1, 24.
2,s 1 Cor: 2, 8.
2,7 Rom. 8, 15.
2“ Gal. 4, 6.
1 Pt. 4, 14.
Gv. 14, 16.
2,1 Cf. pili sopra, note 58 e 272.
90 Atanasio

estraneo al Figlio; altrim enti bisognerebbe cercare un


altro Spirito che, stando in quello, lo congiungesse con
il Verbo. Ma ciò è assurdo.
6. In conclusione, lo Spirito non fa parte delle c
prodotte (da Dio), m a appartiene alla divinità del Padre.
È nello Spirito che il Verbo divinizza le realtà prodotte.
Se dunque la creazione è divinizzata da lui, non è possi­
bile che egli stesso sia al di fuori della divinità del
Padre.

Lo Spirito Santo è im m utabile


[C] 26.1. Che Io Spirito sia sopra la creazione, c
non appartenga alla natura delle cose prodotte, m a sia
realtà propria della divinità, lo si può vedere anche dal­
la seguente considerazione.
2. Lo Spirito Santo non è suscettibile di mutazione
né di variazione. Dice infatti (la Scrittura): Il Santo Spi­
rito dell'ammaestramento fuggirà l'inganno e starà lonta­
no dai ragionamenti insensati 292. E Pietro dice: N ell’(ele-
mento) incorruttibile dello Spirito m ite e calmo 29\ E di
nuovo, nella Sapienza (è detto): Il tuo Spirito incorrutti­
bile è in tutte le cose 2,\ [592A] E se nessuno conosce ciò
che è di Dio se non lo Spirito di Dio che è in lui 295, e se
presso Dio, come ha detto Giacomo, non vi è cambia­
m ento né ombra di m utam ento 29‘, ne segue che lo Spiri­
to Santo, essendo in Dio, è im m utabile, invariabile e
incorruttibile.
3. La n atu ra degli esseri prodotti e creati è invece
mutevole, in quanto si trova fuori della sostanza di Dio
e sussiste a partire dal nulla. Dice infatti (la Scrittura):

Sap. 1, 5. Il riferimento è qui alla variabilità dei pensieri in­


sensati.
in 1 Pt. 3, 4.
w Sap. 12, 1.
2.5 1 Cor. 2, 11.
2.6 Giac. 1, 17.
Lettere a Serapione, I 91

Ogni uom o è bugiardo29\ E: Tutti hanno peccato e sono


privi della gloria di D io 29S. Inoltre, gli angeli che non
hanno conservato la loro carica ma hanno abbandonato
la loro dimora, (Dio) li ha riservati per il giudizio del
grande giorno, (tenendoli) con catene eterne nel buio
dell’inferno 2". E nel (Libro) di Giobbe (si dice): (Dio)
non si fida dei suoi santi angeli, e dei suoi angeli pensa
male 30°; e: Gli astri non sono puri davanti a l u i 301. Pao­
lo, da parte sua, scrive: Non [B] sapete che giudichere­
m o gli angeli e a maggior ragione le cose di questa vi­
ta? 302. Ma certam ente abbiam o sentito (quel passo ove
si dice) che il diavolo, il quale prim a stava in mezzo ai
cherubini ed era diventato un modello di somiglianza 303,
cadde p o i.dal cielo come una fo lg o re30*.
4. Se dunque le creature hanno u n a tale natura, e se
degli angeli la Scrittura dice tali cose, m entre lo Spirito
è (sempre) lo stesso 305, inalterabile, e partecipa dell’im-
m utabilità del Figlio rim anendo sem pre im m utabile in­
sieme a lui, quale uguaglianza ci può essere tra l'im m u­
tabile e le cose m utevoli? È evidente che (lo Spirito)
non è creatura né appartiene per nulla alla sostanza
degli angeli, dato che questi sono mutevoli. Egli è inve­
ce im magine del Verbo 306 e realtà propria del Padre.

Lo Spirito Santo è presente dovunque


5. Inoltre, lo Spirito del Signore riempie la terra 30\
Cosi infatti canta anche Davide: Dove andrò lontano dal
2” Sai. 115, 2.
29i Rom. 3, 23.
2,9 Giuda, 6.
100 Giob. 4, 18. Invece di «santi angeli», la LXX porta «servi».
301 Ivi, 25, 5.
302 1 Cor. 6, 3.
303 Cf. Ez. 28, 12.14.
3M Cf. Le. 10, 18.
303 Cf. Ebr. 1, 12 (= Sai. 101, 28).
3“ Cf. più sopra, nota 276.
3(" Sap. 1, 7.
92 Atanasio

tuo Spirito? 308 E di nuovo nella [C] Sapienza è scritto: Il


tuo Spirito incorruttibile è in tutte le cose 3OT. Tutte le
realtà prodotte, invece, si trovano in determ inati luoghi:
il sole, la luna e gli astri sono nel firm am ento 3I°; le
nubi, nell’aria; per gli uomini, (Dio) ha stabilito i confini
(di ciascun) p o p o lo 3"·, gli angeli infine sono m andati
per il servizio 3I2: Vennero gli angeli a presentarsi davan­
ti al Signore, è scritto nel (Libro) di Giobbe 313. E a pro­
posito del patriarca Giacobbe (si legge): Egli si addor­
mentò, ed ecco una scala fissata nella terra, mentre il
suo vertice raggiungeva il cielo, e gli angeli di Dio saliva­
no e scendevano per essa 3M.
6. Se dunque lo Spirito riem pie ogni cosa ed ess
do nel Verbo è presente in mezzo a tutto, m entre al
contrario gli angeli sono inferiori [593A] a lui perché
sono presenti (solo) là dove vengono m andati, non vi è
dubbio che lo Spirito non è una realtà prodotta né un
angelo, come voi dite, m a è sopra la n atu ra degli angeli.

Lo Spirito è partecipato da tutti

27. 1. Inoltre, che lo Spirito Santo non partecipa


un altro) m a è partecipato (dagli altri) - non bisogna
tem ere di ripetere le stesse cose -, lo si può vedere
anche da quanto segue. Dice infatti (la Scrittura): È
impossibile che coloro che sono stati una volta illum ina­
ti e hanno gustato il dono celeste e sono dive'ntati parteci­
pi dello Spirito Santo e hanno gustato la parola buona
di Dio 31S, ecc.

3“ Sai. 138, 7.
3M Sap. 12, 1.
1.0 Cf. Gen. 1, 17.
Cf. Deut. 32, 8; Atti, 17, 26.
1,2 Cf. Ebr. 1, 14.
3.1 Giob. 1, 6.
3.4 Gen. 28, 12.
3.5 Ebr. 6, 4-5.
Lettere a Serapione, I 93

2. Gli angeli invece e le altre creature sono partecipi


appunto dello Spirito. Per questo possono perdere que­
sta partecipazione, m entre lo Spirito è sem pre lo stesso;
non è infatti tra quelli che partecipano, m a ogni cosa
partecipa di lui. Se lo Spirito Santo dunque è sem pre lo
stesso ed è partecipato, m entre le creature partecipano
[B] di lui, è impossibile che egli sia angelo o creatura in
generale, m a è realtà propria del Verbo, il quale lo dà,
rendendone cosi partecipi le creature. Diversamente, do­
vrebbero dire che anche il Figlio è creatura, dato che
noi tutti siam o diventati partecipi di lui nello Spirito.

Lo Spirito Santo è unico

3. Inoltre, lo Spirito Santo è uno, m entre le creature


sono molte. Gli angeli infatti sono mille migliaia e dieci­
mila mirìadi 3“; gli esseri luminosi pure sono molti, e i
troni, le signorie, i cieli, i cherubini, i serafini e gli arcan­
geli sono molti; in breve, le creature non sono uno, m a
tu tte quante sono molte e diverse. Ora, se lo Spirito è
uno, m entre le creature sono m olte e gli angeli sono
molti, che uguaglianza ci può essere tra lo Spirito e le
cose prodotte? Non è perciò difficile concludere che lo
Spirito non è (uno) tra i m olti e neppure un angelo, [C]
m a che invece, essendo uno, è realtà propria del Verbo
che è uno, ed è realtà propria e consostanziale a Dio che
è uno.

Conclusione

4. In conclusione, queste considerazioni sullo Spiri­


to Santo, anche prendendole da sole per se stesse, m o­
strano che egli, per natura e sostanza, non ha nulla che

Cf. Dan. 7, 10; Ap. 5, 11 (cf. 1, 11, 5).


94 Atanasio

sia com une e proprio con le creature. Egli invece è altro


dalle cose prodotte ed è realtà propria, non estranea,
alla sostanza e divinità del Figlio, e cosi appartiene alla
S anta Trinità. E ciò sia a vergogna della stupidità di
quegli (eretici).

B. Esposizione dell'insegnamento della Tradizione

La Trinità nella fede della Chiesa cattolica

28. 1. Vediamo tuttavia oltre a ciò anche la ste


tradizione, dottrina e fede che la Chiesa cattolica ha
avuto fin daH’inizio, quella che il Signore ha consegna­
to, che gli Apostoli hanno predicato e che i P a d ri317
[596A] hanno custodito. Su di essa infatti la Chiesa è
stata fondata, e chi ne esce fuori non potrebbe più né
essere né dirsi cristiano.
2. Pertanto la Trinità è santa e perfetta, riconosciu
Dio nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo 3ie. Essa
non è m escolata con nulla di estraneo o estrinseco; non
consta di Creatore e realtà prodotta, m a tu tta intera
crea e produce. È identica in se stessa, indivisibile nella
natura, unica nella sua operazione. Il Padre infatti ope­
ra ogni cosa per mezzo del Verbo nello Spirito Santo, e
cosi è m antenuta l’unità della Santa Trinità. Pertanto

Senza dubbio, con «Padri» sono qui da intendersi i vescovi


che si riunirono a Nicea (325) e fissarono una form ula di fede che
condannava Ario e i suoi seguaci (cf. E. Bellini, I Padri nella tradizio­
ne cristiana, Milano 1982, p. 31).
In seguito la teologia dirà con formula sintetica «un solo Dio
in tre Persone», o, per dirla con i Padri greci, «una sola sostanza, tre
ipostasi». Ma Atanasio preferisce evitare l’uso di term ini come hypo·
stasis e prosòpon per indicare i Tre (cf. Introduzione, nota 39). Abbia­
mo qui il massimo a cui è arrivata la formulazione del dogm a trinita­
rio senza impiego di term ini tecnici.
Lettere a Serapione, I 95

nella Chiesa si predica un solo Dio che è sopra tutti,


attraverso tutti e in tu t ti3I9. È sopra tutti come Padre,
principio e fonte; attraverso tutti p er mezzo del Verbo;
in tutti nello Spirito S a n to 3J0.
3. È Trinità non solo di nome o per puro suono ver­
bale, [B] m a per sussistenza vera. Come infatti il Padre
è colui che è 321, cosi anche il suo Verbo è colui che è e
Dio al di sopra di tutto 322. E lo Spirito Santo non è
insussistente, m a esiste e sussiste veram ente 3“ .
4. La Chiesa cattolica pensa esattam ente cosi; non
meno, per non cadere nell'errore degli odierni Giudei
seguaci di Caifa o in quello di Sabellio; e neanche di
più, per non essere trascinata nel politeism o degli Elle-
ni. Che proprio questa sia la fede della Chiesa, lo im pari­
no d a come il Signore neU'inviare gli Apostoli ordinò di
porre ciò come fondam ento alla Chiesa, dicendo: Anda­
te e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 32\ Gli Aposto­
li andarono e cosi insegnarono, e questa [C] è la predica­
zione che si fa per tu tta la Chiesa sotto il cielo.

La Trinità è un unico Dio

29.1. Se dunque questo è il fondam ento della fe


della Chiesa, che quelli ci dicano e rispondano: è Trini-

Ef. 4, 6.
120 Cf. I, 14, 4; III, 6, 3; C. Arian. Ili, 15 (PG 26, 353B). L'esegesi
trinitaria di Ef. 4,6 era già stata proposta da Ireneo, Adv. haer. V, 18,
2; Dem. 5, e da Ippolito, C. Noetum 13.
121 Es. 3, 14; Ap. 1, 4.8.; 4, 8; 11, 17; 16, 5.
322 Rom. 9, 5.
323 Queste affermazioni sono dirette contro il sabellianesimo (o
modalismo) che, per salvaguardare il monoteismo, am m etteva una
Trinità solo di nome, senza sussistenza reale e distinta. Se questo è
credere «meno» di quanto crede la Chiesa, come dirà Atanasio subi­
to dopo, non bisogna però cadere neirerrore opposto, cioè nel poli­
teismo, che è un «di più» mai ammesso dalla fede cattolica.
3!‘ Mt. 28, 19.
96 Atanasio

tà o è diade? Se è diade, che lo Spirito sia pure com puta­


to con le creature, come voi fate. Ma cosi voi non conce­
pite (più) un solo Dio che è sopra tu tti e attraverso tutti
e in t u t ti ”5. Infatti, dividendo ed estraniando lo Spirito
dalla divinità, non potete più dire «in tutti». Inoltre, la
vostra consacrazione battesim ale che credete di fare
stando in quella vostra concezione, non avviene integral­
m ente nella divinità, poiché viene m escolata con essa
una creatura. [597A] Cosi anche voi, come gli Ariani e
gli Elleni, chiam ate Dio la creatura, (ponendola) insie­
me a Colui che l’ha creata m ediante il suo Verbo.
2. Se questa è la vostra condizione, quale speranza
avete? Chi vi u nirà a Dio se non avete lo Spirito stesso
di Dio, m a quello della creazione? Che tem erità e sconsi­
deratezza avete da abbassare il Padre e il suo Verbo al
rango delle creature, e viceversa da rendere la creatura
uguale a Dio? Questo è quello che fate, im m aginando
che lo Spirito è creatura e ponendolo poi nella Trinità.
3. Che dire poi del vostro perdere il senno, che vi
porta a pensare ingiustizia nei confronti di Dio 327, se è
vero che non tu tti gli angeli o tu tte le creature, m a una
sola di esse è annoverata con Dio e il suo Verbo? Infat­
ti, u n a volta (detto) che lo Spirito è angelo o creatura e
che è collocato nella Trinità, [B] bisognerebbe, seguen­
do voi, che non uno solo m a tutti gli angeli creati fosse­
ro collocati con essa; m a allora la divinità non sarebbe
più Trinità, bensì una m oltitudine innumerevole.
4. Di conseguenza, la vostra pretesa consacrazione
battesim ale fatta in questo (nome), essendo divisa da
una parte e dall’altra, diventa incerta a motivo della
molteplicità. Tali infatti sono i sacram enti d ’iniziazione

Cf. Ef. 4, 6.
526 Cf. più sopra, nota 57.
" 7 Cf. Sai. 74, 6.
Lettere a Serapione, I 97

vostri e degli Ariani Ambedue infatti ragionate con­


tro la divinità e prestate un culto alla creatura invece
che a Dio creatore 329 di tutto.

Una sola fede, un solo battesimo

30. 1. Queste dunque sono le assurdità a cui andate


incontro afferm ando la diade. Se invece è Trinità, come
lo è veram ente, ed è (una Trinità) indivisibile e non dissi­
mile, come è stato m ostrato, ne segue necessariam ente
che essa possiede un'unica santità, u n ’unica eternità,
u n ’unica natura im m utabile.
2. Come infatti la fede in essa, ricevuta p er tradizio­
ne, [C] è una ed è questa fede che ci unisce a Dio, cosi se
uno sottrae qualcosa alla Trinità ed è battezzato soltanto
nel nom e del Padre o soltanto nel nom e del Figlio, costui
non riceve niente, m a rim ane vuoto e non santificato, sia
egli stesso sia chi ha creduto di dare (il sacram ento). In­
fatti la consacrazione battesim ale avviene nella Trini­
tà 33°.
3. Parim enti, colui che separa il Figlio dal Padre o
abbassa lo Spirito al livello delle creature non ha né il
Figlio né il Padre, m a è senza Dio 331 e peggiore di uno che
non crede 332, ed è tutto fuorché cristiano. Non esagero.
Come infatti uno è il battesimo dato nel Padre e nel Fi­
glio e nello Spirito Santo, e com e una è la fede nella Trini­
tà, come disse l'Apostolo 333, [600A] cosi la S anta Trinità,

Cf. più sopra, note 57 e 326. Atanasio qui e soprattutto in I, 30,


2, nega decisamente la validità del battesim o conferito da eretici che
non credono nella divinità del Figlio o dello Spirito Santo. Cf. anche
C. Arian II, 42 (PG 26, 236-237).
329 Cf. Rom. 1, 25.
330 Cf. nota 327.
33< Letteral.: «ateo». Cf. più sopra, nota 15.
332 Cf. 1 Tim. 5, 8.
333 Ef. 4, 5.
98 Atanasio

che è identica in se stessa e unita in se stessa, non ha


nulla in sé delle cose prodotte. E questa è l'unità indivisi­
bile della Trinità e una è la fede in essa.
4. Se invece, secondo la trovata di voi «sconnessi»
non è cosi, m a vi siete sognati di dire che lo Spirito Santo
è creatura, allora la vostra fede non è più «una», e il vo­
stro battesim o non è «uno», m a due: uno nel Padre e nel
Figlio, l'altro in un angelo che è creatura, p er cui tra voi
nulla più è sicuro e vero.

Un'unica operazione divina

5. Quale com unanza vi è infatti tra la creatura e il


Creatore? Quale unità tra le cose create di quaggiù e il
Verbo che le ha fatte? Il beato Paolo, che sapeva bene
ciò, non separa la Trinità, come voi fate; volendo invece
insegnare l'unità di essa, h a scritto ai Corinzi sui doni
spirituali, e ricapitola ogni cosa riconducendola all’unico
Dio e Padre dicendo: [B] Vi sono diversità di carismi, ma
lo Spirito è lo stesso; vi sono diversità di ministeri, m a il
Signore è lo stesso; vi sono diversità di operazioni, ma
Dio è lo stesso che opera tutto in t u t t i 3”.
6. Ciò infatti che lo Spirito distribuisce a ciascuno in
dono, proviene dal Padre m ediante il Verbo. Poiché tutto
ciò che è del Padre, appartiene al Figlio ”6, per cui i cari­
smi elargiti dal Figlio nello Spirito sono del Padre.
7. Inoltre, se lo Spirito è in noi, anche il Verbo, dato­
re di esso, è in noi, e nel Verbo vi è il Padre; e cosi si
verifica il passo: Io e il Padre verremo e faremo dimora
presso di lui 337, come è stato detto 33e. Dove infatti c'è la

1)4 Cf. Introduzione, p. 18.


1 Cor. 12, 4-6.
Cf. Gv. 16, 15; 17, 10.
Gv. 14, 23.
Cf. più sopra, I, 19, 8.
Lettere a Serapione. I 99

luce, li vi è pure lo splendore; e dove vi è splendore, li vi è


anche la sua operazione e la sua grazia luminosa.
8. Insegnando ancora ciò, [C] Paolo scriveva di nu
vo ai Corinzi nella Seconda Lettera: La grazia del Signore
nostro Gesù Cristo e l'amore di Dio e la partecipazione
dello Spirito Santo (sia) con tutti voi Infatti la grazia
d ata e il dono sono dati nella Trinità, dal Padre m ediante
il Figlio nello Spirito Santo. Come infatti la grazia data
h a origine dal Padre e passa per il Figlio, cosi non ci po­
trebbe essere partecipazione di questo dono in noi se
non nello Spirito Santo. Poiché solo partecipando di lui
abbiam o l’am ore del Padre, la grazia del Figlio e la com u­
nicazione dello stesso Spirito.

31.1. Anche da ciò dunque appare che l’operazio


della Trinità è unica. Infatti l’Apostolo non vuol dire che
ciascuno (dei Tre) dà doni diversi e separati, m a [601 A]
che i doni vengono dati nella Trinità e che tu tto ha origi­
ne dall'unico Dio.

L ’unica operazione provata dalla Scrittura

2. Colui dunque che non è creatura m a è unito al


glio come il Figlio è unito al Padre, Colui che è glorificato
insieme 340 al Padre e al Figlio e che è detto Dio 341 con il
Verbo, e opera ciò che il Padre fa m ediante il Figlio, co­
me può essere detto creatura senza con ciò oltraggiare
direttam ente lo stesso Figlio? Non c’è nulla infatti che

>M 2 Cor. 13, 13.


