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Giovanni Lilliu

I NURAGHI
Torri preistoriche di Sardegna
prefazione di Alberto Moravetti
GIOVANNI LILLIU

I NURAGHI
Torri preistoriche di Sardegna
prefazione di Alberto Moravetti
Indice

7 Prefazione
25 Nota biografica
28 Nota bibliografica
47 Avvertenze redazionali

I NURAGHI
Torri preistoriche di Sardegna

53 Premessa
57 I nuraghi
97 Bibliografia

107 CATALOGO

231 TAVOLE

INDICI
383 Indice delle figure
Riedizione dell’opera: 384 Indice delle tavole
I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna, Cagliari, La Zattera, 1962. 389 Indice dei nomi e dei luoghi

© Copyright 2005
ILISSO EDIZIONI - Nuoro
www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it
ISBN 88-89188-53-7
Prefazione

Nel volgere di pochi anni – dal 1962 al 1966 – Giovanni Lilliu dava alle
stampe tre opere fondamentali sulla preistoria e protostoria della Sardegna, quasi
un bilancio ed una riflessione sul lungo e faticoso cammino di studi e di ricerche
compiuto dall’autore a partire dalla seconda metà degli anni Quaranta.1 Al volu-
me I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna,2 che ora si ristampa per le edizioni
Ilisso, seguivano La civiltà dei Sardi dal Neolitico all’età dei nuraghi3 e, a breve di-
stanza, Sculture della Sardegna nuragica.4
Nella Civiltà dei Sardi, considerato a ragione un classico della letteratura ar-
cheologica di ogni tempo, lo studioso delineava con mano felice un affresco va-
sto e vigoroso delle più remote vicende dell’isola, componendo in una visione orga-
nica e sistematica tutti i dati fino ad allora acquisiti.
Nelle Sculture, invece, veniva pubblicato per la prima volta il corpus di tutti
i «bronzetti» conosciuti, sia quelli esposti nei musei sardi sia quelli presenti nel-
la penisola o disseminati in collezioni straniere. In questo volume, per certi ver-
si analogo nell’impostazione a I nuraghi (saggio introduttivo e schede), Lilliu
esaminava gli aspetti formali (iconografici e stilistici), la cronologia, i confronti
extrainsulari, le implicazioni socio-economiche e religiose che tali statuine in
bronzo sottendono.
In I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna affrontava un tema a lui molto ca-
ro e sul quale aveva già scritto pagine significative: «Sia per l’interesse e l’impor-
tanza scientifica e culturale in genere dell’argomento, … sia per far conoscere al
pubblico i risultati delle più recenti ricerche e studi sul caratteristico monumen-
to» e offriva così «un riassunto delle principali questioni che si pongono, oggi
come e più di prima, a chi si volge con impegno all’indagine sui nuraghi».5

1. Il primo testo a stampa prodotto dallo studioso risale al 1936: G. Lilliu, “Scoperta di una tom-
ba in località Bau Marcusa ed altre tracce archeologiche in Barumini (Cagliari)”, in Studi Sardi,
III (1936), 1937, p. 147 ss.
2. G. Lilliu, I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna, Cagliari, La Zattera, 1962.
3. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi dal Neolitico all’età dei nuraghi, Torino, ERI, 1963, 354 pagine, 52
tavole e 73 disegni: seguiranno le edizioni aggiornate del 1967 (403 pagine, 52 tavole e 73 dise-
gni) e del 1988 (G. Lilliu, La civiltà dei Sardi dal Paleolitico all’età dei nuraghi, Torino, Nuova
ERI, 1988, 669 pagine, 121 foto e 213 disegni).
Una ristampa dell’edizione del 1988 è stata pubblicata da Il Maestrale-Rai ERI, Nuoro, 2003, con
prefazione di A. Moravetti.
4. G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, Cagliari, La Zattera, 1966.
5. Cfr. qui p. 53.

7
Prefazione

In queste tre opere – due di approfondimento tematico ed una a carattere dall’insegnamento e costretto a lasciare l’Italia per gli Stati Uniti ove insegnerà al-
generale (comprensiva anche della fase preistorica) – si veniva delineando il l’Università di Princeton fino alla conclusione del conflitto mondiale.
quadro ricco ed articolato – scandito nel tempo e in un ampio contesto medi- A Doro Levi si deve, fra l’altro, lo scavo del villaggio nuragico di Serra Orrios
terraneo – di una «civiltà» che nel suo divenire era stata capace di sviluppare di Dorgali, nel quale, per la prima volta, vengono individuate due strutture ret-
tratti estremamente originali e nella quale i sardi sembrano riconoscere le radici tangolari interpretate come «tempietti a megaron».
della propria identità. Alla partenza di Doro Levi seguirà un periodo di rallentamento nell’attività ar-
All’apparire de I nuraghi, la Sardegna nuragica poteva ormai contare su una cheologica dell’isola, una sorta di sbandamento determinato in parte dagli anni dif-
consolidata tradizione di studi che nei primi decenni del ’900 aveva avuto in ficili che precedono la guerra e gli stessi eventi bellici, ma soprattutto – come spie-
Antonio Taramelli6 il più alto e valido esponente. gherà Lilliu – dovuto «alla danza degli instabili archeologi continentali, al carosello
Lo studioso aveva lasciato la Sardegna dopo una attività trentennale (1903- dei soprintendenti reggenti, alla episodicità degli scavi: i reperti rimpiangevano la
33), fervida ed appassionata, durante la quale si era prodigato alla soluzione dei terra che li aveva custoditi mancando ad essi l’alito vivificatore della scienza».9
molteplici problemi che affliggevano la ricerca archeologica al momento del Nell’arco di pochi anni si avvicendarono infatti alla direzione della Soprin-
suo arrivo nell’isola:7 a lui si devono – a volersi limitare al solo periodo nuragi- tendenza alle Antichità della Sardegna Paolo Mingazzini (1939), Salvatore Pu-
co – ricognizioni topografiche, la scoperta e l’esplorazione di nuraghi, templi a glisi (1940), lo storico dell’arte Raffaello Delogu (1940), Massimo Pallottino
pozzo e fonti sacre, tombe di giganti e l’edizione di cospicui complessi di mate- (1941-42) ed ancora Delogu (1943-49).
riali (ceramiche, bronzi d’uso e figurati, etc.). I risultati di queste ricerche, sem- Ed è proprio in questi anni che Giovanni Lilliu si avvia a raccogliere la dif-
pre tempestivamente pubblicati in riviste prestigiose, costituiscono uno straordi- ficile eredità del Taramelli, dal quale tuttavia si stacca – fra l’altro – per una più
nario patrimonio di dati e di intuizioni che sono ancora oggi fondamento degli rigorosa applicazione del metodo stratigrafico e per una più ampia ed innovati-
studi sulla Sardegna preistorica e nuragica. va visione delle dinamiche culturali.
Al Taramelli, andato in pensione per raggiunti limiti di età, era subentrato nel- Nato a Barumini il 13 marzo del 1914, Giovanni Lilliu ha compiuto gli
l’incarico Doro Levi,8 studioso già noto e di valore, che tuttavia rimarrà nell’isola studi liceali nel Collegio salesiano “Villa Sora” di Frascati, si è poi iscritto alla
per soli tre anni (1935-38): infatti, in applicazione delle leggi razziali, verrà sospeso Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma ove si è laureato in Lettere
Classiche con Ugo Rellini.10 Nel medesimo Ateneo, la stessa Università di Ro-
ma, Lilliu ha frequentato i tre anni della Scuola Nazionale di Archeologia ed ha
6. Sull’attività di Antonio Taramelli (1868-1939), cfr. G. Lilliu, “La preistoria sarda e la civiltà nu- conseguito il diploma di specializzazione, nel 1943, con una tesi sulle stele pu-
ragica nella storiografia moderna”, in Ichnussa, Milano, Scheiwiller, 1981, pp. 511-519; A. Mora-
vetti, “Presentazione”, in A. Taramelli, Scavi e Scoperte, Sassari, Carlo Delfino, 1982-85, 4 voll. (ri- niche di Sulcis11 discussa con Giulio Quirino Giglioli.
stampa anastatica): quest’opera costituisce una raccolta dell’intera produzione scientifica del Negli anni romani Lilliu avrà modo di frequentare la casa del Taramelli «a
grande archeologo. parlar di Sardegna», quasi un simbolico passaggio di consegne fra il vecchio ar-
7. Taramelli, nel 1903, aveva sostituito Giovanni Patroni nella direzione del Museo e degli Scavi cheologo, carico di ricordi e di nostalgia per una terra che aveva amato profon-
di Antichità della Sardegna. damente e che aveva indagato più di ogni altro, ed il giovane studente sardo,
8. Doro Levi (1898-1991) era giunto in Sardegna come professore di Archeologia e Storia dell’Ar- ricco di ingegno e di entusiasmo, che forse gli ricordava gli anni giovanili e quel-
te antica presso l’Università di Cagliari e con l’incarico della direzione della Soprintendenza alle l’isola sempre più lontana.
Antichità. Nei pochi anni di permanenza nell’isola Doro Levi mostrerà di essere un degno succes-
sore del Taramelli, lasciando scritti significativi sull’attività da lui svolta nell’isola: “Scavi e ricerche
archeologiche della R. Soprintendenza alle opere di Antichità e Arte”, in Bollettino d’Arte, 1937, 9. G. Lilliu, “Alla Consulta un archeologo”, in Corriere di Sardegna, 26 settembre 1945.
pp. 193-210; “Nule. Bronzi preromani rinvenuti fortuitamente in località Santu Lesei presso Nu-
le”, in Notizie degli Scavi, 1937, pp. 83-90; “The Amphitheatre in Cagliari”, in American Journal of 10. La tesi, dal titolo Religione primitiva della Sardegna, fu discussa il 9 luglio 1938; correlatore era
Archaeology, XLVI, 1942, pp. 1-9; “Il cuoiaio sardo di Gonone”, in Mélanges d’Archéologie e d’Hi- Raffaele Pettazzoni, insigne storico delle religioni. Il Pettazzoni (1883-1959) aveva partecipato, da
stoire offerts à Charles Picard, Paris, 1949, pp. 644-658; “L’Antiquarium Arborense di Oristano”, in giovane ispettore del Museo Preistorico-Etnografico di Roma (intitolato in seguito a Luigi Pigorini),
Bollettino d’Arte, 1949; L’ipogeo di S. Salvatore di Cabras, Roma, 1949; “La necropoli di Anghelu alla seconda campagna di scavi nel santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri, nel 1909. Da quella
Ruju e la civiltà eneolitica della Sardegna”, in Studi Sardi, X-XI, 1950, pp. 5-51; “Le necropoli esperienza nascerà l’interesse per il pensiero religioso dei protosardi che maturerà nell’edizione del-
puniche di Olbia”, in Studi Sardi, IX, 1950, pp. 50-120, tavv. I-XIX. la Religione primitiva in Sardegna del 1912.
Sull’attività di Doro Levi in Sardegna, cfr. G. Lilliu, “Doro Levi e l’archeologia della Sardegna”, in Sulla figura di Ugo Rellini (1870-1943), cfr. A. Guidi, Storia della Paletnologia, Roma, Laterza, 1988,
MNHMEION. Ricordo triestino di Doro Levi. Atti della giornata di studio (Trieste, 16 maggio pp. 79-80. Si veda G. Lilliu, “Necrologi”, in Rivista di Scienze Preistoriche, I, 1946, pp. 131-133.
1992), Roma, Quasar, 1992, pp. 131-146; AA.VV., Omaggio a Doro Levi, in Quaderni della So- 11. G. Lilliu, “Le stele puniche di Sulcis (Cagliari)”, in Monumenti Antichi dei Lincei, XL, 1944, coll.
printendenza ai Beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro, 19, Ozieri, Il Torchietto, 1994. 293-418; cfr. inoltre Monumenti Antichi, a cura di A. Moravetti, Sassari, Carlo Delfino, I, 2003.

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Prefazione

Rientrato in Sardegna nel 1943, negli anni 1944-55 Lilliu ha operato nella lo aveva portato a rivelare lo straordinario complesso di Su Nuraxi di Barumi-
Soprintendenza alle Antichità della Sardegna, prima come Ispettore e quindi co- ni21 e gli scavi condotti nelle Baleari, nel sito fortificato di Ses Païsses.22
me Direttore, insegnando nel contempo varie discipline (Paletnologia, Storia Sarà soprattutto l’esplorazione sistematica del complesso nuragico di Su Nu-
delle Religioni, Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, Geografia) nella raxi di Barumini, iniziata con un modesto saggio nell’estate del 1940,23 prose-
Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, ove ha dato vita ad una guita nel 194924 e quindi dal 1951 al 1955, a costituire una svolta fondamentale
prestigiosa scuola di studi nella quale molti si riconoscono. Nel 1955, vinta la negli studi della Sardegna nuragica.25 La lettura delle sequenze stratigrafiche
Cattedra di Antichità Sarde e lasciata la Soprintendenza per dedicarsi esclusiva- emerse a Barumini consentì infatti di individuare il succedersi di varie fasi di vi-
mente alla ricerca e alla didattica, Lilliu ha insegnato nella Facoltà di Lettere del- ta che attestavano la frequentazione della fortezza e dell’annesso villaggio dalla
l’Ateneo cagliaritano fino al suo collocamento fuori ruolo nel 1984. metà del II millennio fino ai tempi della presenza punica e romana. A Barumini
venivano riconosciuti, per la prima volta in modo chiaro e preciso, momenti di
Nel 1962 lo studioso poteva dunque già vantare una notevole attività di ri- vita differenziati ai quali corrispondevano fasi edilizie distinte, prodotti artistici e
cerche sul territorio, di scavi e di studi, ed inoltre aveva maturato un’esperienza materiali d’uso, forme ideologiche, categorie sociali ed economiche. Nel campo
didattica quasi ventennale. Ai numerosi scritti sulle diverse problematiche relati- più strettamente tecnico-architettonico si veniva definendo una tipologia delle
ve alla civiltà nuragica – dalle indagini topografiche,12 all’architettura civile-mili- torri nuragiche – secondo un processo dal semplice al complesso con il progres-
tare13 e religiosa,14 alle tombe di giganti,15 alla storiografia nuragica,16 ai proble- sivo arricchimento di elementi funzionali – che avrà una più completa classifica-
mi di cronologia,17 al tema dei rapporti con il mondo fenicio-punico,18 ai saggi zione proprio nel volume I nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna.
sui bronzi d’uso19 e su quelli figurati20 – Lilliu poteva aggiungere l’impresa che Gli scavi condotti negli anni 1959-62 nelle Baleari gli consentono poi di
evidenziare le strette analogie esistenti fra le costruzioni nuragiche e le «torri»
della Corsica, i «sesi» di Pantelleria, i «talaiots» e le «navetas» delle Baleari.
12. G. Lilliu: “Scoperta di una tomba in località Bau Marcusa ed altre tracce archeologiche in Ba- Inoltre, a partire dall’anno accademico 1945-46, Lilliu aveva dato inizio ad
rumini (Cagliari)” cit.; “Barumini. Necropoli, pagi, ville rustiche romane”, in Notizie degli Scavi,
XV, serie VI, 1939, pp. 370-380; “Setzu. Domus de janas di Domu s’Orku e nuraghi alle falde un ambizioso progetto di censimento del patrimonio archeologico isolano me-
della Giara”, in Notizie degli Scavi, I, serie VII, 1940, pp. 239-247; “Gesturi. Tombe di giganti in diante la stesura di Saggi di Catalogo Archeologico,26 che nascevano come tesi
regione Ollastedu e Scusorgiu e sepolture dell’età del ferro in contrada Nerbonis”, in Notizie degli
Scavi, 1940, p. 234 ss.; “Siddi. «Su Pranu» di Siddi e i suoi monumenti preistorici”, in Notizie de-
gli Scavi, II, serie VII, 1941, pp. 130-163; “Las Plassas (Cagliari). Villaggio preistorico di Su Pra- in Studi Sardi, VI (1944), 1945, pp. 23-41; Sculture della Sardegna nuragica, Venezia, Alfieri, 1949,
nu, il gruppo preistorico di Simaxi e nuraghi e tombe megalitiche del falsopiano di Pauli”, in No- pp. 3-42, tavv. LXVIII (in collab. con G. Pesce); Sculture della Sardegna nuragica, Cagliari, La Zat-
tizie degli Scavi, IV, serie VII, 1944, pp. 170-182; “Gergei (Sardegna). Villaggio nuragico di Su tera, 1956; “Bronzetti nuragici da Terralba (Cagliari)”, in Annali delle Facoltà di Lettere, Filosofia e
Iriu”, in Notizie degli Scavi, 1944, pp. 166-170. Magistero dell’Università di Cagliari, XXI, 1953, pp. 3-94; “Cuoiai o pugilatori? A proposito di tre
figurine protosarde”, in La parola del passato, LXVII, Napoli, 1959, pp. 294-304.
13. G. Lilliu: “Modellini bronzei di Ittireddu e Olmedo (nuraghi o altiforni?)”, in Studi Sardi, X-
XI (1950-51), 1952, pp. 67-120; “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica”, in Studi Sar- 21. G. Lilliu, “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica” cit.
di, XII-XIII (1952-54), 1955, pp. 90-469. 22. G. Lilliu: “Primi scavi del villaggio talaiotico di Ses Païsses (Artà-Maiorca)”, in Annali delle
14. G. Lilliu: “Nuovi templi a pozzo della Sardegna nuragica”, in Studi Sardi, XIV-XV (1955-57), Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero dell’Università di Cagliari, XXVII, 1959, pp. 33-74 (in col-
1958, p. 197 ss.; “Religione della Sardegna nuragica”, in Atti del Convegno di Studi Religiosi Sardi lab. con F. Biancofiore); “Primi scavi del villaggio talaiotico di Ses Païsses (Artà-Maiorca)”, in Ri-
(Cagliari, 24-26 maggio 1962), Padova, 1963, pp. 1-14. vista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte, n.s., IX, 1960, pp. 5-73; “La missione
archeologica italiana nelle Baleari”, in Archivio Storico Sardo, XXVIII, 1962, pp. 300-302.
15. G. Lilliu, “Uno scavo ignorato dal Dott. Ferruccio Quintavalle nella tomba di giganti di Go-
ronna a Paulilatino (Cagliari)”, in Studi Sardi, VIII, 1948, pp. 43-72. 23. G. Lilliu, “Barumini (Cagliari). Saggi stratigrafici presso i nuraghi di Su Nuraxi e Marfudi; «vicus» di
S. Lussoriu e necropoli romana di Su Luargi”, in Notizie degli Scavi, VII, serie VII, 1946, p. 175 ss.; ora
16. G. Lilliu, “Storiografia nuragica dal secolo XVI al 1840”, in Archivio Storico Sardo, XXVIII, in Sardinia. Notizie degli Scavi, II, Sassari, Carlo Delfino, 1988, p. 732 ss. (ristampa anastatica).
1962, pp. 255-276.
24. G. Lilliu, “Scoperte e scavi di antichità fattisi in Sardegna durante gli anni 1948 e 1949”, in Studi
17. G. Lilliu: “Appunti sulla cronologia nuragica”, in Bollettino di Paletnologia Italiana, V-VI, 1941-42, Sardi, VIII-IX (1948-49), 1950, pp. 392-559.
p. 143 ss.; “Preistoria sarda e civiltà nuragica”, in Il Ponte, settembre-ottobre 1951, pp. 983-988.
25. G. Lilliu, “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica” cit.
18. G. Lilliu: “Rapporti fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica in Sardegna”, in Studi
Etruschi, XVIII (1944), 1945, p. 323 ss.; “Le stele puniche di Sulcis” cit. 26. Nel 1962 erano state redatte una ventina di tesi: durante gli anni del suo insegnamento, fino all’an-
no accademico 1984-85, Lilliu è stato relatore di 73 tesi di catalogo archeologico: cfr. elenco in G. Lilliu,
19. G. Lilliu: “Bronzi preromani in Sardegna”, in Bollettino di Paletnologia Italiana, V-VI, 1941-42, La civiltà dei Sardi cit., 1988, p. 586. Altre ancora ne sono state discusse nell’Ateneo cagliaritano fino ad
p. 179 ss.; “D’un candelabro paleosardo del Museo di Cagliari”, in Studi Sardi, VIII, 1948, pp. 5-42. oggi, così come nell’Università di Sassari a partire dalla istituzione della cattedra di Antichità Sarde
20. G. Lilliu: “Bronzi figurati paleosardi esistenti nelle collezioni pubbliche e private non insulari”, (1976) nella Facoltà di Magistero, divenuta poi Facoltà di Lettere e Filosofia.

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Prefazione

di laurea ed erano mirati alla conoscenza diretta – ricognizioni sul terreno, carto- Dopo aver disquisito sul nome stesso di nuraghe, analizzato le fonti antiche
grafia, schedatura e documentazione grafica e fotografica dei monumenti indivi- che in qualche modo sembrano ricordare le torri nuragiche, rilevato l’alto nu-
duati – delle emergenze antiche. Questi lavori avevano consentito di acquisire una mero di costruzioni31 che «rappresentano una realtà demografica … che stupi-
considerevole mole di dati e si erano rivelate «di notevole interesse e di concreta sce ancora noi» – ma indicativo di un popolamento rurale disperso che ha im-
importanza scientifica, il cui valore si può apprezzare seguendo le pagine di questo pedito il costituirsi di forti aggregazioni capaci di superare lo stadio di villaggio
Volume che molto deve, come contributo di base, al lavoro faticoso e veramente nel quale si attardava la società nuragica –, Lilliu procede ad analizzare i punti
meritorio e positivo degli estensori dei “Saggi”».27 salienti di questo suo lavoro.
Ne I nuraghi Lilliu analizzava lo sviluppo architettonico delle torri nuragiche, Il tema centrale del volume è costituito dall’analisi degli elementi architetto-
l’origine della tholos, il rapporto di questi monumenti con il territorio, la loro nici del nuraghe, visto dapprima come unità isolata che si evolve nella sua
funzione, il significato socio-economico, la cronologia e le affinità con le costru- struttura interna, quindi come architettura complessa composta da numerose
zioni megalitiche del Mediterraneo. torri che si aggregano secondo precisi e ripetuti schemi planimetrici.
Il libro, dedicato agli allievi, è costituito da una premessa, seguita dal testo Lilliu disponeva ormai di una cospicua documentazione che gli consentiva
introduttivo e dalle schede descrittive di 107 nuraghi, del tempietto a “megaron” di fare il punto sui nuraghi, di formularne un’articolata tipologia e di coglierne
di Domu ’e Orgìa di Esterzili, di tre «torri» della Corsica,28 di sei «talaiots»29 e la linea evolutiva nei particolari costruttivi.
due «poblados»30 delle Baleari, di alcuni bronzi e ceramiche di età nuragica: in Dalla sua forma più elementare – camera a tholos preceduta dal corridoio
calce ad ogni scheda è riportata una bibliografia completa. Una ricca ed inedita d’ingresso – la classica torre a tronco di cono si sarebbe poi arricchita di ele-
documentazione grafica e fotografica – 18 disegni, 107 tavole di foto e 2 carte menti funzionali (scala) e di spazi sussidiari (nicchie, stipetti, silos), indicativi
della Sardegna – correda il lavoro, che si presentava come una novità nel pano- di una lunga esperienza tecnico-costruttiva e di nuove esigenze.
rama dell’editoria sarda sia per il grande formato sia per la curata veste tipografi- Lo sviluppo architettonico della torre è testimoniato, ad esempio, dall’ado-
ca che poteva vantare – almeno in ambito archeologico – il solo precedente del- zione di due tipi di scala: uno, scomodo e poco funzionale, si trova all’interno
lo splendido volume di Ch. Zervos – La civilisation de la Sardaigne du début de della camera; l’altro, elicoidale, parte dal corridoio d’ingresso e corre nello spes-
l’énéolithique à la fin de la période nouragique – pubblicato a Parigi nel 1954. sore murario, consentendo l’accesso ai piani superiori e al terrazzo. L’anteriorità
Nella premessa, Lilliu richiama due dei concetti a lui cari e sempre presenti del primo tipo sembra provata dal fatto che essa è presente in torri dall’interno
nella sua attività di ricerca: la relatività dell’interpretazione del dato archeologi- scarsamente articolato, vale a dire prive o povere di spazi sussidiari che sono in-
co e il valore assoluto della documentazione: «Alcune [questioni sui nuraghi] – vece il segno di una architettura matura, capace di svuotare la massa muraria
scriverà – appariranno risolte o in via di risoluzione, altre resteranno ancora per ampliare la superficie utile alla vita. I dati in nostro possesso suggeriscono
senza conclusione, allo stato di problema, ribadendo, se mai ve ne fosse biso- che lo sviluppo architettonico della torre nuragica tenda ad una maggiore fun-
gno, quel carattere di “relatività” di cui soffre la scienza archeologica, da noi co- zionalità – soprattutto la mobilità interna – e ad una continua ricerca di spazio.
me altrove, di là dalla presentazione ottimistica che taluni amano fare delle sue Vengono quindi valutati tutti gli indici (massa-spazio, diametro-altezza,
laboriose conquiste». etc.) dei diversi elementi del nuraghe al fine di individuare proporzioni ed
eventuali moduli costruttivi formalizzati.
27. Cfr. qui p. 104: segue l’elenco bibliografico degli estensori di queste tesi di laurea fra i quali spicca
Si osserva che l’indice massa-spazio tende ad aumentare in rapporto all’am-
il nome di Ercole Contu – ora Professore Emerito di Antichità Sarde all’Università di Sassari – che pliarsi della camera a tholos; oppure che lo spessore dei muri è direttamente
pubblicherà due interessanti monumenti, rilevati, fra i tanti, durante le ricognizioni effettuate per la proporzionale allo sviluppo progressivo degli ambienti interni, per dare luogo
stesura della sua tesi: E. Contu: “Esterzili. Tempietto rettangolare megalitico di Domu de Orgìa in lo- ai vani sussidiari (nicchie, scale, corridoi, cellette, etc.); oppure ancora che a
calità Cuccureddì”, in Studi Sardi, VIII, 1948, pp. 313-317; “La fortezza nuragica di nuraghe Orru- una maggiore inclinazione delle murature esterne sembra corrispondere una
biu presso Orroli (Nuoro)”, in Studi Sardi, X-XI (1950-51), 1952, pp. 120-160, tavv. I-IV.
maggiore antichità.
28. Sono le «torri» di Foce, Torre e Balestra, monumenti messi a confronto, rispettivamente, con i
nuraghi Murartu-Silanus, Sa Coa Filigosa-Bolotana e Tusari-Bortigali. Si è notato, poi, che il profilo dell’andito passa progressivamente da sezio-
29. «Talaiots» di Santa Monica, Rafal Roig, Es Mestal, Torre Nova d’en Lozano 1 e 2 (Minorca) e
ni angolari-trapezoidali a sezioni rettangolari, e questo trova corrispondenza
Ses Païsses (Maiorca), accostati ad alcuni nuraghi sardi, e «non si tratta di pure coincidenze di for-
me semplici» (cfr. qui p. 90). 31. Circa 7000 con una densità dello 0,27 per kmq (cfr. qui p. 58). Sul controverso problema del
30. Si tratta dei villaggi fortificati Alfurinet-Minorca e Els Antigors-Maiorca portati associati ai numero dei nuraghi, destinato a rimanere irrisolto, cfr. da ultimo E. Contu, “Sul numero dei nu-
complessi nuragici di Scerì-Ilbono e Serbissi-Osini. raghi”, in AA.VV., Studi in onore di Massimo Pittau, Sassari, 1994, pp. 107-117.

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Prefazione

nel progressivo appiattimento dello slancio e della verticalità che caratterizza di torri, come attestano i m 18,60 del nuraghe di Barumini … e i m 22 del nura-
le tholoi più antiche; vengono inoltre esaminati rifasci murari, scale sussidiarie, ghe Santu Antine».38
silos, etc. Le tappe evolutive delle torri nuragiche vengono rappresentate in grafici con
L’analisi del nuraghe si concludeva con la descrizione del coronamento del- piante schematiche che chiariscono molto bene la dinamica architettonica del nu-
l’edificio, ora possibile grazie agli elementi emersi negli scavi di Barumini che raghe: ma, avverte Lilliu, «non bisogna credere che l’evoluzione sia avvenuta nella
consentivano di ricostruire con dati concreti l’intero profilo della torre nuragi- linea rigida di successione iconografica, quale potrebbe apparire dalla composizio-
ca.32 A Su Nuraxi, infatti, erano stati rinvenuti centinaia di mensoloni di basal- ne nella tavola che ha valore puramente didattico e di larga informazione».39
to, perfettamente sagomati e del peso medio di 13 quintali, sia nel cortile sia lungo Sul finire del II millennio, dalle «prime avvisaglie delle conquiste dei popoli
il profilo del bastione: alcune decine, poi, erano stati recuperati in alcune capanne storici (Fenici) a quando i Cartaginesi, alla fine del VI secolo a.C., s’imposses-
del villaggio ove erano state riutilizzate.33 Inoltre, sempre a Barumini, nella “Ca- sarono stabilmente d’un terzo dell’Isola, sospingendo gli Indigeni, costruttori
panna delle riunioni” era stato rinvenuto un betilo in calcare, a forma di tor- di nuraghi, nel ridotto delle montagne»,40 avviene il passaggio dalle torri sem-
re,34 riproducente il ballatoio sporgente dal filo murario, munito di parapetto e plici ai nuraghi complessi o polilobati. La loro tipologia comprende edifici ad
sorretto da mensole indicate in rilievo. addizione frontale, laterale, longitudinale oppure concentrica con mastio incluso
Modellini in bronzo, in pietra e in ceramica di nuraghi monotorri, trilobati in un bastione a più torri, intorno al quale, talora si estende l’antemurale margi-
e quadrilobati sono stati rinvenuti in gran numero in questi anni;35 allo stesso nato o meno da torri.
modo i mensoloni individuati per la prima volta a Barumini sono venuti in lu- Nel III sec. a.C. – scrive Lilliu – avvenne il crollo definitivo delle fortezze
ce nel crollo di un numero sempre crescente di nuraghi. Ed anzi, nel corso di nuragiche e della civiltà che le aveva espresse.
lavori di restauro effettuati nel bastione di Su Nuraxi sono stati individuati dei Uno dei problemi legati all’architettura delle torri nuragiche è quello dell’ori-
mensoloni ancora in situ,36 così come nel nuraghe Losa37 e in altri (Albucciu- gine, o meglio della «invenzione» della camera voltata ad ogiva – la tholos – che
Arzachena, Tilariga-Bultei, Alvo-Baunei, etc.). caratterizza il nuraghe classico. Lilliu, come gran parte di quanti lo avevano
Quindi, nello spazio di mezzo millennio, dal 1500 al 1000 a.C., «dalla figura preceduto, sulla base della tradizione letteraria e di alcuni particolari costruttivi,
primitiva della torre, bassa e massiccia, con unica camera con o senza scala al ter- sostiene un apporto orientale, una componente cretese-micenea nell’origine dei
razzo, si dovette passare a quella del tronco di cono a camere sovrapposte sull’asse nuraghi nei quali si rivive «il respiro ampio delle fastose e splendide tholoi achee
verticale, in numero da due a tre … Si raggiungono in tal modo, già sul finire del peloponnesiache».41
II millennio … e, poi, nei tempi iniziali del I, altezze considerevoli e imponenti Il «lievito miceneo» nella costruzione delle torri nuragiche verrà ribadito an-
cora nelle prime due edizioni della Civiltà dei Sardi,42 ma già nel 1982 Lilliu
32. La definizione della parte superiore del nuraghe era stata felicemente intuita dallo stesso Lilliu, sottolinea il fatto che in Sardegna la tholos non mantiene l’originaria funzione
cfr. G. Lilliu, “Modellini bronzei di Ittireddu e Olmedo” cit. funeraria micenea – come invece avviene in tombe siciliane della cultura di
33. G. Lilliu, “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica” cit., p. 248 ss.; cfr. qui p. 67, tav. Thapsos – ma si innesta su strutture di tradizione megalitica locale. Tuttavia
LXXVI, 3. l’espediente architettonico della tholos «è così invadente e straordinario da esse-
34. G. Lilliu, “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica” cit., pp. 290-291, fig. 14; cfr. qui re considerato una decisa novità, una svolta, venuta e sviluppatasi dietro una
tav. LXXVI, 1. Da notare che sul piano superiore del modellino svetta una prominenza conica, da
interpretare come un elemento costruttivo della torre stessa: una sorta di vano cupolato a prote-
zione dell’uscita della scala sul terrazzo. È un elemento che si ritroverà in quasi tutti i modellini di 38. Cfr. qui p. 65.
nuraghe a noi pervenuti. 39 Cfr. qui p. 63. Va detto che la sequenza evolutiva delle torri nuragiche proposta da Lilliu, così
35. Per una prima messa a punto di questi reperti, cfr. A. Moravetti, “Nuovi modellini di torri nu- organica e nitida, è stata formulata su una campionatura molto bassa rispetto a quanto oggi – dopo
ragiche”, in Bollettino d’Arte, Roma, Istituto Poligrafico dello Stato, 1980; G. Ugas, “Altare model- più di quaranta anni! – noi conosciamo sui nuraghi (censimenti, scavi, etc.): inoltre, per la natura-
lato su castello nuragico di tipo trilobato con figura in rilievo dal Sinis di Cabras (Oristano)”, in le inesperienza degli estensori delle tesi di catalogo, il rilevamento delle strutture non è stato sem-
Archeologia Sarda, Quartu Sant’Elena, 1980. pre puntuale. Pertanto, il richiamo di Lilliu alla cautela appare quanto mai appropriato ed onesto,
anche se il quadro delineato mantiene – in linea generale – inalterato il suo valore.
36. V. Santoni, Il nuraghe Su Nuraxi di Barumini, in Guide e Studi, 2, Soprintendenza ai Beni ar-
cheologici per le province di Cagliari e Oristano, Quartu Sant’Elena, 2001, p. 47 ss., fig. 45. Que- 40. Cfr. qui p. 68.
sti mensoloni sono in marna e si riferiscono al primo impianto del bastione quadrilobato, mentre 41. Cfr. qui p. 94.
quelli in basalto sono relativi alla fase di rifascio dello stesso bastione. 42. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1963, p. 141; ed. 1967, p. 164: «Sarà nostra suggestione ro-
37. V. Santoni, Il nuraghe Losa di Abbasanta, in Guide e Studi, 1, Soprintendenza ai Beni archeolo- mantica – scrive Lilliu – ma ci pare che il regno di Minosse abbia trovato in Sardegna il suo ultimo
gici per le province di Cagliari e Oristano, Quartu Sant’Elena, 2001, p. 38 ss., figg. 41-42. rifugio e che il grido bestiale del Minotauro si perda ancora, nei recessi “labirintici” dei nuraghi».

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Prefazione

spinta primaria esterna (anche quella minoico-micenea), senza nulla togliere al appaiono architetture attardate e decadute, segno del tramonto di una civiltà,
contributo evolutivo della tradizione costruttiva già esistente nel luogo».43 create per contrastare gli invasori cartaginesi e romani.
La teoria dell’origine elladico-micenea della tholos verrà decisamente respin- I risultati delle analisi radiometriche effettuate su materiale organico del Peppe
ta nei lavori più recenti a favore di una linea evolutiva interna: «In passato si Gallu di Uri49 forniscono una datazione compresa fra VI-III sec. a.C., a conferma
credette dai più che la pseudovolta dei nuraghi fosse derivata da quella applica- della cronologia bassa avanzata da Lilliu che in questi monumenti riconosceva
ta nelle tombe a tholos della civiltà elladica-micenea. Recenti ricerche hanno ri- le costruzioni sotterranee e le grotte di Diodoro (IV, 30; V, 15, 4), su informazio-
portato ragioni per ritenerla di origine e sviluppo autoctono … Nell’ordine stati- ne di Timeo del IV sec. a.C., e le spelonche ricordate da Pausania (X, 17) e da
co-strutturale, comparando nuraghi e tholoi micenee, Cavanagh e Laxton hanno Zonara (VIII, 18) con riferimento alle campagne consolari contro i sardi Iolèi e
rilevato che il coefficiente esponenziale costante utilizzato per creare la falsa vol- Bàlari nel 231 a.C.
ta è diverso nelle due forme costruttive: di 1/2 nei nuraghi e di 3/4 nelle tombe Nella seconda edizione della Civiltà dei Sardi,50 sulla base di nuovi dati,51
peloponnesiache».44 Ed ancora: «Piacque anche a me e la caldeggiai per lungo pur confermando che il nuraghe a tholos «ha preceduto nel tempo … come in-
tempo e vi insistono tuttora giovani archeologi locali. Ma la ricerca attuale non venzione» quello a corridoio, tuttavia «nell’applicazione ora si trova congiunta
consente di mantenerla con valide ragioni».45 organicamente col nuraghe a tholos, risultando le due forme coeve».
Pertanto, il nuraghe a corridoio «fu un prodotto tanto antico nell’origine
Nella classificazione delle torri nuragiche Lilliu introduce la distinzione fra due quanto attardato nella conservazione. Per tale carattere e anche per la varietà
tipi di nuraghi:46 «la prima forma è quella del nuraghe a tholos, cioè con la camera della stessa forma, ne vediamo la durata per più di un millennio, con tappe ben
circolare coperta dalla falsa cupola o pseudovolta. È la forma ricordata dagli scrit- indicate dalle cronologie al C14: circa 1800 a.C. del Bruncu Màdugui, circa
tori greci quando parlano di «daidàleia» e di «tholoi» in Sardegna, costruzioni fatte 1200 a.C. dell’Albucciu, tra VI-IV sec. a.C. del Peppe Gallu».52
“al modo arcaico greco”, cioè miceneo … La seconda forma è quella del nuraghe Viene ribadito il carattere militare dei nuraghi a corridoio: «nuraghi-trappole»
“a corridoio” … o “pseudonuraghe” o “nuraghe a galleria” [e in essa] potrebbe ve- o «nuraghi-nascondigli» da utilizzare per la guerriglia contro gli invasori esterni e
dersi la componente occidentale, di gusto dolmenico-rettilineo o a “trilite”».47 nelle lotte tribali (gli pseudonuraghi più antichi); alcuni di essi, tuttavia, potevano
Sulla cronologia di queste costruzioni, Lilliu sembra inizialmente perplesso,48 avere funzione di vedetta o di abitazione.
ma nel prosieguo dell’opera i circa trenta nuraghi a corridoio allora conosciuti gli A partire dalla Civiltà nuragica, del 1982, Lilliu distingue fra pseudonura-
ghi-nuraghi a corridoio – le costruzioni prive di camere a tholos – e i protonu-
43. G. Lilliu, La civiltà nuragica, Sassari, Carlo Delfino, 1982, pp. 31-32.
raghi, nei quali compaiono piccoli ambienti voltati ad ogiva.53 Inoltre, tutte
queste costruzioni – pseudonuraghi e protonuraghi – vengono ricondotte alle
44. G. Lilliu, “Costruzioni circolari in pietre a secco con copertura a tholos (Sardegna, Corsica, Mi-
norca)”, in Costruzioni circolari con copertura a tholos in Europa. Atti del Convegno Internazionale fasi iniziali dell’età nuragica.54
(Ascoli Piceno, 2-3 aprile 1998), p. 10.
45. G. Lilliu, “La Sardegna fra il XVII e il XIV secolo a.C.: linee di sviluppo e relazioni esterne”, 49. Contu colloca i 13 nuraghi a corridoio da lui conosciuti fra XI-VIII sec. a.C. (E. Contu, “I più
in AA.VV., Culture marinare nel Mediterraneo centrale e occidentale fra il XVII e il XV secolo a.C. antichi nuraghi e l’esplorazione del Nuraghe Peppe Gallu (Uri-Sassari)”, in Rivista di Scienze Prei-
Ricerche di storia, epigrafia e archeologia mediterranea, a cura di C. Giardino, Roma, Bagatto Libri, storiche, XIV, 1959, pp. 59-121).
2001, pp. 271-272.
Per una provenienza egea della tholos, cfr. G. Ugas: “La tomba megalitica I di San Cosimo-Gonnosfa- 50. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1967, p. 293: i nuraghi a corridoio erano già una quarantina
nadiga (Cagliari): un monumento del Bronzo Medio (con la più antica attestazione del miceneo in (p. 299).
Sardegna)”, in Archeologia Sarda, dicembre 1981, p. 11 ss.; “Un nuovo contributo per lo studio della 51. Questa diversa valutazione dei nuraghi a corridoio nasceva dall’acquisizione di nuove date al
tholos in Sardegna. La fortezza di Su Mulinu di Villanovafranca”, in Studies in Sardinian Archaeology, C14 relative al Bruncu Màdugui-Gesturi e all’Albucciu-Arzachena che dilatavano notevolmente il
M. Balmuth (ed.), vol. III, BAR, 387, Oxford, 1987, pp. 77-128; P. Bernardini, “Tholoi in Sardegna: dato fornito dal Peppe Gallu, peraltro poco attendibile. Inoltre, negli scavi del Bruncu Màdugui
alcune considerazioni”, in Studi Etruschi, LI, s. III, 1985, p. 48 ss.; ipotesi più sfumata, in G. Ugas, erano stati rinvenuti frammenti fittili, decorati, attribuiti allora alla cultura di Monte Claro che in
Architettura e cultura materiale nuragica: il tempo dei protonuraghi, Cagliari, SarEdit, 1999, p. 57. quegli anni veniva ritenuta un aspetto arcaico della civiltà nuragica. Ora sappiamo che quelle cera-
46. Il problema dell’esistenza di due tipi di nuraghi – già in C. Dessì, Singolari nuraghi in Gallura, miche appartengono ad età nuragica, ma al Bronzo Medio (U. Badas, “Il nuraghe Bruncu Màdu-
Sassari, 1922 – era stato approfondito in G. Lilliu, “Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nura- gui di Gesturi: un riesame del monumento e del contesto ceramico”, in Quaderni della Soprinten-
gica” cit. denza ai Beni archeologici per le province di Cagliari e Oristano, 9, Cagliari, 1992, pp. 31-76.
47. Cfr. qui pp. 61-62. 52. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1967, p. 302.
48. Cfr. qui p. 62: «Oggi non si può dire quale delle due forme abbia preceduto nel tempo come 53. G. Lilliu, La civiltà nuragica cit., p. 17 ss.
invenzione». 54. G. Lilliu, “La civiltà preistorica e nuragica in Sardegna”, in Atti dell’Accademia Nazionale dei

16 17
Prefazione

Uno dei temi relativi all’architettura nuragica più dibattuti negli ultimi anni (fortezze), etc. – si era aggiunta, nel 1901, quella autorevole del Pinza,58 il qua-
è quello che vede contrapposti protonuraghi e nuraghi classici a tholos: nei pri- le, sulla base di raffronti con le tholoi micenee, si era convinto del loro carattere
mi, variamente definiti nel tempo (nuraghi senza camera, falsi nuraghi, pseudo- funerario.
nuraghi, nuraghi a galleria, nuraghi-nascondiglio, nuraghi a corridoio/i, protonura- Al suo arrivo in Sardegna, il Taramelli si era subito inserito in questa animosa
ghi), taluni vedono una costruzione arcaica, premessa di un processo evolutivo querelle ed era entrato apertamente in polemica con il Pinza, sostenendo che l’af-
che porterà al nuraghe a tholos, mentre altri ritengono che i due tipi di costru- finità fra il nuraghe e la tholos funeraria micenea «era una trappola che aveva sor-
zione siano contemporanei e differenti nella struttura per ragioni diverse ma preso la buona fede di coloro che fanno l’archeologia sui libri» o di coloro che
non per motivi cronologici. credono di affrontare il problema «avendo tutt’al più visitato due o tre o dieci di
In realtà, la differenza formale e concettuale fra le due architetture emerge siffatti monumenti».59
con sempre maggiore evidenza man mano che il numero dei protonuraghi noti Per il Taramelli, invece, «bisognava buttare dalla finestra chiacchiere ed ag-
cresce in seguito all’intensificarsi delle indagini territoriali. Questi monumenti, gettivi» ed affrontare il problema nuragico «con i piedi» servendosi del metodo
che per la loro sporadicità apparivano come prodotti minori, imperfetti, deca- delle scienze positive, «con lo studio cioè dei monumenti nella loro relazione
denti o premessa della più evoluta architettura del nuraghe a tholos, sono oggi col terreno». Era necessario, quindi, studiare i nuraghi nella loro distribuzione
oltre 400, e sulla base di una proiezione statistica il loro numero è stato stimato su estesi e ben delimitati territori.
fra le 1200 e le 1500 unità.55 Fin dal giugno del 1903, insieme al validissimo Filippo Nissardi, applica questo
Una classe monumentale, quindi, che appare tipologicamente articolata e principio ed inizia «mente et pedibus» l’indagine topografica della giara di Gesturi,
sempre più diffusa in tutta l’isola, ma con particolare predilezione per l’area cen- che, «oltre ai principi della tipologia nuragica, agli anelli di evoluzione dal semplice
tro-settentrionale, la stessa interessata dalle tombe megalitiche (dolmen, allées al complesso» lo determina nella convinzione che «il sistema nuragico era stato for-
couvertes, tombe di giganti). Non architettura episodica ed occasionale, quindi, mato nel corso dei secoli a scopo di vigilare, possedere e difendere un territorio».60
ma consapevole e ben definito fenomeno culturale con un suo sviluppo struttu- Alla soluzione del problema nuragico non poteva, però, essere sufficiente la
rale che raggiungerà piena maturità nel nuraghe con camera centrale a tholos.56 sola investigazione topografica: essa andava integrata sia con lo scavo stratigrafico
dei nuraghi sia con l’esplorazione di altri monumenti che con questi sembravano
Il tema dominante dell’archeologia sarda sul quale si erano versati fiumi in stretta relazione (tombe, villaggi, edifici di culto). Lo scavo di alcuni impor-
d’inchiostro «spesso con petulante incompetenza da chi non aveva la minima tanti complessi nuragici,61 la sapiente lettura strutturale dei monumenti ed il rin-
preparazione a queste ricerche»,57 sembrava essere, almeno fino agli inizi del venimento di materiali di uso quotidiano, di focolari e di resti di pasto nelle ca-
Novecento, quello relativo all’uso e alla destinazione dei nuraghi. mere nuragiche gli confermeranno sempre più quanto l’osservazione diretta sul
Alle diverse e curiose interpretazioni formulate in passato – Vidal (case di terreno gli aveva fatto intuire: la funzione, cioè, civile e soprattutto militare di
giganti), Madao (tombe), Peyron (tombe), Mimaut (tombe), Manno (tombe), questi edifici che solo in qualche caso e in epoca più tarda erano stati riutilizza-
Inghirami (monumenti funerari), Lamarmora (tombe), Arri e Angius (edifici ti come luoghi di culto.
destinati al culto del fuoco), Spano (abitazioni), Pais (uso polivalente), Nissardi Sul problema della funzione dei nuraghi, Lilliu disponeva delle esperienze
del Taramelli, ma soprattutto poteva utilizzare dati di prima mano, da lui rac-
Lincei, Memorie, XV, serie IX, Roma, 2002, p. 237: «Agli inizi del II millennio compaiono i Nuraghi
colti negli scavi di Su Nuraxi di Barumini ove aveva riportato alla luce un vero
a corridoio con vano rettangolare a solaio piano contornato da nicchie e con scala ascendente all’abi- e proprio “castello” con borgo. Un’alta torre svettante al centro di un poderoso
tazione superiore, erede del megalitismo eneolitico. Negli stessi tempi compaiono i protonuraghi, di
pianta ellittica e di struttura muraria rastremata verso l’alto: all’interno uno o più vani con l’accenno
di falsa cupola». 58. G. Pinza, “Monumenti primitivi della Sardegna”, in Monumenti Antichi dei Lincei, IX, 1901,
55. G. Ugas: “Centralità e periferia. Modelli d’uso del territorio: il Guspinese”, in L’Africa romana, coll. 1-280, tavv. I-18; ora in Sardinia. Monumenti Antichi, Sassari, Carlo Delfino, 2003, I, pp.
XII, 1998, p. 553; Architettura e cultura materiale nuragica cit., p. 55. 14-173 (ristampa anastatica).
56. Premessa all’architettura dei protonuraghi, ad indicare una linea evolutiva che affonda le sue 59. A. Taramelli, “Nuraghe Santu Antine in territorio di Torralba” cit., col. 14; ora in A. Taramelli,
radici nell’età del rame, è stato da tempo considerato il recinto-torre di Monte Baranta-Olmedo, Scavi e scoperte cit., IV, p. 503.
della cultura di Monte Claro: cfr. A. Moravetti, “Nota agli scavi nel complesso megalitico di Mon- 60. A. Taramelli, “Nuraghe Santu Antine in territorio di Torralba” cit., col. 14; ora in A. Taramelli,
te Baranta (Olmedo)”, in Rivista di Scienze Preistoriche, XXXVI, 1981, p. 281 ss. Scavi e scoperte cit., IV, p. 503.
57. A. Taramelli, “Nuraghe Santu Antine in territorio di Torralba”, in Monumenti Antichi dei Lin- 61. Nuraghi Palmavera-Alghero (1905), Lugherras-Paulilatino (1906), S. Barbara-Villanova Trusched-
cei, XXXVIII, 1939, col. 12; ora in A. Taramelli, Scavi e Scoperte cit., IV. du (1903, 1915), Losa-Abbasanta (1915), Domu ’e s’Orku-Sarrok (1924), S. Antine-Torralba (1933).

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Prefazione

bastione quadrilobato con torri sporgenti e raccordate da possenti cortine mu- guerrieri potentemente armati64 e le numerose armi in bronzo rinvenute un po’ in
rarie: il tutto delimitato da un antemurale munito di sette torri. All’esterno, ai tutta l’isola; tutti elementi che sembravano proiettare l’immagine di una Sardegna
piedi della fortezza, il villaggio con la “Capanna delle riunioni” (vano 80). Il ri- dilaniata da conflittualità interne e minacciata di continuo da pericoli provenienti
trovamento di centinaia di mensoloni alla base delle mura indicavano l’esisten- d’oltremare.
za di ballatoi, proprio come nelle torri medievali. Questa forte posizione è presente ancora nel 1967,65 ma già si attenua in La
A Su Nuraxi Lilliu aveva potuto inoltre documentare diverse fasi costruttive civiltà dei Sardi del 1988: «si ritiene – scrive Lilliu riguardo ai nuraghi monotorri
e ristrutturazioni: in particolare, il bastione era stato ispessito con un rifascio – che essi siano stati usati, fin dall’origine, come abitazione e per controllo (che
murario e l’ingresso dal piano di campagna era stato rialzato a 7 metri: un espe- non significa uso militare quanto vigilanza di beni economici diffusi nel compen-
diente che rendeva la costruzione inaccessibile. dio di una o più torri)».66 In quanto ai nuraghi complessi, essi «sono delle fortez-
A Barumini Lilliu aveva le prove e tutti gli elementi per considerare Su Nura- ze: le caratteristiche costruttive, con i tanti espedienti e meccanismi atti ad assicu-
xi una poderosa fortezza, una sorta di capoluogo di un ampio territorio o canto- rare protezione respingendo attacchi interni ed esterni di bande armate quando
ne nuragico. non di veri e propri eserciti, sono oltremodo significative e probanti».67
Quindi, nello scrivere I nuraghi, Lilliu ha una visione “militarista” della fun- Negli scritti più recenti, venuto a cadere il presupposto storico del nuraghe
zione dei nuraghi, anche più accentuata rispetto allo stesso Taramelli, che pure quale fortezza per contrastare gli eserciti punici e romani: «per maggior sicurezza
è ritenuto l’interprete più “guerrafondaio” dei nuraghi. a seguito anche di aumentati pericoli interni (conflitti fra cantoni) ed esterni (pi-
«La natura militare dei nuraghi è provata – scrive Lilliu – anche dall’aspetto raterie), le antiche torri isolate furono irrobustite con l’aggiunta di altri possenti
generale massiccio dei muri … Ma sono soprattutto alcuni espedienti singolari corpi di fabbrica».68
di grande efficacia difensiva ed offensiva, che rivelano il carattere di fortilizio In questi anni, quindi, si è fortemente attenuato il carattere “militare” dei
del nuraghe. Sono le feritoie, … gli angoli morti, le svolte a zigzag …, i piom- nuraghi: le forme semplici sono ritenute delle strutture abitative – quasi fatto-
batoi …, le scale retrattili, i passaggi angusti, le botole, le garette di guardia, le rie sparse nelle campagne69 ed occupate da un clan familiare più o meno esteso
ridotte …, i canali acustici etc. Si aggiungano le armi di pietra (proiettili per – all’interno di un sistema tribale nel quale architetture più complesse ed arti-
fionda e palle per piombatoi …) e di metallo (lance, spade, pugnali etc.)». colate assolvono la funzione di centri di controllo e di difesa del territorio.
Pertanto, pur non escludendo che alcuni nuraghi semplici siano stati delle Tuttavia, ancora oggi come nell’Ottocento, non mancano in Sardegna ap-
abitazioni di pastori e contadini, Lilliu ritiene «che, nella massima parte, sia passionati cultori di archeologia che vedono nei nuraghi delle costruzioni “mi-
nelle forme semplici sia in quelle plurime di mole maggiore sono da ritenersi steriose”, edifici di culto, monumenti legati al cielo e alle sue stelle!70 A nessuno
delle costruzioni di carattere e di uso militare fisso. Nelle forme semplici costi-
tuiscono una specie di “limes” a batterie di fortini dissolti nel sistema difensivo
64. Sulla controversa cronologia della bronzistica figurata sarda esistono attualmente due correnti
… Nei nuraghi plurimi era il fulcro della resistenza ad oltranza».62 di pensiero contrapposte, entrambe prive di elementi decisivi: una “rialzista”, che colloca queste
Anche i nuraghi a corridoio sono torri di difesa, come quelli a tholos: «Il ne- statuine tra XII-IX sec. a.C., ed una “ribassista” che propone una datazione compresa fra IX-VI
mico veniva attratto nella profondità di questi lunghi e lunghissimi corridoi, sec. a.C. Se si accetta la cronologia più bassa – che almeno sul piano storico appare più congrua –
tenuti volutamente in uno stato di semioscurità, e, una volta addentratosi nel e si combina con il fatto che già partire dal X sec. a.C. non si costruiscono più nuraghi, appare
evidente che alla visione bellicista dei nuraghi viene a cadere il supporto dei guerrieri in bronzo.
tranello di quegli angusti passaggi, veniva repentinamente assalito dai gruppi
65. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1967, p. 288: «Dire architettura militare e dire nuraghi è la
d’armati … La concezione di difesa dunque non si fonda più, come abbiamo stessa cosa».
visto nei nuraghi plurimi e polilobati, su uno spiegamento fisso che manovra
66. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1988, p. 492.
dalle camere d’arme e sugli spalti contro un’offesa statica … Si affida, invece,
all’agguato insidioso di piccole unità mobili abituate ai colpi di mano … In de- 67. G. Lilliu, La civiltà dei Sardi cit., 1988, p. 513.
finitiva, sembra di individuare nel tipo di pseudonuraghe un dispositivo fortifi- 68. G. Lilliu, “La civiltà preistorica e nuragica in Sardegna” cit.
cato che risponde alle esigenze della guerriglia».63 69. Questa definizione in A. Moravetti, Ricerche archeologiche nel Marghine-Planargia, in Studi e
Va anche detto che a questa interpretazione delle torri nuragiche così legata alla Monumenti, 5, vol. II, Sassari, Carlo Delfino, 2000, p. 91 ss.
guerra contribuivano – a parte le poderose architetture – i bronzetti raffiguranti 70. Severa ed impietosa la critica di Giovanni Lilliu nei confronti di certo dilettantismo della ar-
cheoastronomia isolana: «Si tratta di un sottobosco di archeoastronomi improvvisati che pullulano
in varie parti del mondo e prosperano anche nel nostro Paese. Essi vanno qua e là, aggrediscono i
62. Cfr. qui p. 60. monumenti, prendono misure e indicano orientamenti a vanvera e danno interpretazioni persona-
63. Cfr. qui pp. 79-80. li fantastiche, strampalate, e propongono teorie scriteriate e campate in aria, suscitando, però, la

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Prefazione

di questi “moderni” sacerdoti del mondo nuragico viene in mente – in realtà Affiora anche ne I nuraghi – e sarà uno dei motivi ricorrenti nel pensiero poli-
bisognerebbe averne consapevolezza! – che per determinare la funzione di una tico di Lilliu – il convincimento di una diversità etnica, etica e culturale dei Sardi,
struttura antica occorre valutare anche il contesto culturale di riferimento e che maturatasi nell’età dei nuraghi e giunta fino a noi grazie alla «resistenza» dei suoi
solo esaminando – unitamente – materiali e costruzione, in armonia stratigrafi- valori contro ogni forma di colonizzazione: «Il nuraghe (e la sua civiltà) fu il frut-
ca, è possibile proporre non dico la verità assoluta ed ultima ma almeno ipotesi to di una società di pastori e guerrieri e trovò nel dinamismo, nelle competizioni
logiche e comprovate nei dati. continue, negli appetiti territoriali e, in genere, nello spirito bellicoso delle comu-
In quanto ai tempi di svolgimento dell’architettura nuragica, ne I nuraghi nità pastorali il fondamento della sua origine, il senso della sua struttura e la spin-
Lilliu propone lo schema cronologico elaborato sui dati emersi a Barumini. La ta e l’alimento incessante al suo sviluppo che durò per molti secoli. Fu questo un
civiltà nuragica viene suddivisa in tre fasi distinte: nuragico arcaico (1500-1000 valore attivo e vitale della nostra primitiva storia non documentale e da questa
a.C.); apogeico (1000-500 a.C.); della decadenza (500-238 a.C.). matrice antica ha tratto forma, più o meno confusa ma sempre viva, il “ribelli-
Lo stato attuale degli studi sembra suggerire un rialzo della fase iniziale – fi- smo” sardo, quella qualità etica cioè, caratteristica di società pastorale, storica-
ne del Bronzo Antico per i protonuraghi e Bronzo Medio iniziale per i nuraghi mente positiva, che oggi ha sfociato a modi ordinati di autonomismo dove risie-
a tholos – mentre è ormai opinione condivisa da molti che intorno al XI-X se- dono le premesse spirituali e culturali della rinascita isolana».72
colo a.C. tali edifici – così come le tombe di giganti – non venissero più co-
struiti:71 pertanto, alla fine del II millennio l’esperienza nuragica può considerar- Questo volume, se da una parte risente di oltre quarant’anni di ricerche che
si conclusa, anche se l’onda lunga della «bella età dei nuraghi» rimarrà ancora hanno in qualche modo rinnovato e modificato quanto si credeva su taluni aspet-
viva ed operante nei primi secoli dell’età del Ferro fino alla conquista cartagine- ti dell’età nuragica (la cronologia, il significato della sua fine, una più sfumata in-
se, alla fine del VI sec. a.C. terpretazione della funzione dei nuraghi, l’adozione di sofisticati modelli di
Questa nuova cronologia comporta quindi una minore durata della civiltà analisi territoriale, una maggiore conoscenza della struttura-nuraghe ora fonda-
nuragica e soprattutto assolve Fenici, Cartaginesi e Romani dalla colpa di essere ta su un considerevole numero di costruzioni, la ricerca dell’unità di misura
stati la causa primaria – per invasione e conquista – della sua fine. Il mondo nu- nelle costruzioni nuragiche, etc.), esso rimane tuttavia ancora vitale come lezio-
ragico sembra invece esaurire la propria forza propulsiva senza apparenti traumi ne di analisi del dato archeologico, come esempio di lettura di un monumento
derivati dall’esterno, ma forse a causa delle profonde trasformazioni socio-eco- e come base tipologica dell’architettura nuragica. Ma soprattutto rimane ancora
nomiche che negli stessi tempi investono il bacino del Mediterraneo, a fronte inalterato nel suo valore documentario, perché «di là della parte opinabile del li-
delle quali la società nuragica viene colta impreparata ed incapace di rinnovarsi. bro (tale è o potrebbe essere il testo introduttivo), vi è nel libro stesso un’altra
Il nuraghe sopravvive miniaturizzato in modellini di bronzo, pietra ed argil- parte, che è pure la più estesa: ossia quella del Catalogo dei monumenti, la qua-
la – sia in forme semplici sia in forme complesse – che come betili o ex voto le rappresenta l’effettivo contributo di dati concreti. Le 107 schede descrittive
vengono deposti all’interno di edifici a carattere civile (le capanne delle riunio- dei nuraghi … costituiscono la realtà obbiettiva e visiva di questo lavoro, quel
ni) o di culto, a ricordo, forse, di un passato ormai entrato nel mito. che oggi si usa dire, in linguaggio antiretorico, la “verità”».73
Un pensiero corre anche a quei giovani laureati che allora – come oggi –
curiosaggine del pubblico privo di discernimento. Di questi gruppuscoli ne contiamo più d’uno
trovavano difficoltà ad inserirsi nel campo della ricerca archeologica. Si ramma-
in Sardegna, malamente indottrinati, i cui componenti si radunano in congressi e scrivono in rivi- ricava, lo studioso, che «tali fresche e promettenti energie si siano perdute, qua-
ste esibendo idee cervellotiche, quali, ad esempio, quella sul nuraghe Santu Antine di Torralba … si per intero, per la disciplina che le lusingò per un momento, deviate dalle ne-
Ebbene, questi sciagurati archeoastronomi ne hanno fatto un osservatorio astronomico» (G. Lilliu, cessità della vita materiale in una società che non risponde ancora, come si
“Il mondo dei megaliti”, in AA.VV., Archeoastronomia, credenze e religioni nel mondo antico. Atti
del Convegno Internazionale (14-15 maggio 1997), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998,
deve, ai richiami della cultura e della scienza, contraddittoria quale essa è e alie-
pp. 251-252). nata da pressioni apparentemente più importanti e più urgenti».74
71. G. Lilliu, “La civiltà preistorica e nuragica in Sardegna” cit., p. 249; A. Moravetti, “La preisto- In chiusura del volume – come già nella premessa e come sempre avviene
ria: dal Paleolitico all’età nuragica”, in AA.VV., Storia della Sardegna, I, Bari, Editore Laterza, negli scritti di Lilliu – emerge il «militante della cultura», l’intellettuale che nella
2002, p. 31; V. Santoni, “Introduzione”, in Splendidissima civitas Neapolitanorum, a cura di R.
Zucca, Roma, Carocci, 2005, p. 12.
Decisamente contrario alla definizione del termine post-nuragico utilizzato per indicare il periodo 72. Cfr. qui p. 54.
del I Ferro isolano, P. Bernardini: “Cartagine e la Sardegna: dalla conquista all’integrazione (540-
238 a.C.)”, in Rivista di Studi Fenici, XXXI, 2, 2003; “Presentazione”, in E. Alba, La donna nura- 73. Cfr. qui p. 54.
gica, Roma, Carocci, 2005, p. 6. 74. Cfr. qui p. 56.

22 23
lettura di quel lontano passato, glorioso e fervido, coglie un forte messaggio di Nota biografica*
futuro e di speranza per un’isola più libera, autonoma e nuovamente padrona
del mare: «L’antica vena culturale, però, seguitò a correre per canali nascosti e
ancor oggi, di tanto in tanto, affiora, nei luoghi più remoti e negli strati conser-
vativi e puri, come sottile sensazione di valori che non hanno perduto ogni effi-
cacia storica e rappresentano, se saputi rivivere in nuove e impegnative esperien-
ze, elementi di vita e di progresso civile».75
Gratitudine ed affetto all’insigne Maestro, ed un plauso all’Ilisso per la sensibi- Giovanni Lilliu è nato a Barumini (Cagliari) il 13 marzo 1914 da Giuseppe e
lità culturale mostrata nel promuovere questa impegnativa ristampa e per i grandi da Anastasia Frailis. Dopo le prime due classi elementari nel villaggio natale ha fre-
meriti acquisiti in questi anni di elevata produzione editoriale. quentato le tre restanti e i cinque anni del ginnasio nel Collegio Salesiano di Lanu-
sei (Nuoro). Ha compiuto gli studi liceali a Frascati nel Collegio “Villa Sora”, sem-
Alberto Moravetti pre dei Salesiani. Si è iscritto poi nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università
di Roma, frequentando il corso di Lettere Classiche e approfondendo gli studi ar-
cheologici e paletnologici. Si è laureato il 9 luglio 1938 discutendo – col professor
Ugo Rellini – una tesi sulla religione primitiva in Sardegna. Nella stessa Facoltà ha
frequentato per tre anni la Scuola di specializzazione in Archeologia, superando
l’esame di diploma il 22 febbraio 1942 con una tesi sulle stele puniche di Sulci
discussa col professor Giulio Quirino Giglioli. Sino al dicembre 1943 è stato assi-
stente volontario alla cattedra di Paletnologia dell’Ateneo romano. Nel 1942 ha
vinto una borsa di studio per frequentare un corso di perfezionamento in Preisto-
ria e Paletnologia a Vienna, alla scuola del professor Oswald Menghin; borsa non
goduta a causa di una malattia. Rientrato in Sardegna, dal 1 febbraio 1943 è chia-
mato ad insegnare Paletnologia, in qualità di professore incaricato, presso la Facol-
tà di Lettere e Filosofia dell’Università di Cagliari, con l’obbligo dell’insegnamento
della Geografia. Dal 1 novembre 1943 al 31 ottobre 1947 ha insegnato Archeolo-
gia e dal 1 novembre 1950 al 31 ottobre 1951 Storia delle Religioni. Dal 1944 al
1955 Lilliu è stato Funzionario della Soprintendenza alle Antichità della Sardegna,
prima come ispettore e poi come direttore. A cominciare dal 1939 ha effettuato
numerose ricerche e scavi in Sardegna e nelle Baleari (Artà, Maiorca). Dopo alcuni
rilievi preliminari (1940-49), la campagna di scavi più famosa, compiuta negli
anni 1951-56, riguarda il complesso nuragico Su Nuraxi di Barumini (Cagliari).
Il rilievo della scoperta permise a Lilliu di acquisire un’indubbia autorevolezza
scientifica a livello internazionale. Risalgono a questo periodo alcune fondamentali
monografie sulla preistoria, quali, ad esempio, I nuraghi. Torri preistoriche di Sarde-
gna (1962), l’ampia opera di sintesi La civiltà dei Sardi dal Neolitico all’età dei nu-
raghi (1963), ristampata, ampliata e rimaneggiata nel 1967 e nel 1988, che resta
una delle opere più importanti della storiografia sarda del Novecento e Sculture
della Sardegna nuragica (1966).
Il nuovo incarico (dal 1 dicembre 1954) di Antichità Sarde gli consentì di vin-
cere la cattedra presso la Facoltà di Lettere cagliaritana, che ricoprì prima come

* La nota biografica, curata da A. Mattone, è tratta dal volume di G. Lilliu, La costante resistenzia-
75. Cfr. qui p. 96. le sarda, Nuoro, Ilisso, 2002.

24 25
Nota biografica

professore straordinario, dal 15 dicembre 1955 al 14 dicembre 1958, e poi come 1990 – il riconoscimento più prestigioso – socio nazionale dell’Accademia dei
professore ordinario dal 15 dicembre 1958 alla sua andata fuori ruolo il 1 novem- Lincei di Roma. Dal 1989 è professore emerito della Facoltà di Lettere e Filo-
bre 1984. Lilliu ha ricoperto numerose cariche accademiche: preside della Facoltà sofia di Cagliari. Dal 1966 commendatore al merito della Repubblica Italiana,
di Lettere per ben diciannove anni (dal 1959 al 1967, dal 1969 al 1978); direttore ha ottenuto il 2 giugno 1967 il diploma di prima classe di benemerito della scuo-
dell’Istituto di Antichità, Archeologia e Arte e del Corso di perfezionamento in la, della cultura e dell’arte.
Archeologia e Storia dell’Arte dal 1969 al 1983; membro del Consiglio d’ammini- Dal 1994 Lilliu è decisamente schierato su posizioni progressiste e di cen-
strazione e dal 1979 al 1989 presidente della Commissione d’Ateneo. Dal 1970 al tro-sinistra ed è impegnato, come presidente onorario della Fondazione Sardi-
1989 ha insegnato nella Scuola di specializzazione in Studi Sardi, di cui è stato nia, nelle attività tese alla valorizzazione della cultura e della identità autonomi-
animatore e direttore per diversi anni (nel 1979-82, nel 1984-87, nel 1988-89). stica dei Sardi. Vive e lavora a Cagliari, continua a coltivare gli studi storici e
Dal 1955 ha diretto la rivista, dell’Istituto e poi della Scuola, Studi Sardi. Dal archeologici, e interviene regolarmente sul quotidiano La Nuova Sardegna sui
1983 dirige il Nuovo Bullettino Archeologico Sardo. temi di attualità politica, civile e culturale.
Accanto all’attività scientifico-accademica, Lilliu ha svolto un’intensa mili-
tanza politica, sin dagli anni universitari romani, nelle fila dell’Azione Cattolica
e della FUCI e poi, dopo il rientro cagliaritano del 1943, della Democrazia Cri-
stiana, di cui è stato consigliere e assessore nell’Amministrazione Provinciale di
Cagliari. Cattolico democratico e antifascista, schierato con la sinistra democri-
stiana, Lilliu è stato consigliere regionale dal 1969 al 1974, consigliere comunale
di Cagliari dal 1975 al 1980. Ha svolto anche un’intensa attività pubblicistica su
temi politici, sociali e culturali, collaborando sia alle riviste e ai giornali del do-
poguerra, da Riscossa a Il Corriere dell’Isola, Il Corriere di Sardegna, Il Convegno,
sia a quelli degli anni della “Rinascita”, come Autonomia Cronache e Rinascita
Sarda, sia ai periodici più impegnati sui temi dell’“identità”, come Il popolo sar-
do. Collaboratore de L’Unione Sarda a cominciare dal 1947, dal 1994 Lilliu è
collaboratore stabile de La Nuova Sardegna. Diversi suoi articoli sono stati pub-
blicati da quotidiani nazionali e stranieri, come Il Giornale d’Italia, Il Corriere
della Sera, il francese Le Monde.
Lilliu è stato sempre impegnato nella difesa dei beni culturali e ambientali del-
la Sardegna dalla speculazione e dal degrado, sostenendo la necessità di un passag-
gio di competenze in questo settore dallo Stato alla Regione Autonoma: dal 1975
al 1980 è stato componente del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali e Ambien-
tali e membro del Comitato di settore archeologico presso il Ministero per i Beni
Culturali e Ambientali. Dal 1976 al 1986 è stato presidente del Comitato Stato-
Regione per i Beni Culturali e Ambientali. Il 1 aprile 1985 è stato nominato presi-
dente dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico con sede a Nuoro.
Negli ultimi decenni, Lilliu ha continuato ad occuparsi della preistoria sarda
– l’ultima sua corposa monografia, Arte e religione della Sardegna prenuragica, è
stata pubblicata nel 1999 –, delle antichità puniche e romane e dell’archeologia
altomedioevale, ma affrontando spesso anche tematiche di antropologia cultu-
rale, di sociologia e di lingua sarda. Dal 1975 al 1985 ha ripreso inoltre l’attivi-
tà di scavo archeologico (Fonni: località Madau, Bidistili, Logomake ecc.). Dal
1953 è socio corrispondente dell’Istituto Archeologico Germanico in Roma,
dal 1956 socio dell’Istituto di Studi Etruschi di Firenze, dal 1964 socio onora-
rio della Sociedad Arqueológica Lulliana di Palma di Maiorca e, infine, dal

26 27
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“Recensione di A. Moravetti, Testimonianze archeologiche nel Marghine-Planar-
gia, II, Sassari, Carlo Delfino, 2000”, in Studi Sardi, XXXIII (2000), 2001, pp. I Nuraghi. Torri preistoriche di Sardegna è stato pubblicato per la prima volta a
651-654. Cagliari, nel 1962, per i tipi di La Zattera, da allora non è stato più ristampato.
“Recensione di W. Paris, La Collezione Spano a Ploaghe, Muros, Stampacolor, Nella presente edizione in merito ai testi sono stati adottati criteri conservativi; si
1999”, in Studi Sardi, XXXIII (2000), 2001, pp. 655-660. è intervenuti esclusivamente nel caso di evidenti refusi tipografici e in forma lieve
nella punteggiatura; graficamente sono state operate quelle modifiche formali fi-
“Ricordo di Ranuccio Bianchi Bandinelli”, in Atti dell’Accademia Nazionale dei nalizzate ad una più agile consultazione del volume:
Lincei, Memorie, XI, serie IX, fasc. 4, Roma, 2001, pp. 684-689. la legenda alla Carta B, le didascalie alle 18 figure presenti nel “Catalogo” e a
“Simbologia astrale nel mondo prenuragico”, in L’uomo antico e il cosmo, Atti del quelle contenute all’interno di ciascuna delle 107 tavole, in originale tra gli ap-
3° Convegno Internazionale di Archeologia e Astronomia (Roma, 15-16 maggio parati critici alle pp. 189-198, sono state trasferite di seguito alle figure a cui
2000), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 2001, pp. 163-234. fanno diretto riferimento. L’edizione del 1962 presentava, alla fine del testo, un
corpus di illustrazioni che si trova ora susseguente alle relative schede descrittive
2002 in un’unica sezione denominata “Tavole”.
“Arzachena, La civiltà della Gallura, il Re-Pastore e il culto dei morti”, in Almanac- Gli indici sono stati completati coll’inserimento dei numeri di pagine man-
co Gallurese, 2002, pp. 54-66. canti nell’originale.
“La civiltà preistorica e nuragica in Sardegna”, in Atti dell’Accademia Nazionale dei
Lincei, Memorie, XV, serie IX, Roma, 2002, p. 237.
La costante resistenziale sarda, Nuoro, Ilisso, 2002 (riedito a cura di A. Mattone).
Le ragioni dell’autonomia, a cura di G. Marci, presentazione di L. Ortu, Cagliari,
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geominerario. Avviamento, progetti in itinere, prospettive, Pau, località Senixeddu,
Convegno nazionale (17 dicembre 2001), Cagliari, Rossa, 2002, pp. 28-31.
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2003 (riedito con prefazione di A. Moravetti).
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2005
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e S. Tola, Sassari, Carlo Delfino, 2005, pp. 53-64.

46 47
I NURAGHI
Torri preistoriche di Sardegna
Ai miei allievi

“Viewing them, however, as faithful, though silent


monuments of men and days, that have totally passed
away and escaped all record, they cannot but
be contemplated as objects worthy both of
admiration and reverence”
William Henry Smyth

“They (nuraghes) have marked the rise and the


fall of empires, the vicissitudes of fortune, the illusory
hopes, the vain fears, and the insatiable desires
of successive generations of men, whose brief span
of existence has been that of a moment compared
with the centuries that have looked down from their
summits”
Thomas Forester
Premessa

Da parecchi anni meditavo di scrivere un libro sui nuraghi della Sardegna, sia
per l’interesse e l’importanza scientifica e culturale in genere dell’argomento, non
ignorato anche nel passato da quanti ebbero ad occuparsene con intenti e visioni
diverse, sia per far conoscere al pubblico i risultati delle più recenti ricerche e studi
sul caratteristico monumento, da cui si è arricchita la problematica e son derivate
acquisizioni obbiettive le quali segnano un notevole progresso nel campo della pro-
tostoria sarda e mediterranea.
In questo libro, che non è e non può essere “popolare” nel senso di una divulga-
zione a livello di base ma si apre tuttavia a una larga cerchia di persone sensibili e
interessate alla materia, viene offerto un riassunto delle principali questioni che si
pongono, oggi come e più di prima, a chi si volge con impegno all’indagine sui nu-
raghi. Alcune – si vedrà – appariranno risolte o in via di risoluzione, altre resteran-
no ancora senza conclusione, allo stato di problema, ribadendo, se mai ve ne fosse
bisogno, quel carattere di “relatività” di cui soffre la scienza archeologica, da noi co-
me altrove, di là dalla presentazione ottimistica che taluni amano fare delle sue la-
boriose conquiste.
Il nuraghe, che è l’espressione monumentale più cospicua ed alta della cultura
architettonica protosarda ed il risultato più concreto e positivo della situazione so-
ciale, economica e politica di quegli antichi tempi, potrebbe prestarsi a farne il cen-
tro d’una narrazione romanzesca delle vicende storiche e culturali che vi furono
connesse per lungo seguirsi di secoli; e potrebbe costituire il simbolo d’una sorta di
revanche regionalistica in un momento, come l’attuale, in cui le periferie provin-
ciali vengono valorizzate nei loro contenuti e nel loro impegno storico, anche sulla
base dei fatti remoti da esse prodotti.
Le pagine qui presentate non accolgono queste lusinghe; ma non ignorano, tutta-
via, certi aspetti dell’antica civiltà dei nuraghi, vitali e produttivi nel tempo e nel luo-
go in cui si esplicarono in concreto e nelle più o meno scoperte discendenze attuali.
Anzitutto sta il valore “spettacolare” del monumento. Nel grande fenomeno del
megalitismo a torri (meravigliosa componente arcaica residuata ancora in età stori-
ca), il nuraghe rappresenta la formula più complessa, studiata e ricca in linee e vo-
lumi, dell’architettura protostorica isolana e (può dirsi) anche di tutte le espressioni
architettoniche delle terre occidentali mediterranee. Il nuraghe è il monumento in
cui più si articola, si organizza, si compone, a volte “baroccheggiando”, il megaliti-
smo dei paesi barbari di qua dalle Colonne d’Ercole. Questa sorta di vocazione re-
ligiosa al monumentale, che rappresenta insieme una tendenza di stirpe e un pro-
dotto di necessità dell’età del bronzo (l’età della guerra), il popolo la vela, oggi,

53
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Premessa

sottilmente con le favole dei “giganti” e degli “orchi”. Ma l’altra vocazione di stirpe, ulteriori ricerche e studi sulla speciale materia. Si danno anche grafici e fotografie
quella della bellicosità, così evidente e prepotente nel nuraghe, e che sta alla base – di monumenti non sardi – balearici, côrsi, cretesi e anatolici – i quali (segnata-
anche se non è l’unica componente – del megalitismo insulare occidentale (il mega- mente i primi) presentano delle somiglianze o delle affinità con i nuraghi, contri-
litismo “laico” di cui il sardo fa parte), dura nel concreto, di là dal mito, nel segreto buendo a tracciare linee essenziali, sempre sviluppabili, di un quadro di relazioni
del piccolo mondo non culto, ribelle, dell’Isola. Il nuraghe (e la sua civiltà) fu il monumentali e culturali intermediterranee, non privo di significato storico e utile
frutto di una società di pastori e guerrieri e trovò nel dinamismo, nelle competizio- quale invito ad approfondire ed allargare il campo di queste indagini di architettu-
ni continue, negli appetiti territoriali e, in genere, nello spirito bellicoso delle comu- ra e di civiltà comparate di piccoli mondi che non furono, come generalmente si
nità pastorali il fondamento della sua origine, il senso della sua struttura e la spinta crede, del tutto chiusi in sé stessi. Ne risulta l’immagine di una comunità etnico-
e l’alimento incessante al suo sviluppo che durò per molti secoli. Fu questo un valore culturale “insulare e mediterranea occidentale”, di cui si colgono ancora echi ed esi-
attivo e vitale della nostra primitiva storia non documentale e da questa matrice ti nei fondi moderni “subalterni”, e in cui chi è ammalato di romanticismo storico
antica ha tratto forma, più o meno confusa ma sempre viva, il “ribellismo” sardo, potrebbe esser tentato di rispecchiarsi con sottile malinconia del passato.
quella qualità etica cioè, caratteristica di civiltà pastorale, storicamente positiva, L’Autore e l’Editore* hanno inteso rinnovare, con speciale cura e selezione, l’ap-
che oggi ha sfociato a modi ordinati di autonomismo dove risiedono le premesse spi- parato delle illustrazioni dei monumenti. Già il magnifico volume di Ch. Zervos
rituali e culturali della rinascita isolana. (Civilisation de la Sardaigne, Paris 1954), si era posto questa esigenza assolvendo-
Vorremmo però accennare pure ai limiti che suggerisce l’esame dei valori antichi la degnamente con artistiche immagini. Se la ripropone questo libro che, presen-
che si riassumono nel nuraghe. Si pensi che, a parte l’originalità creativa e la germi- tando una ricca serie di visioni del tutto inedite di nuraghi, le sostituisce al vecchio
nazione spontanea di certi aspetti (e dei sardi in particolare), il fenomeno del megali- repertorio mitologico dell’illustrazione della solita uniforme torre nuragica cam-
tismo è, nel fondo, un prodotto di “recessione”, una mostra spettacolare d’un mondo peggiante sullo sfondo d’un piano desolato con l’immancabile gregge di pecore e il
preistorico nella storia. E, per quanto riguarda i popoli che costruirono i megaliti sar- pastore in mastruca, o inghirlandato di graziose fanciulle in “costume” indossato,
di (e specie i nuraghi), lo stato sociale a piccoli gruppi (o tribù) divisi e contrastanti a richiesta, per l’occasione. Si offrono immagini nuove di nuraghi non conosciuti,
politicamente, uniti soltanto dalla comunanza delle fedi e del sangue ma senza voca- e di quelli conosciuti sono state studiate e riprese inquadrature originali di esterni
zione e senza coscienza d’un’unità politica nazionale o regionale, portò quei popoli al e di interni, per cui si può apprezzare, nel giusto modo, la forma del monumento,
livello del “cantone”, vietando di attingere e maturare ideali, concetto e pratica di na- che, a differenza di quanto si crede dai più, è riccamente svolta in linee e volumi e
zione. I limiti della civiltà nuragica (e in definitiva i limiti della nostra storia) furono spazi come si conveniva a una civiltà artistica a vocazione soprattutto architettonica.
(e in parte ancora sono) nel frammentarismo territoriale, nell’antagonismo di gruppi La maggior parte delle fotografie sono state eseguite personalmente dall’Autore, in
a livello di zone villaggi e famiglie, che la natura suggeriva dagli altopiani precipiti numerosi sopraluoghi. Altre (tavv. X-XI, XIX, XXI, 2 XXXII-XXXIII, XLIV-XLV,
incisi da profonde valli – frontiere dei piccoli stati – e che l’uomo secondava senza XLVII, LIII, LXI, LXXXV, LXXXVII, LXXXIX-XCVI, XCVIII-CI) sono state pre-
reagire. Di qui derivarono le carenze storiche per cui l’Isola, sempre resistendo alle se dal libro citato di Ch. Zervos, il grande divulgatore francese delle antiche civiltà
pressioni straniere, quasi in ogni tempo ne fu asservita, e nemmeno oggi può conside- mediterranee, amico della Sardegna, a cui si esprime cordialmente il vivo ringra-
rarsi pienamente e totalmente libera, fuori delle apparenze istituzionali. ziamento per aver consentito alla riproduzione. Si ringraziano anche il Soprinten-
Il lettore giudicherà sulla validità o meno della interpretazione e dei concetti espo- dente alle Antichità delle Provincie di Sàssari e Nùoro, Dott. Guglielmo Maetzke,
sti, e i miei colleghi di disciplina potranno anche dissentire da questa “archeologia”. Io, per aver permesso di ripubblicare le immagini fotografiche di tavv. XLVI, LXXXIV;
però, la preferisco da un lato al filologismo concluso in sé stesso, dall’altro allo speri- il giovane archeologo J. Mascarò Pasarius, profondo conoscitore dei monumenti ba-
mentalismo rigidamente classificatorio ed anche alle sottigliezze ermetiche di certa learici, per il dono delle fotografie di “Pont de Bestiar”, date a tav. CVI, 1-2, e la
critica d’arte: modi di coltivare il nostro “orto murato” della scienza delle antichità. Soprintendenza alle Antichità di Roma V per aver messo a disposizione le figure di
Di là dalla parte opinabile del libro (tale è o potrebbe essere il testo introdutti- “trulli” della stessa tavola (3-4); R. Grosjean, lo scopritore e scavatore delle “torri”
vo), vi è nel libro stesso un’altra parte, che è pure la più estesa: ossia quella del Cata- della Corsica, per il cortese consenso alla riproduzione dei monumenti di Torre e Fo-
logo dei monumenti, la quale rappresenta l’effettivo contributo di dati concreti. Le ce (tav. CII). La fotografia a tav. I, 1 è della Ditta «Fotocielo», quelle a tavv. XVIII
107 schede descrittive dei nuraghi, illustrate da 20 grafici in testo e da 107 tavole e XXXV del Gabinetto fotografico del Ministero della Pubblica Istruzione e, infine
fuori testo, corredate ciascuna da una completa bibliografia, costituiscono la realtà quelle a tavv. XLIII, 2, XLVIII del fotografo tedesco Arnold Von Borsig. Anche a
obbiettiva e visiva di questo lavoro, quel che oggi si usa dire, in linguaggio antireto- questi il più vivo grazie.
rico, la “verità”. Si tratta di un vero e proprio repertorio, ampio e vario, di tipi e di
forme del nuraghe, che offre una fonte di riferimento e una base di partenza per * [G. Lilliu fa qui riferimento all’edizione del 1962, pubblicata da La Zattera, Cagliari.]

54 55
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA

L’Autore ha dedicato questo libro ai suoi allievi, sia perché non poche delle idee I nuraghi
qui espresse sono il risultato della preparazione ai corsi universitari e del ripensa-
mento durante il loro svolgersi, sia perché un notevole contributo di dati analitici
monumentali, con corredo di grafici e di esplicazioni varie, è stato portato, da poco
meno d’un ventennio a questa parte, da un numeroso gruppo di quei giovani, più
degli altri impegnati, in tesi di Catalogo archeologico che offrono importante ma-
teria utilizzata, rielaborandola, in questo volume. Chi scrive li ricorda tutti e li
ringrazia i suoi allievi, rammaricandosi soltanto che tali fresche e promettenti ener- Fra i monumenti delle antiche culture megalitiche del Mediterraneo occiden-
gie si siano perdute, quasi per intero, per la disciplina che le lusingò per un momen- tale, tengono un posto importante e significativo i nuraghi dell’Isola di Sardegna.
to, deviate dalle necessità della vita materiale in una società che non risponde anco- Questi imponenti edifizi di architettura preclassica ed aclassica costituiscono
ra, come si deve, ai richiami della cultura e della scienza, contraddittoria quale essa un segno rilevante della primitiva storia non documentale dei Sardi, detta da essi
è e alienata da pressioni apparentemente più importanti e più urgenti. nuragica, assumono un posto fondamentale nel paesaggio geografico isolano e
L’Autore e l’Editore si lusingano di aver sodisfatto, con questa opera, un’esigenza rappresentano il dato più consistente culturalmente fra le manifestazioni varie
di studio e di conoscenza dell’argomento, affacciata da più parti con insistenza, e di della civiltà protosarda svoltasi per lungo passare di tempo e per diverse vicende.
aver colmato una lacuna effettivamente esistente sul piano generale (non su quello Si tratta di migliaia di costruzioni a torre del passato, le quali danno ancora
degli apporti scientifici particolari, numerosi e importanti, passati e presenti). Pensa- figura e rilievo allo scenario fisico e umano del presente in Sardegna, opera di
no anche di aver fatto cosa in favore della Sardegna, perché, conosciuta attraverso popolazioni indigene di stirpe mediterranea preindoeuropea a coloritura occi-
la manifestazione più esemplare e storicamente produttiva della sua antica civiltà, dentale, chiamate dagli scrittori classici Iolèi e Bàlari.
possa riconoscersi nell’Isola anche l’impegno delle sue giovani generazioni tese a ri-
creare valori vitali e umani in termini moderni per la buona causa di un mondo Preindoeuropeo, o di sustrato mediterraneo, è anche il nome del monu-
nuovo e senza confini. mento: nuraghe, detto pure altrimenti, a seconda dei distretti e dialetti della
Sardegna, nuràke, nuràxi, nuràcci, nuràgi, naràcu etc. Questo termine, specie
Cagliari, settembre 1961 nel secolo XIX, fu messo in relazione con la radice fenicia di nur, che vuol dire
Giovanni Lilliu “fuoco”, e fu spiegato come “fuoco” nel senso di “dimora” o di “tempio del fuo-
co”, con riferimento a culti solari che si sarebbero praticati sulla terrazza delle
torri nuragiche. Oggi, invece, i filologi propendono a considerare il vocabolo
nuraghe come un reliquato della parlata primitiva paleomediterranea, da ricol-
legarsi col radicale nur e con le varianti nor, nul, nol, nar etc.: radicale larga-
mente diffuso nei paesi del Mediterraneo, dall’Anatolia all’Africa, alle Baleari,
alla Penisola iberica, alla Francia, col duplice significato, opposto ma unitario,
di “mucchio” e di “cavità”. Il vocabolo stesso poi indicherebbe non la destina-
zione ma la speciale forma costruttiva del nuraghe, il quale vorrebbe dire ap-
punto “mucchio cavo”, “costruzione cava”, “torre cava”, a causa della figura tur-
rita del suo esterno, fatta per accumulo di grossi massi, e per la cavità cupoliforme
dell’interno. Comunque si pensi di ciò (altri hanno supposto anche un’equa-
zione nur-mur di “muro”), certo è che la diffusione del radicale nur in paesi a
monumenti megalitici, indizia nella parola qualcosa di connesso o di espresso
da civiltà architettoniche le quali avevano il gusto e il senso “religioso” di co-
struire con grandi pietre senza cemento (stile megalitico) al fine di ottenere edi-
fizi duraturi, eterni nell’intento di quelle ingenue genti primitive.

I nuraghes (“nuraghi” italianizzando il termine e rendendolo al plurale) sono


già ricordati dalle fonti greco-latine, variamente e ripetutamente. Gli autori

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

greci, desumendo soprattutto da Timeo autore del IV secolo a.C., li definiscono cui i potenti usufruivano di una forte massa di lavoro. Infine manifesta il fatto
«daidàleia» ossia edifici ben architettati di tipo egeo, o «tholoi», per la loro forma geoantropico più espressivo di quei tempi remoti, che determinò più tardi, in età
a falsa cupola pur essa di primitiva origine egea-anatolica. Quegli scrittori, parti- storica, l’origine e i motivi topografici di aggregati a tipo rurale sparso, causa forse
colarmente sensibili ai problemi estetici della forma e ligi al canone di armonia e non ultima della mancata costituzione nell’Isola di grosse formazioni urbane igno-
proporzioni architettoniche quale durava in tempi e nei circoli di cultura elleni- rate dalla civiltà paleosarda pur nelle fasi più recenti e progredite del suo sviluppo.
stica, rilevano nel nuraghe soprattutto il classico ordine dei giri della tholos, non Se le migliaia di nuraghi fossero tutte della stessa età, il loro valore per stabilire
accorgendosi che le torri son del tutto fuori dai moduli della classicità. Gli stessi l’entità della popolazione nuragica sarebbe grandissimo e certo. Ma per il fatto
autori fan costruire i nuraghi da Dèdalo per impulso di colonizzatori greci della che essi si distribuiscono e si dissolvono in una prospettiva di secoli di storia, le
Sardegna (Iolào, Aristeo etc.), riconoscendovi, con spirito nazionalistico, i pro- conclusioni che se ne possono trarre dal numero non riguardano variazioni de-
dotti della “grecità” più pura che vince la “barbarie” degli Indigeni. Dagli scrittori mografiche quantitative e qualitative (che pur dovettero esserci per fattori naturali
romani i nuraghi sono menzionati come «castra», cioè castelli o luoghi fortificati e forza di vicende storiche), ma prospettano soltanto la indicazione del fenomeno
in genere, oppure come «spelonche» o «costruzioni sotterranee», in cui trovavano del popolamento disperso, con conseguenze utili ai fini produttivi sebbene nei li-
difesa, nascondendovisi, le tribù locali del Centro montano chiamato dai Roma- miti d’un’attitudine “cantonale”, tuttavia perdurante in Sardegna. Nell’insieme ri-
ni Barbària (attuali Barbagie). Queste denominazioni precisano l’uso dei nura- mane l’immagine d’una produttività edilizia e architettonica, le cui punte vanno
ghi e derivano da una esperienza storica basata sulla conoscenza diretta dei mo- riconosciute nei tempi del maggior fiore della storia protosarda in età di relativo
numenti o sull’informazione dei militari; sono del resto nello spirito del concreto benessere economico e di libertà politica, entro i limiti e per le esigenze d’una so-
e del pratico, caratteristico della letteratura storica romana. cietà di pastori e di agricoltori i quali nel particolarismo e frammentarismo “pro-
La cosa più curiosa è che, non mai, i monumenti nuragici sono chiamati nei vinciale” trovano ancora la misura della vita, l’orizzonte delle proprie realtà, il
testi antichi col nome di nuraghe, cioè col loro nome, con l’antica parola indigena senso d’una contenuta solidarietà e disciplina, d’una riconosciuta gerarchia da cui
della lingua mediterranea e preistorica dei Sardi. Ma la conoscenza del termine trae origine e in cui assume impegno e consistenza anche lo sforzo monumentale.
nuraghe, con implicita allusione, traspare già in autore del IV secolo a.C., il quale
fa ricordo di Norax (Norake), il leggendario eroe iberico-tartessico (cioè mediter- I circa settemila nuraghi si sono andati costruendo attraverso molti secoli,
raneo dei paesi del Nur), con evidente trasposizione mitografica-monumentale. fino ad occupare, dove più dove meno, tutto il suolo della Sardegna.
Nel complesso le fonti classiche dimostrano ammirazione per le costruzioni nura- È impossibile, oggi, precisare da dove abbiano cominciato a edificarli. Se si am-
giche, rilevandone l’ordo greco e il fiore in genere, dovuti sia agli impulsi artistici mette l’ipotesi di impulsi esterni, le zone litoranee del Sud e dell’Ovest dell’Isola
venuti dalla civiltà protoellenica, sia a uno stato economico e sociale della Sarde- potrebbero conservarci i più antichi nuraghi. Certo è che le torri nuragiche si
gna, particolarmente felice. Ciò, in una certa misura e per alcune fasi del com- presentano in maggior numero nella parte centroccidentale della Sardegna (car-
plesso svolgimento della civiltà nuragica, trova conferma nella realtà storica ed tina A [p. 109]), che è più idonea naturalmente alle due forme economiche
anche nella più recente esperienza archeologica. della civiltà protosarda (la pastorizia e l’agricoltura non di rado in lotta fra di
loro) ed è anche più importante, sotto l’aspetto strategico, sia per la presenza di
Circa settemila nuraghi sopravvivono fino al presente, conservati più o meno vasti altopiani precipiti incisi da profonde valli e difesi per natura, sia perché le
bene, ma nell’antichità e prima delle molte distruzioni il loro numero era certa- coste occidentali, portuose e perciò soggette alle offese degli invasori (Fenici,
mente maggiore. Essi sono distribuiti con una densità media regionale di 0,27 Cartaginesi, Greci, Tartessi etc.), necessitavano di più nutrite e complesse opere
per kmq che, in qualche zona (Trexenta, Màrghine), raggiunge anche la punta di di fortificazione da parte degli Indigeni. Ma i nuraghi risalgono fin sui dirupi
0,90 (si veda la cartina di densità a figura A). montuosi del centro (tav. I, 2: Su Nuràzze di Tonàra) e si estendono sino alle
Settemila nuraghi rappresentano una realtà demografica di codesto lembo coste inospitali della Sardegna orientale (Ogliastra), dove le forme perdurano
sardo del mondo antico che stupisce ancora noi, gente “lunare”, e che incantava, semplici e si svolgono con pigro sviluppo.
si può comprendere, gli uomini del passato i quali, poeti più di noi, ponevano i In genere ragioni di sicurezza, interna ed esterna, governano la situazione
nuraghi fra le cose meravigliose dei loro tempi, cose più da eroi che da umani. dei nuraghi, ma con esse concorrono fattori geografici, economici, umani i
In effetti, un numero così impressionante di costruzioni distribuite in tutta l’Iso- quali, nell’unità sostanziale, variano in linea specifica da luogo a luogo e di
la, rappresenta una patente e concreta testimonianza d’un grande sforzo umano tempo in tempo. Certo, per lo più i nuraghi sono posti su alture dal largo do-
economico e sociale e l’esito di una situazione storico-politica di non poca effi- minio, in collegamento visuale a catena fra torre e torre, in un sistema che si
cienza. Dimostra anche l’esistenza d’un’organizzazione a base semischiavistica in inserisce in una regione naturale definita: una valle, un profilo d’altopiano, una

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

serie di terrazzi in profondità etc. (tav. I, 1, 3). Ma vi sono pure nuraghi voluta- Ma sono soprattutto alcuni espedienti singolari di grande efficacia difensiva ed
mente occultati, o a sé stanti, in perfetta pianura, che rispondono a situazioni offensiva, che rivelano il carattere di fortilizio del nuraghe. Sono le feritoie, dis-
di difesa o di economia e di altra utilizzazione distinta da quella dei precedenti. poste in unico o duplice ordine nelle torri e nei corridoi (tavv. XXVII, 1-3,
In un punto fondamentale converge la posizione dei nuraghi. Cioè in quelle co- XLVIII, 2, XLIX, 1, 4, L, 3-4, LII, 1-3, LIII, LXIV, 2, LXV, 3, LXVI, 1, 3,
stanti che ne indicano il carattere di monumenti della vita civile e laica: l’esposi- LXVII, LXVIII, 3, LXX, LXXX, 2), gli angoli morti, le svolte a zigzag (tav.
zione dell’ingresso fra i quadranti Est-Sud-Ovest con prevalenza a Sud e Sudest, XXX, 1), i piombatoi (tav. LXXVI, 1-4), le scale retrattili, i passaggi angusti, le
cioè al sole e al riparo dal maestrale – il vento dominante di Nordovest; la si- botole, le garette di guardia, le ridotte (tav. LXXI, 1-2), i canali acustici etc. Si
tuazione elevata sulle quote altimetriche fra i m 200 e 700, quote di massima aggiungano le armi di pietra (proiettili per fionda e palle per piombatoi, tav.
abitabilità preferite ancor oggi; la relazione con le zone di produttività varie, LXXVI, 4) e di metallo (lance, spade, pugnali etc. di bronzo e di ferro, tavv.
pascoliva, cerealicola, peschereccia e mineraria. XCIII-XCVI) ed oggetti vari che hanno attinenza con la vita e con l’organizza-
È possibile che alcuni nuraghi formassero linee di confine fra “cantone” e zione militare.
“cantone”, come sulle giare che sono dei vasti altopiani basaltici a pareti diru- Non è da escludersi la possibilità che dei nuraghi di forma semplice siano stati
pate (tav. I, 1). In altri nuraghi, ricchi architettonicamente e articolati in torri e abitazioni di pastori e contadini, dall’aspetto forte dovuto, come si è detto, al
cinte fortificate costruite a difesa del villaggio, si riconoscono le reggie o castelli modo di costruire di tipo megalitico. Non mai i nuraghi sono stati, nemmeno
di piccole capitali: per esempio a Barùmini, a Losa di Abbasanta, a Domu Bèc- all’origine, tombe o templi come già si credette e da taluni ancora si opina. Noi
cia di Uras etc. Queste ultime costituiscono il nucleo in cui si incentrano le oggi conosciamo le dimore funerarie e le sedi di culto della civiltà nuragica, di
proliferazioni di minori semplici torri nuragiche, agli effetti della tutela della vi- cui arricchiscono il repertorio architettonico, completando il quadro di vita del
ta delle tribù (civitates) e degli interessi economici e territoriali del minuscolo quale i nuraghi rappresentano soltanto l’aspetto aristocratico e guerriero. Le
reame, soggetto a mire di conquista interna ed esterna. prime sono costituite da “domus de janas” (grotticelle artificiali), da caverne, da
tombe megalitiche e da “tombe di giganti”. Le seconde consistono in templi a
Tutto ciò che si è detto sulla situazione dei nuraghi viene a dimostrare che pozzo coperto da cupola a ogiva, talvolta con eleganti facciate architettoniche,
essi, nella massima parte, sia nelle forme semplici sia in quelle plurime di mole o da edifizi rettangolari in antis, nei quali si vorrebbe scorgere l’influenza lonta-
maggiore sono da ritenersi delle costruzioni di carattere e di uso militare fisso. na del megaron anatolico-peloponnesiaco (tav. CVII, 3).
Nelle forme semplici costituiscono una specie di “limes” a batterie di fortini Il numero di queste costruzioni sepolcrali e cultuali è tale ed il loro sviluppo
dissolti nel sistema difensivo, ospitanti una cellula di soldati o nuclei tattici stilistico e cronologico si accompagna così coerentemente a quello dei nuraghi
con funzioni di aggiramento o di copertura. Nei nuraghi plurimi era il fulcro che non v’è proprio bisogno di immaginare che quest’ultimi sostituissero o in-
della resistenza ad oltranza, dove si dispiegava tutta la forza di difesa attiva tegrassero nell’uso le prime.
contro i nemici assedianti, per mezzo del nerbo più valido della milizia reale
comandata dallo stesso principe nuragico che aveva sede e dimora entro il mu- Sostanzialmente esistono due forme di nuraghi, le quali corrispondono a
nito castello. A Barùmini, la guarnigione si può calcolare di 300-200 uomini, due filoni costruttivi, distinti fin dall’origine e di senso assolutamente diverso.
variamente armati di archi, lance, spade, fionde etc. Questi nuraghi colossali, Uno di essi ha sviluppo lungo e complesso e sfocia in opere colossali di genera-
vere fortezze studiate con sottile arte militare, si potrebbero assomigliare a certi le diffusione. L’altro è di svolgimento semplice e corto e insiste in espressioni
castelli medievali dei quali ripresentano la posizione a dominio e a guardia del povere e primitive per aspetto e si riduce a certe zone recessive, adatte per la
borgo adiacente, i cui abitanti, inabili alla guerra (donne, vecchi e bambini), al conservazione dei temi semplici ed elementari.
momento del pericolo si mettevano al sicuro riparandosi dietro le alte e robu- La prima forma è quella del nuraghe a tholos, cioè con la camera circolare co-
ste pareti murarie delle lizze e dei bastioni turriti circondanti il mastio (tav. perta dalla falsa cupola o pseudovolta. È la forma ricordata dagli scrittori greci
LVI: Barùmini). quando parlano di «daidàleia» e di «tholoi» in Sardegna, costruzioni fatte «al
La natura militare dei nuraghi è provata anche dall’aspetto generale massic- modo arcaico greco», cioè miceneo o più largamente egeo-anatolico. La seconda
cio dei muri, spessi e megalitici, i quali, se rivelano un particolare modo di co- forma è quella del nuraghe “a corridoio”, dove il vano è costituito da un lungo
struire comune alle popolazioni mediterranee che ne fanno uso pure in edifizi di andito più o meno stretto a copertura piatta, che traversa, per tutta o parte della
natura pacifica (tombe, templi, case etc.), in quelli destinati alla guerra ne accen- lunghezza o della larghezza, il corpo costruttivo che è di figura rettangolare o
tuano la forza di resistenza all’offesa che, come forse a Barùmini, poteva venire subquadrangolare o ellittica o, comunque, non circolare come il contorno del
anche dalle macchine poliorcetiche, dall’ariete kriophoros, usate dai Cartaginesi. nuraghe “a tholos”. Il nuraghe “a corridoio”, detto anche “pseudonuraghe” o

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

“nuraghe a galleria”, ha l’aspetto interno di grotta, tale che vi si potrebbero adat- muratura del genere di quella recentemente segnalata, nelle Baleari, per il ta-
tare le denominazioni di «spelonca» e di «costruzioni sotterranee», menzionate laiot di Ses Païsses, ad Artà-Maiorca (fig. 17, 2, tav. CIV, 2).
dagli scrittori romani per tempi recenti della civiltà indigena sarda. È possibile che tale primo stadio del nuraghe a ogiva sia stato seguito dalla
Le due forme denunziano due distinti e diversi strati storici-culturali origina- forma della torre rotonda con la camera a ingresso esterno sollevato dal piano
ri. Nella forma del nuraghe “a corridoio” potrebbe vedersi la componente occi- di campagna, accessibile con una scaletta mobile: gli esempi tardivi del nuraghe
dentale, di gusto dolmenico-rettilineo o a “trilite” (presente pure nelle tombe me- Mesu ’e Rìos di Scanu Montiferru (fig. 2, 5) e del nuraghe Peppe Gallu di Uri
galitiche). Il nuraghe “a tholos”, che vorrei chiamare anche nuraghe classico in (tav. LXXXIV, 1-2) lo farebbero supporre, anche se non danno l’evidenza della
quanto è il tipo più diffuso e quello che ha avuto maggior forza di svolgimento successione proposta. Con siffatta forma d’aspetto arcaico, che limita il vuoto
e ha maturato esempi quasi armonici come il Santu Antìne di Torralba, rivela ai 2/3 superiori della costruzione mentre il terzo basale residuo costituisce la so-
una componente orientale – anatolicaegea – che si esprime nel gusto della linea lida e robusta piattaforma, si realizzava, per la prima volta, il nuraghe a scala in-
circolare e nella tecnica ad aggetto tradotta nell’ogiva. terna, ricavata nello spessore della muratura, e si otteneva una difesa maggiore,
Oggi non si può dire quale delle due forme abbia preceduto nel tempo co- perché si passava dalla camera al terrazzo, al coperto senza esser visti, e perché
me invenzione. Come applicazione il nuraghe “a corridoio” si presenta aggiunto l’entrata alla tholos era rialzata da terra. Il tipo della torre “a tholos” con ingresso
al nuraghe “a tholos”, o nello schema intero (Serra Cràstula A di Bonàrcado, sollevato, trova significativi riscontri in talaiots balearici di figura circolare, talu-
fig. 13, 2) o in soluzioni particolari di andito (Palmavera di Alghero, fig. 5, 7). ni con scala al terrazzo, di cui però ci sfugge ogni sia pur approssimativo riferi-
Tornerò più a lungo sull’argomento. mento cronologico. Il particolare dell’ingresso esterno sopraelevato avrà appli-
cazione in Sardegna in età molto evoluta, in torri aggiunte, come nel nuraghe
Visto nella sua espressione essenziale, quale si può pensare all’origine, il nu- Losa di Abbasanta (fig. 8, 4), o in cortine monumentali, come nel Su Nuraxi
raghe “a tholos”, o nuraghe classico, presenta la figura d’una torre rotonda, dal di Barùmini (fig. 10, 2), in età dall’VIII al VI secolo a.C.
profilo verticale a tronco di cono (tavv. II, 1, III, V, VII, 2, VIII, 1-3, X-XI,
XIV-XV, XVII, 2, XVIII-XX, XXII, 2, XXIII-XXIV, XXVI, XXXIV-XXXVI, Nello spazio di circa mezzo secolo, fra la metà del II millennio e la fine di
XXXVII, 2-3, XL-XLIII, LV, LXI, LXII, 1, LXXX, CIII, 2, 4, CIV, 1). esso o l’inizio del I, il primitivo nuraghe semplice “a tholos” tramuta la sua for-
La torre è costruita al modo “ciclopico”, cioè con grosse pietre talora rozze ma embrionale in quella definitiva e completa, con un progressivo arricchi-
talora lavorate, messe in file orizzontali sovrapposte a cerchi sempre più stretti mento del vuoto per mezzo di vani via via aggiunti, praticati dentro la camera e
dal basso verso l’alto. Le pietre si reggono senza l’aiuto di alcun cemento, solo nell’andito d’ingresso. Nel grafico a fig. 1, 1-25, sono presentati esempi che
con il peso ed il contrasto dei massi che sono ben legati in struttura per effetto sottolineano questo sviluppo progressivo del nuraghe classico a unità isolata,
d’una tecnica costruttiva affinata dall’esperienza di maestranze abili nel maneg- per quanto non bisogna credere che l’evoluzione sia avvenuta nella linea rigida
giare i materiali che portavano su ad altezze considerevoli (anche più di 20 me- di successione iconografica, quale potrebbe apparire dalla composizione nella
tri) facendo rotolare i blocchi, talvolta enormi, su piani inclinati di massi e ter- tavola che ha valore puramente didattico e di larga informazione.
ra compressa. Si aiutavano ovviamente con rulli di legno e con altri strumenti Riguardo allo spazio della tholos, si osserva che i profili puri dei nuraghi Or-
primitivi oltre che con la forza delle braccia e con l’intesa intelligente del lavoro rùbiu-Àrzana (fig. 1, 1), S’Iscàla ’e Pedra-Semèstene (fig. 1, 2), Baiòlu-Òsilo (fig.
di “équipe”, qualità delle manovalanze antiche e, in genere, dei grandi costrut- 1, 3), Mindèddu-Barisàrdo (fig. 1, 4), Genna Masòni-Gàiro (fig. 1, 5) si artico-
tori mediterranei. lano nelle iconografie, sempre più complesse, di celle e vani sussidiari. Si hanno
L’interno di queste torri è cavo, essendo occupato da una camera voltata “a così i disegni a una nicchia dei nuraghi Sa Domo ’e s’Orku-Ittirèddu (fig. 1, 6),
tholos”, ossia con la figura del vano di sezione uguale a quella di un uovo ta- Nuraddèo-Suni (fig. 1, 7), Marosìni-Tertenìa (fig. 1, 8), Muru de sa Figu-Santu-
gliato a metà per la sua dimensione maggiore, con le pareti elevantisi ad anelli lussùrgiu (fig. 1, 9), S’Attentu-Oràni (fig. 1, 10), Piandànna-Sàssari (fig. 1, 11);
concentrici sporgenti l’uno sull’altro, con diametro decrescente da giù in su do- quelli a due nicchie dei nuraghi S’Omu ’e s’Orku-San Basìlio (fig. 1, 12), Karcì-
ve, alla serraglia, una o più lastre chiudono il foro della falsa cupola (tavv. IV, 2, na-Orròli (fig. 1, 13), Gurti Àqua-Nurri (fig. 1, 14), Sa Preda Longa-Nùoro
VI, 1, XVI, 1, XXV, 1, XXXIII, LXV, 1). (fig. 1, 15), Su Fràile-Burgos (fig. 1, 16), Giànnas-Flussio (fig. 1, 17), Armùn-
A queste torri iniziali, conformate a terrazzo fin dall’origine per ragioni di gia-Armùngia (tav. II, 2), Scandarìu-Armùngia (tav. V, 1); quelli a tre nicchie dei
avvistamento e di difesa, si saliva forse, in un primo tempo, con scale esterne nuraghi Orolìo-Silànus (fig. 1, 18), Tittiriòla-Bolòtana (fig. 1, 19), Abbaùddi-
retrattili di legno o di corda. Ma non conosciamo esempi di questo tipo di nu- Scanu Montiferru (fig. 1, 20), Sa Figu Rànchida-Scanu Montiferru (fig. 1, 21),
raghe embrionale, come non conosciamo torri “a tholos” con rampe esterne in Perda Arrùbia-Samughèo (tav. VII, 1), Goni-Goni (tav. XIV, 1); quello, infine, a

