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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA

TESI DI LAUREA

TUTELA GIURIDICA DEL SOFTWARE

RELATORE

CHIAR.MO
PROF. RAFFAELE TETI

CANDIDATA

DOMENICA CETANI

ANNO ACCADEMICO 1996/97


INDICE

INTRODUZIONE...................................................................................................

CAPITOLO I - CONCETTI PRELIMINARI

1.1. Hardware e software............................................................................


1.2. Necessità di una appropriata tutela per il software.
Il software come creazione intellettuale...............................................
1.3. Brevetto e diritto d’autore: cenni sull’oggetto
della loro tutela................................................................................28

CAPITOLO II - IL SOFTWARE NELLA EVOLUZIONE DELLA DOTTRINA E DELLA

GIURISPRUDENZA

2.1. Primi studi ed orientamenti sulla tutela.............................................


2.2. Segue: il richiamo all’art. 99 l. dir. autore. Critica............................
2.3. La Convenzione di Monaco sul brevetto europeo.
Armonizzazione dei sistemi giuridici europei
con specifico riferimento all’Italia....................................................
2.4. I lavori dell’OMPI (Organizzazione Mondiale della
Proprietà Intellettuale)......................................................................
2.5. Segue: struttura delle “Disposizioni-tipo sulla protezione del
software”..............................................................................................
Indice

2.6. Tendenze della dottrina italiana: la tutela brevettuale.......................


2.7. Segue: l’algoritmo per computer.......................................................
2.8. Segue: la protezione del diritto d’autore...........................................
2.9. Decisioni sulle prime controversie....................................................
2.10. Segue: la tutela dei videogiochi come opere
cinematografiche..................................................................................
2.11. Segue: protezione del software e dei relativi
manuali applicativi...............................................................................
2.12. Segue: il software come opera dell’ingegno di
carattere scientifico...........................................................................
2.13. Proposte di disciplina legislativa.......................................................

CAPITOLO III - DIRETTIVA CEE 91/250 E LEGGE ITALIANA 633/41 SUL

DIRITTO D’AUTORE

3.1. Sguardo d’insieme sulla Direttiva CEE..........................................


3.2. Adeguamento della legislazione italiana alla
Direttiva comunitaria......................................................................
3.3. I programmi per elaboratore come opere letterarie.........................
3.4. Oggetto della tutela.........................................................................
3.5. Titolarità del diritto d’esclusiva. Durata.........................................
3.6. Contenuto del diritto.......................................................................
3.7. Deroghe relative alle attività riservate.
Uso privato. Decompilazione..........................................................
3.8. Registrazione presso la SIAE. Tutela civile.
Tutela penale. Cenni.......................................................................

3
CAPITOLO IV - NUOVI SVILUPPI SULLA TUTELA DEL SOFTWARE

4.1. Crisi del diritto d’autore..................................................................


4.2. Le recenti decisioni statunitensi sulla protezione
del software: copyright e brevetti.......................................................
4.3. Giurisprudenza della Commissione di ricorso dell’UEB sulla
brevettabilità delle invenzioni concernenti software.......................
4.4. Considerazioni conclusive..............................................................

APPENDICI

A. Disposizioni-tipo sulla protezione di programmi


per elaboratore.....................................................................................
B. Codice Civile. Disposizioni in materia di diritto d’autore.................
C. Direttiva CEE 91/250........................................................................
D. Decreto legislativo 518/92................................................................
E. Regolamento SIAE. D.P.C.M. 3 gennaio 1994 n. 244......................
F. Testo aggiornato della l. 22 aprile 1941 n. 633.................................

GLOSSARIO........................................................................................................

BIBLIOGRAFIA......................................................................................................
INTRODUZIONE

Il valore e il ruolo che le tecnologie informatiche in generale, e il


software in particolare, vanno assumendo nei più diversi aspetti della
vita quotidiana e dell’organizzazione sociale (dagli uffici pubblici a
quelli privati, dagli esercizi commerciali agli ambulatori, dalle scuole
agli studi professionali, ecc.) sono sempre più in costante espansione.
Basti pensare al passaggio dai primi elaboratori utilizzati soprattutto
da istituti di ricerca (ENIAC, così fu battezzato il primo computer nel
1946, con 10 tonnellate di peso e 18.000 valvole) molto costosi, di
dimensioni diremmo oggi esagerate, capaci di operare con dispendio
di grandi quantità di energie e in vasti locali ad aria condizionata, agli
attuali computer o portatili, di dimensioni modeste, molto più potenti
del loro antenato e praticamente alla portata di qualsiasi utente, per
avere un’idea di come il fenomeno sia radicato. Avendo esso profon-
damente inciso sulla vita sociale, economica e di relazione non può
non aver avuto delle ripercussioni, anche e di conseguenza, sul diritto
che lo regola.
Negli ultimi anni, infatti, gli strumenti informatici hanno presentato
una diffusione così capillare all’interno della società da incidere pro-
fondamente non solo sul suo linguaggio1, sul suo stile di vita, modifi-
1 Se parole come formattazione, file, password ecc. sono ormai entrati a far parte
del linguaggio corrente, parole nate per designare, originariamente, cose ben
definite vengono trasformate, per effetto dei progressi dell’elettronica, per
indicare realtà diverse: il “virus” non è più soltanto una causa di patologie
umane ma una forma di aggressione che, servendosi di software, è in grado di
Introduzione

cando le modalità di comunicazione e di relazione interindividuale2,


ma anche, come si diceva, sul suo diritto (tant’è che si parla di diritto
dell’informatica, di informatica giuridica, ecc.).
Se poi si sposta l’attenzione al settore economico, agli ingenti capi-
tali impiegati in attività di progettazione e programmazione del soft-
ware, alla notevole entità di investimenti in termini di tempo e di ri-
sorse umane altamente qualificate (analisti, progettisti, programma-
tori), alla relativa facilità con la quale è possibile riprodurre un pro-
gramma e agli alti profitti collegati alla commercializzazione del soft-
ware, sono tutti elementi che hanno indotto il giurista ad una lunga,
problematica quanto contrastata analisi del software nella ricerca non
solo di un adeguato inquadramento giuridico ma anche di un’adeguata
tutela. Questa ricerca si è conclusa solo di recente con la direttiva CEE
91/250 prima e con il d.lgs.518/92 di adeguamento alla direttiva dopo.
Le ragioni di un così lungo ritardo dell’intervento da parte del legisla-
tore vanno ricercate sia in circostanze obiettive connesse inizialmente
al limitato sviluppo dell’industria che produceva software rispetto alla

cancellare o alterare unità di memoria; la “chiave” non è più solo un oggetto da


inserire in una serratura ma anche un codice alfabetico o numerico che consente
l’accesso ad una banca dati o ad un computer, e gli esempi si potrebbero
moltiplicare. Su questi temi v. Zolla, Fuori dal mondo, Adelphi, Milano, 1991;
Maldonado, Reale e virtuale, Feltrinelli, Torino, 1992.
2 Si parla tanto di villaggio globale delle comunicazioni in cui vengono a crearsi
nuovi legami umani e sociali tra gli uomini unificati dalla comunione delle
informazioni. Si pensi alle potenzialità informative di INTERNET, alle
tecnologie MULTIMEDIALI che avvalendosi, su scala planetaria, di strumenti
diversi (trasmissioni televisive, elaboratori elettronici, rete di “media”, satelliti
artificiali, ecc.) annulla i limiti dello spazio e del tempo. Per la visione del
“global village” cfr. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Garzanti, Milano,
1981.

6
parallela industria dell’hardware; sia in circostanze soggettive dipen-
denti dall’atteggiamento delle case costruttrici di hardware (che dete-
nevano, inizialmente, un monopolio di fatto su tutto il settore) nel rite-
nere che qualsiasi protezione giuridica del software potesse in qualche
modo frenare la crescita dell’industria dei calcolatori; sia per la
iniziale incompleta o superficiale conoscenza della vera natura
dell’hardware, del software e delle loro componenti essenziali.
Ma l’estensione di fenomeni come il plagio, la pirateria informatica
o altri fenomeni di criminalità informatica3, oltre che confermare la
estrema vulnerabilità del prodotto software (facilmente riproducibile e
quindi utilizzabile economicamente da quanti illecitamente o abusiva-
mente lo riproducano), sottolinearono l’urgenza di introdurre una
qualche forma di protezione, tecnica o giuridica, in mancanza della
quale la politica commerciale, oltre che lo sviluppo tecnologico del
settore, avrebbero subito dei forti condizionamenti.
Si arriva così, dopo un travagliato percorso dottrinale e giurispru-
denziale, al d. lgs. 518/92 che pone fine alla vexata quaestio circa la

3 L’approfondimento del diritto penale dell’informatica esula dagli scopi di


questo lavoro. Tuttavia si possono dare delle informazioni, per così dire, di
attualità. Premesso che le potenzialità degli strumenti informatici, con la
elaborazione e trasmissione elettronica delle informazioni per mezzo del
computer è diventata ben presto occasione per il dilagare di numerose condotte
illecite (come il danneggiamento degli impianti, l’accesso abusivo alle
informazioni, le falsificazioni di dati, ecc.), anche nel nostro paese vengono
finalmente qualificate e sanzionate espressamente come reati alcune ipotesi di
“abuso” informatizzato. Con la legge 23 dicembre 1993 n. 547, infatti, vengono
introdotte modifiche e integrazioni alle norme del codice di procedura penale.
Per quanto riguarda la trattazione più articolata delle ipotesi delittuose
ascrivibili al diritto penale dell’informatica, si rinvia a R. Borruso, Profili penali
dell’informatica, Giuffré, Milano, 1994; E. Giannantonio, Manuale di diritto
dell’informatica, Cedam, Padova, 1994, pag. 409 ss.
Introduzione

tutela del software inquadrandola nel diritto d’autore. Questo, infatti,


sarà l’argomento centrale di questo lavoro. Ma vediamo cosa lo ha
preceduto.
L’analisi giuridica, di qualsiasi fenomeno nuovo (e quindi anche del
software) comporta sempre la conoscenza degli elementi fondamentali
che ruotano attorno ad esso; non basta conoscere il dato normativo,
bisogna conoscere, preliminarmente, i fenomeni che si vogliono disci-
plinare, studiare le situazioni concrete in cui la disciplina verrà appli-
cata e i possibili effetti che potrà avere.
L’art.12 delle disposizioni sulla legge in generale stabilisce che
“nell’applicare la legge non si può ad essa attribuire altro senso che
quello fatto palese dal significato proprio delle parole secondo la con-
nessione di esse, e dalla intenzione del legislatore”. Quando “ le
parole ineriscono ad una determinata scienza, il significato proprio di
esse (cioè il loro senso letterale) è quello che esse hanno in quella
scienza. (...) Ad esse l’interprete non può non dare il significato
tecnico che esse hanno nella scienza cui appartengono e della quale,
pertanto, occorre possedere le nozioni fondamentali per la
comprensione effettiva di quelle parole”4.
Per questo si è reso necessario definire, nel primo capitolo, alcuni
concetti preliminari che, estrapolati alla relativa scienza, sono serviti
non solo al legislatore per la formulazione della legge, ma serviranno
anche all’interprete per studiare nella giusta ottica i casi concreti o al

4 Borruso, Computer e diritto, I, Milano, 1988, pag. 4.

8
comune lettore che voglia semplicemente avvicinarsi a queste temati-
che. Vengono definiti concetti come hardware, software, programma
sorgente, programma oggetto, RAM, packages, ecc. e viene sottoli-
neata l’importanza del software come componente essenziale per
l’utilizzo dell’elaboratore.
Si accenna, poi, alla corrente dottrinale che da tempo auspicava un
adeguato inquadramento giuridico del software non solo per l’enorme
dimensione economico-sociale che il fenomeno andava assumendo,
ma anche per incentivare attività di ricerca e programmazione al fine
di un più rapido sviluppo tecnologico del settore.
L’approfondimento condotto sulla natura del software ha portato la
dottrina e la giurisprudenza ad inquadrarlo nell’ambito delle creazioni
intellettuali e alla disciplina per queste prevista: in particolare al bre-
vetto e al diritto d’autore.
Così, portato lo studio al binomio diritto d’autore brevetto, si sinte-
tizza brevemente l’ambito di tutela accordata da questi due istituti sia
attraverso il codice civile che attraverso due leggi speciali (l.633/41
per il diritto d’autore e r.d.1127/39 per il brevetto).
Il secondo capitolo sottolinea, in modo più approfondito, l’iter dot-
trinale e giurisprudenziale nella ricerca di un’adeguata protezione del
software. Si evidenzia come già i primi studi condotti alla fine degli
anni sessanta, influenzati dalla disciplina adottata dai Paesi grandi
produttori di software e di hardware, esprimono il favore per
l’applicazione dei principi dettati dal diritto d’autore. Il quadro nazio-
Introduzione

nale ed internazionale sulla protezione del software si arricchisce ulte-


riormente quando la Convenzione di Monaco sul brevetto europeo del
5 ottobre 1973 espressamente escluse la brevettabilità dei programmi
per elaboratore considerati in quanto tali. Questa esclusione, sia pure
nell’ambito della difficoltà di definire un programma in quanto tale, è
stata vista come un ulteriore contributo verso la protezione nell’ottica
del diritto d’autore.
Spostando l’attenzione alla dottrina italiana, supportata dalla vastis-
sima giurisprudenza, viene posto in rilievo come sia difficile la scelta
tra brevetto e diritto d’autore. Accanto a coloro che ritengono che il
software vada brevettato (Ghidini ad esempio lo considera come spe-
cifica applicazione di principi scientifici capace di produrre con im-
mediatezza risultati pratici e costanti; Borruso ritiene brevettabile
l’algoritmo, cioè proprio quella serie finita di passaggi o di operazioni
che trasforma i dati immessi nell’elaboratore nello specifico risultato
richiestogli) altri lo riportano al diritto d’autore come strumento più
idoneo a tutelare la particolare forma espressiva nella quale un pro-
gramma viene espresso.
Il terzo capitolo si concentra sull’assetto legislativo attuale: la diret-
tiva comunitaria 91/250 e il d.lgs.518/92 (di adeguamento alla diret-
tiva e apportante modifiche alla l.633/41 sul diritto d’autore), tute-
lando il software come opere letterarie ai sensi della Convenzione di
Berna, lo includono definitivamente tra le opere protette con il diritto
d’autore. Quindi si passa ad esaminare, nell’ambito di questa tutela, i

10
diritti esclusivi spettanti all’autore del software ed il loro contenuto
(artt.64 bis, 64ter, 64quater l.633/41).
Il quarto capitolo analizza i nuovi sviluppi sulla tutela del software.
In particolare l’esame si appunta sulla crisi del diritto d’autore che,
come istituto tradizionalmente volto a tutelare opere appartenenti al
più alto spirito (artistico e letterario) dell’uomo, rivela sempre più la
sua inadeguatezza e i suoi limiti. A ciò si aggiunge che l’attenzione
degli operatori del settore, dalle industrie informatiche al mondo giuri-
dico, sembra estendere la concentrazione sulla tutela del software tra-
mite lo strumento brevettuale.
Al termine di una breve rassegna delle ultime decisioni statunitensi
e (senza andare così lontano) di quelle della Commissione di Ricorso
dell’UEB che sintetizzano l’attuale tendenza alla rivalutazione della
tutela brevettuale del software, non mancano riflessioni su una possi-
bile “complementarietà” delle due tutele: diritto d’autore e brevetto.
Questa coesistenza consentirebbe, secondo alcuni, di calibrare ade-
guatamente la tutela d’autore evitando applicazioni che possano
“snaturarlo”, e di lasciare al brevetto, che dovrà pur essere adeguato
alle peculiari caratteristiche del software, la possibilità di soccorrere là
dove il primo è carente.
Introduzione

12
CAPITOLO I

CONCETTI PRELIMINARI
Cap. I: Concetti preliminari

1.1. Hardware e software

Prima di affrontare le problematiche legate alla tutela giuridica del


software è opportuno fornire alcune informazioni preliminari sia per
chiarire concetti che, sebbene siano ormai divenuti di uso abbastanza
comune, spesso vengono fraintesi o sono poco chiari, sia per fissare
una terminologia che verrà utilizzata nel resto del presente lavoro.
Un sistema di elaborazione, chiamato comunemente computer o
elaboratore o calcolatore, è essenzialmente costituito da due compo-
nenti: l’hardware e il software.
L’hardware costituisce la parte fisica dell’elaboratore, cioè
l’insieme dei suoi componenti elettronici e meccanici. La struttura
tipica di un computer prevede la presenza di un processore, una
memoria e un insieme di unità periferiche. Il processore è il cuore
dell’elaboratore, è la componente elettronica in grado di eseguire le
istruzioni: è come il motore per un’automobile. La memoria contiene
le informazioni che saranno elaborate dal processore; in particolare
contiene le istruzioni che saranno eseguite dal processore (programmi)
e i dati su cui lavoreranno i programmi stessi. Si possono distinguere
due tipi di memoria: la memoria volatile e la memoria stabile. La
memoria volatile o RAM (Random Access Memory) è in grado di
contenere informazioni finché il computer è alimentato elettricamente;
non appena il computer viene spento tutte le informazioni in essa

14
contenute vengono perdute. Tuttavia le operazioni di accesso alle
informazioni contenute nella RAM sono velocissime (generalmente
dell’ordine dei milionesimi di secondo). La memoria stabile, detta
anche memoria di massa, è in grado di contenere informazioni anche
se il computer non è attivo: essa è rappresentata dai supporti magnetici
di memorizzazione come i floppy disk, gli hard disk, i nastri. Mentre
la memoria volatile e quella stabile sono generalmente utilizzabili sia
per leggere che scrivere dati, esiste anche un tipo di memoria
utilizzabile soltanto per operazioni di lettura: questo tipo di memoria è
detta ROM (Read Only Memory) e di solito contiene informazioni
relative all’hardware e programmi che interagiscono direttamente con
l’hardware (firmware). Infine le unità periferiche o dispositivi
consentono al computer di comunicare con il mondo esterno sia per
ricevere dati (unità o dispositivi di input) sia per inviare i risultati delle
elaborazioni (unità o dispositivi di output). Esempi di dispositivi di
input sono la tastiera, il mouse, lo scanner, mentre esempi di
dispositivi di output sono il monitor, la stampante, il plotter. Esistono
anche dispositivi di input/output, cioè che consentono al computer sia
di ricevere dati che di inviarli all’esterno, come ad esempio il modem.
L’hardware di un sistema di elaborazione non è tuttavia in grado di
risolvere alcun problema di per sé. Possiamo dire che esso è soltanto
potenzialmente un risolutore di problemi di vario tipo.
Per poter essere operativo l’hardware ha bisogno del software, cioè
dei programmi: insieme di istruzioni la cui esecuzione da parte
Cap. I: Concetti preliminari

dell’elaboratore consente di ottenere dei risultati a partire da dati di


input. Il software, al contrario dell’hardware, è un componente
astratto, non tangibile, ma che rende attivo l’elaboratore consentendo-
gli di svolgere determinati compiti. Il tipo di compito che il
calcolatore può svolgere dipende dal particolare software. Si possono
distinguere due grandi categorie di software: il software di base e il
software applicativo.
Il software di base è costituito dall’insieme di quei programmi il cui
scopo è quello di rendere operativo il computer, cioè di metterlo in
grado di eseguire programmi per risolvere i problemi dell’utente. Ti-
pici esempi di software di base sono i sistemi operativi, insieme di
programmi che gestiscono l’hardware e forniscono un supporto per
l’esecuzione di programmi che risolvono particolari problemi
dell’utente. Il software di base è strettamente legato alle caratteristiche
dell’hardware di ciascun computer per cui non è necessario che
l’utente ne conosca i dettagli tecnici. Tra i sistemi operativi più diffusi
ricordiamo il DOS, Unix, Windows, OS/2.
Il software applicativo è costituito dall’insieme dei programmi che
risolvono determinati problemi dell’utente. Esempi di software appli-
cativi sono i programmi di contabilità, i programmi di videoscrittura, i
programmi di elaborazione grafica, ecc. E’ essenziale che il software
applicativo interagisca con il software di base per poter funzionare.
Esso inoltre può essere suddiviso in software personalizzato, cioè
realizzato appositamente in base alle richieste di un singolo utente, e

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software standard o package, cioè software realizzato per risolvere
una gamma di problemi abbastanza comuni e pertanto diretto a più
utenti.
Sia il software di base che il software applicativo per poter essere
eseguito deve essere caricato nella RAM. Generalmente sia i dati che
i programmi sono contenuti in strutture logiche chiamate file o archivi
e memorizzati su supporti di memoria di massa (hard disk, floppy
disk, nastri magnetici) in modo che le relative informazioni non si
perdano quando il computer è spento. All’accensione del computer il
sistema operativo viene caricato dal supporto di memoria di massa, su
cui si trova, nella RAM, rendendolo pronto per l’esecuzione dei
programmi applicativi. Un programma applicativo deve essere
anch’esso caricato in RAM per poter essere eseguito. L’esecuzione di
un programma consiste nella esecuzione da parte del processore di
ciascuna delle istruzioni che compongono il programma stesso.
Come abbiamo detto, un programma è un insieme di istruzioni che,
eseguite dal processore di un elaboratore, risolve un determinato pro-
blema. Tuttavia le istruzioni devono essere espresse in forma tale da
essere “comprese” dal calcolatore. L’insieme dei simboli e delle
regole che consentono di esprimere le istruzioni destinate ad un
calcolatore è detto linguaggio di programmazione. Il calcolatore,
come macchina elettronica digitale, è in grado di interpretare soltanto
sequenze di stati di tensione elettrica, codificati generalmente con 0 e
1 (bit). Il linguaggio di programmazione che esprime le istruzioni
Cap. I: Concetti preliminari

impartite ad un calcolatore tramite sequenze di bit è detto linguaggio


macchina ed è l’unico linguaggio riconosciuto dal calcolatore.
L’attività di programmazione di un calcolatore, cioè quell’attività che
mette in grado un calcolatore di risolvere un determinato problema, è
schematicamente riconducibile all’individuazione di un metodo per
risolvere il problema e la traduzione del metodo in una forma
comprensibile al computer, cioè la traduzione in linguaggio macchina.
Il metodo astratto per risolvere un determinato problema è detto
algoritmo; la traduzione dell’algoritmo in un linguaggio di program-
mazione dà origine al programma. Per chiarire meglio la distinzione
tra algoritmo e programma, possiamo considerare il caso in cui il pro-
blema è costituito dal calcolo dell’area di un triangolo: l’algoritmo per
risolvere tale problema stabilisce che occorre moltiplicare la misura
della base del triangolo per la relativa altezza e dividere il risultato per
due; un programma derivato da questo algoritmo è la descrizione di
questi calcoli in un linguaggio di programmazione. Si noti che dato un
algoritmo possono esistere diversi programmi da esso derivati, in
quanto diversi sono i linguaggi di programmazione esistenti e diversi
sono i modi di esprimere uno stesso algoritmo con un dato linguaggio
di programmazione.
Tuttavia, la programmazione in linguaggio macchina non è certa-
mente agevole per un essere umano. Nel corso della storia
dell’informatica si è cercato di realizzare strumenti che consentissero
al programmatore di esprimere l’algoritmo in modo più agevole e

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sempre più vicino al linguaggio umano. Questi strumenti sono i lin-
guaggi di programmazione di alto livello, come il FORTRAN, il BA-
SIC, il COBOL, il Pascal, ecc. Questi linguaggi artificiali hanno co-
strutti molto simili alla lingua inglese e rendono l’attività di program-
mazione meno ostica rispetto alla codifica in linguaggio macchina. Il
compito di tradurre un programma espresso in un linguaggio ad alto
livello in linguaggio macchina è demandato a programmi speciali
(interpreti, compilatori). La presenza di questi strumenti software
pone un programma sotto due forme: il programma sorgente, cioè il
programma espresso in un linguaggio ad alto livello, e il programma
oggetto o eseguibile, cioè il programma espresso in linguaggio mac-
china.

1.2. Necessità di una appropriata tutela per il soft-


ware. Il software come creazione intellettuale.

La dottrina, come spesso accade per qualsiasi risultato della ricerca


e del progresso tecnologico, non ha potuto sottrarsi all’indagine sulla
protezione e sulla natura giuridica del software al fine di classificarlo
nell’ambito della tipologia dei “beni giuridici” per assicurargli una tu-
tela più efficace e specifica di quella offerta dalle norme generali
dell’ordinamento (soprattutto quando si tratta di tutelare diritti come
quello morale od economico dell’autore del software).
Cap. I: Concetti preliminari

Il problema della tutela del software è piuttosto recente ed è colle-


gato alla vertiginosa espansione e applicazione delle nuove tecnologie
informatiche a praticamente tutti i settori della organizzazione sociale.
La crescita dell’industria del software e la sua autonomia rispetto
alla crescita dell’industria dell’hardware, l’enorme dimensione econo-
mico-sociale degli interessi coinvolti e la notevole entità di
investimenti destinati al settore della ricerca e della formulazione dei
programmi, sono tutti elementi che giustificano di per sé la necessità
di un adeguato inquadramento giuridico del software nonché di
un’adeguata tutela. E questo anche perché l’inesistenza di un’efficace
forma di tutela giuridica non può non influire, scoraggiandola, sulla
stessa attività di ricerca e di programmazione, e ciò a detrimento di un
rapido sviluppo tecnologico.
Il progresso tecnico e scientifico, come si diceva, pone spesso
l’interprete di fronte a categorie ed istituti del tutto nuovi, sia dal
punto di vista di un loro inquadramento giuridico (più o meno diffi-
coltoso) nell’ambito di istituti e categorie già noti, sia dal punto di vi-
sta dell’individuazione di una natura autonoma degli stessi tale da
prospettare la necessità di una disciplina ad hoc.
Se si volesse dare una definizione di uso corrente si direbbe che il
software, o programma per elaboratore, è l’insieme di informazioni o
istruzioni che il programmatore dà all’elaboratore al fine di ottenere
una funzione o un risultato pratico.
Pur essendo la dottrina e la giurisprudenza orientate per

20
l’appartenenza del software ai beni giuridici, e in particolare alla cate-
goria delle creazioni intellettuali, gli interpreti si sono interrogati,
nell’ambito di un sistema normativo già codificato, su quale potesse
essere l’approccio migliore: proteggibilità come invenzione
suscettibile di brevetto ai sensi dell’art. 2585 c.c.; ricorso al diritto
d’autore sotto forma di tutela di opera dell’ingegno di carattere
creativo; applicazione delle norme in tema di concorrenza sleale
contenute negli artt.2598 ss del c.c.; tutela contrattuale5 attraverso
l’inserimento di clausole che regolino o limitino l’uso da parte degli
utenti6.
Altre volte le stesse aziende produttrici (software house) per tute-
larsi contro utilizzazioni e riproduzioni non autorizzate, e quindi con-
tro gli inevitabili danni economici che ne conseguono, hanno escogi-
tato accorgimenti (difese) tecnici all’interno degli stessi programmi
che ne limitassero o escludessero la riproduzione abusiva7.

5 Per un approfondimento cfr. G. Alpa, V. Zeno-Zencovich (a cura di), I


contratti di informatica. Profili civilistici, tributari e di bilancio, Milano, 1987.
6 Si fa riferimento a clausole che ne tutelino la segretezza. Per esempio,
nell’ambito di contratti di know how, cioè quelli attraverso i quali si trasferisce il
patrimonio di conoscenze (tecniche di produzione, procedimenti di lavorazione,
brevetti, segreti industriali ed anche il software), si è soliti inserire clausole
particolari che impegnino il contraente a mantenere il segreto sul know how
trasferito. Ancora, il contratto che concede l’uso del software può contenere
clausole quale il divieto di fare copie del programma, il divieto di trasferirlo a
terzi, il divieto di divulgarne il contenuto, ecc. Tuttavia, questa forma di
protezione contrattuale ha l’inconveniente di essere efficace solo tra le parti, per
cui una volta che si sia perso il controllo sulla circolazione e diffusione del
programma non si potranno più far valere i propri diritti né perseguire
successivamente chi in buona fede ne faccia uso.
7 Si possono, ad esempio, inserire nel programma stesso alcuni espedienti di
programmazione non percepibili dall’utente comune, in grado di bloccare i
normali programmi di copiatura. Si può ricorrere a misure difensive di carattere
Cap. I: Concetti preliminari

Ma le difese di ordine tecnico8 (come l’inserimento di “trappole lo-


giche”9, di misure difensive di carattere elettronico o sistemi di prote-
zione fisica del programma10), così come la tutela negoziale, (che è
quella con cui i produttori di software cercano di autotutelarsi adot-
tando specifiche clausole da apporrre ai contratti stipulati tanto con gli
utenti del software che con i propri dipendenti), si sono subito rivelati
insufficienti11.
Inoltre, il ricorso alle norme sulla concorrenza sleale (artt. 2598 ss.
c.c.), ha dato luogo a discordanti valutazioni fra dottrina e giurispru-
denza. Mentre la prima è orientata verso la esclusione o la limitazione
del ricorso all’art. 2598 c.c., la seconda vi fa più frequente e spesso
decisivo affidamento riconducendo alcune attività vietate ora sotto il
profilo dell’imitazione servile, ora dell’attività confusoria, ora della
correttezza professionale per farne dichiarare la illiceità nonché la ini-

elettronico o sistemi di protezione fisica del programma, così se un tecnico della


programmazione può aggirare con opportuni accorgimenti le misure del primo
tipo, più difficile sarà operare sulle misure del secondo tipo che richiederebbero
una organizzazione industriale fuori dalla comune portata.
8 Un quadro completo delle difese tecniche è riportato da M.G. Losano, La tutela
giuridica del software in Il diritto privato dell’informatica, Einaudi, Torino,
1986, pag. 63 - 97.
9 Ad esempio l’inserimento in un programma di fatturazione della
denominazione sociale del cliente crittografata che non corrisponde a quella
digitata dall’operatore, oppure la sostituzione di certi standard di programma
con altri (come ad esempio usare caratteri speciali diversi da quelli accettati dai
programmi di copiatura di uso corrente).
10 Si tratta, per esempio, di dispositivi hardware che sono fondamentali per la
corretta esecuzione dei programmi. Tant’è vero che se pure il software fosse
copiato non potrebbe essere utilizzato su un computer non dotato di quello
specifico dispositivo.
11 Per queste questioni si rimanda a U. Carnevali, Sulla tutela giuridica del
software, Quadrimestre, 1984, pagg. 257-261.

22
bizione della continuazione delle stesse12.
La dottrina ha sottolineato i limiti soggettivi della disciplina in
esame, che è rivolta a soggetti che rivestono la qualifica di imprendi-
tori che siano legati da un rapporto, appunto, concorrenziale, e non a
professionisti che imitino il software altrui (né ai loro clienti) o
all’utente che compia occasionalmente atti di diffusione di software
copiato13.
Di fronte ai limiti intrinseci alla tutela negoziale ed allo scarso aiuto
dato dalle norme sulla concorrenza sleale si è ben presto indirizzata
l’analisi del problema della tutela del software verso forme di tutela
assoluta (erga omnes): la disciplina brevettuale e quella del diritto
d’autore.
In questa sede, infatti, l’analisi sarà portata su questi due aspetti
della tutela essendo quella contrattuale e quella collegata alla norma-
tiva sulla concorrenza sleale, esterne rispetto alla qualificazione giuri-
dica del programma.
Se l’hardware non pone problemi di classificazione nell’ambito

12 Per un quadro completo sulle decisioni in tema di concorrenza sleale si veda:


Indice per materia della giurisprudenza in Ristuccia, V. Zeno-Zencovich, Il
software nella dottrina e nella giurisprudenza, CEDAM, Padova, 1990,
pag.209.
13 Per le ulteriori questioni che scaturiscono dalla applicazione al software delle
norme sulla concorrenza sleale si vedano: U. Carnevali, Sulla tutela giuridica
del software, Quadrimestre, 1984, pag.260; C. Ciampi, Il problema della
proteggibilità del software nell’ordinamento giuridico italiano e straniero.
Soluzioni e prospettive, in La tutela giuridica del software a cura di G. Alpa,
Giuffrè Editore, Milano, 1984, pag.121; E. Giannantonio, Manuale di diritto
dell’informatica, CEDAM, Padova, 1994, pag. 129; R. Ristuccia, V. Zeno-
Zencovich, Il software nella dottrina e nella giurisprudenza, CEDAM, Padova,
1990, pag.37.
Cap. I: Concetti preliminari

della categoria dei beni giuridici: in quanto prodotto industriale, in-


fatti, è un bene materiale e, pertanto, possono applicarsi le norme co-
muni (ad es. quella in tema di vendita o di locazione, oppure quella
dettata in materia di concorrenza tra imprese o di tutela dei segreti
scientifici ed industriali) senza necessità di adattamenti consistenti, di-
verse sono le cose per il software. Le innovazioni tecniche nel campo
dell’hardware, poi, se soddisfano i requisiti di brevettabilità, possono
essere tutelate efficacemente mediante il deposito di domande di bre-
vetto per invenzione o modello industriale
Il software, invece, presenta già una prima complessità quanto alla
sua definizione. Secondo la formulazione effettuata dall’OMPI
(Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale) durante la ri-
unione del Comitato di Esperti, tenutasi a Canberra dal 2 al 6 aprile
1984, il software è “l’espressione di un insieme organizzato e struttu-
rato di istruzioni (o simboli) contenuti in qualsiasi forma o supporto
(nastro, film, circuito, disco), capace direttamente o indirettamente, di
fare eseguire o fare ottenere una funzione, un compito o un risultato
particolare per mezzo di un sistema di elaborazione elettronica
dell’informazione”.
Fondandosi sulla distinzione tra hardware e software (descritta da
esperti e tecnici del settore) e appellandosi alla classificazione dei beni
giuridici in “materiali” e “immateriali”, la dottrina ha ritenuto che il
software fosse ricondotto al concetto di “bene immateriale” tradizio-
nalmente utilizzato per indicare quelle creazioni intellettuali

24
(invenzioni, modelli industriali, opere dell’ingegno) che si presentano
come beni autonomi in grado di assicurare tanto il diritto ad essere ri-
conosciuti autori dell’atto di creazione che quello di utilizzazione o di
sfruttamento economico dell’opera stessa.
I diritti così attribuiti sono di carattere assoluto in quanto possono
essere fatti valere nei confronti di chiunque (erga omnes).
L’importanza che le creazioni intellettuali rivestono all’interno
dell’ordinamento giuridico emerge non solo dalla rilevanza che esse
assumono per l’individuo che le ha create (si pensi alla concessione
del cosiddetto diritto di privativa) ma anche dal loro valore sociale:
promuovono lo sviluppo tecnologico incentivando l’attività creativa
dei privati; consentono nel contempo che tutti possano fruire del
progresso raggiunto evitando che si creino stabili posizioni di
monopolio culturale e tecnologico14
Sempre dal punto di vista sociale, le creazioni intellettuali costitui-
scono il mondo della cultura e della tecnica, il comune patrimonio su
cui è fondata la civiltà, quel “mondo ideale che si riporta all’uomo nel
suo sforzo di intendere il cosmo e di dar forma alle sue fantasie, come
di asservire le forze della natura per aumentare il proprio benessere”15.
Se l’esigenza di un’appropriata tutela era da tempo sentita, per es-
sere il software una creazione intellettuale particolarmente adatta ad
essere utilizzata e sfruttata abusivamente, tuttavia l’intervento del legi-

14 G. Ferri, Manuale di diritto commerciale, Torino, 1988, pag. 169.


15 T. Ascarelli, Teoria della concorrenza e dei beni immateriali, II ed. Giuffré,
Milano, 1957, pag. 222.
Cap. I: Concetti preliminari

slatore non è stato così repentino. Forse per lo scarso interesse e le


scarse pressioni originarie delle case produttrici di hardware
(inizialmente detentrici anche del monopolio sul software) che vede-
vano nel riconoscimento di diritti assoluti di esclusiva un freno per
l’utilizzabilità e la vendita dei loro prodotti; forse la mancata o incom-
pleta cognizione da parte del giudice della reale natura del software16;
ma tant’è.
L’espandersi del mercato dell’informatica e gli enormi interessi
economici connessi agli alti profitti derivanti dalla commercializza-
zione di massa del software, la facilità con la quale è possibile ripro-
durre un programma17, la presa di coscienza, da parte delle case pro-
duttrici di software, degli incalcolabili danni economici derivanti dalla
circolazione abusiva di programmi copiati, sono tutti elementi che
hanno fatto pressione sul futuro intervento del legislatore.
Il problema della riproduzione illecita, poi, non riguarda solo il co-
siddetto software applicativo standardizzato (cioè pronto per essere

16 Osserva Spolidoro: “La crisi del software ... è un segnale o se si preferisce una
conseguenza delle difficoltà di applicare vecchie categorie concettuali e
normative ad entità tecnologiche nuove. Per esempio, per esaminare la
questione dal punto di vista delle leggi sulle privative industriali, appare a prima
vista evidente che un programma per computer non è un prodotto, benché sia
normalmente incorporato in un supporto fisico, non è un procedimento
industriale in senso stretto, benché possa essere utilizzato in funzione di
controllo o di attuazione di procedimenti industriali; non è una macchina (anche
se qualcuno lo contesta) benché l’hardware senza il software sia stato descritto
un “corpo senza testa” e, infine, non è neppure in se stesso un nuovo risultato
industriale, benché possa conseguire risultati di interesse industriale”. M.S.
Spolidoro, Indirizzi legislativi in tema di e tutela del software, in La tutela
giuridica del software a cura di G. Alpa, Giuffrè Editore, Milano, 1984, cap. IV.
17 Riprodurre il supporto magnetico su cui viene memorizzato il programma non
presenta difficoltà maggiore che copiare una musicassetta.

