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DELL’ORIGINE E DELLA NATURA

GOMUNEMSNTE CHIAMATI ROMANICI


MESSI A CONFRONTO

COI DIALETTI CONSIMILI


ESISTENTI NEL TIROLO

DISSERTAZIONE
ismu I cnitmtà rin Yurua 'mtaum
OBunco. tD osco, »’ la rai«]um ivu.* «ramm wiimMi <v cksihi uwct
E D'IX QUADRO SINOTTICO 0* AlfABITI OOORIEUTI A IHiOSDA »f|, MONO

dal laeerdoOe

raOF. OrOSmTB OIOSOIO SUUEER

Tìpogr, fratelli Perini


18 M.

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Quantam ìntersit etymologiam alicujus rei evol-
vere, manifestum esse autumo; neglecta enim
nomÌDÌs sigoificatìone, caetera omnia erant ob-
scnra. Daniel Clatsenius theol. gentil, c. L apud
Gronov. anliq. graec. The».

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PREFAZIONE

Già nel procinto di pubblicar la dissertazione pre-


sente Ci giunge Vopera recentissima del dott. Lodovico
Steub (!): opera j che combina colla nostra e neW og-
getto di cui tratta, e nel soggetto che la provocò. Se
il consultarla fosse perciò un vivissimo nostro deside-
rio, lo potrà argomentare tanto più sicuramente chi
sa, esser noi del numero di coloro, i quali nelle o-
pere precedenti di questo autore (2), od onta delle
opposizioni, che incontrarono, ebbero od ammirare
molte cose, perchè nuove, come ad apprezzare mol-
t’ altre, perchè sode. La scorremmo diffatti sull'istante,
parte sperando di ritrovar nuova materia, e parte
temendo di riscontrar causa d'emenda per noi. lUa
noti ci fu dato nè l'uno nè l'altro, a motivo che
quest'ultimo lavoro del prelodato autore altro non è
che una riproduzione accresciuta e corretta (e quindi
ciò non per tanto accettissima) delle sue indagini e

(0 Zur rimtischen Eihnologie voa D.r L. Steub. SluUgart. Gebrii-


der Scheillin. 18S4.
(2) Die Urbcwohncr RStiens. Miincben. 1843. — Orci Sommer ia
Tirol. Miinclicn. i840.
— 4

viste stiquest’argomento altre volte già fatte e pubbli-


cate. Il medesimo cioè passa a nuova rivista gli anti-
chi nomi topici o locali come de’ Grigioni così del
Tirolo, ne esamina e ne contesta più diligentemente
la rispettiva loro natura, e poi arruola questi al
corpo de’ vocaboli retici, quelli agli etruschi, i re-
non serbando pei celtici che i soli
stanti ai romanici,
terminanti in acum.
Seguendo noi i opinione di coloro, i quali stima-
rono i suddetti nomi in complesso d’origine celtica,
sembrerebbe, che l’ultima delle suddette circostanze
dovesse per avventura farci cambiare '.idea, non che
distoglierci dal nostro divisamento. ?lai no; concios-
siachè se al dire dei Classici e Galli ed Umbri, e
Tirreni ed Etruschi, non che i Kaseni o Resti deri-
vano da’ Celti, forza è ammettere, che anche il lin-
guaggio di questi ultimi fosse in essenza eguale a
quello de’ primi. Perchè adunque stimare il Celtico,
chiave non atta per disserrare i reconditi sensi di
quelle voci, delle quali parliamo? Ma a questo fine
necessita
1. di studiare il Celtico più diligentemente e sot-
t’ altri riguardi di quello si facesse per lo passato;
d’uopo pigliarlo in senso più lato, e com-
2. fa
prendervi anche il Gallico ed il f'allico {Fallese);
3. fa di mestieri ridurre ad unità d’essenza la
detta triade linguistica, e perciò ammettere pel Cel-
tico, Gallico, e Fallico un solo ed il medesimo ele-
mento, senza lasciarsi frastornare dalla diversità della
forma ortografica, colla quale questi tre rami d' u-
nn sola famiglia esprimono i loro accenti se non af-
fatto isofoni, almeno non essenzialmente diversi;
i. bisogna perciò al dialetto vallico, ossia italiano

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^
_5—
volgare, dar «na parie più degna e più rilevauie,
che non gli fosse data finora, essendo il medesimo
il rappresentante generale di tutti i suoi fratelli,
il Romancio, il Francese, lo Spagnuolo, il Portoghe-
se, e simili j e finalmente
3. convien capacitarsi d' avere fin qui argomen-
tato contro natura, se il frutto selvaggio si tenea per
figlio dell’ ingentilito, vale a dire se si traeva il lin-
guaggio italiano senz’altro dal latino; mentre con-
veniva poggiare più alto, £ risalire ad epoche ante-
riori al Latino non solo, ma ben anche al Greco.
Dilucidare d’ avvantaggio questi punti è in fondo
l’assunto della presente dissertazione, la quale per
questo mezzo dai rozzi massi de’ dialetti volgari non
meno che da’prischi parlari cerca di cavar delle scin-
tille per ischiarare il buio dell' antica nostra termi-
nologia locale. A quest’ ultimo fine appunto vi farem
seguire un sufficiente numero di voci sanscrite, cel-
tiche ed osche, onde con ciò appoggiare il nostro con-
vincimento, che per abilitarsi a fare intorno al sen-
so de' ridetti termini un giusto giudizio, convenga in- ,

nanzi tutto stabilire le necessarie due premesse, cioè


a) uno studio confrontativo intorno ai detti an-
tichi linguaggi, e
h) una lessicografia possibilmente perfetta delle vo-
ci volgari di nostra Provincia.
Al primo di questi due bisogni si va da’ moderni
autori continuamente provvedendo; non cosi al se-
condo. Manchiamo cioè luti’ ora d’una lessicografia
delle voci, usale ne’varii dialetti volgari del Tiralo i-
taliano, e quindi non ci è dato di mirarle a colpo
d’ occhio, e di confrontarle colle celtiche, le quali
senza dubbio lor servon di base. A questo desiderio.

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»t vivamente eentitOj jwtrebbero corrispondere i pianti
Direttori degl'ii. rr. Ginnasti, incombentando sul
finire deWanno scolastico i loro allievi di raccoglie-
re durante le vacanze le dizioni volgari del rispettivo
loro paese, e di depositarle nell'istituto al loro ritor-
no. Sarebbe questa un'occupazione capace di mesce-
re l'utile coll'ameno, e chi la raccomandasse, ve-
drebbe ben tosto, che queste industriose formiche sa-
prebbero in breve tempo ammassare un tale cumulo
di siffatta linguistica materia da far stupire qualun-
que singolo, benché esperto raccoglitore.
S'intende per altro da sé, che da principio i detti
giovani non si dovrebbero sgomentare con un pro-
gramma, che segnasse minutamente le incombenze
principali e secondarie, linguistiche ed archeologichcj
tradizionali e topografiche; imperocché queste ed altre
simili tendenze si possono manifestare in seguito, as-
sumendo sul finire dell' anno scolastico in un' apposita
partita dell'ordinario programma ginnasiale la rac-
colta fatta dai giovani, e corredandola di analoghe os-
servazioni, non che di ulteriori norme per V avvenire.

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INTRODIIZME

Due anni fa ci cadde in mente di esaminare colla scorta


deir elemento alemanno i nomi, che nell’ alta Germania portano
monti, valli, fiumi, città, ville, casolari, non che delle partico-

lari persone, e ciò al fine di trarre dal loro significato nuove fonti

e nuovi appoggi per la storia antica della nazion , alemanna.


Il felice risultalo di tale scrutinio, per cui venimmo a venerare
ne’ delti nomi altrettanti monumenti di successi or naturali, or

politici, ed ora morali, c’incoraggi a tentare un eguale esperi-

mento anche co' nomi, che simili oggetti portano nella Provin-
cia del Tiralo. Siccome però qui c’imbattemmo
due diversi in

elementi, uno di più recente data, e quindi intelligibile, ed uno


di rimoUssimo principio, e quindi oscuro, facca prima d’ ogni
altro mestieri pigliar lume dalla storia; esaminare cioè quali
fossero le nazioni, le quali nella prisca età popolarono, come
altre, così anche queste alpestri contrade. Dicendoci la medesi-
ma, che costoro erano i Celli, conveniva chiarirsi intorno alla
qualità del loro linguaggio, affine di poterlo confrontare coi nomi
suddetti, e, trovatili conformi, concbindere dall’ identità della

forma all’ identità del senso. Ed eccoci perciò ridotti alla ne-
cessità di fare uno studio intorno all’antico linguaggio celtico,

affine di provvederci della chiave indispensabile per disserrare

que' reconditi sensi.


Occupati in questo lavoro, di coi sulla fine porgeremo un
piccini saggio, facemmo ancora noi quell’esperienza, che fa co-

lui, il quale risalendo la corrente d’un fiume s’imbatte dap-

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I

prima nelle diverse diramazioni del medesimo, e dopo d’averle


di una in una sorpassate arriva in Gne alla sorgente, da cui
sgorgarono tutte le acque, che sorpassò; così ancora noi dal-
r elemento latino ci vedemmo guidati al greco, dal greco al cel>
tico, dal celtico al sanscrito: punto, dove ci convenne far alto,
perchè arrivati a quel comune ricettacolo, dal quale per diverse
direzioni sgorgano tre fonti linguistiche, la Camitica, la Semiti-

ca, e la Iafetica. La prima non versa che monosillabi esperimenti


ciascuno una parola; e quindi nel sistema camitico occorrono tanti
segni scritturistici, quante sono le dette parole, o sillabe. Dalla
seconda si muovono i bisìllabi, ossia le radici verbali consistenti

di tre consonanti, che per mezzo di due vocali danno due silla-

be, e formano così il sistema bisìUabo, ossia Semitico. La terza


oltre le radici ne versa ancor degli afiissi e de' suffissi, cioè delle
particole, le quali si aggiungono alla sillaba radicale, e questa

perciò è quella che forma il sistema polisillabo, ossia Jofetieo.


La prima di queste fonti versò i suoi flutti per l’ Oriente del-
l’Asia, (la China, il Giappone ec.); la seconda ne irrigò l’Oc-
cidente (la Siria, la Palestina, l'Arabia) ed una gran parte
dell’ Africa ; la terza si diffuse dall’ Asia per I* Africa, per l’ Kn-
ropa, e fin anche per l’America. La moltiplicazione, alla quale
dà luogo quest’ ultima fonte per via degli affissi e de’ suffissi,

non che delle combinazioni tra l’elemeato proprio e quelli delle


due altre, rende superflua ogni altra per ispiegarsi la moltipli-

cità delle favelle, le quali in seguito per diversi connubii lingui-


stici sì generarono sulla terra.
Siccome ì ciottoli, che dalle roccie primitive precipitano nei

sottoposto torrente, dal medesimo sospinti per balze e per di-

rupi, per valli e per pianure, si spezzano tra via e si molti-


plicano, indi del pari tra sè si rotondano e si lisctane ; cosTi suc-
cede colle lingue nella corrente del tempo. Se un romo lio-

guistico si stacca talvolta dal proprio stipite, e si trapianta al-


trove, il nuovo cielo, la terra nuova v’ influiscono, e cangiano in

gran parlo il colorito, la forma, non che f aroma de’ suoi fratti.

La pesca di Persia, la ciliegia di Gilicia, la pera dd Pelopot^


ucso eoe. sono altreltanti esempli pratici del precesso, che tiene

Dìgiii ^ C tO^U
•— 9 —
natura nella mclamorfosi sì delle piante che delle lingue. Con-
frontando nn tal frutto, che crebbe nelle nostre parli, con quel-
l’ altro, che nnaturò nel vero suo patrio suolo, appena ne sco-
priremmo l’identità del genere, se un qualche brano dell’antico
suo nome non cel ricordasse. Egli è perciò che anche una lingua,
la quale oggigiorno, per non averne Onora potuto indagare la

provenienza, passa per primitiva, può essere un patrimonio, che


per eredità pervenne ad un popolo dai rami diversi del mede-
simo zocco: rami, che coll’ andare di secoli parte si mescolarono
coir intreccio, parte si fusero coll’ innesto, e si tramandarono
cosi a vicenda la propria coltura e lingua; e tutto ciò unita-
mente a que’ nuovi acquisti, che ciascheduno di mano in mano
vi fece. Chi neH’alma città di Romolo getta lo sguardo sui flutti
maestosi del Tebro, non s’accorge punto, che quella massa on-
deggiante consiste delle acque di diverso sapore e tinta, che a
quel regai fiume versarono in seno e fonti, e ruscelli, e torrenti,

non che altri fiumi ancora. Non altrimenti addivien delle lingue.
Chi si sofferma alla foce, punto non discerne l’ avvenuto mescu-
glio de’ flotti ;
per chiarirsene convien risalire alla fonte. Col
torrente linguistico del Lazio fa d’ uopo praticare altrettanto per
farsi una chiara idea del proprio e dell’ altrui, che nel medesimo
si ritrovano insieme uniti.
Una dissertazione, inserita sul finire dell’ anno scolastico 1853
nel Programma ginnasiale di Merano, ci mosse a spiegar più da
vicino questi nostri principìi, e ad applicarli ad un caso concre-
to. Conciossiaccbè in quella dissertazione l’ autore si prese per
assunto di rivendicare all’ idioma romancio de’Grigioni la discen-
denza dalla madre-lingua del Lazio: discendenza cou trastatagli
da più d’ uno scrittore di non oscura fama, i quali, anzi che fi-

glio, padre lo fanno di quella gran madre medesima, di modo


che la lingua italiana, la francese, la spagnuola, la portoghese,
e perfin anche la greca nell’ albero genealogico ci starebbero
bensì come genuine sue sorelle, non però in linea discendente,

ma ascendente. .
'

Quest* errore, se fosse vero, sarebbe proprio oaderoale, e tutti

i confronti dell’ idioma romancio ne’Grigioni non meno, che del


2
— 10 —
ladino in Gardena, Badìa, e Fassa, colla lingua del Lazio, sa*

rebbero poco più che inutili imprese, percbò basati su d' un falso
supposto. Siccome però coloro, che asseriscono, essere il lin-

guaggio romancio una veneranda reliquia dell'antico idioma cel-


tico, od etrusco, o retico, sono in quella dissertazione trattati

poco meno che da mentecatti, perciò la carità del prossimo c' in-

vita, se non a difenderli, almeno a scusarli nelle convenienti


maniere.
Disimpegnando questo pietoso ufficio non c' incammineremo in

sulle prime per le tediose vie lessicografiche, ma per le amene


lessicologiche, e dai principii, ossia a priori, passeremo a par-
lare nel vero e naturale suo senso a posteriori, cioè delle espe-
rienze di fatto sul medesimo punto glossico.

Dell' origine e della naSara della


lingua romancia, non ebe di tutti insieme 1 cosi detti
dialetti romanici.

Se a* nostri dì fortuitamente c' imbattiamo in un qualche se-


polcro di singoiar forma, località, o contenuto, sentiam sull’ i-

Blante da saccenti non solo, ma d’ ordinario ben anche da uomini


d'altronde eruditi sentenziare, essere quello un antico sepolcro
romano quasicchè prima dei Romani non esistessero uomini, o
non fossero mortali, o se pure lo erano, non avessero nè il bi-
sogno, nè il costume di dar sepoltura a' loro trapassati. Avver-
tiva già il P. Alberto Jàger, ora i. r. prof, di storia all' Uni-
versità di Vienna, doversi in tal caso ricorrer colla mente ad
epoche posteriori non solo, ma ben anche ad anteriori ai tempi
romani, ed esaminare colla scorta dell'archeologia i diversi ca-
ratteri distintivi di tali oggetti; ed allora, prometteva, nel no-
stro paese non meno che altrove si scopriranno delle tombe non
puramente romane, ma celtiche ancora, etrusche, ed alemanne.
Sorte non dissimile trovano in Europa altresì i vocaboli dell’ u-
roano linguaggio. Se una parola ha un tantino di affinità colla
lingua latina o coll' alemanna, deve senz' altro derivare da quella
0 da questa, quasiché prima dei Romani e degli Alemanni gli

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— 11 —
uomioi Don avessero il dono della favella, o quasiché la lingua
latina calasse ad un tratto dal cielo, come
un di luti* Musul* i

mani bonariamente credono del loro Gorauo. Or siccome ex ni-


hih nihil fit, e siccome in nalura nihil fit per tallum, dobbiamo
ammettere, che anche la lingua Ialina avesse i suoi elementi
preesistenti, e che da questa materia coll’ influenza d’una forza
esterna pigliasse finalmente quella forma, che viene- a caratte-
rizzarla per latina, ossia lingua del Lazio. Ma quali erano que-
sti elementi, e qual era questa forza riformatrice? Ammaestrati
dalla storia intanto rispondiamo alla prima di queste domande,
che l' elemento generale era il Celtico, e I’ Osco il particolare
ma misto col Rasenico o Retico. Ed è appunto per questo, ohe
il secondo pigliò il nome distintivo di etrusco {èiero-osco), cioè
di osco misto, ossia bastardato, dacché gli Oscbi si unirono coi
Raseni calati in Italia. (1) Che il linguaggio rasenico ó retico
fosse per altro in sostanza identico coll’ etrusco, e vi si distin-

(t) Non ignoriamo, avere Gian Domenico Romagnosi nel suo Esame
(Iella storia degli antichi popoli Italiani espressa l’opinione, che gli
Etruschi sortissero il loro appellativo dalla lega, stretta probabilmente
dalle tribù dell’ Adria cogli Oschi per cacciare Fcnirj dall’ Italia, la i

qual lega, vuoisi, si chiamasse perciò l’/ltr’ Esca. Sappiamo inoltro —


che per una simile alleanza, cnnchiiisa circa l’anno 393 av. Cr. fra i

Senoni ed Lemani, que’ confederati contrassero in un solo nome co-


i

mune il separalo loro appellativo, in quello cioè di Senomaui, o C.e-


vomani. Ciò non per tanto nel caso nostro ci arride più l' interpreta-
zione sucsprcssa, perehè meno sforzata, e perchè più fondata nella Sto-
ria. —
Chi però amasse di ravvisare nella prima parte di quest’appel-
lativo,in vece del greco heleroSj l’elrusco etere, etera (vetus vec- =
non molto dilfcrenle
chio), sarebbe con ciò guidalo a fare un’illazione
dalla nostra, quanto che Oschi vecchi (o come dirciibc il Tedesco
in
Stock-Osker) farebbero pensare ad Oschi nuovi; sicché si verrebbe di
bel nuovo alla domanda, quali fossero gli uni, c quali gli altri, c per-
chè e quando questi secondi sortissero un tal nome caratteristico. —
Investigando, perchè gli Oschi portassero eziandio il nome di Vopi-
sci, si potrebbe per avventura cavare il medesimo risulUtIo, quello
cioè di tenerli per un mcscuglio, noto dalla fusione dei Volsci cogli
Osci: V’olsc’-Osci o Yolsc-Opici = Vop'sci.
— —
giiesse sullanlo per un dialctlo diverso, di ciò ci fu fede Tilo
Livio (V. 33, 34.) là dove raccoDia, che necessitati posterior-
mente gli Etruschi a rifuggirsi presso i Reti, loro confratelli,

trovarono il parlare di questi rozzo talmente e ruvido, che a


sicnio lo intendevano: cosa, che non dee recar meraviglia a mo-
tivo che il dialetto degli Etruschi fu raddolcito dalla mitezza del
cielo, sotto del quale fin qui abitarono, mentre che quello dei
Reti conservò l’ originaria sua natura, ed era a somiglianza del
loro clima più aspro e rustico.
Abbiamo adunque da questo, che il linguaggio retico è, in
quanto all’elemento, identico col linguaggio etrusco, e questo,
come vedremo in seguito, avea per sua base il celtico. Che a
quest' ultima fonte non attingessero que'soli popoli, i quali rap-
porto al loro elemento linguistico soglionsi oggigiorno contrad-
distinguere colla caratteristica di dialetti romani, ma che da que-
sta medesima fonte cogliessero qualche spruzzo ben anche i po-
poli alemanni ed altri, non sembrerà strano a chi voglia riflet-

tere, che più che l’ investigazione ci porta vicini alla comune


loro culla, cioè a quel misterioso altipiano dell’Asia, più si fanno
altresì uniformi i primi segni dell'umano pensiero: segni, che
soltanto coir andare del tempo soggiacquero a variazione, di
mano in mano che le nazioni pellegrinando per lo mondo cam-
biavano e climi, e bisogni, e rapporti.
Al secondo punto poi, cioè alla domanda, quale fosse quella
forza esterna, che nell'elemento originario del Lazio cagionasse
un tempo quella riforma, per cui in seguito esso si contraddi-
stinse coir appellativo dì lìngua latina, ed anche romana, dac-
ché Roma divenne il centro del potere politico, ed il suo lin-

guaggio per ciò l'organo comune per diramarne gli ordini, a


questa domanda lispondiamo, essere questa nuova Fenice risorta
dalle ceneri di Troja, allorché Enea co' suoi compagni dalla Gre-
cia si trasportò in Italia, e vi gettò i semi del proprio elemento
linguistico, il quale si naturalizzò in quella terra in guisa, che il

nuovo prodotto presentava i caratteri dell' un elemento e del-


r altro, del forestiero cioè e del terrazzano: motivo, per cui,

ricercando il senso d'un vocabolo latino, abbiamo ognora diritto

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— 13 —
di ricorrere all' elemento celtico con meno che al greco. (1) Anzi
v' è perfin chi sostiene, che anche quest’ ultimo nella prima sua
origine scaturisse esso pure dalla medesima fonte, e non sia che
il celtico riformato. (2) Così il dolt. Lorenzo Diefenbuch (3) tiene
r idioma Pelasgico per l' italo-greco, e Io dichiara di origine
celtica.

Il Celtico dilfatti somministra per molti vocaboli greci e Ialini


la radice, e perciò quello debb' essere anteriore a questi, come
il germe precede lo sviluppo della pianta che dee uscirne. Per es.
le voci latine vigilare, vigilam, vigilia non hanno certamente per
loro fondamento la radice greca vid (da eidó =: video), ma la

celtica vi^, e più presso ancora la gallica oeil, non che la ro>
mancia oelg, d' onde derivarono le dizioni italiane vegghiare, ve-

gliare, veglia. Giacché, chi veglia, tiene gli occhi aperti, e chiusi

gli ha chi dorme. ( Vedi la voce celtica Gtvyl, e gwijlHaw, non


che ad ulteriore esempio le voci Cawr, Trev, Trutn, Twni, Ttjvu.)
La nuova pianta intanto crebbe col favor del cielo e prosperò
talmente, che stendeva ben presto i vigorosi suoi rami per quasi
tutta la terra, o per servirci d' un’ altra immagine, dappertutto
dove vedovasi il lampo della spada romana, ivi tosto ndivasi
pur anche il tuono della voce romana; ed ancora a’ nostri di
risponde per ogni dove l’ eco della medesima, quantunque con
quel lampo già da gran tempo cessasse pur anche quel tuono:
sicché con tutta ragione si può dire, che Roma conquistò due
volte il mondo, prima colla spada, poi colla lingua. Non suni
loquelae, neque ecrmones, quorum non audianiur voces eorum. In

(1) Sorte non dissimile provò più tardi la lingua anglo-sassone, che
perdè la sua grammatica per la conquista normanna. Schlegel n De studio
ctyin. p. 281.
(-2) Kcliischc Studien odcr Untcrsuchungcn ùher das Wescn und dio
Enlstchung dcr grìcciiisclicn Sprachc, Mythologic, und Philosopliic
niiitclst dcr kcllischcn DialcUc von D.r N. Sparschuh. Frankfurt am
Maio bei Warrcnirapp. 1818.
(3) Celtica I. Sprachiiche Dokumcntc zur Geschichle dcr Keltcn. Stutt-
gard bei Irale. 1839. p. 117.

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— 14 —
omnem icrram e.rivic sonut eorum, et in fines orbi» lerrae verba
corum. Psal. 18, 4*5; s. Paol. ai Rom. 10, 18.
Non vogliasi da questo però fare quell’illazione, cui sem-
brano propendere certuni, cioè che tutti i popoli assoggettati
al romano imperio, quasiché fossero stati da’ Romani battezzati
coir acque del fiume Lete, obbliassero tutt’ad un tratto la pro-
pria loro favella, e che da quel punto in poi più non sognas-
sero, nè parlassero se non nella lingua Ialina. Imperocché a si

bonaria fede contraddice la colidiana esperienza. Il Magiaro,


il Boemo, il Polacco, l’ Italiano sentono nel campo gli accenti
deir idioma dominante, ed ossequiosi ne sccondan gli ordini ;

ma ritornati sotto il patrio tetto, ognuno nella sua favella, rac-


conta le sperimentate vicende. E chi non sa, quanto malagevoli,
per non dire inutili, tornassero per es. nella stessa nostra Pro-
vincia tutti gli sforzi didascalici per estirpare in Gardena, in
Fassa, in Palò, in Folgaria quegli inveterati dialetti? Sembre-
rebbe a primo aspetto un vero paradosso il dire, che per e-
sterminare un linguaggio converrebbe estinguere, dalla prima
sino all'ultima, tutte le famiglie, che lo parlano; giacché una
sola, che ci restasse, ne conserverebbe il germe fecondatore
per propagarlo a future generazioni. Eppure l’esperienza fin qui
mostrò, essere più facile innestare sul vecchio tronco linguistico
un ramo novello e renderlo cosi bilingue, che non ischianlare
il tronco per sostituirvi un nuovo. E se ciò vale io generale,
varrà tanto più su quelle alture, delle quali qui parliamo, le

quali sono tenaci e ferme nelle vecchie usanze quanto lo sono i

duri loro macigni, e gl’ immobili loro monti. Disse assai bene
in consimile rapporto un recente autore (I), rassomigliare una
nazione al mare, il quale, comunque dalla terra ferma vi ci

mettan foce e Dumi, c torrenti, punto per ciò non cambia la salsa

sua natura.
Ciò basti per intanto dell’ origine dei ridetti dialetti; esaminia-

(1) J. Bar. Ow. Die Abstaminung dcr Gricchen. Mtinchen bei Georg
Franz. 1847. p. 10.

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— IS —
mone del pari la natura, melteodola a confronto con quella
della lingua latina, da cui vuoisi che provengano.
Com’è verissimo, che non v’è mai eflello senza causa, così è
vero pur anche, che l’ effetto veste la natura della sua causa.
Ma questa natura rilevasi mediante l’ esame delle essenziali
proprietà distintive d’ un qualche oggetto ; osserviamo adunque
nella lingua romancia, e sorelle, alcune di queste proprietà per
quindi conchiudere alla natura di quella e di queste.
I dialetti impropriamente detti romanici ( giacché dal comun
loro stipite si dovrebbero contrassegnare coll' appellativo di cel-
tici) hanno a somiglianza del lituano due generi soli, usano
r articolo, presentano un totale abbandono di casi, e conse-
guentemente d’ ogni declinazione, ed impiegano nei casi obliqui
invece i segnacasi; esprimono ad esempio dei Sanscrito (1) il

(i) L’uso di sincopare il nominativo venne alla lingua latina dal

Greco, mentre l’Italiano, conservando il costume della comun madre,


la lingua sanscrita, continua ad esprimerlo per esteso, cioè con tut-
te le lettere esistenti nella radice. Per es.

Bindolare

Nominativo Genitivo Datilo Accusativo VOCATIAO Ablativo

SANSCniTO pad padas padì, 0 padai padan pad padas, 0 pad«

ITzVUANO il piedo del piede al piedo il piodo piodo dal piedti

GKFXO poya podos podi poda poj-8 —


LAPNO pcs pedis pedi pedem pes pedo

TEDESCO der Fusa do» Fusses dom Fosso don Fusa 0 Fusa v. domFusie

navale
r patsa padbhya»
SANSCRITO padas padan
1 padbhya» padas padas r

' padbliis

IT.VLIANO i piedi dei piedi ai piedi i piedi piedi dai piedi

GRECO pode» podòn posi podas podos —


X.\TLNO pedo» pedum pedibus podos pedes pedibus

TEDESCO die Fitssc d«r Fù»fo dea Fiiison dio Fosso 0 Fosso V. don
Fiisitoti.

Cosi pure in Rclìco per cs. diccsi uffbnf •= infans.

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_ 16 ^
nome (l’Italiano ancbe il proprio) corno nel genitivo cosi an-
che nel nominativo, per esteso, e non sincopato: cbè se l’ Ita-

liano ora termina gli astrati in ta ed in lù, ognnn sa che la

forma estesa in are ed ute (tade, tude) è l'antiquata, e quindi


di uso anteriore. Inoltre si servono dei pronomi personali e
degli ausiliari essere, avere, o venire per coniugare i verbi, e
sono al lutto privi d’ una voce passiva propriamente delta. Di
più costumano la doppia negazione non giù per levare, ma per
raffonare il senso negativo, terminano gli avverbi di modalità
io menr, mente, e fanno precedere un’ i all’ s accompagnala.
Mon cosi adoperano i Latini per esprimere questi elementi
d’ ogni qualunque giudizio. Nel dialetto romancio, come pure
in quello di Gardena, di Badìa e di Fassa, oltre l’uso delle
voci tchiaceiate acc, ecc', tee', oee‘, uec’, ed il non uso dell* a:

e del q (parimente non adoperali nè dal Sanscrito, nè dal


Celtico, nè dall’Osco) ci si presenta un'altra costumanza es-
senzialmente diversa non solo dalla lingua latina, ma perfin
anche dagli altri dialetti affini, quella cioè di adoperare co’ Si-
ciliani e Sardi l’u etrusco (1) a preferenza dell’o euganeo (per
e. cumprer, ragion, bun, etc. ), e quella di segnare i cognomi
genealogici delle famiglie assai volle non giù dallo stipile pa-
terno, ma dal materno, come p. e. Dalla Maria, Dalla Giacoma
Iliccabona.
Quantunque potessimo diffonderci su altre ben molte partico-
laritù caratteristiche, siamo per amore di brevità necessitati a
contentarci di queste poche, ma essenziali, onde poter da tali

premesse passare senz’altro alla conclusione seguente: Se in un


effetto si riscontrano delle proprietà essenziali, queste si de-
vono altresì ritrovare nella causa, che lo produsse. 0 potreb-
be forse alcuno combinare insieme la IraGla di largo foro col
filo metallico sottile? Come potremo adunque pensare, che Ti-

lt) Nel linguaggio etrusco non meno che giù nel sanscrito la lette-
ra 0 veniva supplita dall’ a pronunziata con suono chiuso, a gui>a
dclTd italiano. Quest' è il motivo per cui si scrivono oggigiorno tal
fiata delle voci osche o sanscrite coll o.

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— 17 —
dioma romancio co’ suoi compagni sia un cfrello della lingua la-

tina, se le menzionate esenziali proprietà linguistiche io questo


punto non si rinvengono? E quindi per non contraddire alla

retta ragione dobbiamo ammettere, che l’ idioma romancio, al

pari degli altri così detti dialetti romanici, abbia per sua causa
il celtico, perchè l'uno stà all’altro nel rapporto di madre e
figlia.