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quattro nicchie del nuraghe Sa Cuguttàda-Mores (fig. 1, 22). Queste nicchie, profilo circolare delle pareti, sale, dove esistono, alle camere superiori, conforma-
come si desume chiaramente da quelle dei nuraghi Marosìni, Tittiriòla, Armùn- te “a tholos” come quella a piano terra, sino al terrazzo in cui ha termine l’eleva-
gia, Goni etc., erano destinate ad accogliere lettucci fatti di strame e pelli, per to della costruzione. Il passaggio della scala non è sempre agevole sia per le di-
una o più persone. mensioni del vano, largo da m 0,60 a 1, sia per la fattura dei gradini per lo più
Pure nel vano del corridoio d’ingresso si nota una progressiva evoluzione. Da- erti e rozzi, sia per la scarsa illuminazione che proviene, ma non sempre, da
gli anditi semplici dei nuraghi Orrùbiu, S’Iscàla ’e Pedra, Nuraddèo, Sa Domo ’e strette feritoie o spioncini aperti verso l’esterno, a diversa altezza del percorso.
s’Orku, Marosìni, S’Omu ’e s’Orku, si passa a quelli con sola celletta, destinata Esistono due tipi di scale, l’uno successivo all’altro. Il primo tipo è quello in
per il soldato di guardia, situata per lo più sulla destra (Baiòlu, Muru de sa Figu, cui la scala si apre sul vano della camera centrale con la soglia sopraelevata di m
Sa Preda Longa) ma pure sulla sinistra (Gurti Àqua), o agli anditi provvisti della 3/4 sul piano del pavimento (fig. 1, 2-3, 7, 13, 15, fig. 2, 1, tavv. IV, 3, XIV, 1,
sola scala a fior di suolo posta sulla sinistra, come nei nuraghi Mindèddu, S’At- XXV, 1, LXIV, 1). Nel secondo tipo, la scala parte dall’andito d’ingresso, a fior
tentu, Sa Cuguttàda, Sa Figu Rànchida, Muràrtu (fig. 1, 23). Si hanno, da ulti- di suolo, e volge verso l’alto per lo più in direzione di sinistra (fig. 1, 4-5, 10-
mo, anditi completi di scale e garette, le prime ubicate più di frequente a sinistra, 11, 16, 18-19, 21, 23, 25, fig. 2, 3, tav. XLVI, 1-2), eccezionalmente verso de-
come nei nuraghi Genna Masòni, Piandànna, Su Fràile, Orolìo, Tittiriòla, ma stra (fig. 1, 17, 20, fig. 2, 2). Il primo tipo è stato riconosciuto come più anti-
anche a destra come nei nuraghi Giànnas, Abbaùddi, Perda Arrùbia. co, in quanto la scala impegna un minor volume di masso murario ed alterna,
Uno sviluppo tecnico-costruttivo ulteriore si coglie nei nuraghi Muràrtu col suo ritmo di percorso spezzato ad ogni piano, vuoti a pieni strutturali onde
(fig. 1, 23), Leortìnas (fig. 1, 24) e Santu Antìne (fig. 1, 25). In essi, per gradi, non compromettere l’equilibrio statico in uno stadio costruttivo meno evoluto
si realizzano intorno alla camera dei corridoi anulari verso i quali, come nel e ardito. Si tratta d’una limitazione di spazio che trova l’analogo negli spazi,
Leortìnas e soprattutto nel Santu Antìne, si aprono a raggera le nicchie delle pur essi contenuti, delle camere semplici con una o due nicchie al massimo. Il
tholoi. Si tratta di disegni molto evoluti, che rivelano una concezione del taglio secondo tipo appare più recente, perché il suo giro investe, con percorso conti-
dello spazio a gusto circolatorio in cui sembrerebbe di riconoscere (ma in realtà nuo a spirale obliqua, l’intero anello murario per tutto l’elevato, rivelandosi, in
non si verifica) l’influsso dell’ordine classico. ciò, una disinvoltura e sicurezza nel costruire che rivelano un progresso tecnico
In generale si nota una continua, per quanto molto lenta e contenuta, ricer- derivato da lunga esperienza e dal passar del tempo. A questo maggior respiro
ca di ampliamento dello spazio anche se, in ogni caso, lo scavo fatto nel pieno spaziale del vano della scala corrisponde, di massima, la forma più evoluta della
murario non ne attenua il peso o ne ingentilisce l’aspetto tanto da svalutare il camera a tre nicchie, pur non mancando esempi di scala d’andito in tholoi con
senso e l’effetto della massa che domina, rude e sovrana, nella sua essenzialità una o due nicchie, ma in numero molto minore.
primitiva. Il citato grafico illustra questa osservazione. I 25 nuraghi, nei quali si In alcuni nuraghi si ha l’associazione dei due tipi di scale, come vedesi nelle
hanno diametri medi di torre di m 11,24 e diametri medi di tholos di m 4,08, torri di Sa Figu Rànchida (fig. 1, 21) e di Ala (fig. 2, 4). Le tholoi che la presen-
con indice medio nel rapporto torre-camera di 2,75, presentano indice medio tano, mostrano la figura ormai completa e definita della camera a tre nicchie e
di massa-spazio di 1,6; cioè la somma degli spessori murari misurata alla base rivelano un’esperienza architettonica matura che compone, armonicamente, le
della sezione diametrale è di 1,6 volte maggiore rispetto al vano della tholos. Si soluzioni via via studiate e realizzate per lunghi anni.
deve notare anche che l’indice di massa-spazio tende ad aumentare in ragione L’evoluzione della semplice torre nuragica si può studiare anche attraverso
diretta dello sviluppo spaziale della camera del nuraghe (1,52 medio dei nura- l’esame dello sviluppo dell’elevato. Nello spazio d’un mezzo millennio, dalla fi-
ghi a fig. 1, 1-17 contro 2,26 medio dei nuraghi a fig. 1, 18-25): ossia i muri gura primitiva della torre, bassa e massiccia, con unica camera con o senza scala
vanno sempre più irrobustendosi per far luogo al numero e alla capienza sem- al terrazzo, si dovette passare a quella del tronco di cono a camere sovrapposte
pre maggiori dei vani sussidiari (cellette, garette, scale, corridoi anulari etc.). sull’asse verticale, in numero da due a tre, con dimensioni in diametro ed altez-
Lo spessore delle murature varia, nei 25 nuraghi del grafico dimostrativo, dai za che regrediscono in rapporto diretto al restringersi del volume verso la parte
m 5,20 del nuraghe Leortìnas (fig. 1, 24) ai m 2,30 del nuraghe Nuraddèo (fig. superiore (fig. 3, 2, 4-5). Si raggiungono in tal modo, già sul finire del II mil-
1, 7) con una media normale, sui 25, di m 3,56. Si tratta, in ogni caso, di valori lennio a.C. e, poi, nei tempi iniziali del I, altezze considerevoli e imponenti di
notevoli a cui, oltre la ragione esposta di far da sede ai vuoti, sta di base la speciale torri, come attestano i m 18,60 del nuraghe di Barùmini (fig. 3, 2) e i m 22 del
tecnica costruttiva a secco con grossi elementi, tecnica che, mancando la coesione nuraghe Santu Antìne (fig. 3, 5).
del cemento, affida la solidità e la statica dell’edifizio all’ampiezza del muro. Tale svolgimento è sottolineato pure dal variare dell’inclinazione delle mura-
Una parte rilevante di questo massiccio fasciame murario è occupata dal va- ture esterne della costruzione nuragica, in cui si osserva, seppure in successione
no della scala (tavv. XXV, 2, XLVI, 1-2) che, girando elicoidalmente secondo il non strettamente progressiva, una pendenza sempre minore dalle forme antiche

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

a quelle recenti, un lieve e lento mutare dal profilo di volume troncoconico in bottega protosarda del VII-VI secolo a.C., mostrano il profilo superiore delle tor-
profilo di volume subcilindrico. Si confronti, in concreto, la sezione a forte in- ri di forma piatta, ed uno – quello meglio conservato di Olmedo – presenta la
clinazione della torre del Domu s’Orku di Sarròk (fig. 3, 1), torre fra le più anti- vetta dei piccoli coni circondata da coroncine sporgenti all’esterno. In un caso e
che dell’Isola, e quella del nuraghe Altòriu di Scanu (fig. 4, 9), dove il muro nell’altro si tratta di terminazione del cono a terrazzo, a profilo contenuto nella li-
esterno, quasi verticale, sembra l’esito d’una soluzione moderna, sebbene imper- nea del muro della torre nel modellino di Ittirèddu, con sbalzo a parapetto nel
fetta, di muro a piombo, avvalorata dalla novità del contorno oblungo dell’edifi- bronzetto di Olmedo. Più significativa ancora è la colonnina di calcare a tav.
zio e dal dispositivo della scala di camera, a fior di pavimento, con andamento LXXVI, 1, pur essa del VII-VI secolo a.C., in cui è riprodotta con evidenza la
spezzato e inusitato nei nuraghi di perimetro circolare, e rivelante gusto tardivo torre d’un nuraghe: forse la torre dello stesso nuraghe di Barùmini presso il quale
di linea retta (fig. 3, 6). è stato ritrovato il monumentino, in recenti scavi. Alla sommità del cono si ripete
la sagoma del ballatoio con parapetto sporgente dal filo murario, qui sorretto da
Per quanto il valore non sia assoluto, una certa indicazione, in uno agli altri mensole espresse nei rilievi verticali al disotto del tamburo circolare.
elementi, dell’evoluzione formale del nuraghe monotorre è data anche dal rap- Alla forma dei terrazzi di queste riproduzioni in piccolo, corrispondono
porto fra l’altezza della tholos ed il suo diametro basale. Profili stretti e slanciati esempi reali precisati di recente. Un terrazzino a sporto con orlatura di conci
di camera, sembrano, almeno come origine, più antichi di quelli proporzionati sagomati, sovrastava, nella fase b (VIII-VII secolo a.C.), la torre centrale del
nelle due dimensioni di piano e di elevato, e questi ultimi, a loro volta, sembra- nuraghe Losa di Abbasanta. Ed un simile coronamento, intorno alla prima me-
no anteriori, sempre per origine, ai profili delle pseudovolte in cui il rapporto tà dell’VIII secolo, fu inserito in restauro al sommo dell’antico mastio del nura-
volge decisamente in favore della misura diametrale con un progressivo appiat- ghe di Barùmini, facendo sbalzare il terrazzo sopra mensole di basalto del peso
timento della cupola. L’indice, che segna il rapporto, decresce in relazione col medio di 13 q, ritrovate alla base della torre entro il colmaticcio del cortile del-
progredire del tempo (fig. 3, 1-6: i numeri si riferiscono in ordine ai nuraghi la poderosa fortezza (fig. 3, 2, tav. LXXVI, 3). La terminazione in piano dell’al-
sottoindicati). Così si passa dall’indice di 2,2 del nuraghe Domu s’Orku (tholos to delle torri nuragiche rispondeva all’originaria destinazione di osservatorio e a
semplice con scala di camera) all’1,61 del Su Nuraxi di Barùmini (tholos a due quella successiva di luogo di comando nelle complicate operazioni di difesa. La
nicchie con scala di camera e garetta d’andito), all’1,48 del Losa (tholos a tre sporgenza si dovette alla necessità di riguadagnare la verticale del getto dei
nicchie con garetta e scala d’andito), all’1,4 del Santu Antìne (tholos come so- proiettili nel sistema del piombatoio, proiettili i quali, altrimenti, sarebbero an-
pra con deambulatorio concentrico), all’1,1 del nuraghe Altòriu di cui sono dati a cadere sul profilo inclinato del muro esterno.
state notate le caratteristiche di costruzione molto recente o, comunque, poste- A questi esempi evoluti di terrazzi a ballatoio in pietra su mensole (un
riore alle precedenti, essendone una derivazione tipologica decaduta ed alterata esempio ancora più tardivo è stato riconosciuto da poco nel nuraghe Albùciu
per la presenza di elementi del tutto nuovi. di Arzachena), si giunse dopo esperienze di balconcini in legno, sostituiti poi
per esser di materia deperibile e di facile presa per gli elementi incendiari in uso
Infine, costituisce un segno largamente indicativo del progresso cronologico nelle guerre antiche.
della torre nuragica, la variazione del profilo dell’andito d’ingresso. Il grafico di
fig. 4 mostra come gli anditi vadano progressivamente riducendo l’obliqua del Molto recente è l’osservazione, fatta in parecchi nuraghi semplici, di grosse
soffitto elevata verso l’interno dei nn. 1-6, fino ad appiattirsi nei solai gradonati murature d’argine che avvolgono tutto all’intorno e consolidano, contraffortan-
dei nn. 7-9, e trapassino gradualmente dalle sezioni angolari-trapezoidali dei pri- dolo e inspessendolo, il paramento interno della torre (fig. 15, 3, tav. CIV, 1).
mi alle sezioni rettangolari piattabandate dei secondi. Dallo stesso grafico si rileva Questi rifasci murari in alcuni esempi foderano il cono per l’intero elevato e
l’organica corrispondenza fra sezioni d’andito e di camera, le quali, col mutare sembrano costituire una reintegrazione di parti costruttive pericolanti per varie
graduale nel primo dall’obliqua all’orizzontale di copertura e con l’abbassamento cause; sono dunque posteriori nel tempo al nucleo fondamentale. Ma in altri
generale dei vani, vanno perdendo quello slancio e quella verticalità che contras- esempi, la sfoglia di contenimento si eleva soltanto di pochi metri formando
segnano i nuraghi più antichi, per assumere via via valore preponderante nella di- un gradone anulare al disotto del terrazzo terminale della torre, gradone che
mensione di base, segno di tempi meno lontani. rinforza la parte inferiore del nuraghe soggetta al massimo sforzo statico, am-
plia, attraverso la terrazza periferica, il raggio visivo e, forse anche, tradisce l’in-
Solo da pochi anni, dopo incertezze e discussioni, si è potuto accertare su dati tendimento di movimentare, col profilo spezzato, l’uniforme linea obliqua pri-
concreti, come la torre nuragica finiva al suo culmine. Due modellini in bronzo mitiva. Nulla si oppone a ritenere che siffatte torri terrazzate siano opera di
di nuraghi – uno da Ittirèddu e l’altro da Olmedo (tav. LXXVI, 2) –, prodotti di getto, cioè con le varie sfoglie costruite contemporaneamente.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

L’espediente struttivo, applicato talora in forma monumentale, diventa di della nuova costruzione, in piano (celle) ed elevato (scale), introduce un ingresso la-
maggior interesse e significato se lo si vede, come è da vedersi, quale esito locale terale (fig. 5, 5-6), nella fig. 5, 7 integrato da un’entrata frontale munita di due cop-
d’un tipo architettonico largamente divulgato nel Mediterraneo occidentale già pie di cellette di guardia con scala e feritoie. Il muro del recinto o “tancato” ad un
da età molto remota (II millennio a.C.). Noteremo più oltre le rispondenze estremo seconda il giro della torre minore, con contatto spezzato di membri (fig. 5,
nelle aree paleomediterranee delle Baleari, di Corsica e delle Puglie. 3-4) o fuso con dolce curvilineità (fig. 5, 5-7), all’estremità opposta si salda ad an-
golo al paramento della torre maggiore, o contenendola per una parte soltanto della
Forse già sul finire del II e, certamente, agli inizi e più ancora con l’avanzare sua circonferenza (fig. 5, 3-6) o circondandola del tutto col fasciame ellittico, sì da
del I millennio a.C., alle antiche e semplici torri nuragiche “a tholos” isolate, costituire un blocco unitario più compatto e saldo (fig. 5, 7).
svolte e definite ormai negli elementi di pianta e di alzato sopradescritti, si ag- Alcune forme ceramiche con decorazione protogeometrica nello stile dei va-
giungono, addossandosi variamente, altri corpi di fabbrica i quali, pur non alte- si a tavv. XCVIII e C, e alcuni bronzetti indigeni di circa l’VIII-VII secolo a.C.,
rando sostanzialmente il fondamento della forma architettonica e struttiva, l’ar- trovati dentro il cortile del nuraghe Palmavera (fig. 5, 7), stanno a dimostrare
ricchiscono portandola a soluzioni elaborate e configurandola, al culmine, in che lo schema del nuraghe “a tancato” era già conformato e portato ad un
esempi grandiosi e organici di architettura superiore. Questo passaggio dalla for- avanzato grado evolutivo intorno al 750 a.C.
ma del nuraghe elementare “a tholos” alla forma del nuraghe “a tholos” plurimo
o complesso, avvenne attraverso un’evoluzione lenta, non dappertutto uniforme, Uno schema vicino, ma non uguale, a quello precedente, si mostra nella fig. 5,
condizionata dallo sviluppo diverso dello stato dei singoli sistemi “cantonali” 8: nuraghe Su Mont’e s’Orku Tuèri-Perdasdefògu. Due torrette minori (B, C)
nuragici, dalla diversa fertilità inventiva e dal modo di vedere più o meno pron- fronteggiano, sull’asse di lunghezza, la torre principale A; camere e ingressi
to delle maestranze, dall’apertura maggiore o minore dei rapporti con l’esterno. stanno tutti sulla stessa linea longitudinale. Identico allineamento in lungo di
Può dirsi, in generale, che l’evoluzione architettonica maturò nello spazio d’un tre torri mantiene il nuraghe Su Sensu di Pompu, a fig. 5, 9. Qui, però, l’addi-
mezzo millennio, dal 1000 circa al 500 a.C., cioè dai tempi delle prime avvisa- zione longitudinale delle torri minori (C, B) alla torre maggiore primitiva (A), si
glie delle conquiste dei popoli storici (Fenici) a quando i Cartaginesi, alla fine sviluppa non solo sul davanti ma anche a tergo di quest’ultima che, all’origine,
del VI secolo a.C., s’impossessarono stabilmente d’un terzo dell’Isola, sospingen- aveva due ingressi opposti, uno al Nord e l’altro al Sud. Tali ingressi servirono,
do gli Indigeni, costruttori di nuraghi, nel ridotto delle montagne. poi, per collegare all’interno le camere delle tre torri, disposte pur esse sul me-
desimo asse di lunghezza, mentre l’accesso dall’esterno al nuovo corpo costrut-
L’addossamento dei nuovi corpi di fabbrica ai coni primitivi avviene, grosso tivo fu ricavato di lato (b) entro il muro della torre B.
modo, con tre forme di addizione: frontale, laterale e concentrica. Elemento
frequentissimo e importante, sebbene non strettamente indispensabile, come Nel grafico a fig. 6 sono disegnati nuraghi con addizione frontale a sviluppo
ordinatore e concentratore delle masse periferiche al nucleo centrale o principa- trasversale degli elementi aggiunti.
le, è un cortile, talora d’aspetto monumentale (tavv. XVII, 1, XXII, 1, XXIV, Gli esempi 1-4 mostrano una variazione dello schema “a tancato”, disposto di
3-4, XXXIV, 1, XLIII, 2, LV, 3, LXI, LXIII, 1-2). traverso, tangenzialmente al cono antico. Lo schema consiste appunto in un corpo
L’addizione frontale si effettua costruendo la parte moderna o sull’asse lon- costruttivo che include al centro un cortile raccordato da anditi sfocianti in tholoi
gitudinale della torre primitiva o su una linea trasversale ad essa. contenute in due torri al margine dello stesso corpo; l’ingresso esterno è sul davanti,
Il grafico a fig. 5 mostra uno schema di evoluzione dei nuraghi ad addizio- in asse con la porta della torre primitiva (fig. 6, 1-2), o di lato (fig. 6, 4). Negli
ne frontale longitudinale. Il tipo più semplice è quello dell’addizione sulla fron- esempi 5-6 si riconosce lo stesso schema, ma atrofizzato e semplificato, perché man-
te del cono originario, d’un cortiletto aperto sul davanti, in asse con l’ingresso ca il cortile, la cui funzione di elemento coordinatore degli anditi delle due torri mi-
della tholos, di pianta a segmento di cerchio (fig. 5, 1) o rettangolare (fig. 5, 2). nori è sostituita dal corridoio ricavato nella cortina frontale in continuazione diretta
L’aggiunta si opera su torri a camera semplice, apparentemente molto antiche; dell’andito della torre principale più antica. È da osservare che, in analogia col di-
assai antico potrebbe essere pure l’inserto aggiuntivo, almeno nel nuraghe Giba verso modo di saldarsi del corpo aggiunto sul nucleo originario visto nel “tancato” a
’e skorka, tutto di gusto curvilineo (fig. 5, 1). sviluppo longitudinale, anche in questo a sviluppo trasversale il lato opposto a quel-
I nn. 3-7 della fig. 5 presentano dispositivo d’inserzione cosiddetto “a tancato”. lo del prospetto o ripiega ad angolo sul paramento della torre maggiore lasciandone
Cioè sul fronte della torre primitiva si sviluppa in longitudine un corpo murario, di la metà o i tre quarti della circonferenza scoperti (fig. 6, 1-2, 5) o va, dolcemente, a
varia figura, racchiudente una seconda torre minore con un cortile antistante che fa fondersi nel suo giro (fig. 6, 3-4), quando anche non lo consolida avvolgendolo
da passaggio alla prima. Al cortile, in cui si raccordano tutti i vani della vecchia e con un rifascio anulare (fig. 6, 6). Un’evoluzione dello schema “a tancato” traverso

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con cortile è costituito dal nuraghe Oes di Torralba (tavv. XXXIV-XXXIX), in cui La seconda varietà è esemplificata dal Pranu Nuracci di Siris (fig. 8, 2) e dal
una delle torri minori (quella di sinistra) si articola in due giri turriti a linea continua. Nuraddèo di Suni (fig. 8, 3 e tav. XXVI). Intorno alla torre principale si ad-
dossa il corpo triangolare con le tre torri delle cuspidi unite da cortine rettilinee.
I nuraghi esemplificati nella fig. 7 danno un’idea di come si effettua l’addi- Nel Pranu Nuracci il raccordo tra torre antica A e torricelle frontali (B, C), è
zione laterale, cioè l’aggiunta dei membri costruttivi più recenti ai lati della for- dato da due lunghi corridoi, paralleli alla cortina di prospetto, i quali si dirigo-
ma originaria. no verso B e C partendo dal corridoio dell’ingresso esterno sul prolungamento
L’addizione avviene per contatto o tangenza delle torri minori alla torre mag- di quello di A (vedi per confronto fig. 6, 5-6). Nel Nuraddèo il raccordo viene
giore, la quale, in ogni caso, conserva un tratto più meno esteso del perimetro in offerto, invece, dal cortile E con formula apparentemente evoluta rispetto a
vista, ossia non coperto né obliterato dalle opere secondarie. Al cono antico si quella del Pranu Nuracci. Ambedue i nuraghi mostrano la torretta tergale D
addossano una (fig. 7, 1, 3), due (fig. 7, 2, 4) o tre torri (fig. 7, 5), nell’ultimo con uscio a parte, come nel citato nuraghe Longu di Cùglieri (fig. 8, 1). Allo
esempio con addizione tangenziale delle torri laterali (B, C) mentre la terza, la schema del Nuraddèo si avvicina anche il piano del trilobo del nuraghe Is
frontale (D), ne è separata dall’interposto cortile (E). Negli esempi a fig. 7, 1-2 Paras di Isili, con la variante di una cortina curvilinea su due rettilinee (tavv.
l’unione delle diverse parti murarie avviene per semplice tangenza, con il risulta- XXII-XXV).
to di produrre uno schema paratattico, cioè a pura giustapposizione in piano Alla terza varietà appartengono i nuraghi Losa (fig. 8, 4, tavv. XXVII-
delle componenti della costruzione. Nei nuraghi a fig. 7, 3-4 e specialmente nel XXXIII), Lughèrras (fig. 8, 5) e Santu Antìne (fig. 8, 6, tavv. XL-LIV). Il fa-
Noddùle di Nùoro (fig. 7, 5) si osserva, invece, un vero e proprio ordinamento sciame triangolare, a differenza del precedente a sequenza retto-curvilinea di
sintattico o compositivo delle varie membrature, affidato, come di consueto, al cortine e torri, si svolge in un profilo continuo unitario a linea curva e sinuosa,
cortile verso cui si concentrano, articolandosi, masse e vani del complesso. internata in lieve concavità in corrispondenza alle cortine e pronunziata con
garbo convesso nel giro delle tre torri perimetrali (B, C, D).
Le forme più vistose ed elaborate di nuraghi plurimi si ottennero con l’addi- A base dei due modi di sentire il profilo perimetrale – a linea spezzata e a li-
zione concentrica, per cui la torre primitiva sta nel mezzo, o quasi, di un fascia- nea continuata – stanno ragioni di stile, ma anche di difesa: una difesa a punte,
me murario, di varia figura, articolato in cuspidi ai margini, in corrispondenza frazionata nel risalto delle cuspidi turrite pronunziatissime dei bastioni retto-
alle torri minori, le quali sono unite fra di loro per mezzo di cortine, o rettili- curvilinei, e una difesa concepita e realizzata con spiegamento di soldati in con-
nee o curvilinee. tinuazione su tutto lo spalto delle torri e delle cortine del bastione ad anda-
Questi nuraghi sono stati definiti anche “polilobati”, in quanto le torrette mento curvilineo e sinuoso.
perimetrali figurano come tanti “lobi” in cui si espande la massa centrale domi- Per il resto, a parte il singolare inserto aggiunto dello schema “a tancato” (E,
nata dal cono maggiore o mastio (tavv. XVII-LXXI, LXXVII, LXXX). F) sul trilobo del Lughèrras (fig. 8, 5), i tre nuraghi Losa-Lughèrras-Santu An-
A seconda del numero delle cuspidi turrite, si distinguono nuraghi trilobati tìne mostrano una progressiva evoluzione dello schema tripartito fondamenta-
dal corpo triangolare con torri ai tre apici; nuraghi quadrilobati a corpo quadri- le. L’evoluzione consiste nel raccordo “a cortile” in Lughèrras-Santu Antìne ri-
latero turrito ai quattro angoli; nuraghi pentalobati in cui cinque torri perime- spetto al raccordo “a corridoio” in Losa; nell’unione, per interno, di C a D nel
trali muniscono le cuspidi d’un bastione pentagonoide (figg. 8-9). Lughèrras mentre nel Losa D è isolata con uscita esterna sopraelevata; nel totale
raccordo interno per corridoi paralleli alle cortine illuminati da feritoie, delle
La fig. 8, 1-6 presenta esempi in cui si riconoscono tre varietà di nuraghi camere delle torri marginali (B, C, D) nel nuraghe Santu Antìne.
trilobati. Materiali vari, soprattutto di terracotta e di bronzo, trovati dentro le tholoi e
Nella prima varietà, visibile nel nuraghe Longu di Cùglieri (fig. 8, 1), da un nei pozzi (p, tav. XLIII, 2) dei cortili del Losa-Lughèrras-Santu Antìne, stanno
robusto anello murario che avvolge concentricamente il mastio A, si dipartono, a provare che lo schema del trilobo curvilineo esisteva già nei tempi dell’VIII se-
con pronunziamento di tre quarti di cerchio rispetto al raccordo anulare, tre colo a.C. L’inserto aggiuntivo “a tancato” del Lughèrras potrebbe esser stato
torrette: due situate frontalmente alla torre antica (B, C) con un interposto portato nel VII secolo a.C.
grande cortile di disimpegno spaziale (E), e la terza emergente all’opposto nella Dello schema predetto si hanno anche versioni imbarbarite e decadute co-
parte retrale (D). L’ingresso dall’esterno sta nell’angolo della cortina curvilinea me, per esempio, nel nuraghe Asòru di San Vito (tavv. XVII-XXI).
di prospetto presso la torretta B; i vani di A, B e C sono coordinati dal cortile
verso cui convergono i corridoi, e D presenta, forse, un’uscita indipendente che Esempi di nuraghi quadrilobati si vedono nella fig. 9, 1-4. Si riconducono a
consentiva improvvise e nascoste sortite. due varietà.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

In una il corpo quadrilatero aggiunto mostra cortine e torri d’angolo fuse in Sono questi nuraghi polilobati, i quali talvolta assumono proporzioni gigan-
unica linea curva e sinuosa, linea concava sulle cortine, convessa alla leggera tesche e poderose, a presentare ulteriori espedienti difensivi tradotti in più vasti
prominenza delle quattro torri marginali. La torre antica (A) e le torrette ango- dispositivi destinati a rendere più munito e sicuro il già valido e protetto ba-
lari frontali (B, C) hanno i vani disimpegnati dal cortile (F); le torrette angolari stione del nuraghe plurimo.
tergali (D, E) sono raccordate alle frontali (B, C) da corridoi che seguono il Si tratta di esempi di arte militare molto progredita, in cui si scorge da un
profilo ondulato delle cortine. Tale schema è ben chiaro nel nuraghe Santa Bàr- lato il felice risultato della completa maturazione di formule e soluzioni archi-
bara di Macomèr (fig. 9, 1, tav. LV). tettoniche della civiltà locale, e dall’altro lato si coglie il riflesso di conoscenze e
I nuraghi a fig. 9, 2-4 esemplificano la seconda varietà, a bastione quadrango- di insegnamenti della poliorcetica di popoli esterni (Cartaginesi, Greci etc.).
lare con sequenza di torri e cortine rettocurvilinee. Nel nuraghe Còa perdòsa di Sè- Questi grandiosi e complessi edifizi fortificati, se hanno conosciuto l’impeto di
neghe (fig. 9, 2), il quale mostra anche il tratto retrale del mastio non coperto né assalti a scorreria delle truppe indigene nella guerra tribale interna, hanno so-
protetto dal fasciame, si ha un misto di cortine rettilinee e curvilinee. Del resto, prattutto sostenuto il peso di assedi prolungati degli eserciti di conquista, in
come nei nuraghi Sa Serra-Orròli (fig. 9, 3) e Su Nuraxi-Barùmini (fig. 9, 4, tavv. particolare di quelli cartaginesi, armati dei ritrovati bellici più efficaci, quali
LVII-LXXI), le celle del mastio (A) e delle torri perimetrali (B, C, D, E) sono col- arieti ed altre macchine di urto e di tiro.
legate fra di loro dal più ampio spazio del cortile scoperto che dava aria e luce ai
vani (tavv. LXI, LXIII, 1-2) e sboccano nel cortile stesso o direttamente (B, C, D) A fig. 10, 1-4 è data un’esemplificazione molto istruttiva di siffatte fortezze
oppure tramite un lungo corridoio curvilineo praticato nello spessore murario a nuragiche. A fig. 10, 1 è il disegno di piano completo del nuraghe Lughèrras, a
raggiro della torre primitiva (E). L’ingresso alla fortezza in ogni caso è aperto nella fig. 10, 2 quello del Su Nuraxi, a fig. 10, 3 quello del Domu s’Orku di Domusnò-
cortina frontale, spostato verso l’angolo con la torre di sinistra (B), nel Su Nuraxi vas (tavv. LXXVII-LXXIX) e, infine, a fig. 10, 4 si vede la rappresentazione
(fig. 9, 4) difeso da due garette di guardia. Il medesimo Su Nuraxi presenta le came- planimetrica del formidabile nuraghe Orrùbiu di Orròli.
re d’arme delle torri perimetrali munite di feritoie a doppio ordine (tavv. LXIV, 2, Tutte e quattro le fortezze predette sono accomunate dalla esistenza intorno
LXV, 3) ed è provvisto di due pozzi per riserva d’acqua potabile durante gli assedi al bastione interno plurilobato, di un vasto antemurale o “proteichisma” o lizza
prolungati: un pozzo nel cortile p (tav. LXIII, 1) e l’altro nella torretta E, dietro la a sequenza di torri unite da cortine rettilinee. Questo recinto turrito forma la
torre primitiva, nella parte più riposta e di difficile accesso del forte. linea più esterna di difesa del forte, situata davanti alla linea interna principale
Per quanto riguarda le due cennate varietà di nuraghi quadrilobati, segnalia- del bastione col fine di proteggerlo attraverso il diaframma e lo schermo del ro-
mo i diversi modi di sentire la linea, a ritmo continuo e a ritmo spezzato, nota- busto baluardo. Si tratta d’una concezione difensiva a linee concentriche terraz-
ti per i nuraghi trilobati. zate, in cui gli spalti vanno elevandosi a gradoni di tiro dalla campagna verso il
Ceramiche caratteristiche rinvenute nel pozzo del nuraghe Piscu di Suelli – centro della fortezza sino a culminare nel mastio destinato a punto di osserva-
un quadrilobato della varietà a profilo rettocurvilineo, tav. CIII, 4 – ed altri zione e a centrale di comando. Il Su Nuraxi di Barùmini (fig. 10, 2) per esser
materiali avutisi dal Su Nuraxi di Barùmini, permettono di accertare l’esistenza stato totalmente messo in luce e per la buona conservazione dei vari elementi
dello schema a quadrilobo già nell’VIII secolo a.C. A Barùmini deve ritenersi della cintura concentrica difensiva, permette di farsi un’idea delle diverse quote
anche più antico: del IX secolo a.C. di elevazione delle terrazze d’arme (tav. LVIII, 2). L’esterna dell’antemurale era
alta 10 metri, quella mediana del bastione quadrilobato la sovrastava di 5 metri
Situando una torretta a metà circa della cortina d’unione fra le torri frontale e re- giungendo a m 15 d’altezza, e, al sommo del complesso, dominava il mastio
trale del lato sinistro (B, E) del nuraghe Orrùbiu di Orròli (fig. 9, 5, tav. LXXX), si dai suoi 20 metri. Per tutta l’estensione delle cerchie gradonate, sopra gli spalti
ottenne il disegno del nuraghe pentalobato, in cui il pentagono è completato dalle e dentro le camere d’arme operava, in tempi di guerra, una massa di circa 200
due torri marginali del lato destro (C, D). La sequenza di profilo è rettocurvilinea soldati delle varie specialità: spatari (tav. XC), frombolieri (tav. XCI), arcieri
come in una varietà dei quadrilobati e dei trilobati. Il cortile G, nel quale si entra per (tav. XCII) al comando dei capi militari, i potenti re-pastori (tav. LXXXIX).
un ingresso a doppia garetta come nel Su Nuraxi, raccorda i vani del mastio e delle La cerchia esterna o antemurale si presenta di figura poligonale, talvolta ab-
torri perimetrali, con sfocio diretto delle due frontali (B, C) e della laterale sinistra bastanza regolare: come nel Lughèrras (fig. 10, 1), di forma quadrilatera con
(F), con collegamento a lungo corridoio a raggiro di mastio delle due tergali (D, E). quattro torri per angolo (G, H, I, L), e nel Su Nuraxi (fig. 10, 2) a disegno epta-
Si può supporre che anche la figura del nuraghe pentalobato si conoscesse gonale con sette torri allo spigolo delle sette cortine rettilinee (G, H, M, N, O,
già dall’VIII secolo a.C. Certo essa è anteriore al VI secolo, età in cui la fortezza P, Q); tavv. LXVI-LXXI. Nel nuraghe Orrùbiu (fig. 10, 4, tav. LXXX), il fonda-
dell’Orrùbiu cadde in mano dei Cartaginesi. mentale schema della lizza a poligono di torri e cortine in linea retta, visibile nei

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

lati Sud-ovest-nord (P, Q, R, H, I), è variato ed alterato, sul lato Est, da una se- Nel primo lo spazio fra l’antemurale ed il bastione è suddiviso in due corti d’arme,
quenza a spezzata di speroni curvilinei a sporgenze e rientranze angolari (L, M, con ingressi separati: la prima corte M battuta dalle torri N ed L (tav. LXXIX, 3-4),
N, O). Nel nuraghe Domu s’Orku di Domusnòvas (fig. 10, 3, tavv. LXXVII- l’altra – la maggiore – segnata con la lettera I, vigilata dalle torri F-G della lizza e
LXXIX), l’antemurale costituito di cinque torri (F, G, H, L, N) collegate da cor- B, D, C del bastione (tavv. LXXVII, 4, LXXVIII, a sinistra). Nel nuraghe Losa,
tine rettilinee, non circonda l’intero corpo polilobato del bastione interno – una nel tratto del ridotto del pozzo, lo stretto spazio G, compreso fra la torre E e le
massa esagonoide con tre torri frontali (B, D, C) e cortile (E) intorno al mastio punte turrite del bastione B e C, è una specie di camera della morte in cui chi si
A –; invece, ripiega verso la cuspide Sudest (C) del bastione e vi si addossa con avventurava non aveva scampo alcuno (tavv. XXX, 2).
ampio svolto rotondo (I), lasciando scoperto ed esposto all’urto diretto il tratto Il ritrovato dell’antemurale è noto fin dal secolo IX a.C. Lo dimostra l’anti-
Est-nordest del bastione stesso (tav. LXXVIII). Analogamente ne Losa (fig. 11), ca lizza del Su Nuraxi di Barùmini, della quale nella pianta si vedono le torri
stando a quanto ora appare, resta coperto dall’antemurale – formato da due tor- M ed O incorporate, ad integrazione di difesa, nel nuovo antemurale dell’VIII
ri (E, F) unite da una cortina a spezzata – soltanto il fianco Nordovestovest del secolo, più vasto e munito (tav. LVI). Dell’VIII secolo, ma anche di tempi più
bastione trilobato (tavv. XXVIII, 2, XXIX-XXX), mentre il resto sembra lasciato tardivi, potrebbero essere gli antemurali del Lughèrras e del Losa. Tutte le lizze,
aperto alle offese (tavv. XXVII, XXVIII, 1, XXIX, 1). Qui però è da osservare però, saranno anteriori alla fine del VI secolo a.C., quando le fortezze in dis-
che la lizza pare esser stata costruita più che allo scopo di difendere il nucleo in- corso capitolarono di fronte alle maggiori forze e agli strumenti di guerra più
terno col frapporre la cintura d’una muraglia periferica come negli altri esempi efficienti e perfezionati dei Cartaginesi.
di nuraghi “a proteichisma”, per costituire invece una sorta di ridotto fortificato
a protezione del pozzo contenuto nella torretta E. La vera e propria funzione di an- Al confronto con il grado di evoluzione formale e tecnica raggiunto dal nu-
temurale era assolta dal vastissimo recinto ellittico-pentagonoide, di m 292 di lun- raghe “a tholos”, risalta, per opposto, il corso introverso e pigro della forma del
ghezza in senso Nordovest-sudest x 133 metri di larghezza media, circondante nuraghe “a corridoio”, il quale resta sostanzialmente allo stadio elementare e, in
da ogni parte e proteggente, dalle torri e dalle cortine, il grosso villaggio di ca- ogni caso, dà l’idea d’una costruzione povera e scaduta architettonicamente. Si
panne compreso fra il recinto stesso e il bastione trilobato, quest’ultimo spostato tratta d’un ciclo abortivo d’una forma primitiva all’apparenza (e altrove, fuori
verso il lato Nord della grande muraglia recintoria. della Sardegna, effettivamente primitiva e arcaica) la cui elaborazione fu impe-
In queste cerchie esterne noi possiamo osservare una molteplicità interes- dita da condizioni naturali e da particolari situazioni economiche e storiche di
sante di ritrovati e di espedienti dell’arte architettonica dell’assedio. depressione della società che la produsse (fig. 12; tavv. LXXXI-LXXXV).
In tutti i nuraghi esaminati le cortine rientrano profondamente dal profilo Le caratteristiche essenziali di queste costruzioni “subalterne” che chiamia-
delle torri, ciò evidentemente per attirare l’assediante verso la cortina ed abbat- mo anche “pseudonuraghi”, in quanto danno la parvenza del nuraghe classico
terlo nel ristretto spazio col tiro incrociato degli archi piazzati nelle feritoie del- “a tholos” in alcuni elementi (opera megalitica a filari, profilo circolare del peri-
le torri e delle cortine; si veda G-H, M-Q di Barùmini (tav. LXVI, 1, 3), L di metro in qualche esempio etc.), sono due. Una consiste nella figura del contor-
Domu s’Orku, Q ed R di Orrùbiu, E ed F di Losa (tavv. XXIX, XXX, 1). Con no il quale, tranne qualche esempio di piano a tutto tondo, come nel Sant’Àl-
i profili a zigzag di cortine (Losa, fra E ed F, tav. XXX, 1) e col frastaglio di vera di Ozièri (fig. 12, 1), nel Cùnculu di Scanu (fig. 12, 2), nel Peppe Gallu
speroni tortuosi (Orrùbiu, L, M, N, O) si creano angoli morti per deviare e dis- di Uri (tav. LXXXIV), si allontana dalla forma planimetrica circolare della torre
orientare gli assalitori. Oppure si fa in modo di frazionare il nemico, per batter- nuragica tipica. L’altra caratteristica si presenta nella sostituzione della camera
lo separatamente in luoghi di particolare efficacia offensiva. “a tholos” con copertura ad aggetto, con uno (generalmente) o più corridoi con
Nel nuraghe di Barùmini, una poderosa ridotta a tenaglia (L), costruita anche tetto a solaio piano di lastre. Taluni esempi mostrano un piano rialzato a cui si
per recingere e difendere entro l’alto muro megalitico la grande Sala del Consi- sale per mezzo di scale che partono dal corridoio, a fior di pavimento (fig. 12,
glio (I), attirava nel chiuso dello spazio triangolare il nemico che fosse riuscito a 4-5, 8, 13; si veda anche il nuraghe Albùciu di Arzachena). Non vi è caso di
forzare l’ingresso esterno e lì consentiva di concentrargli addosso il tiro ravvicina- più d’un piano rilevato, come invece si dà per il nuraghe “a tholos”. Nella mag-
to, dalle feritoie e dagli spalti, delle armi dei difensori delle torri H ed M (tavv. gior parte dei pseudonuraghi il piano alto corrisponde a un terrazzo talvolta so-
LXX, 3, LXXI). Che se, poi, una parte del contingente d’urto, evitando l’offesa, speso ed aggettante su mensole (nuraghe Albùciu).
fosse penetrato per l’ingresso interno di L nel settore interiore dell’antemurale, La fig. 12, 1-13 offre un’esemplificazione sufficientemente indicativa delle
entrava sotto il tiro dei piombatoi delle torri C ed E e dell’interposta cortina rice- varietà dei nuraghi “a corridoio”. L’ordine nel grafico non pretende ad alcuna
vendo in pari tempo alle spalle i colpi delle batterie delle torri citate H ed M. Il significazione evolutiva del tipo. Gli esempi sono sommariamente raggruppati
concetto della difesa a compartimenti riappare nei nuraghi Domu s’Orku e Losa. e classificati secondo la forma del profilo esterno.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

I citati nuraghi di Sant’Àlvera e Cùnculu (fig. 12, 1-2) mostrano linea ro- I corridoi o traversano tutto l’edifizio (donde il termine di “nuraghe a galle-
tonda di contorno, sicché, all’esterno, come il Peppe Gallu (tav. LXXXIV), si ria” usato per alcuni esempi: fig. 12, 1, 4-6, 8, 10-11) o penetrano profonda-
possono confondere con la forma del nuraghe classico a tronco di cono. I nn. mente nel vivo della massa muraria senza fuoruscire dalla parte opposta a quel-
3-6 della stessa fig. 12, sono nuraghi a pianta ellittica: il n. 3 è il Siligògu di Si- la dell’ingresso principale attraverso un ingresso secondario come si dà, invece,
lànus, il n. 4 il Tùsari di Bortigali, il n. 5 il Sèneghe di Suni e il n. 6 il Giànna per i nuraghi “a tunnel”.
Uda di Bonàrcado. Variazioni di profilo ellittico e combinazione di gusto retto- Nei corridoi a doppio ingresso si misurano lunghezze da m 18 (Tùsari, Bù-
curvilineo si osservano nel nuraghe Mulinèddu di Sàgama (fig. 12, 7) a tre quar- das: fig. 12, 4, 11) a m 11 (Giànna Uda: fig. 12, 6) con media, su 7, di m 14,70
ti di ellisse col lato Nord rettilineo; nel Funtanedda dello stesso Comune (fig. (tondo 15); larghezze da m 1,60 (Sèneghe: fig. 12, 5) a m 0,70 (Bùdas: fig. 12,
12, 8) con ellissi tronca sui lati brevi e dritti; nel Lighedu di Suni (fig. 12, 9) in 11), con media, su 7, di m 1,10; altezze da m 3,00 (Funtanedda: fig. 12, 8) a m
forma di ferro di cavallo con la fronte in linea retta. Figura subrotonda presenta 1,58 (Bùdas: fig. 12, 11), con media, su 7, di m 2,06 (tondo 2). Gli ingressi
il nuraghe Perca ’e Pazza di Bolòtana (fig. 12, 10), subellittica il Bùdas di Tèm- principali, esposti a Est (fig. 12, 8, 10), Sudest (fig. 12, 4), Sud (fig. 12, 5, tav.
pio (fig. 12, 11), mentre il profilo subquadrangolare del Tanca Manna (fig. 12, LXXXI, 1), Sudovest (fig. 12, 1, 6, 11), sono larghi in media, su 7, m 1,20, alti
12) e dell’Agnu o Monte di Deu (tav. LXXXV) rispettivamente di Tèmpio e m 1,60 (media di 5). Nei corridoi a fondo cieco (cioè con un solo ingresso) si
Calangianus, trova completezza di schema rettangolare nel Fronte ’e Mola di hanno lunghezze da m 12,40 (Fronte ’e Mola: fig. 12, 13) a 4,40 (Tanca Man-
Thièsi (fig. 12, 13). Molto irregolare, non definibile in una figura geometrica, na: fig. 12, 12) con media, su 5 (fig. 12, 2-3, 9, 12-13), di m 7,30; larghezze da
è, infine, lo schema di pianta rettocurvilineo e concavo-convesso del “pseudo- m 1,60 (Fronte ’e Mola: fig. 12, 13) a 1,00 (Siligògu; fig. 12, 3) con media, su
nuraghe” Brunku Màdili di Gèsturi (tavv. LXXXI-LXXXIII). 6, di m 1,26; altezze da m 2,75 (Lighedu: fig. 12, 9) a m 1,12 (Siligògu: fig. 12,
Quanto alle proporzioni in piano dei nostri nuraghi “a corridoio”, quelli a 3) con media, su 6, di m 1,71. Gli ingressi, con esposizione a Est (fig. 12, 2, 9),
contorno circolare mostrano diametri da m 10,80 (Sant’Àlvera) a 10 (Cùnculu) a Sudest (fig. 12, 7), a Sud (fig. 12, 3, 13), a Nordovest (fig. 12, 12), presentano
sono le misure delle torri rotonde “a tholos”. Nei nuraghi a profilo ellittico o a va- medie di larghezza di m 1,17 (su 4) e di altezza di m 1,63 (su 3). Tutti i corri-
riazioni d’ellisse (fig. 12, 3-9) si va dai m 19,60 x 14 del Sèneghe-Suni (fig. 12, 5) doi, talvolta leggermente ristretti di sezione verso l’alto ma per lo più a taglio
ai m 13 x 8,75 del Siligògu-Silànus (fig. 12, 3), con media di m 16,25 (in tondo rettangolare, sono coperti con lastroni orizzontali che formano un solaio piano.
16) x 11,14 (in tondo 11) sui 7 esempi. Metri 13 x 12 ha il Perca ’e Pazza (fig. La funzione dei corridoi è quella di assicurare il transito e di disimpegnare
12, 10) e, rispettivamente, m 19 x 15 e 16 x 12 hanno i due nuraghi galluresi di l’ingresso alle cellette del dromos e la salita, per mezzo delle scale, al piano supe-
Bùdas e Tanca Manna (fig. 12, 11-12). Nel nuraghe rettangolare di Fronte ’e riore, dove questo esiste.
Mola (fig. 12, 13) si misura una lunghezza di m 16 e una larghezza di m 12. Infi- Le cellette sono disposte o solo lateralmente, da un’unica (fig. 12, 1, 11) o
ne, cito le proporzioni veramente grandiose e, per quanto mi consta le maggiori da ambe le parti (fig. 12, 4-5, 8), oppure insieme ai lati e sul fondo (fig. 12, 2-3,
nei “pseudonuraghi”, del Brunku Màdili, di m 28,30 x 16,50 (tav. LXXXI, 1). 9, 12-13), talvolta con simmetrica, per quanto non perfetta, corrispondenza
Per l’elevato si conoscono altezze residue massime di m 6 (Sèneghe-Suni) e (fig. 12, 2-4, 9, 12-13). Esse si presentano di figura rettangolare, per lo più con
5,30 (Tanca Manna-Tèmpio), ma la media, in 12 esempi (fig. 12, 1-12), è di la parete di fondo curvilinea (fig. 12, 1-5, 8-9, 13) o a pianta ellittica od oblun-
m 3,50, ciò che fa pensare a costruzioni piuttosto basse e massiccie, in origine ga (fig. 12, 11-12).
raggiungenti un massimo di dieci metri o poco più. Le misure in profondità variano da m 5,90 (Sèneghe: fig. 12, 5) a m 1,15
(Siligògu: fig. 12, 3) con media, su 9, di m 2,56; quelle in larghezza da m 5,20
Il corridoio, situato alla mezzeria (fig. 12, 2, 4-5, 9-13) o di lato con mag- (Tanca Manna: fig. 12, 12) a m 0,60 (Sèneghe: fig. 12, 5) con media, su 10, di
giore o minore vicinanza all’estremo (fig. 12, 1, 3, 6-8), si allinea sull’asse lon- m 1,50: quelle in altezza da m 3 (Cùnculu: fig. 12, 2) a 1,10 (Siligògu: fig. 12,
gitudinale (fig. 12, 4, 12-13) ma soprattutto segue l’asse trasversale della torre 3), con media, su 8, di m 1,90. Anche il soffitto delle celle, come la copertura
(fig. 12, 3, 5, 11) con percorso per lo più rettilineo (fig. 12, 2-3, 5-9, 12-13), e dei corridoi, è tabulato.
a volte però con svolto angolare (fig. 12, 1, 10-11, tav. LXXXI, 1) o con profilo
tortuoso (fig. 12, 4). Si hanno casi di nuraghi a doppio corridoio (fig. 12, 11). I nuraghi a fig. 12, 4 (Tùsari), 5 (Sèneghe), 8 (Funtanedda), 13 (Fronte ’e
Da ricordare, per la sua singolarità il “pseudonuraghe” di Friorosu, in territorio Mola) conservano resti, più o meno estesi, della scala che portava al piano rial-
di Mogorella, costruzione di pianta ellittica con tre corridoi normali a un lato zato. Una scala è pure da supporsi nel Tanca Manna (fig. 12, 12) perché si ha
lungo e che introducono ciascuno a una celletta tondeggiante, con disposizione traccia di un piano alto. Scale al terrazzo presentano pure i “pseudonuraghi”
che ricorda quella di certi “sesi” di Pantelleria. Agnu (tav. LXXXV), Albùciu e Peppe Gallu, in quest’ultimo edifizio partente

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

da un andito con apertura esterna sopraelevata (tav. LXXXIV). Per gli altri nu- e nel calcare – pietre usate nei pseudonuraghi: tavv. LXXXI-LXXXIV – si otten-
raghi “a corridoio” non possediamo elementi sicuri dell’esistenza d’una parte nero, in nuraghi “a tholos”, pezzature perfette), le strutture dei paramenti dei nu-
superiore che tuttavia può pensarsi in più d’uno di essi, per analogia con quelli raghi “a corridoio” sono d’aspetto per lo più rozzo e trascurato. Domina l’uso del-
meno incompleti nei quali si presentano avanzi ben riconoscibili. l’opera poliedrica, con massi adoperati al naturale o appena sbozzati con la
A giudicare dagli esempi rimastine, la scala è situata di massima sul lato de- mazza, di formato grande e talvolta grandissimo. Si fa eccezione nei vani di porte
stro del corridoio, da m 7,50 (Tùsari: fig. 12, 4) a m 2,40 (Sèneghe: fig. 12, 5) e finestre in cui, di frequente, si osservano stipiti e architravi lavorati con una cer-
di distanza dall’ingresso principale. La scala nasce a piano terra, come quella ta perizia. Mancano – segno di decadenza – certi ritrovati tecnici comuni ai nura-
dei nuraghi “a tholos”, e sale dritta, ripida in genere, su un pianerottolo rialzato ghi “a tholos”: ad esempio lo spiraglio di scarico sugli architravi delle porte.
(m 4,80 a Fronte ’e Mola, m 2,80 a Tùsari: fig. 2, 8), ubicato sul fianco della
costruzione presso al margine esterno in modo da ricevere luce attraverso una I circa trenta nuraghi “a corridoio”, limitati, per quanto se ne sa, a zone re-
finestra che guarda sulla campagna a Nordest (Tùsari: fig. 12, 4) ed Est (Sène- cesse della Gallura, del Gocèano, del Màrghine, della Planàrgia, del Montifer-
ghe: fig. 12, 5). Nel Sèneghe si hanno due vani di scala, a 5 metri di distanza ru, di Parte Usèllus, del Sarcidano etc., occupano per lo più la sommità di altu-
l’uno dall’altro, che si raccordano sul pianerottolo descrivendo una mezza ellissi re, da m 800 (Perca ’e Pazza) a m 271 di quota (Giànna Uda), con media di m
entro lo spessore murario (fig. 2, 7). 430 (su 11 esempi).
Le luci delle scale sono larghe, alla base, da m 1,30 (Sèneghe) a m 1 (Tùsa- Talvolta dominanti (Bùdas, Tanca Manna, Agnu, Brunku Màdili), ma spes-
ri), l’altezza va da m 1,70 (Tùsari) a m 2,30 (Sèneghe). so con vista esclusa intenzionalmente (Cùnculu, Sèneghe) o seminascosti tra
Dal pianerottolo parte il corridoio che serve gli ambienti del piano superiore, formazioni rocciose (Perca ’e Pazza), sono situati in luoghi accessibili per pas-
con percorso ora rettilineo angolato (Fronte ’e Mola), ora curvilineo (Sèneghe), saggi obbligati e aperti a una sola direzione, mentre per il resto dell’area scen-
ora a decisa spirale o chiocciola (Tùsari), sì da ricordare lo sviluppo elicoidale dono precipiti a causa della presenza di rupi acclivi. Spesso, non lontana, è l’ac-
dei vani di scala dei nuraghi “a tholos” (fig. 2, 8). Rispetto a quest’ultimo tipo di qua potabile e, talvolta, il bosco concorre a mimetizzare le torri.
scala, il nostro a rampa dritta sul corridoio, rappresenta una soluzione affatto di- Le quali, evidentemente, sono torri di difesa, come quelle dei nuraghi “a
versa e certo più moderna, che nasce da un nuovo gusto e che si adatta alla linea tholos”.
differente delle nuove costruzioni d’impianto ellittico-quadrangolare. Ciò è dimostrato, innanzitutto, dalla descritta situazione topografica dei
Stando ai resti dei nuraghi che lo mostrano ancora, il piano superiore è va- monumenti. Lo confermano, in genere, l’aspetto massiccio e l’opera megalitica
riamente conformato. O pare ripetere lo schema a corridoio del piano terra degli stessi. In particolare, poi, abbiamo elementi che escludendo altro uso, ad
(Sèneghe), o contiene un grande camerone rettangolare, di m 8 x 4, spostato esempio quello di tomba, indicano la destinazione militare. Infatti, per quanto
sul lato sinistro dell’edifizio forse per ragioni di illuminazione (Fronte Mola), siano bassi gli ingressi dei pseudonuraghi, superano di molto, coi m 1,63 di al-
oppure si rileva di lato a formare una torretta – forse osservatorio – scavata a tezza media, i m 0,50/0,70 di elevato dei portelli delle tombe megalitiche e del-
chiocciola dal corridoio che porta alla piccola cella interna, a sezione ogivale, di le “tombe di giganti”. Il doppio ingresso e la scala, poi, sono inconcepibili in
m 2,50 di diametro x 1,60 d’altezza (Tùsari: fig. 2, 8). Nel nuraghe Albùciu un sepolcro. Porte e corridoi, alti quest’ultimi in media m 1,88, eran fatti per il
una torretta emerge sul terrazzo a parapetto sospeso su mensole. transito, ripetuto e frequente, di persone vive e non per farvi passare morti i
Si deve osservare che nei due piani, ma specialmente nel piano inferiore dei quali, come è ovvio, non avevan bisogno di scale.
“pseudonuraghi”, la luce doveva penetrare assai scarsa e debole. Ne filtrava at- Ma, a parte queste evidenti considerazioni che provano l’abitabilità e l’effetti-
traverso la finestra al livello del pianerottolo della scala e, nel corridoio inferiore va originaria abitazione del tipo di costruzione in esame, alcuni specifici ritrovati
e nelle cellette prospicienti, veniva dall’unico o dal duplice ingresso nella quan- ne precisano la natura di dimora fortificata, per di più d’uno speciale e distinto ti-
tità limitata consentita dalla piccolezza del vano piuttosto basso e angusto (m po. L’ingresso principale, a Sud, del nuraghe Sèneghe è sollevato dal piano di
1,63). Nel nuraghe Sèneghe (fig. 12, 5) un lungo e strettissimo pertugio aperto campagna di m 1,50 (fig. 2, 7) per renderne difficile l’accesso, una volta levata la
sul lato Ovest della costruzione, illumina la celletta centrale sul fianco sinistro scala retrattile di legno. Dicasi lo stesso del Peppe Gallu, rialzato da terra, coi suoi
del dromos. In genere le torri erano tenute in penombra intenzionalmente, per due ingressi, di m 1,60/2,50. È da tener presente il profilo, a risvolto angolare
ragioni che spiegherò più avanti. improvviso, dei corridoi dei nuraghi Sant’Àlvera, Perca ’e Pazza, Bùdas, Brunku
Màdili, e quello tortuoso, un po’ labirintico, del Tùsari, cosiffatti allo scopo di dis-
Giova rilevare il carattere dell’opera muraria. A parte la scelta della pietra che, orientare chi vi fosse penetrato senza conoscerli. Il nemico veniva attratto nella
come nel granito (tav. LXXXV), è di taglio difficile (ma nel basalto, nella trachite profondità di questi lunghi e lunghissimi corridoi, tenuti volutamente in uno stato

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di semioscurità, e, una volta addentratosi nel tranello di quegli angusti passaggi, finale d’uno speciale elemento costruttivo, cioè del corridoio di disimpegno di vani,
veniva repentinamente assalito dai gruppi d’armati annidati nelle garette dell’andi- in soluzioni particolari di ampliamento di nuraghi della forma “a tholos”.
to. L’incauto assalitore era preso in mezzo, aggredito di fianco e di spalle di garetta Già nel nuraghe Palmavera (fig. 5, 7) si può osservare che la parte frontale a
in garetta e veniva abbattuto a colpi di pugnale in una stretta colluttazione. Che segmento di ellissi aggiunta alla torre antica a camera “voltata”, mostra uno sche-
se, poi, ad eliminare il pericolo dell’incursione nemica non fosse bastato il nerbo di ma di corridoio tabulato a coppia di garette analogo a quello dei corridoi del Sili-
uomini di guardia nel corridoio inferiore, accorrevano in soccorso, per le scale, i gògu (fig. 12, 3) e del Fronte ’e Mola (fig. 12, 13). In fondo poi il dispositivo
soldati di scolta appostati nel piano superiore o nel terrazzo, e annientavano l’ulti- altro non è che uno sviluppo degli anditi d’ingresso delle cortine di prospetto
ma disperata resistenza con lo sterminio totale. dei nuraghi plurimi “a tholos”, quali si vedono, ad esempio, nel Su Nuraxi di
La concezione di difesa dunque non si fonda più, come abbiamo visto nei Barùmini (fig. 10, 2) e nell’Orrùbiu di Orròli (fig. 10, 4). L’inserto aggiuntivo
nuraghi plurimi e polilobati, su uno spiegamento fisso che manovra dalle ca- del Palmavera è, come si è detto, di circa l’VIII secolo a.C.
mere d’arme e sugli spalti contro un’offesa statica, prolungata nel tempo e orga- Premesse al tipo del pseudonuraghe si colgono nel nuraghe Gurti Àqua-Nurri
nizzata in grandi masse d’urto. Si affida, invece, all’agguato insidioso di piccole (fig. 13, 1), dove l’inserto a tre quarti di ellissi addossato posteriormente alla torre
unità mobili abituate ai colpi di mano e alla lotta a corpo a corpo col nemico primitiva A, nasconde un corridoio (C) di m 8 di lunghezza x 0,79/0,92 di lar-
che attacca, pur esso, di sorpresa in rapide scorrerie. In definitiva, sembra di in- ghezza x 1,50/1,90 d’altezza, in funzione di raccordo fra A e l’opposta torretta B
dividuare nel tipo del pseudonuraghe un dispositivo fortificato che risponde al- con cameruccia a ogiva. L’ingresso dall’esterno è dato dall’andito D, normale a C,
le esigenze della guerriglia, e non più alle norme e alle formule della guerra con un disegno di piano esemplato sullo schema a corridoi incrociati della parte
d’assedio a grande spiegamento di forze militari, riconoscibili nelle fortezze nu- anteriore del trilobo del Losa (fig. 8, 4), e dei corpi turriti ad addizione frontale
ragiche complesse del tipo “a tholos”. dei nuraghi Krasta e Addèu (fig. 6, 5-6). Nel complesso architettonico si ricono-
sce l’applicazione dello schema “a tancato” dove il cortile di raccordo viene sosti-
Ho ripetutamente sostenuto che se vi fu un tempo, nello sviluppo della civiltà tuito col lungo corridoio a solaio piano.
nuragica, in cui le condizioni del terreno e lo stato storico delle popolazioni indige- Anche i nuraghi di Serra Cràstula A (piccolo castello) – Bonàrcado (fig. 13, 2)
ne imposero l’uso della guerriglia, questo fu il periodo di lotte cruente e feroci inter- e del Santu Perdu-Nurri (fig. 13, 3), mostrano l’aggiunta di corpi costruttivi ellit-
venute fra le genti nuragiche dei monti e i Cartaginesi dapprima e i Romani poi, a tici e subovali all’originaria torre “a tholos” (A). Nelle due costruzioni si osservano
noi note attraverso la narrazione soltanto degli ultimi e decisivi episodi militari. ancora, nel vivo dei membri addossati, soluzioni e tecniche costruttive caratteri-
Ribadisco l’ipotesi che i termini di «costruzioni sotterranee» (oikéseis katà- stiche del nuraghe “a tholos”: cortili (B), torrette sussidiarie (C, D del Santu Per-
gheioi) e di «grotte» (orùgmata), riportati da Diodoro (IV, 30; V, 15, 4) su in- du), il tutto con pareti o soffitti in aggetto. Ma i profondi e stretti corridoi piatta-
formazione di Timeo del IV secolo a.C., e quello di «spelonche» (spélaia) usato bandati che scavano gli enormi fasciami murari (C, D, E, F del Serra Cràstula; E,
da Pausania (X, 17) e da Zonara (VIII, 18) con riferimento alle campagne con- F del Santu Perdu), per la presenza di garette e di doppi e tripli ingressi (D, E, C,
solari contro i Sardi Iolèi e Bàlari del 231 a.C., trovano l’individuazione monu- F del Serra Cràstula) e per il gioco incrociato dei passaggi (E, F del Santu Perdu),
mentale nei nostri pseudonuraghi. Questi sanno veramente di “sotterraneo” e anticipano taluni dispositivi riconosciuti nei pseudonuraghi. Ed in definitiva que-
di “grotta” e si adattano, nel loro aspetto generale e per i particolari notati, al- ste masse struttive addossate altro non sono che nuraghi “a corridoio” embrionali,
l’uso di rifugio e di nascondiglio che ne avrebbero fatto i soldati indigeni brac- il cui carattere di corpo d’opera applicato non ha ancora maturato l’evoluzione
cati dalle truppe romane d’occupazione e dai cani di fiuto fatti venire apposita- completa verso la forma costruttiva singola, individua, del tutto libera dall’antica
mente dalla Capitale. funzione complementare della forma del nuraghe “a tholos”.
Tale ipotesi, per cui i nuraghi “a corridoio” potrebbero esser stati costruiti nel Simili osservazioni sono da farsi per il nuraghe Quàu (nascosto) di Bonàrcado
periodo di tempo che va dal VI secolo a.C. al III, è stata recentemente avversata. (fig. 13, 4), costituito dall’addossamento tardivo d’una massa irregolare ellissoide,
Ma la recentissima datazione di materiale organico del nuraghe “a corridoio” di con corridoi a solaio piatto (C), cortile e torretta sussidiaria a ogiva (D, E) a un
Peppe Gallu (tav. LXXXIV), ottenuta col metodo del carbonio radioattivo 14, antico nuraghe binato con addizione tangenziale laterale di due torri “a tholos”
ponendo la costruzione fra il VI e IV secolo a.C. (tale è la cronologia fisica pro- (A, B) producenti, per effetto del rifascio, uno schema a otto.
posta dal Ton-Giorgi), torna a confermare l’ipotesi negata. Non conosciamo elementi di cultura tali da consentire una datazione degli
inserti aggiuntivi dei nuraghi Serra Cràstula, Santu Perdu e Quàu. Ma, se si tien
In effetti il tipo del nuraghe “a corridoio”, senza escludersi in assoluto un’antica conto che in essi si può scorgere l’imitazione decaduta di spartiti e soluzioni di
esperienza episodica (nota fuori della Sardegna), sembra rappresentare il risultato nuraghi plurimi dell’VIII-VII secolo a.C., si potrebbe pensare a una cronologia

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

intorno al VII-VI secolo a.C., precedente cioè non di molto o in parte coeva a 1) Nuragico arcaico o antico
quella dei pseudonuraghi. 2) Nuragico apogeico o medio
3) Nuragico della decadenza o recente o finale.
Segni di compromesso tra formule del nuraghe “a tholos” e ritrovati del tipo
di nuraghe “a corridoio” si individuano pure nel nuraghe Marasòrighes di Ottana Il Nuragico arcaico è compreso nei periodi medio e finale dell’età del Bronzo
(fig. 13, 5) e nel nuraghe Ìzzana di Àggius (fig. 13, 6), entrambi in zone monta- in Sardegna, cioè fra il 1500 a.C. ed il 1000. Lo dividiamo in due sottofasi: del
ne, isolate, e adatte a far fermentare fenomeni di segregazione e di ibridazione Nuragico arcaico I, corrispondente al Bronzo medio (1500-1200 a.C.) e del
morfologica e culturale. Nuragico arcaico II, che si svolge durante i tempi del Bronzo recente (1200-
Ambedue le costruzioni mostrano il contorno chiaramente esemplato su 1000 a.C.). Il Nuragico apogeico si pone nella prima metà dell’età del Ferro, dal
quello dei nuraghi plurimi trilobati con profilo concavo-convesso (fig. 8, 4-6). 1000 al 500 a.C. in lati termini. Al Nuragico recente o finale si può assegnare la
In esse è stato imitato, da rozze e tarde maestranze nuragiche, il modello del durata dal 500 al periodo della conquista romana dell’Isola (scorcio del III se-
Losa-Lughèrras-Santu Antìne. L’ispirazione si riconosce non soltanto nella linea colo a.C.), in connessione con la seconda età del Ferro dei paesi barbarici me-
esterna tricuspidata, alterata nel Marasòrighes con soluzioni rettilinee (angolo diterranei.
Sudovest), ma anche in particolari dell’interno. Nell’insieme il ciclo nuragico ha durato per circa 1300 anni, con manifesta-
Nel Marasòrighes si conserva intatto lo schema del cortile (C) che raccorda zioni molteplici e, talune, storicamente positive.
le camere (A, B) contenute nelle torrette frontali, con l’ingresso dall’esterno vi-
gilato da una garetta: unica variante nel gusto diverso della linea dello spazio 1) NURAGICO ARCAICO (1500-1000 a.C.)
aperto C, diventata da curva, qual è nei paradigmi del Lughèrras-Santu Antìne, a) Nuragico arcaico I (1500-1200 a.C.)
dritta e a svolti angolari nella maggior parte del perimetro. Nello Ìzzana, lo È la fase delle torri rotonde elementari, con camera “a tholos”, tipo Domu
spartito H, G-G dell’ingresso del fronte di cortina di Sudovest, ripete quello del s’Orku di Sarròk (fig. 2, 1).
Losa, con la differenza che il ramo sinistro di corridoio (G) raggiunge anziché Vi si possono riferire nuraghi non scavati o distrutti, come il nucleo origina-
una camera “a tholos” come nel Losa, un altro corridoio normale (F); ed il sen- rio del nuraghe Sant’Antìoco di Bisàrcio-Ozièri e del Serra Ilixi di Nuragus. La
so circolatorio dei corridoi ed il gusto di scavo della massa con la grande tholos A datazione di questi edifizi elementari si basa sulla scoperta, avvenuta nelle vici-
e con le minori tholoi B, C, D, E, tradiscono la lontana suggestione dell’esempio nanze delle costruzioni, di lingotti di rame, facenti parte di tesori, segnati con
classico del Santu Antìne. Ma, per altro verso, nel Marasòrighes la cuspide lettere dell’alfabeto egeo, d’importazione o cipriota o cretese (tav. LXXXVIII).
Nord del trilobo mostra la torre percorsa per 5 metri dal corridoio piattabanda- Gli esemplari sardi di tali lingotti si ascrivono allo scadere del secolo XV a.C.,
to D, forse sfociante in un secondo ingresso opposto al principale di Sud, se- al più tardi.
condo un dispositivo da nuraghe “a corridoio”; e di stile d’andito da “pseudo-
nuraghe” sa anche il dromos del detto ingresso principale, pur esso coperto da b) Nuragico arcaico II (1200-1000 a.C.)
solaio piatto, a sezione dolmenica. Parimenti, nello Ìzzana, le soluzioni a incro- Le torri rotonde “a tholos” assumono l’aspetto di quella del Su Nuraxi di
cio angolare dei corridoi, per la gran parte piattabandati, la disposizione “labi- Barùmini (fig. 9, 4); od anche degradano alla forma della tholos a piano ellittico
rintica” degli stessi e soprattutto delle celle minori fatte per attirare il nemico del nuraghe di Enna Pruna-Mògoro.
nel viluppo oscuro dei vani, disorientarlo e colpirlo di sorpresa all’arma bianca, Vi appartengono il nuraghe di Barùmini, quelli mogoresi di Enna Pruna e
il generale aspetto dell’interno, rivelano segni propri dei “pseudonuraghi”. Su Guvèntu (tav. CIV, 1), la tholos primitiva del Palmavera ed altre tholoi del ti-
Anche la datazione del Marasòrighes e dello Ìzzana non sembrerebbe disco- po ed anche quelle dal disegno a camera ogivata con tre celle e scala d’andito,
starsi di troppo da quella dei nuraghi precedenti: VII-VI secolo a.C. come il Losa ed il Lughèrras (fig. 8, 4-5).
Gli elementi di datazione sono di duplice ordine. Uno è fornito dal risultato
Le più recenti ricerche e studi consentono di raggruppare i nuraghi in pe- dell’analisi fatta col carbonio radioattivo 14 d’un trave di legno della tholos di
riodi diversi e successivi di civiltà indigena, corrispondenti a molta parte dello Barùmini, per cui la torre primitiva viene a collocarsi intorno al 1270 a.C. più o
sviluppo dell’età del Bronzo e del Ferro del Mediterraneo occidentale. meno 200 anni. Altre prove consistono in vasi d’una “facies” nuragica particola-
Distinguiamo, ora, le seguenti fasi di cultura nuragica, a cui si possono far re, detta di Monte Claro, i quali, per risentire ancora in qualche sagoma ma so-
corrispondere particolari forme e tipi di torri megalitiche o successioni costrut- prattutto nella decorazione dell’influenza di forme e motivi prenuragici (cultura
tive di esse: del vaso campaniforme, di Fontbouïsse, in genere del Calcolitico sardo) e per

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

anticipare tipi vascolari del nuragico apogeico ai suoi primordi (Nuragico I infe- sistemato sulla terrazza a sbalzo sostenuta dalla corona di mensole del peso me-
riore, di Barùmini), possono, almeno in parte, ascriversi allo scadere del II mil- dio di 13 q (fig. 14, 1, tav. LXXVI, 1, 3-4).
lennio a.C. Tali tipi ceramici, rinvenuti in tombe e in grotte, sono stati raccolti Già nel IX secolo nascono le cerchie esterne o antemurali: lo dimostra an-
anche nei nuraghi, all’esterno (Enna Pruna e Su Guvèntu di Mògoro; Is Paras di cora una volta Barùmini. Nell’VIII secolo la lizza si rinnova e si estende nel Su
Isili) e dentro la camera in livello ancora intatto (Sa Korona di Villagreca-Caglia- Nuraxi; e la si applica nel Lughèrras, forse nel Domu ’e s’Orku di Domusnòvas
ri, nuraghe “a tholos” semplicissimo senza spazi sussidiari). e nell’Orrùbiu di Orròli (fig. 10, 1, 3, 4). Nulla vieta di pensare che antemurali
A tav. XCVII, 1-7 sono riprodotte le più caratteristiche forme di vasi nura- venissero costruiti ancora nel VI secolo a.C., perché i pericoli urgevano sempre,
gici della “facies” arcaica di Monte Claro, da tombe di Cagliari: ciotole, vasi a anzi si erano fatti maggiori (forse la lizza del Losa è di tale periodo di tempo).
beccuccio, olle, vasi situliformi, tripodi, piatti. Si tratta di ceramiche d’impasto, Nel VII, e soprattutto nel VI secolo a.C., poterono realizzarsi i fasciami
con superfici per lo più rosse, talvolta polite e lucide, decorate con tecniche e compositi, applicati alle antiche torri “a tholos”, in cui le soluzioni tecniche e le
disegni vari subgeometrici, talvolta di stile “dissociato”. Risalta l’ornato a solca- forme di spazi del nuraghe “a tholos” si confondono con quelle del nuraghe “a
ture e si distinguono i motivi ottenuti con le tecniche del ritaglio e dello straluci- corridoio”, non ancora pervenuto alla maturazione della costruzione a sé stante
do che simula la pittura. Lo stile rigido delle sagome sottolinea l’età del Bronzo. (fig. 13, 1-6), se non forse eccezionalmente: come a nuraghe Albùciu che sem-
Qualche forma vascolare e, specialmente, la decorazione a scanalature ricordano bra essere del VII secolo a.C.
esempi di civiltà enee della Penisola italiana (“terramaricola”, “appenninica” e Questo progresso cronologico dal IX circa al VI secolo a.C., dei nuraghi del
“subappenninica”) e dell’Estero (Lausitz, ceramica “excisa” e a “cannelure” della Nuragico apogeico è ben documentata dalle recenti osservazioni stratigrafiche di
Francia, della Spagna etc.). Barùmini. È documentata dalla stratigrafia costruttiva “laterale” del nuraghe che
Ciò anche varrebbe a confermare la coordinata cronologica sopraproposta mostra due fasi (Nuragico I inferiore e Nuragico I superiore); e dalla stratigrafia
del 1200-1000 a.C. “orizzontale” delle abitazioni adiacenti alla fortezza, le quali anche presentano le
stesse due fasi distinte per mezzo del tipo diverso delle strutture e in parte per la
2) NURAGICO APOGEICO O MEDIO (1000-500 a.C.) differente tipologia formale e decorativa degli oggetti, soprattutto delle cerami-
Nei primissimi tempi (1000-900 a.C.) si continuano a costruire torri isolate che. Queste due fasi, datate la prima (Nuragico I inferiore) al IX-metà VIII seco-
“a tholos” nella forma perfetta a camera tricellulare con garetta e scala d’andito, lo a.C. e la seconda (Nuragico I superiore) alla metà VIII-VI secolo a.C., si carat-
sino a giungere al modello insuperato della tholos a deambulatorio circolare del terizzano specialmente per la presenza di alcune forme vascolari confrontabili
Santu Antìne (fig. 1, 25). Ma già nel IX secolo a.C., come dimostra il nuraghe con esempi esterni alla Sardegna, di certa o di molto approssimativa cronologia.
di Barùmini, si presentano gli schemi dei nuraghi plurimi e polilobati: al Su Nel Nuragico I inferiore di Barùmini si hanno vasi (a beccuccio, a reticella,
Nuraxi, il disegno a quadrilobo di profilo retto-curvilineo (fig. 9, 4). con appendici linguiformi sul labbro etc.) comparabili, più da vicino, con
Nell’VIII secolo, poi, sono già costituiti gli inserti “a tancato”, tipo Palma- esemplari del periodo arcaico nuragico (“facies” di Monte Claro) e, più alla
vera (fig. 5, 7), che proseguono nel VII a Lughèrras (fig. 8, 5). Nello stesso se- lontana, con sagome della civiltà “subappenninica” e protolatina della Penisola
colo han preso figura definitiva gli impianti aggiuntivi a trilobo ondulato, tipo italiana dei primi tempi della civiltà del Ferro (IX-VIII secolo a.C.). Dello stra-
Losa-Lughèrras-Santu Antìne e si evolvono i modelli a piano quadrilobato ret- to culturale del Nuragico I superiore sono di particolare significato cronologico
to-curvilineo, a giudicare dalla presenza nel nuraghe Piscu di Suelli, approssi- gli “askoi” a collo obliquo (“schnabelkanne” dei Tedeschi), lisci, del tipo di tav.
mativamente databile (tav. CIII, 4). CI (da Sant’Anastàsia di Sàrdara) o decorati con motivi geometrici, del tipo di
A partire dal IX, e soprattutto nel corso dell’VIII secolo a.C., con progressi- tav. C (pure da Sant’Anastàsia), i quali trovano l’ovvio parallelo nelle culture
va diminuzione, si concludono pure le forme delle addizioni varie dei corpi protoetrusche preorientalizzanti e nella fase III della cultura sicula di Pantalica:
sussidiari: le addizioni frontali (fig. 5, 1-9, fig. 6, 1-6); quelle laterali tangenziali aspetti non anteriori all’VIII secolo a.C. In Sardegna la forma dell’“askos” ha
o meno (fig. 7, 1-5); quelle concentriche nei tipi plurilobati già visti e negli durato per tutto il VII fino al VI secolo a.C. Da segnalare anche i vasi pirifor-
schemi trilobati a profilo retto-curvilineo (fig. 8, 2-3) e nei quadrilobati a con- mi, nello stesso gusto geometrico, simili a quello dato a tav. XCVIII, sempre da
torno sinuoso o concavo-convesso, esemplificato dal Santa Bàrbara (fig. 9, 1). Sant’Anastàsia di Sàrdara. Non si sono avute a Barùmini le fogge ceramiche del
Nella seconda metà dell’VIII secolo, il quadrilobo di Barùmini viene protetto “collared vessel”; ma le ha restituite il pozzo del nuraghe Lughèrras, da riferirsi
ed ampliato col poderoso rifascio, anche in funzione di difesa contro l’ariete al periodo di tempo del Nuragico I superiore di Su Nuraxi (tav. XCIX).
kriophoros, viene modificato in una forma di bastione imprendibile sopraele- Ma la vasta dimensione cronologica del Nuragico apogeico è segnata pure da og-
vandone 7 metri da terra l’unico e basso ingresso, viene munito col piombatoio getti di varia materia, trovati in tempi diversi in altri nuraghi del periodo in esame.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

Forse è del X-IX secolo a.C. un rasoio a lama quadrangolare rinvenuto in e di semianarchia, causa principale della disfatta finale ad opera dei Romani e
un nuraghe della Nurra. Un piede di vaso tripode, restituito da livello antico del tramonto sostanziale dell’antica civiltà.
del nuraghe Losa, segna la persistenza d’una sagoma, propria di alta età del Gli elementi culturali restituiti negli scavi recenti effettuati nel nuraghe “a
Bronzo, nell’incipiente età del Ferro, con fenomeno di durata analogo a quello corridoio” del Peppe Gallu (tav. LXXXIV) rivelano uno stadio povero e decadu-
di simili tripodi nella “Niederrheinische Hügelgräberkultur” della media età di to di civiltà con la rozzezza dei tipi ceramici, ridotti a poche forme di “routine”
Halstatt-Hz 2: 900-700 a.C. All’VIII-VII secolo ci riportano nuovamente “askoi” (vasi carenati, tegami, vasi a settori etc.) senza decorazione alcuna; con i rarissimi
del tipo di Barùmini ed altri vasi con ornato geometrico (reticolato, bande trat- oggetti di bronzo; con il durare dell’industria litica espressa in schegge informi.
teggiate, cerchielli concentrici etc.), venuti in luce nei nuraghi plurimi di Pal- La tarda età è indicata da elementi d’importazione d’argento e di pasta vitrea.
mavera, Lughèrras, Losa, Piscu, Sianeddu e Baràtili di Cabras, La Prisciona di L’esame dei carboni prelevati dallo strato basale del nuraghe, viene a confermare
Arzachena. Degli stessi secoli sono due tipici oggetti bronzei: una cuspide di questo recente periodo di storia nuragica, con la datazione dal VI al IV secolo
lancia del nuraghe Losa, del tipo a tav. XCIII, datata 750-650 a.C.; e una fibu- a.C. Di bassa età, non lontana dal VI, sono pure i materiali archeologici, ancora
la a navicella venuta in luce nello spazio dell’antemurale di Barùmini, ascritta al inediti, restituiti da scavi recentissimi nei nuraghi Fronte Mola di Thièsi e Albù-
VII secolo a.C. Coeve sono grandi daghe da Siniscola (Nùoro), della foggia ciu di Arzachena, quest’ultimo forse anche del VII secolo a.C., per la presenza,
portata dal soldato a tav. XC; coeve pure le armi (spada, pugnale, bipenne) di fra gli oggetti di bronzo (che sono i più significativi) di un elemento laminato a
tavv. XCIV-XCVI, in cui si armonizzano l’efficienza, l’eleganza di linea e la ma- ornato orientalizzante, di una rozza figurina di sacerdote offerente con tutulo,
gnifica patina del bronzo. All’VIII-VII secolo a.C. si possono riferire braccialet- del tipo geometrico ma di patina nerastra simile a quella dei tardi bronzetti di
ti di bronzo con ornato a spina di pesce e zigzag, provenienti dall’interno del stile barbaricino-mediterraneizzante (Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica,
nuraghe Santu Antìne. Tempi dall’VIII al VI secolo a.C. sono indicati da sta- 1956, p. 27), d’un caratteristico pugnaletto a elsa gammata (Lilliu, Sculture cit.,
tuine varie in bronzo, rappresentanti soggetti umani e animali, custodite entro p. 29). I fittili, le ceramiche (fra cui un vaso dipinto punico), la povera industria
le fortezze nuragiche di Palmavera, Flumenlongu-Nurra, Iselle-Buddusò, Piz- litica si assomigliano ai prodotti del nuraghe Peppe Gallu che sembra essere un
zinnu-Siniscola, Barùmini, Santu Perdu-Genoni, Cummossàriu-Furtèi etc.; e po’ più recente anche per la maggiore semplicità architettonica.
da una figurina fittile, forse di colomba, dal citato Santu Antìne.
Mi limito a queste documentazioni caratteristiche. Numero, qualità e varie- Non si può valutare pienamente la portata e la misura culturale della civiltà e
tà segnano, evidentemente, un periodo di apogeo dovuto alla fertilità spirituale della società di cui i nuraghi sono la massima e più appariscente manifestazione,
e materiale delle popolazioni indigene giunte al massimo grado di maturazione non si può cioè apprezzare il valore storico delle stesse costruzioni nuragiche, se
culturale, ma fanno riconoscere anche contatti con genti prossime e lontane del non si cerca di vederle nelle relazioni e nelle connessioni con monumenti più o
Mediterraneo (Fenici, Cartaginesi, Greci, Etruschi, Tartessi etc.). Il fiorire di meno similari del Mediterraneo, ossia di quell’area etnico-geografica da cui la
codeste vivissime manifestazioni di civiltà fu stroncato dai Cartaginesi, alla fine cultura sarda del Bronzo e del Ferro assunse la ragione fondamentale di vita e in
del VI secolo a.C., per ragioni politiche di dominio, con una vera e propria oc- cui trovò, principalmente, i motivi dello sviluppo e del progresso secolare. Per-
cupazione militare dei reami locali del piano e delle colline, cioè delle regioni ché, in definitiva, fu il mare mediterraneo, che i Sardi antichi al contrario dei
più evolute e produttive dell’Isola. Sardi d’oggi navigarono, il mezzo per il quale la civiltà nuragica poté commer-
ciare spiritualmente e materialmente con intensità maggiore o minore a seconda
3) NURAGICO DELLA DECADENZA O RECENTE O FINALE (500-238 a.C.) dei periodi di storia, poté ricevere i prodotti altrui e ricambiarli con i propri, po-
Vi appartengono i nuraghi delle zone non conquistate dagli invasori, dove, té insomma porsi come elemento concorrente a definire il quadro “civile” di
per la natura del suolo di difficile accesso (monti, tratti di altopiani scoscesi e quella grande nostra comunità, in epoca protostorica.
aridi atti alla difesa etc.) era ancora possibile organizzare la resistenza contro i Anche l’edifizio del nuraghe in sé, con le sue forme i suoi tipi e le sue strut-
tentativi, non mai abbandonati dai Cartaginesi, di impossessarsi totalmente del- ture, testimonia l’effettiva presenza mediterranea, sia perché ne contiene compo-
la Sardegna. nenti di sustrato (gusto megalitico, tholos, corridoio di stile dolmenico o a trilite
Di massima trattasi dei nuraghi “a corridoio”, i quali rispondono bene, co- etc.) sia perché, per suo mezzo, si relaziona, per simiglianze e affinità, con mo-
me concetto e formula difensiva, alle condizioni storiche di quei tempi di gran- numenti di altre regioni della medesima vasta area culturale.
de travaglio e instabilità di vivere, di insidie e di paure a cui furono soggetti gli Questi rapporti di natura architettonica, si individuano principalmente in
ultimi costruttori delle torri megalitiche, ormai decaduti dalla notevole orga- due direzioni: da una parte verso il mondo insulare del Mediterraneo occiden-
nizzazione politico-militare dell’età del maggior fiore a uno stato di isolamento tale (Corsica, Baleari), dall’altra verso il Centro e l’Est dello stesso mare (Puglie,

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

Pantelleria, Malta, Peloponneso, Creta etc.). A base delle relazioni stanno, in spioncino di luce in fondo al corridoio principale di Torre ritorna nella garetta cen-
sostanza, due fondamenti. E cioè, per primo influisce il determinismo di su- trale del Sèneghe, con la stessa esposizione a Ovest (fig. 12, 5). Per quanto riguarda
strato che nasce dalla comunità etnica antichissima e dall’ambiente spiccata- la destinazione del monumento di Torre, il Grosjean propende a ritenerlo una
mente insulare (fondamento biogeografico), poi ha peso il movimento di idee e tomba a incinerazione, per vero con argomenti molto discutibili; e la cronologia
anche di popoli ripetutamente verificatosi nel Mediterraneo, nei due versi, nel che egli ne propone del II millennio a.C., si fonda su oggetti che in Sardegna (co-
corso dei secoli (fondamento storico). me quelli di Peppe Gallu e di Albùciu) potrebbero scendere anche al VII-VI secolo
a.C., se non più giù. Infine, non si può condividere la sua osservazione sull’analo-
1) Somiglianze fra nuraghi e costruzioni a “torre” della Corsica gia architettonica e struttiva fra Torre e le costruzioni di Balestra e Foce, per l’evi-
Le generiche affinità architettoniche, rilevate da molto tempo, fra tipi di denza dell’assoluta diversità del tipo di edifizio e dell’opera muraria nei monumenti
monumenti megalitici della Sardegna (specie nella sua parte Nord: della Gallu- côrsi comparati. Risalta, invece, la grande somiglianza fra Torre e i pseudonuraghi
ra) e della vicina Corsica, si precisano, ora, a seguito di recentissimi scavi, nelle sardi, tanto da indurre a considerare l’ipotesi di riconoscere nel manufatto megaliti-
somiglianze fra nuraghi “a tholos” e “a corridoio” ed edifizi côrsi in grandi o co di Portovecchio proprio il tipo del nuraghe “a corridoio”: e cioè un rifugio e una
medie pietre a secco con alcune caratteristiche comuni. difesa per vivi, in condizioni storico-politiche delle popolazioni indigene côrse non
La fig. 15 mostra i disegni in piano del nuraghe Muràrtu di Silànus (1) e del diverse da quelle della Sardegna, negli ultimi tempi della civiltà nuragica.
monumento rotondo di Foce, nella valle del Taravo (2). Dal confronto diretto si Come spiegare queste impressionanti convergenze?
rileva la comunanza nel contorno circolare, nell’andito dell’ingresso da cui, circa Anzitutto ha avuto peso determinante il fattore biogeografico dell’antica co-
al mezzo, si dipartono lateralmente due corridoi curvilinei a deambulatorio in munità e unità fisico-antropica del massiccio sardo-côrso. Poi sono intervenuti
parte concentrico alla camera, nella camera stessa ad articolazione tricellulare. An- fattori specifici di ordine storico-culturale.
che l’orientazione della porta varia di poco: a Sudest nel Muràrtu, a Sud a Foce. Fra questi, la componente egeoanatolica, e più direttamente micenea, ha por-
Nel Foce il Grosjean suppone la copertura “a tholos”, presente e ben conservata tato nelle due Isole la forma della tholos, la quale si è sviluppata, nei due am-
nel Muràrtu. Andito e corridoi del nuraghe sono a sezione angolare, profilo che si bienti, per circostanze naturali e umane diverse, nella direzione dell’uso funera-
osserva nel monumento côrso (tav. CII, 3). Differenze: nell’opera muraria, mega- rio (Corsica) e dell’uso difensivo (Sardegna), uso che ha prodotto le morfologie
litica e curata a Muràrtu, mediolitica e rozza a Foce (tav. CII, 3-4); nell’esistenza, a e le linee architetturali particolari, a corso “subalterno” in Corsica e a livello al-
Muràrtu, della scala che manca a Foce; della presenza, a Muràrtu, del piano rialza- tissimo in Sardegna. Non saranno mancati forse anche contatti episodici fra le
to inesistente a Foce. Queste divergenze sono connesse con la diversa destinazio- due aree, almeno nel II millennio a.C., e questi spiegherebbero certe evoluzioni
ne dei due monumenti: torre di difesa il nuraghe, sepoltura ad incinerazione la consimili nella articolazione della camera “a tholos” (v. fig. 15, 1-4).
tholos di Foce. Il Grosjean data la tomba nella seconda metà del II millennio a.C.; Più ipotetica è la spiegazione della convergenza nel tipo architettonico “a cor-
della fine dello stesso millennio o degli inizi del I, è il nuraghe. ridoio” (pseudonuraghe). Se non si può escludere, all’origine e limitatamente al-
Le convergenze ritornano nella figura di piano del nuraghe Sa Còa Filigòsa- lo spazio interno, l’influenza dell’architettura dolmenica o a trilite (componente
Bolòtana (fig. 15, 3) e del monumento circolare di Balestra, sempre nella valle occidentale), la maturazione del tipo a forma individua trova fondamento in
del Taravo (fig. 15, 4). Gli edifizi hanno in comune: la forma rotonda della cause storiche recenti, comuni alle due Isole. Se si pensa che Sardi e Corsi (della
tholos a due cellette, il rifascio murario. Differenze: le stesse notate fra Muràrtu Sardegna e della Corsica) combatterono affiancati, per tanti secoli, contro i Car-
e Foce; idem per la destinazione diversa e per la cronologia. taginesi e i Romani, vien fatto di trarne le conseguenze che, per le necessità e i
Da ultimo, si ritenga la somiglianza fra il nuraghe “a corridoio” di Tùsari (fig. pericoli comuni, fossero venuti nella determinazione di elaborare insieme uno
15, 5) e la costruzione di Torre, a poco più di 5 km a Nord di Portovecchio in strumento di arte architettonica militare il quale, contenendo formule costrut-
Corsica (fig. 15, 6, tav. CII, 1-2). Il raffronto principale sta nel dispositivo interno tive e tecniche comuni alle due regioni, soddisfacesse, di pieno accordo, la nuo-
del corridoio e delle celle; accede, qui, inoltre, l’uso della stessa tecnica muraria a va tattica della guerriglia. Il nuraghe “a corridoio”, presente in Corsica e in Sar-
regolari file di grosse pietre (gusto megalitico), sia all’esterno sia dentro i vani tutti degna, corrispondeva in toto a questo specifico bisogno bellico.
piattabandati a Tùsari come a Torre. Più in generale si può richiamare anche qual-
che ulteriore analogia fra l’edificio di Torre e altri “pseudonuraghi”. Ad esempio, il 2) Somiglianze fra nuraghi e talaiots balearici
contorno a ferro di cavallo ricorda quello di Lighedu (fig. 12, 9); il riservare parte Le somiglianze fra nuraghi e talaiots – monumenti megalitici a torre delle isole
del perimetro negli spuntoni di roccia si rivede nei pseudonuraghi di Perca ’e Paz- Baleari (Maiorca e Minorca) – sono state ripetutamente affermate, inclinandosi, in
za, Bùdas, Tanca Manna (fig. 12, 10-12), di Agnu (tav. LXXXV); il lungo e stretto genere, a credere che, per lo più, i talaiots siano state brutte copie dei nuraghi.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

Finora però le analogie sono state rilevate su un piano piuttosto vago di ri- Non è dato oggi sapere se il tipo del talaiot “a tholos” possa risalire, come le
spondenze generali nella forma esterna rotonda e nella tecnica delle murature tholoi côrse e sarde, al II millennio a.C. Ciò impedisce di vedere anche nella tho-
erette con grandi pietre disposte a filari più o meno regolari e curati. Inoltre, nu- los talaiotica l’influenza sicura della tholos egeoanatolica e micenea in particolare;
raghi e talaiots sono stati associati, almeno in qualche esempio, per la comunanza e pone, per altro verso, l’eventualità ipotetica d’un insegnamento diretto della
dell’aspetto interno della camera in essi contenuta, foggiata “a tholos”. Il confron- tholos sarda del nuraghe, avvenuta in età più recente. In quest’ultimo caso, po-
to delle strutture del paramento della torre antica del nuraghe S’Urdèlli-Gergèi trebbe trattarsi d’un prestito parallelo in parte, nel tempo e nei limiti, a quello
(tav. CIII, 2) con quelle del talaiot di Sa Canova-Artà (tav. CIII, 1), ed i parti- per cui nella tholos protoetrusca del VII secolo a.C. si vorrebbe vedere, da talu-
colari dei muri esterni della torre principale del nuraghe Piscu-Suelli (tav. CIII, no, l’imitazione decaduta del modello protosardo. Il paragone si avvalorerebbe
4) e del citato talaiot (tav. CIII, 3) che si rispondono pienamente, dimostrano, con la presenza del pilastro, a sostegno della copertura, tanto nella forma ad al-
certo, un’aria di famiglia nelle due categorie di costruzioni insulari. Si devono, veare delle tombe dell’Etruria settentrionale e marittima quanto nella forma “a
poi, ritenere valide le concordanze quanto all’uso della tholos ogivata, non per- tholos” interrotta per far luogo al solaio piano del talaiot: forme, entrambe, che
ché si conoscano molti talaiots che ne mostrino un esempio sicuro nel concre- significherebbero scarsa capacità costruttiva e traduzione alterata d’un modello
to, ma perché l’esistenza originaria della falsa volta nelle torri antiche baleariche architettonico poco sentito perché non proprio. Ma, d’altra parte, non si può
è provata, più largamente, dal persistere per tradizione della forma nei “Pont de ignorare che il tipo del pilastro plurilitico allargato al sommo, caratteristico delle
Bestiar” (capanne per bestiame) moderni di Minorca (tav. CVI, 1). È da rileva- camere talaiotiche rotonde o meno, riproducendo un tipo comune nel Mediter-
re, tuttavia, la grande differenza dell’impiego della tholos nel nuraghe e nel ta- raneo centrale ed occidentale fin dall’età del Bronzo recente – seconda metà del
laiot: nel primo normale ed assoluto, nel secondo del tutto eccezionale per II millennio a.C. – può essere anche considerato sotto un profilo diverso, per
quanto oggi se ne sa. cultura e cronologia, da quello del pilastro e della colonna sorreggente la cupola
Un esame comparativo più attento delle due serie di costruzioni, reso possibi- paleoetrusca. Da qui il problema accennato, che resta tuttora aperto.
le anche da recenti scoperte, consente un’individuazione più puntuale dei rappor-
ti che ci interessano. Tenterò di spiegare la concordanza di torri megalitiche sarde e baleariche,
La fig. 16, 1-7 dimostra la evidente concordanza di schemi di piano di nu- quale appare anche dal tipo “a corridoio”.
raghi e talaiots: stessa camera semplice, ogivata forse anche nel talaiot, nel nura- Come è stato detto, in ordine allo stesso argomento, a proposito della somi-
ghe Mannu-Senis (1) e nel talaiot di Es Mestal-Mercadal (2); stessa camera a glianza di torri sarde e côrse, non v’è dubbio che la comunanza morfologica abbia
cerchio sformato con cellette, nel nuraghe Funtana Spidu-Orròli (3) e nel ta- per base originaria lo stile architettonico a trilite del dolmen, monumento che, nel
laiot di Torre Nova d’en Lozano-Ciudadela (4); stessa camera a stretta ellissi Mediterraneo occidentale e centrale, evoluziona verso le forme “a corridoio”,
longitudinale, nel nuraghe Casteddu Joni-Ussàssai (5) e nel talaiot di Torre Vel- già da tempi elevati dell’età del Bronzo. Questa alta antichità del tipo della tor-
la d’en Lozano-Ciudadela (6). Non si tratta di pure coincidenze di forme sem- re “a corridoio” che noi non possiamo affermare nel concreto di esempi monu-
plici, dovute ad effetto d’ambiente similare ed al modo di costruire “megaliti- mentali per la Sardegna e la Corsica, è provata invece, nelle Baleari, dal talaiot
co”, perché le somiglianze si ripetono anche in forme meno consuete e più di Ses Païsses (fig. 17, 2, tavv. CIV, 2, CV, 1-3), la cui stratigrafia costruttiva
elaborate. consente di risalire alla fine del II millennio o al principio del I. Ma, nelle stesse
È quanto spiega la fig. 17, 5-6. Qui, si hanno immagini planimetriche di Baleari, il tipo della torre “a corridoio” subisce una trasformazione tale che na-
nuraghi e talaiots del tipo “a corridoio”. Riscontri più stretti fra di loro presen- scono esempi della figura della torre di Santa Monica (fig. 17, 6), dove, a parte
tano il nuraghe Koròngiu e Maria-Nurri (1) e il talaiot di Ses Païsses-Artà (2; il persistere dello schema arcaico del “corridoio” di Ses Païsses (tema puramente
tavv. CIV, 2, CV, 1-3), a causa del corridoio tabulato, che traversa diametral- morfologico), la funzione dello stesso corridoio, qui provvisto di cellette-garette
mente l’intera torre rotonda (tav. CV, 1-3); il nuraghe Cùnculu-Scanu (3) e il come certi pseudonuraghi sardi, appare essere stata del tutto diversa da quella
talaiot di Rafal Roig-Mercadal (4) per lo schema crociato degli anditi a solaio del “passillo” del talaiot di Artà.
piano internati nella massa circolare della costruzione; il nuraghe di Àidu Ar- Parrebbe, dunque, di riconoscere nell’arcipelago balearico due stadi della
bu-Bortigali (5) e il talaiot di Santa Monica-Mercadal (6), dove sembra di rico- torre “a corridoio”: uno antico, documentato dal talaiot di Ses Païsses, con cor-
noscersi un’ibridazione del tipo di edifizio “a tholos” con quello “a corridoio”. ridoio semplice; e l’altro recente, a corridoio con cellette-garette, esemplificato
Si aggiunga la notata analogia di piano e di posizione della scala dietro un in- dal talaiot ibrido di Santa Monica. Lo stadio antico del Ses Païsses non lo co-
gresso esterno sopraelevato nel nuraghe Peppe Gallu-Uri (tav. LXXXIV, 1-2) e nosciamo in Sardegna. Infatti il nuraghe Koròngiu Maria, che ricorda il Ses
nel talaiot di Fontredones de Baix-Mercadal (pp. 259-260). Païsses per la figura rotonda traversata al diametro dal corridoio, si distingue

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nettamente, accusando età molto meno remota, per il corridoio a garette e for- riappare nelle Puglie, nella “grande specchia” di Talene-Ceglie Messapica, monu-
se a scala interna diretta al piano superiore, scala che, invece, a Ses Païsses sta mento purtroppo di cronologia sconosciuta, ma certo antico. Quest’ultima non è
all’esterno, rivelando una concezione molto primitiva. Rivediamo, però, in Sar- una coincidenza casuale, dovuta soltanto al determinismo ambientale (roccia cal-
degna lo stadio recente, con esempi di torri del tutto simili (fig. 12, 3-4). care, modo di costruire a megalito etc.), ma la somiglianza si affonda in un terre-
Orbene, questa somiglianza nel tipo della torre “a corridoio” di stadio recen- no di affinità culturale che noi oggi non siamo in grado di valutare nel giusto
te, visibile in esemplari sardi e balearici, trova conferma nella identità di notizie, senso ma che si intuisce come realmente esistita.
applicabili e applicate alla particolare forma di edifizio, riferite per le popolazioni Ne fanno fede i tipi di costruzioni “subalterne”, rustiche, presenti ancora nelle
indigene sia della Sardegna sia delle Baleari, dagli scrittori antichi greco-romani. Baleari e nelle Puglie, nell’area di questa regione a monumenti megalitici (menhirs,
Al termine di «orùgmata» ricordato da Diodoro (IV, 30 e V, 15, 4: da Timeo-IV dolmens, tumuli). Si osservi l’impressionante simiglianza di figura e di struttura tra
secolo a.C.) per la Sardegna, corrispondono le denominazioni di «orùgmata» e il citato “Pont de Bestiar” di Minorca (tav. CVI, 1) ed il “trullo” di Calimera-Lecce
di «upònomoi» (vie sotterranee), rifugi fortificati dei Balearici, menzionati dallo (tav. CVI, 3); simili anche gli interni a cupola (tav. CVI, 2: “Pont de Bestiar” di
stesso Diodoro (V, 17: pure da Timeo). E l’epitomatore Floro (I, 42), accennan- Ciudadela; tav. CVI, 4: trullo di Castrignano dei Greci-Lecce). I “Pont de Bestiar”
do alla resistenza degli indigeni di Maiorca al sopraggiungere dei Romani nel derivano dai talaiots tipo Ses Païsses, i “trulli” (o “casedde”) sono l’imitazione con-
122 a.C., scrive che bisognò andare a scovarli nei «nascondigli», ciò che fecero i tadinesca delle “specchie” antiche tipo Talene. Si tratta, nelle due serie di costruzio-
medesimi Romani con i Sardi montanari nel 231 a.C., andando a snidarli dai ni moderne, di due esiti, uguali e paralleli, di comune discendenza da una vasta
ridotti sotterranei con l’aiuto di cani poliziotti (Pausania, X, 17; Zonara, VIII, area culturale a impronta “megalitica” e di senso mediterraneo estesa dalle Baleari
18). In tutti i casi, le fonti alludono a costruzioni presentanti l’aspetto di “grotta” all’estremo lembo del Mezzogiorno d’Italia e a paesi anche più orientali e meridio-
e “sotterranei”, connesse con una forma di resistenza militare sparsa e mobile, nali. Di questa koiné, di cui si hanno pure altre testimonianze costruttive (torri
caratteristica della guerriglia, comune alle due popolazioni insulari. gradonate a cupola della Tarragona-Spagna, del Languedoc-Francia, di Sibenic-
Bisognerebbe ritenere l’intera documentazione storiografica sull’argomento Dalmazia, dell’isola di Lesina o Hvar etc.), la Sardegna e la Corsica costituirono
falsa e fantasiosa per escluderne il riferimento a situazioni militari obbiettive e forse il tratto d’unione, partecipandovi attivamente.
ad edifizi in concreto: in particolare alle torri “a corridoio” con garette, presenti
in Sardegna e nelle Baleari. Un ultimo istruttivo raffronto vien fatto di istituire, fra nuraghe e talaiot,
In fondo, come fra i Sardi ed i Corsi, il similare tipo di costruzione dei Balearici per come essi si presentano nel contesto e in funzione del villaggio.
venne a nascere da una convergenza di necessità e da un costume militare comune Nella fig. 18, 1-4 sono messi a confronto diretto i piccoli aggregati di capan-
determinatosi in speciali circostanze storiche fra i popoli “barbari” del Mediterra- ne, di civiltà nuragica montana, di Serbìssi-Osìni (1) e Scerì-Ilbono (3), e i “po-
neo. E ne fu facile e naturale l’applicazione e la divulgazione, in quanto la formula blados” talaiotici di Alfurinet-Ciutadela (2) e Els Antigors-Les Salines (4). Il dis-
architettonica, nella sua essenza, aveva origini remotissime ed era entrata nel gusto e positivo topografico ed urbanistico è analogo: posizione su alture naturali
nello spirito tradizionale della civiltà e della società di quelle genti di sustrato medi- dominanti, cerchia di mura megalitiche provvista o meno di torri nei punti sa-
terraneo ed insulare. Al che si può aggiungere la possibilità di suggerimenti recipro- lienti e deboli del perimetro, con ingresso o ingressi vigilati da altre torri, le case
ci, facili fra Sardi e Corsi, difficili, ma non impossibili, fra Sardi e Balearici. di abitazione entro il recinto fortificato e, sull’elevazione maggiore del villaggio,
al centro o di lato, il nuraghe o il talaiot.
A p. 67 ho fatto cenno a nuraghi i quali, intorno al nucleo centrale roton- Certo, a determinare questa eloquente rispondenza topografica-urbanistica
do, mostrano un robusto anello murario che, se in taluni esempi sale fino ad avrà contribuito la comune necessità della difesa che cerca luoghi alti e li munisce
avvolgere la sommità del tronco di cono, in altri si interrompe al disotto for- racchiudendoli in robuste cinte murarie (vedasi anche il confronto fra il recinto
mando una terrazza (fig. 15, 3, tav. CIV, 1). Queste fodere murarie di rifascio nuragico di Sa Urècci-Gùspini, tavv. LXXXVI-LXXXVII e la muraglia di Ses
si osservano anche in costruzioni della Corsica (fig. 15, 4); e si rivedono, segna- Païsses, tav. CV, 4; si ricordino pure i “castra” – villaggi fortificati circondati da
late solo di recente, pure nei talaiots delle Baleari. Si tratta dunque d’un altro mura della civiltà indigena iberica). Ma l’impianto generale del centro abitato en-
elemento che accomuna torri sarde, corse e baleariche. tro la linea curva dell’ellissi, la rotondità delle torri ed il profilo curveggiante delle
Nelle Baleari, la sfoglia anulare servì, in qualche caso, per sistemarvi sopra capanne, la disposizione irregolare e “libera” dei singoli elementi nel tessuto edili-
una scala o rampa di salita al culmine della torre: lo dimostra con sicurezza il zio pur esso disordinato e dissimmetrico, sono segni esteriori che traducono uno
talaiot di Ses Païsses (fig. 17, 2), in un’età, come è stato detto, molto remota. stile di linea “mediterranea” ed uno spirito del pari “mediterraneo”, in cui sono da
Né in Sardegna né in Corsica conosciamo finora un simile ritrovato che, però, riconoscersi le vere causali della cennata analogia sardo-balearica.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA I nuraghi