J‘° Cf. più sopra, nota 110.
141 Theologoumenon. È questa l'espressione più esplicita usata
da Atanasio per indicare che lo Spirito Santo è Dio. La reticenza per
il termine theos può essere spiegata col fatto che nel IV secolo theos
era sentito ancora fortemente come nome personale, equivalente di
Padre.
100 Atanasio

sia fatto e operato (dal Padre) se non p er mezzo del Ver­


bo, nello Spirito.
3. Ciò è cantato anche nei Salmi: Con il Verbo del
Signore furono consolidati i cieli, e con lo Spirito della
sua bocca tutta la loro potenza 342. E nel Salmo centoqua-
rantasette: Manderà il suo Verbo e li scioglierà, farà sof­
fiare il suo Spirito e scorreranno le acque 34J. Dal canto
suo, l’Apostolo dice che siamo stati giustificati nel nome
del Signore nostro Gesti Cristo e nello Spirito del Dio [B]
nostro 344. Lo Spirito infatti è inseparabile dal Verbo. Co­
si, quando il Signore dice: Io e il Padre verremo 34S, insie­
me entra pure lo Spirito, p er il fatto stesso che il Figlio
abita in noi, com e scrive Paolo agli Efesini: Perché vi dia,
secondo la ricchezza della sua gloria, di essere rafforzati
con potenza m ediante il suo Spirito nell’uom o interiore,
che il Cristo abiti 346, ecc. Se poi il Figlio è in noi, vi è
anche il Padre, poiché il Figlio dice: Io sono nel Padre e il
Padre è in me 347.
4. È per questo che, quando il Verbo viene nei profe­
ti, questi profetizzano nello Spirito Santo. Quando dun­
que la Scrittura dice: Il Verbo del Signore venne in 348tale
profeta, la prova è che questi si m ette a profetare nello
Spirito Santo. Infatti in Zaccaria è scritto: [C] Almeno
ricevete le mie parole e i m iei statuti, tutto quanto ordino
nel m io Spirito ai m iei servi i profeti 349. E poco oltre, rim ­
proverando il popolo, diceva: Hanno reso ostinato il loro

341 Sai. 32, 6. Spesso citato da Atanasio (cf. II, 8, 2; III, 5, 1; IV, 3,
8), questo versetto già da Ireneo era applicato al Verbo e allo Spirito
(cf. Adv. haer. I, 22, 1; Dem. 5).
343 Sai. 147, 18.
3,4 1 Cor. 6, 11.
345 Gv. 14, 23.
344 Ef. 3, 16-17.
347 Gv. 14, 10.
34> Espressione abituale nella LXX per introdurre un oracolo pro­
fetico (cf. Ger. 1, 4.11, ecc.).
34’ Zac. 1, 6.
Lettere a Serapione. I 101

cuore per non dover ascoltare la mia legge e le parole che


il Signore onnipotente aveva mandato nel suo Spirito per
mano dei suoi profeti di un tempo 35°.
5. Pietro, dal canto suo, dice negli Atti: Uomini frat
li, bisognava che fosse adem piuta la Scrittura che lo Spiri­
to Santo aveva p red etta 35'. Gli Apostoli poi tu tti insieme
innalzarono questa preghiera: Sovrano, tu che hai fatto il
cielo, la terra, il mare e tutto ciò che vi è in essi, tu che per
mezzo del tuo Spirito Santo, per bocca del padre nostro
[604A] Davide, tuo servo, hai detto 352, ecc. 6. Anche Pao­
lo, giunto a Roma, parlava francam ente ai Giudei che an­
davano da lui: Non si era sbagliato lo Spirito Santo par­
lando ai vostri padri per m ezzo di Isaia 35\ ecc. E a Timo­
teo scriveva: Lo Spirito dice testualm ente che negli ulti­
m i tem pi alcuni si allontaneranno dalla sana fede, aderen­
do a uno spirito di errore 35\
7. Perciò quando è detto che lo Spirito è venuto
qualcuno 3SS, bisogna intendere che questo Spirito gli è
dato dal Verbo che è in lui. Infatti, allorché si adem pì
questa profezia: Effonderò il mio Spirito su ogni carne 356,
Paolo poteva dire: Secondo l’elargizione dello Spirito di
Gesti Cristo in me 35?. E ai Corinzi scriveva: Forse cercate
una prova che Cristo parla in me? 35‘. Se dunque era il
Cristo che parlava in lui, è chiaro che [B] in lui parlava lo
Spirito di Cristo. Proprio perché Cristo parlava in lui, ne­
gli Atti diceva di nuovo: Ecco, ora io legato allo Spirito
vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che m i aspetta, se

35u Ivi, 7, 12. Questi due testi sono pure citati insieme in I, 5, 6.
351 Atti, 1, 16.
3,2 Ivi, 4, 24-25.
353 Ivi, 28, 25.
354 1 Tim. 4, 1.
335 Seguo la correzione del Lebon, Lettres, cit., p. 141, nota 3.
35‘ Gioe. 2, 28.
3,7 Fil. 1, 19.
35' 2 Cor. 13, 3.
102 Atanasio

non (ciò) che lo Spirito Santo m i attesta per ogni città,


dicendo che m i attendono catene e tribolazioni
8. Per questo, quando i s a n ti360 dicono: «Cosi dic
Signore», essi non parlano se non nello Spirito Santo. E
parlando nello Spirito, dicono quelle cose «in Cristo».
Che se invece Agabo negli Atti dice: Cosi dice lo Spirito
Santo 361, è solo perché il Verbo era venuto in lui che lo
Spirito poteva far sentire in lui la sua voce e attestare ciò
che sarebbe capitato a Paolo in Gerusalemme. 9. Cosi,
quando di nuovo lo Spirito dava a Paolo questa attesta­
zione, era Cristo stesso che parlava in lui, p er cui [605A]
l'attestazione fatta dallo Spirito, era del Verbo. Ugual­
mente, quando il Verbo venne a stare nella S anta Vergi­
ne Maria, insieme a lui entrava lo Spirito 3‘2; e il Verbo
nello Spirito si plasm ò il corpo e lo uni a sé, volendo
m ediante se stesso congiungere la creazione e offrirla al
Padre, e riconciliare in se stesso tutte le cose, pacifican­
do le realtà del cielo e quelle della terra 3‘3.

Concordanza tra Scrittura e Tradizione

32.1. Le divine Scritture m ostrano dunque concord


m ente che lo Spirito Santo non è creatura, m a realtà pro­
pria del Verbo e della divinità del Padre. È cosi infatti
che l'insegnam ento dei santi converge (nell’affermazio-
ne) della santa e inseparabile Trinità, e questa è l'unica
fede della Chiesa cattolica.
2. Invece l'assurda composizione mitologica di qu
gli «sconnessi» 364 è in dissonanza con le Scritture, men-

Atti, 20, 22-23.


>Μ> I «santi» sono qui, come più sotto (32, 1), gli autori biblici e
soprattutto i profeti (cf. Lebon, Lettres, cit., p. 141, nota 8).
341 Atti, 21, 11.
3" Cf. Le. 1, 35; cf. più sopra, nota 138.
363 Cf. Col. 1, 20.
364 Cf. Introduzione, p. 18.
Lettere a Serapione. I 103

tre concorda con l’irrazionalità degli Ariomanid 3‘5. Se es­


si afferm ano il contrario, è solo p er ingannare i semplici.
Ma siano rese grazie al Signore perché, come tu scrivi,
[B] non hanno potuto rim anere nascosti dietro il paraven­
to della loro pretesa opposizione agli Ariani.
3. In effetti si sono attirati pure il disprezzo di que
poiché afferm ano che solo lo Spirito e non anche il Ver­
bo è creatura. Da tutti poi sono stati condannati come
veri e propri «oppositori dello Spirito» 3“ , diventati or­
m ai quasi cadaveri, essendo vuoti e privi dello Spirito.
Infatti, secondo il beato Apostolo 367, essendo uom ini psi­
chici, non hanno potuto accogliere ciò che è dello Spirito
di Dio, poiché sono stati esam inati spiritualm ente. Colo­
ro invece che pensano conform em ente alla verità, esam i­
nano ogni cosa e non sono esam inati da nessuno, avendo
in se stessi il Signore, il quale si rivela loro nello Spirito
e, m ediante se stesso, rivela il Padre.

Epilogo

[C] 33.1. Io dunque, benché trovandom i a vivere


deserto, tuttavia a motivo di coloro che deviano dalla ve­
rità, e senza tener conto di quelli che vorranno ridere
deH’insufficienza e inadeguatezza della dim ostrazione
fatta con queste parole, ho m andato alla tu a pietà questo
breve scritto, con la viva preghiera che, leggendolo, cor­

3“ «Furono cosi definiti offensivamente fin dall'inizio della con­


troversia gli Ariani ad opera di Eustazio, Alessandro, e poi da Atana­
sio e altri. Il term ine si fonda sull’affinità fra Areios e Ares, il nome
del dio della guerra e della furia omicida, si che su areimanés =
preso dal furore di Ares, fu coniato areiomanites = preso dal furore
di Ario» (M. Simonetti, in Dii. Patrist. e Antich. Crist., I; col. 345).
Pneumatomachountes, cioè avversari dello Spirito. Da qui
l’appellativo più tardivo di «pneumatomachi» dato a coloro che ne­
gavano la divinità dello Spirito Santo. L'espressione è ricalcata sul
theomachoi di Atti, 5, 39.
3,7 Cf. 1 Cor. 2, 14-15.
104 Atanasio

regga tu stesso ciò che deve essere rettificato, m ostrando­


ti indulgente se qualcosa è stato detto in modo insuffi­
ciente “ 8.
2. Ho voluto infatti trasm ettere (un insegnam ento)
conforme alla fede apostolica trasm essa a noi dai Padri,
senza introdurvi pensieri estranei, m a esprim endo in ac­
cordo con le Scritture ciò che ho im parato. Anche questo
infatti concorda con ciò che è stato esposto precedente-
m ente come conferm a a partire dalle Sacre Scritture.
3. Non è questa una dottrina presa da fuori m a lo
stesso Signore Gesù Cristo in persona ha insegnato alla
Sam aritana e, attraverso lei, a noi, la perfezione della
Santa Trinità, che è una sola e inseparabile [D] divinità.
La Verità stessa l'attesta, quando dice alla Sam aritana:
Credimi, donna: [608A] viene l'ora, ed è questa, in cui i
veri adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità; e
infatti il Padre cerca adoratori che lo adorino cosi. Dio è
Spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in Spirito
e Verità
4. Appare chiaro da questo passo che la «Verità» è il
Figlio stesso, il quale dice: Io sono la Verità 37‘. Era lui
che il profeta Davide invocava dicendo: Manda la tua lu­
ce e la tua verità 112. Dunque i veri adoratori adorano si il
Padre, m a in Spirito e Verità, cioè confessando il Figlio e,
in lui, lo Spirito. 5. Questi infatti è inseparabile dal Fi­
glio, come il Figlio è inseparabile dal Padre. Lo attesta la
V erità stessa, che dice: Manderò a voi il Paraclito, lo Spi­
rito della Verità; egli [B] procede dal Padre 373; il mondo
non può riceverlo 3U: cioè coloro che negano che egli sia

Espressioni di modestia, abituali in Atanasio: cf. più avanti,


II, 1, 2; III, 7, 5; IV, 8, 2; 23, 3; Ep. ad mon. 3 (PG 25, 693B-C).
119 Cioè da qualche scuola filosofica.
1.0 Gv. 4, 21.23-24.
Ivi 14, 6.
1.1 Sai. 42, 3.
3.3 Gv. 15, 26.
3.4 Ivi, 14, 17.
Lettere a Serapione. I 105

dal Padre, nel Figlio. Occorre dunque, a im itazione dei


veri (adoratori), professare la Verità e aderire ad essa.
6. Coloro poi che anche dopo aver m ostrato ciò n
vogliono im parare né riescono a capire, alm eno sm etta­
no di pronunciare oltraggi e non separino la Trinità, se
non vogliono essere separati dalla vita. E non continuino
neppure ad annoverare lo Spirito Santo con le creature,
affinché non avvenga che, come i Farisei allora attrib u i­
rono a Beelzebul le (opere) dello Spirito ” s, cosi anche
questi, osando fare lo stesso tipo di affermazioni, subi­
scano insieme a loro, sia qui sia nell’altra vita, quel casti­
go che non am m ette perdono 37‘.

1,5 Cf. Mt. 12, 24.


Cf. ivi. 12, 32.
LETTERA II

Premessa

[608C] 1. 1. Ero convinto da parte m ia di aver scritto


poco, anche cosi (come ho fatto) e accusavo me stesso
di m olta insufficienza, come uno che non è stato capace
di scrivere tutto quello che è lecito agli uom ini dire con­
tro coloro che pronunciano em pietà nei riguardi dello
Spirito Santo. 2. Ma poiché, come tu scrivi, alcuni fratel­
li hanno chiesto che pur anche questo fosse messo in
compendio, sia per poter rispondere prontam ente e in
breve a coloro che (ci) pongono dom ande sulla fede che è
in n o i2, sia per confutare gli empi, [609A] ho fatto anche
questo (lavoro), fiducioso che, buono di cuore come s e i3,
vorrai supplire alle manchevolezze che ci fossero pure
q u i4.

' Cioè con la prim a Lettera.


2 Atanasio ricalca l’espressione di 1 Pt. 3,15, dove però si ha «spe­
ranza» invece di «fede».
1 Letteral.: «avendo buona coscienza». Cf. 1 Pt. 3, 16.
* Cf. più sopra, nota 368.
108 Lettere a Seraplone, Il

Parte prima

Breve confutazione dell’arianesimo

Razionalismo meschino

3. Gli Ariani, rivolti solo a se stessi e non pensando


altro che a ciò che esce da loro stessi, come i S ad d u cei5,
hanno preso a trattare m ediante ragionam enti um ani la
Scrittura che è divinam ente ispirata Sentendo dunque
(la Scrittura parlare) del Figlio come sapienza 7, splendo­
re 8 e Verbo ’ del Padre, si sono messi a dire: «Com’è
possibile ciò?», come se quello che essi non riescono a
com prendere, non possa neppure esistere.
4. Comincino allora a fare le stesse dom ande anche
a proposito deH’universo: Come è possibile che la crea­
zione, che prim a non esisteva, sia venuta all'essere? Co-
m'è possibile che la polvere della terra sia stata plasm a­
ta 10 in uomo dotato di ragione? Com’è possibile che ciò

1 Sadducei (da Sadoq, sacerdote al tem po di Davide e Salomo­


ne) si consideravano come i soli sacerdoti legittimi e avevano la mag­
gioranza nel Sinedrio. Provenivano dai ceti superiori della popola­
zione giudaica. A differenza dei Farisei, essi si attenevano alla sola
Legge di Mosè, e negavano la risurrezione e l'esistenza di angeli e
spiriti (cf. Atti, 23, 8).
6 Cf. 2 Tim. 3, 16.
7 Cf. 1 Cor. 1, 30.
‘ Cf. Ebr. 1. 3.
’ Cf. Gv. 1, 1.
10 Cf. Gen. 2, 7.
Lettere a Serapione. Il 109

che è corruttibile diventi incorruttibile “ ? Come fa la


terra ad essere fondata sui mari, e come ha fatto Dio a
prepararla sui fium i '2? Alla fine, non resterà loro che
dire a se stessi: Mangiamo e beviamo, perché dom ani
[B] morremo 1J. Cosi almeno, finiti essi, finirebbe con
loro anche la stoltezza della loro eresia.

Tutto ciò che si dice del Padre, va detto anche del Figlio

2. 1. Questo dunque è il pensiero m ortale e corrotto


degli Ariani. Invece la parola di verità 14, che essi pure
dovrebbero m editare, è questa: se Dio è fonte, luce e
Padre, non è perm esso dire che la fonte è secca, né che
la luce è senza splendore, né che Dio è senza Verbo,
altrijrienti Dio risulterebbe privo di sapienza, di ragione
e di splendore
2. Perciò, se il Padre è eterno, necessariam ente an­
che il Figlio sarà eterno. Non vi è dubbio infatti che ciò
che noi pensiam o del Padre, lo dobbiam o pensare an­
che del Figlio “. Dice infatti il Signore: Tutto ciò che ha
il Padre, è mio e tutte le cose mie sono 18 del Padre. Se
dunque [C] il Padre è eterno, anche il Figlio sarà eterno:
per mezzo di lui infatti sono stati fatti i tem pi '9.
3. Il Padre è (colui) che è 20; di conseguenza, anche il

" Cf. 1 Cor. 15, 53-54.


Cf. Sai. 23, 2.
15 1 Cor. 15, 32.
“ Cf. Ef. 1, 13; Col. 1, 5.
,s Cf. più sopra, I, 20, 3-5.
16 Atanasio introduce qui un principio di intelligibilità che cor­
regge l’imperfezione delle immagini precedentem ente usate (luce-
splendore, ecc.). Cf. Introduzione, note 40 e 41.
” Gv. 16, 15.
'* Cf. Gv. 17, 10.
'* Cf. Ebr. 1, 2.
10 Cf. Es. 3, 14. Cf. più sopra, note 248 e 321.
110 Atanasio

Figlio è colui che è al di sopra di tutto, Dio benedetto nei


secoli. Amen 21, come disse Paolo.
4. Non è perm esso dire del Padre: «Vi era un tem po
in cui non c’era»; è illecito dire del Figlio: «Vi era un
tem po in cui non c’era» 22.
5. Onnipotente è il Padre, onnipotente è anche il Fi­
glio, come dice Giovanni: Colui che è, che era, che viene,
l’onnipotente 2J.
6. Luce è il P a d re 2A, splendore è il Figlio 25 e luce
vera 2\ Il Padre è vero Dio 27, [612A] il Figlio è vero Dio.
Cosi infatti Giovanni ha scritto: Noi siamo nel vero
(Dio), nel Figlio suo Gesti Cristo: costui è il vero Dio e la
vita etern a 2®.
7. Insomma, non vi è nulla di ciò che ha il Padre che
non sia anche del Figlio. Per questo il Figlio è nel Padre
e il Padre nel F iglio29, dato che ciò che è del Padre lo si
trova nel Figlio, e ciò a sua volta deve essere pensato
nel Padre. Cosi va inteso il detto: Io e il Padre siamo
uno ì0. Infatti, non è che alcuni siano gli attributi del
Padre e altri quelli del Figlio, m a ciò che è nel Padre lo
si trova ugualm ente nel Figlio. £ poiché ciò che vedi nel
Padre lo vedi anche nel Figlio, si capisce bene l’afferm a­
zione: Chi ha visto me, ha visto il Padre 3I.
21 Rom. 9, 5.
22 Formula ripresa dalla Thalia, opera perduta di Ario, e di cui
Atanasio cita degli estratti (C. Arian. 1, 5: PG 26, 21A). Cf. Ch. Kan-
nengiesser, Holy Scripture and Hellenistic Hermeneutics in Alexan-
drian Christology, in Protocol o f thè colloquy o f thè Center for Her-
meneutical Studies in Hellenistic and M odem Culture, Berkeley
(CA) 1982, pp. 1-40.
25 Ap. 1, 8.
24 Cf. 1 Gv. 1, 5.
25 Cf. Ebr. 1, 3.
26 Cf. Gv. 1, 9.
27 Cf. Gv. 17, 3.
2' 1 Gv. 5, 20.
29 Cf. Gv. 14, 10.
50 Gv. 10, 30.
Ivi 14, 9.
Lettere a Serapione, Il 111

Il Figlio è consostanziale al Padre

3.1. Se le cose stanno cosi, em pio è chi dice che


Figlio è creatura Costui sarà costretto a dire che è
creatura pure la fonte da cui e m a n a 33 [B] la sapienza, il
Verbo nel quale vi è tutto ciò che è del Padre.
2. Ma l'inconsistenza dell’eresia ariana la si può ve­
dere anche da quanto segue. Esseri simili e aventi la
stessa identità, sono pure consostanziali tra loro M; poi­
ché dunque in quanto uomini siam o simili e abbiam o la
stessa identità noi siamo consostanziali gli uni con gli
altri. Infatti, identica per tutti è la condizione di esseri
mortali, corruttibili, m utabili e provenienti dal nulla.
Ugualmente, gli angeli tra di loro come pure tu tte le
altre cose, condividono una stessa natura.
3. Si m ettano dunque a scrutare, quei curiosi, se c'è
qualche somiglianza tra il Figlio e le creature, o se gli
attrib uti che sono nel Figlio possono essere riscontrati
(anche) nelle cose prodotte, cosi che osino chiam are
creatura il Verbo di Dio. Ma non riusciranno a trovarli,
essi che sono in tutto sconsiderati ed errano lontano
dalla retta fede 35.
4. Tra le creature, infatti, nessuna è onnipotente, [C]
nessuna ha il dominio assoluto su u n ’altra, poiché tutte
sono di Dio. Infatti i cieli narrano la gloria di Dio 36, e la
terra è del Signore, con ciò che la riempie 37; il mare vide
e fuggì™. Tutte le cose sono al servizio di chi le h a fatte,
eseguiscono la sua parola e obbediscono al suo coman-

12 Affermazione di Ano, che però aggiungeva «ma non come una


delle creature» (Professio fidei 2-3: Opitz, Urkunde 6).
33 Espungo il secondo ktisma che si legge alla 3* riga, c. 3, dell’edi­
zione del Migne.
34 Seguo qui la punteggiatura del Lebon, Lettres, cit., 150.
35 Letteral.: «pietà». Cf. più sopra, nota 223.
3‘ Sai. 18, 2.
37 Sai. 23, 1.
3“ Sai. 113, 3.
112 Atanasio

d o 3*. Il Figlio invece è onnipotente come il Padre; anche


questo sta s c ritto 40 ed è p ro v a to 4I.
5. Inoltre, nessuna delle creature è im m utabile per
natura. Alcuni degli angeli infatti non hanno conservato
il loro p o s to 42; e le stelle non sono pure davanti a l u i 43.
Cosi, il diavolo cadde dal cie lo 44, Adamo cadde nella
trasg ressione45, e tutte le cose sono suscettibili di m u­
tam ento.
6. Il Figlio invece è im m utabile e inalterabile, come
il Padre. Paolo lo [D] h a ram m entato, citando il Salmo
centouno: [613A] Tu, Signore, agli inizi hai fondato la
terra, e i cieli sono opera delle tue mani. Essi andranno
in rovina, tu invece rimarrai; tutti, come un vestito, in-
vecchieranno, e come un m antello tu li cambierai ed essi
saranno cambiati; tu invece sei il medesimo e i tuoi anni
non verranno meno 4‘. E ancora dice: Gesti Cristo è il
medesimo, ieri, oggi e per tutti i seco li4?.

Il Figlio è vero Dio

4. 1. Inoltre, tutte le cose prodotte, non esistevan


sono state fatte. (Dio) infatti ha creato la terra, che non
esisteva; (egli egli è colui) che chiama all’esistenza le
cose che non esistono 4', le quali appunto sono realtà
fatte e create, e per questo hanno un inizio del loro
esistere: In principio Dio fece il cielo e la terra4”, con

39 Cf. Sai. 102, 20.


,0 Cf. Ap. 1, 8.
41 Cf. più sopra, II, 2, 5.
42 Cf. Giuda, 6.
41 Giob. 25, 5.
44 Cf. Le. 10, 18.
45 Cf. Rom. 5, 14.
44 Ebr. 1, 10-12 ( = Sai. 101, 26-28).
47 Ebr. 13, 8.
41 Rom. 4, 17.
49 Gen. 1, 1.
Lettere a Serapione, Il 113

tutto quanto contengono 50; e ancora: La tua mano ha


fatto tutte queste cose 51.
2. Il Figlio invece è (colui) che è e Dio al di sopra di
tutto ” , come il Padre. Anche [BJ questo è stato dim o­
strato ” . Egli non è fatto, m a fa; non è creato, m a crea e
fa le opere del Padre M. Per mezzo suo, infatti, sono stati
fatti i tempi ” ; tutto è stato fatto per mezzo di lui, e
senza di lui nulla è stato fatto 5‘. E, come h a insegnato
l’Apostolo citando il salmo, egli al principio ha fondato
la terra e opera delle sue m ani sono i c ie li57.
3. E ancora, nessuna delle creature è Dio p er natura,
m a ciascuna delle cose prodotte ha ricevuto u n nom e
corrispondente a ciò che è diventata: l'una «cielo», l'al­
tra «terra»; le une «corpi luminosi», le altre «stelle»; e
altre ancora «mare, abissi, quadrupedi»; e infine «uo­
mo»; e prim a di tutti questi abbiam o «angeli, arcangeli,
cherubini, serafini; potenze, principati, potestà, signo­
rie, paradiso»; e ciascuna rim ane quello che è.
4. Se poi [C] alcuni sono chiam ati «dèi», ciò non è
per n atu ra m a per partecipazione al Figlio. Cosi infatti
ha detto egli stesso: Se ha chiam ati «dèi» coloro che
hanno ricevuto il Verbo di Dio 5e... Perciò, non essendo
dèi per natura, c'è un m om ento in cui vengono m utati e
si sentono dire: Io dissi: Voi siete dèi e figli tu tti dell'Al­
tissimo; come uomini, però, voi siete mortali 5\ Tale era
chi si senti dire: Tu sei uom o e non D io t0.

50 Cf. Es. 20, 11; Atti, 4, 24; 14, 15.


51 Is. 66, 2.
” Rom. 9, 5.
51 Cf. più sopra, II, 2, 3.
s< Cf. Gv. 5, 19.
” Ebr. 1, 2.
“ Gv. 1, 3.
57 Ebr. 1, 10 ( = Sai. 101, 26).
51 Gv. 10, 35.
M Sai. 81, 6-7.
" Ez. 28, 2.
114 Atanasio

5. Il Figlio invece è vero Dio, come il Padre E


infatti è nel Padre, come pure il [616A] Padre è in lui.
Giovanni lo ha scritto “ , come è già stato indicato “, e
Davide dal canto suo dice: II tuo trono, Dio, è per l'eter­
nità; lo scettro del tuo regno è uno scettro di rettitudi­
ne M. E il profeta Isaia esclama: Si è esaurito l'Egitto e il
commercio degli Etiopi; e i Sebaim, uom ini eccelsi, attra­
verseranno (per venire) a te, e quelli dietro di te ti segui­
ranno con m ani e piedi legati e si prostreranno davanti a
te, poiché in te vi è Dio. Tu infatti sei il Dio d'Israele, e
non lo sapevamo E chi può essere questo Dio «in cui
vi è Dio», se non il Figlio, il quale dice: Io sono nel
Padre e il Padre è in me 66?