26
utilizzato da utenti con esigenze comuni), che è il più esposto a simili
atti di “pirateria”, o il software personalizzato18 (cioè studiato e svi-
luppato per le specifiche esigenze di un singolo cliente), ma anche il
software di base od operativo.
Più difficile sarà riprodurre una ROM che, essendo costituita da
una piastrina di silicio (chip) sulla quale sono fissati i microcircuiti già
programmati dal costruttore (in modo inalterabile) per svolgere deter-
minate funzioni, richiederebbe una organizzazione industriale sicura-
mente fuori dalla portata della maggior parte degli utenti di elabora-
tori.
Tutto questo ha portato i giuristi a privilegiare, nella ricerca di una
soluzione adeguata, l’area dei diritti di privativa sulle creazioni intel-
lettuali, la sola in grado di garantire una tutela erga omnes, cioè nei
confronti della generalità dei consociati. In conseguenza di tale impo-
stazione, il dibattito sulla protezione del software, nazionale ed inter-
nazionale, ha oscillato tra i due poli della disciplina brevettuale da un
lato e del diritto d’autore dall’altro quali classiche forme di tutele della
proprietà intellettuale.
Tale dibattito, frutto del contributo tanto della dottrina che della
giurisprudenza, sarà oggetto dell’analisi del prossimo capitolo.

18 Spesso questo tipo di software può essere oggetto di appropriazione non


autorizzata ad opera degli stessi ex dipendenti delle software house che lo ha
elaborato, i quali, approfittando del patrimonio di conoscenze tecniche acquisite
durante il rapporto di lavoro, diffondano, magari anche a prezzi inferiori,
programmi identici a quelli originariamente messi a punto dalle software house
dopo una complessa attività di ricerca.
Cap. I: Concetti preliminari

1.3. Brevetto e diritto d’autore: cenni sull’oggetto


della loro tutela

Prima di analizzare il dibattito sulla protezione del software nella


difficile scelta tra diritto d’autore e brevetto, è opportuno soffermarsi
brevemente sull’oggetto della tutela che caratterizza i suddetti istituti
(l’analisi più approfondita è rimandata alla lettura di uno dei numerosi
manuali scritti sul tema).
Il brevetto e il diritto d’autore tutelano entrambi creazioni intellet-
tuali, seppure di diversa natura: il primo tutela l’invenzione industriale
(quale ad esempio una macchina, un giradischi, un semaforo, ecc.), il
secondo tutela l’opera dell’ingegno (una poesia, un’opera teatrale, un
romanzo, ecc.).
La scelta di applicare una o l’altra tutela al caso concreto non sarà
liberamente effettuata dall’interprete, ma dipenderà dalla natura della
creazione intellettuale. Anche la finalità cui sono volte le due tutele è
assai differente: il diritto d’autore protegge la forma dell’espressione
creativa; il brevetto esplica la funzione di garantire l’esclusiva sullo
sfruttamento della creazione con riguardo al suo contenuto.
Volendo dare delle indicazioni più precise sul contenuto e sulla
forma di un’opera d’arte si può dire che il primo è l’insieme, ad esem-
pio, dei fatti raccontati in un libro, del soggetto rappresentato in un
quadro, in una scultura, in un film; la forma è il modo letterario, pitto-
rico, cinematografico di esprimere quel contenuto. “La forma mette in

28
luce non solo l’abilità dell’autore nell’usare i pennelli, i colori, le pa-
role, le immagini o lo scalpello, ma la sua personale visione della
realtà o della sua immaginazione: l’opera nasce così caratterizzata da
quello che chiamiamo “stile” personale”19.
Queste osservazioni sulla forma e sullo stile personale di uno scrit-
tore o di un’artista in generale, non devono indurre a ritenere che il di-
ritto d’autore tuteli solo le opere artistiche o letterarie, con esclusione
quindi di quelle scientifiche: anche queste ultime vi potranno rientrare
quali “rappresentazioni letterarie di un contenuto tecnico-scientifico, e
non a ragione del contenuto stesso”20.
Il brevetto è la forma di tutela accordata dalla legge a quelle inven-
zioni o idee creative che appartengono al campo della tecnica e che
consistono nella soluzione originale di un problema tecnico, suscetti-
bile di pratica applicazione nel settore della produzione dei bene e dei
servizi.
Per quanto riguarda l’ambito di tutela accordata dal brevetto, questo
è ricavabile dal combinato disposto degli articoli del codice civile
(artt. 2585 ss.) e dalle norme contenute nella legge speciale (r.d. 29
giugno 1939, n. 1127 come modificato dal d.p.r. 22 giugno 1979, n.
388) cui si rimanda la lettura.
Per ricevere tutela le invenzioni devono rispettare alcuni requisiti di
validità:

19 L. Chimienti, La tutela giuridica dei programmi per elaboratore nella legge


sul diritto d’autore, Giuffrè Editore, Milano, 1994.
20 Piola-Caselli, Codice del diritto d’autore, Torino, 1943.
Cap. I: Concetti preliminari

1) devono essere nuovi. L’invenzione non deve cioè essere com-


presa nello “stato della tecnica”21.
2) devono essere idonee ad avere un’applicazione industriale (art.
12. l.i.)
3) devono essere lecite (art. 13. l.i.)
4) devono implicare un’attività inventiva (originalità). L’invenzione
cioè non deve risultare, ad una persona esperta del ramo, in modo
evidente dallo stato della tecnica22
La presenza di questi requisiti viene demandata al controllo
dell’Ufficio centrale dei brevetti competente al rilascio del brevetto
dopo l’esito positivo del controllo; quest’ultimo viene effettuato se-
condo indici alquanto sommari non andando oltre la manifesta assenza
dei requisiti risultanti dalla stessa domanda di brevetto.
Il brevetto tutela sia il diritto morale della creazione dell’opera at-
traverso il riconoscimento della paternità dell’autore della creazione,
sia quello patrimoniale attraverso lo sfruttamento economico del bre-
vetto. Quest’ultimo, d’altro canto, non spetta sempre all’autore
dell’invenzione: può essere trasferito successivamente alla sua costitu-
21 Per stato della tecnica si intende tutto ciò che, in un dato momento, sia
accessibile al pubblico in Italia e all’estero prima della data di deposito della
domanda di brevetto (art. 14 l.i.). In altre parole le invenzioni non sono nuove
quando siano state già divulgate tanto dall’autore che da terzi. L’art. 15 l.i., per
tutelare l’autore contro divulgazioni illecite poste in essere da parte di terzi,
afferma che l’opera è comunque brevettabile se la divulgazione si è verificata
nei sei mesi che precedono il deposito della domanda di brevetto e risulta
direttamente o indirettamente da un abuso evidente ai danni del richiedente o del
suo dante causa.
22 Anche un’invenzione modesta (che apporti, per esempio, un piccolo
miglioramento costruttivo ad una macchina che ne riduca il costo di produzione)
che apporta un piccolo progresso tecnico è un’invenzione.

30
zione oppure può nascere già in capo al datore di lavoro qualora
l’invenzione sia fatta nello svolgimento del rapporto di lavoro (art.
2590 c.c.).
Dalla lettura degli artt. 2575 c.c. e 2 l. 22 aprile 1943, n. 633 si ri-
cava, invece, l’ambito di tutela accordata dal diritto d’autore. Tali
opere sono protette a prescindere dal loro valore intrinseco o dalla loro
utilità pratica. Anzi, non rileva nemmeno il grado di creatività intel-
lettuale e la quantità di lavoro di cui l’opera è frutto (una poesia è
opera dell’ingegno quanto un romanzo; uno spot pubblicitario quanto
un film; una canzone di musica leggera quanto una composizione di
musica sinfonica). L’importante è che l’opera abbia quel carattere di
creatività o di originalità che può consistere anche semplicemente nel
modo personale dell’autore di esporre argomenti già noti o di rielabo-
rare opere preesistenti (adattare un romanzo per il cinema o per la te-
levisione).
Il diritto d’autore nasce al momento della creazione dell’opera (artt.
2576 c.c. e 6 l.d.a.); non è necessario divulgare l’opera tra il pubblico,
basta semplicemente che essa sia stata estrinsecata23. La legge accorda
all’autore due distinti diritti: il diritto morale e quello patrimoniale. Il
primo è il diritto di rivendicare nei confronti di chiunque la paternità
dell’opera; di decidere di non pubblicarla (diritto d’inedito) o di pub-
blicarla con il proprio nome o in anonimo; di opporsi a modificazioni

23 Infatti la registrazione dell’opera nel registro generale delle opere protette o nel
registro speciale (per il software o per le opere cinematografiche), tenuti presso
la SIAE non ha carattere costitutivo dei diritto.
Cap. I: Concetti preliminari

o deformazioni dell’opera e ad ogni altro atto posto in essere a danno


dell’opera che arrechi pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione
(artt. 2577 c.c. e 20 l.d.a.). L’autore può inoltre ritirare l’opera dal
commercio qualora ricorrano gravi ragioni morali e previo indennizzo
nei confronti di quanti avessero acquistato i diritti di utilizzazione
economica (artt. 2582 2 142 l.d.a.). Il diritto morale ha durata illimi-
tata e i singoli diritti che lo compongono sono irrinunciabili, inaliena-
bili, non si perdono con la cessione dei diritti patrimoniali (artt. 2577
c.c. e 22 l.d.a.) e, salvo che per la facoltà di ritiro dal commercio, pos-
sono essere fatti valere dai congiunti dopo la morte dell’autore (art. 23
l.d.a.).
Il diritto patrimoniale consiste nella utilizzazione economica, totale
o parziale, dell’opera “in ogni forma e modo, originale o derivato”
(art. 12 l.d.a.). La legge (artt.13-18 l.d.a.) elenca minuziosamente la
serie di facoltà in cui si scompone il diritto (riproduzione, trascrizione,
diffusione, messa in commercio, traduzione, ecc.).
Il diritto patrimoniale non è assimilabile ad un vero e proprio diritto
di proprietà che abbia ad oggetto un bene immateriale ed implicante le
facoltà di godere e di disporre in modo pieno ed esclusivo (art. 832
c.c.); basta dire che il diritto d’autore è un diritto funzionale e limitato,
controllato dalla legge al fine di consentire un giusto
contemperamento delle opposte esigenze di remunerare le aspettative
dell’autore e di tutelare l’interesse generale della collettività (artt. 65-
71 l.d.a.).

32
Tuttavia, questo diritto, a differenza di quello morale, è trasferibile
(artt. 2581, 2589 c.c.); può formare oggetto di contratti24 che, ferma
restando la titolarità del diritto in capo all’autore, consentono ad altri
lo sfruttamento dell’opera; ha una durata limitata (art. 25 l.d.a.).

24 Le parti possono utilizzare per il trasferimento qualsiasi schema contrattuale.


Tuttavia i contratti specificamente previsti e normalmente utilizzati sono il
contratto di edizione (art. 111-135 l.d.a.) e il contratto di rappresentazione e di
esecuzione (artt.136-141 l.d.a.).
CAPITOLO II

IL SOFTWARE NELLA EVOLUZIONE DELLA DOTTRINA E


DELLA GIURISPRUDENZA
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

2.1. Primi studi ed orientamenti sulla tutela

Con il d.lgs. 518/92, dopo anni di dibattito, anche il nostro ordina-


mento accoglie l’impostazione, già adottata dalla Direttiva CEE 14
maggio 1991 (n. 91/250), secondo cui i programmi per elaboratore
debbono considerarsi come opere dell’ingegno e, più specificamente,
come opera letteraria, e godere di conseguenza della tutela apprestata
dalla legge sul diritto d'autore.
Prima di analizzare i singoli aspetti del ricordato decreto è oppor-
tuno dare uno sguardo allo sviluppo storico e alle discussioni che
hanno portato dottrina e giurisprudenza a considerare la disciplina del
diritto d’autore come forma di protezione giuridica più idonea per i
programmi per elaboratore.
L’analisi non potrà ovviamente prescindere da riferimenti compara-
tistici, che se pur superficiali, saranno comunque utili, per capire come
la disciplina adottata dai Paesi grandi produttori tanto di hardware che
di software abbia influenzato la nostra.
Infatti è interessante rilevare come già nel 1964 il Patent Office de-
gli Stati Uniti si pronunciò contro la tutelabilità dei programmi me-
diante la normativa sui brevetti e a favore dell’applicabilità dei
principi sul diritto d’autore, probabilmente per effetto delle pressioni
esercitate dai grossi produttori di “hardware” i quali, almeno nei primi
tempi, si opponevano formalmente alla brevettabilità del “software”

35
ritenendo che qualsiasi limitazione all’uso dei programmi avrebbe
diminuito le vendite di “hardware”.
Così, il Copyright Office con apposita circolare del 19 maggio del
’64 intitolata “Copyright Registration for Computer Programs”, pre-
vide espressamente la registrabilità dei programmi. E, in effetti, tra il
1964 e il 1976, data della riforma della legge americana sul diritto
d’autore, furono registrati circa duemila programmi. I programmi ve-
nivano registrati come “books” (libri) purché avessero carattere di ori-
ginalità, fossero stati pubblicati, e le copie prodotte per la
registrazione fossero leggibili dall’uomo (“in human-readable form”).
Tuttavia, il Copyright Act, come riformato nel 1976, non menzionava
espressamente i programmi per computer come opere proteggibili
sebbene l’orientamento prevalente anche in giurisprudenza fosse
ormai inequivocabile. Quindi, fu subito sentita la necessità di
un’apposita normativa e a tal fine fu nominata una commissione di
esperti (CONTU, National Commission on New Technological Uses of
Copyrighted Works) che, terminati i lavori il 31 luglio 1978, pubblicò
un ampio rapporto finale in cui si affermava che il diritto di autore era
la forma più conveniente di protezione dei programmi per elaboratore
e suggerì opportune modifiche al Copyright Act del ’76. Infatti, con la
Public Law 96-517 del 2 dicembre 1980, la legge sul diritto d’autore
americana fu riformata rendendo esplicita la protezione dei programmi
attraverso il diritto d’autore.
Successivamente leggi a tutela dei diritti sui programmi per elabo-
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

ratore sono state emanate in molti altri Paesi. In Italia prima della
legge 518/92 erano stati presentati alcuni progetti di legge: il progetto
Fabbri, la proposta Tedeschi, il disegno di legge governativo e il pro-
getto ASSOFT, i quali, come vedremo, davano una sistemazione alla
materia
Ma prima di addentrarci nella specifica normativa giuridica della
tutela del software nel nostro ordinamento, è bene procedere per or-
dine e rilevare come già dalla fine degli anni sessanta l’interesse per la
materia, seppur a livello dottrinale, era tutt’altro che scarso. Alcuni
autori affermavano che i programmi per elaboratore potevano essere
considerati opere dell’ingegno25; altri, riferendosi alla natura tecnica
dei programmi e al loro scopo (che non è quello di comunicare ad altri
idee e sentimenti, ma quello di far funzionare una macchina), ritene-
vano l’impossibilità di ricomprenderli nell’elencazione delle opere
dell’ingegno di cui agli artt. 1 e 2 della legge n. 633/194126.
Ettore Luzzato, dapprima commentando una legge di riforma del si-
25 Tra questi vanno ricordati: Gerardo Santini, La tutela giuridica della
programmazione elettronica, in Giur. it. 1968, IV, pag.225; Giuseppe Sena,
Software: problemi di definizione e di protezione giuridica, in Riv. dir. ind.,
1983, II, pag.479; Carlo Rossello, La tutela giuridica del software nei primi
orientamenti giurisprudenziali italiani, in Dir. inf., 1985, pag.103; Costantino
Ciampi, La proteggibilità dei programmi elettronici e dei relativi manuali
applicativi quali opere dell’ingegno di carattere creativo, in Dir. inf., 1985, II,
pag.258.
26 Si veda: Ettore Luzzato, Una norma di legge francese da non imitare (a
proposito della brevettabilità o meno dei programmi o serie di istruzioni per lo
svolgimento delle operazioni dei calcolatori elettronici), in Riv. dir. ind., 1968,
I, pag.297; Gustavo Ghidini, I programmi per computers fra brevetto e diritto
d’autore, in Giur. comm., 1984, I, pag. 251; Renato Borruso, L’Algoritmo per
computer e la sua brevettabilità, in Dir. inf., 1987, pag. 75; Giorgio Floridia, La
protezione del software nel sistema delle esclusive sulle creazioni intellettuali,
in Dir. inf., 1989, pag. 71.

37
stema francese dei brevetti, con specifico riferimento ai programmi di
una calcolatrice27 e, successivamente, argomentando sulla crisi del
software28, ha ampiamente spiegato le ragioni a favore della brevetta-
bilità del software.
La legge francese n. 68-1 del 2 gennaio 1968, dopo aver precisato
all’art. 6 la brevettabilità di ogni invenzione che riguardi un prodotto,
un procedimento, un’applicazione o una combinazione di mezzi
(purché l’invenzione abbia i requisiti dell’industrialità, novità e
attività inventiva), all’art. 7 elenca quali siano le invenzioni non
industriali e tra queste espressamente nega la brevettabilità dei
“programmi e serie di istruzioni per lo svolgimento delle operazioni di
una macchina calcolatrice”. Lo stesso art. 7 continua: “è considerata
industriale ogni invenzione che concorra nel suo oggetto, nella sua
applicazione e nel suo risultato, sia a mezzo dell’uomo che a mezzo
della macchina, alla produzione di beni e di risultati pratici”, con
esplicita esclusione (non sono cioè invenzioni industriali) oltre che dei
metodi finanziari e contabili anche dei principi, scoperte puramente
scientifiche e delle creazioni di carattere esclusivamente ornamentale.
L’autore si interroga innanzitutto sulla necessità dell’art. 7 nella
parte in cui opera la suddetta esclusione. Nessuno dubiterebbe mai che
sistemi di caratteri “astratto” (come i metodi finanziari, contabili, ecc.)

27 Ettore Luzzato, Una norma di legge francese da non imitare (a proposito della
brevettabilità o meno dei programmi o serie di istruzioni per lo svolgimento
delle operazioni dei calcolatori elettronici), in Riv. dir. ind., 1968, I, pag.297.
28 Ettore Luzzato, La crisi del software, in Problemi attuali del diritto
industriale, Milano, 1977, pag. 719.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

siano invenzioni industriali. La stessa macchina calcolatrice o meglio i


programmi da essa utilizzati se servono per conseguire risultati nume-
rici più rapidamente di quanto possa fare l’uomo attraverso una serie
astratta di operazioni, è sicuramente un sistema astratto non già
un’invenzione industriale brevettabile. Allora, o la norma è stata intro-
dotta proprio allo scopo di escludere la brevettabilità di “programmi e
istruzioni per lo svolgimento di operazioni di una macchina calcola-
trice” oppure detta esclusione va riferita solo a quei programmi che si
risolvono in “sistema di carattere astratto”.
L’autore approfondisce il discorso affermando che i programmi di
una calcolatrice non sono soltanto istruzioni per risolvere un problema
puramente matematico che sarebbe lungo e tedioso risolvere, per così
dire, a mano; non forniscono quindi solo i risultati di un calcolo
astratto, ma possono essere, per esempio, adibiti al controllo di pro-
cessi o utilizzati in nuovo processo industriale: questa altro non è che
un’applicazione industriale di quel programma capace di apportare un
contributo alla produzione di beni e un risultato pratico. E allora, per-
ché escluderne la brevettabilità?
Quando si afferma che una determinata macchina o un determinato
processo è brevettabile si vuol dire che sono state brevettate le regole
e le istruzioni per fare la macchina o per svolgere attività29. Natural-

29 C’è una certa differenza tra un programma di calcolatore e, per esempio, un


tornio: l’uno caratterizzato a prima vista da astrattezza e l’altro da materialità.
Ma nessuno brevetta un tornio. Ciò che si brevetta è un’invenzione riguardante
un tornio, cioè una serie di istruzioni per fare uno speciale tornio. E una serie di
istruzioni per fare un tornio non è più concreta di un programma per calcolatore,
che è pur esso una serie di istruzioni. Inoltre non è affatto vero che soltanto le

39
mente il risultato finale deve avere una rilevanza nel regno delle cose
concrete, deve risolvere cioè un problema tecnico in modo nuovo ed
originale. Ogni qualvolta che queste condizioni vengono rispettate si è
di fronte ad un’invenzione che in quanto tale è brevettabile.
La stessa ricerca industriale essendo in continua evoluzione crea
spesso realtà nuove: l’invenzione non si traduce soltanto in dispositivi
meccanici, ma può essere il risultato di un’operazione complessa che,
avvalendosi di “concetti intellettuali”, di operazioni astratte, dà effetti
pratici tecnici od economici.
Se taluno brevetta nuove condizioni per attuare un processo chi-
mico, egli dà alla persona che attua la sua invenzione solamente delle
istruzioni sul modo di fissare delle variabili del processo, cosicché il
messaggio che il brevetto trasmette al tecnico è essenzialmente men-
tale, ed è difficile vedere come perfino l’atto di una persona che coor-
dina certe temperature o pressioni o altre variabili del processo possa
essere considerato altro che un atto mentale. Ma il risultato finale, es-
sendo la trasformazione di certe sostanze o un miglioramento di tale
trasformazione, è sicuramente “concreto”.
Così “se il software risolve un problema tecnico, è assurdo dire che
è un processo astratto e che non può essere un’invenzione per questa
ragione”.
E, l’assurdità di tale conclusione viene ulteriormente confermata

cose concrete possono essere invenzioni brevettabili, basti pensare che i brevetti
proteggono anche processi; e i processi altro non sono che regole e istruzioni
utilizzabili non per fare cose concrete ma per svolgere attività.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

dall’autore quando affronta l’argomento dei calcolatori “general pur-


pose”: dato un certo programma per un calcolatore general purpose, è
sempre possibile progettare e costruire un calcolatore speciale che farà
esattamente quel particolare lavoro che il calcolatore generale fa
quando è programmato in quel tale modo. Ed è assurdo sostenere la
concretezza, e quindi la brevettabilità, del calcolatore speciale e consi-
derare invece un’attività mentale astratta, e quindi escluderla dalla
brevettabilità, la corrispondente programmazione del calcolatore gene-
rale. Anzi una invenzione di programmazione di calcolatore è una
vera e propria invenzione di macchina30.
Un calcolatore general purpose non è una macchina in senso tradi-
zionale, ma è un magazzino di parti che si possono collegare in un
qualsiasi numero di modi per creare un qualsiasi numero di macchine.
Solo quando il calcolatore generale viene programmato in uno speci-
fico modo diventa una macchina specifica31 capace di cambiare un
determinato input in un determinato output, “così come una macchina
utensile trasformerà un input di pezzi grezzi in un output di pezzi fi-
niti”.
Il programma è per l’appunto ciò che rende possibile il collega-
mento funzionale delle parti che compongono il calcolatore.

30 Non è di ostacolo a questa affermazione la circostanza che a differenza


dell’invenzione di macchina, che si risolve in una serie di istruzioni per fare un
oggetto concreto, un programma di calcolatore è una serie di istruzioni per far
funzionare un oggetto esistente.
31 La macchina specifica che si è creata programmando un calcolatore generale è
tuttavia una macchina effimera (macchina virtuale), cioè cessa di esistere non
appena finisce di funzionare il programma, e si crea una nuova macchina

41
Certo non si può dire che qualsiasi nuovo sviluppo di software sia
brevettabile: può darsi che esso non risolva un problema tecnico e
pertanto non sia un’invenzione, oppure che risolva un problema tec-
nico ma sia facilmente ottenibile da qualsiasi programmatore esperto e
perciò non comporti originalità e ancora una volta non sia una inven-
zione.
Come si vede anche il software, insieme alle altre categorie protette,
può formare oggetto di protezione brevettuale solo se concorrono tutti
i requisiti richiesti dal sistema brevettuale.
L’autore ha così più volte risposto alle opposizioni mosse alla bre-
vettabilità del software da parte di coloro che lui stesso chiama “i ne-
mici della brevettabilità” e ha ribadito la piena adeguatezza del si-
stema brevettuale (visto come istituto che promuove il progresso in-
centivando la creazione e pubblicazione di invenzioni) a recepire
nuove realtà.
Se ci spostiamo dalla legge francese al sistema italiano vediamo che
la nostra legge precisa all’art. 2585 c.c.. che possono formare oggetto
di brevetto le nuove invenzioni atte ad avere un’applicazione indu-
striale e ne detta alcuni esempi. L’introduzione di specifiche
esclusioni sono motivate da ragioni di interesse pubblico (ordine
pubblico, buon costume, ecc.), ragioni che l’autore non riesce ad
intravedere con riferimento alla esclusione del software. Non oc-
corrono leggi proibitive o che stabiliscano se un ritrovato sia
un’invenzione industriale, saranno i giudici caso per caso a stabilirlo
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

con l’ausilio di norme esistenti e un’assistenza tecnica competente.


Per questo l’autore considera la legge francese “un esempio da non
imitare”.
Sempre alla fine degli anni Sessanta particolare importanza, per le
diverse conclusioni cui approda, rivestono le riflessioni condotte sul
problema da Santini32. Il programma quale serie di istruzioni impartite
all’elaboratore rientra nel campo del diritto d’autore. L’autore dimo-
stra innanzitutto le difficoltà di applicazione della disciplina sulle in-
venzioni. Infatti, se da un lato supera l’obiezione alla privativa dei
programmi (pur se nuovi ed originali) voluta da coloro che vedono in
questa un freno all’uso dei calcolatori (con conseguenti danni alla
scienza e all’industria), dall’altro afferma che il vero ostacolo
all’inclusione del programma fra le invenzioni brevettabili è rappre-
sentato dalla mancanza in esso di un’applicazione industriale imme-
diata.
Escluso che il programma sia destinato ad operare sempre in com-
binazione con un computer determinato è anche superata la possibilità
di identificare un’invenzione di procedimento nel loro congiunto ope-
rare. Il programma può essere applicato a qualunque calcolatore elet-
tronico, anzi affiancandosi a numerosi altri programmi, è capace di
formare una “biblioteca” di programmi utilizzabili in virtù di
linguaggi universali da un’intera gamma di computer. Separato dalla
macchina e tradotto in linguaggio naturale o matematico gli schemi di

32 G. Santini, La tutela della programmazione elettronica, Giurisp. Italiana, IV,


1968, pag. 225.

43
cui consta, il programma costituisce l’elaborazione di quelle che
vengono chiamate le leggi di pensiero. Se così è, esso rimane piuttosto
nel campo della scienza pura (come una espressione matematica) che
in quello di applicazione industriale (come una formula chimica). Così
raggiunta una soluzione negativa circa la tutelabilità del programma
alla luce delle norme sulle invenzioni, l’autore si sposta nel campo del
diritto d’autore.
Naturalmente il programma deve essere originale, cioè deve avere
quel “carattere creativo” che lo elevi al di sopra della banale combina-
zione di alternative note al pubblico. Se è originale non incontra osta-
coli all’inserimento nella legge sul diritto d’autore.
Gli argomenti avanzati da coloro che, facendo leva sul modo di co-
municazione dei programmi utilizzando linguaggi convenzionali33, vo-
lessero escludere la tutela del diritto d’autore, non sono da prendere in
considerazione: anche la musica è graficamente tradotta in segni con-
venzionali eppure gode della piena protezione della legge.
L’importante è che il mezzo o sistema prescelto renda possibile la co-
municazione dell’opera al pubblico.
Quando però la forma espressiva diventa l’unico modo tecnico di
rappresentare il dato, cioè si afferma la presenza di un linguaggio uni-
versale, l’uso del quale, al pari di quello matematico, non può essere
impedito ad altri, allora si dubita della sua riconduzione nel diritto
d’autore. La tutela dell’opera, seppure esiste, copre comunque solo il

33 Si tratta dell’uso di simboli fra loro collegati in sistemi che vanno sotto il nome
di COBOL, FORTRAN, Pascal, ecc.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

programma nella forma scritta ed orale (impedendone la


pubblicazione ad opera di terzi), ma non si estende alla fase operativa,
cioè all’attuazione del programma tramite computer: risultato che
Santini ritiene certamente deludente.

2.2. Segue: il richiamo all’art. 99 l. dir. autore. Critica

Consapevole della inidoneità della normale disciplina del diritto


d’autore, Santini afferma che la tutela dei programmi per elaboratore
può essere ricondotta all’art. 9934 della legge 22 aprile 1941 n. 633 che
prevede una tutela particolare “per i prodotti di lavori di ingegneria o
di altri lavori analoghi, che costituiscono soluzioni originali di
problemi tecnici”.
A parte le discussioni se di fronte alla soluzione originale di pro-
blemi tecnici si abbia sempre un’opera oggetto di diritto d’autore,35 la

34 L’art. 99 dice: “All’autore di progetti di lavori di ingegneria, o di altri lavori


analoghi, che costituiscono soluzioni originali di problemi tecnici, compete,
oltre al diritto esclusivo di riproduzione dei piani e dei disegni dei progetti
medesimi, il diritto ad un equo compenso a carico di coloro che realizzino il
progetto tecnico a scopo di lucro senza il suo consenso. Per esercitare il diritto al
compenso l’autore deve inserire sopra il piano o disegno una dichiarazione di
riserva ed eseguire il deposito del piano o disegno presso la Presidenza del
Consiglio, secondo le norme stabilite dal regolamento.
Il diritto al compenso previsto in questo articolo dura venti anni dal giorno del
deposito prescritto al secondo comma.”
35 Si discute cioè se la tutela dell’art. 99 concorra con quella propria dell’opera
d’arte (in senso affermativo v. Ascarelli, Teoria della concorrenza e dei beni
immateriali, Milano, 1960; Battaglini, in Dir. econ., 1957, pag. 186; in senso
contrario v. Cass., 5 agosto 1949, in Dir. aut., 1949, pag. 312).

45
tutela accordata ai suddetti lavori si sostanzia non solo nel diritto
esclusivo dell’autore di riproduzione del progetto e di pratica realizza-
zione dello stesso, ma anche nel diritto “ad un equo compenso a carico
di coloro che realizzano il progetto a scopo di lucro senza il suo con-
senso”. Per esercitare questo diritto al compenso occorre innanzitutto
il deposito del programma presso l’ufficio della proprietà letteraria,
artistica e scientifica esistente presso la Presidenza del Consiglio dei
Ministri ed inoltre la dichiarazione di riserva del diritto da parte del
progettista apposta sopra il piano o progetto che si vuole tutelare.
La disciplina potrebbe sembrare più vicina all’ambito della pro-
prietà industriale, ma parlando di diritto connesso che concorre
eventualmente col diritto d’autore non avrebbe potuto essere inclusa
in essa. Pertanto laddove si tratti di programmi che rappresentino solu-
zioni originali di problemi tecnici, l’autore del programma potrà avva-
lersi della norma citata se non per impedire l’attuazione del pro-
gramma da parte di terzi almeno al fine di ottenere un equo compenso
da parte degli utilizzatori. Ma l’accertamento dell’avvenuta utilizza-
zione di un programma depositato non è sempre agevole, e ciò non
solo per gli opportuni accorgimenti (come modifiche al programma)
che il terzo utilizzatore può avere introdotto, ma anche per le
difficoltà, a livello di prova, nel dimostrare l’avvenuta utilizzazione36
Tale posizione, che non mancava di indicare la necessità di una tu-
tela più ampia e specifica sempre nell’ambito del diritto d’autore, è

36 “Non è possibile risalire da un computer predisposto con un determinato


programma al programma stesso” v. Santini op. cit.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

stata successivamente ripresa da altri autori.


Galtieri37, sempre nel più ampio quadro dei diritti connessi
all’esercizio del diritto d’autore, sostiene che al fine di accertare
l’applicabilità dell’art. 99 ai programmi per elaboratore, occorre stabi-
lire prima di tutto se essi possano considerarsi compresi tra “i progetti
di lavori di ingegneria o altri lavori analoghi” che la norma tutela e, in
secondo luogo, esaminare se il programma in rapporto alla sua natura
e alle sue caratteristiche particolari, possa soddisfare le condizioni di
proteggibilità imposte dalla legge. Quanto al primo aspetto basta
affermare che il concetto di “progetti di lavoro di ingegneria” e quello
di “altri lavori analoghi” è di vastissima portata ricomprendendo in
esso qualsivoglia lavoro svolto nell’esercizio dell’attività
professionale dell’ingegneria o di attività similari. Quanto alle
condizioni38 che concorrono come presupposti della protezione
assicurata dall’art. 99 non ci sono motivi di rilievo per escluderle con
riferimento ai programmi per elaboratore.
Borruso39 afferma che il ricorso all’art. 99 costituisce una sorta di
“tutela residuale” accordabile a tutti i casi nei quali manca una qual-
che condizione per ritenere sussistente un’invenzione brevettabile. In-

37 G. Galtieri, Note sulla proteggibilità dei programmi, Diritto di autore, 1971,


pag. 425.
38 a) il progetto deve costituire la soluzione originale di un problema tecnico; b)
la realizzazione del progetto deve avvenire a scopo di lucro, senza il consenso
dell’autore; c) il progetto deve essere depositato con le modalità previste
dall’art. 11 del Regolamento di esecuzione della legge.
39 R. Borruso, L’ Algoritmo per computer e la sua brevettabilità, Dir. Inf., 1987,
pag. 75.

47
fatti se è vero che il software non può essere considerato un “progetto”
nel significato proprio della parola (cioè un programma diretto
all’uomo perché egli lo realizzi), è anche vero che potrebbe farsi ri-
corso ad un’applicazione analogica del predetto art. 99. Il fatto che il
software sia un programma diretto al computer anziché all’uomo e de-
stinato ad essere realizzato direttamente dal primo senza più
intervento del secondo, non sembra rilevante agli effetti del
riconoscimento del diritto, morale ed economico, che l’autore deve
avere sulla sua opera, materiale o intellettuale che sia.
Autori, infine, come Ciampi40, Fabiani41, Losano42, Turco43 ed altri
ancora non mancano di chiedersi quanto sia efficace l’applicazione ai
programmi di questo articolo. “Innanzitutto la disposizione, restando
sul piano classico del diritto d’autore, protegge la forma in cui l’opera
intellettuale è espressa e non il suo contenuto: in altre parole, è proi-
bita la riproduzione diretta del programma e dei suoi testi descrittivi o
esplicativi, ma non l’elaborazone e la presentazione sotto un’altra
forma dello stesso algoritmo di soluzione”44. Il punto controverso è il

40 C. Ciampi, Il problema della proteggibilità del software nell’ordinamento


giuridico italiano e straniero. Soluzioni e prospettive, in La tutela giuridica del
software a cura di G. Alpa, Giuffrè Editore, Milano, 1984, cap. V.
41 M. Fabiani, Il problema della protezione giuridica dei programmi in Italia, in
I programmi per elaboratore. Tutela degli utenti e delle software house a cura
di G. Alpa, Giuffrè Editore, Milano, 1988, pag. 27.
42 M.G. Losano, La tutela giuridica del software in Il diritto privato
dell’informatica, Einaudi, Torino, 1986, pag. 63 - 97.
43 L. Turco, La tutela giuridica del software, Diritto di autore, 1984, pag. 135.
44 Così Ciampi op. cit., pag. 140 il quale, tra l’altro, è del parere che l’unico
vantaggio certo del sistema di tutela offerto dall’art.99 è la riduzione (a venti
anni dal giorno del deposito) della durata della protezione. Questo termine più
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

deposito del programma presso un apposito ufficio: si obietta a ra-


gione che questo facilita la divulgazione del programma, il quale però,
se opportunamente modificato, non è più proteggibile; ma anche in
caso di semplice copia o uso illegittimo è difficile provare questi
eventi in modo così preciso da poter intraprendere un’eventuale
azione giudiziaria. E’ dubbio, insomma, se la facilità di divulgazione
imposta dalla legge con l’obbligo del deposito sia in qualche modo
compensata dalla tutela che essa accorda.
“Inoltre, poiché questo particolare istituto di tutela dei progetti di
lavori tecnici è sconosciuto alle altre legislazioni e non è previsto nelle
convenzioni internazionali sul diritto d’autore, la soluzione sarebbe
solo italiana, e ciò appare inadeguato in presenza di un prodotto che
offre sempre più una prospettiva transfrontiera”45.
Successivamente, anche la giurisprudenza riesaminerà la possibilità
di applicare al software l’art. 99 della legge 633/41 con risultati non
sempre favorevoli. Ci si riferisce, in particolare, ad una pronuncia46
del Tribunale di Genova del 31 ottobre 1986 nella quale si conferma
l’applicazione ai programmi per elaboratori della normativa sul diritto
d’autore, ma si nega, per contro un loro inquadramento tra quei
“progetti di lavori di ingegneria, o di altri lavori analoghi” di cui
all’art. 99. Infatti nella motivazione della decisione si prende atto che

breve sembra essere particolarmente adeguato a questo settore, caratterizzato


dalla forte obsolescenza dei prodotti.
45 V. Fabiani op. cit., .pag. 35.
46 Per un commento alla pronuncia cfr. D’Orazio, Diritto d’autore sul software:
una nuova pronuncia favorevole, Dir. Inf., 1987, pag. 273.