La quale, in definitiva, intravvedibile da noi, ormai lontani, per parziali ele- del corpo aggiunto trilobato del nuraghe Santu Antìne (tavv. LIII-LIV), rievoca-
menti, era abbastanza chiara agli antichi, vicini se non contemporanei di quelle no, a molta distanza di tempo, la suggestione, forse minore, delle gallerie orienta-
genti insulari, tanto che essi potevano scrivere, tramandandocene il sunto, sui non le e meridionale della rocca di Tirinto. False gallerie con scalette tortuose, come
pochi modi di vita e di costume comuni ai costruttori dei nuraghi e dei talaiots. nel nuraghe Tres Nuràxis B di Siddi, camminamenti coperti quali si presentano
nella muraglia che recinge il santuario nuragico di Santa Vittoria di Serri, riecheg-
3) I nuraghi e la componente cretese-micenea. giano espedienti difensivi di Tirinto e di Micene, le cui cittadelle, erte e domi-
Ho già detto che gli storiografi ellenistici (e specialmente Timeo di Taormina nanti fra la protezione di elevate mura, trovano riscontri tardivi in complessi for-
che ne fu autore ascoltato), nel riferire per soli accenni sulla civiltà architettonica dei tificati su alte rupi precipiti della zona montuosa della Sardegna (vedi sopra, i
Sardi nuragici, riconoscendone le forme «fatte all’arcaico modo ellenico» (Ps. Arist., villaggi di Serbìssi e Scerì comparati con i “poblados” talaiotici).
de mir. ausc., 100), ne affermano, per la prima volta, una discendenza iconografica e
un’influenza culturale egea, o micenea o protogreca (è noto che, oggi, la decifrazio- La tradizione cretese-micenea si esprime anche in altre manifestazioni costrut-
ne della scrittura lineare minoica permette di vedere nella cultura achea-micenica tive paleosarde. La forma del megaron è presente nel tempio megalitico montano
una cultura greca antica). Ho detto che, fra le numerose manifestazioni costruttive, di Domu de Orgìa-Esterzìli (tav. CVII, 3); impressionante la sua rispondenza
alle tholoi in specie (e cioè ai nuraghi) quegli Autori offrono nomi: i nomi degli eroi icnografica col megaron I B di Troia (tav. CVII, 4). Nella fase recente del villag-
Aristeo e Iolào, ed il nome dell’artista Dedalo. gio di Barùmini, del V-IV secolo a.C., persiste ancora il tipo di abitazione cre-
I nomi degli eroi adombrano un aspetto politico e sociale della realtà storica tese (embrione dell’anaktoron), di figura rotonda e con vani disposti radialmen-
sarda nella prima metà del I millennio a.C., che conserva il fondo del reggimento te attorno a un cortiletto centrale scoperto (tav. CVII, 1); le premesse sono a
monarchico-teocratico (sia pure con aspirazioni democratiche) di tipo cretese del Chamezi Sitia, in Creta, nella prima metà del II millennio a.C. (tav. CVII, 2).
millennio precedente, e denunziano residui di cultura egea in Sardegna. Queste Non mancano infine altri elementi della vita spirituale e materiale della civiltà
tracce sono suggerite anche dal ricordo della tomba di Iolào che si trasforma in nuragica (armi in bronzo, ceramiche, formule stilistiche nella plastica in bron-
tempio, particolare che ricalca quello della tomba-tempio del “Vanax” Minos a zo, motivi ideologico-religiosi etc.), i quali riflettono la cultura egea, con presti-
Càmico in Sicilia (Diod., IV, 79, 3-4). In Dedalo, fuggito da Càmico in Sarde- ti da varie regioni del suo lungo e fecondo sviluppo (Creta, Cipro, Grecia con-
gna, e, quivi, fattosi costruttore di edifici detti daidàleia – forse i «dadareio» dei tinentale etc.).
testi egei – si riassumono il “genio” e l’aspetto architettonico della civiltà protosar- È stato scritto che il rifugio di Dèdalo in Sardegna rappresenta l’ultimo ten-
da. In esso anche si ravvisa un ulteriore elemento della leggenda cretese, estesa tativo di salvezza della civiltà cretese in Occidente. A parte che le stesse consi-
dalla Sicilia alla Sardegna secondo un ordine geografico e cronologico che indica derazioni si potrebbero fare per le isole baleariche, ove pure si colgono echi di
le tappe successive di un movimento di popoli egei sulle rotte marine che condu- civiltà minoica, la tesi pare portata all’estremo. Ma vi è in essa un fondo di veri-
cono all’Occidente mediterraneo. In definitiva, dalla tradizione letteraria si desu- tà, se la si intende limitata alla percezione non dell’intera civiltà, ma soltanto di
me che nella struttura “civile” della Sardegna al tempo dei nuraghi esista una alcuni elementi rifluiti dalla cultura egea micenica, e che trovano nella terra dei
componente cretese-micenea per quanto si voglia decaduta alterata ed attardata. nuraghi un ritiro periferico, una recessione marginale, un ridotto psicologico
con tutte le conseguenze di decadimento e recenziorità valevoli a produrre sif-
Questa componente si manifesta altresì nella forma essenziale e in particola- fatti fenomeni di accantonamento culturale. In fondo, la componente orientale
ri tecnici costruttivi del nuraghe. finisce per diventare il residuo semplificato e imbastardito delle primitive acqui-
Il ritmo della bella tholos del nuraghe Su Ìdili o Is Paras di Isili (tav. XXV, 1), sizioni del II millennio, fuori d’ogni prospettiva di tempo culturale in un’area
se partecipa dello schema fondamentale delle false cupole mediterranee e del Vi- che ha perduto il senso e la dimensione dei valori originari.
cino Oriente con esempi antichissimi (Creta, Cipro, Irak etc.: III millennio a.C.),
ripete, più da vicino, il respiro ampio delle fastose e splendide tholoi achee pelo- Siamo così giunti al termine di questo discorso sui nuraghi. Li abbiamo vi-
ponnesiache della seconda metà del II millennio a.C. Le aperture di scarico sul- sti in sé stessi, li abbiamo visti nelle loro relazioni insulari e mediterranee, come
l’architrave della porta del secondo piano del nuraghe Oes di Torralba (tav. documenti di civiltà in cui agiscono i fermenti originali e personali dei Sardi ed
XXXVIII, 1) e sugli architravi dei nicchioni nella tholos primitiva del Santu Antì- in cui pure si riflettono echi e suggerimenti di civiltà esterne, su un sustrato lar-
ne (tav. XLV), ricordano quelle dell’architrave dell’ingresso alla cella laterale del gamente comunitario.
“Tesoro di Atreo”, e il triangolo di scarico della porta dei Leoni di Micene. Nella I nuraghi sono stati testimoni d’un lungo e vario corso storico delle genti
struttura, nella sezione, nel gioco alterno di luci ed ombre, i corridoi perimetrali sarde del mondo antico.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA

Hanno dapprima conosciuto i fatti culturali connessi con i movimenti del Bibliografia
commercio egeo verso l’Occidente, fino nella lontana Inghilterra, nei secoli XV-
XIV a.C.; e, poi, sul declinare del II millennio sono stati forse partecipi degli avve-
nimenti legati alla dispersione delle genti achee ed asiatiche, ai quali sembra non
esser stata completamente estranea la Sardegna, se prestiamo fede a fonti antiche.
Nei primi secoli dell’età del Ferro (X-IX secolo a.C.), sfuggiti all’assalto delle
grandi invasioni indoeuropee, ed in particolare a quella dei Celti, che arianizza-
rono l’Occidente, i nuraghi conobbero i rapporti amichevoli con le popolazioni Sui nuraghi esiste un’ampia e varia bibliografia, che acquista interesse e im-
“villanoviane” della Penisola italica, con i popoli protoetruschi, e gli approcci in- portanza maggiore quanto più si fa vicina a noi. A volerne accennare il carattere,
sidiosi con i primi nuclei di Fenici. Sono i tempi in cui fu dato alle popolazioni si rileva che esso cambia col mutare dei secoli in cui si è venuta formando e, gra-
indigene di antica residenza e ai gruppi etnici di nuova recente provenienza datamente, arricchendo. Dalle prime fuggevoli notizie dell’Arquer e del Fara,
orientale – usi alla guerra – di sviluppare, in favorevoli condizioni, le premesse suggerite dall’attitudine erudita e culturale del secolo XVI, attraverso le “fanta-
storico-culturali della fine del II millennio a.C. È in questo periodo che, forse, la sticherie” baroccheggianti dei secoli XVII e XVIII e dopo l’attenzione dell’ar-
civiltà nuragica sognò miraggi di conquista esterna e anche, non è improbabile, cheologia “romantica” del secolo XIX, si passa alla letteratura riflessa e scientifica
tentò delle infiltrazioni etnico-culturali nell’arcipelago balearico ed in Etruria. d’oggi per cui la “nuragologia” è diventata una vera e propria disciplina di ricer-
Più tardi, nel corso dell’VIII-VI secolo a.C., le torri nuragiche furono oggetto ca e d’insegnamento.
d’un enorme sforzo costruttivo militare, dovuto al sostituirsi alle mire di conqui- Questo cammino si può ben rifare sulla traccia di numerosi scritti e pubbli-
sta delle preoccupazioni di difesa per l’aumentare dei pericoli interni nella lotta cazioni di impegno diverso; e il rifarlo risulta utile non soltanto per illustrare
tribale e per il precisarsi di quelli esterni: prime profonde colonizzazioni semiti- l’argomento specifico dei nuraghi, ma anche per delineare un certo profilo pro-
che; programmi greci non evasi; lusinghe iberico-tartessiche etc. Ma, alla fine del gressivo di pensiero e di cultura più generale in Sardegna, che si ricostruisce at-
VI secolo a.C., i nuraghi delle regioni strategiche situati a protezione delle capitali traverso l’interesse acuto e diffuso in ogni tempo (e soprattutto in periodo più
dei piccoli reami indigeni, vengono investiti dall’urto delle truppe cartaginesi e, recente) per quello che fu – e resta ancora – il fatto monumentale più “clamo-
cedendo agli assedi prolungati del nemico, dopo alterne vicende, sono presi e di- roso” della storia isolana. Ritessere e comporre insieme i motivi molteplici, ta-
strutti coinvolgendo, con la loro caduta, anche quella degli staterelli relativi. lora coloriti, di questa letteratura si può bene; ma non lo si fa presentando que-
L’ultimo capitolo di storia delle torri nuragiche rievoca i fatti della resistenza sui sta bibliografia che, a voler esser critica, dovrebbe prendere numerose pagine o
monti attraverso la nuova forma del nuraghe “a corridoio”: prima contro il progre- diventare materia di trattazione estesa e precisa, mentre l’economia del libro
dire degli attacchi occasionali dei Cartaginesi nel corso del V-IV secolo a.C., e poi non consente di esser turbata da una esposizione specifica che assume il valore
contro i Romani a cominciare dal 238 a.C. di vero e proprio «contenuto» a sé stante.
Nel III secolo a.C. avvenne il crollo definitivo delle fortezze nuragiche e Perciò qui si presenta un elenco bibliografico della letteratura scientifica o
della civiltà che le aveva espresse. La grande “carica” storica del periodo dell’a- meno sui nuraghi, completo per i secoli dal XVI al XIX, limitato invece alle
pogeo, le manifestazioni architettonicamente complesse e colossali del bel tem- pubblicazioni di maggiore incidenza e di particolare rilievo per il secolo XX.
po, diventarono, allora, un pallido ricordo, una sensazione di grandezza passata Questa distinzione la si capisce pensando che la difficoltà di trovare i dati bi-
sempre più evanescente e dolorosa; forse anche destavano un impulso passegge- bliografici dal ’500 all’800 (talvolta consegnati a scritti di contrattissima diffu-
ro di orgogliosa ed inutile rivincita ideale. sione e rintracciabili in Biblioteche locali quando non sono desunti da mano-
Ma già sulla fine della Repubblica, i “Barbari” costruttori di nuraghi, o per buo- scritti) diminuisce nei nostri tempi; e che uno è il valore della bibliografia dei
na disposizione o per necessità, si rendevano sensibili, per quanto non totalmente, al- secoli anteriori al ’900, ormai diventata oggetto di riflessione storico-culturale,
la spiritualità e alla cultura del nuovo e potente conquistatore romano. L’antica vena altro il significato della bibliografia contemporanea sui nuraghi che, per esser
culturale, però, seguitò a correre per canali nascosti e ancor oggi, di tanto in tanto, viva e per pretendere a un fine critico, va presa e presentata con speciale discer-
affiora, nei luoghi più remoti e negli strati più conservativi e puri, come sottile sensa- nimento e con corretto criterio selettivo.
zione di valori che non hanno perduto ogni efficacia storica e rappresentano, se sa-
puti rivivere in nuove e impegnative esperienze, elementi di vita e di progresso civile. SECOLO XVI
S. Arquer, “Sardiniae brevis historia et descriptio tabula chorographica insulae
Giovanni Lilliu ac metropolis illustrata”, in S. Münster, Cosmographia Universalis, ed. 1550

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Bibliografia

(1558), p. 5 della ristampa del 1738, Torino; G.F. Fara, De Rebus Sardois, lib. I, historique sur les temples du Feu mentionnés dans la Bible”, in Annales de Philo-
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the present state of the Island of Sardinia, London 1828, pp. 4 ss., 290, 320; G. 243, 245, 253, 304, 320 s., 355, 369 s., 380, 383, 394, 402, 420, 439, 443 s.,
Floris, Componimento topografico storico dell’Isola di Sardegna (manoscritto della 449, 467 s., 471, 481, 572, II, pp. 49, 74, 123-126, 129, 132, 135-138, 140,
Biblioteca Universitaria di Cagliari, con data 1829), parte II, t. II, pp. 23, 51-69; 145, 212, 218, 222 s., 248 s., 280 s., 297 s., 300-302, 310, 317, 438; A. Meloni,
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necropoli di Volterra, non veduti finora in Etruria, con alcune osservazioni sull’o- sciani, Dei costumi dell’isola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orienta-
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moria sopra il nome di Sardegna e degli antichi Sardi in relazione coi monumenti rio dell’isola di Sardegna, Ravenna 1892, pp. 12, 309-312; G. Vuillier, Le isole di-
dell’Egitto illustrati dall’egittologo F. Chabas, Cagliari 1873, p. 35; Emendamenti ed menticate, la Sardegna, Cagliari 1930 (trad. di R. Carta Raspi di Les Iles oubliés,
aggiunte all’Itinerario dell’Isola di Sardegna del Conte Alberto della Marmora, Ca- Paris, 1893), p. 38 s.; A. Cionini, La Sardegna (Note e impressioni di viaggio), Par-
gliari 1874, pp. 29, 45, 53, 55, 78, 80, 115 s., 118 s., 121, 132 s., 135-138, 143, ma 1896, p. 14 s.; F. Corona, Guida storico-artistica-commerciale dell’Isola di Sar-
148-151, 160, 176, 196, 206, 211-213; S.A. De Castro, I primi abitatori della Sar- degna, Bergamo 1896, pp. 45 s., 161, 171, 200, 221, 224 s., 227, 280, 317; O.
degna, Sàssari 1878, pp. 25, 33-35, 52, 54, 89-103, 134, 142 s.; H. von Maltzan, Montelius, Ricordi della Sardegna, traduzione di Pasquale Gastaldi-Millelire, Ca-
Viaggio nell’Isola di Sardegna, Lipsia 1869, traduzione di C.G. Bertolini, Cagliari gliari 1898, pp. 25-36.
15 giugno 1875, pp. 17, 21, 23; Il Barone di Maltzan in Sardegna con un’appen-
dice sulle iscrizioni fenicie dell’Isola, traduzione di G. Prunas Tola, Milano 1886, SECOLO XX
cap. XIII, pp. 336-361, schizzi a pp. 339 s., 346, 353, 355-359; J.H. Bennet, La Gli scritti che qui si trascelgono, fra i numerosissimi sull’argomento dei nura-
Corse et la Sardaigne, Étude de voyage et de climatologie, Paris 1876, p. 196 s.; A. ghi, si distinguono per il valore scientifico e per il contributo di originalità sia
Ostini, in Gazzetta di Sardegna, I, n. 168, 1876; Ch. Maclagan, The Hill Forts, per quanto concerne la novità dei dati archeologici (di ricerca sul terreno e di
Stone Circles, and others structural Remains of Ancient Scotland, Edinburgh 1875 e scavo) sia per l’impostazione di problemi di fondo o per particolari prospettive
recens. in The Saturday Review, n. 1078, vol. 41, 24 giugno 1876; G. Cara, Con- storico-culturali via via maturate e progredite nel quadro dello sviluppo meto-
siderazioni sopra una fra le opinioni espresse intorno all’origine ed uso dei Nuraghi di dologico e critico della scienza delle antichità in questo sessantennio di secolo.
Sardegna, Cagliari 1876, pp. 6-22; A. Cara, Notizie intorno ai Nuraghi di Sarde- Vista in questi limiti di “élite”, la letteratura “nuragologica” di parte del secolo
gna, Cagliari 1876, pp. 5-22; G. Regaldi, in Nuova Antologia, anno XI, II serie, XX, si riduce a non molti nomi, di estrazione culturale diversa, e a un insieme
vol. III, dic. 1876, p. 824; A. Cara, Lettera al Can. Giovanni Spano, Cagliari considerevole di pubblicazioni d’impegno sempre maggiore e con contributi sem-
1877, pp. 1-8; C. Corbetta, Sardegna e Corsica, libri due, Milano 1877, pp. pre più validi e positivi, contenutistici e strumentali. Accanto a questa biblio-
168-177, 218, 242, 246, 255, 262, 265, 267 s., 271, 276, 278, 284, 381, 398, grafia propriamente scientifica e fondamentale, si cita anche qualche opera di
408, 427 s., 444 s.; Bibliofilo, Studio critico sulla storia primitiva della Sardegna, intelligente e buona divulgazione. Si tace, naturalmente, di quella letteratura
Cagliari 1877, pp. 14-27, 30; M. Saragat, Brevissime notizie di storia sarda, Mila- “nuragologica” minore, per lo più parassitaria e “mitologica”, che, ancor oggi,
no 1877, p. 5 s.; F. Martorell y Peña, Apuntes arqueólogicos, Gerona 1879, pp. non cessa di far mostra nel sottobosco della cultura regionale sull’argomento.
165-221 (Nurhages de la Isla de Cerdeña y Talaiots de las Baleares); E. Pais, “La
Sardegna prima del dominio romano”, in Atti della R. Accademia dei Lincei, G. Pinza, “Monumenti primitivi della Sardegna”, in Monumenti Antichi Lincei,
CCLXXVIII, vol. VII, 1881, pp. 277-301, tavv. II-III; E. Pais, in Bull. Arch. Sar- XI, 1901, col. 88-254, 275-280, figg. 58-74, 79-135, tavv. V-VI, IX, X-XVIII; F.
do, n.s., 1884, fasc. I-II, p. 29 s., fasc. III-IV, pp. 17, 20, fasc. V-VI, p. 79, fasc. Nissardi, “Contributo per lo studio dei nuraghi della Sardegna”, in Atti del Con-
IX-X, pp. 136, 145, 156-158, fasc. XI-XII, pp. 162-165, 177, 179; F. Nissardi, ibi- gresso Internazionale di Scienze storiche, Roma 1903, vol. V, sezione IV (Archeolo-
dem, pp. 10, 35, 37; E. Roissard De Bellet, La Sardaigne a vol d’oiseau en 1882 son gia), Roma 1904, pp. 652-670, figg. 1-5; G. Patroni, “Nora, Colonia fenicia in
histoire, ses mœurs, sa géologie, ses richesses métallifères et ses production de toute sorte, Sardegna”, in Mon. Ant. Lincei, XIV, 1904, col. 149, 154, 252; “Origine del nura-
Paris 1884, cap. VI, pp. 103-116; A. Baux et L. Gouin, “Essai sur les Nuragues et ghe sardo e relazioni della Sardegna con l’Oriente”, in Atene e Roma, 1916, p. 109

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“La Preistoria”, in Storia Politica d’Italia, Milano 1937, I, p. 355 ss., II, p. 462 ss. 415 (Gùspini), 416 (Lunamatrona), 417 (Mògoro, Pabillonis, Pauli Arbarei, San
(2a ed. 1951, I, p. 360, 366 ss., 474-495); F. Préchac, “Notes sur l’architecture des Gavino Monreale, Sanluri), 418 (Sàrdara, Serrenti, Siddi, Uras), 419 (Villamar,
Nuraghes de Sardaigne”, in Mélanges d’Archéologie et d’Histoire publiés par l’École Villanovaforru), 420 (Dorgali, Buddusò); Studi Sardi, 1950, IX, p. 396 (Barùmi-
française de Rome, 1908, t. XXVIII, pp. 153-168; A. Taramelli, “L’altopiano della ni), 398 (Lunamatrona), 399 ss. (S’Uraki di San Vero Milis), 432 (Tonàra), 433
Giara di Gèsturi e i suoi monumenti preistorici”, in Mon. Ant. Lincei, 1907, col. 6 (Àggius), 434 (Bortigiadas), 435 (Buddusò), 438 (Calangianus), 440 (Luras),
ss. (con Nissardi); “Il nuraghe Palmavera presso Alghero”, in Mon. Ant. Lincei, vol. 448 (Sàssari), 450 (Sorso), 451 (Tèmpio), 462 (Tissi); “Preistoria sarda e civiltà
XIX, 1909, col. 225 ss., figg. 1-20, tavv. I-VI; “Il nuraghe Lughèrras presso Pauli- nuragica”, in Il Ponte, VII, n. 9, settembre-ottobre 1951, Sardegna, pp. 989-993;
làtino”, in Mon. Ant. Lincei, vol. XX, 1910, col. 153 ss., figg. 1-28; Notizie di Sca- “Modellini bronzei di Ittirèddu e Olmedo (Nuraghi o alti-forni?)”, in Studi Sardi,
vi, 1915, p. 305 ss., figg. 1-2 (nuraghe Santa Bàrbara di Vilanovatruscheddu); No- X-XI, 1952, pp. 92 ss. (nuraghi quadrilobati), 98-106, 110-113 (Su Nuraxi di Ba-
tizie di Scavi, 1916, p. 235 ss., tav. I, figg. 1-9, 12-13 (nuraghe Losa); “Fortezze, rùmini); “Il nuraghe di Barùmini e la stratigrafia nuragica”, in Studi Sardi, XII-
recinti, fonti sacre e necropoli preromane nell’agro di Bonorva (Prov. di Sàssari)”, XIII, I, 1955, pp. 90-469, figg. 1-16, tavv. I-LXXX; “The Nuraghi of Sardinia”, in
in Mon. Ant. Lincei, vol. XXV, 1919, col. 765-781, 789-800, 826-836; “Sarròk, Antiquity, vol. XXXIII, n. 129, March 1959, pp. 32-38, pl. VII-VIII; “Primi scavi
Scavi nel nuraghe Sa Domu ’e s’Orcu”, in Mon. Ant. Lincei, XXXI, 1926, col. del villaggio talaiotico di Ses Païsses (Artà, Maiorca) (Missione archeologica italia-
405-446, figg. 1-16; “La ricerca archeologica in Sardegna”, in Il Convegno archeo- na, aprile-maggio 1959)”, in Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia
logico in Sardegna giugno 1926, Reggio Emilia 1926, pp. 14-34, figg. 28-47 (in ge- dell’Arte, n.s., a. IX, 1960, pp. 62-64, figg. 84-86 (pseudonuraghi) e p. 54 ss. (rap-
nerale); “Cosa insegna una Carta archeologica della Sardegna”, in Atti del XII Con- porti tra nuraghi e talaiots); “La «facies» nuragica di Monte Claro (sepolcri di
gresso geografico italiano, Cagliari 1935, pp. 63-69; “Nuraghi”, in Enciclopedia Monte Claro e Sa Duchessa-Cagliari e villaggi di Enna Pruna e Su Guvèntu-Mò-
Italiana, Roma 1935, vol. XXV, pp. 81-83, tavv. XI-XII; “Santu Antìne in territo- goro)”, in Studi Sardi, XVI, 1960, pp. 3-266, figg. 1-48, tavv. I-L (con M.L. Fer-
rio di Torralba (Sàssari)”, in Mon. Ant. Lincei, vol. XXXVIII, 1939, col. 9-70, figg. rarese Ceruti); “I nuraghi”, in Il Progresso della Sardegna, I.S.E., 1960, pp. 23-32;
1-27, tavv. I-IX. Del Taramelli si devono ricordare anche le edizioni di dieci fogli P. Mingazzini, “Restituzione del nuraghe S. Antìne in territorio di Torralba”, in
della Carta Archeologica della Sardegna, in ordine cronologico: f. 208-Dorgali Studi Sardi, VII, 1947, pp. 9-26, tavv. I-III; M. Pallottino, La Sardegna nuragica,
(1929), f. 210-Capo S. Marco (1929), f. 194-Ozièri (1931), f. 207-Nùoro (1931), Roma 1950, pp. 35 ss., 50 ss., tavv. I, V-VII; “El problema de las relaciones entre
f. 195-Orosei (1933), ff. 205-206-Capo Mannu e Macomèr (1935), ff. 181-182- Cerdeña e Iberia en la antigüedad prerromana”, in Ampurias, XIV, Barcelona
Tèmpio Pausania e Terranova Pausania (1939), f. 193-Bonorva (1940). E. Pais, 1952, p. 144 ss.; E. Contu, “La fortezza nuragica di Nuraghe Orrùbiu presso Or-
“Sulla civiltà dei nuraghi e sullo sviluppo sociologico della Sardegna”, in Rend. Ac- ròli (Nùoro)”, in Studi Sardi, X-XI, 1952, pp. 121-160, figg. 1-6, tavv. I-IV; “Ar-
cad. Lincei, 18 (1909), pp. 3-48, 87-117, e in Arch. Stor. Sardo, 1910, p. 85 ss.; C. gomenti di cronologia a proposito delle tombe a poliandro di Ena Muros (Ossi-
Dessì, Singolari nuraghi in Gallura, Sàssari, nov. 1922, pp. 9, 12; F. Giarrizzo, in Sàssari) e Motrox’e Bois (Usellus-Cagliari)”, in Studi Sardi, XIV-XV, I, 1958, pp.
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arch. in Sardegna cit., p. 97 ss. e in Studi Sardi, I, fasc. I, p. 116. (etimologia e fon- Sàssari)”, in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XIV, fasc. 1-4, 1959, pp. 59-121,
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Not. di Scavi, s. II, vol. II, 1941, pp. 130-163, figg. 1-28; “Villaggio nuragico di Contributi alla geografia della Sardegna, Università degli Studi di Cagliari, Istituto
Su Iriu-Gergèi (Sardegna)”, in Not. di Scavi, s. VII, vol. IV, 1943, pp. 166-170, di Geografia, serie A, fasc. 4, Cagliari 1960, pp. 35-59 (studio geografico dei nura-
figg. 1-4; “Lasplassas (Cagliari) – villaggio preistorico di S’Uraxi e nuraghi e tom- ghi del Sulcis e dell’Iglesiente).
be megalitiche del falsopiano di Pauli”, ibidem, pp. 170-182, figg. 5-8; “Rapporti
fra la civiltà nuragica e la civiltà fenicio-punica in Sardegna”, in Studi Etruschi, Esposizioni divulgative di ottimo livello sui nuraghi si hanno in: Ch. Zervos,
vol. XVIII, 1944, pp. 323-370, figg. 1-4, tavv. XII-XV; “Barùmini (Cagliari) – La Civilisation de la Sardaigne du début de l’énéolithique a la fin de la période
Saggi stratigrafici presso i nuraghi di Su Nuraxi e Marfudi; “vicus” di S. Lusso- nouragique, Paris 1954, pp. 43-100, figg. 15-90 (buon numero di grafici e ma-
rio e necropoli romana di Su Luargi”, in Not. di Scavi, s. VII, vol. VII, 1946, gnifiche e ricche illustrazioni fotografiche, eseguite con fine senso d’arte e insieme

102 103
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Bibliografia

molto utili per lo studio scientifico dei monumenti); V. Mossa, Architettura do- Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1948-49, pp. 1-195; E. Sale, Saggio di Catalogo
mestica in Sardegna, Cagliari 1957, pp. 26-45, figg. 1-7, tavv. 1-4 (i nuraghi archeologico sul Foglio 193 (Quadrante I, Tavoletta NO e SO), Università degli Studi
son visti specialmente nel quadro dello sviluppo della casa in Sardegna). di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1949-50, pp. 1-417; G.G. Dàvoli,
Saggio di Satalogo archeologico (Foglio 194, Quadrante II), Università degli Studi di
Per quanto non si possano considerare vere e proprie pubblicazioni, essendo Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1949-50, pp. 1-289; F. Pilia, Saggio di
inedite, elenco, tuttavia, in ordine cronologico, le dissertazioni di Laurea aventi Catalogo archeologico (Foglio 218, II NE-SE), Università degli Studi di Cagliari, Fa-
per argomento Saggi di Catalogo archeologico, che sono state presentate, discusse coltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1950-51, pp. 1-239; D. Masia, Saggio di Catalogo
e molto favorevolmente giudicate nelle sessioni della Facoltà di Lettere e Filoso- archeologico (F. 194 della Carta d’Italia, Tavolette IV NO e IV S0), Università degli
fia dell’Università di Cagliari, dall’anno accademico 1944-45 fino ad oggi. Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1950-1951, pp. 1-328; O. Fer-
Questi scritti, elaborati dai giovani ricercatori sardi nell’ambito dell’Istituto di reli, Saggio di Catalogo archeologico, Carta d’Italia Foglio 218, Quadrante I, Tavolet-
Paletnologia prima e poi dell’Istituto di Antichità Sarde, contengono una gran- ta NE-SE, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a.
de quantità di dati monumentali e culturali, per lo più assolutamente nuovi, 1951-52, pp. 1-185; G. Chelo, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 180 della
relativi alle civiltà preistoriche e storiche antiche che si sono susseguite nell’Isola Carta d’Italia, Quadrante III, Tavolette NE-SE, a.a. 1951-52, parte I, pp. 1-262,
per secoli. Il maggior numero dei dati è costituito appunto dai nuraghi, i quali, parte II, pp. 263-382; A. Piras, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 206 della
per lo più, sono stati rilevati, con grafici di pianta e di sezione, e fotografati. Ne Carta d’Italia, Quadrante III, Tavolette NE e NO, Università degli Studi di Caglia-
è risultato un repertorio documentale di notevole interesse e di concreta impor- ri, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1952-53, pp. 1-226; T. Racis, Saggio di Cata-
tanza scientifica, il cui valore si può apprezzare seguendo le pagine di questo logo archeologico Foglio 217, III SO, Foglio 225, IV NO, Università degli Studi di
Volume che molto deve, come contributo di base, al lavoro faticoso e veramente Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1952-53, pp. 1-146; G. Cherchi, Saggio
meritorio e positivo degli estensori dei “Saggi”. I quali sono: di Catalogo archeologico F. 206, I NE e F. 207, IV NW, Università degli Studi di
Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1952-53, pp. 1-293; P. Pes, Saggio di
A. Atzori, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 226 della Carta d’Italia, Qua- Catalogo archeologico sul Foglio 206 della Carta d’Italia, Quadrante IV, Tavoletta SE-
drante IV, Tavolette NE e NO, R. Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Let- SO, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1953-54,
tere e Filosofia, a.a. 1944-1945, pp. 1-247; M. Figus, Saggio di Catalogo archeolo- pp. 1-362; A.P. Piludu, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 206 della Carta
gico (F. 217, II NE, II SE), R. Università degli Studi di Cagliari, Facoltà Lettere e d’Italia, Quadrante IV, Tavolette NE e NO, Università degli Studi di Cagliari, Fa-
Filosofia, a.a. 1944-45, pp. 1-208; S. Ghiani, Saggio di Catalogo archeologico (F. coltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1953-54, pp. 1-258; C. Puxeddu, Saggio di Catalo-
226, IV SO-SE), R. Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filoso- go archeologico sul Foglio 217 della Carta d’Italia, Quadrante II, Tavoletta NO-SO,
fia, a.a. 1944-45, pp. 1-188; G.M. Pintus, Saggio di Catalogo archeologico (F. 193 Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1954-55, Sche-
della Carta d’Italia, Tavolette II NE e I SE), R. Università degli Studi di Cagliari, dario Monumenti, pp. 1-517, Studio dei Monumenti, pp. 1-174, Saggio di Catalogo
Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1945-46, pp. 1-345; O. Stochino, Saggio di Ca- archeologico sul Foglio 217 della Carta d’Italia, Quadrante II, Tavoletta SE (Valle Riu
talogo archeologico sul Foglio 219, Quadrante I, Tavolette SE-NE della Carta d’Italia, S’Isca), Schedario Monumenti, pp. 1-61; F. Carta, Saggio di Catalogo archeologico sul
Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1945-46, pp. Foglio 219 della Carta d’Italia, Quadrante III, Tavoletta NE-SE, Università degli
1-167; L. Congiu, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 225 della Carta d’Ita- Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1954-55, pp. 1-206; A. Diana,
lia, Quadrante IV, Tavolette SE-NE, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 225 della Carta d’Italia, Quadrante II, Ta-
Lettere e Filosofia, a.a. 1946-47, pp. 1-341; C. Porru, Saggio di Catalogo archeolo- volette NE-SE, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a.
gico sul Foglio 225 della Carta d’Italia, Quadrante I, Tavolette SE-NE, Università 1955-56, pp. 1-249; V. Tetti, Saggio di Catalogo archeologico Carta d’Italia Foglio
degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1946-47; E. Contu, Sag- 193, II SO-SE, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a.
gio di Catalogo archeologico sul Foglio 218 della Carta d’Italia, Quadrante II, Tavo- 1956-57, I, pp. 1-81, II, pp. 1-99.
lette NO-SO, Università degli Studi di Cagliari, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a.
1947-48, pp. 1-220; M.V. Del Rio, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio
180 della Carta d’Italia, Quadrante III NO-SO, Università degli Studi di Cagliari,
Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 1947-48, pp. 1-157; F. Manconi, Saggio di Ca-
talogo archeologico (Foglio 181, Quadrante IV), Università degli Studi di Cagliari,

104 105
CATALOGO
CARTA A: CARTINA DI DENSITÀ DEI NURAGHI

zone prive di nuraghi


zone con densità inferiore al 0,1 per km2
zone con densità da 0,1 a 0,35 per km2
zone con densità da 0,35 a 0,60 per km2
zone con densità superiore a 0,60 per km2

109
Catalogo

CARTA B: CARTINA DEI NURAGHI CATALOGATI E STUDIATI 1. ÀGGIUS (Sàssari): nuraghe Ìzzana 56. BONÀRCADO (Cagliari): nuraghe Bronku
2. TÈMPIO (Sàssari): nuraghe Bùdas 57. ABBASANTA (Cagliari): nuraghe Losa
3. CALANGIANUS (Sàssari): nuraghe Agnu 58. BONÀRCADO (Cagliari): nuraghe Nàrgius
4. TÈMPIO (Sàssari): nuraghe Tanca Manna 59. BONÀRCADO (Cagliari): nuraghe Serra Crà-
5. SÀSSARI (Sàssari): nuraghe Piandànna stula A
6. ÒSILO (Sàssari): nuraghe Baiòlu 60. BONÀRCADO (Cagliari): nuraghe Giànna
7. ALGHERO (Sàssari): nuraghe Palmavera Uda
8. URI (Sàssari): nuraghe Peppe Gallu 61. PAULILÀTINO (Cagliari): nuraghe Lughèrras
9. PLOÀGHE (Sàssari): nuraghe Attentu 62. SÈNEGHE (Cagliari): nuraghe Còa Perdòsa
10. THIÈSI (Sàssari): nuraghe Fronte ’e Mola 63. SÈNEGHE (Cagliari): nuraghe Molinèddu
11. TORRALBA (Sàssari): nuraghe Oes 64. BONÀRCADO (Cagliari): nuraghe Quàu
12. TORRALBA (Sàssari): nuraghe Santu Antìne 65. TONÀRA (Nùoro): nuraghe Su Nuràzze
13. MORES (Sàssari): nuraghe Sa Cuguttàda 66. SAMUGHÈO (Cagliari): nuraghe Perda Arrùbia
14. ITTIRÈDDU (Sàssari): nuraghe Sa Domo ’e 67. ÀRZANA (Nùoro): nuraghe Orrùbiu
s’Orku 68. ILBONO (Nùoro): complesso nuragico di Scerì
15. OZIÈRI (Sàssari): nuraghe Sant’Àlvera 69. SENIS (Cagliari): nuraghe Mannu
16. SEMÈSTENE (Sàssari): nuraghe S’Iscàla ’e Pedra 70. OSÌNI (Nùoro): complesso nuragico di Serbìssi
17. BOLÒTANA (Nùoro): nuraghe Perka ’e Pazza 71. LOCÈRI (Nùoro): nuraghe Pùliga
18. BOLÒTANA (Nùoro): nuraghe Tittiriòla 72. BARISÀRDO (Nùoro): nuraghe Giba ’e Scorka
19. BOLÒTANA (Nùoro): nuraghe Sa Còa Filigòsa 73. BARISÀRDO (Nùoro): nuraghe Mindèddu
20. ILLORÀI-ESPORLATU (Sàssari): nuraghe Frida 74. GÀIRO (Nùoro): nuraghe Genna Masòni
21. BURGOS (Sàssari): nuraghe Su Fràile 75. USSÀSSAI (Nùoro): nuraghe Casteddu Joni
22. NÙORO (Nùoro): nuraghe Noddùle 76. POMPU (Cagliari): nuraghe Su Sensu
23. NÙORO (Nùoro): nuraghe Sa Preda Longa 77. SIRIS (Cagliari): nuraghe Pranu Nuracci
24. SUNI (Nùoro): nuraghe Nuraddèo 78. GÈSTURI (Cagliari): nuraghe Brunku Màdili
25. POZZOMAGGIORE (Sàssari): nuraghe Ala 79. GÈSTURI (Cagliari): nuraghe Addèu
26. SUNI (Nùoro): nuraghe Sèneghe 80. ISILI (Nùoro): nuraghe Is Paras
27. SUNI (Nùoro): nuraghe Lighedu 81. NURRI (Nùoro): nuraghe Santu Perdu
28. SINDÌA (Nùoro): nuraghe Santa Bàrbara 82. NURRI (Nùoro): nuraghe Koròngiu e Maria
29. MACOMÈR (Nùoro): nuraghe Santa Bàrbara 83. ESTERZÌLI (Nùoro): tempio a megaron di Do-
30. BORTIGALI (Nùoro): nuraghe Tùsari mu de Orgìa
31. SILÀNUS (Nùoro): nuraghe Santa Sarbàna 84. TURRI (Cagliari): nuraghe Su Sensu
32. SILÀNUS (Nùoro): nuraghe Orolìo 85. BARÙMINI (Cagliari): nuraghe Su Nuraxi
33. SILÀNUS (Nùoro): nuraghe Muràrtu 86. GERGÈI (Nùoro): nuraghe S’Urdèlli
34. ORÀNI (Nùoro): nuraghe S’Attentu 87. ORRÒLI (Nùoro): nuraghe Sa Serra
35. OTTANA (Nùoro): nuraghe Marasòrighes 88. NURRI (Nùoro): nuraghe Gurti Àqua
36. SILÀNUS (Nùoro): nuraghe Siligògu 89. ORRÒLI (Nùoro): nuraghe Funtana Spidu
37. BORTIGALI (Nùoro): nuraghe Àidu Arbu 90. ORRÒLI (Nùoro): nuraghe Karcìna
38. SÀGAMA (Nùoro): nuraghe Mulinèddu 91. ORRÒLI (Nùoro): nuraghe Orrùbiu
39. SÀGAMA (Nùoro): nuraghe Funtanedda 92. PERDASDEFÒGU (Nùoro): nuraghe Mont’e
40. FLUSSIO (Nùoro): nuraghe Giànnas s’Orku Tuèri
41. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Sa Figu Rànchida 93. TERTENÌA (Nùoro): nuraghe Marosìni
42. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Altòriu 94. TERTENÌA (Nùoro): nuraghe Su Konkàli
43. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Sa Mura ’e 95. GÙSPINI (Cagliari): recinto nuragico di Sa
Màzzala Urècci
44. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Cùnculu 96. GÙSPINI (Cagliari): nuraghe Santa Sofìa
45. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Mes’e Rìos 97. MÒGORO (Cagliari): nuraghe Mudègu
46. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Salàggioro 98. MÒGORO (Cagliari): nuraghe Su Guvèntu
47. SCANU M. (Nùoro): nuraghe Abbaùddi 99. GÈSICO (Cagliari): nuraghe Su Còvunu
48. SENNARÌOLO (Nùoro): nuraghe S’ena ’e Tìana 100. SUELLI (Cagliari): nuraghe Piscu
49. TRESNURAGHES (Nùoro): nuraghe Nani 101. SÌSINI (Cagliari): nuraghe Su Nuraxi
50. SENNARÌOLO (Nùoro): nuraghe Leortìnas 102. SAN BASÌLIO (Cagliari): nuraghe S’Omu ’e s’Orku
51. SENNARÌOLO (Nùoro): nuraghe Frommìgas 103. GONI (Cagliari): nuraghe Goni
52. SANTULUSSÙRGIU (Cagliari): nuraghe Krasta 104. ARMÙNGIA (Cagliari): nuraghe Scandarìu
53. CÙGLIERI (Nùoro): nuraghe Longu 105. ARMÙNGIA (Cagliari): nuraghe Armùngia
54. CÙGLIERI (Nùoro): nuraghe Mont’e Làcana 106. SAN VITO (Cagliari): nuraghe Asòru
55. SANTULUSSÙRGIU (Cagliari): nuraghe Muru 107. DOMUSNÒVAS (Cagliari): nuraghe S’Orku
de sa Figu 108. SARRÒK (Cagliari): nuraghe Domu s’Orku

110 111
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

circolare (diametro m 10,80), con l’ingresso a Sudest. Nell’andito, di m 3,20 di lunghezza x


1 circa di larghezza, né garetta né scala. All’interno, la camera centrica e rotonda ha m 4,80
di diametro sul colmaticcio. Il cono si conserva per l’altezza massima residua di m 1,70 a
Sudovest. L’opera muraria è di granito rossiccio (donde il nome di Orrùbiu – rosso – del
1 2 3 4 5 nuraghe), con blocchi appena sbozzati di medie dimensioni: m 0,76 x 0,52 x 0,18 di altez-
za; 0,66 x 0,42 x 0,27; 0,54 x 0,45 x 0,20. Nel terreno adiacente si osservano resti di stovi-
glie d’impasto nerastro e rossastro, di età nuragica.
Bibliografia: O. Ferreli, Saggio di Catalogo archeologico sul foglio 218 della Carta d’Italia, I, NE-SE, Uni-
versità di Cagliari, a.a. 1951-1952, p. 9 s., tav. IV, fig. 5.
6 7 8 9 10
Figura 1, 2: nuraghe S’ISCÀLA ’E PEDRA-Semèstene (Sàssari); cartina B, 16.
A quota di 470 m, su un pendio a mezza costa, seminascosto in un vallone, fra terreni
fertili e coltivati. Monotorre di piano circolare di m 11 di diametro, con ingresso a
Sud, in parte interrato. Nell’andito, leggermente strombato verso la camera, lungo m
3,20, non si nota segno di garetta; certamente non v’è la scala. Anche la camera, cen-
11 12 13 14 15 trica, di m 4,40 di diametro, non mostra nicchie; presenta invece, a m 2,90 dal risvolto
interno dell’andito, sulla destra, un’apertura sopraelevata di m 0,80 sull’attuale riempi-
mento (più alta in realtà) che mette nella scala a spirale. Questa scala, con luce sulla
camera di m 1,60 d’altezza x 0,80 di larghezza, gira nello spessore murario da sinistra
a destra con un percorso seguibile per 3 metri circa; è ostruita poi nel tratto che sfo-
ciava sul terrazzo. L’andito, col soffitto elevato gradualmente verso la camera, da m 1 a
16 17 18 19 20
3,20 (misure prese sull’interrimento), presenta sezione ogivale, come la tholos che è al-
ta m 5 sul colmaticcio. Il cono residua all’esterno per m 6 d’altezza (a Nord), ed è co-
stituito da un paramento di blocchi di basalto bruti, con interblocchi riscagliati e con
abbondante uso di terra e zeppe. Il volume medio delle pietre si tiene nella parte basa-
le su mc 0,5 e allo svettamento su 0,2.
11 12 13 14 15 Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XIX, 1849, p. 834 (Scala Pedra); A. Taramelli, Carta ar-
cheologica, p. 193, 1940, p. 66, n. 28; V. Tetti, Saggio di Catalogo archeologico Carta d’Italia, Foglio 193,
II, SO-SE, Università di Cagliari, a.a. 1956-57, p. 41 ss.

Fig. 1: planimetrie di nuraghi semplici Figura 1, 3: nuraghe BAIÒLU-Òsilo (Sàssari); cartina B, 6.


1. Orrùbiu-Àrzana; 2. S’Iscàla ’e Pedra-Semèstene; 3. Baiòlu-Òsilo; 4. Mindèd- È posto sopra un dirupo roccioso, a dominio della vallata sottostante. Nuraghe mono-
du-Barisàrdo; 5. Genna Masòni-Gàiro; 6. Sa Domo ’e s’Orku-Ittirèddu; 7. Nu- torre circolare del diametro di m 9 circa allo svettamento, con spessore murario da m 3
raddèo-Suni; 8. Marosìni-Tertenìa; 9. Muru de sa Figu-Santulussùrgiu; 10. S’At- (muro dove si svolge la scala) a 1,80 (Ovest); mostra l’ingresso a Sud, di m 0,75 di lar-
tentu-Oràni; 11. Piandànna-Sàssari; 12. S’Omu ’e s’Orku-San Basìlio; 13. ghezza x 0,65 d’altezza visibile. Dietro l’ingresso il corridoio, di m 0,75/1,05 di larghez-
Karcìna-Orròli; 14. Gurti Àqua-Nurri; 15. Sa Preda Longa-Nùoro; 16. Su Frài- za, lungo m 2,20, alto sul colmaticcio m 1,45, riceve sulla destra l’apertura della garetta,
rettangolare, di m 1,10 x 1,40 di altezza, con pareti laterali aggettanti. La camera eccen-
le-Burgos; 17. Giànnas-Flussio; 18. Madrone-Silànus; 19. Tittiriòla-Bolòtana;
trica, ellittica (m 4,40 x 3,60), con la volta crollata, non mostra spazi sussidiari; presenta
20. Abbaùddi-Scanu Montiferru; 21. Sa Figu Rànchida-Scanu Montiferru; 22. invece, sulla parete destra verso il fondo, ad altezza dal pavimento, l’apertura della scala
Sa Cuguttàda-Mores; 23. Muràrtu-Silànus; 24. Leortìnas-Sennarìolo; 25. Santu (largh. m 0,90) che gira da sinistra a destra nello spessore murario maggiore. Il cono si
Antìne-Torralba. conserva per l’altezza residua massima di m 4 su 13 filari a Nordovest, a Sudsudovest è
quasi completamente interrato. Il paramento esterno è costituito di blocchi di trachite
Figura 1, 1: nuraghe ORRÙBIU-Àrzana (Nùoro); cartina B, 67. monolitica di forma poligonale, con dimensioni di m 1,61 x 0,50 x 0,51; 0,55 x 0,81 x
Si eleva a quota di 992 metri su d’un’altura rocciosa e impervia, in vista d’un paesaggio 0,24; 0,86 x 0,91 x 0,45. Da Sudsudovest a Sudsudest si sviluppa ad arco un muro re-
silvestre di grande suggestione. È un nuraghe monotorre, del tipo elementare, di pianta cintorio di rinforzo del cono, nella parte di più difficile accesso e dirupata, residuato in

112 113
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

2-3 filari di blocchi poligonali. Nelle vicinanze del nuraghe, sul terreno, si osservano l’ingresso a Sud, con architrave di m 2 x 0,90 x 0,30. L’andito retrostante, di m 3,50 di
frammenti di ceramica e una “meta” di macina in basalto, di età romana. lunghezza x 1,20 di larghezza x 2 d’altezza, a sezione trapezia, privo di spazi sussidiari, in-
Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 115 (dall’elenco Angius del 1835, col nome di Pagiòlu); troduce nella camera. Quest’ultima, eccentrica, rotonda del diametro di m 3, mostra una
Chelo, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 180 della Carta d’Italia, III, NE-SE, Università di Ca- nicchia sul fondo, di piano semiellittico, di m 1 di larghezza x 1 di profondità x 2 d’altez-
gliari, a.a. 1951-52, parte I, p. 231 ss., tav. XXIII, fig. 71; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 151. za. Il cono si conserva per l’altezza esterna massima di m 4 ad Ovest; la camera è ripiena
di crollo per la gran parte. Opera poliedrica di basalto con zeppe negli interstizi, a pietre
Figura 1, 4: nuraghe MINDÈDDU-Barisàrdo (Nùoro); cartina B, 73. non lavorate. A 20 m circa a Nordovest del nuraghe, si osservano i resti d’un’abitazione
di pianta rettangolare, di m 11,80 x 8,40 compreso lo spessore del muro di m 1,50,
A m 38 di quota, su d’un mammellone distante 300 m dal mare di Barisàrdo. Mono- con l’uscio a Sudovest, forse di età romana. Dentro l’andito del nuraghe e all’esterno,
torre, circolare del diametro di m 9, con ingresso a Sud, del tutto ostruito, sormonta- resti di stoviglie nuragiche d’impasto rozzo e anche d’aspetto buccheroide.
to da pietra d’architrave di m 1,95 x 0,43. Nell’andito retrostante, rettangolare, largo
Bibliografia: A. Taramelli-P. Mingazzini, Carta archeologica (Bonorva), foglio 193, 1940, I SE, p. 9, n.
m 0,95 lungo 3 e alto 2,10, sulla sinistra si presenta l’apertura della scala larga m 0,80 9; P. Pintus, Saggio di Catalogo archeologico, Foglio 193 della Carta d’Italia, II, NE e I SE, Università di
e alta (sul colmaticcio) 0,85, percorribile per circa 5 metri. La camera, leggermente Cagliari, a.a. 1945-46, p. 63 ss., tav. n. 32; G. Lilliu, St.S. (Studi Sardi) XVI, 1960, p. 58, nota 44.
eccentrica, circolare del diametro di m 3,90 al riempimento, non ha spazi sussidiari
all’intorno. Opera poliedrica rozza di granito, a stratificazione irregolare, con uso di Figura 1, 7: nuraghe NURADDÈO-Suni (Nùoro).
zeppe e malta di fango; misure di blocchi: m 0,95 x 0,47 x 0,50; 0,72 x 0,53 x 0,42; Planimetria della torre centrale. Si veda la scheda descrittiva della figura 8, 3.
0,69 x 0,75 x 0,57. A Nordovest e a Sudest della torre, a m 8 di distanza, si conserva-
no i resti d’un recinto o contrafforte concentrico al nucleo centrale, l’uno di m 4,70 Figura 1, 8: nuraghe MAROSÌNI-Tertenìa (Nùoro); cartina B, 93.
di lunghezza, alto 3,40 su 7 file e l’altro resto di m 6,30 x 3,10 su 6 file; lo spessore è Nella regione di Sàrrala, su d’un mammellone granitico che si affaccia, dominandola,
di m 1,15. I blocchi misurano m 0,80 x 0,35 x 0,45; 0,63 x 0,50 x 0,40; 0,55 x 0,46 sulla pianura, a quota di m 124. Il nuraghe è di forma complessa, costituita da una
x 0,35. Residui di stoviglie di età nuragica nel terreno adiacente alla costruzione. torre antica (A) – data qui nella planimetria – con addizione laterale tangenziale, a
Bibliografia: E.E.M. (Elenco Edifici Monumentali) (prov. di Cagliari), p. 84; F. Carta, Saggio di Catalogo Sudovest, d’una torre aggiunta (B); a Nord del gruppo di due torri, resti d’un contraf-
archeologico sul Foglio 219 della Carta d’Italia, II, NE-SE, Università di Cagliari, a.a. 1954-1955, p. 67
forte a due rami che si incontrano ad angolo ottuso (C). La torre primitiva (fig. 1, 8)
ss., tav. VII, fot. 27.
è di figura circolare, del diametro di m 8,50 con spessore murario di m 2,55; l’ingres-
so lo ha ad Est, di m 1,16/0,56 di larghezza, sormontato da pietra di architrave di m
Figura 1, 5: nuraghe GENNA MASÒNI-Gàiro (Nùoro); cartina B, 74.
0,70 x 0,28 x 0,47. L’andito retrostante, lungo m 2,48, non presenta, almeno in ap-
Su un ciglione roccioso a quota di m 121, a dominio delle pianure di Pelàu e di Cam-
pu Mannu. Monotorre, circolare del diametro di circa 10 metri, con ingresso a Sud- parenza, né garetta né scala; introduce alla camera, di forma leggermente ovoidale,
est, rastremato (m 0,98/0,18 di larghezza), alto m 1,55, coperto da architrave di m centrica, di diametro di m 4,00 x 3,25. Sulla parete sinistra per chi entra nella camera,
1,15 x 0,87 x 0,79. Nel corridoio di accesso, rettangolare, lungo m 3,20 e largo un’apertura di m 0,65 di larghezza mette a due nicchie contrapposte, sviluppate nel-
1,40/0,80, mettono dalle due parti, fronteggiandosi, la garetta a destra di piano semi- l’arco Sud del muro della torre; di forma semiellittica, molto profonde, la nicchia a si-
circolare (larghezza in base 0,95, in alto 0,32 x 1,55 di profondità) e la scala a sinistra, nistra è larga m 0,72, profonda 2,95 e alta 1,22, e quella a destra di m 0,70, 3,50 e
non rilevabile a causa della rovina. Della camera si delinea il giro al piano di svetta- 1,20. Si possono ritenere destinate a giaciglio. Il cono si conserva per l’altezza massi-
mento, di m 3,50 di diametro, per il resto è riempita dal deposito di crollo per cui ma di m 4,70 su 12 filari. La camera, a sezione ogivale, mostra elevazione massima di
non è dato di rilevarne gli spazi interni che tuttavia, per trovar l’analogo in altri nura- parete sul colmaticcio di m 1,60 (a Sudest). Il taglio dell’ingresso è trapezoidale; ad
ghi, si possono immaginare nella articolazione delle tre nicchie in croce. La sezione aggetto quello delle nicchie entro la camera. L’opera muraria è di tipo poliedrico-subqua-
del corridoio è ad angolo acuto, trapezoidale quella delle luci della garetta e della scala drato di granito grigio e rossiccio, a disposizione di file relativamente regolare, con bloc-
d’andito; ogivale il taglio della camera. Il cono si conserva per l’altezza massima di m chi di grandi dimensioni alla base, poi diminuenti verso l’alto: m 1,17 x 0,69 x 0,30;
3,75 su 11 filari, a Ovest. Opera di granito poliedrica, con pietre di medie dimensio- 1,06 x 0,59 x 0,51; 0,83 x 0,75 x 0,24. La torre B – non disegnata nella figura – cir-
ni: m 0,75 x 0,54 x 0,43; 0,68 x 0,72 x 0,37; 0,72 x 0,45 x 0,39. Nel terreno circo- colare del diametro di m 7,20 è molto distrutta. Si rileva a tratti lo spessore murario
stante al nuraghe, resti di stoviglie comuni di impasto, di età nuragica. di m 1; l’ingresso forse a Sudsudest. Il contrafforte C – pure non disegnato – sta a m
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 111; F. Carta, Saggio cit., 1954-55, p. 41 ss., tav. III, fot. 22.
4 di distanza dal nuraghe; è lungo m 7,40, spesso 1,20 e alto 3,80 su 8 file. La tecnica
muraria delle parti aggiunte non differisce da quella del nucleo originario. Alla super-
Figura 1, 6: nuraghe SA DOMO ’E S’ORKU-Ittirèddu (Sàssari); cartina B, 14. ficie del terreno, resti di ceramica nuragica.
A m 296 di quota, su un altopiano basaltico coperto di lecci e di macchia mediterra- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, p. 855; F. Carta, Saggio cit., 1954-55, p. 117 ss.,
nea. Monotorre, circolare con circonferenza esterna di m 31,40 (diametro m 9,40), ha tav. X, fot. 38; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 60, nota 57.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 1, 9: nuraghe MURU DE SA FIGU-Santulussùrgiu (Cagliari); cartina B, 55. Nuraghe monotorre, circolare del diametro di m 11,50, con ingresso a Sudest, di m
A m 350 di quota su un pendio declinante a Est, sopra il solco del riu Ròia Dùos. Mo- 0,92 x 1,30 d’altezza, sormontato da pietra di architrave (m 1,90 x 0,81 x 0,65) alleg-
notorre, di pianta circolare del diametro di m 12,40 (allo svettamento), con spessore gerita da finestrino di scarico di m 0,30 x 0,50. Nell’andito retrostante, leggermente
murario di m 4,20/2,60. L’ingresso, a Sudest, è sormontato da architrave di m 1,90 x strombato verso l’interno, lungo m 4 e largo 0,80/1,20, si aprono a destra la garetta di
0,90 x 1, con feritoia triangolare di scarico. L’andito retrostante, strombato leggermen- piano semiellittico (m 1,13 x 1,60 x 3 d’altezza) e a sinistra la scala a spirale, di m 0,97
te verso l’interno, di m 0,95/1,20 di larghezza e lungo m 4, mostra, sulla destra, la nic- di larghezza in base e 0,30 di altezza visibile, in parte franata ma seguibile fino al ter-
chia di guardia, semiellittica, molto profonda, di m 1 di larghezza x 2 di profondità x razzo. Alla camera eccentrica, rotonda del diametro di m 3,95, dà una nicchia in fondo
1,60 di altezza. Nella camera rotonda, del diametro di m 5,15, eccentrica rispetto al a destra per chi entra, di m 1,60 di larghezza x 1 di profondità x 2,90 di altezza, a se-
profilo esterno del cono, si apre, sulla destra di chi entra, una nicchia, di piano semiel- zione ogivale. Particolare notevole della camera è il suo conformarsi a piccolo atrio con
littico, di m 1 di larghezza x 1,80 di profondità; nessun altro vano e nessuna traccia di due nicchiette per parte allo sfocio interno dell’andito (largh. m 2,40). La torre è alta
scala, sicché il nuraghe deve considerarsi costituito del solo piano terreno con terrazzo all’esterno, al punto massimo residuo, m 6,50, con 12 file di pietre a Nord. La camera
terminale. Il cono, alto ora 6 metri su 9 filari, ha il paramento costituito di pietre di si eleva fino a 6 metri dove si chiude la serraglia della pseudovolta (v. fig. 3, 3). L’opera
basalto di forme poliedriche, rozzamente sbozzate, di varie dimensioni: m 0,95 x 0,55 muraria è del tipo subquadrato con pietre di calcare di forme regolari alla base e nella par-
x 0,30; 1,05 x 0,60 x 0,40; 1 x 0,45 x 0,35; interblocco di 0,10/0,30. La camera, di ta- te mediana del paramento, mentre nei filari superiori si presentano massi di più grossola-
glio ogivale come l’andito, si conserva per l’altezza media di 3 metri, sui 7 filari elevati na lavorazione, quasi poliedrici, di grandi e medie dimensioni: m 0,76 x 0,68 x 0,60;
sul piano di crollo; nei piani di posa delle pietre resti di malta di fango. 0,85 x 0,50 x 0,46; 0,82 x 0,58 x 0,61. A Sud del nuraghe, si apre la bocca a fior di
Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 106, pl. VIII; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 89; A. Ta- suolo di una caverna naturale con parziali adattamenti fatti dall’uomo. Nel terreno
ramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 146 s., n. 10; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. adiacente ammassi di pietra, resti di stoviglie di varia età ed embrici di periodo roma-
138; A. Piras, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 206 della Carta d’Italia, III, NE e NO, Universi- no, segno che al centro nuragico ne seguì un altro in età storica.
tà di Cagliari, a.a. 1952-53, p. 73, tav. VII, 49; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 57, nota 41. Bibliografia: M.V. Del Rio, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 180 della Carta d’Italia, III, NO-SO,
Università di Cagliari, a.a. 1947-48, p. 73 ss., tav. VII, 29; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 449, 12; St.S.,
Figura 1, 10: nuraghe S’ATTENTU-Oràni (Nùoro); cartina B, 34. XVI, 1960, p. 57, nota 41.
A ridosso d’una rupe di trachite, a quota di m 313, sul margine d’uno spiazzo roccioso,
a 1 km a Est del Tirso. Con unica torre del diametro esterno basale di m 10,50, con Figura 1, 12: nuraghe S’OMU ’E S’ORKU-San Basìlio (Cagliari); cartina B, 102.
ingresso a Sud, sormontato da architrave con spiraglio di scarico (m 2 x 0,50 x 1). A 1 km a Sud del moderno abitato di San Basìlio, su d’un colle fra i rius Croccolànti
L’andito, di piano rettangolare di m 1,10/1,61 di larghezza x 4,40 di lunghezza, pre- e Perdu Molas. Monotorre circolare del diametro di m 11 allo svettamento, con in-
senta sulla sinistra la scala molto ripida, con apertura di m 0,93/0,39 di larghezza e gresso a Sud, ostruito. Dentro la camera, leggermente eccentrica, del diametro di m 5
sviluppo visibile di m 7,70; manca la garetta. La camera, in situazione eccentrica, di circa si aprono, ai due lati, l’uno rimpetto all’altro, due nicchioni in gran parte ripieni
m 4,10 di diametro, si articola in una celletta a sinistra, di piano trapezoidale (lar- di macerie, larghi alla luce apparente m 1,20 e profondi 1,40/1,60. All’esterno la torre
ghezza m 1,40/2,20, profondità 1,68). Sezione di camera ogivale con altezza di m 7; si conserva per l’altezza massima di m 4,70 su 11 file a Nordovest. L’opera muraria è di
angolari i tagli dei soffitti della celletta, dell’andito e della scala, tranne che all’apertura tipo subquadrato, con blocchi disposti a filari orizzontali regolari, con zeppe di rincal-
di quest’ultima, che è di profilo trapezio. L’andito va elevandosi dall’esterno all’inter- zo; misure di blocchi: m 0,58 x 0,80 x 0,25; 0,70 x 0,75 x 0,20; 0,75 x 0,70 x 0,35.
no, da m 2,20 a 4. Il cono, alto all’esterno m 9,97 al massimo residuo su 16 file, si pre- Resti di stoviglie d’impasto nuragico nel terreno circostante.
senta con corsi abbastanza regolari, con blocchi di trachite di taglio subquadrato, di Bibliografia: S. Ghiani, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 226, IV, SO-SE, Università di Cagliari,
medie dimensioni: m 0,75 x 0,70 x 0,70; 1 x 0,60 x 0,55; 1 x 0,50 x 0,53. Nei pressi a.a. 1944-45, p. 116 ss., tav. V, 79; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 158.
del nuraghe, a Nord, Est e Ovest, resti di capanne con pietre grandi e medie. A pochi
metri a Nord, si vede un avanzo di muro megalitico di m 7 di lunghezza con 3 file di Figura 1, 13: nuraghe KARCÌNA-Orròli (Nùoro); cartina B, 90.
pietre, alto m 1,94. A Sud sta la ripa naturale integrata a tratti con opera muraria di gran- A quota di m 573, sul limite dell’altopiano di Pranemuru. È del tipo binato a torri
di massi. Si tratta di elementi sussidiari di difesa del nuraghe. congiunte da un breve muro normale ad addizione laterale ad Est della torre principa-
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XIII, p. 205; G. Cherchi, Saggio di Catalogo archeologico sul le. Qui si dà il disegno del solo mastio. La torre Ovest (maggiore e più antica) ha dia-
Foglio 206, I, NE, 207, IV, NO, Università di Cagliari, a.a. 1952-53, p. 232 ss., tav. VI, 43, fot. 66. metro basale di m 11, con ingresso a Sudest sormontato da architrave con spiraglio di
scarico. La cella circolare, eccentrica, è contornata da muro spesso da m 2,70 a 1,80.
Figura 1, 11: nuraghe PIANDÀNNA-Sàssari (Sàssari): cartina B, 5. Il cono residua all’esterno per l’altezza massima di m 9,50 (a Sudest). La torre Est
In località Giunchèddu, a quota di m 140, su d’un poggio inaccessibile a Nord e a (minore e aggiunta), è del diametro basale di m 9,70 rastremato allo svettamento a m
Ovest, domina la confluenza di due vallette. Terreni abbastanza fertili al suo piede. 8,70. Dentro la camera ellittica di m 5,15 x 3,48, due nicchie: una a Nordovest di

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

pianta angolare (m 2,44 d’altezza sul riempimento x 1,22 di larghezza x 1,35 di pro- Figura 1, 17: nuraghe GIÀNNAS-Flussio (Nùoro); cartina B, 40.
fondità) e l’altra a Sudest (a destra), di sezione trapezoidale (altezza sul piano attuale A quota di m 370, su terreno in leggero pendio dal vasto dominio; pascoli e coltivi in-
m 1,95 x 0,87/0,52 di larghezza x 0,75/0,62 di profondità). Alla camera si entra da torno e una sorgente d’acqua vicina. Nuraghe monotorre, circolare del diametro di m
una porta a Sudsudovest, con architrave a feritoia di scarico. Il cono, dallo spessore 12,20, con ingresso a Sudsudest, sormontato da pietra d’architrave di buona lavorazione
murario di m 4,60/2,60, si conserva a Sudest per l’altezza massima di m 6; la camera (m 1,60 x 0,60 x 0,70). Nell’andito, un po’ strombato verso l’interno, lungo m 4 e largo
è alta ora m 5 su 18 file di massi regolari subquadrati. Dentro la cella esiste una scala 1,20/1,30, sfociano a sinistra la garetta, di pianta semiellittica di m 1 x 1,20, e a destra il
sopraelevata con giro da destra a sinistra. vano della scala di m 0,40 di larghezza con una decina di gradini di cm 20 di alzo, usu-
Bibliografia: Spano, Memoria, 1854, p. 18, nota 1; Memoria, 1867, p. 23, nota 3; E.E.M. (prov. di Ca- rati, nel tratto inferiore. La camera quasi centrica, rotonda, del diametro di m 4,20, si
gliari), p. 149; E. Contu, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 218 della Carta d’Italia, II, NO-SO, articola in due nicchie aperte sul fondo della parete, equidistanti dagli spigoli dell’andi-
Università di Cagliari, a.a. 1947-48, p. 55 ss., tav. II, 24. to, a pianta semiellittica, in gran parte ricolme di macerie tranne che in alto. Il cono si
conserva per l’altezza massima residua di m 4 su 12 file a Est; la camera si eleva sul col-
Figura 1, 14: nuraghe GURTI ÀQUA-Nurri (Nùoro); cartina B, 88. maticcio di 2 metri, per l’altezza di 4 metri. Le sezioni dei vani sono ogivali. Il paramen-
Planimetria della torre antica A; vedi la scheda descrittiva della figura 13, 1. to esterno di tipo poliedrico è fatto di pietre di basalto di buona lavorazione, ben con-
nesse senza scaglie; piccole zeppe, invece, si presentano nei piani posa e nei giunti dei
Figura 1, 15: nuraghe SA PREDA LONGA-Nùoro (Nùoro); cartina B, 23. filari della camera. Davanti all’ingresso del nuraghe, si osservano resti d’un edificio a
In località Su Pradu (il prato), su un ciglione di rocce granitiche a dominio della valle grosse pietre senza cemento, di m 10/12 di superficie interna x 1 m di spessore murario,
del riu de Lòcula. Nuraghe monotorre, circolare del diametro di m 11,10, con ingres- con ingresso architravato situato di fronte a quello della torre nuragica distante appena 2
so leggermente rialzato sul piano di campagna, di m 1,50 di larghezza x 0,37 di altez- metri. Ad Ovest del nuraghe cumuli di rovine corrispondono a capanne nuragiche e a
za rilevabile sul colmaticcio. L’andito retrostante, di m 3,60 di lunghezza x 1,12/1,36 costruzioni romane. In superficie, resti di stoviglie di età del nuraghe e posteriore.
di altezza visibile, mostra, sulla destra di chi entra, la garetta di guardia, di pianta se- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, VI, 1840, p. 700; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 108;
miellittica, di m 1,12 di larghezza x 2,66 di profondità x 0,52 di altezza sul piano del E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 109; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 220, n. 22;
detrito. La camera circolare, eccentrica, del diametro di m 4 circa, si articola in due Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951; P. Pes, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 206 della Carta d’I-
nicchie: una sul lato destro, di figura semiellittica, di m 1,15 di larghezza x 2,32 di talia, IV, SE-SO, Università di Cagliari, a.a. 1953-54, p. 117 ss., tav. n. 21.
profondità, l’altra sul fondo di m 0,93 di larghezza x 2,10 di profondità x 0,97 d’al-
tezza sul piano di colmata. Sulla fiancata destra di quest’ultima nicchia, verso il fondo, Figura 1, 18: nuraghe MADRONE od OROLÌO-Silànus (Nùoro); tav. XI; cartina B, 32.
si osserva l’apertura della scala al piano superiore, che gira nello spessore del muro di m La figura rappresenta soltanto la torre antica; ma qui si descrive il nuraghe nel suo insie-
3,40 da sinistra a destra; si misura m 0,70 di luce e si segue il percorso per m 2,50; poi me. Il nuraghe si erge, a quota di m 453, su una collina ai piedi della catena del Màrghi-
il vano si presenta ostruito dalle macerie. Il cono si conserva per l’altezza esterna di cir- ne, fra i centri di Silànus e di Lèi, presso la strada statale Macomèr-Nùoro. Si distingue
ca m 4 su 12 file, la parete della camera per m 1,10 su 5 file. Opera muraria di granito, per la bellezza delle strutture, la linea slanciata, lo stato relativamente buono di conserva-
con blocchi in parte naturali in parte sbozzati in forme subquadrangolari, di medie di- zione. È un monotorre con resti di contrafforte e tracce di coni minori periferici. La tor-
mensioni: m 0,34 x 0,56 x 0,91; 0,29 x 0,57 x 0,74; 0,28 x 0,46 x 0,88. re primitiva (fig. 1, 18, tav. XI), del diametro esterno di m 12,60, mostra l’ingresso basa-
Bibliografia: G.G. Dàvoli, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 194 della Carta d’Italia, II, Universi- le a Sudest, con architrave di m 2,30 x 0,70 x 0,17. L’andito, lungo m 4,60 con
tà di Cagliari, a.a. 1949-50, p. 23 ss., tav. II, 2; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 57, nota 41. larghezza quasi costante di m 1/1,10, a metà circa del corso presenta la scala a sinistra
(larghezza m 1) e la garetta a destra, di forma ellittica con risvolto sul lato sinistro (lar-
Figura 1, 16: nuraghe SU FRÀILE-Burgos (Sàssari); cartina B, 21. ghezza m 1,10, profondità 2,80). Dall’andito, col soffitto elevantesi verso l’interno (da
A quota di m 731, su una rupe a dominio d’una vasta conca. Nuraghe monotorre, circo- m 1,44 a 1,90 d’altezza visibile sul colmaticcio), si penetra nella camera, centrica, di m 4
lare del diametro di m 11 circa, con l’ingresso volto a Sud. Sul lato dell’andito retrostante, di diametro, con tre nicchie in croce simmetriche, di piano semiellittico, larghe m
di m 1/1,20 di larghezza, si aprono a destra la garetta di piano semiellittico di m 1 di lar- 1/1,35 e profonde m 1,86/2,70. La sezione dell’andito è trapezia (tre lastroni di piatta-
ghezza x 1,40 di profondità, e a sinistra la scala. Alla camera eccentrica, rotonda del dia- banda di fronte alla garetta); a ogiva tronca sono il vano della garetta e quelli delle cellet-
metro di m 4, dànno due nicchie situate sul lato di fondo, di dimensioni vicine a quelle te interne (altezza della garetta m 2,37, delle cellette m 1,57/2,38); del tutto ogivale è il
della garetta, con la stessa forma planimetrica. Il cono si conserva per l’altezza massima taglio della tholos, di m 5,20 di altezza sul colmaticcio. A circa m 6 d’altezza, quasi alla
residua di m 2,50; la camera mostra la parete elevata fino a m 2,40 sul colmaticcio. Ope- metà del cono dove il diametro si restringe a m 8, sta il piano rialzato (o superiore). La
ra di basalto poliedrica, con pietre non lavorate di grandi e medie dimensioni. camera, sovrapposta a quella inferiore, di m 2,35 di diametro x 5,50 d’altezza, prende
Bibliografia: A. Taramelli-P. Mingazzini, Carta archeologica, foglio 193, 1940, II NE, p. 48, n. 13a; A. luce da un finestrone volto a Sud (m 0,65 di larghezza x 1,37 di altezza); vi si entra, dal
Taramelli, Mon. Ant. Lincei, XXV, 1919, col. 775; P. Pintus, Saggio cit., 1945-46, p. 190 s., tav. fig. 91. pianerottolo della scala che sale dal basso, per una porticina, di m 0,65 x 1,35 d’altezza,

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

con architrave alleggerito da spiraglio. La scala, a sezione troncogivale (altezza da m 1,90 Figura 1, 19: nuraghe TITTIRIÒLA-Bolòtana (Nùoro); cartina B, 18.
a 3,60), ha il suo percorso di 18 metri (dal pianterreno al terrazzo) illuminato da fine- Situato sulla cresta d’una propaggine a strapiombo sul riu Bardosu, dominante a quota di
strini. Esiste anche una scaletta sussidiaria che dalla camera superiore scende, con giro m 951 in un paesaggio di pascoli. Una fonte a 250 m a Sudovest. Monotorre, circolare, del
opposto a quello della grande scala, ad un pianerottolo sovrastante il soffitto della garet- diametro di m 12 circa, con ingresso a Sudest. L’andito, di m 5,50 di lunghezza, si allarga
ta di guardia dell’andito, e, di qui, per uno spazio al disopra dell’architrave della stessa al centro dove si guardano, contrapposte, la garetta a destra, semiellittica (m 1 x 2 di pro-
garetta, esce all’andito con un piccolo salto (lunghezza della scaletta m 8, larghezza 0,60; fondità) e la scala a sinistra, di m 1,40 di larghezza a fior di suolo, percorribile per poco più
rischiarata da due finestrini ad Ovest). Il cono è alto oggi m 12,60 (a Sudovest) e si eleva di 2 metri. Nella camera eccentrica, rotonda, del diametro di m 5, si affacciano tre nicchioni
con 33 file di pietre di granito, poco lavorate ma messe in opera con molta perizia; i in croce: quello a destra e quello in fondo, a pianta semiellittica, di m 1,20 di larghezza x 2 e
1,40 di profondità rispettivamente; il nicchione a sinistra, di m 1,20 x 1,20, si articola in
blocchi vanno diminuendo di proporzioni dal basso in alto. Tre blocchi sul filare sopra
un risvolto a destra, di m 1,20 x 0,80 componendo nell’insieme un’alcova o giaciglio. Sul-
l’architrave della porta misurano m 1 x 0,53 x 0,92; 0,81 x 0,75 x 0,63; 1,40 x 0,55 x l’andito d’ingresso è visibile una botola a caditoia, a cui si accede da una finestra sollevata,
0,70; tre blocchi dell’ultimo filare superiore m 0,55 x 0,34 x 0,41; 0,45 x 0,30 x 0,52; posta fra lo sbocco nella camera dell’andito stesso ed il nicchione destro. Rimane traccia del
0,47 x 0,33 x 0,43. Sul lato Sudovestovest e sul lato Est della torre antica, si rilevano piano superiore in un finestrone di m 1,40 x 0,80 di luce; per il resto è distrutto. L’andito
tracce di opere aggiunte. Nel primo punto si riconosce il resto d’una cortina curvilinea ha pareti aggettanti con copertura tabulare; il sommo angolare delle nicchie è sormontato
rientrante al centro, di m 22,80 di lunghezza, alta m 3 con 6 filari, che unisce due torri da architravi (altezza da m 4,00 a 3,10); ogivale la sezione della camera con bella pseudocu-
situate ai suoi margini. Ad Est rimane il segno di una terza torre di cui si disegna, fra le pola alta ora m 7,50. Il cono, alto oggi m 10 circa, raggiungeva in antico 15 metri, per far
rovine, un semicerchio di parete interna col vano d’un andito diretto verso Nordnord- luogo ai due piani. L’opera muraria è subquadrata, con bell’ordinamento in file regolari di
ovest, forse verso la camera d’una quarta torre. Ciò rende possibile l’ipotesi di riconosce- pietre basaltiche di mc 1/2 fino all’altezza di m 4, di mc 0,2 allo svettamento.
re, nel nostro, un nuraghe quadrilobato, del tipo del Santa Bàrbara di Macomèr, a profi- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, II, 1834, p. 406 (Tittiriolu); A. Lamarmora, Voyage, II,
lo di contorno concavo-convesso (vedi scheda descrittiva di figura 9, 1). Intorno al 1840, p. 106 (Tittirriola); P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II, 1892, p. 112; F. De Rosa, Dell’uso dei nu-
nuraghe si raccolgono cocci di stoviglie preromane e romane indicanti che la vita vi du- raghi, 1909, p. 26; A. Taramelli, Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 58, n. 16; Boscolo-Pintor-Serra,
rò molto a lungo da età preistorica fino a tempi classici. Nella parte superiore della torre Guida, 1951, p. 149 (errato Tittiola); V. Tetti, Saggio cit., 1956-57, p. 13 (II).
sono visibili restauri in muratura di mattoni e pietre legati con malta di calce, eseguiti in
età romana per adattarvi – si pensa – una vedetta. Figura 1, 20: nuraghe ABBAÙDDI-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 47.
A quota di m 431, su una lingua rocciosa d’arenaria, alla pendice Ovest della collina di
Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 67, pl. VIII, fig. 2; Angius, in Casalis, Dizionario, XX,
Santa Bàrbara, quasi al fondo valle. Ad unica torre circolare di m 40 di circonferenza
1850, p. 138; Spano, Memoria, 1854, pp. 26, 40, 43, 50; A. Lamarmora, Itinéraire, II, 1860, p. 137;
basale, con ingresso a Sud, di m 2,20 di altezza, con architrave ben lavorato sormonta-
Spano, Mnemosine sarda ossia ricordi e memorie di varii monumenti antichi con altre rarità dell’Isola di
Sardegna, Cagliari 1864, tav. VI, 4-5, 9; Memoria, 1867, pp. 22, 27, 36, 38 s., 61 s., 64, 66; G. Cara,
to da regolare finestrino di scarico. Alla destra dell’andito si osserva la scala che parte
Considerazioni sopra una fra le opinioni emesse intorno all’origine ed uso dei nuraghi di Sardegna, Cagliari dal piano e gira da sinistra a destra con larghezza di vano di m 1,10; alla sinistra sta il
1876, frontespizio e tav. 1, I, a-b; F. Martorell y Peña, Apuntes arqueologicos, Nurhaghes de la Isla de piccolo spazio per la guardia, a forma di ogiva proiettata in piano, di poca profondità.
Cerdeña y talaiots de las Baleares, Barcelona 1879, pp. 186-188; Centurione, “Studii recenti sopra i Nu- La camera, di m 4 di diametro, mostra tre nicchie in croce, a tre quarti di cerchio, della
raghi e loro importanza”, in Civiltà Cattolica, serie XIII, 1888, pp. 31, 34, fig. VI, 103, fig. XXVIII; P. larghezza di m 2; è in posizione eccentrica rispetto al perimetro della torre (spessore del
Cugia, Nuovo Itinerario dell’isola di Sardegna, Ravenna 1892, p. 109; F. Nissardi, “Contributo per lo stu- muro frontale m 5, di quello di fondo m 3). La torre, alta 9 metri con 16 file di pietre, è
dio dei Nuraghi della Sardegna”, in Atti del Congresso Internazionale di Scienze storiche, Roma 1903, costituita di blocchi d’arenaria, cavati dalle vicinanze; si presentano ben lavorati, di gran-
p. 656; Ardu Onnis, “Per la Sardegna preistorica”, in Atti della Società Romana di Antropologia, vol. IX, di dimensioni alla base e di medie nel resto del paramento. La camera è alta m 8,60 sui
fasc. I-II, 1903, pp. 13, 26; A. Bezzenberger, “Vorgeschichte Bauwerke der Balearen”, in Zeitschrift für 18 filari; è di perfetta sezione ogivale come lo sono i profili delle celle alte da m 3 a 2,50
Ethnologie, Heft 4-5, 1907, p. 582; S. Manca, Sardegna leggendaria, Roma 1910, fotografia in copertina; e della scala alta m 3,20. Il tutto si compone con eleganza e senso di slancio, a cui con-
G. Vacca, Posizione geografica dei principali Nuraghi esistenti in Sardegna, Cagliari 1917, pp. 6, 14; A. Ta- tribuisce pure il taglio ampio ed alto del tetto inclinato dell’andito (v. fig. 4, 2). Tracce di
ramelli, in Guida Generale della Sardegna compilata da Antonio Manca, Milano 1914-15, p. 94, fig. 166; capanne d’un villaggio nuragico nelle vicinanze.
E.E.M. (prov. di Sàssari), 1922, p. 156; C. Dessì, I nuraghi della Sardegna, 1924, p. 7; A. Taramelli,
“Nuraghi”, in Enciclopedia Italiana, Roma 1935, vol. XXV, p. 82 s.; Carta archeologica, ff. 205-206, Bibliografia: Spano, Memoria, 1867, p. 22; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 166 (errato Abbandi); A. Ta-
1935, p. 9, n. 8; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 148; G. Cherchi, Saggio cit., 1952-53, p. 159 ss., ramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 200, n. 22; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 57 ss., tav. n. 9.
tav. VI, 34; G. Lilliu, “I nuraghi della Sardegna”, in Le Vie d’Italia, ott. 1953, LIX, n. 10, p. 1291; Sarde-
gna (Touring), XX, 1954, p. 94, fig. 166; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 46, fig. 15; G. Lilliu, St.S., Figura 1, 21: nuraghe SA FIGU RÀNCHIDA-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 41.
XII-XIII, I, 1955, p. 157; M. Serra, Mal di Sardegna, 1955, p. 247; A. Borio, Sardaigne, Arthaud 1957, A quota di m 555, su d’una piccola dorsale declive, a mezza costa, in zona di buon pa-
p. 126; V. Mossa, Architettura domestica in Sardegna, Cagliari 1957, p. 26, tav. I; G.F. Ackermann, Reise- scolo. A 30 metri di distanza, una sorgente. Monotorre, circolare, della circonferenza di
land von morgen: Sardinien, Wien 1957, p. 38, tav. 13; G. Lilliu, “The Nuraghi of Sardinia”, in Antiquity, m 38, con ingresso a Sudest, architravato senza finestrino di scarico. Dietro la porta l’an-
1959, XXXIII, p. 23, fig. ivi. dito, lungo m 4, presenta sul fianco sinistro, circa alla metà, un vano curvilineo, di m 4

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

di profondità x 0,80 di larghezza x 2,50 di altezza, costruito per situarvi la scala che, sulla sinistra si incontra il vano della scala a fior di terra (larghezza all’imbocco m 1,15);
invece, fu poi realizzata all’interno della camera. La camera, centrica, rotonda, del dia- poco oltre, poi, a metà circa del corso, si disegnano le aperture di due bracci di corridoio,
metro di m 4 al riempimento, ha la cupola crollata. Vi si affacciano le aperture di tre uno sulla sinistra e uno sulla destra, i quali, senza raccordarsi, girano, per tre quarti di
nicchie in croce, quelle a sinistra e in fondo a piano semiellittico di m 1 x 1,60 di cerchio, intorno alla camera tranne che sul lato di fondo (Nordovest), dove il masso
profondità, quella a destra, di m 1,10 di larghezza, introducente alla scala che, con gi- murario resta pieno. Il ramo di corridoio a destra, che rappresenta una soluzione nata
ro da sinistra a destra e con ritorno sul solaio dell’andito, portava al terrazzo ora man- dal prolungamento della primitiva garetta di guardia, ha uno sviluppo di m 9,50; al-
cante. L’andito e lo spazio sulla sua sinistra sono a soffitto piattabandato; trapezoidale l’ingresso mostra una porta architravata di m 0,90 di larghezza x 1,30 di altezza. Del
(con chiusura ad architravi) è il taglio delle nicchie della camera, quest’ultima in origine corridoio opposto, realizzato per simmetria, si misura uno sviluppo residuo di m 7,70, ma
a sezione ogivale (altezza calcolabile m 6); ogivale nella prima parte (m 0,80 di larghezza il suo corso deve immaginarsi all’origine uguale a quello dell’altro; vi introduce una
x 2 d’altezza) appare la sezione della scala, nella seconda metà trapezoidale. Il mozzicone porticina architravata a luce trapezoidale (m 1/0,53 di larghezza x 1,10 di altezza). La
di cono residua all’esterno per m 5 d’altezza massima (a Nordest), su 11 file di pietre
camera, rotonda (m 3,50/3 di diametro), eccentrica, si articola in tre nicchie a croce,
basaltiche di forma subquadrata, di proporzioni varie. Nella camera i blocchi sono di
dissimmetriche, individuate ma non rilevabili. I vani mostrano tutti profili aggettanti,
dimensioni minori, di forme poliedriche irregolari, a disposizione poco curata con zep-
pe. A 20 metri dal nuraghe correva una cinta esterna megalitica, ad un solo ordine di ma mentre la camera presenta il taglio ogivale, gli altri ambienti minori sono conclusi
pietre, residuata solo a tratti. da elementi tabulari (architravi) che configurano sezioni troncogivali. Non si osserva
una perfetta coerenza di ritmi spaziali, a cui corrisponde l’irregolarità e l’asimmetria
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 166; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206,
1935, p. 194, n. 50; A.P. Piludu, Saggio di Catalogo archeologico, Foglio 206 della Carta d’Italia, IV, NE-
delle componenti di piano. Il cono all’esterno consta di strutture di rozzi blocchi di ba-
NO, Università di Cagliari, a.a. 1953-54, p. 206 ss., tav. n. 25. salto, di medie dimensioni, disposti senza ordine. Più diligente è la posa delle pietre
nell’interno, ma non regolare e misurata come in altri nuraghi di bella apparenza strut-
Figura 1, 22: nuraghe SA CUGUTTÀDA-Mores (Sàssari); cartina B, 13. tiva e di simmetria architettonica. A questa generale trascuratezza fanno eccezione sti-
In regione Sa Tanca ’e su Duca, a quota di m 301, confuso con un ammasso naturale di piti ed architravi i quali presentano facce ben sbozzate, non però per particolare gusto
rocce basaltiche, incluso entro la confluenza dei rius Mannu e Tilchiddesu. Nuraghe ma per necessità funzionale (altezza residua del cono m 2,35/3,38). A Sud e Sudest del
monotorre, circolare, del diametro di m 12,50, con l’ingresso a Sud (m 1,05 di larghez- nuraghe, si riconoscono tracce di muri di capanne in grandi pietre, di pianta circolare,
za x 1,60 d’altezza), sormontato da pietra d’architrave di m 1 x 0,75 x 0,25. L’andito retro- da ritenersi dello stesso periodo della torre. A poca distanza dal nuraghe si vedono i re-
stante, a sezione trapezoidale, di m 4 di lunghezza x 2,10 d’altezza rilevabile sul detrito, ri- sti di una tomba di giganti. Vedi anche fig. 15, 1.
ceve a sinistra (dove si misura la maggiore larghezza di m 1,40) una garetta semiellittica in Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206 (1935), I, NE, p. 13, nn. 27-28; G. Cherchi,
piano, di m 1 di larghezza, quasi del tutto ostruita. La camera centrica, oblunga (m 4 x 3), Saggio cit., 1952-53, p. 75 ss., tav. I, fig. 12.
si distingue per la presenza inusitata di quattro nicchie, una sul lato sinistro, una sul fondo
contro l’ingresso e due (a coppia) sul lato destro. Sono tutte di piano semiellittico, con lar- Figura 1, 24: nuraghe LEORTÌNAS-Sennarìolo (Nùoro); cartina B, 50.
ghezza da m 0,40 a 1,20, profondità da 1,25 a 2,15 e altezza visibile da 1,40 a 1,60; la se- A quota di m 203, presso il riu di Piraura, in situazione bassa ma dominante su un
zione è trapezoidale come quella dell’andito di accesso. Il cono residua per l’altezza esterna paesaggio solitario di mirti e cisti. Mostra unica torre della circonferenza di m 45, con
di m 3 circa, in figura d’un grande cumulo di pietre; la camera conserva visibile la parete due ingressi: uno, il principale, a Sudovest, ad architrave di medie dimensioni ben la-
per m 2,25. L’opera muraria consta di blocchi di basalto poliedrici, non lavorati né stratifi-
vorato; e l’altro, più stretto, a Nordest, ostruito in gran parte. L’andito dell’ingresso
cati a file, con misure medie di blocco di m 0,45 x 0,30 x 0,35. Alla difesa naturale, costi-
principale, lungo oltre 5 metri, incontra, a circa metà del suo percorso, un deambula-
tuita dalla confluenza dei fiumi, si aggiungeva quella artificiale di due muraglie megalitiche:
una, più vicina al nuraghe, che correva da un torrente all’altro, spessa m 2, con un passag- torio circolare di m 1 di larghezza, concentrico al perimetro della torre e al profilo della
gio interno; e l’altra, a 50 m ad Ovest del nuraghe, con larghezza di 5 metri, che formava la camera; poi, restringendosi, introduce nella camera di m 4 di diametro, semplicissima.
prima linea di sbarramento. Fra le due muraglie cumuli di pietrame in basalto costituisco- La torre si conserva, all’esterno, per m 3 su 5-6 filari; all’interno la tholos non è misura-
no i segni della presenza di capanne d’abitazione di età nuragica; la loro forma è circolare. bile a causa del crollo. Gli anditi ed il corridoio concentrico (alto, quest’ultimo, m 2)
presentano copertura tabulare. Il paramento esterno è di pietre di basalto, di forme po-
Bibliografia: A. Taramelli-P. Mingazzini, Carta archeologica, 193, I SE, 1940, p. 12, n. 20; P. Pintus,
Saggio cit., 1945-46, p. 128 ss., tav. n. 70. liedriche, di media grandezza. Tra Ovest e Sud v’è traccia d’un cortile addossato alla
torre primitiva, di m 10 x 3, interrotto in corrispondenza all’ingresso principale.
Figura 1, 23: nuraghe MURÀRTU-Silànus (Nùoro); cartina B, 33. Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XIX, 1849, p. 860; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-
È situato presso la riva sinistra del riu Ordari, su un rialzo di terreno basaltico, a 200 206, 1935, p. 209, n. 25; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 175 ss., tav. n. 29.
metri a Nordovest del nuraghe Àidu Arbu (fig. 17, 5). L’unica torre rotonda, del dia-
metro esterno subbasale di m 13 circa, ha l’ingresso a Sudest, con architrave di m 1,13 Figura 1, 25: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
x 0,72 x 0,70, senza spiraglio di scarico. Nell’andito, lungo 6 metri, a m 1 dal filo esterno Planimetria del mastio A; vedi scheda illustrativa della figura 8, 6 e figg. 3, 5 e 14, 2.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

pietra d’architrave con spiraglio di scarico. Dietro la porta, l’andito, di m 3,80 di lun-
ghezza, col soffitto ascendente verso l’interno da m 2 a 5,65, introduce nella camera “a
tholos”, ribassata di m 0,22 rispetto al piano del corridoio d’ingresso. Nella camera ec-
centrica, rotonda, di m 3,75 di diametro, non si presentano spazi sussidiari, alla base
del muro. In alto, però, nella parete a destra di chi entra, a m 4,50 dal suolo, si apre
2
l’imbocco della scala al terrazzo, di cui si conservano 14 gradini. Pure nella parete a de-
1
stra, fra lo spigolo interno dell’andito e l’apertura della scala, si osserva, sollevata di m
3,80 sul pavimento, la bocca d’una nicchia-ripostiglio, di m 1,30 d’altezza x 2 circa di
profondità. La sezione dell’andito è angolare, ogivale (a profilo stretto e allungato)
quella della cupola. Il cono si conserva per l’altezza residua massima di m 8,10, che
corrisponde all’elevato calcolabile della tholos. L’opera muraria è del tipo poliedrico,
3 4 con rozzi massi di porfirite di grandi dimensioni, per lo più non sbozzati, spaccati a
mazza; più curati nel taglio i blocchi di stipite e gli architravi. Le pietre a tratti si dis-
pongono in file, a tratti perdono l’ordinamento orizzontale per dar luogo a paramenti
confusi per quanto ben concatenati. Meno irregolare, per quanto rozza, la disposizione
dei filari all’interno. Il corpo aggiunto ha l’ingresso a Sudsudest, di m 0,77 di larghezza
5 x 1,53 d’altezza, con architrave di m 1,25 x 0,84, alleggerito da spiraglio. L’andito re-
6 trostante, di m 3 circa di lunghezza, si allarga a destra in un nicchione semicircolare di
m 1 di larghezza x 1,30 di profondità (garetta di guardia), sfocia poi nel cortile per una
seconda porta, molto bassa, anch’essa con architrave a spiraglio (sistema del dipylon). Il
cortile forma uno spazio scoperto, di piano trapezoidale, di m 4 x 3,50; le pareti agget-
tano leggermente nei corsi superiori. Nel cortile dànno gli usci delle due torri e sono
7 8
inoltre aperte due nicchie: una, al disopra della porta interna dell’andito, a m 3,55 dal
suolo (m 0,70 x 1,10) corrispondente a un ripostiglio o nascondiglio; e l’altra, alla base
del muro opposto all’ingresso, è un armadione, di sezione angolare, di m 1,30 x 1,20
x 3 d’altezza, in cui si accendeva il fuoco (vi si trovarono resti di carbone e ciottoli arro-
tondati). Al piede del muro d’ingresso corre anche un bancone di grosse pietre (m 2,25
Fig. 2: planimetrie e sezioni di nuraghi
di lunghezza x 0,50 di altezza), usato per sedile. Nel lato corto del cortile, con verso a
1. Domu s’Orku-Sarròk; 2. Santa Bàrbara-Sindìa; 3. Santa Sarbàna-Silànus; 4. Estnordest si apre la porta della torre aggiunta, di m 0,90 x 1,40 di altezza, pur essa ar-
Ala-Pozzomaggiore; 5. Mesu ’e Rìos-Scanu Montiferru; 6. Altòriu-Scanu Monti- chitravata con finestrino di scarico. Dietro è l’andito strombato, di m 2,70 di lunghez-
ferru; 7. Sèneghe-Suni; 8. Tùsari-Bortigali. za x 1,30 di larghezza x 3,60 d’altezza alla estremità interna, che introduce nella tholos.
Questa stanza, contenuta nel perimetro della torre di m 9,20 di diametro con spessore
Figura 2, 1: nuraghe DOMU S’ORKU-Sarròk (Cagliari); cartina B, 108. murario di 2,40, è centrica, rotonda, del diametro di m 4,40, a profilo semplice senza
A m 107 di quota, su un mammellone isolato proteso sul mare, a guardia dello sboc- articolazione di vani sussidiari. Alta e slanciata, mostra la sezione ogivale chiusa in ori-
co della valletta del riu Grampera. Fa parte d’una catena di costruzioni nuragiche dis- gine a circa 10 metri dal pavimento (oggi svettata a m 6,75); l’andito presenta, invece,
poste a difesa dell’arco del Golfo degli Angeli. Più in particolare, il nuraghe arrocca, taglio angolare, piuttosto basso, e con tendenza alla copertura tabulare per via degli ar-
con altri nuraghi, le vie naturali che mettono in comunicazione la conca di Pula (del- chitravi di serraglia disposti a gradoni. Sul corpo aggiunto, conservato per l’altezza
l’antica Nora) col territorio costiero per cui si giunge a Cagliari. Il luogo è di rilevante massima di m 8,25, e costruito con la stessa tecnica poliedrica e nel gusto arcaico tradi-
interesse strategico. Il nuraghe – di cui si presenta pianta e sezione del solo mastio – è zionale, correva, in alto, sui muri esterni, un paramento di pietre conce che aveva lo
del tipo “a tancato”, con una torre antica a cui si addossa un corpo costruttivo di pia- scopo, rendendo liscia la parete, di render più difficile la scalata. Forse questa mostra
no trapezoidale limitato a Ovestsudovest da una torre minore, più recente. L’insieme terminale isodoma si estendeva pure alla torre primitiva per la cui scala (e non per altre
si dispone in direzione Ovestsudovest-Estnordest assecondando il profilo del terreno, vie) si saliva in cima all’edifizio, agli spalti sede di osservazione e di difesa. Nel nuraghe,
con l’ingresso verso il mare sottostante. L’intera costruzione misura m 23,45 x 14,45. scavato dal Taramelli nel 1924, si ebbe una stratificazione archeologica testimoniante
La torre antica (figg. 2, 1 e 3, 1), circolare, del diametro di m 10,15, mostra l’ingresso due periodi di vita: uno antico dell’età del nuraghe, e l’altro di riutilizzazione posteriore
a Sudovest, di m 0,72 di larghezza x 2,00 d’altezza, a luce rettangolare sormontata da in età romana. Documenti del primo periodo sono: proiettili per fionda, crogioletti di

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

pietra per piccole fondite (nel cortile); e poi, ceramiche liscie, utensili di bronzo, una pietre di m 0,40 x 0,35 nei corsi superiori. Curata è anche l’opera muraria nei vani, spe-
perla di vetro, elementi tutti rinvenuti associati a ceneri, carboni e resti di pasti. Si vuo- cie nelle ogive, di cui l’inferiore elevata per m 6,20 su 15 filari e quella al piano rialzato
le che il nuraghe, fra i più antichi della Sardegna, risalga, con la sua torre primitiva, fi- scapitozzata all’altezza di m 2,50, con file di blocchi subquadrati a forte aggetto.
no al sec. XVI-XV a.C. Il corpo aggiunto vien riferito all’VIII secolo. Il forte lo distrus- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, p. 181 s.; J.F. Neigebaur, Die Insel Sardinien-
sero i Cartaginesi qualche secolo dopo la fondazione della vicina città di Nora. Geschichtliche Entwiclung der Gegenwärtigen zustände derselben in ihrer Verbindung mit Italien, Leipzig
Bibliografia: A. Taramelli, Bollettino d’Arte, dicembre 1925, p. 277 ss., figg. 1-4; Mon. Ant. Lincei, XXXI, 1855, p. 296; Spano, Memoria, 1867, p. 21; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 177; A. Taramelli, Carta ar-
1926, col. 405-446, figg. 1-16; Convegno Archeologico in Sardegna, 1926, pp. 16, 26, 77, nota 19, figg. 39, cheologica, ff. 205-206, 1935, p. 192, n. 39; A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-54, p. 174 ss., tav. n. 22.
46; “Gli studi archeologici in Sardegna”, in Mediterranea, IV, 1932, p. 5 (estratto); Mon. Ant. Lincei,
XXXVIII, 1939, col. 15, 19-20; G. Lilliu, Studi Etruschi, 1944, p. 364, nota 143, p. 366, nota 172; St.S., Figura 2, 3: nuraghe SANTA SARBÀNA o SANTA SABINA-Silànus (Nùoro); tav. X; carti-
VIII, 1948, p. 8, nota 5; G. Patroni, La Preistoria, 1951, vol. II, p. 713; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, p. na B, 31.
116; “I nuraghi della Sardegna”, in Le Vie d’Italia cit., p. 1290, fig. ivi; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 44, Si leva in mezzo alla vasta piana, a Sud dell’abitato moderno, a m 381 di quota, a 34 me-
fig. 15, 3; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 105-108, 161-163, 198, 201, 203, 210-211, 220-221; “I
tri dall’abside minore (sinistra) della chiesa medievale di Santa Sarbàna. La suggestione del
nuraghi della Sardegna”, in Bollettino Bibliografico sardo, I, 4, Cagliari, settembre 1955, p. 5; “I nuraghi del-
la Sardegna”, in Realtà Nuova (Rivista dei Rotary Club d’Italia), 1956, n. 9, p. 9 (estratto); Atzeni, St.S.,
paesaggio è accompagnata dalla suggestione monumentale che evoca una lontana e lunga
XIV-XV, I, 1958, p. 69, n. 42, p. 126; E. Contu, ibidem, p. 177, 184; G. Lilliu, ibidem, p. 206; “The nu- prospettiva storica (tav. X). Il nuraghe è a unica torre, con diametro esterno basale di m
raghi” cit., XXIII, n. 129, 1959, p. 35; “The Proto-Castles of Sardinia”, in Scientific American, december 12,60 ridotto a m 9,85 allo svettamento attuale. Dall’ingresso, volto a Sud, provvisto in
1959, p. 68, fig. ivi; E. Contu, “I più antichi nuraghi e l’esplorazione del nuraghe Peppe Gallu (Uri-Sàssa- origine d’architrave (di cui resta un pezzo sullo stipite sinistro di m 0,50 d’altezza x 0,93
ri)”, in Rivista di Scienze Preistoriche, vol. XIV, fasc. 1-4, 1959, pp. 104, 116. di spessore), si entra nell’andito, strombato verso l’esterno (da m 1 a 1,20 di larghezza),
lungo m 5. In esso, circa a metà, si aprono a destra l’uscio della garetta di piano rettango-
Figura 2, 3: nuraghe SANTA BÀRBARA-Sindìa (Nùoro); cartina B, 28. lare con parete di fondo arcuata (m 1 di larghezza x 1,86 di profondità), e a sinistra il va-
A quota di m 530, sul piano di basalto, ricco di pascoli. A 20 metri a Est, sgorga una no della scala (larghezza m 1, lunghezza visibile m 13, altezza 3,88; una feritoia di luce nel
fonte. Nuraghe monotorre, svettato poco sotto la chiave di volta del primo piano, di muro a Nordovest). Nella camera eccentrica, rotonda, del diametro di m 4,15, mettono
pianta circolare di m 43 di circonferenza esterna, con ingresso a Sudsudovest; la porta, tre nicchie in croce, con disposizione simmetrica, di pianta semiellittica di m 0,70/1 di
di m 0,95 di larghezza x 1 d’altezza visibile, è sovrastata da pietra d’architrave riquadra- larghezza e di m 1,40/1,90 di profondità. La camera, alta m 8,35, è di sezione ogivale; a
ta, di m 1,66 x 1,05 x 0,73, alleggerito da finestrino rettangolare di scarico (m 0,35 x taglio trapezoidale sono invece le aperture delle nicchie (altezza da m 1,20 a 1,10), della
0,40). Nell’andito retrostante, strombato verso l’interno (da m 1,20 a 2,40), a metà cir- scala d’andito (altezza m 2,37), della garetta (altezza m 1,50), vani che, nell’interno, vanno
ca del percorso lungo m 5, si incontrano a sinistra la garetta di guardia, semiellittica (m elevandosi e si chiudono ad aggetto angolare. La torre, con altezza residua di m 8,60 su 17
0,75/1 x 1,70 di profondità x 1,54 d’altezza sul riempimento) e, a destra, la scala a fior filari, è fatta di blocchi basaltici in forme poligonali, disposte in file, con buon combacia-
di suolo, con imbocco largo m 1,15, alto 2,40, che gira a spirale da sinistra a destra. La mento di giunti; alla base la lavorazione è meno curata, ben tagliate, invece, le pietre dei fila-
camera eccentrica, tondeggiante (diametro m 4,10), si arricchisce di tre nicchie disposte ri medi e superiori, ad elementi di medie dimensioni (m 1 x 0,80; 0,88 x 0,65; 0,65 x 0,66;
simmetricamente in croce, di m 0,85 di larghezza x 2,10 di profondità x 2,20 di altezza. 1,65 x 0,58 x 0,87). A 400 metri dal nuraghe, un pozzo con copertura “a tholos”, del tipo
La scala d’andito, dopo m 22,50 di sviluppo col vano illuminato da una feritoia a m cultuale, indica, insieme al forte, la presenza d’un centro abitato di età protostorica. Poco
9,50 dall’imbocco terreno, giunge al pianerottolo del primo piano, situato fra il finestro- distante è anche la sepoltura: una tomba di giganti con resti di cella. Nel nuraghe, nel
ne all’esterno, sulla verticale dell’ingresso inferiore, e la camera, a circa m 8 d’altezza dal 1881, si trovò un grosso vaso con tracce di decorazioni incise.
piano di campagna. Il finestrone, di taglio trapezoidale, di m 0,90/0,40 di larghezza x Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, X, 1850, p. 138; A. Vivanet, Not. di Scavi, 1882, p. 378; F.
1,60 di altezza, si distingue per la fattura dell’architrave (m 0,95 x 0,42), squadrato e Corona, Guida storico-artistica-commerciale dell’Isola di Sardegna, Bergamo 1896, pp. 46, 807; H. De
con la faccia inferiore interna arcuata con la cavità rivolta in basso; un architrave simile Chaignon, “Sur les nuraghes de Sardaigne”, in Mém. d. l. Soc. d’Hist. nat. d’Autun, XX, 1906-07, p. 24;
nel finestrone del nuraghe Santa Bàrbara di Macomèr, tav. LV, 3-4. La scala proseguiva P. Ledda, Sardegna, Firenze 1924, p. 204; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, Firenze 1935, p.
fino al terrazzo, prendendo luce da finestrini messi ad altezza ed esposizione diverse; ora 12, n. 24, p. 13, nn. 24a e 25; P. Cao, Uno sprazzo di luce nelle tenebre della preistoria sarda, Cagliari
si interrompe all’altezza di m 12, cioè allo svettamento del cono, ristretto a m 9 di dia- 1942, p. 3 s.; G. Lilliu, St. Etr., 1944, p. 154; M. Pallottino, La Sardegna nuragica, Roma 1950, pp. 45,
metro. Andito inferiore (altezza da m 2 a 3,50 su 8 file), garetta, ogive e nicchie della 54, 61, tav. VII, 2; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 148; G. Cherchi, Saggio cit., 1952-53, p. 66 ss.,
figg. 9-10; R. Delogu, L’architettura del Medioevo in Sardegna, Roma 1953, tav. XLVI (in alto), tav.
tholos a pian terreno presentano sezione ogivale; trapezoidale il taglio della scala al primo XLIX (alto a sinistra); Sardegna (Touring), XX, 1954, p. 94, fig. 168; D. Panedda, L’agro di Olbia,
piano. Il cono si conserva per l’altezza massima di m 12 su 28 filari di blocchi basaltici 1954, p. 13; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 47, fig. 19; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 156;
di forma subquadrata, con rado e piccolo brecciame, ordinati con bella disposizione Serra, Mal di Sardegna, 1955, p. 246 s.; E. Putzulu, in Mollier, Sardinia, Milano 1956, p. 98 bis, fig.
orizzontale. Nella parte alta i blocchi passano a conci quasi squadrati, di lavorazione più 95; A. Borio, Sardaigne, 1957, tav. 57; A. Maiuri, “Arte e Civiltà nell’Italia antica”, in Conosci l’Italia,
regolare e di dimensioni minori. Da m 1,70 x 0,80 in media nelle file inferiori si passa a vol. IV (Touring Club d’Italia), Milano 1960, tavv. 13, 42.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 2, 4: nuraghe ALA-Pozzomaggiore (Sàssari); cartina B, 25. di muro poco inclinato, irregolare. Se si eccettua la copertura della camera che è “a tho-
Su un breve ripiano intervallivo, alto sul riu Mannu, a quota di m 600. Una sorgente ad los”, il resto dei vani, andito e scala a gomito, presentano sezione dolmenica e tetto a
Est. Nuraghe monotorre, circolare, di m 38 di circonferenza basale, con ingresso a Sud, piattabanda (altezza della nicchia dell’andito m 2,50); sugli architravi che concludono
architravato con finestrino di scarico. Dietro l’ingresso, di m 1,80 d’altezza x 0,80 di lar- gli ingressi dei vani, nessun finestrino di scarico. L’opera muraria è di basalto, rozza-
ghezza, strombato verso l’interno, si allunga l’andito per m 4,50, e riceve le aperture d’una mente poliedrica, senza ordinamento a filari, con blocchi di grandezza media alla base
garetta sulla destra (m 1/1,30 di larghezza x 1,80 di profondità) e della scala sulla sini- e piccola in alto. Si vedono tratti restaurati con piccole e irregolari pietre, specie verso
stra: quest’ultima, larga m 1 e alta m 2,80 (all’imbocco) e 3,20 (all’interno), gira, con la parte alta. Rozzissimi cocci d’impasto, di pessima cottura e di rude aspetto, si trova-
corso ripido, per una lunghezza seguibile per m 9, poi si interrompe a causa del crollo. rono nello strato basale della camera; alla superficie, invece, si ebbe una lampada puni-
Nella camera eccentrica, rotonda, di m 13 di circonferenza al colmaticcio, si aprono i ca. Ad età punica si devono forse riferire i restauri accennati.
vani di tre nicchioni in croce, di piano semiellittico, di m 1,10/1,50 di larghezza e di Bibliografia: Spano, Memoria, 1867, p. 22; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 200
m 1,20/2 di profondità. In alto, sulla parete a destra del nicchione laterale di Est, è s., n. 25; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 77 s.
l’apertura d’una seconda scala, o rampa, di cm 0,60 x 0,70 di luce, che, girando in sen-
so inverso a quello della scala d’andito, ritorna verso l’ingresso principale, interrompen- Figura 2, 6: nuraghe ALTÒRIU-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 42.
dosi, dopo un percorso di 6 metri; nel punto dell’interruzione, dove il vano è alto m 2, A quota di m 545, all’estremo d’un falsopiano roccioso che domina una valle stretta e
la scala riceve luce da uno spioncino aperto verso l’esterno del muro a m 0,50 sopra l’ar- profonda. In posizione nascosta. Con unica torre di piano ellittico, ha una circonfe-
chitrave della porta d’ingresso. La scala, dissimulata, porta forse al pianerottolo d’una ca- renza di m 40 e diametri di m 14 x 11. L’andito volto a Sudest, lungo m 3,60 e largo
ditoia oppure a un ripostiglio nascosto nel vivo del masso murario. L’andito d’ingresso si 1, non mostra né garetta né scala; e porta alla camera tondeggiante provvista di tre
eleva verso la tholos a sezione obliqua da m 2,80 a 4 sull’interrimento, con sezione tra- nicchie, due sul fondo abbinate e una a sinistra. Dirimpetto a quest’ultima, sulla de-
sversa ogivale, troncata in alto da lastroni d’architrave; interamente ogivale è il taglio del- stra della camera, sta l’ingresso alla scala, a livello di suolo. La torre è alta ora da m 2 a
l’apertura della scala d’andito, delle nicchie (altezza m 2,10/3), della cupola (altezza m 6 3,5, in origine si elevava per 4 metri. La camera alta m 3 circa, è costituita di file di la-
su sei file) a colmo depresso e arrotondato. Il cono, che si restringe allo svettamento a m stre leggere, di rozza fattura, messe in opera con tecnica trascurata ed affrettata; il suo
8,50 di diametro, residua per l’altezza massima di poco più di 8 m su 19 filari (a Est e volume è largo e schiacciato. Le nicchie si presentano a sezione rettangolare con co-
Sud). È fatto di blocchi basaltici di forma poligonale, con faccia a vista sbozzata. Nell’in- pertura piattabandata, alte da m 1,50 a 1,80. Il profilo dell’andito, a copertura tabula-
terno le pietre, di m 0,55 x 0,35 in media, sono pure poliedriche, con interblocchi riem- re gradonata, si eleva da m 1,20 all’inizio a m 1,80 allo sfocio nella cella. La costruzio-
piti di scaglie e malta di fango. L’ingresso del nuraghe, rivolto verso la vallata, era difeso ne è in basalto, a pietre di medie dimensioni di rozza lavorazione. Uno sbarramento
da un bastione murario, alla distanza di 5 metri. di grossi massi difende il nuraghe ad Est, per il resto la difesa era affidata al precipizio
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, IV NE, p. 187, n. 11; A.P. Piludu, naturale della roccia. Vedi pure le figure 3, 6 e 4, 9.
Saggio cit., 1953-54, p. 114 ss., tav. n. 14. Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 198, n. 15; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922,
p. 166 (Altorio); P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 69 ss., tav. n. 12; G. Lilliu, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 226.
Figura 2, 5: nuraghe MESU ’E RÌOS (MESURIOS)-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 45.
Sta, come dice il nome, alla confluenza di due corsi d’acqua, su una lingua rocciosa, a Figura 2, 7: nuraghe SÈNEGHE-Suni (Nùoro); cartina B, 26.
m 375 di quota, in posizione nascosta, difesa naturalmente dall’acclivio della rupe, for- A quota di m 271, in una cengia sul ripido versante della valle di Mòdolo, dominante
tificata anche, di tratto in tratto, nei punti di facile accesso, con muri megalitici. Sulla in posizione nascosta, fra rocce basaltiche, macchie e pascoli. A 200 m circa, una sor-
rupe, nascosti fra i lecci e la macchia, i resti di cinque capanne circolari e di muri retti- gente. Di figura ellittica irregolare, di m 19,80 in senso Ovest-Est x 14 in senso Nord-
linei, situati fra il nuraghe e lo strapiombo. Il nuraghe è di pianta ellittica, con m 43,50 Sud, ha una circonferenza totale di m 50 circa. Il poderoso masso murario è scavato
di circonferenza (m 14 x 12). Ha l’ingresso al Nord, di m 1 di larghezza, eccezional- ed attraversato per la sua larghezza da un corridoio, lungo m 14 e largo 1,60, che fa
mente rialzato dal suolo di m 2 (v. nuraghe PEPPE GALLU), accessibile dunque con capo a due ingressi opposti. Uno degli ingressi, a Sud, rialzato sul piano di campagna
una scala mobile, di legno o di corda. L’andito rettilineo, lungo m 3,40, strombato ver- di m 1,50, ha sezione trapezoidale di m 1,40/1,15 di larghezza x 2,10 d’altezza, con
so l’interno (m 1,60 di larghezza), senza scala e garetta, porta alla camera che è in situa- architrave ben lavorata, di m 1,60 x 1,40 x 0,80, senza finestrino di scarico; l’altro in-
zione eccentrica, spostata verso il fronte della costruzione. La camera, di pianta qua- gresso, a Nord, pure trapezoidale, è più piccolo di luce (m 1,30/1 di larghezza x 1,55
drangolare (m 3,60 x 3,20), era coperta a cupola ad aggetto (ora il tetto è crollato e d’altezza) ed è sormontato da architrave di m 2,40 x 1,10 non provvisto di spiraglio
residua per un’altezza di m 3,80). La camera non mostra nicchie, ma, subito alla sini- di alleggerimento. Dentro il corridoio, alto 3 metri circa, si succedono sulla sinistra, a
stra dello sfocio dell’andito, presenta una scala a due rampe, a incontro angolare, a gu- distanza di m 3 e 2,20, due nicchioni ed una nicchia da Sud verso Nord; sulla destra,
sto di linea spezzata, che porta al terrazzo (altezza m 1,20 allo spicco sul pavimento, con lo stesso verso, si seguono gli inviti di due scale, separate per 5 metri da un enorme
larghezza m 0,80/1). Il volume si conserva per l’altezza esterna di m 6 circa, con profilo piede murario di pianta semiellittica, intorno a cui girano, all’interno, i bracci delle

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

scale stesse che si raccordano in semicerchio. I nicchioni, di piano rettangolare e di se- superiore (lunghezza del vano m 4,30, larghezza media 1, altezza non rilevabile perché
zione trapezoidale, sono larghi profondi ed alti il primo m 1,30/0,90 x 5,90 x 2,20, il la scala è parzialmente ostruita dal materiale di crollo). Il piano superiore è costituito
secondo 1,40/0,75 x 5,60 x 2,45: sul muro fondale del secondo, ad altezza dal suolo, da una specie di torretta ellittica la quale, nell’interno, è scavata a chiocciola da un
si apre un pertugio o spia verso l’esterno molto stretto e irregolare (lunghezza m corridoio in piano che da una parte dà sul pianerottolo rialzato della scala, e dall’altro
3,50). La nicchia, a metri 2 dall’ingresso Nord, di pianta uguale a quella dei nicchioni mette in una celletta a sezione ogivale di m 2,50 di diametro x 1,60 d’altezza, dopo
e con la medesima sezione trapezoidale, è larga m 1/0,60, profonda m 2,30 e alta essersi avvolto a spirale per m 7 di percorso. A fior di pianerottolo si vede anche un fi-
2,20. Il vano di scala a Sud, distante dall’ingresso m 2,60, di sezione trapezia, larga al- nestrone di vedetta che si affaccia sulla parete esterna lunga di Nordest, con una luce
l’apertura m 1,30/0,90 e alto 2,30, dopo un giro di 7 metri, s’incontra con l’altro ra- di m 1,40; esso è rialzato di m 2,50 sull’attuale piano di rovina. Tutti i vani del piano
mo di scala su un pianerottolo al piano superiore; la seconda scala, a m 3,30 dall’in- inferiore (corridoi e nicchie) sono coperti da lastroni orizzontali che si concludono a m
gresso Nord, ha l’imbocco largo m 1,70/0,70 ed alto 2,75. 1,50/2,50 di altezza sul colmaticcio. Il monumento residua all’esterno per l’altezza di
All’altezza del pianerottolo, dove s’incontrano i due bracci, la scala prende luce da una fi- m 3,60/2,10. Il paramento consta di blocchi di basalto per lo più di forma subquadra-
nestra volta ad Est, sollevata sul crollo esterno di m 0,80: aperta nel muro, spesso m 2, ha ta e di media grandezza: m 1,14 x 0,54 x 0,46; 1,05 x 0,65 x 0,62; 0,78 x 0,30 x 0,60.
sezione trapezoidale di m 1,50/0,70 di larghezza x altezza non rilevabile. Dal detto piane- Nelle adiacenze della torre, resti di capanne di età nuragica.
rottolo, girando da Nord ad Ovest, un tronco di corridoio curvilineo metteva in un altro Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 21, n. 65; G. Cherchi, Saggio cit., 1952-
corridoio del piano superiore situato sullo stesso asse del grande corridoio inferiore: del 53, p. 43 ss., tav. I, figg. 4, 6 (planimetria e sezioni), fig. 8 (fotografia); G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p.
corridoio di raccordo si segue il tracciato segnato da un avvallamento, del corridoio cen- 129 s., fig. 2, 3; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 190; R. Grosjean, “Rapports Corse-Sardaigne-Pouil-
trale superiore resta il vano con alcuni filari. Tutti i vani (anditi, nicchioni, nicchia, scale), les, Art et monument mégalithique du bronze moyen”, in Bull. de la S. P. F., Le Mans 1960, n. 5-6, p. 298.
perfettamente coerenti nelle linee di profilo a taglio trapezio, lo sono anche nella forma
della copertura, che è a solaio piano, costituito di grandi lastroni. Esternamente il grosso
edifizio si conserva per l’altezza massima sul crollo, di m 6 su 7 filari (a Ovest). Ne costi-
tuiscono il paramento, a disposizione non regolare, grossi massi di basalto rozzamente
lavorati e rabberciati con pietrame minuto. Si hanno pietre di m 0,70 x 0,93 x 0,80;
0,85 x 1 x 0,70; 1,10 x 0,53 x 0,70; larghi gli interblocchi da m 0,30 a 0,20. Sopra i ru-
deri della fortezza e all’intorno, in basso, si raccolgono cocci di età romana.
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, p. 530; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 181; A. Tara-
melli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 217, n. 9; A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-54, p. 61 ss., tav. n.
7, pianta e sezione, fott. 11-13; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 140; G. Lilliu, “Primi scavi del villag-
gio talaiotico di Ses Païsses (Artà, Maiorca)”, in Rivista dell’Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte,
N.S. IX, 1960, p. 62, fig. 84, 1; G. Lilliu, “I Nuraghi”, in Il Progresso della Sardegna, I.S.E., 1960, p. 29.