La fede di Nicea
5. 1. Se le cose sono cosi come sta scritto, chi n
vede che il Figlio è consostanziale al Padre, dato che il
Figlio non ha nulla che lo renda simile alle creature,
m entre tutto ciò che è del Padre è anche del Figlio?
Come, infatti, [B] se (il Figlio) avesse una qualche somi­
glianza con le creature e un'affinità con esse, sarebbe
loro consostanziale, cosi, essendo diverso per sostanza
dalle cose prodotte, m a Verbo proprio del Padre, e non
altro 67 dal Padre - dato che tu tto ciò che è del Padre è
pure sua cosa propria “ - giustam ente è a lui conso­
stanziale.

“ Cf. 1 Gv. 5, 20.


" Cf. Gv. 14, 10.
" Cf. più sopra, II, 2, 6-7.
M Sai. 44, 7.
" Is. 45, 14-15.
“ Gv. 14, 10.
67 Usando un pronom e neutro invece del maschile, Atanasio sa­
rebbe stato più esatto. E chiaro però che egli non intende negare la
reale distinzione tra il Padre e il Figlio, m a solo la diversità di
natura.
“ Cf. Gv. 16, 15.
Lettere a Serapione, Il 115

2. Questo fu il pensiero dei Padri che nel Sinodo


Nicea professarono che il Figlio è «consostanziale» e
«dalla sostanza del Padre» 69. Essi avevano ben capito
che una sostanza creata non potrebbe mai dire: Tutto ciò
che ha il Padre, è mio 70. Avendo infatti un inizio al suo
divenire, non può essere d etta che è e che era 71 eterna­
m ente. 3. E per questo, dato che al Figlio può essere attri­
buito ciò, e tu tto quello che è stato detto del Padre è (pu­
re) del Figlio, necessariam ente la sostanza del Figlio non
può dirsi creata m a è consostanziale al Padre. [C] Tanto
più che secondo questo (ragionam ento) u n a sostanza
creata non potrebbe ricevere le proprietà di Dio. Ora, le
sue proprietà sono tali da cui può essere riconosciuto
Dio: ad esempio, l’essere onnipotente, colui che è, im m u­
tabile, e le altre cose già dette. Esse im pediscono di far
apparire Dio stesso consostanziale alle creature, come
dicono quegli insensati, come se Dio avesse quelle pro­
prietà che possono avere anche le creature.

Differenza tra «creare» e «generare»

6. 1. L’em pietà di coloro che dicono che il Verbo


Dio è creatura potrebbe essere confutata anche cosi. La
[617A] nostra fede è nel Padre e nel Figlio e nello Spiri­
to Santo, secondo le parole dette dal Figlio stesso agli
Apostoli: Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzan­
dole nel nom e del Padre e del Figlio e dello Spirito San­
to 72. H a detto cosi perché, a partire dalle cose che sap­
piamo, com prendiam o anche le cose dette in ante­
cedenza.

" Cf. G.L. Dossetti, Il Simbolo di Nicea e di Costantinopoli, Ro­


m a 1967.
70 Gv. 16, 15.
Cf. Ap. 1, 8.
72 Mt. 28, 19.
116 Atanasio

2. Come dunque noi non chiam erem m o mai i nostri


padri «creatori» m a «genitori», e come a nessuno verreb­
be in m ente di chiam are noi stessi «creature» dei nostri
padri, m a «figli», (essendo tali) p er n atu ra e consostan­
ziali ad essi, cosi, se Dio è detto Padre, allora è Padre di
un Figlio che è tale per n atu ra e a lui consostanziale.
3. Abramo invero non ha «creato» m a h a «generato»
Isa c c o 73; invece Beseleel ed Eliab non «generarono» m a
«fecero» tu tti i lavori che si trovavano nella T e n d a ,4.· I
costruttori di navi e di case non «generano» ciò che
fabbricano, m a ciascuno «fa», chi la nave, chi la casa.
[B] Invece Isacco non «fa», m a «genera» secondo n atu­
ra Giacobbe a lui consostanziale; ugualm ente, Giacobbe
«genera» Giuda e i suoi fratelli 4. Come sarebbe paz­
zo uno che dicesse che la casa o la nave sono consostan­
ziali al loro costruttore, cosi invece è perfettam ente ap­
propriato dire che ogni figlio è consostanziale al pro­
prio padre. Se dunque vi è un padre e un figlio, necessa­
riam ente il figlio sarà tale nel senso naturale e vero del
term ine. Questo è il significato dell'espressione «conso­
stanziale al Padre», come è stato dim ostrato con molti
a rg o m en ti76.
5. Cosi ad esempio, delle cose create (la Scrittu
dice): Egli disse e furono fatte, comandò e furono crea­
te 77. Del Figlio invece dice: Il m io cuore ha emesso un
Verbo buono 78. Daniele poi sapeva distinguere il Figlio
di Dio dalle opere di Dio: vide infatti il Figlio che dava
refrigerio alla fornace ” , m entre delle opere disse: [C]

7J Cf. Mt. 1, 2.
74 Cf. Es. 36, 1.
75 Mt. 1, 2.
7‘ Atanasio allude probabilm ente agli opuscoli De decretis tticae-
noe synodi e De sententia Dionysii, scritti attorno al 350.
77 Sai. 148, 5.
7‘ Sai. 44, 2.
” Cf. Dan. 3, 50.
Lettere a Serapione, Il 117

Opere tutte del Signore, benedite il Signore 80, enum eran­


do ciacuna delle creature. Il Figlio però non lo com putò
con esse, sapendo che egli non è u n a delle opere, poiché
queste sono state fatte per mezzo di lui, che è «inneggia­
to e superesaltato» nel Padre. 6. Come infatti p er mezzo
di lui Dio (Padre) si rivela a coloro che lo conoscono ",
cosi la benedizione, la lode, la gloria e la p o te n z a 82 sono
attribuite al Padre per mezzo di lui e in lui, affinché que­
sta professione di lode sia bene accetta, come dicono le
Scritture
Con questi e con molti altri argom enti è stato prova­
to, ed è chiaro, che è fuori dalla vera fede chi dice che il
Verbo di Dio è creatura.

Esatta interpretazione di Proverbi 8, 22

[620A] 7. 1. Essi però si appigliano pretestuosam en­


te a questo passo dei Proverbi: Il Signore m i creò princi­
pio delle sue vie, in vista delle sue opere M, e cosi ragio­
nano tra sé: «Ecco (che sta scritto) “creò": dunque (il
Verbo) è creatura». Occorre allora m ostrare quanto essi
si sbagliano anche in questo, m isconoscendo il fine del­
la divina Scrittura. Se infatti (il Verbo) è Figlio, non lo
si dica creatura, e se è creatura, non lo si dica Figlio.
Abbiamo infatti m ostrato precedentem ente quale sia la
differenza tra «creatura» e «figlio» 8S.
2. Dato poi che la consacrazione battesim ale 86è va
d a perché fatta non al C reatore e alla creatura, m a al

Ivi, 3, 57.
" Cf. Mt. 11, 27.
“ Cf. Ap. 5, 13.
!J Cf. Ef. 3, 21; 1 Pt. 4, 11.
M Prov. 8, 22 (LXX). Cf. nota 22 della I Lettera.
" Cf. più sopra, II, 6, 2-4.
“ Cf. I, 29, 4 e nota 328.
118 Atanasio

Padre e al Figlio, necessariam ente il Signore sarà detto


Figlio, non creatura.
3. «Allora non sta scritto?», ribattono essi. Si, sta
scritto e non può essere detto diversam ente; m a gli ere­
tici intendono m ale ciò che è scritto bene. Se infatti
avessero com preso e conosciuto il tratto distintivo del
cristianesim o, non avrebbero chiam ato creatura il Si­
gnore della gloria87 e non sarebbero inciam pati in ciò
[B] che è scritto bene. Essi dunque non hanno conosciu­
to né capito e per questo, come è scritto, camminano
nelle tenebre 8\ Quanto a noi, dobbiam o ugualm ente
continuare a parlare, affinché la loro stoltezza sia m ani­
festa anche in questo, e noi non tralasciam o la confuta­
zione della loro empietà, nella speranza che anch’essi ci
ripensino.
4. Ecco dunque qual è il tratto distintivo della fede
in Cristo: il Figlio di Dio, che è Dio Verbo - in principio
infatti era il Verbo e il Verbo era D io 90 -, egli che è
sapienza e potenza del Padre - Cristo infatti è potenza
di Dio e sapienza di Dio 91 - questo stesso, alla fine dei
tempi, si è fatto uom o per la nostra salvezza. Giovanni
infatti, che aveva detto: In principio era il Verbo, poco
dopo h a aggiunto: E il Verbo si è fatto carne 92, il che
equivale a dire che si è fatto uomo. Il Signore inoltre
diceva [C] di se stesso: Perché cercate di uccidere me, un
uomo che vi ha detto la verità? 93. E Paolo, avendo im para­
to da lui, diceva: Uno solo è Dio, uno solo anche il media­
tore tra Dio e gli uomini, l’uom o Gesù C risto94.

Cf. 1 Cor. 2, 8.
·' Cf. Sai. 81, 5.
” Gv. 12, 35.
90 Ivi, 1, 1.
” 1 Cor. 1, 24.
” Gv. 1, 14.
” Ivi, 7, 19; 8, 40.
’4 1 Tim. 2, 5.
Lettere a Serapione. Il 119

5. Diventato dunque uom o e avendo disposto (p


sé) la condizione umana, dopo aver messo in fuga e
distrutto la m orte ,s, nostra nemica, siede ora alla destra
del Padre 96: egli è nel Padre e il Padre è in lui ” , come
10 fu e lo sarà sempre.

11 tratto distintivo della fede apostolica

8. 1. Questo dunque è il tratto distintivo che ci p


viene dagli Apostoli attraverso i Padri. Occorre ora,
quando si legge la Scrittura, valutare e discem ere ciò
che è detto della divinità del Verbo e ciò che è detto
della sua condizione um ana, [621 A] affinché, scam bian­
do l'una per l’altra, non ci capiti di cadere nella stessa
follia degli Ariani.
2. Conoscendo dunque che egli è il Verbo, sappiam o
che tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui
nulla è stato fa tto ,e; che con il Verbo del Signore furono
consolidati i cieli"; e che (Dio) m anda il suo Verbo e
risana 100 ogni cosa.
3. Conoscendo poi che egli è sapienza, sappiam o che
Dio con la sapienza ha fondato la terra 101 e che il Padre
tutto ha fatto nella sapienza ,02. 4. Conoscendo ancora
che egli è Dio, abbiam o creduto che egli è il Cristo. Cosi
infatti canta Davide: Il tuo trono, Dio, è per l’eternità;
scettro di rettitudine è lo scettro del tuo regno. Hai ama­
to la giustizia e hai odiato l'iniquità: per questo Dio, il
tuo Dio, ti ha consacrato con l’olio di allegrezza a prefe-

” Cf. 1 Cor. 15, 26; 2 Tim. 1, 10.


’* Cf. Col. 3, 1.
" Cf. Gv. 14, 10.
’8 Ivi, 1, 3.
” Sai. 32, 6.
Sai. 106, 20.
"" Prov. 3, 19.
'“2 Sai. 103, 24.
120 Atanasio

renza dei tuoi compagni l0\ E in Isaia egli dice di se


stesso: Lo Spirito del Signore [B] è su di me, in grazia
del quale m i ha conferito l'unzione m. Pietro poi ha con­
fessato dicendo: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio viven­
te ,05.
5. Parimenti, sapendo che egli si è fatto uomo, non
neghiamo gli aspetti um ani che gli vengono attribuiti,
quali l’aver fame e sete, l’essere percosso, il piangere, il
dorm ire e infine il subire p er noi la m orte di croce: tutte
queste cose infatti sono scritte di lui.
6. Cosi la Scrittura non nasconde, m a dice espressa-
m ente che il term ine «creare» conviene agli uomini: noi
uom ini infatti siam o stati creati e fatti. Ma come senten­
do di lui che ha avuto fame, h a dorm ito, fu percosso,
non neghiamo la sua divinità, cosi sentendo (di lui) che
«(Dio lo) creò», dovrem m o logicam ente ricordarci che
egli, essendo Dio, fu creato uomo. È proprio degli uom i­
ni infatti l'essere creati, [C] l'aver fame e cose simili,
come è stato detto prima.

Esatta interpretazione di Marco 13, 32

9. 1. C’è pure quell’altro passo che è detto bene, m


inteso male da loro; mi riferisco a: Circa il giorno o
quell’ora, nessuno la conosce, neppure gli angeli, neppu­
re il Figlio IM. Il significato è chiaro; essi invece pensano
che dicendo «neppure il Figlio», egli, p er il fatto di non
sapere, m ostri di essere u n a creatura. Ma non è cosi,
non sia mai!
2. Come infatti dicendo «mi creò» [624A] ha parla
come uomo, cosi dicendo «neppure il Figlio» ha parlato
come uomo. E vi è un buon motivo perché abbia detto
,u) Sai. 44, 7-8.
104 Is. 61, i.
105 Mt. 16, 16.
“» Me. 13, 32.
Lettere a Serapione, Il 121

cosi. Dato appunto che si è fatto uomo, come sta scrìtto,


e che è proprio dell'uomo non conoscere, cosi come
l'aver fame, eccetera - negli uom ini infatti la conoscen­
za non avviene se non per ascolto e apprendim ento -,
per questo m ostra apertam ente l'ignoranza propria de­
gli uomini, dato che si è fatto uomo. E ciò p er m ostrare
anzi tutto che veram ente egli ha un corpo um ano, e poi,
avendo nel suo corpo l'ignoranza propria degli uomini,
p er presentare al Padre la n atu ra um ana perfetta e san­
ta, dopo averla liberata e purificata da tutto.
3. Quale altro pretesto troveranno gli Ariani? Che
cos’altro avranno da recrim inare? Si è provato che non
hanno com preso il passo: II Signore m i creò in vista
delle suo opere I07; e si è pure m ostrato che non hanno
capito l’altro passo: [B] Nessuno conosce quel giorno,
neppure gli angeli, neppure il Figlio loe. E infatti, quando
dice «creò», indica la sua condizione um ana, cioè che
divenne e fu creato uomo. Quando invece dice: Io e il
Padre siamo uno 10,> e: Chi ha visto me ha visto il Pa­
dre "°, e: Io sono nel Padre e il Padre è in m e '1', indica il
suo essere eterno e consostanziale al Padre.
4. Parim enti, quando dice: Nessuno sa, neppure il
Figlio, parla com e uomo, poiché è proprio degli uom ini
non sapere. Q uando invece dice: Nessuno conosce il Pa­
dre se non il Figlio, né il Figlio se non il Padre "2, vuol
dire che a m aggior ragione conosce le cose prodotte.
5. I discepoli, dunque, nel Vangelo secondo Giovan­
ni dicevano al Signore: Ora sappiamo che tu sai tutto
Evidentem ente egli, che è il Verbo per mezzo del quale

"" Prov. 8, 22 (LXX).


,M Me. 13, 32.
,M Gv. 10, 30.
”° Ivi, 14, 9.
Ivi, 14, 10.
Mt. 11, 27.
1,1 Gv. 16, 30.
122 Atanasio

tu tto è stato fatto non può ignorare nulla. E poiché


di questo tutto fa parte anche [C] «quel giorno», anch’es-
so sarà fatto «per mezzo di lui», dovessero pure gli Aria­
ni crepare diecim ila volte nella loro propria ignoranza.

"4 Cf. ivi, 1, 3.


Lettere a Serapione, III 123

Parte seconda

[LETTERA III]

Breve confutazione di coloro che negano la divinità


dello Spirito Santo

Aggancio con la prim a parte

1. 1. Forse ti meraviglierai perché, essendo stato ri­


chiesto di com pendiare [625A] e di esporre in breve la
precedente lettera 115 sullo Spirito Santo, vedi che ho
come abbandonato quel soggetto e mi sono messo a
scrivere contro coloro che, allontanandosi dalla retta
fede, afferm ano che il Figlio di Dio è creatura. So bene
però che tu non biasim erai questo mio procedere non
appena ne apprenderai la ragione; anzi la tu a riverenza
l’approverà, vedendone la fondatezza.

Lo Spirito sta al Figlio come il Figlio sta al Padre

2. Dato che il Signore stesso ha detto: Il Paraclito


non parlerà da se stesso, m a dirà ciò che ascolterà, poi­
ché prenderà dal mio e ve lo annunzierà "6, e dato che
alitando sui d iscep o li1,7 lo diede loro (traendolo) da sé,
ed è cosi che il Padre lo h a effuso su ogni carne come

115 Atanasio si riferisce alla Lettera I (cf. Introduzione, p. 14).


"* Gv. 16, 13-14.
1,7 Cf. ivi, 20, 22.
“* Cf. Gioe. 3, 1; Atti, 2, 17.
124 Atanasio

sta scrìtto, per questo era giusto che prim a si parlasse e


si scrivesse del Figlio di Dio, affinché dalla conoscenza
appunto del Figlio, fossimo facilm ente in grado di avere
la conoscenza anche dello Spirito. Troveremo infatti
che lo speciale rapporto che sappiam o essere proprio
del Figlio verso il Padre [B] è identico a quello che lo
Spirito ha verso il Figlio.
3. E come il Figlio dice: Tutto ciò che ha il Padre, è
mio così troverem o che tu tto questo, m ediante il Fi­
glio, è anche nello Spirito. E come il Padre ha m ostrato
il Figlio, dicendo: Questi è il mio Figlio diletto, nel quale
m i sono com piaciuto 120, così lo Spirito è del Figlio, co­
me dice l’Apostolo: (Dio) ha mandato lo Spirito del Fi­
glio suo nei nostri cuori, (e lo Spirito) grida: Abbà, Pa­
dre.' I2‘.
4. E, cosa mirabile, come il Figlio dice: Le cose mie
sono del Padre l22, così quello Spirito, che è detto essere
Figlio, è del Padre. Il Figlio stesso infatti dice: Quando
verrà il Paraclito, che io vi manderò da presso il Padre,
lo Spirito della verità, il quale procede dal Padre, egli
testimonierà di m e l2\ Paolo d a parte sua scrive: [C] Nes­
suno conosce ciò che è dell'uomo se non lo spirito del­
l’uom o che abita in lui; parim enti nessuno conosce ciò
che è di Dio se non lo Spirito di Dio che è in lui. Ora, noi
non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, m a lo Spiri­
to che è da Dio, affinché possiamo conoscere i doni che
Dio ci ha dato l2\ E in tu tta poi la divina S crittura trove­
rai che lo Spirito Santo, che è detto «del Figlio», è detto
pure essere «di Dio», e ciò l’abbiam o scritto nella prece­
dente lettera

Gv. 16, 15.


110 Mt. 3, 17.
121 Gal. 4, 6.
122 Cf. Gv. 17, 10.
123 Ivi, 15, 26.
124 1 Cor. 2, 11-12.
,2S Cf. I, 21, 1-3.
Lettere a Serapione. Ili 125

5. In conclusione, se il Figlio, a motivo dello spec


le rapporto che ha con il Padre e per il fatto di essere
frutto proprio della generazione dalla sostanza di lui,
[628A] non è creatura m a consostanziale al Padre, pari-
m enti neppure lo Spirito Santo può essere chiam ato
creatura. Chi lo afferm a devia dalla retta fede, miscono­
scendo lo speciale rapporto che lo Spirito ha con il Fi­
glio e (misconoscendo) che (lo Spirito) è dato a tu tti a
partire dal Figlio, e (dunque) tu tto ciò che ha, è del
Figlio.

Altri argomenti

2.1. Queste considerazioni dunque sarebbero suf


cienti a persuadere ogni anim o contenzioso a non chia­
m are più creatura lo Spirito di Dio, che è in Dio e scruta
le profondità di Dio ed è dato a p artire dal Padre,
m ediante il Figlio. Diversamente, questi argom enti co­
stringerebbero quei tali a chiam are creatura pure il Fi­
glio, cioè il Verbo, la Sapienza, l’im pronta, lo splendore,
vedendo il quale si vede il Padre p er cui alla fine si
sentirebbero dire: Chi nega il Figlio non ha neppure il
Padre Costoro infatti finiranno per dire, come lo stol­
to: Dio non c ’è
2. Tuttavia, perché la confutazione di coloro che d
viano dalla retta fede sia provata con più argomenti, ci
piace, [B] partendo da quelli con i quali abbiam o prova­
to la non creaturalità del Figlio, provare pure la non
creaturalità dello Spirito Santo.

I2“ Cf. 1 Cor. 2, 10.


Cf. Gv. 14, 9.
1 Gv. 2, 23.
Sai. 13, 1.
126 Atanasio

Lo Spirito è da Dio 110

3. Le creature sono dal nulla e hanno un inizio d


loro esistere. Infatti, in principio Dio fece il cielo e la
terra m, e ciò che vi è in essi. Invece lo Spirito Santo è
da Dio, e cosi è chiam ato, com e disse l'Apostolo l}2. Se
allora il Figlio, poiché non è dal nulla m a da Dio, giusta­
m ente non può essere detto creatura, segue necessaria­
m ente che neppure lo Spirito Santo è creatura, poiché
lo si confessa da Dio. Le creature infatti sono dal nulla.

Lo Spirito è unzione e sigillo 133

3. 1. Inoltre lo Spirito è detto ed è «unzione» e «sig


lo». Giovanni infatti scrive: Quanto a voi, l’unzione che
avete ricevuto da lui, rimane in voi; e non avete bisogno
che alcuno vi am maestri ma, [C] come la sua unzione, il
suo Spirito vi insegna ogni cosa 13\ E nel profeta Isaia
sta scritto: Lo Spirito del Signore è su di me, in grazia
del quale m i ha conferito l’unzione l35. E Paolo scrive: In
lui, mediante il vostro atto di fede, siete pure stati segna­
ti col sigillo l3‘. E ancora: Non rattristate lo Spirito San­
to, nel quale siete stati segnati col sigillo per il giorno
della redenzione ” 7.
2. Le creature invece ricevono l’unzione e il sigillo
lui; se dunque le cose sono cosi, lo Spirito non può
essere creatura: non c'è infatti sim ilarità tra chi dà l'un­
zione e chi la riceve. E difatti questa unzione è soffio di

130 Questo paragrafo riprende l’argomentazione di I, 22, 1.


Gen. 1, 1.
1,1 Cf. 1 Cor. 2, 12.
133 Questo paragrafo riprende l'argomentazione di I, 23, 4 -24,1-3.
134 lG v .2 , 27.
Is. 61, 1.
136 Ef. 1, 13.
Ivi, 4, 30.
Lettere a Serapione, Ili 127

Cristo, cosi che chi ha lo Spirito può dire: Siamo profu­


m o di Cristo 13β. [629A] II sigillo poi im prim e l’im magine
del Figlio, per cui chi lo riceve possiede la form a di
Cristo, come dice l'Apostolo: Figlioli miei, che di nuovo
10 genero, fino a che Cristo non sia form ato in voi l3,>
3. E se lo Spirito è profum o e form a del Figlio, è
evidente che lo Spirito non potrebbe essere creatura;
poiché anche il Figlio, essendo nella form a del Padre 140,
non è creatura. E infatti, come chi ha visto il Figlio vede
11 Padre 141, cosi chi ha lo Spirito Santo ha il Figlio, e
avendolo è tem pio di Dio. Scrive infatti Paolo: Non sape­
te che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in
voi? 1<2. E Giovanni dice: Da questo conosciamo che ri­
maniam o in Dio ed egli in noi: dal suo Spirito che ci ha
donato 143.
4. Se poi si confessa che il Figlio, il quale è nel Pa­
dre e in cui vi è il Padre, [B] non è creatura, necessaria­
m ente (bisogna confessare) che neppure lo Spirito è
creatura: il Figlio infatti è in lui, ed egli è nel Figlio. Per
questo chi riceve lo Spirito viene chiam ato tem pio di
Dio.