Queste fnrono senza dubbio le ragioni, per cui il Marchese


MalTei ed altri non pochi (che saranno da noi in fine a* nostra
garantigia nominati) sostennero l’antico lignaggio della lingua
volgare italiana, e non la riconobbero per nulla qual metamor-
fosi della lingua latina, ma vetusta al pari di questa per non
dir anteriore. (1) Se costoro però così la pensavano della lin-
gua volgare italiana, sembra, potersi con egual diritto sostenere
altrettanto di tutte lo germane di lei sorelle, o quindi altresì
della così detta lingua romancia. Ma noi, che amammo maiscm-
pre distinguere l’ essenza dall’ apparenza, la materia dalla for-
ma, non siamo inclinati a soscrivere così per intiero alla sen-
tenza di questi autori. Perciò ci limitiamo a patrocinare la loro
causa soltanto rapporto alla materia, non però rapporto alla

forma: chò questa seconda può ad ogni modo aver luogo po-
sto che ci sìa la prima, laddove non trovasi mai forma senza
materia. Per questa qui vuoisi inlenderc l’ elemento linguistico
radicale, e per quella la differenza specìfica accidentale. Per di-
mostrare, che anche l’esterior forma della presente lingua vol-
gare italiana, e consorti, sia coetanea alla lingua- latina, conver-

rebbe far constare, clie i dialetti volgari di que' tempi in lla-

(1) Quest’opinione è sostenuta pur anche da Cesare Cantò nella sua


Storia univ. Tom. III. epoc. 111. cap. 23. n Parlavano, dice egli colò, la
lingua ombra o la osca, /« quale rimase sempre al fondo delle favelli:
italiane; cd anche nel maggior fiore della repubblica usavasi a Roma,
giacché la plebe o la gioventù diveriivasi delle favole alellanc cantale
tu oscojmentre le persone erudite coltivavano il latino; poi quando
1‘ osco visse col volgo limaslo,
In maestà romana declinò, e divenne
padre del noslro volgare, n
3

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— IS —
lia, nelle Callìe, in Ispagiia, non che nelle llezie presentas-
sero ormai tutti que’ caratteri, per cui si distinguono dalla lin-
gua latina: loccliè se riesce, come vedremo, in alcuni punti,
non può riuscire io altri per la scarsezza dei rispettivi docu-
menti neiritalia inferiore e media, e per la pressocchè totale
mancanza dei medesimi nell’ Italia superiore e nelle Rezie. Ciò
che di tutti questi dialetti si può dire con fondamento (checché
certuni ne sostengano in contrario) si è, eh’ essi hanno di co-
mune, come tra di sè, così pur anche colla lingua
*
latina, il

• medesimo elemento. Il prospetto alfabetico (vedilo dopo il voca-


bolario sanscritto e celtico) di alcune voci osche, tolte da Au-
relio Elio Ennio, Pesto, Yarronc, Macrobio, e da aulentiebe
iscrizioni antiche, cc nc convincerà a colpo d’ occhio mirandole
a confronto colle rispettive loro voci latine ed italiane; e tanto
basta per il presente nostro assunto etimologico pratico.
Veduto così in complesso l’ identicità dell’elemento, che han-
no insieme le lingue osca, latina, italiana, come tutte le così
dette lingue romaniche, mettiamoci ad esaminare, se delle for-
me, che caratterizzano queste ultime, l’osca non ne presenti
veruna. Impcrocchò se vi si riscontrassero anche solamente al-

quante, sarebbe ciò prova incontrastabile della priorità dell’ esi-


stenza propria, c della posteriore riforma, a cui soggiacque ,
la

lingua latina, che non cc ne presenta punto.


Cominciamo dal segnacaso. Gli Osciii adoperavano per segna-
caso la lettera d, che nel Dativo premettevano, e nell’Ablativo
posponevano al nome. Se questo cominciava per vocale, prati-
cavano costantemente nel detto modo; non così, se cominciava
per consonante, ove costumavano di apporlo bensì all’Ablativo,
non così al Dativo. Per es.

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— 19 —
Esempi del rnnio modo Esempi del secondo modo

Eiliuv pecunia ( Tangin jussus


^'omlnaSlvo f
' Juv Jupiter * Vereia comunilas

fàtenitivo
' 1 Eituas necuniac (Tangineis jussus
I Juveis Jovis 1 Vercias comunitalis

Deituai- pecuniac Tanginei jussui


Uativo [
1

I
Diuvei Jovi 1 Vcrciai comunilnli

Accusativo ( Eitiuvam, eituani pccuniam i Tanginom jussum


( Juvoiu Jovcia t Vcix-iain fomunitalcni

Eitiuvad a pecunia 1 Tanginud a jussu


Ablativo 1
1 Juveid a Jovc ( Vcreiad a comunitato

Queste voci, quantuuque a primo aspetto sembrino essere di

eleroeuto diverso dal latino, noi sono però, se più da vicino si

considerano. Imperocché eiiiiiv è voce figurata, composta da ci(

e juv, e significa (a somiglianza del gallico V argent fati toni)


aiuto, ossia giovamento della vita. Il nome proprio di Giove
(Juv) si spiega quindi da se. Tattgin trova la sua spiegazione
nelle voci derivate angari, angaria = sforzamento, comando
dato aitine di muoversi oltre, o di operare. Fereia o viria è
concetto collettivo da vir, e significa unione di uomini, o comu-
nità. Da questa medesima radice derivano altresì le voci curia
(co-viria), decuria, cenliiria, curio, decurio, centurio.
Sembra, che la consonante d fosse dagli Osclii usata per se-
gnare il Genitivo solamente ne' composti. Per es. catirti nel
linguaggio osco non sigiiilicava una casa munita di torri a modo
delle fortezze (
castra ;
de' Latini, ma slbbenc una casa rustica.

Egli è per ciò che fa duopo risolvere la composizione nello

voci seguenti: cas-lu-ru = casa di campagna, e cosi si palesa


il segnacaso incorporato nella parola, iti quella stessa maniera
come i Tedeschi nella voce topica irumenier v'incorporarono il

loro articolo d' (die) culla parola romancia me du meiiier = In

contrada della miniera.


Gli Osclii a dilTcreoza dei Latini usavano inoltre la doppia
negazione non per levare, ma por rafforzare il senso negativo.

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— 20 —
l’cr es. .Vi liijii'l ne = ne liabcat (non);-«f^) funi nei = ncque
sii (non). Gli Oàdii adunque coucordaoo in ciò coi dialetti vol-
g.ari iu discorso.
Per rilevare poi, se i dialetti così delti . romanici concor-
dino in aucor altre parti cogli anliclii parlari italici, de* quali sì

vogliono continuazione e propaggine, fa duopo confrontarli ezian-


dio coir Umbrico e col Yolsco.. Giacché gli Apulii, i Brutii, i

Campani, i Frentanì, gl' Irpini, i Lucani, i Mamertini, i Peukelii


o Sabini, i Sanniti nell'Umbria ecc. parlavano bensì l'osco
tutti quanti, ma diO'crivano ciò nulla meno nel dialetto, il quale
più che si distingueva per facilità e per dolcezza, si sarà tanto
più sicuramente conservato e propagato. Ora sappiamo, che gli

Umbri ommettevano l'm nelle desinenze, ed i Volsci riducevano


ad una vocale sola i diltouggi ai, ci, oi. Per es. Deivai = deve,
svai, = svc. Il Vòlsco abbondava nelle dcsincuze di vocali, ed
ommetleva perciò le consonanti, colle quali l'Osco terminava le
suo voci. Per es. dedeat = dedea, estud = estu, set = se,

fasiat = fusia, habiat = hubla ecc. Sicché questo costume,


che è pur quello delle lingue così delle romaniche, non è di
origine posteriore alla lingua latina, ma coetaneo, per non dir
anteriore alla medesima. (I) E se ne' documenti dell'Era volgare
un tal costume non comparisce che al principio del medio e-
vo, ciò non vuol dir altro, se non che prima lutto si registra-
va nella lingua dominante; ma che al cadere del dominio ro-
mano, come i popoli, cosi i loro linguaggi riacquistarono 1' uso
della loro libertà, e quindi se ne servirono. Chi m.ai direbbe,
che gli Ungheresi ed i Slavi dell' Austria abbiano fino a questi

(1) Per questo cd altro ragioni l’opinione di Dòderlein (Lat. sv'n. VI,
40U.), doversi ne’ Volsci riscontrare que’ popoli, i quali ne’ tempi po-
steriori si contrassegnarono coli’ appellativo di M'aUhe, Wulsche, Wol-
sche, anzi che sembrarci stravagante, ci par confermata dai nomi, che
ne’ tempi antichi portavano popoli di consimil linguaggio; per es. i

Votene arecomiei e tcctosagcs nell’ odierna Linguadocca, i Voìeiani della


Spagna Tarraconcse, Volcieiiles ed Volsiiicnses di Toscana cc. nomi
i i

lutti,che hanno per loro caratteristica comune il Voi o Voi, corri-


spondente al celi, col cd al gali. gal.

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_ 21 —
uhiiiii tempi parlato e&chisivameote il Latino, a motivo clic iu •

questa lingua furono Go qui estesi i pubblici loro documenti?


Se poi qualcheduno ci ricercasse la prova anche rapporto al-
l’uso antico dell’ avverbio di modalità colla desinenza in mente,
e dell’ articolo, noi osserveremo, che avendo gli Oschi usato
costruire delle voci collettive colla desinenza in mentii (per
cs. Iristamentli, ara-gentù ecc.), era non solo possibile, ma
benanche naturale, che ne usassero anche in forma avverbiale;
c rapporto al secondo ricorderemo ciò, che già dicemmo di

sopra, constare Gnora bensì che l’Italia inferiore possegga dei


monumenti c dei documenti contestanti 1’ antico dialetto volgare
di quelle parti; non così l’Italia media e superiore, le due
llezie ed altre regioni limitrofe: motivo per cui non ci è per-
messo di asserire alcun che nè di alTermativo nè di negativo sul
detto punto. Osservando però, che tutte le così dette lingue
romaniche usano l’articolo, possiam considerare tal caso più di
natura del dialetto gallico, che non dell’ italico inferiore; e in
tal caso si potrebbe non senza fondamento supporre, che 1’ I-

' tuba superiore, usando 1' articolo, imitasse in ciò il costume gal-

lico, come r inferiore, nel non. usarlo, imitava il costume latino:


linguaggio, nato dalla fusione dell’ Osco indigeno col Greco so-
praggiuntovi. 0 non ci mostra la cotidiana esperienza che là,

dove si parlano due linguaggi, l’uno si appropria assai volle qual-


clie distintivo essenziale dell’ altro? Ciò poteva aver luogo nel-

r Italia inferiore, dove promiscuamente parlavasi l’ Osco ed il

Greco. Dilingues Bruttate* Enuiut dij-ir, quod Brutii et Osce et

Graece loqui soliti sint. E chi sa, se I’ Elcro-osco, ossia I’ Etrusco,


nato dall’unione dell’ Osco col Haseiiico o Ueiico, non vi si di-

stinguesse tra varie altre pariiculariià, anche per l’uso dell’ar-


licolo, niente per altro, se non perchè i Galli antichi (i Celti;),

dui quali è dimostrato che discendessero i lieti (1), lo usavano.


Per es. ‘Ilug = la luce, 'llogd (’llwyth) = la società, l'sjcr

(y-ster) = il torrente ecc. E di fatti que’ pochi monumenti


paleogruGci, che Go qui si rinvennero nelle nostre parli, si di-

fi) Pensieri del conte Rcucdelto Giovanclli. p. 50.

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slinguono essenzialmente per ciò, ebe gallizzano ed euganizzano
patentemente in quella medesima guisa, come que’ dell’Italia
inferiore grecizzano. Di esempio ci sia l’ iscrizione a caratteri
etruschi, clic trovasi sopra un vaso di rame, scoperto circa
l’anno 1S28 nelle vicinanze di Ccmbra. Il conte Benedetto Gio-
vanelli, in allora Podestà di Trento, pubblicando quell’ iscrizione
nell’anno I84à, vi trovò bensì argomento di parlare dei Rezii
e dell’origine de' popoli d’Italia, ma non tentò nò di leggerla
sul serio, tanto meno di spiegarla. \ tale tentativo s’ accinse
l’anno 1846 il sig. Francesco Saverio Matzier, i. r. giudice in
pensione, e noi nel supplimento al priv. Messaggiere Tirolese
IV. 17 dell’anno 1847 voltammo dal tedesco in italiano quel suo
lavoro, corredandolo di analoghe osservazioni. Queste c’indus-
sero a credere quella secchia non già un vaso destinato ad usi

religiosi, (come opinava il c. Giovanelli ), masi heae una misura


parziale (Ksccnku), che, presa tre volte, dava il totale, cioè Tor-
na (urina), della quale appunto in quell’iscrizione si parla; e
quindi la demmo nel modo seguente:
LAPIS li MK LOE
FELZANV
AVPLW PIXIA FE
KSE.MvV TRE (1) VRIXA ZE
TEL N V FLW
XALl NAE.
Questa lezione naturalissima ci porta per necessità alTaller-
iiuliva, 0 di negare l’antichità della Situla, o ,di ammettere
T antichità di quel linguaggio, che parlano i caratteri su quella
incisi. Sunuiicliò rapporto al primo si sono i dotti ormai dichia-
rati per T autenticità archeologica; e quindi convien assentire
pur anche al secondo, e dire, che que’ dialetti, i quali tuttora
si parlano ne' Grigioni, nella Naunia, in Radia, in Fassa, in

Gardena, sono un rimansuglio dell'antico idioma rctico : idioma,


che trova |c sue aflinità caratteristiche ancor oggi ne’ dialetti
volgari della Sicilia, della Sardegna, della Spagna, c delle Gallìc.

(I) Prcndcnilo la lettera T per segno numeralo — tre.

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_ 23 —
Egli è perciò, che intendendo a qualclie sullicienz) questi dia-
letti, &* iotende del pari j’ iscrizione suddetta con tanta facilità,

che riesce quasi superfluo il volcrnclo con italiane parole mag-


giormente schiarire. Chi non vede, che l'iscrizione, la quale si

trova su questo Kseiikn (scenco = misura o boccale) è una


specie di Ditirambo popolare, con cui l' alpigiano {nupinu) s’ in-

vita a pigliar coraggio (/e), oppure ad accendersi di franco ar-


dire (feti) a quel di Bacco prodigioso liquore? Chi non ricono-
sce nell’ ultima strofa il solilo voto, che gli antichi amavano sì
spesso segnar suite otri: Tale vino (l'mu) non venga mai meno!
Egli è perciò, che chi pensasse di riferire le parole delle due
prime strofette piuttosto a Semele, madre di Bacco, che non a
Lavis ed a Bolzano, avrebbe un appoggio mitologico forse non
lontano dal vero.
E l’articolo comparisce egli in quest’iscrizione? Secondo la

lezione del C. Giovanelli (LVPINVPIXIA FE) ci comparirebbe,


non così secondo la (AYPINV ecc. ) Ma
surriferita di ilatzler
quand’ anche l’ articolo mancasse iotierancntc in quest’ epigrafe^
ci sarebbe ancor sempre forte motivo di credere, che gli antichi
lieti lo usassero, perchè anche i Galli antichi (i Celti) lo usa-
vano, non già disgiunto dalla parola ossia dal nome, come si

costuma al presente, ina unito ed incorporato alla voce medesi-


ma. Di questa fatta sembra che sia ben anche l’etrusca LABT,
la quale da oscura che è divieo chiara sull’istante, purché l’A
si proferisca aspirata e chiusa, e vi si segni l’ articolo : L’ hòrt
= praesidialis.

Infatti chi asserisce, che i dialetti romanici hanno comune


coir Osco la materia non solo, ma ben anche in gran parte la

forma, ha per lo meno tante ragioni dalla sua, quante ne hanno


coloro, che asseriscono, essere i detti dialetti lutti quanti una
metamorfosi nata, Dio sa come, dal Latino; venire cioè l’arti-

colo determinato maschile dal pronome Uh, il femminile da illa,

l’indeterminato da unus; altri confondono 1’ articolo determinato

italiano perfino col pronome latino hic, haec, hoc. e lo sognano

dedotto da questo; altri asseriscono, avere i dialetti romanici


appreso I’ uso del verbo ausiliare essere dal Ialino, che per es.

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— 24 — s

(lice: amnltis sum, non riflcUeodo, chequi il tum non fa che le

funzioni dell' ordinario verbo rapporto al soggetto sottinteso, ego,


ed al predicato espresso colla voce passiva amatus: costume,
che già aveano, c dovevano anzi avere, come ogni popolo, cosi
anche gli Oschi antichi per esprimere un qualche giudizio. Altri
finalmente non considerando, che gli uomini per nominare una
quantità di cose consimili potevano servirsi appunto della voca
onlon, enium, cniu (ens cntium, o res rerum) preponendole l'e-

spressione di queir oggetto, che volevano nominare complessiva'


iiwìte, e che potevano dal nome così composto (come facemmo
noi iu questo momento) formarsi l' avverbio di modalità can-
giando la desinenza da u ine, costoro invece dicono, che gl'ita-
liani, e consorti, si formassero quest’avverbio dal sostantivo la-

tino mens, mentis = intenzione, come per, es. in altrimenti


alia mente, oppure lo usassero in forma di allisso per esprimere
il modo 0 la maniera d’ una qualche azione. Ma queste sono
asserzioni, le quali, perchè gratuitamente affermate, si negano
del pari gratuitamente. Si fa presto a dire : lo usarono in modo
di allisso 0 di suffisso; ma credono poi cotesti assertori, che i«
suffissi degli antichi fossero Se lo
sillabe prive di significalo?
credessero, sarebbero certamente in grande errore. Imperocché
in quel modo medesimo,* che gli affissi di heit 1 ) heit ec. hanno
(

in tedesco il proprio loro significato, non altrimenti lo hanno,


anzi lo debbono avere quelli di tutte le altre nazioni; e se non
ne conosciamo il significato, egli è, non perchè un dì non lo
avessero, ma perchè più noi conosciamo,* a motivo che gli an-
tenati non cel trasmisero.
Contro di quelli poi, i quali ci opponessero, portare le lingue

(1) Ifaidus in gotico, c heiti, heit in tedesco antico, significa modo,


maniera. Adelheil è dunque I* espressione astratta d’ un contegno nobiit.*
e manieróso, ossia di nobiltà. N<Ht altrimenti le desinenze in la» e lus,
ed in là c tù, colle quali i Latini c gl' Italiani si forinaood ktro astrat-
ti, avranno aneli' essi il loro significato. Iinperoccliò gli aniiclii compo-
nevano le loro parole ognora con pniMi s'gnificalivc; sicché per rilevare
il senso di simili concetti fa d'uopo risoli crii nello lor parti conslitucnti.

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— 2Ó —
italiana, francese, spagnuola, romancia ecc. il nome di dialetti

romanici, c dover qniodi i medesimi derivare dalla lingua latina

ossia romana, rispondiamo, che, quand’anche non .si voglia (come


pur far dovrebbesi) distinguere fra lingua latina e romana, per
intendere colla prima la lingua dotta e dello stato, c colla se-
cónda la lingua rude e del volgo, fa però d’ nopo osservare,
che tutti questi dialetti portano il nome di romanici o latini non
per la forma, ma per l’ identicità delia materia, su cui tutti in-

sieme si basano: nome, che, comunque in se specifico, divenne


generico per tutti i ridetti dialetti, dacché i Romani, fattisi gi-

ganti in potere e gloria, sopravanzarono gli altri rampolli della


medesima loro famiglia, e non facevano parlare che di sé c per
sé.Quale fosse la lor madre comune, dicemmo; anzi di- già lo

mostreremo maggiormente qui appresso, che fu la lingua celti-


ca. Per intanto non abbiamo cbe a ribattere sul ponto di sopra
un' obbiezione sola, della quale certuni fanno gran caso; ed é,

che que’di Gardena, di Badìa, di Fassa, ed una porzione di


que’ de’ Grigiooi chiamano il loro linguaggio un parlar ladin, c
coDcbiudono da ciò, dover que’ parlari derivare patentemente dal
latino, a motivo che per testimonianza di que’ terrazzani mede-
simi ne portano il nome. Ma se costoro conoscessero un po' me-
glio il dialetto volgare, si accorgerebbero, cbe non i soli abi-

tanti de’ Grigioni e di Gardena* ecc., ma i Nanni ancora e tutti,

i Tirolesi italiani usano questa medesima /ormola ;


non però per
sigoiCcar sUettameole la lingua latina, ma sì bone un parlare
facile, svelto, correvole. Perciò di uno, al quale piovono dirotti
dal labbro ì sarcasmi, o cose simili, usa sciamare il volgo: Che
lingua ladina/ O parlano il latino fors’ anche le rupi, c le carra

ancora ? Eppure il volgo dice de’ primi, che hanno ladini, c dei
secondi, che vanno ladini. (1)

In conseguenza delle cose fin qui esposte ci lusinghiamo, che

(
1 ) Vedi su questo medesimo punto la Nota, che trovasi neH'inlro-

duzionc al vocabolario celtico.


4
— 16 —
noo sembrerà ormai più priva di fondameato l’ opiaione 'di co-
loro, i quali asseriscono, essere i dialelli romanici volgari, so

non bnteriori, .almeno coevi alla lingua Ialina. Ma quale fu poi


quello stipite comune, da cui coll’ andar del tempo, quasi altret-
tanti rami, si svilupparono tutti questi dialetti? D'ordinario si
ritiene per tale l’ idioma greco : opinione, cui sembra favorire
altresì il sig. Giuseppe Daum, prof, dell’ i. r. Ginnasio accade-
mico provinciale d’ Innsbruck, il quale nel Programma dell’ anno
1853, a pag. 22 ebbe a dire, che le tribù ellenistiche ed itali-

che formavano un dì una sola nazione : ciò dimostrare l’ essen-


ziale identità della loro lingua, ed essere perciò la loro origina-
ria unità un fallo storico linguistico. Altri però, siccome notam-
mo fin da principio, tengono parimente l’ idioma greco per un
primo rampollo d’ altro anteriore elemento linguistico, cui nomi-
nano diversamente chi sanscrito, e chi celtico. Noi però, benché
il sanscrito ci comparisca fonte pel greco non meno che pei
dialetti così detti romanici, anzi per lutti indistintamente i lin-

guaggi europei, non siamo inclinati a chiamare con questo nome


il padre di sì numerosa famiglia, a motivo che quell’ appellativo

altro non indica se non un dialetto, il quale era ed è in con-


fronto di simili altri il più perfetto e puro. Non palesandoci
questo nome il popolo, che parlava quel linguaggio, come cel
palesano gli appellativi di francese, di toscano, di hochdeutuh ec.,
perciò fa d' uopo ricerrere alla storia per rintracciamelo.
Senonchè la storia antica non ci presenta popolo, o linguag-
gio di sorta, il quale portasse questo nome. Essa ci dice sol-
tanto, che la stirpe più antica, la quale venuta dall’ Asia popolò
r Europa, fu quella de’ Celti ;
e quindi ragion vuole, che la si

ritenga parimente qual fondatrice del suo elemento linguistico in


questa parte del mondo. E se Pezron a Bullet e Le-Brigaut,
sostenendo che in tutta Europa si parlasse un dì la lingua dei
Galli, intendono per questi que’ Celti antichi, noi siamo più d’ac-
cordo con essi, che non col sig. Maurizio Bapp, prof, nell’ Uni-
versità di Tubioga, il quale nel suo quadro genetico delle lingue
così dette indo-europee tace per intiero della lingua celtica, qua-
siché i Celti fossero un popolo privo dell’ uman dono della fa-

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— 27 —
vell9- (1) Ma siccome la storia ci presenta una volta questo po-
polo, e cel presenta grande pria d'ogoi altro in Europa e Qori-
do, fa d’ uopo accordargli una parte principale, come nel regno
politico, così pure nel linguistico del mondo europeo. Egli è
perciò, che volendo di quel primo linguaggio europeo parlare in
guisa, che il nostro discorso e si conformi alla storia e ci for-
nisca più sicuramente la chiave per disserrare i linguaggi susse-
guenti, noi lo dobbiamo chiamare il celtico. Pér questo egli non
perde i diritti dell’asiatica sua discendenza, nè la natura del
così detto sanscrito; ma sotto un nome storico ci comparisce più
chiaramente padre di que’ suoi figli, i quali con espressione poco
diversa tuttora da lui derivano il loro appellativo, e si chiamano
gallico il primogenito, e vallico (valesiano = walsch) il secon-
dogenito.
Memori dell’ antico proverbio, che canta vel ex plumis quae-
cunque dignoscitur avis, noi per convalidare questa nostra asser-

zione non ci appelleremo all’autorità de’ Classici, i quali ci di-

cono, essere io origine e Celli e Galli uno e il medesimo po-


polo (2), derivare ad ogni modo questi da quelli (3), essere gli
Umbri un primo rampollo dei medesimi (4), e cogli Umbri i Tir-
reni (3), e co’ Tirreni gli Etruschi (6), e cogli Etruschi i Raseni
o Rezj (7) — chè tutto questo altro neo sarebbe che ridir cose

note, ossia perdersi nell’esame delle piume; ma invece attende-


remo per un istante al canto del Gallo d’ India non che del vec-

(1) Grundriss einer sllgemrinen Grammatik ollrr iiidisrli-europaci-


sclu-n Spraclien. Siultgard u. Tùbingon bei Colla 1832, p. 14.

(2) Ipsoruui lingua Celine, nostra Galli a|iptllnniur. Caes. de bell, gali
lib. I.

(3) Galli qui soni Cellici generis. l'olib. — Gallos traduiil Celtici ge-
neris luisse. Plul. in (.amili.

(4) Umbri prima vtlerum Gallurum Sempron. de .Ipcnn. Ura-


proles.
broriim gens anliquissima llaliac exisliiiialur. Diali. dWlic.
(3) Tyirlieni se sulus iiidigenas in Italia aulumant. JUirsil. Lesb. Soli
Tyrrbeni in Italia antiquissimi. Idem.
(6) Romani ipsain (Tvrrhcnam gcntem) Iletruscos appcllant; ipsi
(lleirusci) se ipsos Rasenas noniinant. Dio Ilalic. Aid. Rom. l. J. 30.

(7) Razenui indigeni, qui nunc dicuntur Tyrrbeni et Tliusci. Alanetlion.


— is-
chio Gallo europeo, e confronteremo con esso le maniere de'pu-
nieroii pulcini, ossia ci porremo ad esaminare alcnnc voci san-
scrite, ed alcune celtiche per convincerci come ( già facemmo col-

l'osco), che l’elemento è il medesimo come in questi linguaggi


così pure in quelli, che sosteniamo da essi provenienti.

(
Vedile nell’ annesso vocabolario sanscrito e celtico. — Rapporto
a quest’ ultimo avvertiamo, che U voci celtiche si danno sotto que-

sta denominazione generica senza distinguerle costantemente ne’ ri-

spettivi loro dialetti il ÌVelsh o Cimbreg, il Comtual, l' Iric, l’Ar-


nwric o Bas-Breton ec. )

Se leggendo questi elenchi di voci sanscrite c celtiche da noi

addotte affine di dimostrare, che le rispettive dizioni romaniche


hanno con esse comune il medesimo elemento, alcuno per avven-
tura ci osservasse, che la lingua greca, 1’ alemanna, e molt' altre
ancora derivano da queste medesime fonti non pochi loro voca-
boli, noi replicheremo quello che già osservammo io sut princi-

pio, essere ciò appunto perchè desse son fonti prime, le quali

per conseguenza somministrano le acque anche a’ rigagnoli, che


(iltrauo dalle sponde. Senonchò questi non fanno più parte delia
piena e continuata corrente; ma mescolandosi con altri diversi

umori perdono le originarie lor proprietà, e colle proprietà la

natura, e colla natura ben anche il nome.


Giunti cosi per la via sintetica, risalendo cioè le varie correnti
linguistiche, alla comune lor fonte, la Camitica, la Semitica, e
la Jafetica, ci porremo qni appresso a ricondurre per la via ana-
litica un unico vocabolo dn quella fonte medesima fino alia foce
dell’eia presente, e ciò parte per convalidare con un siffatto

prospetto paleografico le fin qui esposte nostre opinioni o viste,


e parte per dare un saggio di pratica applicazione dell’ etimo-
logìa alla storia.

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Eieaateotfrafla del nome aoatantiva occhio
nelle principali lingue orientali ed occidentali
e loro dialetti

. .
. , verbomm velus interit aelas
Et juvenum modo florent viodo nata vigenl-
que. Jlorat.

V OCCHIO
ebraico chiamasi ain, piar. enim. Marhe, o marita
= vista. (Altre voci ebraiche o semiticlic
intorno a quest’organo a senso (detto in
qnelle lingue una volta Graia sono le
seguenti Scheqitph : protensio oculi ; = )

Bega =
vibratio oculi, o batter d’occhio ;
CUescheph =
praestigium oculi ; Neghed =
prospectus; Chatut, o Chaxa, Chaxjon, o
Chazon =
prospectus, visio; ifachaxch =
visio, in qua quis valde occupatur; il/c-
chexah, o Chalon =
apertura, feneslra. )
siriaco ain, piar. enio.
arabico aioon, plur. ainaton.
turco ajn, plur. aajun, ujuo. (1)
sanscrito an (b’anu soie), ac, aksas, = iks, aksi,
pac, pacy; a^^has chiaro; = laks, luuc
= vedere; dare; == scoprire, vedere; dar-
(is = marg =
occhio, viso, vista mirare,
discernerc = ;
spa^as
;

spiante.
celtico Ygw, wg; ed anche sul, sii, sei, sell, sìiil.
Syliu, sylw,sulw = guardare; gygu, gugi
= gwyl =
sguardo; occhiata, aspetto
gwyliaw = gwylion =
;

vegliare; senti-
nelle;gwylnòsi = veglia notturna.
aibanese sì, sìa.
fili Dico silm, sbin, siti.
magiaro szem, pi. szemek; émes = ébrenni
= vegliare; serkenni = svegliare.
;

greco omma, opsis (contratto da oz-ops), optilos,


opbtbalmos (foro della luce), auge. JVcl
•— 30 —
dialeUo jonico illos (contratto da illops, che
viene dal verbo illoplO, illopizd) e nel do-
rico okos, okkos, opsos. (2)
in lapponico tyalme.
*
t giorgiano thuali, toli.
t latino ocus, oculas, pìur. oculi.
t italiano i occhio, pi. occhi.
> trentino ? occio, pi. occì.
> bresciano * ocq’ pi. oecc’.

> illirico ' oko, pi. oci. /


1 boemo j
oko, pi. oci. okamzeni =. batter
; d’ occhio. J — ^
> polacco < oko, pi. oczi.
rosso j oko, ed anche glas.
francese oeil, pi. yeux.

spagnuolo ojo, pi. ojos.


romancio oeig, pi. eiglias.
di Fassa oedi, pi. egties.
di Badìa oedi, pi. oedii (nel circondario di
|

Cafet diceti ejes. )


di Gardena I uedi, pi. uedli.
'

di Fierozzo agh, pi. agh’o.


lituano akis.
nordico ant. auga. (3)
gotico augo.
islaudico auge.
olandese oog.
sassone inf. oge.
. srezzese oega.
danese oye.
anglossass. eage.
ingiese eye.
tedesco auge.