Figura 2, 8: nuraghe TÙSARI-Bortigali (Nùoro); cartina B, 30.


Su una lieve prominenza di roccia basaltica, nel vasto campo di Bortigali, a 75 metri a
Ovest del riu Bidìana, a m 370 di quota. La costruzione è di contorno ovale, non del
tutto regolare, di m 18,70 (da Nordovest a Sudest) x 12,70 (da Nordest a Sudovest),
con ingresso a Sudest, provvisto di architrave di m 1,43 x 0,52 x 0,39, parzialmente
interrato. L’interno, alla base, è costituito da un lungo corridoio ostruito nella parte di
fondo, che si può supporre far capo a un’uscita situata all’opposto dell’ingresso anzi-
detto, volta a Nordovest; il corridoio della larghezza di 1 metro, si percorre per la lun-
ghezza di 17 metri. Il corridoio, a m 2 dall’ingresso, ed in fondo, a m 3,50 dall’ostru-
zione, è fiancheggiato da due nicchie, opposte sul medesimo asse, quelle che si
incontrano per prime di m 1,30 x 2,50 di profondità la destra e di m 2 x 1,80 la sini-
stra; le restanti, in fondo, di m 1,20 x 2,90 la destra e di m 1,50 x 2,50 la sinistra.
Quasi al centro del suo percorso lungo e sinuoso il corridoio mostra anche, sul lato si-
nistro, una quinta nicchia di m 1,30 x 2,90 e a destra, in situazione disassiale, il vano
d’una scala di otto gradini, che, partendo direttamente dal corridoio, porta al piano

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Fig. 3: planimetrie e sezioni di nuraghi
1. Domu s’Orku-Sarròk; 2. Su Nuraxi-Barùmini; 3. Piandànna-Sàssari; 4. Losa-
Abbasanta; 5. Santu Antìne-Torralba; 6. Altòriu-Scanu Montiferru.

Figura 3, 1: nuraghe DOMU S’ORKU-Sarròk (Cagliari).


Planimetria e sezione del mastio, per cui vedi scheda descrittiva di figura 2, 1. 7 8 9

Figura 3, 2: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).


Planimetria e sezione del mastio A; vedi scheda descrittiva della figura 10, 2 e figure
9, 4, 14, 1.
Fig. 4: sezioni di nuraghi
Figura 3, 3: nuraghe PIANDÀNNA-Sàssari (Sàssari). 1. Frommìgas-Sennarìolo; 2. Abbaùddi-Scanu Montiferru; 3. S’Ena ’e Tìana-Senna-
Planimetria e sezione del nuraghe; vedi scheda descrittiva di figura 1, 11. rìolo; 4. Salàggioro-Scanu Montiferru; 5. Nani-Trenuraghes; 6. Mont’e Làcana-Cù-
glieri; 7. Krasta-Santulussùrgiu; 8. Longu-Cùglieri; 9. Altòriu-Scanu Montiferru.
Figura 3, 4: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari).
Planimetria e sezione del mastio A; vedi scheda descrittiva della figura 8, 4 e figura 11. Figura 4, 1: nuraghe FROMMÌGAS-Sennarìolo (Nùoro); cartina B, 51.
In regione Bittitai, cinge, con altri cinque nuraghi, la fertile valle di Su riu de Signario-
Figura 3, 5: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Cagliari). lo, in situazione riparata ma dominante, a quota di m 241. Consta di unica torre circo-
Planimetria e sezione del mastio A; vedi scheda descrittiva della figura 8, 6 e figure 1, lare, di m 41 di circonferenza, con ingresso a Sud, verso la valle, architravato (m 1,80 x
25 e 14, 2. 0,90 x 0,90). L’andito, lungo m 5, strombato (da m 1,50 a 4), con la scala a sinistra,
introduce alla camera eccentrica, di m 5 e più di diametro (al riempimento) con due
Figura 3, 6: nuraghe ALTÒRIU-Scanu Montiferru (Nùoro); v. anche figure 2, 6 e 4, 9. nicchie tondeggianti ai lati. La torre si conserva per l’altezza residua di m 6/7 con 12 filari
Planimetria e sezione del nuraghe. Si veda scheda descrittiva di figura 2, 6. a Nord; forse, in origine, raggiungeva l’altezza di m 9. Nell’interno si misurano altezze vi-
sibili non superiori ai m 6, su 12 filari. Le sezioni della camera, delle nicchie e della scala
d’andito sono ogivali; il taglio dell’andito obliquo e innalzantesi verso l’interno. L’opera
muraria, poliedrica di basalto, consta di blocchi di media grandezza all’esterno; pietre
sbozzate e scaglie nei filari dell’interno. Pochi elementi culturali: un coccio rozzo nura-
gico e frammenti di stoviglie punico-romane, segni di rioccupazione e frequentazione

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

tardiva. Attorno al nuraghe, per un raggio di 20 metri, si presenta un muro megalitico poco inclinate, ordinate su 20 filari. Proporzionata è la camera, a sezione ogivale, di m
che fa bastione a valle. Tracce di capanne, forse nuragiche. 7 d’altezza con aggetto del 30%; sezione ogivale mantengono pure le nicchie (altezza
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 209, n. 27; P. Pes, Saggio cit., 1953- m 1,80/2) e la scala (altezza m 2,40). Il tutto mostra una forma coerente, con mem-
54, p. 177, n. 128. brature proporzionate e d’una certa simmetria; fig. 4, 4. Intorno al nuraghe si dise-
gnano cumuli indicanti capanne di abitazione. A valle, sbarramenti megalitici, rettili-
Figura 4, 2: nuraghe ABBAÙDDI-Scanu Montiferru (Nùoro). nei e curvilinei, costituiscono una linea di difesa avanzata.
Sezione del nuraghe; vedi scheda descrittiva di figura 1, 20. Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 201, n. 26; P. Pes, Saggio cit., 1953-
54, p. 74 ss., scheda n. 46, fot. n. 21, pianta e sezione n. 13.
Figura 4, 3: nuraghe S’ENA ’E TÌANA-Sennarìolo (Nùoro); cartina B, 48.
A quota di m 254, sorge su una piana, alla sponda sinistra del riu Mannu, in luogo di Figura 4, 5: nuraghe NANI-Tresnuraghes (Nùoro); cartina B, 49.
buoni pascoli, solitario e dominante con le sue belle strutture. Consta d’un’unica tor- Sul ciglio a destra del riu Mannu, a guardia di fertili campi. Monotorre, con circonferen-
re, della circonferenza esterna di m 48, con spessore murario di m 5 per tutto il con- za di m 38, mostra l’ingresso a Sud, largo m 0,80, sovrastato da architrave regolare, con
torno. L’andito, lungo m 5 e largo 1,20, non strombato, circa a metà riceve gli ingres- finestrino di scarico. Nell’andito, lungo m 4 e largo 1,20, sta, a sinistra, la scala che volge
si della scala a fior di suolo (a sinistra) e della garetta (a destra), molto profonda (m 3) a manca; non c’è garetta. La camera eccentrica, del diametro di m 4, è arricchita con due
a profilo concentrico al paramento. Da una parte l’andito volge all’esterno, con la nicchie fra di loro equidistanti, strette e profonde (m 1 di larghezza x 2 di profondità). La
porta sormontata da grande architrave (m 2 x 1,10 x 1) con finestrino di scarico torre, coi muri poco inclinati, si eleva, ora, per più di 6 metri su 15-16 filari; la camera, a
(esposizione a Sudest), dall’altra mette alla camera, del diametro di m 5, arricchita da sezione ogivale, proporzionata, è alta sul riempimento m 6. Contrasta col taglio ogivale
tre nicchie in croce (larghezza m 1, profondità m 2), dal profilo rigidamente geome- della camera, quello a sezione trapezoidale delle nicchie (altezza m 1,80) e della scala
trico, acuto e spigoloso. Il cono tronco presenta l’altezza residua di poco più di 10 d’andito (altezza m 3); a ogiva tronca è pure il profilo trasversale dell’andito coperto,
metri, con muri abbastanza inclinati, ciò che fa supporre una forma slanciata quando sulle pareti inclinate, di lastre della larghezza visibile di m 0,40/0,50. Il paramento
il volume era integro. Slanciatissima ed allungata è la cupola della camera, parzial- esterno consta di pietre basaltiche di medie dimensioni curate nel lavoro, disposte in fi-
mente rovinata e ridotta a m 6 d’altezza, che in origine raggiungeva i 10 metri. La sua le regolari; le pareti della camera si ordinano con blocchi sbozzati uniti con scaglie e
elegante sezione ogivale si ripete, coerentemente, nelle nicchie (altezza m 3), nella ga- malta di fango, su 20 filari di bello aspetto. Nel giro da Est a Ovest per il Nord, il nu-
retta (altezza m 3,50) e nella scala (altezza m 4,20), conformate in figure agilissime, raghe è circondato da un doppio muro concentrico, a sfoglie, dello spessore complessi-
quasi stilizzate. Notevole l’inclinazione del tetto dell’andito (da m 3,40 a 5,40 allo vo di m 3. Da un lato, a Nordest, il muro si interrompe; dall’altro, a Ovest, dove è alto
sfocio nella tholos); fig. 4, 3. Il paramento esterno è in opera subquadrata di lava ba- m 5, si articola con una torretta, di m 6 di diametro esterno e di m 3,40 di diametro di
saltica con pietre di grandi dimensioni disposte in file regolari; curate pure le pareti camera, che è rotonda, con l’ingresso piattabandato volto a Sudest. Verso Sud, nel pen-
dei vani, specie nella camera, dove i conci sono uniti con poche scaglie. Il roccione su dio sotto al nuraghe, si osservano resti d’una decina di capanne circolari e qualche trat-
cui si staglia il poderoso nuraghe mostra, verso il fiume, un bastione megalitico di rin- to di muro rettilineo: avanzi di età nuragica e romana segnati anche dagli elementi cul-
forzo. Sul piano presso la torre ed entro la protezione della cinta, si riconoscono un turali (stoviglie in specie) disseminati al suolo.
centinaio di capanne coeve al nuraghe, appartenenti a un piccolo centro – una piccola Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 23, n. 23 (Nanni); P. Pes, Saggio cit., p.
capitale – importante e preminente come lo è la torre. La cinta che si sviluppa a un 154 ss., scheda n. 107.
raggio di 50 metri dal nuraghe, è a un solo ordine di pietre.
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 206, n. 13 (Sanna de Tiana o Rode- Figura 4, 6: nuraghe MONT’E LÀCANA-Cùglieri (Nùoro); cartina B, 54.
du); P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 170 ss., n. 122, fot. n. 42, pianta e sez. 28. Su d’un piccolo rialzo di terreno, al centro d’una conca. Nuraghe monotorre, circolare
del diametro di m 11,60, mostra l’ingresso a Sud (larghezza m 1,20), con architrave sen-
Figura 4, 4: nuraghe SALÀGGIORO-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 46. za finestrino di scarico, ben lavorato, di dimensioni normali. L’andito, lungo m 4,70,
A quota di m 417, sorge su un vasto spazio a pascoli, a dominio della confluenza, ai strombato verso l’interno (larghezza m 1,50), presenta la nicchia di guardia a destra e
suoi piedi, di due corsi d’acqua. Ad unica torre di m 39,50 di circonferenza esterna, con la scala a fior di suolo a sinistra (larghezza m 1,20). Introduce alla camera, di pianta
l’ingresso a Sud, architravato, con spiraglio di scarico. Nell’andito, strombato verso la ca- subrotonda, quasi a pera, di m 4 x 3,50, con tre nicchie simmetriche in croce (lar-
mera (da m 0,80 a 1,60), quasi al centro si incontrano la garetta a sinistra (m 1 x 1,40 ghezza m 1 x circa 2 di profondità). La torre, di m 6 d’altezza residua, ha muri esterni
di profondità) e la scala a fior di suolo a destra (larghezza m 1). La camera, concentri- poco inclinati, ed è tozza d’aspetto (fig. 4, 6). Nei vani, accanto al persistere degli ele-
ca, del diametro di m 4,50 e di 17 mq di superficie, si articola in tre nicchie, a mezza menti tradizionali, come la sezione ogivale della tholos (altezza residua m 4,50) e il
ellissi, larghe m 1,40/1,20, profonde 2, dissimmetriche rispetto all’asse dell’edifizio. Il profilo obliquo dell’andito (da m 2 a m 3 verso l’interno), si osserva l’introduzione del
tronco di cono, alto oggi sugli 8 metri, appare piuttosto largo e tozzo, con murature taglio a piattabanda delle aperture delle nicchie e della scala, sicché l’ogiva risulta

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

tronca. In connessione con questo stadio si rileva un certo appiattimento e il defor-


marsi della rotondità della cupola alla base, il diminuire dell’inclinazione dell’obliqua
del soffitto dell’andito, il citato taglio dritto della conclusione superiore dei vani sussi-
diari. Il paramento esterno è di pietre basaltiche di media grandezza ben ordinate in
file, con cura maggiore nel taglio e nella disposizione nella parte alta della muratura.
Il nuraghe era circondato da una galleria circolare, di m 1 di larghezza, con copertura
piatta di lastroni, alto m 2 circa, con inizio e fine a fianco dell’ingresso alla torre.
1 2
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 171, n. 8a; P. Pes, Saggio cit., p. 227,
scheda n. 174, pianta e sezione n. 34. 3
5

Figura 4, 7: nuraghe KRASTA-Santulussùrgiu (Cagliari).


Sezione del mastio; vedi scheda descrittiva della figura 6, 5. 4

Figura 4, 8: nuraghe LONGU-Cùglieri (Nùoro); cartina B, 53.


Sezione del mastio; vedi scheda descrittiva della figura 8, 1.

Figura 4, 9: nuraghe ALTÒRIU-Scanu Montiferru (Nùoro).


Sezione sull’andito d’ingresso; vedi scheda descrittiva della figura 2, 6 e figura 3, 6.
6 7 8

Fig. 5: planimetrie di nuraghi con avancorpi di vario disegno


1. Giba ’e Scorka-Barisàrdo; 2. Su Nuraxi-Sìsini; 3. Su Còvunu-Gèsico; 4. Su
Sensu-Turri; 5. Nàrgius-Bonàrcado; 6. Molinèddu-Sèneghe; 7. Palmavera-Alghe-
ro; 8. Mont’e s’Orku Tuèri-Perdasdefògu; 9. Su Sensu-Pompu.

Figura 5, 1: nuraghe GIBA ’E SCORKA-Barisàrdo (Nùoro); cartina B, 72.


Su una rupe basaltica, a dominio della vallata di Bacu ’e Strupu e del vicino mare di
Abba de s’Úlimu. Nuraghe monotorre con recinto scoperto antistante all’ingresso. La
torre circolare, del diametro di m 8,30, con spessore murario di m 2,60/1,30, mostra
l’ingresso a Sudest, strombato verso l’esterno. L’interno del nuraghe è appena rilevabile
nel cerchio superiore di svettamento della camera rotonda, di m 3,20 di diametro. Il
volume troncoconico residua per l’altezza di m 1,10 su 3 file di blocchi basaltici di ta-
glio subquadrato. Nell’interno si osserva traccia di malta di fango. Misure di blocchi:
m 0,75 x 0,48 x 0,72; 1 x 0,85 x 0,35; 0,61 x 0,83 x 0,27. Il recinto disegna una figura
a tre quarti di cerchio aperto a Sudest, dove si evidenzia l’ingresso; ha m 5 di corda x 4
di profondità sull’asse dei due ingressi. Il muro è spesso m 2 ed alto, oggi, altrettanto.
Bibliografia: O. Stochino, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 219 della Carta d’Italia, I SE-NE,
Università di Cagliari, a.a. 1945-46, p. 10 s., tav. VIII, 45.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 5, 2: nuraghe SU NURAXI-Sìsini (Cagliari); cartina B, 101. all’aperto. La torre a Sud sembrerebbe più antica; la torre a Nord ed il cortile, costrui-
A meno di 200 m a Sud dell’abitato moderno di Sìsini, in terreno quasi pianeggiante, ti unitariamente, sono di età più recente. L’insieme, disposto longitudinalmente su
ma dominante. Il nuraghe consta d’una torre circolare, semplice, preceduta a Sud da una linea Nord-Sud, misura m 32 x 16 (alla massima espansione del cortile). La torre
un piccolo atrio rettangolare aperto sul davanti. La torre è antica, l’atrio da ritenersi ag- a Sud, distrutta quasi per intero, misura m 10 di diametro. La torre minore, a Nord,
giunto, forse, in un secondo tempo. L’insieme richiama la figura planimetrica dei pozzi conserva resti del basamento per un perimetro di m 28,26 (diametro m 9). Nessuna
sacri: per esempio di quello di Santa Vittoria di Serri-Nùoro, Zervos, Civilisation cit., traccia apparente dei vani, nemmeno del cortile che misura m 12 (Nord-Sud) x 14 (Est-
1954, p. 290, fig. 353. La torre rotonda, del diametro di m 9,70, con muro di m Ovest), quest’ultimo recinto da un muro di m 1,20 x 3 d’altezza su 3 file. L’opera mura-
2,50/3 di spessore allo svettamento, mostra l’ingresso a Sud, del tutto ostruito. È visibi- ria è subquadrata, con blocchi ben lavorati di marna calcare, di m 1,20 x 0,45 x 0,90;
le e percorribile l’andito dalla parte interna, per la lunghezza di m 2; esso non presenta, 0,60 x 0,40 x 0,60; 0,60 x 0,40 x 1,00. Nel terreno all’intorno si osservano avanzi di
almeno in apparenza, né garetta né scala. Senza spazi sussidiari, per quanto pare, è an- stoviglie nuragiche.
che la camera, con la volta crollata, del diametro di m 4 sul colmaticcio. La torre con- Bibliografia: M. Figus, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 217, II, NE-SE, Università di Cagliari,
serva ancora, a Nord, 14 file di pietre per l’altezza residua di m 5,50. L’opera muraria è a.a. 1944-45, p. 111 ss., tav. fig. 64.
subquadrata, con blocchi di marna accuratamente sbozzati e ben ordinati sull’orizzon-
tale, con dimensioni di m 0,60 x 0,55 x 0,23; 0,75 x 0,75 x 0,32; 0,90 x 0,60 x 0,40. Figura 5, 5: nuraghe NÀRGIUS-Bonàrcado (Cagliari); cartina B, 58.
L’atrio, antistante la torre, si articola in due branche murarie rettilinee, di m 2,50 di A quota di m 472, su un’altura declinante a Est e a Sud. Due sorgenti d’acqua nelle vici-
spessore x 4,50 di altezza residua, lunghe 10 metri circa. Esse formano un corpo co- nanze. Nuraghe del tipo “a tancato”, con torre primitiva fronteggiata da un corpo ag-
struttivo consistente ed evidente, anche per la bella muratura che include uno spazio giunto di forma irregolarmente triangolare che si addossa circa alla mezzeria della torre
rettangolare di m 8 x 3,50/2,30, forse scoperto. Si osservano resti di stoviglie nuragi- antica con due ali di muro rettilinee. La torre antica, circolare, del diametro di m 11,40
che, fra cui un coccio decorato all’esterno con scanalature (“facies” di Monte Claro?). al piano di svettamento, mostra l’ingresso a Sud-sudest (m 1 x 0,80), con pietra di archi-
Bibliografia: S. Ghiani, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 226, IV, SO-SE, Università di Cagliari, trave. Il corridoio retrostante alla porta, di m 1/1,60 di larghezza e 4,20 di lunghezza, ri-
a.a. 1944-45, p. 99 s., tav. IV, 70. ceve sulla sinistra l’apertura della scala d’andito (larghezza m 1) di cui si vedono alcuni
gradini nel vano elicoidale. L’andito sfocia nella camera, rotonda, del diametro di m
Figura 5, 3: nuraghe SU CÒVUNU-Gèsico (Cagliari); cartina B, 99. 4,70/3,70, articolata in tre cellette disposte a croce, di pianta semiellittica, di m 1,20 di
Su un breve terrazzo marnoso prospiciente il riu Linus Abrus, chiude la gola di S’Ut- larghezza x 1,40 di profondità x 2 d’altezza media. La torre è alta ancora m 5 su 8-9 file
turu de Maria Ruda. Nuraghe del tipo “a tancato”, costituito da una torre primitiva, a di pietre; l’andito d’ingresso, con volta angolare, si innalza fino a m 3; la camera ogivale
Sud, collegata a una torre aggiunta, all’estremo opposto di Nord, da un corpo mura- presenta 12 filari per l’altezza residua di m 4,20. Ad aggetto il taglio delle cellette, alte m 2.
rio ellittico che include un cortile della stessa forma. Il tutto, disposto longitudinal- Il paramento esterno consta di blocchi basaltici di forma poliedrica su piani non regolar-
mente sull’asse Nord-Sud, misura m 18 di lunghezza x m 7 circa sulla linea trasversa mente orizzontali, di medie dimensioni: m 1,10 x 0,40 x 0,60; 1,05 x 0,45 x 0,60;
del cortile. La torre antica a Sud, circolare del diametro di m 7,50, mostra l’invito del- 0,95 x 0,35; interblocco 0,05/0,20. Le pietre del paramento interno sono sbozzate nella
l’ingresso a Nord, per il resto è ridotta al filare di base; internamente è completamente faccia a vista con interstizi riempiti d’argilla e di scaglie di pietra. Il corpo aggiunto, di
ingombra di rovine. La torre aggiunta, del tutto ripiena, ha un diametro di m 6 al peri- m 12 di lunghezza x 14,60 di ampiezza massima misurata all’angolo delle branche che si
metro esterno di cui si vede soltanto il filare di base apparente. Del cortile frapposto fra saldano al mastio, consta di una torretta opposta a Sudest al cono primitivo, e a que-
le due torri e che aveva l’ingresso su d’uno dei lati curvilinei che lo delimitano a Est e st’ultimo collegata da due cortine curvilinee che si espandono in due ali racchiudenti,
a Ovest con spessore di m 1,50, si misura la lunghezza di m 4,80 x 4 di larghezza; il contraffortandole, le strutture primitive. Fra il mastio e la torretta aggiunta è racchiuso
paramento si conserva per qualche filare. L’opera muraria, tanto nella torre antica un cortiletto scoperto a cui si accede dalla cortina di Est e in cui mettono capo gli usci
quanto nelle parti aggiunte, è subquadrata, con blocchi di marna a disposizione rego- delle camere delle due torri. Nella cortina di Est, l’ingresso si apre circa alla mezzeria e in
lare, di medie dimensioni: m 0,71 x 0,48; 0,37 x 0,40; 0,65 x 0,50 (nella torre Sud); corrispondenza a una leggera rientranza della cortina stessa, per ragioni di difesa; la por-
e m 0,45 x 0,42; 0,62 x 0,50; 0,56 x 0,45 (nella torre Nord). ta è alta m 1 circa, sormontata da architrave. Il breve corridoio che mette al cortile, di
Bibliografia: Atzori, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 226 della Carta d’Italia, IV, NE-NO, Uni- m 2,60 di lunghezza ed elevato sino a 2 metri, presenta sulla destra di chi entra, spostato
versità di Cagliari, a.a. 1944-45, p. 41 s., tav. IV, 20. verso il cortile, la garetta di guardia, di pianta semiellittica, di m 1,20 di larghezza x 1,80
di profondità x 2,50 d’altezza. Del cortile, di piano oblungo, di m 3,40 x 2,40, emergo-
Figura 5, 4: nuraghe SU SENSU-Turri (Cagliari); cartina B, 84. no 5 filari delle pareti per m 2,50 d’altezza, con muro a piombo. Il disegno della celletta
Sul ciglio del terrazzo marnoso di Planu Giuanni Spanu, a dominio d’una vasta regio- e del corridoio della torre minore è congetturale in quanto in corrispondenza appare
ne. È un nuraghe complesso, costituito di due torri unite da un corpo costruttivo a tutta una rovina. Il corpo aggiunto si conserva all’esterno per m 4/2,50 di altezza su 4-6
quattro bracci di muraglia articolati in figura di losanga, i quali includono un cortile filari. A due metri a Sudest della torre aggiunta, si osserva un segmento curvilineo di

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

muro a 2 filari di m 1 d’altezza. Più lontano, a m 8 di distanza, si presenta un anello dista 1 km e mezzo dal mare, sul profilo del torrentello che, scendendo nel solco fra il
murario di 2 metri di diametro e 1,20 di spessore, con blocchi poliedrici di medie di- M. Murone e il M. del Daus, si versa nell’arco della rada algherese a Sud del rilievo di
mensioni. Trattasi di resti di capanne coeve al nuraghe. Pera Pons. Poco distante gli è il pozzo Patagone con una bella sorgiva. Il Palmavera fa
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 89; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, parte d’una serie di altri numerosi nuraghi, addensati specialmente nelle pianure retro-
1935, p. 137 s., n. 30; A. Piras, Saggio cit., 1952-53, p. 78 ss., tav. VII, 53. stanti alle due maravigliose baie. Il territorio circostante è di alto interesse archeologico
ed i monumenti, di ogni genere ed età, testimoniano un’antica vivace frequenza umana
Figura 5, 6: nuraghe MOLINÈDDU-Sèneghe (Cagliari); cartina B, 63. in prospere condizioni di vita che ora si va restituendo in quella regione pittoresca, anti-
A quota di m 276, su uno spuntone di roccia basaltica dominante sul riu Funtana Can- ca anche nel nome (Nurra). Il nuraghe, del tipo “a tancato”, consta di una torre primiti-
nas. Nuraghe “a tancato”, con torre antica fronteggiata, a Sudest, da un corpo aggiunto va a cui si è aggiunto, più tardi, un fasciamento ellittico irregolare che si pronunzia a
avente all’estremità una torretta che stringe, insieme con la torre primitiva, un cortile Sudest in una torretta secondaria a protezione dei due ingressi e contiene al centro un
frapposto, il tutto sullo stesso asse. La torre principale, lasciata con paramento in vista piccolo cortile scoperto. L’insieme misura m 21,50 (sull’asse dell’ingresso principale a
per un quarto di giro a Nordovest, è tondeggiante, con diametro di m 8,60 allo svet- Estsudest) x 15 (sull’anello del rifascio del mastio, in senso Nord-sud). La torre antica,
tamento: presenta l’ingresso a Sudest. Dietro la porta, l’andito rettangolare, lungo m circolare del diametro di m 9/10, ha l’ingresso a Est, con porta leggermente rastremata
5,40 largo 1,70 ed alto allo sfocio in camera m 5, mette nella tholos scoperchiata, in di m 1,60 d’altezza misurata all’architrave alleggerito da spiraglio. La porta si chiudeva
situazione eccentrica, del diametro di m 3,40 sopra le macerie. L’andito ha sezione an- dall’interno appoggiando una lastra di pietra sostenuta da pali. L’andito retrostante al-
golare, la camera ogivale (altezza residua m 4 su 8 filari). La torre all’esterno si conser- l’ingresso, di m 2,80 di lunghezza, con copertura tabulare di lastroni chiusi a m 2,50 da
va per l’altezza massima di m 5/6 su 8-10 file formate da pietre di basalto, di m 1,05 terra, non presenta vani sussidiari. Introduce alla camera, a un dipresso circolare, del
x 0,45, 1 x 0,40, 1 x 0,75 x 0,35 (interblocchi 5/25 cm); all’interno il paramento mo- diametro di m 4 per l’altezza di m 7, con 16 file di pietre disposte su pareti che, verticali
stra tracce di malta di fango negli spazi fra i filari. Il corpo aggiunto, di m 15 di lun- verso la base, aggettano via via negli anelli medi e superiori fino a formare la calotta ogi-
ghezza x 12,40 di larghezza alle ali saldate al mastio, si restringe al centro (m 9 sull’as- vale della pseudovolta. Nella camera si affacciano tre nicchioni-armadioni, due laterali di
se del cortile) per concludersi nell’estremo opposto al mastio, nella torretta sussidiaria m 1,50 di larghezza x 0,60 di profondità x 2,50 di altezza, ed uno in fondo, poi murato
di m 4,40 di diametro. Le cortine di Est e Sudovest, rettocurvilinee, di m 9 circa di per ragioni di sicurezza del vano della cella; la sezione è trapezoidale. Nella stessa came-
ra, a m 3 di rialzo sul pavimento, si apre l’imbocco della scala al piano superiore a cui dà
sviluppo, uniscono le due torri, fondendo le strutture in quella della minore. La tor-
luce, a livello del pianerottolo, una feritoia (poi murata dal rifascio). La scala, con giro
retta marginale contiene una camera rotonda, di m 2,50 di diametro sul crollo, con
da sinistra a destra sviluppato per poco più d’un quarto del perimetro della torre, entro
pareti a 6 file di pietre visibili sul riempimento per m 3 d’altezza. La camera comuni-
un vano di m 0,50 di larghezza contenente 22 gradini erti e consunti dal passaggio,
ca, per un andito lungo m 1,40 e largo 0,75, leggermente strombato, col vano scoper-
mette in alto sul pianerottolo antistante la camera superiore, dal lungo andito volto a
to del cortile. Quest’ultimo, di pianta a tre quarti di ellissi (m 4,50 x 3,50), con pareti
Nordnordest. Questa camera, del diametro di m 2, ridotta a due filari basali, fu costrui-
verticali (altezza residua m 2/4 su 8 file), riceve gli ingressi delle due torri (architravato
ta forse al posto del terrazzo originale, quando la torre primitiva fu fortificata col corpo
con spiraglio di scarico quello della maggiore), posti sull’asse di longitudine; sull’asse
aggiunto. Infatti non v’è traccia di finestrone all’esterno, che è sempre il segno indicativo
trasverso accoglie il corridoio d’entrata del corpo aggiunto, con l’uscio volto a Sud- dell’esistenza d’una seconda cella, né in corrispondenza al pianerottolo superiore della
ovest. Nel tratto di parete ad Ovest dello stesso cortile, a m 1,70 d’altezza sul piano di scala né, come si osserva in genere, in direzione del cortile (vedi, ad esempio nel Santu
rovina, si osserva un’apertura a sezione quadrata, larga cm 70, da supporsi in relazione Antìne, nel Voes di Torralba, nel Su Nuraxi di Barùmini etc.). La torre si conserva per
col vano d’un corridoio, della stessa larghezza, ricavato nello spessore della cortina di l’altezza massima di m 8, con muri inclinati di 8°, tirati su a file orizzontali di blocchi
Sudovest, nella parte a destra dell’andito d’ingresso. Quest’andito, lungo m 3 e largo subquadrati di calcare. All’interno l’opera muraria è meno curata, ma i blocchi, messi
1/0,80, ha due garette di guardia contrapposte, la sinistra di m 0,75 di larghezza x 1,80 per lo più grezzi col taglio naturale, si ordinano del pari in corsi regolarizzati con scheg-
di lunghezza x 0,70 d’altezza, quella a destra di m 1 x 0,80. Il corpo aggiunto si eleva giame e argilla. Il corpo aggiunto, dopo aver fasciato per tre quarti la torre primitiva per
per m 3 su 6 filari (alla torretta). Le pietre usate, di forma poliedrica, rozzamente la- la metà circa dell’altezza con uno spessore variante fra 2 e 3 metri, si protende davanti al
vorate e con uso di scheggiame, sono di grandi e medie dimensioni: m 0,90 x 0,65; mastio in forma di mezza ellissi di m 10 di lunghezza x 13,60 di larghezza (alla tangente
1,05 x 0,45 x 0,30; 0,95 x 0,40 x 0,40; interblocchi cm 5/25. del torrione), interrotta, a Sudest, dalla prominenza della torretta, che forma un picco-
Bibliografia: A. Piras, Saggio cit., 1952-53, p. 85 s., tav. VIII, 59. lo baluardo ad orecchione in difesa della parte più vulnerabile del forte, per la presenza
degli ingressi. Gli ingressi sono due. Uno, il principale, sul lato Sud del “tancato”, guar-
Figura 5, 7: nuraghe PALMAVERA-Alghero (Sàssari); cartina B, 7. da a Sudsudest; l’altro, sussidiario e di pianta complessa, volge ad Est, ad un’estremità
Giù del monte omonimo (m 358), a mezzo fra le rade di Alghero e Porto Conte, domina dell’ellissi. Il primo, di m 1,40 di altezza (tale da obbligare a curvarsi l’assalitore), mo-
la strada che gli passa al margine Sud, da un terrazzo vallivo a m 64 di quota. Il nuraghe stra la soglia di calcare e l’architrave subquadrato di trachite; si apre in angolo con la

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

torretta aggiunta, guardato sulla destra a filo esterno da una feritoia (concetto di colpire aggiunto. La rampa nella cortina a Sud (lato sinistro del cortile) sfociava, al suo termine,
da destra, sul fianco scoperto non protetto dallo scudo, comune nei nuraghi e forse di in una cameretta sovrapposta a quella inferiore della torretta; l’altra rampa, sul lato destro
derivazione micenea). L’andito retrostante, lungo m 3, col soffitto tabulato, mostra, sulla del cortile, metteva a un ripostiglio o sul terrazzo. Si capisce che gli imbocchi delle scale
sinistra, una nicchia quadrangolare con gradino usato come sedile dal soldato di guar- sul cortile si raggiungevano con delle scale mobili di legno o di corda, data la notevole so-
dia; sfocia, poi, per una porta alta m 1,80, con architrave e spiraglio di scarico, con trac- praelevazione dal suolo. Entrambe le rampe, ricavate in vani stretti e ripidi, mostrano i
cia di chiusino dall’interno, dentro il cortile. Complicato e studiato per ritardare, dis- gradini erti e usurati. L’illuminazione era assicurata con lampade di terracotta, di cui si è
orientare e offendere il nemico che fosse riuscito a forzarlo, è il secondo ingresso. Vi si trovato un esemplare entro il vano della scaletta a Sud. Tutta la costruzione del “tancato”
mostra un dispositivo di nicchie bilaterali in profondità, che sarà molto divulgato, più era terminata da un terrazzo con lo spalto più ampio e pronunciato nell’arco del perime-
tardi, nei nuraghi “a corridoio”; a questa forma richiama anche la copertura a piattaban- tro da Sudsudest a Nordnordest, dove convergevano le scale dall’andito di Est e dal corti-
da. L’ingresso si apre, come l’altro, in angolo con la torre aggiunta, nascosto, sul lato si- le, e dove si infittivano le camere d’arme (nella torretta e sopra l’ingresso Est) e si presen-
nistro, dal suo giro sporgente. La porta, di sezione rettangolare alta m 1,30, con archi- tava la trappola, ben architettata, della galleria secondaria d’accesso al forte. Il resto del
trave e battuta della chiudenda nello stipite destro, si fermava dall’interno con travi rifascio murario del “tancato” offriva soprattutto un robusto anello di consolidamento e
inseriti in profonde incassature delle spalle dell’andito. Il corridoio dietro l’ingresso, che di sostegno dell’antico torrione che costituiva parte ancora efficiente del sistema difensivo
perfora la cortina per la lunghezza di m 7, si articola in due tratti che ripetono in di- del nuraghe. Il tipo di struttura del bastione aggiunto, conservato per l’altezza massima di
mensioni minori, dall’esterno verso l’interno, lo schema del vano a garette affrontate. Il m 5 (alla torretta), con inclinazione esterna di 10°, è più regolare di quella del mastio. Il
vano anteriore si compone di una nicchia-garetta, breve, a sinistra e di un’altra, più pro- paramento esteriore è costituito di blocchi subquadrati di arenaria, di taglio pseudoisodo-
fonda, a destra. Nella prima batte una feritoia dalla camera della torre aggiunta, che fa mo, ordinati in file orizzontali con elementi che diminuiscono in proporzione verso l’al-
“pendant” a quella d’infilata sull’ingresso principale. Dalla parete di fondo della nicchia di to. Nell’angolo fra la torretta e la cortina di Sud, si osservano grandi blocchi con la faccia
destra un’altra stretta e lunghissima feritoia (m 4,40) guarda sul lato Nord del “tancato”, a vista sagomata in modo da prendere insieme, concatenandoli, il filo rettilineo e quello
o forse anche meglio fungeva da finestrino di luce su quel groviglio di ambienti frasta- curvilineo delle pareti a tangenza. Meno curata è l’opera nell’interno e di pietre di minori
gliati scavati nel massiccio della cortina. Nella stessa nicchia, sulla parete di destra ad al- dimensioni che all’esterno; è mantenuta però sempre la disposizione a filari, con molto
tezza di suolo, un’apertura mette ad una scaletta che, girando a destra con due branche scheggiame minuto. Il nuraghe fu scavato dal Taramelli nel 1904. Sia la camera del ma-
interrotte da brevi tratti di pianerottolo, sale a una cella di pianta cuoriforme, sovrappo- stio, sia il cortile, sia la cella della torretta aggiunta restituirono copioso e vario materiale.
sta all’andito d’ingresso. Da osservare anche, in questo primo tratto dell’andito, una bo- Lo strato inferiore della camera del torrione mostrò tracce di focolari e resti di sbavature e
tola nel soffitto chiusa da un grosso sasso, e una buca sul pavimento: evidenti ritrovati di oggetti minuti spezzati di rame e bronzo che fecero supporre un’attività di piccola fondita
offesa per sorprendere il nemico. Superata la porta, architravata, di m 2,05 d’altezza con di metallo, per fare armi e strumenti; simili documenti si rinvennero nel cortile. Si son
incassature negli stipiti per il chiusino, si entra nel secondo tratto del corridoio, vigilato trovati anche sgabelli di pietra e sedili (quest’ultimi nell’interno del torrione) usati dalle
per parte da nicchie rettangolari, minori di quelle del primo tratto, di m 1 di larghezza persone che attendevano all’opera artigianale. Fra i materiali archeologici, agli oggetti di
x 1,50 di profondità col soffitto piano chiuso a poco più di due metri d’altezza; anche in pietra (pestelli, macinelli, accette verdi etc.) si accompagnavano armi (spade, pugnali, col-
questo tratto, nel soffitto tabulare, sta una botola. Il secondo andito mette, infine, nel telli) e utensili (accette, pettini) ed elementi ornamentali (spilloni, anellini, lamine, botto-
cortile per una porta alta m 1,70 e larga m 1, con la soglia rialzata di mezzo metro dal ni con figurine) di bronzo, perline di ambra e, in misura prevalente, ceramiche. Quest’ul-
suolo del recinto (altro espediente per offendere il nemico); la porta è volutamente dis- time eran di varia forma (olle biansate con collo, ciotole carenate, lampade etc.), impasto
assiale rispetto a quella del mastio, situazione divergente comune ad aperture di altri nu- e tecnica di lavorazione, or fine ora sciatta. Fra le altre si ebbero resti di belle stoviglie ne-
raghi. Il cortile, di pianta a un dipresso semilunare, misura m 2,20 x 6,50 (mq 28,67 di rolucide, buccheroidi, fra cui si distinguono sagome di brocche a becco con eleganti de-
superficie). È racchiuso da pareti leggermente convergenti verso l’alto, ma non chiuse, corazioni geometriche di gusto “villanoviano”. Una gran quantità di resti di pasto (ossa
per permettere che venissero illuminati e arieggiati i vani interni del mastio e della tor- d’animali fra cui bue e cervo) e molluschi del vicino golfo. Negli strati superiori si osser-
retta. Nel cortile si dispongono aperture a piano terra e rialzate. A livello di suolo, a sini- varono tracce della frequentazione del nuraghe in epoca punico-romana, ciò che fa sup-
stra di chi entra dall’andito secondario, è la porta architravata che immette, per l’andito porre l’esistenza d’un vicino piccolo centro di vita che sostituì quello di età nuragica. La
strombato, alla camera della torretta, di m 4,20/3,80, ogivata con la cupola sfondata, torre antica può datarsi prima del 1000 a.C.; dei tempi fra l’VIII e il VII secolo a.C. è il
munita delle due feritoie descritte. A destra, a un metro d’altezza sul pavimento, si apre “tancato”. Il forte fu distrutto forse intorno al VI secolo a.C. La frequentazione in età
la luce rettangolare, architravata, d’una nicchia rettangolare. Più in alto, poi, a m 2,50, classica si rivela in stoviglie del III-II secolo a.C.
alle due estremità opposte delle pareti del cortile alla tangenza col giro del mastio, aper- Bibliografia: A. Taramelli, A.S.S. (Archivio Storico Sardo) I, 1905, p. 419; Rendiconti R. Istituto Lombardo di
ture di bel taglio trapezoidale (o troncogivale), a stipiti ben profilati e con architravi re- Sc. e Lettere, s. II, vol. XXXIX, 1906, p. 460; Mon. ant. Lincei, 1907, XVIII, col. 20, nota 1, col. 90, 112;
golari (altezza m 1,80) introducono a rampe di scale in muratura, ricavate nelle ali Nord Mon. ant. Lincei, 1909, vol. XIX, col. 225-304, tavv. I-VI, figg. 1-20; Mon. ant. Lincei, 1910, vol. XX, col.
e Sud delle cortine dell’ellissi, tornanti, a gomito stondato, verso la fronte Est del corpo 165, 201, 209, 217 s., 222, 228; Mon. ant. Lincei, 1914, XXIII, col. 369, 372, 384, 386, 412; Guida del

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Museo Nazionale di Cagliari, Cagliari 1914, p. 11 s., p. 171 e tavv. V-VIII, fig. 8-12, tav. IX, fig. 13; Mon. per mezzo di un corridoio di m 2 di lunghezza. Il lobo B, di m 7,40 x 8,50, con mu-
ant. Lincei, 1918, XXV, col. 62, 66, 68, 76, 78, 83, 86, 125; Mon. ant. Lincei, 1919, XXV, col. 8, 35; ro spesso 2 metri, potrebbe essere anche d’un cortiletto scoperto, perché non è facile
Mon. ant. Lincei, 1921, XXVII, col. 10 s.; U. Rellini, “Miniere e forni preistorici”, in Riv. d’Antropologia, immaginare altra illuminazione e aerazione se non da uno spazio a cielo aperto, non
XXV, 1922, p. 14; E. Pais, Storia della Sardegna e della Corsica durante il dominio romano, Roma 1923, II, p.
consentendo una qualche luce il profondo seguirsi dei vani C-A se supposti tutti co-
729; F. Flumene, Un po’ più di luce sul problema genetico dei Nuraghi di Sardegna, Sàssari 1923, pp. 69, 166,
168, 213; U. Rellini, “Miniere e fonderia d’età nuragica in Sardegna”, in Bull. Paletn. It., LXIII, 1, 1923, pp. perti. Sia una camera o sia un cortile, il lobo B è di figura tondeggiante, con m 4 di
6, 15; A. Taramelli, Il Convegno archeologico in Sardegna, 1926, pp. 16, 26, 41, 43, figg. 34-38; F. Von diametro. Da B il detto corridoio mette in C, lobo frontale di cui si misura il diame-
Duhn, “Nurage”, in Reall. d. Vorg., 1927, IX, p. 142; A. Taramelli, Bull. Paletn. It., XLIX, 1929, p. 86; “I tro esterno di m 5, ma non l’interno perché il vano è ricolmo di terra e pietre. Si pro-
nuraghi e i loro abitatori”, in L’Arte per tutti, Roma 1930, pp. 3, 9, figg. 4-5; Mon. ant. Lincei, 1931, XXXIV, fila invece l’apertura esterna dell’ingresso a Sud (che è poi l’unico ingresso a tutta la
col. 54, 103; “Gli studi archeologici in Sardegna”, in Mediterranea, VI, 1932, p. 5 (estratto); Bull. Paletn. It., costruzione), ancora con un imponente architrave di m 2,15 x 0,71 x 0,53. L’opera
LII, 1932, p. 101; Atti Congresso Geografico Italiano, 1935, p. 67; A. Taramelli-Delogu, Il R. Museo Nazionale muraria del corpo aggiunto è identica a quella di A.
e la Pinacoteca di Cagliari, Roma 1936, p. 8, figg. 51-52; A. Taramelli, “Chi i Romani trovarono in Sarde-
gna?”, in Sardegna Romana, II, 1939, p. 7 (estratto); Mon. ant. Lincei, XXXVIII, 1939, col. 12, 18-20, 41- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, VI, 1840, p. 704 (Tuèri); E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 153; Bo-
scolo-Pintor-Serra, Guida, p. 133 (Orcu); F. Pilia, Saggio di Catalogo archeologico, Foglio 218, II, NE-SE, Uni-
43, 45-46, 53, 68, 280, figg. 14-15, tav. IX, n. 209; U. Rellini, “La Penisola apenninica e la Penisola ibero-
versità di Cagliari, a.a. 1950-51, p. 147 ss., tav. X, 3; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, pp. 55, 63, figg. 16, 18.
lusitana nei rapporti preistorici”, in Relazioni storiche fra l’Italia e il Portogallo, Roma 1940, p. 28; G. Patroni,
Architettura preistorica generale e italica – Architettura etrusca, Bergamo 1941, pp. 182, 197, 199, 205, 208,
347, figg. 214, 238, 240-241, 255-6; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., V-VI, 1941-42, pp. 158, 186; A. Bonu, Nel- Figura 5, 9: nuraghe SU SENSU-Pompu (Cagliari); cartina B, 76.
l’Isola dei Nuraghi, 1942, p. 26; D. Levi, “Sardinia: Isle of Antitheses”, in The Geographical Review, XXXIII, Al confine del territorio di Pompu e di Siris, su un colle che domina le valli dei rius Mòguru
n. 4, 1943, p. 637, fig. 8; P. Mingazzini, St.S., VII, 1947, pp. 15, 17, 20; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, p. 7, e Mannu. Nuraghe di planimetria singolare, con tre torri (B-A-C) allineate in longitudine
nota 4, p. 8, 62 s., 318 s., 320; M. Pallottino, La Sardegna nuragica, 1950, pp. 29, 38, 54, 61, tav. VI, 1; G. su un asse Nord-Sud, fra loro comunicanti per corridoi disposti sullo stesso asse e con unico
Patroni, La Preistoria, I, 1951, pp. 480, 483, tav. XI, d; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, pp. 84, 114, 116; E. ingresso esterno, ad Estnordest, entro il muro di rifascio di B che si addossa a quello di rin-
Contu, ibidem, p. 138 s., 143, 150; G. Lilliu, Annali delle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Magistero dell’Uni-
calzo ad A. Nella successione costruttiva, A segna la torre primitiva originaria; il rifascio di A
versità di Cagliari, XXI, parte I, 1953, p. 93; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 50 s., figg. 20-26; D. Paned-
da, L’agro di Olbia, 1954, p. 12, nota 31, p. 14; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, 1, 1955, pp. 98, 100-102, 108, e le torri B e C sono state aggiunte e coordinate strutturalmente ad A in tempi posteriori,
118, 120, 152-154, 159, 161, 163, 187 s., 196, 198, 200-203, 209, 211, 306, 309, 447, 460; E. Contu, sempre nuragici. L’insieme della costruzione misura m 31 (sulla linea B-C) x 19 (sull’asse
ibidem, pp. 470, 474; V. Mossa, Architettura domestica cit., 1957, p. 56, nota 54; A. Borio, Sardaigne, 1957, trasversale di B). La torre A circolare, del diametro di m 11,40 compreso il rifascio di m
p. 21; Atzeni, St.S., XIV-XV, 1958, p. 97; E. Contu, ibidem, pp. 141, 143, 145, 147-150, 176, 178, 185; G. 1,70 di spessore, aveva in origine un solo ingresso a Sud, lungo m 3 e largo 0,50/0,80,
Lilliu, ibidem, p. 260; M. Serra, Sardegna quasi un Continente, 1958, p. 153; E. Contu, “I più antichi nura- senza spazi di garetta né di scala, che introduceva nella camera rotonda, centrica, di m
ghi” cit., 1959, pp. 103, 105, 110 s., 114; G. Lilliu, “I nuraghi”, in Il Progresso, cit., 1960, p. 27. 4,80 di diametro. In essa al fondo, cioè a Nord, si affacciava un nicchione che, poi, colla
costruzione del corpo aggiunto fu aperto e trasformato in un andito di passaggio a B. Nel-
Figura 5, 8: nuraghe MONT’E S’ORKU TUÈRI-Perdasdefògu (Nùoro); cartina B, 92. l’esecuzione del piano della nuova fabbrica, tenuto conto della breccia fatta nello spessore
Su un’altura dell’altopiano di Perdasdefògu, in terreno selvoso e ricco d’acque. Nura- murario di A oltre che del suo generale stato di vetustà, la torre antica fu rifasciata; e le
ghe singolare, costituito da tre corpi di torre ellittica allineati su d’un asse longitudina- nuove strutture di rincalzo furono organicamente collegate e fuse con i paramenti delle
le in senso Nord-sud, degradanti in proporzioni dal fondo verso l’ingresso aperto a torri B e C, risultandone un’unità articolata con coerenza architettonica e stilistica. La tor-
Sud, nel corpo più piccolo. Non si esclude che A, la torre Nord, sia più antica come re C incorporata a Sud di A, circolare del diametro di m 8 con spessore di muro di 2 m,
costruzione e che B e C siano state aggiunte, unitariamente, in età più tardiva dell’ori- contiene la camera leggermente oblunga di m 4 di diametro, a profilo lineare semplice.
ginaria. L’insieme ha una lunghezza di m 21 x 8,50 di larghezza massima (su B); la Della torre B, di m 9,40 di diametro, non si può rilevare l’interno perché ricolmo di ma-
lunghezza interna, sull’allineamento di corridoi e camere dall’entrata a Sud al fondo cerie. La torre, per tutto l’arco da Est a Ovest, è circondata da un muro di contenimento
della camera A a Nord, è di m 18,50. La torre primitiva A, di m 10 x 8 di diametro, di spessore vario (da m 2,80 a 5), nel quale, al contatto fra le torri B e A, è ricavato l’in-
con spessore murario di m 3, ha l’ingresso a Sud, architravato con finestrino di scari- gresso dalla campagna, a Estnordest come si è detto. L’ingresso è largo m 1 e si prolunga
co. Dietro la porta, il corridoio, di m 3 di lunghezza x 1,70 d’altezza, a sezione trape- in un andito di m 4 circa da cui, attraverso il corridoio non rilevabile della torre B (segna-
zoidale, mostra la copertura a piattabanda; esso introduce nella camera tondeggiante to a tratteggio), si entrava nella camera della stessa. Il nuraghe è molto distrutto, ridotto
di m 4 di diametro, con la volta crollata. La torre residua per l’altezza esterna di m 7; per lo più a un solo filare. L’opera muraria del complesso è di marna calcare, con blocchi
la camera si eleva per m 2,50 (a Est) sul colmaticcio. L’opera muraria è subquadrata subquadrati di mc 0,197 e di t 0,314 di media. Nel terreno intorno all’edifizio, frequenti
con file orizzontali di pietre calcari di taglio curato e regolare. Il corpo di torri B-C resti di ossidiana e avanzi di stoviglie di rozzo impasto del periodo nuragico.
mostra il paramento esterno fuso e continuo, che disegna una figura di lettera otto; Bibliografia: A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXV, 1918, col. 27; C. Puxeddu, Saggio di Catalogo archeo-
nell’insieme ha lunghezza di m 13 x 8,50. Le camere B-C, contenute nelle due torri, logico sul Foglio 217 della Carta d’Italia, II, NO-SO, Schedario Monumenti, a.a. 1954-55, p. 254 ss.; G.
sono disposte in profondità sulla stessa linea longitudinale, e comunicano fra di loro Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 163, fig. 40, 4, p. 163, nota 83, p. 168 ss., fig. 41, 14.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 6, 2: nuraghe SA MURA ’E MÀZZALA-Scanu Montiferru (Nùoro); cartina B, 43.


A quota di m 523, al centro d’una spianata boscosa, contornata da altri nove nuraghi,
forse in coordinata col nostro maggiore per mole e preminente per situazione. Una
tomba di giganti nelle vicinanze; vicini pure cumuli di pietre, indicanti antica abita-
zione durata fino in epoca romana. Il nuraghe consta di una torre primitiva e princi-
pale, fiancheggiata, tranne che per un breve tratto a Nordovest, e fronteggiata da un
corpo aggiunto quadrangolare, con due torrette rispettivamente negli angoli Sud ed
Est, con interposto cortile avente l’ingresso nella cortina rettilinea che unisce le due
torrette. La torre antica, della circonferenza esterna di m 40, mostra tracce dell’ingres-
1
2 3 so a Sudest. Nell’andito, lungo m 4,60, non sono visibili né garetta né scala; l’imboc-
co a una scala, a più di 2 metri d’altezza sul pavimento, vedesi invece dentro la came-
ra, sulla parete a Nord: questa scala gira da destra a sinistra, con larghezza di m 1 e
con inclinazione di 45°, avente dieci gradini di buon taglio. Nella camera, del diame-
tro di m 4,5, eccentrica, non si riscontrano segni di nicchie o d’altro. La torre si con-
serva per l’altezza massima attuale visibile di m 6,50 su 15 filari (a Nord); la camera
residua per m 4 di elevato in 10 file, per il resto è crollata. Interrato per la maggior
4
5 parte è il corridoio d’ingresso, a pareti aggettanti visibili per l’altezza di m 2. Il para-
mento esterno fa un bello effetto, coi blocchi di basalto subquadrati, di media gran-
6 dezza nei filari alti, ordinatissimi. Nel corpo aggiunto, le due torrette hanno diametri
esterni di m 10 circa, camera di m 4,50, spessore murario di 2,50. Comunicavano so-
lo all’interno, con ingressi di m 3, volti al cortile: uno spazio, questo, semilunare, di
Fig. 6: planimetrie di nuraghi con addizione frontale a sviluppo trasversale m 8 x 4, provvisto d’ingresso esterno, in asse con quello della torre primitiva (lun-
1. Frida-Illorài-Esporlatu; 2. Sa Mura ’e Màzzala-Scanu Montiferru; 3. Attentu- ghezza m 3 circa, larghezza 1). Torri e cortine del corpo addossato, mostrano apparec-
chio in opera poliedrica di basalto, senza lavoro delle pietre che sono messe quasi al
Ploàghe; 4. Bronku-Bonàrcado; 5. Krasta-Santulussùrgiu; 6. Nuracc’e Dèu-Gèsturi.
naturale, contrastando con l’accurata lavorazione e la rigorosa disposizione dell’opera
subquadrata della torre antica. Trattasi di opera affrettata e decaduta. Una cortina mu-
Figura 6, 1: nuraghe FRIDA-Illorài-Esporlatu (Sàssari); cartina B, 20.
raria megalitica, a un solo ordine di pietre basaltiche rozze, completava la fortificazio-
Su un rilievo tondeggiante, a m 920 di quota, nella foresta di Burgos. La torre primiti-
ne, circondando il nuraghe a guisa di antemurale.
va è fronteggiata da un corpo aggiunto di schema “a tancato”, disposto in direzione
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 166; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p.
Nordest-sudovest. La torre antica, di m 10 circa di diametro allo svettamento (impossi-
202, n. 32; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 34 ss., tav. n. 5.
bile rilevare il diametro basale), presenta l’ingresso a Sudest, di m 1,20 di larghezza.
L’andito retrostante, di m 3 circa di lunghezza, presenta garetta a destra e scala a sini-
Figura 6, 3: nuraghe ATTENTU-Ploàghe (Sàssari); cartina B, 9.
stra. Nella camera, di m 4 circa di diametro supponibile, si disegnano tre nicchie in A quota di 393 m, al margine dell’altopiano calcare su cui sorge l’abitato moderno di
croce non misurabili per il gran crollo di tutto l’ambiente. Lo schema “a tancato”, a Ploàghe, a 300 metri di distanza a Sudovest delle prime case. Il nuraghe consta d’una
Sudest del mastio, di m 14,40 di lunghezza x 6,60 di larghezza, forma un corpo ellitti- torre primitiva fronteggiata, a Estsudest, da un corpo aggiunto a due torricelle unite
co con due torri ai margini e un interposto cortile al centro. Nel cortile sfociano le da una cortina rettilinea interposta; nell’interno, fra le torri, un cortile scoperto. L’in-
aperture della porta del mastio, dell’opposto ingresso esterno, degli anditi, molto brevi, sieme misura m 16,40 (sull’asse della torre antica-cortina frontale del corpo aggiunto)
comunicanti con le camere delle torri marginali: la disposizione a croce degli anditi x 20 (asse trasverso sulle torricelle marginali). La torre antica, circolare, del diametro
compone uno schema abbastanza simmetrico. Il cortile, di piano quadrangolare, di m di m 11, con spessore murario di m 4 all’incirca, aveva l’ingresso a Sudest, non visibi-
3,3 x 4, è recinto da un muro di m 2,5 di spessore (sulla fronte). Delle camere, di m 3 le ora perché ostruito dalla rovina che riempie l’antistante cortile. Della cella si dise-
e 2,20 di diametro al livello del colmaticcio, quella a destra è completa della cupola, di gna il giro superiore, scapitozzato sotto la serraglia, di m 3 di diametro, con altezza di
m 5 circa d’altezza apparente. Il mastio all’esterno è alto m 6, con file di pietre di me- parete sul riempimento di m 1. Opera subquadrata di calcare, con blocchi di medie
dia grandezza (mc 0,3), piuttosto rozze. dimensioni: m 0,80 x 0,70 x 0,85; 0,80 x 0,60 x 0,60; 0,70 x 0,50 x 0,90. Alla torre
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 59, nn. 19 e 19a (Bolòtana); V. Tetti, Sag- antica, conservata all’esterno per l’altezza massima di m 2 (Ovest-nordovest), si addos-
gio cit., 1956-57, p. 33 s. (II), tav. n. 78. sa, con due cortine oblique al suo filo, simmetriche (lunghezza m 7), il corpo aggiunto.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Di esso non è rilevabile l’ingresso, da immaginarsi aperto nella cortina frontale, in an- Ovest). Le cortine sono alte da m 2 a 1, con spessore da m 5 a 2,40. Le strutture del
golo con una delle due torricelle che la rinfiancano. Non vedesi nemmeno la camera corpo aggiunto, pure d’aspetto rozzo, presentano pietre di dimensione maggiore di
della torretta di destra (o Est), più piccola della opposta di Ovest, del diametro ester- quelle del mastio: m 1,20 x 0,75 x 0,40; 0,95 x 0,70 x 0,35; 1 x 0,70 x 0,55; inter-
no di m 6, mentre si misura, allo svettamento, il diametro di m 2,40 della camera inter- blocchi 0,05/0,25.
na alla torretta di sinistra, oblunga, del diametro di m 7. Le camere delle due torricelle Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 144, n. 65 (Brunku); A. Piras, Sag-
comunicavano, per anditi ora non visibili, con lo spazio del cortile, quest’ultimo di pia- gio cit., 1952-53, p. 98 ss., tav. IX, 69; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 58, nota 43, p. 164, nota 84.
no trapezoidale, di m 6,40/4,20 di lunghezza x 3 di larghezza (alla mezzeria). Le torri
residuano per altezze massime di m 7 (la sinistra) e 4 (la destra); le cortine per m 7 Figura 6, 5: nuraghe KRASTA-Santulussùrgiu (Cagliari); v. anche figura 4, 7; cartina B, 52.
(frontale), 6,50 (laterale sinistra) e 1,50 (laterale destra); il cortile avanza per l’altezza Sta a quota di m 762 sul mare, in località Elighe Onna. È situato al centro d’un roc-
di m 3 sul piano del riempimento. L’opera muraria di calcare è a file orizzontali con cione piatto isolato e dominante sulla campagna all’intorno. Il nuraghe si compone
blocchi di taglio subquadrato: m 0,70 x 0,90 x 0,80; 1,10 x 1,00 x 0,90; 1,00 x 0,90 d’una torre primitiva e di un corpo frontale aggiunto con due torri unite da una corti-
x 0,95. Nelle adiacenze del nuraghe si raccolgono frammenti di stoviglie di età roma- na curvilinea. La torre antica, della circonferenza esterna di m 35, mostra l’ingresso a
na. In tempi passati si rinvennero, dentro il nuraghe, rozze ceramiche preromane e Sudest, di m 1 x 2 d’altezza, sormontato da architrave con finestrino di scarico. L’an-
una moneta di bronzo di Lucilla Augusta. dito, lungo m 3,70, provvisto di garetta a destra e di scala a fior di suolo a sinistra (m
1 x 2,5 d’altezza), introduce alla camera. Quest’ultima è centrica, circolare, del diame-
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XV, 1847, p. 457 (Athentu); Spano, Memoria, 1854, p. 26, tro di m 3,50, con muro spesso 3,70; si arricchisce di due nicchie laterali spostate ver-
nota 1 e 3; Memoria, 1867, p. 38, nota 1 e p. 39, nota 1; Scop. arch., 1874, p. 31 ss., tav. n. 8; A. Tara- so il fondo. Il volume troncoconico (v. figura 4, 7), dal paramento esterno quasi verti-
melli, Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 44, n. 65; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, p. 8, nota 5; E. Sale,
cale, con altezza residua di m 5 su 15 filari, contiene l’ogiva abbastanza proporzionata,
Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 193 della Carta d’Italia, I, NO-SO, Università di Cagliari, a.a.
che si conserva per l’altezza di m 5 su 13 filari. Contrasta con il taglio ogivale della ca-
1949-1950, p. 156 ss., tav. n. 12; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 97; G. Lilliu, St.S., XII-XIII,
I, 1955, p. 94; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 176.
mera, quello delle cellette a sezione di vuoto trapezoidale, e quello dell’andito d’in-
gresso coperto da lastroni di piattabanda a m 2,50 dal suolo; a taglio trapezoidale è
pure la sezione della scala d’andito. Il paramento esterno è di pietre basaltiche di accu-
Figura 6, 4: nuraghe BRONKU-Bonàrcado (Cagliari); tavv. XII-XIII; cartina B, 56. rata lavorazione, di media dimensione in basso e piccole in alto; le strutture interne
Alla quota di 616 m, su terreno roccioso e cespugliato, su d’un gradino della pendice sono in piccole pietre sbozzate, con scaglie interposte. Nel corpo aggiunto le torrette
di Cracchedu. Domina la valle solcata da un riu. Nuraghe plurimo, costituito da una laterali, del diametro interno di m 3, con spessore di muro variante fra m 2 e 1,50, si
torre antica fronteggiata da un corpo aggiunto con due torrette marginali che racchiu- protendono ad arco di cerchio sul davanti della torre primitiva, formando una cortina
dono, insieme con la torre maggiore, un cortile. La torre principale, circolare, del dia- in cui si può immaginare l’ingresso in linea con l’andito del mastio; dall’ingresso si di-
metro di m 10 circa allo svettamento, mostra l’ingresso a Sudest, con l’apertura com- partono, a ciascun lato, dei corridoi che portano alle camere contenute nelle torrette
pletamente ostruita, sormontato da architrave con spiraglio di scarico (cm 15 x 30). addossate. L’apparecchio del corpo aggiunto, pure in basalto, è costituito di blocchi
Dietro l’ingresso, il corridoio, lungo m 4 e largo dall’ingresso alla cella m 1/1,15/2, poliedrici appena sbozzati il cui rozzo aspetto contrasta con quello delle murature del
mette nella camera, centrica, rotonda del diametro di m 3,45 sull’interrimento. Ango- nucleo antico. A Est del roccione, si osservano cumuli di macerie, forse di capanne
lare la sezione dell’andito, ogivale quella della camera, scoperchiata del tetto (altezza d’un villaggetto nuragico.
residua rilevabile m 2,50 su 6 file). La torre emerge all’esterno sul crollo per m 1 circa, Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, IV SE, p. 196, n. 5; P. Pes, Saggio cit.,
con pietre rozze di medie dimensioni: m 0,80 x 0,45; 0,75 x 0,45; 0,85 x 0,35; inter- 1953-54, p. 10 ss., tav. n. 2.
blocchi di 0,05/0,25. Delle due torri marginali, quella a Est (destra) ha diametro di m
6,60, con camera di m 3 circa, residuata su 8 file per l’altezza di m 3,50, articolata in Figura 6, 6: nuraghe NURACC’E DÈU o ADDÈU-Gèsturi (Cagliari); cartina B, 79.
una nicchia semiellittica a destra di chi entra (m 0,90 di larghezza x 1,80 di altezza e A quota di m 280, su d’un ripiano alla pendice del versante Est della giara di Gèsturi,
di profondità), comunicante, per un andito di m 4 di lunghezza, col corridoio princi- domina la valle del riu Mannu che segna la via d’ingresso dalla Marmilla al Sarcidano,
pale d’ingresso al nuraghe. La torre a Sud (sinistra), del diametro di m 7,60, contiene cioè verso il centro montuoso dell’Isola. Il nuraghe arrocca la valle in un punto di par-
una camera di m 3 su 3 filari in evidenza di m 1,70 d’altezza visibile, in comunicazio- ticolare interesse strategico (tav. XII, 1). Fertile la pendice terrazzata da cui guardano
ne col cortile per un andito curvilineo di m 4 circa di lunghezza. Sezioni dei corridoi il Nuracc’e Dèu ed altri vicini nuraghi scaglionati su promontori o brunkus affacciati
delle torrette, angolari; delle camere ogivali. Il cortile, oblungo, di m 3,10 x 4,70, con sulla strada Barùmini-Gèsturi (tav. I, 3); fertile soprattutto la verde piana al piede: il
strutture osservabili su 6 file non aggettanti per m 2,50 di altezza massima, sta al cen- Pardu Errèu. Sullo sfondo, ad Est, al di là del riu Mannu, l’anfiteatro di colline della
tro dell’insieme costruttivo. Riceve le aperture degli anditi del mastio e della torre di Trexenta, punteggiate di torri nuragiche. Il nuraghe è costituito da una torre principa-
sinistra e quella del corridoio dell’ingresso principale, aperto per m 3,60 nella cortina le antica, contornata da un ampio anello murario a cui attaccano, sulla fronte, due
di Nordest, rettilinea come quella di Sudsudest (curvilinea invece la terza cortina di torri aggiunte, unite da una cortina rettilinea interrotta dall’ingresso. L’insieme misura

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

m 17 sulla mezzeria della cortina (linea Nordnordest-Sudsudovest) x 25,40 sulle torri del rilievo Nissardi che lo segna nella mezzeria), si apriva l’ingresso, in asse con l’andi-
marginali (linea Ovestnordovest-Estsudest). La torre primitiva, circolare, del diametro to della torre antica. Ne è crollata la luce esterna con la caduta del fronte corrispon-
esterno di m 10,80, ha l’ingresso esposto a Sudest, sepolto sotto la coltre di rovina; si dente di cortina, ma si riconosce ancora la spalla sinistra dell’andito retrostante, di m
vede soltanto il tratto dell’andito retrostante allo sfocio nella camera, presso la chiusu- 4 di lunghezza. Si scorge pure, dopo questi 4 metri, sul lato sinistro la chiusura ango-
ra del soffitto foggiato a sezione angolare. Si può calcolare, tuttavia, una lunghezza lare del soffitto del corridoio che, dipartendosi dall’andito principale dell’ingresso, lo
d’andito di m 3,00/3,50, e si possono immaginare, dato lo schema sviluppato tricellu- metteva in comunicazione, con corso parallelo alla cortina, con la camera della torre
lare della tholos, la garetta e la scala a fior di suolo sul suo profilo. Della camera, centri- di Sudsudovest. Un altro ramo di corridoio, opposto al precedente sulla destra del-
ca e circolare, del diametro al colmaticcio di m 4/3,80, si nota il forte aggetto dei filari l’andito d’ingresso, portava alla tholos della torre simmetrica di Sudsudest; lo si può ri-
superiori prima della serraglia che manca, essendo crollato il soffitto della pseudocupo- costruire con certezza anche se non ne avanzino resti evidenti. Nell’ampia spianata ad
la. Nelle pareti della camera si affacciano tre nicchioni in croce, visibili soltanto alla Est e Nord del nuraghe, si osservano cumuli di pietre e allineamenti di muri riferibili,
sommità dove convergono le spalle chiudendosi ad angolo; essi si potevano misurare nella gran parte, ad un piccolo abitato di età romana, indicato da embrici e da stovi-
alla base o poco sopra quando ne fece il rilievo il Nissardi nel primo decennio di que- glie varie. Si raccolgono, però, anche schegge di ossidiana e cocci d’impasto di età nu-
sto secolo (m 1,40 di larghezza x 1,40 di profondità). La torre si eleva ancora per l’al- ragica, da attribuirsi alla vita remota d’un modesto centro contemporaneo al nuraghe.
tezza di circa 10 metri, per la gran parte obliterata dal fasciame anulare e coperta dall’am- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p. 24 (Nuraceddea); A. Lamarmora, Voyage, II,
masso delle rovine. Nel giro di Sudsudovest si presenta a vista un tratto di paramento di 1840, p. 110; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XVIII, 1907, col. 62, fig. 22, col. 63, 68, 90, 110-111;
cinque filari, in opera subquadrata di marna calcare, con blocchi di m 1 x 0,40; 0,67 Not. di Scavi, 1908, p. 118 s.; G. Lilliu, Not. di Scavi, 1940, p. 239, 1941, p. 157, nota 1, fig. 26; M.
x 0,35; 0,90 x 0,38; 0,65 x 0,41 (tav. XIII, 4). La stessa tecnica è usata nel paramento Pallottino, La Sardegna nuragica, 1950, tav. VI, 2; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 44, fig. 15, 4; G.
Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 58.
interno della tholos, a file ben ordinate di pietre marnoso-calcari di notevoli dimensio-
ni: m 0,90 x 0,25; 0,92 x 0,25; 1,30 x 0,25; 1,25 x 0,25. Il corpo costruttivo aggiun-
to a due torri unite dalla cortina rettilinea, fronteggia la torre antica a Sud. Le torri so-
no situate rispettivamente a Sudsudest (marginale destra) e a Sudsudovest (marginale
sinistra). Risalta la bella struttura della cortina e della torre di Sudsudovest, ancora in
parte conservate, mentre la torre di Sudsudest è ridotta ai filari del basamento visibili
a tratti (tav. XII, 2-3; tav. XIII, 1-2). Le torri aggiunte, circolari, del diametro di m 8
circa, contengono camere pur esse circolari, del diametro di m 4 circa, in origine vol-
tate. Ai tempi del rilievo Nissardi le tholoi erano visibili e in parte misurabili, come
appare dalla pianta qui ripetuta (ma non precisa); oggi si intravede ancora il giro in-
terno della torre di Sudsudovest mentre non si ha traccia alcuna in evidenza di quello
della torre di Sudsudest. Il muro di maggior spicco è nella cortina, di m 9 di lunghez-
za apparente x 6,50 di altezza residua (tav. XII, 2-3; tav. XIII, 1-3). Il magnifico para-
mento è costituito da regolari file orizzontali, in leggero ritiro, di blocchi parallelepi-
pedi, di taglio quasi quadrato, giustapposti e sovrapposti senza scheggiame, a giunti
diretti, precisi in origine per quanto ora non lo sembrino più a causa del movimento
subito dalle strutture piuttosto scompaginate e con vuoti fra pietra e pietra. Nella cor-
tina si contano fino a 15 file, con pietre di m 0,65 x 0,40; 1,32 x 0,45; 1,48 x 0,45;
0,50 x 0,36; 0,96 x 0,45 (misure al secondo filare dal basso). Di particolare interesse e
indicativo dell’evoluzione tecnica delle maestranze e del progresso del tempo, è l’accor-
gimento usato nel legare il paramento della cortina a quello della torre di Sudsudovest
(e certamente anche a quello della torre opposta). Lunghi conci, sagomati in curva
concava, corrispondenti all’angolo del contatto fra il paramento rettilineo della corti-
na e quello curvilineo della torre, inserendosi per la metà in ciascuno dei due para-
menti, ne incatenano organicamente le strutture (tav. XIII, 1, 3). Questi conci (visibi-
li pur entro l’ammasso di rovine della torre Sudsudest), ricorrevano a diverse altezze
per l’estensione in elevato di torri e cortina. Nella cortina, spostato verso la torre margi-
nale destra (così ho potuto accertare in recente sopraluogo, a modifica dell’indicazione

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Quest’ultima, rotonda all’esterno (diametro m 7), contiene una cameretta ellittica di


m 3 x 2,40, accessibile per un andito di m 2,20 con la porta a Sudest.
Bibliografia: G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. 19; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 127 (Sa Pùli-
ga); Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 120 (dato a Barisàrdo); F. Carta, Saggio cit., 1954-55, p. 51
ss., tav. n. 5; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 56, p. 60, nota 55, p. 63, fig. 16, 12, p. 67, fig. 17, 12, p.
163, nota 83, fig. 40, 2 a p. 165, p. 168 s., fig. 41, 12.

Figura 7, 2: nuraghe SU KONKÀLI-Tertenìa (Nùoro); cartina B, 94.


1
2 A 167 m di quota, su una collina dominante largamente su una vasta zona piana. Nu-
3
raghe complesso, costituito da una torre antica (A) a cui sono state aggiunte nel tem-
po due torrette (B-C), addossandole tangenzialmente sul lato posteriore all’ingresso di
A, una per parte, a riscontro. La torre primitiva A, circolare, del diametro di m 9,50
allo svettamento, ha l’ingresso a Sudest, di m 0,67 di larghezza basale rastremato verso
l’alto, privo d’architrave (m 0,90 d’altezza sul colmaticcio). Nel corridoio retrostante,
di m 2,35 di lunghezza, si apre, a sinistra, la scala, di m 0,72 di larghezza alla base ra-
stremata verso il colmo chiuso a m 1,58 dal piano attuale di calpestio. Della camera,
quasi interamente interrata, si misura il diametro di m 3,45; non si vedono spazi sus-
sidiari ma è probabile che esistano coperti dalla rovina, forse nell’articolazione di tre
nicchie in croce. La torre si conserva all’esterno per l’altezza residua di m 3,50 su 12
5
4 file, la camera per m 2,25 su 7 file. La sezione dell’andito e della scala è angolare, ogi-
vale quella della camera. Opera muraria subquadrata di granito, con blocchi di medie
dimensioni: m 0,75 x 0,50 x 0,42; 0,89 x 0,47 x 0,34; 0,74 x 0,35 x 0,27. La torre B,
addossata ad Ovest, giudicando sui resti del perimetro la si può calcolare sugli 8 metri
Fig. 7: planimetrie di nuraghi ad addizione tangenziale laterale di diametro, con camera di m 4; evidente l’ingresso a Sud. Nel muro, spesso m 1,90,
1. Pùliga-Locèri; 2. Su Konkàli-Tertenìa; 3. Mudègu-Mògoro; 4. Santa Sofìa- sono usati blocchi di m 0,45 x 0,38 x 0,40; 0,53 x 0,40 x 0,27; 0,60 x 0,42 x 0,35. Il
Gùspini; 5. Noddùle-Nùoro. paramento si conserva all’esterno per l’altezza massima di m 1,80 su 5 filari. La torretta
C, aggiunta a Nord di A, di m 6,50 x 5,50 di diametri esterni, spessa nel muro m 2,
Figura 7, 1: nuraghe PÙLIGA-Locèri (Nùoro); cartina B, 71. mostra l’ingresso a Est e contiene la cameretta circolare di m 2,80 di diametro sul col-
Su un rialzo granitico, a m 239 di quota. Il nuraghe consta di una torre antica rifa- maticcio. Alta al di fuori, sul lato Nord, m 3,20 su 9 filari, li presenta costituiti di pie-
sciata (A), a cui si addossa una torretta posteriore, con addizione laterale tangenziale a tre di medie dimensioni allo stato grezzo. Nei pressi del nuraghe, a fior di suolo, si ve-
Sud (B), e si collega, per mezzo di un muro rettilineo, una seconda torricella (C) si- dono resti di stoviglie d’impasto di fattura e di età nuragica.
tuata a Nordovest della principale. Nella figura 7, 1 sono disegnate soltanto la torre Bibliografia: F. Carta, Saggio cit., 1954-55, p. 91 ss., tav. n. XI; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 55, nota 36,
primitiva A senza il rifascio e la torretta aggiunta B; il resto è tralasciato. La torre A, p. 60, nota 59, p. 63, fig. 16, 19, p. 67, fig. 17, 16.
circolare del diametro di m 9, è circondata all’esterno da un anello murario di conso-
lidamento di m 3,80/4 di spessore: mostra l’ingresso a Sudest completamente ostruito Figura 7, 3: nuraghe MUDÈGU-Mògoro (Cagliari); cartina B, 97.
dalla rovina, con architrave in evidenza di m 2,10 x 0,56 x 0,35. Dietro il corridoio di In regione Su Pranu, a quota di m 37, al piede del balzo dell’altopiano basaltico di
m 2,40 di lunghezza, senza scala e senza garetta, è la camera centrica, circolare, del Mògoro. Non distante l’antica chiesetta del villaggio distrutto di Cracàxia. Il nuraghe
diametro di m 4, priva, per quanto appare, di spazi sussidiari. La torre si conserva per consta di una torre primitiva (A), a cui si addossa con addizione laterale tangenziale a
l’altezza massima di m 1,90 su 5 file a Ovest; il rifascio residua per l’elevazione di m 4/3, Sud, la torretta B; il cortile C raccorda le due torri. L’insieme misura m 16 (sulla linea
su 11 e 8 file. Opera muraria di granito, di tipo poliedrico, con pietre di rozza lavora- dell’andito di A) x 16 (sulla linea dell’andito di B). La torre antica A, circolare del dia-
zione, di medie dimensioni: m 0,80 x 0,62 x 0,45; 0,75 x 0,65 x 0,50; 0,60 x 0,57 x metro di m 10,60, ha l’ingresso a Sudovest, di m 0,65 di larghezza. Il corridoio retro-
0,38. La torretta aggiunta B, circolare, del diametro di m 7 circa, è molto distrutta, né stante, privo di garetta e scala, dopo m 3,60 mette nella camera leggermente ovoide
si vede traccia apparente di ambienti; tuttavia l’ingresso si può supporre fra Sud e (diametro m 3,20), provvista sulla destra, appena entrati, d’una nicchia semiellittica
Sudest; nell’interno è da immaginarsi una camera rotonda. Il muro megalitico rettili- di m 0,80 x 0,80. La torre è conservata per l’altezza massima di m 2 su 3 o 4 file a
neo di m 10 di lunghezza, alto alla mezzeria appena m 1,60, unisce A alla torretta C. Sudovest. Opera subquadrata di basalto, con pietre di m 0,80 x 0,70 x 0,50. Della

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

torretta B, di cui si è ricostruito l’ingresso (non visibile) a Nordovest, si misura il dia- anche questo ipotetico vedendosi solo tratti nell’arco da Ovest a Sudest, con spessore di mu-
metro esterno in m 6 e quello interno in 2; si conserva il solo filare di base apparente ro di m 1,30 e paramento di m 1,60, di altezza residua con pietre di m 1,10 x 0,70 x 0,75;
sul colmaticcio, dentro e fuori. Il cortiletto a mezzaluna, della superficie di 30 mq, ri- 0,70 x 0,90 x 0,80; 0,65 x 0,40 x 1,00. Da notare che l’opera muraria della parte aggiun-
ceve le aperture di A e B e mostra un proprio ingresso dalla campagna, a Sud, in posi- ta, pur mantenendosi la tecnica poliedrica, è costituita di massi di proporzioni maggiori e
zione disassiale rispetto alla porta di A, per ragioni di difesa. L’ingresso di C è spostato di lavoro più trasandato di quelli della torre antica A. Nel terreno intorno si osservano
tutto a sinistra (per chi guarda) dello sviluppo curvilineo della cortina del recinto, avanzi di stoviglie nuragiche e di età romana.
spessa m 2,40, ed è fiancheggiato e protetto dalla torretta aggiunta B presso a cui si Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 111; Angius, in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p.
apre. Da notare che, superato l’ingresso di m 1 di larghezza x 2 di lunghezza, un an- 304; Spano, Memoria, 1867, p. 25 (Santa Surìa); A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXV, 1918, col. 21;
golo ricavato fra il paramento di B e il braccio breve della cortina del recinto, acco- E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 120; L. Congiu, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 225 della Carta
glieva la sentinella. Ad Ovest di A e C (non disegnato in questa figura), si osservano i d’Italia, IV, SE-NE, Università di Cagliari, a.a. 1946-47, p. 197 ss., tav. IV, 22; G. Lilliu, St.S., VIII,
resti d’un altro cortile racchiuso, tranne che per un largo spazio mancante ad occiden- 1948, p. 415; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 111.
te, da due rami di muro rettilinei (a Nord e a Sud) che ripiegano ad angolo per for-
mare il lato frontale esposto ad Ovest. Lo spazio di risulta si calcola in mq 70. Si può Figura 7, 5: nuraghe NODDÙLE-Nùoro (Nùoro); cartina B, 22.
immaginare che il recinto, irregolarmente quadrangolare, servisse per accogliervi il be- In regione Su Linnàmine, su d’una collina coperta e seminascosta da antichi lecci.
stiame (spessore murario m 2). Nel terreno intorno al nuraghe, molto fertile e inten- Nuraghe trilobato ad addizione di elementi frontali (D) e laterali (B, C) ad una torre
samente coltivato, si raccolgono pezzi di ossidiana e avanzi di cocci di impasto nuragi- antica (A), con cortile (E) che raccorda gli spazi contenuti nelle tre torri. L’insieme
co; inoltre frammenti di stoviglie di età romana. misura m 17,80 sulla linea A-E-D x m 23 sulla linea B-C.
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, X, 1842, p. 418 (Murdeghu); A. Taramelli, Mon. ant. Lincei,
La torre primitiva A, circolare, del diametro di m 7,90 allo svettamento, mostra l’in-
XXV, 1918, col. 26; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 135; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 90; C. gresso a Sud di m 1,10 di larghezza. L’andito retrostante, di m 3 di lunghezza x 1,20
Puxeddu, Saggio cit., 1954-55, p. 82 ss., tav. VIII, n. 15; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 52, fig. 15, 1. d’altezza visibile sul colmaticcio, riceve, sulla destra di chi entra, l’apertura della garet-
ta, di piano angolare, larga m 1,03 profonda 1,40 e alta 0,64 sopra il deposito. Della
Figura 7, 4: nuraghe SANTA SOFÌA-Gùspini (Cagliari); cartina B, 96. camera si disegnano in alto tratti della parete di cui si può calcolare il diametro di m 3
A m 47 di quota su d’un leggero rialzo del terreno di natura marnosa, presso il riu omo- circa. La torre all’esterno si conserva per l’altezza massima di m 4,30 su 9 file (a Nord-
nimo. Nuraghe complesso, costituito da una torre primitiva (A) con addizione laterale est). Nell’andito, a sezione angolare, si osservano 6 file per parte nei muri delle fianca-
tangenziale fondale e laterale di due torri (B, C), ciascuna preceduta e protetta da cortile te. Il corpo aggiunto presenta l’ingresso a Sudest, nella cortina fra D e C, lunga appe-
(D, E). L’insieme misura m 28 sulla linea B-E (Nordovest-Sudest) x 24,50 sulla linea D-A na m 3,40; non è rilevabile, ma supposto, come supposti sono i corridoi trasversali di
(Sudovest-nordest). La torre antica A, circolare, del diametro di m 10,90 con spessore raccordo dell’andito principale alle camere delle torri D e C. Di quest’ultime torri, D,
murario di m 3,50, mostra l’ingresso a Sudest, in parte ostruito (altezza sul colmaticcio a Sud della primitiva, ha diametro di m 7 circa con muratura di m 2,40 di spessore e
m 0,65, larghezza 1,20) sormontato da pietra di architrave di m 2,60 x 0,95 x 0,20. contiene una camera (ricolma di crollo) di m 2,60 di diametro al taglio superiore; C,
Dietro l’andito, di m 3,40 di lunghezza x 1,20 di larghezza, senza vani sussidiari, appa- del diametro esterno di m 10, include la camera di m 4 circa di diametro in evidenza.
renti, sta la camera centrica, rotonda, del diametro di m 4 circa, anch’essa a profilo sem- Più interessante è la torre B, soprattutto per l’articolazione del vano interno a tre nic-
plice, non articolata, per quanto vedesi, in altri spazi. La torre si conserva all’esterno per chie, solita nelle torri antiche, eccezionale invece in quelle aggiunte. La torre circolare,
l’altezza massima di m 8,90 su 5 file, con pietre trachitiche di m 0,50 x 0,73 x 0,74; del diametro di m 10, volge, con l’ingresso di m 0,46 di larghezza x 1,10 di lunghezza
0,40 x 0,65 x 0,55; 0,37 x 0,35 x 0,50. La camera mostra la parete elevata per m 3,30 x 0,91 d’altezza evidente, verso il cortile E. Nel contorno della camera, di m 3,75 di
su 9 file con blocchi più piccoli di m 0,30 x 0,46 x 0,87; 0,32 x 0,35 x 0,60; 0,30 x diametro, si dispongono a incrocio stellare le tre nicchie di piano semiellittico: quella
0,75 x 0,68. L’opera muraria è di tipo poliedrico, con uso di zeppe fra i larghi spazi. a sinistra di m 0,47 di larghezza x 1,64 di profondità x 0,94 d’altezza apparente, quel-
Della torre aggiunta B, del diametro esterno di m 8/9 con spessore murario di 3 e con la in fondo (o al centro) di m 0,61 x 1,10 x 0,24 e quella a destra di m 0,36 x 1,40 x
altezza residua di 3,60 su 9 file, si scorgono i segni della camera (diametro m 4) mentre 0,56. La sezione della camera è ogivale, trapezoidale il taglio dell’andito e delle nic-
è ipotetico l’andito a Sud (tratteggiato) su D. Si hanno blocchi di m 0,70 x 0,60 x 1,20; chie. Il cortile E, di forma semilunare, misura m 6 circa x 2,60 di larghezza sull’asse
0,55 x 0,60 x 1,00; 0,60 x 0,50 x 0,95. Ipotetico è pure il cortile D, di cui si scorge sol- dell’ingresso di A. Nonostante l’aggetto delle pareti, era scoperto. Altezze massime re-
tanto un tratto di muro a Ovest, spesso m 1,57, alto 2,40, con blocchi di m 0,65 x 0,80 sidue delle torri: m 3,62 su 16 file di piccole pietre la B, m 4,50 su 12 file la D, m 3
x 0,70; 0,53 x 0,78 x 0,80; 0,60 x 0,65 x 1,05. Avanzi del paramento esterno a Nord- su 9 file la C; altezze massime residue delle cortine m 3,20 su 8 file (fra B e D) e m
nordovest ed Est permettono di ricostruire il diametro esterno della torretta C, di dia- 3,60 su 8 (fra D e C). L’opera muraria è di tipo poliedrico con pietre di granito di for-
metro di m 9 circa con m 1,50 di spessore di muro, con massi di m 0,80 x 0,45 x 1,10; ma tondeggiante o irregolarmente quadrangolare con numerose zeppe. Nella torre B i
0,90 x 0,63 x 1,25. Soltanto immaginario l’ingresso tratteggiato a Sud verso il cortile E blocchi sono piuttosto piccoli: m 0,48 x 0,53 x 0,37; 0,53 x 0,55 x 0,24; 0,20 x 0,49

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

x 0,30. A Nordnordovest del nuraghe, in uno spazio sottostante, si nota traccia d’un mu-
ro rettocurvilineo di difesa, lungo m 20 circa e spesso 2,67. A ridosso delle torri A e B, a
Nordovest, residuano avanzi di tre ambienti rettangolari, i cui muri sono costrutti con
pietre di riuso tolte dal nuraghe; sono di età romana. Nell’interno della torre B si sono
raccolti residui di stoviglie grigiastre d’impasto nuragico, fatte in luogo. Più distante, ad
Ovest del nuraghe, affiorano i basamenti di capanne e recinti di pianta retto-curvilinea,
di blocchi granitici, da riferirsi ad un abitato di età nuragica continuatosi in epoca roma-
na. Fa parte del villaggio anche una fonte costruita ad arte di elegantissima fattura.
Bibliografia: G.G. Dàvoli, Saggio di Catalogo archeologico sul Foglio 194 della Carta d’Italia, II, Universi- 1 2 3
tà di Cagliari, a.a. 1949-50, p. 30 ss., tav. II, 5; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, p. 95; G. Lilliu, St.S., XII-
XIII, I, 1955, pp. 157, 191, 196, 203, 210.

5
4 6

Fig. 8: planimetrie di nuraghi trilobati


1. Longu-Cùglieri; 2. Pranu Nuracci-Siris; 3. Nuraddèo-Suni; 4. Losa-Abbasan-
ta; 5. Lughèrras-Paulilàtino; 6. Santu Antìne-Torralba.

Figura 8, 1: nuraghe LONGU-Cùglieri (Nùoro); v. anche figura 4, 8; cartina B, 53.