Lo Spirito è unico

5. Inoltre ci piace considerare anche questo (argo­


mento): se il Figlio è Verbo del Padre, è unico come il
Padre. Infatti vi è un solo Dio, da cui tutto (proviene) e
un solo Signore, Gesù Cristo 14\ Per questo è scritto ed è
chiam ato Figlio Unigenito l45. Le creature invece sono
l)s 2 Cor. 2, 15.
,3i Gal. 4, 19.
140 Cf. Fil. 2, 6.
141 Cf. Gv. 14, 9.
,4! 1 Cor. 3, 16.
,4J 1 Gv. 4, 13.
144 1 Cor. 8, 6.
145 Cf. nota 184 della I Lettera.
128 Atanasio

molte e diverse: angeli, arcangeli, cherubini, principati,


p otestà e tutte le altre, come è stato detto M(. Se allora il
Figlio, poiché non rientra nei m olti m a è uno solo, come
il Padre è uno solo, non è creatura, è fuor di dubbio che
anche lo Spirito non può essere creatura, dato che an-
ch'esso non rientra nei m olti m a è uno solo; occorre
infatti che anche la conoscenza circa lo Spirito sia de­
sunta dal Figlio.

[C] 4. 1. Di questa verità era a conoscenza l'Aposto­


lo, che dice: Tutte queste cose le opera l'unico e medesi­
mo Spirito, distribuendo a ciascuno come vuole l47. E
poco dopo: Noi tutti siamo stati battezzati in un solo
Spirito per formare un solo corpo, e tu tti ci siamo abbe­
verati dell'unico Spirito ,4β.

Lo Spirito è dappertutto

2. Inoltre, poiché la conoscenza circa lo Spirito deve


essere desunta dal Figlio, è conveniente che anche gli
argom enti probanti siano desunti da lui.
Il Figlio, dunque, è dappertutto, essendo nel Padre e
avendo in sé il Padre. Egli infatti dom ina e contiene
ogni cosa, e sta scritto che in lui ogni cosa sussiste, sia
le realtà visibili che quelle invisibili, ed egli è prim a di
tutte le cose 1,\
Le creature invece sono in luoghi separati: il sole, la
luna e gli altri corpi lum inosi sono nel firm am ento; gli
angeli invece sono nel cielo, m entre gli uom ini sono
sulla terra. [632A]
3. Se allora il Figlio, non essendo in luoghi separati

1,6 Cf. I, 27, 3.


147 1 Cor. 12, 11.
u* Ivi, 12, 13.
Col. 1, 16-17.
Lettere a Serapione, III 129

m a nel Padre, è dappertutto, ed essendo al di fuori (del­


la serie) di tutte le cose, non è creatura, di conseguenza
neppure lo Spirito può essere creatura. Anch’esso infatti
non si trova in luoghi separati m a riem pie ogni cosa ed
è al di fuori (della serie) di tu tte le cose. Cosi infatti sta
scritto: Lo Spirito del Signore riempie la terra ,5°; e Davi­
de canta: Dove andrò lontano dal tuo Spirito? I5‘, mo­
strando cosi che esso non è localizzabile, non rientra
(nella serie) del tutto m a è nel Padre, come anche il
Figlio è nel Padre. Per questo neppure lo Spirito è crea­
tura, come è stato dim ostrato 152.

Lo Spirito è creatore 153


4. Oltre a tu tti questi argomenti, ve ne è un altro che
m ostrerà ancora meglio l'infondatezza dell’eresia ariana
e la vera conoscenza dello Spirito che si ricava dal
Figlio.
Il Figlio è creatore, come il Padre. Dice infatti: Le
opere che vedo compiere dal Padre, anch’io le compio 15\
[B] Difatti, tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di
lui nulla è stato fatto ISS.
5. Il Figlio essendo dunque creatore come il Padre,
non è creatura; e poiché tu tto è stato fatto per mezzo di
lui, egli non fa parte delle cose create. È chiaro allora
che neppure lo Spirito è creatura, dato che di lui è scrit­
to nel centotreesim o Salmo: Toglierai il loro spirito e
verranno meno e ritorneranno alla loro polvere; mande­
rai il tuo Spirito e saranno creati, e rinnoverai la faccia
della terra ,56.

150 Sap. 1, 7.
,s' Sai. 138, 7.
151 Cf. I, 26, 5-6.
m Cf. I, 9, 5-6; 24, 4-5.
154 Gv. 5, 19.
155 Ivi, 1, 3.
156 Sai. 103, 29-30.
130 Atanasio

5.1. Se cosi sta scritto, è chiaro che lo Spirito non


creatura, m a sta dalla parte di chi crea. Infatti il Padre
crea ogni cosa m ediante il Verbo, nello Spirito; poiché
dove è il Verbo ivi pure è lo Spirito; e le cose create
m ediante il Verbo hanno la saldezza dell’essere dallo
Spirito, il quale è dal Verbo. Cosi infatti sta scritto nel
trentaduesim o Salmo: Con il Verbo del Signore furono
consolidati i cieli, e con lo Spirito della sua bocca [C]
tutta la loro potenza l57.

Lo Spirito è inseparabile dal Figlio 158

2. Invero, lo Spirito è cosi inseparabile dal Figlio da


non poterne (più) dubitare in base a ciò che è stato
detto. Quando infatti il Verbo veniva in un profeta, co­
stui diceva nello Spirito le cose suggerite dal Verbo.
Cosi è scritto negli Atti, quando Pietro dice: Uomini
fratelli, bisognava che fosse adem piuta la Scrittura che
lo Spirito Santo aveva predetta l5’. E in Zaccaria, per
indicare la venuta del Verbo in lui, è scritto: Almeno
ricevete le mie parole e i m iei statuti, tutto quanto ordi­
no nel mio Spirito ai profeti E poco oltre, rim prove­
rando il popolo [633A] diceva: Hanno reso ostinato il
loro cuore per non dover ascoltare le mie leggi e le paro­
le che il Signore onnipotente ha inviato nel suo Spirito,
per mano dei profeti di un tempo 16‘.
3. E quando Paolo diceva che Cristo parlava in lui -
Forse cercate una prova che Cristo parla in me? “2 -,
nondim eno aveva lo Spirito che gli dava di parlare. Cosi

157 Sai. 32, 6. Cf. Lettera I, nota 342.


,5‘ Cf. I, 31, 4-7.
Atti, 1, 16.
,60 Zac. 1, 6.
Ivi, 7, 12.
141 2 Cor. 13, 3.
Lettere a Serapione, III 131

infatti scrive: Secondo l'assistenza datam i dallo Spirito


di Gesù Cristo E di nuovo, parlando in lui Cristo,
Paolo diceva: Soltanto che lo Spirito Santo in ogni città
m i attesta che m i attendono catene e tribolazioni,M.

Unica è la grazia della Trinità 165

4. Lo Spirito infatti non è fuori del Verbo ma, esse


do nel Verbo, per mezzo suo è in Dio (Padre), cosi che i
carism i sono dati nella Trinità. Infatti, nella loro distri­
buzione, come Paolo scrive ai Corinzi [B] è il m edesi­
mo Spirito, il medesimo Signore e il m edesim o Dio che
opera tutto in tutti. Il Padre stesso, infatti, p er mezzo
del Verbo e nello Spirito, opera e dà ogni cosà.

6.1. Ad esempio, form ulando un augurio ai Corin


Paolo cosi pregava nella Trinità: La grazia del Signore
Gesù Cristo e l’amore di Dio e la partecipazione dello
Spirito Santo sia con tutti v o i l67. Infatti, partecipando
allo Spirito, abbiam o la grazia del Verbo e in lui abbia­
mo l’am ore del Padre. Come unica è la grazia della Trini­
tà, cosi pure la Trinità è inseparabile.
2. Lo si può vedere anche a proposito della stes
S anta Maria. L’angelo Gabriele infatti, inviato p er an­
nunciarle la prossim a discesa del Verbo su di lei, disse:
Lo Spirito Santo scenderà su di te 148, ben sapendo che
nel Verbo c’era lo Spirito; subito però aggiunse: E la
potenza [C] dell’Altissim o ti coprirà con la sua ombra l69:
Cristo infatti è potenza di Dio e sapienza di Dio l70.
Fil. 1, 19.
,M Atti, 20, 23. A
115 Cf. I, 30, 5-8.
M 1 Cor. 12, 4-6.
147 2 Cor. 13, 13.
Le. 1, 35.
Ivi. Cf. I, 31, 9.
170 1 Cor. 1, 24.
132 Atanasio

La fede della Chiesa cattolica

3. Poiché allora lo Spirito è nel Verbo, non ci dovreb­


bero essere dubbi che esso, m ediante il Verbo, è da
sem pre in Dio (Padre). Cosi, venendo lo Spirito in noi,
verranno il Figlio e il Padre e faranno dim ora in n o i17‘.
La Trinità infatti è inseparabile, e unica è la sua divini­
tà: Un solo Dio al di sopra di tutti, attraverso tutti e in
t u t t i l72. Questa è la fede della Chiesa cattolica; il Signo­
re infatti l’ha fondata e radicata nella Trinità, dicendo ai
discepoli: Andate, ammaestrate tutte le genti, battezzan­
dole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito San­
to ,7\
4. Se lo Spirito fosse una creatura, non l’avrebbe
collocato insieme al Padre, per non rendere [636A] la
Trinità dissimile in se stessa con l’aggiungervi qualcosa
di estraneo e di diverso. M ancava qualcosa a Dio perché
gli si dovesse aggiungere u n a sostanza estranea ed esse­
re glorificato insieme ad essa? Non sia mai! Non è cosi!
Sono pieno l7\ egli ha detto. Per questo, il Signore stes­
so ha collocato lo Spirito insieme al nom e del Padre,
per m ostrare che la Santa Trinità non è un com posto di
realtà diverse, cioè di Creatore e di creatura, m a unica è
la sua divinità.
5. Avendo appreso questo, Paolo insegnava che uni­
ca era la grazia data in essa: Un solo Signore, una sola
fede, un solo battesimo Come c’è un solo battesim o,
cosi vi è una sola fede; chi infatti crede nel Padre, sa
che nel Padre vi è il Figlio e che lo Spirito non è fuori
del Figlio; e per questo crede anche nel Figlio e nello
Spirito Santo. Unica infatti è la divinità della Trinità,
che si conosce a partire dall’unico Padre.
m Cf. Gv. 14, 23.
,7J Ef. 4, 6.
1,3 Mt. 28, 19.
174 Is. 1, 11.
175 Ef. 4, 5.
Lettere a Serapione. Ili 133

La Trinità è eterna

[B] 7.1. Questo dunque è il tratto distintivo della fede


cattolica. Coloro poi che oltraggiano lo Spirito Santo e
dicono che è creatura, se non cam biano idea dalle cose
che abbiam o dette, siano alm eno coperti di vergogna
p er ciò che ora diremo.
2. Se vi è u na Trinità e se la fede è in u n a Trinità,
dicano se da sem pre vi è una Trinità o se ci fu un tem po
in cui Trinità non c'era. Se dunque la Trinità è eterna,
lo Spirito non è creatura, essendo eternam ente con il
Verbo e nel Verbo. Per le creature si ci fu un tem po in
cui non esistevano. Ora, se lo Spirito è creatura e se le
creature sono dal nulla, bisogna concludere che ci fu un
tem po in cui non vi era T rinità m a diade. Ma si può dire
qualcosa di più lontano dalla retta fede?
3. Essi dicono che la Trinità si è andata com ponen­
do per m utazione e progresso: dapprim a era diade, poi
ha atteso la venuta di una creatura, la quale fosse com­
p u tata con il Padre e il Figlio, e risultasse cosi la Trini­
tà. [C] Che una simile cosa non passi neppure per la
m ente dei Cristiani!
4. Come infatti il Figlio, che è da sempre, non è crea­
tura, cosi la Trinità, essendo da sempre, non ha in sé
nulla di creato; perciò lo Spirito non è creatura. Come
era da sempre, cosi è anche adesso; e come è adesso,
cosi era da sem pre ed è la Trinità, in cui vi è Padre e
Figlio e Spirito Santo. E vi è un solo Dio, il Padre, il
quale è al di sopra di tutti, attraverso tutti e in tutti l7‘,
benedetto nei secoli. Amen.

Epilogo
5. Io dunque, secondo il desiderio che avevi m anife­
stato, ti m ando quest'altro breve scritto. Tu poi, da per-
1,6 Cf. ivi, 4, 6.
134 Atanasio

sona intelligente, vorrai com pletare quello che eventual­


m ente vi manchi. Leggilo inoltre a coloro che ci sono
vicini nella fede confuta invece coloro che sollevano
contese irriverenti verso la fede stessa: forse ravveden­
dosi, anche tardi, toglieranno dalla loro anim a il [D]
cattivo modo di pensare introdottosi in loro. 6. £ bene
infatti che essi, secondo ciò che è scritto, lascino senza
indugio la loro posizione l7i, affinché, perdurando in es­
sa, non debbano sentirsi dire dal Signore: [637A] Colui
che avrà parlato contro lo Spirito Santo non riceverà
remissione né in questo secolo né in quello futuro l79.

Cf. Gal. 6, 10.


,7' Cf. Prov. 9, 18a.
Mt. 12, 32.
LETTERA IV

Ostinazione degli eretici

1.1. Ho letto anche l'ultim a lettera scrìtta dalla


riverenza ed essendom i m olto stupito per l’im pudenza
degli eretici, ho capito che nulla si può dire su di loro in
m odo più adatto di quello prescritto dall'Apostolo: L'uo­
m o eretico, dopo un prim o e un secondo ammonimento,
evitalo, sapendo che un tale individuo si è pervertito e
pecca, [B] essendosi condannato da se stesso 2. 2. Aven­
do infatti la m ente pervertita, non si inform a p er ascol­
tare e lasciarsi persuadere, né per im parare e ravveder­
si, m a solo per riguardo a coloro che sono stati da lui
ingannati, con la preoccupazione che, non avendo dì
che rispondere, venga sconfessato pure da essi.
3. Bastavano dunque le cose dette in antecedenz
bastavano perché essi, accogliendo tante e tali dim ostra­
zioni, cessassero dal loro oltraggio contro lo Spirito San­
to. Ma non sono bastate; essi anzi si com portano di
nuovo im pudentem ente, come se volessero m ostrare
che, abili a com battere con le parole e in particolare a
com battere contro lo Spirito 3, saranno ben presto dei
cadaveri per la loro m ancanza di ragione. Così anche se
uno rispondesse alle loro nuove domande, nondim eno

Cf. Introduzione, p. 12.


1 Tit. 3,10-11. Anche da questa citazione si può dedurre che Atana­
sio era intervenuto a due riprese, cioè con le due lettere precedenti.
1 Cf. Lettera I, nota 366.
136 Atanasio

essi saranno sem pre capaci di inventare m alv ag ità4, vo­


lendo solo cercare m a non trovare 5, ascoltare m a non
capire 6.
4. Quali sono le loro acute dom ande? «Se lo Spir
Santo, essi dicono, non è creatura, allora è Figlio, [C] e
ci sono (cosi) due fratelli, egli e il Verbo». E sussum ono
pure, come tu scrivi. Se (sentono dire che) lo Spirito
prenderà dal F iglio7 e che è dato da l u i 8 - cosi infatti
sta scritto -, essi subito adducono: «Allora il Padre è
nonno e lo Spirito è suo nipote».

Come rispondere agli eretici

2. 1. Chi, sentendo queste cose, riterrà quei tali an


ra Cristiani e non piuttosto Elleni? Simili cose infatti gli
Elleni van dicendo tra di loro contro di noi. Chi vorrà
rispondere a tale loro stoltezza? Io invero, dopo aver
m olto pensato e cercato u n a risposta ad atta p er loro,
non ne ho trovata altra che quella fatta una volta (dal
Signore) ai Farisei. Ad essi infatti che interrogavano con
anim o cattivo, il Salvatore pose a sua volta una dom an­
d a ’, affinché si accorgessero della loro malizia. Simil­
mente, poiché questi pongono tali domande, che ci dica­
no, o meglio, [D] che rispondano alle nostre domande,
cosi come sono abili a farne. Poiché infatti quando p ar­
lano non si rendono conto delle loro trovate, forse ascol­
tando capiranno la loro stoltezza. [640A]
2. Se lo Spirito Santo, come è stato precedentem e
te m ostrato, non è creatura m a è in Dio ed è donato a

4 Cf. Rom. 1, 30.


5 Cf. Mt. 7, 7-8.
6 Cf. Mt. 13, 14.
7 Cf. Gv. 16, 14.
' Cf. Gv. 16, 7.
9 Cf. Me. 11, 29 e parali.
Lettere a Serapione. IV 137

partire da Dio, bisogna forse concludere che anch’esso è


Figlio e che ci sono due fratelli, egli e il Figlio? E se lo
Spirito è del Figlio e riceve tu tto dal Figlio, come questi
ha detto, e se alitando lo ha dato ai d iscep o li10 - su
questo siete d ’accordo anche voi -, bisogna forse conclu­
dere che il Padre è nonno e che lo Spirito è suo nipote?
3. Se voi pretendete u n a risposta da noi a queste
vostre domande, è giusto che la pretendiam o anche noi
a partire da dom ande simili. Se voi negaste le Scritture,
non potreste più essere chiam ati Cristiani ed è giusto
che noi Cristiani siamo interrogati da voi. Ma dato che
leggete le stesse (Scritture) che noi (leggiamo), non pote­
te evitare di essere interrogati da noi allo stesso modo,
sulle stesse questioni.
4. Dite dunque e senza indugio se lo Spirito è «fi­
glio» [B] e se il Padre è «nonno». Forse, calcolando co­
me fecero allora i Farisei ", anche voi direte tra voi
stessi: «Se diciam o che è figlio, ci sentirem o rispondere:
Dove sta scritto? Se invece diciamo che non lo è, tem ia­
mo che ci dicano: Come mai allora sta scritto: Noi non
abbiamo ricevuto lo Spirito del mondo, m a lo Spirito
che è da Dio l2?».
5. Se poi, com battuti in tal modo tra voi stessi, dite
anche voi: «Non sappiamo», è giusto pure che non ri­
sponda chi è interrogato da voi con le stesse domande,
seguendo il detto: Non rispondere allo stolto seguendo
la sua stoltezza, affinché tu non diventi simile a lui, ma
rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza, affinché egli
non creda di essere saggio ai propri o c c h il3. Ora, la rispo­
sta che più si conviene a voi è il silenzio: cosi vi rendere­
te conto della vostra propria ignoranza.

Cf. Gv. 20, 22.


Cf. Me. 11, 31 e parali.
1 Cor. 2, 12.
11 Prov. 26, 4-5.
138 Atanasio

Uno solo è il Verbo di Dio

[C] 3.1. A partire dunque dalle vostre domande


giusto che vi si interroghi allo stesso modo. Poiché i
profeti parlano nello Spirito di Dio e in Isaia Mchi profe­
tizza è lo Spirito Santo, come è stato precedentem ente
esposto, forse allora che anche lo Spirito è Verbo di
Dio, per cui ci sarebbero due Verbi, lo Spirito cioè e il
Figlio? Infatti i profeti si m ettevano a profetare proprio
quando veniva a loro il Verbo di Dio.
2. Inoltre, se da una parte tutto è stato fatto per
mezzo del Verbo e senza di lui nulla è stato fatto l5, e Dio
con la sapienza ha fondato la terra 16 e tutto ha fatto con
la sapienza l7, e se d'altra parte sta scritto, com e è stato
indicato nella lettera precedente Manderai il tuo Spi­
rito e saranno creati ”, bisognerà forse concludere che il
Verbo è lo Spirito, oppure che Dio h a fatto tu tto serven­
dosi di due, della sapienza cioè e dello Spirito? Come
mai allora Paolo dice: Un solo Dio [D] da cui tutto (pro­
viene) e un solo Signore per mezzo del quale tutto (è
stato fatto) 20?

Il Padre non è nonno

3. E ancora: poiché il Figlio è immagine del Padre


[641A] invisibile21 e lo Spirito è im magine del F iglio22 -

14 Secondo il Lebon (L e ttres , cit., p. 178, nota 3), bisognerebbe leg­


gere qui «Zaccaria» e non «Isaia», dato il rim ando alla dimostrazio­
ne fatta precedentem ente in I, 31,4 (ma cf. 31,5 dove si parla invece
di Isaia) e III, 5, 2.
15 Cf. Gv. 1, 3.
“ Prov. 3, 19.
17 Sai. 103, 24.
18 Cf. Ili, 4, 5.
19 Sai. 103, 30.
20 1 Cor. 8, 6.
21 Cf. Col. 1, 15.
22 Cf. Lettera I, nota 276.
Lettere a Serapione, IV 139

sta scritto infatti: Coloro che (Dio) ha conosciuto in ante­


cedenza, li ha pure predestinati a essere conform i all'im­
magine del Figlio s u o 21-, forse che p er questo il Padre è
nonno?
4. E poiché il Figlio è venuto nel nom e del P a d re 24 e
lo Spirito Santo il Padre lo manderà nel m io nome, (co­
me) dice il Figlio ”, forse che per questo motivo il Padre
è nonno?

Seguire le Scritture

5. Voi che pure parlate sem pre a casaccio, che cosa


rispondete? Che calcoli state facendo tra voi stessi? O
forse, vedendovi in difficoltà, state biasim ando simili
dom ande? Ma allora condannate per prim i voi stessi -
voi infatti siete soliti porre simili dom ande - e date
retta alle Scritture; e non sapendo come rispondere,
m ettetevi d'ora in poi ad im parare.
6. Le Scritture non chiam ano mai lo Spirito «figlio»,
m a «Spirito Santo» é «Spirito di Dio». E come non chia­
m ano lo Spirito «figlio», cosi neppure del Figlio dicono
che è [B] lo Spirito Santo. Ma allora, se Io Spirito non è
chiam ato figlio, né il Figlio è lo Spirito, forse che la fede
dissente dalla verità? Non sia mai!

