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1) Iliade, IX, 658-661

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F?????? st???sa? p?????? ????? ?tt? t???sta.
a? d? ?p?pe???�e?a? st??esa? ????? ?? ????e?se
??e? te ????? te ?????? te ?ept?? ??t??.

�Ma Patroclo ordin� ai compagni e alle serve di stendere al pi� presto un


letto/giaciglio compatto/spesso a Fenice; essi obbedirono e stesero il
letto/giaciglio come aveva ordinato: velli, un regos e un fine (tessuto di) lino
scelto.�
Il regos, secondo il Dictionnaire des antiquit�s, � una via di mezzo tra una
coperta spessa e un materasso sottile non imbottito, probabilmente di lana, usato
sia per dormirci sopra che per coprirsi. Da notare che nell'epopea i letti in legno
sono noti: mi viene in mente almeno quello di Ulisse.

2) Posidonio, Storie, XXIII

" Dopo aver steso della paglia sul terreno, i Celti mettono davanti a s� le vivande
su tavole di legno che si alzano di poco da terra. Hanno come cibo pane in piccola
quantit�, ma molti pezzi di carne bolliti o grigliati su carboni o allo spiedo".

3) Appiano (Guerre in Spagna, 14.85), parlando di come Scipione Emiliano ripristini


la disciplina e dia il buon esempio alle truppe, scrive:
????a? te ?pe?pe? ??e??, ?a? p??t?? ?p? st?�?d?? ??epa?et?.
�Proib� loro di avere letti, ed egli per primo dormiva sulle paglie/sui
pagliericci".
Kl�ne indica un letto solido, un mobile; stib�s � la paglia sfusa, ma anche il
pagliericcio, il saccone imbottito di paglia..

4) Plutarco (Vita di Mario 7.3) descrive un episodio pi� o meno analogo: Mario
toglie i lussi ai soldati, che vedono il generale stesso
?ata?e?�e??? ?p? st?�?d?? e?te????
�giacere su semplice paglia�
Il termine � sempre stib�s (paglia/paglione), qui per� al singolare.

5) Plinio (NH VIII, 73), parlando della lavorazione con cui viene infeltrita la
lana, scrive:
(�) aenis polientium extracta in tomenti usum veniunt, Galliarum, ut arbitror,
invento; certe Gallicis hodie nominibus discernitur, nec facile dixerim qua id
aetate coeperit; antiquis enim torus e stramento erat, qualiter etiam nunc in
castris"
"Estratta dalle caldere dei degrassatori � usata per l'imbottitura, per invenzione,
credo, delle Gallie; certo (i materassi) oggi sono designati con nomi gallici, e
non potrei dire facilmente in quale epoca ci� sia cominciato: infatti gli antichi
avevano un materasso (?) di paglia, come (si usa) anche ora negli accampamenti
militari".
Torus indica qualsiasi cosa gonfia, dal muscolo al nodo dell'albero; in questo
contesto pu� essere cuscino, giaciglio, letto...; di conseguenza il complemento di
materia �e stramento� pu� indicare sia l'imbottitura (visto che di questo si sta
parlando) che la paglia sfusa gettata a terra.

6) Ateneo nel Deipnosophists (XIII, 603a) afferma che il popolo dei Celti,
nonostante l'estrema bellezza delle loro donne, preferiscano di gran lunga i
ragazzi: alcuni dormivano regolarmente sulle loro pelli di animali con un amante
adolescente alla loro destra ed un altro sul lato sinistro.. anche se alcuni lo
interpretano invece con "avevano un bel ragazzo da un lato e una donna dall'altro"
(Hubbard, 2003, pag 79).
Anche altri autori attestano la pederastia celtica, tra cui Aristotele (Politica,
II 6,6), Strabone (IV, 4, 6) e Diodoro Siculo (V, 32)

7) Diodoro Siculo (citato da Gerhard Herm nel suo volume Il mistero dei celti),
scrive:

Le donne celtiche, se non sono alte quanto i mariti sono altrettanto


coraggiose...Ma bench� siano graziose, gli uomini non vogliono aver a che fare con
loro. Essi preferiscono di molto l'amplesso con membri dello stesso sesso, e
giacciono su pelli di animali rotolandovisi con un amante per parte.
La cosa pi� stupefacente � che non tengono in alcun conto dignit� e decenza, ma
anzi offrono il loro corpo in modo del tutto disinibito. Non lo ritengono affatto
vergognoso, anzi si offendono se uno, cui facciano approcci, rifiuti.

8) Strabone conferma queste pratiche omosessuali con lo scarno accenno al fatto che
i giovani galli dispensavano "con spudorata liberalit� il loro fascino di
adolescenti", mentre Ateneo, un altro autore, racconta che i celti usavano dormire
con due compagni nello stesso letto

9) Polibio , Storie, II,17

I Celti abitavano in villaggi non fortificati, ed erano privi di ogni altra


comodit�. Dormivano su letti di fieno e di paglia, mangiavano solo carne e non
esercitavano altro mestiere che la guerra o l'agricoltura, tutt' altra scienza,
tutt' altra arte era loro sconosciuta. L'avere di ciascuno consisteva in bestiame e
in oro poich� erano le sole cose che potevano, secondo le circostanze, portare con
loro e spostare a loro grado. Portavano la pi� grande attenzione a formare delle
associazioni (etaire�as) , poich� presso di essi il pi� temibile e potente � colui
che mostra di avere il maggior numero possibile di uomini pronti a servirlo e a
fargli da corteo

10 ) Caio Giulio Cesare , De Bello Gallico , VIII, 15 (in realt�, plausibilmente,


compilato da aulo Irzio) ci narra:
"I Bellovaci, vedendo i Romani pronti all'inseguimento e non potendo n� pernottare,
n� rimanere pi� a lungo in quel luogo senza correre pericoli, decidono la ritirata
con il seguente stratagemma: le fascine di paglia e frasche su cui sedevano e che
abbondavano nel loro accampamento, se le passarono di mano in mano e le posero
dinnanzi alla loro linea.
Quando il giorno volgeva al termine, contemporaneamente, a un segnale stabilito, le
incendiano.
Cos�, un muro di fiamme, all'improvviso, copr� ai Romani la vista di tutte le
truppe nemiche. E subito i barbari ripiegarono con grandissima rapidit�.

Possiamo dunque vedere 2 elementi: 1) pelli animali; 2) paglia e fieno. Ora,


lasciando perdere che con pelli si possano anche intendere velli di ovini, ma che
nelle fonti classiche vi sia una certa tendenza a mettere in risalto elementi
"barbarici" cosi' "alieni" alla koin� greca, possiamo comunque valutarne una certa
veridicit�. Con paglia e fieno poi, e specialmente il fieno, nel caso di cavalli
per cavalieri armati ed esploratori, possiamo sempre appunto valutare che quando
gli autori parlano di "Celti che sedevano su paglia o fieno, desinando" potrebbero
anche riferirsi a graticci o stuoini. Ma anche a mucchi di fieno, con sopra distesa
un coperta. In questo, la testimonianza di Polibio pare collegarsi perfettamente. .
In casi di spostamenti, o di accampamenti da guerra, dei velli ovini (pelli di
animali) o dei mantelli (ricordiamoci le descrizioni dei manti boccolosi e di lana
ruvida di Strabone libro IV, cap. 6; od i manti di peli lunghi di Diodoro siculo,
libro V, cap. 29-30) potevano coprire dei mucchi di fieno per gli equini. A questo
Cesare /Aulo Irzio potrebbe dare riconferma.

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