49
la realizzazione di un programma comporta, necessariamente, diverse
fasi d’indagine, di definizione dei problemi, di analisi, di codifica-
zione, di soluzione ed, infine, di trasformazione di tutto ciò in una
forma espressiva comprensibile dall’elaboratore (il cosiddetto pro-
gramma oggetto) ed, a sua volta, destinata alla trasformazione del
programma in una forma espressiva esterna comprensibile
dall’utente47 (il cosiddetto programma sorgente). Tutte fasi, queste,
che per le capacità organizzative e creative richieste non possono che
caratterizzare un programma dotato di un proprio stile originale di-
verso, non solo esteticamente ma anche sostanzialmente, da pro-
grammi analoghi. Per cui se è innegabile che l’opera del programma-
tore non può sfuggire alla qualifica di opera dell’ingegno, intesa come
creazione intellettuale, cosa ben diversa essendo i progetti di lavori di
ingegneria o di altri lavori analoghi di cui all’art. 99 consistendo
questi in progetti che attengono ai processi di costruzione o
ricostruzione di edifici o di impianti.
Potrà costituire “altro lavoro analogo”, ai sensi dell’art. 99, il pro-

47 In sostanza, il programma per elaboratore (con la sua parte scritta, con i suoi
esercizi, con i suoi disegni, diagrammi, formule ecc.) non differisce
eccessivamente da un qualunque manuale di insegnamento per il quale la
giurisprudenza ha avuto occasione più volte di statuire che è tutelabile sotto il
profilo del diritto d’autore (Trib. Milano 30 luglio 1956, in Giur. it. 1956, I, 2,
897) così come lo è una raccolta coordinata di testi legislativi (Pret. Roma 22
febbraio 1952, in Riv. pen. 1952, 2, 45), un repertorio di giurisprudenza (Cass.
14 dicembre 1959, n. 3544), un ricettario gastronomico (Pret. Venezia, 24 aprile
1969, in Dir. autore, 1970), la carta geografica (Trib. Milano 4 luglio 1955, in
Dir. autore, 1955, 376): opere queste in cui l’apporto e lo sforzo creativo
dell’autore, il contenuto originale, l’autonomia della forma espressiva, si
esprimono in termini ben più elementari, semplici e limitati rispetto a quelli
richiesti e necessari per ideare, organizzare e redigere un programma per
elaboratore.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

getto per la realizzazione dei circuiti elettronici di un elaboratore, ma,


in nessun caso, il programma per elaboratore il quale non attiene ad
un’opera di ingegneria, né a lavori analoghi all’ingegneria. Basti con-
siderare i programmi per videoscrittura, quelli per gestire contabilità,
paghe, contributi o magazzino rispetto ai quali nessuno dubita rien-
trare nel novero di tutela della legge sul diritto d’autore.

2.3. La Convenzione di Monaco sul brevetto


europeo. Armonizzazione dei sistemi giuridici
europei con specifico riferimento all’Italia

Il quadro, non solo nazionale ma anche internazionale, sulla prote-


zione del software si arricchisce ulteriormente quando, sotto
l’influenza della legge francese del 1968 sulla riforma del sistema bre-
vettuale, la Convenzione di Monaco sul brevetto europeo (CBE) del 5
ottobre 1973 espressamente esclude la brevettabilità dei “programmi
di ordinatori”. In particolare l’art. 52 così dispone:
1. I brevetti europei sono concessi per le invenzioni nuove che
implicano un’attività inventiva e sono atte ad avere
un’applicazione industriale.
2. Non sono considerate come invenzioni ai sensi del paragrafo 1
in particolare:
a) le scoperte, le teorie scientifiche e i metodi matematici;

51
b) le creazioni estetiche;
c) i piani, principi e metodi per attività intellettuali, per
giochi o per attività commerciali e i programmi per or-
dinatori;
d) le presentazioni di informazioni.
3. Le disposizioni del paragrafo 2 escludono la brevettabilità de-
gli oggetti o delle attività in esse nominati soltanto nella
misura in cui la domanda di brevetto europeo o il brevetto
europeo concerne detti oggetti o attività, considerati come tali.
4. Non sono considerate come invenzioni atte ad avere applica-
zione industriale, ai sensi del paragrafo 1, i metodi per il trat-
tamento chirurgico o terapeutico del corpo umano o animale e
i metodi di diagnosi applicati al corpo umano o animale.
Questa disposizione non si applica in particolare alle sostanze
o alle miscele di sostanze, per l’attuazione di uno dei metodi
nominati.
Questo articolo è stato recepito nel nostro ordinamento con D.P.R.
22 giugno 1979 n.338 che, modificando l’art. 12 del R.D. 29 giugno
1939 n.1127 relativo ai brevetti per invenzioni industriali, ha stabilito
che non sono invenzioni brevettabili i programmi per elaboratore se il
brevetto concerne “i programmi in quanto tali”. Il nuovo articolo 12,
inoltre, riprende quelli che sono i requisiti essenziali dell’invenzione
industriale: la novità (di cui meglio agli artt. 14 e 15), l’originalità
(attività inventiva), l’industrialità.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

La Convenzione sul brevetto europeo determinò sia direttamente


che indirettamente un profondo mutamento nelle legislazioni sui bre-
vetti in Europa tanto che la brevettabilità fu bandita da molti sistemi
giuridici: venne esclusa, per fare degli esempi, nella legislazione bri-
tannica (art. 1 del Patents Act del 1977), nella legislazione francese
(art. 5 della legge 13 luglio 1978, n. 742), nella legislazione tedesca
(art. 2 della legge 3 gennaio 1981, n. 1).
Questo portò la giurisprudenza italiana in assenza di normative spe-
cifiche che regolassero la fattispecie software, a spostare l’indagine
più verso il diritto d’autore che verso il brevetto, sebbene, la prima
inequivoca pronuncia in tal senso, come vedremo, sarà l’ordinanza del
Pretore di Pisa che ha riconosciuto al programma la qualifica di opera
dell’ingegno appartenente alle opere scientifico-didattiche estendendo
la tutela anche ai manuali descrittivi.
L’art. 12 è parso subito di problematica interpretazione: in partico-
lare si è discusso se l’articolo riaprisse la discussione sulla brevettabi-
lità dei programmi imponendo un’interpretazione logica oltre che
letterale o se ponesse solo una “presunzione negativa assoluta”.
L’esame dei Procès verbaux della conferenza di Monaco consente
di affermare che l’espressione “programmi in quanto tali” è stata uti-
lizzata con la manifesta intenzione di lasciare spazio ad una interpre-
tazione flessibile del divieto di brevettazione del software. Infatti al-
cuni interpreti ne hanno proposto una lettura assai liberale secondo cui
la norma non mira solo a consentire la brevettazione di quei procedi-

53
menti industriali realizzati a mezzo di computer, i quali, sarebbero
comunque brevettabili se realizzati con altri strumenti, ma anche la
brevettazione di quei programmi che, uniti all’hardware, consentono
la produzione o il controllo di informazioni e di dati. Altri hanno
affermato la brevettazione di macchine che utilizzano il software in
una produzione industriale escludendola, d’altro canto, per quei pro-
grammi considerati nella loro astrattezza, cioè avulsi da quella che
può essere una determinata applicazione di tipo industriale.
L’interpretazione giurisprudenziale italiana viene sintetizzata in una
sentenza della Suprema Corte di Cassazione (sent. n. 3169 del 14
maggio 1981)48 che, pur non affrontando direttamente il problema
della brevettabilità di un programma in quanto tale, afferma il princi-
pio della brevettabilità di un procedimento articolato (cosiddetta in-
venzione di combinazione)49 in cui si faccia uso di un elaboratore op-
portunamente programmato. Nella specie si trattava della richiesta di
una invenzione la cui domanda di brevetto, presentata l’1 febbraio
1974 dalla s.p.a. SNAM Progetti, fu respinta dall’Ufficio centrale bre-
vetti, e successivamente dalla Commissione Ricorsi, sul rilievo che il
trovato non esulava dalla mera utilizzazione di dispositivi noti, in

48 In Giur. ann. dir. ind., 1981, n. 1371, 58


49 L’invenzione di combinazione insieme all’invenzione di perfezionamento e di
traslazione fa parte delle invenzioni derivate. La prima è quella che realizza un
risultato nuovo ed originale tramite il coordinamento nuovo ed originale di
elementi e mezzi già conosciuti; la seconda è quella che offre una soluzione, in
forme diverse e con un migliore rendimento, di un problema tecnico già risolto
da una precedente invenzione; la terza è quella che applica ad un settore diverso
un’invenzione nota in altro settore, traendone un risultato nuovo ed originale (A.
Vanzetti, V. Di Cataldo, Manuale di diritto industriale, Giuffrè editore, 1993).
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

quanto consisteva nell’acquisizione automatica, invece che manuale,


dei dati riguardanti un disegno costruttivo, al fine del loro inserimento
in un elaboratore elettronico, che conservava inalterate le funzioni sue
proprie. In particolare, la Commissione individuava l’oggetto del tro-
vato, descritto nella domanda come “sistema elettronico per produrre
disegni e informazioni necessarie alla costruzione di un impianto rile-
vando i dati da disegni costruttivi”, in un procedimento costituito dalla
sequenza di tre operazioni collegate, per ciascuna delle quali è
previsto l’impiego di apparecchi noti. La prima operazione consiste
nel rilevamento degli elementi di un modello di progetto attraverso un
lettore; la seconda nella trasformazione delle osservazioni ottiche in
magnetiche, mediante un’apparecchiatura elettronica dotata di
registratori (su nastri o su schede); la terza nell’immissione di questi
dati in un elaboratore elettronico già programmato, che in base ad essi
elabora il progetto.
L’impugnazione proposta dalla società viene accolta dalla Cassa-
zione. L’elemento inventivo viene, infatti, individuato proprio nelle
eliminazione dell’operatore umano nella fornitura all’elaboratore dei
dati rilevati dal lettore.
Si afferma che possono costituire oggetto di brevetto, le cosiddette
“invenzioni di combinazione” che consistono nel coordinare tra loro
in modo ingegnoso ed originale, eventualmente con gli opportuni
accorgimenti, elementi e mezzi diversi già conosciuti in tutto o in
parte, in modo da ottenere un risultato tecnico nuovo,

55
economicamente utile e non raggiunto prima con l’impiego di uno o
più di quegli elementi e mezzi presi singolarmente.
Nel caso in esame l’invenzione è sicuramente prodotta dal coordi-
namento di mezzi ed elementi noti, tra i quali un programma per com-
puter, ed è brevettabile in quanto le anzidette condizioni sono tutte ri-
spettate: insomma l’utilizzazione di un programma quale componente
di un prodotto non pregiudica la brevettabilità di un’invenzione.
In ordine ai requisiti cui l’art. 2584 ss.c.c.. subordina la conces-
sione del brevetto (industrialità, originalità, materialità) in passato, si
era esclusa la brevettabilità del software proprio sulla base della loro
assenza. Ma a questa affermazione si è risposto con riferimento
all’industrialità che l’applicazione del computer (e di conseguenza del
software) alla produzione industriale è ormai un dato acquisito e
l’industrialità va proprio individuata nello sfruttamento della
macchina che il programma imposta così da renderla idonea a
risolvere un problema tecnico o a prestare un determinato servizio; la
materialità richiesta è ottenuta attraverso la presenza dell’hardware
quale supporto fisico; l’originalità ricorre quando, indipendentemente
dalla maggiore o minore novità del risultato, l’attività di chi lo abbia
conseguito o determinato riveste carattere creativo e di non semplice
esecuzione. La dottrina, in verità, parla di novità estrinseca e in-
trinseca: la prima sussiste allorché l’invenzione rappresenta un quid
novi; la seconda consiste nell’apporto creativo originale dell’inventore
che con la propria elaborazione inventiva abbia arrecato un
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

miglioramento nel campo della tecnica industriale.


Anzi, secondo la Corte di Cassazione (sent. n. 4129 del 1976), il
requisito della novità intrinseca non richiede un grado di creatività
sorprendente e geniale, o di assoluta originalità rispetto a qualsiasi
precedente cognizione, essendo sufficiente che esso si concretizzi in
un progresso o miglioramento, sia pure di modesto valore, della
tecnica preesistente, in una realizzazione idonea a soddisfare interessi
industriali e commerciali prima insoddisfatti, o soddisfatti in maniera
diversa.

2.4. I lavori dell’OMPI (Organizzazione Mondiale


della Proprietà Intellettuale)

Nell’ambito di questo excursus storico relativo alla tutela del soft-


ware merita fare un cenno al dibattito apertosi, su questo tema, in seno
ad organismi internazionali. Tra questi organismi occorre citare prin-
cipalmente l’OMPI che riporta il software nell’ambito della tutela ac-
cordata dal diritto d’autore. L’OMPI nacque, con un’apposita Con-
venzione firmata a Stoccolma il 14 luglio 1967 dai Paesi aderenti alla
Convenzione di Berna e aperta alla sottoscrizione di tutti i Paesi mem-
bri delle Nazioni Unite, con lo scopo di creare una struttura generale
ed unitaria nell’ambito della proprietà intellettuale.
Con riferimento al problema della protezione del software,

57
l’Organizzazione nominò un Comitato internazionale di esperti che, in
collaborazione con il suo Ufficio internazionale, pubblicò nel 1978,
dopo numerose riunioni, un rapporto che conteneva in allegato alcune
“Disposizioni-tipo50 sulla protezione del software” (The Model Provi-
sion on the Protection of Computer Software) indirizzate
all’attenzione degli stati membri.
Queste Disposizioni costituiscono il tentativo di armonizzazione di
alcuni principi tratti dalla disciplina del diritto d’autore e di altri prin-
cipi tratti dalla normativa sui brevetti. Infatti si evidenzia nel progetto
una cauta tendenza ad allargare, rispetto al software, l’ambito di esclu-
siva derivante dal copyright e la definizione degli atti di violazione,
con parallela riduzione della durata della tutela rispetto a quella ga-
rantita dal diritto d’autore.
L’esperienza seguita dall’OMPI, pur incardinando il sistema delle
“Disposizioni-tipo” nell’ambito del diritto d’autore, si allarga fino al
diritto dei brevetti prendendo in prestito da questo due principi fon-
damentali: 1) il termine di durata della protezione, più breve, stabilito
in 20 anni (art. 7) per contemperare gli interessi del singolo con quelli
del progresso scientifico e tecnologico della società; 2) il divieto di
utilizzazione dell’opera protetta da parte di terzi non autorizzati (e non
soltanto, come risulta dal diritto d’autore, il divieto di riproduzione e
diffusione al pubblico contro gli interessi dell’autore) (art. 5).
Il rapporto finale dell’OMPI espresse il convincimento che la prote-

50 Riportate in Appendice A, pag. Error: Reference source not found


Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

zione del software potesse essere raggiunta attraverso l’applicazione


delle leggi esistenti, ma indicò che, se una riforma si fosse rivelata in
concreto necessaria a livello nazionale, la protezione del software
avrebbe dovuto essere perseguita attraverso una modifica della legge
sul diritto d’autore.
Ad avviso del Comitato le eventuali riforme nazionali, se
necessarie, avrebbero dovuto seguire il modello delle “Disposizioni-
tipo” da esso elaborato. I singoli sistemi giuridici non avrebbero
trovato, accogliendo questo modello, gravi problemi di adattamento
sia per la genericità delle formulazioni in esso usate, sia per la
compatibilità del sistema in esso delineato (compatibilità
espressamente prevista dall’art.9) con altri strumenti di protezione
reperibili nella disciplina dei brevetti, nel diritto d’autore e nella
concorrenza tra imprese.

2.5. Segue: struttura delle “Disposizioni-tipo sulla


protezione del software”

E’ interessante soffermarsi sulla struttura del testo delle


“Disposizioni” diviso in nove articoli.
L’art. 1 definisce l’ambito di applicazione della protezione e i sog-
getti titolari dei relativi diritti, fornendo definizioni precise per i ter-
mini “programma di elaboratore”, “descrizione di programma”,

59
“documentazione ausiliaria”, “software” e “proprietario” (cioè titolare
dei diritti di software).
L’art. 2 tratta della proprietà del software nel caso in cui il pro-
gramma sia redatto da un prestatore di lavoro nello svolgimento delle
proprie mansioni e, inoltre, regola il trasferimento e la successione dei
diritti sul software.
L’art. 3 definisce il requisito di originalità necessario per la tutela-
bilità del software.
L’art. 4 chiarisce che oggetto della protezione è la “forma” in cui è
espresso il programma e non le “idee” in esso contenute.
L’art. 5 elenca analiticamente tutti gli atti compiuti da terzi che il
titolare dei diritti sul software può impedire se non li ha autorizzati.
L’elenco può essere diviso in due parti: i punti 1 e 2 trattano gli atti
non autorizzati di pubblicazione e di accesso al software mentre i
punti da 3 a 8 si riferiscono agli atti non autorizzati di copia, uso, ven-
dita ecc. del software, del programma e della descrizione del pro-
gramma.
L’art. 6 definisce che cosa si intenda per violazione dei diritti del
proprietario e specifica due casi che vanno esclusi da questa ipotesi: a)
il caso in cui due autori diversi scrivano, indipendentemente l’uno
dall’altro lo stesso programma o un programma sostanzialmente si-
mile; b) la presenza e l’uso di software su mezzi di locomozione stra-
nieri (di terra, di mare o di aria) che attraversino lo spazio territoriale
di uno Stato.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

L’art. 7 regola la durata dei diritti: 20 anni dalla data di creazione


del software.
L’art. 8 stabilisce la protezione giuridica invocabile dal proprietario
in caso di violazione dei suoi diritti.
L’art. 9 chiarisce che la protezione sulla base di altri principi e
norme non è esclusa.

2.6. Tendenze della dottrina italiana: la tutela brevet-


tuale

Sulla base degli avvenimenti nazionali ed internazionali la dottrina


italiana non poteva certo rimanere inerte. Infatti il dibattito dottrinale
può essere sintetizzato da tre tendenze prevalenti: la rivalutazione
dello strumento brevettuale nonostante il divieto legislativo cui fanno
capo, per fare dei nomi, le posizioni di Ghidini, Afferni, Borruso; il ri-
corso alle norme sul diritto d’autore (Santini, Pardolesi, Pastore, Fri-
gnani, Sena); e l’appello per l’introduzione di una disciplina speciale
(Spolidoro, Ciampi, Franceschelli). Ripercorreremo questo quadro con
specifico riferimento ad alcuni di questi autori, essendo impossibile
(per vastità di argomenti, non certo per i contenuti) darne un quadro
completo.
Sicuramente, nell’ambito della prima tendenza merita attenzione la

61
posizione di Ghidini.51 La sua analisi comincia con la descrizione del
programma come consistente in articolate “istruzioni”, formulate in
linguaggio di tipo matematico e fissate su supporti materiali (ad es.
nastri o dischi magnetici), che guidano il funzionamento dei computer.
Un tipo di programmi, detto “di base” o “di controllo”, riguarda e go-
verna esclusivamente i modi di funzionamento degli elaboratori come
macchine consentendo loro, ad esempio di svolgere contemporanea-
mente più operazioni. Da questo tipo suole distinguersi il programma
cosiddetto applicativo: quello cioè che, utilizzando specifiche infor-
mazioni fornite dall’operatore, consente al computer di conseguire, in
tempi rapidissimi, specifici risultati vuoi di ordine conoscitivo in
senso stretto (come l’elaborazione di informazioni) vuoi d’ordine
propriamente pratico (come la sincronizzazione del movimento di
parti diverse di una macchina). Il conseguimento dei risultati attesi dai
programmi applicativi può richiedere, in alcuni casi, la mera
attivazione del computer (così, ad esempio, per programmi volti a
realizzare una previsione meteorologica sulla base di informazioni for-
nite dall’operatore), in altri, invece, l’inserimento funzionale
dell’elaboratore programmato in un più ampio procedimento o appa-
rato industriale (così, ad esempio, per programmi volti ad assicurare
un più economico funzionamento dei motori).
L’autore prende coscienza della tendenza dominante emergente nel
dibattito internazionale: lo sforzo, cioè, di negare o restringere il pos-

51 Ghidini, I programmi per computers fra brevetto e diritto d’autore, Giurisp.


Commerciale, 1984, I, pag. 251.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

sibile ruolo dello strumento brevettuale nella protezione dei


programmi e per converso quello di difendere la prospettiva
imperniata sul diritto d’autore. Può dirsi prevalente, infatti,
l’affermazione che la brevettabilità dei programmi può concepirsi, per
così dire, solo per relationem rispetto ad altro trovato (direttamente)
suscettibile di tale forma di protezione: in altri termini, solo se il
programma inerisca funzionalmente a un prodotto (macchina) o
procedimento industriale.
La esclusione della brevettabilità viene ricondotta al postulato della
non brevettabilità di (enunciazioni di) ideazioni astratte, quali principi
scientifici, leggi naturali, metodi matematici, ecc., osservandosi che i
programmi per elaboratore si esprimono in formule matematiche
(cosiddetti algoritmi), e utilizzano direttamente, di norma, principi lo-
gici e/o statistici e/o matematici.
Questa tendenza, sottesa peraltro alla redazione dell’art. 52 par. 2
della Convenzione di Monaco sul brevetto europeo, viene confutata da
Ghidini il quale rileva che il carattere matematico dei programmi non
coincide con la enunciazione di regole matematiche. La formulazione
matematica rappresenta di per se stessa soltanto un linguaggio, nel
quale si possono esprimere e descrivere anche fenomeni, relazioni tra
fenomeni, affatto specifici. Nello stesso linguaggio si possono espri-
mere e descrivere anche le istruzioni per realizzare ben determinate
macchine e/o procedimenti: esattamente come (in diverso linguaggio)
avviene per qualsiasi descrizione brevettuale. E’ indubitabile che, di

63
regola, i programmi utilizzano direttamente principi scientifici
(statistici, logici, matematici) e/o leggi naturali, ma questo non costi-
tuisce necessariamente valido motivo per la negazione della brevetta-
bilità, salvo il caso che il richiamo al “carattere matematico”
esaurisca il contenuto ideativo del programma.
Più in particolare l’autore sostiene che i programmi costituiscono
specifica applicazione di principi scientifici capace di produrre con
immediatezza risultati pratici e riproducibili con caratteri costanti.
Attraverso una ricognizione dell’“oggetto del programma” nelle
sue componenti tipiche, Ghidini, ha cercato di superare
l’argomentazione letterale: “l’elemento immateriale dei programmi
per elaboratori (quello “fisico” attinente alla loro incorporazione in
supporti materiali, è sostanzialmente estraneo alla problematica che ci
occupa), lungi dal costituire un tutt’uno, è scindibile in parti distinte.
Anzi tre, per la precisione, che indicheremo nell’ordine logico di
successione: 1) il principio o i principi della logica e/o statistica e/o
matematica e/o fisica, ecc., cui il programma fa riferimento
fondamentale; 2) il metodo (procedimento) talora designato come
“schema di correlazione”, mediante il quale i predetti principi sono
applicati a più specifici dati (in concreto scelti ed immessi
dall’operatore, ma del tipo, e con le modalità, previste dell’ideatore
del programma) per conseguire il particolare risultato atteso; 3) la
formulazione delle istruzioni in cui consiste il programma in uno di
quei particolari “linguaggi”, (FORTRAN, COBOL, ecc.) che
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

consentono alla macchina elaboratrice l’applicazione e lo svolgimento


del programma stesso”.
Se dunque, in questa prospettiva, è agevole escludere dalla brevet-
tabilità le componenti dei programmi rientranti nel n. 1 e 3,
quand’anche in esse si individuassero ideazioni nuove ed originali, la
stessa conclusione non può adattarsi alla componente indicata al n. 2.
Infatti al n. 1 il riferimento è ad enunciazioni di principi scientifici e
regole generali; al n. 3 ad una “traduzione” del programma in un lin-
guaggio convenzionale per elaboratori, e dunque, ad una forma di
mera “presentazione di informazioni” (entrambe le componenti sono
di per sé insuscettive di produrre uno specifico e immediato risultato
industriale nel senso cioè di risultato pratico e riproducibile con carat-
teri costanti, precluse alla brevettabilità in forza dell’art. 122 lett. a) e
b)); al n. 2, invece, si dovrà verificare la possibilità che detta compo-
nente esprima una nuova e particolare connessione (schema di cor-
relazione) fra i principi “di base” e i dati introdotti nel computer
dall’operatore conformemente alle indicazioni del programma, capace
di produrre, mediante la mera attivazione della macchina elaboratrice,
uno specifico risultato pratico utilizzabile, direttamente o indiretta-
mente, nella produzione di beni o di servizi. In altre parole, dice
l’autore, la verifica sarà decisiva al fine di ammettere la brevettabilità
della “invenzione di programma” riconducibile alla previsione
dell’art. 2585c.c.. e all’art. 12 legge brevetti.
Questa tecnica di protezione non riguarda solo la forma del pro-

65
gramma ma si estende anche all’idea.
La brevettabilità di un’“invenzione di programma” postula che lo
schema di correlazione applichi principi scientifici/logici/matematici a
dati espressivi di fenomeni empirici: è questa la condizione per poter
individuare nel predetto schema un’“applicazione tecnica di un princi-
pio scientifico”. A ben poco servirebbe contestare la brevettabilità
sulla base della mancanza della materialità tanto dello strumento-pro-
gramma che del risultato producibile mediante il programma. Secondo
Ghidini, infatti, i programmi si realizzano in forma immateriale,
essenzialmente per ragioni di economicità e convenienza pratica: nulla
vieta che il medesimo “procedimento” venga realizzato in forma di
hardware, sub specie di particolare conformazione dei circuiti interni
della macchina elaboratrice (come avviene per i programmi di base o
di controllo), comunemente ritenuti brevettabili. Una simile scelta
realizzativa del programma comporterebbe, ovviamente, che ciascuna
macchina elaboratrice potrebbe svolgere una sola funzione, in luogo
delle tante realizzabili attraverso l’inserimento di programma in forma
“immateriale”.
Ciò non può che rafforzare l’opinione che tra hardware e software
non c’è differenza “ontologica” rispetto al problema della brevettabi-
lità.
Per quanto, poi, attiene al risultato specifico di un programma, es-
sendo riferito per lo più ad un “prodotto” di ordine immateriale atti-
nente al campo dei servizi (accelerazione di tempi, regolarità di fun-
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

zioni), questo non costituisce ostacolo alla brevettabilità, dal momento


che la legge stessa non esclude la brevettabilità di invenzioni di servizi
specificando tassativamente quali di questi ultimi non siano brevetta-
bili.
La stessa Cassazione, in numerose decisioni52, ha più volte soste-
nuto che i risultati di ordine immateriale non sono ostativi alla brevet-
tabilità dei procedimenti che li generano.

2.7. Segue: l’algoritmo per computer

Sempre nell’ottica della tutela brevettuale si attesta la posizione di


Borruso,53 che respingendo la posizione di quanti negano la brevetta-
bilità del programma sulla base della mancanza dei requisiti di mate-
rialità e industrialità, considera brevettabile proprio “l’algoritmo per
computer”.
Invero la materialità , intesa come la pratica ed immediata traduci-
bilità dell’idea inventiva in oggetto materiale, quale un prodotto, uno
strumento, una macchina, sì da incorporarsi in essa (“invenzione di
prodotto”) o in un nuovo metodo o procedimento per fabbricarli
(“invenzione di procedimento”) va ravvisata proprio nel considerare il
software come un programma scritto per la macchina e non per
52 Sent. n. 2362/1959, in Riv. Dir. Comm., 1960, II, pag. 88; sent. n. 821/1968, in
Giust. Civ., 1968, I, pag. 1006; sent. n. 3835/1968, in Foro it., 1969, I, pag. 910.
53 R. Borruso, L’ Algoritmo per computer e la sua brevettabilità, Dir. Inf., 1987,
pag. 75.

67
l’uomo.
Il programma non ha ad oggetto esclusivamente un’attività intel-
lettuale umana, non è un semplice progetto che si estrinsechi solo in
un determinato modo di agire, di pensare, di ragionare, perché se così
fosse sarebbe assimilato a quelle categorie, come le scoperte scientifi-
che, i sistemi di calcolo, i metodi di insegnamento, i metodi di
organizzazione del lavoro ecc. le quali sono escluse dalla
brevettabilità. Questa esclusione ha un preciso significato: quello di
evitare che la costituzione di diritti di esclusiva sul pensiero umano
mini la libertà del pensiero stesso.
E’ vero che il software riproducendo, talvolta, le procedure mentali
simula il pensiero, ma esso non è diretto all’uomo, come il generico
know-how, ma alla macchina54, cioè diventa operativo solo attraverso
la macchina. Se poi si afferma che non può negarsi la materialità al
“programma oggetto” ossia quello inserito nella memoria centrale del
computer, o nella stessa predisposizione fisica dei circuiti elettrici, a
maggior ragione non va negata la materialità al software che del primo
è lo speculare riscontro.
Pure affermativamente viene risolto il problema relativo alla pre-
senza o meno nel software del requisito della industrialità. E questo
per una serie di motivi: il software, soprattutto quello consistente in
packages applicativi, è un vero e proprio prodotto industriale perché
pur sempre materializzato su un supporto fisico che mette la macchina

54 Borruso afferma che il software deve intendersi, agli effetti della brevettabilità,
prodotto “materiale” in quanto è per la macchina e sta nella macchina.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

in grado di compiere le operazioni richieste; può essere riprodotto in


serie e con caratteri ed effetti costanti; può subire deterioramenti e di-
venire obsoleto come qualsiasi prodotto industriale (anzi è maggior-
mente destinato a divenire obsoleto); viene prodotto e rivolto indistin-
tamente alle esigenze di tutti i possibili acquirenti.
Il suo contenuto intellettuale non deve trarre in inganno: anche i li-
bri hanno contenuto intellettuale eppure nessuno dubita che la produ-
zione di libri dia luogo ad una vera e propria industria. Se industria è
sempre stata considerata la produzione di macchine aventi il compito
di sostituire l’uomo, i suoi muscoli o i suoi sensi, il software, in
quanto parte integrante ed essenziale di una macchina che sostituisce
l’uomo, è esso stesso prodotto industriale.
Ora, se è vero che la legge di riforma dei brevetti del 1979 all’art.7
ha espressamente escluso, insieme ad altre categorie, la brevettabilità
del software, lo ha fatto solo nella misura in cui sia considerato in
quanto tale. Il legislatore, cioè, ha inteso restringere il significato di
programma a “quell’insieme di istruzioni ordinate in sequenza che ap-
plicano (cioè interpretano e svolgono) un algoritmo”, dunque ha fatto
riferimento ad un mero lavoro applicativo, ad una mera procedura di
esecuzione che non ha nulla di creativo e di originale e quindi nulla di
brevettabile.
Ma è proprio l’algoritmo, o meglio l’algoritmo di soluzione, quella
procedura cioè che attraverso una serie finita di passaggi trasforma i
dati immessi nella macchina nel risultato richiesto, che secondo Bor-

69
ruso costituisce la “carica ideativa” del programma. Infatti sono pro-
prio la prospettazione di un problema di cui si vuole conoscere il ri-
sultato, le particolari modalità utilizzate per raggiungere quel risultato
(il tipo di input, il modo di elaborazione e il tipo di output), che fa
dell’algoritmo il requisito ideativo ed originale del programma.
Questo non solo quando l’algoritmo è una vera e propria invenzione
consistente nell’estrinsecazione di un pensiero nuovo, di un’idea mai
realizzata prima55, ma anche quando utilizza e coordina un patrimonio
di conoscenze già acquisito alla cultura scientifica (è cioè il riflesso di
una scoperta)56 come per esempio l’hardware, opportuni linguaggi di
programmazione, ecc., questo non esclude la sua brevettabilità purché
quel coordinamento di elementi e mezzi noti si traduca in un apporto
originale ed ingegnoso in virtù del quale si ottenga un risultato nuovo
ed economicamente utile.
Concludendo, quindi, Borruso afferma che è proprio l’algoritmo di
soluzione di un programma che, prevedendo un certo tipo di input, un
certo tipo di elaborazione di quell’input, un certo tipo di output e la
particolare configurazione che il computer deve avere, costituisce in-
venzione brevettabile.

55 Borruso porta ad esempio un algoritmo determinato da un creatore di moda per


far eseguire al computer la scelta degli abiti da indossare quotidianamente.
56 Certamente fu una scoperta quella delle onde hertziane, ma fu altrettanto
certamente un’invenzione quella della radio di Guglielmo Marconi, munita di
antenna per captarle.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

2.8. Segue: la protezione del diritto d’autore

L’altro filone dottrinale inquadra il programma tra le opere


tutelabili con le norme sul diritto d’autore. Secondo questa dottrina il
programma, in quanto risultato di un’attività creativa compiuta dal suo
autore, merita, al pari di qualsiasi opera dell’ingegno, che su di esso
insista uno specifico ius escludendi alios che altro non potrebbe essere
se non un diritto d’autore.
E’ interessante notare che le argomentazioni degli autori che appog-
giano tale tutela appaiono svilupparsi secondo un percorso metodolo-
gico comune. In primo luogo viene verificata l’impercorribilità della
strada brevettuale57 e l’inefficacia di una tutela rimessa esclusivamente
all’autonomia delle parti; in secondo luogo viene postulata l’esigenza
di una tutela del programma atta a remunerare gli investimenti com-
piuti per la sua produzione.
Da tali premesse viene dedotta, quale unica soluzione,
l’assimilabilità del programma ad un’opera dell’ingegno. Operata que-
sta scelta la stessa dottrina si interroga sulle perplessità, sugli ostacoli
che si frappongono alla tutela sotto il profilo del diritto d’autore: primi
fra tutti la non menzione dei programmi nell’elenco delle opere pro-
tette col diritto d’autore (cosa che avverrà solo con legge n. 518 del
57 L’impraticabilità della tutela brevettuale viene rafforzata dal divieto espresso
contenuto nell’art. 12 della legge del 1939 come modificato dal D.P.R. del
1979. La dottrina e gli stessi interpreti, concordi nel ritenere il software come un
bene appartenente alla categoria dei beni immateriali, hanno spostato la loro
analisi al campo del diritto d’autore.