Sta in vetta a una lingua rocciosa stretta fra i torrenti di Pulighedda e Salighes, ben di-
feso naturalmente, con larga vista da ogni parte. Il nuraghe è del tipo trilobato, con
torre primitiva (A) circondata da un corpo aggiunto con tre torri marginali (B, C, D)
unite da segmenti curvilinei; dietro la cortina frontale un cortile (E). La torre antica,
del diametro esterno di m 12, ha l’ingresso volto a Sud, sormontato da architrave ben
lavorato, con spiraglio di scarico. Il lungo andito d’ingresso, a strombature opposte,
circa a metà mostra la nicchia di guardia, a destra, con profilo concentrico al contorno
esterno, e la scala a sinistra, larga m 1,10 alla base. Sfocia nella camera, eccentrica, ro-
tonda (diametro m 4), con tre cellette, due sul fondo, simmetriche, e la terza sul lato de-
stro, prossima allo sfocio dell’andito: sono tutte di pianta ellittica (larghezza m 1/0,80,
profondità 1,80/1), la laterale incurvata verso la garetta di guardia. La torre si conserva
esternamente per m 6,60 (a Nordest), e mostra il profilo poco inclinato. La camera
chiude la tholos a 6 metri d’altezza, con sezione ogivale proporzionata; le tre cellette in-
vece, alte m 2 circa, a sezione trapezia, hanno il soffitto a piattabanda. Sul principio del
trilite è pure tenuta la sezione dell’andito (altezza m 2) e dei vani in esso contenuti, e
cioè della garetta e della scala, di m 3 d’altezza, a ogiva tronca in alto (fig. 4, 8). L’andi-
to presenta una doppia porta, verso l’esterno la prima e, la seconda, più protetta, verso

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

la camera; entrambe le porte sono sormontate da architravi con spiraglio che serve da Di quest’ultime invece si misurano i diametri esterni di 6/7 metri. Nella terza torre
scarico e da lucernario insieme (altezza delle porte circa m 2). Sia all’esterno sia all’in- (diametro m 6,40), all’estremo opposto della facciata che è lunga m 16, si disegna
terno della torre, il paramento di pietre basaltiche è di buona lavorazione, con filari parte del perimetro della camera per un diametro di m 3,80/3,60. Nel giro del muro
ben ordinati a blocchi subquadrati. Grandi e medie sono le dimensioni delle pietre a Nordnordovest, spesso m 2 circa, deve supporsi un’uscita all’esterno o posterula, in-
esterne, medie e piccole nei vani interni dove le pietre sono legate con malta di fango e dipendente, in quanto la torre D, per la mancanza del cortile e anche per la sua di-
scaglie. Delle tre torrette marginali (B, C, D) solo quella a Sudest (C) si osserva per l’in- stanza da B e C (m 14 sulla cortina da B, m 15 sulla cortina da C), non comunica per
tero perimetro (diametro m 7) con altezza esterna di m 3 circa. Della torretta D è in vi- linee interne col resto dei vani del nuraghe. Il corpo aggiunto si conserva per l’altezza
sta un breve tratto di muratura nell’incontro con la cortina che la unisce a C; di rico- massima di m 5,20 su 10 file nella cortina frontale; le cortine restanti e le torri margi-
struzione è la torretta B, segnata dal tondeggiar delle rovine. Il cortile E, di m 6 x 3, nali hanno elevazioni residue minori, da m 2,80 a 1,20. L’opera muraria non si distin-
lascia vedere l’ingresso esterno a Sudsudovest, spostato verso l’angolo con B, e quello, gue da quella della torre antica. Sono usati blocchi di basalto di mc 0,601 e di t 1,803
sulla destra, alla camera della torre C (diametro m 2), raggiungibile con un andito lun- in media. Nel terreno circostante al nuraghe si osservano elementi di ossidiana (scheg-
go 2 metri. Un andito opposto doveva far comunicare il cortile con B, mentre la tor- ge, coltellini, punte di freccia etc.) e resti di stoviglie d’impasto, di età nuragica.
retta di Nord (D) aveva forse un ingresso indipendente o posterula. A Sud del nuraghe, Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 178 (Planu Nuraxi); C. Puxeddu, Saggio cit., 1954-55, p.
più in basso, sono resti d’un bastione megalitico che sosteneva il primo urto dell’assali- 210 ss., tav. XVIII, 41.
tore. Ad Est, Nord ed Ovest nella breve spianata si disegnano avanzi di muratura e cu-
muli di pietra che indicano capanne di età nuragica. Figura 8, 3: nuraghe NURADDÈO-Suni (Nùoro); v. anche figura 1, 7 e tav. XXVI;
Bibliografia: E.E.M. (provincia di Cagliari), p. 102; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. cartina B, 24.
171, n. 10; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 230 ss., tav. n. 35; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 128, 157. A quota di m 340, nel mezzo del piano di Pedra Senta, già coperto di fitta foresta, in
zona di pascoli ricchi di caccia. Forse era il centro d’un gruppo di altri nuraghi, di cui il
Figura 8, 2: nuraghe PRANU NURACCI-Siris (Cagliari); cartina B, 77. più vicino è il Nuragassi, a Nordest. È un nuraghe di tipo trilobato, con mastio (A) cir-
Detto anche Domu de s’Orku, a m 440 di quota, sul versante Sudovest del M. Arci, condato da tre torri (B, C, D) unite da due cortine rettilinee (fra C-D e D-B) e da un
in magnifica pittoresca posizione di dominio sulla Marmilla, il Part’e Monti, l’Ar- fronte curvilineo (fra B e C), dove si apre l’ingresso dall’esterno; stretto fra il mastio e le
cuentu ed il mare d’Oristano, lontano all’orizzonte. È un nuraghe del tipo trilobato a due torri marginali di facciata (B-C) sta il cortile E. La torre antica A (tav. XXVI, 1-4),
cortine rettilinee. Consta di una torre primitiva (A), rinfiancata e contenuta da un ba- grosso modo in posizione centrica rispetto al complesso, è di pianta circolare, della cir-
stione triangolare con torri aggiunte ai tre apici di Nordovest, Est e Sudovest (D, C, B) conferenza di m 29 misurata circa all’altezza del primo piano, ridotta a m 6 di diame-
e con ingresso dalla campagna nella cortina frontale a Sudsudest. L’insieme misura m tro al taglio superiore di svettamento. Mostra l’ingresso a Sudovest, visibile per soli m
22,60 sulla linea D-A x 30,40 fra gli estremi delle torrette B-C. La torre antica circola- 0,40 di altezza x 0,60 di larghezza, sormontato da architrave (m 0,65 x 0,95) con fine-
re, del diametro di m 9,40 (allo svettamento), presenta l’ingresso a Sudsudest, largo m strino di scarico. Dietro la porta d’ingresso, l’andito, strombato verso la camera (lar-
1, in parte ostruito. Dall’andito retrostante, di m 2,20 di lunghezza, privo almeno al- ghezza m 0,60/1,40), lungo m 3, non presenta vani; non si esclude, però, la presenza
l’apparenza di spazi sussidiari, si penetra nella camera, di pianta ellittica, di m 5 x 3. d’una garetta sulla destra, non visibile a causa dell’interrimento. In vani, ma pochi e
Nella camera si aprono tre nicchioni in croce: uno sul fondo e gli altri ai lati, il primo semplici, si articola invece la camera eccentrica, rotonda, di m 4,50 di diametro: parti-
di m 1,30/1 (in alto) di larghezza x 1,20 di profondità x 2,20 di altezza, i restanti di colarmente in una nicchia semiellittica a sinistra di chi entra (m 0,90 di larghezza x 1
m 0,90 x 1,50 (il destro) e 1,80/1,50 (in alto) x 1,60 x 1,95 (il sinistro); i nicchioni di profondità x 1,50 di altezza visibile), e, a destra, nella scala la cui apertura, sopraele-
sono a sezione trapezoidale, la camera, crollata superiormente, presenta volta ogivale. vata di m 2,50, mette, per il vano a spirale girante da sinistra a destra, al piano superio-
Non si esclude che dentro la camera esista la scala sopraelevata, se non è sepolta sotto re. A questo piano, a circa m 6,30 d’altezza sul detrito di crollo, si accede ora dal fine-
le rovine dell’andito. La scala è supposta e pretesa dall’esistenza certa di un piano su- strone, volto a Sud, di m 1 x 0,60 di luce, con architrave di m 0,75 x 1,30 x 0,35,
periore, e dalla somiglianza con tipi simili di torri a camera con vani sussidiari. La tor- sovrastato da spioncino di scarico (tav. XXVI, 3-4). La tholos del piano rialzato, ton-
re si misura per l’altezza residua esterna di m 2,40 su 5 file; la camera ha un’altezza di deggiante, di m 2,60 di diametro, mostra sulla parete destra entrando, alta m 1,50 sul
pareti sul colmaticcio di m 4,20 su 17 file. L’opera muraria di basalto consta di pietre pavimento, l’apertura (m 1,05 x 0,50, con architrave di m 0,80 x 0,45 x 0,25) del se-
di taglio subquadrato disposte in file regolari orizzontali. Il corpo triangolare aggiunto condo tronco di scala, ripido, che, dopo 3 metri di percorso elicoidale con 10 gradini,
(B, C, D) ha l’ingresso a Sudsudest sulla stessa linea di quello di A, aperto al centro sfocia in alto all’aperto. Le sezioni dell’andito inferiore (altezza m 1,60/3,40), di quello
della cortina frontale (fra B e C), di m 1 di larghezza. Alla mezzeria del corridoio re- superiore dietro il finestrone (altezza m 1/3), della scala, sono angolari; i tagli delle cu-
trostante, ai due lati, bisogna immaginare le aperture di corridoi trasversali, paralleli pole del pianterreno (altezza m 6,30) e del piano alto (altezza m 4,50) sono ogivali; tra-
alla cortina di prospetto, i quali mettono alle camere delle torri B e C, uno per parte. pezoidali le luci d’imbocco delle scale e della porta d’ingresso e del finestrone. Il mastio
Tali corridoi non sono visibili né rilevabili, del pari che le camere contenute nelle torri. misura all’esterno circa m 12 d’altezza residua su 27 filari in evidenza, costituiti di

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

blocchi di basalto di forme poliedriche e subquadrate, di media grandezza, che vanno (tav. XXXI, 2). Dietro l’ingresso, l’andito, obliquo rispetto alla camera, lungo m 3,80 e
rimpicciolendosi nelle file alte dove anche si presentano di taglio più regolare, in pezzi largo mediamente 1,30, con profilo gradonato di copertura elevato da m 2 a 4, riceve,
a sagoma di cuneo. Curata è pure la disposizione in corsi e la tecnica di taglio delle pie- circa a metà, a destra la garetta di guardia (rotonda, di m 1,60 di diametro con imbocco
tre nelle pareti delle cupole, unite senza uso di malta e con scarse scaglie nei giunti e di m 1,20) e a sinistra l’apertura della scala al piano superiore (altezza m 2,80 x 1 di lar-
nei piani di posa. Delle torri marginali del bastione, la maggiore (C) ha m 9,40 di dia- ghezza basale). Nella camera “a tholos”, centrica e rotonda (diametro m 5,20 x 7,60 di
metro, le altre due (D e B) m 6,60. Contengono tutte una camera rotonda, con la cu- altezza) si irraggiano in croce tre nicchie semiellittiche, di m 1,80 di profondità x 1,60
pola crollata, di m 3,60/2 sul piano di riempimento, con spessori murari di m 2 circa, di larghezza (in media) x 2,60 d’altezza alla bocca. Di bell’effetto la volta (tav. XXXIII).
con altezze esterne residue massime di m 3 (su 6 file in B), 3 (su 4 file in D), 1,20 (su 3 Una rampa di scala, dell’altezza media di m 3 circa e della larghezza di 1, illuminata di
file in C). Le torri di facciata (B, C) comunicano direttamente, per un andito di m tratto in tratto da finestrini di luce a diversa altezza, dopo aver descritto tre quarti di giro
1,60 e 7 rispettivamente, col cortile a pianta ellittica sformata, di m 13 x 5 misurato al- nello spessore del muro da sinistra a destra, raggiunge la soglia d’ingresso della tholos del
l’altezza di m 5 circa sul piano originario. Nella torretta D si deve supporre un’uscita primo piano (o piano rialzato), tholos pur essa centrica e tonda del diametro di m 2,60 x
autonoma (o posterula) volta ad Est. Nel suo interno deve immaginarsi l’apertura so- 3,80 d’altezza originaria (oggi la cupola è svettata a m 2,20 dal pavimento). Un altro
praelevata d’una scaletta che sale al tratto di spalto fra D ed A: di essa restano segni, tratto di scala, di seguito al primo (cm 80 di larghezza x 2,20 d’altezza massima residua)
proprio in questo punto, costituiti da un giro a chiocciola con l’evidenza di un gradino portava al terrazzo o piano terminale seppure non introduceva in una terza ed ultima
di m 0,60 di larghezza. Delle cortine si segue per tutta la lunghezza di m 12,40 quella cella sovrapposta alle due inferiori: nel fianco di questa rampa si apre un ripostiglio di
fra B e D su 3-4 filari; quella fra D e C (m 12 su 1-2 file) e il fronte convesso fra B e C armi o d’altro. Le sezioni delle camere e della scala sono ogivali, di medie proporzioni
(supponibile ma non visibile), si evidenziano solo a tratti, per il resto essendo coperti e nei rapporti fra le misure di piano ed elevato; a sezione trapezoidale sono i nicchioni
nascosti dalle macerie. L’opera del corpo aggiunto è di tipo subquadrato, come nel ma- della camera a pianterreno. Non si può apprezzare il tipo di opera muraria del paramen-
stio, ma fatta di massi di proporzioni maggiori. to esterno del mastio, perché circondato e obliterato dal fasciame delle strutture del tri-
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, p. 530 (Buraddeo); E.E.M. (prov. di Cagliari), lobo; la sua altezza residua è di m 13 circa. Le pareti delle camere sono in opera subqua-
1922, p. 181; B.R. Motzo, Conv. arch., 1926, p. 86, nota 40 (Nuradeo); A. Taramelli, Carta archeologi- drata di basalto a disposizione di file orizzontali, con uso di piccole schegge (specie nella
ca, ff. 205-206, 1935, p. 188, n. 18; A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-54, p. 14 ss., tav. 2; Sardegna (Tou- tholos superiore). L’ordinamento a filari è mantenuto anche nei vani sussidiari e nella
ring), XX, 1954, p. 99, fig. 177; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 47, fig. 18; V. Mossa, Architettura scala. Intorno alla torre A fu aggiunto il corpo costruttivo del trilobo (B, C, D), che rac-
domestica cit., 1957, p. 26, tav. 2; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 57, nota 40. chiude e nasconde il mastio spostato dal punto centrico del fasciame triangolare verso le
cuspidi di Nordnordovest (D) e di Estsudest (C). Il trilobo, a profilo sinuoso concavo
Figura 8, 4: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari); v. figure 3, 4, e 11 e tavv. XXIX- (in corrispondenza alle cortine di Sudsudest, Estnordest e Ovest, tavv. XXVII, 2,
XXXIII; cartina B, 57. XXVIII, 2-4) e convesso (in corrispondenza ai vertici turriti di B, C, D, tavv. XXVII, 1,
Il nuraghe è uno dei più conosciuti e ammirati della Sardegna, per mole, complessità, 3, XXVIII, 1-2, XXIX, 1), contiene tre camere marginali tutte “voltate”, di cui due (B,
stato di conservazione e bellezza di strutture. Sta al centro del vasto altopiano basaltico C) ai lati del prospetto del bastione e la terza (D) nel retroprospetto. Il trilobo non sem-
di Abbasanta (quota 317), a poca distanza dall’abitato moderno, su un leggero rialzo del bra presentare stanze a un piano superiore, dove invece bisogna supporre lo spalto o
terreno roccioso. Si collega con altri numerosi nuraghi, di cui taluno di ricca architettu- cammino di ronda limitato da un parapetto a pietre conce. Il trilobo misura m 22 sulla
ra, disposti a difesa su quella che è la prima linea, affacciata sul piano del Campidano linea D-prospetto x m 25 sulla linea B-C. Dall’ingresso di facciata (tav. XXXI, 1-2), spo-
di Oristano presso il mare di Tharros, del sistema di tavolati vulcanici, dalla morfologia stato verso la cuspide C, a luce trapezoidale con architrave subquadrato alleggerito da
caratteristica, che scendono giù dal piede meridionale della catena del Màrghine, costi- spiraglio quadrangolare, si entra nell’andito coassiale a quello del mastio. Dall’andito
tuendo uno sbarramento naturale alle vie di penetrazione dall’Ovest verso l’interno due corridoi curvilinei, che seguono l’andamento della cortina frontale, mettono alle
dell’Isola. La costruzione è del tipo polilobato (a trilobo curvilineo), protetta da un an- tholoi B e C: quello a destra è lungo m 4 circa, quello a sinistra (tav. XXXII) m 8; en-
temurale che aderisce alla cuspide di Sudovest del trilobo (B), racchiusa, insieme al vil- trambi hanno sezione semiogivale. Delle camere, B è rotonda (diametro m 4 circa), C è
laggio circostante, entro il perimetro di una vasta muraglia difesa da torri (fig. 11). Nel- bislunga (m 4 x 5); le cupole erano alte sui 7 metri. La tholos D, integra, del diametro di
l’insieme si riconoscono almeno tre fasi costruttive: la più antica costituita dalla torre m 4, ha l’ingresso indipendente sollevato di qualche metro dal suolo. Una stretta e ripi-
primitiva o mastio (A); la seconda dal trilobo (B, C, D); la terza dall’antemurale (E, F) e da scala, aperta ad altezza dal pavimento, girando a gomito da sinistra verso destra nel
dal grande recinto esterno turrito. Il complesso monumentale, compresa la cinta ellitti- masso murario della cuspide di Nordnordovest, mette nel settore corrispondente dello
ca, si estende per m 292 in lunghezza (Nordovest-Sudest) x 133 di larghezza media (il spalto. In questa parte della terrazza, che costituiva un organismo autonomo o quasi di
nuraghe vero e proprio con l’annesso antemurale occupa un’area di circa 1800 mq). La manovra, si osserva un ripostiglio coperto da volta a rastremazione, in cui furon rinve-
torre antica (fig. 3, 4), di m 12,50 di diametro medio alla rotondità di base, ha l’ingresso nute lamine di sughero usate forse per rivestire le pareti del vano destinato a conservare
a Sudsudest, di m 1,40 di larghezza x 1,60 di altezza, con architrave a spiraglio di scarico armi od oggetti di qualche pregio. Il bastione triangolare si conserva per l’altezza massima

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

di m 13, da considerarsi qualche metro in meno dell’elevato originario che era forse sui dell’acqua. La tecnica muraria dell’antemurale (torri e cortina) è ben diversa da quella
15 metri. I muri che lo costituiscono, dall’inclinazione abbastanza regolare e uniforme, del grande bastione tricuspidato. Per quanto sia rispettato ancora l’ordinamento in file
si alzano in bellissime pareti che i toni rossicci del basalto patinato dal tempo e i verdi delle pietre, esso è imperfetto, irregolare. I blocchi tendono ad assumere forme poliedri-
brillanti delle edere rendono di un’estrema suggestione cromatica che si unisce a quella che e disposizione confusa al modo poligonale o ciclopico; si accentuano i vuoti tra
derivata dalla potenza antica delle strutture architettoniche dalle linee sobrie ed essenzia- blocco e blocco e l’uso di scheggiame e malta di fango specie nei vani. È un ritorno tec-
li (tavv. XXVII, 1-3; XXVIII, 1-2). Queste murature poderose, che prendono speciale nico all’antica in fase di decadenza e di sopravvivenza che indica tempi di urgenza mili-
risalto di volume in corrispondenza alle punte e senso di chiaroscuro nella concavità lie- tare e non di tranquilla riflessione artistica quale appare dai paramenti ritmati del trilo-
ve e morbida delle cortine, e in cui le masse si svolgono senza mai concludersi in appa- bo. La stessa tecnica si ripresenta nella muraglia esterna, conservata per l’altezza e lo
renza attraverso un corso di perimetro fluido e continuato, si rendono ancora più affa- spessore medio di 2 metri; fig. 11. La cinta è di figura esagonoide, con i resti solo in par-
scinanti e distinte per il modo – che è poi un gusto – di sovrapporre gli eleganti e precisi te rilevabili di almeno 4 torri, di cui una a Sudovest al massimo restringimento della cer-
filari di pietre subquadrate della parte mediana e superiore del muro su una base di chia muraria (diametro della torre m 13, della camera 5), e tre agli apici dei lati di Nord
enormi blocchi grezzi poliedrici (tav. XXVIII, 3-4). Questi ultimi sembrano quasi ri- e Nordest (diametri delle torri m 9/12, dei vani 5). All’incontro del lato di Est con quel-
prendere il senso delle rocce naturali di supporto del tavolato, facendo da passaggio gra- lo di Sudest, sporge dal filo esterno della muraglia una sorta di baluardo rettangolare
duale all’artifizio esemplare dell’ordine orizzontale e del taglio accurato e scandito del con lati curvilinei, di m 30 di lunghezza x 5 di prominenza all’infuori. Da notare che le
magnifico paramento. Natura, “poliedrico” e “isodomo” concorrono a formare un’opera torri sono protese all’esterno, col sistema della difesa a punti, come le torri dell’antemu-
d’arte. Davanti alla facciata del trilobo (a Sud) e lungo il lato da Ovest a Nordnordest, rale e che, sia in quest’ultimo sia nella muraglia recintoria, allo stile dei profili ondulati e
congiungendosi alla cuspide B (e forse in origine anche a quella della torre C), si articola continui si è sostituito il gusto dei muri a ritmo spezzato rettocurvilinei concepiti con
l’antemurale. Lo costituiscono la torre-capanna per il corpo di guardia di fronte all’in- l’intento di sparpagliare gli assalitori lungo il corso prolungato delle cortine e attrarlo nel
gresso, oggi completamente isolata (tav. XXVII, 1-3; tav. XXIX, 1); e le due torri F ed E fondo di zone (corrispondenti alle torri) di particolare efficacia offensiva. Questo modo
che proteggono, rispettivamente, le punte di Sudovest e Nord del bastione (tav. XXIX, di concepire la difesa, comune a muraglia ed antemurale, insieme alla analogia della tec-
1-3). Tutte e tre le torri sono ora scapitozzate (la F si conserva per l’altezza interna di m 6); nica costruttiva ne fanno opere contemporanee, le ultime dello sviluppo del complesso
così come la cortina a spezzata, di 2 metri circa di spessore, mòzza a 3-4 metri dal suolo nuragico, da riferirsi a tempi anteriori alla conquista e alla distruzione fattane dai Carta-
leggermente declinante. La torre per il corpo di guardia messa a difendere l’ingresso al ginesi alla fine del VI secolo a.C. Al riparo della vasta muraglia, oltre che il nucleo della
nuraghe, del diametro esterno di m 10/12, con vano interno di m 8, ha due ingressi ar- fortezza spostato verso il lato Nordovest della cinta per dar modo alle case di disporsi
chitravati, uno a Nordnordest, contro la porta del trilobo e l’altro a Sudsudovest all’op- nella zona più atta per ricevere il sole (nell’arco da Nordest a Sudovest), era il villaggio
posto a un piano più basso (tav. XXVII, 2). Nella camera, ad altezza dal suolo, si osser- nuragico prima, punico-romano dopo. Resti delle capanne preistoriche, in grosse pietre,
vano cinque stipi e cinque feritoie nell’arco di muro da Nordest a Ovestsudovest, cioè di pianta circolare sono stati messi in luce in saggi di scavo del 1960, a 20 metri circa a
nel tratto più scoperto; vi si notano anche due armadioni a sezione angolare, da ritenersi Nordest del nuraghe; e ne sono stati toccati gli strati archeologici negli scavi del 1915.
destinati a giaciglio della scolta. Negli scavi del 1915 vi si rinvenne un elemento cilindri- Più evidenti e numerosi sono gli avanzi delle abitazioni di periodo punico-romano, visi-
co di m 0,36 di diametro con base rotonda, da supporsi il piede di una mensa per desi- bili di fronte alle cortine di Nordest e di Sud del trilobo, per lo più di pianta ellittica,
nare, ciò che avvalora il carattere privato (per il gruppo dei soldati del corpo) dell’am- con muri in parte rifatti sugli antichi usando materiali più minuti, messi in parete con
biente. Le torri F ed E, sporgenti di tre quarti dal filo della cortina, con l’ingresso un certo ordine che ricorda la disposizione tradizionale a filari con uso di molte zeppe e
architravato all’interno dell’antemurale (tav. XXIX, 3), hanno diametri esterni di m 10 e malta di fango. Resti di ambienti di abitazione si osservano pure alla superficie del terre-
di cella di m 4 e 5 rispettivamente. Son tutte girate da feritoie (9 in F ed 8 in E a circa no nell’angolo Sudovest della muraglia recintoria e, qua e là, nel rimanente della vasta
un metro d’altezza). In F, entro una nicchia, è scavato un pozzo per l’acqua potabile area, segnati da mozziconi di muri appena affioranti, da rilievi del terreno, da ammassi
usato anche per riporvi cose in fresco (vi si rinvennero arpioni di ferro); esso è chiuso nel di pietre e soprattutto da avanzi numerosi e frequenti di embrici e di stoviglie di varia
giro della camera e protetto, nell’accesso a quest’ultima, dal ridotto rettangolare compre- forma, tipo ed epoca, nuragica e punico-romana. A 500 metri dal nuraghe, nel 1915, si
so fra la torre F, la cortina Ovestnordovest del trilobo e il gomito della cortina d’ante- misero in luce anche gli avanzi d’un pozzo sacro, conservato nella parte basale, in belle
murale (lunghezza del ridotto m 18 x 3/4 di larghezza). Al ridotto si entra dal settore pietre conce di lava: era il luogo di culto del prossimo borgo protostorico, di età fra l’VIII
Nordnordest del recinto attraverso una bassa porta architravata situata nel gomito (ad ed il VII secolo a.C. Gli scavi effettuati nel 1890 e nel 1915 dettero molti e vari mate-
angolo morto) fra i due rami della cortina (tav. XXX, 2), in un punto cioè in cui si con- riali archeologici: oggetti di pietra (palle per fionda, truogoli, macine a mano, pestelli),
centravano i colpi provenienti dal terrazzo della cuspide Nord del trilobo e i tiri incro- armi e oggetti forse votivi di bronzo, armi e utensili di ferro e, soprattutto abbondanti e
ciati degli archi delle tre feritoie aperte allo svolto brusco della lizza lunga una trentina di significativi, i fittili (fuseruole, “pintaderas”) e le stoviglie di tipo, forma, tecnica e deco-
metri (tav. XXX, 1). Era questo del ridotto (forse coperto da soffitto ad aggetto almeno in razione varie. Specie le ceramiche, di stile diverso, unitamente alla differenza nelle tecni-
prossimità della porta) il luogo più fortificato dell’insieme difensivo, a causa della presenza che murarie, aiutano a ricostruire la storia costruttiva e culturale dell’edificio, che è stata

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così periodizzata: mastio = ante 1000 a.C.; trilobo = VIII-VII secolo a.C.; antemurale e luce cit., 1942, p. 17; G. Lilliu, St. Etr., 1944, pp. 355 nota 49, 364 nota 135, 369 note 221-222, 370 nota
cinta = VI secolo a.C.; villaggio punico-romano = V secolo a.C.-età cristiana. Ad età ro- 227; B. Tironi, I nuraghes (Considerazioni), Tip. FF. AA. P. M. 50, 1944, pp. 4, 6; P. Mingazzini, St.S., VII,
mana appartengono pure i loculi cinerari, caratteristicamente scavati nella roccia basalti- 1947, p. 9 nota 2, pp. 12, 15-21; G. Lilliu, St.S., 1948, VIII, pp. 8, 371; St.S., IX, 1950, p. 397; M. Pallot-
tino, La Sardegna nuragica, 1950, pp. 38, 53 s., 61, tavv. VI, 6, VII, 1; Bellieni, in Il Ponte (vol. Sardegna),
ca, fuori della cinta, presso la torre di Sudovest. 1951, p. 1013; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, pp. 94, 145, 182; G. Patroni, La Preistoria, 1951, I, p.
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, I, 1833, p. 31; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, pp. 40 ss., 68 493 (2a ed.); G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, pp. 90, 95 s., 106, 114, 118; E. Contu, ibidem, pp. 140, 143 s.,
ss., 74, 77, 83, 89, 95, 102, 552, pl. IX; Angius, in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p. 40; J.F. Neigebaur, 147, 150 ss., 155; G. Lilliu, “I Nuraghi”, in Le Vie d’Italia, ott. 1953, pp. 1291, 1293; Annali della Facoltà
Die Insel cit., 1855, p. 295; A. Lamarmora, Itinéraire, II, 1860, p. 125 s.; Spano, Memoria, 1867, pp. 16, cit., XXI, parte I, 1953, pp. 66, 85, 93; F. Loddo Canepa, La Sardegna attraverso i secoli, Torino 1954, p. 7
99, tav. II, 1; E. Pais, “La Sardegna prima del dominio romano”, in Atti R. Accademia Lincei, 1881, p. 375, s.; Sardegna (Touring Club), vol. XX, “Attraverso l’Italia”, 1954, p. 72, fot. 117; Zervos, Civilisation cit.,
tav. III, 1; E. Roissard De Bellet, La Sardaigne a vol d’oiseau en 1882, son histoire, ses mœurs, sa géologie, ses 1954, p. 60 ss., figg. 34-43; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 103, 107, 109 s., 111-122, 126-128,
richesses metallifères et ses productions de toute sorte, Paris 1884, cap. VI, p. 107; Baux et Gouin, “Essai sur les 132 s., 136, 139, 153 s., 156-158, 160 s., 163 s., 212, 228, 253, 305, 310; L’illustrazione italiana, fasc. spe-
Nuragues et les bronzes de Sardaigne”, in Matériaux pour l’histoire primitive et naturelle de l’Homme, XVIII, ciale, Natale 1955, p. 310; Boll. Bibliografico Sardo, I, sett. 1955, p. 5; Serra, Mal di Sardegna, Firenze
3e série, tome I, 1884, p. 198 s.; Perrot-Chipiez, Histoire de l’Art dans l’Antiquités, IV, 1887, pp. 30-33, 37, 1955, p. 56 s.; G. Lilliu, “I nuraghi della Sardegna”, in Realtà Nuova, 1956, n. 9, p. 7 (estratto); R. Carta
45, figg. 20-23; Centurione, “Studii” cit., XIII, 1888, pp. 70, 104 s., 156; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., I, Raspi, Il volto della Sardegna, Cagliari 1956, p. 19; J. Job, Sardinien, 1956, pp. 116-118, tavv. a p. 129 e
1892, p. 290; F. Corona, Guida cit., 1896, p. 221; O. Montelius, Ricordi cit., 1898, p. 28 (trad. Millelire); 136; R. Branca, Sardegna segreta, Torino 1956, p. 107; A. Borio, Sardaigne, 1957, pp. 21 s., 122, figg. 5-6;
Schoetensack, Zeitschrift für Ethnologie, 1898, p. 34; T. Zanardelli, Bull. Paletn. It., 1899, p. 151 s.; G. Pin- G.F. Ackermann, Reiseland von morgen cit., 1957, pp. 11, 51, fig. 1; E. Contu, St.S., XIV-XV, 1958, pp.
za, Mon. ant. Lincei, XI, 1901, col. 98-113, 119, 122-130, 219, 237, 275, tavv. VII-VIII, figg. 69-70, 75- 145, 147 s., 154, 184; G. Lilliu, ibidem, p. 255; St.S., XVI, 1960, p. 184, nota 103, p. 221; “I Nuraghi”,
78; F. Nissardi, “Contributo” cit., 1903, pp. 653, 657, 663, 666, 669; A. Taramelli, Bull. Paletn. It., 1906, in Il Progresso dell’Isola, 1960, pp. 25, 30.
p. 270; G. Sergi, La Sardegna. Note e Commenti d’un antropologo, Torino 1907, p. 12; A. Taramelli, Mon.
Ant. Lincei, 1907, col. 20, 38, 64, 112; Not. di Scavi, 1908, p. 116; Mon. Ant. Lincei, 1909, XIX, col. 266, Figura 8, 5: nuraghe LUGHÈRRAS-Paulilàtino (Cagliari); v. anche figura 10, 1; carti-
274; Arch. Stor. Sardo, V, 1909, p. 134; E. Pais, “Intorno all’età della stazione archeologica di Abìni in Sar-
na B, 61.
degna”, in Studi Storici per l’antichità classica, Pisa 1909, vol. II, fasc. III-IV, p. 440; A. Taramelli, Mon. ant.
Lincei, XX, 1910, col. 167, 201, 204, 215, 217 s.; R. Pettazzoni, La religione primitiva in Sardegna, 1912, Prende il nome di Lughèrras (lucerne) dalle numerose lampade votive, di età romana,
pp. 25, 82; A. Taramelli, Guida del Museo cit., 1914, p. 13 s., p. 172, tav. XI, fig. 18; A. Taramelli, in S. trovate negli strati superiori del monumento in età andata. Il nuraghe è uno dei più
Manca, Guida generale della Sardegna, Milano 1914-15, p. 9; Mon. ant. Lincei, XXIII, 1914, col. 411 s.; complessi e imponenti (ed anche dei più significativi culturalmente) fra i più di cento
Not. di Scavi, 1915, p. 108, 115 s.; Bull. Paletn. It., XLI, 1915, p. 4 ss.; Mon. ant. Lincei, XXV, 1918, col. edifizi congeneri dell’altopiano di Paulilàtino, sulla destra della media valle del Tirso,
65, 125; Id., Mon. ant. Lincei, XXV, 1919, col. 780, 792, 835; Id., Mon. ant. Lincei, XXVII, 1921, col. 11, via di penetrazione strategica e umana dal Campidano di Oristano e dal litorale del-
32, 58, 69, 95, 97, 166, 168; U. Rellini, “Miniere e forni” cit., 1922, p. 15; C. Dessì, Nuraghi di Sardegna, l’antica città punico-romana di Tharros al centro montano, indomito e ribelle, della
1922, pp. 13, 22-24; Singolari nuraghi in Gallura, 1922, p. 10; I nuraghi della Sardegna, 1923, pp. 20, 31
Sardegna. Questa catena continua di nuraghi dell’ampio e frastagliato tavolato lavico
s.; Erwin Scheu, Sardinien Landeskundliche Studien, 1923, p. 66 s., fig. 14; U. Rellini, “Miniere e fonderia”
cit., 1923, pp. 13, 15; E. Pais, Storia della Sardegna cit., 1928, II, p. 729 s., tavv. XXXIV, in basso e XXXV;
paulese – un formidabile bastione naturale alla frontiera col fertile piano – è un esem-
C. Dessì, I nuraghi della Sardegna, 1924, p. 7 s.; Steinitzer, Die vergessene Insel Sardinien und die Sarden, pio mirabile della forza e dello spirito del megalitismo a torri protosardo, frutto della
Gotha 1924, p. 22; A. Taramelli, rec. a F. Flumene, Un po’ più di luce cit., in Arch. stor. sardo, XIV, p. 4 ss. vocazione bellicosa di quelle antiche schiatte di pastori camiti radicatesi in un ambiente
(estratto); V. Edel, I Nuraghi e i Nuraghici, Cagliari 1925, p. 34 (verso); R. Di Tucci, Manuale di storia della naturalmente congeniale. Fra boschi di lecci millenari, alternati con radure erbose cinte
Sardegna, Cagliari 1919 p. 11, fig. 3; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXXI, 1926, col. 425, 440 s.; Il Con- da muretti di tanche, presso una valle ricca di sorgive, il nuraghe posa sopra un leggero
vegno arch. cit., 1926, pp. 16, 26, 44, 77 (note 19-20), 79 (nota 37), figg. 29, 40, 42; “Il Convegno ar- rialzo del suolo, con vista ampia, lontana, sul monte a Nord e a Ovest e sul piano a
cheologico sardo”, in Historia, n. 1, anni I-V, 1926, p. 5 (estratto); B.R. Motzo, Conv. arch., 1926, p. 85 s.; Sud. La sua posizione, importante sia come elemento di custodia d’un passaggio fre-
F. Von Duhn, “Nurage”, in Reall. d. Vorg., IX, 1927, p. 142, tav. 178; A. Della Seta, Italia antica, Bergamo
quentato sia come strumento di possesso di beni della piccola comunità pastorale di
1928, p. 55, fig. 46 (2a ed.); A. Taramelli, Bull. Paletn. It., 1929, XLIX, p. 85 s.; “I nuraghi e i loro abitato-
ri” cit., 1930, pp. 3-5, 9-10, figg. 9-10; “Gli studi archeologici in Sardegna”, in Mediterranea, VI, 1982, p. cui la fortezza è chiara espressione, spiega la complessità dell’edificio e la sua lunga du-
5; E. Pais, Storia dell’Italia antica e della Sicilia, per l’età anteriore al dominio romano, Torino 1933, vol. I, p. rata come torre militare per tutto il tempo della civiltà preclassica e, come tempio o
119; A. Taramelli, “Nuraghi”, in Enciclopedia Italiana, 1935, vol. XXV, p. 82 s., tav. XI, basso a sinistra; At- “luogo alto”, anche oltre i suoi termini, in età punica e romana. La costruzione consta
ti del XII Congresso Geografico Italiano, 1935, pp. 64, 69, e LXVIII; Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, di tre parti: del mastio A; del bastione trilobato B, C, D, includente il cortile E, da cui
p. 121 s., nn. 80-80a-81; A. Taramelli-Delogu, Il R. Museo Nazionale cit., 1936, p. 8, fig. 51 in alto; P. fuoriesce a Sudest la torretta F costruita posteriormente; della lizza pentagonoide con le
Bosch-Gimpera, “La culture sarde et ses relations mediterranéennes”, in Commission Internationale pour la 4 torri apicali G, H, I, L (fig. 10, 1). Le tre parti si son venute costituendo e succeden-
préhistoire de la Mediterranée Occidentale, Conference de Barcelone 1935, Barcelone 1937, p. 29, pl. XXVIII;
do in tre età diverse. L’insieme misura m 60 circa alla massima distanza fra L ed H x 37
M. Niehaus, Sardinien, Ein Reisebuch, Frankfurt 1938, p. 137 s.; A. Taramelli, “Chi i Romani trovarono in
Sardegna?”, in Sardegna Romana, II, 1939, p. 7 (estratto); Mon. ant. Lincei, 1939, XXXVIII, col. 10 s., 18
sull’asse di B-cortina fra H-I. Il mastio A, circolare del diametro esterno di m 13,50, si
s., 23, 38; U. Rellini, “La Penisola appenninica” cit., 1940, p. 28; G. Patroni, Architettura preistorica cit., apre a Sudest, con una porta di m 1,80 sormontata da enorme architrave monolitico
1941, pp. 201, 207, 347, figg. 245, 254; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., V-VI, 1941-42, p. 163; Not. di Scavi, alleggerito da spiraglio. L’andito retrostante, a sezione angolare, col soffitto innalzantesi
1941, p. 160; A. Bonu, Nell’Isola dei Nuraghi, Siena 1942, p. 26, fot. in copertina; P. Cao, Uno sprazzo di verso l’interno, riceve sulla destra l’apertura della garetta di m 2,50 di altezza x 1,50 di

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

profondità; e a sinistra quella della scala a spirale con vano a taglio angolare, stretto nel- dal carattere dello spazio scoperto che era il più frequentato, transitandovi o convenen-
lo spessore murario di m 4 circa, con gradini erti e usurati di m 0,25 in media di alzo. dovi per soffermarsi soldati e altre persone d’ogni parte della fortezza. Delle camere
Nella camera quasi centrica, circolare, del diametro di m 4,75 x 9 di altezza alla cupola contenute nelle tre cuspidi turrite B, C, D, si misura soltanto la C, di m 3,50 x 4,45 di
chiusa nel suo giro finale di cinque grosse pietre sormontate da una lastra di chiave, si diametro, col tetto sfondato. Essa comunica col cortile per mezzo d’un corridoio di m 8
aprono due nicchioni-armadioni ai lati: di piano semicircolare, di m 1,20 di larghezza di lunghezza x 1 di larghezza a sezione angolare, e con D attraverso una galleria, paral-
x 0,90 di profondità, piuttosto alti, i due nicchioni si fronteggiano, quello a sinistra si lela alla cortina di Nordnordest, né percorribile né misurabile, ma soltanto supposta
prolunga in uno stretto vano, come in esempi analoghi dei nuraghi di Goni ed Ar- sulla base dell’invito che si apre nella parete sinistra per chi entra della cella di D. Del-
mùngia (vedi). La camera superiore, a cui si giungeva dalla scala partente dall’andito, l’andito che porta dal cortile a B si osserva appena il primo tratto, di m 2 di lunghezza,
ha il diametro di m 2,35. È sprovvista di nicchie, con la volta crollata; prendeva luce da accessibile da una porta alta architravata, a taglio troncogivale. La camera B, non rileva-
un finestrone che dava sul cortile, come in altri nuraghi complessi. Dal piano di questa bile, è ipotizzata, in pianta, delle stesse dimensioni di C, a cui faceva riscontro simme-
finestra, oltre che accedere nell’interno della camera alta, si scendeva in un ripostiglio a trico, ai lati del mastio. Supposta è pure la cella D nella cuspide a Nordnordovest, nella
cupoletta, praticato nella fronte e dentro la muratura del mastio: forse era un piccolo quale si può immaginare una posterula autonoma, come nella torre di retroprospetto
arsenale. L’opera muraria del mastio all’esterno è costituita di blocchi di basalto per la del nuraghe Losa (vedi). Ma tutta questa parte delle prominenze del baluardo triango-
maggior parte bruti, di forme poliedriche con tendenza a disporsi in filari; nelle parti lare aggiunto del Lughèrras, non si può determinare nella sua precisa costituzione, per-
interne, e specie nella camera inferiore, le pietre, di minori dimensioni, sono regolariz- ché molto crollata né interamente messa in luce dallo scavo. Ben visibile è invece la
zate con letti di argilla e zeppe. La parte superiore del paramento esterno della torre si torretta F, che contiene una cella di pianta ellittica, di m 4,95 x 3,20, in origine coper-
concludeva con una superficie liscia di blocchi squadrati, di forma a cuneo, con ad es. ta da volta, ora caduta per oltre due terzi. La cella da un andito mette nel cortile, per
a Barùmini, Sarròk etc. (vedi). Il corpo aggiunto trilobato, circonda d’ogni lato il ma- una porta ad architrave alleggerito da feritoia. Nella parete destra di essa, ad altezza
stio, con torri (B, C, D) nelle cuspidi volte a Sudovest, Estnordest, Nordnordovest, dal suolo, si apre l’imbocco d’una scaletta che piega da destra a sinistra, con brusco
unite da cortine curvilinee rientranti leggermente nel mezzo. Sulla fronte del comples- gomito, e sale in direzione del terrazzo della cortina che chiude il cortile dal lato del-
so, a Sudest, il cortile E è preceduto dalla torre F, con cui si è introdotto, in una terza l’ingresso. Dallo spalto si poteva guardare e difendere il cortile stesso e la fronte ester-
fase costruttiva, lo schema del “tancato” su quello del trilobo, concatenando sia pure na dell’edifizio in cui soprattutto si concentrava la forza d’attacco di uomini e di mez-
disorganicamente, antiche e nuove strutture e dando corpo a un dispositivo composito zi d’urto (arieti etc.); quella forza appunto che forse determinò il cedimento della
per forma, linea e gusto. Si noti, infatti, la differenza, anche stilistica, fra il grado di muraglia antica frontale del trilobo e la sua restituzione nella nuova stesura di F, più
prominenza delle torri B, C, D dal morbido rilievo, e di F che si avanza in un lungo salda e più contratta in parete a vista di quanto non lo fosse la distesa e fluida cortina
inciso bastione. L’insieme del corpo aggiunto misura m 33 sulla linea D-F x m 27 sulla del trilobo. L’opera muraria del bastione, vista nel prospetto, è di tipo subquadrato con
linea B-C. L’ingresso (che prima della costruzione di F era nel pronunziamento media- blocchi di forma prevalentemente quadrangolari disposti in file abbastanza regolari;
no della cortina frontale del trilobo disegnante uno schema quasi equilatero, forse pro- l’ordinamento in filari orizzontali è seguito anche nelle pareti del cortile dove, oltre l’uso
prio in corrispondenza dell’andito da F ad E), si apre, ora, nel lato Nordest del baluar- di molte pietre subquadrate, si nota la preminenza di blocchi poliedrici e tondeggianti
do a orecchione di F. Lo costituisce una porta di media altezza, a leggera rastremazione non lavorati i quali, talvolta, per la loro irregolarità vengono a interrompere la conti-
sotto l’architrave di taglio subquadrato con finestrino quadrangolare di scarico. Dietro nuità dei corsi. Nelle stesse pareti e, di più ancora, in quelle delle camere le file di pie-
la porta, l’andito allargato al centro, alto m 2,50, riceve, sulla destra, l’apertura d’uno tre, appena dirozzate con grossolano taglio alla mazza, sono congiunte con impiego
stretto passaggio alla camera di F, per cui si sorveglia dalla camera l’andito stesso e, ol- d’argilla e di minuto scheggiame. A rafforzare la difesa del nucleo interno, fu costruito
tre questo passaggio, introduce con una seconda porta, più bassa di quella esterna, nel in una terza fase l’antemurale. Il suo perimetro pentagonale si articola in cortine rettili-
cortile E. Il cortile, di figura semilunare di m 8,75 x 2,70, contornato da pareti a legge- nee (tranne il lungo tratto a Ovestsudovest), sul cui filo sporgono per metà (L) o di tre
ro aggetto che restavano aperte in alto (ora son troncate a 6 metri dell’acciottolato del quarti (I, H, G), delle torri, situate agli angoli (fig. 10, 1). Il gusto di linea della cinta è
pavimento), disimpegna l’ingresso al mastio A, disassiale, secondo la regola, rispetto segmentato a successione spezzata di prominenze convesse e rotonde e di rientranze
all’accesso dall’esterno, quello ad F aperto nella maggiore ampiezza della curva di fron- rettilinee, ben diverso da quello continuatamente curvilineo del trilobo. Ciò indica
te al torrione, quelli, infine, a raggiro di mastio che portano a B e a C. Non si osserva- chiaramente l’età diversa delle parti interna ed esterna dell’insieme fortificato. Le torri
no aperture a vani sopraelevati. Nell’angolo del cortile presso l’ingresso a C, è scavato L ed I incidono sulle D e C, H su F, mentre G guarda la cortina del bastione fra F e B.
il pozzo profondo m 10,25, con la bocca in parte nascosta da un tratto di muro con- Il lato più scoperto è a Ovest-sudovest, dove anche il bastione si avvicina di più, fino a
vesso spesso m 1,50, che rifascia la fronte del mastio, evidentemente posteriore al poz- tangenza, alla muraglia della lizza, dove il forte si presentava meno vulnerabile. Il tratto
zo e coevo alla torre F. La costruzione di questo consolidamento murario come quella invece davanti all’ingresso del trilobo, più debole ed attaccabile che il resto, è stretto en-
dell’orecchione di F portò al rimpicciolimento del cortile il quale, nella primitiva edizione tro la cerchia delle torri I-H-G. Da questa parte, nella cortina fra I ed H o in quella fra
del trilobo, si curvava con ampiezza maggiore, voluta dalla presenza del pozzo e, in genere, H e G, si deve supporre l’ingresso dell’antemurale (meglio fra G ed H, sì da obbligare il

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

nemico, prima di volgersi all’ingresso del bastione, a passare all’ingiro di F, sottopo- “Influssi dell’Oriente preellenico sulla civiltà primitiva della Sardegna”, in Atene e Roma, XVIII, 1915, n.
sto ai colpi di questo spalto e del fronteggiante terrazzo di H). Le torri hanno diame- 199-211, 1915, p. 171; A. Taramelli, Mon. Ant. Lincei, 1918, XXV, col. 83 s., 125; U. Rellini, “Miniere e
tri esterni da m 12 (L) a 7,50 (I); il diametro della camera si misura soltanto in H forni” cit., 1922, p. 14; E. Pais, Storia della Sardegna cit., 1923, II, p. 730; U. Rellini, “Miniere e fonde-
ria” cit., 1923, pp. 6, 15; F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, pp. 32, 69, 95, 97, 166; E.E.M. (prov.
(m 4,20), che si conserva nel suo perimetro per circa m 2 di altezza. Il paramento di di Cagliari), 1922, p. 153; A. Taramelli, Il Conv. arch. cit., 1926, pp. 26, figg. 44-45, 50-51; Mon. ant.
queste torri e delle cortine, non visibili dappertutto, è costruito con tecnica poliedrica, Lincei, XXXI, 1926, col. 441; F. Von Duhn, “Nurage”, in Reall. d. Vorg., IX, 1927, p. 142; A. Taramelli,
rozza, affrettata e raffazzonata, indizio di tempi di pericolo che suggerivano urgenza a “I nuraghi ed i loro abitatori” cit., 1930, p. 9, figg. 6-7; A. Taramelli, “Gli studi archeologici in Sardegna”,
scapito del buon lavoro. Il nuraghe fu scavato, nel suo nucleo centrale, dal Taramelli, in Mediterranea, VI, 1932, p. 5 (estratto); Birocchi, St.S., I, 1, 1934, p. 67; A. Taramelli, “Cosa insegna
nel 1906. Dappertutto si trovò una interessante documentazione archeologica, riferibi- una carta archeologica” cit., 1935, p. 64; Id., Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 127 s., n. 105; A.
le almeno a due periodi, a quella del trilobo e a quella di F e dell’antemurale. Dentro la Taramelli-Delogu, Il R. Museo Nazionale cit., 1936, p. 87, fig. 50; P. Bosch-Gimpera, “La culture sarde”
camera della torre F, ceneri scorie e resti di panelle metalliche indicavano operazioni di cit., 1937, pl. XXIX; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXXVIII, 1939, col. 12, 20, 40 s., 57; G. Patroni,
Architettura preistorica cit., 1941, pp. 200, 347, fig. 243; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., V-VI, 1941-42, p.
piccola fondita del bronzo, come a Palmavera (vedi). Dal mastio, dalla cella F, dal cor- 150; A. Bonu, Nell’isola dei Nuraghi, 1942, p. 26; G. Lilliu, St. Etr., 1944, p. 346, nota 20, p. 364 nota
tile e specie dal pozzo si ebbero oggetti di pietra (macine e macinelli di lava, asce-scuri 135, p. 369 note 221-222, p. 370 note 226-227; P. Mingazzini, St.S., VII, 1947, p. 13 s., 16-21; D. Levi,
ed accette, elementi di ossidiana), frustoli di bronzo, ma soprattutto stoviglie nelle for- Boll. Arte, I, genn.-marzo 1948, p. 62; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, pp. 43, 62 s., 375; M. Varsi, ibidem, p.
me di olle, tazze carenate, tegami in gran numero etc. Distinte, anche per l’ottima con- 369; A. Panyella, Archivo Español de Arqueologia, Madrid 1947, n. 68, p. 213; G. Lilliu, St.S., IX, 1950,
servazione, sono fogge di vasi a collo, di tradizione prenuragica, e boccali a becco (o p. 396 s., 399; M. Pallottino, La Sardegna nuragica, 1950, p. 40; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p.
“askoi”) analoghi ad esemplari protoitalici e protosiculi dell’VIII-VII secolo a.C. Sulla 93; G. Lilliu, Il Ponte (Sardegna), 1951, p. 992 s.; St.S., X-XI, 1952, p. 95 s., 114-118; E. Contu, ibidem,
maggior copia di stoviglie d’impasto liscie, talvolta di aspetto buccheroide, talvolta re- pp. 138, 140, 146 s., 150, 152 s., 155; G. Lilliu, “I nuraghi”, in Le Vie d’Italia, 1953, pp. 1291, 1296;
Annali Facoltà Lettere, XXI, 1953, parte I, p. 93; Zervos, Civilisation cit., 1954, pp. 36, 62 s., 68, 78, 82,
staurate con grappe di piombo, spiccano gli esempi decorati. Fra quest’ultimi sono ca- 149, 210 s., 216, 285, figg. 244-246; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 99, 101, 107-111, 113, 115,
ratteristici forme di tegami con la parete interna e col fondo decorati da motivi vari in- 121, 126, 128, 132 s., 136, 139, 141, 153, 156, 160, 163, 196, 203 s., 208, 212, 236; G. Lilliu, in Boll.
cisi a crudo (zigzag, cerchietti talvolta punteggiati, fasce curvilinee a serie di punti Bibl. Sardo, I, 1955, p. 5; Id., “I Nuraghi”, in Realtà Nuova, 1956, p. 7 (estratto); E. Contu, St.S., XIV-
impressi a pettine), di un gusto geometrico largo, spaziato, che vorrei attribuire alle fasi XV, I, 1958, p. 184; G. Lilliu, ibidem, p. 255; Id., St.S., XVI, 1960, p. 184, nota 103; “I Nuraghi”, in Il
finali del fiore della civiltà nuragica: qui, in particolare, alla terza fase di F e dell’ante- Progresso dell’Isola, 1960, p. 30; A. Maiuri, “Arte e Civiltà” cit., 1960, p. 25.
murale. Propongo le seguenti fasi costruttive del nostro nuraghe: a) del mastio (intorno
al 1000 a.C.); b) del trilobo (IX-VII secolo a.C.); c) di F e dell’antemurale (VII-VI se- Figura 8, 6: nuraghe SANTU ANTÌNE o SANTINU-Torralba (Sàssari); v. figure 1, 25;
colo a.C.). La fortezza cadde per opera dei Cartaginesi i quali la smantellarono alla fine 3, 5; 14, 2 e tavv. XL-LIV; cartina B, 12.
del VI o agli inizi del V secolo a.C. In seguito, e con durata dal V secolo fino al tardo Detto di Santu Antìne da S. Costantino, l’imperatore romano venerato in Sardegna
impero, il nuraghe fu trasformato in sacello punico-romano, costruendo, come sem- con culto locale che è la continuazione, alterata, dell’antico culto imperiale. Con quello
bra, un tempietto a tetto conico coperto da embrici entro la camera superiore del ma- di Su Nuraxi di Barùmini è il monumento nuragico di maggior rilievo e importanza
stio, e facendo della camera inferiore una “favissa” per gli ex-voto, rinvenutivi in copia dell’Isola. Le due costruzioni, la prima più antica e la seconda più recente, si completa-
e varietà di elementi all’atto dello scavo. Questi materiali votivi, dovuti ad attestazioni no a vicenda e, insieme, danno un’immagine potente e impressionante del grado di
di culto di genti camite-semite viventi in un villaggetto all’ombra del vicino antico ma- maturazione architettonica e culturale a cui giunse la civiltà protosarda megalitica nel
niero atterrato e adattato a “luogo alto” secondo i concetti della religione fenicio-puni- periodo del suo maggior fiore. Domina, con la sua massa imponente, veramente regale
ca durati anche in età romana, consistevano soprattutto in terrecotte e monete. Fra gli (il popolo chiama il nuraghe Sa Domu de Su Rei: la “Casa del Re”, la Reggia), la conca
ex-voto fittili, è distinta una serie di “timiaterii” a busto di Astarte, di varia tipologia ar- del Campu Giavesu, costellata di altri nuraghi, fra cui il Boes (od Oes). Sta sulla sini-
caica-greca ed ellenistica, che permettono di seguire per un arco di tempo piuttosto stra del riu Mannu, nel piano basaltico fra questo corso d’acqua e l’affluente riu Tortu.
lungo il persistere della devozione; numerose pure le lampade dalle repubblicane alle Spicca e vive nel respiro della natura silente e solitaria, al centro della verde piana pa-
imperiali tarde. L’estensione cronologica delle monete va dagli assi della serie 268-217 scoliva chiusa dalla chiostra degli altopiani circostanti (tav. XL, 1). È un paesaggio ar-
a.C. a un bronzo di Massimiano (286-310 d.C.). Fuori del nuraghe, in mezzo alle ro- caico, solenne, fuori del tempo che sta all’intorno del nuraghe; e nell’interno di questo
vine, si rinvennero pure armi di ferro (pugnali, coltelli e specie cuspidi di lancia e di si apre uno squarcio della civiltà micenea in ritardo di secoli. Natura ed architettura,
giavellotto). Erano ex-voti di età punico-romana o testimonianza della battaglia che dalle linee essenziali, si compenetrano in modo mirabile; il quadro d’insieme è fascino-
mise fine alla fortezza del Lughèrras e alla libertà dei suoi accaniti difensori? so e indimenticabile. Il nuraghe è del tipo trilobato a profilo concavo-convesso, costi-
Bibliografia: Spano, Memoria, 1867, p. 101, tav. II, 66; A. Taramelli, Arch. stor. sardo, I, 1905, p. 420 s.;
tuito da una torre antica (A) al centro d’un bastione a tre punte turrite (B, C, D) colle-
Mon. ant. Lincei, XVIII, 1907, col. 38, 112, 116, 120; Mon. ant. Lincei, XIX, 1909, col. 237, 259, 272, gate da corridoi paralleli alle cortine rientranti. Le due torri frontali (B, C) chiudono
274, 289, nota 1; Guida del Museo cit., 1914, pp. 13, 26, 172, tav. X, fig. 15, tav. XI, fig. 16, tav. XII, fig. un grande cortile scoperto (E) a cui si entra dalla cortina di facciata a Sudest (tav. XL,
19; Boll. d’Arte, VIII, n. 8, agosto 1914, p. 254; Bull. Paletn. It., XLI, 1915, p. 5 s. (estratto); G.G. Porro, 2). L’insieme della costruzione misura m 34,20 (sull’asse D-A-E) x m 34,60 (sull’asse

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

B-E-C). La torre primitiva (A), circolare di m 15,47 di diametro, ha l’ingresso a Sudsud- verso l’alto e determina un modello di cupole che dalla forma regolare dell’inferiore pas-
est, largo m 1,20 e alto 1,94, sormontato da architrave sbozzato nella faccia a vista, con sa a quella sensibilmente depressa e tozza delle tholoi superiori. Del resto i profili delle
finestrino di scarico; tav. XLVII. Dietro la porta, l’andito di accesso di m 4,90 di lun- camere si uniformano nel taglio ogivale del pari che le curvature della scala e del deam-
ghezza x 1,20/1,40 di larghezza x 1,82 (alla mezzeria)/2,60 (allo sfocio in camera) di bulatorio, mentre invece (e in ciò si nota una certa disorganicità formale) sono a sezione
altezza, riceve, nel mezzo, a sinistra l’apertura della scala a spirale, che gira da sinistra a trapezia le aperture della camera a pianterreno, e l’andito dell’ingresso a quest’ultima e
destra (tav. XLVI, 2), e a destra quella del deambulatorio concentrico che, descrivendo quello fra il finestrone e la tholos superiore si abbassano chiudendosi a piattabanda.
tre quarti di giro intorno alla camera (larghezza m 1,20 x 3,25 d’altezza), finisce nel Questi contrasti di taglio dei vani attenuano l’effetto generale di rigore geometrico del-
sottoscala dalla parte di Ovest-sudovest. La stanza inferiore, centrica, rotonda del dia- la partizione dell’insieme e quell’aspetto di armonicità classica (soltanto apparente) che
metro di m 5,46 x 7,93 d’altezza, ha le pareti perforate in croce da tre aperture a nic- si è voluto ravvisare da taluno nella composizione dello schema lineare. Pur nell’aperta
chia architravata con spiraglio di scarico a luce di trapezio rovescio (altezza m 2,21 x tendenza alla simmetria, pur nel respiro spaziale maggiore che in altri nuraghi, pur nel-
1,30/0,65 di larghezza); le aperture mettono nel corridoio o ambulacro perimetrale; l’inclinazione, avvertita, a scavare, non senza ardimento costruttivo, il masso murario,
tav. XLV. Nella stanza, sopra l’architrave interno dell’andito d’ingresso, si affaccia pure, l’architettura complessiva, tuttavia, accusa quelle carenze di ordine, quelle aritmie di li-
a m 4,16 d’altezza sul pavimento, l’apertura di m 0,91 di altezza di una celletta cupola- nea, quel gusto di “grotta” che ne fanno, in sostanza, ancora un prodotto della “barba-
ta (m 2,47 di diametro x 3,38 di altezza), sovrastante al solaio piano dell’andito stesso, rie” megalitica sia pure ad alto livello. La torre, conservata all’esterno per l’altezza mas-
verso il mezzo (tav. XLIV); nel piancito della celletta, a cui si scende dall’apertura per sima di m 17,55, mostra un’inclinazione uniforme di 8o. Il paramento consta di 28
mezzo di due gradini, è un foro di cm 50 corrispondente a una botola o caditoia che si filari ordinati con cura maggiore che entro le camere e gli altri vani, a disposizione oriz-
chiudeva con una lastra mobile: accorgimento difensivo a sorpresa comune anche ad zontale con graduale ritiro di corsi dal basso verso l’alto. L’apparecchio diventa sempre
altri nuraghi, ma non in forma così svolta e complessa come nel nostro. Sull’asse della più uniforme e regolare, sia nel combaciamento delle pietre sia nella squadratura di es-
camera inferiore elevata su 20 file di pietre subquadrate con scheggiame e malta di fan- se, via via che si risale in elevato. All’altezza del primo piano passa alla tecnica isodoma
go, sta la cella del primo piano, di m 4,81 di diametro x 5,33 d’altezza alla chiusura per quanto non perfetta. Qui non si presentano più le piccole schegge di adattamento
della tholos formata da 15 filari nella stessa tecnica del paramento del vano a pianterre- che si osservano invece nei filari della parte inferiore rivestita dal contrafforte a tre torri.
no. Alla base del giro della camera corre un sedile, e nella parete del muro a Nordest, Anche le misure delle pietre regrediscono col salire dei muri, al modo solito. Alla torre
sopra il sedile e ad altezza dal pavimento di m 0,90, si osserva l’imbocco d’una nicchia A si è aggiunto il trilobo con le punte turrite B, C, sulla fronte a guardia dell’ingresso
ellittica a bassa calotta (m 2,25/1,05 di diametro x 2,20 d’altezza) che guarda all’ester- del cortile E (tavv. XLI, 1-2; XLII, 1) e con la cuspide D, volta a Nordnordovest, a ter-
no attraverso una feritoia alta m 11,44 sul piano di campagna (tav. XLIII, 1). La came- go del mastio (tav. XLII, 2). L’ingresso principale è al centro nella leggera prominenza
ra superiore sta dietro il primo ripiano della scala che sale dall’andito d’ingresso, comu- della cortina di facciata (tav. XLI, 1); aperto fra Sudest e Sudsudest, largo m 1,30 ed al-
nicante per mezzo d’un passaggio a copertura tabulare di m 1,17 di lunghezza x 2,20 to 2, è sormontato da pietra d’architrave con la fronte scorniciata senza spiraglio di sca-
di altezza. La camera prende luce da un bel finestrone affacciato sul cortile, a m 9,23 rico. L’andito retrostante, coperto a piattabanda col soffitto rilevato nel mezzo (alt. m 3
d’altezza; la luce, di m 1,69 d’altezza x 0,91 di larghezza, è chiusa da architrave di per- circa), riceve sulla sinistra l’apertura troncogivale della garetta di m 1,17 di larghezza x
fetta squadratura alleggerito da uno spiraglio quadrangolare (tavv. XL, 2; XLI, 1; 2,60 di altezza (tav. XLVIII, 2), e poi, attraverso una seconda porta di m 1,05 x 2,20
XLIII, 1). Resta il giro di fondazione d’una seconda camera superiore, di m 5,20 di d’altezza, pur essa architravata, sfocia nel cortile (tav. XLVIII, 2). Nella garetta una feri-
diametro, che fu distrutta nel secolo scorso per usarne le pietre nella costruzione della toia spia verso l’esterno (tav. XLIX, 1). Il cortile, maestoso, il più vasto fra i consimili
fonte pubblica del villaggio moderno di Torralba. Vi porta una ripresa della scala elicoi- spazi scoperti dei nuraghi complessi, occupa una supercie di mq 95,59 (tav. XLIII, 2).
dale (larga in media in tutto il suo corso m 1,30 e alta 2,60), dando luogo ad un se- Di pianta grosso modo trapezoidale con gli angoli tondeggianti, mostra, nell’ala sini-
condo ripiano, il quale, in origine, volgeva verso un finestrone più alto, sfalsato rispetto stra presso l’attacco al muro del mastio, un pozzo con parapetto, destinato ai bisogni
all’asse di quello inferiore e della porta d’ingresso a piano terra; espediente di alleggeri- degli abitanti della fortezza soprattutto durante i lunghi periodi di assedio. Circondato
mento e distribuzione dei carichi nella massa costruttiva. Un ultimo avvolgimento di dal muro del torrione che lo dominava dall’alto dei 21 metri e dalle pareti degli spalti
scala portava al terrazzo che finiva all’altezza calcolabile di 21 metri (tav. XLVI, 1). Di delle torricelle B e C e della cortina di facciata elevate ora sino a m 7,40 (in origine si-
qui si dominava la campagna all’intorno e si davano le avvisaglie dell’avvicinarsi del ne- no a m 16 a livello del secondo piano), il cortile formava uno spazio ben chiuso e pro-
mico, stando al riparo dalla vista e dall’offesa di esso, anche per effetto della probabile tetto, di grande utilità nel disimpegno difensivo, in quanto in esso si raccordano, con
presenza d’un parapetto a sbalzo. La torre poggia su una base molto ampia e solida per usci e con scale, le celle e i corridoi dei vani a pianterreno e in alzato. Il grande spazio
dar possibilità effettiva e sicurezza allo sviluppo in elevato che, per una costruzione nu- scoperto superiormente e trasformato dall’aggetto delle pareti in un ampio lucernario,
ragica, è, nei suoi 21 metri, veramente notevole e, fra gli esempi conosciuti, il maggio- era in effetti una corte d’arme, difesa anche dalle feritoie aperte nella cortina frontale, da
re. L’elevazione del cono in rapporto ai vani in esso contenuti che sono relativamente un lato e dall’altro dell’ingresso (cinque in tutto); tav. XLVIII, 2. Nel cortile danno, ol-
numerosi, condiziona la sovrapposizione degli stessi in proporzioni via via degradanti tre l’uscio del mastio e dell’ingresso principale dalla campagna, le porte delle camere

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

contenute nelle torri B e C, gli ingressi ai corridoi colleganti B e C con la tholos della muro della torre, è difesa da cinque feritoie per tiro d’arco in ginocchio (altezza di m
torre D, le aperture delle scale ai corridoi del piano superiore situati negli angoli tan- 0,50 corrispondente a quella del filare di base da cui spiccano, tav. LII, 1-3) e contiene
genti al torrione. B e C mettono al cortile con ingressi a sezione trapezoidale architra- un pozzo sussidiario. La cella dà all’esterno, nella prominenza di Nordnordest, con una
vati di m 0,90 di larghezza x 1,80; tav. XLIII, 2. Dietro le porte brevi anditi tabulati posterula a copertura tabulare, difesa, alla sinistra di chi entra, da una garetta di guar-
(lunghezza m 1,56) introducono alle celle, già ogivate ed ora col tetto sfondato (altezza dia simile a quelle situate ai margini del corridoio fra D e B (m 1,30 di profondità x
residua massima di pareti m 6 circa); tav. XLIX, 4, tav. L, 2. Nel giro delle camere, di 1,20 di larghezza all’imbocco; tav. LI, 3). La presenza delle garette nell’andito d’ingres-
m 5,46 (B) e 5,70 (C) di diametro, nell’arco corrispondente alla prominenza delle torri so della torre D e nel corridoio fra D e B fa pensare a una necessità di difesa maggiore
si aprono delle feritoie a 60/70 cm dal pavimento, destinate al tiro dell’arco in posizio- nella punta di Nordnordovest e nel lato Ovest della fortezza. Dal cortile due aperture
ne genuflessa. Le feritoie sono 5 in B (tav. L, 3-4) e 4 in C (tav. XLIX, 3-4). In C si rilevate dal suolo di qualche metro ed accessibili da una breve gradinata esterna che
apre pure una bassa posterula rettangolare presso la porta d’accesso al corridoio d’unio- tocca la soglia, portano attraverso una rampa di scala in ripida salita ricavata entro un
ne a D (tav. XLIX, 3-4). Questa porta, come l’analoga che mette nel corridoio fra B e vano a copertura ogivale, nei corridoi del piano superiore. Le aperture sono a luce tra-
D (tav. XLIX, 4), è a sezione trapezoidale con finestrino quadrangolare di scarico, larga pezia, con architrave sormontato da spiraglio di scarico, strette ed alte relativamente, di
m 1,30 ed alta 2. A sezione rettangolare, pur esse architravate, sono invece le aperture taglio regolare e slanciato (tav. XLVIII, 1). I corridoi del piano superiore (tav. LIV, 1-3)
sopraelevate da terra 4 metri – integra quella in C (tav. XLIX, 2) – che permettono la seguono la direzione di quelli inferiori e ne mantengono la lunghezza, variando invece
salita, per mezzo d’una scala mobile, ai corridoi superiori lungo le cortine di Nordest e in larghezza (da m 2 dei basali a m 1,50 negli alti) e in altezza (da m 4 a poco più di
di Ovest. I meravigliosi corridoi inferiori fra C e D (tav. LIII) e B e D, lunghi m 23, al- 3). I corridoi si affacciano, con le aperture sopraelevate descritte, ai vani delle camere B,
ti 4, che ricordano nelle possenti strutture a forte aggetto, nella sezione angolare, nel- C, D (tavv. XLIX, 2; LI, 1), e comunicano fra di loro per un andito trasverso, corri-
l’effetto chiaroscurale delle ombre e delle luci, i corridoi della rocca di Tirinto, sono, spondente a quello del piano terra, situato dietro D. Come i corridoi inferiori, sono il-
come le tholoi, rischiarati e difesi da feritoie per tiro in ginocchio. Le feritoie sono in luminati da feritoie, otto per ciascuna cortina con spicco dal filare di base; presso B e C
numero di 9 nella cortina fra C e D, di 7 nella cortina fra B e D, a m 0,70 di altezza si articolano in due profonde garette, una perpendicolare al corridoio (fra B e D) e l’al-
dal suolo. Nel corridoio fra B e D (cortina di Ovest) si osservano pure due nicchie ret- tra sulla sua linea, per quanto un po’ divergente (profondità delle garette m 2,60/2,90
tangolari (m 1,30 di profondità x 1,20 di larghezza), situate alle due estremità presso x poco più di 1 metro di larghezza). Le rampe di scala partenti dal cortile, al ripiano
l’entrata alle camere ogivate; al risvolto di B si presenta, inoltre, una posterula che dà dell’ingresso ai corridoi superiori, seguitano il loro corso, in una seconda rampa, ripida
all’esterno con un basso e stretto portello quadrangolare (tav. L, 1). I due corridoi si al pari dell’inferiore ma solo in parte conservata. Per questa, si raggiungeva la quota de-
raccordano in D, la camera contenuta nella cuspide di retroprospetto, ma sono collega- gli spalti del trilobo. Il grande bastione triangolare si conserva ora per l’altezza massima
ti pure, direttamente, per mezzo d’un andito trasversale a raggiro interno di D, fra que- residua di m 9 circa su una decina di filari di pietre basaltiche, con particolare impo-
st’ultima cella e il fasciamento pentagonoide che stringe il mastio A (lunghezza dell’an- nenza sul lato di facciata e specie nella cortina di Ovest dalla suggestiva linea ondulata
dito m 7, altezza 2 circa). I corridoi comunicano inoltre col cortile, attraverso due rami (tav. XLII, 1-2). Il paramento si eleva con leggera inclinazione (di 7-8°), in file orizzon-
di m 9 di lunghezza, che fanno capo a porte architravate di sezione trapezoidale di m tali continue in ritiro graduale verso l’alto. La disposizione dei corsi è, però, meno re-
1,20 di larghezza basale x 2 d’altezza, aperte fra l’ingresso alle camere B e C e quelli alle golare che nel paramento del torrione (specie della parte superiore di quest’ultimo; tav.
scale per i corridoi superiori. Questi tre brevi anditi scandiscono il fasciamento penta- XLI, 3). Le pietre, prevalentemente di taglio subquadrato, alternano forme a parallelo-
gonoide del mastio e lo isolano dalle masse traforate delle cuspidi turrite, come i grandi grammo (in quantità dominante) a forme poliedriche; e, fra le prime, le cubiche si suc-
corridoi lo separano dalle cortine. Ne risulta un ritaglio geometrico di bell’effetto cur- cedono alle prismatiche, e tutte, a differenza dei blocchi del muro esterno del mastio
vilineo (quasi “baroccheggiante”), uno spartito architettonico di gusto “labirintico”, che hanno lati incisi e profilati, presentano i margini e specie gli spigoli arrotondati al
studiato nei rapporti di massa-spazio, nella coerenza ritmica delle linee e, soprattutto, naturale e frastagliati o, comunque, non di preciso taglio ortogonale. Ne risulta un
nella funzione statica di consolidare ai fianchi la gravitazione dell’alto torrione centrale. paramento in cui gli elementi non combaciano perfettamente lasciando dei vuoti fra i
Lo spazio più distante dalla fronte del nuraghe è costituito dalla camera D, del diame- giunti che vengono riempiti, ma non frequentemente, con brecciame minuto. Le su-
tro di m 5,80 (la più vasta del complesso), alta ora m 7,54 (in origine, a cupola integra, perfici a vista delle pietre sono talvolta leggermente convesse, non spianate e levigate
m 8). Comunicante con il corridoio a C per una bassa porticina separata soltanto dallo come le hanno i conci del mastio. Le pietre stesse, poi, sono di proporzioni maggiori di
stipite destro del portello, di pari altezza, che mette all’andito trasversale fra D ed A quelle del torrione. Soltanto nelle parti alte del paramento erano usati dei grandi massi,
(tav. LI, 4), comunicante pure, per una porta più alta (tav. LI, 2), con il corridoio a B, anche di m 1,50 di fronte, rifiniti a scalpello con buona squadratura, talvolta sagomati a
la camera mostra, sopra quest’ultima porta spostata alla destra a m 4 circa d’elevazione cuneo per l’incastro in muro; ne sono stati trovati a centinaia durante lo scavo alla base
sul pavimento, l’apertura, accessibile con scala mobile, al corridoio del piano superiore del perimetro del bastione e sono ora disposti lungo il muro recintorio moderno. Questi
lungo la cortina di Ovest (tav. LI, 1). L’apertura, di sezione rettangolare, di m 0,60 x massi formavano una parete liscia, a elementi ben congiunti, che armonizzava col terso
1,40 d’altezza, architravata come le inferiori, è integra. La cella, nel giro prominente del paramento del mastio. Nell’interno del bastione le strutture si diversificano. Ancora nel

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

cortile si osserva una certa cura nell’ordinamento dei filari, per quanto minore che nel di profondità) con rincasso per il coperchio non più esistente. Il sarcofago deve riferirsi
torrione a cui aderiscono, evidentemente aggiunte, le pareti. Il cortile era un ambiente al vicino cimitero di epoca classica.
di frequentazione continua, che doveva esser visto e che, dunque, abbisognava di una Bibliografia: Cetti, Storia naturale della Sardegna, t. I, Sàssari 1774, fig. a p. 147; Petit Radel, Notice sur les
certa bella apparenza muraria da non stonare troppo con le strutture della torre antica, nuraghes de la Sardaigne considérés dans leurs rapports avec les résultats des recherches sur les monumens cyclo-
nitide ed eleganti. Invece, nei vani delle camere, nei corridoi perimetrali, negli anditi tra- péens ou pélasgiques, Paris 1826, p. 26; W.H. Smyth, Sketch of the present state of the Island of Sardinia, Lon-
sversali, nelle garette etc., le murature, pur mantenendo sempre la disposizione in file, don 1828, p. 6 s.; Valéry, Voyages en Corse, a l’île d’Elbe et en Sardaigne, Paris 1837, t. II, p. 89; A. Lamar-
mostrano l’impiego di pietre tagliate sommariamente a mazza e messe in opera senza ul- mora, Voyage, II, 1840, p. 43 s., 73-77, 79, 82-84, 87, 110, 552; Angius in Casalis, Dizionario, 1843, p.
teriore lavorazione, con accostamento confuso di elementi di varia forma (subquadrata, 710; G. De Gregory, Isola di Sardegna, trad. di A.F. Falconetti, Venezia 1847, p. 6; Angius, in Casalis, Di-
zionario, XXIII, 1853, p. 23; Spano, Memoria, 1854, p. 16, p. 40 nota 2, p. 42; J.F. Neigebaur, Die Insel
poliedrica) e misura (grandi dimensioni specie nei corridoi, grandi e medie nelle ca-
cit., 1855, p. 295, tav. X (errato S. Antonius); A. Lamarmora, Itinéraire, II, 1860, p. 223; Spano, Mnemosi-
mere), con uso frequente di zeppame per riempire i vuoti fra blocco e blocco. In que- ne sarda cit., 1864, tav. VI, 3; Memoria, 1867, pp. 4, 17, 27, 62, 66, 78, 84, 97, tav. I, 2; P. Mantovani, per
sti vani, non in mostra, erano la funzione e la stabilità strutturale a prevalere sul senso Italia Centrale, 16 giugno 1874; G. Cara, Considerazioni cit., 1876, tav. I, 2, a-b; Corbetta, Sardegna e Cor-
dell’eleganza dei paramenti. Il gusto e la bellezza architettonica – una bellezza rude ed sica, Milano 1877, pp. 171, 265; E. Pais, “La Sardegna prima” cit., 1881, p. 281; E. Roissard de Bellet De
essenziale – sono qui affidati agli aggetti scanditi dei corridoi a taglio ogivale od angola- Bellet, La Sardaigne cit., 1884, p. 108; Centurione, “Studii” cit., 1888, pp. 23, 33, 41-43, 51, 53 s., 70,
re, ai volumi potenti degli speroni murari che li dividono, ai ritmi delle cupole, alla sug- 91, 93, 95, 107 s., fig. XXIX; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., I, 1892, pp. 309, 312; G. Vuillier, Le isole di-
gestione misteriosa e arcana dei recessi (garette, anditi, posterule), alle ombre avvivate di menticate cit., 1893 (trad. di R. Carta Raspi, 1930), p. 38; F. Corona, Guida cit., 1896, pp. 46, 227; G. Pinza,
tratto in tratto dalle lame di luce velata, morbida, delle feritoie. È da questa solenne ar- Mon. ant. Lincei, 1901, col. 114, tav. V, fig. 1, col. 143, 219; Ardu Onnis, “Per la Sardegna preistorica” cit.,
1903, p. 14; F. Nissardi, “Contributo” cit., 1903-04, pp. 655, 669; A. Grasselli, In Sardegna, Milano 1905,
chitettura, in cui si coglie il respiro del monumento – un respiro antico, da giganti – che
p. 108; H. De Chaignon, “Sur les nuraghes” cit., 1906-07, pp. 9, 24; F. Préchac, “Notes sur l’architecture”
nasce l’incanto per il visitatore. Veramente noi entriamo nel regno di Minosse, nell’at- cit., 1908, p. 149; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXX, 1909, col. 274; C. Dessì, Nuraghi e Terme: da Por-
mosfera d’un “labirinto”, nell’intrico d’un “dedaleo”. È difficile sottrarsi al fascino di totorres al Deposito allevamento cavalli di Bonorva, Sàssari 1920, p. 11 s.; Nuraghi di Sardegna, 1922, pp. 13,
questi accostamenti con luoghi mitico-eroici del II millennio a.C., davanti alla fortezza 22, 25; Singolari nuraghi in Gallura, 1922, pp. 8, 10; I nuraghi della Sardegna, 1923, pp. 20, 28 s., 36; E.
del Santu Antìne, uno dei prodotti più elevati e commoventi dell’architettura megalitica Pais, Storia della Sardegna cit., 1923, II, p. 725; F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, pp. 57, 168; C.
a torri del Mediterraneo occidentale. Il nuraghe, già conosciuto e rilevato dagli scrittori Dessì, I nuraghi della Sardegna, Ricerche sull’uso generico di essi, 1924, p. 6; E. Lucchi, Visioni di Sardegna,
del secolo scorso (Lamarmora, Smyth), è stato scavato dal Taramelli nel 1935, limitata- Cagliari 1933, p. 129; A. Taramelli, “Cosa insegna una carta archeologica” cit., 1935, pp. 64 s., 68; “Nura-
mente al nucleo centrale col bastione. Lo scavo non poté estendersi alla ricerca del terre- ghi”, in Enciclopedia Italiana, 1935, vol. XXV, p. 82 s., tav. XII, in basso a destra; Boll. d’Arte, 1935 (s. III),
XXVIII, n. X, pp. 458-462, figg. 1-7; “L’uso del sughero nell’antichità”, in Atti del Congresso Nazionale del
no intorno dove restano da mettere in luce edifizi circolari che si disegnano alla superfi-
Sughero, Sàssari 1936, p. 2 (estratto); “Chi i Romani trovarono in Sardegna” cit., 1939, pp. 6, 8 (estratto);
cie del suolo (capanne o meglio forse torri d’un antemurale) e dove non è improbabile Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 69, n. 6; Mon. ant. Lincei, 1939, XXXVIII, col. 10 ss.; G. Lilliu, Not. di
esistano, negli strati profondi, anche resti d’un villaggio nuragico che è da supporsi ra- Scavi, 1941, p. 257, nota 1; Bull. Paletn. It., 1943, p. 141 s.; St. Etr., 1944, p. 369, nota 1; G. Freiherr Von
gionevolmente. Infatti non ne mancano gli indizi, costituiti da ceramiche, frammenti di Kaschnitz-Weimberg, Die mittelmeerischen Gründlagen der antiken Kunst, 1944, p. 43, n. 60; P. Mingazzini,
ossidiana, una stele con scorniciature a dentelli forse di “tomba di giganti” annessa al St.S., 1947, VII, pp. 9-26, tavv. I-III; M. Varsi, ibidem, p. 281 (22); P. Mingazzini, “I nuraghi sardi ed il lo-
centro abitato etc. Anche la morfologia rilevata del suolo intorno al nuraghe suggerisce ro ambiente”, in Annali di ricerche e studi di geografia, II, n. 4, Genova 1947, p. 32 s., fig. 1, 2-3; “Archäeo-
la presenza di abitazioni, ancora coperte dalle terre. Dallo sterro, sia dentro il mastio sia logische Grabungen und Funde in Italien”, in Arch. Anz., Bd. 65/66, 1948, p. 274, fig. 62; G. Lilliu, St.S.,
all’interno dei vari ambienti, si ebbero avanzi archeologici: oggetti di pietra (lisciatoi), di VIII, 1948, pp. 62 s., 374, 419; P. Balata, ibidem, p. 433; G. Pesce-G. Lilliu, Sculture della Sardegna nura-
gica, Venezia 1949, p. 4, tav. I; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, pp. 397, 399, 434, 441; M. Pallottino, La Sarde-
bronzo (spade, accette, braccialetti decorati), di terracotta (“pintaderas”, una figurina di
gna nuragica, 1950, pp. 38, 41, 54, 61, tav. VI, 5; G. Patroni, La Preistoria, 1951, I, p. 482; G. Lilliu, Il
colomba, stoviglie d’uso liscie e ornate), elementi d’osso e di corno. Insieme vennero in Ponte (Sardegna), VII, 1951, p. 992; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, pp. 95 s., 186; P. Mingazzini,
luce ceneri, carboni e resti di pasto, segni di vita durati a lungo dentro e intorno alla for- St.S., X-XI, 1952, p. 56; G. Lilliu, ibidem, pp. 71, 74, 95, 98, 100, 116, 118; E. Contu, ibidem, pp. 138 s.,
tezza. In quest’ultima sono stati distinti due periodi costruttivi: quello del mastio, della 140, 147, 150, 153 s.; G. Lilliu, Annali, 1953, parte I, XXI, p. 85; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 72 ss.,
fine del sec. IX a.C., e quello del trilobo dell’VIII-VII secolo. Più tardi, dal I secolo a.C. figg. 45-59; F. Loddo Canepa, La Sardegna cit., 1954, p. 3; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 107, 113,
in giù, utilizzando anche materiali del vecchio forte, appoggiandosi in parte alle sue 121-137, 154 s., 156 s., 160-164, 196, 199-204, 208, 210, 212, 220 s., 224, 250, 253, 256, 305, 310; G.
strutture, furon costruite delle casette di età romana, talune – come un esempio che si Lilliu, in L’Illustrazione Italiana, Natale 1955, p. 30; Bull. Bibl., cit., sett. 1955, p. 6; “I Nuraghi”, in Realtà
osserva presso l’ingresso al cortile – con pezzi architettonici (colonne, capitelli etc.). Og- Nuova, 1956, n. 9, pp. 7, 9 (estratto); R. Carta Raspi, Il volto della Sardegna, 1956, pp. 17, 20, fig. 27 a; R.
Branca, Sardegna segreta, 1956, p. 107; J. Job, Sardinien, 1956, p. 119 s.; V. Mossa, Architettura domestica
getti di civiltà romana furon recuperati nei tagli fatti in occasione dello scavo: anforine e
cit., 1957, p. 31, fig. 2; A. Borio, Sardaigne, 1957, p. 21, fig. 7, 22, p. 121 s., 146; G.F. Ackermann, Reise-
lampade di terracotta d’uso domestico e d’aspetto assai povero. Pezzi di embrici e rotta- land von morgen cit., 1957, pp. 10, 38, tavv. 9, 11; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, pp. 156, 178; G. Lil-
mi di stoviglie varie si raccolgono nello spazio adiacente al nuraghe. A circa 100 metri a liu, ibidem, pp. 248, 272; V. Mossa, ibidem, p. 380; R. Pracchi, “Contributo” cit., 1959, p. 39; G. Lilliu,
Estsudest di quest’ultimo giace, fuori sede, abbandonato nella campagna, un sarcofago St.S., XVI, 1960, p. 184, nota 103, p. 197, nota 159; Scientific american, dic. 1959, p. 69; “I nuraghi”, in
di calcare, rettangolare (m 2,25 di lunghezza x 0,60 di larghezza x 0,50 di altezza e 0,33 Il Progresso dell’Isola, 1960, pp. 25, 32; A. Maiuri, “Arte e Civiltà” cit., 1960, pp. 25-26, tav. 13, 43.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

gioco chiaroscurale delle cortine sovrastate dal volume nitido del cono (tav. LV, 1). Il
nuraghe è del tipo quadrilobato a profilo concavo-convesso di perimetro. Lo costitui-
scono la torre antica (A) e il corpo aggiunto a quattro prominenze turrite contenenti
ciascuna camere “a tholos” (B, C, E, D) unite da cortine curvilinee rientranti nel mez-
zo, con un cortiletto sulla fronte (F). L’insieme occupa un’area di circa 220 mq, con di-
stanza di 20 m fra le convessità delle torri marginali e di m 12,40/14,40 fra le cortine
alla mezzeria. La torre primitiva (tav. LV, 3), circolare del diametro di circa 11 metri,
ha l’ingresso a Sudest, ostruito dalle macerie (lo era pure ai tempi del rilievo del Lamar-
mora, il cui disegno del prospetto del nuraghe fa vedere una scala in muratura moder-
2 na per cui si accedeva al mastio dal finestrone del primo piano, pl. XII, fig. 1). Dietro
1
l’ingresso, l’andito, a profilo di copertura tabulare gradonato piuttosto basso (sui 3 me-
tri), dopo aver ricevuto le aperture della garetta a sinistra e della scala a spirale a destra,
introduce alla camera “voltata”. Eccentrica, rotonda, del diametro di quasi 5 metri, per-
fettamente conservata e chiusa all’altezza di m 8,40, la camera si articola in tre nicchioni
a croce alti circa 3 metri. Sopra questo bell’ambiente “a tholos”, dal regolare ordinamen-
to a file di pietre subquadrate di medie dimensioni, sta la camera, pure “a tholos”, del
primo piano (m 2,50 di diametro) di m 5,20 d’altezza, anch’essa perfettamente conser-
5 vata ed integra e con paramento simile a quello della stanza inferiore. La tholos minore
prende luce da un finestrone di profilo trapezoidale sormontato da una pietra d’archi-
trave che si distingue, oltre che per l’accurata lavorazione, per il taglio arcuato della fac-
cia inferiore interna: un invito elementare di arco a sesto rotondo, non comune (tav.
LV, 3-4). Alla camera superiore, dal ripiano all’altezza del finestrone, porta la scala
d’andito che sale dal piano terra e che prosegue, a corso ininterrotto da destra a sini-
stra, sino al piano di svettamento attuale della torre, corrispondente in origine a una
4
3 seconda cella cupolata (così nel disegno del Newton in Mackenzie, fig. 17), o al terraz-
zo. La torre si conserva per l’altezza massima di m 14,80 con muri a profilo non uni-
forme d’inclinazione, con strutture in opera subquadrata di basalto, a blocchi di buon
taglio di dimensioni degradanti verso l’alto, ordinati in file orizzontali continue di bel-
l’effetto, tanto che, nella parte più alta, sembrano passare quasi alla forma isodoma.
Fig. 9: planimetrie di nuraghi quadrilobati e pentalobati Uguale accuratezza e buona regolarità di paramento si notano nei vani, tutti a sezione
1. Santa Bàrbara-Macomèr; 2. Còa Perdòsa-Sèneghe; 3. Sa Serra-Orròli; 4. Su ogivale. Intorno alla torre antica si addossa, costruito in un secondo tempo, il bastione
Nuraxi-Barùmini; 5. Orrùbiu-Orròli. quadrilobato, che si conserva per l’altezza massima di m 8,40 (tav. LV, 1-2). Nelle
quattro punte sono contenute delle camerette, non visibili perché completamente
ostruite dal crollo: la D e la E nelle cuspidi di Ovest e Nordnordest, rilevabili nel giro
Figura 9, 1: nuraghe di SANTA BÀRBARA-Macomèr (Nùoro); tav. LV; cartina B, 29.
superiore svettato (diametri m 2,40 e 3), la B e la C ai margini del prospetto (conserva-
Prende il nome dalla prossima chiesetta rurale di Santa Bàrbara, un piccolo edifizio a
ta anche nella cupola la B, tagliata in alto invece la C nel citato disegno del Lamarmo-
piano rettangolare con abside, forse del secolo XVI (interessante spartito decorativo go- ra). Le due camere delle torri di facciata includenti il cortile F danno nel cortile stesso
ticizzante sui conci dell’armilla dell’arco absidale all’interno). Il nuraghe è situato a po- con anditi diretti; corridoi, ricavati lungo le cortine di Sudovest e Estnordest, sembra-
co meno di 2 km a Nordest dell’abitato moderno di Macomèr, su d’un ripiano basalti- no collegarle alle camere delle torri D ed F. Puramente ipotetico (e forse non esistente
co a m 648 di quota, alla pendice del M. Manài, una delle punte del Màrghine. Al in realtà) è il corridoio lungo la cortina di retroprospetto fra D ed E, forse non collega-
rilievo architettonico e monumentale del nuraghe si aggiunge quello della sua pittore- te fra di loro. Il cortiletto a tre quarti di cerchio (m 3,20 sulla tangente alla torre x 2,40
sca posizione, isolato com’è e dominante sulle balze gradonate che scendono verso il fra i due ingressi), disimpegnava i passaggi alle camere laterali e a quella del mastio e
solco profondo e dirupato del riu di S’Adde, via naturale di penetrazione al piano pa- fungeva da spazio di ritardo per chi entrava dalla porta, oggi interamente crollata, al
storale della Campeda, ricca di altre costruzioni nuragiche. La massa spicca da lontano, centro della cortina del prospetto (tav. LV, 3). La struttura delle cortine del bastione,
affacciata sul balcone del ciglio di basalti neri sul verde dei pascoli, modellandosi nel pur conservando la disposizione a filari, non li mostra così regolari e continui come il

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

paramento della torre antica. Specie nella parte basale l’opera muraria passa al “polie- ora ostruita. Il corridoio, di m 3,40 d’altezza, ha sezione ad arco ribassato; sezione ogi-
drico”, con massi rozzi e di grandi dimensioni rispetto alle pietre subquadrate delle file vale ha la camera, alta sul colmaticcio m 6,20 su 13 filari che determinano la chiusura
superiori, di proporzioni minori. Si nota anche un impiego maggiore di scheggiame quasi completa della falsa volta; sezione angolare mostrano le nicchie (altezza m 2,63) e
per regolarizzare la posa dei blocchi in piano e in giunto. Nell’arco da Est a Sudsud- taglio trapezoidale l’ingresso della scala rialzata. Il paramento esterno della torre si eleva
ovest, a circa 8 m di distanza dal forte, ai tempi del Lamarmora si vedevano i resti, con per circa 10 metri, con pietre di basalto appena o per nulla lavorate unite con zeppe; il
pochi filari, di due cerchie concentriche riferibili ad un antemurale non si sa se limitato paramento interno mostra letti d’argilla. Tre blocchi contigui dell’apparecchio esterno
al tratto antistante il monumento o forse, più ragionevolmente, esteso tutto all’intorno, misurano m 1,10 x 0,65; 1,03 x 0,60; 0,65 x 0,60, con interblocchi di 0,05/0,35. Del-
per maggiore difesa. La torre antica potrebbe porsi intorno al I millennio a.C. Più tar- le due torrette aggiunte della fronte del nuraghe (B, C), la prima ha diametro esterno
diva, ma anteriore al VI secolo a.C., è forse la costruzione del bastione retto curvilineo di m 6,40 ed è alta m 3 su 6 file, la seconda ha diametro di m 3,90 (allo svettamento)
a quattro cuspidi e della cinta esterna. La vita nel luogo circostante il nuraghe continuò con 2 filari residui di m 1 d’altezza. Ambedue contengono celle non rilevabili. Le torri
in tempi romani. Ne fanno fede resti di murature di poco spessore, loculi cubici con sono unite da una cortina rettilinea di 5 metri circa di lunghezza, in cui si apre l’ingres-
incavo quadrangolare di basalto appartenenti a tombe a incinerazione della tarda Re- so dall’esterno, in angolo con B. Le torri, insieme alla cortina e al mastio, racchiudono
pubblica o dei primi secoli dell’Impero, embrici e stoviglie varie. La vita durò pure nel un cortiletto quadrangolare di m 4 x 2, dove sfociano gli usci delle celle delle torrette B
Medioevo e più oltre ancora, come indica la chiesetta di Santa Bàrbara. Soltanto ora su e C ed il corridoio che, a raggiro del mastio, viene dalla torricella E, a Nordest. Le tor-
quelle memorie di tempi andati dominano, solenni, il silenzio e l’abbandono. rette di retroprospetto (D, E), collegate a quelle del prospetto da cortine curvilinee dis-
Bibliografia: Valéry, Voyages cit., 1837, p. 115; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, pp. 43, 82-84, 95, 97, uguali, sono di figura ellissoide, separate fra di loro da un arco di cerchio scoperto del
112, pl. XII, fig. 1-11; Spano, Memoria, 1854, p. 15, nota 3; Memoria, 1867, p. 16, nota 2, pp. 27, 67, mastio. La torretta D residua, negli attacchi al cono primitivo, per uno spessore mura-
97, tav. I, 1; A. Lamarmora, Itinéraire, II, 1860, pp. 135, 212; F. Martorell y Peña, Apuntes cit., 1879, rio di m 2,60, lasciando vedere un segmento curvilineo della celletta, del resto interra-
pp. 183-186, 190; E. Pais, “La Sardegna prima” cit., 1881, p. 281, tav. II, 8; E. Roissard De Bellet, La ta. Meno distrutta è la torricella E, unita a C da una cortina di m 8 di lunghezza, aven-
Sardaigne cit., 1884, p. 105 s., 108; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., I, 1892, p. 296; F. Corona, Guida te il diametro di m 4,80 (al piano di svettamento), con paramento di m 2,50 d’altezza
cit., 1896, pp. 46, 225; H. De Chaignon, “Sur les nuraghes” cit., 1906-07, pp. 24, 38, tav. ivi in basso,
fig. 2; F. De Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, p. 26; D. Mackenzie, in Pap. Brit. School Rome, VI, 1910,
su 5-6 filari; vi è contenuta una cella di m 2 di diametro, alta m 1,80, con pareti di 5
pp. 2, 100, fig. 17; Steinitzer, Aus dem unbekannten Italien, X, Sardinien, München 1921, pp. 226, 230, file in evidenza. Il paramento del corpo aggiunto è di aspetto poliedrico, con blocchi
fot. a p. 227; C. Dessì, Nuraghi di Sardegna, 1922, pp. 13, 21 s.; Singolari nuraghi in Gallura, 1922, pp. sbozzati a martella nella faccia a vista che non osservano piani orizzontali di giacitura.
8, 11; I nuraghi della Sardegna, 1923, pp. 20, 29, 36; F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, pp. 57, Le pietre che lo compongono sono di grosse e medie dimensioni: m 0,65 x 0,45 x
60; C. Dessì, I nuraghi della Sardegna, 1924, p. 6; Steinitzer, Die vergessene Insel Sardinien und die Sar- 0,50; 0,90 x 0,55 x 0,50; 0,75 x 0,40 x 0,30; interblocco 0,05/0,20. Nei pressi del nu-
den, Gotha 1924, p. 23; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 129; E. Pais, Storia dell’Italia antica cit., raghe si osservano tracce di civiltà romana: cocci ed embrici.
1933, vol. I, p. 118; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 59, n. 48; M. Niehaus, Sar-
Bibliografia: A. Piras, Saggio cit., 1952-53, pp. 21, 90 s., 161, 189, tav. IX, 63, fot. 36 e 36 bis; G. Lil-
dinien cit., 1938, p. 141 e tav. a p. 144; G. Lilliu, Not. di Scavi, 1941, p. 143, nota 4; Boscolo-Pintor-
liu, Annali, XXI, parte I, p. 83; Id., St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 175, fig. 6, 4, pp. 159, 166, fig. 4, 6, p.
Serra, Guida, 1951, p. 95; G. Lilliu, St.S., XI, 1952, p. 94, fig. 6, 3, p. 95, nota 47; G. Lilliu, in Le Vie
167, 6, pp. 176 s., 179, 185, 187, fig. 6, 4, 194.
d’Italia, LI, n. 10, 1953, p. 1293; Annali, 1953, parte I, XXI, p. 84, fig. 2; F. Loddo Canepa, La Sarde-
gna cit., 1954, p. 2; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 86, figg. 60-61; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955,
pp. 153 s., 166, 189, 191, 193, 200, figg. 4, 3 e 7, 3; J. Job, Sardinien, 1956, p. 114 s., tav. a p. 136; M. Figura 9, 3: nuraghe SA SERRA-Orròli (Nùoro); cartina B, 87.
Almagro Basch, Prehistoria, I, “Manual de Historia Universal”, Madrid 1960, p. 652, fig. 716. È situato su d’un poggio a m 564 di quota, nelle vicinanze del villaggio moderno di
Orròli. Ha uno splendido raggio visivo da ogni parte. Il nuraghe è di tipo quadriloba-
Figura 9, 2: nuraghe CÒA PERDÒSA-Sèneghe (Cagliari); cartina B, 62. to, con la torre antica (A) circondata da quattro torri minori (B-E) unite da cortine ret-
A quota di m 532, dominante da un terrazzo non lontano dalla valle del riu Maìstu tilinee. Dimensioni del complesso: alle cuspidi m 38 (B-E) x 34 (D-C), alle cortine m
Impera. Una fonte a poco tratto a Nord del nuraghe. L’edifizio è di piano quadrilobato 20 (sull’asse dell’ingresso fra B e C) x 19,60 (sull’asse trasverso). La torre primitiva A,
con torre antica (A) circondata, tranne che per un breve segmento a Nord, da quattro circolare, del diametro di m 10 (allo svettamento), dello spessore murario di m 2,90/3,
torri aggiunte (B, C, E, D). La torre primitiva A, del diametro esterno di m 10 (al pia- mostrava l’ingresso (ora non visibile perché interrato dal riempimento penetrato dal
no di svettamento), presenta l’ingresso a Sudsudest (m 0,80 x 0,70) con porta architra- cortile) a Sud. In alto si disegna il giro della camera, di m 4 di diametro. La torre si
vata alleggerita da feritoia. Dietro la porta, il corridoio strombato di m 4,15 di lun- conserva per l’altezza di m 4,60, a Nord, su 9 filari; la camera si eleva di m 2 sul riem-
ghezza e di m 0,70/1,52 di larghezza, introduce, privo di scala e di garetta, alla camera. pimento con 5 filari. Le pietre di basalto, poliedriche, sono disposte in file non regolari
Quest’ultima, centrica e rotonda, del diametro di m 4,25, è provvista d’una nicchia per con allineamento obliquo, in figura di rozzo reticolato; hanno misure di m 1,08 x 1,12
parte, di figura semiellittica, di m 1,45 di larghezza x 1 di profondità. Nella stessa ca- x 0,50; 0,53 x 0,78 x 0,60; 0,56 x 0,78 x 0,50. Il corpo quadrilobato, con torri spor-
mera, a destra entrando fra l’angolo del corridoio e la nicchia laterale, un’apertura so- genti di 3/4 sul filo delle cortine, mostra l’ingresso nella cortina fra B e C, lunga m 12,
praelevata sul riempimento di m 4,76, mette nella scala che portava al piano superiore, in angolo con B; l’ingresso è largo m 1, non rilevabile l’altezza. Un breve andito di m 3

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

circa, corrispondente allo spessore murario della cortina frontale, mette al cortile. Que-
st’ultimo appare molto ampio, di figura semicircolare, con la massima dimensione nel gi-
ro opposto a quello della torre A (larghezza m 6). Nel cortile sfociano l’ingresso del ma-
stio e quelli delle camere delle torri marginali, da anditi rettilinei diretti (D, B, C) e da un
corridoio curvilineo a raggiro del mastio (E, all’estremo Nord). Nelle torricelle C ed E,
del diametro esterno di m 8 circa, sono contenute e visibili le camere, del diametro di
m 4. Nelle torrette D e B, del diametro esterno di m 7,20 e 9,20 rispettivamente, le ca-
mere sono supposte, ma non in evidenza, come sono supposti gli anditi diretti al corti-
le. Il bastione quadrilatero si conserva con altezze diverse, per un massimo alle torri di
m 3 su 4 file (C) ed un minimo di m 2 su 3 file (E); alle cortine presenta altezza massi-
ma residua di m 2 su 3 file (fra C ed E) e minima di m 0,80 su 1 filare (fra D e B). Le
camere sono a taglio ogivale; il cortile presenta pareti leggermente aggettanti; i corridoi
1
mostrano volte angolari. Nel terreno intorno al nuraghe si possono raccogliere resti di 2
ceramiche d’impasto dell’epoca del monumento.
Bibliografia: Spano, Memoria, 1854, p. 18, nota 1; Memoria, 1867, p. 23, nota 3; G. Vacca, Posizione geo-
grafica cit., 1917, p. 21; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 149; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 131; E.
Contu, Saggio cit., 1947-48, p. 61 ss., tav. III, fig. 34, fot. n. 18 (scheda n. 44); G. Lilliu, St.S., X-XI,
1952, p. 93, fig. 5, 2; Annali, XXI, 1953, parte I, pp. 84, 86; Id., St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 152, 166,
fig. 4, 18, 167, 18, p. 170, fig. 5, 2, pp. 178, 181 s., tav. XXVIII, 1, pp. 185, 187, 194, 210 ss.

Figura 9, 4: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari); v. anche figure 3, 2; 10, 2 e 14, 1.


La planimetria rappresenta lo schema quadrilobato del nuraghe prima della costruzio-
ne del rifascio murario che obliterò l’ingresso basale e le feritoie delle torri marginali
B-E. Si veda la descrizione del monumento alla scheda di fig. 10, 2.

Figura 9, 5: nuraghe ORRÙBIU-Orròli (Nùoro); v. figure 10, 4 e 14, 3. 3


La planimetria riproduce lo schema pentalobato del nuraghe col mastio A circondato 4
dal corpo turrito B-F col cortile G. Si veda la descrizione del monumento alla scheda
di figura 10, 4.

Fig. 10: planimetrie di nuraghi polilobati con antemurale


1. Lughèrras-Paulilàtino; 2. Su Nuraxi-Barùmini; 3. S’Orku-Domusnòvas 4.
Orrùbiu-Orròli.

Figura 10, 1: nuraghe LUGHÈRRAS-Paulilàtino (Cagliari); v. figura 8, 5.


Planimetria del nuraghe, compreso l’antemurale. Si veda la descrizione del monu-
mento alla scheda di figura 8, 5.

Figura 10, 2: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari); v. figure 3, 2; 9, 4; 14, 1 e


tavv. LVI-LXXVI; cartina B, 85.
È detto Su Nuraxi, il nuraghe, quasi a significare il nuraghe per antonomasia del moder-
no villaggio di Barùmini, che ne dista 800 metri circa a Estsudest. Il nome popolare co-
glie nel vero, perché il Su Nuraxi non soltanto è il grande monumento del territorio di
Barùmini e della fertile regione della Marmilla (da mammilla, denominazione volgare

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

del fronteggiante pittoresco cono naturale su cui si erge il Castello giudicale di Lasplas- rettangolare; fig. 3, 2, tavv. LXII, 1, 3, LXIII, 2. L’andito retrostante, strombato verso
sas), ma anche, col Santu Antìne di Torralba, l’espressione architettonica più significati- l’interno ed elevantesi col soffitto fino a m 4,14 allo sfocio in cella, riceve sulla destra di
va ed esemplare della civiltà protosarda megalitica. Mostra, in più del Santu Antìne, di chi entra la nicchia di guardia. Nella camera “a tholos”, eccentrica, rotonda del diametro
cui è anche meglio conservato, una interessantissima successione di strati costruttivi, ag- di m 4,80 x 7,76 di altezza, ai lati si aprono due nicchioni contrapposti con la soglia rial-
giuntisi per vari secoli, per i quali si è potuto periodare, finalmente, oltre che il progresso zata a piano di quella dell’andito. A sezione angolare, come il corridoio d’ingresso, i nic-
architettonico del singolare esempio monumentale anche lo sviluppo di altre costruzioni chioni misurano m 1,36 di larghezza x 1,15 di profondità x 3,05 d’altezza quello a de-
che, seppure non uguali per mole e complessità, offrono tuttavia affinità e analogia d’in- stra e m 1,72 x 1,35 x 3,17 il nicchione a sinistra: servivano da giaciglio, uso indicato
sieme e di particolari. Si aggiunga che, per curiosa sorte, alla stratigrafia strutturale del anche dal trovamento di lamine di sughero che in origine ne rivestivano le pareti. Sul
nuraghe ha corrisposto, nel terreno archeologico che lo circonda ed entro le capanne del vano della stanza ogivata si affaccia pure, aperto nella parete fra lo spigolo interno del-
villaggio antico che gli viveva intorno, una stratigrafia culturale che ha permesso di rico- l’andito ed il nicchione di sinistra, l’imbocco, basso e angusto, della scala, rilevata dal pa-
struire, per grandi linee, le vicende civili e cronologiche delle genti (guerrieri-pastori in vimento m 4,22, accessibile ora, come in antico, con una scala di legno. Verso la parete
un primo tempo, servi della gleba poi) che vi stabilirono lor dimora per oltre un millen- di fondo, a circa 2 metri d’altezza, si osserva tuttora inserito profondamente in struttura
nio, circa dal 1200 a.C. ai tempi di Augusto. Il Su Nuraxi si erge, visibile a distanza per il resto d’una trave di olivastro (che servì forse per sollevare i massi sul piano inclinato di
chi viene dalla strada di Cagliari o da quella della Marmilla occidentale (vie di penetra- costruzione e fu poi dimenticata o lasciata apposta in opera), sul quale sono state fatte
zione verso la montagna del Centro) su un breve ripiano a m 238 di quota (tav. LVII, determinazioni cronologiche col carbonio radioattivo 14, concludenti a una data ap-
2). Questo ripiano fa parte dei terrazzamenti più bassi (su d’un altro è il villaggio mo- prossimativa del legno (e dunque della torre) fra il 1470 e il 1070 a.C. Un mezzo giro in
derno di Barùmini sorto al margine del nuraghe Crèsia), modellantisi, pittorescamente, parete, da destra a sinistra, della rampa di scala accennata (10 gradini stretti ed erti),
sullo sfondo del bastione alto e dirupato della “giara” di Tuìli che incombe a Nord, co- porta al ripiano antistante una seconda camera sovrapposta all’inferiore (fig. 3, 2), che
me un enorme balcone stagliato netto contro il cielo, alla frontiera fra i pastori e i conta- prende luce da un finestrone basso e stretto sormontato da rozzo architrave con spiraglio
dini (tav. I, 1). Sta al margine della strada provinciale da Barùmini a Tuìli, affacciato, a di scarico, spostato a destra rispetto alla verticale sulla porta dell’ingresso a piano terra;
Sud ed Ovest, sulla verde e morbida conca del Pardu ’e s’eda chiusa da colli dolcissimi tavv. LXI, LXII, 2. Anche la camera superiore è ogivata (integra nella cupola come l’in-
punteggiati da minori proliferazioni di nuraghi, satelliti del grande castello presso la città feriore ma con la calotta più acuta e leggermente schiacciata), del diametro di m 2,40 x
capitale (tav. LVII, 3). Altri nuraghi sono scaglionati a monte della fortezza principale, l’altezza di m 5,90. Pure da questa camera, a m 1,75 dal pavimento, riprende mossa la
sul profilo delle valli che risalgono al ciglio della “giara”, segnante forse il “limes” del ter- scala per uno scomodo imbocco di m 0,60 di altezza (tav. LXIV, 1), che mette in uno
ritorio del piccolo stato pedemontano incentrato nel fortilizio. Si osserva che quest’ulti- stretto vano a spirale (larghezza m 0,70) ripidissimo, occupato da 13 rozzi gradini. La
mo, con la sua postura avanzata e centrale rispetto al piano facilmente accessibile per il rampa di scala, quasi verticale tanto è erta, fuoriesce, ora, all’altezza del secondo piano, a
solco vallivo del riu Mannu, è veramente il caposaldo fondamentale e primario d’un si- m 14,10 d’elevazione sul livello di campagna; ma, in origine, immetteva nella terza ed
stema difensivo di alto interesse strategico quale documenta del resto con evidenza di- ultima stanza del torrione (residuata alla fondazione di m 1,20 di diametro) e, di qui, ri-
dattica, per tempi di molto posteriori, il citato castello della Marmilla o di Lasplassas, al saliva al terrazzo con parapetto sporgente su mensole. Quest’ultimo fu costruito, in so-
margine opposto della conca che guarda dall’alto della collina conica, completamente stituzione di un primitivo terrazzo a transenne lignee, quando il bastione quadrilobato
isolata, che sembra fatta ad arte, tanto è naturalmente perfetta, da una mano gigantesca fu rivestito col rifascio murario (fase c di Su Nuraxi); fig. 14, 1. La torre, conservata oggi
(tavv. I, 1; LVII, 1). Il nuraghe, del tipo polilobato, si compone di una torre antica o per l’altezza massima di m 14,10, si innalzava, quando era integra, fino a m 18,60, per-
primitiva (A), circondata, con addossamento posteriore, da un bastione a quattro torri mettendo un elevato e vasto dominio tutto all’intorno sul piano, sulle colline circostanti
con feritoie (B, C, D, E), che include anche un cortile (F). Il bastione fu rinforzato suc- e sulle pendici fino all’orlo della “giara”. La torre mostra una sagoma svelta e longilinea
cessivamente da un rifascio murario periferico occludente l’ingresso fra B e C e le feritoie che si affina salendo in giri irregolari e discontinui d’aspetto arcaico per la cadenza sul-
delle camere, e fu munito d’un nuovo ingresso sopraelevato da terra, aperto nella cortina l’obliqua dei massi (una sorta di reticolato megalitico) e per i gran vuoti fra i medesimi;
fra C ed E. Il nucleo quadrilobato è contenuto, a sua volta, in un vasto antemurale di l’inclinazione è di 10° (tavv. LXI, LXII, 1, LXIII, 1-2). Le pietre, di basalto e di lava ba-
pianta a esagono irregolare difeso da 7 torri (G, H, M, N, O, P, Q) e provvisto di due saltica, sono tutte di forme poliedriche di grandi e medie dimensioni che diminuisco-
ingressi (i, i); l’antemurale, a Nordest, si articola in un ridotto a tenaglia (L) con altro in- no col salire del paramento verso l’alto: m 1,20 x 0,45; 0,78 x 0,30; 0,77 x 0,73; 0,86
gresso (i) a protezione d’un grande edifizio rotondo (I) destinato a sede del Consiglio x 0,49; 1,00 x 0,26; 0,65 x 0,87. La parete, a parte l’apparenza di primitivismo, è co-
degli Anziani del villaggio: una specie di Curia o Parlamento. L’insieme occupa un’area struita con molta cura e risulta solida sia per il peso dei blocchi che la costituiscono sia
di più di 2000 mq, con la massima espansione, di m 75, sulla linea Nordest-Sudovest per la concatenazione di essi a incastro di spigolo di blocco su interblocco con riempi-
(fra P ed I) x 60 sulla linea normale fra G ed N. La torre antica (A), circolare di m 10 di mento degli spazi per mezzo di scheggiame e terra. Anche il paramento dei vani dell’in-
diametro, ha l’ingresso a Sud, costituito da una porta di m 2,07 d’altezza a sezione legger- terno (celle, anditi, scale etc.) è in opera poliedrica di pietre di minori proporzioni dispo-
mente rastremata in alto, con pietra d’architrave subquadrata alleggerita da un finestrino ste a incastro con tendenza all’ordinamento in filari irregolari. Nelle camere, specie in

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

quella inferiore, è impiegata largamente la malta di fango che fissa meglio le zeppe nei pure le aperture dei vani sopraelevati. Esse sono: il finestrone del primo piano del mastio
giunti e nei piani di posa. La seconda fase costruttiva del nuraghe consta degli elementi e il finestrone dell’andito dell’ingresso rialzato praticato nella cortina di Nordest, tra C
(torri, cortine e cortile) costituenti il corpo quadrilobato (B-F); fig. 9, 4. Quest’ultimo è ed E, a m 7,48 d’altezza dal suolo (tavv. LXI, LXII, 2). Inoltre si hanno: nell’angolo
formato da una figura geometrica romboide con 4 torri agli angoli, di cui le frontali (B, Nordest del cortile l’imbocco basso rastremato introducente nel vano della scala, a ram-
C) e quella ad Ovest (D) chiudono e difendono, insieme al mastio, il cortile F. Le torri pe e ripiani, diretta, entro lo spessore della cortina frontale, allo spalto di Sudovest, con
marginali son disposte in modo che due (B, E) coprono e proteggono in prospetto e di altezza da terra di m 3,06 (tav. LXIII, 2); e, all’angolo opposto di Nordovest, l’imbocco
tergo il torrione A e le altre due (D, C) lo rinfiancano e lo custodiscono lateralmente. Le a luce trapezoidale, di m 1,67 d’altezza, che mette in una celletta “a tholos” di m 4,23 di
cortine, che uniscono le torri, completano la difesa offrendo la sede per gli spalti ed il diametro x 5,20 di elevato, provvista di nicchia e stipetto a muro, da ritenersi destinata a
cammino di ronda all’intorno del mastio che sopravanzava di circa 5 metri il piano del camera da letto (altezza da terra m 3,65; tav. LXIII, 1). Anche queste aperture rompono,
bastione. Quest’ultimo si stende per una superficie di circa 700 mq, con distanze fra cu- modulandola di zone scure, la parete curvilinea del cortile, evitando di cadere sulla verti-
spidi di m 44,50 (B-E) e 30,00 (C-D) e fra cortine di m 18 (sulle cortine fra B-C, D-E) cale delle aperture a piano terra (alternando cioè vuoto a pieno murario) in modo da
e 16,50 (fra B-D e C-E). Lo schema del bastione è quello del quadrilobato rettocurvili- non compromettere la statica del recinto. Sotto il piano del cortile è, infine, scavato il
neo con cuspidi molto prominenti (di tre quarti) sul profilo delle cortine, adatto per il pozzo (P), profondo oltre 20 metri, che attinge a una falda freatica con acqua ancor oggi
tipo di difesa “a punti”. Nel corpo aggiunto si entrava (prima che venisse costruito il ri- abbondante risalente a un livello di più di 4 metri. Il pozzo serviva per i soldati e per la
fascio che ne accecò l’ingresso) per un’apertura nella cortina di Sudest che è la più corta popolazione durante i lunghi assedi, e nei periodi di pace. Dal cortile, attraverso gli an-
per ragioni difensive ed è battuta da una coppia di feritoie per parte dalle torri di fian- diti lunghi da m 16,96 (da F ad E) a 3,70/3,40 (da F a B), strombati e gradualmente
cheggiamento B e C. Costituiva l’ingresso, spostato verso la torre B per maggiore prote- elevantisi col soffitto angolare od ogivale verso lo sfocio delle camere (tav. LXV, 2), si
zione, una porta bassa a sezione trapezoidale (altezza m 1,50) con architrave alleggerita penetra nelle stanze delle torri marginali, tutte, tranne la B (tav. LXIV, 2), con le cu-
da spiraglio (visibile oggi dall’interno dell’andito al cortile). Dietro la porta, il corridoio pole perfettamente conservate (tav. LXV, 1). Con diametri basali ed altezze di volta di
d’accesso, di m 4,30 di lunghezza x 0,88/1,60 di larghezza x 3,80 d’altezza massima (alla m 4,90 x 8,40 (C), 4,70 x 8,40 (B), 4,00 x 7,73 (D), 4,40 x 8,40 (E), le camere si di-
mezzeria discende alle estremità a m 1,89 e 2,80), è custodito da una garetta di guardia stinguono per la presenza di feritoie in doppio ordine, quelle superiori servite in origine
per parte, di pianta rettangolare col muro di fondo arrotondato: altezza m 3,80, larghez- d’un ballatoio di legno accessibile per scale mobili (si son trovati i resti dei travi che so-
za 1,50/1,55, profondità 1,82 (il soffitto è a taglio angolare come quello dell’andito). stenevano il soppalco). Se ne contano nove nell’ordine inferiore per ciascuna torre, tran-
Sempre nel corridoio, il tetto di lastre dà luogo, al filo della porta d’entrata, a un vuoto ne che in E dove sono dieci, mentre di quelle rialzate dal suolo, ad altezza da m 3,37 a
circolare di cm 20 di diametro che dà superiormente nel pavimento della scala a cordo- 4,90, si conservano per intero le otto della cella B, le feritoie delle altre celle essendo sta-
nata aperta entro lo spessore della cortina frontale: si tratta di un foro attraverso il quale te poi murate dall’interno per sicurezza della parete (tav. LXV, 3). Tutte le feritoie sono
passava la robusta corda che serviva per sollevare ed abbassare dall’alto, come una saraci- anche murate ed accecate dalla parte esterna, per mezzo del grande rifascio murario co-
nesca, la pesante lastra lignea della porta mobile che chiudeva dall’interno il varco del- struito successivamente. In origine attraverso queste bocche di illuminazione e di offesa
l’ingresso. Una seconda porta (sistema del dipylon), pur essa rastremata ed architravata, insieme, si sfrecciava sul nemico, a due altezze, per l’intero perimetro delle torri, cercan-
ma senza finestrino di scarico (altezza m 2) mette dall’andito al cortile (tav. LXIII, 4, a do di impedirgli di avvicinarsi (anche con i tiri allo scoperto o dietro il parapetto degli
destra). Il cortile – l’esempio più superbo e meglio conservato di tal genere di spartito spalti) o di colpirlo nel tentativo della scalata. Entro la camera della torre C, a sinistra
nuragico nell’Isola – disegna, visto dall’alto, una cavità architettonica curvilinea di sug- entrando, si osserva anche una celletta rotonda coperta da volta (m 2,60/1,80 di diame-
gestione spettacolare; tavv. LXI, LXIII, 1. Si tratta di uno spazio di mq 56,43 di superfi- tro 3,86 d’altezza), preceduta da un basso portello architravato di m 1,07 di altezza; si
cie, chiuso all’interno da pareti aggettanti che seguono il profilo d’una mezzaluna, aper- può supporre che servisse o per giaciglio o per depositarvi delle armi od altro. Nella ca-
te, all’altezza di m 12 dal piano di calpestio in un arco di lucernario inciso contro la mera E, protetta dal lungo corridoio curvilineo munito d’una garetta di guardia subi-
volta del cielo. Il tutto (giro del mastio, curva del cortile, calotta del cielo) compone una to a sinistra di chi entra dal cortile, è scavato un pozzo, o forse meglio ricettacolo, con
serie di ritmi circolari, di sapore antico, maravigliosamente coerenti: una geometria lon- le pareti a forte aggetto e la bocca recinta da un basso anello murario di rozze pietre,
tana, fuori del tempo, indimenticabile. Nel cortile si aprono, oltre che la porta del ma- di m 2,15 di profondità. Il pozzo fu aperto dopo che le feritoie furono messe in disuso e
stio A, quelle delle torri C, B, D (tav. LXIII, 1-4) per anditi rettilinei diretti, e quella del- quando la camera venne trasformata – come le altre contenute nelle torri marginali – da
la torre E (tav. LXIII, 1), la più remota e difesa, al termine d’un andito o galleria a luogo d’arme in vano d’alloggiamento dei soldati e di deposito. Il bastione quadrilobato,
raggiro del torrione, ricavato lungo la cortina di Nordovest fra D ed E. Le porte, dell’al- prima che venisse rinforzato, si elevava per una altezza presunta di 10 metri, forse cir-
tezza di circa 2 metri, son tutte di bel taglio trapezoidale, con architravi sbozzati senza condato sul terrazzo degli spalti da una balaustra in muratura o in legno. All’esterno i
foro di alleggerimento. Esse ritagliano zone d’ombra e suggeriscono prospettive di reces- muri erano inclinati con pendenza uniforme, mantenuta poi nella grande fodera di con-
so, ritmandosi alternativamente con i massi o pilastri di muri (allargati verso l’alto secondo tenimento in cui si misurano 5o. L’opera muraria, rilevabile in pochi tratti dove è caduto il
il gusto dell’architettura megalitica occidentale) che le separano. Sul cortile si affacciano rifascio (e specie nella torre C dove il paramento si presenta in bella evidenza, tav. LIX, 1),

