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La procedura di

infrazione nei confronti


dell'Ungheria
11 settembre 2018

L’avvio della procedura


Domani, 12 settembre, a Strasburgo, il Parlamento europeo voterà sull’avviamento di una
procedura di infrazione nei confronti dell’Ungheria, accusata di gravi violazioni dei valori dell’Ue.
L’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea prevede infatti la possibilità di aprire una procedura
di infrazione nel caso in cui uno Stato membro non rispetti i valori fondamentali dell’Unione,
ovvero la libertà, la democrazia, l’uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto della dignità umana
e dei diritti umani.

Cosa succede in Ungheria


In questi ultimi anni, in Ungheria, lo Stato di diritto, la democrazia e i diritti fondamentali hanno
subito un forte deterioramento. Il Parlamento europeo e la Commissione hanno cercato di
affrontare la questione tramite varie azioni e cercando numerosi scambi con le autorità
ungheresi. Tuttavia, il governo di Orbàn non ha mai apportato modifiche sostanziali alle proprie
politiche, che permettessero un’inversione di tendenza e tutelassero lo Stato di diritto nel Paese.
Cosa prevede l’articolo 7 del Trattato sull’Unione europea
L’articolo 7 prevede due meccanismi: uno per le misure preventive e uno per le sanzioni.
Il meccanismo preventivo (paragrafo 1) può essere attivato nel caso di un chiaro rischio di
violazione dei valori dell’Ue. La procedura può essere avviata da un terzo degli Stati membri,
dalla Commissione o dal Parlamento europeo. In particolare, per il voto del Parlamento non
basta però il parere positivo della semplice maggioranza dei parlamentari presenti in aula, ma
serve il voto favorevole o del 50%+1 di tutti i parlamentari eletti o dei 2/3 dei parlamentari
presenti. Nel caso in cui il Parlamento chieda effettivamente di aprire una procedura di
infrazione, la parola passa al Consiglio, che decide con una maggioranza di almeno quattro
quinti degli Stati membri.
Il sistema sanzionatorio (paragrafo 2) si applica invece a posteriori, in presenza di una violazione
grave e persistente dei valori di cui sopra. Lo Stato membro interessato è invitato a presentare
delle osservazioni prima della decisione finale, che deve essere votata all’unanimità dal Consiglio
europeo (senza, ovviamente, il voto dello stato in oggetto). Nel caso in cui si constati l’esistenza
della violazione, il Consiglio può decidere di sospendere i diritti derivanti dall’adesione, incluso il
diritto di voto (paragrafo 3).

Come siamo arrivati alla votazione a Strasburgo


Nel maggio 2017, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che incaricava la
commissione “Libertà civili, giustizia e affari interni” (LIBE) di redigere un rapporto sulla
violazione dei valori Ue da parte del governo ungherese. Il report, presentato dalla parlamentare
olandese Judith Sargentini raccomanda l’attivazione dell’articolo 7 ed invita il Consiglio a rilevare
un chiaro rischio di violazione dello Stato di diritto e a formulare raccomandazioni all'Ungheria
affinché prenda provvedimenti in merito.

Cosa succede ora


In sintesi, se il Parlamento decidesse di avviare la procedura prevista dall’articolo 7, il primo
passo prevedrebbe l’accertamento, da parte del Consiglio dell’evidente rischio di violazione dei
valori Ue, e la richiesta all’Ungheria di eliminare immediatamente tale rischio con specifiche
raccomandazioni. Se il Paese non dovesse adeguarsi, si può arrivare, tramite una serie di
decisioni prese dal Consiglio e dal Parlamento, all’applicazione di una serie di sanzioni che
possono arrivare fino alla sospensione del diritto di voto del Paese in questione in seno al
Consiglio. In pratica, l’Ungheria sarebbe esclusa dalle decisioni politiche dell’Unione.

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