71
1992), la mancanza di definizione del requisito della creatività con ri-
guardo al software, la difficoltà nell’individuazione della forma del
programma come distinta dal contenuto.
Analizzando più da vicino la disciplina del diritto d’autore, vediamo
come il legislatore (art. 2575 c.c., art. 1 l.d.a.) dichiara che formano
oggetto di protezione le opere dell’ingegno di carattere creativo che
appartengono alle scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figura-
tive, all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il
modo e la forma di espressione. Questa elencazione è, secondo la dot-
trina prevalente, di carattere tassativo58 essendo necessario, ai fini
della protezione, che le opere rientrino in una delle anzidette
categorie. Di carattere esemplificativo va invece ritenuta l’elencazione
dell’art. 2 l.d.a. che riporta:
1. le opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche, reli-
giose tanto se in forma scritta quanto se orale;
2. le opere e le composizioni musicali, con o senza parole, le
opere drammatico-musicali e le variazioni musicali costituenti
di per sé opera originale;
3. le opere coreografiche e pantomimiche, delle quali sia fissata
la traccia per iscritto o altrimenti;
4. le opere della scultura, della pittura, dell’arte del disegno,
dell’incisione e delle arti figurative similari, compresa la sce-

58 Sulla tassatività si pronuncerà successivamente la Cassazione con sentenza n.


7397 del 1990. Infatti “l’elencazione delle opere protette dal diritto d’autore,
contenuta nell’art. 2575 c.c. e nell’art. 2 l. 22 aprile 1941, n. 633 va intesa in
senso non tassativo, ma esemplificativo”.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

nografia, anche se applicate all’industria, sempreché il loro


valore artistico sia scindibile dal carattere industriale del pro-
dotto al quale sono associate;
5. i disegni e le opere dell’architettura;
6. le opere dell’arte cinematografica, muta o sonora, sempreché
non si tratti di semplice documentazione protetta ai sensi delle
norme del capo V del titolo II;
7. le opere fotografiche e quelle espresse con procedimento ana-
logo a quello della fotografia, sempre che non si tratti di sem-
plice fotografia protetta ai sensi delle norme del capo V del ti-
tolo II.
Dalla lettura delle norme emerge che il software, come opera
dell’ingegno, non viene né ricompreso né tassativamente escluso. Per
cui si tratterrà di verificare la presenza, in esso, dei requisiti richiesti
dalla legge; di una legge che tutela ampiamente l’attività creativa
dell’autore come espressione della sua libertà (artistica, scientifica,
ecc.) in funzione anche dell’interesse della collettività alla creazione e
circolazione dell’opera in una più ampia e generale promozione del
progresso sociale, dello sviluppo culturale e della ricerca scientifica e
tecnica (principi sanciti, peraltro, a livello costituzionale dall’art. 9).
Ora, per quanto riguarda più in particolare i requisiti che l’opera
dell’ingegno (il programma) deve avere per ottenere tutela, questi
vanno individuati nella originalità e nella creatività. L’originalità va
riferita alla forma di espressione: il programma deve essere espresso,

73
comunicato all’esterno, non solo in una forma concreta, intellegibile e
comprensibile al fruitore che lo possa identificare ed individuare, ma
altresì originale, cioè nuova rispetto ad una forma espressiva prece-
dentemente utilizzata. L’originalità può essere anche di sostanza, ma
deve essere soprattutto di forma, perché, a differenza del brevetto, il
diritto d’autore protegge la forma dell’opera dato che la sostanza, una
volta a disposizione del pubblico, può essere liberamente utilizzata da
chiunque. Circa la creatività, elemento essenziale che consente il pas-
saggio dell’attività dello spirito alle vere e proprie opere dell’ingegno,
è quel “quid novi”, quel contributo nuovo che l’autore apporta alla
collettività.
Definendo il software come una successione di istruzioni o una con-
catenazione logico-matematica di dati, scritta o rappresentata in qual-
siasi codice o linguaggio su supporti materiali che, impartite
all’elaboratore, consentono il conseguimento di certi risultati, pos-
siamo senz’altro considerarlo un’idea creativa, frutto dell’attività in-
tellettuale del suo autore, che viene espressa in una forma originale e
come tale protetta col diritto d’autore.
All’interno del programma, poi, è concettualmente possibile distin-
guere il contenuto, cioè l’idea di soluzione di un determinato pro-
blema, diretta a produrre un certo risultato, dalla forma (interna) cioè
dalla diversa organizzazione, strutturazione che è possibile dare a quel
contenuto.
Se il contenuto, l’idea pura e semplice non esteriorizzata, è libera
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

da qualsiasi esclusiva per la considerazione, già accennata, secondo


cui deve essere assicurata la libera circolazione delle idee59, la forma
attribuita da più autori alla medesima idea costituisce oggetto del di-
ritto d’autore, avente carattere di opera scientifica.
Questa posizione dottrinale risulta perfettamente in linea col princi-
pio espresso dalla Cassazione (Cass. 1 febbraio 1962, n. 210) secondo
cui “il diritto d’autore ... tutela la forma espressiva dell’opera
dell’ingegno, ma non si estende - specie per quanto attiene alle opere
di carattere scientifico - al contenuto e agli insegnamenti che attra-
verso l’opera possono essere impartiti, cosicché l’esclusività cade solo
sull’espressione del discorso scientifico, non anche sul contenuto in-
tellettuale intrinseco dell’opera scientifica o sull’insegnamento che da
esso può trarsene, dovendo questo, invece, rimanere a disposizione di
tutti per il progresso delle scienze e della cultura generale”.
Le critiche a questo assetto dottrinale non potevano mancare: si è
dubitato che il programma possa essere scisso in forma e contenuto.
Secondo Ghidini60 infatti, nel programma i singoli passaggi e le loro
concatenazioni appaiono finalizzati all’idea - scopo che il procedi-
mento mira a realizzare; ed è per questo che non si può scindere la
forma di espressione dal contenuto ideativo. Neppure la variabilità
delle concatenazioni permette l’anzidetta scissione, posto che comun-
que tutte le variabili sono necessariamente legate al perseguimento
59 In altri termini, non si può precludere ad altri la possibilità di fornire un
programma che concerne la medesima idea.
60 Gustavo, Ghidini I programmi per computers fra brevetto e diritto d’autore, in
Giur. comm. 1984, pag. 270.

75
della medesima funzione. D’altra parte, come acutamente osserva
l’autore, il diritto d’autore si presta a proteggere un “materiale” assai
più esteso rispetto a quello proteggibile dal brevetto. Infatti mentre il
primo protegge il programma e la sua documentazione, richiedendo un
grado di originalità non molto elevato, per il riconoscimento del se-
condo, invece, occorre obiettivamente innalzarsi sopra lo stato della
tecnica.
Anche Floridia61 critica il binomio forma-contenuto osservando che
nel programma la creazione intellettuale consiste proprio nelle istru-
zioni in sé considerate e non nel loro modo di espressione.
C’è inoltre chi sostiene che il programma mancherebbe dei requisiti
propri del diritto d’autore sia perché usa un linguaggio artificiale, for-
temente standardizzato, non certo assimilabile a quello naturale utiliz-
zato per scrivere per esempio un romanzo, sia perché quell’artificialità
non è immediatamente intellegibile, non è adatta alla comunicazione
intersoggettiva. Per rispondere a questi quesiti, Losano62 afferma che
in certi casi sono proprio la ingegnosità e sinteticità di quel
linguaggio, grazie al quale si ottengono i risultati voluti senza di-
spersione di energia, di calcolo e di inutili interventi umani, che
attribuiscono al programma creatività63. D’altro canto, secondo

61 Floridia Giorgio, La protezione del software nel sistema delle esclusive sulle
creazioni intellettuali, in Dir. Inf. 1989, pag. 89.
62 M.G. Losano, La tutela giuridica del software in Il diritto privato
dell’informatica, Einaudi, Torino, 1986, pag. 63 - 97.
63 “Bisogna cercare di uscire dagli schemi vetero-industriali ed avventurarsi sul
sentiero della comunicazione postmoderna”, Losano G. Mario, op. cit.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

Losano, la non intellegibilità non può costituire un problema: anche


una partitura musicale ha un suo linguaggio particolare non
comprensibile a chi non ha mai studiato musica, anzi la si comprende
solo conoscendo la scala musicale ed eseguendola con uno strumento,
eppure è protetta senza dubbio dal diritto d’autore. Losano vede nella
partitura musicale e nel programma una forte analogia: “in entrambi i
casi la comunicazione intersoggettiva avviene tra individui che
conoscono il linguaggio artificiale usato (nota musicale o linguaggio
di programmazione); quel linguaggio artificiale realizza a pieno la sua
funzione comunicativa ricorrendo ad uno strumento materiale, ad una
macchina (il pianoforte o l’elaboratore)”. Per questo meritano tutela,
altrimenti, per dirla ancora con Pardolesi64, si arriverebbe a negare la
capacità di trasmissione di informazione che hanno, ad esempio, il
codice Morse o la scrittura Braille, semplicemente perché la maggior
parte dei soggetti non sanno decrittarli. Ma quello che facilmente si di-
mentica (e che Borruso65 invece sostiene con vigore) ad obiezione di
questo indirizzo, è che l’ostacolo insuperabile al riconoscimento al
software del diritto d’autore risiede proprio nel fatto che tutta la
normativa presuppone che oggetto della tutela sia sempre qualcosa
destinato alla comunicazione tra esseri umani, mentre “il software, pur
sostanziandosi in uno scritto che, almeno a livello di programma
sorgente, è intellegibile anche dall’uomo, non è destinato ad alcun

64 Pardolesi R., “Software”, “property rights” e diritto d’autore: il ritorno dal


paese delle meraviglie, Foro italiano, 1987, II, c.
65 R. Borruso, op. cit.

77
essere umano, bensì al computer”.
E’ opportuno introdurre un’importante classificazione nell’ambito
dei programmi: quella tra programma sorgente e programma oggetto.
Programma sorgente è quello scritto in linguaggio di programmazione
ad alto livello di astrazione (ad esempio BASIC, FORTRAN,
COBOL, PASCAL, ecc.) comprensibile all’uomo ma non alla
macchina. Per essere “letto” da quest’ultima, il programma deve
essere tradotto dal compilatore in un linguaggio-macchina codificando
le istruzioni in forma binaria. Il programma espresso in questa forma
prende il nome di “codice (o programma) oggetto”, ed è quello che,
mediante impulsi elettrici o magnetici incorporati su nastro o disco,
fornisce materialmente istruzioni all’elaboratore. In questa ultima
forma il programma comunica con il computer, e soltanto con esso, ed
è generalmente arduo derivare da esso le istruzioni impartite dal
programmatore.
Fatta questa classificazione, possiamo affermare, pur nell’ambito
dei contrasti dottrinali analizzati, che sono i programmi che rientrano
nella prima categoria ad essere compresi e tutelati, sia civilmente che
penalmente, dal diritto d’autore. Così soltanto il programma che sia
frutto di uno sforzo creativo originale diretto al conseguimento di un
risultato, espressione del lavoro intellettuale del programmatore, ga-
rantirà al suo autore oltre al diritto morale di cui agli artt. 20 e se-
guenti l.d.a. il diritto di utilizzazione economica di cui agli artt. 12 e
seguenti l.d.a. (i diritti esclusivi di pubblicazione, di riproduzione, di
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

trascrizione, in prevedibili ipotesi quello di esecuzione, di rappresenta-


zione, di diffusione e di messa in commercio a scopo di lucro).
A sostegno di questo inquadramento possiamo riportare la serie dei
vantaggi (sintetizzata da Pastore)66 che esso comporta: “la disciplina
del diritto d’autore non subordina la protezione all’adempimento di
alcuna formalità di deposito o di registrazione; con la tutela del diritto
d’autore il software consegue una protezione erga omnes; la proteggi-
bilità del software attraverso il diritto d’autore è più ampia di quella
brevettuale, anche dal punto di vista quantitativo, oltre che qualitativo,
in quanto può riguardare qualsiasi tipo di programma e concernere sia
il programma che le istruzioni; la tutela del diritto d’autore è meno ri-
gorosa di quella brevettuale, richiedendo, anche sul piano tecnico, un
accenno modesto di originalità personale; la tutela attraverso il diritto
d’autore, infine, comporta il riconoscimento dei vari diritti esclusivi
previsti dal legislatore in capo al titolare dell’opera dell’ingegno”.
Per concludere, a segnare quasi definitivamente il percorso dottri-
nale verso il diritto d’autore, si aggiunge la posizione chiarificatrice
della Commissione CEE che nel 1989, nella Relazione al Progetto di
direttiva sulla tutela giuridica dei programmi per elaboratore (volto ad
armonizzare le legislazioni in tema di software con i principi del Trat-
tato CEE sulla concorrenza) così si esprime: “i concorrenti, una volta
stabilito mediante un’analisi indipendente quali idee, regole o principi
vengono usati, sono liberi di creare la loro applicazione delle idee, re-

66 Salvatore Pastore, Il cammino della tutela giuridica del software, opera


dell’ingegno di carattere creativo, Dir. d’Autore, 1987, pag. 177

79
gole o principi onde realizzare prodotti compatibili. Essi possono ba-
sarsi su un’idea identica ma non possono usare la stessa espressione di
altri programmi protetti; quindi non vi è monopolio sull’informazione
in sé ma soltanto tutela della forma di espressione di quella
determinata informazione. Nei casi in cui nei confronti dei programmi
operativi si verificano somiglianze nel codice che applica idee o
principi dovute all’inevitabilità di alcune forme di espressione, qua-
lora le limitazioni derivanti dall’interfaccia siano tali da rendere im-
possibili in quelle circostanze un’applicazione diversa, normalmente
non si configurerà una violazione del diritto d’autore perché in tali cir-
costanze generalmente si considera che l’idea e l’espressione si sono
fuse”.

2.9. Decisioni sulle prime controversie

Nelle pagine che precedono si è volutamente omesso di soffermarsi


sulle pronunce giurisprudenziali che si sono susseguite sul tema allo
scopo di poterne seguirne un più preciso iter cronologico e sistema-
tico. La precisazione è, ancora una volta, che essendo impossibile
analizzarle tutte, la scelta verterà su quelle che affrontano i problemi e
le soluzioni nell’ambito di quella tendenza, già avvertita sul piano dot-
trinale, che oscilla tra tutela brevettuale e tutela del diritto d’autore.
Tra le prime sentenze in tema di tutela brevettuale può sicuramente
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

riportarsi quella emessa dalla Cassazione nel 1981 (sent. 14 maggio n.


3169) che afferma il principio della brevettabilità di un procedimento
articolato (cosiddetta invenzione di combinazione) in cui si faccia uso
di un elaboratore opportunamente programmato. Tale sentenza è già
stata trattata nel paragrafo relativo alla Convenzione di Monaco sul
brevetto europeo cui senz’altro si rimanda per gli ulteriori approfon-
dimenti (paragrafo 2.3, pag.Error: Reference source not found).
Pur nella limitata portata del problema concreto, è interessante sof-
fermarsi, sotto il profilo della brevettabilità del software applicativo
quale supporto dell’idea inventiva, sulla decisione della Pretura di
Milano (16 maggio 1983)67. Nella specie la Data-Simpact s.r.l. cita in
giudizio le società Alpi e Iseo, assumendo che esse avevano utilizzato
un particolare metodo, denominato Jackson, di cui essa si dichiara in
qualunque sede licenziataria rivendicandone l’uso esclusivo. Il pretore
di Milano, respingendo la domanda, così dice:
“Il metodo Jackson è un metodo tecnico-logico avanzato che
consente l’analisi, la progettazione e l’esecuzione di pro-
grammi operativi (software) da utilizzare con sistemi informa-
tivi computerizzati (hardware). Esso è uno dei molti metodi e
metodologie ideati per la razionale ed economica
progettazione ed elaborazione di programmi applicato da
numerose società d’informatica specializzate nella produzione
di hardware e software.

67 La sentenza è commentata da Franceschelli, Giurisprudenza in tema di


software: quattro decisioni su computer e diritto, Riv. Dir. Ind. 1985, II pag.66.

81
Detto metodo scientifico, come qualsiasi altra metodologia,
non sembra come tale poter essere oggetto di privative, di bre-
vetti o di utilizzazioni esclusive.
Oggetto di protezione brevettuale e di utilizzazione esclusive
da parte dell’inventore, del produttore e dei suoi licenziatari,
possono essere invece i sistemi o apparati tecnici applicativi e
di supporto del metodo, quali sono quelli definiti packages”.
Ancora, con sentenza 12 dicembre 1984, al Tribunale di Monza
viene sottoposta la questione relativa alla tutelabilità, sotto il profilo
della normativa del diritto d’autore, di un videogioco, denominato
“Defender” (ideato e realizzato dalla Williams Electronics di Chi-
cago), nonché del cosiddetto software che costituisce lo strumento
tecnico dello schema del gioco. Dopo un’attenta analisi della disci-
plina del diritto d’autore (sia con riferimento ai requisiti che un’opera
deve avere per ricevere protezione, sia con riferimento alla possibilità
di ricondurre il videogioco alla categoria delle opere dell’ingegno) e
pur condividendo le argomentazioni e i contributi dialettici ancora in
corso sul tema68, il Tribunale di Monza così conclude:
“Il programma per elaboratore non è tutelabile dal diritto
d’autore in quanto - implicando questo la scindibilità della
forma dell’opera dal suo contenuto e non essendo immagina-
bile una forma espressiva tipica del software - non può costi-

68 Il Tribunale di Torino (sent. 15 luglio 1983), muovendo da analoga fattispecie,


accorda al videogioco la tutela del diritto d’autore, assimilandola ad un’opera
cinematografica.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

tuirsi un diritto assoluto sul contenuto tecnico o scientifico.


Le immagini di un videogioco non sono tutelate come opera
dell’ingegno poiché pur essendo in teoria accostabili ad
un’opera d’arte cinematografica - requisito necessario per una
loro tutela di diritto d’autore stante il carattere tassativo
dell’elencazione dei generi espressivi contenuta nell’art. 1
l.d.a. - tuttavia l’atteggiamento del destinatario nel momento
della fruizioni le distingue dall’opera cinematografica
rendendole meramente strumentali a un di lui coinvolgimento
psichico.
E’ suscettibile d’interpretazione estensiva il comma 3 dell’art.
12 r.d. 29 giugno 1939 n. 1127, secondo cui l’esclusione di
brevettabilità dei programmi degli elaboratori è riferita solo
nella misura in cui le domande di brevetto o il brevetto con-
cerna ... programmi considerati in quanto tali.”

2.10. Segue: la tutela dei videogiochi come opere ci-


nematografiche

Il primo passo giurisprudenziale verso la riconduzione del software


nella normativa del diritto d’autore viene intrapreso con riguardo ad
una particolare specie di programma (il videogioco)69 che va tenuta
69 Il videogioco è composto da un supporto su cui è montato uno schermo sul
quale scorrono immagini (spesso accompagnate da suoni). Sul supporto si

83
concettualmente distinta dal software. Infatti, mentre il videogioco
costituisce il risultato espressivo di un programma di elaboratore
rivolto a realizzare un gioco audio-visivo, il software riguarda
soltanto il programma visto in sé, a prescindere dal risultato (a
carattere industriale o artistico-culturale) che lo strumento operativo
abbia prodotto. Fatta questa precisazione non risulta del tutto inutile
sintetizzare le prime sentenze emesse, seppur in tema di videogioco,
se non altro per il loro contributo nella direzione del diritto d’autore.
Particolare importanza riveste la sentenza del Tribunale di Torino
che, in data 15 luglio 1983, per la prima volta afferma che i videogio-
chi costituiscono un tipo particolare di opera cinematografica tutela-
bili, pertanto, ai sensi del diritto d’autore70. Il caso riguardava la pe-
dissequa riproduzione di alcuni giochi (Centipede, Missile Command,
Asteroids) prodotti dalla Atari, da parte della Sidam s.r.l. (con i giochi
Magic Worm, Missile Storm e Asterock) contro la quale la Atari ri-
vendica il diritto esclusivo di divulgare l’opera e di renderla pubblica,
di utilizzarla in ogni forma, di riprodurla mediante la moltiplicazione
in copia, di rivendicarne la paternità, di opporsi a qualsiasi modifica-

trovano pulsanti che permettono al giocatore di fornire input atti a modificare le


immagini e i suoni. I fattori che contraddistinguono un videogioco sono, allora,
il programma di controllo, le immagini sul video e gli strumenti che permettono
l’intervento del giocatore.
70 La sentenza è stata commentata da numerosi autori: Sena, Software: problemi
di definizione e di protezione giuridica, in Riv. Dir. Ind., 1983, II, pag. 479;
Frignani, Il Tribunale di Torino protegge i videogiochi come opera dell’ingegno
appartenenti alla cinematografia, in Dir. d’Autore, 1984, pag. 57; De Sanctis,
Brevi note in materia di tutela dei videogiochi, in Dir. d’Autore, 1984, pag. 436;
Carosone, In tema di tutela giuridica del software, Riv. Dir. Comm., 1984, 2,
pag. 365.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

zione pregiudizievole. Il Tribunale di Torino, accogliendo le richieste


della Atari, così decide:
“I videogiochi costituiscono un tipo particolare di opera cine-
matografica, possibile oggetto della tutela prevista per tali
opere dalle norme sul diritto d’autore.
L’opera cinematografica, disciplinata da queste ultime, è un
genus al quale appartengono non solo i films ma anche altre
forme di rappresentazione qualunque ne sia la tecnica di rea-
lizzazione e la forma di espressione.
Oggetto della tutela prevista dalle norme sul diritto d’autore
non è solo l’opera d’arte, bensì l’opera dell’intelletto o della
mente (opera dell’ingegno) che abbia il requisito oggettivo
della novità, originalità e non banalità (carattere creativo).
Il livello di creatività di un’opera dell’ingegno non deve essere
necessariamente elevato e, nel caso dei videogiochi, è suffi-
ciente ai fini della tutela ex l. 633/1941 che l’autore si sia pro-
digato in uno sforzo di capacità professionale e di elaborazione
intellettiva nel disegnare i personaggi, nel trovare una trama,
nell’inventare le regole, nel trasferire il racconto in linguaggio
elettronico e nel memorizzarlo nei circuiti, nel trovare una sin-
tesi tra racconto e descrizione visiva. Il risultato dello sforzo
intellettivo è stato triplice ed unitario: è nato un programma di
gioco; è nata una rappresentazione per immagini della trama;
sono nati dei personaggi animati; in definitiva è stato creato,

85
con l’aiuto della tecnica, un videogioco commercialmente
sfruttabile per le sue apprezzabili qualità.
Costituisce copia pedissequa del videogioco originale quel vi-
deogioco che, pur differendo nelle istruzioni della componente
causalità e nella visualizzazione dei medesimi personaggi sia
in tutto il resto assolutamente identico al primo”.
Questa soluzione giurisprudenziale sarà fortemente criticata per la
sua inadeguatezza71 rispetto alla soluzione della più ampia problema-
tica della tutela del software. Si afferma infatti che oggetto della
tutela accordata all’autore non è il programma in quanto tale, ma la
rappresentazione grafica e cromatica delle immagini stesse
visualizzate sullo schermo, cioè il risultato figurativo
dell’applicazione di un programma e non il programma elettronico
sottostante. Sicché, se la conclusione del Tribunale di Torino accorda
una tutela sufficiente per i programmi elettronici il cui risultato
appartiene al settore delle arti visive72 “essa sarebbe in ogni caso
destinata a rimanere confinata nell’universo fantastico delle battaglie
galattiche o dei millepiedi magici, risultando inapplicabile a tutte le
ipotesi (e sono la maggioranza) in cui il programma non produca
effetti visivi o sonori di alcuna specie”73 ma elabora calcoli o stringhe

71 Così si esprimeranno: Rossello, La tutela giuridica del software nei primi


orientamenti giurisprudenziali, in Dir. Inf., 1985, pag. 115; Ciampi, La
proteggibilità dei programmi elettronici e dei relativi manuali applicativi, quali
“opere dell’ingegno di carattere creativo”, in Dir. Inf., 1985, pag. 259.
72 Analoga conclusione vale oltre che per altri prodotti della cosiddetta arte
computerizzata, anche per le raccolte di dati organizzate in archivi elettronici.
73 Così Rossello, op. cit.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

di caratteri alfanumerici.

2.11. Segue: protezione del software e dei relativi


manuali applicativi

Il primo vero e proprio riconoscimento di un diritto d’autore sui


programmi per elaboratore si ha con una importante e pregevole deci-
sione della Pretura di Pisa74 (Pret. Pisa, 11 aprile 1984, Unicomp-Ital-
computers e General Informatics) che, per l’accuratezza dell’esame
dei fatti e per la profondità dell’analisi giuridica, può essere definita
come un leading case.
Al pretore veniva chiesto di tutelare un certo numero di programmi
applicativi per elaboratori elettronici (insieme con i relativi manuali
applicativi) organizzati in tre packages per automatizzare rispettiva-
mente le operazioni di fatturazione, magazzino e di contabilità gene-
rale inerenti alla gestione di piccole e medie aziende di cui la
Unicomp rivendica la tutela del diritto d’autore. Come si nota, nel
caso dell’ordinanza di Pisa, il software viene studiato da un punto di
vista diverso da quello delle precedenti decisioni. Il problema è quello
di individuare in quei programmi materializzati in dischetti magnetici
74 La sentenza è stata pubblicata e approfondita, per la sua importanza, sulle
principali riviste giuridiche: in Riv. Dir. Ind., 1985, II, pag. 73 con nota di
Franceschelli; in Foro pad., 1984, I, pag.145 con nota di Bruni; in Dir. Inf.,
1985, pag.252 con nota di Ciampi; in Giur. it., 1986, I, 2, pag.214, con nota di
Mangini; in Giur. merito, 1985, pag. 21, con nota di Capograssi; in Riv. Dir.
Comm., 1984, II, pag. 365, con nota di Carosone.

87
ed in listati un’opera dell’ingegno. Chiarita la natura dei programmi
in questione con l’aiuto di un consulente tecnico d’ufficio, il pretore
ritiene che sussistono le condizioni e i requisiti (dignità creativa e
originalità) di tutelabilità richiesti dalla legge per le opere
dell’ingegno. Più in particolare, per quanto riguarda la forma
espressiva, non è certo di impedimento ai fini della protezione l’uso
di simboli logico-matematici utilizzati nel programma sorgente, così
come non lo è l’uso di segni convenzionali per altre opere
dell’ingegno, ad esempio la musica. Per quanto riguarda la creatività,
basta che sussista anche in misura modesta non essendo richiesto un
particolare grado della stessa75 (Cass. 14 dicembre 1959, n. 3544).
L’ostacolo maggiore per il riconoscimento nei programmi elettro-
nici di un’opera dell’ingegno era l’inquadramento di esso in una delle
categorie di opere protette. Infatti, mentre il programma di videogio-
chi, sviluppando una trama e una serie di immagini con dei perso-
naggi, determina un effetto analogo a quello della cinematografia,
nell’ipotesi di un programma per fatturazione e contabilità generale
era difficile una analogia con altre categorie di opere protette. Certo,
il pretore avrebbe potuto basarsi sulla tesi interpretativa, largamente
seguita in dottrina, secondo cui l’elencazione dell’art. 2 l.d.a. avrebbe
valore esemplificativo e non tassativo dei vari tipi di opere protette,
per evitare di inquadrare il software in uno dei generi indicati nella

75 Si è ritenuta tutelabile, ad esempio, una raccolta di massime della


giurisprudenza, ravvisandosi originalità e creatività nel modo organico di
sistemazione, organizzazione e distribuzione delle massime per argomenti.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

legge speciale e nel codice civile (art. 2575). Ma supera l’ostacolo di-
chiarando che “il programma in questione può essere ricondotto, per
il suo contenuto e le sue finalità, non tanto ad un progetto ingegneri-
stico (del quale pure in alcuni tratti può assumere la forma e nel quale
altri tipi di programmi possono completamente risolversi), bensì ad
un’opera, appartenente latu sensu alle scienze, sia pure a carattere
pratico-didattico”. Pertanto, volendo sintetizzare, l’ordinanza della
Pretura di Pisa così si esprime:
“E’ opera dell’ingegno, appartenente latu sensu alle scienze,
sia pure a carattere pratico-didattico, e come tale tutelabile in
base alla legge sul diritto d’autore, il programma per elabora-
tore che si caratterizzi per un proprio stile sostanzialmente ori-
ginale rispetto ad altri prodotti analoghi e per una determinata
forma espressiva nella quale il contenuto di tale programma si
traduce.
Costituisce violazione del diritto d’autore ai sensi dell’art. 18
comma 2 l. 22 aprile 1941 n. 633, la elaborazione da parte di
terzi di programmi creati da altri, mediante inserimento di
nuovi elementi non sufficienti a rendere i programmi in que-
stione realmente originali rispetto a quelli oggetto di imita-
zione.
Alla violazione del diritto d’autore consegue la legittimità di
misure cautelari a tutela dei programmi per elaboratore e
l’inibizione della ulteriore commercializzazione dei medesimi

89
che si ritiene violazione del diritto di utilizzazione esclusiva
spettante al loro proprietario ex art. 12 comma 2 l. 1941 n.
633.
Tale tutela si estende ai manuali descrittivi e di installazione
inerenti al programma, in quanto essi siano forniti di origina-
lità creativa e autonomia concettuale sufficiente a ricondurli
nell’ambito delle opere dell’ingegno di natura latu sensu didat-
tica.”

2.12. Segue: il software come opera dell’ingegno di


carattere scientifico

Finalmente, nel 1987, il problema della protezione giuridica del


software giunge all’esame della Suprema Corte. La sentenza (Cass. -
Sez. Pen. - 6 febbraio 1987 n. 1956)76 nonostante fosse relativa ad un
procedimento penale77, scioglie in positivo l’interrogativo della pro-
76 La sentenza è pubblicata in Foro it., 1987, II, pag. 289 con nota di Pardolesi,
“Software”, “property rights” e diritto d’autore: il ritorno dal paese delle
meraviglie; in Dir. Inf., 1987, pag. 693 con nota di Minerva, La illiceità penale
della riproduzione di programmi altrui: l’orientamento della Cassazione e le
prospettive sanzionatorie; in Dir. d’Autore, 1987, pag. 162 con nota di Pastore,
Il cammino della tutela giuridica del software, opera dell’ingegno di carattere
scientifico.
77 Il caso riguarda il ricorso per Cassazione da parte della SIAE (Società Italiana
Autori ed Editori) che, costituita parte civile nella sua veste di ente pubblico
incaricato della tutela dei diritti d’autore, deduceva la violazione di legge per
avere il pretore (Pret. di Napoli 6 giugno 1985) negato la riconduzione dei
programmi tra le opere dell’ingegno di carattere creativo e di conseguenza per
non aver perseguito penalmente (a norma dell’art. 171 l.d.a.) le illecite
riproduzioni dei programmi stessi.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

teggibilità del software, scegliendo la via del diritto d’autore. Nella


motivazione della sentenza si legge che i requisiti perché il risultato di
una attività intellettiva possa essere protetta a norma dell’art. 2575
c.c. e della legge n. 633/1941 e successive modificazioni, possono es-
sere così identificati:
a) che si tratti di un’opera dell’ingegno, quale espressione parti-
colare di lavoro intellettuale applicato;
b) che l’entità prodotta sopravviva all’attività necessaria a pro-
durla ed abbia individualità, utilità, idoneità ad essere goduta
da altri;
c) che - per dirla con la Relazione alla legge del 1941 -
“...l’opera abbia un merito, sia pure modesto, perché
altrimenti non avrebbe il valore creativo che giustifica la
protezione e che dà all’opera stessa la necessaria origina-
lità...”;
d) che, infine, l’apporto nuovo riguardi i campi dell’arte e della
cultura indicati dalla legge.
Ravvisata la presenza di questi requisiti nel software in questione la
Cassazione così conclude:
“Il software (applicativo)78 è un’opera dell’ingegno proteggi-
La sentenza della Pret. Di Napoli è stata commentata da Pastore, La tutela
giuridica del software, come opera dell’ingegno di carattere scientifico:
rilevanza ed effetti in materia penale, in Riv. Dir. Ind., 1986, II, pag. 69.
78 Il software applicativo si distingue dal software di base. Questo consiste in
programmi destinati ad adempiere a funzioni di servizio e di gestione interna del
sistema di elaborazione; il primo si riferisce a programmi o pacchetti di
programmi predisposti per la risoluzione generalizzata di problemi applicativi
dell’utente.

91
bile sia civilmente che penalmente sotto il profilo del diritto
d’autore, poiché inquadrabile nella categoria delle opere che
appartengono alle scienze.
L’autore del software in tanto produce un risultato creativo in
quanto dia apporti nuovi nel campo informatico, esprima solu-
zioni originali ai problemi di elaborazione dei dati, programmi
in modo migliore rispetto al passato determinati contenuti di
idee, seppure in misura appena apprezzabile.
Il nuovo nell’espressione formale di un contenuto ideativo è il
discrimine di proteggibilità anche per il software sicché non
sono oggetto di protezione tutte le attività preparatorie non
collegate all’elaborazione della sintesi creativa e quelle
esclusivamente riproduttive di elementi già noti e sfruttati.
Sussiste reato di cui all’art. 171 della legge n. 633/1941 sul di-
ritto d’autore nel caso di detenzione e commercializzazione di
programmi per computer illecitamente riprodotti”
Sempre nell’ambito delle opere di carattere scientifiche, va ricor-
data l’ordinanza della Pretura di Bari79 (11 febbraio 1991) relativa alla
controversia in cui la società Sisdata lamentava la messa in cir-
colazione, da parte della ditta Abacus, di programmi applicativi per
computer rivolti alla gestione amministrativa di istituti scolastici
(contabilità finanziaria e stipendi per il personale), di cui essa ricor-
rente affermava ritenere, soprattutto in Puglia, una effettiva situazione

79 Pretura di Bari, 11 febbraio 1991, in AIDA 1992, 33.


Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

di monopolio. La ditta Abacus contestava la sussistenza di una rela-


zione di “uguaglianza progettuale” tra i programmi, trattandosi di
programmi funzionanti in sistema operativo MSDOS (a differenza di
quelli Sisdata funzionanti in sistema PCOS, solo sugli ormai obsoleti
computer Olivetti M-20) contenenti funzioni proprie ed esclusive, le
cui uguaglianze e/o similitudini col software a confronto trovavano
spiegazione sia con l’utilizzazione di comuni metodi di programma-
zione (appartenenti alla cultura media degli operatori), sia con il fatto
che entrambi i software si rivolgevano alla stessa potenziale clientela,
la quale aveva esigenze ormai standardizzate.
Nella massima in commento si legge:
“Nel giudizio di uguaglianza o simiglianza tra due programmi,
ai fini della valutazione del secondo dal punto di vista delle di-
scipline del diritto d’autore e della concorrenza sleale, non
possono assumere rilevanza quali elementi di valutazione le
migliori prestazioni del secondo programma derivanti dalle più
potenti capacità hardware e software (di base) a disposizione
del secondo programmatore, ma soltanto il confronto sintattico
strutturale dei due programmi, e cioè il confronto fra le istru-
zioni e informazioni che essi inviano al computer.
L’uguaglianza sintattica e strutturale di due programmi non
può essere assolutamente ascrivibile ad un fatto casuale o
all’utilizzazione di comuni metodi di programmazione, ma la-
scia presumere una derivazione del secondo dal primo, giacché

93
è praticamente impossibile o estremamente improbabile che
due programmatori, di fronte ad un problema applicativo che
debba tener conto di procedure note e consolidate, usino gli
stessi algoritmi di risoluzione, aventi cioè il medesimo signifi-
cato informatico (anche se espressi in due linguaggi diversi).
Secondo un’interpretazione estensiva ed evolutiva, che tenga
conto della novità del fenomeno del software rispetto alla
legge emanata nel 1941 con riferimento a categorie di opere
intellettuali all’epoca delimitate ed intenda come non tassativa
l’elencazione dell’art. 2 l.d.a., i programmi di elaboratore rien-
trano tra le opere dell’ingegno di carattere creativo protette, e
più precisamente tra le “opere scientifiche” ex art. 2 l.d.a.
Il software presenta il requisito di protezione dell’opera
dell’ingegno costituito dalla sua comunicabilità o
intellegibilità, nonostante le istruzioni del programma siano
indirizzate ad una macchina e per di più in un linguaggio
artificiale, essendo comunque idonee a fungere da mezzo di
comunicazione tra esperti che conoscano il linguaggio di
programmazione.
Presenta il requisito della creatività necessario per la prote-
zione delle opere dell’ingegno il software che esprime in modo
nuovo la soluzione di un problema pratico da risolvere attra-
verso il computer, sia pure realizzando funzioni applicative o
utilità ormai comuni e non originali.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

Il programma di elaboratore che derivi da un precedente soft-


ware altrui può all’occorrenza costituire elaborazione creativa
ex art. 4 l.d.a. dell’opera originaria, come tale suscettibile di
tutela verso i terzi ma pur sempre senza pregiudizio dei diritti
dell’autore del software di base, ed in particolare dei suoi di-
ritti esclusivi ad “utilizzare economicamente l’opera in ogni
forma e modo originale o derivato” e ad attuare “tutte le forme
di modificazione, di elaborazione e di trasformazione
dell’opera previste nell’art. 4 l.d.a.”.
Compie concorrenza sleale ex art. 2598 n. 3 cc l’impresa che
senza il consenso del concorrente titolare dei diritti d’autore
relativo ad un programma base immette sul mercato pro-
grammi che ne costituiscano riproduzione in qualche misura
elaborata.”

2.13. Proposte di disciplina legislativa

Per completezza di esposizione, non si può non accennare ad alcuni


dei progetti di legge che circolano in Italia parallelamente alle nume-
rose pronunce giudiziarie e alla pluralità di orientamenti espressi in
dottrina di cui ne costituiscono il riflesso. Il primo progetto in ordine
di tempo (25 marzo 1986) è quello che fa capo ai senatori Fabbri,

95
Malagodi ed altri80, che ha come obiettivo quello di tutelare i
programmi attraverso una modifica tanto della legge brevettuale che
della legge sul diritto d’autore. Il progetto risente della ricerca che, in
quegli anni, svolge nel campo Gustavo Ghidini. Tanto è vero che il
disegno di legge aveva come fulcro centrale la distinzione fra
l’aspetto sostanziale o tecnologico del programma (che consente di
realizzare mediante la sua applicazione ad un elaboratore un certo
risultato pratico) e l’aspetto formale o descrittivo (la forma espressiva
in cui il programma viene tradotto).
La seconda proposta (9 luglio 1986) di iniziativa degli onn.
Tedeschi e Sacconi81 prende la strada del diritto d’autore. Prevedendo
una modifica di questa, esplicitamente include tra le opere protette i
programmi e la relativa documentazione ausiliaria “qualunque ne sia
il modo o la forma di espressione”. Il progetto prevede inoltre
l’istituzione di un registro pubblico speciale presso la SIAE per il
deposito facoltativo dei programmi e della relativa documentazione
(art. 4 del progetto, che prevede una modifica dell’art. 103 della legge
sul diritto d’autore) nonché la multa e/o reclusione (fino a due anni)
per chi: “senza averne diritto, a qualsiasi scopo e in qualsiasi forma,
riproduca per la vendita, venda o metta in vendita o ponga altrimenti
in commercio un programma di elaboratore o la relativa
documentazione ausiliaria altrui ”.