(1) La voce ain, an, come nel linguaggio turco, così in quasi
tulli gli altri dialetti orientali, non sigoiGca soltanto occhio,
vista, spione, guardiano, ma figuratamente ben anche sole, splen-
dore, magnificenza, magnate ;
quindi il derivato chan = signore,
principe, re, imperatore; in illir. ban (kanus), in pers. banu
= regina. (Vedi Bohien de orig. 1. zend. M; e Fròhlich ele-
mcnl. della gram. illir. Zara 1846 p. 13.)
(2) Colia voce omma l’elemento greco si lega al jafetico, co-

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— 31 —
gli altri sinonimi segno il sanscrito, e si diparte in due diverse
direzioni, una delle quali prende le mosse dalla radice ak, l’al-

tra dalla radice ok. Quella suonava in certi dialetti come ag, ed
aug, questa in altri come oz, op, ops, e ne* composti si trasfor-
mava in oph. I seguaci di quest' ultima (ok) furono i padri del
dialetto celto-mcridiooale, ossia romano, gli altri del celto-set-
tentrionale, ossia alemanno.

(3) È distintivo caratteristico del prisco sermone alemanno


quello di unire- alle vocali celtiche semplici qualche altra voca-

le, e di convertirle così in dittonghi. Per es. mur zs maur,


niut = maut, pen = pein, vin wéin, pilus = Pfeil etc. In
conformità di questa pratica la radice ak da prima pigliò il

suono di auk, poi si raddolcì in quella di aug, auge. Ne’ deri-


vati però, quando si eccettui il raddolcimento della gutturale k
io eh, si tenne fedele alla radice ak. Per es. achten = conside-
rare, betrachten = contemplare, verachten (despicere) = di-

sprezzare, achtbar (spectabilis, conspicuus) = considerabile, habt


acht = in sanscr. pacu, ersic. feach, fate, frane, volt, e ne’ no-
stri dialetti volg. oho, ohè, oj, orcio!

Non altrimenti, il dialetto celto-romano dalla radice ok ed op


dedusse molte voci. Per es. occidens, ferox (di fiero sguardo.
Dòderlein. Syn. X. I. p. 4*2 ), occulcus, ocellalus ecc. ;
optare ( dal
greco opo, opto, optomai = vedere) tanto nel senso di desi-

derare, mirando cioè avidamente alcuna cosa, come pure nel


senso di scegliere (exoptare) guard-ando attentamente due og-
getti per appigliarsi all’uno e rigettar l’altro; opticus, myops,
sìjnopsis, ophtalmìa ecc. e forse ne deriva pur anche il verbo
observare = tenere ossia fissar l’ occhio sopra qualche oggetto ;

non che obcoecare etc. : chè qui i prefissi di oc ed ob non com-


binano per nulla col senso di altre voci similmente composte.
E la radice antica iafetica (an, anu) fu essa nella seconda
dinastia linguistica messa in totale disuso? Oibò; chè anzi ne
conservò delle treccie genealogiche la linea celto-alemanna, e
più ancora la celto-romana : quella più nel senso figurato che
non nel naturale, questa nell’ uno e nell’ altro. DilTatti come l’O-
rientale colla parola chan esprime il concetto di principe o si-

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— 32 —
gnore, perchè sorregliatore e provveditore, cosi I* AlcDiaano ati'

lico, da adoratore del sole qual era. Dominava il suo Dio {/ran,
Godan, Woda», probabilmente perchè credeva, che dall’ alto del
cielo con quell’occhio riguardasse, ossia sorvegliasse il mondo.
In senso non motto diverso anche il Tedesco chiama l’avo A/in,
il dinasta Ahnherr, gli antenati Ahnen in quella medesima gni-
sa come r Italiano chiama i suoi maggiori nnsiani. Notabilissima
però è sul punto in discorso la frase tedesca ; in einem A'it per
esprimere, che iu un batter d’ occhio si compì questa o quella
tal altra cosa. Chi non riscontra in' quel TVu tedesco l’anu ja-
fetico sincopalo, come in deretano la parte, che guarda per di

dietro?
L’ elemento celto-romano fece delia suddetta radice antica un
uso più frequente e più variato sì per derivarvi delle voci che
per comporne. Voci deritate sono tra le altre le segaenti : anus

(
sorvegliatrice), annuire, annuntiare, nuntium, nunlius, nulus, e

figur. (col cambìam. dell’n nell’o eugaueo) adnotare, adnotatio,


nota: tnlte voci, che prendono l’ originario loro signiGcalo dal
cenno rispettivo, che dovasi coll’ occhio, o da un segno che fa-

cevasi per l’ occhio.

Le voci con questa medesima radice composte sono (ante,

quante le desinenze in anus-a-um, le quali in italiano si danno


con ano ed ano, ed in tedesco con an: Per es. i. Sovrano, 2.
castellano, 3. guardiano, 4. decano, 5. pievano, 6. sagrestano, 7.
cappellano, 8. malanno, 9. campanile, 10. altana, 11. anfana eie.
'fotte queste ed altre simili voci acquistano il naturai loro senso
quando s’ interpretano a tenore dei due elementi, iafetico e cel-
tico, di cui SODO composte. La l>ma di queste voci sigaiGca
sorvcgliatore per eminenza (In greco episcopos); la 2 da specu-
latore d' un castello la 3-za è I' anione del testo iafetico colla
;

rispettiva sua versione celtica: cosa, che facevano assai volte

gli antichi quand’ era andato in disuso un qualche termine ;

la 4-ta è il nome generico di chi ha a guardare su dieci; la

y.ia G-ta e 7 ma esprimono gl’ ispettori delia pieve, della sagre-


stia, e della cappella ; I’ 8-va esprime più veramente malum omeu
(
dal greco omma = occhio, segno )
che non l’ infortunio mede-

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— 33 —
sitno: e quindi meglio si scriverebbe col Derni (Orland. inn.

2. 23. 53.) inalano, die non malanno', la 9na specifica uiui

torre, dalla quale coll'occhio si può dominare la soggetta cani-


pagua : sicché la voce campana non ha che un senso traslato

dal segno ottico all'acustico; la 10 -nia e l’ li-ma esprimevano


anticamente quella parte d' un fabbricato, che, posta in alto,

oppur di fronte, serviva ad uso di tpecnla. Dal che vediamo,


che tutte le case (giacché la parte superiore d’ogni casa con
voce provinciale si chiama tuttora altana) erano ne' tempi ri-

moti costruite a foggia di torri, e che la nazione, la quale co-


stumava siffatta architettura si chiamava probabilmente per ciò
turrana ossia tijrrhena, in quella stessa maniera, come i tiran-

nnncoli da queste torri, sede un di della loro barbarie, rice-

vettero l'orrido loro appellativo, quello cioè di tiranni. — Dan-


dosi Tiralis (tirai) per torr'alla potrebb' essere, che questo
nome passasse a tatto quel paese, che o venne col tempo a di-
pendere dal dominio di Torr’alla (Tirai), o chea riguardo delle
basse d’ Italia torreggiava in loro difesa ; sicché gli abitanti con
tutta ragione potevano chiamarsi tiralennes, quia altis turrribus
insidebant, come pure itjrrheni (turrani) quia ab altis turribus
speculabant.
Eccoci con ciò innoltrati nella parte pratica delle etimologi-
che nostre investigazioni, le quali sarebbero inutili qurlora non

servissero di schiarimento alla storia, ma che sono all’ opposto


importantissime se diretto a questo fine. Imperocché vacnholi
sono segni parlanti del rispettivo umano pensiero, c con questi
pili chiaramente che non co’ soli fatti 1'
uomo palesa al mondo
le intellettuali sue prerogative: quindi la lingua dee formar par-
te non ultima della storia d'ogni qualunqno nazione (1). Ma se
un popolo non avesse* per rosda sorte conosciuta l'arte di regi-

strare i suoi pensieri, come noi rintracciare allora questa parte

di sua storia? In tal caso supplisce la tradizione conservataci


per una parte nei nomi dm paesi, dei monti, delle valli, dei fiii-

(1) Dìe untcrital. Dialcktc von Theodor Moinscn. Leipzig. 1930 bei
Georg Wigand. p. lOi-

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— 34 —
mi, dei poderi, delle castella eie. che ud tal popolo un dì abi-
tava e possedeva, e per l’ altra la propaggine del suo elemento,
conservatosi nel dialetto volgare, (1) il quale a somiglianza del-
l’eco delle valli, a dispetto fors' anche di nuove e diverse ge-
nerazioni, che vi s’introdussero, continua quà e là a ripetere
gli anteriori accenti. Egli è vero bensì, che i nomi topici della

prima fatta per la maggior parte in «è piìt non s’ intendono, c


che quelli della seconda, benché intesi, mancano d’ ordinario
deir attestalo di legittimità : motivo per cui da’ pettoruti gram-
matici come vii bastardume si disprezzano. Questo disprezzo
fortunatamente però non è tutto male per le dette voci, chè
anzi è fonte d' un lor grandissimo bene, quello cioè di potersi
aggirar libere sul labbro dell' uom comune, e di non essere cosi
costrette a vestir l’ umiliante divisa di que’ precettori sovente in-
discreti, per non dire despotici. In tal maniera esse presentansi
colle maroule originarie! loro fattezze, e conservano ancor dopo
secoli i tipi inalterati della vetusta loro discendenza. Egli è ap-
punto perciò, che queste sono le voci predilette dell’ archeologo
linguistico, perchè in esse egli trova per lo piìi un terreno an-
cor vergine, nel quale i grammatici nè col raddoppiamento delle
consonanti, nè coll’ inserimento di queste tra le vocali peraoco
non sparsero la fastidiosa loro zizzania. Chi per es. non trova
difficoltà di riscontrare ne’ due un di famosi personaggi aleman-
ni,Ariovisto ed Arminio, i veri loro nomi di Ehrenfest e di
Hermann, appunto perchè i due storici romani, Giulio Cesare
e Cornelio Tacito, ce li modellarono a seconda del proprio ele-
mento linguistico?
Eppure molti siffatti nomi sì proprii che comuni, i quali, a
fronte del cotidiano loro uso, ci divennero di natura tanto pe-
regrina da non saperne spiegare il senso,’ sarebbero, se intesi,
per la storia primitiva di quel luogo, nel quale ab antico ri-

suooano, di non comune rilievo, perchè documenti parlanti di


religione, di politica, di costume, di pratica degli antenati jin
un tempo, nel quale gli annali o per nulla non cominciarono

(t) Veggansi ad esempio tra le voci celtiche i N.ri 493, 800, SOI, 807.

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— 35 ~
peraoco a parlare, o non parlarono che scarsamente. Imperoe*
chè gli antichi non tiravano lai nomi a sorte, nè li coniavano
a capriccio, ma seguivano in ciò fare, sì bene che noi, un qual-
che principio o ragione, la quale poi trovasi d’ ordinarip espres-
sa nel nome medesimo. Se riesce di rilevarne l’ elemento lin-

guistico, allora queste fin qui tacite scolte sciolgono la loro


lingua, e divengono testimoni! parlanti di quella nazione, che
anticamente quella terra abitava o signoreggiava. Riuscire in

ciò importa niente meno, che trovare una nuova fonte per quin-
di attìngere notizie di storia antica o peranco sconosciute, o
per ischiarare d* avvantaggio le già cónte. Dilfalti uua parola di
cui non si conosca il senso, è una specie di tomba che rinser-
ra un morto. Questi risuscita però e parla dal momento, che
si disserra la tomba e si ridona a quel morto lo spirito: pro-
digio, che succede ogni qual volta d’un antiquato vocabolo si

discuopre l'elemento, e se ne rileva il senso. E qual vita inle-


lessanle e nuova non piglierebbe la storia, qual aspetto signi-

ficante e chiaro non guadagnerebbe la geografia, se tutti i nomi


non esclusi i personali, e proprii (1), si presentassero alla no-

stra mente nelle radicali forme dell* originario lor concepimento


e nel primitivo loro vigore e senso! Qualunque voce di siroii

fatta, la quale benché priva di senso, eccheggia tutl’ ora di boc-


ca in bocca, formerebbe da se sola, se intesa, assai volte un
punto importantissimo d'antica geografia e storia, cd obblighe-
rebbe fors' anche a più d' una riduzione cronologica, a motivo
che qualche dinastia è da quest' autore nominata con un voca-
bolo significativo, e da quello con un diverso, ma avente io al-

tra lingua il medesimo significato ; sicché, scoperta questa cir-


costanza, risulta, indicare que’due nomi non già diversità, ma
sibbene identità di soggetto.
Senonchò per riuscire in questo nuovo genere di negromao-

(1) Poli (
August Friedrich ), Die Fersonennamen, insbesondere die
Familknnamm und ihre Entstehungsarten ;
auch unter Bcrùcksichil-
gung der Orisnamen. Eine sprachliche Untcrsuchung. Leipzig. 1833 b« i

F. A. Brockiiaus.

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— 36 —
zia non bastano le sole magiche forze dell' idioina Ialino e gre*

co, ma fa duopo imparare nel vero e proprio suo senso da Zo-


roastro gli accenti per ìtcongiurare le ombre degli antenati, c
per forzar a parlare que' morti. Con questo vogliam dire, ebo
per rilevare il senso della vetusta nomenclatura de’ nostri monti,
fìumi, casolari ecc. convien risalire Goo all'età jafelica, e dal
linguaggio di quella prender lume per rischiarare il bujo di si-

mili tombe dell’ uman pensiero. E affinchè questi delti non si

prendano per idealismi puramente poetici, continuerenu) la pra-


tica nostra applicazione con quell’ uno vocabolo naedesimo, di
cui sopra tracciammo la linguistica genealogia : chè così pili chia-
ramente apparirà la verità de’ nostri detti.

Appena che Dio benedetto costituì I’ uomo padrone e sovrano


signor della terra, e di tutte quante le cose eh’ entro la mede-
sima s’ arrilrovano, gli conferì eziandìo la libertà di appellarle
a suo beneplacito ; e I’ uomo impresse co' nomi alle cose 1’ nn-
pronta di sè, come Dio gli stampò in fronte la sua. Perlocchè
r uomo chiamò ogni somma e priocipal cosa capo, tale appunto
essendo e chiamandosi la somma c principal parte del proprio suo
corpo. E siccome l'occhio da quest’ eccelsa specula mirava e sorve-

gliava la circostante natura, perciò ad ogni oggetto, che trovavasi


in simili circostanze ed aveva un simile ufficio, dava questo mede-
simo nome. Quindi è, che anche al sole, al padre, alla madre, al
prìncipe, al padrone, e perGo alla parte superiore d’ogni odiGzio
egli dava il nome di occhio rispettivamente al mondo, alla fami-
glia, al regno, ai subalterni, alla casa. Così costumava T età ja-
fclka, usava cioè il nome, di cui parliamo, in scuso or natu-
rale ed ora Ggurato con questo di più, |che segnava assai volte
col medesimo vocabolo c I’ organo ed il di lui ufficio, non che
r ufficio c gli uQicianli, sicché il medesimo nome dalla causa si
trasportò airelTello, dal generante al generalo, e da locale di-
venne patronimico; c la differenza del siguiGcalo, che davasi a
questa medesima radice (an) era unicamente segnata dalla vo-
calizzazioDc più breve o più lunga, più aperta o più chiusa, o
dall’ aggiunta di qualche consonante caratteristica. Per es. a»
= padre, san = Gglio (sincopando quest’ ultima voce da ùcù-

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— 37 —
an = uomo del padre) Il nome ebr. Isacco = Gglio del mio
riso, ed i slavi Federowifsc/t e Federowna = figlio e figlia di
Federico, servono d'appoggio a questa nostra spiegazione.
Questo medesimo costume, fondato ne’ diritti dell’ uomo, fu
pur conservalo dalla seconda dinastia linguistica, la celto-greca,
con questa differenza però, che univa posteriormente ali’ eie*
mento jafelico il proprio, prima in parte poi per intiero, ed in

fine lo traslatava nel suo. Conservato per intiero troviamo l’e*


leraenlo jafelico nelle voci seguenti: Daiian (1), che significa ca-
sa-occhio ossia specula, guardia, varda; lerraszano {erez-san) =
figlio ossia abitatore della terra; i4nnnunia, vallala del Tirolo
nieridioDale della da Tolomroeo, Anonia ma che all'etrusca do-
vea un di chiamarsi Anunia, esprimeva la terra do’ speculatori
per eminenza. Perciò il castello dinastialo di delta valle chiama*
vasi Fiati = specula; muti —neh (nones) quindi significa spe*
culalore o guarda*confinc. L. Scanzio, di cui parla una lapide
(trovala a Revò, ma trasportata nel museo di Verona) e dal
quale probabilmente discende in quella valle la schiatta degli
Scanzoni, da veterano e prefetto di centuria vi è appunto se*
gnato per uno di questi speculatori. Ma in progresso di tempo
nelle voci topiche in discorso troviamo l’elemento jafelico or*
mai unito al greco e celtico. Per es. Eppau (epi-an) = alta
guarda, lelan ( lel*an )
= specula del dazio o del confine, mon-
tati (monl-an) z= vedetta del monte, ^enan o pennuti = gua rdia
della terra, lurratt — torre di osservazione, campan — occhio
del campo: significato, che fu in seguito maggiormente schiarito
dall’ idioma gallico colla versione d’ aggiunta oeil : campanoeil =
campanile; d’ onde gli uflìcianti chiamavansi baiti, teloni, monta-
ni (
i Montagna ) campani ( i Campagna ), torresani, ecc. : nomi,
che poi si fecero geutilizii. Un castello era secondo questo an*
ticamenle la casa del dazio o confine, ed il castellano n’era il

(1) Baitan ( il ) chiamasi un tratto dicampagna sul tenere di Ala^


situato fra la strada imperiale ed il Varano di s. Pietro. In un docu-
mento deir anno 1474 leggesi : in ora Baitany sive de la guarda.

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— 38 —
5orvcg1iatore o ipeculalore (1). Finalmente si venne a traslatare
la voce jafelica per intiero nella celtica rispettiva, e dicevasi
guardia, vàrda, JVarihe; ed i funzionarii appellavansi dc'varda.
Dal fin qui dello risulta eziandio il motivo, per cui il Tirolo
anticamente chiamavasì il paese in montanis. Questo nome ca-
ratteristico non tanto accennava ai monti, de' quali è seminato,
quanto alle vedette (mantani) moltiplici e forti, de' quali erano
guernite le sue giogaie in tutte quelle parli, che davano campo
ad un ostile passaggio. Di queste vedette (culm — ano) io cui*
minibus monliuro parlava' appunto Orazio, allorché nell'ode sua
trionfale si congratulava con Augusto, che Druso, di lui figliuolo

adottivo, arces, alpibus inipositat tremendis, dejecit acer plus vice

simplici (lib. IV. ode lA). Con ciò quel poeta volea dir senza
dubbio, che di queste fortezze Druso ne abbattesse più d'una,
c che cosi finalmente trionfasse (l'anno 16 av. Cr.) de’ Reti
ostinati e fieri. Ma in quella medesima guisa come le schiene
de’ monti erano armate di vedette, le quali dicevansi Montani
( nome, che porla luti’ ora più d' un castello e località nel Tiro-
Io), cosi le imboccature dalle valli erano guernite di fortezze,
che dicevansi castelli e teloni (
telania, telonia )
nome, al quale
iu seguito subentrò quello di dusana, clusina, chiuse, Klausen.
Lungo le valli poi, e su certi promontorii ergevansi i turranu
ossia le specole (guardie, guardo, varde, in ted. Warlhen, Lue-
gen) disposte in guisa che da un’estremità della valle si po-
tesse ognor mirare all' altra, e le quali, secondo la loro posizione
0 in alto o in basso, o di mezzo o di qua o di là, o la possibi-
lità di signalizzare da più parti, si chiamavano cpano, bussano,
inessano, vessano, civcssano, terlano, eie. Da queste speculo, fornite
del necessario personale d' osservazione, davasi col fumo, se di
giorno, e col fuoco, se di notte, da un luogo all' altro l' avviso

(1) Di questa anche la voce granito, granitura : voce


falla è por es.

clic ci rappresenta yd rongìunla colla versione della medesi-


In cdtira
ma, cioè colla voce grana.
Vedi nel vocabolario celtico il N. S39.) Pa-
(

lizsala, palazzo sono aneli’ esse di questo genere; giacché pai non è
che la versione della celtica lez, (Vedila al N. 320.)

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— 30 —
dell’ avviciaameato dell' inimico; sicché in brevissimo tempo, e
quasi in un batter d’ occhio, ossia minuto, da un’ estremìlik al-

l’altra, tutto il paese cbiamavasi all’ arme, e di stazione in sta-


zione il popolo accorreva al luogo del pericolo. Per quest’ arte
strategica (appresa probabilmente dagli Oschi antichi, che ss-
• coodo Pesto si chiamavano appunto perciò Opsci, od Opsici
cioè occhinoti, ossia speculatori, e secondo il Greco Skilace di-

cevansi Opiki, c le loro fabbriche OpiGcii) questo paese, favo-


rito per soprapiìi dalla natura del suolo, potè sì a lungo resi-

tere agli sforzi immensi della nazione allora dominatrice del


mondo, sicché Ausonio, cantandone il finale soggiogamento, per
esaltare maggiormente il valor de' Romani, con enfatica espres-
sione chiamollo insuperabile = insuperabilìa Blweiiae. Di que-
st’ antico costume telegrafico allarmante si conservò la memoria
eziandio nella parte or tedesca del Tirolo meridionale, dove
colla voce bilingue di Kreiden — feuer = fuochi di grida, ossia lin-
gnaggio di fuoco se ne rammenta tutt’ ora e 1’ elemento primi-
tivo e r uso. ^

Terminando con ciò questo nostro saggio d’ investigazione eti-


mologica applicato alla storia, protestiam solennemente, che nella
materia in discorso noi non ci teniamo nè per infallibili, nè per
ignoranti. Imperocché in quella guisa che ogni uomo dee sapere
d' esser nato per quindi morire, così ogni Archeologo linguistico
sa di dover più fiate errare per giungere finalmente al vero.
Per la diflìcoltà di sua impresa costui è già multo lodevole, se
ne tocchi più volte la meta, e gli eventuali suoi errori scemano
io tal caso sì poco il merito delle sue scoperte, come il gran-
chio, che per mala ventura s’attaccasse alla perla preziosa, non
iscemerebbe ponto il vanto di quel palombaro ardito, il quale
entrambi li trasse dal fondo del mare. Chi mai da savio lancie-
rebbe di bel nuovo nell’ onde quella perla per isebifo che gli

avesse del granchio ?


Se poi qualche saccente, od adoratore passionato de’ classici
ci bandisse per la nostra impresa la croce, noi terremo il pri-
mo per uomo di debole vista, che si risente delia viva luce del
lampo, ed il secondo per un innamorato, il quale preso dai vezzi
— 40 —
del vagheggiato oggetto, tutto in esso ammira, e punto non vi

distiagne gli acconciatisi abbigliamenti altrui. Tutti costoro cre-


dono d'aver fatto un gran che, quando battezzano una voce, lu
quale non si rinvenga nel dizionario de’ Classici, col termine
sprezzalivo di bassa latinìtii, senza curarsi d'investigar d' avvan-
taggio, se forse non potesse aver un’ origine piu rimota. Attinger
acqua dal rio, che scorre pieno e festoso, è certamente impresa
piti facile e più spedila, che non ricercarne la fonte assai volle
recondita ed accessibile soltanto per chi non teme ne dirupi nè
precipizi!. Chi però a somiglianza degli analizzatori vi avesse dei
fini igienici, non si contenterebbe al certo d’ estinguer la sete
alla piena corrente, ma si sforzerebbe di rinvenirne la sorgente,
alfine di rimediare con quell’onda vergine e pura in sò ed in
altri ad imperfezioni, le quali, perchè inveterate e croniche, al-
trimenti resterebbero prive del loro rimedio.
Egli è perciò, che preghiamo cotesti amatori del classico bello,
che non solo ci permettano di poter ripassare i dizionari!, ma,
poggiando più alto, di sorpassarne eziandio i confini, ailine di
trovare in que’ lessici medesimi ed in altri anteriori documenti
degli appoggi per dimostrare l’ onesta origine non che il buon
senso di non pochi vocaboli, che dai delti amatori sono tenuti
se non come spuri! a! meno per cretini. Senonchè per patro-
cinar con sicuro elfetto non la sola causa dell’ uno o dell’ altro,

ma possìbilmente la comune di lutti questi derilitti, rendereb-


besi prima d' ogni altro necessario d’ imitare i signori Pietro
Monti (Vocabolario dei dialetti dì Como. Milano 1845 ), ed il Boerìo
(Dizionario del dialetto Veneziano) e di rilevare altresì ne’Grigìoni
e nel Tirolo l’ esistenza di tutti que’nomi, de’ quali non. è possibile
di comprovare la discendenza nè dalla così detta gran madre
del Lazio, nè tampoco da altre famiglie linguistiche di data più
recente; ed allora (per toccarne un unico esempio) |non sola-
mente la voce cotse, usata in Badia per esprimere l’attributo di
rosso, comparirà non essere di tutta pura origine Ialina, ma, mi-
randola ben bene in volto ed esaminandone altcnlamenle il tipo,
si scoprirà, che il coecinus, benché tenuto aneli’ esso per figlio

della gran famiglia romana, presenta a somiglianza di lauti ai-

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— ii —
tri il ràdicalé carattere dbì celtica, ossia dèli* avo. \ Tèdi
S|)aracbah Cèltica, p. &7 ).

Al suddello sentito bisogbò 6 vicihd d èoddHt’àré il si{t- dòlL


Gtiglièitno Freuud di Breslavia; chi6risèirtid per altri sòdi lavóri

lessicografici, Il quale nella statè tìèirdnito 18B3 si ^òHò iippd-

sitamente da Londra né' Grigiori e nel Tirbid, affine 'di Hh-


tracciare in loco quelle réliqdib; delle quali fih qu) rU^id-
nabimo; e noi yedétnrtio bò'proprii nostri occhi, àvèrne egli
pescala ormai buona parte. Il medesimo si pdl'terii èÈiaridib In

Gardena, in Badìa, in Fassa, e al sud-est delle alpi ratiche per


continuare le sue ricerche ed indi presentare al mondo il risul-

tato delle medesime. Attendendo noi con vero trasporto questo


suo lavoro, azzardiamo di manifestargli un nostro desiderio,
quello cioè di voler decampare dall’ uso finora introdotto di scri-
vere le voci romance secondo l'ortografia tedesca (contraria alla

natura di quel linguaggio) e darnele invece secondo l’ortografia


italiana: chè così s’appianeranno da se le difficoltà, altrimenti
per r intelletto poco meno che insormontabili, ed a colpo d’oc-
chio si presenterà alla mente il senso delle ridette voci. Chi
per poco non raccapriccia all’ aspetto delle voci romance ma-
scherate alla tedesca nel modo seguente Raitchiun, Tschiutscliia-

saung * c non si cangia d' un lampo tutta la scena, purdiò si

scriva : ragiim = ragione, diritto, ciucciasaiiiig = succhiasangue,


o sanguisuga?
Noi pertanto in vedendo, come uomini di questa fatta divido-
no con noi r opinione, trovarsi ne' nostri monti degli avanzi di

un lingnaggio anteriore al latino, e che rispettabilissimi lette-

rarii istituti da lungi ve li mandano appositamente per racco-


glierli, non temerem più la taccia di stravaganti; e se qualcuno
ciò non pertanto amasse di segnarci per tali, ci consoleremo
con dire, che in sì buona compagnia non si sta male. Cuncios-

siacchè la causa del Quadrio, di Leonardo Bruni , Cimorelli,


Paolo Emiliani Giudici, Gravina, MalTei, non che quella dell’.VI-
Menaggio e Poggio è per l’es-
ciato, di Celso Cittadini, Filelfo,
senzial sua parte (come dimostrammo Cada principio) anche la
causa nostra. Pietro Monti poi. Fortunato Sprecher, Boschioaun,
0

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— «—
Ilormayr, Muchar, Forbiger, Beda Weber, Lodovico Sleub, conte
Beoed. Giovanelli, Gius. Daum, Eas. Sairertp, Giov. de’ Muller,

Frèret, Scbeuchzer, Cambry, Jobaooeau e Niebubr trasportarono


la medesima causa più da vicino sul campo di nostra provincia.

Investigando costoro quali fossero i primi abitatori delle nostre


alpi, e convenendo ne’ Celti, negli Etruschi, ne’ Reti, sostengono
con ciò il nostro assunto. Giacché chi cerca popoli nell’ elé rimola,
cerca del pari linguaggi, e chi cerca linguaggi, cerca in pari i

'

tempo popoli, che li parlarono.

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AVVERTIMENTO

A motivo che ne’ saggi lessicografici seguenti si


danno le voci secondo l’ortografia ora francese, ora

inglese, or tedesca ecc., affine di agevolare all’Italiano


possibilmente la retta pronunzia delle medesime sti-

miamo opportuno di premettere innanzi tutto un pro-


spetto all^abetico de’ segni di vocalizzazione e d’artico-
lazione, che usano i diversi linguaggi, e della loro so-
miglianza in lingua italiana.

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— A4 —
Segni (li vocniitzaiioiie e d' articolazione, che nxaiio diversi
liiigiiagr/i, e loro somiglianze in liiigun italiana.

IL COUniSPOMiE IN italiano
li>ci:a N.
SEGNO ALLA

a Iciipsca, svezzese e duiiese. e aperta p. e. essere.


ae latina e grpca .... «; aperta.
;

ai francese ed inglese . . è. éS il lille le altre


lingue si pronunzia come
sta scritto (ai).
o
a SVPZZOSP O lunga.
all francese ed inglese I . 0> ò; in tutte le altre
lingue au.
an tedesca ai.
aiv inglese o lunga.
ay francese ed inglese . .
è, é.
hh gaelica ...... T.
c francese, spagnuola, por-
tiigliese, ingl, ed olaod.
avanti le vocali e ed i. S.
In lingua celtica, polacca,
e boema suona sempre
come la C italiana seguita dalle
vocali a, 0, w, ossia co-
me il k latino.
c francese, spagn., portogli.
avanti le vocali basse . S.
c bueina c seguita dalle vocali e, i.

francese SS.
(
eh spagn. portog. ed ingl. . C seguita dalle voc. e, od i.
celtica, tedesca e slava . C aspirala come la gieca X.
cz polurca, lituana e russa . C seguita dalle voc. c, od i.
è lituana C chiuso p. e. egli.
;
\
e greca: segno da noi scelto
per indicare 1’ e lungo, ossia l'fda.
ea inglese i od e.
inglese I lungo.
ee olandese e tedesca . . e lungo.
inglese 1.
el
} tedesca ai.
francese e chiuso; p. c. egli.
e,,
j
inglese iu.