Figlio e Spirito sono distinti nell'identica divinità

7. Ciascuna anzi di queste espressioni ha un suo pro­


prio significato. Il Figlio infatti è frutto proprio genera­
to dalla sostanza e dalla n atu ra del Padre, e questo è ciò
che è significato (dal nome). E lo Spirito, che è detto «di
Dio» e che è in lui, non è estraneo alla n atu ra del Figlio

2J Rom. 8, 29.
14 Cf. Gv. 5, 43.
!S Gv. 14, 26.
140 Atanasio

né alla divinità del Padre. Per questo nella Trinità - nel


Padre e nel Figlio e nello stesso Spirito - unica è la
divinità; e in questa Trinità, uno è il battesim o e una è
la fede
8. Cosi, se è vero che il Padre invia lo Spirito ” , è
pure vero che il Figlio alitando lo dà ai d iscep o li2e, poi­
ché tutto ciò che ha il Padre è del Figlio E se è vero
che il Verbo veniva nei profeti, è pure vero che essi
profetavano nello [C] Spirito, come sta scritto ed è stato
esp o sto 30. E con il Verbo del Signore furono consolidati
i cieli, e -con lo Spirito della sua bocca tutta la loro
p o te n za 31.

Lo Spirito è proprio di Dio

4. 1. Pertanto lo Spirito non è creatura, m a è prop


della sostanza del Verbo, proprio anche di Dio, in cui è
detto essere. Non im porta se ripeto le stesse cose.
Anche se lo Spirito Santo non è stato chiam ato fi­
glio, non è però fuori del Figlio: è detto infatti Spirito di
figliolanza33. E poiché Cristo è potenza di Dio e sapienza
di Dio 33, di conseguenza si dice dello Spirito che è Spiri­
to di sapienza 34 e Spirito di potenza Infatti, parteci­
pando allo Spirito abbiam o il Figlio e avendo il Figlio
abbiam o lo Spirito, il quale grida nei nostri cuori: Abbà,
Padre!, come ha detto Paolo 3‘. [D]

26 Cf. Ef. 4, 5.
27 Cf. Gv. 14, 26.
2* Cf. Gv. 20, 22.
2” Cf. Gv. 16, 15.
10 Cf. Ili, 5, 2-3. Segue una lacuna.
51 Sai. 32, 6. Cf. Lettera I, nota 341
32 Cf. Rom. 8, 15.
33 1 Cor. 1, 24.
34 Cf. Is. 11, 2.
35 Cf. 2 Tim. 1, 7.
36 Gal. 4, 6.
Lettere a Serapione, IV 141

Non voler scrutare l’inscrutabile

2. Considerando poi che lo Spirito è di Dio ed è «in


lui», come sta scritto: Nessuno conosce ciò che è di Dio
se non lo Spirito di Dio che è in lui e (considerando)
d’altra parte che il Figlio ha detto: Io sono nel Padre e il
Padre è in m e 38, se uno si m ettesse a chiedere come mai
sia l’uno [644A] che l'altro non abbiano lo stesso nome,
bensì il prim o è «Figlio» m entre l’altro è «Spirito», co­
stui darebbe segno di stoltezza, volendo scrutare ciò
che è inscrutabile e contravvenendo all’Apostolo che di­
ce: Chi ha conosciuto la m ente del Signore? O chi è
diventato suo consigliere? 39
3. Chi oserà del resto cam biare i nomi posti da Dio?
Si provi costui a farlo con i nomi della creazione. Poi­
ché questa venne all'esistenza nel medesim o istante, di­
cano: come mai u na creatura è sole, l’altra è cielo, terra,
mare, aria? Se poi è im possibile per quegli stolti (cam­
biare il nome delle cose) - ognuna infatti rim ane come è
stata fatta -, a maggior ragione le realtà superiori alla
creazione perdurano eternam ente nel loro essere e non
sono diversam ente da quello che sono: il Padre è Padre
e non «nonno»; e il Figlio è Figlio di Dio e non padre
dello Spirito; e lo Spirito Santo è Spirito Santo e non
nipote del Padre né fratello del Figlio.

Credere come insegna la Scrittura

[B] 5. 1. Se queste sono le conclusioni, sarebbe s


gno di stoltezza chiedersi se lo Spirito non sia anch’egli
figlio. N eppure però lo si separi dalla natu ra e proprietà
di Dio col pretesto che non sta scritto cosi, m a la fede

1 Cor. 2, 11.
J‘ Gv. 14, 10.
” Rom. 11, 34.
142 Atanasio

segua la Scrittura. Non si venga dunque a dire: «Perché


è cosi e non cosi?». Con tali ragionam enti uno comincia
a pensare e a chiedersi: «Dov’è dunque Dio? E com ’è?»,
e finirà per sentire (rivolto a sé quel versetto): Lo stolto
ha detto nel suo cuore: Dio non c ’è 40.
2. Le verità trasm esse con la fede vanno infatti cono­
sciute senza c u rio sità 4|. I discepoli, sentendo le parole:
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello
Spirito Santo 42, non indagarono curiosam ente perché il
Figlio fosse al secondo posto e lo Spirito al terzo, o
perché ci fosse proprio u n a Trinità. Ma com e [C] udiro­
no, cosi credettero e non si misero, come voi, a dom an­
dare: «Lo Spirito è figlio?». Né si dom andarono se il
Padre era nonno, dato che il Signore aveva nom inato lo
Spirito dopo il Figlio. Quello che udirono era: N el nome
del Padre, non del nonno.
3. Questa è la fede che essi predicarono dappertutto
con m ente retta. Non bisognava infatti parlare diversa-
m ente da come aveva parlato il Salvatore, il quale ave­
va indicato se stesso come Figlio e lo Spirito come San­
to. Né si poteva m utare l’ordine dell’enunciazione, e ciò
vale anche per il Padre. Come infatti non è lecito dire di
lui se non che è Padre, cosi è alieno dalla retta fede
chiedere se il Figlio è lo Spirito e lo Spirito è Figlio. Per
questo, S abellio43 fu ritenuto fuori della Chiesa, avendo
osato applicare al Padre il nom e di Figlio e al Figlio
quello di Padre.
4. Forse che anche dopo queste considerazioni ci sa­
rà ancora [D] qualcuno che, sentendo nom inare «Figlio
e Spirito», oserà chiedere: «Allora il Padre è nonno?

40 Sai. 13, 1.
41 Cf. Introduzione, p. 31.
42 Mt. 28, 19.
43 Nel IV secolo si faceva risalire a Sabellio (originario della Li­
bia, ma vissuto a Roma agli inizi del III secolo) l’errore che vedeva
nella Trinità una semplice distinzione nom inale (cf. Lettera I, nota
323).
Lettere a Serapione, IV 143

Allora lo Spirito è figlio?». Si, ci saranno, e sono quelli


come [645A] Eunomio, Eudosso ed Eusebio Una volta
infatti assunto l'atteggiam ento dell'eresia ariana, essi
non cesseranno di pronunciare cose contrarie alla fede.
Ma chi le ha loro trasm esse? Chi le h a loro insegnate?
Nessuno che le abbia tratte dalle divine Scritture. Una
tale stoltezza non è potuta provenire che dall’abbondan­
za del loro cuore

La fede dalla Chiesa

6. 1. Dato che, come abbiam o dim ostrato, lo Spir


non è creatura, se voi allora com inciate a chiedere: «Al­
lora lo Spirito è figlio?», dovreste pure chiedere, sapen­
do che il Figlio non è creatura m a che tu tto è stato fatto
per mezzo di lui: «Allora il Figlio è padre?». Oppure:
«Lo Spirito allora è il Figlio e il Figlio stesso è lo Spirito
Santo?».
2. Con tali ragionam enti, essi si troveranno fuori del­
la Santa Trinità e saranno giudicati atei A6t avendo m uta­
to il nom e del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Lo hanno trasposto a loro arbitrio, [B] a somiglianza
della generazione um ana, nom inando nipoti e nonni e
riproducendo per conto loro la teogonia degli Elleni.
3. La fede della Chiesa al contrario non è questa ma,

44 Sono tre vescovi in vario modo sostenitori deH'arianesimo. Eu­


nomio fu il più radicale e il più intellettuale, sostenendo la dissomi­
glianza tra il Padre e il Figlio (e dì conseguenza anche con lo Spiri­
to). Mori verso il 394. Eudossio fu in un prim o tempo amico di Euno­
mio, a cui conferì il diaconato e l'episcopato. In seguito però si di­
stanziò, assum endo posizioni più moderate e ottenendo cosi il seg­
gio episcopale di Costantinopoli (360-370). Eusebio di Nicomedia fu
anch’egli un moderato, opportunista, appartenente alla prim a gene­
razione filoariana (mori nel 342).
45 Cf. M t 12, 34.
44 Cf. Lettera I, nota 15.
144 Atanasio

come disse il Salvatore 47, è nel Padre, Figlio e Spirito


Santo, ed è tale che il Padre non può essere detto non­
no, né il Figlio padre, e lo Spirito Santo non può essere
chiam ato che cosi. In questa fede non è lecito cam biare
i nomi, m a sem pre il Padre è Padre e sem pre il Figlio è
Figlio, e lo Spirito Santo sem pre è e viene chiam ato
Spirito S a n to 4e.

Dio non è come l’uomo

4. Non è cosi invece nelle cose umane, sebbene gli


Ariani si immaginino tali cose. Come infatti sta scritto:
Dio non è come l'u o m o 49, cosi uno potrebbe dire: gli
uomini non sono come Dio. Tra gli uom ini infatti il
padre [C] non è sem pre padre, né il figlio sem pre figlio.
Lo stesso (individuo) diventa padre rispetto al figlio,
essendo stato prim a figlio di un altro; e il figlio, essendo
figlio rispetto al padre, diventa padre rispetto a un al­
tro. Ad esempio, Abramo, essendo figlio di N a c o r50, di­
venne padre di Isacco; e Isacco, essendo figlio di Abra­
mo, divenne padre di Giacobbe. Ciascuno infatti, essen­
do u na parte del genitore, è generato come figlio e di­
venta poi egli stesso parte di un altro.
5. Nella divinità al contrario non è cosi, dato che
Dio non è come l’uom o 51. Pertanto, il Padre non è stato
generato da un altro padre; perciò neppure genera uno
che diventerà a sua volta padre di un altro. Né il Figlio
è parte del Padre, per cui è generato in vista di generare
un altro figlio.
6. Perciò solo nella divinità il Padre, essendo Padre

" Cf. Mt. 28, 19.


“ Cf. I, 16, 5-6.
" Num. 23,19. Per il ragionam ento che segue, cf. I, 16, 3-4.
so In I, 16, 3 Atanasio aveva scrìtto Tare, padre di Abramo secon­
do Gen. 11, 26. Nacor sarebbe invece il nonno (ivi, 11, 24).
!l Num. 23, 19.
Lettere a Serapione. IV 145

in senso proprio ed esclusivo, lo è, lo è stato e lo sarà


sempre. Parim enti il Figlio è Figlio in senso proprio ed
esclusivo. E su questo si fonda la realtà e la verità [D]
dell’affermazione: «Il Padre è sem pre Padre e il Figlio è
sem pre Figlio». Quanto allo Spirito Santo, anch’egli è
sem pre Spirito Santo; e noi crediam o che esso è «di
Dio» e che viene dato dal Padre m ediante il Figlio.
[648A] 7. Cosi infatti la Santa Trinità rim ane im m u­
tata, conosciuta nell’unica divinità. Pertanto, chi dom an­
da se lo Spirito è figlio, come se fosse possibile uno
scambio dei nomi, costui vaneggia, procacciandosi solo
stoltezza. E chi si chiede se il Padre è nonno, inventan­
do un altro nom e per il Padre, costui ha il cuore
sviato ".

Non scherzare con le realtà divine

8. In conclusione, continuare a rispondere all’im pu­


denza degli eretici non è prudente; significa infatti anda­
re contro l’am m onim ento dell’Apostolo; invece il dare
(loro) consigli, come lo stesso Apostolo ha ordinato ”, è
cosa buona.
7, 1. Ciò può bastare p er confutare il vostro stolto
parlare. Non scherzate più con la divinità. È proprio
infatti di chi scherza porre dom ande su ciò di cui la
Scrittura non parla e dire: «Allora lo Spirito è figlio e il
Padre è nonno?». Con simili dom ande si divertono (il
vescovo) di Cesarea e quello di Scitopoli ’4. Accontenta­
tevi di credere che lo Spirito non è creatura, m a è Spiri­
to di Dio e che in lui (sussiste la) Trinità, Padre e Figlio
e Spirito Santo. [B]

Ji Cf. Sai. 94, 10 (= Ebr. 3, 10).


” Cf. Tit. 3, 10.
94 Acacio di Cesarea (341-365) e Patrofilo di Scitopoli, due vescovi
filoariani oppositori di Atanasio.
146 Atanasio

2. E non bisogna trasferire il nom e del Padre s


Figlio, né si può dire che lo Spirito sia il Figlio, né che il
Figlio sia lo Spirito Santo. La realtà è come l’abbiam o
esposta; e in questa Trinità, unica è la divinità, unica la
fede, uno solo il battesim o 55 dato in essa, una sola la
consacrazione, in Cristo Gesù Signore nostro. Per mez­
zo di lui e con lui va al Padre la gloria e il dominio, con
lo Spirito Santo, per tu tti i secoli dei secoli. Amen.

” Cf. Ef. 4, 5.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 147

Appendice

La bestemmia contro lo Spirito (M t. 12, 32)“

Esitazione di Atanasio

8. 1. Quanto al detto evangelico indicato da te


tuo scritto, perdona, mio caro, tu che sei buono di cuo­
re ” . Infatti, anche solo al pensiero di dover affrontare
un tale argom ento mi sono spaventato, nel tim ore che,
dopo esserm i im merso in esso con la m ente e aver inco­
m inciato a scrutarlo, non fossi poi in grado di esplicitar­
ne il significato profondo. [C]
2. Pertanto avevo deciso di passarlo com pletam en
sotto silenzio, lim itandom i soltanto alle lettere scrìtte in
precedenza5*. C ongetturando però che tu avresti insisti­
to u n a seconda volta perché scrivessi sull’argomento,
mi sono fatto forza per m ettere in iscritto il mio m ode­
sto parere su di esso, avendolo appreso io stesso. Spero
cosi che, se raggiungiam o lo scopo, tu l’approverai a
motivo di chi ce lo ha insegnato 59; se invece non lo
raggiungiamo, tu non ci [649A] biasim erai, conoscendo

5e Cf. Introduzione, p. 26-29.


57 Letteral.: «avendo buona coscienza». Cf. 1 Pt. 3, 16.
” Atanasio aveva già accennato a Mt. 12,32 in 1,3,1; 33, 6; III, 7, 6.
59 Non si sa chi possa essere colui che Atanasio considera come
suo maestro.
148 Atanasio

la nostra buona volontà nonché la nostra insuffi­


cienza

La richiesta di Serapione
3. Il detto in questione fu pronunciato quando, alla
vista dei segni prodigiosi n arrati nel Vangelo, i Farisei
com inciarono a dire: Costui non scaccia i dem oni se non
per mezzo di Beelzebul, prìncipe dei demoni. Ora il Si­
gnore, conoscendo i loro pensieri, disse loro: Ogni regno
diviso in se stesso, si spopola E dopo aver detto: Se io
scaccio i dem oni con lo Spirito di Dio, allora è giunto a
voi il regno di Dio “ , egli aggiunge: Per questo vi dico:
ogni tipo di peccato e di bestem m ia sarà perdonato a voi
uomini; ma la bestem m ia contro lo Spirito non sarà
perdonata. E se qualcuno pronuncia una parola contro
il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato, m a se uno parla
contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato né in
questo secolo né in quello futuro [B]
4. Ora, tu chiedevi come mai la bestem m ia contro il
Figlio viene perdonata, m entre quella contro lo Spirito
Santo non am m ette perdono né in questo secolo né in
quello futuro.

L'opinione di Origene e Teognosto


9.1. Personaggi non recenti, come l’erudito e inf
ticabile Origene 64 e l’ammirevole e diligente Teogno-
" Atanasio sem bra dire che egli affronta qui per la prim a volta
l’argomento. In realtà in C. Arian. I, 50 è già abbozzata un ’esegesi di
Mt. 12, 24-32. Non pare però che essa coincida con quella presentata
qui, come accenneremo più avanti, nota 161.
“ Mt. 12, 24-25.
42 Ivi, 12, 28.
45 Ivi, 12, 31-32.
44 Origene nacque ad Alessandria nel 185 e m ori a Cesarea nel 253
cerca. Fu uno dei più grandi eruditi dell’antichità cristiana e un infa­
Lettere a Serapione, IV - Appendice 149

sto ‘5 - infatti quando (mi) scrivesti la lettera consultai i


loro scritti su tali questioni -, am bedue trattano q uest'ar­
gomento, dicendo che la bestem m ia contro lo Spirito
Santo si ha quando coloro che nel battesim o sono stati
giudicati degni del dono dello Spirito Santo “ , ritornano
di nuovo a peccare. 2. Per questo, essi dicono, neppure
riceveranno il perdono, com e anche Paolo afferm a nella
Lettera agli Ebrei: Coloro che sono stati una volta illum i­
nati, [C] che hanno gustato il dono celeste e sono diventa­
ti partecipi dello Spirito Santo e hanno gustato la buona
parola di Dio e le potenze del secolo futuro, e poi hanno
prevaricato, è impossibile che siano di nuovo rinnovati
con il pentim ento 6?. Queste affermazioni sono com uni a
tu tt’e due; ciascuno poi aggiunge una su a propria
opinione.

La spiegazione di Origene

10. 1. Origene cosi spiega la causa del giudizio co


tro costoro 6“: Dio Padre penetra ogni cosa e contiene
ogni cosa, anim ata e inanim ata, d o tata e non do tata di
ragione. Invece la potenza del Figlio si estende solo agli
esseri dotati di ragione69, tra i quali vi sono i catecume-

ticabile com m entatore della Sacra Scrittura. Diede un impulso de­


term inante alla scuola catechetica di Alessandria. I suoi scrìtti e i
suoi atteggiamenti suscitarono vivaci polemiche già durante la sua
vita.
“ Teognosto, anch’egli alessandrino e insegnante alla scuola ca­
techetica tra il 250 e il 280, è un personaggio assai poco noto. Delle
sue opere restano solo scarsi frammenti, di tenore origeniano.
“ Cf. Atti, 2, 38.
" Ebr. 6, 4-6.
61 Atanasio riassume, interpretando, ciò che Origene aveva scrìt­
to nell’opera I principi I, 3,5-7 (trad. it. di M. Simonetti, Torino 1968,
pp. 171-178).
69 Infatti gli esseri dotati di ragione (loghikoi) partecipano del Fi­
glio, che è il Logos.
150 Atanasio

ni e gli Elleni che non hanno ancora avuto la fede. 2. Lo


Spirito Santo infine è presente solo in coloro che, [652A]
ricevendo il battesim o, partecipano di lui. Pertanto,
quando i catecum eni o gli Elleni peccano, lo fanno con­
tro il Figlio che è in loro, come è stato detto; possono
tuttavia ricevere il perdono quando sono giudicati de­
gni del dono della nuova nascita. 3. Q uando invece so­
no i battezzati a peccare, la loro trasgressione, dice (Ori-
gene), tocca lo Spirito Santo. (Il battezzato) infatti ha
peccato essendo nello Spirito, e perciò il castigo contro
di lui non am m ette perdono.

La spiegazione di Teognosto

11. 1. Teognosto invece dà la seguente spiegaz


ne 70: «Colui che ha trasgredito il prim o e il secondo
term ine è degno di un castigo più piccolo; chi invece ha
disprezzato anche il terzo, non p otrà più ricevere il per­
dono». Chiama prim o e secondo term ine la catechesi
sul Padre e sul Figlio; il terzo invece è l’insegnam ento
trasm esso in occasione della [B] consacrazione battesi­
male e della partecipazione allo Spirito. 2. Volendo poi
conferm are ciò, aggiunge quanto il Salvatore disse ai
discepoli: Ho ancora molte cose da dirvi, ma non siete
ancora in grado di riceverle. Quando invece verrà lo Spi­
rito Santo, egli vi insegnerà 7I. 3. Quindi dice: «Come il
Salvatore conversa con coloro che non sono ancora in
grado di ricevere le cose perfette, condiscendendo alla
loro piccolezza, cosi lo Spirito Santo si fa presente a
coloro che sono stati perfettam ente iniziati (con il batte­
simo). Da questo però non si deve dedurre che l’insegna-

10 I passi che seguono sono tratti quasi certam ente dalle Ipotipo-
si, opera perduta di Teognosto, m a descritta da Fozio (PG 103,
373C-376C).
71 Gv. 16, 12-13.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 151

m ento dello Spirito sia superiore alla dottrina del Fi­


glio, m a che il Figlio si abbassa fino ai non battezzati ” ,
m entre lo Spirito è sigillo dei perfetti. 4. Cosi la bestem ­
m ia contro lo Spirito non è insolubile e im perdonabile a
motivo di una pretesa superiorità dello Spirito rispetto
al Figlio, m a perché [C] per i non battezzati vi è (ancora)
un perdono, m entre per coloro che hanno già gustato il
dono celeste 73 e hanno ricevuto il battesim o, non resta
(più) nessuna scusa o richiesta di perdono». Ecco quello
che essi dicono.

Esame delle suddette opinioni

12. 1. Da parte mia, p er quello che ho appreso, p


so che ciascuna di queste opinioni richieda di essere un
poco esam inata e compresa, per vedere se in quello che
dicono vi sia nascosto un significato più profondo.
2. È chiaro infatti che se il Figlio è nel Padre 74, è
pure in coloro nei quali vi è il Padre, e lo Spirito non è
assente. Infatti la santa, beata e perfetta Trinità è inse­
parabile. Inoltre, se tutto è stato fatto per mezzo del
Figlio ” , e se tutto sussiste in l u i 76, come potrebbe egli
essere fuori di ciò che è stato fatto p er mezzo di lui?
Ora se (le cose create) non sono lontane da lui, giusta­
m ente egli è in tutte le cose. [D] Ne segue necessaria­
m ente che chi pecca e bestem m ia contro il Figlio, pecca
anche nei confronti del Padre [653A] e dello Spirito
Santo.
3. Se poi il santo lavacro (del battesim o) fosse dato
soltanto nello Spirito Santo, giustam ente si direbbe che
i battezzati peccano solo nei confronti dello Spirito San-

Letteral.: «imperfetti», «non iniziati».


7J Cf. Ebr. 6, 4.
74 Cf. Gv. 14, 20.
75 Cf. Gv. 1, 3.
76 Cf. Col. 1, 17.
152 Atanasio

to; m a poiché è dato nel (nome del) Padre e del Figlio e


dello Spirito Santo 77 - e ciascuno dei battezzati viene
cosi consacrato -, ne segue di nuovo necessariam ente
che chi com m ette una trasgressione dopo il battesim o
incorre nella bestem m ia contro la santa e inseparabile
Trinità. Questo m odo di ragionare e di pensare mi pare
corretto.