80 In Riv. Dir. Ind., 1986, I, pag. 277 e in Dir. Inf., 1987, pag. 382.
81 In Riv. Dir. Ind., 1986, I, pag. 282 e in Dir. Inf. 1987, pag. 385.
Cap. II: Il software nella evoluzione della dottrina e della giurisprudenza

Anche il terzo progetto di iniziativa della ASSOFT82 (Associazione


Italiana per la Tutela del Software) segue la scia del diritto d’autore
tutelando i programmi esistenti solo se consistenti in una traduzione
in altro linguaggio di programmazione dotata di carattere creativo,
oppure nella modificazione che consista in “un rifacimento
sostanziale del programma originario”. La durata della protezione
viene limitata a dieci anni e vengono introdotte norme penali speciali
con l’aggravamento del fine di lucro ( reclusione da sei mesi a tre
anni, oltre ad una multa, per chi: “ a fine di lucro riproduce senza
averne titolo, altera o duplica in tutto o in parte, programmi per
elaboratori”).
L’introduzione negli ultimi due progetti, di sanzioni penali se da un
lato sembra sopperire alla lentezza della giustizia e dei procedimenti
civili, dall’altro lato è ritenuta da alcuni una scelta eccessiva83.
Il quarto progetto è di iniziativa del Governo: Norme per la tutela
dei programmi per elaboratori e della topografia di prodotti a
semiconduttori84. Di quest’ultimo progetto, composto di 38 articoli,
va segnalata la divisione in sezioni (quattro per l’esattezza)85 alcune
82 In Riv. Dir. Ind., 1986, I, pag. 290 e in Dir. Inf. 1987, pag. 393.
83 V. Franceschelli (in Computer e Diritto Maggioli editore 1990, pag. 119) per
esempio rileva che la lentezza della giustizia civile non riguarda solo le
software house e i loro diritti, ma l’intera comunità. “Invocare un binario
speciale per la protezione di interessi essenzialmente privatistici è ingiusto, oltre
che corporativo, e sospetto di incostituzionalità”. E, se la tendenza attuale
dell’ordinamento giuridico generale è quella della depenalizzazione,
significherebbe andare controcorrente
84 Pubblicato in Dir. Inf. 1987, pagg. 729-737.
85 La prima sezione contiene le definizioni (art. 1); la seconda (artt. da 2 a 10)
attiene alla protezione dei programmi per ordinatori nell’ambito del sistema di

97
delle quali dedicate ai programmi per elaboratore e la
documentazione ausiliaria. In particolare i programmi vengono
inseriti tra le opere protette nell’art. 2 l.d.a.; viene esclusa la tutela per
“la semplice conversione di un programma da un linguaggio di
programmazione ad altro programma”; è consentita la brevettabilità
di invenzioni che, in quanto utilizzino programmi per elaboratori
ovvero siano controllate da programmi per elaboratori, risultino atte a
produrre risultati di carattere innovativo86; la durata dei diritti viene
fissata in 25 anni dalla creazione che può essere provata anche
mediante deposito presso un registro facoltativo tenuto dalla SIAE;
vengono consentite “tutte le modifiche necessarie a rendere il
programma più idoneo alle proprie necessità” previa comunicazione
al titolare dei diritti; il regime sanzionatorio inasprisce le pene
previste dalla legge sul diritto d’autore senza introdurre norme penali
speciali.

diritto industriale, e conseguentemente opera modifiche alla l. 22 aprile 1941 n.


633 (legge sul diritto d’autore); la terza (artt. da 11 a 14) contiene alcune
modifiche al r.d. 29 giugno 1939 n. 1127 (legge invenzioni) in relazione ad
invenzioni in cui il software applicativo non è oggetto dell’invenzione, ma
strumento per raggiungere il risultato inventivo; la quarta (artt. da 15 a 38) si
occupa dei semiconduttori, il cosiddetto firmware, in attuazione della direttiva
del Consiglio della Comunità Economica Europea dell’11 dicembre 1986.
86 Più che di una norma nuova, si tratta della codificazione di un principio già
espresso in dottrina e confermato in giurisprudenza in particolare dalla Suprema
Corte (Cass. 14 maggio 1981, n. 3169, cit.).
CAPITOLO III

DIRETTIVA CEE 91/250 E LEGGE ITALIANA 633/41


SUL DIRITTO D’AUTORE
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

3.1. Sguardo d’insieme sulla Direttiva CEE

Il travagliato percorso87 verso una adeguata protezione giuridica del


software trova un assetto definitivo quando il Consiglio della
Comunità Economica Europea approva (14 maggio 1991) la nuova
“Direttiva relativa alla tutela giuridica dei programmi per
elaboratore”88. La direttiva fa propria la disciplina ai sensi del diritto
d’autore e fu preceduta da una Proposta di direttiva presentata alle
autorità comunitarie il 5 gennaio 198989 che individuava già i principi
cardine della tutela:
- i programmi quali opere letterarie e purché originali sono tutelati
in base alle leggi sul diritto d’autore;
- la tutela non si estende ai principi, alla logica, agli algoritmi e al
linguaggio di programmazione nonché alle cosiddette interfacce
qualora costituiti da un complesso di idee e principi;
- i diritti spettano a chi ha creato il programma. Se questo è
realizzato nel corso di lavoro subordinato o di un contratto
d’opera essi spettano al datore di lavoro o al committente;
87 Non si può non ricordare come la Convenzione di Monaco sul brevetto
europeo vietando la brevettazione del software incise notevolmente su questo
percorso. Ma dire che il software non può godere della tutela brevettuale non
significa dire che non debba essere affatto tutelato.
88 In Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee L. 122 del 17 maggio 1991
pag.42.
89 La Proposta è commentata da Zeno-Zencovich in L’apprendista stregone: il
legislatore comunitario e la proposta di direttiva sui programmi per
elaboratore, Dir. Inf., 1990, pag.77

10
0
- i diritti esclusivi comprendono: la riproduzione in qualsiasi forma,
compresi caricamento, visualizzazione, esecuzione, trasmissione
e memorizzazione; l’adattamento; la distribuzione sotto qualsiasi
veste giuridica a meno che non si sia venduto il programma;
- sono violazioni dei diritti esclusivi il possesso e il commercio di
copie illecite da parte di chi sia al corrente o abbia motivo di
sapere che si tratta di copie illecite. Violazioni sono pure il
commercio e il possesso di prodotti che facilitano la rimozione
dei dispositivi tecnici di protezione del programma.
Il progetto di direttiva fu ampiamente discusso tra gli operatori del
settore ma fu soprattutto il Parlamento Europeo ad esprimere
perplessità sia sulla portata ipermonopolistica del progetto che sulla
posizione di subalternità giuridica dell’utilizzatore. Infatti si notava
che il progetto non solo attribuiva alle imprese dominanti la
possibilità di ostacolare gli sforzi di altre imprese per la realizzazione
di programmi concorrenti, ma contrastava pure con i diritti accordati
agli utenti dalle legislazioni già introdotte nei principali paesi della
Comunità. Ma la Commissione, dietro non poche pressioni da parte
degli addetti di alcuni settori industriali, recepisce solo in parte le
perplessità e le indicazioni del Parlamento Europeo sulla direttiva, la
quale, dopo una serie di formalità90, viene definitivamente approvata
dal Consiglio della Comunità.

90 Parere del Comitato economico e sociale: 18 ottobre 1989 in GUCE C 329 del
30 dicembre 1989, pag.4; Deliberazione del Parlamento Europeo 14 aprile 1991
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

La direttiva91 riporta un testo di 11 articoli preceduti da una serie di


“considerando” che, secondo Zeno-Zencovich, piuttosto che essere
illustrativi degli intenti della direttiva sono null’altro che la parafrasi
delle singole disposizioni92. I “considerando”, comunque,
rappresentano il costante interesse che la Comunità esprime per il
mondo dell’informatica e dei problemi ad essa collegati. Infatti, la
necessità di uniformare le legislazioni nazionali degli Stati membri
(eliminando differenze che incidono negativamente sul
funzionamento del Mercato comune), l’importanza delle risorse
necessarie per la creazione dei programmi (mentre è possibile copiarli
a costo minimo), il ruolo che la tecnologia dei programmi può avere
per lo sviluppo industriale della Comunità, sono tutte esigenze che
trovano espressione negli articoli della direttiva.
Concludendo su questo quadro d’insieme, è utile sintetizzare93 i
principi fondamentali della direttiva.
L’art. 1 definisce l’oggetto della tutela e i requisiti della stessa.
Gli artt. 2 e 3 individuano i soggetti titolari dei diritti.
L’art. 4 specifica quali attività sono di esclusiva pertinenza del
titolare.
L’art. 5 introduce deroghe alle attività riservate al titolare in

91 Il testo integrale della direttiva viene riportato in Appendice C, pag. Error:


Reference source not found.
92 Zeno-Zencovich, La direttiva comunitaria sulla tutela giuridica dei
programmi per elaboratore, in Dir. Inf., 1991, pag.25.
93 Per l’approfondimento dei singoli istituti si rimanda alla trattazione della legge
italiana n.518/92 di adeguamento alla direttiva.

10
2
presenza di legittimi utilizzatori.
L’art. 6 si occupa della decompilazione94.
L’art. 7 considera i vari tipi di illeciti e le misure di tutela per farvi
fronte.
L’art. 8 fissa il termine di durata della tutela.
L’art. 9, nell’intento di allargare il più possibile l’ambito della
protezione, consente al titolare di ricorrere (naturalmente nei limiti
della compatibilità) ad altre discipline giuridiche concorrenti (es.
quella brevettuale, concorrenza sleale, ecc.).
Gli artt. 10 e 11 danno disposizioni circa l’adeguamento della
legislazione esistente nei vari Stati ai principi della direttiva.

3.2. Adeguamento della legislazione italiana alla


Direttiva comunitaria

Quando i giuristi italiani ed europei cominciarono ad affrontare da


un punto di vista pratico i problemi collegati alla protezione del
software, negli Stati Uniti era già stata pubblicata, nel 1980, una legge
di riforma del Copyright Act del 1976 che assumeva il diritto d’autore
come strada percorribile per la tutela del software. Questo,
naturalmente, incise notevolmente nella scelta delle altre

94 La decompilazione (o reverse engineering) è quel meccanismo che permette di


risalire ai principi logico-matematici di un programma, ovvero alla
destrutturazione del programma oggetto fino a giungere al programma sorgente.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

organizzazioni internazionali compresa la CEE.


La scelta del diritto d’autore, che quindi non è frutto di un libero
orientamento di politica legislativa italiana, è stata da molti
contestata per aver forzatamente introdotto nell’ambito di un settore
del diritto, che tradizionalmente tutela le espressioni artistiche
dell’uomo (pittura, scultura, musica, ecc.), qualcosa come il software
che è connesso più al mondo della tecnica avanzata che all’arte. A
queste critiche è stato obiettato95 che, per quanto il legislatore abbia
voluto comprendere nella elencazione dell’art. 1 l.d.a. le opere
dell’ingegno appartenenti a tutti i campi fino ad allora conosciuti, ciò
non impedisce che, aprendo il progresso scientifico sempre nuove vie
allo spirito umano, continui ad esistere la possibilità di creare
un’opera che non rientri nei settori originariamente previsti dalla
norma.
Scelta la strada del diritto d’autore, il problema che si pose ai
singoli Stati membri fu quello di adeguarsi alle statuizioni
comunitarie.
In Italia, in un primo momento, si pensò di recepire la direttiva
91/250 CEE attraverso una legge speciale96 la quale non avrebbe
comportato alcuna modifica della legge sul diritto d’autore. Una
simile scelta avrebbe sicuramente accentuato le difficoltà di
coordinamento tra protezione giuridica del software e disciplina
95 Cfr. Auletta-Mangini, Del diritto d’autore, in Commentario del cod. civ. a cura
di Scialoja e Branca, Bologna-Roma, 1977, pag.148.
96 In verità i progetti di leggi speciali furono più di uno. Per approfondimenti cfr.
V. Franceschelli, Computer e diritto, Rimini, 1989, cap. VI, pag.116.

10
4
generale del diritto d’autore. Così, con d.lgs 29 dicembre 1992 n.
51897 “è prevalso il buon senso e si è proceduto con il metodo della
novellazione della legge sul diritto d’autore”98.
Nei paragrafi che seguono verranno commentati gli articoli del
decreto che modificano la legge 633/41.

3.3. I programmi per elaboratore come opere


letterarie

Art. 1. All’articolo 1 della legge 22 aprile 1941, n. 633, è


aggiunto il seguente comma:
“Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come
opere letterarie ai sensi della Convenzione di Berna sulla
protezione delle opere letterarie ed artistiche ratificata e resa
esecutiva con legge 20 giugno 1978, n. 399”
Se l’inserimento dei programmi per elaboratore nell’ambito del
diritto d’autore non costituisce, come si è visto, una novità, più
sorprendente è la loro qualificazione come opere letterarie. E’ vero
che le prime sentenze sulla protezione del software, in assenza di
specifica disciplina si sono riferite all’opera letteraria (per es. nel caso

97 Il decreto legislativo viene riportato in Appendice D, pag. Error: Reference


source not found.
98 L’espressione è di V. Franceschelli, Tutela giuridica dei programmi per
elaboratore, in Le nuove leggi civili commentate, n.2, 1995, pag.261.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

del videogioco il riferimento era all’opera cinematografica), ma


questa è un’evidente forzatura che non consente di eliminare le
differenze sostanziali tra software e le opere tradizionalmente oggetto
di tutela d’autore. Ci si riferisce, in primo luogo, al fatto che, mentre
l’opera letteraria ricomprende tutte le opere dell’ingegno che usano
come mezzo di espressione il linguaggio umano, il software si
esprime tramite un linguaggio artificiale; in secondo luogo, al fatto
che il software, a differenza di quanto avviene per le altre opere, si
colloca in una linea di progresso e sviluppo tecnologico tale per cui
ogni nuova realizzazione (ogni nuovo software) costituisce
evoluzione di quanto l’aveva preceduta. E’ naturale quindi come i
programmi non possono essere intesi come opere letterarie in senso
stretto o tradizionale, ma facendo riferimento ad una nozione di
“opera letteraria” comprendente “tutte le produzioni nel campo
letterario ed artistico, qualunque ne sia il modo e la forma di
espressione”99.
Inoltre, l’espresso richiamo alla Convenzione di Berna100 ha come
scopo quello di costituire un aggancio con gli Stati Uniti, che di
recente hanno aderito alla Convenzione.
Per quanto riguarda l’autore del programma, la legge in commento

99 Art. 2, Convenzione di Berna, resa esecutiva in Italia con legge 20 giugno


1978, n. 399 in Suppl. ord. alla G.U. n. 214 del 2 agosto 1978.
100 La prima Convenzione per la protezione della opere letterarie ed artistiche
venne stipulata a Berna nel 1896. In seguito è stata più volte modificata: a
Berlino nel 1908, a Berna nel 1914, a Roma nel 1928, a Bruxelles nel 1948, a
Stoccolma nel 1967, a Parigi nel 1971. L’Italia vi aderisce con L. 20 giugno
1978 n. 399. Alla Convenzione aderiscono, al 1-1-1993, 95 Paesi.

10
6
non vi fa alcun riferimento, a differenza della direttiva che rinviava il
problema della titolarità alle singole legislazioni nazionali. Quindi si
applicano i principi generali di cui alla legge sul diritto d’autore.

3.4. Oggetto della tutela

Art. 2. Dopo il n. 7) dell’art. 2 della legge 22 aprile 1941, n.


633, è aggiunto il seguente numero:
“8) i programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi
purché originali quale risultato di creazione intellettuale
dell’autore. Restano esclusi dalla tutela accordata dalla
presente legge le idee e i principi che stanno alla base di
qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli alla base
delle sue interfacce. Il termine programma comprende anche il
materiale preparatorio per la progettazione del programma
stesso”.
Il legislatore italiano, come del resto quello comunitario, non dà
nessuna definizione di software forse perché qualsiasi definizione
sarebbe stata superata nell’arco di breve termine dal continuo
evolversi delle tecnologie nel settore dell’informatica. Ma, tutelando i
programmi in qualsiasi forma espressi, la norma è rivolta non solo ai
programmi cosiddetti sorgente (espressi in uno qualsiasi dei linguaggi
di programmazione), ma anche a quelli che scritti in linguaggi
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

comprensibili solo dalla macchina (programmi cosiddetti oggetto)


non consentono la comunicazione e rappresentazione neppure a
soggetti dotati delle più specifiche cognizioni tecniche. Si introduce
così per il software una deroga rispetto al principio generale che si
applica alle altre opere dell’ingegno di carattere creativo. Principio
generale, che vuole che l’opera si presenti in una forma percepibile
all’esterno quale prova del fatto che sia stata aperta una
comunicazione tra il soggetto autore ed altri soggetti.
Ma sia consentita una curiosità: quale comunicazione rende l’opera
software se non quella tra l’autore e la macchina?
La protezione, poi, è espressamente subordinata all’esistenza del
requisito dell’originalità101 quale risultato della creazione intellettuale
indipendente dell’autore, che non sia pertanto la riproduzione di
quanto già realizzato da altri. Sul punto della originalità merita
attenzione la Relazione al progetto di direttiva del 1989102 che, nel
motivare la scelta della protezione attraverso il diritto d’autore, spiega
che “i principali vantaggi di questo tipo di tutela risiedono nel fatto
che essa concerne soltanto l’espressione individuale del lavoro e offre
quindi spazio sufficiente a permettere ad altri autori di creare
programmi simili, o perfino identici, purché essi si astengano dalla

101 Il riferimento all’originalità è fatto sia con la volontà di dare attuazione


letterale al disposto dell’art. 1.3 della direttiva, sia con la necessità di specificare
la portata di questo requisito nella sua applicazione ai programmi per
elaboratore
102 La Relazione è sempre attuale nell’ottica di una interpretazione della
normativa nazionale più vicina al pensiero del legislatore comunitario. E’
pubblicata in GUCE, 12 aprile 1989 n. C 91/4 ss.

10
8
mera duplicazione”. La tutela è dunque accordata a programmi
originali nel senso di non copiati da altri, perché se è vero che “molti
algoritmi e molti sottoprogrammi sono comunemente noti
all’industria”, sono cioè ormai di pubblico dominio, è facile che un
programma pensato per lo svolgimento di una certa funzione sia
strutturato su principi di soluzione comuni a programmi già in uso
nello specifico settore. Concludendo, pertanto, la originalità si
misurerà sulla base della abilità e del lavoro che ciascun autore abbia
messo nella sua creazione.
Restano esclusi dalla presente legge le idee e i principi che stanno
alla base di un qualsiasi elemento di un programma, compresi quelli
alla base delle sue interfacce103. Come sappiamo la legge sul diritto
d’autore non tutela l’idea, ma solo la forma espressiva di un’opera.
Ora, riprendendo concetti già espressi nel corso di questo lavoro,
diciamo che anche il programma è caratterizzato da un’idea, cioè la
ricerca della soluzione di un problema intellettuale, ed una forma
espressiva, costituita dall’insieme di procedimenti idonei ad
esprimere l’idea di base. E’ naturale pensare che il risultato che si
vuole raggiungere possa concretizzarsi in tanti modi diversi quanti
sono i possibili autori che lo inseguono, ognuno scegliendo una strada
diversa. Ed è proprio questa varietà di espressione che viene

103 Interfacce sonno quelle parti di programma che consentono al software di


comunicare ed operare con le altre componenti di un sistema informativo
(costituite dall’hardware) e con gli utenti.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

tutelata104: se invece le idee potessero divenire oggetto di monopolio


e, una volta usate, nessuno potesse disporne, si inciderebbe no-
tevolmente sulla fantasia umana e sulla sua continua ricerca di novità,
perfezionamento e di progresso.
L’ultima parte della norma fa riferimento al materiale
preparatorio105 per la progettazione del programma. Anche
l’estensione della tutela al materiale preparatorio è stata criticata da
coloro che tradizionalmente ritengono tutelabile solo l’opera finale.
Ma evidentemente, il legislatore ha tenuto ben presente la
caratteristica di questa realizzazione (programma), e che forse la di-
stingue dalle opere tradizionali: i singoli atti di preparazione, il
singolo materiale se sono tali da rendere possibile la comunicazione,
le informazioni che si ricercano (cioè se sono organizzate in modo
sufficientemente organico e definitivo), non possono non godere della
tutela.
Non sono ricompresi nel materiale preparatorio i manuali d’uso e
di manutenzione del programma che, essendo entità autonome
rispetto al programma (a meno che nel manuale non si riproduca parte
104 La dottrina contraria all’estensione del diritto d’autore al software fa leva
sulla natura tecnica di questa creazione che vincola tutti i programmi diretti ad
ottenere lo stesso risultato ad un’unica possibilità espressiva. Non si può
scindere il contenuto dalla forma. “... Che differenza c’è fra l’idea di un
algoritmo e la sua espressione? ...” si chiede Zeno-Zencovich, La direttiva
comunitaria sulla tutela dei programmi per elaboratore, Dir. Inf., 1992 pag.25 e
ss.
105 La direttiva, al settimo considerando specifica che il termine programma
“comprende anche i lavori preparatori di progettazione dello stesso (per es.
diagrammi di flusso, descrizione di sequenze di operazioni), a condizione che
siano di natura tale da consentire la realizzazione di un programma per
elaboratore in una fase successiva”.

11
0
sostanziale del programma), saranno protetti col diritto d’autore a
condizione che abbiano propri requisiti per la qualifica di opera
dell’ingegno.106

3.5. Titolarità del diritto d’esclusiva. Durata

Art. 3. Dopo l’articolo 12 della legge 22 aprile 1941, n. 633,


è inserito il seguente:
“Art. 12-bis - Salvo patto contrario, qualora un programma
per elaboratore sia creato da lavoratore dipendente
nell’esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni impartite dal
suo datore di lavoro, questi è titolare dei diritti esclusivi di
utilizzazione economica del programma stesso”.
Art. 4. Dopo l’articolo 27 della legge 22 aprile 1941, n. 633,
è inserito il seguente:
“Art. 27-bis - La durata dei diritti di utilizzazione economica
del programma per elaboratore prevista dalle disposizioni
della presente Sezione si computa, nei rispettivi casi, a
decorrere dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello in cui
si verifica l’evento considerato dalla norma”.
Prima di analizzare queste due disposizioni torniamo per un

106 Si ricorda che riconosce la caratteristica di opera dell’ingegno al manuale


d’uso di un computer, Pret. Di Pisa 11 aprile 1984.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

momento alla direttiva comunitaria (91/250) e in particolare all’art.


2107 che si occupa proprio della titolarità dei programmi. Questo
articolo è suddiviso in tre parti: la prima individua l’autore del
programma in genere, rinviando alle singole legislazioni nazionali le
diverse opzioni sulla titolarità; la seconda prevede la contitolarità
delle facoltà d’autore in capo al gruppo di persone che
congiuntamente hanno creato l’opera; la terza si riferisce alla
creazione del programma da parte del lavoratore dipendente
assegnando al datore di lavoro l’esercizio di tutti i diritti economici
sul programma creato dal dipendente. Il nostro legislatore, con il d.lgs
518/92, non accoglie i primi due paragrafi della direttiva, pertanto si
applicheranno gli artt. 6 - 11, capo II della nostra legge sul diritto
d’autore.
Recepisce invece il paragrafo 3 mediante la formulazione del
nuovo art. 12-bis del quale si dà un breve commento. Questa norma
prevede che, quando il programma viene creato dal lavoratore nello
svolgimento di un rapporto di lavoro subordinato, i diritti esclusivi di
utilizzazione economica dell’opera spettano al datore di lavoro, salvo
diverso accordo tra le parti. La norma, quindi, viene in concreto a
tutelare colui cui appartiene e che predispone l’investimento di
capitale attraverso cui si realizza la creazione del programma. Del
resto non poteva essere diversamente, dal momento che l’esigenza di
fondo che ha portato anche in sede comunitaria a prevedere la tutela

107 Per una lettura dettagliata si rinvia all’Appendice C, pag. Error: Reference
source not found.

11
2
del software è stata quella di proteggere gli investimenti di risorse
umane, tecniche, finanziarie al fine di incentivare il progresso
tecnologico della Comunità e dei singoli Stati.
Per quanto attiene la durata dei diritti di utilizzazione economica
dei programmi, questa è prevista per tutta la vita dell’autore e,
comunque, fino a cinquant’anni dopo la sua morte o la morte
dell’ultimo coautore, oppure, nel caso di opere anonime o
pseudonime, dopo la prima legittima pubblicazione. A questo
proposito l’art. 4 del d.lgs 518/92 rinvia agli art. 22 e ss. l. n. 633/41
precisando solo che il termine de quo decorre dal 1° gennaio
successivo a quello in cui si è verificato uno degli eventi sopra
menzionati.
Non si può non rilevare, ancora una volta, una certa stonatura: il
legislatore non ha tenuto conto del fatto che un programma,
considerata la rapidità del progresso tecnologico, è destinato a
diventare obsoleto molto più velocemente delle altre opere
dell’ingegno. “La monografia o la novella, la sinfonia, il quadro,
l’anfiteatro, la commedia sono opere che hanno in sé la potenzialità di
durare per secoli”108. Sarebbe stato quindi più opportuno prevedere un
termine assai più breve.

108 Così V. Franceschelli in Le nuove leggi civili commentate, n. 2, 1995,


pag.261.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

3.6. Contenuto del diritto

Art. 5. Dopo la sezione V del capo IV del titolo I della legge


22 aprile 1941, n. 633, è aggiunta la seguente sezione:
“Sezione VI - PROGRAMMI PER ELABORATORE
Art. 64-bis - Fatte salve le disposizioni dei successivi articoli
64-ter e 64-quater, i diritti esclusivi conferiti dalla presente
legge sui programmi per elaboratore comprendono il diritto di
effettuare o autorizzare:
a) la riproduzione, permanente o temporanea, totale o
parziale, del programma per elaboratore con
qualsiasi mezzo o in qualsiasi forma. Nella misura in
cui operazioni quali il caricamento, la vi-
sualizzazione, l’esecuzione, la trasmissione o la
memorizzazione del programma per elaboratore
richiedano una riproduzione, anche tali operazioni
sono soggette all’autorizzazione del titolare dei
diritti;
b) la traduzione, l’adattamento, la trasformazione e
ogni altra modificazione del programma per
elaboratore, nonché la riproduzione dell’opera che
ne risulti, senza pregiudizio dei diritti di chi modifica
il programma;

11
4
c) qualsiasi forma di distribuzione al pubblico,
compresa la locazione, del programma per
elaboratore originale o di copie dello stesso. La
prima vendita di una copia nella Comunità
Economica Europea da parte del titolare dei diritti,
o con il suo consenso, esaurisce il diritto di
distribuzione di detta copia all’interno della
Comunità, ad eccezione del diritto di controllare
l’ulteriore locazione del programma o di una copia
dello stesso.
Art. 64-ter - 1. Salvo patto contrario, non sono soggette
all’autorizzazione del titolare dei diritti le attività indicate
nell’art. 64-bis lettere a) e b), allorché tali attività sono
necessari per l’uso del programma per elaboratore
conformemente alla sua destinazione da parte del legittimo
acquirente, inclusa la correzione degli errori.
2. Non può essere impedito per contratto, a chi ha il
diritto di usare una copia del programma per
elaboratore di effettuare una copia di riserva del
programma, qualora tale copia sia necessaria per
l’uso.
1. Chi ha il diritto di usare una copia del programma
per elaboratore può, senza l’autorizzazione del
titolare dei diritti, osservare, studiare o sottoporre a
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

prova il funzionamento del programma, allo scopo di


determinare le idee e i principi su cui è basato ogni
elemento del programma stesso, qualora egli compia
tali atti durante operazioni di caricamento,
visualizzazione, esecuzione, trasmissione o
memorizzazione del programma che egli ha il diritto
di eseguire. Gli accordi contrattuali conclusi in
violazione del presente comma sono nulli.
Art. 64-quater - 1. L’autorizzazione del titolare dei diritti
non è richiesta qualora la riproduzione del codice del
programma di elaboratore e la traduzione della sua forma ai
sensi dell’art. 64-bis, lettere a) e b), compiute al fine di
modificare la forma del codice, siano indispensabili per
ottenere le informazioni necessarie per conseguire
l’interoperabilità, con altri programmi, di un programma per
elaboratore creato autonomamente purché siano soddisfatte le
seguenti condizioni:
a) le predette attività siano eseguite dal licenziatario o
da altri che abbia il diritto di usare una copia del
programma oppure, per loro conto, da chi è
autorizzato a tal fine
b) le informazioni necessarie per conseguire
l’interoperabilità non siano già facilmente e
rapidamente accessibili ai soggetti indicati alla

11
6
lettera a);
c) le predette attività siano limitate alle parti del
programma originale necessarie per conseguire
l’interoperabilità.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 non consentono
che le informazioni ottenute in virtù della loro
applicazione:
a) siano utilizzate a fini diversi dal conseguimento
dell’interoperabilità del programma creato
autonomamente;
b) siano comunicate a terzi, fatta salva la necessità di
consentire l’interoperabilità del programma creato
autonomamente;
c) siano utilizzate per lo sviluppo, la produzione o la
commercializzazione di un programma per
elaboratore sostanzialmente simile nella sua forma
espressiva, o per orgni altra attività che violi il
diritto d’autore.
3. Gli accordi contrattuali conclusi in violazione dei
commi 1 e 2 sono nulli.
1. Conformemente alla Convenzione di Berna sulla
tutela delle opere letterarie ed artistiche ratificata e
resa esecutiva con legge 20 giugno 1978 n. 399, le
disposizioni del presente articolo non possono essere
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

interpretate in modo da consentire che la loro


applicazione arrechi indebitamente pregiudizio agli
interessi legittimi del titolare dei programmi o siano
in conflitto con il normale sfruttamento del
programma”.
Il capo IV della legge sul diritto d’autore, dedicato alle norme
particolari relative ai diritti di utilizzazione economica per talune
categorie di opere, era strutturato in cinque sezioni109. Con d.lgs.
518/92 viene aggiunta una sesta sezione (artt. 64-bis-64-quater)
dedicata appunto ai programmi per elaboratore. Per una prima
semplificazione si può dire che l’art. 64-bis individua i diritti esclusivi
di cui è titolare l’autore del programma (cosiddette “attività riser-
vate”); l’art. 64-ter specifica i diritti dell’utente; l’art. 64-quater
affronta il problema della decompilazione.
Le attività riservate si aggiungono ai diritti generali di cui fanno
menzione gli artt. 12 e ss. l. n. 633 del 1941.
La riproduzione, di cui la lettera a) dell’art. 64-bis, è, come già
afferma l’art. 13 l.d.a., attività che ha per oggetto la moltiplicazione in
copia dell’opera. Tale attività è sempre vietata a prescindere dal
mezzo con cui viene eseguita e dalla forma utilizzata. Il divieto,
inoltre, riguarda sia l’opera nel suo complesso (riproduzione totale)

109 La prima sezione (artt. 33-37) è dedicata alle opere drammatico-musicali,


composizioni musicali con parole, opere coreografiche e pantomimiche; la
seconda (artt. 38-43) è dedicata alle opere collettive, riviste e giornali; la terza
(artt. 44-50) è dedicata alle opere cinematografiche; la quarta (artt. 51-60) alle
opere radiodiffuse; la quinta (artt. 61-64) alle opere registrate su apparecchi
meccanici.

11
8
che singole parti di essa (riproduzione parziale); sia la riproduzione
permanente che quella temporanea110.
Sono del pari illegittime, se non autorizzate, anche operazioni quali
il caricamento, visualizzazione, esecuzione, trasmissione e
memorizzazione del programma quando queste richiedono una
riproduzione dello stesso. Solo così, è possibile tutelare, oltre che
l’autore del programma contro qualsiasi riproduzione illegittima della
sua creazione, anche l’intera collettività dal pericolo di adattamenti,
distruzioni e alterazioni non autorizzate per scopo di lucro, o peggio,
per fini politici.
Per quanto riguarda il divieto assoluto di trasformazione e ogni
altra modificazione di cui all’art. 64-bis, lett. b), sembra essere un po’
eccessivo, se si tiene conto non solo del fatto che l’ampiezza del
divieto di quelle attività non trova alcun equivalente nel campo del
diritto d’autore (dove le attività sono lecite purché finalizzate all’uso
personale di chi detiene la copia dell’opera), ma anche dell’alto grado
di obsolescenza del software. Quest’ultimo aspetto comporta che, per
ogni modificazione o aggiornamento resi necessari dal continuo
mutare delle esigenze, l’utente debba rivolgersi all’autore (spesso
software house).
La lettera c) dell’articolo 64-bis attribuisce al titolare il diritto di

110 Riproduzione permanente è quella realizzata attraverso una copia del


programma su un supporto magnetico; riproduzione temporanea è invece quella
conseguente al caricamento in uso del programma stesso. La prima attiene ad
una vera e propria duplicazione del programma (si crea una copia autonoma del
programma), la seconda include il caricamento del programma.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

determinare la circolazione e l’uso del programma ceduto, sia


attraverso la vendita che attraverso altre forme di distribuzione o
cessione (come per esempio la locazione richiamata esplicitamente
dalla norma). La norma, anzi, sembra fare una distinzione fra vendita
e locazione111. Infatti, per il principio dell’esaurimento, il diritto di
esclusiva del titolare in ordine alla circolazione del software, si
esaurisce con il primo atto di vendita nell’ambito della Comunità sia
quest’atto effettuato direttamente dal titolare che, con il suo consenso,
da altri. Non sembra esserci, invece, alcun esaurimento del diritto (ed
è qui l’eccezione al principio dell’esaurimento del diritto dopo il
primo atto di cessione), nel caso in cui il titolare del diritto si limiti a
cederlo in locazione, perché qui, secondo la norma, continua ad
esistere il diritto “di controllare l’ulteriore locazione del programma o
di una sua copia”. A riguardo ci si è interrogati sul significato
concreto del controllo sull’ulteriore locazione del programma: cioè se
il controllo debba essere riservato all’autore originario o ai suoi
cessionari (o sublocatori). Solo l’esperienza dei prossimi anni potrà
chiarire questi dubbi.
Quello che si può affermare è che i lavori preparatori della direttiva
sembrano presupporre che l’esclusiva sulla locazione voglia
essenzialmente limitare i rischi di produzione illecita da parte dei

111 Si ha locazione del programma originale o di una sua copia, quando con
apposito contratto il titolare dei diritti (locatore) si obbliga a far utilizzare ad un
terzo (locatario), dietro corrispettivo, l’opera per un periodo limitato e per fini di
lucro. Così si esprime la direttiva al 16° considerando.

12
0
fruitori del servizio di noleggio112 visto che la locazione potrebbe
consentire all’utente di duplicare per così dire a casa e con modica
spesa programmi molto costosi, risparmiando così sul prezzo di
acquisto (problema del resto già avvertito per le videocassette e per le
audiocassette).

3.7. Deroghe relative alle attività riservate. Uso


privato. Decompilazione

Le previsioni delle lettere a) e b) dell’articolo 64-bis legge n.


633/41 devono essere interpretate in accordo con le previsioni dei
successivi artt. 64-ter e 64-quater di cui ora ci occupiamo.
L’art. 63-ter, infatti, ammette nel suo primo paragrafo che siano
consentite senza alcuna autorizzazione del titolare, le attività di
riproduzione (art. 64-bis lett. a)), nonché quelle di traduzione,
adattamento, trasformazione e ogni altra modificazione del
programma (art. 64-bis lett. b)), a cui si aggiunge la correzione di
errori, qualora le stesse siano poste in essere dal legittimo
acquirente113 e siano comunque necessarie per l’uso a cui il
112 Cfr. la proposta di direttiva pubblicata in GUCE, 12 aprile 1989, C 91/4 (a
pag. 11 delle osservazioni della Commissione)
113 L’espressione “legittimo acquirente” va interpretata come “avente diritto”. Se
si desse all’art. 64-ter un’interpretazione restrittiva o letterale, le limitazioni
poste dall’articolo stesso varrebbero solo per il caso di compravendita del
programma e non anche per la locazione, comodato o donazione. Così V.
Franceschelli Le nuove leggi civili commentate, n. 2, 1995, pag.261.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

programma è destinato. Queste deroghe al diritto di esclusiva del


titolare non avendo contenuto imperativo saranno di scarsa
applicazione qualora dalla volontà delle parti emergesse un patto
contrario. E non è così difficile immaginare per gli utenti il rischio di
trovarsi di fronte a pratiche contrattuali vessatorie predisposte
unilateralmente dalle software house.
Vere e proprie deroghe con contenuto imperativo sono invece
quelle contenute ai paragrafi 2 e 3 dell’art. 64-ter. Il paragrafo 2
ammette la possibilità di fare una copia del programma (cosiddetta
copia di back up) per uso privato, a condizione, però, che la stessa sia
necessaria al legittimo utilizzatore del programma (come nel caso in
cui si volesse, ad esempio, scongiurare il pericolo di perdere il
contenuto dell’unica copia a seguito di cancellazione fortuita del
programma).
Il paragrafo 3 conferisce a chi ha il diritto di usare una copia del
programma le facoltà di osservare, studiare, sperimentare il
funzionamento dello stesso durante le operazioni di caricamento,
visualizzazione, esecuzione, trasmissione e memorizzazione del
programma allo scopo di determinare i principi su cui è basato per
una più corretta utilizzazione. Gli eventuali accordi contrari sono da
considerarsi nulli114.
L’art. 64-quater introduce un tema molto dibattuto115 che è quello
114 La direttiva 91/250 sul punto era più severa. Disponeva indatti l’art. 9 che
“qualsiasi disposizione contrattuale non conforme all’art. 6 o alle eccezioni di
cui all’art. 5, 2° e 3° par. è nulla”.
115 Per i singoli aspetti si veda G. Guglielmetti, Analisi e decompliazione dei

12
2
della decompilazione (o reverse engineering). La norma fissa i limiti
specifici al titolare del diritto salvaguardando un interesse che la
comunità considera prevalente e cioè la diffusione delle conoscenze
delle tecnologie informatiche per consentire, l’interoperabilità tra
programmi. La decompilazione, come già detto, è quel meccanismo
che consente di risalire dal programma oggetto al programma
sorgente. La necessità di una simile operazione può ricercarsi nella
esigenza, sempre più avvertita, di sviluppare programmi che possano
interagire tra loro116 e consentire sempre più complesse e complete
prestazioni. Se ad esempio si volesse interconnettere, per una migliore
gestione delle risorse informatiche, un programma con un altro che
sia fornito o creato da un diverso autore, occorrerebbe la disponibilità
di informazioni che solo quest’ultimo può fornire; informazioni
altrimenti non accessibili se non violando i diritti esclusivi dell’autore
stesso (che può, come sappiamo, impedire la riproduzione e/o la
traduzione del programma). Così la norma consente al soggetto che
sia legittimato ad usare una copia del programma, di trarre tutte le
informazioni necessarie ai fini della interoperabilità del programma (e
solo per questa), senza l’autorizzazione del titolare dei diritti e a
programmi, in La legge sul software, a cura di Carlo Ubertazzi, Giuffrè
Editore, 1994.
116 Se questa esigenza della interconnessione tra programmi è avvertita per i
programmi applicativi, è addirittura imprescindibile tra programmi applicativi e
programmi operativi. Infatti un programma per poter essere concretamente
utilizzato deve essere compatibile con l’elaboratore (o con i programmi base
dell’elaboratore). Tale compatibilità avviene per il tramite delle cosiddette
interfacce. Se tali interfacce non sono conoscibili perché coperte da privativa è
evidente il vantaggio che si assicura al produttore di elaboratori il quale diventa
monopolista nel mercato di programmi compatibili.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

condizione, però, che le stesse non siano diversamente disponibili.