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— 4S —
li. CORIUSPOM>E IN ITALIANO
IN I.INGfA N.
SEG>0 ALLA
1 IMI Il
ew inglese iu.
ey inglese e aperto, od i.
f cimlirica V.
ff cinibrica ..... f.
leJcsca e celtica coslaa-
lemenlo gli ; p. e. ghermirsi.
(
francese e lalvulta anche
g l
inglese avanti e ed i .
g ilal. oppure j francese.
i spagli, e greca moderna. <;h leggerm. aspir. (\)
r polacca, lituana e russa. g uv. n, 0 , u, od anche cll.
\ boema y-
gh
g.ielica, e cimbrica . . eh leggerm. aspir. (X)
inglese g av. n, 0, II, od anche f.
tedesca o qualche volta
1
slava h aspir. io prioc., mula
h in line.
celtica leggerm. aspirata.
j

\ lituana e russa . . . muta come iu italiano.


inglese, se breve . . . i
'
i inglese, se lunga . . . ai. In tutte In altre lin-
gue suona come in ilal.

le tedesca i lungo. In tutte In altre


lingue come ìii italiano.
francese se avanti c, ed i; p. e.
sceriuirsì, sniinniiu.
inglese e portoghese g avanti e, ed i; p. c.
gelso, giusto.

(
spagnuola eh (X) forlein. aspirata,
lo lotte le altre lingue
come i.

li tedesca, ed in Inlle le
lìngue che l' usano . . e avanli a, o, ti; p. e.

capo cc.
J polacca 1 raddoppiata ossia II.

lU portoghese nelle finali

suona come .... lì nasale, ossia alla fran-


cese. In tulle le altre
come in ilal.
nih gaelica V.

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— 40 —
IL COBRISPOHDE IN ITALIANO
in LINGUA N.
SEGNO ALLA

lì gaelica, cimbrica, frane,


nelle finali .... lì nasale. Le lingue po-
lacca e lituana indicano
quest' articolazione col
segno (,) che aggiun-
gono alle vocali.
lì spagnuola gn*
ó greca: sengo da noi
scello per indicare 1’ o lungo, 0 sia l'ónaega.
u ledesca svezzese, da-
,

nesc ed ungherese . . e chiuso ;


p. e. egli.
oa inglese o lungo.
ol fraucese oa. In tulle le altre lin-
gue suona oi.

oo inglese ed olandese . . n.
francese od altre. . . 11.
ou inglese lalvolla . . . au.
OlT '1
inglese sta ora per . . au, ed ora per o luogo.
francese oa.
oy inglese nelle finali . . eu.
ph 1
greca, lai. cJ altre . . f.
r boema rss.
olandese come in ital. . sch; p. c. schiamazzare.
sch ledesca sempre per . . SS 0 se av. e ed i p. e.
;

scemarsi, sciancarsi.
sh inglese SS 0 se come sopra.
sz polacca, liliiana, russa . SS 0 se come sopra.
szsz polacca c russa . . . se come sopra, roa più
'
latina e francese avanti vibrata.
t la vocale t . . . . z forte; p. e. palatium.
inglesenvanli ladclta voc. se seguila da e ed i.
th 1
inglese, gaelica, e greca
aulici c moderna . . th ossia t aspir.
francese assai volle . . i cupo.
u inglese ora e, ora In. Neìle altre
lingue II.

fi ledesca e svezzese . . i cupo, che comunemen-


te però pronunciasi co-
me l'ordinario i.
1

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— 47 —
IL COUniSPONDE I.N ITALI.V.NO
SEGNO
IN LINGUA N alla

olandese t cupo.
ut
inglese u.
li lituana e boema . . . U luogo.
T tedesca ed olandese f. Iti tutte le altre lin<
gue così delle ruioaoi-
clip, ed anche nell’ in-
glese suona come il v
italiano.
W inglese e cimbrica . . U cupo, 0 luogo. Nelle
ì
altre lingue lai. ted. si.

suona come il 0 italiano.


X spagnuola eh fortem. aspirata, in
tutte le altre lingue,
che r usano, suona co-
me ks, cs, 0 OS.
/^ inglese ei.
1
cimbrica e chiuso, 0 come il ted. o>
y -
danese e svezzese . . 1 cupo, 0 come il frane.
11} od il ted. U.
russa (
r ) I cupo. In tutte le altre

^
suona come i.
1
tedesca ts forte.
z spagnauola talvolta . . th.
frane., port.,ingl. e greca dSf ossia z naturale.
z polacca, boema, e nel
1
1 segno russo .... se seguilo da e od i, os-
sia come j francese.

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J

— 48 —
Lettere, le quali si icamdano assai spesso nelle diverse litujue uou meno,
che ne’ diversi dialetti d' una e la medesima lingtia.

1> GOTICO IN ALEE. ANT. ED IN TEDESCO


LE LETTERE LAT1>E j

SEGUENTI
si convertono in

N. P. E. N- ì\ E. 1
N. P. E.

I> nebula p* f. .\ifel, ted. Nebel.


C comis h.g. » hamisch, zalim.
tl ducere t tiuhan z ziuhan, ziclien.
frater b brotliar p Prueder, Bruder.
jugum li juk eh Jucli, Jocli.
h velia (via) g weg k Wek, avveri), a^ek;
traliere led.tragen wektragensportarvia
I» pullus r.ph Tuia b.v.pf Fiillen
palma Col ma (flaclie Iland)
porta > Pforle
palus > Pfulil (Prulil^slagno)
palatìum > Pfalz(Pfal7.graf è co-
'
mes puldtìnus)
pater ( atta) Valer, amie. Fater.
parìa bairan geba-liren.
curlus th Kurtli z cliurc, ctiurz, kurz
ingl. short.

a —

In sanscrito e celtico si scambiano spesso le lettere seguenti :

a ia ei, o, j.
aw in al; e vica versa; p. e. Sawdur, soldur, soudarl =
soldato.
awd in at; OU; in ol; al; p. e. Ysbawd, ysbat, ysbai,
yspold = spalla.
c in p; p. e. corcor, corcar {gael.), porphor (cimbr.),
porpr {bas-fìret) = porpora.
eh in S; e vice versa. (Vedi sotto all’ aspirazione).
d in 1 ; p. e. eiddew (chnbr.), iliau bas~Bret.) = vedo.
Elra,elera, edera = licdera. Devr (lonscr.), levir (/al.)
= cognato, od all'ebr. secondo marito.

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— 49 —
io 1 e vice vena; p. e. Cesi (celi.), kisté {gr.), cista (
lai.),
cesta (il.) eie.
in df dhf e t in Id^ e vice versa p. e. epaule, e-
spalda, spadia, {gr.) spallió, = ;

spalla.
in b«
in ly e vice versa p. e. Suris {tamer.), seiros (gr.), sol
(lai.). Cele (celi.), circulus (lai.), cerchio (il.).

in pi, fl; p. e. phiegma (gr.), plemeo, flemen (inGam


inazione) flamma (lai.) — fìamma.
in s; p. e. thalatta, ihalassa, (alem.) Water, (ted.)
Wasser.
in y, e vice versa; p, e. sàs (lanscr.), sys (gr.), sus
(lai.) = porco.
Spesso le lingue derivate si permisero delie trasposi-
zioni; p. e. halon (cdt.), als, alos (^r.), sai (lai.), salz
(teli.) — sale.
L’aspirazione si converte spesso in T, W,
od anche,
in s; p. e. a’in (eir.), o’inos (jr.), vinnm (/al.), Weid
(leiL) = vino; hepta igr.), septem (lai.), sieben (ted.)

= sette liex (gr.), sex (lai.), sechs (led.) = sei ;


=
;

herpò (gr.), serpo (Ini.) serpeggio. Hydor (gr.),

sudor (lai.), svaidas (sanscr.) Sebweiss (led.) = su-


dore. Halivr (celi.), sialon (gr.), saliva (lai. ed il.}.

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DEL UM'.IAGGIO SA^SCRITO

Col nome di Snns-CPlt« che significa lingua piirn, perfet-

ta, intcndcsi quell' antichissimo liuguaggio il quale già quindici


secoli prima dell’ Era nostra pariarasi nelle Indie c scrirerasi
in quella forma medesima come ancor di presente documenti
incontrastabili cel rappresentano. Questa forma, che sorprende
per le sue prerogative linguistiche, giustifica pienamente l’at-

tributo di linguaggio perfetto, e ci fa di più argomentare ai secoli,

che certo doveaoo trascorrere prima che giungesse a siffatta

finitezza e precisione.

L’alfabeto sanscrito conta 50 lettere, ordinate secondo gli

organi della favella : la declinazione ha tre generi, 3 numeri,


ed 8 casi, la conjugazione 3 forme, 0 modi, e 6 tempi. Con
questi mezzi il sanscrito presenta una mirabile varietà di voca-

liizazione, contrassegna tutti i rapporti degli oggetti, e determina


In azioni de' soggetti in tutte le possibili loro circostanze, ser-
vendosi a quest’uopo di particelle iudeclinabili per modificare
il vario significato ne’ verbi. Il carattere sanscrito, dntto Dewa-
nagarì (1), ti scrive da sinistra a destra.
Questo linguaggio ebbe aneli’ esso le sue epoche di sviluppOi I

di progresso, e di perfezione, come altri l’ebbero, ed ancor I

altri l’avranno. L’epoca prima s'àppalesa negli antichissimi libri

liturgici, i Vcrlas, e può dirsi perciò l’età religiosa; la seconda,


che può chiamarsi l’età eroica, comincia con Manus, legislatore
dclf India, e ci presenta le sue leggi ; indi i Puranas ossia gli
annali di mitologia indiana, e finalmente i due poemi giganteschi, I

che questo nome venisse al earattcrc sanscrito dalla città


(I) Vuoisi,

di dove ab immemorabili si conservava ; ed in


Ueiiares, della la santa,
santa città. Letteralmente perù
tale caso significherebbe fcriltura della
Dncanagari sembra «ignilicarc lingua, oppur carattere divino.

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— 51 —
il /ìamayan ud il Mahabbarat, i cui autori, contemporanei ed
emuli di Omero, Valinikis c Vyasas, decantano, I' uno la presa
di Ceylon, e l’altro le guerre tra due stirpi reali. La teria, cioè
r età del rudìiiumento sanscrito, apparisce nelle elegie pasto-
rali di Jujadevas, e nella gra/.iosa Sakuntala di Kulidasas ; due-

poeti, i quali sulle lue cetre modularono i suoni più dolci e puri
di musa indiana. Dopo di costoro comincia l’età del decadimento,
causato dalle irruzioni di popoli barbari, che successivamente
si stabilirono nelle provincic soggiogate, e che mescolarono in
seguito le razze, e colle razze i linguaggi ancora. Per tal modo
il sanscrito, ossia il linguaggio puro, si trasformò in altrettanti

dialetti diversi, quanti sono gli stati, ne’ quali fu scompartita l’ In-
dia e suddivisa ; sicché a nostri d) l’ idioma puro più non si

studia se non dai Bramini e dagli scienziati, in quella guisa ap-


punto, come da noi si studia il latino : il sanscrito infatti non
è più se non il linguaggio liturgico de’ delti Bramini. Il deca-
dimento della letteratura indiana coincide coll’epoca, in cui I' Eu-
ropa cominciò a mandare i primi getti di bellettrislica sua coltura.
Gl’ Indiani diedero per tempo alla loro lingua una forma gram-
maticale e lissicale.

c;n.tn.n.%Tici

Pàttini, il quale visse circa il 300 a. Cr., ed è perciò il più


antico fra i Grammatici giunti a nostra notizia, ci porge ormai
un sistema singolare e compilo del linguaggio sanse., e giù lo

distingue in vecchio e nuovo.


Dopo di costui meritano ulteriore menzione Diksehìia Bhatia,
e fopadeva. L’ opera del primo di questi due, iutitolata Siddhànta

Kaumudi (ediz. di Calcutta 1812) fu in parte tradotta da


Ballanlyne, e pubblicata a Mirzapore nel 18ù0. Quella del
secondo, avente per titolo ihgdhabodha (ediz. di Cale. 182G) fu
resa accessibile agli Europei da Bóhtlingk. Pietrob. 1817.
Fra i grammatici moderni, che invogliaronsi della lingua san-
scritacome mezzo per dilucidare nUn solo i dialetti e la storia,

ma ben anche l’antica ^litologia e tradizione del continente eu-


ropeo, oltre i Colebrocke, Curry, Yates, Wilkins ecc. primeg-

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— sa —
gitoo Bopp (Berlih. 184t) • Teodoro Benfey « VolUlàodiga
Graioinatik der Sanskrilspracbe. Leipiig 1852-54, i

LESSICOCIMiFI
L’ aoEiano fra questi è Yùska, il quale però nell' opera, inti-

tolata IS'irnkla, non tratta che de' vocaboli più rioiarcbevoli dei
Yedas. Più preziosi sono i lessici di Amara-Sinha {Amara-Kosha),
di Hematschandra, a particolarmente quello di Ràdhàkànla-deva
(ediz. Cale. 1819 e spg.)

Fra i moderni meritano d' esser nominali il < Dictionary of


thè sanscril = laiiguage > di ^Yilson. Cale. 1832; il < Saos-
kritwurterbuch > di Bòhtiingk e Ruth. Pielrob. 1833, di We-
slergaard i Radices linguae sanscritac. > Bonn. 1840; di Monier
^ViHiaalS > English and sanscril dictionary, London 1851; non
che l'opera di S. Zehetmayr c YerbaI — Bedeutuiig der Zahl-
wòrter, als Beilrag zur Beleuchtuiig des ursprùngl. Yerlikltuisses
der indogcrmanischen Spracheii zum semitischeo Spracbslam-
lue. > Leipzig. 1854 appo Brokliaus.
Il nome caratteristico, col quale il sanscrito fu conlrassgenato
fino dal tempo dell' età sua florida ed assoluta, ci fa conoscere,
essere nell' India stato in uso un altro linguaggio, connaturale
bensì, ma meno perfetto. Colssto linguaggio fu il così dello

Pracruo, ossia linguaggio di pratica comune e volgare. Come il

mondo muliebre ed il volgo parlavano quest' ultimo, così gli

uomini di coudizione e la nobiltà usavano per decoro il primo.


Il Pracrilo però non diflerisce dui Sanscrito che nella forma più
incostante e ruvida ; ma ambidue hanno insieme le medesime
radici.

La Pali, lingua che vuoisi chiamare piuttosto sorella che fi-

glia della sanscrita, divenne anche essa madre d' una numerosa
discendenza, dacché i Budhisli, scacciati dai Bramini dalla co-
inun patria, si ritirarono di là del Gange, e vi trasportarono
colla loro sella religiosa e tradizioui e letteratura, lo seguito
anch'essa si trasformò • si divise in molli dialetti, talché nelle
isole di Ceylan, di lava e di tutta I' Indo — China più non è
che lingua lilurgic;i, in quella guisa appunto come lo è la san-

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— 5S —
tcrita nel Beognla « ne' paesi di qua del Gange. Tra le lingue
1.
vive dell' India, le quali riipcUo all’ antica e comun loro madre
sono da’ moderni scrittori tal volta chiamate pracrìle, si distin-
2.
guono
3. principalmente le seguenti :

)
L’ indosiana, un misto di sanscrito, d’ arabo e persiano, la
5.
6. quale impiega ora il carattere devranagari ossia il san-
7. scrito, ed ora l’arabo;
8.
) la mnlabara, lingua della più parte del^Malabar;
) la cingalese, che è la lingua dell’isola di Ceylan.

i.) la tamula, parlala nelle parti del Curomaodel;

) la telinga parlala nel Decan, Nizan et.;

)
la caroatara, linguaggio del Misori ;

)
la bengalese, parlata nel Bengala ;

)
la maratta, idioma della repubblica militare di questo
nome.
Olire le qui indicate lingue si parlano nell’ India ancor vari!
altri dialetti, i quali tainn più, talun altro meno s’approssimano
al sanscrito. Di questa fatta è altresì lo zingano, ossia il liognsg-
gio degli Zingheni trasmigrali in Europa.
Lo Zend, che fu il linguaggio di Zoroaslro e degli antichi
Magi di Persia, vuol essere consideralo aneli’ esso più confra-
tello che discendente del sanscrito. Come il Pali ( Pehiwi ) na-
cque dall’ unione del sanscrito col caldaico, così lo Zend dall’u-
nione coll’arabico generò il moderno persiano, che sta allo Zend
in quel medesimo rapporto, come si sta l’ Inglese al Tede sco.
Nello Zend —A vesta ci furono conservate delle preziose reliquie
di questo linguaggio degli antichi Parsi già da gran tempo e-
stinto, come un Sanamè ( Schanameb ) di Firdausi ed un Guli-
stano (Gulislau) di Saadi ci forniscono degli esemplari di stile
persiano moderno, che alle radici indiane accoppia le arabiche
raccorciandone l« desinenze.
L’afgano, il curdo, il beiucci (belulscbi )
ed il puclo non sono
che ruzzi dialetti persiani, che sì parlano nel regno di Kabul,
alle frontiere dell’India, e delle tribù erranti. L’osselico, altro
dialetto di questa fatta, il quale si conservò in una tribù del
Caucaso, è un aulico monumento, che ci documenta la via te-

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— 54 —
Duta dallo popolazioni indiane nella grande loro migrazione
verso r Europa.
Tutti questi linguaggi non solo, ma ben anche tutte le così

dette lingue romaniche, le alemanne, e le slave ancora conte*


stano ne’ loro elementi la primitiva discendenza indiana (1).
Tra le lingue romaniche noveriamo il celtico (del quale dare-
mo no vocabolario a parte) il frigio, il greco, l'etrusco, il la-

tino colle così dette lingue rustiche; il gaelico e cimbrico, ossia


r ersico cd il Bas — Bicton, il francese lo spagnuolo, il porto-
ghese, il romancio, ed il rappresentante di tutti cotesti linguag-
gi, cioè r italiano volgare.
Per lingue alemanne intendiamo lo scando, o nordico an-
tico, co' suoi derivati: il gotico ed il tedesco coi due suoi dia-
letti dell’ alta e bassa Germania, il sassone, e l' olandese ; e li-

nalmente l’anglossassone ossia l'inglese: un misto di tedesco e


di normanno ossia francese.

Le lingue slave comprendono il lituano ed il lettico, il ciril-

liano, 0 slavonico co' suoi derivati : il russo, il serviano, ed il

croato, il boemo co' suoi dialetti : il polacco, ed in vindice.


Per dimostrare a colpo d'occhio l’ affinità genetica di queste
famiglie linguistiche, e principalmente la loro comune discen-
denza dall'antico stipite sanscrito, facciam qui seguire un pic-

colo vocabolario, dove, in ordine alfabetico nostrano, le voci

sanscrite si troveranno poste in capo alla rispettiva loro Ggliuo-

lanza, e viviam sicuri, che nelle faitezse de' figli ognuno riscon-
trerà ben tosto le sembianze paterne.

(1) Vedi ad esempio le voci svasr c rvucura nel qui annesso voca-
holiirio sansrriio, c climicr c cìiwegrun nel celtico, le quali si palesano
raflinilà fonica clic passa Ira le gutturali c le sibilanti sanscrillc c
celtiche.

> Sisifo

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I

— 55 —
Onni^'R UKLL.Vtl.FJLBKITO SA!V«»CniTO
co' segni soslituiti alle lettere sanscrite, toro nomee valore,
espressi alla francese.

Sl:c.^o N o u E VALORE

a a C9 ò
a A a lungo
i i
i breve
1 1 I luogo
11 ou U breve
Vocali ù OÌI Ù lungo
r = ar ri r liquido
r = àr ri r luogo
1’
= al Iri 1 liquido
1 = al hi 1 lungo

al ai e lungo '

Dittonghi
al Ai e—
au au (ilal. 0) O lungo
I au Au o —a
Atsonanze
n an ù finale
| s ah h finale

‘‘*
k ka k
kh kha kha aspiralo
Gutturali S e S
gh gba g aspirato
n gna «n
c tcha (ilal. eia) tch (it. c’)
eh tchha (il. ciab) tch (il. c’h) asp.
Palatine J dja (il. già) (il.gav. eedi)
Jh djba (it. gibà) (ìt.g’h)aipir.
n joa (it. Igea) jn (it.g’n o sgn)

t Ita t farle 0 duro


th uba th doro ed aspir.
Cerebrali d dda d doro
dh ddha d duro ed aspir.
>1 oha n duro

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— 57 —
AllBItKVlATIIIlB

afg« afganislano imi» = indiano


albati» = ulbaneso irl» = irlandese
aleni» = alemanno isl» = islandico
ailgloss» = ungloisassone il» = italiano
arb» = arabico lat» = latino

arili» = armeno lelt» = leltico

arme» = armoricano lit. = lituano


BaS'Bret. = Bas-brelon mar» = marallo
base» = basco magg» =: maggiaro
beig» = belgico nicd. lat» = med. lalinill

boeiii. = buem> noni» =: nomadico


cali» — canarico olaiul» = olandese
celi» = celtico OSS» = osselico
cliilb» =: cimbrico pars» = panico
COp» — compio pari» = particola
Clir» = curdo pers» = persiano
tlacr. = dacoromano poi» = polacco
dati» = danese pori» = portoghese
ebr. = ebraico prac. = pracrilo
ers» = ersico prep» = preposiziona
elio» = etiopico proV» = provenzale
flgiu» = figuratamente prus. a» = prussiano antico
fr» = francese rei» — relico

fr» aut» = francese antico rolli»= romanico


gatl. = gadelico ru.ss»= russo
gael» = gaelico sard» = sardo
gal» = gallico scan» = scandinavo
gol» = gotico seni» = semitico
gr. = greco sery» = serviaoo
gr» IH. = greco moderno star. = slavo
illlr.= illirico sp» =: spagnuolo.

s

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— è8 «-

srez. = svcueie TUlac.= V alacco

STÌZ* = svizzero TOl.= volgare


ted. = tedesco Tolgm. = volgarmente
teut. = teutonico zeud. = zendico
tur. = turco zing. = zingaro
ungh. = uBgherese

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VOCI SANSCRITE

6.
1. À (prepos. ) ìau ad, fr. ù, ì(. a, ted. an,
2. Abbi; gr. amphi, peri, lai. — circum,
amb ,
per, i(, eircoo —,
peri —, per —, ted. um.
3. Abbi. lat. ambio. Da abbi = amb, ed = ì ire. — Le
voci i(. ambire, ambizione, ambizioso nel significato di va-
nità e di fusto, sono perciò prese in senso figuratp.
4. Acar^ lat. accorro, it. accorro.
Acitif gr. ogdoékonla, lat. ocloginta, gol. ahtaulehand, ted.

aclizig, it. otlunla. Ut. aszlunos deszirotis.


6. AcniaD; gr. akme, lai. acumen, ir. punta, picco.
7. Acran, lat, lacrima, ir. lagrima, ted. Thrjae.
8. AcriSy gr. akris, lat. acies, ir. punta.
9. Àcudarcan, gr. oxyderkia, lat. ed it. perspicacia. Da
acus =
penetrante, vivace, e dare = vedere.
10. Acus. gr. òkys, lat. aculus, it. acuto, penetrante, frane.
— gali, aìgii.

11. AevaSf aeva^ arvat? (Dacorom. épà scavalla); *end.


acpa, aurvut; nom. a^pò; pere, esp, esb; orni, asb, érvar;
afgan, as ;
Ut. aszwù, gr. ìkkos, ippos; lat. equus ; ungiate.
eliu ; ted. Pferd, Ilengst (cavallo iutiero); teand. ior. — L* o-
riginaria voce sanscrita nel maschile de’ dialetti romanici andò
perduta, ma nel femminile vi si conservò: tpagn. yegua; pori.
egoa; proti, egua; fr. ani. aigue; vai. eapé ;
tgrd. ebba =
cavalla.

12. Ade gr. «dò, esdò, esdiO; Ut. edmi; fot. edo; gol. ita; ted.

esseo ; it. piaoginre. Adalf gr. edòn ; lat. edens ; got. itands ;

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«A XfX.I ^ANSCRITr.

led. essend i li(. óJa«. Adakas^ lai, rdax; il. edace; lit.

cdikas; ruts. iedok = mangiatore, divoratore. Allan, ada>


uail) gr. edar; lai. edulium ; ruta, iedeniie cibo.
13. Ada, lai. addo ; il. aggiungo.
14. AdhLstÙ, /ut. adsto, &ii|ieisto ; il. assisto. Adllislas, lai.
ad^tans, assistens; ir. usiante, soprastante, assistente. Da adhi
= — a ,
sopra, e Siila = sto.

15. Adi, lai. Iiodic; i(. oggi; led. beute.


16. Agas, ahis, ahi, gr. rebis; Hi. angis; lai. anguis; il,

bisria, serpente, vipera; feJ. Ecbs ( Eidecbse = lucertola ). Se


conrruntìamo con queste voci sanscrite la lat. saga, c la ted.

7/f. re ( strega, fattucebiera )


troviamo, ebe sì questa che quella
si fondano sull' idea dell' (infernale) serpente; e la voce lai.

od il. anguilla (ted. vini) signifieberebbe serpente acipjalico.


17. Agais, gr. nigle; lai. ignis; Hi. ugnis; rtiis. ogn ; il. fuQ*

co (
aggel. igneo ).

18. Agrail, gr. akron; lai. corona (


figur. per sommità d’ un
monte); il. cima. Nel Trentino suole il volgo parimente dar j

alle allure de' monti il nome di crònc.


19. Aliali, zend. azem ;
j>irs. mcn ;
gnel. e cimbr. mi; gr. cgd ;

lai. ego; IH. asz; ilav. az ;


russ. ii; scrv. ja ; hoem. ga ;
poi.

ia ;
gol. ik ; aleni, ili; led. idi; olan. ik ; tri':. j:ig; don. j<-g ;

ingl, i; fr. je ; fpag. yo ;


pori, eu ; roin. ieu; ir. io (volger*
mente mi).
70. AidaKas, lai. boedus; il. capro; led. >VidJer.
71. Ailiùdacail, ^r. endeka; lai. undecim ; il. undici; IH-

vvicnolika ;
miss, odinnadent'.
21. Atkas, gr. eis, en; lai. unus ; il. un, uno; gol. aiiis ;
led.

cins ;
ingl. one, on ;
miss. odo. Aihas. a, nn, lai. u-— —
nus, — — um. a, Aikail = singolo;aikataras uno dei =
due ; aikalamas — uno fra tutti.

23. Aira, Ifa. pc. 6; lai. iji, jim, ila, uliqu^; Ut. ]•; russ,

ei ;
gol. e ted. jii; ingl, yea, yes ; fr. — j j,
oui ;
il. si, co>i-

24. ;\Jnàlns, gr. agnólos, lai. ignotus; il. ignoto.


25. Akkà, allò, gr. atta; lai. alavus, alava, atta; il. avo,

ava; ted. irit. All, Atto, Aelli = padre, Crossati »= avo. I

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;

CI VOCI SANSCRITE

26. AksaS) aksi, e fìgur. anche an. auily {i(. akis ;


gr. okos,
opsos, unge; lai. oculus ; i(. occhio; icd. Auge, DIick, Lug,
volg. Lucg. Deriva da laks. lauC; iks = vedere. Acllas
= conspicuus; i(. considerabile; (ed. achlbar. Aksas signif.

(ìgiir. anche centro, ruota, perno.


27. Aksnay ersic. casnadh ;
la(. tempus ; i(. tempo.
28. Alig) lat. alligo; t(. collego.
29. Alitas^ lat. allus ;
il. allo. Da al^ lat. alo; ir. alzo, ali-
mento, allevo.
SO. Amai; lat. amaiis; amante. i(.

31. Amalas. marakas, inarimaii; gr. marasmos; lai.

.morbus; il. malattia, morbo. Da mar = morire, ed am =


patire.

32. AmartaS; amariyas. gr. ambrotos; ini. immorlalis; ir.

immortale. Da a = non, c lliai'las = mortale.


33. Ambà; gr. appo, appiia ; lai. ava (amita?); ir. madre
volg. mamma.
3<i. All; a (
partic. privai.); gr. an — , a ; hit. in — ;
un —
gol.

tal. un — ,
olili — . Deriva dal verbo ami; Ùil = amputare,
sottrarre, levar via ; dal che si vede,' che anche queste par-
ticelle in origine tutte si foiidauo su d’ unu voce di rispetti-
vo significato.
33. AliaieaS; lat. iniquus; il. iniquo.
se. AnnS; gr, anemos; lui. halilus; il. anelilo, alilo, spiro.

AllilaS; = spirilo, ariin'o, anima.


37. AÙgaS, hit. ungnsltis; ir. angiisin; lil. ankszlas; rini. nzkii ;

gol. anj!vvus ;
lai. cng. Da tiiig = resti ingere, angustiare;
ted. beengen, angsiigen.
38. Ani; lai. anr.uo; il. annuire; icd. zuneigen, nicken.
39. AliJaiiaU; lat. uiiguenlum; ir. uiigueiilo; fr. oing ;
led.

Unschiill = sego.
AO. AnsaS; hausaS; gr. nessa; lai. anser; il. anitra; led.

Knie.
^il. Alitar; anfnras; aiiyalaras; anyas; Ut. aniras; gr.
allutrios; lat. alter; il, altro; /'r. aulre; inp/. olher; gol. au-
Ihar ;
led. uuderei'.
. . ;;

62 voa fA^(C>lTK

AatarbU) lai. ioterfui; it. ci fui.

43. Antarly lai, intereo; da antar = iuter, ed i = ire :;=

perire.
44. Antaritan, lai. interitus; il. rovina, perdizione.

45. Antran^ gr. antron; lai. antrum; i(. antro, spelonca.

46. AnUy (prepos.); gr. ana — , {<i(. deano, super —, ad —


if. ri — a— , ,
sor —
49. Anudaro, gr. anaderkd ; lai. aspicio, respicio, inspicìo ; i(.

guardo, riguardo, sorveglio. Da ano = ri, e darch =


guardo, vedo.
50. Ani^jan^ gr. anagennaó; la(. agoascor; it, nascere dopo la

morte del padre; ted, nacligeboren.


51. Anujnil^ gr. anaginoskù ; lai. agnosco; it. riconosco. Da
ano a — ri= ,
— ,
ed Jna = gnosco (il. conosco).
52. Anupracb) ru<(. naproczu; lai. imprecor; il. priego i*

stantemente; ted. bitte, nachfrage, anspreche. Da anu — im,

e prach = precor.
53. Ap, lat. habere; it. avere; fr. avoir; got. haba; ingl. bave;

ted. Iiaben. ^

53 Vj. Àp, zend. àp; pers. àb, àv; afgan, ubo; celi, abn, aba ;

got. ahva; hi. aqua; it. acqua.


54. Apa, (prepos.); gr, apo — ;
lai, ab — , op —, contra —
jf. a, via, conira ; ted. ab — op — ,

55. Apaì; gr. apeimi ;


lai, abeo ; it. vado via ; ted. abgelie. Da
apa = ab, ed i == eo.

56. Apastà* gr. aposlaò; lai. abslineo; il. m'astengo; ted. ab*

stelle. Da apa = ab, e Slhé = sto, slineo.


j

67. Apavad^ gr. apaydaò; lat. oppono; it. contraddico, dis- I

suado.
58. Api, (
prepos. ) ;
gr. epi ; lai. ap — , sup — ,
super ; it. op —, i

sup — ,
sopra ; ted. auf.
{

59. Apidh«t, gr. epilithetni ; lat. oppono ; il. soprappongo.


60. Ar, arch, gr. iena!; lat. vadere, it. andare. Ari, hi. ito;

fr. allez ! Al*tis,. artas = andata, corso.