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

consta, esternamente, di blocchi di basalto di medie proporzioni (mc 0,12, q 3,600 in terrazza d’arme, la complessa manovra difensiva ed offensiva dei numerosi e vari mezzi
media), connessi con tecnica poliedrica. Largo uso di pietre poliedriche (insieme a nu- militari a disposizione (macchine, attrezzi, munizioni etc.). Il coronamento del terrazzo,
merose di forma subquadrata) si osserva pure all’interno, nelle camere (tavv. LXIV, 2, nella sua edizione nuova, constava di una vasta superficie distesa su torri e cortine supe-
LXV, 1-3) e nel cortile (tavv. LXI, LXII, 2, LXIII, 1-4) dove però il gusto arcaico della rata di 5 metri dal mastio, recinta da un parapetto a sbalzo – più in muratura che in le-
struttura poliedrica fa già delle evidenti e larghe concessioni alla disposizione delle pietre gno – sospeso su grandi mensole, del peso medio di 13 q, inserite in opera nella struttu-
in filari sia pure irregolari e discontinui. Al di fuori, poi, le pareti alte della muratura ra terminale del bastione inclinato (fig. 14, 1; tav. LXXVI, 3). Il ballatoio, da supporsi
mutavano tecnica, venendosi a sovrapporre, a contatto diretto e con stacco deciso, sulle col pavimento perforato tra mensola e mensola da buchi per farvi cadere i proiettili –
strutture poliedrico-subquadrate di torri e cortine, strutture isodome vere e proprie con grosse palle di pietra del peso di kg. 5,5, ritrovate alla base dei muri durante gli scavi
conci squadrati a scalpello. Queste strutture finite sono ben visibili nelle torri C (tav. (tav. LXXVI, 4) –, sporgeva appunto per fungere da piombatoio, riguadagnandosi con
LX, 2) e B e nella cortina fra B e D. La combinazione, non nuova, di isodomo (alla sco- lo sbalzo la verticale di tiro deviata dalla pendenza obliqua del paramento. Questo del
po di ottenere una parete liscia difficile a scalarsi) su poliedrico-subquadrato verrà con- piombatoio costituisce il ritrovato di maggior rilievo e importanza, introdottosi, come
servata nella muraglia del rifascio. È, questa del rifascio, una caratteristica rivoluzionaria elemento di rottura, nella tecnica difensiva tradizionale che, tuttavia, continua ad essere
del nuraghe di Barùmini, non tanto perché siano altrove ignoti esempi di consolida- usata in alcune parti sia del nucleo bastionato sia soprattutto dell’antemurale che lo cir-
mento di strutture antiche attraverso cinture di muri costruiti successivamente, quanto conda più all’esterno. L’esempio di Barùmini è il primo documento certo di piomba-
per la grandiosità della fodera e per i risultati nuovi, di ordine architettonico e militare, toio, di monumentale imponenza, nell’architettura militare dell’antico Mediterraneo. Il
che la sua applicazione ebbe a portare nei sistemi tradizionali dell’arte del costruire e del- rifascio (opera costruita per consolidare il vecchio fabbricato che aveva ceduto per slitta-
la fortificazione. La grande camicia muraria avvolge tutto il perimetro del vecchio ba- mento del terreno di base e insieme per fortificare, inspessendole, le muraglie del bastio-
stione ispessendolo fino a 5 metri (dai 2 precedenti) e lo sopravanza in altezza passando ne soggette alla minaccia dell’urto degli “arieti criofori” già allora usati) si eleva fino a m
dai 10 ai 14 metri (tavv. LVIII, 1-2; LIX, 1-4). Il rifascio ostruisce l’antico ingresso basa- 14, eretto in tecnica subquadrata a file orizzontali abbastanza regolari di grosse pietre ba-
le nella cortina fra B e C e tutte le feritoie delle quattro torri marginali e chiude, in defi- saltiche di mc 0,57 e peso di 17 q. Come nell’antico bastione, la parte più alta della pa-
nitiva, la fortezza primitiva in un ridotto formidabile – senza scampo – penetrabile sol- rete, dove si inseriva il rilievo delle mensole, formava un paramento liscio di bei conci
tanto attraverso una porta rialzata da terra m 6,70, aperta nella cortina a monte, la più rifiniti a scalpello, contemperando la ragione estetica d’una tersa e perfetta muratura
nascosta, fra C ed E (tav. LX, 1-2). La sua costruzione portò a restaurare alcune parti fa- isodoma con la funzione di render più difficoltosa la salita. Il rifascio segna la terza fase
tiscenti del vecchio edifizio (murature terminali del mastio e del cortile che vennero ri- costruttiva della fortezza. Intorno al bastione quadrilobato rinforzato si svolgeva l’ante-
fatte in opera subquadrata a filari di ordinata disposizione orizzontale, tav. LXI, LXII, murale. Esso consiste in un’ampia cinta di 7 torri (G, H, M, N, O, P, Q) unite da corti-
2), a rinnovarne altre totalmente (cortina di Nordest, tav. LIX, 1), a mutare l’intera fi- ne rettilinee con due ingressi: uno, il principale, a Estsudest verso il villaggio, in angolo
sionomia del castello nuragico. Con una scala mobile, di legno o di corda, si saliva al- fra G ed H (tav. LXVI, 1) e l’altro, secondario, sul balzo roccioso di Ovest, in angolo fra
l’apertura dell’ingresso rialzato nella cortina di Nordest (tav. LX, 1-2). Questo ingresso è O e P (tav. LXVI, 2). La cinta eptagona a Nordest si espande nel recinto o ridotto trian-
di luce rettangolare (m 0,85 di larghezza x 1,53 d’altezza), con architrave squadrato e ri- golare L, con ingresso diretto dall’esterno i (tav. LXXI, 2). Le torri dell’antemurale sono
lievo su uno stipite che fungeva da battente d’una porta lignea chiudibile dall’interno. disposte in modo da corrispondere alternatamente, tranne che a Sudovest, alle torri e alle
Dietro la porta, allargandosi alla mezzeria, si sviluppa l’andito che, all’estremo opposto, cortine del bastione e, come le torri interne, sporgono di tre quarti dal filo murario delle
mette al finestrone rilevato sul cortile, situato, quest’ultimo, all’altezza della soglia del fi- cortine, se si eccettuino O ed M le quali, costruite prima delle altre a rinforzo d’una pre-
nestrone del primo piano del mastio, con cui comunicava per mezzo d’un ballatoio di cedente lizza più interna a cui appartiene anche una terza torre fra B e C (non segnata in
legno (tav. LXI, tav. LXII, 2). Sui lati dell’andito, delle aperture disimpegnano la salita ai pianta), furono, poi, incorporate nel nuovo e più esterno “proteichisma” (tavv. LXVIII,
settori di Est e di Nord del terrazzo. In particolare, a destra dell’andito, un ramo di scala 1-4, LXIX, 1-3). Torri e cortine dell’antemurale battono, dagli spalti e dalle feritoie, la
a corso rettilineo, erto nei suoi 17 gradini contenuti in un vano a sezione angolare, sfo- campagna ma guardano anche (specie in O e in M dove le feritoie si aprono oltre che al-
cia sull’alto della cortina di Nordest presso la torre E. Nella parete di sinistra, poi, l’andi- l’esterno – come nelle altre torri – all’interno) verso gli spazi più o meno ravvicinati (più
to dà luogo ad un imbocco, rialzato sul pavimento di m 3,30, accessibile con scala mo- fra le torri, meno fra torre e cortina) compresi fra la lizza ed il bastione interiore. Questi
bile, dietro cui un breve corridoio – a taglio angolare come quello dell’andito – immette spazi (tav. LXVIII, 2), al riparo dietro le alte muraglie fortificate, accoglievano, durante
in una cella di m 2,14 di diametro, ridotta ora al giro di fondazione, sovrapposta al sof- l’assedio, le persone inabili (donne, vecchi e bambini) e le provvigioni (bestiame ed al-
fitto ogivato della camera inferiore della torre C. Un’altra cella sovrastava la volta della tro) che non trovassero posto nei locali di deposito del castello retrostante. Alle camere
camera terrena della torre B, in simmetria e in corrispondenza alla prima, mentre su E e delle torri della lizza si accede per brevi anditi di taglio angolare in M (tav. LXIX, 3) e O
D sopravanzava la massa piena dello spalto, accessibile sia per le aperture dell’andito so- (tav. LXVIII, 4) – le torri antiche –, trapezoidale con soffitto a piattabanda in G, H, N e
praelevato sia per la scala risalente dal cortile. Si disimpegnava in tal modo, per vie di- forse anche in P, Q ora distrutte (torri recenti). Gli anditi si aprono tutti verso l’interno
verse distribuite razionalmente in maniera da non incontrarsi e da sfociare tutte nell’alta del recinto in modo da esser visti e difesi dagli spalti del bastione. Al terrazzo delle torri

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della lizza si accedeva attraverso il cammino di ronda delle cortine raggiungibili per mez- contro l’ingresso, coperta in origine a tetto conico di legno e stramaglia elevato su un
zo di scalette in muratura addossate alle cortine stesse (si vedono resti di tali scalette fra grosso palo al centro. Costruita con grandi blocchi poliedrici alla base, su cui più tardi
G ed H e fra N ed O). Torri e cortine sono munite di feritoie, nelle torri in doppio ordi- fu innalzato un paramento a blocchi subquadrati di evidente restauro, la capanna resti-
ne secondo il sistema osservato nelle camere delle torri B, C, D, E (tavv. LXVII, 1-2, tuì, durante lo scavo, presso alla nicchia di fondo, elementi rituali (fra l’altro una colon-
LXVIII, 3, LXIX, 1-2, LXX, 1-2), nelle cortine nel solo ordine basale, in numero di due nina betilica raffigurante una torre di nuraghe con terrazzino su mensole, tav. LXXVI,
situate alle estremità presso le torri, tranne che nella cortina dell’ingresso principale (fra 1), da cui si desume che la seduta politico-amministrativa era preceduta da una funzione
G ed H) dove si hanno tre feritoie: una in angolo con G e due aperte, una per parte del- religiosa e che la costruzione aveva carattere pubblico, civile e cultuale insieme. Il nura-
la porta i a difenderla dall’offesa con tiro frontale a cui si aggiungeva la battuta laterale ghe, ed il villaggio all’intorno (tavv. LVII, 1, LXXII, LXXIII, 1), sono stati fatti oggetto
della feritoia della torre H a colpi incrociati (tav. LXVI, 3). Quanto alle feritoie delle tor- di scavi regolari dal 1951 al 1956. Mastio, bastione e antemurale hanno restituito nu-
ri è da osservarsi che il loro numero è maggiore in quelle antiche (dieci basali per ciascu- merosi e significativi elementi culturali. Si sono avute armi e utensili di pietra, come
na in M ed O: una di O con battuta all’interno dell’ingresso i), minore nelle recenti proiettili e truogoli, armi e strumenti di bronzo (pugnali, accette, scalpelli etc.), una
(cinque basali), il che indica, se non lo scadimento, la diminuita importanza del sistema grande quantità di stoviglie d’impasto di varia forma e tecnica, per lo più liscie ma an-
di offesa tradizionale a bocche d’arco, e l’aggiuntasi preoccupazione, in seguito al ritro- che decorate con stile geometrico, fuseruole fittili ed elementi di collana in avorio etc.
vato degli “arieti criofori”, di non indebolire le strutture di urto col forarle eccessivamen- Dappertutto si osservarono segni copiosi di focolari e di resti di pasto (ossa d’animali,
te. Le torri hanno diametri esterni di m 8,40 e 8,36 e interni di m 4,40 e 4,10 le antiche valve di molluschi). Nel complesso si sono avuti documenti di vita militare e domestica.
(M e O) e le recenti di m 8 e 4,05 (G), 7,53 e 3,67 (N), 7,45 e 3,80 (H), da cui si rica- Dall’esame delle strutture e dei materiali si è ricavata la seguente successione costruttiva
va la maggiore ampiezza delle prime, spiegabile con l’esigenza di offrire più parete per e cronologica della fortezza:
l’apertura delle numerose feritoie. Le altezze residue vanno da m 4,60 (M) a 3,43 (H), fase a (nuragico arcaico): mastio (1200-IX secolo a.C.);
mentre in origine si devono supporre elevati di spalto di m 10 circa, con camere di m fase b (nuragico I inferiore): bastione antico senza rifascio, circondato dal primitivo
8/9. Le cortine variano in lunghezza da m 19,85 a 13,35 (media normale di m 16), con antemurale con torri M ed O (IX-VIII secolo a.C.);
altezza residua di m 4 in media e spessore basale di m 2, leggermente ristretto verso l’al- fase c (nuragico I superiore): bastione con rifascio e antemurale nuovo con torri G,
to: in antico raggiungevano altezza di spalto di m 10, a livello del terrazzo delle torri. H, N, P, Q e ridotto L (VIII-VI secolo a.C.).
Negli ingressi architravati e piattabandati si misurano luci di m 1,06 di larghezza x 2 di La fortezza fu presa e in parte distrutta dai Cartaginesi alla fine del VI secolo a.C.
altezza nel principale (tav. LXVI, 1) e di m 0,95 x 1,60 nel secondario (tav. LXVI, 2). Parallelo allo sviluppo del forte è quello del villaggio circostante di cui avanzano una
L’opera muraria della lizza, sia all’esterno sia all’interno, è del tipo subquadrato, con or- cinquantina di capanne ridotte alla fondazione, costruite con grosse pietre basaltiche.
dinamento a filari. I blocchi del paramento esterno hanno volume medio di 0,23 mc e Sono nella massima parte circolari (tav. LXXIII, 2-3), ma se ne hanno alcune ellitti-
peso di 6,9 q; minori le pietre dei paramenti dei vani di mc 0,076 e q 2,28. Il ridotto L che più antiche, riferite quest’ultime alla fase b. Il maggior numero è, però, dei tempi
è compreso entro una tanaglia di mura poderose che, girando intorno alla grande co- della fase c. Un’enorme congerie di materiali archeologici di varia materia ed età, ri-
struzione circolare I, la includono proteggendola entro il munito perimetro, saldandosi, trovata talvolta stratificata regolarmente, è stata offerta dallo scavo delle abitazioni.
alle due estremità, alle torri H ed M. Una porta larga, a strombo, di cui resta soltanto la Dopo la distruzione della fortezza, cioè dopo il VI secolo a.C., il nuraghe fu ancora
spalla destra (larghezza m 1,50), si apre al centro del ramo frontale tra H ed I; era sor- frequentato e vi si depositò un nuovo livello archeologico di tempi punico-ellenistici
montato da un architrave di m 2 x 0,45 x 0,30 giacente ora al piede della muraglia al- con materiali del tempo. Da ultimo, in età romana, la parte superiore del cortile e
l’esterno (tav. LXXI, 1-2). Lo spazio era protetto dalle torri H ed M, con tiri dall’alto e l’andito dell’ingresso sopraelevato, essendosi progressivamente coperti di macerie di-
dalle feritoie (tav. LXX, 3). Superato e occupato il ridotto, restava sempre la possibilità ventando inabitabili, furono trasformati in tomba. Parimenti, all’esterno della fortezza
di chiudere la porta i del recinto L, e continuare la difesa al riparo della lizza fra M H e ed anche negli spazi fra la lizza ed il bastione, a cominciare dal V secolo a.C., sui ru-
C. Il ridotto misura m 8,25 in senso Nordest-sudovest e m 8,55 in senso Sudest-nord- deri dell’antico villaggio delle fasi b e c o sugli strati di terreno culturale corrisponden-
ovest. Conservato per l’altezza massima di m 1,45, con spessore di muro di m 1,90 (allo ti, fu costruito un nuovo villaggio di fisionomia completamente differente dal primiti-
svettamento), ha le strutture costituite da grossi macigni di basalto, poliedrici, del peso vo sia nel tipo della casa – a perimetro circolare concentrico a un atrio in cui si
da 10 a 15 quintali, messi per piatto e anche piantati a coltello con gusto “ortostatico”: irraggiano i vani destinati ad usi differenti – tipo del II millennio a.C. persistente in
misure di massi di m 1,40 x 0,67 x 0,45; 1,10 x 0,90 x 0,35; 1,15 x 0,85; 1,00 x 1,10 x età storica (tav. LXXII, tav. LXXIII, 1), sia nella tecnica delle strutture murarie a pic-
0,40; 0,95 x 1,10 x 0,50. Dentro il recinto megalitico, alla destra dell’ingresso in fondo, coli elementi cementati con malta di fango (tav. LIX, 2), sia nei particolari accessori
sta la “Curia” o “Sala del Consiglio” I, per l’assemblea degli Anziani del villaggio, presie- di grande interesse etnografico: pozzi (tav. LXXIII, 4), forni (tavv. LXXIV, 1, LXXV,
duta dal re la cui sede e la cui dimora erano nell’interno del castello (tav. LXXII). Si tratta 2), focolari (tav. LXXV, 3), piccoli vani rotondi con sedile intorno a un bacile di pie-
di una grande capanna circolare del diametro esterno di m 10,20 e interno di m 7,20/6,90, tra (tav. LXXIV, 2-4), ambienti per attività artigianali (confezioni di oggetti di pietra)
con un sedile alla base della parete che lascia vedere stipi e una nicchia maggiore nel muro o piccole industrie private (confezione dell’olio del lentischio, tav. LXXV, 1). Questo

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villaggio, dalle viuzze strette e tortuose (tav. LXXIII, 1-2), corrispondente alla fase d Baldacci, “Alcune considerazioni geografiche” cit., 1959, II, pp. 38-40; G. Lilliu-Biancofiore, “Primi sca-
(nuragico II), durò dal V al III secolo a.C. Di età storica, ma di costume indigeno, il vi” cit., in Annali, XXVII, 1959, p. 35; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 169, fig. 41, 17, p. 184, nota 103;
suo fondo culturale restò sempre nuragico. Riutilizzando in parte le abitazioni del se- “Primi scavi” cit., 1960, p. 63; “I nuraghi”, in Il Progresso dell’Isola, 1960, pp. 25 s., 28-31; Almagro, Pre-
historia cit., 1960, p. 653 s., fig. 720; A. Maiuri, “Arte e Civiltà” cit., 1960, p. 25, tav. 17, 57; Rittatore e
condo villaggio e in parte ricostruendo sopra i suoi ruderi, si venne costituendo, da
altri, “L’Italia storica”, in Conosci l’Italia, V (Touring Club d’italia), Milano 1961, p. 22, tav. 4, 10.
ultimo, in una fase e, il terzo villaggio. Di tempi ellenistici-romani che si arrestano alla
fine della Repubblica, i resti archeologici di questo villaggio indicano un modo di vi-
Figura 10, 3: nuraghe S’ORKU o SA DOMU ’E S’ORKU (ORTU)-Domusnòvas (Ca-
vere materiale che risente ormai dell’influenza di civiltà esterne (oggetti, specialmente
gliari); tavv. LXXVII-LXXIX; cartina B, 107.
ceramici, d’importazione punica, italiota e romana). I morti della fortezza e del coevo
Il nuraghe sorge a poca distanza ad Ovest dell’abitato moderno di Domusnòvas, su un
villaggio erano deposti in una tomba monumentale, del tipo “dei giganti”, fuori del
lieve ripiano intervallivo, alle falde Sudest del Monte Mannu (tav. LXXVII, 1). Domina
perimetro dell’abitato, forse nel piano di Mitza ’e Pòddini, a Estsudest del centro di
la valle, che scende dalle montagne calcari ricche di caverne e di acque e si apre, in un
vita della piccola capitale nuragica: residuano la stele e due betili della tomba, visibili
paesaggio fresco di pascoli, verso Occidente, sulla piana, ridente di coltivi, del Cixèrri;
a sinistra di chi entra nel recinto degli scavi. Il cimitero del villaggio punico-romano si
lontano, a Sudsudest, il castello medievale di Gioiosaguardia e i rilievi di Villamassargia.
è trovato a poca distanza, nella stessa direzione della sepoltura antica.
A 150 metri a Sudest del forte, una sorgente. Il nuraghe è di tipo complesso, costituito
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, II, 1834, p. 167; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 104;
da una torre antica (A) circondata da un bastione di figura irregolare (B, D, C) conte-
Spano, Bull. arch. sardo, VIII, p. 171; Memoria, 1854, p. 18, nota 3; Memoria, 1867, p. 24; Scop. arch.,
1886, p. 29; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XVIII, 1907, col. 54; E.E.M. (prov. di Cagliari), p. 85; G. nente un cortile (E), e, più all’esterno, munita da una lizza con 5 torri (L, N, F, G, H) e
Lilliu, St.S., III (2), 1938, p. 150, figg. 2-4; Not. di Scavi, 1940, p. 245; Bull. Paletn. It., V-VI, 1941-42, spazi interni (M, I). La torre A, tondeggiante del diametro di m 8,40/8,80 (allo svetta-
p. 158, nota 3; St. Etr., 1944, p. 367, nota 185; Not. di Scavi, 1946, p. 175 ss., fig. 1; St.S., 1947, p. 324; mento), presenta l’ingresso a Sud, architravato (m 1,60 x 0,47 x 0,90), in gran parte in-
St.S., VIII, 1948, p. 62; M. Varsi, ibidem, p. 368 s.; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 396 ss., tav. III, 4-5; terrato tanto che vi si penetra strisciando. Dietro la porta, larga m 1 circa, l’andito, di 2
St.S., X-XI, 1952, pp. 95-98, 100-106, 110-113, 119, figg. 7-9, tavv. V-VII; E. Contu, ibidem, p. 149; m di lunghezza, con pareti aggettanti coperte da due grandi lastroni che determinano
G. Lilliu, in Il Quotidiano Sardo, 3 maggio 1932, n. 106, p. 3; G. Lilliu, in Corriere dell’Isola, Sàssari, 7 un solaio orizzontale di m 0,65 di larghezza (tav. LXXIX, 2) riceve, sulla destra, l’apertu-
maggio 1952, p. 3; P. Mingazzini, St. Etr., XXII, 1952-53, pp. 369-374, 378 s., figg. 1-6; G. Lilliu, “I
ra (di m 0,60 di larghezza) della scala a spirale, ostruita nel suo corso da sinistra a destra
Nuraghi”, in Le Vie d’Italia, ott. 1953, p. 1291 ss., figg. ivi; G. Lilliu, in Il Quotidiano Sardo, 18 ott.
1953, p. 3; Annali, 1953, XXI, parte I, pp. 60, 83 s., 87 s., 90, 92; Zervos, Civilisation cit., 1954, pp. 96- e riapparente, con un vano a muri inclinati, di m 0,60/0,70 di larghezza, nella parte alta
100, 104, figg. 81-91; Attraverso l’Italia, vol. XX (Touring), 1954, p. 78, figg. 129-130; G. Pesce, Bronzes della torre, verso il tratto di Nord. L’andito sfocia nella camera con una porta a sezione
préhistoriques de Sardaigne, Bruxelles 1954, p. 7; Prähistorische Bronzen aus Sardinien, Zürich 1954, p. 15; trapezoidale, provvista d’architrave con spiraglio di scarico di m 0,25 x 0,18 (tav.
Praehistorische Bronsplastiek uit Sardinië, ’s-Gravenhage 1954, p. 4 s.; Statuette nuragiche, Milano 1955, p. LXXIX, 1). La camera, di pianta ellittica, di m 3,80 x 2,40 di diametro, si conserva per
4; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, II, 1955, pp. 137 s., 143-469, figg. 3-16, tavv. XI-LXXX; G. Lilliu, in L’Illu- l’altezza di m 5, misurata dal piano del colmaticcio; il tetto è sfondato, con apertura di
strazione Italiana cit., 1955, p. 97 ss.; Boll. Bibliogr. cit., I, sett. 1955, p. 5; Serra, Mal di Sardegna, 1955, m 2 x 1,80. Nella parete destra del vano si osservano le tracce di due aperture, distanti
pp. 127-130, 263; G. Lilliu, in Realtà Nuova cit., XXI, sett. 1956, p. 830; Sculture della Sardegna
nuragica, 1956, p. 29 s., 53 n. 51; R. Carta Raspi, Il volto della Sardegna, 1956, pp. 19, 51, 58; E. Putzulu,
fra di loro 1 metro. Quella più vicina all’andito d’ingresso, che è ben visibile nella parte
in Mollier, Sardinia, 1956, pp. 23 bis e 31 bis, figg. 24-26; F. Hayward e J. Imbert, Sardaigne, terre de lu- superiore, mostra sezione trapezoidale con pietra d’architrave (m 1,55 d’altezza evidente
mière, Paris 1956, p. 48; J. Job, Sardinien, 1956, pp. 120-122, tav. a p. 137, p. 199; E. Contu, Bull. di x 0,80 di larghezza sotto l’architrave); l’altra apertura, quasi sul fondo, è pressoché na-
Paletn. It., X, vol. 65, 1956, p. 175 ss.; M. Riccardi, “L’escursione in Sardegna della Società geografica ita- scosta, obliterata dalle macerie. Le aperture danno a cellette sussidiarie della camera. La
liana (1-7 maggio 1956)”, in Boll. d. l. Società Geogr. Italiana, giugno-agosto 1956, Roma 1956, pp. 39, torre si eleva per l’altezza massima residua di m 4,50, rilevata alla tangenza del muro con
56, tav. fra p. 32 e 33; C. Nierstrasz e L. Claus, Sardaigne, Horizons de France, Paris 1957, pp. 8, 132; V. quello del braccio destro del cortile; lo spessore (allo svettamento) varia fra m 4,80 e 2.
Mossa, Architettura domestica cit., 1957, p. 40, fig. 7; A. Borio, Sardaigne, 1957, p. 21, figg. 4, 8, 18, p.
L’opera muraria è del tipo poliedrico, con tendenza delle pietre a disporsi su file oblique,
146 s.; G.F. Ackermann, Reiseland von morgen cit., 1957, pp. 8, 10, 18, 38, 51, fig. 2, tav. 10; G. Lilliu,
St.S., XIV-XV, I, 1958, pp. 248, 278; “Barùmini”, in Enciclopedia dell’Arte antica classica e orientale, Ro- sì da offrire l’aspetto d’un apparecchio a “reticolato megalitico” (come nella torre antica
ma 1958, I, A-BAR, pp. 982-984, figg. 1239-1242; “A thousand years of prehistoric Sardinia: the Nura- di Barùmini). Si hanno blocchi di medie dimensioni: m 0,60 x 0,42; 0,47 x 0,38; 0,60
ghe of Barùmini and its village”, in The illustrated London News, London march 8, 1958, pp. 388-391, x 0,50; 0,67 x 0,41. Nell’interno della camera sono usate pietre di proporzioni varie: grosse
figg. 1-19; G. Lilliu, in Archeologia Classica, X, 1958, p. 192; Serra, Sardegna quasi un Continente, 1958, alla base, e medie e piccole al disopra della linea degli architravi delle cellette. Le forme so-
pp. 7, 88, 92, figg. 2, 10-13; C. Puxeddu, St.S., XIV-XV, I, 1953, p. 18; Atzeni, ibidem, p. 86, nota 33, p. no per lo più poliedriche e la disposizione segue quella del filare per quanto discontinuo,
97 s.; E. Contu, ibidem, pp. 145, 147, 149, 152, 155, 176 s., 180, 182, 184 s., 187; A. W. Van Buren, con impiego di molto scheggiame negli interstizi fra i blocchi. In genere l’aspetto dei para-
“News Letter from Rome”, in American Journal of Archaeology, 62, n. 4, oct. 1958, p. 426 s., pl. 118, figg.
27-28 e pl. 119, figg. 24-26, 29-31; G. Lilliu, “Trulla «cupola» in Sardegna”, in Arch. stor. sardo, XXVI,
menti, sia di quello esterno sia di quello interno, è rozzo, dovuto anche alla qualità della
1959, p. 512; G. Lilliu, in Antiquity, XXXIII, n. 129, 1959, pp. 33, 35-38, pl. VII c e VIII; “The proto- pietra adoperata, il calcare paleozoico, che mal si presta alla lavorazione.
castles” cit., in Scientific american, dec. 1959, pp. 62, 67 s.; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., in Riv. Il mastio è cinto da un bastione esagonoide, di m 17 di lunghezza (in senso Nord-sud) x
Sc. Preist., XIV, 1-4, 1959, pp. 99, 105 s., 112, 115 s.; R. Pracchi, “Contributo” cit., 1959, pp. 39, 57; 12,40 di larghezza (in senso Est-ovest), con spessore variante da m 4,60 (sulle linee di B

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

e C) a 0,40/0,60 nei lati di Nordest e Nordovest. Il bastione stringe il mastio da Nord Nord della camera munito di 4 feritoie e la parete destra ampliata da una celletta semi-
prolungandosi in una prominenza a dente e al Sud (cioè sulla fronte del nuraghe) si al- circolare di m 1,40 x 0,80 di profondità. L’andito, a sezione angolare e la camera a taglio
larga per far posto all’insieme del cortile E, delle cellette B, C, della torre D. L’insieme si ogivale, si conservano per l’altezza massima residua di m 3, misurata sul colmaticcio. Il
presenta di bella simmetria geometrica e razionalmente concepito in funzione difensiva grande spazio della “corte” I, è servito da un unico ingresso, ricavato nell’ampio arco di
del mastio, con la torre D, prominente, sulla mezzeria, in asse e a copertura del cortile E cerchio fra H e C, volto al Nordest. La porta, architravata, di m 0,80 di larghezza x 0,93
sul prospetto, mentre i fianchi dello stesso cortile sono protetti dai robusti muri conte- d’altezza residua, a profilo rettangolare appena ristretto in alto, mette nell’andito strom-
nenti le cellette B e C coi rispettivi anditi d’accesso. Due ingressi (supposto quello di sini- bato (da m 0,80 a 1,20 di larghezza), lungo m 2,30, coperto da tre lastroni di piattaban-
stra), di m 0,80 circa di larghezza, introducono, non direttamente, ma attraverso l’estre- da che formano un solaio orizzontale, di m 2,20 x 0,80 x 0,55; 1,55 x 0,60 x 0,48; 1,52
mità degli anditi di B e C, in E. Essi fiancheggiano la torre D, di m 4 e 2 di diametro x 0,75 x 0,46. La “corte” è divisa in 3 settori, fra loro comunicanti, segnati dal restringi-
rispettivamente di esterno e di camera, e ne sono difesi. L’ingresso di destra, aperto in mento degli spazi in corrispondenza al rilievo interno del perimetro delle torri della liz-
un tratto rettilineo del perimetro del bastione di m 4,40 di lunghezza, riceve, sulla de- za. I settori si articolano, in gradazione sempre maggiore di ampiezza, fra N ed F, F e G
stra, l’andito curvilineo di C, di m 0,90 di larghezza con pareti aggettanti ad angolo acu- e in I dove lo spazio si estende in una vasta curva. L’insieme degli spazi costituisce una
to (tav. LXXVII, 3); dietro l’andito s’incurva la celletta C, di m 2,90 x 2,20 di diametro rilevante area scoperta in cui trovavano protezione e rifugio temporaneo uomini, bestie
e di m 4,50 d’altezza residua, a profilo ogivale stretto e allungato. Non si danno misure e cose strette dall’assedio. Il grande cortile I è difeso dalle 4 torri N, F, G, H, tutte spor-
dell’ingresso di sinistra né del corpo costruttivo includente B, il tutto non visibile, ma genti per metà del perimetro dal filo murario delle cortine. Le torri F, G, H, fronteg-
supposto per simmetria con C. Il cortile E, di piano a tronco di ellissi di m 4,40 x 2,20, gianti il prospetto del bastione, sono circolari, del diametro di m 4,60, ciascuna conte-
si eleva sin a m 4,50 alla tangenza del braccio sinistro col mastio, per il resto è molto di- nente una celletta del diametro presuntivo di m 2 (allo svettamento). La torre N,
roccato, specie sulla parte frontale che era più esposta all’offesa. Il bastione si presenta rotonda nel giro di muro esterno, nella parte interna disegna un braccio a gomito, con
abbastanza ben conservato nel lato di Estnordest, dove raggiunge l’altezza attuale di m 7 cui viene separato lo spazio M dalla corte I. Un andito, allargato al di fuori (0,60/1,60
(tav. LXXVIII); la parete è qui tutta in evidenza, non essendo coperta, come nel resto di larghezza), con una nicchia-garetta semicircolare, sulla destra, di m 1,60 x 1 di pro-
del perimetro, dall’antemurale. L’opera muraria è di tipo poliedrico mediolitico, con dis- fondità, col soffitto a sezione trapezoidale, introduce alla camera N: questa è di pianta
posizione confusa e irregolare di massi che compongono un paramento “ad agglomera- ellittica, di m 2,60 x 2,20, scoperchiata come, del resto, tutte le camere delle torri della
to” di apparenza arcaica. Questo tipo di muratura, presente anche nelle pareti del corti- lizza. L’opera muraria dell’antemurale è nettamente diversa da quella del mastio e del ba-
le, ricalca quello del mastio, per quanto si debba ritenere più tardivo, considerato l’ovvio stione. Sono usati dei grossi blocchi di calcare, subquadrati e poliedrici, disposti in file
addossamento. Sull’aspetto rozzo e primitivo dell’apparecchio ha influito, come nella orizzontali a corsi ben differenziati, di m 1,60 x 0,70 d’altezza, 1,65 x 0,80; 1,15 x 0,75;
torre A, la qualità della pietra che è lo stesso calcare paleozoico. Tranne che nel lato di 0,90 x 0,85; 2,10 x 1,20; 1,90 x 0,85 (misure prese nel giro esterno di I fra l’ingresso e
Estnordest, il bastione è circondato da una lizza, con 5 torri (L, N, F, G, H) e due corti H). Le torri sono conservate per l’altezza residua da m 3,70 (L) a 2 (G), su 3 o 4 file, le
d’arme (M ed I), amplissima I. M ed I formano due ridotti distinti, non comunicanti, cortine variano da un’altezza residua di m 3 su 6 file (fra N e F) a 0,70 su 1 fila (fra C ed
ciascuno con ingressi indipendenti, costrutti con l’intento di attrarre il nemico per bat- H). L’interno degli spazi M ed I è ingombro di macerie cadute dai muri delle torri e del-
terlo separatamente. Il ridotto M protegge il lato Nordovest del bastione, l’ampio spazio le cortine spessi m 1,40/1,60. Di fronte all’ingresso di I si disegna la base d’una costru-
di I offre riparo e protezione per tutto l’arco da Ovest ad Est, cioè sullo sviluppo frontale zione curvilinea, di cui si segue il giro per tre quarti. Un’altra costruzione rotonda, del
del forte, che era il più insidiato e il più debole per effetto delle aperture d’accesso al ba- diametro di m 9,50 con muro spesso m 1,70, ridotta allo zoccolo, si osserva all’esterno
luardo interno. Di qui il moltiplicarsi delle torri a cortine ravvicinate (F, G, H) in corri- davanti alla cortina fra G ed H. In quest’ultima si riconosce una capanna d’abitazione,
spondenza al sistema B-ED-C dove si articolano le porte d’ingresso e i vani retrostanti facente parte d’un piccolo centro di vita da supporsi intorno al nuraghe. Tardivo sembra
(tav. LXXVII, 2-4). Nello spazio M, di pianta cuoriforme di circa 20 mq di superficie, il recinto, diviso a settori, che racchiude una vasta area sul terreno declive a Sud della
introducono due ingressi: uno, rivolto ad Est, fra la torre L ed il dente del bastione, e fortezza, usato per tenervi bestie al riparo. Il permanere di genti protostoriche nelle adia-
l’altro, rivolto ad Ovest, fra L ed N. Il primo, di m 0,80 di larghezza x 2,60 d’altezza al- cenze del nuraghe, è provato anche dai resti culturali: schegge d’ossidiana e frammenti
l’architrave interno, dal soffitto piano di grossi lastroni elevantesi verso il cortile (tav. di ceramiche d’impasto di età nuragica progredita. Non vi sono elementi per stabilire la
LXXIX, 3-4), e protetto, sulla destra, da uno sperone di muro proteso dal paramento successione cronologica assoluta delle varie parti del fortilizio; ma è evidente che mastio,
della torre L, e battuto da una feritoia aperta nello stesso muro. Il secondo ingresso, che bastione e lizza si sono venuti costituendo in tre periodi diversi. Riferisco, per ipotesi, al
occupa la prominenza della cortina curvilinea fra L ed N, strombato dall’esterno all’inter- II millennio il mastio e al I millennio (prima metà) bastione ed antemurale.
no (da m 0,60 a 2 di larghezza evidente), presenta il fianco sinistro interrotto dall’apertu- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, VI, 1840, p. 207; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 91 ss.,
ra d’un corridoio di m 5 di lunghezza che immette dentro la camera di L. Quest’ultima tav. XIV; Angius, in Casalis, Dizionario, 1843, p. 711; J.F. Neigebaur, Die Insel cit., 1855, p. 293; A. La-
torre, di m 5,20 e 2,80 di diametro esterno e interno, si apre verso lo spazio M con un marmora, Itinéraire, I, 1860, p. 320; Spano, Mnemosine sarda cit., 1864, tav. VI, 10; Memoria, 1867, pp.
andito a strombatura di m 1,40 di lunghezza x 0,60/0,80 di larghezza; e presenta il giro 26, 71; G. Cara, Considerazioni cit., 1876, tav. II, 3; Ch. Maclagan, Chips from old stones by the Autor of

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

«Hill Forts and stone circles of ancient Scotland», 1881, p. 6; E. Pais, “La Sardegna prima” cit., 1881, p. 287, può ricostruire una torre con tre camere sovrapposte coperte a cupola e terminante in
289, tav. II, 6, III, 5; E. Roissard De Bellet, La Sardaigne cit., 1884, pp. 105, 108; Baux et Gouin, “Essai un terrazzo (come a Barùmini, Losa, Santu Antìne etc.). Il paramento del mastio emer-
sur les Nuragues” cit., 1884, p. 192; E. Reclus, Nouvelle Géographie, p. 592; Perrot-Chipiez, Hist. de l’Art ge di m 2,30 (a Sudest) sul piano di svettamento del bastione pentalobato, su 9 file re-
cit., IV, 1887, pp. 35-37, 43, 51, figg. 27-28; Centurione, “Studii” cit., 1888, pp. 18, 25 s., tav. IV, p. 36
s., 42, 64, 107; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., 1892, p. 195; F. Corona, Guida cit., 1896, p. 171 (nuraxi de
golari di pietre basaltiche subquadrate (m 0,25 x 0,80; 0,26 x 0,75). La presenza, entro
S’Orku Mannu); G. Curis, “Le prime origini dell’incivilimento in Sardegna”, in Rivista Italiana di Sociolo- la rovina, di conci a cuneo fa presumere che la parte terminale della torre fosse in opera
gia, IV, 1, 1900, p. 53; G. Pinza, Mon. ant. Lincei, 1901, col. 120, fig. 74; H. De Chaignon, “Sur les nura- quadrata o isodoma, come a Barùmini ed in altri nuraghi complessi. Il primo bastione
ghes” cit., 1906-07, p. 33; G. Vacca, Posizione Geografica cit., 1917, p. 9; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, consta di 5 torri collegate da cortine rettilinee. La distanza massima sulle cuspidi è di
p. 105; Bertarelli, Sardegna e Corsica (T.C.I.), 1922, p. 135; Steinitzer, Die vergessene Insel cit., 1924, p. 22, m 21,40 (da E a C), sulle cortine di m 14 (linea cortina d’ingresso fra B e C e la corti-
figg. 3-4; V. Edel, I Nuraghi e i Nuraghici, Cagliari 1925, p. 35 (verso) e 38; P. Ducati, L’Arte Classica, Tori- na opposta fra E e D). Le torri marginali hanno il diametro esterno di m 8; son tutte
no 1927, p. 88; A. Taramelli, “Cosa insegna una carta archeologica” cit., 1935, p. 65; U. Rellini, “La Peni- prominenti di tre quarti sul filo delle cortine, col muro appena inclinato. Le cortine,
sola appenninica” cit., 1940, pp. 15, 28, fig. 6; M. Le Lannou, Pâtres et Paysans de la Sardaigne, Tours
1941, p. 88; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, p. 63 s., 65; Balata, ibidem, p. 435; G. Pesce-G. Lilliu, Sculture
tutte rettilinee tranne quella fra E e D leggermente ondulata, sono di diversa lunghez-
della Sardegna nuragica, Venezia 1949, p. 13; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 399; G. Lilliu, in Il Ponte (Sarde- za, da m 5,60 (fra D e C) a m 3 (fra B ed F); quella d’ingresso è lunga m 4,60. Il ba-
gna), 1951, p. 992; G. Patroni, La Preistoria, 1951, I, p. 478; E. Contu, St.S., X-XI, 1952, p. 143 ss., fig. 6, stione si conserva per l’altezza media di m 5 con muri da 6 a 7 filari. L’ingresso, rivolto
p. 152; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 94; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 113, 196, 228. a Sud, eccentrico per esser spostato a sinistra verso la torre B, ostruito per la massima
parte, lascia vedere l’architrave con spiraglio di scarico. L’andito retrostante, di lunghez-
Figura 10, 4: nuraghe ORRÙBIU-Orròli (Nùoro); v. anche figure 9, 5 e 14, 3; tav. za pari allo spessore della cortina (m 2), è munito di due garette rettangolari a contra-
LXXX; cartina B, 91. sto, più profonda quella a destra (si veda simile disposizione nel bastione di Barùmini).
A m 514 di quota, all’interno dell’altopiano basaltico di Pranu ’e Muru, fa parte d’una Dietro è il cortile, a tre quarti di cerchio, di m 9 x 6 al piano di riempiticcio (cioè all’al-
serie di altri 24 nuraghi, la gran parte sui cigli di Est e di Ovest della “giara”, una parte tezza del primo piano), con pareti evidenti per m 1,50 appena. Nel cortile bisogna sup-
anche alle sue pendici nei territori dei villaggi moderni di Nurri e di Orròli. Il nuraghe porre le aperture delle torri F, B, C e D, E, le prime ad andito rettilineo diretto, le se-
sta dentro l’altopiano e si presenta improvvisamente, con la sua massa gigantesca e for- conde con raccordo curvilineo a raggiro del mastio. Mentre di F non si evidenzia il
midabile (tav. LXXX, 1) stagliata sulla piana aperta e ventilata, non appena si guadagna vano (ma lo si può ricostruire sul modello delle camere delle altre torri tutte cupolate
l’altura salendo dalla conca di Santa Caterina. Questa posizione interna si deve sia alla in origine per quanto ora col soffitto crollato in tutto o in parte), delle torri restanti si
ragione tattica della sorpresa, sia al bisogno di lasciare intorno alla fortezza, e special- misura il diametro della tholos a livello di deposito: m 3,60 (altezza residua m 5) in B;
mente nel suo lato occidentale donde erano più facili l’accesso e l’assalto, un vasto spa- m 3,50 in C; m 5,80/4,40 (altezza residua m 6) in D; m 2,50 in E. In B, ad altezza dal
zio di manovra che, in tempi di pace, si trasformava in un’ampia distesa di pascoli per suolo, si scorge una feritoia; in D ed E si aprono rispettivamente tre e due celle semiel-
il bestiame a tratti anche coltivata. Dalla parte di Est il nuraghe guardava sulla forra sel- littiche. Le sezioni delle camere sono ogivali, angolari quelle dei corridoi al cortile. La
vaggiamente bella del Flumendosa, per far fronte ai pericoli di irruzione dagli staterelli struttura del bastione pentalobato è di tipo poligonale con disposizione di filari molto
del Gerrèi, di là dalla gran valle. Un’antica via di “bardane” passa, poco discosta, ad irregolare, talvolta inesistente (tav. LXXX, 1). Il paramento è, tuttavia, ben legato con
Ovest del nuraghe: percorre il Pranu ’e Muru da Sud a Nord, cala al Flumendosa, lo l’incastro delle punte dei blocchi poliedrici nel vuoto risultante fra i blocchi inferiori,
traversa e poi si perde nei segreti paurosi dei boschi intorno ad Esterzìli, che furono, un senza impiego alcuno di scaglie, il che indica ottima tecnica, rozza solo in apparenza
tempo, degli indomiti Galillenses. Il nuraghe è del tipo polilobato o plurimo, con una (misure dei blocchi m 0,60 x 0,73; 0,64 x 0,40; 1,10 x 0,50). Si nota il contrasto col
torre antica (A), circondata da un bastione a cinque torri (B, C, D, E, F) che racchiu- paramento subquadrato del mastio e si riconosce l’evidente recenziorità. L’antemurale
dono un cortile (G), entro una cinta più esterna (o antemurale) difesa da 5 torri (I, H, forma la cerchia più esterna del complesso fortificato concentrico, ed anche la più bas-
R, Q, P) e da una complessa lizza a sporgenze e rientranze (L, M, N, O). L’insieme del- sa. La torre Q (a Sudsudovest) segna il margine più distante dal punto focale del ma-
la fortificazione, una delle più imponenti della Sardegna, occupa un’area di 2000 mq. stio A (m 21,60), mentre il limite più vicino è dato dalla semitorretta L, a Nordest (m
Si riconoscono due periodi costruttivi: il più antico corrispondente alla torre A; il se- 13,40). Da notare che l’antemurale si fa sotto il bastione pentalobato sul lato di Est
condo più recente, in cui furono eretti i contrafforti del bastione pentalobato e dell’an- (distanza minima di m 2 fra C e l’angolo morto fra N ed O), cioè dove la lizza si confi-
temurale. Il mastio A, circolare del diametro di m 9 (all’altezza del primo piano), ha gura in un terrapieno o contrafforte frastagliato, privo o quasi di vani interni (L, M, N,
l’ingresso verso il cortile G, forse tra Sudsudest (oggi non visibile perché coperto dalla O). Invece larghi spazi si disegnano, sui lati restanti, fra la lizza e la cinta interna, corri-
massa di 340 mc di crollo che ingombra il vano del cortile e anche le aperture in esso spondenti a grandi cortili scoperti in cui mettevano le porte delle torri I, H, R, Q, P e
delle camere delle torri B, C, D, F). Nulla è rilevabile dell’interno. Solo verso la vetta da cui, aderendo alle pareti delle cortine, di tanto in tanto salivano da terra le scalette
mòzza si osserva traccia del giro superiore della scala a spirale di m 1 di larghezza; si in- per raggiungere gli spalti. L’area dell’antemurale ha la lunghezza massima di m 40 (sul-
travvede pure il vuoto di scarico del finestrone del primo piano sul cortile. Data l’altez- la linea delle torri I-Q) e la larghezza di m 27 (linea dell’ingresso-N). L’antemurale si
za attuale del cono (sui 15 metri) che ne suppone una originaria di 20 metri circa, si conserva per l’altezza media di m 4,50, con muri elevati fino a dieci filari. L’ingresso

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

unico volge a Ovest, aperto nella lunga cortina frontale fra le torri H ed R (m 12,20), Bibliografia: Spano, Memoria, 1854, p. 18, nota 1; Memoria, 1867, p. 23, nota 3; Bertarelli, Sardegna
tutto spostato verso R (da cui dista m 2,80) per essere infilato dal tiro degli archi delle (Touring), 1918, p. 135; Anedda, in Giornale d’Italia, 9 agosto 1922; C. Dessì, in Giornale d’Italia, 18
feritoie di quella torre di fiancheggiamento (tav. LXXX, 2). Di luce trapezoidale (m 1,70 agosto 1922; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 145; Bertarelli, Sardegna e Corsica (T.C.I.), 1929, p. 161
s.; E. Lucchi, Visioni di Sardegna, 1933, p. 48; De Campo, Nùoro, Guida Annuario, Udine 1934, p. 316;
d’altezza x 1,17/0,75 di larghezza), architravata (m 1,42 x 0,85 x 0,77), la porta mette A. Taramelli, in Arch. Stor. Sardo, XIV, 1922, p. 372; M. Le Lannou, Pâtres cit., 1941, p. 104, tav. VII, B; E.
nell’andito a sezione angolare, guardato sui due lati, come l’andito dell’ingresso del ba- Contu, Saggio cit., 1947-48, pp. 46-51, tav. IV, 39, fot. nn. 12-14; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, pp. 63 s.,
stione interno, da garette: quella a destra, di piano semiellittico, maggiore, minore l’op- 65; M. Serra, in L’Unione Sarda, 27 luglio 1949; G. Pesce-G. Lilliu, Sculture cit., 1949, p. 13; Tempo
posta, a sinistra, di figura rettangolare, entrambe chiuse ad aggetto. Il corridoio si perde Illustrato, 4 marzo 1950; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 399; Anedda, in Il Quotidiano Sardo, 14 gennaio
nell’interno del recinto, che è tutto coperto dalla rovina delle parti superiori dei diversi 1951; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, pp. 131, 246-250; G. Lilliu, in Il Ponte (Sardegna), 1951, p.
settori della fortezza; la rovina non fa vedere nemmeno gli sbocchi delle torri (tratteggia- 992; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, pp. 95, 100; E. Contu, ibidem, p. 125 ss., fig. 3; G. Lilliu, in Le Vie
ti nella pianta) e colma, fino quasi allo svettamento, le camere in esse contenute e origi- d’Italia, ott. 1953, pp. 1291, 1295; P. Mingazzini, St. Etr., XXII (s-II), 1952-53, pp. 369, 375-377; Zer-
vos, Civilisation cit., 1954, p. 94, figg. 77-78; G. Lilliu, in L’Illustrazione Italiana, Natale 1955 (Sarde-
nariamente tutte voltate “a tholos”. Le torri, intervallate da cortine rettilinee lunghe da gna), p. 31; G. Lilliu, in Boll. Bibl. Sardo, I, sett. 1955, p. 5; Id., St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 113, 141,
m 12,20 (frontale) a 3 (fra R e Q), molto pronunziate sul filo murario (specie I, H, P, 187 s., 191, 196, 200, 203, 210, 228; Serra, Mal di Sardegna, 1955, pp. 187-193; Hayward e Imbert,
meno R e Q che mostrano rispettivamente 7 e 4 feritoie), sono più spaziate e diradate Sardaigne cit., 1956, pp. 316-319; Serra, Sardegna quasi un Continente, 1958, p. 92 e figg. 18-19; G.
(ed anche con cortine più lunghe) nei lati Ovest e Nord del poligono (H, I); si riunisco- Lilliu, St.S., XIV-XV, I, 1958, pp. 200 s., 213; “The Proto-Castles” cit., dec. 1959, p. 66.
no, invece, e si concentrano nell’arco fra Ovestsudovest e Sud (R, Q, P) in corrispon-
denza e sulla direttrice delle tre torri F, B, C del bastione pentalobato. Era questo un
punto nevralgico, in quanto nel corridoio fra le tre torri interne e le tre torri della lizza
stava il passaggio obbligato per accedere e penetrare entro il cortile e raggiungere il ma-
stio, ossia il sistema caposaldo più riposto e delicato della difesa. Di qui la ragione della
forte munizione, affidata anche alle feritoie aperte nelle torri R, Q e B. Le torri della liz-
za hanno diametri di m 8,50 (R), 9 (Q), 8 (P), 8,50 (I) e 8 (H); di H si misura anche la
camera di m 3,70 di diametro mentre le celle delle altre torri sono in parte visibili ma
non rilevabili. Un tratto di particolare risalto difensivo è costituito dalla serie di angoli
morti nel lato Est dell’antemurale. È un susseguirsi di sporgenze ad arco più o meno
ampio e pronunziato (L, M, O) o a rivellino rettilineo (N), alternate a risvolti angolari
improvvisi, che determina un efficace sistema di attrazione del nemico nel frastaglio ar-
tatamente confuso e intricato di quelle prominenze e di quelle rientranze continue, per
cui riusciva più facile colpirlo ed abbatterlo anche per la maggior vicinanza degli ele-
menti della lizza alle punte turrite del bastione pentalobato. La cinta esterna mostra una
struttura a massi in genere abbastanza regolari, ma la regolarità, sia nell’ordinamento a fi-
lari sia nel taglio dei blocchi, è discontinua. La tecnica muraria varia anche da torre a tor-
re (visibile il particolare specie nelle torri R e Q, dove le stesse feritoie hanno una struttu-
ra diversa, tav. LXXX, 2). Dalla parte Sud ed Ovest del nuraghe, da 5 a 10 metri di
distanza, si rilevano sul terreno le fondazioni di capanne circolari (almeno 5), del diame-
tro da 10 a 5 metri, fatte con massi bruti: sono resti d’un piccolo abitato di famiglie dei
militari della guarnigione. Un più vasto villaggio di un centinaio di capanne con un
pozzo d’uso e di culto insieme, si trova a poco più di 1 km a Sudsudovest, nel luogo di
Su Putzu. Il raggio di protezione della fortezza dell’Orrùbiu raggiungeva pure questo ag-
glomerato. Quanto alla cronologia delle diverse parti costruttive della mole, si può sup-
porre che il mastio sia stato costruito intorno al 1000 e che il bastione e la lizza siano
dell’VIII-VII secolo a.C., durati fino a quando i Cartaginesi, intorno al VI secolo a.C.,
non conquistarono l’altopiano attestandosi al solco profondo del Flumendosa. Poco o
nulla ci dicono al riguardo i frammenti di stoviglie d’impasto e gli oggetti litici che si
possono raccogliere alla superficie del terreno intorno al forte. Avanzi di embrici e di ce-
ramiche e resti di macine di età romana, segnano un periodo di frequentazione tardiva.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

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Fig. 12: planimetrie di nuraghi a corridoio


1. Sant’Àlvera-Ozièri; 2. Cùnculu-Scanu Montiferru; 3. Siligògu-Silànus; 4. Tù-
sari-Bortigali; 5. Sèneghe-Suni; 6. Giànna Uda-Bonàrcado; 7. Mulinèddu-Sàga-
ma; 8. Funtanedda-Sàgama; 9. Lighedu-Suni; 10. Perca ’e Pazza-Bolòtana; 11.
Bùdas-Tèmpio; 12. Tanca Manna-Tèmpio; 13. Fonte ’e Mola-Thièsi.

Figura 12, 1: nuraghe SANT’ÀLVERA-Ozièri (Sàssari); cartina B, 15.


A quota di m 306, su un colle tondeggiante, di contro al nuraghe Jànnas sull’opposta
sponda del riu Bùttule, nel luogo del paese distrutto omonimo. È un nuraghe monotor-
re, circolare, del perimetro esterno di m 58,50 (diametro m 18 circa). Ha due ingressi:
uno a Sud di m 1 di larghezza e l’altro a Nordovest (da supporsi per la vicinanza al filo
esterno della costruzione del ramo di corridoio interno che si dirige appunto verso
Nordovest). Dentro l’enorme massa muraria della torre, si rileva ora, con una certa diffi-
coltà, uno stretto e lungo corridoio che attraversa l’intera costruzione, tutto spostato nel-
la metà occidentale mentre i tre quarti e più del restante spazio del cerchio non presen-
tano, almeno in apparenza, segni di vuoti. Il corridoio si articola in due rami che si
incontrano ad angolo ottuso. Il primo ramo, di m 4,80 (segnato a tratteggio) è retro-
Fig. 11: planimetria nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari) stante all’ingresso di Sud e ne mantiene il verso per l’intero percorso. Il secondo ramo,
lungo nel tratto in vista m 10 circa e largo 1, alto m 1 sul detrito di colmata archeologi-
Figura 11: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari); v. figure 3, 4 e 8, 4. ca e di crollo, riceve le aperture di due nicchie, sulla sinistra di chi entra da Sud e sulla
Planimetria generale del nuraghe con la cinta esterna. V. scheda descrittiva del monu- destra per chi entrava dalla porta di Nordovest. Una delle nicchie sta proprio all’angolo
mento a figura 8, 4. fra i due rami: di m 1 di larghezza x 1 metro rilevabile di profondità, mostra l’architrave

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

di chiusura del vano. A m 4 circa di distanza è l’altra nicchia, della stessa larghezza e Corridoio e celle presentano copertura a piattabanda, con lastroni di medie propor-
non misurabile in profondità perché ostruita, sormontata, pur essa, da un architrave di zioni: m 1,62 x 0,62 x 0,35. Le altezze rilevabili al piano di riempimento dei vani,
m 1 x 0,30. La copertura dell’intero percorso del corridoio è costituita da lastroni messi vanno da m 1,12 a 1,35, ma, in realtà, devono ritenersi maggiori. All’esterno l’edifizio
a piattabanda che, in origine, si chiudevano a m 1,75 dal pavimento. La torre si conser- si conserva per l’altezza di m 3,77/2,10, su 8 filari a Nord. Il paramento è costituito
va per l’altezza massima residua di m 5 (ad Est), ed il cumulo, al centro, si eleva fino a da blocchi di basalto, alcuni allo stato naturale, altri con segni di lavorazione; la dis-
10 metri. L’opera muraria è di blocchi di trachite, di fattura non curata. A pochi metri a posizione in filari non è regolare. Si osserva una certa cura nei lastroni del soffitto dei
Nord del nuraghe si osservano resti di edifizi non meglio determinabili, e sul terreno si vani. Si hanno le seguenti misure di pietre: m 0,70 x 0,45 x 0,75; 0,26 x 0,37 x 0,45;
raccolgono frammenti di macine a mano e avanzi di stoviglie dell’età nuragica. 0,43 x 0,30 x 0,62. A 10 metri a Nordovest del nuraghe, si osservano resti d’un am-
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, f. 193, 1940, I SE, p. 8, n. 3; E.E.M. (prov. di Sàssari), biente rettangolare, di m 10,90 x 5, in pietre brute, con muro di m 1,10 di spessore.
1922, p. 135; P. Pintus, Saggio cit., 1945-46, p. 17 ss., tav. fig. 2; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. Altre tracce di costruzioni si vedono più distanti e più in basso; verso Sud si trovano
62, fig. 85, 1; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., in Riv. Sc. Preist., XIV, 1-4, 1959, p. 96. dei ripari sotto roccia. Sul terreno non mancano frammenti di terracotta e di pietra la-
vorata, di età nuragica.
Figura 12, 2: nuraghe CÙNCULU-Scanu Montiferru (Nùoro); v. anche figura 17, 3;
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 19, n. 53; P. Cao, Uno sprazzo di lu-
cartina B, 44. ce cit., 1942, p. 1; G. Cherchi, Saggio cit., 1952-53, p. 121 ss., tav. IV, fig. 25; G. Lilliu, St.S., XII-
Il nuraghe Cùnculu è in regione Mazzaledda, su un piccolo rialzo roccioso a quota di XIII, I, 1955, p. 129, fig. 2, 2; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 190; R. Grosjean, “Rapports” cit.,
m 560. A 150 m a Sud sgorgano alcune sorgenti; bosco intorno. La pianta dell’edifi- 1960, p. 300; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 95.
zio è rotonda, di m 10 di diametro. Il vano interno, anziché a camera circolare coper-
ta con volta “a tholos”, presenta la figura di uno spazio in croce, dato dall’incontro di Figura 12, 4: nuraghe TÙSARI-Bortigali (Nùoro); v. anche figure 2, 8 e 15, 5.
tre nicchie (una in fondo e due laterali) e dell’andito d’ingresso, volto a Est, molto Planimetria del nuraghe. Vedi scheda descrittiva di fig. 2, 8.
lungo, senza garetta e scala. La celletta a sinistra sembra prolungarsi oltre il limite del-
le restanti. La torre è alta, ora, oltre m 3,50 (a Nord). Le nicchie, alte m 3 e profonde Figura 12, 5: nuraghe SÈNEGHE-Suni (Nùoro); v. anche figura 2, 7.
2, concluse ad abside, hanno copertura tabulare; anche l’andito era coperto con la- Planimetria del nuraghe. Si veda la scheda descrittiva della figura 2, 7.
stroni a piattabanda. Il sistema del trilite (o dolmenico) ha sostituito quello della tho-
los. Il paramento esterno consta di pietre basaltiche molto grandi, quelle dell’interno Figura 12, 6: nuraghe GIÀNNA UDA-Bonàrcado (Cagliari); cartina B, 60.
sono di medie dimensioni; piccole pietre completano la rifinitura delle pareti delle A quota di m 268, sta su uno sperone inciso al piede dal riu Cìspiri, dirupato tranne
nicchie. In generale i blocchi sono tenuti al naturale, senza ritocchi, tranne che negli che da un lato, in un paesaggio petroso, detto “sa perdera”. Pinnetas “a tholos” e pa-
spigoli dei vani. Si notano, in complesso, il prevalere della massa sullo spazio e la tra- stori intorno. La costruzione forma una ellissi di m 17 circa (Ovest-Estsudest) x 11,50
scuratezza tecnica della costruzione.
(Nord-Sudovestsud), scompartita in due corpi disuguali da un corridoio aperto sul-
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 166; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, l’asse trasverso o minore. Il corridoio, lungo m 11,50, mette capo a due ingressi: uno
1935, p. 202, n. 30; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 140; P. Pes, Saggio cit., 1953-54, p. 49 ss.,
tav. n. 6; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 63, fig. 85, 3-4.
a Sudovest e l’altro, all’opposto, a Nordnordest, ciascuno di m 1 di larghezza x 1,70
d’altezza, entrambi architravati, senza spiraglio di scarico. Il corridoio, piattabandato,
Figura 12, 3: nuraghe SILIGÒGU-Silànus (Nùoro); cartina B, 36. percorribile solo per breve tratto dai due estremi, al centro è ostruito, per cui non si
Si erge sulla sommità d’un colle che declina verso il riu di Su Fruscu, a m 278 di quo- rende possibile scorgere tracce di nicchie o celle laterali le quali, tuttavia, si devono
ta. È di pianta ellittica, di m 13,30 in direzione Ovest-Est x 8,75 in direzione Nord- supporre entro il grande masso murario a tre quarti di ellissi (m 12,40 x 11,50) a Est-
Sud, con ingresso a Sud, che immette in un lungo corridoio di m 7,50 di lunghezza sudest del corridoio stesso, alla sinistra. All’esterno la costruzione si conserva per l’al-
x 1 di larghezza media. Il corridoio presenta lateralmente due nicchie sulla destra, di- tezza massima residua apparente di m 4,50 su 5-6 filari di pietre di basalto, di forma
stanziate m 2,80 una dall’altra; ne presenta due anche sulla sinistra, contrapposte alle poligonale, di taglio grossolano, disposti in modo che non è osservato l’ordinamento
prime, con distanza reciproca di m 3,60. Le nicchie a destra sono di pianta rettango- a corsi orizzontali; più curata è la lavorazione di architravi e stipiti. Misure di blocchi:
lare non regolare con fondo concavo, quella più vicina alla porta d’ingresso di m 1 x 2 m 1,20 x 1; 1 x 0,90; 0,85 x 0,60, interblocchi 0,05/0,30. Nelle adiacenze del nura-
di profondità, quella verso il fondo di m 1 x 1,80 presumibili. Dei vani situati sulla si- ghe si osservano resti di capanne curvilinee, di cui una di m 4 di diametro. Sul terre-
nistra del corridoio, il primo che si incontra, entrando, consta di un passo d’ingresso, no si scorgono frammenti di stoviglie rozze d’impasto, e rifiuti d’ossidiana.
di m 1,14, che introduce in una celletta articolata in due ricettacoli, rettangolari con Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 106; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 90; A. Tara-
parete terminale arcuata, di m 1,40 di larghezza x 2 e 1,60 rispettivamente di profon- melli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 139, n. 37; A. Piras, Saggio cit., 1952-53, p. 59 ss., tav.
dità il lobo sul prolungamento del passo e il lobo che fa risvolto subito a destra di esso. VI, 35, fot. 23-24; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 63, fig. 84, 5.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 12, 7: nuraghe MULINÈDDU-Sàgama (Nùoro); cartina B, 38. Figura 12, 9: nuraghe LIGHEDU-Suni (Nùoro); cartina B, 27.
Sorge a quota di m 357 su uno sperone del ripido costone nord del riu Mulinèddu, in Sta a quota di m 332, su d’un altopiano basaltico precipite inciso al piede dal riu Tèn-
terreno a pascolo. A tre quarti di ellissi, con i lati lunghi ed il breve di Nordest rettilinei, nera, accessibile soltanto da Nordest per una via naturale, con la visuale chiusa ad Est.
e con quello corto opposto curvilineo e convesso, forma una massa di m 16,40 di lun- È un edifizio di forma a ferro di cavallo allungato in direzione Nord-sud, che presenta
ghezza x 10 circa di larghezza. Nel prospetto di Sudest, in situazione eccentrica (m 5,60 i lati brevi di Sud e Nord e quello lungo di Ovest convessi, mentre il lato lungo di Est
dal lato di Nordest, m 10 dal lato di Sudovest), si apre l’ingresso di m 0,90 di larghez- è rettilineo e mostra, a metà della facciata, l’ingresso. L’edifizio è lungo m 17,40 alla
za x 1,70 d’altezza. Dietro l’ingresso si allunga il corridoio sull’asse corto trasverso al- massima espansione dei lati brevi e m 15 al lato di prospetto, ed è largo m 10 sull’asse
l’edificio, percorribile per m 2,50, poi interrotto dalla rovina; alla sinistra si osserva dell’ingresso. L’ingresso, di m 1 di larghezza x 1,50 d’altezza misurabile sul riempi-
l’invito d’una celletta, di m 1,30 di larghezza x 1,70 d’altezza. L’andito è coperto con mento, è sormontato da architrave di m 1,70 x 1,50 x 0,60. Dietro l’ingresso, il corri-
lastroni di piattabanda, che chiudono il tetto a m 1,70 d’altezza sull’interrimento. Il doio, prolungato nell’interno del masso murario per m 6 circa, riceve sulla destra, a m
paramento esterno residua per l’altezza media di m 2 su 5 file di pietre basaltiche roz- 2,60 dall’uscio, il vano rettangolare d’una celletta (m 0,90/0,30 di larghezza x 1,70 di
ze, di dimensioni varie. A 50 metri a Nordest del nuraghe, giace una tomba di gigan- profondità x 2,50 d’altezza) e, sulla sinistra, accoglie l’apertura d’una scala di m 1,40
ti, detta Su Crastu Covocadu. di larghezza. Sul fondo il corridoio si bipartisce in due nicchie divaricate ad angolo
Bibliografia: Spano, Bull. arch. sardo, IX, p. 68; Memoria, 1867, p. 22; E.E.M. (prov. di Cagliari), acuto, di piano semiellittico, quella a sinistra di m 1,10 x 1,70 di profondità e quella a
1922, p. 157; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 195, n. 52; Boscolo-Pintor-Serra, destra di m 1,20 x 2, entrambe alte m 2,50. I vani del corridoio, alto da m 1,50 a 4, e
Guida, 1951, p. 140; A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-54, p. 83 ss., tav. n. 10, fot. 15-16. delle cellette presentano le fiancate a muro leggermente aggettante (20 cm in 4 metri
nel corridoio), ma il soffitto è composto di grandi lastroni piatti, che rispettano il siste-
Figura 12, 8: nuraghe FUNTANEDDA-Sàgama (Nùoro); cartina B, 39. ma della copertura a piattabanda. All’esterno l’edifizio si conserva per l’altezza media
Sorge su uno sperone basaltico accessibile soltanto da un lato, per il resto precipite, a di m 3. I massi che lo compongono sono di basalto del luogo, appena sbozzati, con
quota di m 338. A Sud si adagia la fertile vallata di S’adde ’e Sàgama. A poca distanza dimensioni di m 1,20 x 0,60 x 1,40; 1 x 1,50; 0,83 x 1,10.
zampillano varie fontane. È una costruzione di figura ellissoide troncata ai lati brevi, Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, p. 530 (Ilighedu); E.E.M. (prov. di Cagliari),
dove si conclude in muri rettilinei; curvilinei sono i lati lunghi, con maggiore accen- 1922, p. 182; A. Taramelli, Carta archeologica, IV, NO, n. 3 (Eligheddu); A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-
tuazione quello a Est. Sull’asse di longitudine (Nord-sud) il monumento misura m 54, p. 25 ss., tav. n. 3; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 62, fig. 86, 4.
22, sul traverso m 13,40 al massimo ingrossamento e m 10,40/9,40 ai tagli dritti dei
lati corti. La grande e poderosa massa muraria è divisa in due corpi o quadri trapezoi- Figura 12, 10: nuraghe PERCA ’E PAZZA-Bolòtana (Nùoro); cartina B, 17.
di, di diverso volume, da un corridoio situato sulla dimensione minore, con verso Sorge a quota di m 800, su uno sperone roccioso dominante sulla valle di Su Baratu e
Est-ovest, spostato verso il Nord, cioè verso il quadro minore, risultando così eccen- di Su Chivalzu, quasi invisibile tra le rupi. La costruzione, di forma tondeggiante, si
trico rispetto all’insieme. Il corridoio traversa l’intero masso costruttivo per la lar- appoggia a enormi massi naturali, fra i quali sono racchiusi i due ingressi di Nord e di
ghezza: di corso rettilineo (larghezza m 1,80/1,00), ha l’ingresso a Est e l’uscita sul- Est: il primo di m 1 di larghezza x 1,90 d’altezza con architrave, stretto e difeso da
l’opposto lato di Ovest, con lunghezza di m 13. A m 2,60 dall’ingresso di Est, con la due rocce di m 4 d’altezza; il secondo non esattamente rilevabile. Dietro l’ingresso
porta provvista di architrave di m 2 x 1,40 x 0,75, l’andito riceve sulla destra una cel- Nord si sviluppa un andito di m 1 di larghezza supponibile, il quale, dopo circa 4 me-
letta o garetta di guardia, semiellittica, di m 1 x 1,20 d’altezza x 1,70 di profondità, tri di percorso, s’incontra ad angolo retto con l’andito svolto sul prolungamento del-
coperta da due soli lastroni. Più oltre, a m 0,80 dalla celletta, vi si apre il vano d’una l’ingresso di Est, di m 6,30. Ambedue gli anditi sono piattabandati. Il paramento è
scala a fior di suolo, che sale, in leggerissima curva, in direzione di Nordovest, verso il trascurato. Il nuraghe costituisce una massa di m 12 x 13.
terrazzo (larghezza m 1,20). Di fronte alla scala, sulla sinistra del corridoio, si vede Bibliografia: A. Taramelli, Mon. Ant. Lincei, XXV, 1919, col. 776; V. Tetti, Saggio cit., 1956-57, p. 7 ss.
l’invito d’un’altra celletta, interrotta dal crollo come la scala. Non si esclude la presen- (II), tav. n. 57; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 62, fig. 86, 3.
za di altre nicchie ancora, specie dentro il massiccio del quadro sud, più ampio. Tutto
il vano del corridoio è piattabandato, con altezza massima rilevabile sul riempimento, di Figura 12, 11: nuraghe BÙDAS-Tèmpio (Sàssari); cartina B, 2.
m 3. L’edifizio si conserva all’esterno per l’altezza massima di m 4,60 su 5 filari a Nord, Si erge a m 522 di quota, in loc. Punta Lu Nurache, su un’elevata collina dal pendio bo-
e consta di massi basaltici poligonali sbozzati nella faccia a vista, di m 1,60 x 0,73 e 0,91 scoso con ampio dominio sulle montagne circostanti e sulle valli al piede, solcate da cor-
x 0,94. Nulla si può intuire dentro la rovina del piano superiore, o forse meglio del si d’acqua e ricche di sorgive. Guarda anche, e soprattutto, verso la collina del Monte di
terrazzo. Deu sovrastata da un insieme di costruzioni megalitiche di carattere difensivo, di singo-
Bibliografia: Spano, Memoria, 1867, p. 22; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 157; A. Taramelli, Carta lare interesse. I due complessi archeologici devono ritenersi legati per funzione e forse
archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 220, n. 19 (Funtaneddas); Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 140; anche per età. L’edifizio forma una massa di figura quadrangolare ad angoli arrotondati
A.P. Piludu, Saggio cit., 1953-54, p. 77 ss., tav. n. 13; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 62, fig. 84, 6. con i lati di Nordnordest, Ovestnordovest e Sudsudovest rettilinei o quasi e con il quarto

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

lato di Estsudest convesso, leggermente curvilineo. Quest’ultimo lato e l’opposto di Figura 12, 12: nuraghe TANCA MANNA-Tèmpio (Sàssari); cartina B, 4.
Nordnordest sono in gran parte riservati in grandi spuntoni di roccia granitica con par- Sta a quota di 600 metri, su una radura ai margini d’un fitto bosco di sugheri, donde si
ziali integrazioni in muratura nel lato Estsudest. Anche i due restanti lati di facciata e di ha un bel dominio all’intorno. Sorgenti vicine. Di pianta pentagonoide irregolare, con
retroprospetto presentano parte del perimetro costituito dal risvolto dei roccioni, ma i lati di Nordovest (frontale), Nordest (laterale sinistro), Estsudest (fondale) rettilinei ed
una parte anche costruita con muro grossolano di grandi pietre. Se la costruzione si mo- i restanti di Sud e Sudovest curvilinei. Il lato Sud è in parte ricavato nella roccia grani-
della sulla particolare forma “a corridoio”, ciò si deve pure al determinismo dello spun- tica. Il perimetro dell’edifizio è di m 49. L’insieme misura m 17,20 sull’asse Nordovest-
tone granitico su cui sorge e a cui evidentemente si adatta. L’insieme dell’edifizio misura sudest x 16 sull’asse Nordest-sudovest. Sul prospetto di Nordovest si apre l’ingresso leg-
m 20,20 (Nordnordest-sudsudovest: lati di prospetto e retroprospetto) x 19 (lati di germente spostato a sinistra di chi guarda, sicché il tratto di facciata è di m 6 a sinistra
Ovestnordovest ed Estsudest). La massa della costruzione è traversata, nel senso della e 7,50 a destra. L’ingresso largo m 1,20 con altezza residua di m 1,70, architravato (mi-
maggiore dimensione, da due corridoi irregolari, uno sviluppato nella metà di Estsudest sure dell’architrave m 3,50 x 0,80/1,50 x 0,40/0,92 d’altezza), dà a un corridoio strom-
e l’altro nella metà di Ovestnordovest, entrambi con gli ingressi nel lato Sudsudovest del bato, lungo m 4,40, largo 1,20/1,70, di m 0,50/1,50 d’altezza sul riempiticcio. A m
prospetto a circa 5 metri di distanza l’uno dall’altro. Il secondo corridoio presenta anche 2,40 dall’ingresso, a destra dell’andito, si vede l’imbocco (m 0,70 di larghezza x 1,80/2
un ingresso sussidiario che si apre nell’angolo Ovest-ovestsudovest. Delle tre aperture, di profondità x 0,50/0,18 di altezza rilevabile) a una celletta ellittica di m 2,90 x 2, ri-
quella centrale è la principale; volta a Sudovest, è larga m 0,90/1, alta m 1,50, con archi- dotta alle fondamenta. Di fronte è l’apertura, di m 0,90 x 0,70 d’altezza, d’un’altra cel-
trave di m 2 x 0,75 x 1. Dietro la porta si svolge un tratto – la prima parte – del corri- letta, già coperta da cupoletta ogivata, di piano ellittico, di m 8,80 di perimetro x
doio di sinistra, per m 3,60 di lunghezza x 1/0,70 di larghezza x 1,50 d’altezza. Al ter- 1,20/2 d’altezza sul riempimento. Sul fondo dell’andito sta una terza cella, più ampia
mine esso riceve, a sinistra, il tronco d’andito, raccordato ad angolo acuto, che porta delle altre, pure di disegno ellittico irregolare con m 11,90 di perimetro (m 5,20 di
all’ingresso sussidiario nel risvolto di Ovest-ovestsudovest della massa quadrangolare, e a lunghezza x 3 di larghezza) e con 0,70 di altezza misurabile sul colmaticcio. La costru-
destra accoglie l’apertura d’una nicchietta, forse di guardia. L’andito dell’ingresso sussi- zione si conserva all’esterno per l’altezza massima di m 5,50. È di opera di granito, po-
diario costituisce una sorta di budello di m 6,50 di lunghezza x 0,50 di larghezza, situa- liedrica, con blocchi poligonali o quadrangolari allo stato grezzo o appena ritoccati, so-
to dietro la porta (di m 0,60 di larghezza x 1 d’altezza) provvista di architrave di m 2,30 vrapposti irregolarmente. Tre blocchi misurano m 1,20 x 1 x 0,70; 2 x 0,80 x 1,20;
x 0,50 x 0,90. Alla celletta a destra del corridoio dell’ingresso principale, di forma 1,80 x 0,40 x 1. Nell’interno le pietre accennano a una disposizione a filari e sono par-
oblunga e di m 1,70 x 1,27, introduce un piccolo andito di m 1,48 x 0,50. Dopo il pri- zialmente ritoccate specie nella celletta a destra dell’andito, dove si misurano blocchi di
mo tratto il corridoio continua, in direzione di Estnordest, con disegno leggermente m 0,50 x 0,35 x 0,40; 0,60 x 0,40 x 0,40; 0,75 x 0,50 x 0,60. Restano tracce insignifi-
curvilineo, per la lunghezza di m 14 e la larghezza di 0,60/1,10, con le fiancate in parte canti d’un piano superiore o terrazzo.
risparmiate nello spuntone di roccia (spalla sinistra), in parte costruite in muratura Bibliografia: G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. 22; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 181-182, 1939,
(spalla sinistra e destra), senza lastre di copertura perché rimosse. Il corridoio di destra p. 39, n. 14; F. Manconi, Saggio cit., 1948-49, p. 111 ss., tav. II, 1, fot. 14-15; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p.
parte da un ingresso, volto a Sudovest, situato a un livello più basso di m 1,50 rispetto 456 s.; St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 128 s., fig. 1, 1; St.S., X-XI, 1952, p. 97; E. Contu, “I più antichi nuraghi”
all’ingresso centrale: misura m 0,90 di larghezza x 1,20 d’altezza, con architrave di m cit., p. 95, fig. 19; R. Grosjean, “Rapports” cit., 1960, p. 300; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 55, 63, fig. 16, 1.
1,70 x 0,30 x 0,60. Il corridoio si allunga nella massa muraria, con andamento un po’
tortuoso per m 15 circa, con larghezza da m 0,70 a 0,90 ed altezza da m 1,50 a 1, misu- Figura 12, 13: nuraghe FONTE ’E MOLA (FRONTE ’E MOLA)-Thièsi (Sàssari); cartina
rabile nel tratto anteriore dove si conservano in posto sei lastre di copertura; sfocia nel B, 10.
retroprospetto, come il corridoio a sinistra, in uno spazio aperto limitato da una falda di A quota di m 432 su un gradino calcare, dominante sulla valle del riu Mannu, in loc.
roccia di m 7 x 3. La costruzione si conserva per l’altezza massima residua di m 2,50 a Mesu de Roccas. A dire del Préchac, prende il nome da una vicina fonte di ottima ac-
Ovest. I corridoi, scoperti per la maggior parte a causa della rimozione del tetto, dove lo qua, detta appunto localmente Fonte ’e Mola. È l’unica costruzione nuragica a corri-
mantengono lo presentano in forma di soffitto piano a grandi lastre orizzontali posate doio di pianta rettangolare finora conosciuta, ripetutamente menzionata per il suo sin-
sul margine della spalla di roccia o sui muri a file di pietre (fino a tre). L’opera muraria è golare disegno. Disposto con la dimensione maggiore da Nord a Sud, l’edifizio misura
di granito, poliedrica, con blocchi impiegati al naturale, di grandi dimensioni: m 1,50 x m 16 x 12. L’ingresso è a Sud, leggermente eccentrico (m 5,80 dall’angolo sinistro e m
0,50 x 1,20; 1,70 x 0,30 x 1; 2 x 0,40 x 0,90; le misure delle lastre di copertura sono di 4,40 dal destro guardando la facciata). È largo m 1,20, alto 2, con architrave di m 0,60
m 1,70 x 0,30 x 0,60; 1,80 x 0,20 x 0,50; 1,10 x 0,30 x 0,50. di spessore, senza spiraglio di scarico. Dietro l’ingresso si svolge il corridoio di m 12,60
di lunghezza x 1/1,20 di larghezza x 2,50 di altezza massima, terminante nel fondo a
Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 181-182, 1939, p. 37, n. 4 (segnato in Comune di
Nuchis); F. Manconi, Saggio di catalogo archeologico (Foglio 181, IV, N), a.a. 1948-49, p. 79 ss., tav. I, piccola abside. Nel corridoio, dopo il primo tratto di m 3 circa, si presentano ai due la-
7; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 454 s.; St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 128, fig. 1, 2; E. Contu, St.S., XIV- ti una nicchia per parte, di piano rettangolare: quella a sinistra di m 3 x 1,60/1,40 di
XV, I, 1958, p. 190; “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 95 s., figg. 19-20; G. Lilliu, St.S., XVI, larghezza x 2 d’altezza, e quella a destra, di m 2 x 1 che fa da ingresso alla scala partente
1960, pp. 55, p. 63, fig. 16, 1; R. Grosjean, “Rapports” cit., 1960, p. 300. dal lato sinistro della nicchia stessa (larghezza della scala m 1 circa). Nella parete destra

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della nicchia a sinistra, si osserva un armadietto di m 0,50 di larghezza x 0,40 di altezza x


1 di profondità, sopraelevato di 1 metro sul piano. Nel secondo tratto, di m 8, il corri-
doio riceve altre due nicchie: una a destra, di pianta semicircolare, di m 1,20 x 1,20, e
l’altra, a sinistra, di piano semiellittico, di m 1,00 di larghezza x 2,40 di profondità x 1,50
d’altezza. Corridoio e nicchie sono piattabandati con grossi lastroni orizzontali; la se-
zione dei vani risulta rettangolare. La scala o rampa che porta al piano superiore corre
parallela al lato Est della costruzione e fa risvolto ad angolo retto in corrispondenza al-
1 2
l’angolo Nordnordest-nordest. Potrebbe supporsi che, con altro risvolto, in corrispon- 3
denza all’angolo Nordovest, il corridoio della scala finisse nel vano rettangolare di m
3,00 x 3/2,80, situato a metà della costruzione presso il lato di Ovest. Ma soltanto lo
scavo accerterà, anche se forse non completamente, la disposizione dell’ambiente o de-
gli ambienti del piano superiore, di cui restano tracce evidenti. L’edifizio, con i muri in-
clinati d’ogni parte in guisa che la sezione risulta troncopiramidale, è costrutto di pietre
calcari durissime e mal sgrossate a disposizione irregolare, e residua per l’altezza massima
di m 8 circa. Le pietre sono più grandi all’esterno e più piccole all’interno. Il vano ret-
tangolare del piano superiore è scapitozzato a m 2,50 dal pavimento. Calcolandolo ele- 5
vato di altri m 2,50, si ottiene un’altezza d’ambiente di m 5, corrispondente a un’eleva- 4
6
zione totale esterna supponibile in m 10. La figura di pianta e di sezione, l’angustia del
corridoio, la scala angolare ricorda esempi di talaiots quadrangolari delle Baleari, di in-
certa cronologia come il nostro pseudonuraghe (v., ad esempio, il talaiot di Sa Canova- Fig. 13: planimetrie di nuraghi misti “a tholos” e “a corridoio”
Artà, Lilliu, “Primi scavi” cit., p. 71, figg. 80, 2 e 88-91). 1. Gurti Àqua-Nurri; 2. Serra Cràstula A-Bonàrcado; 3. Santu Perdu-Nurri; 4.
Bibliografia: A. Taramelli, in Arch. Storico Sardo, IV, 1908, p. 214 ss.; F. Préchac, “Notes sur l’architecture” Quàu-Bonàrcado; 5. Marasòrighes-Ottana; 6. Ìzzana-Àggius.
cit., 1908, pp. 142-148, 154, 156, 161, 168, figg. 2-7; F. De Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, p. 5 (Fonti
di Mola); F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, pp. 28, 204; A. Taramelli, Bull. Paletn. It., XLIX, 1929, Figura 13, 1: nuraghe GURTI ÀQUA-Nurri (Nùoro); v. anche fig. 1, 14; cartina B, 88.
p. 84; Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 135, n. 9; E. Contu, St.S., VIII, 1948, p. 317; Bellieni, in Il Pon- Sta a quota di m 533, al limite estremo della colata basaltica del Pran’e Muru, sul ciglio
te, VII, 1951 (Sardegna), p. 1014; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, p. 96 s.; St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 129, fig.
1, n. 5; V. Mossa, Architettura domestica cit., 1957, p. 59; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 190; “I più
dirupato. È un nuraghe composito, costituito di una torre antica della forma “a tholos”
antichi nuraghi” cit., 1959, pp. 95, 110, 114; R. Grosjean, “Rapports” cit., 1960, p. 300. (A), a cui è stata aggiunta posteriormente una struttura a tre quarti di ellissi, della forma
“a corridoio”. L’insieme misura m 20 di lunghezza (sull’asse Nordest-sudovest) x m 7,50
di larghezza (sul corridoio D). La torre primitiva A, circolare, del diametro esterno di m
10, presenta l’ingresso a Sudovest, di m 0,80 di larghezza. Il corridoio retrostante, di circa
4 metri di lunghezza e di m 0,79/0,92 di larghezza, sulla sinistra riceve l’apertura d’una
garetta di guardia (m 0,81 di larghezza x 1,09 di profondità), ed introduce, poi, alla ca-
mera “a tholos”. Quest’ultima, eccentrica rispetto al filo esterno della torre, circolare del
diametro di m 3,83, si articola, nella parte destra, in due nicchie, una, più vicina all’in-
gresso, di piano rettangolare (m 0,84 x 1 di profondità), e l’altra, più distante e quasi sul
fondo, semiellittica, di maggiori dimensioni dell’altra (m 1,40 di larghezza x 2 di pro-
fondità). La torre è alta ancora m 4 su 12 filari, a Sudsudest. Della cella ogivale resta
un’altezza di m 3,70 su 12 file a Sudovest. Il corridoio d’ingresso, elevato gradatamente
da m 1,50 a 1,90, mostra taglio aggettante; tabulate sono la copertura della garetta (al-
tezza m 1,34) e quella della nicchia della camera, prossima all’ingresso (altezza m 0,90).
L’opera muraria consta di pietre basaltiche rozzamente lavorate, di forma varia, di norma-
le grandezza. Il corpo ellittico aggiunto misura m 10 di lunghezza x 7,50 di larghezza,
con spessore murario da m 3 a 4; si addossa a Sudovest di A, con addizione laterale. Sulla
fronte verso Nordnordovest si apre l’ingresso (D), di m 0,80 di larghezza; il corridoio re-
trostante, dopo m 3 di percorso, incontra il corridoio C, scavato nel mezzo longitudinale

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

del corpo aggiunto, sul prolungamento dell’andito d’ingresso di A, di m 5 di lunghezza. passano da m 1,70 a 1,10. All’esterno il grosso corpo ellittico si conserva per un’altezza re-
Questo corridoio mette in comunicazione la camera di A con una celletta (B) di m 1,80 sidua di murature di m 5 in media su 8 filari a piani irregolari con leggera rientranza dei
di diametro al riempimento, contenuta all’estremo Sudovest dell’ellissi. I corridoi sono a blocchi verso l’alto. L’opera è relativamente rozza, a pietre di basalto talvolta di dimensioni
soffitto tabulare; non si possono rilevarne le altezze a causa dell’interrimento. L’opera enormi, per nulla lavorati e con grandi zeppe negli interstizi. Si hanno misure di pietre di
muraria è di pietre basaltiche di rozza lavorazione di dimensioni grandi e medie: m 1,02 m 1,50 x 1,40; 1,50 x 1,60; 1,60 x 1,20, di interblocchi di 0,10/0,40. Ad Ovest e Sud
x 0,25 x 0,93; 0,85 x 0,30 x 0,80; 0,94 x 0,37 x 0,59. del complesso nuragico, corre un antemurale, da m 6 a 15 di distanza. Di figura curveg-
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 145 (Gust’acqua); E. Contu, Saggio cit., 1947-48, p. giante, di m 60 di lunghezza, consta di massi rozzamente accumulati, con larghezza mu-
33 ss., tav. II, 19. raria di m 2/2,50, con le seguenti misure di blocchi, non lavorati: m 1,90 x 1 x 0,85;
1,15 x 0,60 x 0,90; 1,20 x 0,80 x 0,45. Nei pressi del nuraghe si osservano resti di sette
Figura 13, 2: nuraghe SERRA CRÀSTULA A-Bonàrcado (Cagliari); cartina B, 59. capanne circolari col diametro aggirantesi sui 4 metri per 1,50 di spessore murario; tre ca-
A quota di m 287, sul ciglio d’un altopiano basaltico si affaccia e domina sul solco vallivo panne sono disposte a gruppo con un muro esterno che le unisce. Alla superficie del suo-
del riu Cìspiri, a guardia di vasti pascoli. È un nuraghe complesso, costituito da una torre lo si notano frammenti di ossidiana e residui di ceramiche d’impasto.
della forma “a tholos”, a cui è stata addossata, posteriormente, una massa ellittica del tipo Bibliografia: A. Lamarmora, Viaggio, traduzione V. Martelli, II, p. 83; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p.
“a corridoio”. L’insieme misura m 32,40 di lunghezza (dall’arco occidentale della torre A 89 (Serra Crastu); A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206, 1935, p. 136, n. 22; Boscolo-Pintor-Serra,
all’estremo orientale della massa ellittica) x m 15 di larghezza massima (sul corridoio Guida, 1951, p. 138; A. Piras, Saggio cit., 1952-53, p. 53 ss., tav. V, 30; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960,
D-E). La torre A, rotonda, del diametro esterno di m 12 (nella parte superiore svettata), p. 62 s., fig. 86, 1; G. Lilliu, in Il Progresso dell’Isola, 1960, p. 27.
mostra l’ingresso a Estsudest, di m 1 x 0,90, sormontato da pietra d’architrave. Nell’andi-
to retrostante, strombato verso la camera (larghezza m 1,20/1,80), lungo m 4, non pre- Figura 13, 3: nuraghe SANTU PERDU-Nurri (Nùoro); cartina B, 81.
senta vano alcuno sul profilo. L’andito introduce alla camera eccentrica, rotonda, di m Sta a quota di m 614, sull’altopiano basaltico di M. Gùzzini, a Sudsudovest della chieset-
4,80 di diametro (ridotta a m 4,40 allo svettamento), anch’essa semplicissima, senza spazi ta campestre omonima, in posizione dominante all’estremo Est della “giara”, ricca di nu-
sussidiari, almeno in apparenza. Esisteva un piano superiore, documentato dalla presenza raghi. Una fonte sgorga 200 m a Sudovest. È una costruzione molto complessa, in cui al-
d’un finestrone, aperto nel paramento esterno all’altezza di m 3 circa, con luce di m 0,90 la forma del nuraghe “a tholos”, più antica (A), si è aggiunta evidentemente la forma del
di larghezza x 1,65 d’altezza residua. Vi si accedeva per una scala a chiocciola, ora non visi- nuraghe “a corridoio”, costituente una massa oblunga irregolare (B-F) addossata alla torre
bile, ma che è da supporsi o nell’andito o dentro la camera, in quest’ultimo caso sopraele- primitiva lateralmente, a Est. L’insieme misura m 23 (asse A-D) x 17 (asse C-E). La torre
vata dal pavimento. La torre si eleva sul piano di campagna da 3 a 6 metri (a Ovest), su primitiva (A), circolare, del diametro di m 10, con spessore murario di m 3,20/2,50, ha
4-5 filari. L’andito d’ingresso, a sezione angolare, si innalza verso l’interno fino a m 5; la l’ingresso a Sudest, molto rovinato, non rilevabile metricamente. L’andito retrostante, pu-
camera ha taglio ogivale, con 8 file di pietre elevate sino a m 6. Non regolare è l’opera mu- re non rilevabile, introduce alla camera “a tholos”, eccentrica, rotonda del diametro di m
raria costituita di blocchi di grandi dimensioni: m 0,95 x 0,35; 1,10 x 0,70; 1,05 x 0,55, 3 (al riempimento), senza spazi sussidiari, almeno in apparenza. La torre residua all’ester-
interblocchi 0,5/0,25. Nell’interno si osservano massi rozzi con facce appena spianate e no per m 2,30 su 6 filari, mentre la camera si conserva per l’altezza sul colmaticcio di m
con letti d’argilla negli interstizi dei filari. Il corpo ellittico (B-F) si addossa ad Est di A. 1,37 su 6 filari (a Nordnordovest). A sinistra dell’ingresso si presenta un’ala di muro me-
Misura m 23,40 sull’asse B-D e m 15 sull’asse D-E. Mostra tre ingressi con corridoi re- galitico addossata, in funzione di contrafforte più tardivo, al giro Sudsudovest della torre
trostanti: E a Sud, C a Nord ed F a Nordest, il primo di m 0,90 x 0,90, il secondo di m A. La massa aggiunta, nello stile “a corridoio”, mostra solo poche parti in evidenza, sicché
1,20 x 1,40 ed il terzo di m 1,05 x 1; gli ingressi sono tutti architravati senza spiraglio di ne riesce molto difficile l’interpretazione. La planimetria datane è, per certi tratti, soltanto
scarico. Dietro l’ingresso a Sud, il corridoio E, dopo m 4,40, incontra due cellette con- ipotetica. Da un ingresso a Sudovest (F), di m 0,80 di larghezza x 1 d’altezza sul deposito,
trapposte (D), semiellittiche, di m 1,80 x 3,40 quella di destra e di m 1,20 x 3,10 quella a architravato (m 1,76 x 0,28 x 0,71), per il corridoio retrostante di m 7 circa di lunghezza,
sinistra; sul fondo sta un’altra celletta di m 1,10 x 2,50, che disegna, con le precedenti, si raggiunge il corridoio E, che incrocia il primo ad angolo, e che mette in comunicazio-
uno schema in croce. Il corridoio retrostante all’ingresso a Nord (C), dopo 8 metri di per- ne la presumibile camera (non visibile) della torre D con uno spazio scoperto B, forse un
corso entro la spessa ed enorme compagine muraria, svolta ad angolo retto verso un corti- cortile. Di questo spazio, di figura trapezoide, di m 4,40 x 4/2, si scorgono tratti di parete
letto a mezzaluna (B); mostra una larghezza variante fra m 1 e 1,60. Del terzo corridoio ora a piombo ora leggermente aggettanti, evidenti sulla rovina per m 1,50/1,20. Dallo
diretto verso Sudovest nel vivo del muro, si misura un percorso di m 5,80, poi appare stesso spazio, un andito supposto ma non rilevabile, mette forse nella cameretta oblunga
ostruito dalla rovina. Non si esclude che mettesse capo a una celletta, perché all’estremo (m 4 x 3,40) della torricella C, misurabile, nell’arco esterno di Nord, per m 6 circa di pe-
interno il corridoio tende ad allargarsi (da m 1,20 a 1,80). Tutti i corridoi e le cellette rimetro, in evidenza all’interno per m 1,20 d’altezza sulla rovina. L’opera muraria del
sono coperti da soffitto a piattabanda con lastre talvolta di proporzioni rilevanti (m 2,10 complesso è in basalto, di tecnica subquadrata all’esterno. I corridoi del corpo aggiunto
x 1,80); le spalle, in alcune parti, tendono ad aggettare, ma lo stile è sempre quello del vano sono coperti a piattabanda. Misure di pietre, all’esterno: m 1,02 x 0,34 x 0,50; 0,76 x
a sezione trilitica o dolmenica; le altezze dei corridoi variano da m 1,80 a 1,40, le nicchie 0,41 x 0,55. Nei pressi del nuraghe si scorgono tracce d’un piccolo abitato di età romana.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 145; G. Lilliu, St.S., VII, 1947, pp. 36, 58, nota 59; sembra appartenere ai resti dell’antemurale. È fatto di blocchi enormi senza lavorazione
E. Contu, Saggio cit., 1947-48, p. 28 ss., tav. III, 35. di m 2,10 x 1,25; 1,70 x 0,85 x 0,60; 1,50 x 1 x 0,50, con larghi spazi fra blocco e bloc-
co. Nei pressi del nuraghe si osservano gli avanzi di tre capanne ellittiche e circolari, del-
Figura 13, 4: nuraghe QUÀU-Bonàrcado (Cagliari); cartina B, 64. lo spessore di m 1,20, di cui una ancora con la porta d’ingresso architravata (altezza m
Si erge a quota di m 193, su un ciglione basaltico che strapiomba sulla profonda valle 1,20 x 0,90 di larghezza). Le pietre, di medie dimensioni, recano scarsi segni di lavora-
del riu Mannu. Le rovine declinano da Est a Ovest, sul terreno in leggero pendio. Sotto zione. Trattasi di capanne di età nuragica, come di età nuragica sono i pezzi di terracotta
la rupe, a mezza costa, a 100 metri di distanza dal nuraghe, sgorga una sorgente d’ac- d’impasto nero e rossiccio che si scorgono alla superficie del terreno.
qua. Pascoli intorno, e coltivi nella valle. Il nuraghe associa la forma “a tholos” alla for- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, II, 1834, p. 413 (Bau-cuadu); A. Lamarmora, Viaggio (trad.
ma “a corridoio”. Più antichi sono gli elementi costitutivi della prima (A-B), aggiunti gli V. Martelli), II, p. 83; Spano, Memoria, 1867, p. 16, nota 3 di p. 15; A. Taramelli, Carta archeologica,
altri della componente “a corridoio” (C-D-E). L’insieme consiste in una massa ellittica- ff. 205-206, 1935, p. 140, n. 45; A. Piras, Saggio cit., 1952-53, p. 62 ss., tav. VI, 37; G. Lilliu, St.S.,
rettangolare, molto irregolare, di m 42 (asse Est-ovest) x 26 (larghezza massima al muro XVI, 1960, p. 57, nota 40.
rettilineo di Ovest). L’estremo occidentale è rettilineo con angoli stondati, curvilinei gli
altri lati, quelli lunghi ad andamento sinuoso. Il corpo antico consta di due torri (A-B) Figura 13, 5: nuraghe MARASÒRIGHES o BIDINNÀNNARI-Ottana (Nùoro); cartina B, 35.
affiancate e riunite per mezzo d’un fasciame oblungo, che rinforza la torre B, mentre la Sta sopra uno spuntone trachitico, al margine del Monte Nieddu, alto sulla vallata del riu
A ne è in gran parte esclusa, rimanendo col paramento scoperto nel giro da Nord a Sud- Sicci, a circa 200 metri a Sud. La pianta è irregolarmente triangolare, con profilo curvili-
ovest. La torre B è evidentemente aggiunta alla A, perché le si addossa, a Ovestsudovest. neo, con tre punte convesse a Nordnordovest, a Sudovest e a Sudest, la prima interrotta
La torre A, situata al vertice orientale del complesso, di figura circolare irregolare, ha dia- nel suo contorno, le restanti, spostate sulla parte frontale dell’edificio, formanti le torri A e
metro esterno di m 10 circa, con ingresso a Sudsudest, di m 0,70 x 1,50. Il corridoio re- B con relative camere in evidenza. Fra le due torri marginali è situato il cortile C, a cui
trostante, di m 2,50 di lunghezza, mette nella camera rotonda, del diametro di m 3,70, mette dall’esterno un ingresso aperto nella cortina di facciata, leggermente concava, con
in posizione eccentrica. Nella stessa camera, sulla sinistra, si presentano due vani. Quello esposizione a Sudsudest; il cortile stesso, verso Nordnordovest, si prolunga nel corridoio
più vicino all’ingresso è d’una celletta, di piano semiellittico, di m 1 di larghezza x 3,20 D il quale è probabile che fuoriesca dalla parte opposta a quella dell’ingresso di prospetto.
di profondità x 2,20 d’altezza; nell’altro, di piano trapezoidale, di m 1 x 2,20 di lun- La massa costruttiva ha una lunghezza di m 17 circa sull’asse Nordest-sudovest e la lar-
ghezza x 1,20 d’altezza, è contenuta, sul lato sinistro, l’apertura della scala che portava o ghezza di m 18 sull’asse normale (sulla linea delle torri frontali). L’ingresso, largo m 1,10,
al piano superiore o al terrazzo della torre. Sul lato destro della camera gira, addossato è sovrastato da un architrave di m 2,20 x 0,50 x 0,65. L’andito retrostante, della stessa lar-
alla base della parete, un sedile circolare di pietre piatte, alto m 0,20, dello sviluppo di 5 ghezza e della lunghezza di m 2,50, riceve sulla sinistra, al centro, una garetta semicircola-
metri. La torre è svettata a circa 5 metri dal suolo. La camera ogivale si conserva per l’al- re di m 0,50 di larghezza x 1,10 di profondità x 0,55 d’altezza. Nel cortile C, di piano
tezza di m 4,50 su 10 filari. I vani della celletta e della scala sono a sezione rettangolare. quadrangolare, di m 3,10 x 4, sfociano, oltre l’andito d’ingresso, gli anditi di B e D; vi fa ca-
La torre B ha diametro esterno di m 7,50, con paramento elevato per 10 metri sul piano po, anche se ora non visibile, quello di A. L’andito di B, a destra del cortile, lungo m 3,60,
di campagna, con 6 file visibili sul fasciame. È anche visibile la parte superiore svettata introduce in una camera rotonda di m 3,30 di diametro, con una nicchietta sulla sinistra
della camera per un diametro di m 1,50; per il resto non si può rilevare. Del corpo ag- di chi entra, semiellittica, di m 1 di larghezza x 2 di profondità. Della corrispondente ca-
giunto “a corridoio”, nella cortina volta a Sud presso la torre B, si osserva l’ingresso dal- mera della torre A si misura un diametro di m 3,75. Il corridoio D, percorribile per la
l’esterno, di m 1,20 x 0,70, con architrave di m 2 x 1 x 0,60. Il corridoio retrostante, lunghezza di m 5 circa, ostruito nel tratto di fondo, mostra, all’apertura verso il cortile, un
dopo 4 metri, è ostruito. Si può ritenere, da alcune tracce, che esso, circa a metà del suo architrave poderoso di m 2,25 x 0,67 x 1. Le camere A (altezza non rilevabile) e B (altezza
percorso, incontrasse un altro ramo di corridoio trasversale (C), scavato nel gran masso residua m 2,87 a Ovest su 4 file) si concludevano ad ogiva, oggi scoperchiata; il cortile
della parte occidentale del corpo costruttivo (larghezza del corridoio m 1, resti per la C ha pareti verticali (altezza sul crollo m 1,20). Gli anditi e la celletta in B sono coperti
lunghezza visibile di m 2,50), e che, poi, svoltasse ad angolo smussato verso Est per sfo- da lastroni a piattabanda. Il monumento all’esterno si conserva per l’altezza massima di
ciare nel cortile D. Il cortile si presenta come un vano scoperto di figura oblunga, ovoi- m 3,90 su 9 file, a Nordest. Il paramento consta di blocchi di trachite di discreta lavorazio-
de, di cui si intravvede l’arco di parete del muro a Nord, mentre il rimanente si rico- ne, di medie dimensioni: m 0,54 x 0,30 x 0,90; 0,38 x 0,36 x 0,49; 0,45 x 0,33 x 0,60.
struisce idealmente. In questo cortile pare mettesse capo, infine, per un breve andito, la Bibliografia: G. Cherchi, Saggio cit., 1952-53, p. 246 ss., tav. VII, fig. 46; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 128.
torretta E, circolare, del diametro superficiale di m 5, incorporata nel complesso e forse
dunque ad esso anteriore (è della stessa epoca di A e B?). Il grande corpo aggiunto, nello Figura 13, 6: nuraghe ÌZZANA-Àggius (Sàssari); cartina B, 1.
stile “a corridoio”, si conserva per l’altezza media di m 3, con 5-6 file di pietre basaltiche, In località Montagnana a quota di m 422, situato al centro d’un piccolo altopiano, a 1 km
di grosso taglio poliedrico, rincalzate da brecciame, con misure di m 1,50 x 0,65 x 0,60; da riu Turrali, il nuraghe domina largamente sui monti e sulle colline circostanti, in un
0,95 x 0,45 x 0,55; 0,90 x 0,55 x 0,60. Nell’interno si osserva l’uso dell’argilla. A 50 paesaggio squallido, povero economicamente. È il nuraghe di maggiori proporzioni ed il
metri a Sud della massa megalitica, un muro in senso Nord-sud, piegante poi ad Est, meglio conservato fra quelli della Gallura. È di tipo complesso e singolare, rappresentando

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

l’unione della forma “a tholos” con la forma “a corridoio”. L’insieme, di piano grosso mo-
do triangolare con apici arrotondati, misura m 20,40 sulla linea Nordovest-sudest x 18
sulla linea Nordest-sudovest; il perimetro è di m 60. Il nuraghe mostra tre ingressi. Uno
sta al centro sulla fronte di Sudsudovest (H), un altro si apre nella cuspide di Sudest (A)
e il terzo (una posterula) è presso l’angolo di Ovestsudovest (davanti ad F). L’ingresso
principale (H), di m 1,30 di larghezza x 1,20 d’altezza sul riempiticcio, sormontato da
pietra d’architrave di m 1,90 x 0,50 x 0,70, dà nel breve andito strombato di m 2 di
lunghezza x 1,30/1,50 di larghezza. Da quest’andito, ai due lati, si dipartono i rami del
corridoio G raccordati ad angolo ottuso, un ramo verso la tholos A e l’altro, opposto,
verso il corridoio F. Il primo ramo, lungo 6 metri circa e largo 0,60, si apre su H con 1 2
una luce architravata alta m 1; il ramo verso A, lungo m 4 largo 0,80 e alto m 2,30 (al-
l’interno)/1,94 (allo sfocio in A), ha volta rudimentale in aggetto a differenza del primo
ramo che è tabulato (a solaio piano) come tabulata è la copertura di H, costituita da la-
stroni di m 1 di lunghezza chiusi a m 1,60 dal suolo apparente. Nella tholos A si entra
pure, direttamente, dall’esterno per la porta di Sudest, di m 1,45 d’altezza x 1,00 di lar-
ghezza con architrave di m 2,90 x 0,80/1,10 x 1,20; vi introduce l’andito di m 2 di lun-
ghezza x 1/1,20 di larghezza, pur esso tabulato. La tholos circolare, di m 6 di diametro,
alta m 7,30, mostra le pareti a file di blocchi in granito di grandi e medie dimensioni,
per lo più di forma subquadrangolare; fra le pietre se ne notano tre per essere meglio la-
vorate delle altre e per le eccezionali dimensioni: m 2 x 0,65; 2,40 x 0,60; 2,30 x 0,60.
Dalla camera A, in simmetria col corridoio G, si diparte il corridoio F che segue, descri- 3
vendo un’ampia curva, il profilo del nuraghe sul lato Estnordest, la cuspide Nord ed il
fianco di Nordovest. Il corridoio, alto sulla parete di A m 3,20, di sezione trapezoidale
(larghezza m 2/0,20 in alto), disimpegna le cellette D-C-B-E, le quali son tutte disposte
con gli ingressi verso la cuspide Nord e si articolano in linee mosse, sinuose, di gusto
“labirintico”, per attrarre nel chiuso il nemico, confonderlo, catturarlo o ucciderlo nel
Figura 14: restituzione ideale dei nuraghi Su Nuraxi-Barùmini e Santu Antìne-
segreto profondo di quegli oscuri penetrali. Le cellette sono distribuite entro il fasciame Torralba (1, 2) e dell’Orrùbiu-Orròli (3)
murario in figura di triplice forcipe con senso simmetrico: E e D ai lati, C e B al centro
in profondità (B interna a C). L’insieme costituiva una sorta di “camera della morte”, Figura 14, 1: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari); v. anche figure 3, 2; 9, 4; 10, 2.
stretto tra la grande cella A e i corridoi F e G scavati, insieme alle celle, nel potente e so- Restituzione ideale del bastione quadrilobato, ai tempi della fase c. Si veda la scheda
descrittiva della figura 10, 2.
lido masso murario con gusto di “grotta”. Le celle B-F son tutte di piano irregolare, ellit-
tiche. D misura m 4 x 1,40 (ridotta alla base); C, già ogivata, ha m 5 x 3 (è provvista di
Figura 14, 2: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari); v. anche figure 1, 25; 3, 5; 8, 6.
una nicchietta a sinistra, di m 1 x 0,40); B, comunicante con C per uno stretto passag-
Restituzione ideale del bastione trilobato. Si veda la scheda descrittiva della figura 8, 6.
gio di m 2 di lunghezza x 0,80/0,40, misura m 4 x 3; infine in E si misurano m 2 x 1 x
1,80 d’altezza, alla cupoletta leggermente schiacciata sui fianchi. Gli ingressi alle cellette
Figura 14, 3: nuraghe ORRÙBIU-Orròli (Nùoro); v. anche figura 10, 4.
sono piattabandati. Dopo aver disimpegnato la “camera della morte”, il ramo di Ovest-
Restituzione ideale dell’intero complesso nuragico. Si veda la scheda descrittiva di fi-
nordovest del corridoio F, largo m 0,80 e alto m 2,30, tabulato, incontra il corridoio F e
gura 10, 4.
mette capo a una posterula di m 0,74 di larghezza x 1,20 d’altezza rilevabile. L’opera
muraria è di granito con blocchi in parte grezzi e in parte ritoccati e tagliati in forme qua-
drangolari a spigoli vivi (misure di tre blocchi contigui m 2 x 0,50 x 1; 1,90 x 0,40 x 0,80;
1,20 x 0,60 x 0,50). La connessione delle strutture murarie in alcune parti è accurata, in
altre assai rudimentale.
Bibliografia: G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. 13; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 181-
182, 1939, p. 43, n. 2; F. Manconi, Saggio cit., 1948-49, p. 140 ss., tav. II, 6, fot. 18-22; G. Lilliu,
St.S., IX, 1950, p. 433 s., tav. IV, 5-6; St.S., X-XI, 1952, p. 95; St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 128.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

diametro di m 15,80/16,10, a muri perpendicolari raggiungenti, in origine, l’altezza di


7/8 metri. Ai lati dell’andito d’ingresso, che guarda a Sud (tav. CII, 4), si dipartono cir-
ca a metà due corridoi curvilinei, di cui quello a sinistra è più lungo. Nella camera prin-
cipale, tondeggiante, a perimetro irregolare, di m 5,60/4,30 di diametro, si irraggiano,
in croce, tre cellette, una sul fondo e le altre due ai fianchi. La camera, dai muri verticali
nella parte basale, in alto, quando era integra, curvava “a tholos”. Tranne il corridoio a
destra, a sezione di vano triangolare (tav. CII, 3), il resto degli spazi ha pareti perpendi-
colari con tetto piano gradinato (altezza m 2/1,50). Le strutture sono uguali a quelle
della torre di Balestra (vedi sotto a figura 15, 4). In questo monumento, durante gli
1 2
scavi effettuati dal Grosjean nell’autunno del 1957, si osservarono tre strati archeologi-
ci, quello più basso – il più antico – con utensili litici, oggetti d’ornamento in pietra in
bronzo e in vetro colorato, molti resti di ceramica per lo più rozza e liscia ma taluni an-
che decorati con scanalature. Nello stesso strato, quasi dappertutto, si incontrarono re-
sti carboniosi, ceneri e ossa calcinate. Avanzi scheletrici umani si videro, nello strato
medio, dentro la cella e nel corridoio a destra. Per il Grosjean la torre avrebbe avuto ca-
rattere funerario e anche religioso, e risalirebbe a dopo il 1450 a.C.
Bibliografia: R. Grosjean, “Deux monuments circulaires mégalithiques de la moyenne vallée du Taravo
(Corse)”, in Gallia, Préhistoire, t. I, Paris 1958, p. 10 ss., figg. 17-44; “Torre (Ile de Corse): monument
mégalithique du bronze moyen”, in Révue archéologique, III, 1959, p. 15, 37 s.; “Rapports” cit., pp. 298,
301; Filitosa et les monuments protohistoriques de la vallée du Taravo, Collection: Promenades archéologi-
4 ques I, 1960, p. 28; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 111; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., p.
3
72; R. Grosjean, “Filitosa et son contexte archéologique”, in Fondation Eugène Piot, Monuments et Mé-
moires publiés par l’Académie des Inscriptions et Belles Lettres, t. 52, fasc. 1, 1961, pp. 52, 93-94.