Le limitazioni poste dalla norma a questo riguardo (vedi n. 1 lett.
a), b), c) e n. 2 dell’art. 64-quater) mirano, ancora una volta, a
prevenire il pericolo dell’illecita riproduzione del software insito nelle
attività strumentali alla decompilazione del programma, e ciò a
garanzia del normale e legittimo impiego dello stesso.

3.8. Registrazione presso la SIAE. Tutela civile.


Tutela penale. Cenni

Gli artt. 6 e ss. del d.lgs 518/92 affrontano problemi marginali


rispetto all’argomento di fondo di questo lavoro: qualificazione
giuridica del software e suo inquadramento nel diritto d’autore. Non
certo marginali da un punto di vista pratico. Ed è per questo che, se
pur in sintesi, se ne riporta il contenuto essenziale.
Anche per la tutela del software, come per le altre opere
dell’ingegno, gli artt. 6 e 7 d.lgs. 518/92 prevedono un meccanismo di
registrazione presso la SIAE la quale si occupa di tutte le formalità e
le modalità della registrazione117. Viene istituito un registro pubblico
speciale per i programmi per elaboratore la cui registrazione è
facoltativa ed onerosa. Questo significa che la registrazione non è

117 Per un approfondimento si rimanda alla lettura delle singole norme riportate
in Appendice E, pag. Error: Reference source not found.

12
4
costitutiva del diritto118 ma importante ai fini della prova: introduce
una presunzione semplice (superabile quindi con la prova contraria)
dell’esistenza del diritto di privativa nel soggetto che lo abbia
registrato.
L’art. 8 d.lgs. 518/92 estende le norme relative ai mezzi di difesa e
alle sanzioni civili anche ai comportamenti lesivi del diritto di
utilizzazione economica del software: quale la messa in circolazione
in qualsiasi modo e la detenzione per scopi commerciali sia di copie
di programma non autorizzate, sia di qualsiasi altro mezzo inteso
unicamente a consentire o facilitare la rimozione arbitraria o
l’esclusione funzionale dei dispositivi applicati a protezione del pro-
gramma. Il primo comportamento che viene in rilievo (“messa in
circolazione”) ricomprende tutte le forme di distribuzione, dalla
vendita alla cessione gratuita dello stesso. La detenzione, invece, è
vietata e sottoposta a sanzioni civili quando è finalizzata ad attività
come la vendita, la locazione, la licenza in leasing del programma.
Tra queste attività vi rientra anche la distribuzione gratuita. Resta
invece esclusa dal divieto la detenzione di copia fatta dal legittimo
utilizzatore del programma e finalizzata a soddisfare esigenze
connesse all’uso stesso del programma in virtù di quanto
espressamente disposto dall’art. 5 d.lgs. n. 518/92.
La vera e propria portata innovativa della legge in commento è

118 Ciò in conformità ai principi generali secondo cui la fonte dei diritti di
esclusiva è rappresentata della creazione dell’opera e non dall’espletamento
delle formalità richieste dalla legge, come accade per le invenzioni.
Cap. III: Direttiva CEE 91/250 e Legge italiana 633/41 sul diritto d’autore

senz’altro rappresentata dall’applicazione al software delle difese e


sanzioni penali di cui alla legge 633/41, ora espressamente consentita
dagli artt. 9 e 10 d.lgs. n. 518/92.
Sulla scia di quanto già previsto per le opere cinematografiche e
televisive, viene messo in evidenza dalle norme il rilievo penale delle
seguenti condotte: abusiva duplicazione a fini di lucro dei programmi,
loro importazione, vendita, detenzione a scopi commerciali,
concessione in locazione; queste condotte vengono punite anche
quando sono relative a mezzi intesi unicamente a consentire o
facilitare la rimozione o l’elusione dei dispositivi di protezione degli
stessi programmi (i cosiddetti locks). Si tratta di fattispecie i cui
comportamenti (se tutti realizzati, o anche più di uno), danno luogo ad
un unico reato, e la norma è applicabile una sola volta119. Come si
nota, l’elemento caratterizzante la colpevolezza richiesta per la
punibilità delle condotte sopra menzionate è rappresentato dal dolo
specifico del fine di lucro; la duplicazione, poi, deve essere abusiva
nel senso che deve essere posta in essere con la consapevolezza di
compiere un’attività che è vietata dall’ordinamento.
Ai sensi dell’art. 171-bis legge n. 633/41 i comportamenti
delittuosi sopra esposti vengono sanzionati (anche con pene
sostitutive) non solo con pene pecuniarie ma anche detentive,
specificando poi, l’ultima parte della norma, le apposite aggravanti.

119 Norma cumulativa o anche norma a più fattispecie. Sul problema della
interpretazione delle norme penali miste si veda F. Mantovani, Diritto penale,
Padova, 1988, pag.444 e ss.

12
6
Per concludere questo quadro sulla normativa del software
nell’ambito del diritto d’autore e più in particolare in quello del d. lgs.
n.518/92, l’art. 11 detta la disciplina applicabile ai programmi creati
prima della sua entrata in vigore.
CAPITOLO IV

NUOVI SVILUPPI SULLA TUTELA DEL SOFTWARE


Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

4.1. Crisi del diritto d’autore

Il d.lgs. 29 dicembre 1992 n. 518, redatto sulla scorta della direttiva


CEE 91/250, dovrebbe in ipotesi aver dato un assetto definitivo alle
modalità con le quali i programmi per elaboratore vengono tutelati in
Italia e all’interno della Comunità Europea.
Tuttavia le attuali indicazioni che giungono, come vedremo, non
solo dal panorama nordamericano, ma anche dalle non poche
decisioni dell’UEB (Ufficio Europeo dei Brevetti), consentono di
avanzare qualche dubbio sull’assetto di cui si diceva. Infatti
l’attenzione degli operatori del settore, dalle industrie informatiche al
mondo giuridico, sembra concentrarsi sulla tutela del software tramite
lo strumento del brevetto per invenzioni.
Del resto la scelta del diritto d’autore non è mai stata incontrastata,
e questo ancor prima del suddetto decreto.
Le difficoltà di tutela del software, ampiamente discusse nei
capitoli precedenti, probabilmente risiedono nell’averlo forzatamente
inquadrato in una determinata categoria (diritto d’autore) e nell’aver
di conseguenza tentato assolutamente di giustificare l’inquadramento
effettuato, senza definire sul piano ontologico l’essenza o la natura
del bene/programma; operazione quest’ultima che dovrebbe essere
preliminare all’individuazione della relativa tutela giuridica.

12
9
Per quanto riguarda le critiche (prima ancora che vi fosse una
apposita legge) circa l’inquadramento del software tra le opere
dell’ingegno pone mente ricordare uno scritto di L. De Sanctis120 il
quale, riprendendo il pensiero di Benedetto Croce121, riporta
l’attenzione sull’essenza stessa dell’opera dell’ingegno protetta dalla
l.d.a.. Infatti l’opera dell’ingegno, quale frutto e risultato di un atto di
intuizione e non già di intelligenza o di comprensione deduttiva, quale
atto di immaginazione, unico in quanto riproducente la personalità del
su autore, atto di fantasia individuale pur se di modesto livello
qualitativo, appartiene al dominio dell’estetica.
L’autore ricorda l’insegnamento che, i cosiddetti “padri storici” del
diritto d’autore, hanno dato in ordine all’opera dell’ingegno: opera
“suscitatrice” di emozioni psichiche appartenenti al piano estetico
delle percezioni umane; e di qui la differenza tra opere dell’ingegno
(dominio del bello) da un lato, caratterizzate dall’autonomia
dell’espressione, e proprietà industriale (dominio dell’utile) dall’altro,
funzionalizzate al risultato pratico o tecnico122.
Spostando l’attenzione sul software e accertato, secondo l’autore,
che esso altro non è che uno specifico e determinato procedimento

120 L. De Santis, Ancora sui programmi per computer: che fine ha fatto Bene-
detto Croce?, Diritto di autore, 1988, pag. 323.
121 L’opera di Croce cui si fa riferimento si intitola Estetica come scienza
dell’espressione e linguistica generale
122 Per una più ampia analisi cfr. T. Ascarelli, Teoria della concorrenza dei beni
immateriali, op. cit.; Are, L’oggetto del diritto d’autore, Milano, 1963; Auletta-
Mangini, Del diritto d’autore, in Commentario del cod. civ. a cura di Scialoja e
Branca, Bologna-Roma, 1977.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

logico (espresso in un linguaggio simbolico e di solito materializzato


su di uno specifico supporto) volto al raggiungimento di particolari
risultati, difficilmente potrà suscitare reazioni estetiche se pur
minime.
Pertanto la funzionalizzazione totale e completa dell’opera-
programma al risultato pratico perseguito ne comporta l’uscita dal
dominio della proprietà letteraria e artistica. E, se questo è vero per la
maggior parte dei programmi di uso corrente123, cosa dire di alcune
fattispecie in cui, attraverso il programma, vengono prodotti effetti
che siano percepibili dal fruitore: suoni, musiche, immagini, voci,
colori o composizioni di tali elementi? Certo simili programmi non si
possono scomporre al fine di individuare una forma scissa dal
contenuto124 per riconoscere la tutela ex l.d.a. al solo risultato
espressivo ed esteriorizzato (forma) ed escluderla, invece, al
programma in sé e per sé considerato come prodotto esclusivamente
tecnologico (contenuto).
Secondo De Sanctis il problema della inquadrabilità del software,
unitariamente considerato nella forma e nel contenuto, nell’ambito
delle opere dell’ingegno dipende dalla sussistenza o meno del
requisito della “esteticità”. E così si è negata la possibilità di
qualificare come opera dell’ingegno in senso proprio quei programmi
creati per il perseguimento di fini esclusivamente operativi e si è
123 Si tratta dei cosiddetti programmi applicativi (di contabilità, di archivio, di
magazzino, di gestione aziendale, di banche dati, ecc.).
124 Lo stesso Croce ammoniva che tra forma e contenuto non c’è passaggio ma
identità e connaturata trasformazione.

13
1
affermata la tutelabilità ex l.d.a. di quei programmi unitariamente
considerati che presentino valenze estetiche. Questo è coerente con la
struttura stessa del programma che è procedimento logico ma che può
essere anche materializzato ed esteriorizzato e ricevere, in relazione
alla specifica conformazione, la tutela d’autore ovvero, qualora
inerisca a procedimento industriale materiale brevettabile, quella
brevettuale.
Le obiezioni e i contrasti se sono stati accesi e vivaci prima di una
qualsiasi scelta legislativa, in realtà non si sono placati neanche
quando con apposito d.lgs. 518/92, una posizione legislativa è stata
presa. Ed è stata presa nel senso del “trionfo” del diritto d’autore
come strumento giuridico più adatto alla protezione di nuove frontiere
dell’ingegno umano (l’informatica e la tecnologia più avanzata),
capace di affiancare alle tradizionali espressioni dell’ingegno umano,
alla pittura, alla sinfonia, alla scultura, ecc., la tecnica più sofisticata.
Ma nonostante il software venga equiparato alle opere letterarie125
non si possono certo ignorare le differenze sostanziali pur sempre
esistenti tra esso e l’insieme delle opere tradizionalmente protette dal
diritto d’autore. E se, come qualcuno ha detto126, il grande fiume del
diritto d’autore straripa nei canali della scienza perdendo la sua
identità, occorre tuttavia, per non snaturarlo oltre misura, una
profonda ed attenta opera di adattamento senza cercare in esso

125 Vedi art. 1 l.d.a. come novellato dal d.lgs. 518/92.


126 Vedi V. Franceschelli, La direttiva CEE sulla tutela del software: trionfo e
snaturamento del diritto d’autore, Riv. di Dir. Industriale, 1991, I, pag. 169.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

strumenti di protezione che non può assicurare.


I punti di rottura che il diritto d’autore presenta rispetto al software
sono ben messi in evidenza da V. Franceschelli127 il quale vede una
prima incongruenza nella durata della protezione: se la tutela per i
cinquant’anni successivi alla morte dell’autore ha un senso per le
opere letterarie ed artistiche, perde rilevanza se riferite al software che
è destinato a diventare obsoleto molto più velocemente delle altre
opere dell’ingegno128. Per quanto attiene poi il diritto alla copia o
riproduzione personale che è insito nel diritto d’autore, viene negato
dalle grandi lobby del software che pure aspirano alla tutela d’autore.
Ancora, le grandi lobby del software aspirano a conservare il segreto
sulle architetture dei loro programmi, mentre “chi compone musica
non desidera altro che essa sia ascoltata. Chi dipinge, crea per gli
occhi del pubblico; chi fa cinema ha la sola ambizione di una sala
affollata”. Inoltre il quadro, la fotografia, la sinfonia, ecc. sono opere
di singoli artisti, frutto personale della loro arte, il software, quando
diventa difficile distinguere il contributo di un programmatore da
quello dell’altro, è per lo più risultato di un lavoro collettivo o di
software house (addirittura può essere realizzato dallo stesso
elaboratore in base ad altri programmi).

127 Vedi V. Franceschelli, op. cit., pag. 189.


128 Osserva Francescelli: “Sarà difficile, tra qualche anno, rintracciare autori e
titolari, anche per gli uomini di buona volontà. Già oggi circola software la cui
titolarità è incerta. Alcune software house, nate ed attive nei tempi eroici, sono
sparite dal mercato, sciolte, dissolte, fallite. Il mercato, inoltre, è mondiale.
Rintracciare eredi, successori o aventi causa, magari in paesi lontani, non sarà
impresa facile.” Op. cit. pag. 186.

13
3
Altri osservano che il legislatore ha qualificato diritto d’autore una
disciplina sostanzialmente diversa e per alcuni aspetti incompatibile:
la legge sul diritto d’autore, infatti, tutela come oggetto suo proprio ed
indefettibile la forma espressiva di un’opera originale, mentre la
direttiva europea e, di conseguenza, la legge italiana di attuazione
riguardano più il contenuto dell’opera che l’originalità della forma
espressiva. Tant’è vero che il contenuto dei diritti del titolare (come si
è avuto modo di osservare nel precedente capitolo) è così diverso dal
diritto d’autore che il legislatore ha sentito l’esigenza di riscriverlo
integralmente e in termini sostanzialmente diversi129.
Infine va ricordato che non tutte le opere dell’ingegno sono
tutelabili con il diritto d’autore, ma solo quelle che presentino il
carattere della originalità. Tuttavia, è stato osservato da parte di alcuni
autori130 che il criterio della originalità come tradizionalmente
applicato dalla giurisprudenza sul diritto d’autore non è trasponibile
ad opere tecniche e funzionali quali i programmi. L’originalità di una
creazione intellettuale, caratterizzata dalla sua forma espressiva, è
cosa ben diversa da quella di un’opera tecnica caratterizzata dalla sua
funzionalità131. Basta rilevare che mentre vaste modifiche formali non

129 Si vedano gli artt. 64 bis, 64 ter, 64 quater della legge 22 aprile 1941 n. 633.
130 Ad esempio, V. Zeno-Zencovich, La direttiva comunitaria sulla tutela
giuridica dei programmi per elaboratore, Dir. Inf., 1992, pag. 29.
131 Ciò spiega come la giurisprudenza, soprattutto tedesca, abbia a volte
affermato che un programma può essere considerato originale non già perché
formalmente diverso da altri, ma in quanto il programmatore abbia ottenuto un
nuovo risultato, un risultato cioè superiore a ciò che un programmatore medio
avrebbe potuto ottenere sulla base delle proprie conoscenze. Cfr. R. Ristuccia,
V. Zeno-Zencovich, Il software nella dottrina e nella giurisprudenza e nel D.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

escludono che un programma sia stato sostanzialmente copiato da un


altro, in molti casi la stessa forma è spesso vincolata per ragioni
tecniche di interoperabilità con i sistemi operativi132.
Peraltro la stessa direttiva comunitaria sembra aver preso una certa
direzione nella definizione del concetto di originalità con riguardo al
software133 riferendola esclusivamente al lavoro intellettuale
dell’autore, escludendo così altri criteri come per esempio quelli
estetici, quelli volti a valutare la qualità del lavoro intellettuale
impiegato nella realizzazione del programma.
E questo spiega anche come certa dottrina abbia preferito il ricorso
al diritto d’autore che, richiedendo condizioni di accesso alla tutela
meno rigorose anche rispetto a quelle richieste dal brevetto134,
consente di abbassare la soglia di ingresso delle opere protette. Ma
ciò ha come inconveniente il fatto che un programma sarà protetto
solo nei confronti di copie integrali, dal momento che modifiche
anche lievi non integrerebbero i requisiti di illegalità previsti dalla
legge.

lgs. 518/92, CEDAM, Padova, 1993.


132 Si ricorda che la stessa Commissione CEE nella Relazione al Progetto di
direttiva, ha stabilito che: “ Nei casi in cui nei confronti dei programmi operativi
si verificano somiglianze nel codice che applica idee o principi dovute
all’inevitabilità di alcune forme di espressione, qualora le limitazioni derivanti
dall’interfaccia siano tali da rendere impossibili in quelle circostanze
un’applicazione diversa, normalmente non si configurerà una violazione del
diritto d’autore perché in tali circostanze generalmente si considera che l’idea e
l’espressione si sono fuse”.
133 Art. 1 3° comma della direttiva 91/250.
134 Se per il diritto d’autore basta un’impronta di originalità personale, per il
brevetto occorre innalzarsi al di sopra dello stato della tecnica.

13
5
Insomma, più si estende l’ambito delle opere tutelabili minori
saranno le possibilità in cui l’opera potrà dirsi violata.

4.2. Le recenti decisioni statunitensi sulla


protezione del software: copyright e brevetti

Come più volte ribadito in questo lavoro, l’approccio


internazionalistico al problema della tutela del software, se si è reso
necessario per evidenziare le sue influenze sul diritto europeo e
quindi italiano135, potrebbe ancora una volta rivelarsi valido mezzo di
orientamento nel riconsiderare la tutela brevettuale come ulteriore
forma di tutela del software.
Infatti alla luce delle recenti decisioni emerge che l’orientamento
giuridico degli Stati Uniti (paese che tra l’altro detiene, secondo i dati
forniti dall’Ufficio Brevetti U.S.A., il 60% del mercato mondiale del
software) relativo alla tutela del software sembra aver trovato un
assetto più vasto affiancando al copyright quanto meno la tutela
brevettuale136.
Il primo caso di in cui il problema della brevettabilità del software
135 Non si dimentichi che la direttiva CEE 91/250 e quindi il d.lgs. 518/92
riflettono una impostazione concorde a quella adottata negli Stati Uniti sin
dall’approvazione, nel 1980, del Computer Sofware Protection Act.
136 In realtà, accanto al copyright e al brevetto, stanno assumendo sempre
maggiore rilevanza anche i brevetti per i modelli ornamentali (design patents)
quale strumento di tutela delle cosiddette “icone” e, più in generale, delle
interfacce grafiche. Si veda Vietzke, Software as the Article of Manifacture in
Design Patents for Icons, 21 AIPLA Q.J 138 (1993).
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

viene esaminato, senza escludere a priori tale possibilità, è il caso


Gottschalk v. Benson in cui, nel 1972, la Corte Suprema si occupò
della possibilità di brevettare un programma per elaboratore
consistente in un metodo di conversione di un sistema decimale
codificato in binario in un sistema binario puro mediante l’uso di un
algoritmo. La conversione poteva essere effettuata anche a mano, ma
l’algoritmo consentiva di farla effettuare ad un elaboratore in modo
da risparmiare tempo ed energie. La Corte Suprema si affermò
contraria alla brevettabilità del richiesto algoritmo ritenendo il
processo di conversione sopra citato un vero e proprio algoritmo,
ossia una procedura per la soluzione di un problema matematico che,
in quanto tale, non è brevettabile. Ciò per evitare il crearsi di un
diritto di monopolio su una formula matematica, su un concetto o su
un modo di pensare che devono essere lasciati al libero sfruttamento
di chiunque.
Mentre le richieste di brevetto pervenivano sempre più numerose,
la prima decisione con la quale la Corte Suprema sanzionò la validità
di un brevetto concernente un programma per elaboratore, fu con il
successivo e fondamentale caso Diamond v. Diehr (1981). Il brevetto
era relativo ad un software utilizzato nel processo di stampaggio degli
oggetti di gomma che consentiva di controllare ripetutamente la
temperatura all’interno dello stampo e calcolare il tempo ottimale di
formatura, trascorso il quale il programma comandava l’apertura dello
stampo medesimo.

13
7
E’ pacifico ormai che non si possa escludere la brevettabilità di un
trovato solo perché si concreta o contiene un software e che non è
sufficiente dire che l’invenzione si sostanzia in un algoritmo per
rigettare la domanda di brevetto. Ancora, non è vero che
un’invenzione non può essere brevettata perché il procedimento è
eseguito da un elaboratore e/o è descritta sotto forma di un
programma elettronico.
Vista la sostanziale affinità tra algoritmi matematici e software,
sarà ritenuto brevettabile quel software che non si esaurisca in alcuna
formula o algoritmo matematico, ma si concreti, al contrario, in
un’applicazione pratica.
Anzi viene messo a punto un criterio basato su un duplice
accertamento (two steps doctrine) per poter distinguere i programmi
brevettabili da quelli non brevettabili. Per quanto riguarda il primo
accertamento la Corte (Court of Customs and Patent Appeals)
afferma che occorre distinguere tra un concetto più ampio di
algoritmo ed uno più ristretto. Il primo comprende quei procedimenti
in cui la successione delle attività necessarie per realizzare un
determinato fine è descritta passo dopo passo (a step-by-step
procedure for solving a problem or accomplishing some end); il
secondo comprende soltanto quei procedimenti volti a risolvere un
problema matematico.
Così, mentre si potrà ritenere brevettabile l’algoritmo inteso in
senso più ampio, quando si tratta di un algoritmo in senso stretto,
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

bisognerà accertare ancora una volta se esso si risolva interamente


nell’algoritmo oppure contenga elementi in più che abbiano i requisiti
per essere brevettato137. Il secondo accertamento consiste
nell’esaminare se la domanda di brevetto contenga il solo algoritmo
matematico oppure un procedimento industriale basato su un
algoritmo. La giurisprudenza ha precisato che una indicazione per
poter ritenere che l’invenzione consiste soltanto in un algoritmo (e
quindi non brevettabile) potrebbe essere data, per esempio, dal fatto
che il prodotto finale sia semplicemente un numero o una serie di
numeri; mentre l’invenzione che si concreti in un risultato pratico,
quale un oggetto fisico, un prodotto o un servizio, può essere
considerata un algoritmo in senso ampio e quindi brevettabile138.
Così in base alla two steps doctrine sono stati brevettati numerosi
programmi: un sistema per la rappresentazione di testi e di altre
informazioni grafiche sul video di un terminale; un metodo di
controllo delle linee telefoniche; un metodo avanzato di
multiprogrammazione di un elaboratore; un metodo di generazione di
curve utilizzando un elaboratore collegato a macchine per il disegno e
il taglio di abiti; un metodo per l’indirizzamento dei missili; un
sistema operativo in grado di gestire le operazioni interne di un
137 La Corte ha affermato che per quanto riguarda il primo tipo di accertamenti
non bisogna confondere la natura matematica o meno dell’algoritmo con la
forma in cui viene espresso.
138 Questo è soltanto indicativo, visto che in altre decisioni (es. decisione
Johnson, 1978, relativa ad un metodo per l’eliminazione di elementi
indesiderati, come il rumore, da dati sismici) la Corte ha precisato che non è di
ostacolo alla brevettabilità il fatto che il prodotto finale sia rappresentata in
forma numerica.

13
9
elaboratore in modo da trasformarlo da un elaboratore sequenziale ad
uno in grado di eseguire le istruzioni indipendentemente dall’ordine
di ricezione; ecc..
L’accesso alla tutela brevettuale, oltre che essersi pian piano
allargato, come si diceva, ha ricompreso fattispecie diverse: mentre
nel caso Diehr la decisione riguardava un software di controllo di
processo139 pur sempre inserito in un hardware determinato, adatto
alla tutela brevettuale, le recenti decisioni hanno incluso nel software
patents anche programmi utilizzati su elaboratori non dedicati, cioè
non progettati per uno specifico scopo140.
Uno spunto ulteriore per comprovare come il brevetto possa essere
annoverato a pieno titolo tra gli strumenti capaci di tutelare i
programmi per elaboratore viene offerto dal recente caso Compton’s
(1993) in cui il brevetto concerne un algoritmo di ricerca
particolarmente adatto per essere utilizzato in ambienti multimediali
consentendo di ritrovare informazioni conservate su media diversi.
Lo scalpore (e non solo nelle industrie del settore) con cui è stata
accolta la richiesta da parte della Compton’s (forte del brevetto
concesso) del pagamento delle royalties dovute da tutti coloro che
utilizzassero il software brevettato, ha dato l’occasione per ritornare
139 La brevettabilità di programmi relativi al controllo di processi è ammessa
anche in Europa e in Italia. In questo senso vedremo più avanti le guidelines
dell’Ufficio Brevetti Europeo; cfr. Sena, I diritti sulle invenzioni e i modelli
industriali, Milano, 1990, pag. 176.
140 “Courts have generally assumed that computer processes that occurr entirely
within a computer and that are unconnected to a longer process or systems are
patentable” Nimmer, The Law of Computer Technology, 2nd Ed., WGL, 1992,
pag. 2-32.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

sulle problematiche legate alla brevettazione del software. Il


disappunto delle industrie informatiche, giustificato dal fatto che la
maggior parte delle applicazioni multimediali già sviluppate (ed in via
di sviluppo) utilizzavano già algoritmi di ricerca simili a quello
rivendicato dalla Compton’s, ha portato al riesame di ufficio (fatto
questo del tutto inusuale) del brevetto concesso. Il riesame si è
concluso con il rigetto delle rivendicazioni Compton’s sulla base della
carenza dei requisiti di novità ed originalità141.
Il caso in esame può essere considerato un primo esempio di un
nuovo approccio al modo di intendere la brevettazione del software,
se non altro con riferimento alla maggiore attenzione circa la
valutazione dei requisiti di novità ed originalità.

4.3. Giurisprudenza della Commissione di ricorso


dell’UEB sulla brevettabilità delle invenzioni
concernenti software

Se importante era seguire la nuova tendenza sulla protezione del


software emersa a livello internazionale (e specialmente negli Stati
Uniti come visto nel paragrafo precedente), più importante è
appuntare l’attenzione sulla interpretazione e sui limiti della
brevettabilità del software come evidenziata dalla giurisprudenza
141 Tutto il dibattito a cui ha dato luogo il caso in esame è disponibile sulla rete
Internet all’indirizzo http://www.uspto.gov.

14
1
recente di organismi (l’UEB) più vicini al nostro ordinamento.
Non essendo possibile passare in rassegna tutte le singole decisioni
che hanno affrontato il problema dei limiti entro cui le invenzioni
comprendenti software siano brevettabili142, in questo paragrafo
saranno affrontate questioni generali e comuni al tema in esame.
Innanzitutto occorre evidenziare come l’interpretazione delle
norme della Convenzione sul brevetto europeo, oltre che essere un
canone ermeneutico per l’interprete nell’applicazione delle norme
nazionali, deve essere tenuta presente dagli Stati al fine di adeguare e
coordinare la legge nazionale alla Convenzione. Questo per evitare
disparità di trattamento tra titolari di brevetti nazionali e titolari di
brevetti europei.
Come è noto l’art. 52.3 CBE (e parallelamente l’art. 12 3° comma
l.i.) vieta la brevettazione di invenzioni consistenti in programmi di
elaboratore considerati “in quanto tali”. Secondo una consolidata
linea interpretativa il divieto andrebbe riferito a quei trovati che siano
privi di carattere tecnico e non a quelle invenzioni che nel loro
insieme arrecano un contributo tecnico in un campo non escluso dalla
brevettazione143. Su quest’ultima osservazione va fatta qualche
precisazione per le critiche che ha suscitato in dottrina. Alcuni autori

142 Per un quadro della giurisprudenza della Commissione dei Ricorsi in materia
cfr. il commento di G. Guglielmetti alla decisione T 110/90, in AIDA, 1993,
124, pag. 292.
143 Infatti il punto critico su cui si è dibattuto nelle diverse decisioni riguardava
proprio quello della determinazione del carattere tecnico o meno dei trovati che
comprendono anche l’utilizzazione di un elaboratore. Per un approfondimento
vedi AIDA, 1993, 124, pag. 292.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

ravvisano il pericolo di un sostanziale abbandono, da parte della


Commissione, dell’orientamento secondo cui il carattere tecnico del
trovato sia considerato nella sua unità (tenendo conto sia degli
elementi tecnici che di quelli non tecnici necessari ai fini
dell’invenzione), a favore di un esame che tenga conto dei soli
elementi tecnici che compongono l’invenzione144. L’avvertito pericolo
sul modo di procedere nell’esame dei trovati in campo informatico
viene superato dall’orientamento della Commissione di Ricorso
quando afferma che rilevante per la sussistenza di un contributo
tecnico è, oltre che un nuovo mezzo tecnico, anche la soluzione di un
problema tecnico o la produzione di un effetto tecnico tramite
l’impiego di mezzi tecnici noti. Così sarà sicuramente contributo
tecnico quello che, ad un esame complessivo del trovato, dia
particolari effetti provocati dalla interazione di un software nuovo
(basato ad esempio su di un metodo matematico) e di un hardware già
noto145.

144 L’esclusione della brevettazione dei programmi per elaboratore considerati in


quanto tali sarebbe vanificata se la domanda di brevetto relativa ad un
programma potesse essere formulata in modo tale da collegare il programma
con la sua esecuzione sull’hardware, al fine di fondare un giudizio di carattere
tecnico. Infatti la mera eseguibilità delle istruzioni è un dato comune ad ogni
programma. In definitiva saranno protezioni proteggibili i trovati che, pur
comprendendo un programma, presentano un carattere tecnico che vada al di là
della mera eseguibilità meccanica delle istruzioni da parte dell’elaboratore.
145 E’ ammessa la brevettabilità di invenzioni (rivendicate in termine di apparato
e/o procedimento) comprendenti un software in grado di gestire attraverso
l’elaboratore le operazioni di mezzi tecnici esterni al sistema informatico;
oppure di invenzioni che concernono il nuovo modo di funzionamento tecnico
interno di un elaboratore noto; oppure un nuovo modo di funzionamento delle
risorse dell’elaboratore come macchina general purpose indipendentemente dei
dati trattati e dai programmi eseguiti.

14
3
A sintetizzare l’indirizzo europeo verso la brevettabilità di
un’invenzione comprendente software si riporta, a titolo
esemplificativo, esclusivamente una delle più recenti decisioni146. In
essa l’UEB ha dichiarato la brevettabilità di un’invenzione
comprendente software destinato anche ad applicazioni in sé prive, a
prima vista, di carattere tecnico. L’invenzione infatti aveva ad oggetto
un sistema informatico per il trattamento di differenti tipi di gestione
di dati (di cui almeno una gestione di attività finanziarie e una
gestione di magazzino), che consente di semplificare le operazioni di
inserimento dei dati delle diverse gestioni attraverso un sistema di
inserimento comune a tutte le gestioni e dà la possibilità di aggiornare
automaticamente i dati di gestione sulla base di operazioni effettuate
per una diversa gestione. Per ottenere questi risultati l’invenzione
prevede un’interfaccia con l’utente uniforme per tutte le operazioni di
inserimento dati, una particolare organizzazione dei dati inseriti nella
memoria dell’elaboratore, e particolari mezzi (sotto forma di
software) che permettono di estrarre i dati dalle diverse locazioni di
memoria o di predisporli per l’utilizzazione nelle diverse gestioni.
Il tipo di problema risolto dall’invenzione non attiene allo
svolgimento in sé delle attività applicative rivendicate, quali per
esempio le attività finanziarie o di gestione di magazzino, e neppure
alla loro informatizzazione, ma ad un problema indipendente dal tipo
di attività svolte e che concerne la interazione in un unico sistema tra

146 CR UEB, 31 maggio 1994 - procedimento T 769/92 in AIDA, 1994, 295, pag.
321.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

attività di tipo diverso.


Pertanto l’invenzione che, in definitiva, riguardi un nuovo modo di
funzionamento dell’elaboratore generale indipendentemente dai dati
immessi o dalle applicazioni eseguite, deve essere valutata nel suo
insieme, e la brevettabilità non può essere esclusa neppure quando i
mezzi tecnici utilizzati (hardware) sono già noti.
Questo è quanto afferma la Commissione di Ricorso:
“Un’invenzione comprendente caratteristiche funzionali
realizzate per mezzo di un software non è esclusa dalla
brevettazione ex artt. 52.2.c) e 3 CBE se per la sua
realizzazione si rendono necessarie considerazioni concernenti
alcuni elementi tecnici della soluzione del problema, in quanto
tali considerazioni conferiscono un carattere tecnico alle
invenzioni implicando la soluzione di un problema tecnico.
Un’invenzione (nella specie: in campo informatico)
comprende un sistema di elementi alcuni dei quali dotati di
carattere tecnico e altri privi può essere brevettabile se
l’insieme importa un contributo a un campo della tecnica, nel
problema tecnico risolto o nell’effetto tecnico ottenuto.
E’ brevettabile l’invenzione di un sistema informatizzato,
rivendicato in forma di apparato e di processo, diretto ad
eseguire una pluralità di gestioni indipendenti di dati di tipo
differente, ed almeno una gestione di tipo finanziario ed una
gestione di tipo inventario, avente un’interfaccia di

14
5
inserimento dei dati con formato unico (transfer slip) e una
gestione unitaria dei files (file management), che rende più
agevole le operazioni di inserimento di dati differenti e che
permette l’automatico aggiornamento dei dati utilizzati per le
gestioni indipendenti.
Non costituisce una presentazione di informazioni in quanto
tale, esclusa dalla brevettabilità ex art. 52.2.d) e 3 CBE,
un’interfaccia con l’utente che non sia soltanto funzione del
significato dei dati rappresentati, ma che abbia anche un
effetto tecnico consistente nel rendere comuni i dispositivi e le
operazioni di inserimenti di dati di due sistemi informatici che
svolgono operazioni di gestione di dati diverse e nel rendere
automaticamente disponibili da ciascun sistema i dati inseriti
per l’elaborazione nell’altro sistema”.

4.4. Considerazioni conclusive

Da quanto esposto in questo capitolo, sembra ormai chiaro che il


software è inserito a pieno titolo nelle problematiche di natura
brevettuale e questo non soltanto nel pensiero giuridico americano ma
anche negli orientamenti giurisprudenziali europei. Tanto è vero che è
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

stata avanzata sia tra gli operatori americani147 che tra quelli italiani148,
la possibilità di una coesistenza delle due tutele, diritto d’autore e
brevetto, in modo da fornire anche gli strumenti per una corretta
interpretazione dell’estensione da attribuire a ciascuna delle due
tutele: essendo il primo più adatto alla tutela della forma di
espressione di un’opera, e il secondo rivolto al contenuto dell’idea
inventiva.
Più che di coesistenza si è parlato149 di complementarietà delle due
tutele in modo da calibrare adeguatamente la protezione del diritto
d’autore al fine di evitare le possibili applicazioni che possano portare
al suo snaturamento.
Del resto l’esperienza di una doppia tutela non è estranea al nostro
ordinamento: basti pensare, ad esempio, alla duplice protezione
invocabile per uno stesso oggetto sia come modello di utilità che
come modello ornamentale (art. 8 r. d. 25 agosto 1940 n. 1411, Legge
Modelli).
La inadeguatezza o insufficienza dello strumento copyright per la
tutela del software nonché le riscontrate differenze sostanziali tra il
software e le opere letterarie cui viene paragonato, derivano

147 Per un approfondimento: Daniel G. Feder, Computer Software: Hybrid


Technology Demanding a Unique Combination of Copyright and Patent
Protection, 59 UMK C, Law Review, 1037, 1991; D. Einhorn, Copyright and
Patent Protection for Computer Software: Are They Mutually Exclusive?, 30,
IDEA, 265, 1989.
148 Si veda G. Dragotti, Software, Brevetti e Copyright: le recenti esperienze
statunitensi, Riv. di Dir. Industriale, 1994, I, pag. 555.
149 G. Dragotti, op. cit.