Gestì, parlava ai Farisei, non ai battezzati

4. Se il Signore, il quale parlava ai Farisei, si fosse


rivolto a persone che avevano già ricevuto il lavacro
della rigenerazione78 e già partecipavano al dono dello
Spirito Santo 7,( l’opinione suddetta circa la ricaduta e
la trasgressione contro lo Spirito Santo sarebbe plausi­
bile; m a se invece non solo essi non avevano ricevuto il
lavacro (del battesim o), m a persino avevano disprezzato
il battesim o di G iovanni80, come m ai [B] (il Signore) li
accusava di bestem m iare contro lo Spirito Santo, di cui
non erano diventati ancora partecipi?
5. In realtà il Signore non ha detto queste cose sotto
form a di un insegnam ento generale, né form ulando una
m inaccia di castigo per i posteri; egli invece h a pronun­
ciato questo detto come accusa im m ediata rivolta vera­
m ente ai Farisei, considerati già rei di tale bestem mia.
Se dunque quest’accusa era rivolta ai Farisei, i quali
non avevano ricevuto il battesim o, il detto in questione
non può essere applicato a coloro che com m ettono una
trasgressione dopo il lavacro (del battesim o). Tanto più
che non li accusava di peccato in generale, m a di be­
stem mia. Vi è infatti una differenza: chi pecca trasgredi­

77 Cf. Mt. 28, 19.


71 Cf. tit. 3, 5.
79 Cf. Atti, 2, 38.
“ Cf. Me. 11, 31 e parali.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 153

sce u na legge, m entre chi bestem m ia com m ette em pietà


nei confronti della divinità stessa.
6. Precedentem ente, il Salvatore li aveva accusati
molte trasgressioni, quali l’aver violato il com andam en­
to di Dio riguardante [C] i genitori, a motivo del dena­
ro “ , il non aver ascoltato le parole dei profeti ", e l'aver
fatto della casa di Dio una casa di com m ercio “ : e tu tta­
via li esortava a convertirsi *\ Ma quando essi afferm a­
rono: Mediante Beelzebul egli scaccia i d e m o n i85, disse
che ciò non era sem plicem ente un peccato, bensì una
bestem mia, per cui coloro che avevano osato pronun­
ciarla incorrevano in un castigo che non am m ette scam ­
po né perdono.

Differenza tra «pentimento» e «rinnovam ento»

13.1. Del resto, se è.vero che questo detto riguar


coloro che hanno peccato dopo il lavacro (del battesi­
mo), e quindi per essi la pena delle colpe non am m ette
perdono, come mai l’Apostolo p er il pentito di Corinto
conferm a la m edesim a c a r ità 8Ó, e quanto ai Calati, che
erano ricaduti indietro 87, (dice) che li genera con dolore
finché Cristo di nuovo non sia form ato in e s s i88? Dicen­
do «di nuovo», indica [D] la loro precedente consacrazio­
ne battesim ale nello Spirito.
2. Inoltre, per quale motivo noi non approviam o N
vato 89, il quale sopprim e (la possibilità) del pentim ento

“ Cf. Mt. 15, 3-6.


" Cf. Mt. 23, 29-37.
“ Cf. Gv. 2, 16.
M Cf. Mt. 12, 41.
"5 Cf. Mt. 12, 24.27.
84 Cf. 2 Cor. 2, 8.
87 Cf. Gal. 4, 7.
88 Ivi, 4, 19.
" È il Novaziano dei Latini. Verso la m età del III secolo, occupa­
va un posto im portante tra il clero romano. «Si rivela dotato di gran­
154 Atanasio

e [656A] dice che non c'è perdono alcuno p er coloro che


hanno peccato dopo il lavacro (del battesim o), se il det­
to evangelico riguardasse proprio costoro? E infatti, ciò
che è detto nella Lettera agli E b re i90 non esclude il pen­
tim ento dei peccatori, m a vuol m ostrare che il battesi­
mo nella Chiesa cattolica è unico e non se ne dà un
secondo. 3. (Paolo) infatti scriveva agli Ebrei; e affinché
non credessero, secondo la consuetudine della legge,
che in occasione del pentim ento si dessero m olti battesi­
mi anche giornalieri, da una parte li esorta a pentirsi, e
d'altra parte dichiara che unico è il rinnovam ento opera­
to dal battesim o, e che non ce n'è un secondo, come
anche dice in u n ’altra Lettera: Una sola fede, un solo
battesimo 91.
4. Non disse infatti che non è più possibile convert
si, bensì che non è più possibile, in occasione del penti­
mento, essere rinnovati. Vi è infatti una grande differen­
za. Chi si pente sm ette, è vero, di peccare, m a porta [B]
le cicatrici delle ferite; chi invece è battezzato viene
spogliato del vecchio (u o m o )92 ed è rinnovato con la
nascita dall'alto 93 per la grazia dello S p irito 94.

de cultura retorica, filosofica (stoica) e teologica; è il prim o teologo


che scrìsse a Roma in lingua latina. Nella controversia intorno ai
lapsi, sostenne dapprim a l'opinione di Cipriano contro Felicissimo.
Quando però nel marzo del 251 fu eletto vescovo di Roma Cornelio e
si m ostrò indulgente verso i caduti (lapsi), Novaziano si pose alla
testa di un partito rigorista e si fece consacrare antipapa da tre ve­
scovi dell'Italia meridionale. Il suo scism a trovò seguaci perfino in
Oriente e si protrasse p er secoli» (B. Altaner, Patrologia, Torino
1977 \ pp. 174-175).
90 Ebr. 6, 4-6, citato in IV, 9, 2.
91 Ef. 4, 5.
” Cf. Col. 3, 9-10.
91 Cf. Gv. 3, 3.
94 Tutto questo passo è assai interessante p er com prendere il fon­
damento dottrinale della prassi penitenziale nella Chiesa antica. Il
battesim o è concepito come una vera «creazione», una nuova nasci­
ta «dall’alto». In questa nuova creatura, il peccato lascia delle ferite
che il pentim ento rim argina laboriosamente.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 155

Il fondam ento cristologico dell'esegesi


14. 1. Quando dunque considero queste cose, mi si
affaccia alla m ente qual è il significato più profondo di
quel detto (evangelico). Per questo, dopo aver pregato
m olto il Signore, egli che si è seduto presso il p o zzo 95 e
che ha cam m inato sul m are 9‘, ricondurrò (la m ia inter­
pretazione) a quell’evento 97 operatosi in lui a nostro fa­
vore, nella speranza di poter trarre da esso la com pren­
sione del testo.
2. Invero tu tta la divina Scrittura non fa che procla­
m are la buona novella di quell’evento. Giovanni in p arti­
colare, che dice: Il Verbo si è fatto carne e abitò tra
noi e Paolo che scrive: Egli, essendo nella form a di
Dio, non ritenne una preda l’essere alla pari con Dio, ma
[C] svuotò se stesso, prendendo la form a di servo, e fu
trovato come uom o nell’aspetto. Umiliò se stesso, essen­
dosi fatto obbediente fino alla morte, e alla morte di
croce 99.
3. Per questo, essendo Dio ed essendosi fatto uomo,
come Dio risuscitava i m orti 10°, guarendo tu tti con una
(sola) parola 10‘, e cam biò persino l'acqua in vino l02: un
uom o non poteva com piere tali opere. In quanto invece

95 Cf. Gv. 4, 6. La stanchezza fisica di Gesù è segno della sua reale


umanità.
96 Cf. M t 14, 25. Il camminare sulle acque è segno della divinità
di Cristo.
” Letteral.: «economia», «disposizione». Questo termine, assai
usato dai Padri, indica l’entrare del Verbo nella storia um ana me­
diante l'incarnazione. Dicendo «economia», i Padri vogliono sottoli­
neare che l’incarnazione non ha com portato nessun m utam ento nel
Verbo, né è espressione di una necessità naturale, m a è una «disposi­
zione» del Verbo stesso, il quale assume in sé liberam ente ciò che è
proprio della natu ra umana, per riscattarla.
“ Gv. 1, 14.
99 Fil. 2, 6-8.
,0<’ Cf. Mt. 11, 5.
Cf. Mt. 8, 8; 12, 15.
102 Cf. Gv. 2, 9.
156 Atanasio

aveva un corpo, sentiva la sete l03, la fatica 104 e la soffe­


renza 1M, cose queste che non erano proprie della divini­
tà ,0‘. In quanto Dio, diceva: Io sono nel Padre e il Padre
è in me ,0?; in quanto aveva un corpo, [657A] confutava i
Giudei dicendo: Perché cercate di uccidere me, un uomo
che vi ha detto la verità udita dal Padre? I0'.
4. Queste operazioni non avvenivano separatam en­
te, secondo la loro rispettiva qualità, cosi che quelle del
corpo apparissero fatte senza la divinità, e quelle della
divinità senza il corpo. Tutto invece avveniva congiunta-
m ente, e uno solo era il Signore che le com piva m irabil­
m ente per sua propria grazia l09.
5. Sputava come uomo, e lo sputo era divino: con
esso infatti diede la vista al cieco dalla nascita M0. E
volendo m anifestare di essere Dio, usando la lingua
um ana diceva: Io e il Padre siamo uno m. Per dare la
guarigione, gli bastava un atto di volontà “2; nondim e­
no, stendendo la sua m ano um ana rialzò la suocera di
Pietro affetta da febbre 113 e risuscitò dai m orti la figlia
già m orta del capo della sinagoga "4. [B]

La duplice condizione di Cristo


15.1. Gli eretici, pertanto, seguendo la loro ottusi
sono impazziti. Alcuni, vedendo gli aspetti corporei del

103 Cf. Gv. 19, 28.


104 Cf. Gv. 4, 6.
105 Cf. Mt. 16, 21 e parali.
106 Questa parte del § 3 è la prim a citazione fatta dal Conc. Later.
del 649 (cf. Introduzione, p. 14).
"" Gv. 14, 10.
,0‘ Ivi, 8, 40.
105 Questo § 4 è il secondo passo citato dal Conc. Later. (cf. nota
106).
Cf. Gv. 9, 6.
1,1 Gv. 10, 30.
112 Cf. Mt. 8, 3.
Cf. Me. 1, 31.
1,4 Cf. Me. 5, 41.
Lettere a Seraplone, IV - Appendice 157

Salvatore, hanno negato che in principio era il Verbo “5;


altri, considerando le m anifestazioni della divinità, han­
no ignorato che il Verbo si è fatto carne “6.
2. Invece l'uom o di fede e discepolo degli Apostoli,
conoscendo l'am ore di Dio p er gli uomini, quando vede
i segni della divinità am m ira il Signore che è nel corpo;
quando invece vede le operazioni proprie del corpo, si
stupisce considerando la potenza della divinità operan­
te in esse "7.

Attenuanti per alcuni errori cristologici

3. Q uesta è la fede della Chiesa. Se allora alcuni,


considerando (solo) gli aspetti um ani del Signore, e ve­
dendolo provare sete, fatica e dolore, van dicendo falsa­
m ente di lui come di un (semplice) uomo, costoro pecca­
no [C] grandem ente; tuttavia, se si ravvedono pro n ta­
mente, possono ricevere il perdono, poiché hanno la
scusante di (aver veram ente di fronte) un corpo con la
sua debolezza. [H anno anche l’Apostolo che concede lo­
ro il perdono e quasi tende loro la mano, quando dice:
Bisogna riconoscere che grande è il mistero della pietà:
Dio è apparso nella carne
4. Se poi altri, contem plando le opere della divinità,
vengono a dubitare della n atu ra del corpo, anch'essi
peccano grandissim am ente, poiché, sebbene lo vedano
m angiare e soffrire, si im m aginano che sia un'illusione.

Gv. l, 1.
1,6 Ivi, 1, 14.
117 Questi 5 1-2 costituiscono la terza citazione del Conc. Later.
(cf. nota 106).
"* 1 Tim. 3, 16. Come si legge nell’edizione del Migne (PG 26, 658,
nota 21) la frase tra parentesi quadre si leggeva in un solo m anoscrit­
to e per di più in margine. Ciò potrebbe far pensare a una glossa,
oppure a una correzione. Solo un esame più accurato della tradizio­
ne m anoscritta potrà risolvere la questione.
158 Atanasio

E tuttavia Cristo può perdonare anche ad essi se si rav­


vedono prontam ente, poiché anch’essi hanno come atte­
nuante la grandezza delle opere che superano la capaci­
tà dell’uomo.

Gravità della bestem m ia dei Farisei

[660A] 5. Ma allorché, superando costoro sia in igno­


ranza che in cecità, coloro che passano per avere la
conoscenza della legge - tali erano i Farisei di allora - si
volgono alla pazzia e negano com pletam ente il Verbo
stesso presente nel corpo, oppure attribuiscono le opere
della divinità al diavolo e ai suoi demoni, giustam ente
per una simile em pietà costoro m eritano un castigo sen­
za perdono. Essi infatti hanno ritenuto il diavolo come
Dio e hanno creduto che il Dio vero e realm ente esisten­
te non fosse per nulla superiore ai dem oni nelle opere.

16. 1. Questa pertanto è l’em pietà nella quale erano


caduti i Giudei di quel tem po e specialm ente i Farisei.
Infatti, di fronte al Salvatore che m anifestava le opere
del Padre - risuscitava i morti, concedeva la vista ai
ciechi, faceva cam m inare gli zoppi, apriva l’udito ai sor­
di, faceva parlare i m u ti119 e m ostrava che la creazione
gli era sottom essa [B] com andando ai venti e cam m inan­
do persino sul m are 120-, le folle eremo piene di stupore
e glorificavano Dio 121. Invece quei reverendi Farisei di­
cevano che quelle opere erano di Beelzebul; quegli stol­
ti non si vergognavano di attribuire al diavolo la poten­
za di Dio. Da qui è derivata la dichiarazione del Salvato­
re circa la loro bestem m ia che non am m ette perdono né
remissione.

Cf. Mt. 11, 5.


120 Cf. Mt. 8, 26-27; 14, 26 e parali.
121 Cf. Mt. 7, 28; 9, 8 e parali.
Lettere a Serapione, IV ■Appendice 159

2. Fintanto che essi, guardando gli aspetti um ani


(del Salvatore), inciam pavano con la m ente dicendo:
Non è costui il figlio del carpentiere? Come sa di
lettere senza aver studiato? Che segno prodigioso fai
per (accreditare) te stesso? 12\ Scenda ora dalla croce e
gli crederemo l2S, egli li sopportava e, rattristato p er la
loro cecità 126, considerando che peccavano contro il Fi­
glio dell'uomo, diceva: Se conosceste anche voi ciò che
porta alla pace 127. Infatti anche [C] al grande Pietro, che
rispose come sappiam o alla portinaia che parlava (di
Gesù) come di un (semplice) uomo, il Signore ha perdo­
nato, vedendo il suo pianto l2‘.
3. Quando però (i Farisei) caddero ancora più in bas­
so e vaneggiarono ancora di più attribuendo a Beelze-
bul le opere di Dio, egli non potè più sopportarli. Be­
stem m iavano infatti contro il suo Spirito, dicendo che
chi com piva quelle opere non era Dio m a Beelzebul. Per
questo, avendo essi osato dire cose insostenibili, ha loro
com m inato un castigo eterno.
4. Era come se essi avessero osato dire, [661A] ve­
dendo l’ordine del mondo e la provvidenza che lo regge,
che anche la creazione è stata fatta da Beelzebul, e che
il sole sorge obbedendo al diavolo, e che gli astri ru o ta­
no nel cielo per mezzo suo. Come infatti queste sono
opere di Dio, cosi anche quelle (com piute dal Salvatore)
erano opere del Padre. Ora se quelle erano di Beelzebul,
necessariam ente anche queste sono di lui. E dove va a
finire per loro (la verità) che in principio Dio fece il
cielo e la terra 129?

122 Mt. 13, 55.


,2J Gv. 7, 15.
124 Ivi, 6, 30.
Mt. 27, 42.
126 Cf. Me. 3, 5.
127 Le. 19, 42.
128 Cf. Le. 22, 54-62.
,25 Gen. 1, 1.
160 Atanasio

Antecedente nell’apostasia d'Israele

5. Non vi è nulla di soprendente in questa loro paz­


zia, dato che i loro padri non pensavano diversamente.
Infatti nel deserto, poco dopo essere usciti dall'Egitto,
essi plasm arono un vitello, attribuendo a lui i benefici
che avevano ricevuto da Dio: Ecco i tuoi dèi, Israele,
quelli che ti hanno fatto uscire dalla terra d ’E gitto l3#. A
motivo pertanto di questa bestem m ia, anche allora peri­
rono niente affatto [B] pochi m a m olti di quelli che
avevano osato dire tale cosa. E Dio lo aveva reso noto
dicendo: Nel giorno in cui li visiterò, addurrò su di loro
il loro peccato ’31.
6. Infatti, fintanto che quelli avevano m orm orato a
motivo dei pani e dell'acqua, li aveva tollerati, cosi co­
me una m adre farebbe con un figlio che deve nutrire;
m a quando invece crebbero nella follia e, come dice lo
Spirito contro di essi in un salmo, scambiarono la loro
gloria con l’immagine di un vitello che mangia fieno l32,
allora, avendo osato fare questo im perdonabile gesto,
furono colpiti come dice la S crittura a m otivo del vitello
che Aronne aveva fatto fare l3\

Am bedue le bestem m ie riguardano Cristo

17.1. Ora i Farisei, avendo osato (dire) le stesse c


se, hanno avuto dal Salvatore quella condanna che il
Beelzebul supposto da loro già ebbe e ha; per cui essi
sono consum ati eternam ente con lui [C] nel fuoco per
lui preparato 13\

,J" Es. 32, 4.


m Ivi, 32, 34.
132 Sai. 105, 22.
m Cf. Es. 32, 35.
114 Cf. Mt. 25, 41.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 161

2. Il Signore invero ha detto ciò non per stabilire un


confronto tra la bestem m ia rivolta contro di sé e quella
contro lo Spirito Santo, come se lo Spirito fosse superio­
re e quindi maggiore fosse la colpa della bestem m ia
contro di lui. Non sia mai!
3. Egli prim a aveva infatti insegnato che tu tto ciò
che ha il Padre è del Figlio, e che lo Spirito prenderà dal
Figlio e glorificherà il Figlio Non è lo Spirito a dare il
Figlio, m a è il Figlio a concedere lo Spirito ai discepoli e
attraverso di essi a coloro che credono in lui.
4. Non è dunque in quel senso che il Salvatore ha
parlato, m a per dire che in am bedue i casi la bestem m ia
è rivolta contro di lui, l’una però [664A] di m inore enti­
tà, l’altra invece estrem am ente grave. E difatti gli stessi
Farisei erano incorsi in am bedue: vedendolo (solo co­
me) uomo, lo schernivano dicendo: Da dove gli viene
questa sapienza? 136 e: Non hai ancora cinquant’anni e
hai visto Abramo? 137. E sebbene avessero visto (in lui) le
opere del Padre, non solo negavano la sua divinità, m a
al posto di essa dicevano che in lui vi era Beelzebul che
compiva quelle opere.
5. Per questo, poiché am bedue le bestem m ie erano
contro di lui, la più piccola a motivo dell’aspetto um a­
no, la più grande a motivo della divinità, su quest’ulti-
m a ha pronunciato contro di loro l’inevitabilità del casti­
go. Certamente, quando incoraggiava i discepoli dicen­
do: Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa 13e,
ecc., afferm ava di essere egli stesso quel padrone [B]
bestem m iato in quel m odo dai Giudei.

Cf. Gv. 16, 14-15.


Mt. 13, 54.
Gv. 8, 57.
Mt. 10, 25.
162 Atanasio

La conferma di Marco 3, 30

18. 1. Se allora i Giudei dicendo: È con Beelzebu


non oltraggiavano altri che il Signore, è chiaro che
l’espressione «bestem m ia contro lo Spirito» riguarda il
Signore stesso e che il Salvatore riferiva a sé tu tto quel
detto. Egli infatti è il padrone di quella casa che è l’uni­
verso - non bisogna aver tim ore di ripetere la stessa cosa
per essere sicuri.
2. Il sentire la sete e la fatica, il dormire, l’essere per­
cosso, il m angiare sono (tutte) cose proprie deU’uomo.
Le opere invece che il Signore compiva non potevano più
essere proprie di uomini m a solo di Dio. Quando dunque
alcuni, come ho detto precedentem ente vedendo le
prim e scherniscono il Signore come (un semplice) uomo,
costoro m eritano un castigo m inore di quanti attribuisco­
no al [B] diavolo le opere di Dio. Costoro infatti non solo
gettano le cose sante ai cani 14°, m a m ettono sullo stesso
piano Dio e il diavolo e chiam ano la luce tenebre
3. Che questa sia proprio la bestem m ia irrem issibile
dei Farisei, M arco l’h a sottolineato dicendo: Chi avrà be­
stem m iato contro lo Spirito Santo non ha remissione, ma
è reo di peccato eterno. Dicevano infatti: Ha uno spirito
im puro H2.
4. E il cieco dalla nascita, una volta riacquistata la
vista, dava questa testim onianza: Non si è mai sentito
dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco dalla nasci­
ta. Se costui non fosse da Dio non potrebbe far nulla 143. E
le folle, am m irate per le opere com piute dal Signore, di­
cevano: Queste cose [665A] non sono di un indemoniato;
forse che un demonio può aprire gli occhi ai ciechi? M4.
Cf. più sopra, 15, 3-5.
'40 Cf. Mt. 7, 6.
,4' Cf. Is. 5, 20.
Me. 3, 29-30.
141 Gv. 9, 32-33.
1,4 Ivi, 10, 21.
Lettere a Serapione, IV - Appendice 163

5. I Farisei invece, ritenuti gli specialisti della legge,


essi che allungavano le frange (del m a n tello )145e si vanta­
vano di saperla più degli altri l4‘, neppure cosi avevano
un po’ di ritegno. Come sta scritto, quei m iseri offrivano
sacrifici ai dem oni e non a Dio 147, dicendo che il Signore
aveva un dem onio e attribuendo le opere di Dio ai
demoni.
6. Se a tanto sono arrivati, non fu p er altro motivo se
non per negare che colui che compiva tali opere era Dio e
Figlio di Dio. Se infatti il m angiare e la vista del corpo
m ostrava che egli era «anche uomo» l48, perché poi dalle
opere non hanno visto che egli era nel Padre e il Padre in
l u i 149?
7. Ma non volevano. Erano essi piuttosto ad avere
Beelzebul che parlava in loro, facendo si che dagli aspet­
ti um ani lo chiam assero sem plicem ente uomo, e dalle
opere che erano proprie di [B] Dio non lo riconoscessero
come Dio, m a al suo posto divinizzassero quel Beelzebul
che avevano in loro, m eritando cosi di essere con lui tor­
m entati eternam ente nel fuoco.

«Figlio dell’uomo» e «Spirito»

19. 1. Mi sem bra inoltre che la stessa analisi del te


dia un appoggio a questa interpretazione e m ostri che
am bedue le bestem m ie concernono la stessa persona, e
che il Signore con le espressioni «Figlio dell’uomo» e
«Spirito» abbia voluto indicare se stesso. Con la prim a
infatti intendeva riferirsi alla sua realtà corporea, con la
seconda voleva m ostrare la sua spirituale, soprasensibile
e veracissim a divinità.

,4S Cf. Mt. 23, 5.