Figura 15, 3; nuraghe SA CÒA FILIGÒSA-Bolòtana (Nùoro); cartina B, 19.


Sorge in località Funtanàssida, su una propaggine tondeggiante, a quota di m 979 e domi-
na sul riu Mularza Noa. A 200 metri ad Ovest, a mezza costa, sgorga una sorgente d’ac-
6
qua. Il nuraghe presenta unica torre, di piano irregolarmente circolare, del diametro di m
5 11 escluso lo zoccolo di m 2,80/3,40 di spessore; nel complesso ha m 17,40 di diametro.
Il vano d’ingresso, a Sudsudest, si apre sulla fronte del rifascio murario; un secondo ingres-
so è costituito dalla porta sul prospetto del cono interno, con architrave di m 1,20 x 0,45
x 0,50, ben lavorato con spiraglio di scarico. Il corridoio retrostante, strombato verso la ca-
mera, lungo m 3 circa, mostra a destra la garetta di guardia semiellittica (m 1 x 1,80 di
Fig. 15: planimetrie comparative di nuraghi (1, 3, 5) e di “torri” della Corsica profondità) e a sinistra la scala che si segue per un giro di poco più di due metri con lar-
(2, 4, 6) ghezza di m 0,80/1,00. La camera eccentrica, rotonda del diametro al piano attuale di m
1. Muràrtu-Silànus; 2. Foce-Argiusta-Moriccio; 3. Sa Còa Filigòsa-Bolòtana; 4. 4,80, presenta due nicchioni laterali, simmetrici, di pianta a segmento di cerchio, di m
Balestra-Moca Croce; 5. Tùsari-Bortigali; 6. Torre-Portovecchio. 1,20 di larghezza x 1 di profondità x 1,60 d’altezza visibile. La sezione dell’andito, elevan-
tesi progressivamente da m 2,20 a 3,20 sull’interrimento, è angolare; quella della camera a
Figura 15, 1: nuraghe MURÀRTU-Silànus (Nùoro); v. anche figura 1, 23. ogiva acuta, con altezza di m 5 al piano di colmaticcio, è di 8 almeno in origine. La torre
Planimetria del nuraghe. Si veda la scheda descrittiva della figura 1, 23. all’esterno è conservata per l’altezza residua di m 5 e consta di blocchi di basalto abbastan-
za regolari; curata e ben disposta su filari regolari è anche la struttura interna ad anelli re-
Figura 15, 2: torre di FOCE-Argiusta-Moriccio (Petreto), in Corsica; tav. CII, 3-4. golari senza zeppe e riscagliature. Le dimensioni dei blocchi del paramento esterno sono di
Si erge in località Punta di Foce (Pointe de Foce) nella media valle del Taravo. Il monu- m 1 x 0,45; 0,95 x 0,60; 0,80 x 0,36; 0,90 x 0,37. L’opera del rifascio, di m 1,50 d’altezza
mento, detto anche Castellaraccia (tristo castello), sta sulla punta Ovest d’uno sperone residua apparente nei tratti non distrutti, è della medesima tecnica di quella della torre.
granitico, a m 424 di quota. A poco più d’un km di distanza, a Sudovest, si osservano Bibliografia: A. Taramelli, Carta archeologica, f. 193, 1940, p. 57, n. 12; V. Tetti, Saggio cit., 1956-57, p.
tracce di capanne d’un villaggio coevo alla torre. L’edifizio è circolare esternamente, del 25 (II), tav. n. 73; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 162, nota 82, p. 161, fig. 89, 2, p. 168 s., fig. 41, 5.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 15, 4: torre di BALESTRA-Moca Croce (Corsica). (m 0,20 x 0,30) che, traversando lo spessore della muraglia per m 1,50, prende luce dal-
Sorge in località Punta della Balestra (Pointe de la Balestra), nella media valle del Taravo. l’esterno e illumina fiocamente l’interno. I corridoi, larghi da m 0,50 a 1, sono di sezio-
Sta su una collina granitica, alta m 501. Di figura planimetrica circolare, piuttosto irre- ne rettangolare con le spalle leggermente inclinate in dentro dal basso in alto, a filari di
golare, la torre è circondata da un contrafforte anulare di m 0,50/0,80 d’altezza, con pietre tagliate a mazza in fogge subquadrate, poliedriche e tondeggianti, sporgenti l’una
muri esterni verticali dell’altezza originaria presunta di m 5/6. Il diametro della torre è di sull’altra. La copertura, chiusa a m 1,60/2,50, sia negli anditi sia nella cella è costituita
m 15 compreso il fasciamento concentrico di m 3,30/2,90 di spessore. Il lungo andito con da lastroni orizzontali affiancati sullo stesso piano orizzontale. La “torre” si conserva al-
l’ingresso volto a Sudest introduce nella camera rotonda, del diametro di m 5,30/5,00, co- l’esterno per l’altezza di m 3,70. Nella parte costruita il muro cade inclinato di 10°, col
perta all’origine con falsa volta, ora mancante. A sinistra e a destra, nel vano maggiore, si paramento formato da pietre subquadrate e poligonali disposte in corsi abbastanza rego-
presenta una nicchia con muro di fondo curveggiante, col soffitto costituito da lastre lari, livellati e riempiti nei vuoti fra i blocchi da piccolo scheggiame. La parete, che nasce
piane, alta, quella a destra, m 1,95. Davanti all’ingresso sta un monolite di m 2,52, sup- da una risega di base di un filare, gira con bell’effetto, contrastando con la rude fisiono-
posto o un menhir oppure una pietra di chiusura del corridoio. Le strutture murarie, mia della parte che si appoggia alla roccia. Specialmente curato, nel taglio della porta
fuori e dentro, constano di pietre rozzamente lavorate, di medie e piccole dimensioni, con stipiti a elementi scelti e ben sbozzati con architrave spianato, è l’ingresso. Rispetto
unite con argilla e disposte in modo irregolare. Nei vani il Grosjean, che ha scavato il alle strutture delle “torri” di Foce e Balestra (vedi), queste di Torre sono molto più evo-
monumento nell’autunno del 1957, ha riconosciuto tre strati archeologici. L’inferiore, lute e, meglio di quelle, si avvicinano, anche per le proporzioni delle pietre di grandi e
più antico e originario, ha restituito oggetti di pietra e ceramiche grossolane. Il Grosjean medie dimensioni, al tipo di apparecchi del nuraghe sardo. Ed invero un nuraghe, del
propende a ritenere il monumento di carattere funerario, destinato ad accogliere i resti tipo a corridoio, potrebbe definirsi questo interessante monumento di Portovecchio.
di cadaveri cremati. Non esclude, però, anche l’ipotesi d’un luogo religioso dove si bru- Del tipo particolare ripete le basse e larghe dimensioni che non ammettono, se non ec-
ciavano offerte e dove si accendevano fuochi rituali. L’età della torre sarebbe quella del cezionalmente, un secondo piano (ma per lo più un terrazzo), l’interno a vani tabulari,
Bronzo medio, dopo il 1450 a.C. l’adattamento a balze rocciose con cui si confondono, in parte risparmiate nel lembo na-
turale, le murature a filari. E del nuraghe a corridoio l’edifizio mantiene pure la specifica
Bibliografia: R. Grosjean, “Deux monuments” cit., 1958, p. 1 ss., figg. 1-16; “Torre” cit., 1959, pp. 15, 37
destinazione: quella di luogo di rifugio e difesa temporanea in azioni di guerriglia (lo
s.; “Rapports” cit., 1960, p. 298; Filitosa cit., 1960, p. 28; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p.
111; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 72; R. Grosjean, “Filitosa et son contexte” cit., 1961, pp. 52, 94.
conferma il finestrino in fondo al corridoio principale, spioncino di luce e feritoia insie-
me). Il monumento è stato scavato dal Grosjean nel 1957. Tutti i vani restituirono ele-
menti archeologici, i quali, se si fa eccezione di una moneta romana di Costanzo II
Figura 15, 5: nuraghe TÙSARI-Bortigali (Nùoro); v. anche figure 2, 8 e 12, 4.
(323-361 d.C.), si riferiscono ad un unico strato antico. Si sono raccolti oggetti litici
Planimetria del nuraghe. Si veda la scheda descrittiva della figura 2, 8.
(schegge d’ossidiana e di quarzo ialino, ciottoli arrotondati forse proiettili), un pugnale
ed elementi d’ornamento in bronzo, una conchiglia forata per collana, un grumo di
Figura 15, 6: monumento di TORRE-Portovecchio (Corsica); tav. CII, 1-2. ocra rossa. Prevalevano, però, le ceramiche, per lo più lisce con alcuni esempi anche a
A 60 metri di quota, su uno sperone di roccia granitica, domina tutto il piano che si superficie scanalata, in forme di ciotole, tegami etc. con orli sporti dritti in fuori e con
stende dal monte dell’Ospedale fino al golfo di Portovecchio; al piede gli passa la strada profilo di parete sinuoso (tipi divulgati nei tempi della prima civiltà del ferro e restituiti
da Bonifacio a Bastia. L’edifizio, denominato dal suo aspetto esterno che rassomiglia a pure dai nuraghi sardi “a tholos” e “a corridoio”). Insieme con gli oggetti si raccolsero
una torre, è di figura semicircolare, con l’arco da Sudest a Ovest tutto costruito in mura- ossa d’animali, specie di bue, talune con tracce di combustione estesa anche ad alcune
tura di grossi blocchi (tav. CII, 1-2) e con la lunga fronte da Ovest a Sudest risparmiata lastre del pavimento, che si possono attribuire a pasti. Un solo osso umano (di adole-
nella parete naturale rocciosa a strapiombo. La sua forma dipende anche, e soprattutto, scente o di donna) che subì l’azione del fuoco, è portato dal Grosjean come prova per ri-
dall’adattamento alla falda granitica che si estende da Nordest a Sudovest; lo schema al- tenere il monumento una tomba. Ma la deposizione può essere tardiva, forse pure di
lungato dell’esterno ha forse pure determinato la scelta del tipo del vano, che è “a corri- tempi romani come indicherebbe la moneta citata. Il Grosjean pensa pure a un edifizio
doio”. La “torre” misura m 12 sul lato a fil di rupe x 6,30 di larghezza alla mezzeria. a cremazione, che sarebbe stato nello stesso tempo un “luogo alto” per il culto dei morti.
L’ingresso al monumento, volto a Nordnordest, è costituito da una porta, a sezione ret- Ho accennato sopra ad un’altra ipotesi destinativa: che cioè la costruzione avesse servito
tangolare con architrave, di m 1,50 d’altezza x 0,90 di larghezza (tav. CII, 2). Dietro la da difesa. Difendeva un piccolo villaggio di capanne situato nelle vicinanze, 30 metri al
porta, un andito di m 2 circa di lunghezza, rastremato verso l’interno (da m 0,90 a disotto al Nord e al Sud della “torre”, alla base della balza granitica. Ne segnano la po-
0,60) mette in uno spazio da cui si dipartono, fra di loro paralleli (e paralleli pure ai stura e l’estensione frammenti di ceramica, liscia e decorata, dei tipi raccolti dentro il
fianchi esterni della costruzione), due corridoi: uno più corto a destra, di m 2 di profon- monumento. Vorrei far discendere la datazione dell’edifizio dal 1400-1200, quale pro-
dità, e l’altro (il principale), più lungo (m 4,60) a sinistra. In quest’ultimo corridoio, pone il Grosjean, ai tempi inoltrati della prima civiltà del ferro.
nella parete destra per chi entra, a m 2,60 dalla biforcazione, si apre l’imbocco architra- Bibliografia: R. Grosjean, “Torre” cit., 1959, p. 15 ss., figg. 3-16; E. Contu, “I più antichi nuraghi”
vato (altezza m 2) d’una nicchia di piano rettangolare, larga m 0,70/0,90 e profonda 1,40. cit., 1959, p. 111; R. Grosjean, Filitosa cit., 1960, p. 7, fig. 1; “Rapports” cit., 1960, p. 298; G. Lilliu,
Sul suo muro di fondo, a destra, a m 1,50 dal suolo, si apre un finestrino rettangolare “Primi scavi” cit., 1960, p. 72; R. Grosjean, “Filitosa et son contexte” cit., 1961, pp. 53, 57.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

Figura 16, 2: talaiot di ES MESTAL-San Cristobal (Mercadal-Minorca).


Il talaiot è di tipo molto semplice, circolare con diametro esterno di m 14, con ingresso
a Ovest. Un andito a solaio piano di m 4 di lunghezza x 1/0,80 di larghezza, introduce
alla camera rotonda di m 6 di diametro. L’assenza di pilastro al centro della camera fa
pensare che il vano fosse coperto con pseudo-cupola. Si noti la perfetta concentricità
della camera rispetto al perimetro della torre, la regolarità dello spessore murario (sui 4
metri), l’elementarità delle linee.
1 2 Bibliografia: J. Hernàndez Mora, “Menorca prehistòrica”, in Revista de Menorca, XLIV, 6a epoca, Mahòn
1948, p. 271, fig. 29; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 61, fig. 82, 1 e p. 71 nota 173.

Figura 16, 3: nuraghe FUNTANA SPIDU-Orròli (Nùoro); cartina B, 89.


Sta alla quota di m 549, in terreno pianeggiante atto a coltivi. È un nuraghe monotorre,
circolare del diametro esterno di m 12, con ingresso a Sudsudest. La porta è di luce tra-
pezoidale (m 1,09/1 di larghezza x 1,85 d’altezza), architravata con pietra di m 2,15 x
0,57 x 0,84. Il breve corridoio d’ingresso, di m 1,80 di lunghezza, introduce nella came-
3 4 ra di pianta ellittica (m 7 x 8,50), con due nicchie laterali, semicircolari (m 1,96 x 1,20
di profondità la sinistra, m 1,86 x 1,20 la destra), le quali, sul fianco verso Sud, si artico-
lano in due nicchiette, a mo’ di alcova o sedi per lettucci (m 0,57 di larghezza x 1,88 di
profondità x 0,99 d’altezza la sinistra e m 0,46 x 1 x 1,07 la destra). La torre svettata si
conserva per l’altezza di m 4 con 7 filari a Sudovest. La camera, a sezione ogivale tronca
per crollo, mostra una parete di m 2 d’altezza residua con 4 filari. Le nicchie, a taglio ag-
gettante, misurano m 2,07 (la sinistra) e 1,70 (la destra) d’elevazione.
6
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XII, 1843, p. 773; Spano, Memoria, 1854, p. 17 nota 2; Me-
7
moria, 1867, p. 23; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II, 1892, p. 19; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p.
149; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 131; E. Contu, Saggio cit., 1947-48, p. 45 s., tav. I, 5.

Fig. 16: planimetrie comparative di nuraghi (1, 3, 6) e di talaiots delle Balea- Figura 16, 4: talaiot di TORRE NOVA D’EN LOZANO-Ciudadela (Minorca).
ri (2, 4, 7) Il talaiot rientra nella serie delle torri circolari, col diametro esterno di m 12, con in-
1. Mannu-Senis; 2. Es Mestal-San Cristobal; 3. Funtana Spidu-Orròli; 4. Torre gresso a Ovest; lo spessore del muro varia da m 3,60 a 2,40 (dalla parte dell’ingresso).
Nova d’en Lozano-Ciudadela; 5. Casteddu Joni-Ussàssai; 6. Torre Vella d’en Lo- L’andito retrostante alla porta, tabulato, lungo m 2,80 e largo 0,80/1,00, mette nella
zano-Ciudadela. camera che ha la forma irregolare: disegna cioè un mezzo cerchio più ampio sul davan-
ti (diametro m 6,40) a cui si oppone sul fondo un segmento di cerchio minore (diame-
Figura 16, 1: nuraghe MANNU-Senis (Cagliari); cartina B, 69. tro m 4,20), fungente da nicchione. Sulla parete a sinistra di chi entra nel vano, il pro-
Sta a quota di 303 metri, su di un mammellone al margine Sud del monte S. Vittoria. filo murario si interrompe alla base per far luogo ad una nicchietta – un ripostiglio – di
È un nuraghe monotorre, circolare della circonferenza di m 40, con diametro alla figura tondeggiante (m 1 all’imbocco e m 1,60 nell’interno). Manca il pilastro al cen-
sommità svettata di m 10 e con spessore murario di m 3,50. Mostra l’ingresso a Sud, tro della camera, ciò che farebbe supporre l’esistenza originaria d’una copertura a calot-
di m 0,40 x 0,90 d’altezza visibile sull’ostruzione. Dietro la porta, l’andito di m 3 cir- ta schiacciata ed allungata in direzione dei due archi di cerchio contrapposti.
ca di lunghezza porta nella camera di m 6 circa di diametro, senza spazi sussidiari per Bibliografia: J. Hernàndez Mora, “Menorca” cit., 1948, p. 271, fig. 30; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960,
quanto vedesi. La torre si conserva per l’altezza massima di m 8,50. La sezione del p. 61, fig. 82, 2, p. 71, nota 173.
corridoio d’ingresso è angolare, della camera ogivale. Opera subquadrata di calcare a
bella stratificazione orizzontale. Nel terreno circostante al nuraghe si osservano resti di Figura 16, 5: nuraghe CASTEDDU JONI-Ussàssai (Nùoro); cartina B, 75.
stoviglie d’impasto di età nuragica. Sta su un ripido colle calcare, che fa parte dell’Arquerì, alto su un’ampia distesa di “tac-
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XIX, 1849, p. 854 (l’Angius, nel 1832, dà un’altezza di tor- chi”, e dominante per vasto orizzonte. È un nuraghe monotorre di piano ellittico (m 10
re di m 9); P. Cugia, Nuovo itinerario cit., II, 1892, p. 224; G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. x 8,70), con ingresso a Sud, largo m 1,20, architravato. Il corridoio retrostante, largo in
21; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 170; M. Figus, Saggio cit., 1944-45, p. 39 s., tav. n. 20. media 1 metro e lungo m 3,60, senza spazi sussidiari, mette nella camera. Quest’ultima,

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

di figura ellittica (m 5 x 2,60), eccentrica e spostata verso il fondo, è priva di nicchie, al-
meno in apparenza, ed è colma in gran parte di terriccio e pietre. La torre residua per
un’altezza massima di m 3,30 a Nordest. L’opera è di calcare, subquadrata. Misure di
blocchi: m 1,35 x 0,37 x 0,38; 0,86 x 0,55 x 0,44; 1,36 x 0,40 x 0,55. Sul terreno intor-
no si osservano frammenti di stoviglie d’impasto dell’età del nuraghe.
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XXIII, p. 440; F. Pilia, Saggio cit., 1950-51, p. 80 ss., tav.
VIII, 4; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 132; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 55, p. 63, fig. 16, 9.
1
2
Figura 16, 6: talaiot di TORRE VELLA D’EN LOZANO-Ciudadela (Minorca).
In forma di torre circolare del diametro esterno di m 16, ha l’ingresso a Ovest, in dire-
zione piuttosto comune ai talaiots e che è da mettersi in relazione anche con l’intento
dei costruttori di evitare di esporre le porte al riparo dal vento di Est, prevalente in Mi-
norca. Dietro la porta, alta m 1,20 e larga 1, un andito a copertura tabulare gradonata,
che ricorda quella di qualche nuraghe (per esempio Asòru di San Vito), mette nella ca-
mera. Quest’ultima è di pianta ellittica di m 5,60 x 3,80, chiusa in alto da un soffitto
di lastroni valicanti lo spazio sulla dimensione minore ed appoggiati anche, sulla di- 3
4
mensione maggiore, da una parte sul solaio dell’andito alla sua estremità interna e dal-
l’altra sulla parete di fondo della camera che si incurva in dentro con inclinazione di
25°. Sempre dentro la camera, nella parete a sinistra a metri 1,60 sopra il pavimento, si
apre l’imbocco rastremato d’una scala in muratura che, girando a spirale entro lo spes-
sore murario che è di m 6, porta, con avvolgimento a gomito da destra a sinistra, nella
parte superiore della torre. In particolare introduce a un piccolo vano rettangolare di
m 3 x 1,20 x 1,20 d’altezza, sovrapposto al solaio che copre la stanza inferiore, coperto
pur esso da un soffitto a lastroni gradonati. La scala sopraelevata, il giro a spirale entro
la massa muraria trovano raffronti nei nuraghi sardi più arcaici; ma qui si tratta d’una 5 6
edizione elementare e decaduta rispetto agli esempi sardi. La torre, larga e bassa (altra
particolarità delle torri baleariche che non raggiungono mai altezze notevoli rimanendo
tozze), si eleva per m 6,40, con inclinazione di muri di 10°.
Bibliografia: G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 13, fig. 16, 2, p. 61, nota 32.

Fig. 17: planimetrie comparative di nuraghi (1, 3, 5) e talaiots delle Baleari (2, 4, 6)
1. Koròngiu e Maria-Nurri; 2. Ses Païsses-Artà; 3. Cùnculu-Scanu Montiferru; 4.
Rafal Roig-Mercadal; 5. Àidu Arbu-Bortigali; 6. Santa Monica-San Cristòbal.

Figura 17, 1: nuraghe KORÒNGIU E MARIA-Nurri (Nùoro); cartina B, 82.


Sta a quota di m 528, sull’orlo d’una rupe basaltica. È del tipo monotorre, circolare al-
l’esterno, con diametro di m 15. L’interno, sulla linea diametrale, è attraversato da un
corridoio facente capo a due ingressi, agli estremi opposti; sul profilo del corridoio si af-
facciano cellette. L’ingresso di Sudest, di m 0,69 di larghezza x 1,38 d’altezza, sormonta-
to da architrave di m 1,63 x 0,44 x 0,55, senza spiraglio di scarico, mette nel primo trat-
to del corridoio, di m 3,00 di lunghezza x 0,80/1,07 di larghezza. Dopo i 3 metri, il
corridoio stesso, sulla destra, si allarga in uno spazio semicircolare articolato, di m 2,57
di larghezza x 1,40 di profondità x 1,30 di altezza massima; sulla sinistra prolunga il suo
filo rettilineo fino ad incontrare, dopo circa 6 metri, il vano rettangolare, forse d’una

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

scala, di m 3,70 di lunghezza x 0,84 di larghezza. Di qui si saliva al piano alto della co- diametrale (tav. CV, 1) che sfocia esternamente per due porticine, una situata ad Est e
struzione. Di là dal vano supposto della scala, si svolge la seconda parte del corridoio, l’altra a Sudovest (tav. CV, 2), molto basse. Gli anditi che mettono alle porticine del cor-
che mette capo all’ingresso di Nordest. Sullo stesso asse del primo ramo, ad andamento ridoio sono strettissimi (m 0,44/0,30) e bassissimi (m 1/0,90). Sullo spazio del corridoio
leggermente tortuoso di m 8 circa di sviluppo, il corridoio sembra ricevere, sulla sinistra, diametrale, lungo m 3,20, largo m 0,77/0,86 ed alto (al centro) m 4,50, si deve imma-
l’apertura d’una celletta, di cui si annunzia l’invito (larghezza m 1); sfocia infine all’aper- ginare, all’origine (ora è scoperchiato), un solaio piano di lastre, quale si vede ancora nel-
to per una porta di m 0,77 x 1,45 d’altezza, architravata senza spiraglio come la porta la copertura degli anditi (tav. CV, 3). Al piano superiore (o terrazzo) della torre si acce-
opposta (misure dell’architrave m 1,82 x 0,88 x 0,55). La sezione dei vani è trapezoida- deva dall’esterno per mezzo d’una rampa (del tipo di quelle delle specchie e dei trulli
le, con fiancate a filari aggettanti, la copertura è piattabandata con altezze di spazio di m pugliesi e dei pont de bestiar minorchini), che partiva da un blocco di muro addossato
1,90/2,63/1,80; alta m 2,42 è l’imboccatura della presunta scala. Sul piano superiore si alla fodera del rifascio nel giro Est-Sud del cono (segnato a tratteggio nel disegno della
disegnano i profili di due altri corridoi, a stento identificabili entro la rovina. L’opera è planimetria). Il talaiot, insieme ad alcune abitazioni, è stato scavato da una Missione ar-
poliedrica in basalto, con blocchi di rozza lavorazione. Il nuraghe raggiunge l’altezza cheologica italiana nelle primavere del 1959 e 1960. Nello sterro dell’interno della torre,
massima residua di m 5 su 12 filari a Est. Nei pressi si osservano resti di ossidiana. fino a m 4,10 dalla quota di svettamento, si incontrò il colmaticcio di crollo; da m 4,10
Bibliografia: Spano, Memoria, 1854, p. 17, nota 2; Memoria, 1867, p. 23; G. Vacca, Posizione geografica cit., a m 4,50 uno strato di terriccio nerastro segnava il passaggio allo strato culturale vero e
1917, p. 9; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 145; E. Contu, Saggio cit., 1947-48, p. 35 s., tav. 1, 2; Bo- proprio, ritrovato a m 4,50. Nello strato archeologico, posato sul vergine, era un velo
scolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 131; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 118 ss., fig. 22. carbonioso dovuto a combustione di elementi vegetali, non ricco di oggetti: pezzetti di
ceramica d’impasto misti ad avanzi d’ossa d’animali per lo più annerite dal fuoco. Si eb-
Figura 17, 2: talaiot di SES PAÏSSES-Artà (Maiorca); tavv. CIV, 2, CV, 1-4. bero anche tre frustoli di ossa combuste, di color verdastro, di dubbio riferimento ad
Si trova a meno di 1 km a Sudest del paese moderno di Artà, nella parte Nordest del- animali o all’uomo. Forse l’andito sottostante alla torre serviva da nascondiglio o da ri-
l’isola di Maiorca, su una collina boscosa, poco lungi da una sorgente. Sta sul punto più postiglio, era comunque accessibile e transitabile da una parte all’altra della costruzione.
alto della collina, quasi al centro di una vasta muraglia ellittica a strutture megalitiche, di L’abitazione – se si tratta di torre di vedetta e non invece di tomba o di tempio – era in-
m 374 di perimetro (m 106 x 94), di m 3,60 di spessore murario, conservata per l’altez- vece nella parte alta della torre a cui si saliva dall’esterno per mezzo della rampa svilup-
za massima di m 3,50 nel tratto meglio in vista, con quattro porte di cui la principale a pata sulla terrazza di rifascio. Il talaiot, sulle rovine del quale ai tempi del Talaiotico II
Sudest (tav. CV, 4) di grande imponenza e suggestione (ricorda i megaliti maltesi). Il ta- (periodo dello sviluppo maggiore delle culture protostoriche baleariche: IX-V secolo
laiot fa parte, dominandolo dall’alto (tav. CIV, 2), d’un villaggio ad abitazioni quadran- a.C.) fu costruita un’abitazione frequentata per lungo tempo (fino al Talaiotico tardivo:
golari o rettangolari con un lato corto curveggiante, disposte a terrazze alla pendice del V-II secolo a.C.), è stato riferito al Talaiotico I o arcaico (1200-1000 a.C.).
colle, da ogni parte ma specie nell’arco da Est a Nordovest. Anche queste abitazioni, nel-
Bibliografia: G. Lilliu, Missione archeologica a Maiorca, Rotary Internazionale: 188° Distretto, Club di Ca-
le quali gli scavi fattisi recentemente hanno permesso di riconoscere strati archeologici gliari, “Bollettino Mensile”, 1-2 luglio-agosto 1959, pp. 5-8; “Missione archeologica a Maiorca”, in Realtà
successivi di diverso periodo di cultura locale, sono costruite, soprattutto all’esterno, con Nuova (Rivista mensile del Rotary Club d’Italia), anno XXIV, n. 12, Milano, dicembre 1959, pp. 1125-
apparato megalitico. Il monumento al di fuori si presenta in forma di torre troncoconi- 1133; G. Lilliu-Biancofiore, in Annali delle Facoltà di Lettere e Filosofia e di Magistero dell’Università di Ca-
ca, di pianta circolare, del diametro superiore (allo svettamento) di m 11,70/10,50, ele- gliari, vol. XXVII, 1959, p. 33 ss., fig. 1, tavv. I bis-II bis; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 5 ss., figg. 1-
vata per l’altezza residua massima di m 4,70 (tav. CIV, 2). Le murature sono costituite 20; G. Maetzke, in St.S., XVI, 1960, p. 736; R. Grosjean, “Filitosa et son contexte” cit., 1961, p. 95.
di blocchi poliedrici di calcare di medie dimensioni (dmc 41,165) e peso (kg. 29,34), in
una tecnica medio-microlitica che si distingue da quella, più generalmente diffusa, a Figura 17, 3: nuraghe CÙNCULU-Scanu Montiferru (Nùoro).
grossi elementi, talvolta d’aspetto monumentale (v. talaiot di Sa Canova). Soltanto nella Planimetria del nuraghe. Si veda la scheda descrittiva della figura 12, 2.
parte alta del paramento le pietre diventano più grandi, corrispondendo a una struttura
in vista mentre quelle del tratto medio e basale della torre, più rozze e di proporzioni Figura 17, 4: talaiot di RAFAL ROIG-Mercadal (Minorca).
minori, erano coperte e nascoste da una fodera di altra muratura di rifasciamento con- Il talaiot, rotondo all’esterno (diametro m 12,80), ha la caratteristica, come quello di
temporanea a quella retrostante. Questo rifascio murario, che si elevava fino all’altezza Ses Païsses, di avere due ingressi, con la differenza che, mentre nel talaiot di Artà le
di poco più di 4 metri, rivestiva ed inspessiva consolidandolo il nucleo interno del tron- due porte sono alle estremità opposte di un unico corridoio diametrale, nel talaiot di
co di cono che dai 4 metri in su emergeva sulla terrazza o platea anulare che lo circonda- Mercadal sono situate al termine di due corridoi che si incrociano ortogonalmente.
va alla base. Il rifascio, dello spessore da m 4,10 a 1,85, mostra pietre di dimensioni e La porta del corridoio principale volge, al solito, ad Ovest, con apertura architravata
peso maggiori dei blocchi del paramento interiore (dmc 138,74 e kg. 377,37 per bloc- di m 0,80 d’altezza x 0,80 di larghezza. Dietro la porta, l’andito tabulato, con solaio
co, ossia il triplo), e sono anche di migliore fattura, a tratti pure in opera subquadrata. piano di lastroni, alto m 1,60 e largo m 0,80/1,00, presenta il fianco sinistro del mu-
La torre, rotonda all’esterno, all’interno, anziché presentare la classica camera circolare ro, a file di blocchi subquadrati, interrotto, alla base, da una nicchietta quadrangolare
con pilastro centrale plurilitico sostenente il soffitto, mostra uno stretto vano a corridoio di m 1 di larghezza x 0,60 di profondità x 0,80 d’altezza. Dopo un percorso di m 6

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

circa, l’andito sfocia nello spazio dove s’incrocia con l’altro corridoio. In questo spa- di muri di profilo convesso (a Nord, Est e Sud) e rettilineo (a Sudsudest), i quali danno
zio, sul fondo, contrapposto all’andito principale, si disegna il piano quadrangolare luogo a un seguito di sporgenze e rientranze particolarmente evidenti nel lato Sud, dove
d’una celletta di m 1,80 x 1,80 x 1,80 d’altezza; e sulla sinistra si addentra per m 2,60 pure, alla estremità di Sudest, le pareti si congiungono formando uno sperone ad angolo
nello spessore murario del lato Nord del talaiot un’altra celletta più stretta (m 0,80) e acuto. L’insieme della costruzione misura metri 20 circa in senso Ovest-Est x 12 (alla
della stessa altezza della precedente, situata sul prolungamento del corridoio seconda- torre rotonda)/9 (alla tangenza fra torre e corpo residuo)/8 (nella parte anteriore sulla
rio con aperture contrapposte leggermente sfalsate. Questo andito secondario, lungo linea dell’ingresso) in senso Nordsud. L’ingresso è aperto presso lo sperone di Sudest,
m 6 e largo appena 0,40/0,50, tabulato come lo sono tutti i vani della torre, mette al- nel muro rettilineo di Sud, nel mezzo del muro. Dietro l’ingresso, di m 0,80 di lar-
l’infuori con esposizione a Sudsudovest. La torre si conserva all’esterno per l’altezza di ghezza, un andito leggermente curvilineo si addentra per m 3 circa nella massa muraria
m 6 circa, e presenta i muri inclinati di 7°, con profilo leggermente convesso. Il ta- conservando la larghezza della porta d’entrata. Dopo i 3 metri l’andito si biforca in una
laiot è un esempio tipico di torre a corridoio e di architettura a trilite. celletta rettangolare a destra (m 1,40 x 0,80) e in un corridoio tortuoso, corrente in
Bibliografia: J. Hernàndez Mora, “Menorca” cit., 1948, p. 270, fig. 27; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, senso Est-ovest, a sinistra. Il corridoio, lungo nel tratto percorribile poco più di 8 me-
p. 13, fig. 16, 1, p. 60, nota 23. tri, largo m 0,80, circa a metà della parete sinistra si articola in una nicchia di pianta tra-
pezoidale slargata verso il fondo, di m 2 di profondità x 0,80/1,20 di larghezza. Dopo la
Figura 17, 5: nuraghe ÀIDU ARBU-Bortigali (Nùoro); cartina B, 37. sua interruzione il corridoio deve immaginarsi proseguire nella direzione della torre, nel
Sta a quota di m 354, su un costone roccioso di basalto, sulla sponda destra del riu cui mezzo forse era un vano di maggiore ampiezza. Andito d’ingresso, corridoio e celle,
Ordari. L’insieme consta d’una massa ellittica di m 19 x 12,60, disposta con verso sono a sezione rettangolare, con solaio di lastroni per copertura. Evidente, anche qui, la
Sudnord, che, sul lato di Nord, è limitata da un fronte di roccia con cui si confonde. forma architettonica a corridoio di origine dolmenica occidentale.
Lo costituisce una piattaforma, a tre quarti di ellissi, che cinge per la gran parte, tran- Bibliografia: J. Hernàndez Mora, “Menorca” cit., 1948, p. 273, fig. 34; G. Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960,
ne un tratto a Sud, il vero e proprio corpo costruttivo formato, quest’ultimo, da una p. 60, fig. 80, 3, p. 72, nota 176.
figura a lettera otto irregolare (o da un’ellissi strozzata al centro). Ne risultano due tor-
ri a contatto, una a Nord e l’altra a Sud, di m 16 di lunghezza complessiva x 7,60 al
restringimento di contatto. Nell’elemento turrito a Nord, di m 9 di diametro, si apro-
no due ingressi, uno a Nordnordest e l’altro a Ovestnordovest (larghezza m 1 circa),
architravato il primo (m 1,45 x 0,64 x 0,66). Gli ingressi si prolungano in corridoi
che s’incrociano circa a mezzo della torre. Di essi, quello a Nordnordest, di m 6,60 di
lunghezza, al fondo forma un risvolto verso sinistra, ad angolo retto, dando luogo ad
una cella profonda (m 4 dal centro del corridoio), della larghezza d’un metro; e l’altro
a Ovestnordovest lungo m 3,60 fino all’incrocio col primo, si prolunga oltre in una
celletta di m 2,40 x 1/1,20. Corridoi e cellette, di cui non si può precisare l’altezza a
causa dell’ostruzione del crollo, hanno le coperture concluse ad aggetto. La torre a Sud,
del diametro esterno di m 10 circa, è totalmente ripiena di materiali di rovina; non si
rilevano perciò né ingresso né vani interni. L’opera muraria, conservata nel paramento
esterno per l’altezza massima residua di m 2,60 (nel lato Sud), è di pietre irregolari di
varia dimensione, disposte a file non ordinate, anzi piuttosto confuse. Nei pressi del
nuraghe si scorgono tracce di abitazioni, con maggiore frequenza ed evidenza a Ovest-
sudovest. Fra di esse si distingue una piccola capanna rettangolare, di m 6 x 3,50, con
muro spesso m 1,20, forse di età nuragica.
Bibliografia: E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 92; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 205-206,
1935, p. 22, n. 66; G. Cherchi, Saggio cit., 1952-53, p. 48 ss., tav. I, fig. 7, e figg. 9-10; G. Lilliu, St.S.,
XII-XIII, I, 1955, p. 129; E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 96; R. Grosjean, “Rapports”
cit., 1960, p. 300.

Figura 17, 6: talaiot di SANTA MONICA-San Cristòbal (Mercadal, Minorca).


La costruzione presenta una forma molto irregolare. Ad una torre rotonda, del diametro
di m 12, si attacca, senza soluzione di continuità nel perimetro, un corpo a successione

224 225
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

camera, a sezione ogivale, conserva un’altezza di parete di m 4,10 sul piano attuale di
calpestio. Il paramento è in opera subquadrata di calcare, con pietre disposte in corsi
orizzontali abbastanza regolari. La torre B, posta in basso a Nord della A, pur essa roton-
da del diametro di m 5,40 alla base, con muro spesso m 1,20, lascia vedere i resti dell’in-
gresso a Est, per il rimanente è tutta sepolta. Interamente coperta è anche la torretta F,
tonda, del diametro di m 6; l’ingresso deve supporsi a Sudest, situato in modo da guar-
dare e difendere la porta dall’esterno, insieme all’ingresso di D. Analoghe sono le costru-
zioni C e D. La prima, di m 7,80 di diametro basale, con spessore murario di m 1,50,
2 svettata all’altezza di m 5,10, si apre con l’ingresso a Est e guarda su uno stretto spazio
1
incassato fra le murature di A e D, in posizione nascosta e protetta. All’interno, la came-
ra, di m 4,50 di diametro, mostra le pareti variate da 4 armadietti (o feritoie?) ad altezza
dal suolo, di m 0,50 x 0,50 di apertura in dentro; un gran crollo la ingombra. La secon-
da costruzione (D), del diametro di m 8,50, ha l’uscio, come l’altra, in posizione occul-
tata e difesa, sullo spazio anzidetto che funge quasi da ridotto. La camera circolare del
diametro di m 5, ha le pareti interrotte, di due in due metri e alla distanza da terra di m
1,60, da stipi di m 0,50 x 0,50; sul fondo è visibile una feritoia puntata in direzione del-
la porta della muraglia (non si esclude che anche gli stipi, visibili solo per le dimensioni
di superficie, siano altre feritoie). Le due costruzioni danno l’impressione di essere case-
forti, per ospitare il nucleo di guardia del piccolo capo che aveva la dimora nella torre
4 maggiore A. Semplici case d’abitazione sembrano essere state gli edifizi E, G, H. E è una
3
costruzione circolare isolata tranne che nel giro tangente alla muraglia sullo strapiombo
di roccia; ha diametro esterno di m 8, di camera di m 5,40, muri spessi 1,20, l’ingresso
a Nordnordovest, riparato, non visibile da chi entrava nel recinto. G-H formano un
gruppo di capanne col muro di fondo in comune, con le camere rotonde separate da
Fig. 18: planimetrie comparative di villaggi cintati nuragici (1, 3) e talaiotici (2, 4) pareti a contatto, con gli ingressi esposti a Nordnordest, pur essi non visibili dall’entrata
1. Serbìssi-Osìni; 2. Alfurinet-Ciudadela; 3. Scerì-Ilbono; 4. Els Antigors-Les Salines. esterna della muraglia; hanno diametri esterni di m 7, di camere di m 3,90 (G) e 4,80
(H). L’opera delle torrette e delle capanne non diverge da quella della torre A.
Figura 18, 1: complesso nuragico di SERBÌSSI-Osìni (Nùoro); cartina B, 70.
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XIII, 1845, p. 645; G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p.
Sta a quota di m 974, sulla punta più elevata del “taccu” (altopiano calcare) di Osìni, 21; F. Pilia, Saggio cit., 1950-51, p. 39 ss., tav. III, 1-3; G. Lilliu, “The nuraghi” cit., 1959, p. 37.
con vastissimo e pittoresco dominio di monti e di valli. L’insieme degli edifizi di tecnica
nuragica disegna una figura irregolarmente ellittica, su una linea Nordsud. Sul percorso Figura 18, 2: “poblado” fortificato di ALFURINET-Ciudadela (Minorca).
Nord-est-sud il recinto che include il complesso è tutto in muratura continua, sul lato Si trova nel territorio di Ciudadela, nella parte Nord dell’Isola di Minorca. Il piccolo
Ovest nella gran parte è risparmiato nelle rocce naturali acclivi. La muraglia misura m centro di vita è racchiuso entro una grande muraglia di pianta ovale, costrutta con
40,50 sulla linea B-H x 25,5 sulla linea traversa C-D-E. Il complesso edilizio consta di 8 tecnica megalitica. La punta Nord della cinta è fortificata con due talaiots sporgenti
elementi, due del tutto all’interno del recinto (A, D), i restanti, pure all’interno, ma ade- dal filo murario e uniti da cortina rettilinea. Altri talaiots e resti di abitazioni ellittiche
renti al filo interiore della muraglia di recinzione (B, C, F, G, H, E), la torretta B e le ca- si osservano all’interno della cerchia muraria; il maggiore dei talaiots si trova a sinistra
panne G-H con parte del giro sporgente anche all’esterno della stessa muraglia. L’unico dell’ingresso che difende. Fuori del recinto a Nordest, in mezzo ad altre rovine si ve-
ingresso volge a Sudovest, fra F e G. L’edifizio che fa maggior spicco è il nuraghe vero e dono gli avanzi d’una taula, di pianta a ferro di cavallo, con la mensa-idolo e menhirs
proprio (A) sul lato Nord dell’ellissi. Esso domina l’insieme degli altri fabbricati da un entro lo spazio sacro. L’orientamento della taula è anormale, a Nordest.
rialzo del terreno. In forma di torre circolare, del diametro di m 11, mostra l’ingresso a Bibliografia: J. Mascarò Pasarius, Els monuments megalitìcs a l’illa de Menorca, 1958, p. 36, fig. 6, 37,
Sudest, di m 0,70 di larghezza x 1,10 d’altezza rilevabile sull’ostruzione, architravato. Il 38, fig. ivi; Las Taulas, contribucion al conocimiento de la Prehistoria de Menorca, “Monografias menor-
corridoio retrostante, lungo 4 metri, accoglie sulla sinistra di chi entra l’apertura della quinas”, n. 5 (Ciudadela), segunda edición, 1960, p. 14 (taula).
scala a fior di suolo, di m 0,90 di larghezza x 2 d’altezza; si segue per un percorso di m 9
fino allo sfocio alla sommità (oltre metà del giro della scala è illuminato da una feritoia Figura 18, 3: complesso nuragico di SCERÌ-Ilbono (Nùoro); cartina B, 68.
aperta verso Ovest). La camera, centrica, circolare del diametro di m 3,90 sul terriccio, Sta in regione Pira Inseri, su un breve rialzo di terreno granitico, a quota di m 127. Si pre-
non presenta vani sussidiari. La torre residua per l’altezza di m 7,50 (Est)/8 (Ovest); la senta come un recinto fortificato o “castrum”, con una muraglia megalitica tondeggiante,

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Catalogo

per una parte (Nordovest-nord-nordest) risparmiata nelle rocce acclivi, che contiene e circolare con pilastro centrale plurilitico (nella planimetria, nell’angolo frontale a sinistra).
difende un nuraghe vero e proprio (A), 5 torricelle (B, C, D, E, F) e una capanna ellitti- Le altre torri poste sui fianchi della muraglia non presentano tracce di accesso; forse eran
ca (G). Unico ingresso a Sudsudest. L’insieme misura m 26,40 sulla linea Ovest-est x m costruzioni piene a terrazzo a cui si saliva con una scala mobile dall’esterno. Interessante è
27 sulla linea Nordsud. Il nuraghe (A), situato nella parte Nordovest del recinto sulla la disposizione dei talaiots marginali. Quello anteriore sinistro batte il lato occidentale; gli
balza rocciosa, più elevato come posizione rispetto agli altri elementi edilizi, è in forma altri due battono dai lati la parte di fondo dell’ellissi. I colpi in tal modo si incrociavano co-
di torre circolare, del diametro di m 9 (allo svettamento), con ingresso a Sudsudovest (m me era richiesto dall’arte della difesa (si tratta infatti di un vero e proprio recinto fortifica-
0,60 x 1,50 d’altezza), sormontato da pietra d’architrave di m 2 x 0,70 x 0,60. L’andito to). Dei talaiots interni, i due al centro, maggiori, son torri, una con camera a pilastro me-
retrostante, lungo m 2,50, largo 1/1,30 e alto 2,50, riceve, sulla sinistra di chi entra, diano; il piccolo, pure con pilastro, dietro l’ingresso a sinistra, potrebbe essere una garetta a
l’apertura della scala e introduce poi alla camera centrica, rotonda (diametro m 3 circa), custodia della porta. I muri delle torri interne ed esterne e delle cortine, col loro spessore,
senza spazi sussidiari in apparenza. La torre si conserva per l’altezza di m 6/2,90, e con- accusano tempi antichi, indicati pure dall’aspetto megalitico delle strutture. Più tardivi po-
sta d’un paramento di blocchi poliedrici disposti a strati irregolari; misure di 3 blocchi: trebbero essere gli edifizi a piano quadrangolare: quello rettangolare, con largo ingresso
m 0,50 x 0,40 x 0,38; 0,50 x 0,60 x 0,25; 0,60 x 0,37 x 0,36. Nella cella si nota l’uso marginale, dietro la garetta, e l’altro addossato al muro di fondo della cinta, con il vano
della malta di fango a legare le zeppe degli interstizi delle pietre. Nell’angolo Nordest tondeggiante, il cui tetto era sostenuto da quattro pilastri. Entro il recinto si hanno pure
della muraglia, in posizione protettissima, è la torretta B, del diametro di m 5,80 allo due grotticelle ipostile. Di particolare interesse è la “talaja Joana”. Con diametro esterno di
svettamento, residuata per l’altezza esterna di m 5, con camera in evidenza di m 2 circa m 12, camera di m 5, si eleva su 6 filari per l’altezza residua dai 2 ai 3 metri. I muri sono
di diametro al taglio superiore. Sulla linea di mezzeria del recinto, ai due estremi, le tor- inclinati, all’esterno in misura più accentuata che all’interno che era coperto da un soffitto
ricelle F e C coprono, a guisa d’antemurale discontinuo, gli edifizi, interni A e B. Di F si piano di tronchi e lastroni poggiati sulla colonna plurilitica. Piattabandato si presenta il so-
rileva soltanto il diametro dell’esterno, di m 5, mentre l’interno è interamente coperto laio dell’andito d’ingresso, largo m 0,80/1 alto poco più d’un metro, che dà all’esterno con
dal crollo. C, invece, lascia vedere più in dettaglio, per quanto non completamente, la una porta di luce rettangolare sormontata da architrave. Merita un cenno speciale anche
sua figura. Di m 7,70 di diametro di torre, con altezza residua di m 3,00 a Sud, ha l’in- l’edifizio tetrastilo sul fondo. Pur non essendosi perduto del tutto il gusto di linea curva
gresso a Sudest, di m 1 x 1,20 d’altezza. L’andito retrostante misura m 2 x 1 x 1,20 d’al- della civiltà talaiotica, gli incontri angolari dei muri suggeriscono elementi di novità. La co-
tezza e nella camera si rileva un diametro sul colmaticcio di m 3. Le due torri includono struzione misura all’esterno m 9 x 10, il vano m 7 x 6; da m 1,50 a 1 è lo spessore murario,
la capanna G, di piano ellittico (m 5 x 3 circa), avente l’ingresso a Nordnordest in posi- ben lontano dai 4 metri della “talaja Joana”. Da notare che il muro frontale e quello di fon-
zione nascosta e difesa; il vano interno, pure ellittico, è di m 3,50 x 2, lo spessore mura-
do sono più spessi forse perché reggevano, insieme ai quattro pilastri, il peso del tetto. Del-
rio di m 0,80. Completano l’insieme le torrette E-D, messe ai due lati dell’ingresso dal-
le grotticelle ipostile, scavate sotto il piano di campagna, e destinate o per sepoltura o forse
l’esterno, in funzione di guardia. Hanno m 3,50 di diametro allo svettamento, altezze di
anche a luogo sacro della divinità taurina, una, alta appena m 1,50, è piuttosto ampia, di
paramento di m 1,20/0,90; l’interno interamente colmo di rovina. La porta d’ingresso
m 5,50 x 3. Il tetto di grossi lastroni disposti in due strati sovrapposti ortogonalmente pog-
della muraglia, presso la prominenza maggiore della cinta, volge a Sudsudest: è largo m
gia su pilastri e semipilastri a rozzi rocchi crescenti in ampiezza verso l’alto secondo un tipo
1,20 e alto 1,60. Il muro del recinto, dello spessore di m 1,20/1,40, si conserva per l’al-
tezza esterna di m 2,50/1 e interna di 1,20/0,50. A valle della muraglia si susseguono di piedritto molto divulgato nelle Baleari, ma non caratteristico in quanto trova confronti
spelonche spaziose, forse usate un tempo per ricovero e difesa. anche in altre aree mediterranee (Spagna meridionale, Puglie e Malta). Scavi effettuati nei
vari edifizi del “poblado” hanno messo in luce numerosi oggetti archeologici. Insieme ai
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p. 454; G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p.
molti vasi di varia forma, non decorati, presentanti alcuni una certa spigolosità, altri con
20; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 122; O. Stochino, Saggio cit., 1945-46, p. 82 ss., tav. VIII, 47.
anse a listello verticale incrociate sui diametri (forma molto divulgata nel Talaiotico medio),
si ebbero armi di bronzo (lance, pugnali), oggetti di ferro, placchette di piombo con deco-
Figura 18, 4: “poblado” fortificato di ELS ANTIGORS-Les Salines (Maiorca).
razione geometrica (forse talismani od elementi votivi). I materiali archeologici indicano
È uno dei più caratteristici e importanti centri talaiotici di Maiorca, nella parte Sudest del-
due fasi di cultura talaiotica a cui sembrano corrispondere due fasi costruttive: la prima del
l’Isola. Si tratta di un piccolo villaggio che occupa un’ampia area semiellittica irregolare, re-
Talaiotico medio (1000-500 a.C.), la seconda del Talaiotico tardivo (500-tempi romani).
cinta e protetta da una muraglia megalitica con lunga fronte rettilinea a Sud. La muraglia
unisce di tratto in tratto, ad intervalli disuguali, torri circolari le quali sono situate sia nella Bibliografia: J. Colominas, “L’Edat del Bronce a Mallorca, Les investigaciones de l’Institut, 1916-1920”, in
parte anteriore sia nella parte laterale della recinzione. I talaiots si trovano anche dentro la Annuari d’Estudis Catalans, vol. VI, 1920; P. Bosch-Gimpera e J. Colomines, “Les fouilles de Majorque et la
Préhistoire des îles Baléares”, in Commission internationale pour la Préhistoire de la Méditerranée occidentale,
cinta, verso il centro di essa. Nel prospetto rettilineo si aprono vari ingressi: uno, piccolo, è
Conférence de Barcelone, 1935, Barcelone 1937, pp. 12, 15, fig. a p. 7; J. Colominas, “Gli scavi di Maiorca”,
posto sulla sinistra, l’altro, di dimensioni notevoli, è situato verso l’angolo destro del recin- in Conv. arch. in Sardegna, 1926, pp. 131, 135; P. Bosch-Gimpera, in Conv. arch. cit., 1926, p. 117; J. De
to. La muraglia si interrompe anche al centro del prospetto, dove il muro è caduto e le pie- C. Serra Rafols, Die Balearen (Internationaler archaeologischer Kongress), Internationale Ausstellung Barcelona
tre sono state asportate; ma non è detto che la breccia sia indicativa d’un terzo ingresso. 1929, pp. 30, 35; J. Maluquer De Motes, “La Edad del Bronce de las Islas Baleares”, in Historia de España
Soltanto uno dei talaiots incorporati nel muro del recinto è accessibile dalla parte inferiore di Menendez Pidal, I, 1948, p. 727, fig. 568; B. Enseñat, Los problemas actuales de la Historia primitiva de
per mezzo d’un andito che volge verso l’interno: detto “talaja Joana”, contiene una camera Mallorca, Palma de Mallorca 1953 (Arqueologia Balear), tav. XII; Almagro, Prehistoria cit., 1960, p. 659.

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TAVOLE
Tavola I, 1: collina conica della Marmilla-Lasplassas (Cagliari).
Sul colle perfettamente isolato sulla piana, in forma di mammella (donde il nome di
marmilla = mammilla), sorgono i resti d’un Castello medievale appartenuto al Giudica-
to d’Arborèa, di cui si ha menzione fin dal secolo XI d.C. Il Castello è stato costruito di-
struggendo i ruderi d’un nuraghe che dominava, in posizione chiave, la valle d’invasione
del riu Mannu. L’antica presenza del nuraghe è provata dall’essersi trovate e raccolte, sul-
la vetta della collina, delle stoviglie d’impasto d’età nuragica. Si veda la scheda descrittiva
della figura 10, 2.
Bibliografia: R. Carta Raspi, Castelli medievali di Sardegna, Cagliari 1933, p. 57; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948,
p. 410 s.; G.D. Serra, “Nomi d’Italia «La Marmilla» (Cagliari)”, in Lingua Nostra, fasc. I, 1950, p. 14.

Tavola I, 2: nuraghe SU NURÀZZE-Tonàra (Nùoro); cartina B, 65.


Sta a m 966 di quota, su una rupe emergente sul piano di calcare secondario (“tac-
cu”), a 1 km a Ovest dell’abitato moderno di Tonàra, in splendida posizione di domi-
nio sulla valle di “s’iscra”, verde di castani e noccioli. Il nuraghe nasceva dallo spunto-
ne di roccia isolata, seguendone la forma e inserendosi col basamento nel vivo della
piattaforma naturale con tipico esempio di integrazione artificiale di motivi suggeriti
dalla morfologia del terreno. L’edifizio è ora quasi interamente distrutto. Soltanto nel
lato di Nord si possono ancora osservare in situ, per breve tratto, 4 file di pietre calca-
ri ridotte a un blocco in ciascuna fila nel punto di aderenza alla sede della roccia.
I blocchi in parte sono tuttora ben ordinati sull’orizzontale (nelle due file inferiori), in
parte (quelli delle due file superiori) sono sconnessi e leggermente spostati dal piano
di posa originario. Dai resti non si può capire con certezza quale fosse la forma del
nuraghe. Esso era tuttavia complesso, e i ruderi visibili più che alla torre principale
dovevano appartenere a un tratto murario di opere aggiunte di rinforzo al mastio. La
tecnica muraria è quella subquadrata, con pietre di grandi e medie dimensioni, della
stessa materia calcare di cui è costituita la rupe a cui aderiscono i pochi resti del nura-
ghe. Misure di blocchi: m 0,40 di lunghezza x 0,30 d’altezza x 0,40 d’entrata in mu-
ro; 0,60 x 0,35 x 0,40; 0,60 x 0,35 x 0,40; 0,80 x 0,60 x 0,40; 0,30 x 0,25 x 0,40. Tre
blocchi lavorati, appartenenti pur essi alle strutture subquadrate del nuraghe, sono
posti a sostenere il basamento della croce moderna di legno che sovrasta il roccione.
Sulla sommità della rupe si osservano avanzi di stoviglie di rozzo impasto nuragico.
Simili frammenti e qualche scheggia d’ossidiana si possono raccogliere sul terreno alla
base di Nordovest della roccia, nella piatta e aperta distesa del “tonneri”.
Bibliografia: P. Cugia, Nuovo itinerario cit., II, 1892, p. 55 (de Su Planu); E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922,
p. 186; R. Bonu, Ricerche storiche su due paesi della Sardegna (Gadoni e Tonàra), Siena 1936, p. 85; G. Lil-
liu, St.S., IX, 1950, p. 432; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 134.

233
I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola I, 3: nuraghe BRUNKU KRISTÒU-Gèsturi (Cagliari). prolunga per l’intero corso di m 3,20 in un piccolo stretto vano rettangolare aperto sulla
La fotografia fa vedere il nuraghe, in secondo piano, su un terrazzo marnoso che limi- parete sinistra in fondo del nicchione, usato per adattarvi un lettuccio, come nel nuraghe
ta, dominandolo, un valloncello risalente verso il ciglio della “giara” di Gèsturi. Il nu- di Goni (vedi) (profondità del piccolo vano m 1, altezza all’imbocco m 2,70). Nel giro di
raghe fa parte d’una serie di altre costruzioni consimili scaglionate sui ripiani della muro fra lo spigolo del corridoio d’ingresso ed il nicchione di sinistra, più vicino all’andi-
pendice orientale del vasto altopiano della “giara”. Si osservi nella fotografia, presa da to, a m 3 d’altezza sul pavimento attuale, la parete muraria si interrompe per far luogo al-
Sudsudest, dalla strada provinciale da Barùmini a Gèsturi, la disposizione in profondi- la scala che porta al piano superiore, cioè al terrazzo (tav. IV, 3). Con apertura sulla came-
tà dei terrazzi (brunkus), che permetteva una difesa su linee successive. ra di m 0,95 di larghezza x 2,10 d’altezza, la scala, dopo un breve ripiano di m 1,90 x
Bibliografia: G. Lilliu, Not. di Scavi, 1940, p. 239. 1,60, sale ripidissima, su un percorso di m 6,60 entro un vano di m 1,60/0,65 di larghez-
za x 2,20 d’altezza, e sfocia nel tratto di Sudovest della torre sulla verticale del nicchione
Tavola II, 1: nuraghe ARMÙNGIA-Armùngia (Cagliari). di sinistra, descrivendo appena un ottavo di giro. La scala, rischiarata da uno spioncino
La torre del nuraghe sullo sfondo del villaggio moderno, vista da Ovest. Si veda la rettangolare di luce all’altezza del terzo gradino dal basso (m 0,30 x 0,49), è composta di
scheda descrittiva di tav. II, 2. 17 gradini, di m 0,57 di larghezza x 0,18 di piede x 0,35 d’alzo; in una delle lastre del
soffitto presso l’ingresso dall’interno, si osserva un foro circolare di 7 cm di diametro, for-
Tavola II, 2: nuraghe ARMÙNGIA-Armùngia (Cagliari); tavv. II-IV; cartina B, 105. se per chiusino d’una porta lignea. La sezione della tholos è ogivale come pure quelle del-
Si erge a quota di m 366, al margine Estnordest dell’abitato di Armùngia, sul punto più l’andito e della scala sopraelevata; a taglio angolare si presentano le aperture dei nicchioni
alto del villaggio che gli sta al piede. Ha una bella vista all’intorno, aperta specie sull’alto- dei quali il destro mostra sezione di vano trapezia ed il sinistro è chiuso internamente a
piano fronteggiante di Villasalto. Un paesaggio di pastori, silente e recesso, gli fa da am- cupoletta schiacciata e allungata; delle due garette, la destra ha sezione trapezia e la sini-
biente. Il suo volume cilindroconico, visto da Ovestsudovest, spicca sul fondale dei volu- stra rettangolare. La torre, svettata all’altezza di circa dieci metri, con inclinazione di muri
mi prismatici delle case moderne, disposte a gradoni, inciso contro il cielo e saldo sulla varia (in media di 15°), si eleva su 22 filari discontinui e irregolari di pietre calcari meta-
breve spianata su cui poggia da millenni (tav. II, 1). È un nuraghe monotorre, circolare, morfosate. L’opera alla base tende al poliedrico, mentre via via che il paramento risale ver-
del diametro di m 12 circa alla base, rastremato a m 10,10/9,50 in alto (allo svettamen- so l’alto si osserva una struttura subquadrata. Le pietre vanno diminuendo di proporzioni
to), dove il cono si schiaccia leggermente sull’asse Est-ovest (tav. III, 1-4). Mostra l’ingres- dal basso verso la sommità: misure, nel filare di base apparente a Sudovest, m 1,15 x 0,49;
so a Sudest, con la porta completamente mancante perché demolita quando fu asportata 1,65 x 0,40; 0,75 x 0,56; 0,70 x 0,73; 1,40 x 0,52. Più regolare, con ordinamento a corsi
parte della fronte della torre per utilizzare le pietre nella costruzione del prossimo Munici- orizzontali di pietre a taglio prevalentemente subquadrato, è il paramento interno della
pio (poi, in seguito all’intervento delle Autorità, il prospetto fu rifoderato con un appa- tholos, in cui, a circa m 3 d’altezza dal suolo, si osserva il passaggio da una struttura basale
recchio minuto che fa vedere bene il restauro moderno, tav. III, 1). Il vano d’entrata, sulla nella gran parte del giro a grossi blocchi a una parete più leggera e curata di pietre tagliate
base dei muri moderni ripresi sugli antichi, si misura in m 1,20 di larghezza; impossibile in forma di parallelogrammi piatti e allungati uniti fra di loro con piccole schegge e rinzaf-
ricostruire l’altezza che non superava, però, i due metri. Dietro la porta, l’andito stromba- fo di malta di fango (misure di blocchi, al filare di base apparente in fondo alla camera, m
to verso la camera (da m 1,20 a m 1,70 alla mezzeria a m 1,60 di larghezza allo sfocio in 0,90 x 0,30; 0,30 x 0,26; 0,78 x 0,25; 0,76 x 0,35; 0,65 x 0,33; 0,68 x 0,46; 1,10 x 0,20).
cella), riceve le aperture di due garette di piano triangolare con le pareti curvilinee che se- A Nordest la torre è contraffortata da un muro, visibile per breve tratto alla distanza di m
guono all’interno il giro esterno del cono: la garetta destra è di m 2,95 di profondità 3,30, residuato per l’altezza apparente di m 2, con tre filari di pietre nella stessa tecnica di
x 1,10 di larghezza x 1,50 d’altezza, la sinistra (tav. IV, 4) di m 2,50 x 0,95 x 1,42. L’andi- quella del cono (tav. III, 4). Il contrafforte è della medesima età della torre da supporsi
to, lungo m 4 e alto da m 2,80 (sulla linea delle garette) a m 3,40 (allo sbocco nella came- costruita verso il 1000 a.C. o poco prima.
ra, tav. IV, 4), mette nel grande vano “a tholos”, di suggestiva architettura. Centrico, cir- Bibliografia: Spano, Scoperte archeologiche in Sardegna, 1865, p. 54; Memoria, 1867, p. 70; Centurione,
colare del diametro di m 5,40, il vasto ambiente si eleva, con bella disposizione orizzontale “Studii” cit., 1888, p. 69; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II, 1892, p. 247 (non meno di 12 metri d’al-
di trentun anelli concentrici, fino a m 8,25 d’altezza mancando la serraglia che lascia un tezza ai suoi tempi); F. De Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, p. 25; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei,
vuoto superiore di m 1,90/1,80 di diametro (tav. IV, 2). Si può calcolare che la tholos, al- XXXI, 1926, col. 425; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 133; Sardegna (Touring), vol. XX, p. 85,
l’origine, si chiudesse a circa m 9 d’altezza costituendo così una delle camere nuragiche fig. 148; V. Mossa, Architettura domestica cit., 1957, p. 58, nota 70.
più spaziose dell’Isola, con respiro analogo a quello della meravigliosa tholos del nuraghe
Is Paras di Isili (vedi). Nella camera, ai lati, si aprono due armadioni destinati a giaciglio. Tavola III, 1-4; nuraghe ARMÙNGIA-Armùngia (Cagliari).
Quello a destra, a m 3,30 dallo spigolo interno dell’andito, è di pianta trapezoidale; ha La torre vista da Sudsudovest (1-2); da Ovest (3) e da Nordest (4). Si veda tav. II, 2.
profondità di m 1,40 x altezza di m 2,95 x larghezza di m 1,90 all’apertura e 2,24 sulla
parete di fondo. Il nicchione a sinistra (tav. IV, 1), anch’esso a m 3,30 dello spigolo del- Tavola IV, 1-4: nuraghe ARMÙNGIA-Armùngia (Cagliari).
l’andito, ha piano ellittico, od oblungo, con profondità di m 1,90, altezza di 2,75 e Nicchione di sinistra (1), parte superiore della tholos (2), la scala sopraelevata (3) e an-
larghezza all’apertura di m 1,45 mentre la parete di fondo, leggermente curvilinea, si dito, con garetta di sinistra, visto dall’interno (4). Si veda tav. II, 2.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola V, 1: nuraghe SCANDARÌU-Armùngia (Cagliari); tavv. V-VI; cartina B, 104. a sezione trapezia, larga m 1 e alta 1,55, è sormontata da pietra d’architrave di m 1,60
Sorge a quota di m 474, al margine d’una superficie di spianamento di natura schistosa x 0,52 x 0,70 alleggerita da uno spiraglio rettangolare di m 0,37 x 0,15/0,20 (tav.
con vene di calcare, dominante sulla valle del riu Dolu, in magnifica posizione. È un VIII, 3-4). L’andito retrostante alla porta, di m 4,50 di lunghezza x 1,40 di larghezza,
nuraghe monotorre, circolare, del diametro di circa 10 metri, con l’ingresso a Sud- va elevandosi dal vano d’ingresso allo sfocio nella camera dove raggiunge l’altezza di
ovestovest (tav. V, 1-4). L’andito retrostante, di m 3 di lunghezza, senza spazi sussidiari, m 3,10; le pareti sono costituite da 9 file aggettanti di pietre, il soffitto da corte lastre
introduce alla camera, rotonda, di m 4/4,20 di diametro al piano di colmata, provvista di piane, il tutto definito in una sezione ogivale ben evidente sul profilo della camera
due nicchie laterali: quella a sinistra (tav. VI, 3) di m 2 di larghezza basale x 3,40 d’altez- (tav. IX, 2). L’andito stesso, a 2 metri dalla porta esterna, riceve le aperture della scala (a
za, quella a destra (tav. VI, 4) non rilevabile per intero perché in gran parte sepolta dalle destra) e della garetta (a sinistra). La scala, di m 1,10 di larghezza x 2,90 d’altezza con 7
macerie tranne il culmine. Sempre nella camera, nella parete sinistra di chi entra, a m file di blocchi e architrave a fil d’andito, gira da sinistra a destra con 6 gradini in evi-
4,60 dal pavimento, si osserva l’apertura della scala che porta al terrazzo, col soffitto denza e per il resto ostruita e porta al terrazzo sfociandovi, ristretta nel vano a m 0,70
crollato. La torre all’esterno si conserva per circa 10 metri d’altezza (a Sudovestsud). La di larghezza, dopo un percorso di m 5,50. La garetta (tav. IX, 1), di pianta angolare
camera, a sezione ogivale (tav. VI, 1) residua per l’elevato di m 5,40. La sezione del cor- con fianchi curvilinei a 6 file di pietre, misura m 0,70 di larghezza (all’apertura) x
ridoio d’ingresso è angolare (tav. VI, 2); rastremati verso l’alto sono i vani delle nicchie 2,10 di profondità; è alta all’apertura sull’andito, di sezione trapezoidale, m 1,95. La
con pareti ad aggetto e con architrave di chiusura corrispondente a un anello murario camera “a tholos”, del diametro basale di m 4,85/4,75, va restringendosi a ogiva e si
della parete a corsi orizzontali. L’opera muraria è in blocchi di schisto metamorfosato, di eleva fino all’altezza residua di m 4,80/5,15; in alto si apre ora in un occhio circolare
forma poliedrica alla base della torre, dove le pietre sono anche di dimensioni maggiori di m 3,50, a causa del crollo dei giri finali e della serraglia della cupola. Intorno alla
di quelle dei filari medi e superiori a disposizione quasi regolare e con elementi di taglio camera si dispongono in croce non regolare tre nicchie. L’una sul fondo, disassiale pe-
subquadrato. La camera ha pareti aggettanti composte in file più o meno orizzontali, a rò rispetto all’andito d’ingresso, di piano trapezoidale e di sezione ogivale, misura m
lastre subrettangolari con frequenti zeppe messe obliquamente o per dritto nelle connes- 1,20/1,55 di larghezza x 1,72 di profondità x 2,35; le altre, laterali, di piano a tre
sure, senza uso alcuno di malta. Attorno alla torre, a qualche distanza dalla base e specie quarti di cerchio e con sezione trapezoidale all’apertura: la destra di m 0,95/1,60 x
a Nordest e a Nord, sono ben visibili i resti d’un contrafforte rettilineo a Nordest e con 1,85 x 2,15 (tav. IX, 4) e la sinistra di m 1/1,20 x 1,35 x 2. Le nicchie, come la scala e
due bracci che s’incontrano ad angolo ottuso a Nord (qui si osservano da 5 a 8 file di la garetta, si rilevano con una soglia sul piano del pavimento. La torre, con muri incli-
pietre di medie e piccole dimensioni, della stessa tecnica di quella della torre). A 20 me- nati di 10° (tav. VIII, 1-3), si conserva all’esterno per l’altezza residua massima di m
tri circa a Nordnordest del nuraghe si riconoscono resti d’una capanna antica, in piccoli 5,30 (a Nord); il profilo murario varia dalla cadenza rigida (tav. VIII, 3) a quella con-
blocchi. Avanzi di stoviglie d’impasto nuragico e di ceramiche romane si osservano nelle vessa, a Nord. La disposizione del paramento, in granito, è irregolare; l’ordinamento a
adiacenze e specie nella spianata a Sudovest della torre. filari si presenta discontinuo, a tratti (tav. VIII, 2) non è per nulla rispettato facendosi
Bibliografia: Spano, Memoria, 1867, p. 70; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 78; Boscolo-Pintor-Ser- luogo a una struttura a “congerie”. Le pietre sono di forma varia: poliedrica, tondeg-
ra, Guida, 1951, p. 133. giante, ellittica, più raramente subquadrata, con zeppe di granito e di trachite; misu-
rano (alla base) m 1 x 0,45; 1,35 x 0,50; 0,60 x 0,35; 0,76 x 0,40; 0,87 x 0,40; 0,80 x
Tavola V, 2-4: nuraghe SCANDARÌU-Armùngia (Cagliari). 0,45. Nella parte elevata della torre, sopra il paramento rozzo correva un paramento
La torre del nuraghe vista da Sudovest (2), da Sudsudovest (3) e da Sud (4) si veda terso e liscio a una o più file di blocchi trachitici spianati a scalpello, della nota foggia
tav. V, 1 (scheda). a cuneo (v. Barùmini, Sarròk etc.). Sono pietre, di trachite rossa e grigiastra portata da
lontano, forse dall’altopiano di Samughèo, di m 0,40 di faccia a vista x 0,17 d’altezza
Tavola VI, 1-4: nuraghe SCANDARÌU-Armùngia (Cagliari). x 0,45 di profondità in muro. Anche la struttura delle pareti della tholos non è regola-
Particolare della camera, vista dall’ingresso (1); andito visto dall’interno (2); nicchione re. Alla disposizione a filari (fino a 13 nel tratto della nicchia laterale destra) segue, in
laterale di sinistra (3); nicchione di destra (a sinistra nella fotografia) e parte superiore altra parte del giro, una sovrapposizione di blocchi piuttosto confusa. Il maggior nu-
di altro vano (nicchia o stipo) ricolmo di macerie (4); si veda tav. V, 1. mero delle pietre risulta messo in opera senza lavorazione, con la faccia in evidenza
quale determinata dal taglio operato nella cava, per il resto d’aspetto scabro, al natura-
Tavola VII, 1: nuraghe PERDA ARRÙBIA-Samughèo (Cagliari); tavv. VII-IX; cartina B, 66. le. Le forme ripetono quelle del paramento esterno, vi è di diverso un uso frequente
Si erge in località Puddargiu, a quota di m 497, su d’un poggio che domina la valle di zeppe e l’impiego della malta di fango (tav. IX, 3-4). Le pietre sono più grosse alla
del riu Noèdde affluente del riu Accòro, ridente di vigneti, di frutteti e popolato di base (m 0,70 x 0,50; 1,10 x 0,50; 0,50 x 0,40; 0,40 x 0,37; 1,20 x 0,50; 1 x 0,50) e
case rurali. Il luogo intorno è riparato dai venti, idoneo per tenervi il bestiame senza vanno diminuendo di dimensioni e di peso verso la sommità dell’ogiva. A Sudest del
offesa del freddo, chiuso com’è da una chiostra di colline coperte di roveri e quercie nuraghe, a 35 m di distanza su un ripiano più in basso, si osservano i resti d’una tom-
sui margini della valle verdeggiante di pioppi (tav. VII, 2). È un nuraghe monotor- ba di giganti, coeva alla torre. Si può ricostruire una lunghezza del corpo esterno di fab-
re, circolare del diametro di m 12, con l’ingresso volto a Sudest; la porta di questo, brica di m 20 circa, mentre il corridoio, di m 1,10 di larghezza basale x 0,40 di altezza

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

apparente, si segue per la lunghezza di m 14,50. L’orientamento del corridoio è in sen- Tavola XIV, 1: nuraghe GONI-Goni (Cagliari); tavv. XIV-XVI; cartina B, 103.
so Nordnordovest-sudsudest, l’esedra antistante è da supporsi a Sudsudest, all’estremità Prende il nome dall’abitato moderno di Goni, da cui dista km 1,250 a Nordnordovest.
del dromos dove si osservano ancora in posto enormi lastroni di copertura del soffitto Si eleva, pittorescamente dominante, su un breve altopiano orientato in senso Nord-
piattabandato: m 1,05 di lunghezza x 1,90 di larghezza x 0,37 di spessore; 1 x 0,60 x nordest-Sudsudovest, che degrada a terrazze irregolari sulle valli di S’Utturu ’e s’Idda
0,30; nel corridoio si possono misurare anche le pietre delle fiancate, ridotte al filare (dove si adagia Goni) a Sudsudest e di Pala ’e Nuraxi e di riu Uvìni, più a distanza, a
di base, di forma subquadrata alcune ed altre di taglio simile a quelle adoperate nel vici- Nordnordovest. Il nuraghe, con la platea subellittica che lo circonda e lo sostiene (tav.
no nuraghe (m 0,60 x 0,45 x 0,30; 0,40 x 0,40; 0,70 x 0,40; 1 x 0,40). La tomba è stata XIV, 1), si adatta alla morfologia allungata dell’altopiano e ne segue la direzione. Le li-
fatta oggetto di scavi clandestini alla ricerca del tesoro, ma forse l’intero deposito non è nee naturali della roccia sono riprese e integrate con l’opera muraria, al fine di assicura-
stato asportato. Più giù della tomba, lungo la pendice verso la strada da Samughèo ad re insieme la statica dell’edifizio e la sua efficienza difensiva. La bella torre è di forma
Atzara si raccolgono frammenti di stoviglie romane, fra cui esempi pseudoaretini: in- circolare (tavv. XIV, 2, XV, 1-3), del diametro basale approssimativo di 10 metri, con
dizi che nel luogo dell’antico abitato nuragico continuò a sopravvivere un piccolo centro l’ingresso a Sudsudest di m 1,40 d’altezza apparente x 0,70 di larghezza sull’attuale pia-
rurale in età storica. no di calpestio; sormonta la luce della porta un architrave (m 1 x 0,70 x 0,40) allegge-
Bibliografia: Inedito. rito da spiraglio (tav. XV, 1, 3). Dietro la porta, l’andito di m 2,50 di lunghezza, riceve
sulla destra l’apertura d’una garetta, o meglio del resto del vano d’un’antica scala crolla-
Tavola VII, 2: nuraghe PERDA ARRÙBIA-Samughèo (Cagliari). ta nella parte mediana e superiore, e adattata, conservando i gradini della parte inferio-
Il rialto della tomba (in primo piano) e la torre del nuraghe (sullo sfondo), visti da re, a spazio per il soldato di guardia (si contano cinque gradini, ma si può calcolare un
Sudestsud; v. scheda a tav. VII, 1. sesto sepolto sotto il terriccio archeologico del deposito). La camera centrica, rotonda,
del diametro di m 4,38/4,40, si articola in tre nicchioni disposti in croce: uno sul fon-
Tavola VIII, 1-4: nuraghe PERDA ARRÙBIA-Samughèo (Cagliari). do di m 3 d’altezza x 1 di larghezza x 1,30 di profondità (tav. XVI, 2); un secondo a si-
La torre da Sudovest (1), da Ovest (2); particolare dell’inclinazione del muro sul lato nistra di m 3 x 1,30 x 1,36 ed il terzo a destra di m 3 x 1,10 x 1,60. Quest’ultimo, sul-
destro della porta d’ingresso (3); porta d’ingresso architravata, da Sudest (4); v. scheda la destra in fondo, svolta in un piccolo e stretto vano a sezione angolare di m 0,75 di
a tav. VII, 1. larghezza x 1,85 di profondità x 1,40 di altezza evidente: lo si può immaginare il ripo-
stiglio d’un’alcova sistemata nella nicchia. Sempre dentro la camera, sulla parete a sini-
Tavola IX, 1-4: nuraghe PERDA ARRÙBIA-Samughèo (Cagliari). stra tra lo spigolo interno dell’andito di ingresso e il nicchione, a m 3,35 d’altezza sul
La garetta dell’andito, vista dalla camera (1); l’andito dall’interno (2); la nicchia di colmaticcio, si presenta la luce triangolare del vano della scala al terrazzo, di m 0,70 di
fondo (3); la nicchia laterale a destra (4); v. scheda a tav. VII, 1. larghezza basale x 1,00 d’altezza. La scala, molto ripida, si svolge tutta nell’arco di mu-
ro compreso fra il nicchione sinistro e l’andito, cioè non passa al disopra dell’andito co-
Tavola X: nuraghe di SANTA SARBÀNA-Silànus (Nùoro). me altrove; a sezione trapezoidale (larghezza da 0,60/0,65 alla base a 0,32 sotto le lastre
La torre vista dal lato dell’ingresso. Si noti la regolarità dei corsi delle pietre e la bella del soffitto), alta da m 0,90 a 1,55, mostra gradini molto erti e stretti di 0,20 d’alzo x
geometrica cadenza del volume troncoconico che si staglia contro lo sfondo dell’alto- 0,14/0,10 di piede, ed è rischiarata da finestrini di luce. Sfocia sull’alto della torre dove
piano. Vedi la scheda descrittiva di figura 2, 3. si misura il diametro di m 6 in senso Est-ovest. La torre si conserva per l’altezza da m
8,10 (a Nordovest) a 7,10 (a Sud). Il profilo del muro è molto e variamente inclinato.
Tavola XI: nuraghe MADRONE od OROLÌO-Silànus (Nùoro). Il volume a Estnordest prende sagoma cilindroconica, nel resto troncoconica, sì che
La torre vista dalla parte dell’ingresso. Si osservi lo slancio del cono e la regolarità della mentre per i tre quarti del giro il filo murario cade rigido e dritto sull’obliqua (tav. XV,
sua inclinazione di muri. Si veda la scheda descrittiva di figura 1, 18. 1-3), nell’arco di Estnordest si staglia disegnando una lieve convessità (tav. XIV, 2). La
diversità nel profilo è dovuta al fatto che la torre, crollata in un certo periodo, è stata
Tavola XII, 1-3: nuraghe ADDÈU-Gèsturi (Cagliari). poi rifatta riprendendone le vecchie murature a varia altezza. La camera, perfettamente
Alla sinistra in alto, sul terrazzo che domina la strada Barùmini-Gèsturi, il nuraghe; conservata, a bella sezione ogivale e con disposizione regolare di anelli, è alta circa m 8
sullo sfondo il Monte d’Ìsili al cui piede è la valle del riu Mannu (1); il nuraghe visto (tav. XVI, 1). Le sezioni degli altri vani o luci (andito, garetta, nicchioni, apertura sca-
da Sudsudovest (2) e da Ovest (3). Si veda la scheda descrittiva di figura 6, 6. la) sono angolari. Le linee sono slanciate, svelte, essenziali. L’opera muraria, all’esterno,
è del tipo subquadrato con file di pietre calcari ordinate a filari. Si distinguono però
Tavola XIII, 1-4: nuraghe ADDÈU-Gèsturi (Cagliari). due strutture, ben differenziate per forma taglio e dimensioni di pietre, corrispondenti
Cortina del contrafforte del nuraghe da Sudest (1) e da Sudsudovest (2); particolare a due periodi diversi e successivi (tav. XV, 1-3). Alla base, fino a circa 3 metri d’altezza,
di pietra sagomata d’angolo della stessa cortina, da Sudest (3); particolare del giro del- la muratura consta di blocchi quadrangolari e anche poliedrici con qualche scheggia
la torre antica, da Sud (4). Si veda la scheda descrittiva della figura 6, 6. negli interstizi, di grandi e medie proporzioni; alcuni tratti del paramento, specie a

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Ovest (tav. XV, 2) e a Sudsudest (a destra dell’ingresso, tav. XV, 1), mostrano i segni tipo buccheroide, d’età nuragica evoluta. Nella spianata, specie a Nordnordest del nu-
del cedimento attraverso i massi usciti fuori dal piano di posa del filare e assestati, in raghe, si intravvedono, affioranti dal terreno cespuglioso, avanzi di muri che potrebbe-
modo confuso ma saldo, rabberciando la parete alla meglio. Le strutture aggiunte, che ro appartenere a capanne del periodo nuragico. Si tratta, comunque, di segni di vita
spiccano a m 3/3,50 d’altezza e giungono fino alla sommità della torre, sono costituite antichissima.
di lastre lunghe e basse disposte in file strette e ben curate, le quali risaltano con le pic- Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, pp. 41, 43 s., 76, 85, pl. XII, 2, 2’; Angius, in Casalis,
cole dimensioni (opera mediomicrolitica) sul grosso paramento sottostante. Specie nel Dizionario, VIII, 1841, p. 184; Spano, Memoria, 1867, p. 97 s., tav. I, 4; Paleoetnologia sarda ossia l’età
giro a Estnordest della torre si osserva il piano di spicco del paramento a lastre, ottenu- preistorica segnata nei monumenti che si trovano in Sardegna, 1871, p. 23; S. A. De Castro, I primi abi-
to regolarizzando la superficie mòzza dei muri antichi con un corso di lastroni dise- tatori della Sardegna, Sàssari 1878, p. 100; Centurione, “Studii” cit., 1888, pp. 32, 52, fig. XIV, pp. 65,
gnanti una fascia anulare ben marcata su cui si eleva il muro nuovo a piccoli elementi. 70, 112; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II, 1892, p. 249; F. Corona, Guida cit., 1896, p. 280; G. Vac-
Da notare anche che in cima alla torre, conservato nella parte Ovest, corre un giro di ca, Posizione geografica cit., 1917, p. 12 (fot. in copertina interna); E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p.
117; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 118; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 157, 159, 161.
conci abbastanza ben tagliati (tav. XV, 2), di dimensioni maggiori delle lastre e minori
delle pietre del paramento di base, limitato a due file, giro che si può supporre del
parapetto del terrazzo (misure delle lastre della struttura nuova: m 0,40 x 0,70 x 0,12 Tavola XIV, 2: nuraghe GONI-Goni (Cagliari).
d’altezza; 0,40 x 0,70 x 0,15; 0,40 x 0,70 x 0,35; misure dei conci del parapetto: 0,60 Il nuraghe visto da Sudest: in primo piano particolare della platea di argine, in fondo
x 0,55 x 0,20; 0,90 x 0,45 x 0,20). Anche dentro la camera si osservano gli avanzi mu- la torre; v. scheda a tav. XIV, 1.
rari del vecchio nuraghe, alla base, con tratti del muro scompaginato e restaurato visi-
bili specie all’interno dei nicchioni laterali, e, ben distinto, si apprezza il bel paramento Tavola XV, 1-3: nuraghe GONI-Goni (Cagliari).
delle pareti rinnovate col piano di spicco a circa m 4 dal colmaticcio, corrispondente al La torre vista da Sud (1), Sudovest (2) e Sudsudovest, con particolare dell’ingresso (3);
piano di spicco esterno. La cupola, rifatta, si sviluppa in anelli concentrici di blocchi v. scheda a tav. XIV, 1.
per lo più subquadrati regolarizzati da scheggiame e da malta di fango; la chiave della
volta è chiusa da un lastrone (tav. XVI, 1). In conclusione la lettura delle strutture mu- Tavola XVI, 1-2: nuraghe GONI-Goni (Cagliari).
rarie del nuraghe indica che all’origine fu costruita una torre con scala d’andito e con La falsa volta alla serraglia (1) e il nicchione di fondo della camera (2); v. scheda tav.
camera articolata in tre nicchioni; che, poi, la torre, o durante la costruzione o ad opera XIV, 1.
finita o già usata, crollò per un accidente qualsiasi (fulmine, cedimento del terreno,
attacco del nemico etc.); e che, infine, sempre in età nuragica fu restaurata e rifatta Tavola XVII, 1: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari); tavv. XVII-XXI; cartina B, 106.
trasformando il tratto basale della scala d’andito in garetta e aprendo, dentro la tholos Sta in una conca valliva circondata da una chiostra di alture degradanti verso il mare di
sull’esempio d’un modello antico, la scala sopraelevata in quanto non era possibile ri- Kolostrài, su cui si apre con un varco a Sudest lasciando spazio a impaludamenti e rista-
cavarla più alla base a causa della compromessa solidità delle fondazioni. L’articolazione gni salmastri. Distante 6 km circa dalla linea marina, occupa il centro della conca, a ter-
dei vani sussidiari rimase come in origine, salvo riparazioni e integrazioni di particolari razzi di formazione alluvionale incisi dai torrenti che scendono al litorale, versandosi
strutturali. Attorno al basamento della torre gira uno zoccolo di rinforzo, di spessore fuori dagli alvei, dai monti dei Sette Fratelli. La conca il nuraghe la domina tutta, situa-
variante fra i m 2,60 (a Sudovest) e 1,70 (a Nordest), su due file di pietre apparenti per to su uno dei terrazzi a m 28 di quota, sino al lontano varco sull’orizzonte marino da
l’altezza visibile massima di m 1; di fronte all’ingresso il filo esterno dello zoccolo è di- cui potevano venire la sorpresa e l’attacco di gente che dalla piana, per le vie naturali dei
stanziato di m 5,40 e forma una sorta di platea semicircolare. I blocchi che ne com- torrentelli, intendessero penetrare, verso Ovest, nel cuore della montagna. Sorveglia an-
pongono il paramento sono di marna e arenaria, più grossi di quelli della parte inferio- che il solco vallivo, tortuoso e pittoresco, del riu Sa Picocca, al suo sfocio nella conca,
re del cono, ma ugualmente di taglio subquadrato. Più a distanza avanzano i resti di guardando l’unica via naturale di transito tra la piana di Muravera e quella del Campi-
una piattaforma limitata da muri d’argine, di forma ellittica irregolare, con profilo ad dano minore verso il golfo di Cagliari. Posizione altamente strategica, dunque, per l’in-
andamento concavo-convesso, da ritenersi costruita in occasione dei lavori di rifaci- contro di queste porte naturali di conquista e di penetrazione verso Ovest e verso Sud, a
mento del nuraghe per assicurarne la statica minacciata dalla natura del suolo roccioso cui si univa l’utilità economica offerta dalla fertile piana irrigua dove, in età medievale,
circostante facile allo sfaldamento (tav. XIV, 1-2). La piattaforma, di m 36 di lunghezza fiorì il villaggio di Bidda Maiòri (o Villamaggiore) e dai monti sovrastanti ricchi di cac-
x 14,80 di larghezza (stando alle misure datene dal Lamarmora), si conserva per l’altezza cia, di frutti naturali del suolo, e adatti per il sostentamento e il soggiorno temporaneo
da uno a due metri (meglio apprezzabile a Nordovest), ed è costruita da filari di lastroni del bestiame in un’economia pastorale a carattere in parte transumante quale era quella
che ricordano la tecnica e lo stile delle strutture rifatte della torre. Davanti al prospetto dei tempi nuragici. Il nuraghe si vede da lontano, isolato com’è nella conca sul rilievo
del nuraghe la piattaforma mostra diverse linee murarie a varia altezza forse per adattarsi naturale alla confluenza dei rius Su Linnamini e de S’Accu de Spardes, i quali scendono
alla morfologia terrazzata della roccia e per rendere più difficile l’accesso nella parte più giù del monte Narba (m 659) (tavv. XVII, 2, XVIII-XIX). È di facile accesso perché lo
vulnerabile del piccolo forte. Dentro la garetta si raccolgono cocci d’impasto, anche del lambisce al piede la strada orientale Cagliari-Muravera che si inoltra, fra mare e montagna,

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verso la regione estremamente pittoresca ma anche infinitamente “depressa” dell’Oglia- blocchi, al 3° corso sul piano del bastione, m 0,80 x 0,56 x 0,70; 1,00 x 0,60 x 0,50;
stra. La costruzione rientra in una rete di numerosi altri nuraghi scaglionati sopra piccoli 0,25 x 0,40 x 0,80; 1,00 x 0,50 x 1,00; risega di filari cm 15/20). Nel vano della camera
spianamenti di granito, sul profilo delle valli che risalgono dalla pianura al gruppo mon- si osserva l’ordinamento a filari nei tre che emergono sopra il colmaticcio, facenti parte
tuoso del Serpeddì, vie d’ingresso al Sarrabus. L’edifizio è di tipo complesso, con una dell’anello murario che è qui completo. I corsi sono abbastanza regolari e i blocchi di
torre primitiva (A) (tav. XX, 1-3) circondata, in un secondo tempo, da un bastione a pe- foggia quadrangolare o triangolare con coda verso l’interno della struttura (misure di 4
rimetro concavo-convesso con tre prominenze in due almeno delle quali sono contenute elementi: m 0,40 x 0,30 x 0,68 di profondità; 0,36 x 0,35 x 0,76; 0,58 x 0,30 x 0,75;
celle minori (C, D), bastione che include sulla fronte un piccolo cortile (B). L’insieme 0,45 x 0,33 x 0,76). Intorno al mastio A si addossa il bastione, di forma irregolare a cor-
misura la lunghezza di m 24 sull’asse C-A-B (linea Nordsud) x 16 sull’asse trasverso D-A tine ondulate che si pronunziano in morbide convessità a Ovest e nell’arco da Nord a
(linea Ovest-est). Il mastio A, circolare del diametro di m 9 (misurato alla quota di svet- Est, si prolungano nella prominenza a tenaglia di Sud e rientrano nelle lievi concavità di
tamento del bastione a m 4 d’altezza sul piano di campagna), mostra l’ingresso fra Sud e Nordovest, Estsudest e Sudovest. Il contrafforte cinge il mastio con spessore vario, dal
Sudsudest, costituito da una porta a sezione trapezia (larghezza m 0,80/0,40 x 0,80 d’al- minimo di m 1,50 a Est, al medio di m 4,7/5,5 in corrispondenza alle punte che con-
tezza sul riempimento) a cui sovrasta una pietra monolitica con faccia a vista spianata tengono le celle D e C, al massimo di m 9,50 nello sperone frontale in cui è chiuso il
(m 2,05 x 0,40 x 0,65) alleggerita da uno spiraglio rettangolare di scarico di m 0,20 cortile. Nell’interno del bastione si entra da Sud, attraverso un lungo andito (m 5) retro-
x 0,55 d’altezza (tav. XXI, 1). Dietro la porta si allunga l’andito, ora in parte inaccessibi- stante a una porta crollata con tutta la parete del prospetto della costruzione, spostato
le a causa della rovina, ma visibile, nel primo tratto, nelle spalle a filari aggettanti (sezio- verso la parte sinistra della prominenza frontale. Rastremato in piano dall’esterno all’in-
ne troncogivale) e nel soffitto a piattabanda gradonata di lastroni di m 0,35/0,50 di lar- terno (da m 1,30 a 0,80), l’andito lo è pure in altezza restringendosi da m 1,30 basali a
ghezza e 0,8/0,23 di spessore (se ne vedono 4 nel percorso dell’andito seguibile fino a m m 0,60 sotto il soffitto, con sezione troncogivale. Il soffitto è composto di lastroni dis-
2,80 dall’ingresso). L’andito, strombato verso l’interno (da m 0,80 a filo esterno a m posti a gradi discendenti verso l’apertura che dà al cortile. Nella parete sinistra dell’andi-
1,15 ai m 2,80), riceve sulla sinistra (non rilevabile per l’ostruzione) l’apertura della scala to, si intravvede in mezzo alla rovina l’imbocco, di m 1 di larghezza, d’una garetta con
che gira da sinistra a destra; forse presente anche la garetta, per quanto il crollo non con- architrave di m 1,30 x 0,50 x 0,40; nessuna apertura evidente sul fianco destro. Il cortile
senta di vederla. Dall’andito si passa nella camera “a tholos”. Interrata per circa 2 metri (tav. XXI, 1) disegna uno spazio scoperto a tre quarti di ellissi di m 4,50 (sulla linea E-
d’altezza, è in posizione eccentrica rispetto al perimetro della torre, con muri spessi da B) x 3,40 (sulla linea trasversa); lo chiudono pareti a leggera convergenza verso l’alto, di
m 2,80 (nella parte frontale dove è ricavata la scala) a m 1,40 nel giro di fondo. Circolare, profilo curveggiante tranne che un breve tratto rettilineo di m 0,80 nell’angolo Nordest
del diametro di m 4,70 (linea Estovest)/4,90, ha la volta svettata a circa 7 metri d’altezza alla tangenza col muro convesso del mastio (altezza massima sul crollo m 3 su 7 file in
sul colmaticcio (in origine si chiudeva ai 9 metri). Una caratteristica singolare del vano evidenza). Nel cortile, a piano terra, sono le aperture della porta del mastio e quella, op-
consiste nella mancanza della fodera interna della parete, dal piano del riempimento al posta, della porta dell’andito d’ingresso dall’esterno leggermente sfalsata secondo la con-
taglio superiore dell’ogiva (cioè per circa 7 metri), residuando soltanto la sfoglia o fascia suetudine rispetto alla prima. Benché non in vista si devono immaginare esistenti alla
dei blocchi del paramento esterno, di cui si vedono le code, irregolari e brute, per l’am- base delle murature, ai due lati, almeno altre due aperture, e cioè le porte, situate in an-
morsatura nella parete mancante (tav. XXI, 3-4). La fodera che si conserva, tutta trafora- golo col mastio, che introducono ai corridoi portanti, a raggiro del torrione, alle celle D
ta, si regge ugualmente in piedi dando prova di quanto sia organica la concatenazione e C, interrata ma certa la prima (tav. XIX), visibile e rilevabile nell’occhio superiore della
delle murature nuragiche e ne siano solide le strutture. Questa curiosa scorticazione del volta sfondata la seconda, del diametro di m 1,85 x 1,65 con due filari a leggero aggetto
paramento della camera che, se non esistesse il riempimento sottostante dovuto al crollo in evidenza (tav. XVIII). Ma si può supporre anche una terza porta nel tratto subito a
delle pietre delle pareti elevate farebbe pensare a uno smontaggio vero e proprio, con- destra di chi entra, che immette in una camera da ricostruirsi entro lo spesso masso mu-
sente di osservare, al taglio, la consistenza e la tecnica costruttiva dell’anello murario del- rario (m 5,50) che limita a destra l’andito dell’ingresso principale. Nello stesso cortile,
la torre, a duplice fascia di grossi blocchi che racchiude un riempimento di terra e di poi, ad altezza da terra si osservano altre due aperture. L’una, al risvolto sinistro interno
piccole pietre gettate e compresse fra le due fodere. Nel tratto di parete del muro a del corridoio d’accesso, poco sopra di lato al suo architrave, mette, con luce di m 0,65
Ovest, restano anche tracce del paramento del vano della scala a spirale e alcuni gradini di larghezza x altezza residua di 1,10, in una celletta ovale di m 1,70 x 1,80 di diametri,
della stessa per cui si saliva al terrazzo (tav. XXI, 4). La torre si misura per l’altezza ester- conservata in tre filari nel punto più alto (E). L’altra apertura, di m 0,80 x 1,25 di altez-
na di m 7,50 dal piano del bastione, sul lato Est; dalla base si può calcolare un’altezza za evidente, sormontata da architrave di m 1,50 x 0,45 x 0,35, introduce al pianerottolo
originaria di m 10 circa. Il profilo dei muri inclinati sui 10-12° non è uniforme, caden- d’una scala, che mostra ancora due gradini, in salita, con giro da sinistra a destra, alla
do ora rigido (tav. XX, 2) ora a linea dolce leggermente convessa (tav. XX, 3). Il para- punta Sudest del terrazzo frontale dell’edifizio, e di qui allo spalto eretto all’intorno del
mento si innalza per 20 filari molto irregolari e discontinui, con aspetto poliedrico, costi- mastio per l’intero circuito (tav. XXI, 2). Il bastione a leggera inclinazione muraria, con
tuito da blocchi di porfido di forme poligonali, tondeggianti e subquadrate dovute riseghe dei filari diminuenti verso l’alto, si conserva per l’altezza di m 4,30 (Sudest)/4,85
quest’ultime al filo naturale di taglio della pietra porfirica a superficie piana e liscia; giunti (Est)/4,90 (Nordest)/4,30 (Nord)/4,80 (Nordovest)/4,50 (Sudovest) con file varianti da
e letti dei filari sono regolarizzati con zeppe di medie e piccole dimensioni (misure di 13 (Nordest) a 9 (Sudest). La disposizione dei corsi è meno irregolare e discontinua che

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

nel paramento del mastio e si nota una prevalenza di pietre di foggia subquadrata, ta- vasto panorama: il Pranu Olla irto di nuraghi, il “taccu” del Sarcidano fino all’alto nu-
gliate a mazza, su quella poliedrica; meno nutrito l’impiego di piccolo scheggiame in raghe Adòni, il profilo piatto della “giara” di Gèsturi ed il Monte d’Ìsili; paesaggi di pa-
giunto e letto di filare (tavv. XVII, 2, XVIII-XIX). I blocchi, che si alternano in lungo stori e agricoltori senza confini precisi. La costruzione consta di una torre primitiva (A)
e in profondità (questi ultimi con coda internata in opera per l’ammorsamento mi- circondata da un bastione a tre prominenze turrite (B, D, C) unite da cortine rettilinee
gliore degli elementi di struttura), misurano m 0,65 x 0,36 x 1,28 (profondità); 0,56 (fra B e D e D e C) e da un raccordo murario convesso (fra B e C); un cortile (E) è rac-
x 0,33 x 0,85; 0,65 x 0,48 x 0,80; 0,61 x 0,46 x 1,26; 0,58 x 0,45 x 0,78. A pochi me- chiuso fra la torre A e la torricella D del bastione. L’insieme misura m 35,5 di lunghezza
tri di distanza dal fronte dell’edifizio, più in basso dell’ingresso, si rilevano tracce d’un massima sulla linea C-D x 24 di larghezza massima sulla linea B-D. La torre A, circolare
muro di terrazzamento conservato in due filari. Nelle prossimità del nuraghe v’era un del diametro di 13,50/14 metri, con spessori murari varianti fra m 4,60 (all’ingresso) e
piccolo centro di vita preistorico continuatosi in età romana. Ne sono indizi resti di sto- 2,90 (sul muro di fondo) mostra la porta a Sud. Questa, di m 1,14 (al basso)/0,81 (in
viglie d’impasto nuragico, pesi fittili cuoriformi; ed embrici e terraglie varie d’argilla de- alto) di larghezza x l’altezza residua di m 1,61, è di sezione trapezoidale; in origine era
purata di età classica. sormontata da una pietra d’architrave, poi asportata, a sua volta sovrastata da altra pie-
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XI, 1843, p. 593; Celentano, I nuraghi, 1917, fot. a p. 142; tra limitante lo spiraglio di scarico di m 0,39 x 0,40 (tav. XXIV, 1, 3). Dietro la porta
A. Taramelli, Guida del Museo cit., 1914, p. 172, tav. XIV, fig. 21; Conv. arch. in Sardegna, 1926, p. sta l’andito d’ingresso, strombato verso l’interno (da m 1,60 a 2,00), col soffitto ascen-
44, fig. 29; A. Della Seta, Italia antica, Bergamo 1928, p. 55, fig. 44; A. Taramelli, “I nuraghi ed i loro dente verso la camera da m 2,80 a m 4,60; la sezione è angolare con spalle a profilo
abitatori” cit., 1980, p. 9, fig. I; “Nuraghi”, in Enciclopedia Italiana, 1935, XXV, tav. XII, basso a sini- concavo aggettanti progressivamente all’elevazione. Sulla destra l’andito riceve l’apertu-
stra; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 87, fig. 62; Sardegna (Touring), 1954, p. 86, fig. 152; E. Putzu- ra d’una garetta di piano semicircolare di m 1,40 di larghezza x 1,28 di profondità x
lu-Mollier, Sardinia, 1956, p. 31 bis, fig. 27; G.F. Ackermann, Reiseland von morgen cit., 1957, p. 38, 1,95 d’altezza sul colmaticcio; l’imbocco è sovrastato da un’enorme pietra d’architrave
tav. 14; Serra, Sardegna quasi un continente, 1958, fig. 17. che prende tutta la lunghezza della spalla del corridoio che si estende dalla mezzeria
della garetta all’angolo interno verso la camera (lunghezza m 2,39 x 0,44 d’altezza x
Tavola XVII, 2: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari). 0,39 d’entrata in muro). La camera A eccentrica, rotonda, del diametro di m 6,40, è re-
Il nuraghe visto da Est: in primo piano il bastione curvilineo; v. scheda a tav. XVII, 1. golare e semplice, senza spazi sussidiari; è alta sul riempiticcio m 9,90, ma si può sup-
porre un’elevazione effettiva di m 10,50, la maggiore che si conosca. Nel giro di parete a
Tavola XVIII: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari). destra di chi entra, a m 3 circa di rialzo sul piano attuale, si trova la scala ad apertura
Il nuraghe visto da Nord: in primo piano la punta turrita con la cella C; v. scheda a quadrangolare architravata di m 0,95 di larghezza x 1,10 d’altezza. Dietro l’apertura la
tav. XVII, 1. scala presenta un pianerottolo di m 1,40 di lunghezza e poi un gradino di m 0,70 di lar-
ghezza x 0,54 di piede x 0,25 d’alzo, sul quale dà un vuoto rettangolare, stretto, di m
Tavola XIX: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari). 0,30 di larghezza x 1,50 di lunghezza, fungente da finestrino di luce. La scala, successi-
Il nuraghe visto da Ovest: in primo piano la punta del bastione con la cella D; v. sche- vamente, gira da sinistra a destra, entro un vano di m 0,80 di larghezza x 2/3,30 d’al-
da a tav. XVII, 1. tezza, dapprima per un percorso di m 4,50 a piano inclinato, nella parte finale, per m
4, salendo per 11 gradini e sfociando nel terrazzo, dove il volume troncoconico si re-
Tavola XX, 1-3: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari). stringe a m 10 di diametro con spessore murario di m 4,50/5,50 (tav. XXV, 2). La tor-
La torre vista da Sud; si noti lo schiacciamento del cono (1); particolare della torre re si conserva per l’altezza massima residua di m 8,20 a Ovestnordovest, su 21 filari,
che fa vedere l’inclinazione muraria, da Ovest (2); altro particolare del muro inclinato con inclinazione di muri di 10° (tav. XXIII-XXIV, 1-2). Il paramento consta di blocchi
con profilo convesso, da Sud (3); v. scheda a tav. XVII, 1. calcari subquadrati tagliati a mazza e sbozzati a martella, con la faccia a vista scabra e
frastagliata per effetto della lavorazione. Risalta l’ordinamento regolare a file orizzonta-
Tavola XXI, 1-4: nuraghe ASÒRU-San Vito (Cagliari). li, con le pietre di proporzioni varie: m 1,21 x 0,46 d’altezza; 0,64 x 0,50; 1,00 x 0,50;
Particolare dell’ingresso al mastio (1); porticina architravata della scaletta F (2); inter- 0,83 x 0,40; 0,77 x 0,46; 1,00 x 0,45; 0,40 x 0,46; 1,33 x 0,44 (misure prese alla quo-
no della camera senza la fodera muraria interiore (3); tratto del paramento della ca- ta dello svettamento del bastione, a destra della porta della torre). Accurata è pure la
mera che fa vedere la parete interna della scala (4); v. scheda a tav. XVII, 1. disposizione in filari del paramento interno della tholos; i blocchi che lo compongono
sono tutti di forma subquadrata, a parallelepipedo, alcuni molto lunghi, per lo più, co-
Tavola XXII, 1: nuraghe SU ÌDILI o IS PARAS-Isili (Nùoro); tavv. XXII-XXV; cartina me quelli dell’apparecchio esterno, tagliati con la mazza e sbozzati a martella. I giunti
B, 80. non sono precisi, anzi fra pietra e pietra restano spazi i quali, piuttosto raramente, sono
Il nuraghe sta a 500 metri di distanza a Nord del moderno abitato di Isili. Sorge, a regolarizzati con scheggiame minuto. I blocchi si sovrappongono, con bel ritmo circo-
quota di m 505, su un piccolo colle che emerge da un terrazzo calcare delimitato dal lare, su 33 filari chiusi alla sommità della pseudovolta, in origine, da una lastra mobile
profondo solco vallivo del riu Mannu (tav. XXII, 2). Dalla cima della torre si scorge un (ora mancante); tav. XXV, 1. La pseudocupola si svolge con ampi giri, specie nella parte

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basale e mediana, mentre in alto va serrandosi con notevole accentuazione di aggetto; quella del bastione (tav. XXII, 2). Nel terreno intorno al nuraghe, e specie lungo la bre-
in rapporto col restringersi graduale del vano, dal basso al sommo, anche le propor- ve pendice di Sud, si raccolgono schegge d’ossidiana e frammenti di stoviglie d’impasto
zioni delle pietre vanno riducendosi. Al 2° filare da terra si hanno le seguenti misure nuragico, di color nero o rossiccio. Interessante il trovamento del resto d’un piede a na-
di blocchi: m 0,50 x 0,24 d’altezza; 0,88 x 0,27; 0,80 x 0,30; 0,86 x 0,28; 1,46 x stro insellato decorato a incisione, appartenente a un vaso a tripode della foggia della
0,30; 0,61 x 0,28; 0,54 x 0,33; 0,75 x 0,34; 0,73 x 0,29; 1,44 x 0,33. Alla torre fa da “facies” nuragica di Monte Claro (si confronti con esempio di Enna Pruna di Mògoro,
contrafforte il bastione trilobato, con le tre punte turrite B, D, C rispettivamente a Lilliu-Ferrarese Ceruti, St.S., XVI, 1960, p. 111, fig. 33, 6, tav. XXXIX, a 1). Il torrio-
Ovestsudovest, Sud-sudsudest, Nordnordest, B e D dal profilo inciso e staccato, con ne primitivo, anche per gli indizi forniti dalle ceramiche e in specie dal frammento di
angolazione, dalle cortine che le uniscono a C, quest’ultima, più ampia e prominente, piede di tripode della speciale “facies” datata dal 1200 al IX secolo a.C., potrebbe rife-
rispetto alla torre A, delle altre torri minori, con la linea di contorno fusa con quella rirsi a tempi anteriori alla fine del II millennio a.C. Nel luogo dell’abitato preistorico
delle predette cortine (distanza del muro esterno di C da A m 11,60, di B e D m 8,80 intorno al nuraghe, la vita continuò fino in epoca romana, come dimostrano avanzi fit-
e 11,50). Delle torri C e D, rispettivamente del diametro di m 7 e 6, non si vedono, tili rinvenuti nelle adiacenze della costruzione.
perché nascoste dalle macerie, le camere; in C si rileva, superiormente, una cella di m 4 Bibliografia: Petit Radel, Notice sur les nuraghes cit., 1826, pp. 24, 77; W.H. Smyth, Sketch cit., 1828, p. 6;
di diametro. In B e D mettono anditi che partono dal cortile E (visibile l’invito dell’an- A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 43, pl. VII, 1 d, p. 62 ss., 76, 85, 94, 133 s., pl. VI, 1, a-c; Angius,
dito di D di m 1,30 di larghezza all’apertura su E); a C o portava un corridoio a raggi- in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p. 534; G. Micali, Storia degli antichi cit., 1849, p. 43, tav. LXXI, 4
ro della torre A lungo la cortina di Nordovest o di Est oppure introduceva un ingresso (3a ed.; la prima edizione del 1832, p. 46, tav. LXXI, 4); Spano, Memoria, 1854, p. 18, nota 2, p. 40
autonomo o posterula, dall’esterno, aperto in un punto non determinabile dell’arco di nota 2, p. 42 nota 2; Memoria, 1867, pp. 24, 62, 66; Centurione, “Studii” cit., 1888, pp. 31, 41-43,
48-50, 52, 64 s., 68; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II, 1892, p. 46; F. Nissardi, “Contributo” cit.,
C. Rilevabile è, invece, l’ingresso al cortile E del bastione, ricavato in una rientranza, 1903-4, p. 663; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, 1914, XXIII, col. 318, fig. 2; Bull. Paletn. It., XLI,
che fa seguito a un risvolto angolare, della cortina fra D e C, spostato verso D, in posi- 1915, p. 5; Celentano, I Nuraghi, 1917, p. 158; G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. 17; E.E.M.
zione munita per effetto dell’arretramento del muro e della difesa costituita dalla torre. (prov. di Cagliari), 1922, p. 124; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXXI, 1926, col. 425; Il Conv. arch.
Mette in E un andito obliquo, di m 3,70 di lunghezza x 0,80 di larghezza, completa- cit., 1926, p. 16; A. Della Seta, Italia Antica, 1928, p. 55, fig. 47; A. Cossu, Sardegna e Corsica, 1932,
mente ostruito dalle macerie; dalla parte del cortile, la porta, larga m 1,10, dovrebbe p. 73; A. Taramelli, “Nuraghi” in Enciclopedia Italiana, 1935, XXV, tav. XI, basso a destra; M. Nie-
esser sormontata da pietra d’architrave con spiraglio di scarico, quest’ultimo visibile al haus, Sardinien cit., 1938, p. 137; G. Lilliu, St.S., VII, 1947, p. 59, nota 62; M. Pallottino, La Sarde-
disotto d’un lastrone di m 1,38 di lunghezza x 0,22 d’altezza x 0,62 di profondità (tav. gna nuragica, 1950, p. 43, tav. V, 2; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, pp. 127, 232; F. Loddo Cane-
pa, La Sardegna cit., 1954, p. 5; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 70, fig. 44; G. Lilliu, St.S., XII-XIII,
XXIV, 4, a destra). Il cortile E, situato, in postura protetta, fra D ed A, a ridosso delle
I, 1955, pp. 159 s., 297; M. Serra, Mal di Sardegna, 1955, p. 162; R. Carta Raspi, Il volto della Sardegna,
cortine di Sudovest ed Estsudest, mostra la figura a tre quarti di cerchio, di m 5,30 x 4. 1956, p. 50, fig. 84; Heyward-Imbert, Sardaigne, 1956, p. 49, tav. in alto; G. Lilliu, Antiquity, XXXIII,
Le sue pareti (tav. XXIV, 3-4), evidentemente addossate e aggiunte alla struttura antica n. 129, 1959, p. 37, pl. VII, b; “The proto-Castles” cit., in Scientific American, dec. 1959, p. 67; “I nu-
della torre A, un po’ aggettanti nella parte alta, si distinguono da quelle della torre pri- raghi”, in Il Progresso dell’Isola, 1960, p. 28, fig. ivi; Almagro, Prehistoria cit., 1960, p. 652, fig. 718.
mitiva per esser costituite da pietre di piccola taglia, per lo più di forma subquadrata,
talune anche poliedriche, con tendenza alla disposizione in filari per quanto non rego- Tavola XXII, 2: nuraghe SU ÌDILI o IS PARAS-Isili (Nùoro).
lari come le file del mastio. I blocchi, foggiati a coda per l’ammorsatura interna, misu- Il nuraghe visto da Sud: in primo piano a destra la torretta D, a sinistra l’antemurale o
rano m 0,33 x 0,23 x 0,38 (d’entrata); 0,40 x 0,20 x 0,43; 0,49 x 0,18 x 0,45; 0,46 x muro di terrazzamento; v. Scheda a tav. XXII, 1.
0,15 x 0,50; si osserva un impiego di scaglie e terra nei giunti maggiore che nel para-
mento della torre. Nel cortile si rileva l’altezza massima residua di m 2,50 alla tangenza Tavola XXIII, 1-4: nuraghe SU ÌDILI o IS PARAS-Isili (Nùoro).
del braccio sinistro con la torre (tav. XXIV, 3). Il paramento esterno del bastione mo- Il nuraghe visto da Est: in primo piano la cortina fra D e C (1); la torre A e la torretta
stra la stessa tecnica di quello della torre antica, dovuta anche all’uso della stessa mate- C (in primo piano in basso), da Nordnordest (2); la torre A da Nordovest (3) e da
ria calcare (tav. XXIII, 1-4). Appare molto degradato tanto nelle torri (m 1,00 d’altezza Ovest (4); v. scheda a tav. XXII, 1.
su 4 filari in C, m 0,60 su 1 filare affiorante in B e D) quanto nelle cortine (m 1,00 su
4 filari nella cortina fra B e C, m 1,50 su 4 filari fra D e C). Alla distanza di m 10,20 Tavola XXIV, 1-4: nuraghe SU ÌDILI o IS PARAS-Isili (Nùoro).
dalla mezzeria della cortina fra D e B, si osservano i resti d’un grosso muro ad angolo, La torre A da Sudest (1); particolare del muro inclinato della torre A, da Nordovest
da ritenersi parte d’un antemurale o d’un’opera di terrazzamento sul lato Sudovest del (2); braccio sinistro del cortile e ingresso alla torre A, da Sudest (3); braccio destro del
forte. Non si esclude che il muro potesse continuare per tutto o un gran tratto del peri- cortile da Sudovest (4); v. scheda a tav. XXII, 1.
metro del nuraghe, consolidandone o fortificandone la base naturale del piccolo colle.
Oggi, però, esso è visibile soltanto per una lunghezza di m 29, sommando i due rami Tavola XXV, 1-2: nuraghe SU ÌDILI o IS PARAS-Isili (Nùoro).
che s’incontrano ad angolo; il suo spessore è di m 2. La muratura residuata per 2 filari in Particolare della serraglia della pseudovolta (1); particolare della scala allo sfocio sul
evidenza, per l’altezza di m 0,70, è di tecnica rozza e trascurata, forse di età posteriore a terrazzo (2); v. scheda a tav. XXII, 1.