61. Àras, gr. atés; hi, ed il, arma. Arus = ferita; ari*

= guerriero, armato. i

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. ,

VOCI sanscrite C3
62. Arbhas^ (jr, orpiianos; lat. orbus; ii. orfuuo. Da arb =
orbare (privare, vedovare) destruere.
63. Aré, jr. eirgo; lat. arceo ; tl. cìngo, rinserro: d’ende il

lai. arx := fortezza, luogo munito.


6 S. Ardh, gr. orò; lat. orior; i(. ergo, spunto, cresco. Arddhis
= vegetazione. Queste voci, come si vede, derivano il loro
senso da ardh = terra, ted. Erde.
65. ArhaSo gr. arclios; lat. archi — ,
ir. arci — , bigi, ardi —
ted. erz —
66 . ArJ, gr. ergaomai, archd; lat. rego, ago, opero, conficio ;

il ir. parare (comperare, imperare ecc.), muovere, spingere. Da


questa voce sanscr. acquistano il loro senso le desinenze la-
tine in arius (carpentarius, armentarius ecc.), c le italiane in
aro, njo, iere.
67. Arksas, gr. arktos; lai. ursus; i(. orso. Ne deriva forse
la voce il. volg. orco?

68 . ArTf gr, aroA; lai. aro; ir. aro, fendo; Ut. arn; russ. oriu.

La voce ted. Arbeit (lavoro) sìgniGca perciò propriameute la-


voro agricolo.
69. A89 astan^ gr. einai; hi. esse.; it. essere; fr. étre; ted.

seyn.
70. Àsan, Asis, asti, asma, «sta, asan, gr. éa, 6s, 6,

émen, ète, èsan ; lai. eram, eras, erat, eramus, eratis, erant ;

fr, étais, étais, était, étions, cliez, étaient; i(. era, eri, era,

eravamo, eravate, erano ; ted. war, warst, war, waren, warei,


waren.
71. Asfdat^ gr. anizòn; lat. assidens; il. assidente, assessore;
ted. ansitzend. Da Asad c= assideo.
72. Asman (ed anche) naSf nan, gr. òmas, ammas; lat. nos;
ir. noi; got. unsis; ted. uns; Ut. mus; russ. aas. AsiDAkaO)
gr. emón; lai. nostrùffl; ir. di noi.

73. ASmaty «end. abmat; pers. mà; ^r. (Imeteros, nòiteros^ lai.

noster ;
romane, nostre ; fr. notre ; spag. uuestro ;
pori, dosso ;

il. nostro; goT. unsar; ted. unser; ohnd. ons; tves. war; dati.

wor; ìngl. onr.

7&. Asmiy asif astff tend. ahmi, ahi, asti; pers. em, 1, est;

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,

Oi YCCl SAMSCRMK
gr. elmi (emmi), eis (essi), esii; Ut. esmi, ossi, esti ; ruts.

estri', esi, esl' ; sìav. iesni’, lesi, iesl’ ;


po/, iestem, iestes,

iesl ;
boevi. gsem, g^i, gcsl ; lat. sum, es, esl ; spag. soy, eres,
es; porr, sou, es, Ite; fr. suis, e?, esi ; rom. son, est, es; it.

sono, sei, è; gol. im, is, ist; teut. piar, pisi, ist; ted. bin,
bist, isl; oland. beo, besi, is; iiigl. sm, ari, is; svcs. tir;
dall, er in tulle Ire le persone, ma cambiando a somiglianza
del Celtico (vedi questo alla voce is) i rispettivi pronomi
personali. — • Il plurale del verbo as (essere) temp. pres.
mod. ind. trovasi alla v. smns»
7ó. AstauiaSf gr. ogdoos; /ni. oclavus ;
it. ottavo ; (it. asztun-
das ;
rusi. osmyi ;
got. alituda ;
ted. adite —
76. AStailf gr. oktò ; bit. octo ; ir. otto; fr, Iiuit; iiigf. eigl ;

got. alitau; led. adii; /it, asztiini; rnss. osili.

77. Aslai'saill = sternebam, astarisyaill = slernercnr. DjI-


r inrio, stai* = che
steriicrc: come ,
dal si vede, il sanse,
venga a formarsi l’aoristo, ossia l’imperfetto pross., prepo-
nendo alla radice a. — Startas =
la vocale slratus.
Vi. Aslhif gr. osteon, ostoyn ;
bit. os ; it. osso.
711. Asthiil^ osila) semi, eùstre; i/!ir. usta; gr, stoma; lat.

OS ; it. bocca.
80. Asti'aU) fiirail) tùlM) gr. astron; /ut. astrum; it. astro;
iìigl. star; got. starino; tcJ. stero. Da as = splendere, ar-
dere.
SI. Asti!) santi!) gr. està, este; (estùsan, estùn); lat. esto
sunto; it. sii tu, siate voi.

SI. Asyaiui) — sjasi) — syali, — sydinqs, — syatha)


— Sjauti) gr. esomai, es»), eselai, esomeda, csesde, csonlai;
lat. ero, eris, crii, erimus, eiitis, erunt; fr. semi, scras, sera,
seroos, serez, seront; it. saiò, sarai, sarà, saremo, sarete, sa-

ranno. — Questa forma verbale in sanscr. non è mai ado-


perala sola, ma sempre in unione con qualche verbo; essa
gli dà il bhavisyaiui futurus
siguifìcato futuro. Per es. (

sum ) sono per essere, vengo ad essere z= sarò ilhqsjàiul ;

= darò laiksyami ; leccherò daiksyanii indiche- = ; =


rò ecc.

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. . ,

vo(u sa->s<;ritk 6a
83. Atha^ lat. Uem ( atlamen ), t(. così ; volg. cosilU.
84. All, gr, e lat. aot — ;
if. pie — ; led. vor —
85. Atl\ gr. anleimi; {et. anlcco, antecedo, precedo. Da atì =
prò, cd ì = cedere (
gire).

se. Aticarf lat. autecurro ; i(. precorro. Da ati = pre, e


car = correre.
87.AUSf gr. àelos ; lat. avis ; it. augello ( avicella ) ; ted. \o-
gel, Adler; it, aquila = àtls.
88. Ativart; lat. anteverto; il. diverto, rivolgo. Da atl s*
ante, e Tari = verlo.
89. Atman, atma^ gr. aytmé ; lat. animus ; gol. aiima ; tei,
Odenn, Alhem,' Sede ; it. anima, spìrito.
90. Atulf lat. attoilo; it. innalzo.
91. AncilaSf gr. au\cdcis; lat. aiictus; it. aumentato.
92. AuJ = vivere. — Da questa voce deriva la celtica atei =*
aevum, vita; e quindi le voci etrusclie avil rii, che spesso si

leggono sugli avelli ossia moounionli sepolcrali, s’ interpreta-


no nel senso di vixit aimos. — EiciieaiiofT Parallèle des lan-
gues ctc. N. 324. — Vedi la voce Ris.
93. Aujas = vigore, forza, potenza ;
gr. akmé ; lat. aagmeo-
tum (aiigesco); it. aumento, auge; led. lluhe, Ilobeit. Da
atlj = vivere, prosperare. D’onde l’esclam. gr. iò, evoi ;
lai.

10, euge, evohe; it. evviva; tecl. hoch; ungb. eljen ; ,ruM.
zivio !

94. Av, gr. oió; lat. aveo; if. desidero, auguro; ted. wùoscben,
wolleo.
95. Ara (
prcp. ) ;
gr. apo — ,
aph — ; lat. a — , ab — ; il. a —
de — ; ted. ab —
90. Avalihf gr. apoleichO; lat. ablingo; ted. ablecke; rus>. o-
blizu ; if. volg. lecco via. Da ava = ab, e Uh = Ungo.
97. Avasthftf gr. aphistemi ; lat. abstìneo ; it. m' astengo ; ted.

abslehe. Da ava = ab, e &tha = stare.

98. AviS; av4 gr. ois ;


lat. ovis, aries; Ut. awis; ni», owen ;

11. pecora, ariete; tei. ^Yidder. Avilùy lit. awelè = peco-


rella, agnello.
98. AjaOv iyatdt ktaO) lat. i^ ea, id; gai. is, si, ita; Ut. jis,

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. ;

«6 TOCI SJk.NSCRI-nC

ji, — ; ingl. he, «he, it; ted. er (dieser), sie (diese), es (die-

ses); rutt. on, ona, odo, e oe'composli i — ,


ia, ìe — it.

questi, questa —
100. Ayas, àjasaa^ àras, gr. urèi; hi. aes, aeris; Ut. wa-
ras; nielli, ani. ai uz; gol. aiz, eisarn ;
ted. Erz, Eiseii ;
it. me-
tlllo, fvITO.

101. AjatiSf gr. aelas; il. etate, età. AyilS^ gr. aiOa ; lai.

aevum ;
got. aiws ; i(, secolo, ossia lunga età.
102. Badila bàdh, gr. palassò; lai. b;ituu; il. ballo (abbai*
lo, danneggio): fr. bais; ingl. beat; Ut, badau ;
riiss. bodu.
103. BahuS) bahuIaS) gr. pacliis, pacliilos lai. pinguis, pin-

;

guedineus; i(. pingue; ted. bauebig (da Baucli = ventre ).

Cliiamast forse da ciò in ital. la nutrice balia, volgar. baila,


quasi ballila?
104. Bala^ Int. robtir; ìt. forza (balìa .^).

105. Balia, balat, ht. pollens; got. balths; t(. baldo, valo-
roso. Da bai lat, valere, prosperare; Ut. waldyti ;
poi. wla-
dac (= regnare; Vladica = re, reggente); ted. walten = go-
vernare, Gewalt = potere, gewallig = potente.
lOG. Bàlas, gr. pòlos; lat. pullus; il. puledro; got. fula ;
ted,

Fùlien; ingl, foal. BÌIaS signif. anche Gglio, e bàlà figlia.

Da bai = vivere, prosperare.

107. Balh, ^r. blùchaomai, mòkazò; lai. baio; fr. béle ;


it. be-
lo (da belare); ingl. bleal; Ut. blauju; russ. bleiu ; (ed.

blucke.
lOS. Bàluhà, 2a(. balux; i(. oro minuto ossia in polvere. Co-
me la voce sanscr. così pure la zinghena balu, e la roaratta
wàlru significano sabbia, polvere. La spagn. baluz = verga
d’oro. Palacras (al. palacas) Ilispani, ahi palacranas (al. pa-
lacurnas) = massas auri; ùdem, quod minutum est, Balucem
vocant. Plin. 33, 21.
109. Bandhas (legame); gr. pedò; lat. pedica, compes; ir.

piedica, laccio, impedimento ; ted. Band, llinderniss. Bandita-


Tas, gr, penderos; lat. socer, parens; i(. suocero, parente,
congiunto; (ed. Verwandter, Schwiegervater. Dabadh, bandh
= impedire, legare. Derivano da questa medesima radice for-

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VOCI 8A^scR^ni 67
(‘anche le voci il. benda, binda, bindella, bìndolo, bindola-
mento ?

110. Bhakta = servire ; donde ambascia = servizio, iocom*


benza, ed i derivali ambasciai.*), ambascialore.
111. Bhar^ gr, pherò, phoreo ; lat. fero, pario; il. porlo, par*
torisco ;
got. bairan ; anglou. baran ; isl. bera, bari, baere ;

iiigl. bear, baer ; bclg. beureo ; sass. inf. obbeuren. Da bhar


derivano lanlo la voce ital. bara, quanlo la led. lìahre (anlm.
Bahra), le quali in senso slretlo significano ferelro, ed in

senso lato {gr. phoreion )


qualunque istrumenlo da trasporto.
La stessa voce barca pare non significhi altro che bar' — ac-
qua, io ebr. gnilil. abara; sicclic il nome topico Bet — abara,
dove con barche passavasi il Giordano, direbbe in lingua no-
stra casa 0 stasione del porto. — Come la sanscrita, così al-
tre lingue congiunsero colla voce bhàr olire l’idea del por-
tare (lai. Terre ), anche quella del parlorire, del produrre e
del fruilificare ( Terlililas), ossia del portare sì frulli della
terra che del ventre; ed è perciò, che bharus (parens) in
sanscr. significa marito, =
bhùrja bhartis = moglie, e
parto. Così i Sassoni antichi intendevano pòrere
per bairan
(parlorire), i Franchi per = fruclum
ònrida ferens (fruttife-
ra), i Tedeschi aniirhi per onbàrcml = non per un- pariens,
bang = sierilis, ed i Ted. moderni per gebàhren — parere,
per Gcbàhrung = parlus, venendo con tal voce ad esprimere
lo sgravarsi che fa la madre del frutto del suo ventre. Quin-
di era ben naturale, che anche a questo frullo medesimo non
meno che all'alimento, cui a tutti somministra la madre na-
tura, imponessero il medesimo nome. E di fatto il Latino, a
somiglianza del Siriaco bar = figlio, chiama partus (natos),
e l'Italiano parli i figli in opposizione ai parcnles (genitori)
che li procrearono ;
il Goto, lo Scando, e lo Svezzese chia-
mavano il figlio (iiifanlem) barn, l' Anglossassone Bearn, e lo

Scozzese bairn. Gli antichi Normanni al contrario appellavano


Barn il granaio, ossiq il magazzino dei frulli della terra, d’ on-
de le galliche voci di bcrnier, e barnai -,
e gli Angloss. chia-
mavano Bcrn, Bereiun = horreum vel aieam, in qua frumen-

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V(u;i SanschitiI

Ioni repon«b»(ur. E chi ta, se i Celti noii cbramassero il pa-


ne bara appunto perchè esso è un parto della sempre fecon-
da madre terra. (
Vedi nel Cellic. la voc. Bara ).

112. BhàS; gr. phèós; lat. fax, lux; jt. face, fuoco; ted. Fa-
ckel.

113. Bhastrà^ gr. phóstAr; lat. feoestra ; i(. finestra; tcd.

Fenster: voci tutte, che indicano un pertugio, per cui pene-


tra la luce. La medesima voce sanscr. è presa altresì per si-
gnificare dei corpi lucenti, per es. gli astri; e forse hanno da
essa il loro nome aèche le bragie (carboni ardenti).
It^. Bhaugyailf gr. phagein; lat. edere, epulari; it. mangia-
re. Da bhaks = volg. pacciar.

115. Bhaylsyantf bhavltar^ gr. phy<òn; Ut. buseoi; russ.


biiduczi; celi, bitli ; lat. futnros; fr. futur; ir. /iituro.

IIG. Bhiksns^ gr. piòchos; lat. posceiis ; il. mendicante, pi-


tocco. Da bhiks pitoccare.=
117. BhraiSf gr. phrissó; /nr. frigeo; /!. frissonne ; ir. ho fred-
do; ingl. fright ;
tal. friere.

118. Bhraisat^ gr. phrisson; lai. fiigens; il. freddo, raffred-


dalo; tcd. frierend. Da bhrais = tremare.
119. Bhrastrail; gr. phrygctron; lat. frixorìum; ir. graticola
(volg. gradella); ted. Bralrost. Da bhrasj^ gr. phrygò,
phryssó; lai. frigo; ir. friggo; fr. fris; r«ts. ptiazu; tcd. brale.
no. Bhràtar, bhràtà, bhratri, gr. adelfos; lat. fruler; ir.

fratello; Ut. brolis ;


russ. brut; gol. brolhar; ted. Bruder.
1^1. BhU; bbaTltUD) gr. phymi, phyomai (phó); lat. fieri ;

Ut. biiti; russ. bywal'; ingl. be ; cclt. bed, bhilh; ir. diveni-
re. BabbllTa, Ut. busvan ;
gr. pephya ; lai. fui (
fuvi ) ;
ir.

fui. Coir unione del verbo sanscr. bhu con altra voce ver-
bale si formarono i Latini il loro tempo futuro ;
per es. ama
— bo = amabo; locchè comprova, che le desinenze de’ verbi
non meno che quelle degli aggettivi sono tulle prese da voci
in origine significative.
1^2. Brù^ lai. loqui; cclt. bear; ir. parlare (affine è brontola-
re, barbottare, ted. brottein.) L’ersico 6rur/inn = ciarla, ed
il cimbr. brud — racconto, derivano perciò dal sanscr. brù.

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TOCI SAnSCMTC 69
1%3. Bakkanan^ pr. bykane; lat. baccina, buccinarn; t(. boc-
cioa, trombetta, tono, squillo; led. Posauoe. Da bakk =
gridare, urlare.
ili. Bukkas, bukkà. gr. tragos; lai. hircus; i(. bécco, ted.

Dock. Aidakas^ lai. haedulus; ir. capretto.


125. Ca^ gr. kui; lat. que, et; ir. ed, e; fr. et; ted. lind. Que-
sta congiunzione sauscr. ca si attacca alle feci a somiglianza
del qne latino.
126. Cadf lat. cado; il. cadere. Cacada = cecidi.
127. Cada« lai. quando; i(. quando volg. co'.

128. CaisaraSf lat. cuosaries; il. zazzera, chioma.


120. €ak gr. klcò, klaA; lat. clamo; ir. chiamo.
130. CÙIàf sàlà (chiusura); gr. kalia, ay'è; lat. cella, aula;
il. cella, sala ; icd. Zelle, Zcit, Tiille, Saal.

1.31. CalacaSf gr. kylix; lai. calix ;


ir. calice; ted. Kelch.
1.32. Calamas^ calas^ gr. kalamos; lat. calamus ; ir. calamo,
canna ; icd. llulm.
132 Vj- Calas, gr. kelés; lat. celer ; ir. celere, spedito. Da
calf gr. kelló; lai. cello; — fr. cc'cre; ir. — celerò. Credesi,

che da capala (rapide) possa derivare I’ ersico capali = che-


vai; ir. cavallo.
133. Cùmanf camanùn, caiua, gr. kdma ; ir. calma, quie-
te, pausa (coma); fr. calme; ingl. calai. Da cam ~ calma-
re, comporre, rappacificare.
1 3i. Camiti-' lat. comis ; ted. zahm ; it. blando.
135.
*
CÙnd, gr. gaiioó, ganyo ; lat. candeo, — cendo; il. can-
didare, candificare, incendiare; fr. — cendie; ingl. kiiidle ;

ted. ziinde.

13C. Candat, lat. candens; ir. splendente, candido. CandaS)


candl’as^ = luna, candore; quindi la frase: candida luna.

137. CaùktiaSy gr. kogche; lai. concila; /r. conche; il. conca.
138. eailSii; /nr. censiis, sensus; ir. censo, senso, opinione; led.
Ziii'T.
,
Siiiii. Gaastai* = censitor. Da t*ans '
censeo, sentio.
139. Gap, ( rompere); gr. koptò; fr. coupé; ingl. ebop ; Ut.

kapoiu ; ru». kopaio; lai. {copiata =t beccamorti, becchino);


ir. estinguere, accoppare (volg. copar); fr. touper.
70 oci SAnscniTB
140. Gapalas, kapàlaSy gr. kephale; lai. caput; il. capo;
(ed. Kopf.
141. Car (muoversi, avvanzare); gr. clióreó; lai. curro; il.

corro, àcar accorro; cat^ara= = cucurri.


142. CàraS; = corso, rotazione; d'onde il lai. currus; {(.car-
ro, carrozza ; alb. carri, kerrà ; ted. Karren.
143. Carnis« carn(i;an< gr. keras; lai. cornu; i(. corno; gol.
haiirn ;
led. Ilurn. CariìgiQ = cervo, cervino.
144. Catan^ gr. ekaton ; lai. centum, il. cento; gol. hund ; ted.
liuiiderl ; lit. desziml ;
ritst. sto. Sahasran ^ mille.

145. l^àlaS; lai. casus; il. caduto, volg. cascò.


146. C^ath; gr. kedó; lai. caedo; il. abbatto, recido, percuoto,
danneggio. Caoatha = cecidi. C,athat, (*ahtas = cattivo,
— cida ; cathyaU; gr. kedos ; lai. cacdts, — cidiuui ; i(. (orni)

cidio, danno.
147. Calhat, rathaS; lai. pravus; i(. cattivo. Da oath ^
nuocere, danneggiare, ferire.

148. Gallir^ gr. tcllare<; lai. qnatnor; il. quattro; gol. fid-

wor; led. vier. Caturtlias^ gr. tetarlus; lai. qiiartus; il.

quarto; gol. lìilsvurllia; lil. Kelwirtas ;


riiss. oeetweriyi.
149. Catvarincat) lai. qua'draginta ,
il. quaranta; gol. fìd*
wortigiis; lil. k(durios deszìmiis.
150. Cauchilas, gr. kokkix, lai. cuculus; il. cuculo (vulgar.
cucii, cucco); led. Kuknk.
1.51. caya, cinibr. cae, cas; gad. cai ; basbrrl. kaè, kè (dótu-
re, cliaje, qiiai); vicd. lai. Caya, ceage, cliai = casa, edifi-

cio. Akayà^ ersic. acaiclli = dimora, abitazióne. Caya sem-


bra derivare da óliad = tegere ; c quindi sarebbe nominato
il tetto per tutta la casa. (Vedi la celt. eoe.)

152. Gayitas* gr. kuitaios; lai. quielus; j(. quieto. Da Ci =


dui mire, riposare. CayaS; cayalas, lai. quies; il. quiete;
lil. kajus; rtm. kui. Clii non sarebbe tentato di sospettare
alcun rapporto tra la voce cognth e la frase tirol. tedesca :

La$t mi in Kailh = lasciami in pace?

153. Cikha^ cikharaSf Ut. kankaras; lai. cacumen ; i(. gre-


sta di monte, cima. Potrebb' essere, che i nostri villici custu-

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TOC! SANSCRITE 71
mino chiamare la te&la zucca, non già Ggm. dai noto vegeta-
bile, ma più degnamente da fikha — parte suprema. .

15à. ella. lat. sìIpx; il. selce; gol. Iiallus; led. Kiesel.
155. CIras, ciran, elrshay gr. kraneion; lai. cranium ; ir.

cranio; Icd. volg. (ìriiid.

150. Cirri^jaSy oirsis, Im. cirnis, crinis: ir. crine, crespa.


Tulle queste voci hanno per loro rondumenlo la radice cir
(ind. sir; caiiar. sira; maral, sliir: semi, siraiiu; onscl. ser,

saro; enrd. ser, sari; afgan, sar, sòr; per*, ser; ting. sher,
ker; celi, cern ;
alban. criè, kriéi), che sigoilìca la parte su-
prema dall’ uomo, ossia il capo, la lesta, voigm. creppa, led.

Grind ;
e le aggiunte ne caralteriz./.ano le diverse parli e fun-

zioni. Convertitasi nelle lingue celtiche da cli* in ccr la si

ritrova nel medesimo modo in cervix, cerebruin, ccrvìcal, ccr-

mins, lucerna (occhio) etc. Presa in senso fìguralo, sia in modo


assoluto che relativo, questa radice divenne l’ appellativo di

principi ((hro?), duci, e superiori d' ogni genere (Caesar, Bel-


lisar, Siroes, Sire). In questa medesima guisa ancor noi di-
ciamo, farsi capo, mettersi alla lesta, capitanare etc.
157. Glalsas gr. kleisis ; lai. — cliisio, clausum; i(. cliiudi-

monlo, chiosa; icd. Klanse. Da clls = chiudere, rinserrare.


158. CrakIdhaSf craddhàlas^ lat. credens, credulns; ir. cre-
dente, credulo. Da crat sicuro, = fermo, e dhà = ba-
sare, postare.
159. Craiyas, gr. charieis; lai. gratus; il. grato, caro. Da
caru = bello, amabile.

160. Crai, lai. certe; il. certamente; led. siiher.

161. CritaSf lai. ccrlus; il. certo, sicuro.


167, Criivas (liquore. Guido), lai. cruor; it. sangue (aggel.
cruento, crudele); lil. kranjas.
163. Cita. lai. quo; il. duwe; led. wo.
161. CucsaSf lai. coxa; il. coscia, gamba.
163. CupaSf lai. cupa; il. coppa.
166. CÙr, gr. heros; lai. heros; it. eroe; led. Held; d’onda
certi credono derivato llerold = araldo.
167. IJnskaSy Clishhay per*, khushk ; xend. huska ;
gr. say-
;

71 roa SASSCHITB
kos; lai. siccus; ìl secco; Ut. sau$as; tlav. sucfaiì; l>OKh.

chukiioa. f^aSiSy sasiSy Ut. saasìs; lai. silis; t<. sete.

16S. C,Tacuras* Hi. szeszuras (mnrilì paler; composto dal peri,


sliùlier = niaritus) ; dac. cruscu, cuscru ;
ami. gétour, sgé*

sour; slav. swekor ;


jr. ekyros ; /al. socerus ; it. suocero; alb.

vypiilieri; gol. swailira; a/em. aiit. suigar ; niiglots. svegr; ted.

Scliwàlier, Sdiwieger — Valer; gr, ekyra ;


slav. swékrow’
alb. vyéliiiera; lai. socrus ; it. suocera; gol. swaibro; ted.

Scliwiegpr — Muller.
169. GTacuryas, cvacnr^ga, peri, kbùser; /it. szwógeris
(vtasc.) zwégerka {fon.), oppure swùious, swóinc, ed aucht
déwci'is (mariti frater), làigouas (iixoris fraler); slav, svoyàk
(ni.) svoyacériitsa (/*.); alem, ani. swùger (mariius sororis),

geswige, geswie (
uxor fralris ) ;
fris, ant. swiaring ; lei. Scliwa-

ger (m.) Schwageriu ({.) dac. cuoat, cumoatu ; lai. cogaa*

lus, — a ; it. cognato, — a, volgoi. cuguà, — da.


170. Crailf CUnaSf cun, zend. epa; peri. ant. spa, ka; peri,

mod. seg; afg. spai; curi, sai; slav, subuka ;


gr. kyon; lai,

canis; il. cane (volg. caù )


alb. keu ; Ut, szuu ;
cimb. cua ;

ted. llund.
171. Cvas» lai. [cras; il. crai, domaoi ; CTastinas c= era*

stiniis.

172. gr. galós; lai, glos; il. cognata.


173. DÙ; gr. doù, didorai; lai. ed il. do (dare); dadatlf gr-

dedùka ;
lai. dedi; it. diedi. Datar (dalor) = benefattore,

datri = benefatlrice . Darus = liberale, munifico, ge-

neroso.
174. Dacmas; gr. dekate; lai. deciraus ; it. decimo; gol. iai-

hunda; ted. zeliol — ;


/it. deszioUas.
175. DacaQ 9 .gr. dcka; lai. decem ; il. dieci (volg. dese); gol.

taihun; ingl. ten ; tri. zehn ;


Ut. dcszioit; rusi. desiai'.

176. Dadamif dadas^ dadati, lai. do, das, dat; it. do, dai,

dò ;
gr. didonai. ^

177. Dahamaoi) dhauian, damas, gr. domos; /«t. domai;


it. casa (Duomo) domicilio ec. Da ahà porre, slabilù'Ci =
fabbricare.

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,

VOCI SAJiSCIllTK 73
178. Uaiuinì; gr. daklylos; iat. digilus; fr, doigt; i(. dito
(voi. dè).
179. DairaS) duva; zend. daéva; pers. div; gr. deios, theos
dis; 2i(. diewas; lai. divai, 0ens; i(. divo, Dio. Daivikas;
gr. deikos; Ut. diewiszkas; lat. divious; i(. divino. Daiva =
diva, dea. Oaiyata = deità.
180. Dak^s, daksiius, gr, dexios; lat. dexler: it. destro,
esperto; Ut. deszinis; russ. desoyi.
ISi. Daly Ut. dallyiu; russ. dieliu ; it. taglio, fendo; (ed. Iheile,

spalle.DalitaSf Ut. dallytas ; i(. tagliato, diviso.

182. DaiUy gr. damad;,la(. ed it. domare; ted. zàiimen. Da-


inanas = dominus; dain = domina (dama) ; danias* dà-
myat) gr. damas, damaon ; lat. domaiis, domator ;
ir. doma-
tore, guerriero, vincitore. DainitaSy gr. demetos; lat. do-
niatus ; ir. domato.
. 183. Dànau, gr. danos; lat. donum ; i(. dono, offerta; Ut.
dunis ; russ. dan'.
184. Dant^ danta^ gr. odus; lat. dens; ir. dente; lir. dan-
tis ; ted. Zabo.
185. Dare 9 gr. derkiaomai, derkomai. dercò; lat. video; ir.

guardo ; lir. dyru. Darc^ darcis = occhio, sguardo. ( Ne


deriva guercio?)
186. Datar^ dàtàf gr. dòter;] lat. dator; ir. datore, datrice.
187. Dattis, gr. dotis; lat. dos; ir. dote.

188. Daa, dvis^ gr. daid, daizd; lat. ed il. dividere; ted.

theilen. Didrnisa, gr. dedaika ; lat. ed ir. divisi. Didvisaif


gr. dedaismai; lat. divisus sum.
189. Dérr^ lat. levir ; Ut. deweris = mariti frater = cognato.
190. Dharày gr. era; lat. terra; it. terra ferma, suolo. Da
dhar = fermare.
191. DhartIS) gr. deresis; lai. duralio; ir. durata. Da dhar
= tenere, durare; (ed. dauern. Dharat^ gr. deros; lai. du-
rans; ir. durevole, che tiene; ted. dauerhaft.
192. Dbatar^ gr. thelòs; lat. stator, fuudator; ir. fondatore.

DhatoSf gr. thesis lai. ; basis ; ir. base, fondamento, dado =


piedistallo. Da dhà, gr. deò, demò, titbeù, tithCmi ; lat. fun-
10
74 VOCI SAiSSCllllL

do, statuo; it. fondo, pongo, stabilisco. Questo verbo sanscr.


sembra essere l' originaria radice per tutte le voci, latine ed i

italiane, che terminano in ia$, tà. P. e. lat. civitas; i(. città;


|

ted. Stadi. Le voci domus e domicilio derivano egualm. da


essa.
193. Di'ana^ gr. genos; lat, genus; it. genere. :

194. DiCf gr. deikó; lat. ed it. indico, dico.

19o. Didaica, gr. dideieba; lat. didici. = insegnare


Da dtc I

(
instruor).
196. DlyaS) lat. dies; it. dì, giorno. DiTatanas = dintinus;
dinas =— dinas; it. —> diano. Da diT = splendere del
sole.

197. Diyamaoas^ gr. deomenos lat. minus habens, minutus ; i

it. diminuito, menomato, manchevole; ted. mangelhaft.


198. Drài) gr. dardeò, dardanò; lat. dormio; it. dormo. —
Viene da questa radice il verbo sdraiarsi?
199. Dradacan, gr. dodeka ; lai. duodecim ; it. dodici.
200. DYaisas, gr. dais, diaireisis ; lat, divisio, lis ;
il. divisio*
ne, dissensione; ted. Zwist.
201. Drayan, gr. doié; lat. dubium ; il. dubbio; ted. Z^eifel
(
Zweiwahl ).