146 Cf. Le. 11, 52.
147 Cf. Deut. 32, 17.
1,8 Cf. Ger. 17, 9.
145 Cf. Gv. 14, 10.
164 Atanasio

2. Egli infatti h a congiunto il caso passibile di perdo­


no con (il titolo di) «Figlio dell'uomo» p er significare la
sua realtà corporea; invece ha m ostrato che la bestem ­
m ia irrem issibile raggiungeva lo «Spirito» - e ciò in con­
trapposizione alla realtà corporea - [C] per indicare la
sua divinità.
3. Quest’uso particolare (del term ine «Spirito») l’ho
notato anche nel Vangelo secondo Giovanni. Il Signore,
parlando del suo corpo (dato come) cibo e vedendo che
molti si scandalizzavano di ciò, disse: Questo vi scanda­
lizza? E se allora vedreste il Figlio dell’uom o salire dove
era prima? Chi vivifica è lo Spirito; la carne non giova a
nulla. Le parole che vi ho dette sono Spirito e vita 15°.
4. Anche qui egli riferisce a se stesso i term ini «car­
ne» e «Spirito». E ha distinto lo Spirito dalla carne, affin­
ché (i discepoli) credendo non solo al suo aspetto visibile
m a anche a quello invisibile, im parassero pure che le sue
parole non erano carnali m a spirituali. Per quanti infatti
sarebbe bastato il suo corpo dato in cibo, se doveva di­
ventare il nutrim ento del m ondo intero?
5. Per questo appunto [668A] egli menzionò l’ascen­
sione al cielo del Figlio dell’uomo, per distoglierli cioè
dalla rappresentazione corporea e far loro com prendere
per il futuro che la carne di cui parlava era un cibo cele­
ste, dall’alto, e un nutrim ento spirituale che egli avrebbe
dato. 6. Le parole che vi ho detto, afferma, sono Spirito e
vita l5‘. Il che equivale a dire: ciò che è indicato e dato
per la salvezza del m ondo è la carne che io porto; m a
questa stessa carne con il suo sangue vi sarà data da me
spiritualm ente come cibo; per cui è spiritualm ente che
essa viene distribuita a ciascuno e diventa per tutti pe­
gno sicuro di risurrezione per la vita eterna 152.

,M Gv. 6, 62-63.
,S1 Ivi, 6, 63.
Per Atanasio, come per gli altri Padri, non vi è dubbio che l’eu­
caristia sia un cibo «spirituale». Tuttavia per essi «spirituale» non si
Lettere a Serapione, IV - Appendice 165

7. Parim enti il Signore, volendo distogliere la Sam ari­


tana dalle cose sensibili, disse che Dio era Spirito di
m odo che essa non si formasse più u n a rappresentazione
corporea di Dio, m a spirituale.
8. Cosi anche il profeta, contem plando il Verbo [B]
fatto carne, disse: Cristo Signore è Spirito dal volto come
n o i l54, perché non si pensi dall’aspetto esterno che il Si­
gnore sia un semplice uomo, m a sentendo nom inare lo
Spirito si riconosca che Dio è presente nel corpo.

La negazione esplicita della divinità del Verbo

20. 1. Dato dunque che il Signore parla di se stes


dovrebbero ora essere chiare queste due cose: c'è chi ve­
de soltanto la sua realtà corporea, chiedendosi incredu­
lo: Da dove gli viene questa sapienza? I55. Costui pecca
proferendo una bestem m ia contro il Figlio dell’uomo.
C'è invece chi, [669S] vedendo le opere com piute per mez­
zo dello Spirito Santo, afferm a che chi le com pie non è
né Dio né Figlio di Dio, bensì le ascrive a Beelzebul: ora,
costui bestem m ia apertam ente, negando la divinità (del
Verbo).
2. E infatti anche nel detto evangelico, come è già s
to ripetuto più volte, con l’espressione «Figlio dell'uo­
mo» egli indica la sua realtà um ana, secondo la carne 1S6,
m entre con «Spirito» vuole indicare che lo Spirito Santo,
nel quale opera ogni cosa, è suo. Perciò, com piendo le
opere diceva: Se non credete a me, credete almeno alle
oppone a «reale», bensì a «materiale», «sensibile». Perciò Cristo nel­
l'eucaristia dà «realmente» il suo corpo e sangue, non però in modo
«carnale», «materiale», ma in quella realissim a dimensione che è la
dimensione divina dello Spirito, alla quale appartiene orm ai il cor­
po risorto di Cristo, pegno della nostra risurrezione.
Cf. Gv. 4, 24.
,M Lam. 4, 20 (LXX).
,H Mt. 13, 54.
,S6 Cf. Rom. 1, 3.
166 Atanasio

mie opere, affinché conosciate che io sono nel Padre e il


Padre è in m e '”.
3. Quando invece stava per offrirsi corporalm ente
per noi, e per questo si era m esso in cam m ino vero Geru­
salemme, disse ai suoi discepoli: Dormite ormai e riposa­
tevi; ecco infatti è vicina l’ora, e il Figlio dell’uom o sta per
essere consegnato nelle [B] m ani dei peccatori 158. Le ope­
re infatti dovevano portare alla fede in lui quale vero
Dio; la m orte invece doveva m ostrare che egli aveva un
vero corpo. Perciò, giustam ente chiam ò «Figlio dell'uo­
mo» colui che stava per essere consegnato. Il Verbo infat­
ti è im m ortale e intoccabile, essendo la Vita stessa.
4. Ma i Farisei non prestarono fede a ciò e neppure
vollero considerare le opere com piute dai loro figli. Allo­
ra il Signore, con m olta calma, li m ette di nuovo alle
strette, dicendo: Se io scaccio i dem oni con Beelzebul, i
vostri figli con chi li scacciano? Per questo essi saranno i
vostri giudici. Se io invece scaccio i dem oni con lo Spirito
di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio 159.
5. Dicendo qui «con lo Spirito di Dio», non intendeva
dire che egli era inferiore allo Spirito, né che era lo Spiri­
to a com piere in lui quelle opere l60; voleva invece m ostra­
re di nuovo [C] che egli, in quanto Verbo di Dio, è l'auto­
re di tutto, per mezzo dello Spirito. Cosi insegnava agli
ascoltatori che nella m isura in cui assegnavano a Beelze­
bul le opere dello Spirito, oltraggiavano proprio colui
che dà lo Spirito

157 Gv. 10, 38.


,5· Mt. 26, 45.
Ivi, 12, 27-28.
Come nei profeti e nei santi.
In C. Arìan. I, 50 (PG 26, 116A-C) Atanasio aveva interpretato
l’espressione «con lo Spirito di Dio» detta da Cristo come segno del­
la sua inferiorità rispetto allo Spirito, in quanto uomo (hòs art-
thròpos). Ora nella Lettera a Serapione IV, 20,5 questa affermazione
di inferiorità è negata, e la frase «con lo Spirito di Dio...» viene riferi­
ta al rapporto Verbo-Spirito. Si è dunque operato in Atanasio uno
Lettere a Serapione, IV - Appendice 167

6. Dicendo questo, m ostra che essi si sono gettati


tale bestem m ia che non h a scampo, non per ignoranza
m a volutamente. E quegli stolti non si vergognano, seb­
bene sappiano che simili opere sono di Dio, di attribuirle
a Beelzebul e di dire che esse provengono da uno spirito
im puro.

L ’evidenza delle opere divine

[672A] 21.1. Se essi hanno avuto tale sfrontatezza,


come possono ancora accusare gli Elleni di plasm arsi de­
gli idoli e di chiam arli dèi? Le loro tem erarie affermazio­
ni infatti sono equivalenti alla pazzia di quegli altri, se
non forse peggiori, poiché sebbene avessero avuto una
legge a tale riguardo, essi hanno disonorato Dio trasgre­
dendo a quella legge.
2. Essi che pronunciano tali bestem mie, che cosa fa­
ranno se, leggendo il profeta Isaia, sentono dire che i se­
gni della venuta del Cristo sono i ciechi che rianno la
vista, gli zoppi che camminano, i m uti che parlano, i m or­
ti che risorgono, i lebbrosi che sono mondati, i sordi che
odono ,62? Chi vogliono che sia l’autore di tali opere?
3. Se dicono che è Dio, accuseranno se stessi di em­
pietà verso il Signore, poiché ciò che il profeta aveva an­
nunciato in visione, è proprio quello che il Signore stesso
ha com piuto venendo ,6\ [B] Se invece perdendo ogni
controllo osano dire che anche quelle (opere) proveniva­
no da Beelzebul, temo che, proseguendo un altro poco
nell’em pietà e leggendo: Chi ha dato la bocca all’uomo?
Chi ha fatto il sordo e il muto, il vedente e il cieco? “4 e
cose simili, non dicano di nuovo nella loro follia che an-

spostamento da un'esegesi più «cristologica» ad una più «trini­


taria».
,M Cf. Is. 26, 19; 35, 5-6.
141 Cf. Le. 7, 21-23.
Es. 4, 11.
168 Atanasio

che queste sono opere di Beelzebul. Infatti a chi si attri­


buisce la grazia di ridare la vista, a quello stesso bisogna
attribuire la causa del non vedere: il testo infatti dice che
è il medesimo a operare le due cose.
4. Insomma, dicendo questo, finiranno per pensare
che Beelzebul sia il Creatore della n atu ra um ana; è pro­
prio infatti del Creatore avere potere sulle cose create.
Dice infatti Mosè: In principio [C] Dio fece il cielo e la
terra l6S, e Dio fece l’uom o a immagine di Dio E Danie­
le dice apertam ente a Dario: Non venero idoli fatti con le
mani, ma il Dio vivente che ha creato il cielo e la terra e
che ha il dom inio su ogni carne l6?. A meno che, cam bian­
do ancora posizione, non dicano che l’essere ciechi, zop­
pi e (l’avere) le altre inferm ità, sia dovuto a un castigo
del Creatore, m entre la loro rimozione e il beneficio dato
a chi ne soffriva siano opera di Beelzebul.
5. Ma anche solo a fare questo confronto vi è grande
stupidità. Infatti tali propositi stolti, accom pagnati da
empietà, sono propri di gente pazza e uscita di senno;
quegli insensati, nel confronto, neppure dànno a Dio le
cose migliori, m a a Beelzebul. A loro non im porta cor­
rom pere la verità delle divine Scritture, basta che neghi­
no la venuta del Cristo.

Identità di fondo con l’eresia ariana

[673A] 22.1. Quei malvagi dovevano, o non disprez­


zare il Signore come un (semplice) uom o a motivo della
sua realtà corporea, oppure evidentem ente riconoscerlo
dalle opere come vero Dio. Essi invece hanno fatto tutto
il contrario: vedendo (in lui) un uomo, lo hanno continua-
m ente vilipeso come (semplice) uomo; guardando poi le

“s Gen. 1, 1.
Ivi, 1, 27.
“7 Bel e il drago 5 (= Dan. 14, 4).
Lettere a Serapione, IV - Appendice 169

opere divine, si sono messi a negare la divinità e a ricorre­


re al diavolo. Pensavano forse con questa sfrontatezza di
poter sfuggire in seguito al giudizio del Verbo da essi
oltraggiato.
2. Gli incantatori, i maghi e gli stregoni del Faraone,
sebbene avessero messo a segno m olti dei loro numeri,
tuttavia, vedendo i prodigi com piuti per mezzo di Mosè,
cedettero e si arresero, dicendo che era il dito di Dio 168 a
com piere tali cose. I Farisei invece e gli scribi, benché
avessero visto all’opera tu tta quanto la m ano di Dio 169 e
avessero assistito a opere più num erose e più grandi, [B]
quelle appunto com piute dal Salvatore stesso, tuttavia
continuarono a dire che Beelzebul faceva tali cose. Quei
maghi invece riconobbero che Beelzebul non poteva com ­
piere neppure cose inferiori a queste, ed essi lo conosce­
vano bene.
3. Che parole dunque usare per dire la loro enorm e
stoltezza? O chi, come disse il profeta, p otrà trovare un
term ine di paragone per le loro em pietà 1?0? Al loro con­
fronto, anche i Sodomiti sono giusti. Essi hanno sorpas­
sato l’ignoranza degli Elleni, superato la stoltezza dei m a­
ghi del Faraone; solo con chi è affetto dalla pazzia ariana
possono reggere il confronto, essendo caduti entram bi
nella m edesim a empietà.
4. I Giudei infatti, vedendo le opere del Padre m e­
diante il Figlio, le attribuivano a Beelzebul. Gli Ariani,
vedendo le stesse opere, com putano con le creature [C] il
Signore che le compie, e dicono che egli è «dal nulla» e
che «prim a di essere fatto non esisteva».
5. I Farisei, osservando il Signore in un corpo, m or­
m oravano dicendo: Perché tu, che sei uomo, fai te stesso

Cf. Es. 8, 19.


'** Cioè il Verbo per mezzo del quale il Padre opera ogni cosa.
Che Cristo sia «mano» del Padre è affermato in De decr. Nic. 20 (PG
25, 452C).
Cf. forse Ez. 31, 18.
170 Atanasio

Dio? ’71. Quei nemici di Cristo, dal canto loro, vedendolo


soffrire e dormire, bestem m iano dicendo: «Chi è sottopo­
sto a tali cose non può essere vero Dio e consostanziale
al Padre». Insom m a, se si volessero m ettere in confronto
parallelo le loro false opinioni, si troverebbe, come ho
detto sopra, che essi sono entram bi caduti nella fossa
dell’am ara insolenza 172.

Cristo, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo

[676A] 23.1. Per questo, sia gli uni che gli altri avran­
no un castigo irrem issibile. Lo h a dichiarato il Signore
dicendo: Chi parlerà contro lo Spirito Santo non sarà per­
donato né in questo secolo né in quello futuro l73. E giusta­
mente. Chi infatti nega il Figlio 17\ a chi (altro) si potrà
rivolgere per avere espiazione? O quale vita, quale ripo­
so si aspetterà chi h a rifiutato colui che ha detto: Io sono
la vita l7S, e: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e
oppressi, e io vi darò riposo ’76?
2. Se tale è la pena riservata a costoro, è chiaro ch
veri credenti in Cristo, quelli cioè che lo adorano, sia se­
condo la carne, sia secondo lo Spirito 177, quelli che non
lo ignorano come Figlio di Dio e non negano che si sia
fatto Figlio dell'uomo, m a credono che in [B] principio
era il Verbo 178 e che il Verbo si è fatto carne 179, costoro
regneranno in eterno nei cieli, secondo le sante promesse
del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale ha

1,1 Gv. 10, 33.


172 Cf. Gen. 14, 8 (LXX).
m Mt. 12, 32.
,7< Cf. 1 Gv. 2, 23.
,7i Gv. 14, 6.
1.6 Mt. 11,28.
1.7 Cf. Rom. 1, 3.
,7' Gv. 1, 1.
179 Ivi, 1, 14.
Lettere a Serapione. IV - Appendice 171

detto: Se ne andranno, quelli al castigo eterno, i giusti


invece alla vita eterna ie0.

Epilogo

3. Ti ho scritto succintam ente queste cose ricavand


le da ciò che io stesso ho appreso. Tu però ricevile non
come un insegnam ento perfetto, m a solo come un contri­
buto da parte mia. A te ora, riprendendo dalla parola
evangelica e dai Salmi il significato più esatto, legare in­
sieme i covoni della verità m, cosi che, portandoli anche
tu, si possa dire: Venendo, verranno in allegrezza, portan­
do i loro c o v o n il82, in Cristo Gesù Signore nostro. Per
mezzo di lui [C] e con lui al Padre, insieme allo Spirito
Santo, la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.

Mt. 25, 46.


Frase alquanto oscura e variam ente interpretata. Se si inten­
de la menzione dei Salmi come indicativa di tutto il Vecchio Testa­
mento, e tenendo conto che per Atanasio il «senso» o significato più
esatto o profondo della Scrittura è sempre quello cristologico (cf.
Introduzione, p. 33), allora questo testo appare come un invito a tro­
vare la «verità» della Scrittura stessa daU’accostam ento (il «legare
insieme») dell’annuncio profetico con la realtà presente nel Vangelo
(cf. C. Arian. III, 30: PG 26, 338A 8-11).
Sai. 125, 6.
INDICE DEI NOMI E DELLE COSE NOTEVOLI

Abramo: 49, 69, 70, 79, Atanasio di Alessandria:


144, 161 suo terzo esilio: 10-11;
Acab: 54 scrive dal deserto: 103,
Acacio di Cesarea: 145 dove è ricercato: 37
Adamo: 112 Atanasio (pseudo): 10, 77
Agabo: 48, 102 Ateo: 40, 97, 143
Aggeo: 64
Agraphon: 81
Alessandria: 10, 148, 149 Baruc: 51, 73
Alessandro di Alessandria: Basilio di Cesarea: 9, 49,
69, 103 79
Altaner B.: 154 Basilio (pseudo): 10, 87
Ambrogio di Milano: 10 Bate H.N.: 18
Amos: 41, 42, 51, 54, 80 Battesim o (nuova nasci­
Anastasio I d ’Antiochia: ta): 154
13 Battesim o degli eretici: 97
Angeli: classi di a.: 64; so­ Battesim o di Giovanni:
no molti: 93; a. decadu­ 152
ti: 112 Beelzebul: 105, 148, 153,
Antonio: 11, 12 158, 159, 160-169
Apollinare di Laodicea: 9, Bellini E.: 39, 69, 94
39 Bender W.: 7
Apostoli: 94, 95, 101, 115, Beseleel: 116
157 Bestemmia: contro lo Spi­
Ariani (e arianesimo): 8, rito Santo: 15, 26-29, 38,
18, 37, 38, 41, 42, 71, 79, 58, 67, 80, 147 ss.; contro
88, 97, 103, 108, 109, 119, il Figlio: 37, 38, 58, 151;
122, 169 contro la Trinità: 38,
Ario: 8, 69, 71, 79, 94, 110, 151, 152
111 Bibbia (in Atanasio): 32-34
Ariomaniti: 103 Binità (binitarism o, dia­
Aronne: 47, 160 de): 20, 40, 95 s., 133
174 Indice dei nqmi e delle cose notevoli

Blàser P.: 17 Davide: 51, 56, 58, 91, 104,


Bolgiani F.: 8 108, 114, 119, 129
Didimo Alessandrino: 9,
10
Caifa: 79, 95 Dio: non è come l’uomo:
Caleb: 53 68, 144; un solo D.: 39,
Camisani E.: 12 che è Trinità: 70, 95; sap­
Campbell C.: 20 piam o che esiste, non
C antalam essa R.: 7 «come» è: 72
Casey R.P.: 12 Dionigi di Milano: 11
Cavalcanti E.: 9, 10, 60 Divinizzazione: m ediante
Cesarea M arittim a: 148 lo Spirito Santo: 29, 30,
Cirillo Alessandrino: 87 48, 85, 86; il Verbo divi­
Clemente Alessandrino: 7, nizza nello Spirito San­
81 to: 90
Concilio Costantinopolita­
no I (381):' 8, 10, 55
Concilio di Arles (353): 10 Economia: 21, 155
Concilio di Milano (355): Egan G.A.: 13
11 Eliab: 116
Concilio di Nicea (325): 8, Elleni: 96, 136, 143, 150,
94, 114 s. 167, 169
Concilio Lateranense E rbetta M.: 19, 81
(649): 14, 156, 157 Eretici: im pudenti: 135,
Consostanzialità (conso­ 145; ottusi: 156; non cer­
stanziale): 21, 111, 115, cano per im parare: 135;
116, 125 loro gretto razionali­
Costanzo (imperatore): smo: 108; loro curiosità:
10-12 142; non hanno il senso
Creare (creazione): dal nul­ del mistero: 72; evitarli:
la: 81; differenza tra c. e 67, dopo averli am m oni­
generare: 115 ss. ti: 135
Cristologia (errori in c.): Erma: 19, 82
157 Ester (Libro di): 32
Cristologia pneum atica: Eucaristia (cibo spiritua­
26, 60 (v. Pneum a) le): 164
Eudossio: 143
Eunomio: 9, 143
Eusèbeia: 77
Daniele: 46, 168 Eusebio di Cesarea: 77
Daniélou J.: 19 Eusebio di Nicomedia: 143
Indice dei nomi e delle cose notevoli 175

Eusebio di Vercelli: 11 Giacobbe: 65, 69, 92, 116,


Eustazio di Sebaste: 9 144
Ezechiele: 46, 52, 53, 55, 57 Giacomo: 58, 90
Giobbe: 91, 92
Gioele: 46
Faller O.: 10 Giona: 54
Farina R.: 7 Giordano: 61
Farisei: 108, 136, 137, 152, Giosuè: 45
158, 160-163, 166, 169 Giovanni Damasceno: 87
Fede: congiunta a pietà: Giovanni (evangelista): 49,
38; apostolica: 66, 94, 58, 73, 74, 75, 84, 86, 110,
95, 104, 119; f. della Chie­ 114, 118, 126, 127, 155
sa cattolica: 132, 143; Girolamo: 10, 12
tratto distintivo della f.: Giuda: 116
33, 118, 119; una sola f.: Giudei: 101, 158, 161, 162,
97, 102, 140 169
Figlio di Dio: Unigenito: G iuditta (Libro di): 32
68; vero Dio: 112; im m a­ Giuliani G.: 20
gine del Padre: 57, 69, Giuliano (im peratore): 11
138; suo splendore: 73; Giuseppe (patriarca): 65
sua sapienza: 74; vita: Gotoniele: 45
75; verità: 104; mano Granado C.: 7
del Padre: 169; conso­ Gregorio di Nazianzo: 9
stanziale al Padre: 111 Gregorio di Nissa: 9
ss.; generato, non crea­ Gregorio Taum aturgo
to: 115 ss.; fatto uomo: (pseudo): 87
118-120 Gribomont J.: 20
Figlio dell'uomo (il lato
um ano e corporeo di Cri­
sto): 163 ss., 170 H am ack A. v.: 9
Filippo: 48 H eron A.: 16
Flavio Giuseppe: 77 H ubner R.M.: 9
Fondam entalism o: 17 Hypòstasis: 21, 94
Fozio: 150
Iconografia (sullo Spirito
Gabriele (angelo): 131 Santo): 7
Geerard M.: 14 Idion (proprio): detto del­
Gerusalemme: 48, 81, 101, lo Spirito Santo rispetto
102, 166 al Figlio e del Figlio ri­
Gesù (figlio di Iosedec): 64 spetto al Padre: 88
176 Indice dei nomi e delle cose notevoli

Ilario di Poitiers: 11 Lucifero di Cagliari: 11


Imm agine: lo Spirito San­
to è i. del Figlio: 87, 138;
il Figlio è i. del Padre: Maccabei (IV Libro): 77
87, 138; l’uom o creato M acedoniani: 10
«secondo l'i.»: 57; im m a­ Manichei: 12
gini scritturistiche: 21, Mansi: 14
109. Marco: 120, 162
Ippolito: 95 M argerie B. de: 32
Ireneo: 7, 59, 95, 100 M aria Vergine: 60, 102,
Isacco: 69, 116, 144 131
Isaia: 45, 54, 62, 64, 84, Michea: 46
114, 120, 126, 138, 167 Migne J. P.: 13, 14, 34, 111,
157
M ontfaucon B. de: 13
M oreschini C.: 7, 10
Jam m arrone L.: 13 Mosè: 45, 62, 63, 65, 71
Jaschke H.J.: 7 Miiller G.: 66

K annengiesser Ch.: 32, 42, Nacor: 144


57, 110 Novaziano: 27, 153
K retschm ar G.: 7 Nuova creazione: 57, 154

Ladaria L.F.: 7 Origene: 7, 26, 33, 81, 148,


Laici: 66 149
Laminski A.: 17, 20 Opitz H.G.: 14, 111
Lebon J.: 13, 15, 16, 59, 68,
101, 111
Lebreton J.: 7 Padre: in che senso Dio è
Lecuyer J.: 47 P.: 68 ss., 144 s.; da sem­
Liberio (papa): 11 pre Dio è P.: 69, 144; fon­
Linguaggio teologico: 31- te e luce: 73
32, 70 ss.; i nomi della Padri: custodi della fede:
Triade divina non vanno 94; trasm ettitori della fe­
m utati: 142 ss. de: 104, 119
Lippl J.: 13 Paolino di Treviri: 10
Logos: 34, 57, 149 Paolo (apostolo): 43, 48,
Lonergan B.: 21 49, 51, 53, 57-66, 70, 72,
Luca: 44 73, 74, 76, 80 83-89, 91,
Indice dei nomi e delle cose notevoli 177