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I NURAGHI. TORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola XXVI, 1-4: nuraghe NURADDÈO-Suni (Nùoro). Tavola XXXIV, 1: nuraghe OES-Torralba (Sàssari); cartina B, 11.
Il nuraghe visto da Nordovest (1), da Ovestnordovest (2), da Ovest (3); il finestrone È un bel nuraghe, assai noto fin dal secolo scorso, situato nella piana della conca del
al secondo piano (4). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 3. Campo Giavesu nell’altopiano del Meilogu, sulla riva destra del riu Mannu, in vista di al-
tri nuraghi e specialmente del Santu Antìne distante circa 800 metri a Nordnordovest.
Tavola XXVII, 1-3: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). Con altre costruzioni consimili difendeva l’ingresso alla conca per il solco vallivo del riu, e
Il nuraghe da SudOvest: in primo piano a sinistra la torre B, a destra la torre con fe- i coltivi e i pascoli che vi sono freschi e pingui, a causa della presenza d’una zona di risor-
ritoie per il corpo di guardia, in fondo al centro l’ingresso del bastione (1); il nura- give (benazzus). È un edifizio di tipo complesso costituito di una torre antica (tav.
ghe da Sud: in primo piano ingresso alla torre del corpo di guardia, sullo sfondo la XXXIV, 1; f: dal Lamarmora) a cui si è addossato, in un secondo tempo, sul lato frontale
torre C del bastione (2); il nuraghe da Ovest: in primo piano a sinistra la torre B, a da Est a Sudsudovest, un corpo costruttivo di tre torri minori (l, n, r) includenti un corti-
destra la torre del corpo di guardia vista di fianco (3). Si veda la scheda descrittiva di le scoperto (d). L’insieme misura m 23,60 (sulla linea f-d, cioè sull’ingresso) x 26 (agli
fig. 8, 4. estremi della linea passante sulle torri marginali l ed r). A pochi metri di distanza dal nu-
raghe, nell’arco da Est a Sudsudovest avanzano tratti dell’antemurale che, all’interno, for-
Tavola XXVIII, 1-4: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). ma un rilevato ben distinto ed emergente di poco sulla piatta campagna all’intorno. La
Il nuraghe da Sudovest: la torre B e, in prospettiva, le cortine fra B e D e C e D (1); il torre antica, rotonda del diametro di circa 13 metri, ha l’ingresso a Sudest, ostruito ora
nuraghe da Nord: in primo piano la torre E dell’antemurale, in secondo piano la torre dalle macerie del cortile che lo precede (ai tempi del Lamarmora accessibile a fatica scen-
D del bastione e in prospettiva la cortina fra D e B (2); il nuraghe da Sudovest: corti- dendo dall’alto per la scala a spirale). Nell’andito retrostante si apre l’imbocco della scala,
na fra B e D (si noti il poligonale sovrastato dal pseudoisodomo) (3); il nuraghe da a destra. Nella camera, in cui non si notano (ma possono esistervi nascoste dal colmatic-
Nordnordovest: particolare della cortina fra D e B, presso B (4). Si veda la scheda de- cio) nicchie sussidiarie, non appare traccia di pseudocupola, bensì, a m 4,40 di altezza, il
scrittiva di fig. 8, 4. Lamarmora segna una risega o scarpa della parete verticale destinata a sostenere un sop-
palco di legno a livello del primo piano, fungente da pavimento alla camera superiore.
Tavola XXIX, 1-3: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). Questa camera, circolare e centrica e con pareti verticali come l’inferiore e come questa
Il nuraghe da Sudovest: in primo piano a destra particolare della torre del corpo di chiusa, a m 3,60 d’altezza, da un altro soffitto a tavolato ligneo, prende luce da un fine-
guardia, al centro la torre B e a sinistra parziale giro della torre F dell’antemurale (1); strone trapezoidale sormontato da architrave subquadrato con finestrino d’alleggerimento
il nuraghe da Ovest: a sinistra la torre F, a destra cortina del bastione fra B e D (si no- aperto sopra i due filari che sovrastano l’architrave stesso (tavv. XXXIV, 2, XXXV, 1-2,
ti la diversità della tecnica muraria dei due paramenti) (2); la torre E dell’antemurale, XXXVII, 1-3); il finestrone, dietro cui sfocia formando un pianerottolo il primo tratto di
vista dalla parte dell’ingresso (3). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 4. scala che sale dal pianterreno, è all’altezza dello svettamento del corpo aggiunto sopra il
vuoto del cortile. Un’altra rampa di scala, girando da sinistra a destra, porta al pianerotto-
Tavola XXX, 1-2: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). lo del secondo piano che, in origine, si affacciava all’esterno attraverso un secondo fine-
Il nuraghe da Ovest: in primo piano tratto della torre F dell’antemurale, in secondo strone spostato sulla verticale a sinistra del sottostante, con la stessa luce trapezoidale (ben
piano cortina a gomito fra F ed E, a sinistra tratto della torre E dell’antemurale (1); lo visibile e perfettamente conservato ai tempi del Lamarmora, tav. XXXIV, 2). Dalla parte
spazio fortificato compreso fra la torre F e la cortina del bastione fra B e D (si noti la opposta al finestrone, nell’interno della torre, il pianerottolo metteva alla camera del se-
porta architravata presso la cuspide D) (2). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 4. condo piano per una porta rastremata scaricata da un’ampia interessante luce a triangolo
che ricorda l’architettura micenea (tav. XXXVIII, 1-2). Anche la camera di questo piano,
Tavola XXXI, 1-2: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). con pareti a piombo, aveva il pavimento costituito da un solaio ligneo impostato sulla ri-
L’ingresso nella cortina frontale fra C e B (1); particolare di detto ingresso: nell’inter- sega del muro (si conserva per m 4,40 di altezza). L’ultimo tratto della scala, rischiarato
no, a destra, si vede l’apertura dell’andito che porta alla camera della torre C (2). Si come i tratti del primo e del secondo piano da finestrini-feritoie, porta alla sommità del
veda la scheda descrittiva di fig. 8, 4. cono che era terminato a terrazzo. La torre si eleva per m 12,60, con bella evidenza di
paramento specie nel giro da Estnordest a Sudovest che non è interessato dalle parti ag-
Tavola XXXII: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). giunte (tavv. XXXV-XXXVI). Il cono cade da ogni parte con inclinazione quasi regolare
Particolare dell’andito che porta dall’ingresso alla camera della torre B. Si veda la sche- ed uniforme, a linea scandita che accentua con la sua essenzialità il volume ampio e mae-
da descrittiva di fig. 8, 4. stoso del mastio, uno dei più belli e suggestivi dell’Isola per forma e dimensioni oltre che
per cura nel taglio e nella disposizione degli elementi della muratura. Come nel nuraghe
Tavola XXXIII: nuraghe LOSA-Abbasanta (Cagliari). Losa (vedi) i blocchi di basalto, giallorossicci per la patina del tempo, nascono dal basso
La serraglia della pseudocupola della tholos del mastio. Si veda la scheda descrittiva di in forme grosse, talora poligonali, ma poi, dopo i primi filari della fondazione, i corsi sal-
fig. 8, 4. gono sovrapponendosi a ritmo orizzontale con pietre sempre minori per proporzioni e

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

sempre più curate nella lavorazione fino a determinare, nella parte più alta, un paramento 36, fig. 24; Centurione, “Studii” cit., 1888, pp. 33, 107; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., I, 1892, p. 309;
a vista quasi isodomo. Rifiniti sono soprattutto i conci del finestrone del primo piano, F. Corona, Guida cit., 1896, pp. 46, 227; G. Pinza, Mon. ant. Lincei, 1901, col. 131 s., tav. VII, 2; F.
ben profilati e aderenti nei giunti sia negli stipiti sia nell’architrave quasi squadrato. Lad- Nissardi, “Contributo” cit., 1903-4, pp. 655 s., 668; G. Sergi, La Sardegna cit., 1907, p. 13, fig. 5; H.
De Chaignon, “Sur les nuraghes” cit., 1906-07, pp. 8 s., 24, tav. in alto; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei,
dove l’unione delle pietre non è perfetta e restano vuoti, i giunti laterali e i piani posa so-
XVIII, 1907, col. 42; F. Préchac, “Notes sur l’architecture” cit., 1908, pp. 149, 158; A. Taramelli, Guida
no regolarizzati con piccole pietre a secco, sicché la struttura muraria risulta più legata e del Museo cit., 1914, p. 172, tav. XIII, fig. 20; Celentano, I nuraghi, 1917, p. 137 (fotografia); G. Vacca,
salda. L’impiego dello scheggiame è visibile pure nei vani: nelle camere a sezione cilindri- Posizione geografica cit., 1917, p. 16; A. Taramelli, Mon. ant. Lincei, XXV, 1919, col. 828, 834; C. Dessì,
ca e nelle scale a sezione angolare. Il corpo aggiunto, conservato ai tempi del Lamarmora Nuraghi e Terme cit., 1920, p. 12; Singolari nuraghi in Gallura, 1922, pp. 8, 10; Nuraghi di Sardegna,
per l’altezza di m 8 (alla torre r) di m 6,40 (alla torre l) (tav. XXXIV, 2), ora più degrada- 1922, p. 25; I nuraghi della Sardegna, 1923, pp. 28, 36; F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, pp. 30, 57;
to come si può vedere dal confronto fra i disegni dell’800 e le nostre fotografie (tavv. E. Pais, Storia della Sardegna cit., 1923, p. 725, tav. XXXI; P. Ledda, Sardegna, 1924, p. 39; C. Dessì, I nu-
XXXIV-XXXV), consta della riunione di tre coni di cui due (l, n) strettamente uniti a raghi della Sardegna, 1924, p. 6; F. Von Duhn, “Nurage”, in Reall. d. Vorg., IX, 1927, p. 142; P. Ducati,
paramento continuo dal profilo concavo-convesso. Incluso fra le tre torrette sta un cortile L’Arte classica, 1927, p. 87; A. Della Seta, Italia antica, 1928, p. 55, fig. 45; A. Taramelli, Bull. Paletn. It.,
XLIX, 1929, p. 86; “I nuraghi e i loro abitatori” cit., 1930, pp. 4, 9, fig. 3; A. Cossu, Sardegna e Corsica,
accessibile in origine da due anditi d’ingresso, uno, il principale, a Sudest, nella cortina
1932, p. 72; E. Lucchi, Visioni di Sardegna, 1933, p. 129; A. Taramelli, “Nuraghi” in Enciclopedia Italia-
fra r ed n (a del disegno del Lamarmora) e l’altro, sussidiario, a Nordnordest nella cortina na, XXV, 1935, p. 82 s.; Mon. ant. Lincei, XXXVIII, 1939, col. 49 s., fig. 17; Carta archeologica, f. 193,
fra r ed il mastio (segnato S). Una porta architravata (tavv. XXXV, 1, XXXIX, 1), di m 1 x 1940, p. 70, n. 8; G. Lilliu, Not. di Scavi, 1941, p. 157, nota 1; A. Bonu, Nell’Isola dei Nuraghi, 1942,
1 di luce, introduce nell’andito a, lungo m 3,50, a sezione trapezoidale, con spalle a filari p. 26; P. Mingazzini, St.S., VII, 1947, p. 16; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 96; G. Lilliu, St.S.,
in aggetto e copertura tabulata di grandi lastroni. Circa a metà, a sinistra di chi entra (tav. X-XI, 1952, p. 95; E. Contu, ibidem, p. 139; Zervos, Civilisation cit., 1954, pp. 44, figg. 15, 7, pp. 64,
XXXIX, 2), l’andito riceve l’imbocco (di m 0,80 x 0,80) del corridoio trasversale b che 88, fig. 63, p. 378; Sardegna (Touring), XX, 1954, p. 166, fig. 312; Serra, Mal di Sardegna, 1955, p. 63;
penetra nella torre n, sfocia poi, attraverso una seconda porta pur essa architravata (siste- G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, pp. 191, 196, 199-201, 210, 224; J. Job, Ein Reisebuch cit., 1956, p.
ma a dipylon) nel cortile d. In questo metteva anche l’andito secondario di cui vedesi la 112; R. Branca, Sardegna segreta, 1956, p. 107; G.F. Ackermann, Reiseland von morgen cit., 1957, pp.
10, 38, tav. 12; V. Mossa, St.S., XIV-XV, I, 1958, p. 380; R. Pracchi, “Contributo” cit., 1959, p. 39.
porta con grande pietra d’architrave a Nordnordest (m 1 x 1; tav. XXXIX, 3) e si segue il
percorso interno per circa 5 metri; a metà del suo sviluppo si apre la celletta rettangolare
g che è una garetta di guardia (non ingresso al mastio, né tomba come suppose il Lamar- Tavola XXXIV, 2 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari).
mora). Anche l’andito sussidiario mostra il soffitto tabulare e i fianchi del muro a file di Disegno tratto dal Voyage del Lamarmora, che riproduce il nuraghe quale era intorno
grossi blocchi basaltici subquadrati, ma la sezione ne è rettangolare (tav. XXXIX, 4). È da al 1840. In primo piano a sinistra le torri l ed n del bastione, a destra la torre r, al
pensare che nel cortile sfociassero pure gli usci delle torri r ed l e che da esso, attraverso centro l’ingresso principale, sul fondo il mastio che fa vedere ancora i due finestroni; a
un’apertura nella sua parete Nord a m 2,50 da terra, si salisse, per una scala praticata nello destra in fondo il nuraghe Santu Antìne. V. scheda a tav. XXXIV, 1 .
spessore della cortina frontale fra n ed r, nel terrazzo del corpo aggiunto sul quale (secon-
do un’ipotesi non ben ragionata del Lamarmora e che forse non ha consistenza) davano Tavola XXXV, 1-2 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari).
pure le porte (evidentemente sopraelevate in modo inconsueto) delle torri l ed r (nei pun- Il nuraghe da Sudsudest: in primo piano a sinistra le torri n ed i del bastione, a destra
ti segnati q ed m). L’opera muraria del corpo aggiunto si stacca nettamente da quella del l’ingresso principale, in secondo piano il mastio (1 ); il nuraghe visto da Sud: in primo
mastio. Pur conservandosi la disposizione a filari, l’ordinamento è meno curato. Le pietre piano la torre l e in secondo piano il mastio (2 ). V. scheda a tav. XXXIV, 1 .
basaltiche sono sempre di proporzioni molto maggiori e le forme, dal taglio più rude e
grossolano, accanto alla subquadrata presentano, con una certa frequenza, la poliedrica. Tavola XXXVI, 1-3 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari).
La muratura è ancora ben connessa con impiego meno diffuso di piccole pietre di rincal- Il nuraghe da Sudsudovest: a destra la torre l, a sinistra il mastio (1 ); il nuraghe da
zo. Le strutture denunziano con evidenza l’età più tardiva, indicata pure dal tipo degli an- Sudovest: a destra la torre l, a sinistra il mastio (2 ); il nuraghe da Ovest: il mastio (3 ).
diti a gusto di piattabanda. Non si esclude che, in occasione della costruzione del corpo V. scheda a tav. XXXIV, 1 .
aggiunto, possano essersi portate quelle modifiche di fondo nell’interno del mastio che
condussero – caso veramente eccezionale nei nuraghi – a sostituire le antiche camere co- Tavola XXXVII, 1-3 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari).
perte “a tholos” con i vani a soffitto orizzontale ligneo. Dello stesso periodo del corpo ag- Il finestrone del primo piano del mastio visto di fronte (1) e di tre quarti (2-3). In 3, in alto
giunto è pure l’antemurale che si conserva, a tratti, per l’altezza di più di due metri, fino a porta architravata che introduce alla camera del secondo piano. V. scheda a tav. XXXIV, 1.
cinque file di pietre grosse come quelle delle tre torri riunite. La torre antica può risalire ai
primi secoli del I millennio a.C.; anteriore al VI secolo è il corpo aggiunto. Tavola XXXVIII, 1-2 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari).
Bibliografia: Petit Radel, Notices sur les nuraghes cit., 1826, p. 60; A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 46, pl. Triangolo di scarico dell’architrave della porta che introduce alla camera del secondo
XI, pp. 78-82, 87, 110, 131, 149; Spano, Memoria, 1854, p. 16, nota 8 di p. 15; A. Lamarmora, Itinéraire, piano (1 ); la stessa porta a sinistra, e il pianerottolo della scala destra, allo stesso piano
II, 1860, p. 223; Spano, Memoria, 1867, p. 17, nota 5; Perrot-Chipiez, Hist. de l’Art cit., IV, 1887, pp. 33, (2 ). V. scheda a tav. XXXIV, 1 .

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola XXXIX, 1-4 : nuraghe O ES-Torralba (Sàssari). Tavola XLVIII, 1-2 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
Porta dell’ingresso principale (1); interno dell’andito dell’ingresso principale, a sinistra Porta d’ingresso, nel cortile, che introduce alla scala che serve il corridoio del piano
l’invito del corridoio alla cella della torre n (2); porta dell’ingresso sussidiario a Nordnord- superiore, lungo la cortina fra C e D (1 ); porta sul cortile dell’andito d’ingresso della
est (3); particolare dell’andito piattabandato retrostante allo stesso ingresso (4 ). V. sche- cortina frontale: entro l’andito, a destra, apertura della garetta, a sinistra della porta, nel-
da a tav. XXXIV, 1. la parte del cortile, feritoia (2 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 .

Tavola XL, 1-2 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). Tavola XLIX, 1-4 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
Il nuraghe al margine del Campu Giavesu, con lo sfondo delle alture di Torralba (1); il Feritoia (a sinistra in primo piano) della garetta dell’andito d’ingresso della cortina
nuraghe da Sud: in primo piano la cortina del bastione fra le torri B e C, da cui emerge frontale (1); apertura sopraelevata, nella camera della torre C, che mette nel corridoio
il volume del mastio A in secondo piano (2). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6. superiore fra C e D (2 ); feritoia (a sinistra) e posterula (a destra) nella camera della
torre C (3 ); porta d’accesso al corridoio inferiore fra C e D e posterula (a destra) nella
Tavola XLI, 1-3 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). camera della torre C (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 .
Il nuraghe da Est: in primo piano, a sinistra, la torre B e, a destra, un tratto della cortina
frontale con l’ingresso, in secondo piano la torre A (1); il nuraghe da Sudsudovest: in pri- Tavola L, 1-4 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
mo piano la torre B e, a destra, la fuga della cortina fra B e C, a sinistra in secondo piano Posterula della torre B, vista dall’esterno (1 ); andito d’ingresso della camera della torre
particolare del mastio (2); il nuraghe da Ovestsudovest: in primo piano tratto della corti- B, visto dall’interno (2 ); feritoie nella camera della torre B (3 ); altre feritoie nella ca-
na fra B e D, in secondo piano il mastio (3). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6. mera della torre B (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 .

Tavola XLII, 1-2 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).


Tavola LI, 1-4 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
Il nuraghe da Sudsudovest: in primo piano la torre B e fuga della cortina fra B e D, in se-
Apertura sopraelevata, nella camera della torre D, che mette al corridoio superiore fra
condo piano il mastio (1); il nuraghe da Nord: in primo piano la torre D e fuga della cor-
D e B (1 ); porta d’accesso al corridoio inferiore fra le camere delle torri D e B (2 ); po-
tina fra D e B, in secondo piano il mastio (2). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6.
sterula della torre D, vista dall’interno: a destra, nel vano, l’apertura sull’andito della
garetta (3 ); porticina d’accesso al corridoio inferiore fra D e C (a sinistra) e portello
Tavola XLIII, 1-2 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
d’ingresso all’andito trasversale che unisce i corridoi inferiori fra D e C e fra D e B,
Il mastio all’altezza del primo piano: visibile il finestrone a sinistra e, a destra, sopra il muro
dietro la torre A (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 .
del cortile, il finestrino che dà luce alla camera del piano rialzato (1); particolare del cortile,
a destra, e profilo del cono del mastio a sinistra (2). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6.
Tavola LII, 1-3 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
Tavola XLIV: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). Feritoie nella camera della torre D (1-3 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 .
L’andito del mastio visto dall’interno: sopra l’architrave della porta sulla camera si os-
serva l’apertura della celletta in cui è praticata la botola che cade sul corridoio d’in- Tavola LIII: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
gresso. Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 . Fuga del corridoio inferiore fra C e D: la luce entra dalle feritoie sulla parete a destra.
Si notino le impressionanti suggestive reminiscenze di architettura micenea. Vedi
Tavola XLV: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). scheda descrittiva di fig. 8, 6 .
Nicchia di fondo nella camera; si noti il finestrino di scarico, a trapezio rovescio, del-
l’architrave. Vedi la scheda descrittiva di fig. 8, 6 . Tavola LIV, 1-3 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari).
Corridoio superiore fra C e D, da Sudest (1 ); corridoio superiore fra C e D, da Nord-
Tavola XLVI, 1-2 : nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). nordovest (2 ); corridoio superiore fra D e B, da Nord (3 ). Si veda la scheda descrittiva
Tratto della scala del mastio, al secondo piano (1 ); tratto della stessa scala all’apertura di fig. 8, 6 .
sull’andito dell’ingresso: si noti il logorio dei gradini dovuto al lungo passarvi (2 ). Si
veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 . Tavola LV, 1-4 : nuraghe SANTA BÀRBARA-Macomèr (Nùoro).
Il nuraghe visto da Sudsudovest (1 ); il nuraghe da Ovest: in primo piano la cortina
Tavola XLVII: nuraghe SANTU ANTÌNE-Torralba (Sàssari). ondulata fra B e D, in secondo piano il mastio (2 ); il nuraghe visto dalla parte fronta-
In primo piano luce della porta al cortile dell’andito della cortina frontale, in secondo le: in primo piano i resti del cortile F e, dietro, il mastio con finestrone del primo pia-
piano la porta del mastio. Si veda la scheda descrittiva di fig. 8, 6 . no (3 ); particolare del finestrone (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 9, 1 .

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola LVI: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). posteriorità cronologica del secondo rispetto al primo è segnata anche dalla diversità di la-
Planimetria del complesso nuragico: nuraghe e villaggio. Si veda la scheda descrittiva vorazione dell’architrave, preciso e rifinito a scalpello, mentre l’architrave dell’apertura del
di fig. 10, 2 . mastio è soltanto sbozzato alla martella, d’aspetto rozzo e primitivo (2); porta d’ingresso
dal cortile al mastio A (3). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2.
Tavola LVII, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Il complesso nuragico visto da Nordest; a sinistra in fondo la collina conica della Tavola LXIII, 1-4 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Marmilla, col Castello giudicale di Lasplassas (1 ); il nuraghe visto da Sudsudovest, Particolare del cortile che fa vedere il mastio a destra e, al centro, in basso le porte d’acces-
dalla piana del Pard’e s’eda (2 ); il nuraghe visto da Nord, dall’altura di Marfudi: sullo so alla camera della torre D e del corridoio curvilineo che porta alla cella della torre E,
sfondo le colline spianate, dalla morfologia a “brunkus”, di Barùmini e Lasplassas (3 ). in alto l’apertura sopraelevata della cameretta da letto (1 ); particolare del cortile in cui
Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 . si vedono a sinistra in basso parte della porta del mastio, e, a destra, in alto l’apertura
che serve l’andito a cordonata interno alla cortina fra B e C e in basso la porta d’ingres-
Tavola LVIII, 1-2 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). so alla camera della torre C (2 ); porta d’accesso alla camera della torre B (3 ); porta sul
Il villaggio (in primo piano) e il nuraghe (sullo sfondo) visti da Est (1); il nuraghe visto cortile dell’andito dell’ingresso basale con due garette nella cortina fra B e C, murato
da Nord: in primo piano l’antemurale con le torri M, N, O (da sinistra a destra) e le all’esterno dal rifascio (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 .
cortine intermedie, in secondo piano il bastione con le torri C, E, D (da sinistra a de-
stra) e muri rettilinei di collegamento (2 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 . Tavola LXIV, 1-2 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Apertura sopraelevata della scala di camera al primo piano del mastio (1 ); feritoie del-
Tavola LIX, 1-4 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). l’ordine superiore nella parete della camera della torre B (2 ). Si veda la scheda descrit-
Il nuraghe da Nordest: in primo piano l’abitazione 111, sullo sfondo la cortina Nord- tiva di fig. 10, 2 .
est del bastione, con l’ingresso sopraelevato, fra le torri C ed E (1 ); il nuraghe da Est:
in primo piano gruppo di abitazioni di fase d (nuragico tardivo), sullo sfondo torri C Tavola LXV, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
(a destra) e B (a sinistra) del bastione con cortina intermedia (2 ); il nuraghe da Sud- Serraglia della pseudovolta della camera della torre E (1 ); andito d’accesso alla camera
est: in primo piano a destra torre G dell’antemurale, in secondo piano torri C (a de- della torre E, all’incontro col corridoio curvilineo a raggiro del mastio (2 ); feritoie ab-
stra) e B (a sinistra) del bastione con cortina intermedia (3 ); il nuraghe visto da Nord- binate, che guardano sulla cortina fra C e B, nella camera della torre C (3 ). Si veda la
ovest: in primo piano tratto di cortina dell’antemurale fra O ed N, in secondo piano scheda descrittiva di fig. 10, 2 .
torri E (a sinistra) e D (a destra) del bastione con cortina intermedia (4 ). Si veda la
scheda descrittiva di fig. 10, 2 . Tavola LXVI, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Porta dell’antemurale nella cortina fra H e G , presso la torre H (1 ); porta all’interno
Tavola LX, 1-2 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). dell’ingresso dell’antemurale aperto fra O e P, presso O (2 ); feritoie ad angolo alla tan-
In primo piano a destra, particolare della porta d’ingresso dell’abitazione ZZ del nura- genza della cortina con la torre H , a difesa della porta principale d’ingresso dell’ante-
gico tardivo, in secondo piano l’ingresso sopraelevato del bastione presso la torre C (a murale (3 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 .
sinistra) (1); in primo piano particolare struttivo-decorativo a spina di pesce dell’abita-
zione predetta, in secondo piano al centro l’ingresso sopraelevato del bastione e a sini- Tavola LXVII, 1-2 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
stra giro della torre C in cui si vede chiaramente, nel nucleo interno, la sovrapposizione Tre feritoie dell’ordine basale e due dell’ordine superiore nella camera della torre O del-
dell’opera isodoma su quella poliedrica (2). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2. l’antemurale (1); serie di feritoie dell’ordine basale della predetta camera (2). Si veda la
scheda descrittiva di fig. 10, 2.
Tavola LXI: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Al centro in primo piano prospettiva del mastio, a destra finestrone sul cortile dell’an- Tavola LXVIII, 1-4 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
dito dell’ingresso sopraelevato; si noti sopra il finestrone il ricorrere dell’opera subqua- In primo piano la torre O dell’antemurale, in secondo piano la cortina del bastione
drata a filari usata per restaurare il cortile, in opera poliedrica, nei tempi della fase c o fra E e D (1 ); a sinistra parte del giro della torre O, e a destra abitazioni del nuragico
fase del rifascio. Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 . tardivo entro il recinto dell’antemurale, viste dall’alto del nuraghe (2 ); porta d’ingres-
so alla torre O, all’interno in fondo feritoia, a destra parte del giro d’un’abitazione del
Tavola LXII, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). nuragico tardivo (3 ); andito della torre O visto dall’interno della camera, al di fuori
Parete del mastio sopra l’architrave della porta d’ingresso (1); particolare del finestrone del scaletta che serve a scendere il dislivello fra il piano archeologico del nuragico tardivo
mastio al primo piano e del finestrone sul cortile dell’andito dell’ingresso sopraelevato. La (in alto) e del nuragico medio (in basso) (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 .

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola LXIX, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). Tavola LXXV, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
In primo piano la torre M dell’antemurale, dietro un gruppo di abitazioni del villag- Vano pp, del nuragico tardivo, fra le torri C e H : forse era usato come laboratorio
gio del nuragico tardivo, in cui si distingue, per le grandi proporzioni diametrali, la dell’olio del lentisco il quale si macinava entro il bacile (in primo piano) e si depurava
Sala del Consiglio, costruita nel nuragico medio e poi rifatta, in gran parte, ai tempi dentro la vasca appoggiata alla base del muro di fondo, divisa in due settori da un dia-
della fase d (1); porta d’ingresso alla torre M (2); l’andito d’ingresso della torre M, visto framma con un foro nel basso per permettere il passaggio del liquido da un settore al-
dall’interno della camera (3 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2. l’altro (1 ); forno nel vano 51, del nuragico tardivo, nella parte Nordest del villaggio, a
Nord della torre H (2 ); stipetti (a sinistra in alto), focolare rotondo e pozzetto (al cen-
Tavola LXX, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). tro e a destra in basso), nel vano ll davanti alla torre C, del nuragico tardivo (3 ). Si
Feritoie dell’ordine basale e dell’ordine superiore nel giro della parete della camera della veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 .
torre M dell’antemurale (1-2); feritoia della stessa torre, vista dall’esterno, nell’angolo fra
la torre e il muro Nordovest della ridotta L (3). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2. Tavola LXXVI, 1-3 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
Pilastrino betilico in calcare, che riproduce la torre d’un nuraghe con terrazzo spor-
Tavola LXXI, 1-2 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). gente su mensole: trovato nella Sala del Consiglio, dove costituiva un elemento del ri-
A sinistra, esterno del muro megalitico di Est della ridotta L, diviso da una viuzza, da tuale religioso precedente agli atti dell’Assemblea (1 ); modellino in bronzo di nuraghe
un gruppo di abitazioni del nuragico tardivo (a destra): si noti, alla base del muro me- quadrilobato, tipo Barùmini, con le torri sormontate da terrazzini a ballatoio e le cor-
galitico, il grande architrave della porta (1 ); la porta della ridotta L vista dall’interno: tine a parapetto sporgente su mensole: da loc. Camposanto, presso Olmedo (Sàssari)
stipite destro per chi entra (2 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 . (2 ); esemplare di mensola, di basalto, scelto fra le centinaia di pezzi simili rinvenute
nello scavo del nuraghe di Barùmini (3 ); palle di pietra per piombatoio, trovate negli
Tavola LXXII: nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
strati basali, all’esterno del Su Nuraxi (4 ). Per il 2 v. Lilliu, Sculture della Sardegna nu-
ragica, 1956, pp. 70, 146 (ivi bibliografia precedente).
Settore del villaggio nuragico da Nordest (a sinistra) a Sudest (a destra). Si noti nel
quarto a sinistra la Sala del Consiglio e nel quarto a destra le abitazioni a “isolato” ro-
Tavola LXXVII, 1-4 : nuraghe S’ORKU-Domusnòvas (Cagliari).
tondo con perimetro concentrico all’atrio circolare in cui si irraggiano i vani (tipo Cha-
Panoramica del nuraghe, nel terrazzo vallivo, e del sovrastante Monti Mannu, da Sud
mezi Sitia). Da osservare il groviglio “labirintico” delle casette, di tanto in tanto divise
(1 ); veduta, più da vicino, del nuraghe: in primo piano le torri F, G , H dell’antemura-
in gruppi irregolari, asimmetrici, da stradelli stretti e tortuosi. Si veda la scheda de-
le, in secondo piano la cuspide B-D-C del bastione ed il mastio A (2); nuraghe da Sud-
scrittiva di fig. 10, 2 .
sudest: in primo pino cortina fra G e H , in secondo piano, a destra, C, al centro il cor-
tile E col mastio retrostante (3); particolare del giro del muro che limita ad Est il grande
Tavola LXXIII, 1-4 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari).
spazio I (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 3 .
Gruppi di abitazioni, per lo più del nuragico tardivo, nel settore centrale del villaggio.
Si osservi la viuzza angusta e tortuosa che separa le case le quali, sulla destra special- Tavola LXXVIII: nuraghe S’ORKU-Domusnòvas (Cagliari).
mente, mostrano il tipo dell’isolato rotondo pluricellulare. Sulla via, la maggiore del Lato Est del nuraghe: da sinistra a destra si vedono l’anello murario che circonda e di-
villaggio, non si aprono gli usci delle abitazioni, ma essi sono situati in posizione na- fende lo spazio I, la cortina del bastione in rozza opera poliedrica “ammucchiata”, la
scosta, per ragioni di difesa (1 ); particolare di stradello fra le capanne 168-170-175- torre L. Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 3 .
173-172 (a sinistra) e 173-178-171 (a destra) nel settore Sudest del villaggio (2 ); ca-
panna 221, del nuragico medio (fase c) come le precedenti, nel settore est del villaggio Tavola LXXIX, 1-4 : nuraghe S’ORKU-Domusnòvas (Cagliari).
(3 ); pozzo del villaggio nello spazio 202 (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2. Apertura sulla camera dell’andito che introduce al mastio A (1 ); soffitto piattabandato
dello stesso andito (2 ); porta d’ingresso allo spazio M, situata fra il dente del bastione
Tavola LXXIV, 1-4 : nuraghe SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). e lo sperone della torre L dell’antemurale (3 ); soffitto lastronato della predetta porta
Forno nel vano 30 dell’isolato 20 e retrostante vano n. 65 con sedile e bacile di pietra per (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 3 .
abluzioni o pasti rituali in comune, del nuragico tardivo (1); particolare del sedile (a sini-
stra) e vasca (a destra) da cui si versava l’acqua od altro liquido nel bacile al centro del Tavola LXXX, 1-2 : nuraghe O RRÙBIU-Orròli (Nùoro).
vano n. 65 (2); vano n. 90 nell’isolato 42, in cui si ripetono gli elementi visti nel vano Il nuraghe visto da Nordnordovest: in primo piano la cortina fra le torri I ed H del-
precedente: il sedile alla base della parete circolare ben rifinita e il bacile di pietra al cen- l’antemurale, in secondo piano le torri D, E, F (da sinistra a destra) del bastione con
tro sul pavimento lastricato e in leggero declivio per lo scolo del liquido, una volta svuo- relative cortine, in alto il mastio (1 ); il nuraghe da Ovestsudovest: da sinistra a destra
tata la pila a funzione finita (3); forno, focolare e bacile nella capanna 195, del nuragico si osservano la porta d’ingresso dell’antemurale, la torre R e la torre Q dell’antemurale
medio, nel settore Est del villaggio (4 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2. (2 ). Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 4 .

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola LXXXI, 1 : nuraghe BRUNKU MÀDILI-Gèsturi (Cagliari); tavv. LXXXI-LXXXIII; del Brunku Màdili che il Taramelli considerava, tuttavia, tra i più antichi dell’Isola, para-
cartina B, 78. gonandolo ai “sesi” di Pantelleria.
A quota di m 574, al risvolto sudorientale dell’altopiano della “giara” di Gèsturi, domina Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, p. 110; Angius, in Casalis, Dizionario, VIII, 1841, p. 24; A.
la pendice terrazzata al cui piede, in una conca, si adagia il villaggio moderno di Barùmi- Taramelli-F. Nissardi, Mon. ant. Lincei, XVIII, 1907, col. 49-53, 62, 68, 109; A. Taramelli, Not. di Scavi,
ni. Vi mette capo una “scala” o via naturale, sorvegliata, in cima e al suo sfocio sull’alto- 1908, p. 119; F. De Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, p. 20; A. Taramelli, Bull. Paletn. It., XLIX, 1929, p. 84.
piano, dalla mole megalitica. Il nuraghe fa parte di una serie di altre costruzioni disposte
sui margini della “giara” e sui gradoni sottostanti, ma si distingue nettamente da esse per Tavola LXXXI, 2 : nuraghe BRUNKU MÀDILI-Gèsturi (Cagliari).
la singolare forma. Si fa notare anche per le sue proporzioni che fanno spicco da lungi, sia Il nuraghe visto da Ovest. Si veda la scheda descrittiva a tav. LXXXI, 1 .
per chi sale dalla pendice sia per chi giunge al nuraghe dall’interno dell’altopiano. La figu-
ra planimetrica, molto irregolare, disegna un profilo di contorno esagonoide, con i lati di Tavola LXXXII, 1-2 : nuraghe BRUNKU MÀDILI-Gèsturi (Cagliari).
Sudovest (frontale) e di Nordest (opposto alla facciata) quasi rettilinei ed i restanti curvili- Il nuraghe visto da Ovest (1 ) e da Nord (2 ). Si veda la scheda descrittiva a tav.
nei, concavi quelli di Nordovest e di Sudsudest e convessi quelli di Ovest e di Est. Gli spi- LXXXI, 1 .
goli sono orientati a Nord, Nordest, Estsudest, Sud, Ovestsudovest e Ovestnordovest.
L’insieme misura una lunghezza massima di m 28,30 (sulla linea degli spigoli Nordest e Tavola LXXXIII, 1-3 : nuraghe BRUNKU MÀDILI-Gèsturi (Cagliari).
Ovestsudovest) x la larghezza massima di m 16,50 (sulla linea del centro del lato Nord- Particolare del paramento del nuraghe da Est (1 ); altro particolare dell’opera muraria
ovest e dello spigolo di Estsudest). La costruzione si allunga parallelamente al profilo acci- al risvolto Nord (2 ) ed Ovest (3 ). Si veda la scheda descrittiva a tav. LXXXI, 1 .
dentato del ciglio dell’altopiano seguendone l’andamento (tavv. LXXXI, 2, LXXXII, 1-2).
L’ingresso si apre nel lato rettilineo di Sudovest, con esposizione a Sud-sudsudovest, al Tavola LXXXIV, 1 : nuraghe PEPPE GALLU-Uri (Sàssari); cartina B, 8.
margine della “scala” citata, nella direzione del gradino marnoso sovrastante il villaggio di Si ergeva a m 119 di quota, sul ciglio dell’altopiano trachitico fra Sa Suereda e Sa Iddaz-
Barùmini, in vista delle colline mosse della Marmilla e della Trexenta. Si misura per la lar- za, a dominio della valle del rio Cuga, collegato visualmente con altri nuraghi a fitta dis-
ghezza di m 1 e l’altezza residua apparente di m 1,70; la luce va restringendosi verso l’alto tribuzione zonale. È un nuraghe di forma a corridoio, con figura esterna circolare del ti-
che, in origine, era sormontato da architrave di m 2 di lunghezza (così il Taramelli). Die- po classico, con qualche caratteristica singolare. Monotorre, rotondo, del diametro di m
tro la porta d’ingresso, situata in posizione eccentrica rispetto al muro frontale in prossi- 12,40/11,55, mostra due ingressi nel giro fra Est e Sudest, sopraelevati da terra: uno
mità dello spigolo Sud, si allunga l’andito principale della larghezza di m 1/1,40, rilevabi- (quello a Sudest) di m 1,60 e l’altro (quello a Est) di m 2,50. Vi si accedeva da terra, evi-
le per un tratto di m 3 e del resto ostruito dalle macerie. L’andito presenta sezione di vano dentemente, per mezzo d’una scala mobile di legno o di corda. Dietro i due ingressi, a lu-
a pareti molto inclinate e con disposizione irregolare di filari. I resti di un secondo andito ce trapezoidale, di m 1 circa di larghezza basale, due anditi, a pareti aggettanti e conver-
o corridoio si osservano, in mezzo ad un cumulo confuso di rovine, nella parte Est della genti in alto, con altezza massima residua di m 2,30, separati fra di loro da una spina
costruzione a circa 3 metri e mezzo dalla linea esterna del muro; si misura soltanto un muraria assottigliata verso l’interno, si riuniscono ad angolo in un unico corridoio che,
breve tratto di m 2,50 di lunghezza x la larghezza calcolabile di m 1. Si può supporre ra- dapprima rettilineo, piega, poi, salendo gradualmente presso al margine Ovest della torre,
gionevolmente che questo andito mettesse capo ad un ingresso aperto nel lato Est del- in direzione di Nordnordovest per raggiungere, quasi sicuramente, il terrazzo terminale
l’edifizio e che andasse a raccordarsi al centro dello stesso con l’andito principale, incon- della costruzione (lunghezza totale del corridoio circa 9 metri). Verso il centro del massic-
trandosi ad angolo. Negli ampi spazi risultanti nelle parti Ovestsudovest e Nordnordest si cio murario, sulla destra del corridoio, una pietra di soglia rialzata sul pavimento di battu-
possono immaginare dei vani, forse rettangolari o ellittici, ed anche l’invito d’una scala al to, introduce nell’unico vero e proprio vano: una celletta ellittica di m 2,40 x 1,50, con
terrazzo, come si dà di osservare in altri nuraghi consimili al nostro, che appartiene evi- pareti aggettanti su 5 file, conservate per l’altezza residua di m 2,10. La torre si eleva al-
dentemente alla forma del nuraghe a corridoio. Il paramento esterno si conserva per l’al- l’esterno per m 5,80 d’altezza massima (a Est), con ritiro di m 1, con inclinazione di mu-
tezza massima di m 4,50 (all’apice Nord), è invece molto distrutto sul lato di Est posato ro di 10°. Ne compongono il paramento blocchi trachitici, di varia dimensione, disposti
sul margine del ciglio al cui piede si osserva una grande rovina di blocchi coperti da fitti in filari solo in qualche tratto, per il resto collocati confusamente (tav. LXXXIV, 2). L’opera
cespugli. L’opera muraria in basalto è del tipo poligonale o poliedrico, con grandi pietre è poliedrica con elementi non ritoccati, al naturale, murati a secco con molto scheggiame
le quali, pur non essendo disposte in filari, sono ben connesse fra di loro con l’incastro minuto e senza malta alcuna: misure di blocchi: m 1,58 x 1,30 x 0,60; 0,55 x 1,13 x
degli spigoli dei massi superiori nei vuoti di risulta fra i massi inferiori e con l’uso di 0,40; 0,65 x 1,60 x 1,00. Rozza è anche la tecnica impiegata nei vani interni (corridoi e
scheggiame piccolo negli spazi, spesso di notevole grandezza, fra blocco e blocco (tav. cella), con pietre di forma tondeggiante e di piccole proporzioni: m 0,40 x 0,93 x 0,33;
LXXXIII, 1-3). L’aspetto dell’opera è arcaico e si distingue da quello degli altri nuraghi 0,33 x 0,97 x 0,40; 0,40 x 0,56 x 0,37. Da segnalare tre pietre, facenti parte in origine
dell’altopiano e della pendice sottostante, in genere a disposizione regolare o meno in file delle strutture, con fori marginali, d’incerto uso: per pali di chiusura di porta o forse an-
di pietre; distinta è pure, rispetto ai restanti nuraghi della zona, la forma a corridoio. Ma che per legarvi le funi di corda delle scale mobili. Il nuraghe è stato scavato nel 1959 e de-
da ciò soltanto non si può indurre una precedenza cronologica sugli altri edifici nuragici, molito per leggerne le strutture, smontandole parte a parte. Entro la compagine muraria

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

vennero trovati elementi archeologici (soprattutto resti di stoviglie) di filtrazione (negli Nordest del nuraghe. Il cunicolo, lungo m 11, per i primi sei metri corre fra pareti in mu-
strati superiori) e d’impiego nel colmaticcio interno (alla base), evidentemente più antichi ratura, nel resto entro una fessura fra due rocce, e sfocia a Nordovest con un’apertura di m
dell’età della costruzione del nuraghe. Dentro e fuori dell’edifizio, lo scavo restituì suppel- 0,50 x 1,20 d’altezza. Il suo piano si ribassa di quasi un metro rispetto al piano generale
lettile ceramica (vasi, di varia forma, d’uso domestico; fusaiole) e oggetti di pietra e metal- dell’edifizio, ma gradatamente, e la larghezza, quasi costante in m 1/1,20 nel primo tratto
lo, nonché ossa d’animali talune carbonizzate: il tutto appartenente ad età protostorica. Si sinuoso, si restringe nel secondo tratto a m 0,80 per allargarsi fino a m 1,80 nell’ultimo
ebbero pure segni di utilizzazione del nuraghe in età tarda repubblicana, ceramiche figuli- tratto dove forma un ridotto di pianta trapezoidale, alto m 1,80, coperto dal soffitto del
ne, elementi di vetro e pasta vitrea, pezzi di argento e ferro riferiti alle culture punica e ro- pavimento d’una celletta sovrapposta che si apre sul corridoio centrale, sulla parete destra,
mana. La costruzione è stata variamente datata: tra il XIII e il IX sec. a.C. (Contu), tra l’XI a m 5 di distanza dalla porta del prospetto. Questa celletta, ellittica, di m 4 x 1, col pavi-
e l’VIII (Maetzke). Ma la prova fisica del C 14 ha dato risultati cronologici molto distanti mento a selciato, è coperta da una cupoletta a ogiva, alta m 2,20 al centro e m 1,80 alle
da quelli basati sui dati archeologici, portando l’edifizio a tempi storici, al VI-IV secolo estremità del lato lungo. Il corridoio centrale e principale, nel suo secondo tratto dopo gli
a.C. Da notare la grande somiglianza del nuraghe Peppe Gallu con esempi di talaiots ba- ingressi alla cella maggiore e al cunicolo, si solleva, gradatamente, fino a m 1,50 dal piano
learici, del tipo a corridoio. Cito, per la stringente analogia (stessa sopraelevazione, stesso generale dell’edifizio, formando una scala di nove gradini corrispondenti alle nove lastre
corridoio con celletta e svolta in fondo della scaletta al terrazzo), il talaiot di Fontredones del tetto piattabandato, anch’esse ascendenti l’una sull’altra (larghezza della scala m 1,50,
de Baix-Mercadal (Minorca), Lilliu, “Primi scavi” cit., 1960, p. 13, fig. 17, 3. Le somi- altezza m 1,90/2,00). La scala termina a Nordovest con un’apertura alta m 1, che porta
glianze si spiegano come fenomeno di convergenza dovuto a un antico patrimonio for- sulla vetta dello spuntone di roccia a cui aderisce la costruzione a Nordovestovestnord.
male comune a diversi paesi e genti del Mediterraneo occidentale. È sul lato destro di questa scala che dà la porticina architravata della predetta celletta ellit-
Bibliografia: E. Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 59 ss., figg. 1-12; R. Grosjean, “Rapports” cit., tica sopraelevata sul piano di campagna e sovrapposta al tratto terminale del vano del cu-
1960, p. 301; G. Maetzke, St.S., XVI, 1960, p. 736; R. Grosjean, “Filitosa et son contexte” cit., 1961, p. 95. nicolo che si diparte dal corridoio principale, tutto coperto da un solaio piano di lastroni
granitici. Alcuni blocchi ordinati in file che si osservano, fuori della scala, sulla spianata di
Tavola LXXXIV, 2 : nuraghe PEPPE GALLU-Uri (Sàssari). roccia, vi fanno riconoscere le tracce del basamento di un ambiente circolare. Si tratta di
Il nuraghe da Est: visibili, a sinistra nel giro della torre, i due ingressi sopraelevati. V. sche- resti d’un piano superiore o, forse meglio, d’un terrazzo con parapetto. La costruzione si
da a tav. LXXXIV, 1. conserva all’esterno per l’altezza massima di m 5,70 (a Sud). L’opera è di granito, polie-
drica, con blocchi subquadrangolari nelle luci. Le legature dei blocchi sono rudimentali,
Tavola LXXXV: nuraghe AGNU-Calangianus (Sàssari); cartina B, 3. le superfici a volte ritoccate, i corsi non sempre ordinati e regolari; misure di tre blocchi:
Ai piedi del monte di Deu, a m 669 di quota, sta su un breve ripiano del pendio, in posi- m 1,20 x 0,30 x 0,60; 1,50 x 0,40 x 0,60; 1,10 x 0,30 x 0,70. Il De Rosa parla d’una ci-
zione dominante e in zona di terreno fertile e ricco di acque. È fondato, nel tratto Sudovest- sterna dentro il nuraghe. Nella camera maggiore si trovò un’anforetta.
ovestnord del paramento, su uno spuntone di roccia granitica. La pianta è grosso modo a Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, III, 1836, p. 302; Angius, ibidem, VII, 1840, p. 52; F. Coro-
ferro di cavallo, chiuso da una fronte rettilinea a Est. Anche il tratto della muratura esterna na, Calangianus, 1907, p. 89; F. Préchac, “Notes sur l’architecture” cit., 1908, p. 166, figg. 13-15; F. De
da Nordovest a Nordest è dissolto in due segmenti rettilinei che si uniscono a gomito con Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, pp. 21, 25 s., 28; C. Dessì, in Nuova Sardegna, 1922, n. 306; Singolari
angolo ottuso, mentre i lati di Sud e Sudovest sono curvilinei. L’insieme è di profilo retto- nuraghi in Gallura, 1922, pp. 6 s., 12; F. De Rosa, in Nuova Sardegna, 1922, n. 306; C. Dessì, I nuraghi
curvilineo (o mistilineo) dovuto alla necessità di seguire le linee naturali del terreno e so- della Sardegna, 1923, p. 35 s.; F. Flumene, Un po’ più di luce cit., 1923, p. 57 s.; C. Dessì, I nuraghi della
Sardegna, 1924, p. 7; B.R. Motzo, Conv. arch., 1926, p. 86; A. Taramelli, Carta archeologica, ff. 181-182,
prattutto dello spuntone roccioso a cui la costruzione aderisce risparmiandovi parte del
1939, p. 37, n. 6; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., 1941-42, p. 146, nota 1, fig. 1, p. 172; Not. di Scavi, 1941, p.
contorno. Il nuraghe misura m 14,40 sull’asse Estovest x 16 sull’asse normale. L’ingresso 162, nota 5; F. Manconi, Saggio cit., 1948-49, p. 84 ss., tav. 1, 8, fot. 6-9; G. Lilliu, St.S., IX, 1950, p. 455
(tav. LXXXV) è al centro della muraglia rettilinea di Est, e scompartisce la fronte, lunga m s.; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 154; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 128, nota 76; B. Spano,
12, in due tratti uguali di m 6; è alto m 1,60 e largo 1,10, con architrave di m 1,80 x 0,75 La Gallura (Memorie di Geografia antropica), vol. XIII, 1957, Roma 1958, p. 81; E. Contu, “I più antichi
x 0,66, messo in opera allo stato grezzo. La porta dà a un corridoio di m 1/2 di larghezza, nuraghi” cit., 1959, pp. 95, 110; R. Grosjean, “Rapports” cit., 1960, p. 300; “Torre” cit., 1959, p. 40.
alto m 1,80/2,50, nel soffitto del quale, subito dietro l’architrave, si osserva una caditoia di
m 0,20 di diametro. Il corridoio, lungo m 12 circa, attraversa l’intera massa muraria in di- Tavola LXXXVI: recinto nuragico di SA U RÈCCI-Gùspini (Cagliari); cartina B, 95.
rezione Est-nordovest, dove sfocia all’esterno dietro un tratto di scala. Sulla parete sinistra Il recinto sorge a quota di m 175 sulla sommità d’una collina isolata di breccia vulcanica
del corridoio, a m 1,80 dall’ingresso del prospetto, si presenta l’imbocco architravato (m 0,80 durissima e frastagliata, che rende l’accesso molto faticoso. L’insieme è costituito da una
x 1,30 d’altezza) d’una cella ellittica di m 4 x 3, cupolata, con chiave di volta costituita da muraglia megalitica di figura ellittica, o meglio a losanga irregolare, con quattro torri
un blocco quadrangolare che chiude il vano a m 3,10 d’altezza sul colmaticcio. Sulla pare- (A-B-C-D) agli apici dei quattro lati del recinto: A al Nord, B all’Est, C al Sud e D al-
te destra dello stesso corridoio, a m 2 dall’ingresso e quasi di fronte alla cella, v’è un altro l’Ovest. L’ascissa fra A e C (linea Nord-sud) è di m 63, l’ordinata fra B e D (linea Est-
imbocco di m 1 x 1,10 d’altezza, che introduce in uno stretto cunicolo il quale, sviluppan- ovest) di m 32. Lo spessore della muraglia varia da m 1,60 a 2. All’interno nessuna trac-
dosi parallelamente al corridoio con una linea serpeggiante (ad esse), taglia tutta l’ala cia apparente di costruzioni. La torre A, sporgente per tre quarti dal filo esterno del

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

muro del recinto come C e D, è di piano rotondo, del diametro di m 8 allo svettamento, Pintor-Serra, Guida, 1951, p. 111; G. Patroni, La Preistoria, 1951, I, p. 493; Zervos, Civilisation cit.,
con spessore di muro di m 1,80. L’ingresso si apre, stranamente, all’esterno della muraglia, 1954, pp. 56-59, 75, 90, figg. 30-33; G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 193, nota 137.
verso Sudovest e guarda tutto il tratto di bastione che corre leggermente convesso per circa
31 metri fino alla torre D. Dietro la porta, quasi completamente ostruita, sormontata da Tavola LXXXVII, 1-2 : recinto nuragico di SA U RÈCCI-Gùspini (Cagliari).
architrave di m 0,94 x 0,72 x 0,38, l’andito strombato di m 1,60 di lunghezza x 0,80 di Tratto del recinto megalitico, in opera poliedrica (1); nicchia entro la camera della torre
larghezza, introduce alla camera “a tholos”, di m 4,50 di diametro. Nella parete contro A (2). V. scheda descrittiva a tav. LXXXVI.
l’ingresso si osserva una feritoia, di m 0,66 x 0,58 all’interno, e, a sinistra guardando dalla
feritoia, a circa m 2 di distanza si presenta una nicchia rilevabile in un vano apparente di Tavola LXXXVIII: nuraghe di SANT ’ANTÌOCO D I BISÀRCIO-Ozièri (Sàssari).
m 0,96 x 0,93 x 0,95, ma certamente più ampia perché ricolma di macerie (tav. Pane di rame, in forma di pelle d’animale, segnata con lettera dell’alfabeto minoico,
LXXXVII, 2). La torre residua al di fuori per m 5,69 d’altezza massima con 12 file di pie- riferito al nuragico arcaico (secolo XV a.C.).
tre trachitiche, in opera poliedrica, di m 1,00 x 0,95 x 0,56; 0,85 x 0,80 x 0,55; 0,70 x Bibliografia: G. Lilliu, in Archeologia Classica, X, Roma 1958, p. 192 s., tavv. LXIII, 2, LXIV, a, b , c; E.
0,65 x 0,50. La camera si conserva per l’intera elevazione, serraglia compresa, con 11 file Contu, “I più antichi nuraghi” cit., 1959, p. 117.
evidenti sul colmaticcio alte m 5,10. Un ramo di muraglia sinuoso, di m 33,60 di lun-
ghezza x 4,77 di altezza su 9 file, unisce A a B. Quest’ultima torre, molto rovinata, sporta Tavola LXXXIX: statuetta di bronzo da SANTA VITTORIA-Serri (Nùoro); alt. m 0,29.
per metà dal filo esterno del recinto, ha diametro di m 6,40 e spessore di muro di 1,90. La statuetta rappresenta un capotribù o re, col manto e con l’insegna del bastone, sul
L’ingresso, situato verso l’interno, a Nordovest o a Sudovest, portava nella camera di petto un pugnale forse anche di carattere talismanico. La mano destra è alzata nel ge-
m 2,40 di diametro approssimativo. Il paramento esterno, conservato per l’altezza massi- sto della preghiera alla divinità. L’atteggiamento rigido e severo, a cadenza geometrica,
ma di m 3,40 su 7 file, ha massi di m 0,80 x 0,67 x 0,50; 1,75 x 1,25 x 1,00; 1,10 x 0,96 è stile e contenuto insieme. Il linguaggio si esprime in forme essenziali, con gusto vo-
x 0,70. B è unita alla torretta C da un altro ramo di muro di cinta (tav. LXXXVII, 1), lumetrico. Maniera cosiddetta di Uta. VIII-VII secolo a.C.
lungo m 33,50 e alto 2,70 su 6 file. A differenza degli altri, questo tratto di cortina, spes- Bibliografia: G. Lilliu, Sculture della Sardegna nuragica, 1956, p. 42, 4 (ivi bibliografia precedente).
so m 1,65, ha andamento rettilineo, essendo meno accidentata la roccia su cui basa. Del-
la torre C, pur essa molto distrutta, si misura un diametro esterno di m 7,70 e spessore Tavola XC: statuetta di bronzo da MONTI ARCOSU-Uta (Cagliari); alt. m 0,24.
murario di 3,20; l’ingresso alla camera di diametro non molto distante da quello di A e Figurina di soldato armato di daga e scudo, con elmo a corna, corazza e schinieri; sol-
B, dava all’interno dello spazio del recinto. La torre si conserva all’esterno per m 2,55 tanto i piedi, nudi, sono indifesi. L’enorme scudo rotondo, placcato di metallo, copre
d’altezza su 5 file di massi di m 0,30 x 0,79 x 0,70; 0,60 x 0,60 x 0,45; 0,50 x 0,55 x tutto il petto, ma la testa emerge, a volume cilindrico, sulla superficie circolare dello
0,75. Nella cortina convessa fra C e D, lunga m 27,70, interrotta a tratti, si deve immagi- scudo stesso, con espressione organica e coerente di curvilineità. La daga messa per
nare l’unico ingresso al recinto, forse in corrispondenza di una delle due interruzioni che obliquo dà una certa profondità alla figura per il resto caratterizzata dai moduli arcaici
presenta il muro. La torre D, maggiore fra tutte (anche questo particolare fa pensare alla del frontalismo. L’atteggiamento immoto, il ritmo bilanciato, la nudità della frase lin-
presenza dell’ingresso nella cortina predetta vigilata dalla torre più rilevante per propor- guistica in cui si esprime riconducono la statuina allo stile di quella precedente. Stessa
zioni), si conserva per tre quarti del perimetro; il quarto residuo, cioè il giro interno allo maniera, stessa età dell’VIII-VII secolo a.C.
spazio della cinta, dove era la porta d’entrata, è andato completamente distrutto. Il dia- Bibliografia: G. Lilliu, Sculture cit., 1956, p. 45, 13 (ivi bibliografia precedente).
metro esterno di D è di m 9,20, quello interno di m 3,20. Il paramento residua al di fuo-
ri per m 2,80 su 6 file, con blocchi di m 0,40 x 0,60 x 0,85; 0,30 x 0,75 x 0,85; 0,57 x Tavola XCI: statuetta di bronzo da MONTI ARCOSU-Uta (Cagliari); alt. m 0,15.
1,00 x 1,00. Entro l’area del recinto sono stati raccolti avanzi di stoviglie d’impasto nera- Figurina di soldato fromboliere, che presenta, stesa fra le due mani, la fionda per of-
stro, specie orli e anse di grandi vasi, e teste di mazza in pietra, il tutto di età nuragica. frirla alla divinità prima o dopo il combattimento. Sul petto un doppio corsetto forse
Bibliografia: A. Lamarmora, Voyage, II, 1840, pp. 45, 57 ss., 67, 97, III, pl. VI, I; Angius, in Casalis, Di-
di cuoio; coscie e gambe scoperte. Oltre la fionda, arma è il pugnale appeso alla ban-
zionario, VIII, 1841, p. 304 s.; Dizionario, 1843, p. 711; Spano, Memoria, 1854, p. 25; J.F. Neigebaur, doliera. Perfetta lettura frontale della figura a due superfici parallele, ben staccate:
Die insel cit., 1855, pp. 293, 295; Spano, Mnemosine sarda cit., 1864, tav. VI, II; Memoria, 1867, pp. 25, quella di primo piano data dalla fionda distesa e quella di secondo piano dalla lamina
36, nota I, p. 61; Perrot-Chipiez, Hist. de l’Art cit., IV, 1887, pp. 33-35, 43, 51, figg. 25-26; Centurione, del corpo su cui risalta il volume cilindrico, con annotazioni essenziali, della testa.
“Studii” cit., p. 27, fig. V, p. 29, III; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., 1892, p. 238; G. Pinza, Mon. ant. Maniera di Uta. VIII-VII secolo a.C.
Lincei, 1901, col. 12; H. De Chaignon, “Sur les nuraghes” cit., 1906-07, p. 33; A. Taramelli, Mon. ant.
Bibliografia: G. Lilliu, Sculture cit., 1956, p. 43 s., 8 (ivi bibliografia precedente).
Lincei, 1918, col. 22, fig. 3 a col. 11-12, fig. 4 a col. 13-14, fig. 5 a col. 15-16, fig. 6 a col. 17-18 e fig. 7 a
col. 21-22; Mon. ant. Lincei, XXV, 1919, col. 792; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 120; V. Edel, I
nuraghi cit., 1925, p. 38; A. Taramelli, Conv. arch. in Sardegna, 1926, p. 24; P. Bosch-Gimpera, “La cultu- Tavola XCII: statuetta di bronzo da LOCALITÀ SCONOSCIUTA-Sardegna; alt. m 0,19.
re sarde” cit., 1937, p. 30, pl. XXVII, 2; G. Patroni, Architettura preistorica cit., 1941, pp. 203, 347, figg. La statuetta rappresenta un arciere in atto di scoccare la freccia dall’arco. Sulla testa ha
247-248; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., V-VI, 1941-42, p. 174, nota 4; St.S., VIII, 1948, p. 415; Boscolo- il copricapo a corna, sul doppio giubbotto che veste il petto tiene il pugnale; difende i

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

polpacci con schinieri. Si noti il modo “primitivo” di esprimere ed “esaltare” l’idea fi- Tavola XCVII, 1-7 : vasi in terracotta, da MONTE C LARO e SA D UCHESSA-Cagliari.
gurativa del trar l’arco, e della tensione relativa, espressa stirando oltre modo le brac- Scodella monoansata con ornato di spina pesce a pseudopittura sul fondo (1 ); vaso
cia portate su un’unica lunghissima linea orizzontale che taglia in due la verticale del- biansato a beccuccio (2 ); scodella monoansata con decorazione a pseudopittura sul
la figura e dando enormi proporzioni all’arco che invade lo spazio con prepotenza e fondo (3 ); olla cilindroconica con ornato di solcature sul corpo (4 ); vaso tripode de-
riduce a valore secondario la persona di chi lo porta. Figura ed arco, espressi di pieno corato a rigature e a intacche a crudo (5 ); piatto con decorazione a striature sull’orlo
profilo, compongono una silhouette agile e mossa, articolata in linee flessuose e libere (6 ); vaso situliforme con anse sovrapposte sormontate da bitorzoli e con ornato geo-
che contrastano col rigore geometrico e con la cadenza immota delle precedenti sta- metrico a pseudopittura sul corpo (7 ). Tutti i vasi appartengono alla fase nuragica
tuine di militari. Soprattutto il viso della figurina è modellato con naturalità, senza la detta di Monte Claro, riferita al 1200-IX secolo a.C. I vasi 1-2 provengono da tom-
ricerca di volume e l’accentuazione di espressione caratteristiche delle predette figure. ba a “domus de janas” di Monte Claro; i vasi nn. 3-7 da tombe a fossa di località Sa
Maniera di Uta-Abìni con reminiscenze di stile “libero” mediterraneizzante. VII-VI Duchessa.
secolo a.C. Bibliografia: G. Lilliu-Ferrarese Ceruti, St.S., XVI, 1960, p. 8, 3 (n. 1); p. 7, 2 (n. 2); p. 27, 19 (n. 3); p.
Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 178, fig. 200 (la statuina è conservata nel British Mu- 19, 3 (n. 4 ); p. 28, 20 (n. 5); p. 35, 36 (n. 6); p. 24, 12 (n. 7).
seum di Londra).
Tavola XCVIII: da pozzo nuragico votivo di SANTA ANASTÀSIA-Sàrdara (Cagliari).
Tavola XCIII: dal deposito votivo del santuario nuragico di ABÌNI-Teti (Nùoro). Anfora piriforme con anse a coppia. Ha la parte anteriore decorata con motivi geome-
Cuspidi di lancia in bronzo, con codolo a canna per l’immanicatura e con nervature trici di cerchielli concentrici, bande tratteggiate, zigzag. Lo stile e il contenuto della
sulla foglia della punta. Sono alte da 25 a 28,5 cm. È un tipo di arma molto divulgato decorazione richiama esempi dell’ornato geometrico paleoitalico dell’VIII-VII secolo
nella media età nuragica. a.C. Alt. dell’anfora cm 18.
Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 182, fig. 205. Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 220, fig. 256.

Tavola XCIV: dal ripostiglio di MONTE SA IDDA-Decimoputzu (Cagliari). Tavola XCIX: da nuraghe LUGHÈRRAS-Paulilàtino (Cagliari).
Impugnatura d’una spada di bronzo. Il manico cilindrico, aperto nel mezzo in un Anfora globoide con colletto e a quattro anse, di tipo calcolitico, restituita dagli strati
grande foro rettangolare, è limitato in alto da un orlo a dischetto su cui emerge un profondi del pozzo scavato nel cortile del nuraghe. È decorata con festoni di linee im-
apice rotondo, in basso si allarga per far luogo a due alette difendimano. Il manico è presse. IX-VIII sec. a.C. Alt. dell’anfora cm 17,5.
fuso d’un pezzo con la lama costolata. La delicatezza del lavoro fa pensare che questa, Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 213, fig. 246.
come altre spade del ripostiglio, sia stata modellata con la tecnica della cera perduta.
La foggia della spada, e dell’impugnatura in specie, ricorda paradigmi più antichi di Tavola C: da pozzo nuragico votivo di SANTA ANASTÀSIA-Sàrdara (Cagliari).
cultura e di età submicenea, diffusi per il Mediterraneo. Ma l’esempio sardo è d’un Brocca monoansata con collo obliquo. Il corpo è scompartito da cordoni finemente
periodo assai più tardivo: di circa l’VIII secolo a.C. tratteggiati in zone lisce riempite di bugne mammillari; il dorso dell’ansa è decorato
Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 194, fig. 211. con disegni lineari. La sagoma e la decorazione rivelano l’imitazione d’un modello
metallico, e riportano l’“askos” ai tempi della civiltà nuragica apogeica. Altezza della
Tavola XCV: dal deposito votivo del santuario nuragico di ABÌNI-Teti (Nùoro); brocca cm 14. Età: VIII-VII secolo a.C.
lungh. m 0,195. Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 215, fig. 249.
Pugnale di bronzo a lama lanceolata e con manico, fuso d’un sol pezzo con la foglia,
traforato ad occhi sovrapposti e sormontato da un occhiello di sospensione. I lati sono Tavola CI: da pozzo nuragico votivo di SANTA ANASTÀSIA-Sàrdara (Cagliari).
decorati con un motivo in rilievo di spina pesce, nel gusto geometrico paleogreco e Brocca monoansata con collo obliquo e bocca triloba, senza decorazione. Si noti il
paleoitalico dell’VIII-VII secolo a.C. modellato morbido e flessuoso del vaso. Altezza cm 20. Civiltà nuragica apogeica:
Bibliografia: G. Lilliu, Sculture cit., p. 72, 154 (ivi bibliografia precedente). VIII-VII secolo a.C.
Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 217, fig. 250.
Tavola XCVI: da località SCONOSCIUTA-Sardegna.
Bipenne di bronzo con foro per immanicatura, con un tagliente orizzontale e l’oppo- Tavola CII: monumenti di T ORRE e FOCE-Corsica.
sto verticale. L’oggetto poté essere usato come strumento o anche come arma. Il tipo Particolare del giro, a destra dell’ingresso (1 ) e porta d’ingresso del monumento di
appartiene all’età nuragica apogeica (VIII-VII secolo a.C.). Torre (2 ); corridoio (3 ) e porta d’ingresso di Foce (4 ). Per Torre si veda la scheda de-
Bibliografia: Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 150, fig. 157. scrittiva di fig. 15, 6 ; per Foce la scheda di fig. 15, 2 .

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

Tavola CIII, 1 : talaiot di SA C ANOVA-Artà (Maiorca); v. pure tav. CIII, 3 . all’intorno, fertili naturalmente e di più oggi che sono state trasformate e abitate, resti-
La torre vista da Sudovestovest. Sa Canova è il più bel talaiot dell’isola di Maiorca, note- tuendosi l’antica struttura rurale della zona a popolazione sparsa, che fu caratteristica
vole per le dimensioni, lo stato di conservazione e, soprattutto, per le poderose eleganti dei tempi nuragici e della successiva età punica e romana. Intorno al nuraghe si ag-
strutture megalitiche. Si eleva in un lembo di terreno pianeggiante, sovrastato da monta- gruppava, infatti, un piccolo centro di vita protostorico (segnato ancor oggi da resti di
gne verso Est. Gli sta da presso un altro talaiot di tipo quadrato e intorno si vedono resti stoviglie sparse sul terreno, con tipi del medionuragico), a cui seguì, con lunga durata,
di costruzioni varie che si disegnano in leggeri cumuli di terra e di pietre sparsi per il un abitato in periodo storico la cui esistenza è provata da avanzi di murature, di embri-
suolo coltivato e che indicano l’esistenza originaria d’un centro di vita, forse d’un “po- ci, di ceramiche e da vicine tombe di semplice forma a fossa. Il nuraghe di S’Urdèlli è
blado” recinto da una muraglia megalitica, come altrove nelle Baleari. Di questo insedia- monotorre, circolare, del diametro esterno di m 9,50 (asse dell’ingresso)/9,60 (asse tra-
mento umano sono segni gli avanzi di stoviglie d’impasto che si possono raccogliere di sverso), misurato a m 2,80 d’altezza dall’attuale piano di campagna. Mostra l’ingresso a
tanto in tanto alla superficie del terreno. La sua durata fino in tempi romani è provata Sud, indicato dal finestrino di scarico sull’architrave, mentre l’apertura è completamen-
da resti di altre stoviglie più fini e da rottami di embrici. Il talaiot circolare, del diametro te ostruita dalla rovina interna. Entro la torre, con spessori murari da m 2,30 a 2,80, si
esterno di m 15,60, mostra l’ingresso a Nordest, di m 0,80 di larghezza x 1,40 d’altezza; delinea la parte superiore svettata della camera, rotonda, di m 4,25/4,15 di diametro,
la luce, di sezione rettangolare leggermente rastremata verso l’alto, era sormontata da ar- del tutto ripiena di pietre e terra. L’opera muraria, di marna calcare, si conserva all’ester-
chitrave (ora mancante). L’andito retrostante alla porta, un po’ allargato al centro a causa no per l’altezza residua di m 3,00 (a Est su 11 file), 2,80 (a Ovest su 10 file) e 2 (a Sud
della lieve concavità delle pareti che lo fiancheggiano con disposizione di blocchi su 3 fi- su 8 file). Il paramento consta di un bell’apparecchio di blocchi di marna calcare, rita-
le (altezza m 1,40/1,60), è coperto da solaio piano di lastroni. L’andito mette nella ca- gliati in quadro con la mazza e lavorati, specie sulla faccia a vista, a martella che ha la-
mera, rotonda, di m 7,40 di diametro e 4 d’altezza residua con pareti aggettanti verso sciato i segni nelle sfaccettature scabrose della superficie. Le pietre sono disposte in fila-
l’interno e tendenti a chiudersi in ogiva (diametro superiore, allo svettamento, m 6,40). ri regolari orizzontali, a tratti anche a collocazione di testa e di taglio per legare meglio
In realtà però la sezione si contiene nella forma troncogivale perché la copertura, anziché le strutture. A Ovest si misurano pietre di m 0,87 x 0,25 d’altezza x 0,82 di profondità
esser costituita dalla falsa volta, consisteva in un soffitto orizzontale di tronchi d’albero in muro; 0,37 x 0,18 x 0,70; 0,43 x 0,20 x 0,58; 0,80 x 0,28 x 0,80.
(forse di olivastro) sovrastato da grandi lastre; i tronchi erano disposti a raggera, dipar- Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, II, 1834, p. 167; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 85;
tendosi dal pilastro centrale e divaricandosi verso i muri d’ambito su cui posavano con G. Lilliu, Not. di Scavi, 1941, p. 157, fig. 25.
una delle estremità. Il pilastro è del tipo plurilitico, formato cioè con rozzi e grandi bloc-
chi di pietra sovrapposti a incrocio di spigoli, che vanno aumentando di ampiezza verso Tavola CIII, 3 : talaiot di SA C ANOVA-Artà (Maiorca).
l’alto in modo da formare una sede più larga di appoggio alla trama dei travi, coi margi- Particolare dell’inclinazione del muro esterno della torre, da Ovest. Si veda la scheda
ni ravvicinati al profilo interno delle pareti nella misura adatta a consentire che l’inter- descrittiva di tav. CIII, 1 .
spazio fosse valicato da tronchi piuttosto corti quali dovevano essere quelli usati per tes-
sere lo strato inferiore del soffitto. Nel giro della camera a sinistra di chi entra, a m 1,60 Tavola CIII, 4 : nuraghe PISCU-Suelli (Cagliari); cartina B, 100.
dallo spigolo interno dell’andito, il profilo basale della parete è interrotto dall’apertura di Si erge a quota di circa 50 metri su d’un rialzo marnoso, visibile da lontano, in situazio-
una nicchietta rettangolare di m 0,80 di larghezza x 1 di profondità apparente: trattasi ne dominante su un paesaggio di fertili colline, coronate da altri nuraghi in gran parte
di un ripostiglio. All’esterno la torre mostra i muri conservati per l’altezza massima di m 4, distrutti. Il nuraghe è del tipo quadrilobato, cioè con una torre principale (A), antica,
con inclinazione variabile da 10° a 1° appena (sulla fronte), con spessori imponenti: sui circondata da un bastione quadrangolare con quattro torri agli apici: B (a Nordnordest),
4 metri. Il paramento è di notevole regolarità con ordinamento orizzontale di sei filari C (a Estsudest), D (a Sud), E (a Ovest). L’insieme misura m 34,6 (linea C-E) x 33,3 (li-
molto alti (da m 1,25 a 0,52), con forte scarpa o ritiro fra filare e filare. I blocchi di cal- nea B-D), l’ultima dimensione soltanto presunta perché le torri marginali B e D sono
care sono di taglio subquadrato, taluni giganteschi (m 3,37 x 1,25; 3,20 x 0,70). I letti completamente distrutte e quindi non rilevabili in concreto. La torre antica A (tav. CIII,
dei filari più frequentemente e meno i giunti sono regolarizzati con lastrine di calcare; 4 ), circolare del diametro di m 11 circa, ha l’ingresso a Sudest, di m 0,98 di larghezza
uguale tecnica di aggiustamento di elementi strutturali si vede osservata nelle pareti e nel superiore, con pietra di architrave di m 1,52 x 0,60 x 0,72 alleggerito da finestrino di m
pilastro della camera. 0,28 d’altezza. Dietro la porta, l’andito, lungo m 3,22 largo 1,10/1,40 e alto sul colma-
Bibliografia: A. Bezzenberger, “Vorgeschichte” cit., pp. 602-605, figg. 30-33; G. Lilliu, “Primi scavi” ticcio al punto massimo m 3,05, riceve sulla destra la garetta di guardia, di piano semiel-
cit., 1960, pp. 9, 58, figg. 75, 1-3, 76-79 (ivi bibliografia precedente). littico (m 0,90 di larghezza x 1,90 di profondità x 1,50 d’altezza) e, sulla sinistra, presen-
ta un vano di simile figura planimetrica in cui bisogna supporre la scala a spirale
Tavola CIII, 2 : nuraghe S’U RDÈLLI-Gergèi (Nùoro); cartina B, 86. (larghezza m 0,70 x 1,60 d’altezza rilevabile sul deposito). Nella camera, eccentrica, ro-
Al confine del territorio di Barùmini e Gergèi, a quota di m 278, il nuraghe domina tonda, del diametro di m 5,20 alla linea del colmaticcio che ricopre il vano per un terzo
dall’alto d’un ripiano la lieve ed ampia depressione valliva che declina verso il solco dell’altezza, non si presentano, in apparenza, spazi sussidiari. La torre si misura all’ester-
del riu Murera, affluente del riu Mannu. Custodisce, insieme con altri nuraghi, le terre no per l’altezza massima residua di m 9,10 su 23 file a Nord, e per la minima di m 7 su

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

18 file a Sud. Le pareti della camera residuano sul piano di riempimento per m 5 su 21 C e B ed E, la prima di m 13 di lunghezza x 2,70 d’altezza massima su 8 file con massi
filari, via via aggettanti con inclinazione d’ogiva di m 1,30. Aggettante è pure la sezione più grandi e meno lavorati nella parte superiore; la seconda di m 8,50 di lunghezza x
dell’andito e dei suoi spazi sussidiari. Il paramento esterno è di opera muraria subqua- 1,15 d’altezza residua su 4 file con blocchi di identica fattura e di analoghe proporzioni.
drata, tirato su con blocchi di marna calcare accuratamente tagliati in quadro con finitu- Nel 1860 furono eseguiti scavi archeologici da privati, che portarono al recupero di og-
ra dei piani posa mentre è meno curata la lavorazione della faccia a vista, disposti ad getti, nella camera della torre antica, in quella aggiunta C e soprattutto entro il pozzo. Si
anelli regolari di bell’aspetto. Alcuni massi della parte mediana dell’apparecchio sono cu- ebbero utensili di pietra (macine e forme da fondere), bronzi, ceramiche insieme a cene-
bici e segnano specie di piani di sosta e di ripresa muraria, quelli della parte superiore ri e resti di pasto (ossa d’animali e molluschi). Distinte alcune forme di stoviglie rinve-
presentano dimensioni minori degli altri (tav. CIII, 4 ). Simile regolare disposizione oriz- nute dentro il pozzo, analoghe ad esemplari protoetruschi dell’VIII secolo a.C. Pezzi di
zontale si osserva anche nell’interno della camera dove le pietre sbozzate a martella pre- stoviglie si possono raccogliere ancor oggi nel terreno intorno al nuraghe e nella pendice
sentano la faccia o piana o convessa soprattutto negli anelli alti, ed i piani di posa e i verso la strada statale che sale da Suelli a Mandas.
giunti adattati con piccole scaglie e malta argillosa come all’esterno. Misure di pietre al Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, XX, 1850, pp. 73, 520; Spano, Memoria, 1854, p. 40; Bull.
di fuori: m 0,98 x 0,30; 0,67 x 0,30; 0,71 x 0,34; nella camera: m 0,90 x 0,30; 1,20 x arch. sardo, VIII, 1862, p. 197 s.; Tola, Cod. dipl. sardo, I, 1861, p. 324, 1, doc. XLIII, p. 335, 2; Spa-
0,37; 0,62 x 0,40. Del corpo aggiunto, di cui si rilevano soltanto elementi di C ed E e no, Memoria, 1867, pp. 23, 40, 51, 59, 61, 64, 78 s., 97, tav. I, 3; H. von Maltzan, Viaggio cit. (trad.
delle cortine colleganti B a C, C a D ed E a B, deve supporsi l’ingresso a Sudsudest, nella Bertolini), 1875, p. 23; A. Cara, Notizie cit., 1876, p. 10; E. Pais, Bull. arch. sardo, 1884, p. 176; Centu-
rione, “Studii” cit., pp. 23, 60, 70, 95, 119, 125; P. Cugia, Nuovo itinerario cit., II, 1892, p. 12 s.; G.
cortina fra C e D, lunga m 10, larga da 2,80 a 3,10 e alta residuamente da m 2,15 (8 fi-
Curis, “Le prime origini” cit., 1900, p. 53, nota 1; G. Pinza, Mon. ant. Lincei, 1901, col. 144 s., 221,
le) a 1,15 (4 file). L’ingresso in questo punto è suggerito dall’interruzione della cortina e
229, 248; F. Nissardi, “Contributo” cit., 1903-4, pp. 653, 668; A. Grasselli, In Sardegna, 1905, p. 66, fot.
dalla presenza, entro il suo spessore a destra, di un vano trapezoidale che potrebbe corri- ivi; F. De Rosa, Dell’uso dei nuraghi, 1909, p. 25; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 181; A. Taramelli,
spondere a quello d’una garetta di guardia (m 0,55 di larghezza x 2,30 di profondità ap- Conv. arch. in Sardegna, 1926, pp. 26, 77 nota 20; A. Taramelli-Lavagnino, Il R. Museo G. A. Sanna di
parente x 0,80 d’altezza in vista). Dietro l’andito d’ingresso è il cortile, chiuso fra la torre Sàssari, Roma, 1933, n. 29, p. 7; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., 1941-42, p. 150; St. Etr., 1944, p. 367, no-
antica e quelle aggiunte B-D-C, della superficie di mq 85,20, ricolmo di materiali di ta 185, p. 369 nota 222, p. 370, nota 226; P. Mingazzini, St.S., VII, 1947, p. 15; Atzori, Saggio cit.,
crollo. In esso mettono gli usci di A e di C-D-E direttamente, mentre la torretta B vi si 1944-45, p. 64 ss., tav. V, 52, figg. 142-145; G. Lilliu, St.S., VIII, 1948, p. 367; Boscolo-Pintor-Serra,
raccorda per un passaggio a raggiro di A, se non sfocia all’esterno con sortita indipen- Guida, 1951, p. 126; G. Lilliu, St.S., X-XI, 1952, p. 93, fig. 5, 22, p. 96 s., pp. 113-119; E. Contu,
ibidem, p. 143; P. Mingazzini, St. Etr. XXII (s. II), 1952-53, p. 379; G. Lilliu, Annali, XXI, parte I,
dente (il che pare meno probabile). Mentre delle torrette B e D si scorge appena un af-
1953, p. 84; D. Panedda, L’agro di Olbia, 1954, p. 14, nota 48; Zervos, Civilisation cit., 1954, pp. 148
fossamento circolare contornato da pietre messe alla rinfusa su cui si ricostruisce un dia- s., 212; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 133, 152 s., 166, fig. 4, 26, p. 167, 26, p. 170, fig. 5, 22,
metro esterno di circa m 8, della torre E restano tracce evidenti anche se parziali e quella p. 181, 184 s., 194 s., 200, 202 s., 211 s., 256, 458; E. Contu, St.S., XIV-XV, I, 1958, pp. 144 s., 147;
C, situata dirimpetto ad A, si rileva nell’insieme e anche in taluni particolari. Di E si ri- G. Lilliu, in Il Progresso dell’Isola 1960, p. 28, fig. ivi (a destra in alto).
costruisce il diametro esterno di m 10 e poco più, e l’interno di m 6 circa; si lascia vede-
re pure la spalla destra (per chi entra) dell’andito. La torre C, del diametro di m 8, con Tavola CIV, 1 : nuraghe SU GUVÈNTU-Mògoro (Cagliari); cartina B, 98.
ingresso opposto a quello della torre antica (verso Nordovest), largo m 0,75 x 0,50 d’al- Si eleva a quota di m 180, al margine Est dell’altopiano basaltico di Mògoro, 100 metri a
tezza sul riempimento, sormontato da pietra d’architrave (m 1,40 x 0,60 x 0,40), con Sudsudovest di questo villaggio, con buon dominio su una zona di pascoli. È un nuraghe
andito strombato (m 0,70/1,00) di m 1,83 di lunghezza x 1,90 d’altezza sul piano di monotorre con rifascio, circolare, del diametro allo svettamento di m 10 x 9,80, senza
colmata, include la camera centrica, rotonda, del diametro di m 4 sul riempiticcio. Que- calcolare lo spessore del muro di contenimento che varia fra i m 3,50 (a Sudovest) e 2,50
st’ultima, di oltre 3 metri d’altezza residua su 11 file, si distingue per la presenza eviden- (a Nord); il diametro complessivo al cono contraffortato, sempre allo svettamento, è di m
te di 3 feritoie: due sulla parete sinistra per chi entra (m 0,45 di larghezza x 0,70 d’altez- 16,20/15,40. L’ingresso si apre a Sudovest, in origine aveva la pietra d’architrave; dietro
za; m 0,35 x 0,40) e la terza di fronte all’ingresso (m 0,70 x 0,56). Le feritoie guardano l’ingresso, l’andito strombato (larghezza m 0,75/1,20) si vede per la lunghezza di m 3,70
la cortina d’ingresso e quella che unisce C a D e, con la loro esistenza, fanno supporre per la massima parte in corrispondenza allo spessore del muro di rifascio, non si rileva
che ne fossero provviste anche le altre torri marginali. Non si esclude che in questa torre l’altezza perché il soffitto è caduto. Della camera, da supporsi rotonda, si segue, allo svet-
C si trovi il pozzo che venne scoperto, pieno di materiali archeologici, nel secolo passato tamento, un tratto di parete curvilineo per m 4,30, lo spessore murario è di m 1,60. L’ope-
e che si interrò nuovamente dopo lo scavo. Se non fosse entro C, il pozzo dovrebbe im- ra muraria è del tipo subquadrato di basalto e consta di pietre disposte in file orizzontali
maginarsi all’interno del cortile come in altri nuraghi dello stesso tipo del nostro. Da ri- con una certa cura (v. tav. CIV, 1 da Nordovest). Le dimensioni medie dei blocchi del
levarsi la sezione trapezoidale dell’andito e quella ogivale della camera di C. La torre si muro del rifascio sono di dmc 715 e il peso è di q 21,45. La torre, molto inclinata al-
conserva all’esterno per l’altezza massima residua di m 2,60 su 8 file. L’opera muraria è l’esterno, si conserva per l’altezza massima residua di m 5,50 (a Est), il rifascio per poco
di tipo subquadrato con abbondante uso di scheggiame e d’argilla, con pietre di m 0,66 meno. In tempi passati, a Sud del nuraghe si disegnava un recinto di m 33 di lunghezza x
x 0,30; 1 x 0,30; 0,30 x 0,20 (all’esterno) e di m 1,20 x 0,80 x 0,32; 1,50 x 0,30; 0,30 x 27 di larghezza; posto dinanzi all’ingresso della torre, il recinto la proteggeva custodendo
0,31 (nella parete della camera). Del corpo aggiunto si rilevano anche le cortine fra B e nel vasto spazio uomini e cose. A circa un centinaio di metri a Sudsudovest della torre,

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA Tavole

sotto la balza basaltica, si osservano resti di depositi d’un agglomerato di capanne, special- Tavola CVII, 2 : abitazione di C HAMEZI SITIA (Creta).
mente visibili in una sezione declinante di terreno. Parecchie capanne, contenenti ceneri e È una casa a piano ellittico (m 14 x 22,50) con cortile interno da cui prendono luce i
carboni, residui di pasto, molti oggetti di pietra e molte stoviglie del tipo della “facies” vari ambienti all’intorno. Risale a circa il 1800 a.C. È impressionante la rispondenza
protonuragica di Monte Claro, furono distrutte nel 1954. dello schema planimetrico e della ripartizione dei vani con lo spartito della dimora n. 20
Bibliografia: Angius, in Casalis, Dizionario, X, 1842, p. 419; Centurione, “Studii” cit., 1888, p. 150; F. di Barùmini. Eppure fra le due abitazioni v’è uno spazio di tempo di 1300 anni e più.
Corona, Guida cit., 1896, p. 200; G. Vacca, Posizione geografica cit., 1917, p. 9; A. Taramelli, Mon. Bibliografia: P. Ducati, L’Arte Classica, Torino 1927, p. 18, fig. 21.
ant. Lincei, XXV, 1918, col. 26; E.E.M. (prov. di Cagliari), 1922, p. 135; Boscolo-Pintor-Serra, Guida,
1951, p. 90; G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 237; C. Puxeddu, St.S., XIV-XV, I, 1958, pp. 40, 61; Tavola CVII, 3 : tempio a megaron di DOMU DE ORGÌA-Esterzìli (Nùoro); cartina B, 83.
G. Lilliu, St.S., XVI, 1960, p. 160 ss., fig. 38, tavv. XLIV-XLV; “Primi scavi” cit., 1960, p. 63, nota 42.
Il nome gli deriva da Orgìa (Giorgìa) Rabiosa (rabbiosa), una maga o gigantessa diven-
tata furente e pietrificatasi per il dolore di aver perduto, uccisi, i figli a causa d’un’anti-
Tavola CIV, 2 : talaiot di SES PAÏSSES-Artà (Maiorca).
ca maledizione (nella leggenda si colgono gli indizi della presenza d’una deità madre
Il talaiot visto da Sud: in primo piano resto di abitazione al livello del periodo talaioti-
nuragica a cui si è sovrapposto il mito classico di Niobe). L’edifizio megalitico è poco
co III (o tardivo) del V-II secolo a.C., sullo sfondo circondato dal bosco di elci, la tor- distante dal Monte Santa Vittoria, sede d’un borgo montano preistorico, con capan-
re, riferita al talaiotico I (1200/1000 a.C.). Si veda la scheda descrittiva di fig. 17, 2 . ne rotonde, un grande recinto ellittico, una fonte costruita ad arte che serba acque
freschissime e, tutto all’intorno, pascoli verdi, freschi, profumati di timo. Il megaron
Tavola CV, 1-4 : talaiot di SES PAÏSSES-Artà (Maiorca). sta giù del monte, a m 978 di quota, presso una via antica di razziatori. La percorre-
Il corridoio diametrale della torre, visto dall’alto (1 ); porticina d’ingresso a Sudovest vano, un dì, i Galillenses scendenti a predare nelle colline fertili dei Patulcenses Cam-
(2 ); particolare del soffitto tabulato dell’andito di Sudovest, visto dall’interno del ta- pani, e vi sostavano, forse, nel risalire, presso il gran tempio a ringraziare la Gran Ma-
laiot (3 ); la porta principale della muraglia, a Sudest, vista da dentro il recinto (4 ). Si dre (Orgìa ) per il “buon rubato”. Il tempio è racchiuso entro un’area ellittica di m
veda la scheda descrittiva di fig. 17, 2 . 48,50 x 28, di m 1,50 di spessore murario, ridotta alle fondamenta. Si presenta in
forma d’un edifizio rettangolare, allungato, di m 22,50 x 7,79, con muri spessi m
Tavola CVI, 1-4 : costruzioni moderne a gradoni, di tipo antico, di Minorca e delle 1,32 ed alti, allo svettamento, 2,40, su 9 filari residui di pietre calcari a ordinamento
Puglie. regolare continuo. Il rettangolo è doppiamente in antis, preceduto cioè da un vestibo-
“Pont de Bestiar”, a terrazze e con rampa esterna, di Ciudadela (Minorca), nel predio lo compreso tra due ali (m 5,15 x 5) e rientrante, sulla parte tergale, in uno spazio
Fres Alquerias (1); particolare della copertura a pseudovolta del predetto “pont de Be- scoperto limitato da due tronchi murari che formano una sorta di abside rettangolare
stiar” (2); trullo a terrazze con rampa esterna di Calimera (Lecce) (3); spaccato di coper- aperta verso l’esterno (m 5,15 x 2 di profondità). Nel vestibolo quadrangolare si apre
tura a pseudovolta di trullo di Castrignano dei Greci (Lecce). Per il 4 vedi G. Rohlfs, la porta d’ingresso ai vani veri e propri, con esposizione tra Sudsudest e Sud (forse ri-
“Primitive Kuppelbauten in Europa”, in Bayerische Akademie der Wissenschaften, Phi- tuale). La porta è di sezione trapezoidale, a spalle di grossi blocchi sovrapposti agget-
losophisc-historische Klasse, Abhandlungen, Neue Folge, Heft 43, München 1957, p. 6, tanti verso l’alto e chiusa da architrave al modo nuragico (altezza m 1,50, larghezza
tav. I, I. basale apparente m 1,30). Essa introduce nella stanza maggiore, di piano rettangola-
re, di m 8 x 5,15, completamente ripiena di rovine cadute dall’alto dei muri perime-
Tavola CVII, 1 : abitazione del villaggio di SU NURAXI-Barùmini (Cagliari). trali. Da questo ambiente un’altra porta, simile alla precedente, fa da accesso al mino-
È un tipico esempio della forma di abitazione della fase d (nuragico tardivo) del vil- re vano del fondo (una specie di “Sancta Sanctorum”, di m 3,55 x 5,15, anch’esso
laggio di Barùmini. La casa (n. 20 della planimetria generale) è a perimetro subcirco- ingombro di macerie. È da escludersi che il tempio fosse ipetrale. La copertura può
lare, del diametro di m 13,60 sull’asse dell’ingresso x 12,60 sull’asse normale. La sua immaginarsi o a volta a carena, con lastre sempre più sporgenti e ravvicinate dalle
articolazione è pluricellulare e rappresenta uno stadio evoluto della dimora nuragica, due spalle murarie (come per esempio nel dromos della tomba “a tholos” etrusca di La
soprattutto in relazione al periodo precedente (fase c e b ) in cui l’abitazione è costitui- Montagnola-Quinto, del VII secolo a.C., Caputo-Chiostri-Mannini, “Tomba etrusca
ta dalla capanna rotonda monocellulare coperta con tetto di legno e frasche. I vani La Montagnola”, in Bollettino Tecnico dell’Ordine degli Architetti toscani, gennaio-feb-
dell’isolato n. 20 si compongono a raggera intorno a un atrio circolare scoperto, con- braio 1960, pp. 6, 8, figure ivi), oppure a doppia falda di legname e frasche, in que-
centrico al muro d’ambito esterno; notevoli, tra i vani, quello della cucina col forno sto caso con fronte a timpano. Daterei il tempio, di evidente derivazione dal megaron
(tav. LXXIV, 1 ) e l’altro, retrostante, ben rifinito nelle pareti a filaretto coperte da cu- anatolico-peloponnesiaco (anche per la tecnica a filari a tendenza isodoma), per il tra-
pola, caratterizzato dalla presenza del sedile in giro al bacile per le abluzioni o per i pa- mite dei tempietti siculo-greci in antis, al VII-VI secolo a.C. Nei pressi dell’edifizio si
sti rituali in comune (tav. LXXIV, 2 ). L’abitazione si può datare dal V al IV secolo raccolgono schegge d’ossidiana. Il monumento, veramente eccezionale nell’Isola, me-
a.C. Si veda la scheda descrittiva di fig. 10, 2 . riterebbe d’esser valorizzato e definito nel suo uso, cultura ed età, attraverso uno sca-
Bibliografia: G. Lilliu, St.S., XII-XIII, I, 1955, p. 390 ss., fig. 3, tavv. XXXIV, 1-2, LV, 2, LVI, 1-2, LVII, 1. vo scientifico.

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I NURAGHI. T ORRI PREISTORICHE DI SARDEGNA

Bibliografia: A. Lamarmora, Itinéraire, I, 1860, p. 393; Itinerario (trad. Marica), I, p. 192, (trad. Spano), T AVOLA I. LASPLASSAS, T ONARA E G ESTURI: ALTURE FORTIFICATE DA NURAGHI
vol. I, p. 192, nota 2; Angius, in Casalis, Dizionario, VI, p. 409; P. Cugia, Nuovo Itinerario cit., II,
1892, p. 22; E. Contu, Saggio cit., p. 107 ss., p. 178 ss.; St.S., VIII, 1948, p. 313 ss.; Balata, ibidem, p.
437; P. Mingazzini, Arch. Anz., Bd. 65/66, p. 273, fig. 61; Boscolo-Pintor-Serra, Guida, 1951, pp. 131,
250 s.; Zervos, Civilisation cit., 1954, p. 298, fig. 357; G. Lilliu, Bull. Paletn. It., XI, 66°, 1957, p. 72,
B, 1, p. 84; G. Lilliu, in Antiquity, XXXIII, n. 129, March 1959, p. 38.

Tavola CVII, 4 : megaron di H ISSARLIK (Troia-Turchia).


A confronto dello schema del megaron di Domu de Orgìa di Esterzìli, si presenta il
piano dei megaron I B di Troia, riferito al 2° strato (seconda città), della fine del III
millennio a.C.
Bibliografia: J. Durm, Die Baukunst der Griechen, Leipzig 1910, p. 45, fig. 25.

1. Lasplassas, il castello di Marmilla, al posto di un nuraghe (dall’aereo).


2. Tonàra, il nuraghe Su Nuràzze, da Nordovest.
3. Gèsturi, valletta dominata dal nuraghe Brunku Kristòu, da Sudsudest.

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T AVOLA II. ARMÙNGIA, NURAGHE OMONIMO: PANORAMICA E PLANIMETRIA T AVOLA III. ARMÙNGIA, NURAGHE OMONIMO: ESTERNI DELLA TORRE

1. Armùngia, torre del nuraghe omonimo, da Sudsudovest.


2
2. Armùngia, particolare della torre suddetta, da Sudsudovest.
1. Armùngia, il nuraghe omonimo sullo sfondo dell’abitato moderno. 3. Armùngia, torre del nuraghe omonimo, da Ovest.
2. Armùngia, planimetria del nuraghe omonimo (disegno Ferrarese Ceruti). 4. Armùngia, torre del nuraghe omonimo, da Nordest.

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T AVOLA IV. ARMÙNGIA, NURAGHE OMONIMO: PARTICOLARI DELL’INTERNO T AVOLA V. ARMÙNGIA, NURAGHE SCANDARÌU: ESTERNI DELLA TORRE

1. Armùngia, nicchia a sinistra nella camera. 1. Armùngia, nuraghe Scandarìu, da Sudovest.


2. Armùngia, parte superiore della tholos ora scoperchiata. 2. Armùngia, nuraghe Scandarìu, da Sudovest, più da vicino.
3. Armùngia, scala sopraelevata nella camera, a sinistra particolare dell’andito. 3. Armùngia, nuraghe Scandarìu, da Sudsudovest.
4. Armùngia, andito, con garetta a sinistra, visto dall’interno. 4. Armùngia, nuraghe Scandarìu, da Sud.

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T AVOLA VI. ARMÙNGIA, NURAGHE SCANDARÌU: PARTICOLARI DELL’INTERNO T AVOLA VII. SAMUGHÈO , NURAGHE PERDA ARRÙBIA:
PLANIMETRIA E PANORAMICA

3 2

1. Armùngia, nuraghe Scandarìu: particolare della camera, vista dall’ingresso.


2. Armùngia, nuraghe Scandarìu: andito visto dall’interno.
3. Armùngia, nuraghe Scandarìu: nicchione laterale di sinistra. 1. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: planimetria (dis. Ferrarese Ceruti).
4. Armùngia, nuraghe Scandarìu: nicchione di destra (a sinistra nella fotografia) e parte superiore di altro vano (nic- 2. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia, da Sudestsud (in primo piano il
chia o stipo) ricolmo di macerie. rialto della tomba di giganti).

278 279
T AVOLA VIII. SAMUGHÈO , NURAGHE PERDA ARRÙBIA: TORRE E INGRESSO DALL’ESTERNO T AVOLA IX. SAMUGHÈO , NURAGHE PERDA ARRÙBIA: PARTICOLARI DELL’INTERNO

1 2

3 4

1. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: la torre da Sudovest.


2. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: la torre da Ovest. 1. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: la garetta dell’andito, vista dalla camera.
3. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: 2. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: l’andito visto dall’interno.
particolare dell’inclinazione del muro della torre sul lato destro della porta d’ingresso. 3. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: la nicchia di fondo della camera.
4. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: porta d’ingresso architravata, da Sudest. 4. Samughèo, nuraghe Perda Arrùbia: la nicchia laterale destra della camera.

280 281
T AVOLA X. SILÀNUS, NURAGHE SANTA SARBÀNA: ESTERNO DELLA TORRE T AVOLA XI. SILÀNUS, NURAGHE MADRONE: ESTERNO DELLA TORRE

1. Silànus, nuraghe Santa Sarbàna: la torre vista dalla parte dell’ingresso. 1. Silànus, nuraghe Madrone od Orolìo: la torre vista dalla parte dell’ingresso.

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T AVOLA XII. G ÈSTURI, NURAGHE ADDÈU: T AVOLA XIII. G ÈSTURI, NURAGHE ADDÈU: PARTICOLARI STRUT TIVI DELLA CORTINA E DELLA TORRE
PANORAMICHE

1. Gèsturi, nuraghe Addèu: a sinistra in alto il nuraghe, 1. Gèsturi, nuraghe Addèu: cortina del contrafforte del nuraghe, da Sudest.
a dominio della strada Barùmini-Gèsturi (a destra). 2. Gèsturi, nuraghe Addèu: la predetta cortina da Sudsudovest.
2. Gèsturi, nuraghe Addèu: la costruzione vista da Sudsudovest. 3. Gèsturi, nuraghe Addèu: particolare di pietra sagomata d’angolo, della predetta cortina.
3. Gèsturi, nuraghe Addèu: la costruzione vista da Ovest. 4. Gèsturi, nuraghe Addèu: particolare del giro della torre antica, da Sud.

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T AVOLA XIV. G ONI, NURAGHE OMONIMO: T AVOLA XV. G ONI, NURAGHE OMONIMO: ESTERNI DELLA TORRE
PIANTA E SEZIONI E PANORAMICA

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1. Goni, nuraghe omonimo: planimetria e sezioni (dal Lamarmora). 1. Goni, nuraghe omonimo: la torre vista da Sud.
2. Goni, nuraghe omonimo: in primo piano particolare della piattaforma, 2. Goni, nuraghe omonimo: la torre vista da Sudovest.
sullo sfondo la torre, da Sudest. 3. Goni, nuraghe omonimo: la torre, con particolare dell’ingresso, vista da Sudsudovest.

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T AVOLA XVI. G ONI, NURAGHE OMONIMO: T AVOLA XVII. SAN VITO , NURAGHE ASÒRU:
CUPOLA E NICCHIONE DELLA CAMERA PLANIMETRIA E PANORAMICA

2 2

1. San Vito, nuraghe Asòru: planimetria (disegno Ferrarese Ceruti).


1. Goni, nuraghe omonimo: la falsa volta (tholos) alla serraglia. 2. San Vito, nuraghe Asòru: la costruzione vista da Est, in primo piano
2. Goni, nuraghe omonimo: il nicchione di fondo della camera. il bastione ondulato.

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T AVOLA XVIII. SAN VITO , NURAGHE ASÒRU: TORRE CON CONTRAFFORTE T AVOLA XIX. SAN VITO , NURAGHE ASÒRU: TORRE CON CONTRAFFORTE

1. San Vito, nuraghe Asòru: la costruzione vista da Nord, in primo piano la punta turrita con la cella C. 1. San Vito, nuraghe Asòru: la costruzione vista da Ovest, in primo piano la punta del bastione con la cella D.

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T AVOLA XX. SAN VITO , NURAGHE ASÒRU: PARTICOLARI DELLA TORRE T AVOLA XXI. SAN VITO , NURAGHE ASÒRU: CORTILE E INTERNO DELLA TORRE

1. San Vito, nuraghe Asòru: particolare dell’ingresso al mastio, con architrave sormontato da finestrino di scarico.
1. San Vito, nuraghe Asòru: la torre antica vista da Sud. 2. San Vito, nuraghe Asòru: porticina architravata della scaletta F.
2. San Vito, nuraghe Asòru: particolare della torre antica che fa vedere l’inclinazione muraria, da Ovest. 3. San Vito, nuraghe Asòru: interno della camera senza la fodera muraria interiore.
3. San Vito, nuraghe Asòru: altro particolare del muro inclinato della torre antica con profilo convesso, da Sud. 4. San Vito, nuraghe Asòru: tratto del paramento della camera che fa vedere la parete interna della scala.

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T AVOLA XXII. ISILI, NURAGHE IS PARAS: T AVOLA XXIII. ISILI, NURAGHE IS PARAS: ESTERNI DELLA TORRE
PLANIMETRIA E PANORAMICA

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1. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: visto da Est (in primo piano la cortina fra D e C).
1. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: planimetria (disegno Ferrarese Ceruti). 2. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: visto da Nordnordest (in primo piano la torretta C).
2. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: visto da Sud (in primo piano a destra la torretta D, 3. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: visto da Nordovest.
a sinistra l’antemurale o muro di terrazzamento). 4. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: visto da Ovest.

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T AVOLA XXIV. ISILI, NURAGHE IS PARAS: PARTICOLARI DELLA TORRE E CORTILE T AVOLA XXV. ISILI, NURAGHE IS PARAS:
CUPOLA E SCALA INTERNA

3 2

1. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: la torre antica vista da Sudest.


1. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: particolare della
2. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: particolare del muro inclinato del mastio, da Nordovest. serraglia della pseudovolta della camera del mastio.
3. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: braccio sinistro del cortile e ingresso al mastio, da Sudest. 2. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: particolare della
4. Isili, nuraghe Su Ìdili o Is Paras: braccio destro del cortile, da Sudovest. scala allo sfocio sul terrazzo.

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