202. Dvl^ dui, d?au, gr, dyo; lat. duo; il. due; fr, deux;
bigi, two; ted. zwo, zwey. DtÌS, gr. doos; lat. bis; it. dop*
Dvidhas
pio ; raddoppialo. OÌTdhà= d’ ambo le parti. =
Dviliyas =
secondo; ted. zweiter.
203. £d, ad, gr. esdicin lat. edere it. mangiare ; ted. essen. ; ;

204. Galb, galbh, curd. chalin peri, gbalis arab, kàlin ; ; ;

ture, ghaeliz alò. gkùllure ted, volg. ( al basso Reno ) kalf


; , ;

,
ted. gail (
per es. galle Erde = terra pingue ) ;
it. grasso, cor-
pacciuto, forte. Vedi il celi. calb.

206. Galias, lai. gula; it. gola. Gul = inghiottire; lat. glu-
tio; rust. glotaiu ;
teck schlucken.
206. Galiua = rigore, severità. Ossei, khal = superbo. Seroit.
chayl = forza, potenza. L’ Italiano per esprimere un movi-
mento dell’ animo consimile usa la frase ; caldo di sdegno.
207. Gam, gr. comizù, kambaìnò ;
lai. gredior; it. cammino.
|

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'

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VOCI RAMICRITE 75
D’ code cammino = via, e l’ espress. di roed. lat. coma —
strada.
208. Gar, Jiigar^ ffr.
egciró ; lat. vigilare; inspicere ; it. guar-
dare, sorvegliare ;
led. «acbeo. Jagaras = guardia ;
/V. gar-
de ; ted. Wache.
209. GarbhaSf lai. corpus ; it. corpo ;
led. Kòrper.
210. Gardhas, lai. ìngluvies; it. ingordia, ingordigia (estre-
ma avidità sì di cibo come di qualunque altra cosa, cbe avi-

damente s’appetisca); ted, Gierde, Begierde. — La voce it.

ingordia, siccome composta da in e gordìa, ci fa conoscere,


cbe l’ultima era un dì, a somiglianza del sanscrito, ancbc se-
paratamente usata. GardhuSf Ut. gardus, it. ingordo ;
led.

begierig, gierig. Da gardh = bramare ; ted. begebren.


211. Garban^ gr. chòros, chortos ; lai. bortus; it. orto, giar-

dino (luogo guardato, rinchiuso, assiepato); gol. gards; ted.

Garten, llori, Gurt.


212. Garv = aggravare, opprimere.
213. Garvat, glirns^ lai. gravis; ir. gravoso, pesante.
2Ki. Genaka^ gr. genetor; lai. genitor; il. genitore.
215. Gdiasls* gr. geysis ;
lai. gustus; it. gusto. Da ghas =
gustare, assaporare, f«d. kosten.
21G. Ghauras^ lat. hurrìbilis; it. orrido. Da gliur ^ oppri-
mere, angariare, seccare ; d’ onde le desinenze de’ sost. in u-

ra : sciagura, seccatura, paura, ecc.'


217. GhÙkaSf lat. ulula; it. allocco, gufo ( volg. cucco, dugo);

ted. Kauz.
218. Gir, gar, gira, gr. góris; lai. vox, lingua, garritus ; it.

grida, grido, garrito (degli uccelli), gergo, gorga? Da g?,


gar = gridare, parlare, garrire ; ted. girrcn. AIBne è il gr.
gargarizò; med. lai. gargarare; dac. rom. graire = parlare.

Gira = discorso.
219. Gras, gr. graò; Ut. grauzu ; ritss. gryzu ; lai. edo, epu-
lor ;• it. mangio, divoro. — Viene forse da questa voce sanscr.

la dizione italiana mangiar da grass, bottega di grascina (


gra-
scia)? Il maggior diletto, col quale si appetiscono questi cibi
locebè viene appunto espresso colla voce sanscrita) sembra
(

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76 VOCI SANSr.RITF.

appoggiare questo sospetto ;


giacché un pesce non può essere
grasso anch’esso? e il borro sarà cosa magra?
270. nailà, lat. hilaritas ; it. ilarità, allegrezza. Da hll^ lai.

Iiilaresco; t(. rallegrarsi; hilat« lat. hilaris; il, ilare.


2'21. llalin* gr, kolonos; lai, colonus; i(. colono, coltivatore,
contadino. Da baU gr. koloyò ;
lai. colo; Ut, kalu ;' ruta, ko*
liu ; i(. coltivare.

222. Hansif hansas, gr. ó chèn, chan ; lat. anser ;


i(. oca ;

gol. aus ; dan. gaas ; svex. Goas ; ted. Gans ; {i<. zasis.

223. Hard, hardajan, gr. kear, kardia; lat. cor; {(.cuore;


gol. Iiairto; ted. Herz; Ut. szirdis.

224. Hathas gr. odysie, odysis; lai. odium ; t(. odio; gol. ha-
lis; ingl, hate; ted. Ilass.

22!5. Haura, gr. óra ;


lai. bora ; it. ora ; ted. Uhr = orologio.
Questa voce però nella domanda : IVie vici Uhr ut es (
che
ora fa?) è presa dai Tedeschi nell’ originario suo signi-
fìcato.

226. Hima = neve, freddo. Himan, haituan, gr. cheiroon ;

illir. zima; lat. hyems. Uimallns, lat. hiemalis, gelidns; it.

iemale, freddo. Himarat = nivosus, frigidus. Bimàlayas


(/mao, monte nel Tibet) = luogo di perpetua neve coperto.
227. Uiranan, gr. chrysos; lai. aurum ; i(. oro.
225. Hjas, lai. heri ; fr. hìer ; il. jeri. Hjastauas, lai. he-
stcrnus; gol. gistra ; ted, gestern ; tn^l. yester.
229. Jagaras, gr. egersis; lat. vigilia, excubiae; t(. guardia,
guardiano; fr. gardc; ted. Wache, làger? Da gar, Jàgar =
vegliare, sorvegliare.
2.30. Jal, Ii(. szalu ; lai. ed it. gelare. Jalan, lat. gelu; il. ge-
lo ; Jalas, Jalitas, lai, gelidus ; it. gelido.

2.31. Jan, gr. genoaó, gignomai ; lai. gignere, generare; il. ge-
nerare; Ut. gemo, gaminu; gol. geinam. Jas, Janas, Jatas,
Janilas, gr. genetos lat. geoitus il. genito, generato. Ja-
; ;

ims, lat. genus; i(. genere, origine. Jitis, jantUS raz- =


za, genere, gente ;Janatu generazione ;Janiman =
pro- =
dotto, creazione Janas, janikas (d'onde Gan, Chan, Hi'tne,
;

lu'mìg) = marito, superiore, re; janitar genitore, padre; =

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VOr.I SANSCIUTF. 77
Jailltrì = genitrice, madre; Janì^ Jaillka^ gr. gine, gi-

naix ; i(. femmina, donna, moglie.


232. Janatu, gr. genete ; lat. progenies, gnalura, gens ; i(. pro-
genie, gente. Da Jau = generare, nascere ; Jauas = nato,
generato.
233. Jarat^ Jarin^ gr. gi^ras, géròn ; lai. grandis nata, major ;

it. grigio (
volg. griss. ), maggiore, vecchio ; ted. gran, greis,
bejahrt. Da Jàr =
invecchiare; Jarà vecchiaja. =
234. Jausailf gr. gédos lai. gaudium it. gaudio, allegria,
; ;

volg. sauta. Da Jus, gr. g^deó; lat. gaudeo; it. godo; fr.

jouis; gol. kiusa; ted. (alSn. ) kose, jauclize, volgro. jùz.


235. Jansat, lai. gaudens; fr. gai, joyeux; it. giojoso, gio-
condo.
236. Ida^ gr. ode; lat. ode; it. ode, canto (lode da l’ode).
237. IdaDy lat. id, idem; it. quello, lo.

238. leuuS) gr. gonu; lat. gena; it. ginnocchio; got. kniu; ted.

Kuie.
239. JharC) lat. Jurgo, jurgor; it. gridare, contendere; ted.

schreien, hadern.
240. Jir, giT) gr. biò, bioò'; lat. vivo; it. vivo; lit. gywoiu ;

ruu. ziwu. Jìvà = vita ; Jìvat^ = vivente ; Jivltan = esi-

stenza.
241. J va = vivere. JiTaiUy prac. jiam ; ind. ci; pm. si; etiop.

hejevale = vita.

242. IkSf gr. ossomai, opsomai ;


lai. video, conspicio ; il. vedo,
speculo; ted. blicken, gucken.
243. Iman, lai. eum; got. ina; ted. ihn; fr. il, le; it. quel-
lo, lo.

244. loànail; gr. gnònai ; lit. zinne ; lai. nosse ; it. conoscere,
venir in cognizione; ted. inne werdeo. — La voce ital. ne-
gativa ignorare ci fa sospettare, che si usasse un dì pur an-
che la positiva gnorare; d’onde il basso modo di dire: Fare
il gnorri. Jua^ gr. (gnoò) ginòskò; iu(. (gnoo) co — gnosco ;

it. co — nosco, so; ingl. know ; Ut. zinau; got. kunna; ted.

kenne. JnàtaSf gr. gnótos ; lat. (gnotus) nutus; it. noto, co-
nosciuto; Ut. ziiiotas; gel. kunths; ird. kiind, kiindig. Jlia-

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78 vih:i SA\sc.itiTK

ptiSf gr. goòiis; ia(.| (gnolio)| nolio, cognilip; i(. Dozione,


cognizione; got. kuolhi; tcd. Kunde, Kenntniss. Jnàtar^ it.

coooicitore; (ed. Kenner.


Zia. Irùf gr, era; lat. ed t(. terra; got. airlba; ted. Erde. 1 -
ranaSy gr. erémos; t(, ermo, solitario, abbandonato.
246. Irsùy gr. eris ; lat. ira ; il. ira ;
rust, larost.

247. Iryàf lat error; it. errore ( smarriinealo della via); fr.

erreur; tcd. Irrung.


248. Iti ( vedi ca ) ; lat. et ; it. e, ed ; ted. und ;
ingl. and.
240. ltì.i lat. ila; it. così, volgra. cositta.
250. ItiSf gr. idys ; lai. ìlio, iter ; it. gita, andamento, cammi-
no, via. Da 4 ikh = gire.

251. Itlhail; iva^ aira^ lat. ita, eja; it. sì, così; got. e ted.
ja, so; lil. je ; ru$$. ci; fr. oui.

252. Illkert) lat. jecur; it. fegato.


253. Haddy gr. potè, kote; lat. quando, cum; iit. kada; rtu*.

kogda ;
got. bvvan ; ingl. wbcn; ted. wann; fr. quand ; it.

quando ( voigm. co' ).

254. Kakkuinlf gaggùmlf ebr. tsachaq, sachaq ; gr. kacha-


zò, kagcbalulod, gangalizò; ami. qualiqaha ; lat. cacliinnare ;

it. ridere, gliignace, sghignazzare (voigm. grignar); gol. cblach-


jan ; ted. kicliern, laclicn (voigm. nei dintorni di Bolzano
kacheln = ridere sgangberatam. ossia a gola piena ). Bakhf
ami. qah; ebr. saclioq; lai. cacbinuus; tpag. carcaiada ; it.

ghigno, riso (volg. risada, grignada).


255. Kal; gr. kcló, kuloò ; lai. clamo; ir. chiamo; fr. bélé; ted.
(aftìn.) halle; ingl. cali; lit. kalbu. Balalias = schiamazzo.
256. KalacaSy gr. kylix ; lat. calyx ;
it. calice; Ut. kylikas;
rute, kulgun ;
ted. Ketch.
257. Kampas* gr. kampé, kampos (
presso Esichio) ; lat. cam-
pus; it. campo, campagna, sito. Da kniar^ lat. iuQexum; it.

circondario, circuito?
258. Kan, lai. canore; il. cantare. Rakana^ = cecini (cantai).
259. Bàndas, gr. kanna; lai. cd it. canna.
260. Rapiilas* (cranio); gr. kephalc; lat. caput; it. capo;
tcd. Ilaupt, K(»pl.

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;

VOCI s.iNScniTE 70
261. Rapts, gr. kèbos'. Ini. cepbus; il. scimmia codata; teJ.
Affé.

262. Rar^ gr. kreò; lai. ed il. creare, fare, produrre. Rar-
man ( creamen )
= creatura, prodotto. Rartar, {«(.creator;
i(. creatore. Rartis^ lai. creatio ; ir. creazione.
263. Ràr, gr. krind ; la(. cerno ; i(. discerno.
26d. Raraka^ gr. cbalaza ; lai. graudo ; i(. gragnuola ; led.

Hagel.
265. RArara, kaka., gr. korax ; lai. corvus ; ìt. corvo ; ingl.
crow ; led. Raabe, (
in volg. tirol. )
Rraa.
266. Rarkas, karkatas^ gr. karkinos; lai. cancer; it. can-
cro ; led. Krebs.
267. RarmiSf /«(. kirminas ; lar. verrois; i(. verme; (ed. Wurm.
268. Rarttis^ gr. cbrùs; lai. cortex; it. scorza, corteccia.
269. RaS; kàf kam, (kln)^ {«(. qui (qnis), quac, quod
(quid); Ut. kas — russ. koi, koia, koe ;
gol. hwas, hwo,
hwa; led. wer, was; it. che (chi), il, o la quale.
270. Rasas^ lai. cos; it. cote (pietra molegna).
271. Raskas^ lai. quisquis; fr. quicunque; il. chiunque.
272. Rati; gr. kosos ;
lai. quantus ; fr. quant ; il. quanto ; Ut.

koks; ms». kak.


273. Ran^as^ gr. kyklos; lai. sphaera; ir. cocca, palla; led.

Kngel. D’onde la vece il. scoccare (


per es. ) il dardo, ed il

fanciullesco: giuocare alle cocche.


276. RankilaS; gr. kokkyx ; lai. cuculus ; ted. Kokuk ; ir.

cucco.
275. Ravahnla = Camello. Questa voce sanscr. secondo Pott
(I, p. 80) significa etiro. somaro, e quindi non converrebbe
al solo Camello, ma sibbene ad ogni animale da soma, cioè
tanto all' asine o mulo, quanto al cavallo. (Vedi Kramai-
las).
276. Ridare^ gr. kAlikos; Int. qualis; fr. quel; il. qnello — a;
Ik. koley; ruts. kolik ; ted, wekh; ingl. vhich.
277. Rlistis^ gr. klasis; lai. clades ; ir. sconfitta, calamità ; ted.

Schiappe, Schlag.
278. Rranaailas. gr. kamrlos; lai. camelus ; il. camello; fr.

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80 TOCI SAi^SCRITK

cbatneau ; ingl. carnei ; led. Kameel.


279. Kraryan, gr. kreas ; lat. caro ;
i(. carne.
t!80. Rr4 krid, krit^ lai. clamor; ie. grida, grido, voce, lin-
guaggio. Da Rur^ lat. queror i(. sgridare ; /r. crier ; ; ted. lirol.

volg. greinen.
281. Rriyà, krijaman, lai. cura; ir. cura; gol. kar (faccen-
da). Rriyamanau = cerimonia.
282. Rsir^ ind. khir ;
pers. sir (latte); illir. sir; copi, saeir;

lat. caseus; i(. formaggio; ted. Elise. In ital. volg. pei seri in-
tendesi la segregazione del latte fermentato dai burro.
283. RsISy ksitas^ gr. ktisis, ktistos ; lat. situs; i(. sito, abi-
tazione, possessione. Da ksì = babilare, sistere. D’onde Rse-
tra = campus, corpus, career (animae). — Vedi la celtica

Cae.
284. Rùlan, gr. kolùoos; lat. collis; i(. colle, collina. Da Rlll
= ammucchiare, aumentare.
285. Runibft, gr. kymbe; lat. cymbium, cavitas; i(. incavatu-
ra, vaso, tomba, catacomba?
286. RuntaSy gr. kontos; lat. contus; it. asta lunga (canti-
nella ?)

287. RopaSf gr. kypbos ; lat. cupa ; it. coppa ;


gr. coupé ; ingl.

cup; ruis. kub.


288. RupyaS) knpItaSy lat. cupiens, cupidns; it. cupido,
bramoso, desideroso. Rapitan cupidigia. =
289. Rat) kudf gr. keydd; lat. custodio; it. custodisco, rin-
chiudo; led. bùte. E perciò chiamasi la casa Rutis^ Rutas,
gr. keydos; lat. casa; ted. Haus, Hùlte, Kathen, Gaden. An-
zi qualunque vaso o continente, perchè rinserra ed assicura
un qualche oggetto, chiamasi perciò RataSy gr. kados ; lat.

cadus ; it. cassa ; ted. Kasten, Kasse, Kessel. Rntlras, gr.


kotylos ;
Ut. katilas ; lat. cadulns ;
gol. katils ; it. catino. E
siccome il corpo umano rinchiude l' anima, anch’ esso in un
colla pelle, che rinchiude il corpo, si chiamano Radis, Ru-
dyaOf gr. kytos; lat. cutis; it. cute; led. Ilaut; anzi qua-
lunque coprimento (
ted. Kutte, Kittei ; it. cotta, coltola ) sem-
bra dalla suesposta radice sanscrita derivarne il nome.

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VOCI SAN6CRITE SI
290. Rvautut, kvaiias^ kvauitas^ lai. canor, toaui, »oni-
(us, cantus; ir. suono, canto; fr. cbant; letl. Ton, Sang, Ge>
sang. Da KvaUf kau, lai. cantre ; il. suonare, cantare ;
got.
Canaio.
291. RTatby Ani. coqno; />. cuis; ir. micino; ted. koche; iiigl.

cook ; Ut. katcziu.


29i. LaglluSy laghìyaSy laghlstas^i^r. elacbys, elacbiòo, e-
lachistos ,
lai. levis, levior, levissiinos ; il. leggero (
lieve ), più
leggero, leggerissimo; led. leicbt, leichler, leichtest; ingl. tight,

tighfer, lightest ; lil. lengwas, lengwesnis, leogwausas; russ.

legkii, legezii, legczaislii. LagbiinaU; lai. levitai, levamcn;


ir. leggerezea, levamento; led. Leiuhtigkeit, Erieicbterung.
293. LagnaSf lai. longus ; il. lungo ;
gol. langs ;
(ed. lang ;

iiigl. long.
294. Lalcas^ gr. laios; lai. laevus; Hi. liekas; russ. lievyi;
led. link; ingl. left; il. sinistro. Laioas significa parim. la-

xus ; ir. lasso ; led. volg. htx. Da lic = rilassare, dimiouire.


295. LaibaSf laibanaO; gr. licboos; Ut. lioctus; ir. [leccato,

leccone; gol. laigoo. Da lib =: assaporare, leccare; gol. laigo;


led. leken; fr. leclier; ingl. lick ; lil. lezu; russ. lizu.
29G. I.apas> lapanail^ lai. labium; il. labbro; gol. labliram;
led. Lippe; lil. lupa. La medesima voce sanscr. significa an-

che bocca, discorso. Da lup = discorrere, parlare, lodate


{led. loben).
297. lièta, (enfanlin) bambolo; cini6r. Ilawd (jeune gorgon ).
Queste voci sembrano prese nel detto signifioalo soltanto ri-

spettivamente alla piccolezza; e in tal caso nella voce volg.


pkcoloii r Italiano avrebbe espressa e la versione o la voce
antica. Facciam quest’ osservazione, perchè ci disserra 1' .ori-

ginario significato d' una desinenza diminutiva, e perchè mol-


te altre lingue europee conservarono la detta radice sanscr.
bel senso di piccolo, da poco, di poco conio. Per es. gol. leilil;

scarni, litill, luttik; anglo». ani. luttil; angloss. lytel; ingl. little;

aleni, ani. luzii, luzic, litzcl ccc. ; e perciò il Tirol. ted. suol

dire volgm. a Firte/e = alcun poco (una fiettella ossia picco-

la fetta?)
Il

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82 VOCI SA.VSCIUTE

298. Lauk; lat. loquor ; t(. parlo ( lu radice fu cootervata nelle


voci loquace, loquela ecc.)
299. LaukaS; gr, lykè ; lat. lux ; riiM. lucz ;
gol. liubath ; ted.

Liclil; ir. luce. Lauditas^ gr. leykos; lai. lucidus; i(. luci-
do ;
ted. licht. Laucayat, lauóltan, gr. leykoòn ; lai. lu-
cens; il. lucente; ted. leuclilend. Laudanau (fìgurm. oc-
chio); gr. lychoos ;
lai. ed ir. lucerna; ted. Leuchte, Lanter-
ne. Nel medesimo modo si prendono in italiano talvolta per
sinonime le voci luce ed occhio ;
per es. chiudere le luci ecc.
Tutte queste voci sanscr. hanno per -
loro radice il verbo
laks. lauc = vedere, lucere; ted. volg. luegen, Icuchten.
— Laukas signiGca anche popolo, gente ;
gr, laos, leitos ;

gol. Lauths ; led. Lente.


300. Laupas, gr. lóbè, lypè ; lat. alapa; ir. guanciata (in
trentino volg. slepa); ted. Schlag = percossa.
301. Lig (congiungere); gr. legò; lai. ligo; fr. lie; ir. lego
(volgro. ligo, da legare; Ut. laikau. àlig = alligo.

302. LipaS; limpas (oggetto grasso, untuoso, viscoso, gluti-


noso); gr. lipos; lat. limus, lympha; ir. limaccio r ted. Lehm,
Leim. Da lip = ungere, vischiare.

303. LoTft(lavà); gr. koridalos; lat. alauda; ir. lodola ; itland.

lava; alem. lerahha ; ted. Lerche. (1)

30Ò. Lubh* or. lipò, liptò ;


lat. lubeo, libeo ;
got. leibia ; led.
— liebe; Ut. lubiju ;
rus$. liubliu; ir. libilo.

305. Ma (panie, proibii.); gr. mò; lai. ne; ir. non, nè.
306. MadhuraS) maduras (mostoso) ;
lai. maturus ; ir. ma-
turo. Da inad ubbriacare. =
307. MadiaS) madhyas; gr. mesos; lai. medius; ir. medio,
di mezzo; red. mitten. Madbljan^ lai. medium; ir. mezzo,
medilullio; ted. Mille. MadhjataS; gr. mesodi; lat. ed ir.

mediante ; ted. mittelsl.

(1) Pougens (ircsor ecc.) rapporta la suddetta voce sanscr. coll'o


(Loia)', ma csscnlo questa Icllcra forestiera all' alfabeto sanscr. per-
ciò converrà scriverla coll’ o ( lavà ) proferendo però questa vocale chiusa
c non aperta.

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TOCI SANSCBITK 53
308. Nagh ( agerc = agire, muovere); gr. mogeò, roécbano-
roaì ; Zar. macbinor; ir. faccio; ted. madie; ingl. makc.
309. IdaliatTaDy gr. megedos; lat. majeslas ; ir. maestà, po-
tenza, grandezza; got. mahls; tcd. Macht, Majestat. Mahat,
gr. megas; ìat. magnus; ir. magno, grande; got. mikils; tcd.
ant. michii, micliel; led. mod. muchtig ; Ut. macnus. Da mah
= crescere, ingrandirsi, predominare. Ulahadalras = ma-
gnus Deus.
310. iMahi, mahilà, mallà^ lat. mulier; ir. moglie, consor-
te ;
got. mawi, magaliis ;
ted. Gemaiil, Gemahiin.
311. Slaidf maidh^ gr. médomai; lat. meditor; ir. medito;
fr. médite; got. mito; ted. — mulhe (per es. vermullie).
31'2. Makslca^ macas^ gr. myia; lat. musca; it. mosca; ted.

Miicke.
313. Miilaf màulif cimàr. moel ;
godei, roaol ; lat. moles; ir.

mole, montagna; (col carobiam. della liquida) in basco mu-


rua ; in angloss. mor, munt.
314. MalanaO) gr. mylón; lat. mulinum ;
/r. moulin ; it. mu-
lino; ingl. mill; ted, Mùlile; Ut. malunas; russ. mel'oica. Da
mal contritare, macinare; led. zermalmen.
315. MalaSy gr. melas; lat. malus; it. malo, cattivo. Malan
(macchia, in led. volg. Moal); gr. melan ; lat. maluro ;
ir.

male, difetto, macchia. Da mal, miai = macchiare, sozza-


re; gr. molynein, molinomaì.
31C. malinas^ lat. malignus; il. maligno.
317. MalifaSy gr. malos, malakos; lai. mullis, mollitus; ir.

molle, ammollito; reti, mild; russ. malyi.


318. nama, mai, gr. moy; lai. meì; gol. meina; ted. mein,
roeiner ; Ut. manes ; ritti, menia ; ir. mio, di me.
319. lìlan, gr. menò; lat. maneo; russ. maniu, it. dimoro, sog-
giorno, fo permanenza. Mani = terra, in celi, magli, meag ;

d’onde il lai. mansio, e l’ir, magione; fr. maison. Giova qui


riferire la testimonianza di Beroso : Uagum lingua gallica do-
mificatorem dici.

320. Nàn, màn, zend. m.nm ;


pers. metà; gael. me, — m;
cimò, fi, — f; Ut. mane; prut. mien; tlav. mia; russ. menia;

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)

vS4 VOCI SA>SCRITt

sen. mene, me) boem, mne, roé ;


potar, moie, mie; gr. e lat.

me ; fr. me, moi ; ingl. me ;


spng. pori. rum. ed ic. me, mi ;

alci», miii; oland, m>j ì tvr:. e dati, mig; gol. roik; ted.

mieli.
3'21. manàé^ Im. mancus; t(. monco; lit. roenk.
32t. Rlanas^ mas. Quest* espressione, che significa spirito, od
ente peasaiUe, si conservò nelle voci .Ifaiirs (anime de'morli ),

mas e mais de* Latini, maschio e mente degli Itullaoi, Mann c


Msnsch uomo ) de* Tedeschi.
( D' onde manosaSf lai. huma-
no modo; it. umanamente; gol. raanniks; ted. meusehiìcii.
Deriva da lUilit. inaa (pensare, imparare); gr. raoaó, mnao-
mai; lai. meminisse ( mamana = memini ); il. mi ricordo,
mi torna alla memoria. Rlatis,> gr. méiis; (da mòdomai); lai.

cogitalio, meditatio ; i(. intelligenza, pensiere, mente ; Ut, miit-

iis ; ted. Gemiith.


323. Mùnas (significa proprio il superbe sapere); gr. lai. ed it.

manìa, passione; fr. manie. Mania maniaco, passionato,


pazzo; gr. roanitos.

324. Mandala^ Int. circuitus, orbis, mundus; i(. mondo. SÙ~


rjaiuaildala = discus solis. (Vedi suri;.

325. Mandas, lai. muoduro, mnodus (ornalus muliebris); it.


ornato, pulitezza di abiti, mondo muliebre. ManditaS; man-
tlanas. lai. mundalus, roundulus ; it. mondalo, pulito. Da
inand mondare, = ornare.
32G. Mani; inanis. gr. manos (rarità); lat. gomma, margari*
la, monile; it. gioja, pietra preziosa, monile. Mlon = diade*
ina. (Vedi il ccllic. mani.)
327. Nùnsn* ind. màns ; zend. miezd; illir. meso ;= carne in
genere; il lai. c l'it. vi contrassegna io particolare la carne
bovina = manso.
328. Mànsan mensa, o pasto, ma con carni, ossia cibi così
delti da grasso.
320. Mautary lai. monitor, mentor; it. monitore, consigliere;
fr. moniteur ;
icd. Mahocr. — In gr. niényler significa un tra-
ditore, od accusatore. — Maplus^ maotraSf gr. menysis,
manleia; lat. maoìlus, monitio; ir. ammonizione, islmzione.

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VOCI SANSCRITE 85
Manilas =: ammonito; da man 3= ammaestrare, ammo-
nire, istruire, annunziare; ted. mabnen.
330. Mar« gr. meirò, meiromai ;
lai. ed ir. dividere, separare,
staccare. Nel Tifolo it. cliiamaosi marocctii le pietre staccale
dal monte, c marocch'. le regioni ingombre di siffatte pietre
rovinate.
331. naraS; martis. ^r. moros; lii. maral, smertìs; ru». smert;
taf. roort; >(. morte. Martas, martyaS; lat. mortuus,
morUkIie ; it. morto, mortale ; Ut. minai ; illir. mertav. Ma*
riinan = roarasmo ; marakas = malattia. Da mar =
morire, uccidere. Il Tedesco conservò questa radice soltanto
nel signiiìcato di morte violenta ; ruorden, Merd = uccidere,
omicidio.
33t2. Marc (in ebr. marita, marlie significa visto, mira); lau miro;

fr. — mire; it. miro, rimarco (da rimarcare); gou marka; ted.
merke; ingì. mark.
333. Marti, lat. ed it. mordere, rodere; mamai'da=:momor-
di. La medesima voce sanscr. significa anche marga terra
cretosa; ted. Erde, Marschland , Moraz, Morali = suolo pa-
ludoso. Dal die si vede, che l’ m nelle lingue antiche fa as-
sai volle le veci dell* articolo, p. e. M’ard.
334. Marmaras, gr. mormyron; lat. murmur; il. mormorio;
Ut.murmas; ted. Gemurmcl. Da marj = mormorare; ted.
murmein.
335. Marj (lavare, bagnare); lat. mergo; — merge; mer-
fr. il.

go; lii. merkiu. Marjat = mergens, lavane. Marstas =


inersus. Ictus. Marstis ^ mersìo, lotio, unctio.
336. Marjra, gr. moira; lat. margo; it. margine, estremità,
frontiera, confine; gol. marka; ted. Mark; lii. miera.
337. Mas, mu, gr. metrò; lai. melior; it. misuro; fr. mesure;
gol. mila; ted. messe; ìngl. mete; Ut. mattoiu; rute, mezuin.
33S. Mas, gr. masaòmai, masasdai; lai. mando (da mandere) ;

it. mistU'.o. Mausan, lat. mensa; gol. mes: Ut. miesa.


338 Vs- jiHasa, masas, mas, gr. mene, mcn, meis; lai. men-
ais; it. mese; gol. mena, menotbs; Ut. menu; rnn. miesiàc;
utL Monat. Da Biuta = luna.
86 VOCI SA>«SCIUTE

330. Mat^ %end. maona; pers. men, m; prusi. nn(. maisei; Ut.
roanas ;
gr. eaios; lai. meus; rom, mos; pori, roeu; spagn. ed
il. mio (
voi. me fr. mon >lav. e ru$s. moi serv. rooj
) ; ; ;
poi.

moy; boem. mug; gol. meius; alem. mio; led. mein; oland.
mljn ; $vet. e dati, mio ; ingl. my.
340. Màtar, mairi, mata, ma, gr. meteo; lai. mater; ic.

madre; led. Sluller; Hi. motioa, molò; rust. mal’. Màtulà,


gr. mèirya; lai. noverca; i(. matrigna, màtarkiii ;
gr. mòteira;
lai. matercula. Rlàtàmahì, fr. grand’ mere ; i(. avola.
341. Màthas, gr. roodoa, motbos (cooOilto); lai. motus, motto;
il. moto, 'movimento. Iffiathanan = movimento violento, ‘

tumulto; led. Getùmmel(in trentino volg. tananai). Mathln,


lat. motor; it.motore. Da math, lai. moto; i(. muovo, paro,
spingo.
342. nùtra, gr. ylò ;
lai. materies, materia; it. (antic. matera)
materia, elemento, materiale (da maiera ed yìei)
343. Matran, mitis, gr. metron ; lai. melrum ; it. metro, mi-
sura ; led. Maass.
344.mattas, gr. mataios; lai. maccus ; it. malto, stupido. Ma-
das, matta = maitezza.
345. màya, gr. mageia ; lui. ed il. magia, incantesimo. Hlày-
kas, gr. magikos; lai. magicus; it. magico: led. magiscli.
Màyas, gr. magos; lai. roagus: il. mago; led. Magier.
345 Vj* Maya, mal, ru$i. muoiu ; lit. manimi lai. a me; ;
it.

da me; led. von mir.