98-103, 113, 118, 124, Sala G.B.: 21


126-128, 130-132, 135, Salomone: 72, 108
145, 149, 153-155, 157 Salvatore (Gesù): 44, 58,
Paraclito: 43, 47, 59, 60, 75, 136, 142, 143, 150,
123 (v. Spirito Santo) 153, 157, 158, 160-162,
Patrofilo di Scitopoli: 145 169
Pentimento: 153 s. Sam aritana: 104
Peretto E.: 7 Sansone: 45
Piétri Ch.: 10 Sapienza (creata): 42
Pietro: 48, 84, 89, 90, 101, Sapienza (di Salomone):
130, 159 32
Pneuma (nella Sacra Scrit­ Sauget J.-M.: 12
tura): quando significa Scritture (Sacre): attenersi
Spirito Santo: 43-51; ad esse: 73, 139; S. e T ra­
quando «spirito dell'uo­ dizione: 102 ss.; S. divi­
mo»: 51 ss., 55 ss.; o nam ente ispirate: 108; fi­
«vento»: 52; o «senso ne (skopòs) delle S.: 34;
spirituale»: 52 s.; indica le S. non proclam ano al­
a volte la divinità di Cri­ tro che Cristo, Verbo in­
sto (v. Cristologia pneu­ carnato: 155 (v. Bibbia)
matica): 26, 163 ss. Serapione di Thmuis: 9,
Pneum atom achi: 10, 103 11-16, 20, 148
Processione (dello Spirito Sesboiié B.: 9
Santo): 24, 78 S ettanta (LXX): 32, 100
Proprietà sostanziale: 21 Severo di Antiochia: 13
Pruche B.: 9 Shapland C.R.B.: 13, 14
Sieben H.J.: 32, 33, 34
Sigillo (detto dello Spirito
Quacquarelli A.: 7 Santo): 84, 126
Q uasten J.: 13 Sim onetti M.: 7-10, 26, 42,
60, 103, 149
Siracide: 32
Ragione (illum inata dalla Siriano: 10, 11
fede): 77 Smythe H.R.: 41
Razionalismo (degli ereti­ Spirito creato (detto del­
ci): 108 l'uomo): 55-57
Roma: 101, 154 Spirito Santo (riflessione
sullo S.S.) nei sec. II-
III: 7; nella controver­
Sabellio: 95, 142 sia ariana: 8 s.; l’errore
Sadducei: 108 dei Tropici sullo S.S.: 19
178 Indice del nomi e delle cose notevoli

s.; pneum atologia atana- guaggio umano): 70-72,


siana: 20 ss.; attributi 77
dello S.S.: 21 s.; rappor­ Trinità (Triade): non è m e­
to Figlio-S.S.: 22 s.; rap­ scolanza di Creatore e
porto Padre-S.S.: 23 s.: creatura: 39, ecc.; inse­
5.5. e Trinità: 24 ss.; Io parabile e unita in se
5.5. non è un angelo: 59 stessa: 66, 71, 76, 98,
ss.; non è creatura: 63, ecc.; in uno è significata
67, 79, 127, ecc., m a Crea­ tu tta la T.: 76; la T. è
tore: 129; non è genera­ perfetta: 89, 94, 151;
to, m a procede dal Pa­ espressa senza term ini
dre: 67 (v. anche Trinità, tecnici: 94; unica opera­
Pneuma, processione del­ zione della T.: 98 ss.;
lo S.S., bestem m ia con­ unica grazia: 131; la T. è
tro lo S.S., divinizzazio­ eterna: 133; non è dia­
ne) de: 95 s.; non vanno
Stefano (martire): 40 cam biati i nomi della
S tuder B.: 86 T.: 142 ss.
Tropici: 16-19

Tare: 69, 144


Tebaide: 11 Unzione: 84, 126
Telèiosis: 47
Teodozione: 46
Teognosto: 26, 148-150 Valentino: 59, 60
Teologia apofatica: 30-32 Verbo (Logos): v. Figlio
Teona: 10 Vivificante (detto dello
Tertulliano: 7, 21 Spirito Santo): 84
Tetz M.: 15
Theologùmenon: 99
Theos: 99 Williams R.D.: 88
Thom son R.W.: 13 Wolinski J.: 9, 20, 29, 31
Timoteo: 58, 59, 66, 101
Tiro: 52
Tito: 83, 87 Zaccaria: 46, 56, 60, 100,
Tobia (Libro di): 32 130, 138
Tradizione; 94 ss., 97, 102 Zeiller J.: 7
Trascendenza (di Dio e lin­ Zorobabele: 64
INDICE SCRITTURISTICO

Antico 33, 17 : 62 15, 14 45


Testamento 36,1 116
1 Re
Genesi Levitico 18, 45 54
1, 1 : 82, 112, 7, 37 : 47
126, 159, 168 8, 22-33 : 47 2 Maccabei
1, 2 : 45 11,45 63
1, 17 92 7, 28 81
1, 27 : 57, 168 Num eri
2, 7 108 11, 29 45 Giobbe
6, 3 45 14, 24 53 1, 6 : 92
8, 1 : 52 23, 19 68, 69, 4, 18 91
11, 24 144 144 25, 4 91
11, 26 : 144
25, 5 112
14, 8 : 170
28, 12 92 Deuteronomio
48, 15 65 1, 30 63 Salm i (LXX)
I, 33 63 13, 1 82, 125,
Esodo 9, 3 : 63 142
3, 14 82, 95, 20, 4 63 18, 2 111
109 31, 3 63 23, 1 111
4, 11 167 31, 6 63 23, 2 109
8, 19 : 169 32, 8 : 92 32, 6 100, 119,
14, 31 65 32, 17 163 130, 140
20, 11 : 82, 113 32, 39 63 42, 3 : 104
29, 22-34 : 47 44, 2 116
32, 4 : 160 Giudici 44, 7 : 114
32, 34 160 3, 10 45 44, 7-8 : 120
32, 35 160 6, 8 : 63 45, 14-15 : 114
33, 1-2 62 II, 29 : 45 50, 12 56
33, 15 62 13, 24-25 45 50, 13 45
180 Indice scrltturlstlco

64, 10 : 73 Qoelet Baruc


74, 6 96 3, 11: 72 3, 1 : 51
76, 7 : 51 7, 16 70 3, 10 73
76, 21 63 3, 12 73
77, 53 : 63 Sapienza
81, 5 : 118 Ezechiele
1, 4 71
81, 6-7 : 113 1, 5 90 11, 24 46
92, 1 : 58 1, 7 : 91, 129 18, 31 : 53
94, 10 : 145 12, 1 90, 92 18, 31-32 57
101, 26 : 113 27, 25-26 : 52
101, 26-28 : 112 Isaia 28, 2 : 113
101, 28 91 28, 12 91
102, 20 : 112 I, 11 132 28, 14 91
103, 24 119, 5, 20 : 162 31, 18 : 169
138 6, 2 70 36, 26-27 55
103, 29-30 56, 7, 2 : 54
87, 129 7, 14 55 Daniele
103, 30 : 83, 138 II, 2 : 89, 140 3, 50 116
105, 22 160 26, 19 167 3, 57 117
106, 20 119 30, 1 : 45 3, 86 51
106, 25 : 52 35, 5-6 167 7, 10 : 61, 93
113, 3 111 43, 10 68 13, 45-46 : 46
115, 2 91 44, 8 : 63 14, 4 168
125, 6 : 171 48, 16 46, 64
135, 16 63 59, 21 46 Gioele
138, 7 : 92, 129 61, 1 : 45, 84,
120, 126 2, 28 46, 101
142, 10-11 : 45 3, 1 123
145, 7 75 63, 9-10 : 46
145, 8 : 75 63, 11-12 : 62
63, 14 : 63 Amos
147, 18 : 100
148, 5 : 116 66, 2 113 2, 10 63
148, 7-8 52 4, 13 : 17, 32, 41,
Geremia 42, 54, 55, 57,
1, 4 : 100 58, 80
Proverbi 1, 11 100
2, 13 73 Giona
3, 19 119, 138
8, 22 42, 117, 17, 9 163 1, 4 52, 54
121 Lamentazioni
9, 18 : 134 Michea
26, 4-5 137 4, 20 165 2, 7 46
Indice scrltturistico 181

Aggeo 12, 28 : 47, 148 Luca


2, 4-5 : 64 12, 31-32 : 148 I, 35 60, 102,
2, 5 58 12, 32 : 14, 26, 131
29, 41, 134, 3, 21-22 : 44, 47,
Zaccaria 147, 170 61
1, 6 46, 100, 12, 34 67, 143 4, 1 : 44
130 12, 41 153 7, 21-23 : 167
1, 9 : 19, 60 13, 14 136 10, 18 91, 112
13, 41: 61 II, 52 163
4, 5-6 61
7, 12 46, 101, 13, 49 61 18, 2 : 65
13, 54 161, 165 19, 42 : 159
130
13, 55 159 22, 54-62 159
12, 1 56 14, 25 155
14, 26 158 Giovanni
15, 3-6 153
1, 1 58, 108,
Nuovo 16, 16 120
16, 21 156 118, 157, 170
Testamento 1, 3 : 113, 119,
18, 10 66
22, 29 : 64 122, 129, 138,
Matteo 151
23, 5 : 163
1, 2 : 116 23, 29- 37 : 153 1, 9 : 74, 110
3, 17 124 25, 41 160 1, 12 74
4, 1 44 25, 45 166 1, 14 : 57, 68,
4, 11 : 61 25, 46 171 118, 155, 157,
7, 6 : 162 27, 42 159 170
7, 7-8 136 28, 19 : 48, 61, 1, 18 : 68
7, 28 : 158 95, 115, 132, 2, 9 : 155
8, 3 156 142, 143, 152 2, 16 : 153
8, 8 : 155 3, 3 : 154
8, 26-27 : 158 3, 16 68, 78
9, 8 : 158 Marco 3, 18 68
10, 20 47 I, 31 : 156 3, 31 41
10, 25 161 3, 5 : 159 4, 6 : 155, 156
11, 5 155, 158 3, 17 : 58 4, 14 84
11,27 117,121 3, 29-30 : 162 4, 21 : 104
11, 28 170 3, 29 41 4, 23-24 : 104
12, 15 155 3, 30 162 4, 24 165
12, 24 : 105, 153 5, 41 : 156 4, 26 58
12, 24-25 : 148 II, 29 136 5, 19 113, 129
12, 27 : 153 11, 31 137, 152 5, 43 79, 139
12, 27-28 166 13, 32 120, 121 6, 30 159
182 Indice scrltturistico

6, 62-63 : 164 109, 114,' Π5, I, 30 136


6, 63 164 124, 140 3, 23 : 91
7, 15 159 16, 14-15 : 161 4, 3 : 71
7, 19, 118 16, 30 121 4, 17 112
7, 39 40, 84 17, 3 110 5, 14 : 112
8, 26 78 17, 4 : 78 7, 6 : 53
8, 40 118, 156 17, 10 98, 109, 7, 14 53
8, 57 : 161 124 7, 25 - 8, 2 53
9, 6 : 156 19,28 156 8, 9-11 : 49
9, 32-33 : 162, 20, 22 : 40, 47, 8, 11 75, 84
10, 21 162 61, 62, 75, 8, 15 74, 89,
10, 30 : 110, 111, 123, 137, 140 140
156 8, 16-17 : 52
10, 33 170 Atti 8, 29 87, 139
10, 35 113 1 4 : 48 8, 32 88
10, 38 : 166
11, 49-53 : 79
1 16 101. 130
8, 38 64
9, 5 95, 110,
2, 1-4 48
12, 35 : 118 2 17 123 113
14, 6: 43, 75, 89, 2, 38 149, 152 II, 33 : 70
104, 170 11, 34, : 141
3, 14 84
14, 9 : 110, 121, 4, 24 : 82, 113 15, 18-19 : 76
125, 127 16, 27 74
4, 24-25 : 101
14, 10 : 100, 110, 5, 39 103
114, 119, 121, 7, 51 40 1 Corinti
141, 156, 163 8, 17 48
14, 10-11 : 76 1, 17 77
8, 30 53 1, 24 : 74, 89,
14, 16 89 8, 39 : 48
14, 17 89, 104 118, 131, 140
14, 15 82, 113 1, 30 : 108
14, 20 151 17, 26 : 92
14, 23 : 75, 98, 2, 4 77
20, 22-23 : 102 2, 8 : 89, 118
100, 132 20, 23 131
14, 26 : 47, 79, 2, 10-11 : 67
20, 28 48 2, 10-12 : 49
139, 140 21, 11 : 48, 102 2, 10 82, 125
15, 26 : 40, 47, 23, 8 : 108
62, 78, 89, 2, 11 : 52, 82, 90,
28, 25 101 141
104, 124
16, 7 : 78, 136 2, 11-12 : 88, 124
Rom ani 2, 12 126, 137
16, 12-13 : 150
16, 13-14·: 123 1, 3 165, 170 2, 13 : 70
16, 14 78, 136 1, 4 : 83 2, Ì4-15 103
16, 15 62, 98, 1,25 62,97 3, 6 53
Indice scritturlstico 183

3, 16 : 49, 127 1, 17 74 ,
3 11 67
3, 16-17 86 1, 21: 64
6, 3 : 91 2, 15 : 57 1 Timoteo
6, 11 49, 83, 3, 16-17 : 100 2, 5 : 118
100 3, 21 : 117 3, 16 : 157
8, 6 : 127, 138 4, 3 50 4, 1 101
10, 4 : 74 4, '5 97, 132, 5, 8 97
12, 4-6 98, 131 140, 146, 154 5, 21 17, 58, 59,
12, 11 49, 128 4, 6 : 66, 95, 96, 64, 66, 80
12, 13 74, 128 132, 133 6, 13-14 : 65
15, 24 64 4, 24 : 57
15, 26 119 4, 30 50, 85, 2 Timoteo
15, 32 : 109 126
15, 53-54 109 1, 7 : 140
Filippesi 1, 10 119
2 Corinti 3, 16 108
1, 18-20 : 50
1, 3 37 1, 19 : 101, 131 Tito
2, 8 : 153 2, 6 : 127
2, 15 85, 127 2, 6-8 : 155 3, 4-7 : 83
3, 17 49 3, 3 50 3, 5 : 43, 152
12, 4 70, 77 3, 10 67, 135,
13, 3 : 101, 130 Colossesi 145
13, 13 99, 131 1, 5 : 109
1, 15 57, 138 Ebrei
Galati 1, 16 : 64 1, 2 109, 113
2, 19-20 : 75 1, 16-17 : 128 1, 3 73, 108,
3, 2 43, 70 1, 17 151 110
3, 5 : 70 1, 20 102 1, 10 : 113
3, 14 50 3, 1 : 119 1, 10-12 : 112
4, 6 89, 124, 3, 9-10 154 1, 12 : 91
140 1, 14 : 38, 59, 92
4, 6-7 : 50 1 Tessalonicesi 3, 5 71
4, 7 : 153 3, 10 : 145
4, 19 85, 127, 4, 8 : 50 6, 4 : 83, 151
153 4, 16 64 6, 4-5 92
6, 10 134 5, 19 43 6, 4-6 : 149, 154
5, 23 52 9, 8 : 50
Efesini 9, 13-14 : 51
2 Tessalonicesi 10, 1 : 58
1, 13: 84, 109,
126 2, 18 51 10, 29 50
184 Indice scrltturistico

11, 6 : 72 2 Pietro Giuda


12, 26-28 : 58 1, 4 85 6 91, 112
13, 8 112
Giacomo 1 Giovanni Apocalisse
1, 17 90 1, 5 : 73, 110
2, 22-23 : 38, 40 1, 4 82, 95
1 Pietro 2, 23 125, 170 I, 8 95, 110,
1, 9-11 : 48 2, 27 84, 126 112, 115
3, 4 : 90 4, 9 : 68 4, 8 : 95
3, 15 107 4, 12 75 5, 11 61, 93
3, 16 107, 147 4, 13 : 49, 75, 86, 5, 13 : 117
4, 11 117 127 II, 17 95
4, 14 89 5, 20 110, 114 16, 5 95
INDICE GENERALE

Introduzione pag. 7

I. Il contesto storico-dottrinale 7

II. L'intervento di Atanasio 10


1. Circostanze storiche 10
2. La corrispondenza Serapione-Atanasio 11
3. Le «Lettere a Serapione»: autenticità,
num ero e data 12

III. Il nuovo errore 15


1. Le persone 15
2. L’errore 19

IV. La pneum atologia di Atanasio 20


1. Il contesto trinitario 20
2. Gli attributi dello Spirito 21
3. Il rapporto Figlio-Spirito 22
4. Il rapporto Padre-Spirito 23
5. Spirito Santo e Trinità . . 24
6. La bestem m ia contro lo Spirito (IV, 26
8-23)
7. Il contesto soteriologico 29
8. Teologia apofatica 30
9. Atanasio e la Bibbia 32
186 Indice generale

Atanasio - Lettere a Serapione I-IV

Lettera I pag. 37
Occasione della lettera, 37 - L'errore circa lo Spirito
Santo, 38

Parte prim a
A. Confutazione scritturistica 41
Quale fondamento? 41 - Primo testo incriminato:
Amos 4, 13, 41 - Quando nella Scrittura «spirito»
significa Spirito Santo, 43 - Dossier scritturistico:
Antico Testamento, 44 - Dossier scritturistico: Nuo­
vo Testamento, 47 - «Spirito» significa a volte «spiri­
to dell’uomo», 51 - «Spirito» (pneuma) significa an­
che «vento», 52 - «Spirito» significa infine «senso
spirituale», 52 - L'esatta interpretazione di Amos 4,
13, 54 - Nuova obiezione, 54 - Interpretazione antro­
pologica di «spirito creato», 55 - Interpretazione cri­
stologica di «tuono consolidato», 57 - Secondo testo
incriminato: 1 Timoteo 5, 21, 58 - Lo Spirito Santo
non è mai chiam ato angelo, 59 - Nuove obiezioni
infondate, 60 - Lo Spirito Santo è distinto dagli an­
geli, 62 - Una logica assurda, 63 - L’esatta interpreta­
zione di 1 Timoteo 5, 21, 66

B. Confutazione logica 67
Ragionamenti assurdi, 67 - In che senso Dio è Pa­
dre e Figlio, 68 - Trascendenza di Dio e linguaggio
umano, 70 - Limite della conoscenza um ana, 72 -
Attenersi alle espressioni scritturistiche, 73 - Fonte
e luce, 73 - Figliolanza, 74 - Sapienza, 74 - Dono, 75 -
Vita, 75 - Opere, 76 - La Trinità è inseparabile, 76 -
La ragione illum inata dalla fede, 77- Conclusione,
79

Parte seconda
A. Esposizione deH’insegnam ento delle Sa­
cre Scritture
Indice generale

Orìgine dello Spirito Santo, 81 - Lo Spirito santifica


e rinnova, 82 - Lo Spirito vivifica, 84 - Lo Spirito
Santo è unzione e sigillo, 84 - Lo Spirito opera la
divinizzazione dell'uomo, 85 - Conferma dei due Te­
stamenti, 86 · Lo Spirito Santo è immagine del Fi­
glio, 87 - Lo Spirito Santo è realtà propria del Fi­
glio, 88 - Lo Spirito Santo è immutabile, 90 Lo
Spirito Santo è presente dovunque, 91 - Lo Spirito è
partecipato da tutti, 92 - Lo Spirito Santo è unico,
93 Conclusione, 93

B. Esposizione dell'insegnam ento della


Tradizione
La Trinità nella fede della Chiesa cattolica, 94 - La
Trinità è un unico Dio, 95 - Una sola fede, un solo
battesimo, 97 - Un'unica operazione divina, 98
L'unica operazione provata dalla Scrittura, 99 - Con­
cordanza tra Scrittura e Tradizione, 102 - Epilogo,
103

Lettera II

Premessa, 107

Parte prim a
Breve confutazione dell'arianesim o
Razionalismo meschino, 108 - Tutto ciò che si dice
del Padre, va detto anche del Figlio, 109 -11 Figlio è
consostanziale al Padre, 111 - Il Figlio è vero Dio,
112 - La fede di Nicea, 114 - Differenza tra «creare» e
«generare», 115 - Esatta interpretazione di Proverbi
8, 22, 117-11 tratto distintivo della fede apostolica,
119 Esatta interpretazione di Marco 13, 22, 120

Parte seconda [Lettera III]


Breve confutazione di coloro che negano la
divinità dello Spirito Santo
Aggancio con la prim a parte, 123 - Lo Spirito sta al
188 Indice generale

Figlio come il Figlio sta al Padre, 123 - Altri argo­


menti, 125 - Lo Spirito è da Dio, 126 - Lo Spirito è
unzione e sigillo, 126 - Lo Spirito è unico, 127 - Lo
Spirito è dappertutto, 128 - Lo Spirito è creatore,
129 - Lo Spirito è inseparabile dal Figlio, 130 - Unica
è la grazia della Trinità, 131 - La fede della Chiesa
cattolica, 132 - La Trinità è eterna, 133 - Epilogo, 133

Lettera IV pag. 135


Ostinazione degli eretici, 135 - Come rispondere agli
eretici, 136 - Uno solo è il Verbo di Dio, 138 - Il
Padre non è nonno, 138 - Seguire le Scritture, 139 -
Figlio e Spirito sono distinti nell'identica divinità,
139 - Lo Spirito è proprio di Dio, 140 · Non voler
scrutare l’inscrutabile, 141 - Credere come insegna
la Scrittura, 141 - La fede dalla Chiesa, 143 - Dio non
è come l'uomo, 144 - Non scherzare con le realtà
divine, 145

Appendice
La bestem m ia contro lo Spirito (Mt. 12, 32) 147
Esitazione di Atanasio, 147 - La richiesta di Serapio­
ne, 148 - L’opinione di Origene e Teognosto, 148 - La
spiegazione di Origene, 149 - La spiegazione di Teo­
gnosto, 150 - Esame delle suddette opinioni, 151
Gesù parlava ai Farisei, non ai battezzati, 152 - Diffe­
renza tra «pentimento» e «rinnovamento», 153 - Il
fondamento cristologico dell'esegesi, 155 - La dupli­
ce condizione di Cristo, 156 - Attenuanti per alcuni
errori cristologici, 157 Gravità della bestem m ia
dei Farisei, 158 - Antecedente nell’apostasia d’Israe­
le, 160 - Ambedue le bestemmie riguardano Cristo,
160 - La conferma di Marco 3, 30, 162 - «Figlio del­
l'uomo» e «Spirito», 163 - La negazione esplicita del­
la divinità del Verbo, 165 - L'evidenza delle opere
divine, 167 Identità di fondo con l’eresia ariana,
168 - Cristo, Figlio di Dio e Figlio deU'uomo, 170 -
Epilogo, 171

Indice dei nomi e delle cose notevoli 173


Indice scritturistico 179

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