14
7
innanzitutto dalla constatazione che i programmi per elaboratore
risolvono e contengono aspetti funzionali150 la cui tutela può essere
meglio inquadrata in un’ottica brevettuale, e poi dal fatto che il
software si colloca spesso in una linea di progresso e di sviluppo
tecnologico tanto che ogni nuova opera costituisce evoluzione di
quanto l’aveva preceduta151. Cosa che non accade per le altre opere
tradizionalmente protette dal diritto d’autore dove ogni opera è
un’opera in sé, sganciata dalle precedenti e difficilmente inquadrabile
in una linea di evoluzione tanto che la sua tutela, in genere, non è di
ostacolo allo sviluppo del settore.
Il diritto d’autore che generalmente è volto ad impedire qualsiasi
riproduzione o copia, integrale o parziale, dell’opera protetta si trova,
in questa materia, nella necessità di apportare delle eccezioni
ammettendo per esempio operazioni come quella di backup o di
reverse engineering, che siano indispensabili per ottenere le
informazioni necessarie per conseguire interoperabilità con altri
programmi (art. 64 quater l.d.a.).
Ed è proprio la difficile risoluzione dei problemi152 collegati alle

150 Sul significato e la portata del termine “funzionale” cfr. Karajala, Recent
United States and International Development in Software Protection, 16
European Intellectual Property Review, 13, 1994, pag. 16, nota 17.
151 Se venisse impedita l’utilizzazione di elementi o di aspetti di programmi
precedenti sarebbe seriamente pregiudicato il progresso tecnico di questo
specifico settore (si pensi ad esempio alle cosiddette interfacce)
152 G. Dragotti, op. cit., avverte che sarà compito arduo discernere fino a che
punto le operazioni siano da considerarsi “indispensabili” e “necessarie” da
quelle che tali non sono, o ancora, cosa debba intendersi per “interoperabilità”
tra programmi.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

procedure di backup e di reverse engineering (per loro natura estranee


alle tematiche del diritto d’autore) che permette di apprezzare come,
laddove il diritto d’autore si dimostri inadatto alla protezione di certi
aspetti del software, il brevetto dia delle risposte più praticabili.
Infatti, come sappiamo, il software circola sotto forma di
programma oggetto dal quale non è immediato ricavare nessuna
indicazione circa il codice sorgente nella cui forma il programma
viene originariamente scritto. Cosicché l’utilizzatore non avrà
l’immediata intellegibilità del programma (possibile solo attraverso la
decompilazione consentita però solo per finalità ben specifiche) e
questo si ripercuoterà anche sulla imperfetta conoscenza che
dell’opera viene fornita al patrimonio delle collettività. Un simile
rischio può essere contenuto, ancora una volta, attraverso un
approccio alla tutela brevettuale che, richiedendo ai fini della
concessione della tutela una descrizione chiara ed esaustiva
dell’invenzione, risulta particolarmente adatto alla diffusione degli
insegnamenti tecnici alla base dei programmi.
Se la diffusione delle tecniche costituisce un presupposto del
progresso, l’informatica, quale settore della tecnica, può progredire
tanto più efficacemente quanto maggiore e più rapida è la
divulgazione tra gli esperti della conoscenza delle altrui
realizzazioni153.

153 In particolare si fa riferimento alle cosiddette interfacce siano esse dettate


dalle necessità hardware che software, e ai cosiddetti standard di mercato. Sugli
argomenti si veda G.Guglielmetti, Analisi e decompliazione dei programmi, in
La legge sul software, a cura di Carlo Ubertazzi, Giuffrè Editore, 1994, pagg.

14
9
La stessa esigenza di interoperabilità tra programmi come capacità
di due o più sistemi di scambiare informazioni e di utilizzare
reciprocamente le informazioni scambiate non può essere soddisfatta
se non con la possibilità di poter accedere alla serie di informazioni
necessarie a tal fine.
Anche in ordine ai requisiti richiesti per ottenere tutela, il diritto
d’autore mostra la sua insufficienza. Per quanto riguarda ad esempio
l’originalità, richiedendo la direttiva prima, e il d.lgs. 518/92 poi, una
tutela per i soli programmi che siano “originali quale risultato di
creazione intellettuale dell’autore”, sembra far riferimento al semplice
sforzo creativo dell’autore al di là di qualsiasi accenno alla qualità o
utilità intrinseca dell’opera. Questo criterio consente di proteggere
esclusivamente quei programmi integralmente copiati154. Ben diverso,
invece, sarebbe il risultato in un’ottica brevettuale dove solo le
invenzioni nuove e quelle che implicano un’attività inventiva155
forniscano un reale contributo al progresso delle conoscenze umane.
Dunque, alla luce di queste considerazioni, la iniziale
complementarietà delle due tutele (copyright e brevetto) da cui si era

152-201.
154 Secondo l’opinione di alcuni autori: l’originalità richiesta per la protezione
dovrebbe essere più rigorosa e non può essere mero requisito dell’essere il
programma non copiato, ma deve presupporre anche una qualità intrinseca del
programma consistente nella presenza in esso di elementi nuovi, cioè non
appartenenti al pubblico dominio. Così Foglia, La direttiva CEE sulla tutela del
software, in Foro it., 1991, IV, pag. 307 in particolare colonna 315.
155 Per novità si intende la difformità, in un dato momento, da quanto già
contenuto nello stato della tecnica; l’attività inventiva va riferita a quella
invenzione che non risulta ad una persona esperta del ramo in modo evidente
dallo stato della tecnica.
Cap. IV: Nuovi sviluppi sulla tutela del software

partiti all’inizio di questo paragrafo, sembra la soluzione più corretta


per non snaturare il diritto d’autore e per soccorrere dove questo è
carente.
In questo senso occorre effettuare una duplice operazione: il
brevetto dovrà essere adeguato, almeno in via interpretativa, alle
peculiari caratteristiche presentate dal software; e per il diritto
d’autore, che comunque resta un dato positivo del nostro sistema
giuridico, si dovrà cercare la esatta e corretta estensione.
Se l’intento del legislatore, con il d.lgs 518/92 e con la direttiva
91/250, è stato quello di combattere la dilagante pirateria in campo
informatico indotta dalla estrema facilità e dal bassissimo costo con
cui si può copiare un programma, di fronte alle ingenti spese e al
tempo necessario per svilupparlo, allora si può concludere con
l’attribuzione al diritto d’autore il compito di impedire innanzitutto ed
essenzialmente le attività di pirateria156 (prima fra tutte la copiatura
materiale, totale o parziale, del programma), e al diritto dei brevetti,
con i suoi più restrittivi requisiti ed oneri, la tutela nei confronti di chi
sviluppi autonomamente propri programmi facendo uso di tecniche e
algoritmi da altri ideati157.

156 Vi rientra pure la cosiddetta “pirateria interna” ovvero la pratica assai diffusa
di effettuare più copie di un singolo software acquistato legalmente per
equipaggiare tutti gli elaboratori presenti in un ufficio.
157 Così G. Dragotti, op. cit., pag. 561.

15
1
APPENDICI
Appendici

APPENDICE A

ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE (OMPI)

11 Disposizioni tipo sulla protezione dei programmi


per elaboratore (1978)

Art. 1. Definizioni
Ai fini della presente legge, deve intendersi per:
1) “programma di elaboratore”, l’insieme di istruzioni che può,
una volta trasferito su un supporto leggibile dalla macchina,
far svolgere una funzione, realizzare un compito, o ottenere un
risultato particolare, per mezzo di una macchina per
l’elaborazione delle informazioni;
2) “descrizione di programma”, la presentazione completa di
operazioni, in forma verbale, schematica o altro,
sufficientemente dettagliata per determinare l’insieme di
istruzioni costituente il corrispondente programma di
elaboratore;

15
3
3) “documentazione ausiliaria”, ogni altra documentazione
diversa dal programma di elaboratore o dalla descrizione di
programma, predisposta per facilitare la comprensione o
l’applicazione del programma di elaboratore, come per
esempio descrizioni di problemi e istruzioni ad uso degli
utenti;
4) “software”, uno o più oggetti citati ai punti da 1) a 3);
5) “proprietario”, la persona fisica o giuridica a cui appartengono
i diritti attribuiti dall’art. 2, punto 1) della presente legge o i
loro aventi diritto secondo l’art. 2, punto 2).

Art. 2. Proprietà; trasferimento ed evoluzione dei diritti relativi al


software.
Appendici

1) I diritti attribuiti dalla presente legge per quanto riguarda il


software appartengono alla persona che lo ha realizzato;
tuttavia, nel caso in cui il software è stato realizzato da un
dipendente nell’esercizio delle proprie mansioni, questi diritti
appartengono, salvo diverso accordo, al datore di lavoro.
2) I diritti attribuiti dalla presente legge per quanto riguarda il
software possono essere trasferiti in tutto o in parte per
contratto.
Alla morte del proprietario, questi diritti si trasmettono
conformemente al diritto che regolano le successioni testamentarie o
ab intestato, secondo i casi.

Art. 3. Originalità.
La presente legge si applica solo al software che è originale, nel
senso che è il risultato del lavoro intellettuale personale del suo autore.

Art. 4. Idee.
I diritti attribuiti dalla presente legge non si estendono alle idee
sulle quali si fonda il software.

Art. 5. Diritti del proprietario.


Il proprietario ha il diritto di impedire a chiunque le seguenti azioni:
1) divulgare il software o facilitare la divulgazione nei confronti
di chiunque, prima che esso sia reso accessibile al pubblico

15
5
con il consenso del proprietario;
2) permettere o facilitare a chiunque l’accesso a un oggetto che
contiene o riproduce il software prima che esso sia reso
accessibile al pubblico con il consenso del proprietario;
3) copiare il software con qualunque mezzo o in qualsiasi forma;
4) utilizzare il programma di elaboratore per redigere un
programma formalmente o sostanzialmente identico al primo o
una descrizione del programma o di un programma
sostanzialmente identico;
5) utilizzare la descrizione del programma per redigere una
descrizione di programma formalmente o sostanzialmente
identica o un programma di elaboratore corrispondente;
6) utilizzare il programma di elaboratore o un programma di
elaboratore realizzato nel modo indicato ai punti 3), 4) o 5) per
far funzionare una macchina per l’elaborazione delle
informazioni o per memorizzarlo in una macchina di questo
tipo;
7) offrire o detenere alla scopo di vendere, locare o concedere in
uso, oppure vendere, importare, esportare, locare, o concedere
in uso il software realizzato nel modo indicato ai punti 3), 4) o
5);
8) compiere una delle azioni descritte al punto 7) nei confronti di
oggetti che contengono o riproducono il software realizzato
nel modo indicato ai punti 3), 4) o 5).
Appendici

Art. 6. Violazione.
1) Tutte le azioni indicate all’art. 5, dal punto 1) al punto 8),
costituiscono, salvo che non siano autorizzate dal proprietario,
una violazione dei diritti del medesimo.
2) La realizzazione autonoma ad opera di chiunque di un
software formalmente o sostanzialmente identico al software
realizzato da un’altra persona o il compimento delle azioni
indicate all’art. 5, dal punto 1) al punto 8), nei riguardi di
software realizzata autonomamente non costituisce una
violazione dei diritti attribuiti a quest’altra persona dalla
presente legge.
3) La presenza del software su navi, veicoli spaziali o mezzi di
locomozione, aerea o terrestre, stranieri, che entrino
temporaneamente o occasionalmente nelle acque, nello spazio
aereo o nel territorio del Paese e l’utilizzazione del software
durante questa penetrazione non sono considerati come una
violazione dei diritti attribuiti dalla presente legge.

Art. 7. Durata dei diritti.


1) I diritti attribuiti dalla presente legge hanno inizio nel
momento in cui il software viene realizzato.
2) a) Fatta riserva per quanto previsto alla lett. b), i diritti
attribuiti dalla presente legge decadono al termine di un

15
7
periodo di 20 anni, calcolato a partire dalla prima delle date
seguenti:
i) data in cui il programma di elaboratore viene, a fini diversi
dallo studio, dalla sperimentazione o dalla ricerca, utilizzato
per la prima volta dal proprietario o con il suo consenso, in un
Paese qualsiasi, per far funzionare una macchina per
l’elaborazione delle informazioni;
ii) data in cui il software viene venduto, locato o concesso in uso
per la prima volta, in un Paese qualsiasi, o viene offerto a
questi fini.
b) I diritti attribuiti alla presente legge non si estendono in nessun
caso oltre il termine di 25 anni, calcolati a partire dal momento
in cui il software è stato realizzato.

Art. 8. Azioni giudiziarie civili.


1) Nel caso in cui uno dei suoi diritti sia stato violato o che vi sia
pericolo di violazioni, il proprietario può ottenere dall’autorità
giudiziaria un provvedimento ingiuntivo, salvo che la
concessione di un tale provvedimento non risulti
sproporzionata al caso di specie.

Art. 9. Applicazione di altre leggi.


La presente legge non esclude per quanto riguarda la protezione del
software, l’applicazione dei principi generali del diritto o
Appendici

l’applicazione di ogni altra legge, come quelle dei brevetti, sul diritto
d’autore o sulla concorrenza sleale.

15
9
APPENDICE B

CODICE CIVILE - Disposizioni in materia di diritto d’autore

TITOLO IX
DEI DIRITTI SULLE OPERE DELL’INGEGNO E SULLE
INVENZIONI INDUSTRIALI

Capo I
Del diritto di autore sulle opere dell’ingegno, letterarie e
artistiche.

2575. (Oggetto del diritto). - Formano oggetto del diritto di autore


le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alle
scienze, alla letteratura, alla musica, alle arti figurative,
all’architettura, al teatro e alla cinematografia, qualunque ne sia il
modo o la forma di espressione.

2576. (Acquisto del diritto). - Il titolo originario dell’acquisto del


diritto di autore è costituito dalla creazione dell’opera, quale
particolare espressione del lavoro intellettuale.
Appendici

2577. (Contenuto del diritto). - L’autore ha il diritto esclusivo di


pubblicare l’opera e di utilizzarla economicamente in ogni forma e
modo, nei limiti e per gli effetti fissati dalla legge.
L’autore, anche dopo la cessione dei diritti previsti dal comma
precedente, può rivendicare la paternità dell’opera e può opporsi a
qualsiasi deformazione, mutilazione o altra modificazione dell’opera
stessa, che possa essere di pregiudizio al suo onore o alla sua
reputazione.

2578. (Progetti di lavori). - All’autore di progetti di lavori di


ingegneria o di altri lavori analoghi che costituiscono soluzioni
originali di problemi tecnici, compete, oltre il diritto esclusivo di
riproduzione dei piani e disegni dei progetti medesimi, il diritto di
ottenere un equo compenso da coloro che eseguono il progetto
tecnico a scopo di lucro, senza il suo consenso.

2579. (Interpreti ed esecutori). - Agli artisti attori o interpreti di


opere o composizioni drammatiche o letterarie, e agli artisti esecutori
di opere o composizioni musicali, anche se le opere o composizioni
sovraindicate sono in dominio pubblico, compete, nei limiti, per gli
effetti e con le modalità fissati dalle leggi speciali, indipendentemente
dall’eventuale retribuzione loro spettante per la recitazione,
rappresentazione od esecuzione, il diritto ad un equo compenso nei

16
1
confronti di chiunque diffonda o trasmette per radio, telefono od altro
apparecchio equivalente, ovvero incida, registri o comunque
riproduca su dischi fonografici, pellicola cinematografica od altro
apparecchio equivalente, la suddetta recitazione, rappresentazione od
esecuzione.
Gli artisti attori od interpreti e gli artisti esecutori hanno diritto di
opporsi alla diffusione, trasmissione o riproduzione della loro
recitazione, rappresentazione od esecuzione che possa essere di
pregiudizio al loro onore o alla loro reputazione.

2580. (Soggetti del diritto). - Il diritto di autore spetta all’autore


ed ai suoi aventi causa nei limiti e per gli effetti fissati dalle leggi
speciali.

2581. (Trasferimento dei diritti di utilizzazione). - I diritti di


utilizzazione sono trasferibili.
Il trasferimento per atto tra vivi deve essere provato per iscritto.

2582. (Ritiro dell’opera dal commercio). - L’autore, qualora


concorrano gravi ragioni morali, ha diritto di ritirare l’opera dal
commercio, salvo l’obbligo di indennizzare coloro che hanno
acquistato i diritti di riprodurre, diffondere, eseguire, rappresentare o
mettere in commercio l’opera medesima.
Questo diritto è personale e intrasmissibile.
Appendici

2583. (Leggi speciali). - L’esercizio dei diritti contemplati in


questo Capo e la loro durata sono regolati dalle leggi speciali.

16
3
APPENDICE C

DIRETTIVA CEE 91/250

Direttiva 14 maggio 1991 relativa alla tutela giuridica dei


programmi per elaboratore (in GUCE, 17 maggio 1991, 122).

Il Consiglio delle Comunità Europee,


visto il trattato che istituisce la Comunità economica europea, in
particolare l’art. 100A,
vista la proposta della Commissione 158,
in cooperazione con il Parlamento europeo 159,
visto il parere del Comitato economico e sociale 160,
considerato che attualmente i programmi per elaboratore non sono
tutelati in modo preciso in tutti gli Stati membri dalle normative
esistenti e che detta tutela, ove esiste, assume connotazioni diverse;
considerando che per creare programmi per elaboratore è
necessario investire considerevoli risorse umane, tecniche e
finanziarie, mentre è possibile copiarli a un costo minimo rispetto a

158 GUCE n. C 91 del 12 aprile 1989, pag. 4 GUCE n. C 320 del 20 dicembre
1990, pag. 22.
159 GUCE n. C 231 del 17 settembre 1990, pag. 78. Decisione del 14 aprile 1991.
160 GUCE n. C 329 del 30 dicembre 1989, pag. 4.
Appendici

quello necessario per crearli autonomamente;


considerando che i programmi per elaboratore hanno un ruolo
sempre più importante in una vasta gamma di industrie e che, di
conseguenza, si può affermare che la tecnologia dei programmi per
elaboratore riveste una fondamentale importanza per lo sviluppo
industriale della Comunità;
considerando che alcune differenze esistenti nella tutela giuridica
dei programmi per elaboratore conferita dalle leggi degli Stati membri
hanno effetti diretti e negativi sul funzionamento del mercato comune
dei programmi per elaboratore e che tali differenze potrebbero persino
aggravarsi con l’introduzione di nuove normative in materia da parte
degli Stati membri;
considerando che è necessario eliminare le differenze esistenti che
producono tali effetti e impedire che ne sorgano di nuove, mentre non
occorre eliminare, o impedire che sorgano quelle differenze che non
pregiudicano in misura sostanziale il funzionamento del mercato
comune;
considerando che la disciplina giuridica comunitaria della tutela
dei programmi per elaboratore può quindi limitarsi, in una prima fase,
a stabilire che gli Stati membri sono tenuti ad attribuire ai programmi
per elaboratore la tutela riconosciuta dalle leggi sul diritto di autore
alle opere letterarie, nonché a determinare i soggetti e gli oggetti
tutelati, i diritti esclusivi dei quali i soggetti tutelati devono potersi
avvalere per autorizzare o vietare determinati atti, e la durata della

16
5
tutela medesima;
considerando che, ai sensi della presente direttiva, il termine
“programma per elaboratore” indica programmi in qualsiasi forma,
compresi quelli incorporati nell’hardware; che questo termine anche i
lavori preparatori di progettazione per realizzare un programma, a
condizione che siano di natura tale da consentire la realizzazione di
un programma per elaboratore in una fase successiva;
considerando che, per quanto riguarda i criteri da applicare per
determinare se un programma per elaboratore costituisca o meno
un’opera originale, non dovrebbero essere valutati i meriti qualitativi
o estetici del programma;
considerando che la Comunità è pienamente impegnata nella
promozione della normalizzazione internazionale;
considerando che i programmi per elaboratore svolgono la
funzione di comunicare e operare con altri componenti di un sistema
informatico e con gli utenti; che a tale scopo è necessaria
un’interconnessione e un’interazione logica e, ove opportuno,
materiale per consentire a tutti i componenti software e hardware di
operare con altri software e hardware e con gli utenti in tutti i modi in
cui sono destinati a funzionare;
considerando che le parti del programma che assicurano tale
interconnessione e interazione fra gli elementi del software e
dell’hardware sono generalmente denominate “interfacce”;
considerando che tale interconnessione funzionale è generalmente
Appendici

denominata “interoperabilità”; che tale interoperabilità può essere


definita come la capacità di due o più sistemi di scambiare
informazioni o di usare reciprocamente le informazioni scambiate;
considerando che, per dissipare ogni dubbio, occorre precisare che
solo l’espressione di un programma per elaboratore è oggetto di tutela
e che le idee e i principi alla base di qualsiasi elemento di un
programma, compresi quelli alla base delle sue interfacce, non sono
tutelati dal diritto d’autore a norma della presente direttiva;
considerando che, conformemente a detto principio del diritto
d’autore, le idee e i principi che sono alla base della logica, degli
algoritmi e dei linguaggi di programmazione non sono tutelati a
norma della presente direttiva;
considerando che, conformemente alla legislazione e alla
giurisprudenza degli Stati membri, nonché alle convenzioni
internazionali sul diritto d’autore, l’espressione di tali idee e principi
deve essere tutelata dal diritto d’autore;
considerando che, ai fini della presente direttiva, per “locazione”
s’intende il mettere a disposizione per l’utilizzazione, per un periodo
limitato e per fini di lucro, un programma per elaboratore o una copia
dello stesso; che tale termine non comprende prestito pubblico, che
esula pertanto dagli obiettivi della presente direttiva;
considerando che i diritti esclusivi dell’autore di impedire la
riproduzione non autorizzata della sua opera devono essere oggetto di
un’eccezione di portata limitata nel caso di un programma per

16
7
elaboratore, al fine di consentire la riproduzione tecnicamente
necessaria all’uso di tale programma da parte del legittimo acquirente;
ciò significa che il contratto non può vietare gli atti di caricamento e
di svolgimento necessari per l’utilizzazione di una copia di un
programma legittimamente acquisita e l’atto di correzione dei suoi
errori; che in assenza di un programma, il legittimo acquirente di
detta copia può eseguire altro atto necessario per l’utilizzazione di
detta copia, conformemente allo scopo previsto dalla stessa;
considerando che a una persona avente il diritto di utilizzare un
programma per elaboratore non si deve impedire di eseguire gli atti
necessari ad osservare, studiare o sperimentare il funzionamento del
programma, a condizione che tali atti non costituiscano una
violazione del diritto d’autore sul problema stesso;
considerando che la riproduzione, la traduzione, l’adattamento o
la trasformazione non autorizzati della forma del codice in cui è stata
messa a disposizione una copia di un programma per elaboratore
costituiscono una violazione dei diritti esclusivi dell’autore;
considerando che possono comunque sussistere circostanze in cui
tale riproduzione del codice e la traduzione della sua forma ai sensi
dell’art. 4, lett. a) e b) sono indispensabili per ottenere le informazioni
necessarie per conseguire l’interoperabilità con altri programmi di un
programma creato autonomamente;
considerando che si deve pertanto ritenere che, solo in tali limitate
circostanze, l’esecuzione degli atti di riproduzione e traduzione della
Appendici

forma del codice, da parte o per conto di una persona avente il diritto
di usare una copia del programma, è legittima o compatibile con una
prassi corretta e che pertanto essa non richiede l’autorizzazione del
titolare del diritto;
considerando che uno degli obiettivi di tale eccezione è di
consentire l’interconnessione di tutti gli elementi di un sistema
informatico, compresi quelli di fabbricanti differenti, perché possano
funzionare insieme;
considerando che l’applicazione della suddetta eccezione ai diritti
esclusivi dell’autore non deve arrecare pregiudizio agli interessi
legittimi del titolare del diritto od entrare in conflitto con il normale
impiego del programma;
considerando che, per salvaguardare la conformità con le
disposizioni della convenzione di Berna sulla tutela della opere
letterarie e artistiche, la durata della tutela dovrebbe essere pari alla
vita dell’autore più cinquanta anni a decorrere dal 1° gennaio
dell’anno successivo alla sua morte oppure, nel caso di opera anonima
o pseudonima, dovrebbe essere pari a cinquant’anni a decorrere dal 1°
gennaio dell’anno successivo a quello di prima pubblicazione
dell’opera;
considerando che la tutela dei programmi per elaboratore a norma
delle leggi sul diritto d’autore non deve pregiudicare l’applicazione,
in casi opportuni, di altre forme di tutela; che tuttavia qualsiasi
disposizione contrattuale non conforme all’art. 6 o alle eccezioni di

16
9
cui all’art. 5, paragrafi 2 e 3 deve essere considerata nulla;
considerando che le disposizioni della presente non ostano
all’applicazione delle regole di concorrenza di cui agli artt. 85 e 86
del trattato se un fornitore in posizione dominante rifiuta di mettere a
disposizione l’informazione necessaria all’interoperatività, quale
definita nella presente direttiva;
considerando che le disposizioni della presente direttiva non
ostano a specifiche norme del diritto comunitario già in vigore per
quanto riguarda la pubblicazione delle interfacce nel settore delle
telecomunicazioni né a decisioni del Consiglio relative alla
normalizzazione nel campo delle tecnologie dell’informazione e delle
telecomunicazioni;
considerando che la presente direttiva non pregiudica le deroghe
previste dalle normative nazionali, in virtù della convenzione di
Berna, riguardo ai punti non contemplati dalla direttiva,
Ha adottato la presente direttiva:

1. (Oggetto della tutela). - 1. Conformemente alle disposizioni


della presente direttiva, gli Stati membri tutelano i programmi per
elaboratore, mediante diritto d’autore come opere letterarie e
artistiche. Ai fini della presente direttiva, il termine “programma per
elaboratore” comprende il materiale preparatorio per la progettazione
di un programma.
2. La tutela ai sensi della presente direttiva si applica a qualsiasi
Appendici

forma di espressione di un programma per elaboratore. Le idee e i


principi alla base di qualsiasi elemento di un programma per
elaboratore, compresi quelli alla base delle sue interfacce, non sono
tutelati dal diritto a norma della presente direttiva.
3. Un programma per elaboratore è tutelato se originale, ossia se è
il risultato della creazione intellettuale dell’autore. Per determinare il
diritto alla tutela non sono presi in considerazione altri criteri.

2. (Titolarità dei programmi). - 1. L’autore di un programma per


elaboratore è la persona fisica o il gruppo di persone fisiche che ha
creato il programma o, qualora la legislazione degli Stati membri lo
permetta, la persona giuridica da tale legislazione come titolare del
diritto. Qualora la legislazione di uno Stato membro riconosca le
opere collettive, la persona considerata creatrice dell’opera dalla
legislazione di tale Stato ne è ritenuto l’autore.
2. Allorché un programma per elaboratore è creato
congiuntamente da un gruppo di persone fisiche, esse sono
congiuntamente titolari dei diritti esclusivi.
3. Qualora i programmi siano creati da un lavoratore dipendente
nell’esecuzione delle sue mansioni o su istruzioni del suo datore di
lavoro, il datore di lavoro gode dell’esercizio esclusivo di tutti i diritti
economici sul programma creato, salvo disposizioni contrattuali
contrarie.

17
1
3. (Beneficiari della tutela). - 1. La tutela è riconosciuta a tutte le
persone fisiche o giuridiche aventi i requisiti previsti dalla
legislazione nazionale sul diritto d’autore applicata alle opere
letterarie.

4. (Attività riservate). - 1. Fatte salve le disposizioni degli artt. 5 e


6, i diritti esclusivi del titolare, ai sensi dell’art. 2, comprendono il
diritto di effettuare o autorizzare:
a) la riproduzione, permanente o temporanea, totale o parziale di
un programma per elaboratore con qualsivoglia mezzo, in
qualsivoglia forma. Nella misura in cui operazioni come il
caricamento, la visualizzazione, l’esecuzione, la trasmissione o la
memorizzazione del programma per elaboratore richiedono una
riproduzione, tali operazioni devono essere sottoposte ad
autorizzazione da parte del titolare del diritto;
b) la traduzione, l’adattamento, l’adeguamento e ogni altra
modifica di un programma per elaboratore e la riproduzione del
programma che ne risulti, fatti salvi i diritti della persona che
modifica il programma;
c) qualsiasi forma di distribuzione al pubblico, compresa la
locazione, del programma per elaboratore originale e di copie dello
stesso. La prima vendita della copia di un programma nella Comunità
da parte del titolare del diritto o con il suo consenso esaurisce il diritto
di distribuzione della copia all’interno della Comunità, ad eccezione
Appendici

del diritto di controllare l’ulteriore locazione del programma o di una


copia dello stesso.

5. (Deroghe relative alle attività riservate). - 1. Salvo disposizioni


contrattuali specifiche, non sono soggetti all’autorizzazione del
titolare del diritto gli atti indicati nell’art. 4, lett. a) e b), allorché tali
atti sono necessari per un uso del programma per elaboratore
conforme alla sua destinazione, da parte del legittimo acquirente,
nonché per la correzione di errori.
2. Il contratto non può impedire che una persona abilitata ad usare
il programma faccia una copia di riserva qualora tale uso lo richieda.
3. La persona che ha il diritto di utilizzare una copia di un
programma può, senza chiederne l’autorizzazione al titolare del
diritto, studiare o sperimentare il funzionamento del programma, allo
scopo di determinare le idee e i principi su cui è basato ogni elemento
del programma, quando essa effettua le operazioni di caricamento,
visualizzazione, esecuzione, trasmissione o memorizzazione del
programma che ha il diritto di effettuare.

6. (Decompilazione). - 1. Per gli atti di riproduzione del codice e


di traduzione della sua forma ai sensi dell’art. 4, lett. a) e b), non è
necessaria l’autorizzazione del titolare dei diritti qualora l’esecuzione
di tali atti al fine di modificare la forma del codice sia indispensabile
per ottenere le informazioni necessarie per conseguire

17
3
l’interoperabilità con altri programmi di un programma per
elaboratore creato autonomamente, purché sussistano le seguenti
condizioni:
a) tali atti siano eseguiti dal licenziatario o da un’altra persona che
abbia il diritto di utilizzare una copia del programma o, per loro
conto, da una persona abilitata a tal fine;
b) le informazioni necessarie per ottenere l’interoperabilità non
siano già facilmente e rapidamente accessibili alle persone indicate
alle lett. a) e
c) gli atti in questione siano limitati alle parti del programma
originale necessarie per conseguire l’interoperabilità.
2. Le disposizioni del paragrafo 1 non consentono che le
informazioni ottenute in virtù della sua applicazione:
a) siano utilizzate a fini diversi dalla realizzazione
dell’interoperabilità del programma creato autonomamente;
b) siano comunicate a terzi, fatta salva la necessità di consentire
l’interoperabilità del programma creato autonomamente;
c) siano utilizzate per lo sviluppo, la produzione o la
commercializzazione di un programma sostanzialmente simile nella
sua espressione, o per ogni altro atto che violi il diritto d’autore.
3. Conformemente alla convenzione di Berna sulla tutela delle
opere letterarie e artistiche, le disposizioni del presente articolo non
possono essere interpretate in modo da consentire che la loro
applicazione arrechi indebitamente pregiudizio agli interessi legittimi
Appendici

del titolare del diritto o entri in conflitto con il normale impiego del
programma.

7. (Misure speciali di tutela). - 1. Fatte salve le disposizioni degli


artt. 4, 5 e 6, gli Stati membri stabiliscono, conformemente alle
disposizioni nazionali, appropriate misure nei confronti della persona
che compie uno degli atti elencati alle seguenti lett. a), b) e c):
a) ogni atto di messa in circolazione di una copia di un
programma per elaboratore da parte di chi sappia o abbia motivo di
ritenere che si tratta di copia illecita;
b) la detenzione a scopo commerciale di una copia di un
programma per elaboratore da parte di chi sappia o abbia motivo di
ritenere che si tratta di copia illecita;
c) ogni atto di messa in circolazione, o la detenzione a scopo
commerciale, di qualsiasi mezzo unicamente inteso a facilitare la
rimozione non autorizzata e l’elusione di dispositivi tecnici
eventualmente applicati a protezione di un programma.
2. Ogni copia illecita di un programma per elaboratore è passibile
di sequestro, conformemente alla legislazione dello Stato membro
interessato.
3. Gli Stati membri possono prevedere il sequestro di qualsiasi
mezzo contemplato dal paragrafo 1, lett. c).

8. (Durata della tutela). - 1. La tutela è riconosciuta per tutta la

17
5
vita dell’autore e per cinquant’anni dopo la sua morte o dopo la morte
dell’ultimo autore sopravvissuto; qualora il programma per
elaboratore sia un’opera anonima o pseudonima, o qualora una
persona giuridica sia considerata autrice del programma dalla
legislazione nazionale conformemente all’art. 2, paragrafo 1, la durata
della tutela è di cinquant’anni a decorrere dalla data alla quale il
programma per elaboratore è stato per la prima volta messo
legittimamente a disposizione del pubblico. La durata della tutela ha
inizio il 1° gennaio dell’anno successivo agli eventi sopra citati.
2. Gli Stati che prevedono già un periodo di tutela superiore a
quello previsto dal paragrafo 1 hanno la facoltà di mantenere il loro
termine attuale finché il periodo di tutela per le opere protette da
diritto d’autore non sia armonizzato in modo più generale dalla
normativa comunitaria.

9. (Applicazione continuativa di altre disposizioni giuridiche). - 1.


Le disposizioni della presente direttiva non ostano all’applicazione di
altre eventuali disposizioni giuridiche come quelle in materia di diritti
brevettuali, marchi commerciali, concorrenza sleale, segreto
industriale, tutela dei prodotti che incorporano semiconduttori,
nonché in materia di diritto contrattuale. Qualsiasi disposizione
contrattuale non conforme all’art. 6 o alle eccezioni di cui all’art. 5,
paragrafi 2 e 3 è nulla.
2. Le disposizioni della presente direttiva si applicano anche ai
Appendici

programmi creati prima del 1° gennaio 1993, fatti salvi gli eventuali
atti conclusi e i diritti acquisiti anteriormente a tale data.

10. (Disposizioni finali). - 1. Gli Stati membri mettono in vigore


le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie
per conformarsi alla presente direttiva anteriormente al 1° gennaio
1993.
Quando gli Stati membri adottano tali disposizioni, queste
contengono un riferimento alla presente direttiva o sono corredate da
un siffatto riferimento all’atto della pubblicazione ufficiale. Le
modalità di tale riferimento sono decise dagli Stati membri.
2. Gli stati membri comunicano alla Commissione il testo delle
disposizioni di diritto interno che essi adottano nel settore disciplinato
dalla presente direttiva.

11. (Gli Stati membri sono destinatari della presente direttiva).

17
7
APPENDICE D

DECRETO LEGISLATIVO 518/92

Attuazione della direttiva 91/250/CEE relativa alla tutela giuridica


per i programmi per elaboratore (in G.U. n. 306 del 31 dicembre
1992).

Il Presidente della Repubblica:


visti gli artt. 76 e 77 della Costituzione; Visto l’art. 7 della legge 19
dicembre 1992, n. 489, recante delega al Governo per l’attuazione
della direttiva 91/250/CEE del Consiglio dei Ministri, adottata nella
riunione del 23 dicembre 1992; Sulla proposta del Ministro per il
coordinamento delle politiche comunitarie e per gli affari regionali, di
concerto con i Ministri degli affari esteri, di grazia e giustizia e del
tesoro;
emana il seguente decreto legislativo:

1. All’articolo 1 della legge 22 aprile 1941, n. 633, è aggiunto il se-


guente comma:
“Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere
letterarie ai sensi della Convenzione di Berna sulla protezione delle
opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20
Appendici

giugno 1978, n. 399”

2. Dopo il n. 7) dell’art. 2 della legge 22 aprile 1941, n. 633, è ag-


giunto il seguente numero:
“8) i programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi purché
originali quale risultato di creazione intellettuale dell’autore. Restano
esclusi dalla tutela accordata dalla presente legge le idee e i principi
che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi
quelli alla base delle sue interfacce. Il termine programma comprende
anche il materiale preparatorio per la progettazione del programma
stesso”.

3. Dopo l’articolo 12 della legge 22 aprile 1941, n. 633, è inserito il


seguente:
“Art. 12-bis - Salvo patto contrario, qualora un programma per
elaboratore sia creato da lavoratore dipendente nell’esecuzione delle
sue mansioni o su istruzioni impartite dal suo datore di lavoro, questi
è titolare dei diritti esclusivi di utilizzazione economica del
programma stesso”.

4. Dopo l’articolo 27 della legge 22 aprile 1941, n. 633, è inserito il


seguente:
“Art. 27-bis - La durata dei diritti di utilizzazione economica del
programma per elaboratore prevista dalle disposizioni della presente

17
9
Sezione si computa, nei rispettivi casi, a decorrere dal 1° gennaio
dell’anno successivo a quello in cui si verifica l’evento considerato
dalla norma”.