34G. Mayas, mògos; lai. motus; it. mozione, spiata, sforzo;
led. Mùhe. Da may, gr. mogró; lai. moveo; il. muovo; fr.
meus; ingl. move; ruts. maiu ; led. — mdge, — mùhe.
347. nertas, la», mortuus; il. morto; led. — mordet (uc-
ciso).

348. Mi, si, ti, mas, tba, nti* Queste desinenze verbali
del tempo pres. indie, altro non sono che l’espressione delle
rispettive persone: io, tu, egli, noi, voi, eglino, le quali in
italiano e si premettono e si pospongono, ma in sanscrito,
come anche nel greco e nel Ialino, si aggiungono puramente
alla radica verbale, P. e. Tacami (voco), vacasi (vocas),

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VOCI SANSCRITE 87
vaéati (Tocal), Tauàmas (vocamus), Ya<ìatba (vocalis),
Ya^antl vocant ). (

3<Ì9. Micr^ maks; gr, misgd; lai. misceo; fr. — misce; ir. mi-
schio, mescolo ;
ted. misobe ;
ìngl. mix, miagle ; Ut. maitzau ;

russ. mieszaiu. Mal&sitaS) gr. michdeis; lai. mixtas;- ir. mi-


sto; led. gemischt; ìngl. mixt; Ut. maiszilas.
350. Midjat, miditaS; gr. mydaon ;
lai. roadens, madidius ;

ir. madido, bagnalo.


351. inÌDaSy gr. minyoi; lat. minor; ir. minore, diminuito;
gol. mìns; ted.minder. Da mi) lat. minuo; ir. diminuisco; ted.

— mindere.
352. RIiraS; lai. mare; il. mare; ted. Meer; tcand. mar; angloss.
maere ;
/r. mer ;
gol. marei; slav. more; lii. mare (plur. mà>
rios).

353. Rlis, gr. miseO; lai. minor; ir. minaccio. Rlisan^ gr. mi-
sos; lat. minae, inimicus; ir. minaccia, odio, inimico. Da que-
sto verbo sanscr. sembrano derivare tutte le voci greche, lu-

tine, italiane, e tedesche con esso composte, le quali pigliano


cosi un senso separativo e contrariarne. Per es. miscredenza,
misfatto; ted. Missverslóndniss ccc.
354. Mrif lat. mori ;
illir. umerti ; ir. morire.
355. Mokhaf gr. mod. mntzunon; leltic. musha ; fr, museau ;

svis. mause; sMtnd. mùli; alem. ani. mula; ted. Maul ; lai.

rictus ; med. lai. musus, musum, musellum ; ir. muso = il

davanti della lesta di alcuni animali, e più propriamente quella


parte, per cui emettono la voce; d'onde mugliare, mugghia-
re, muggire', ted. muhen. La voce ted. Mund esprìme la me-
desima parte non però della bestia, ma dell’ uomo, cioè la

bocca, lai. os, bocca. Siccome però il Tedesco esprìme il

verbo attaporare colla voce munden, quindi sembra che il

sostantivo Mund derivi piuttosto dalla radice ma (lai. man-


dere; ir. masticare, mangiare) che non da mu = mugire,
mussare, mussìlare = dar suono, parlare fra' denti. Queste
due radici, le quali io essenza esprimono la medesima aper-
tura, per coi e si immette il cibo e si emette la voce, pi-
gliano diverse qualiGcazionì di senso secondo la diversità delle

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AS VOCI SANScniTG

contoianii, «lis loro ai aggiungono, ilfiikhas^ makhauy lai.

bacca, fr. booche ; i(. bocca ;


gol. (nuDlht ; ted. &faod.
356. IHi^9 gr, mykad; lai, mogio; fr. mugis; i(. mugisco; led.

multe; in^L mow; Iti. mycaa.


357. Mùlf lai. molior; it. fabbrico, impianto. L’Italiano con-
servò questa radice nel verbo di senso contrario, cioè io de-
molire = disfare, abbattere, distruggere. Mànliy lai. moles ;

ir. mole.
358. Moiviv myzeò; lau ed il. mungo (volg. moho).
gr.

359. Bluraiìf lai. muros; Ut. nuras; ii. muro; ted. Mauer.
360. MllSy gr. mislyllo (mitylio); lai. mutilo; fr. mutile; it.

mutilo, mozzo; gol. malia; led. mnize; liL muczo; ruta,


myczu.
361. MÙsaS) gr.mys; lai. mus; i(. topo, sorcio; ted. Maus.
362. iHataSy inùkas^ lai. mulus it. muto. ;

363. iXa, uailf gr. nò ; lai. non; it. non, no; led. nein (volg.
nè). Naha = neque ; nata = neve ;
naiiu = nonne?
364. KabbuSf uabhaSy gr. nepbos, nepliele; lai. nubes; it.

nube, nuvola. Nabhas ha anche il siguìf. di aèr, coelqm; iu


illir. Nebo.
365. Nacan, nacyas^ lai. noceni, — nocuus ; ri. nocenle, no-
eevole. Da nac = /nt. necare, nocere, destruere; il. uccide-
re, nuocere, distruggere.
366. Naddhan, naddhos^ gr. néton ; lai. nodua ; it. nodo.
KahaSy gr. BÒsis ;
lai. iiexus ; it. nesso.
367. NakaSv lit. nekas; lai. nequi$; 'ii. nissuno; ted. niemand.
Da Da non, = e kas = quis. i>iakiu — nequam.
368. NaiUy gr. ooomazù, onomainó; lai. ed it. nomo, uomino ;

led. nenne.
369. Namao, nama^ mol. namma; betig. nameru, noam ; pari,
nome; peri, nam, nahm ;
orni, anun, amum; alò. omeri; gr.
’onoma; lai. nomen ; it. nome; fr. nom; mah. noro; tatnoj.

nim ; rom. uum ; valles. nom ; vallon, no ; vallar, nninelle ;

mold. Dumelui; gol. namò; alem. nana; led. IVulmea, Name;


lap. namma ; etion. Dimmi ; curi, tate ; sin^. nav ; tlan, nafu ;

tves. nampii; irf. hainm; scoi, ainm; eimbr. ano; gallei4 heibvu ;

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.

VOCI SANSCP.ITL •8»

hoem. joieno ;
poi. iniic ; tlov. sere, illir. e croni, ime ; rim.
irnia ;
Inilg. imeto ;
arab. esme, ismo ; nmiir. y»mi ; berb. ys-
ma ; l«rc. ismin ; base, iscn, icen, aicen ; tari, isjnmjung ; ebr.

lir. e calJ. Sebem (


pron. scem ) ;
etiop. sim; libet. Izen. Na-
ma = nominatamente; bit. nempe ; lai. nemlicb. Da uam
= nominare.
370. Nanias, naambh^ lai. numen ; ir. nume. D’ onde il cel-

tico neamhda, neamhacld = celeste, divino.

371. Hiaplar^ yr. anepsios; lai. nepos ; ir. nipote; fr. neveu ;

ìngl. nepbew; led. KelTe (francesismo). Naptrl, lai. neptis;


ted. Nicbte.
372. Nar: desinenza, die significa in jr. anér; lai. — eros
(berus, vir); ir. — ero; ted. er = uomo maschio. Per es.

guerriero. Sembra, ebe anche gli Osebi usassero così la voce

nar. Per es. rnstiar vir senis = ). (


senex = cascns
373. lìias. nàn, gr. nói; lai. nos; ir. noi; russ. nas.
374. IVàsd, nàS) lai. nasus; ir. naso; led. ISase; Hi. nosis;
ingl. nose.

375. i\ar, nuns, ’nauka. rp-. naos; lai. navis; ir. nave; ted.

Nacben. IN'arikas^ Hi. navita ; ir. navigante, pilota.


376. IVarail ;
gr. ennea ; lai. novem; ir. nove; gol. nini); ted.

neon ; ingl. nine ;


Hi, dewyni ; russ. dewiut. KaTamaSy lai.

nonut; ir. nono; gol. nlunda ; ted. neunt —


377. KavaSf navyas. Hi. naojas; gr. neos; lai. dotus; il.

nuovo ( volg. nor); gol. niujis, niwis; led. neu.


37S. ÌS'aTatf, gr. ennenékonta; lai. nonngrnta; ir. nonanta; joc.

niuntehund; icd. netinzig; Hi. dewynos deszimtis.

379. Ni (parlic.); gr. cn — ; lai. ed ir. in — ; led. un — . P.


e. (
ved. spg.)
380. Nibadhf gr. empedaó; lai. impedio; il. impedisco.
38!. Nic, nica; gr. nyx; lai. nox; niss. nocz; fir. naktis; ir.

notte (volg. noti); led. Naclit. Naicas, = notturno, oscuro.


Nactan. gr. nyktor; Ini. noctu; ir. di notte; ted. naciits.

382. NidaioaS; gr. endeixis; lai. iodicium ; ir. indizio. Da oi


= in, e die = dìcare, legnare.

383. NidaSf gr. neottia; lar. nidus; ir. nido; red. Neit.
12

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9'). Trtf.l S,\?ISCR1TK

354. ^'ìdic, gr. eiiUeiknyò, deiktiynai ; lat. cii il. iihiico. Da


ui = in, e die = dire, segnare.
355. ì\'isad, lat. iasideo ; il. soprassiedo. Da ni = io, e sad
= sedere.
3SG. IVistba^ gr. enistanai ;
lat. insto, il. insto, insisto.

3S7. Nìtis^ uitiSf gr. neysis ; lat. nisus, nutiis; il, sforzo,
cenno, moto, inclinazione; ted. Neigung, Nickung. Da ni =
— nuire (
annuire ).

38S. \i?artf lat. inverto, reverlor; il. inverto, ritorno, mi ri-

volgo. ÌNirarttaSf lat. inversus; it. inverso, reverso, KÌ-


Tarttis = invertimento, ritorno. Da ni = in, e vari =
vertere.
3S9. IVu, gr. nyn ; lai. mine; it. ora, adesso (volg. mò); tcd.

Dun; gol. nu ;
riiss. nyoie; ingl. novr. Ku io forma inter-
rogat. corrisponde al latino ne.*
390. Pà, pif gr. pinein ; illir. pi ti; lat. Libere; it. bere. —
Pili =1 bibita. Pisat= bibax: Pipàsus==bibulus. L'espres-
sione fanciullesca imiti ( bibita ) è quindi antichissima.
391. Pac i;r. pegnyò; lat. — pago, pango;.if. — paccare, u-
nire, legare. D'onde pacco, impaccare, compaginare; ted. pa-
cken (
anche in senso di afferrare ). Paniitis patto ted. = ;

volg. Pakt.
392. Pacus* gr. pòy; lat. pecus; il. bestiame, gregge; gol.
faihu ; ted. Vieh.
393. Pad, pàdas* gr. poys; lai. pes; il. piede (volg. pè); Ut.
pèdas; russ. piata; ted. Fuss. Da pad = andare, cammi-
nare, gire.
394. pài (basire?) gr. payu; lat. pauso; it. termino, finisco,
appassisco.
395. Pai, lai. pellere; il. spingere, lanciare (l'antica radice si
conservò in palla). Papaia = pepuli.
396. Paian, gr. passalos; lat. palus; il. palo; ted. Pfahl.
397. Palas, palias, lat. palea; fr. paille; il. paglia.

39S. Paia!, paiitas, gr. polios ; lai. pallens, pallidus ; it. pal-
lido, sbiadato; ted. falli, falb; ingl. fallow; (it. balta! ; ruis.
bielyi.

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;

VOCI SANSCmiE 91
399. P 0 II 19 gr, polis ; Ut. pillis ; lat.— polis ; il. — poli, citlà

(luogo ripieno — in ted. voli, d’onde Volk = popolo — di

ciltadini). Da pall^ gr. plemi; —


lat. pleo; fr. — plis; gol. fnl-

lia; ted. fùlle; ingl. (ìli; Ut. pillu; ruts. polniu; il. em-
pisco.
400. Palralas, palan, gr. pAIos; lat. palus; ir. palude, pa-
dule (volg. palli); ted. PfuhI.
401. Panas, gr. ponos; lat. pensnm; il. pennecchio, lavoro as-
segnalo.
402. Parif^arat^ gr. pentc-konta ; Ut. penkios deszimtis ; lat.

quinquagintu ; ir. cinquanta; ted. fùnfzig; gol. fìmfligus.


403. Pancamas^ gr. pemptos ; lat. quintus ; Ut. penktas ; rus$,

piatyi; got. fimria; icd. fiìnfte ; il. quinto.


404. Pancan^ gr. pente; Ut. penki; ruu. piai’; lat. quinqne;
fr. cinq; ir. cinque; ted. fiinf; ingl. Ove.
405. Paniias* lat. penna ; ir. penna.
406. Papai (
perfct. med. ) ;
gr. pepamai ; lat. possedi ; il. pos-
sedetti ; ted. besass. Da pu = possedere. La medesima voce
sanscr. significa pur anche pascersi (
gr. paomai ), voigm. pac-
ciar, pappar, mangiare la pappa ; anzi pare, che pi significhi

propriam. bere, e pU mangiare, quantunque le dette due voci


si trovino usate anche promiscuamente.
407. Popns (nutritore, ossia chi provede la pappa); gr. pap-
pos ; lat. papptis; ir. avo, nono (babbo, papà?) Da pfi —
nutrire, sostentare, alimentare.
408. Par, lat. parere; ir. partorire. Papara = peperi.
409. Para, para (prepos.); gr. para; lat. ed ir. per; ted. ver,

fiir, ab. /ir. par, per — ; riiss. pre — ,


pere.
410. Paràvart, Uu. perverto; ir. perverto; sovverto; ted.

verfiihre. Da para = per, e vart = verto.


411. Parchu , praenas, lai. pre\; ir. prece, preghiera. Da
praòh. lai. precor ; fr. prie ; ir. priego.
412.PardakllS, gr. pardos, pardalis; lat. pardus, panthera,
pardalis; il. leopardo, pantera; ted. Leopard, Parder, Paolher.
413. Pari (parlic.); gr. peri — ;
lat. per, peri — , circum —
ir. per — peri — ,
circuii; ted. um; Ut. e ruit pii.

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92 VOCI SisscniTi

&Ì4. Pari) lai. pereo; ir. perisco; ud. unikonimc. Da pari


= ed = per, i co.
&i5. Paristha, persie; lai. ir. persisto; led. bestehe. Da par—
= Slha —
per, e sio.

416. Parklis^ gr. e Int. praxis; ir. pratica.


417. Parthf lat. parlior; fr. pars, — parlis; ir. spartisco.
ParthaCy hit. pailim; ir. partilameote, in parte.
41S. Pas, lat. oceiJere, ferire. Viene da questa radice sanscr.
il grido it. a bassol in tcJ. niordjoVÌ
419. Pus* patis. /»r. polis, potens;ir. polente; gor. fahts. Da pat
= comuudare, dominare. Perciò palis significa parim. sposo,
marito, in gr. posis; ìit. pat's;e palili = sposa, moglie, in gr.
potnia; Ut. palli. Aliine è il ted. Gehiellier (iii.)GebietheriiI (/'.).

420. Pa.stjan, paslas* pustas^ lat. postis; it. posta, impo-


sta ;
tcd. Pfoslen.
421. Palliasi pallila^ gr. patos; lat. passus; it. passo, via;
led. Pfad. Da palli = pedibus incedere ; ir. passeggiare; ted.
vrandeln, spazieren.
422. PalhiS) palhitaily lat. petitio, petitum; it. petizione,
domanda, orazione, prece; ted. Bitte, Gebet. Da pattl^ lat.

pelo; led. bitte; ingl. bid ; it. prego, priego.


423. Pàthls^ gr. ponlos; lat. pontus; il. ponto (mare). Per
es. Ilellespoiitus = mare così chiamalo, perchè llelle, figliuo-

la di Atamaotc re di Tebe, vi si sommerse.


424. Palis, (vedi pùs). Questa voce significa parimente lan-
cio, volo; d'onde impelnt — impeto. Da pat peto, volo;
apat = appeto.
425. Pàtra, pùlran, gr. poterion, potyle; lat. patera; ir.

tazza, coppa, boccale ; fr. patere. Da pù = bere.


426. Pattali, l^r. pedion ;
lat. praediuin, terrilorium, platea ;

ir. campo, territorio, piazza ; led. Plalz, Gcbiel.

427. Patlis, patlikas, padùlas, gr. pezos, pezikos ;


lat. pe-
des, pedcslris; ir. pedone, pedestre; fr. faiitassin. Da pad
= andare, camminare.]
428. Pàuras, lat. burgarius; fr. burgois; ir. borghese; got.

bauria; ted. Biirger (cittadino).

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VOCI SANSCRITE 03
i19. Paastar, gr. boter, bosler; lai. paslor; il. pastore; fr.

pasleur ; ruts. postucb.


430. PailtaS) putras^ poutra^ gr, pa!s, paidion; lai. pu-
tus, puer; il. fanciullo, putto ( volg. pultel ). Putrì, lai. pu-
la, puella; ir. fuociulla (rolg. putella). Da pus = nutrire,
educare.
431. Philllan, phullis, (getto, fiore); gr. phyllon ; lai. fo-

lium, flos ; il. fiiglia, fiore. Da phill = fiorire, germogliare.


432. Pidhù, apidhà, gr. epitidórai; lai. apponcre; il. appor-
re, postar sopra.
433. Pìlvas, far. picus; ir. picchio (uccello); da picò = picchiare.
434. PÌlus, gr. belos ; lai. piloro; ir. pillo, giavellollo; leil.

Pfeil. Da pii, gr. pellò, haliti ; lai. pello ; /ir. pillii ;


ir. gia-
vello (volg. sgiavello), lancio.
43.H. PhiJ, lai. ed ir. pingo; fr. peins; ri;«. piszu.
436. Pliijà, gr. pyx; lai. pugna; il. pugna, lotta, combatti-
mento (
propriam. de' pugillatori ). Da picó, pij = battere,
ferire ; tcd. poxen.
437. Plstns, lai. pisliis ; ir. pesto, macinato. Da pis pe- =
stare, macinare. — Chiamando il volgo nostro col nome di
pintore non già il mugnajo, ma il panettiere, è segno, che
questi due mestieri si esercitavano un di da uno ed il me-
desimo soggetto.
438. Pllarvljas, gr. patrós; lai. patruiis; ir. zio.

439. Pllls, pi'tan, gr. posis, poton ; lai. potio, potus ; il. bi-
.bita, bevanda, pietanza; riiss. pitie. PÌtas, lai. potus; ir. ab-
beverato. Pi'pùsus = bibax. Da pi = bibere. (Vedi i N.ri
390, 40t> e 423.)
440. PItrI, pllai*, piti!, gr. e lai. pater; il. padre; gol. fa-

dar; leJ. Valer. Pltainahas, fr. grand pére; ir. avolo; led.

Grossvater. Piti*} as, t;r. patrios; lai. patrius; ir. patrio; leil.

vàterlicli, valertaiidisch.

441. Pivan, pivù, gr. pion; tal. pinguis; ir. pingue.


442. PlaTas, lai. Duvius; ir. fiume; led. Fluss. Da più, gr.

blyzò; lai. fluo; fr, flue; led. fliesse; iagl, floso; Ut. plaiiju;

rati, plyiou ; il. fluire, scorrere.

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,

!)ì VOCI

&i3. Plotas^ gr. plotos; lat. fluidus; il. fluido; d'onde il lat.

pluvia ; il. pioggia.


iii. Pra = corrisponde al gr, prò, ed al lat. prae. Prillar
r= praeter. PrathamaSf gr. prólot; lat. priflius; il. primo;

gol. fruoia ; (ed fucsie (vordersler, ersler); ingl. Crsl; /ir.

pìrmas; riiss. perwyi.


ààiS. Prada^ lai. prodo; il. manifeslo (Tant. rad. è conser-
vata in prodi (ore := traditore).
4^6. PradiCf lai. praedico il. predico.
447. Prai; gr. proeimi ;
lat.
;

praeeo ; i(. precedo. Da pra =


prae, ed i = ire.

448. Prasadf gr. proizo; lai. praesideo; il. presiedo. Prasi-


dat =
presideiile. Prastas (praeslans) superiore; tcd. =
Vorstelier. Prakarlas procreato. Pratlnaplar = pro- =
nipote. Paravarttas pervertito, avvolto. =
449. Prasta^ lai. praesto; i(. sono alla lesta; russ. prestaiu ;

ted. vorstclie.

450. Prati (prepos.); gr. prò; lat. eJ ir. prò; ted. vor, gegen,
zu, bei.
451. Pratistha^ gr. prosislamaì; lai. proslo ; ir. sto per —
sto garante; led. fùrslehe, beistelie. Da prati = prò, e Sthfl
= sto.

452. Prallvar, lai. ed ir. provoco. Da prati = prò, e rac


= voco.
453. Prativid, gr. promeles; lat. providus; ir. provido; rtiss.

prowizu. Da prati = prò, e yid = video, sapio, nosco.


454. Prasid; gr. proeidtó; lai. praevideo; il. prevedo; russ.
predwizu ;
led. vorselie. Da pra = prae, e yid = video,
nosco.
455. Prus^ gr. pyroó; lat. — buro; russ. parin; il. ardo, bru-
cio (
volg. braso); icd. brenne. Prausas* gr. pyr, presis ;

lai. ignis, combiislio; ir. fuoco; led. Feuer, Brand.


456. Pii, lai. parare; ir. purilicare; led. pulzen. PÙtaS, lai.

potus; il, puro, pretto (d'onde forse ligur. jniiio = giovane


sincero, e scliielto). Ptlilijas =: buono, virtuoso;
457. Pili, pali, gr. (picò) plemi ;
lat. — pleo (iuipleo ecc. ),

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^UCI SAKSCllITt 9li

— plio (amplio eoe.): il- einpiiv, ampliare; ijut. fullaa ; ud.


fulien ;
Ut. pilla; russ. polniu. Plllitas = implelus, sagioa-
lus. Palli, gr. polis, cioè le città chiamavansi probabilmente
così, perchè [ripiene di popolo. Pulasy pillali^ ted. voli

viel ;
il. pieno, mollo, ampio, lat. amplum, plenum.
àoS. Piiran^ puri, (città); gr. pyrgos, byrgos; ìat. burgus
(fortezza di confine); gct. baurgs ;
ted. Burg. i(. (in senso aU
quanto diverso) borgo. Puri in confronto, di palli altro non
è che uu dialetto diverso, nato dallo scambiamento frequente
dell’ l in r. Sembra però, che le nazioni celtiche nelle voci
pur, byr, hoiirch, bovrg, burg = città, o luogo difeso, seguis-
I
sero più dappresso la detta dialettica variante, (vedi sopra
la rad. pili.)
4o9. PUS) gr. paù, pazù, passò ; lat. ed it. pasco, nutro, pa-
sturo, allevo. PustaS) lat. pastus ;
i(. pasturalo, nutrito. Pu-
stiS) pausaiiaU) lat. pastus; it. pasto, pastura. Paustai')
lat. paslor; it. pastore. — Secondo questo i Pusteri del Ti-
rolo, non che la loro valle (vallis Pusirìssa), acquisterebbero
un signiGcato, il quale sì confarebbe appieno coll' occupazio-
ne di quegli alpigiani, e coll' inveterato proverbio, che ne
qualiGca la principale loro derrata : Sardelle ( cioè buoi )
di
Pusteria.
4C0. Put) pautaS) gr, bydos; lat. puleus; it. pozzo, vora-
gine.
^
4G1. Piitls. gr, pyòsis; lit. .putai; lat. putis, putor; it. puz-
za, putredine. Da pùy == puzzare, putrefarsi.
i6‘l. Rad) gr, rasso; lat. rumpo; it.rompo (voigm. rotto).
463. Raip) gr. e lat. repo; fr. rampe; it. rampare; ted. volg.
rampein, grappeln.
464. RaiphaS) ripraS) lat. rapax, raptor; it. rapace, rapi-
tore ; ted. Buuber.
463. BaJaS) (passione, esacerbaziene) lat. rabies; ; it. rabbia.
Da raj) ,rauj =
animarsi, accendersi, diventar rosso (per
la rabbia ).

466. Rajat) raJataU) gr. arges, argyros ;


lat. argentum ; il.

argento.

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9A voti EA.VStRITB

4G7. RiìJ, r^as, rajan, lat. rex, regRUS ii. re, reggente ; ;

fr. roi rciks. YuTaràJas


;
gol. principino, ossia giovane =
regio. Bajni =
regina. Ràjyan= regno; ràjls regio- =
ne. Da raj regnare, dominare. =
468. Rakta, raktas. gr. rychdeis, ronsios; Inf. rnssos, ruber;
fr. roux ; il. rosso; Ut. randa (leinl rouge), rnddas; tcand.
rioda ;
ted. roth ; russ. ryzii. Da ra, ranj = tingere, colo-

rire.

469. Ras, laf. res ;


ted. was, elwas ; it. cosa qualunque. La ra-
dice saoscr. in ital. non si conservò che ne' derivali reale,

realità, rcaliszare ecc.

470. Ràsas, raaas, raras, got. rnna; it. linguaggio. Le det-


te voci sunscr. significano anche suono, rumore, clamore. Da
rài, ras, rac, gr. rozò; lat. rabiose loqui; it. romoreggia-
re, russare, scliiamazzare, volg. roscar (sgridare), fare un ra-
grs (schiamazzo); ted. schreieo, rassen, ed io tiro!, volg. ràl-
schen (millantare).
471. Ratat, gr. retor; lat. rhetor, orator; it. oratore, dici-

tore; fr. rlii^leur; iiigl. reader; ted. Redoer ; riiss. rilor. Da


rat = d ire, parlare, ted. reden.
472. itaiha, raUiya, rathas, rathyan. Ut. ratas; lat.

rota, rlieda, currus; it. ruota, carro; got. raida ;


aleni, ant.

reità, reitwagen ;
ted. Rad. Da l*ay, gr. reo; lat. ruo; it. ro-
tolare, correre, muoversi.
473. Rayas, gr. roos; lat. rivus> fluvius, flumen ;
it. roggia,
rivo, (ìunic; ted. volg. (sul tenere di Bolzano) Rilscli. Rai-
tran, gr. rcidron; lat. alveus; ted. Runst. Ritis = corso, e
lìgiir. gr. reysis ;
lat. ritus ; it. rito, costume.
474. Ri, gr. reo; lat. ruo; it. scorro, Gnisco(volg. mar.); ted,

tir. volg. riilsclien.

475. Big, rlkh, gr. e lai. rigeó; it. irrigidire; d'onde frigus
= freddo; ted. frieren = gelare, sentir freddo.

476. Ris^ gr. raió; lat. (aflìa.) rodo, rado; it. taglio, distruggo,
divido ; ted. reissen.

477. Ritis, gr. reysis; lat. directio; it. direzione; fr. ronte;
ingl, road ; tei. Reise, Riclitung.

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VOCI SA.NSCniTlì 97
478. Radhira = s3ngue. Ròdhita, ròhita, lòhitn (l’ò sta
qui per a); gr. erylbros, rusioi, russaios| lai. ruber, rulilus,

russus; it. rosso; lii. raudonas; polac. rusowaty; gol. rauds;


scand. raiidr; angloss. read; sass. ani. rod ; nlem, ani. rot; ted.

rolb ; fr. rouge: voci, cbe derivano tutte dalla radice rndli,
o rag.
479. Bùdhis ( vegetazione, produzione del suolo = tua, come
ardhis da ardh = terra); lai. robur. i(. rigoglio. Rau-
haS; railhiS; lai. ruscus; tt. vegetabile, arbusto; (ed. Straucb
Da ruh =
vegetare, crescere.
480. Rl|Jà; lai. ruìna; i(. rovina (volg. mina); ted. Ruin. Da
rilj — rompere, danneggiare, rovinare,
481. RuksaS; gr. ryssos ; lai. raucus, rugosus; i(. (volg.) ròc,

ruvido, rugoso ; ted. rauh, runzelig.


482. Sad; gr. ezó; lai. ed it. sedere; ted. sitzen ; Ut. sédziii,

sodino; russ. sizu, sazu. Sadas^ gr. edos; Ini. sedes; i(.

sede; /i(. sodas; ted. Sitz, Sessel. Sadmatl = sedimento.


483. Sàdhn^ gr. aden ; lat, sntis; fr. sez; it. abbastanza, a
sazieli'r, sazio; ted. gcnug, satt. Da sfidh — saziare, empire.

484. SadyaS; adja^ lat. hodic; it. oggi, volg. treni, ancóì (en
bui = in oggi); fr. — bui; ted. beute; gol. hindag; Ut.

szendìen; gael. anduigb. Questa voce sanscr. è, al pari della

latina, un composto di sas = questo, e dyu,dlv= giorno.


4Sa. Sagga, s{\JJà, gr. sage, sagos, sakkos; lat. sagum, sac-
cus; i(. sacco, sujo, veste, giubba; Ut. sakas; rms. sak; ted.

Sack, Joppe. Da sag = coprire.


4SG. Sagh, lat. seco; russ. siejiu; >(. sego, tn^f. saw; (cd. sàge.

487. Saliasraily gr. chilioi; lat. ed i(. mille, mila; got. tau-
zandì; ted. tausend.
488. Sair^ gr. saoó; lat. ed i(. salvo; fr. sauve.
489. Sakhityan, lat. societas; i(. società; fr. société. Sa«
IkiaSy lat, socius ; i(. sozio. Sacitas = associato. Saklià^
SakhyaS; = amico, socio. Sakhya = amica, socia. Da
sa^ = unire, associare.

490. Sai, gr. allomai; lai. salire, saltare: fr. saillir, jaillire;

il. salire, saltare, montare; gol. salta. Sasala = salii.

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•s Toci MNscnirn

&91. Sala; gt. fiylé; lat. anla; ir. sala; ud. Saal.
492. Saiuan, sano, sa^ gr. ama; lat: simul, cum; il. iasieme,
con — fr, semble; got. sama, samana; icd. lammt, — sam-
=
,

inen. Da sam unire, congiungere, sommare; saiBÌjas


samatà
simìlis; simililudo. =
493.Sambhùs^ lat. coulileor; i(. confesso. Da sain = con, e
bhàs =
faleor, eloquor.

494. Sami, gr. syneimi ; lat. coeo; i(. andar insienae, incon-
Da sam
trarsi. con, ed i = = ire (gire, andare).
495 Sarai, gr. emi; lat. semi; it. semi, mezzo (per es. semi-
vivo =
mezzomorlo ).
496. Saraìjas, gr. omoios; lat. similis; i(. simile; ted. ihn-
licb.