5. Dopo la sezione V del capo IV del titolo I della legge 22 aprile


1941, n. 633, è aggiunta la seguente sezione:
“Sezione VI - PROGRAMMI PER ELABORATORE
Art. 64-bis - Fatte salve le disposizioni dei successivi articoli 64-ter
e 64-quater, i diritti esclusivi conferiti dalla presente legge sui
programmi per elaboratore comprendono il diritto di effettuare o
autorizzare:
a) la riproduzione, permanente o temporanea, totale o parziale,
del programma per elaboratore con qualsiasi mezzo o in
qualsiasi forma. Nella misura in cui operazioni quali il
caricamento, la visualizzazione, l’esecuzione, la trasmissione
o la memorizzazione del programma per elaboratore
richiedano una riproduzione, anche tali operazioni sono
soggette all’autorizzazione del titolare dei diritti;
b) la traduzione, l’adattamento, la trasformazione e ogni altra
modificazione del programma per elaboratore, nonché la
riproduzione dell’opera che ne risulti, senza pregiudizio dei
diritti di chi modifica il programma;
c) qualsiasi forma di distribuzione al pubblico, compresa la loca-
zione, del programma per elaboratore originale o di copie
Appendici

dello stesso. La prima vendita di una copia nella Comunità


Economica Europea da parte del titolare dei diritti, o con il
suo consenso, esaurisce il diritto di distribuzione di detta
copia all’interno della Comunità, ad eccezione del diritto di
controllare l’ulteriore locazione del programma o di una copia
dello stesso.
Art. 64-ter - 1. Salvo patto contrario, non sono soggette
all’autorizzazione del titolare dei diritti le attività indicate nell’art. 64-
bis lettere a) e b), allorché tali attività sono necessari per l’uso del
programma per elaboratore conformemente alla sua destinazione da
parte del legittimo acquirente, inclusa la correzione degli errori.
2. Non può essere impedito per contratto, a chi ha il diritto di
usare una copia del programma per elaboratore di effettuare
una copia di riserva del programma, qualora tale copia sia ne-
cessaria per l’uso.
1. Chi ha il diritto di usare una copia del programma per elabo-
ratore può, senza l’autorizzazione del titolare dei diritti, osser-
vare, studiare o sottoporre a prova il funzionamento del pro-
gramma, allo scopo di determinare le idee e i principi su cui è
basato ogni elemento del programma stesso, qualora egli com-
pia tali atti durante operazioni di caricamento, visualizzazione,
esecuzione, trasmissione o memorizzazione del programma
che egli ha il diritto di eseguire. Gli accordi contrattuali
conclusi in violazione del presente comma sono nulli.

18
1
Art. 64-quater - 1. L’autorizzazione del titolare dei diritti non è ri-
chiesta qualora la riproduzione del codice del programma di
elaboratore e la traduzione della sua forma ai sensi dell’art. 64-bis,
lettere a) e b), compiute al fine di modificare la forma del codice,
siano indispensabili per ottenere le informazioni necessarie per
conseguire l’interoperabilità, con altri programmi, di un programma
per elaboratore creato autonomamente purché siano soddisfatte le
seguenti condizioni:
a) le predette attività siano eseguite dal licenziatario o da altri
che abbia il diritto di usare una copia del programma oppure,
per loro conto, da chi è autorizzato a tal fine
b) le informazioni necessarie per conseguire l’interoperabilità
non siano già facilmente e rapidamente accessibili ai soggetti
indicati alla lettera a);
c) le predette attività siano limitate alle parti del programma ori-
ginale necessarie per conseguire l’interoperabilità.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 non consentono che le
informazioni ottenute in virtù della loro applicazione:
a) siano utilizzate a fini diversi dal conseguimento
dell’interoperabilità del programma creato autonomamente;
b) siano comunicate a terzi, fatta salva la necessità di consentire
l’interoperabilità del programma creato autonomamente;
c) siano utilizzate per lo sviluppo, la produzione o la
commercializzazione di un programma per elaboratore
Appendici

sostanzialmente simile nella sua forma espressiva, o per orgni


altra attività che violi il diritto d’autore.
3. Gli accordi contrattuali conclusi in violazione dei commi 1 e 2
sono nulli.
Conformemente alla Convenzione di Berna sulla tutela delle opere
letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20 giugno
1978 n. 399, le disposizioni del presente articolo non possono essere
interpretate in modo da consentire che la loro applicazione arrechi
indebitamente pregiudizio agli interessi legittimi del titolare dei
programmi o siano in conflitto con il normale sfruttamento del
programma”.

6. All’art. 103 della legge 23 aprile 1941, n. 633, sono apportate le


seguenti integrazioni:
a) Dopo il terzo comma è aggiunto il seguente:
“Alla Società italiana degli autori ed editori è affidata, altresì, la
tenuta di un registro pubblico speciale per i programmi per
elaboratore. In tale registro registrato il nome del titolare dei diritti
esclusivi di utilizzazione economica e la data di pubblicazione del
programma, intendendosi per pubblicazione il primo atto di
esercizio dei diritti esclusivi”
b) Dopo il quinto comma è aggiunto il seguente:
“I registri di cui al presente articolo possono essere tenuti
utilizzando mezzi e strumenti informatici”.

18
3
7. Dopo il secondo comma dell’art. 105 legge 23 aprile 1941, n.
633, è inserito il seguente:
“Per i programmi per elaboratore la registrazione è facoltativa ed
onerosa.”

8. All’art. 161 della legge 23 aprile 1941, n. 633, è aggiunto,


infine, il seguente comma:
“Le disposizioni di questa Sezione si applicano anche a chi mette
in circolazione in qualsiasi modo, o detiene per scopi commerciali
copie non autorizzate di programmi o qualsiasi mezzo inteso
unicamente a consentire o facilitare la rimozione arbitraria o
l’esclusione funzionale dei dispositivi applicati a protezione di un
programma per elaboratore”.

9. Al primo comma dell’art. 171 della legge 23 aprile 1941, n. 633,


sono premesse le seguenti parole: “Salvo quanto previsto dall’art.
171-bis”.

10. - 1. Dopo l’art. 171 della legge 23 aprile 1941, n. 633, è inserito
il seguente:
“Art. 171-bis. - 1. Chiunque abusivamente duplica, a fini di lucro,
programmi per elaboratore, o, ai medesimi fini e sapendo o avendo
motivo di sapere che si tratta di copie non autorizzate, importa,
Appendici

distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale, concede in


locazione i medesimi programmi, è soggetto alla pena della
reclusione da tre mesi a tre anni e della multa da L. 500.000 a L.
6.000.000. Si applica la stessa pena se il fatto concerne qualsiasi
mezzo inteso unicamente a consentire o facilitare la rimozione
arbitraria o l’elusione funzionale dei dispositivi applicati a protezione
di un programma per elaboratore. La pena non è inferiore nel minimo
a sei mesi di reclusione e la multa a L. 1.000.000 se il fatto è di
rilevante gravità ovvero se il programma oggetto dell’abusiva
duplicazione, importazione, distribuzione, vendita, detenzione a
scopo commerciale o locazione sia stato precedentemente distribuito,
venduto o concesso in locazione su supporti contrassegnati dalla
Società italiana degli autori ed editori ai sensi della presente legge e
del relativo regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 18
maggio 1942, n. 1369.
2. La condanna per i reati previsti dal comma 1 comporta la
pubblicazione della sentenza in uno o più quotidiani e in uno o più
periodici specializzati”.

11. Dopo l’art. 199 della legge 23 aprile 1941, n. 633, è inserito il
seguente:
“Art. 199-bis. Le disposizioni della presente legge si applicano
anche ai programmi creati prima della sua entrata in vigore, fatti salvi
gli eventuali atti conclusi e i diritti acquisiti anteriormente a tale

18
5
data”.

12. Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri da


emanarsi, sentita la Società italiana degli autori ed editori, entro sei
mesi dall’entrata in vigore della presente legge saranno determinate le
caratteristiche del registro, le modalità di registrazione di cui agli artt.
6 e 7 e le relative tariffe.
Appendici

APPENDICE E

REGOLAMENTO CONCERNENTE IL REGISTRO PUBBLICO SPECIALE PER I


PROGRAMMI PER ELABORATORE

D.P.C.M. 3 GENNAIO 1994 N. 244

Il Presidente del Consiglio dei Ministri


vista la legge 23 agosto 1988, n. 400, recante disciplina dell’attività
di Governo ed ordinamento della Presidenza del Consiglio dei
Ministri;
vista la legge 22 aprile 1941, n. 633, per la protezione del diritto
d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio;
visto l’art.7 della legge di delega 19 dicembre 1992, n. 489, ed il
relativo decreto legislativo 29 dicembre 1992, n. 518, di recepimento
della direttiva 91/250/CEE relativa alla tutela giuridica dei programmi
per elaboratore ed in particolare gli articoli 6, 7 e 12;
sentita la Società italiana degli autori ed editori;
udito il parere del Consiglio di Stato, espresso nell’adunanza
generale del 22 luglio1993;
adotta il seguente regolamento:
1. -1. Il registro pubblico speciale per i programmi per

18
7
elaboratore tenuto dalla Società italiana degli autori ed editori
(S.I.A.E.) ai sensi dell’art.103, quarto comma, della legge 22
aprile 1941 n. 633, come modificato dal decreto legislativo 29
dicembre 1992, n. 518, può essere tenuto con mezzi e
strumenti informatici. Le registrazioni sono eseguite secondo
l’ordine cronologico di presentazione o di arrivo, con
numerazione progressiva e data.

2. -1. La registrazione si effettua mediante presentazione alla


Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) da parte
dell’autore, o di altro titolare dei diritti esclusivi, di un
esemplare del programma da registrare accompagnato da una
descrizione del programma stesso comprendente ogni utile
elemento per la sua identificazione e da una dichiarazione che,
con riferimento al programma pubblicato, contenga le seguenti
indicazioni:
a) titolo del programma;
b) nome dell’autore, o suo pseudonimo, e nazionalità;
c) nome e domicilio di chi, quale titolare dei diritti esclusivi
di utilizzazione economica, ha pubblicato il programma e
ne richiede la registrazione;
d) data e luogo di pubblicazione del programma,
intendendosi per pubblicazione il primo atto di esercizio
dei relativi diritti esclusivi.
Appendici

2. L’esemplare presentato alla Società italiana degli autori ed


editori (S.I.A.E.) per la registrazione deve essere costituito da
una riproduzione del programma su un supporto ottico, ovvero
su altro supporto, di analoghe caratteristiche di
immodificabilità, stabilità e compattezza, ritenuto idoneo dalla
Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.).
1. Per i programmi importati da persone fisiche o giuridiche
stabilmente domiciliate in Italia, ovvero acquisiti da Paesi
della Comunità economica europea, la dichiarazione del
titolare dei diritti di utilizzazione economica per l’Italia deve
contenere gli elementi di cui al comma 1. Qualora la data di
pubblicazione di cui alla lettera d) del comma 1 non
corrisponda alla data del prima atto di esercizio dei diritti
esclusivi in Italia, deve altresì essere indicata la data di
pubblicazione nel Paese di origine.
2. Per le traduzioni, gli adattamenti o altre elaborazioni di un
programma, di cui in particolare all’art.64 bis, comma 1,
lettera b), della legge 22 aprile 1941, n. 633, come introdotto
dall’art.5 del decreto legislativo 29 dicembre 1996 n. 518, la
dichiarazione deve contenere, oltre alla indicazione dei dati
identificativi dell’opera, riferiti al programma originario, le
medesime indicazioni di cui al comma 1 riferite al programma
derivato.
3. Qualora il programma sia stato pubblicato mediante messa in

18
9
circolazione o in commercio di supporti o confezioni muniti di
etichette o frontespizi, il richiedente deve presentare anche due
esemplari di questi ultimi; in tal caso, le indicazioni relative
all’individuazione dell’opera quali il titolo, l’autore e
l’elaboratore, che figurano nella dichiarazione, devono essere
conformi a quelle riprodotte su dette etichette o frontespizi.
4. Qualora gli esemplari del programma pubblicato siano stati
preventivamente contrassegnati dalla Società italiana degli
autori ed editori (S.I.A.E.), la dichiarazione deve contenere gli
estremi dell’operazione.

3. -1. La Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.)


inserisce nel registro i dati contenuti nella dichiarazione e
conserva nei suoi archivi, previa apposizione del numero
progressivo e della data di registrazione, l’esemplare
dell’opera e la documentazione presentata; fornisce quindi al
richiedente un attestato di avvenuta registrazione contenente i
dati inseriti nel registro.

4. - 1. Chi ha interesse a registrare nel registro un atto fra quelli


indicati all’art.104 della citata legge n. 633 del 1941, deve presentare
alla Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) copia autentica
dell’atto, o l’originale della scrittura provata, con firme autenticate,
accompagnato, da una copia dell’atto.
Appendici

2. Insieme con l’atto deve essere presentata una dichiarazione


contenente le seguenti indicazioni:
a) nome e domicilio del richiedente;
b) natura e data dell’atto di cui si domanda la registrazione;
c) nome del pubblico ufficiale che ha ricevuto l’atto o autenticato le
firme;
d) programma oggetto dell’atto e numero della eseguita
registrazione;
e) diritti ceduti;
f) generalità dei contraenti e loro qualità nel negozio.
3. La Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) inserisce
nel registro i dati contenuti nella dichiarazione e conserva nei
suoi archivi, previa apposizione del numero progressivo e della
data di registrazione, gli esemplari degli atti; fornisce quindi al
richiedente un attestato di avvenuta registrazione contenente i
dati inseriti nel registro.

5. - 1. Ai fini di consultazione e ricerca sono predisposti schede o


accessi all’archivio informatico, per titolo del programma, per
nome dell’autore o dell’elaboratore, nonché del richiedente la
registrazione.

6. - 1. La registrazione al competente ufficio della Società


italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) di dichiarazioni o altri

19
1
documenti ai fini della registrazione, ovvero ai sensi di altre
disposizioni della legge, può aver luogo direttamente o per
mezzo del servizio postale in pacco, busta o plico
raccomandati. Qualora venga utilizzato quale mezzo il servizio
di corriere espresso, il pacco, busta o plico deve essere
accompagnato da una doppia bolla di consegna, sulla quale la
Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) deve apporre
timbro, firma e data di ricevimento.

7. - 1. Il registro speciale, le dichiarazioni e i documenti allegati


sono pubblici, ad esclusione dell’esemplare del programma.
Chiunque può prenderne visione e ottenere, per certificato,
notizia delle registrazioni o delle annotazioni che si trovano
nel registro, nonché copia delle dichiarazioni e dei documenti
allegati.

8. - 1. Qualunque istanza per registrazione, visura di atti, copia di atti


o ricerche deve essere redatta su carta da bollo.

9. - 1. Per la registrazione o altre operazioni di cui all’art.7 sono


dovuti alla Società italiana degli autori ed editori (S.I.A.E.) i seguenti
diritti fissi:
- per ciascun programma da registrare lire 155.000
(centocinquantacinquemila);
Appendici

- per ciascun atto da registrare lire 140.000 (centoquarantamila);


- per ciascuna visura di registrazione lire 5.000 (cinquemila);
- per ciascuna visura di documenti o atti lire 20.000 (ventimila);
- per ciascuna copia certificata di registrazione ovvero di
documento o atti lire 1.000 (mille) a pagina, oltre ai rispettivi diritti
di visura.
2. A seguito della prima attivazione del registro pubblico speciale i
suddetti diritti fissi saranno, ove necessario, soggetti a verifica. In
base agli esiti operativi del registro stesso ed in conformità ai
maggiori o minori costi che si dovessero evidenziare, saranno
apportate conseguenti variazioni.
3. L’adeguamento dei diritti fissi di cui al comma 1 potrà avvenire
con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta
motivata del consiglio di amministrazione della Società italiana
degli autori ed editori (S.I.A.E.), tenuto conto dell’indice generale
del costo della vita risultante dal bollettino dell’istituto nazionale di
statistica. Con lo stesso decreto sarà stabilita la data di decorrenza
dell’adeguamento, che, in ogni caso, non potrà essere retroattiva.

10. - 1. Il registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore


dovrà essere reso operativo entro novanta giorni dalla data di
pubblicazione del presente decreto.
Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella
Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E’

19
3
fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
Appendici

APPENDICE F

TESTO AGGIORNATO DELLA LEGGE 22 APRILE 1941 N. 633

PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE E DEI DIRITTI CONNESSI AL SUO


ESERCIZIO

TITOLO I
DISPOSIZIONI SUL DIRITTO D’AUTORE

Capo I - Opere protette

1. - Sono protette ai sensi di questa legge le opere dell’ingegno di


carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle
arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia,
qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.
Sono altresì protetti i programmi per elaboratore come opere
letterarie ai sensi della Convenzione di Berna sulla protezione delle
opere letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20
giugno 1978, n. 399

2. - In particolare sono comprese nella protezione:


1) le opere letterarie, drammatiche, scientifiche, didattiche,

19
5
religiose, tanto se in forma scritta quanto se orale;
2) le opere e le composizioni musicali, con o senza parole, le
opere drammatico-musicali e le variazioni musicali costituenti di per
sé opera originale;
3) le opere coreografiche e pantomimiche, delle quali sia fissata la
traccia per iscritto o altrimenti;
4) le opere della scultura, della pittura, dell’arte del disegno, della
incisione e delle arti figurative similari, compresa la scenografia,
anche se applicata all’industria, sempreché il loro valore artistico sia
scindibile dal carattere industriale del prodotto al quale sono
associate;
5) i disegni e le opere dell’architettura;
6) le opere dell’arte cinematografica, muta o sonora, sempreché
non si tratti di semplice documentazione protetta ai sensi delle norme
del capo V del titolo II;
7) le opere fotografiche e quelle espresse con procedimento
analogo a quello della fotografia sempre che non si tratti di semplice
fotografia protetta ai sensi delle norme del capo V del titolo II;
8) i programmi per elaboratore, in qualsiasi forma espressi purché
originali quale risultato di creazione intellettuale dell’autore. Restano
esclusi dalla tutela accordata dalla presente legge le idee e i principi
che stanno alla base di qualsiasi elemento di un programma, compresi
quelli alla base delle sue interfacce. Il termine programma comprende
anche il materiale preparatorio per la progettazione del programma
Appendici

stesso

(Omissis da art. 3 ad art. 11)

Capo III - Contenuto e durata del diritto di autore

Sezione I - Protezione dell’utilizzazione economica dell’opera

(Omissis art. 12)

12-bis. - Salvo patto contrario, qualora un programma per


elaboratore sia creato da lavoratore dipendente nell’esecuzione delle
sue mansioni o su istruzioni impartite dal suo datore di lavoro, questi
è titolare dei diritti esclusivi di utilizzazione economica del
programma stesso

(Omissis da art. 13 ad art. 24)

Sezione III - Durata dei diritti di utilizzazione economica


dell’opera

(Omissis da art. 25 ad art. 27)

27-bis. - La durata dei diritti di utilizzazione economica del

19
7
programma per elaboratore prevista dalle disposizioni della presente
Sezione si computa, nei rispettivi casi, a decorrere dal 1° gennaio
dell’anno successivo a quello in cui si verifica l’evento considerato
dalla norma

(Omissis da art. 28 ad art. 64)

Sezione VI - Programmi per elaboratore

64-bis. - Fatte salve le disposizioni dei successivi articoli 64-ter e


64-quater, i diritti esclusivi conferiti dalla presente legge sui
programmi per elaboratore comprendono il diritto di effettuare o
autorizzare:
a) la riproduzione, permanente o temporanea, totale o parziale,
del programma per elaboratore con qualsiasi mezzo o in
qualsiasi forma. Nella misura in cui operazioni quali il
caricamento, la visualizzazione, l’esecuzione, la trasmissione
o la memorizzazione del programma per elaboratore
richiedano una riproduzione, anche tali operazioni sono
soggette all’autorizzazione del titolare dei diritti;
b) la traduzione, l’adattamento, la trasformazione e ogni altra
modificazione del programma per elaboratore, nonché la
riproduzione dell’opera che ne risulti, senza pregiudizio dei
diritti di chi modifica il programma;
Appendici

c) qualsiasi forma di distribuzione al pubblico, compresa la loca-


zione, del programma per elaboratore originale o di copie
dello stesso. La prima vendita di una copia nella Comunità
Economica Europea da parte del titolare dei diritti, o con il
suo consenso, esaurisce il diritto di distribuzione di detta copia
all’interno della Comunità, ad eccezione del diritto di
controllare l’ulteriore locazione del programma o di una copia
dello stesso.

64-ter. - 1. Salvo patto contrario, non sono soggette


all’autorizzazione del titolare dei diritti le attività indicate nell’art. 64-
bis lettere a) e b), allorché tali attività sono necessari per l’uso del
programma per elaboratore conformemente alla sua destinazione da
parte del legittimo acquirente, inclusa la correzione degli errori.
2. Non può essere impedito per contratto, a chi ha il diritto di
usare una copia del programma per elaboratore di effettuare
una copia di riserva del programma, qualora tale copia sia ne-
cessaria per l’uso.
1. Chi ha il diritto di usare una copia del programma per elabo-
ratore può, senza l’autorizzazione del titolare dei diritti, osser-
vare, studiare o sottoporre a prova il funzionamento del pro-
gramma, allo scopo di determinare le idee e i principi su cui è
basato ogni elemento del programma stesso, qualora egli com-
pia tali atti durante operazioni di caricamento, visualizzazione,

19
9
esecuzione, trasmissione o memorizzazione del programma
che egli ha il diritto di eseguire. Gli accordi contrattuali
conclusi in violazione del presente comma sono nulli.

64-quater. - 1. L’autorizzazione del titolare dei diritti non è ri-


chiesta qualora la riproduzione del codice del programma di
elaboratore e la traduzione della sua forma ai sensi dell’art. 64-bis,
lettere a) e b), compiute al fine di modificare la forma del codice,
siano indispensabili per ottenere le informazioni necessarie per
conseguire l’interoperabilità, con altri programmi, di un programma
per elaboratore creato autonomamente purché siano soddisfatte le
seguenti condizioni:
a) le predette attività siano eseguite dal licenziatario o da altri
che abbia il diritto di usare una copia del programma oppure,
per loro conto, da chi è autorizzato a tal fine
b) le informazioni necessarie per conseguire l’interoperabilità
non siano già facilmente e rapidamente accessibili ai soggetti
indicati alla lettera a);
c) le predette attività siano limitate alle parti del programma ori-
ginale necessarie per conseguire l’interoperabilità.
2. Le disposizioni di cui al comma 1 non consentono che le
informazioni ottenute in virtù della loro applicazione:
a) siano utilizzate a fini diversi dal conseguimento
dell’interoperabilità del programma creato autonomamente;
Appendici

b) siano comunicate a terzi, fatta salva la necessità di consentire


l’interoperabilità del programma creato autonomamente;
c) siano utilizzate per lo sviluppo, la produzione o la
commercializzazione di un programma per elaboratore
sostanzialmente simile nella sua forma espressiva, o per ogni
altra attività che violi il diritto d’autore.
3. Gli accordi contrattuali conclusi in violazione dei commi 1 e 2
sono nulli.
Conformemente alla Convenzione di Berna sulla tutela delle opere
letterarie ed artistiche ratificata e resa esecutiva con legge 20 giugno
1978 n. 399, le disposizioni del presente articolo non possono essere
interpretate in modo da consentire che la loro applicazione arrechi
indebitamente pregiudizio agli interessi legittimi del titolare dei
programmi o siano in conflitto con il normale sfruttamento del
programma

(Omissis da art. 65 ad art. 102)

TITOLO III

DISPOSIZIONI COMUNI

Capo I - Registri di pubblicità e deposito delle opere

20
1
103. - È istituito presso la Presidenza dei Ministri, un registro
generale sulle opere protette ai sensi di questa legge.
La SIAE cura la tenuta di un registro pubblico speciale per le
opere cinematografiche.
In detti registri sono registrate le opere soggette all’obbligo del
deposito con la indicazione del nome dell’autore, del produttore, della
data della pubblicazione e con le altre indicazioni stabilite dal
regolamento.
Alla Società italiana degli autori ed editori è affidata, altresì, la
tenuta di un registro pubblico speciale per i programmi per
elaboratore. In tale registro registrato il nome del titolare dei diritti
esclusivi di utilizzazione economica e la data di pubblicazione del
programma, intendendosi per pubblicazione il primo atto di esercizio
dei diritti esclusivi
La registrazione fa fede, sino a prova contraria , della esistenza
dell’opera e del fatto della sua pubblicazione. Gli autori e i produttori
indicati nel registro sono reputati, sino a prova contraria, autori o
produttori delle opere che sono loro attribuite. Per le opere
cinematografiche la presunzione si applica alle annotazioni del
registro indicato nel secondo comma.
La tenuta dei registri di pubblicità è disciplinata nel regolamento.
I registri di cui al presente articolo possono essere tenuti
utilizzando mezzi e strumenti informatici
Appendici

(Omissis art. 104)

105. - Gli autori e i produttori delle opere e dei prodotti protetti ai


sensi di questa legge o i loro aventi causa devono depositare presso la
Presidenza del Consiglio dei Ministri un esemplare o copia dell’opera
o del prodotto, nei termini e nelle forme stabilite dal regolamento.
Qualora si tratti di opera drammatico-musicale o sinfonica di cui
non sia stampata la partitura d’orchestra, basterà una copia o un
esemplare della riduzione per canto e pianoforte o per pianoforte solo.
Per le fotografie è escluso l’obbligo del deposito, salvo il disposto
del secondo comma dell’art. 92.
Per i programmi per elaboratore la registrazione è facoltativa ed
onerosa

(Omissis da art. 106 ad art. 155)

Capo III - Difese e sanzioni giudiziarie

Sezione I - Difese e sanzioni civili

§ 1 - Norme relative ai diritti di utilizzazione economica

(Omissis da art. 156 ad art. 160)

20
3
161. - Agli effetti dell’esercizio delle azioni previste negli articoli
precedenti, può essere ordinata dall’autorità giudiziaria la descrizione,
l’accertamento, la perizia od anche il sequestro di ciò che si ritenga
costituire violazione del diritto di utilizzazione.
Il sequestro non può essere concesso nelle opere che risultano dal
contributo di più persone, salvo i casi di particolare gravità o quando
la violazione del diritto di autore è imputabile a tutti i coautori.
L’autorità giudiziaria può anche ordinare, in casi particolarmente
gravi, il sequestro dei proventi dovuti all’autore dell’opera o del
prodotto contestato.
Le disposizioni di questa Sezione si applicano anche a chi mette
in circolazione in qualsiasi modo, o detiene per scopi commerciali
copie non autorizzate di programmi o qualsiasi mezzo inteso
unicamente a consentire o facilitare la rimozione arbitraria o
l’esclusione funzionale dei dispositivi applicati a protezione di un
programma per elaboratore

(Omissis da art. 162 ad art. 170)

Sezione II - Difese e sanzioni penali

171. Salvo quanto previsto dall’art. 171-bis, è punito con la multa


da lire 100.000 a lire 4 milioni chiunque senza averne diritto, a
Appendici

qualsiasi scopo e in qualsiasi forma:


a) riproduce, trascrive, recita in pubblico, diffonde, vende o mette
in vendita o pone altrimenti in commercio un’opera altrui o ne rivela
il contenuto prima che sia reso pubblico, o introduce e mette in
circolazione nella Repubblica esemplari prodotti all’estero
contrariamente alla legge italiana;
b) rappresenta, esegue o recita in pubblico o diffonde, con o senza
variazioni od aggiunte, un’opera altrui adatta a pubblico spettacolo od
una composizione musicale. La rappresentazione o esecuzione
comprende la proiezione pubblica dell’opera cinematografica,
l’esecuzione in pubblico delle composizioni musicali inserite nelle
opere cinematografiche e la radiodiffusione mediante altoparlante
azionato in pubblico;
c) compie i fatti indicati nelle precedenti lettere mediante una
delle forme di elaborazione previste da questa legge;
d) riproduce un numero di esemplari o esegue o rappresenta un
numero di esecuzioni o di rappresentazioni maggiore di quello che
aveva il diritto rispettivamente di riprodurre o di rappresentare;
e) 161;
f) in violazione dell’art. 79 ritrasmette su filo o per radio o registra
in dischi fonografici o altri apparecchi analoghi le trasmissioni o
ritrasmissioni radiofoniche o smercia i dischi fonografici o altri
apparecchi indebitamente registrati.

161 Lettera abrogata dall’art. 3 l. 29 luglio 1981, n. 406.

20
5
La pena è della reclusione fino ad un anno o della multa non
inferiore a lire 1 milione, se i reati di cui sopra sono commessi sopra
un’opera altrui non destinata alla pubblicità ovvero con usurpazione
della paternità dell’opera medesima, qualora ne risulti offesa all’onore
od alla reputazione dell’onore.

171-bis. - 1. Chiunque abusivamente duplica, a fini di lucro,


programmi per elaboratore, o, ai medesimi fini e sapendo o avendo
motivo di sapere che si tratta di copie non autorizzate, importa,
distribuisce, vende, detiene a scopo commerciale, concede in
locazione i medesimi programmi, è soggetto alla pena della
reclusione da tre mesi a tre anni e della multa da L. 500.000 a L.
6.000.000. Si applica la stessa pena se il fatto concerne qualsiasi
mezzo inteso unicamente a consentire o facilitare la rimozione
arbitraria o l’elusione funzionale dei dispositivi applicati a protezione
di un programma per elaboratore. La pena non è inferiore nel minimo
a sei mesi di reclusione e la multa a L. 1.000.000 se il fatto è di
rilevante gravità ovvero se il programma oggetto dell’abusiva
duplicazione, importazione, distribuzione, vendita, detenzione a
scopo commerciale o locazione sia stato precedentemente distribuito,
venduto o concesso in locazione su supporti contrassegnati dalla
Società italiana degli autori ed editori ai sensi della presente legge e
del relativo regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 18
maggio 1942, n. 1369.
Appendici

2. La condanna per i reati previsti dal comma 1 comporta la


pubblicazione della sentenza in uno o più quotidiani e in uno o più
periodici specializzati.

(Omissis da art. 172 ad art. 199)

199-bis. - Le disposizioni della presente legge si applicano anche ai


programmi creati prima della sua entrata in vigore, fatti salvi gli
eventuali atti conclusi e i diritti acquisiti anteriormente a tale data.

20
7
GLOSSARIO
Glossario

Algoritmo: insieme di regole che consentono di risolvere un dato


problema in tempo finito. E’ importante distinguere un algoritmo da
un programma: mentre un algoritmo è il procedimento da seguire per
risolvere un problema a prescindere dal linguaggio utilizzato, un
programma consiste nella descrizione di un algoritmo in uno specifico
linguaggio di programmazione. Per esempio, se il problema è
costituito dal calcolo dell’area di un triangolo, l’algoritmo per
risolvere tale problema stabilisce che occorre moltiplicare la misura
della base del triangolo per la relativa altezza e dividere il risultato per
due. Un programma derivato da questo algoritmo è la descrizione di
questi calcoli in un linguaggio di programmazione, come ad esempio
il Pascal.

Copia di backup: copia di un programma o di un file fatta


dall’utente al fine di conservarne un esemplare integro utilizzabile nel
caso in cui il file venga danneggiato o il programma risulti
inoperativo.

Decompilazione: operazione di reverse engineering diretta a


ricostruire, a partire da un programma in forma eseguibile o oggetto, il
programma stesso in forma di sorgente.

Esecuzione di un programma: attività con la quale un elaboratore

20
9
esegue una dopo l’altra le istruzioni di un programma per produrre i
risultati per cui è stato progettato.

Firmware: livello di astrazione dell’architettura di un elaboratore


che si pone tra l’hardware e il software; essenzialmente è costituito da
programmi le cui istruzioni sono codificate nei circuiti hardware.

General purpose: termine utilizzato per indicare l’uso non


predeterminato di un elaboratore. Un computer general purpose è un
computer progettato per poter potenzialmente svolgere, con
l’opportuno software, qualsiasi compito realizzabile da una macchina.
Al contrario, un computer dedicato è un computer progettato per
svolgere uno specifico compito.

Hardware: insieme dei componenti elettronici che costituiscono la


struttura fisica di un elaboratore.

Input: insieme dei dati a partire dai quali un programma effettua le


proprie elaborazioni per produrre un risultato (output).

Interfaccia: dispositivo o sistema interposto fra altri due dispositivi


o sistemi al fine di consentirne l’interazione; per estensione indica i
programmi o le parti di programma e le relative regole operative
destinati a consentire l’interazione fra programmi e sistemi diversi.
Glossario

Interoperabilità: capacità di due dispositivi e, per estensione, di


due programmi o parti di programma di operare in rapporto di
cooperazione, soprattutto per quanto riguarda lo scambio di dati di
ingresso e/o di uscita.

Linguaggio di programmazione: linguaggio artificiale costituito


da un insieme di termini (istruzioni e costrutti) e da ben definite regole
sintattiche e semantiche che consentono ad un essere umano di
comunicare con un elaboratore tramite la realizzazione di programmi.
E’ possibile distinguere linguaggi di programmazione di vari livelli a
seconda di quanto siano vicini al modo di comunicare prettamente
umano; quindi un linguaggio di programmazione ad alto livello è un
linguaggio molto vicino al linguaggio umano (linguaggio naturale),
mentre un linguaggio di programmazione di basso livello è un
linguaggio le cui regole sono molto lontane dal linguaggio umano ma
molto vicine alla codifica direttamente interpretabile dall’elaboratore
(linguaggio macchina). Esempi di linguaggi di programmazione di
alto livello sono il Pascal, il COBOL, l’Ada; un esempio di linguaggio
di programmazione di medio livello è il C, mentre i linguaggi di
programmazione di basso livello sono i vari Assembler le cui regole
sono dipendenti dal particolare calcolatore.

Linguaggio macchina: linguaggio di programmazione costituito da

21
1
codici direttamente interpretabili ed eseguibili da parte
dell’elaboratore senza necessità di alcuna traduzione.

Macchina virtuale: astrazione generata da un software che


consente di considerare l’insieme formato da uno specifico
programma e da un elaboratore general purpose come se fosse un
elaboratore dedicato, cioè un elaboratore progettato per uno specifico
scopo.

Multimedialità: Insieme delle tecniche per la gestione integrata


delle informazioni di natura differente (testo, video, immagini, audio,
ecc.).

Output: insieme dei risultati derivati dall’elaborazione dei dati di


input da parte di un programma.

Pacchetto applicativo: gruppi di programmi preparati per risolvere


un determinato insieme di problemi dell’utente medio, in
contrapposizione ai programmi personalizzati, realizzati sulle
specifiche richieste di un utente.

Package: vedi Pacchetto applicativo.

Programma: sequenza di istruzioni in un dato linguaggio di


Glossario

programmazione che descrive un algoritmo per la soluzione di un


problema da parte di un elaboratore.

Programma eseguibile: programma destinato direttamente


all’esecuzione da parte dell’elaboratore in quanto costituito da
istruzioni in linguaggio macchina, cioè sequenze di codici
interpretabili direttamente dall’elaboratore. Generalmente un
programma eseguibile è il risultato della traduzione di un programma
sorgente effettuata automaticamente da un particolare software detto
compilatore.

Programma oggetto: forma impropria ma comune per indicare un


programma eseguibile.

Programma sorgente: programma scritto in un linguaggio di alto o


medio livello che necessita di una fase di traduzione (interpretazione o
compilazione) per poter essere eseguito dall’elaboratore.

Reverse engineering: denominazione generale di tutte le attività


che, a partire da un determinato prodotto (compreso un programma
per elaboratore), mirano ad identificare i principi, le leggi e le idee
poste alla base dello stesso. Viene di solito intrapreso al fine di
riprodurre il prodotto, ovvero di poter sviluppare una variante o un
perfezionamento dello stesso. Nel caso di programmi per elaboratore,

21
3
le attività di reverse engineering comprendono di solito anche attività
di decompilazione.

Sistema operativo: programma (o insieme di programmi) di base


di un elaboratore che controlla le risorse fisiche (hardware) e logiche
(strutture dati, software) regolando lo svolgimento delle operazioni
elementari (caricamento dei programmi, ingresso dati, emissione dei
risultati, gestione dell’hardware, ecc.) inerenti all’esecuzione di altri
programmi applicativi o programmi utente.

Software: insieme dei programmi che regolano il funzionamento di


un elaboratore e l’elaborazione dei dati. Al contrario dell’hardware,
costituito dagli elementi fisici che costituiscono l’elaboratore, il
software è costituito da un insieme di segnali binari memorizzati su
supporti di varia natura (magnetici, ottici).

Software applicativo: insieme dei programmi il cui compito è


quello di risolvere specifici problemi dell’utente, come ad esempio
l’elaborazione di dati contabili, l’elaborazione di immagini, ecc. Il
software applicativo ha bisogno della presenza del software di base
per poter essere operativo.

Software di base: insieme dei programmi il cui compito è quello di


gestire l’hardware e rendere operativo ed efficiente un elaboratore.
Glossario

Tipico software di base è il sistema operativo, senza il quale un


elaboratore risulterebbe inutilizzabile.

Software house: azienda che sviluppa software su commissione o


per il mercato.

21
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