497. Sampla, lat. conflao (d’onde 1’ i(. confluente, confluenza


ecc. ) Da Sara = con, e piu = fluere. ( Sempìone ? )

498. San, (
eùn )
ón ;
lat. ens; it. ente; ted. Wesen. Da as =
essere. Forse deriva da san, die signiflca anrhe Dìo, il lai.

allribuilo sanctus — sanio, per indicare, eh' Kgli è 1’ ente per


eminenza, ossia l' Eterno.
499. Saiiclis, lat. concludo; it. concbiudo, abbraccio; ted. be-
sebliesse. Da saiu = con, e clis = cluudu; it. chiudo, ted.
sebliesse.

500. Sandhà, gr. syntidémi ; lat. ed it. consliluo; ted. zusam-


menslellen, beslimmen ; russ. sudiewaìu.
501. Sai^ìv, gr. syzaó; russ. soziwii; lat. subiislo ;
it. sussi-
sto, convivo ; ted. beslehe. Da sam = con, e Jiy := vi-
vere.
502. Sannam, gr. synneyó; lat. connuo, annuo; it. annuire,
salutarsi; ted. sich verneigen. Da sani = con, e nam =
nuore, nominare.
503. Sannas, (inclinato, esausto); lat. senis; Ut. senas; it.

vecchio (la rad. è conserv. nell’ agget. senile).


504. Sansad_ gr. synizeó, synizò ;
lai. consedeo, consido ; russ.
sosiedaiu; it. radunarsi a consesso; ted. vcrsammeln. Da satu
= con, e sad = sedere.
505. SansUià, gr. syoisUd ; lat. ed it. constare ; rusi. sostolu ;

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.

»oci sanscrite 99
ted. zasammenslehen r= unirti, radunarsi. Da «an =z cov, e
sthà = stare.

50G. Santif gr. eisi ; lat. sunt ; i(. sono; (ed. siod.
£07. SaOTah, lat. convello; it. porto insieme, congrego, ac-
cumulo. Da san = con, e Tah == veho, porto.
608. Sanvart, lai. ed it. converto. Da san = con, e rari
= verlo.
£09. Sanyi\|f lat. conjtingo; it. congiungo, unisco, accoppio.
Da sam = con, e ynj = jungo, j«go.
510. Saptan. send. sapt; gr. hepla ; lat. septem ; i(. sette;
ted. sieben. Saptainas^ gr. In-bdomos; lat. seplimus; Ut.
septinlas ;
gal. sibunda ; ted. siebenter.
511. Saptatif gr. bebdumekonta ;
Ini. sepluaginta; ir. settan-
ta; gol. sibiinleliiind ; ted. siebenzig; Ut. septyuios deseimtis.
£12. Sara^ tri. sàr (e\cellenl); gadel. sar (a bero). Vedi alla
voce celtica.

£13. Snrpam (vedi srp); lai. serpeos; i(. serpente,


£Ji. SaSy sJif tat o tad^ {jf.o, é, to; lai. Iiic (ilio), baec
(illa), bue (illnd); Ut. las, ta, lai; rii(5. tot, ta, lo; got. sa,
so, lliala; ted. der, die, das; i(. il (lo), la, —
£13. Sas^ gr. ex (bex); lai. sex; led. sedis; gol. saihs; Ut.

sze«ei; riKj. szesl' ; i(. sei ( volg. sle).

£16. ^^aSy ektos ( laxis = metron ) lat. texius; it. sesto;


got. sailiNlu ; led. seclisler; Ut. «zesztus ; rosi, szeslyi. Come inr

saiisrr. cixì in gr. ed in ir. la medesima voce significa anche


ordine, mliura, tneta. Quindi le dizioni, mettere in sesto, te-

stare eco. Le espressioni volg. Irent. $tnza, stasare, stazalore


(misura, misurare, misuratore) traggono prubabiimenle la loro

origine dalla medesima voce SasLaS,


£17. gr. éxèkunta ; lat. sexagint? ; ir. sessouta; Ut. sze-

szins deszimlis; got. sailisiigus ; ted. secbzig.


£18 Satyailf gr. eteon ; lat. esseulia; ir. essenza; ted. Weseo-
beit. Da as = essere, esistere.

£19. Sàyaka^ lat. sagitta; ir. saetta, freccia.

Sto. Sié) gr. saikos; lat. sioeus; ir. secco; Ut. sausae.
Stf. SitaSy gr. ktistas; lat. situs; il. situato, posto.

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100 Yfir.l SANAC.KITK

522. Slrùf gr. leìra*, lat. series; i(. serie, soga, catena. Ala;
ted. Seil.

523. Skad, lat. scaturio; i(. scaturisco; /il. skérziu.


52i. Skand) lai. scando; i(. scendo — (ascendo, discendo);
fr. — scends,
525. Skandba* or. òmo, spalliO ;
lat. bumerus, scapulae ; dac.
iimeru; spagn. espalda ;
lime, ezpalda ;
prov. espatia; fr. epau-
le; pori, espadoa ; rette, spadia; alb. spatola e shetula ; ingl.
slioiilder; ted. Sdiullor; it. spalla.

526. Skhalaty skhalitail^ gr. skolon; lat. scelus; it. scele-


ratezza, colpa, rullo; got. skuld; ted. Schuid ; Ut. skola. Skba—
litaS) lai. scelestiis; t(. sceleralo ;
got. skula; ted. schuidig,
schuldliaft. Da skbai errare, Tullarc. =
527. Sinas (smab), siba, santi, send. malli, sta, banti;
pers. im, id, end; gr. esmen, este, eisi (enti); Ii(. esme, e-
ste, esti; rtiss. esniy, este, sul’; sloven. iesniy, ieste, sut' ;
poi.

lestesmy, iestcscie, sa; boem. gsme, gste, gsau; lat. surous,


estis, sunt ; spag. somos, sois, son ;
pori, somos, sois, sào ; fr.

sommes, étes, sont; roni. scm, etz, son; ir. siamo, siete, so-
no (volg. scm, sè, i
è); got. sijum, sijutb, sind; (eur. sin, sii,

sint ;
ted. sind, seid, sind; o/and. zijn, zijt, zijn ; sves. óre, à-
rcn, ars; don. are; ingl. ere in tutte tre le persone, ma cam-
biando, a somiglianza del Celtico, i rispettivi pronomi perso-
nali. (Vedi il celt. ìs, ed il singolare del verbo sauscr. alla

voce asini. )

52S. Sniisbà, dae. nusa, nora; Int. nurus; ir. nuora (volg. no-
va); ted, Schnur.
529. Spaoas, spaca, pacjat, lat. spicieos, explorator; ir.

spiante, spìa;/’r. épiani; ing/. spying, spy; ted. spabend, Spah-


er. Spastas = visto, veduto. Da pac pacy, lat. specio,
= spio, osservo, vedo.

530. Spad, lat. caedere. D' onde il gr. spatbè ;


gr. mod. spa-
thion; lat. spatba ; ingl. spade; fr. épee, espadon; it. spada
(aflìn. spiedo).
531. Sparcas, sparstis, lai. pressio; it. pressione. Da sparc
— serrare, stringere (aflìn. premere, spremere).

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yoa SASscr.iTK 101
6.12. Spardh, lat. emulari, cenare; il. perdere, disperdere.
Spardan = lanci:i( spiedo ) ; led. Speer.
533. Sparhà = desiderio, brama. D'onde in gr. sparge; lai.

spes ; fr. jespoir ; if. speranza. Da spai’h = sperare, desi-


derjire.

53<1. Sparlali^ lai. spiritus; i(. spirito. Da spar == vivere,


respirare.

535. Sphal; gr. splialld; lat. ed i(. fallo; fr. faillis; tn^i. fall,

fail ;
teli, falle, felile.

.536. SphAraSf gr. sphairas; lat. spliaera ;. ir. sfera.

537. SpliìtaSf gr. spidès; Inr. spissus; ir. spesso; fr. épais;
Ut. spaustas.
538. Sl'p (vedi sarpam); gr. erpetos; lat. serpens ; ir. ser-
pente, rettile. Da sarp^ gr. erpó; lat. seipo; ir. serpeggio.
539. Sta!, Stilbh, gr. styò, stcìioó; lat. stipare; ir. stivare.

Stàpas, gr. stenos; lat. anguitus ; ir. stretto. (


Slenico?)-
540. Slambhas, gr. stypos; lat. stipes ; il. stipite, tronco
(volg. trent. stombi); tcd. Stamm.
641. Starh, gr. stereoò; lai. stringo; ir. stringere.
542. Slaffiman, Starimn, gr. strdma; lat. stramen ; ir. stra-

me, paglia; ted. Sireu, Stroli. Stai'lan, gr. stiùton ; lat.

stratum; ir. strato; led. Slrolimatte (


gr. stròinatuii ). Star»
las, gr. strotos; lai. stratus; ir. — strato, disteso; led. —
gestreut. Da star = steriiere ; led. streuen.
543. Stba, gr. este; lat. estis ; ir. siete (volg. se'); led. seid.

(Vedi smas).
544. Stha, gr. islèmi ;
lai. ed il. stare; gol. slanda ;
led. sleh-
en ; ilUr. stali; rntt. stuiu ; Ut. stowiti. Stbas, SthltaS =:
slaris, status. Tistliat = sìsiens. Sthàtavjas stabilis.

TasthAu = steli, stbllls, gr. slasis; lat. status, pusillo;

ir. stalo, posizione; ted. Stand, Stellung. Da Sthà = po-


stare.

545. Sthalitas, sthùlitas, lat. stolidus, stultus; ir. stolido,

stolto.

546. Stbas, gr. ^taO, stalizO; lat. statuo; ir. stabilisco ; fr. é-

taie; led. — stalle; higl. stay ; Ut. staltau; ruti. staiu.

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«02 VOCI sjk.’iscRrri

£17. Sthàras, sthiras, gr.t»moi; lai. taurus; ir. toro; fr.

laureati; t;o(. silura; ted. Stier; inql. sleer.


£48. Stri: voce contralta da sntrì = parluricnte, donna. È
fjrse la voce it. volg. strìa (strega) un derivalo dalla san-

scrita in senso peggiorativo, quello cioè di donna malvagia?


549. Saas^ STB, STayaa, gr. eos ; lai. suus ; ir. suo ;
got.
sein ; lii. sawus; riiss. sia.

550. Siiasar, svasa (vedi svasr).


551. Suajail; zenà. livaAin, qadin ;
pers. kliùd ; iir. sasve ;
rtiss.

sebbia, s’ ; scrv. e boem. sebe, se ,


polac. siebie, sie ; stav. sia ;

gr. é ; lai. se ; fr. se, soi ;


spagti., pori., rom, ed it. se, si ;

got. sik ; nlem. sili ; Icd. sicli ;


oland. zicli ; svez. e dan. sig.

552. Siicatas<) lai. sagax; il. sagace, (perspicace. Sùcls =


g'uibr.io, ci'ilcrio (vulg. znrca = intelligenza, lesta).

553. Sudili^ lai. suJtis ; {(.asciutto (vulg. sull).


554. Stilla illir. sin; aleni, sun ;
ted. S'ilin = figlio. Co») nella
grain. illir. it. di Frólilicli (Zara per B.illara 1846 ) a p. 17.
555. SÙl'iSy SliryaSf sunas^ sùnns^ gr. seir, seirios, èlios ;

Int. (cui caiiibijin. della liq'imla r in /) sul; it. sole; fr. so-
leil ; lit. sanie; gol. sauit, suuiia; ted. Sunne. Da SUC = ri-

splenilere, lueirare.

556. SÙSf sakaraS) gr. sys; lai. sos; i(. (>orco, troja ; ud.
San, ScliwWii.
657. Sala, lai. seminalus; {(. seminalo; led. ges5el, Saat.
658. SÙtaSf SyntaSy lai. sulus; til. sulas; i(. cucilo; gol.
. wiilis. SùtraU) lui. sutura; il. cucitura. Da Sif cucire, =
nnire.

65 ). Svati^ it. fendere (


volg. «fender ).

660. Svadas (dolce); gr. edys; lai. suavis; il. soave; in^i.
sweet ; ird. sùss; Ut, saldus; rnvs. sladnk.
561. SvaldaSf gr. yJos, y.lor; lai. sudor; il. sudore; ted.
Scliweiss. Da svid svaporare, sudare. =
6C2. Sv-atiaS) gr. ainos ;
(al. sonus ; i(. suono; ted. Ton ; lir.

zwanas ; riist. zwon. Svanacas^ lai. sonax ; i(. sonoro. Sva»


nltan = stonamente, susurro. Da svao,' Int. sonam dare ;

il. suonare.

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VOCI SA.1ISCRITK 103
&03. S?apna8y svapas^ gr. bypoos; Ifit. sopor, tomoDs; tt,

sopore, sonno; gol. sleps; tcd. Schlaf; Ut. sapnas; rusj. (spa-
nìe. STapatf SUptaSy lai. sopitus; i(. sopilo ;
gol. slepans;
Ut. sapootas. Da svap, gr. Iiypoò ;
lai. sopio ; fr. soupis ; Ut.
sapnoiw; rim. spliu ;
got. slepa; led. sclilafe; il. dormo.
5G4. S^asr, svasi*!, suasar, svasa, send. klianlia palle- ;

chob ossei, elio; dugor. cliorra


; curd.cbor, ebus afg. ebur; ; ;

pers. kùber, khvalier; arm. hboyr; Ut. sesser, sessu ;


[stai;, e
russ. séstra, sioslra. sisler; got. swislar; nieni. suéstar; ted.

Schwesler; gr. adelfe; lat. soror (da sosor, socror); fr. socur;
t(. suora, sorella. Svasriyas, Ia(. sororius; tcd. subwester-
lidi. — Trovo, che in sanse r. si usasse qual sioonimo di
svasri le voci SV^jòni e bhagini, dall'ultima delle quali
sembrano, secondo Bopp, aver gii Ziugheni la loro pén = so>
reila. Ma queste voci mi sembrano composte da sras o bai
= Piglio a, e da Jan = generare, a soniigliania del greco
knsis e kasignètos, e signìPicberebbero perciò più verameote
nipoti, o come direbbe il Tedesco Kindskinder.
56i3. Syàn, syùs, syat; syuma, syùla, syiis, gr. elèo, e-
ii^s, eié; eiùinen, eièie, eiòsan ; Ini. sim, sis, sii; simus, sitis,

sinl ; il. sìa, sii, sia ; siamo, siate, siano ;


got. sijati, sijais, si*

jai ; sijalma, sijaitb, sijaina.


56G. Tadà, gr. tote; lat. tum, tunc; ilUr. tada ;
ted. daon; il.

allora, poi.

5C7. Tag, lai. tangere; il. toccare. Tataca, gr. tedeeba; lai.

teligì; i(. toccai; got. lailuk.

5G8. Ta'Jas, tayanan, (gloria, splendore); lai. decus, de*


ceiis ; il. decoro, decenra, decente.
569. Tamlsrà, Im. ed i«. tenebra; led. (afiGn.) Ddmmerung.
670. Tali, gr. ekpetannymi ; lai. ed tt. tendere; led. delineo.

Tanvan = Undens. Tantas = tensus. Tanus, gr. tyn*


iius; lat. tenuis ;
it. tenue; fr. tèiiu ;
ted. dinu.
571. TÙlias, gr. tonus ; lat. tonus; il. tono; ted. Too ; inpi.

dio, lune. Da tan risuonare. =


572. Tangal, taùgan, gr. digdu; lai. tangens; il. tangente,
toccante ; Ut. tiukas ;
poi. lekands. Da ta^ = tangere.
104 Toci sanscriti:

573. Tapat, taptaSy lai. lepeos. lepidus; il. tiepido; /V. llè-

de; russ. leplyi.


574. Tarmati* tarma, ffr. terma, (ermòn ; lai. lermen, ler-
niinus; il. termine, fine, eslremilà.
575. Tata = padre. Questa voce era io uso presso i Bisanli-

oi (alla, ella}, i Goti { afta =. padre, affnns = padri), ed u-


sasi tuttora dal volgp nella piccola Russia (iato), nella Fin-
landia (loie), io molte parti della Germania, non che nel te-

nere di Bergamo io Italia. I Romani chiamavano l’ avolo =


atavtis.

576. Tàtas, gr. tetta ; lai. tata, tutor ; i(. padre, tutore. Tata
= madre, lutrice.

577. Tara, tal, gr. soy, tey; lai. tui ; i(. di te; gol. theina ;

led. dein, deiner; /if. tawes; russ. tebia.


578. Tiras, (partic. ); lai. trans; fr. trans- — , tra — ; it. tras
— ,
tra — ;
gol. thairh; led. durch ; ingl. thruiigh ;
/it. tarp;
russ. czrez. Dal veri), tàr = penetrare, passare.

679. Tistati, gr. istan ; lai. stat; il. sta; led. stebt. Da Sthà
= stare.

580. Tràsas, gr. treio; lai. terror; it. terrore (alBn. tre-
mare ).

581. Trastas, gr. trestes; lai. tristis ; it. tristo, cootrislato ;

led. traurig; fr. triste; russ. trus.

582. Tri, trayas, gr. treis; Ut. trys ; lai. tres; russ. tri; il.

tre; i;o(. threis; led. drei. Tritijas, lai. tertius ;


il. terzo ;

ili. treczias ; russ. tretii ;


gol. tridia ; led. dritte — . Tripad
= tripode (
volg. trepè). •

583. Ti*iiicat, gr. triakonta; lai. trigirita ; it. trenta; gol. tlirei-
stigns; led. dreisig; Ut. Irydeszimtis.

584. Tris, gr. tris; lai. ter; ingl. trice; led. dreimal ; it. tre
volte. Tridhas, gr, trissos; lai, triplex.; russ. trizdy; it. tri-
plice ; led. dreifacb.
583. Trilt, gr. tryò; lai. tero, conterò; if. contritare; riisi.

truzu. Trillis, gr. trysis ; hit. (tritio) contritio; it. contri-


zione, dolore, ferita.

686. Tu, tTRil* send. iOm ;


peri, lù ;
gr. sy, ly ; lai. tu ; fr.

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TOC! SASSCtllTB J lOJ
. sp. porr. roin. ed ir. tu ( rolg. li
) ; wgf, tliou ;
gol.- Ilio ;
genti,

ted. sre3. e dan. du; lìi. tu; slav. Tutt.boeni.epol.iy ", sere. li.

587. Tnat. gr, sos, leos; lai. tuus; il. tno ; led. deitj.

588. Tudf lai. tundere; ir. percuotere Tatauda lutudi.

589. TllI^ gr. lalaò; lai. lollo, telerò; ir. tolgo, cstolgo, lo!-^

loro; fr. teière; led. dulde. AtliI = allollo.

590. TumiilaSf lai. tumultua; ir. ,lutmillo, confusione; icJ.

(aflìn.) Taumel.
891. TfatV gr. lagó, teiclircV; lai. lego; /r.-^lpge; il. —leggo'
( p. e. proteggo); ingl. deck; rcd. decke r«ss. laju. Ttac'f.
tTacan. gr. teichos, lego»; lai. leges, tectum; ir. tetto; ted.

Dadi.
593.
891. TtÀD, zend, IhvrVm pers. tui ;ì ;
gr. se, le ;
tal. te ;

fr. le. loi; tp. pori., rom.f ed ir. te, ti; /ir. tawe ; slav. lia ;

riiss. lebia ; sere, c boeni. Icbe, le ;


poi. ciebie, eie ; gol. thuk
alem e led. dich ; *res. e da», dig ;
ingl. thcc.
'
Tratf Ivayà. /«f. a te; ir. da le; /ir. lawimi ;
r«?s. to-

boiu.
594. Trayl, fnbliyao, gr. soi, loi; lai. tibi; ir. a te; gol.

llius; led, dir; /ir. lawiie, taco ;


riiss. lebie.

595. Tyr, gr. Hermes; lai. Mars; ir. Marte; alem. Ziu ;
scand.
Thor = dio della guerra. D’onde il lai. conlerere; led. zer-
trùmmern.
596. Vbha. ab>lidij, gr. an>pbù; lai. ambo, bini; /ir. abbu ;

nrss. oba ; ir. ambo, ambi, amendue; ing/. bolli ;


gor. bai; led.
beide.
597. ll<^, gr. ayxaò, ayxeó, ayxò; lai. augeo, angesco; il. au-
mentare, crescere; led. wacliseo.
598. Vdaraii (seno); gr. oydar; lai. ntcrut; ir. utero; led.

Euler.
599. liddic; gr. ekdeikd; lai. edico; ir. poferisco, dimostro. Da
nt = ex, e dir = dico.
eoo. Udi; gr. exeimi; lai. exeo; ir. esco; led. ausgebe. Da at
= ex, ed i = ire.

601. Vd^ani; gr. exemeò; lai. cromo; ir. i igeilo, vomito. Da


Ht = ex c TRm = vomo (vomito).
14

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.

IM TOC! SA!<SCniTK

602. Vlkày lai. flamma ; i(. fiamma. |Da questa voce saosc.
lulti^ i Vulcani pigliarono il loro nome qualificativo.
603. lllÙiiaSy gr. ololygon; lai. ulula; it. ulula, allocco; Icd.

Uhu. Da Talk = gridare, ululare (


volg. urlar).

60&. Unas (vedi alkas); gr. eis, monos; lai. uuus; il. uno;
ingl. one ;
ted. einer.

605. Upa (partic.) gr. ypo; lai. sub, ob ; il. sotto, so — ; led.

be — auf, an, em —
606. Upadhà, gr. ypotidemi; lai. suppono ; it. suppongo (pon*
go sotto alfine di sostenere, od alzare). Da upa = sub, e
dhà = pono. Nella parte del Tirolo tedesco usano tutt' ora
i lavoratori col grido hup, huppa darsi I' accordo per I' una-
nime sollevamento di alcunché, e le fantesche, dondolando i

bambini, sogliono accompagnare quel moto con dire: huppala,


h appaia!
607. Upadic (far cenno sopra qualcheduno, accusare); gr.

ypodeikó; lai. ed il. indico; led. anzeige. Da upa e die =


accennare.
COS. Vpaif gr. ypeimi; lai. subeo; it. sotteotro. Da upa =
sub, ed ì = ire,

609. Upari (prcpos. ); gr. yper; lai. super, sup — ; it. sopra;
sup — ,
sop — ,
sov — ,
sog — ;
gol. ufar; led. auf, ùber, ober.
610. L'pasthàf gr. ypostaó ; lai. substo, subsisto; it. sotto-
sto, sussisto ; russ. postoiu ;
led. bestehe. Lpastas = sub-
Da upa
sistens. sub, e stha sto. = =
611. Vpaj'US, gr. y'pozcygnyò; lai. subjugo, subjungo, subigo ;

il. soggiogo, sottometto; icd. uoteriouhe, unterwerfe. Da upa


= sub, e }l\| = jugo, jungo.
612. LranaSf gr. erras; lai. aries; it. ariete; lii. eris. lirni!i,

gr. erea; lai. ed il. lana. Da ùrn, ùrnu (coprire, vestire); lai.
ed it. orno, fr. orne. Secondo questa radice la voce orna-
menio significava in origine un decoroso vestito, e da questo
venne adoperata in seguito per esprimere qualunque siasi
ornato. Il titolo di ornatissimo Signore è del qui detto un
esempio parlante.
613. vrj, lai. urgere; it. urgere, spingere, promuovere, IJrJaSy

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VOCI SAKSCItlTK 107
gr. ergon ; it. |opera, lavoro, cara, premara. D* oode li*

turgia,

G 14. Uru = grande. IJras = estensione, pianura. UrTI^ lat. terra,

orliis. i(. terra, orbe, lli'varà ^r. orgas; lo(. terra ferlilis, arvum,
urbarium ; ir. campo, -podere. Auryara in ^end. sìgniGca or-
bar =3 albero. — L'rat in Celtico significa potenza; d’onde
taurus = ferns bos. • Uri eniin gallica vox est, qua feri bo*
ves significantur. > Macrob. vi, 4. Caes. B. G. vi, 78.
eia. Usròf usa, gr. ayGs, ayra ; lat. ed ir. aurora; Ut. auszn;
russ. ulro. Da US = rispleodere. Secondo questa radice la

voce ,
italiana usbergo signiGclierebbe un' armadura ( copri*
mento) risplendente.
616. IJt (
partic.) ;
gr. ck ;
lat. ex; it. es — ; ted. aus.
617. Ula, alba, gr. óte, lat. at, aut; gol. sithan ; fr. ou; rutt.
a ;
celt. ai ; ir. o ; ted. odcr.
618. Utplu, la(. elDuo; it. sgorgo; ted. ausfleissen. Da ut =
ex, e piu = fluo.

619. L'tiamas, gr. ystatos; lat. extimus; it. estremo, ultimo.


670. Vtlaras, gr. ysteros Int. exterus; it. estero (= non della
terra ; composizione simile è in gr. utopia = nullibi ; it. dì
nissuii luogo; ted. iiirgends ).

6’2I. Uttas* gr. yettos ; lai. udus ; it. bagnato, umido. — Ben*
cliè la lingua it. qui diversìGcbi dal Sanscrito c dal Lat., mo*
etra però d'aver conosciuta, e fors’auclie usala un dì la me*

desiina voce, a motivo che colla privativa a, comune -come


al Greco così al Sanscrito, essa esprime il concetto contra*
rio culla parola nteiutto, come il volgo dilfatti usa ancora
tutto per asciutto, e sulta per siccità, lldau = acqua; d'on-
de sudare, sudore. Vaudau = Guido.
677. IJxhala» Questa voce tbenclià l'x non s'incontri nell'al-

fabeto sanse.) è prodotta da Pictet de l’aGìn. p. 73, ed in-

terpretata per éléié, cxccllcnt. Kgli crede che la voce celtica


uasal = vassallo ne sia un deiivuto’nel senso nobile, qurllo
cioè di cavaliere, o personaggio a servizio di quaLhc prin-
cipe. (Vedi il celt. gwas, gwasawl).
673. \àc|, yacas, yttéd, gr. écbos; lai. echus, vox; it.

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lO-S vor.j SANii Kirr

Tocp, suono. Vaklar =: uaulor, oralor? Da tasi = \o-


carp.
ùVi. VÙcitan, lat. vagltus; ir. vagito, pianto de* pargoletti. Da
vac ;= vagire, gridare, parlare.
6*25. Vad^ lai. ed ir. vado.
62(>. VÙdis^ gr. ydcs ;
Int. vates ; ir. vate, poeta, oratore. Va-
dati = discorso, suada. Da vad = parlare, persuadere.
027. Vabas. Uu. ed il. via ;
gol. wigs ;
feci. Weg. Vàhas,
valiuiiaik Yallitran. gr. .uclios ; lai. vehss, vebia ;
il. veg<
già, vettura ; led. Wagen.
028. Vahali^ lai. veliil ;
il. mena, vettureggia. Da vah =
velio.

029. VaicaSy Taicman (aDitoziooe); gr. oikòma, oikos; lai.

vicus; ir. vico, vicolo; gol. weihs ; led. Wobnung. «Vici di*
ciinlur iiumiics doinus». Sltv. io Juniano Parlbenopaeo ad
hauc voc.
030. Vaida, Tailtha, vaida, vldma, vJda, tMos, gr.

oida, oisda, oide, idmen, iste, isasi ;


lai. vidi, vidisli, vidii,

vidimus, vidistis, vldcrunt ; ir. vidi, vedesti, vide, vedemmo,

vedeste, videro ; lii. wydan, vvydai, wydo, wydome, wydote,


vvydo ;
gol. wait, vvuisi, vvait, witum, witutb, witun. Da vid
video, cogoosco, sapio. — Come questa voce in sanscr.
siguiiica fedire e eonoicere, cosi [tassò la medesima or sotto
r uno ed or sotto 1’ altro significato anche ad altri idiomi di
nxmiera, che certi la ritennero nel solo senso figurato, e certi
altri nel solo naturale. Perciò wiisen significa in tedesco sol*
t.mto sapere, meutre i linguaggi celtici ritennero pel senso
ottica l'originaria radice tid o ved, e si servirono della me-
desima altresì per esprimervi il senso metaforico, ossia l’ tden,
la eognitione. Per es. « Adesso veggiamo a traverso di uno
specchio, per enimma ;
allora poi faccia a faccia. Ora conosco
in parte; allora poi conoscerò in quel modo stesso, ond' io
son pur conosciuto. >' S. Paol. ai Cor. 13, 12. Quindi i sino-
nimi lumi = ciste = cognisioni.

631. Vi\}as, raigas, lai. vigor; it. vigore. Vejat, Taigin,


lat. vpges; if. vegeto, vigoroso.

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voti SA>s<;itrrK 10l>

<i3'2, \'8j4t9 valhaf zend. vaiò; illir. velar; lat. veotus; it.

veolo; led. Wind.


633. Vailan (luogo rinchiuso, assiepato, chiusura); lat. velia;
ir. villa. Secondo questo la località, posta nelle vicinanze di
Trento, e chiamala alla velia, acquisterebbe un senso più
spontaneo, e più conforme all’ che non In
antica tradizione,
fosse dato da altri, i quali amarono interpretarla all’onda od
all'acqua, anziché alla villa od alla chiusa. Vaila = inler-
vallo dì tempo; got. weila ; Icd. Weile. Da vii = veliere, di-
videre, distaccare.
63^1. Vaillitaa, Taillanail, gr. eilèsis ; lai. volulio ;
ir. vol>
lamento, voltata. Da vail^ Talli = volture, girare; led. wal>
Icn, walzen.

635. Vaimailf lat. vimen; ir, vimine, vincigtio.


636. Val) lai. ed it. velare, vestire, coprire. D'onde valdrappa,
qualora questa voce non derivi piutosto da cavaldrappa =
gualdrappa = valdrappa.
637. Valaya^ gr. pcribolos; lai. ambitus, valium; ir. vallo, ri*

cinto, circuito, giro, vallata; fr. cnceinte ; ted. Wall.


638. ValitaSf gr. oylón; lai. valens, validus ; il. valente, va-
lido; fr. vaillunt, valide; ingl. well ; rust. welii.

631). Vailan^ vallasi Ijt. wulus; lat. vallus; ir. palafitta, stec-

cato; led. Wall.


OàO. Vàinùy lai. mulier, femina ; it. femmina; icd. Weib.
641. Van (amare); lai. veueror ; fr. véuère; ir, venero. Quin-
di remis = Venere, ossia la Dea dell' amore.
642. VàutiSf gr. emelos ;
lai. vomitus ; ir. vomitò. Da vaiDy
gr. emeó ; lai. vomeo ; il. vomito, rigetto. VaiBati = vomit.
Vavaina = vomui.
643. Vilpasy vapiis, lui. opus, ops; ir. opera. Vapras, lai.

operans ; it. operante, produceute.


644. Var^ gr, éró' ó ; (ai. belligero, defendo; il. guerreggio, di-
fendo; led. vvehren. Varnian« gr. eiyma; lai. arma (ur-

miiro); ir. arma, armamento; ted. Wehre, Walfe, VÙIrl|l« gr.


éiòs, eranos; lat. heros, bellalor, defensor; ir. eroe, guerriero,
difensore. Varmllas* lai. armatus; il. armato; led.. bewulfnet.
no Tw.i s.».'(sr.niTr.

643. Vara, lat. verruca ; celi, fjir (colline, monceau) ;


gU. fair-

giin ; ted. Fern, Ferner; ìMnonle, montagna, vedretta. Poti. lo.


646. Varada, lat, virgo ; i(. verginella, fanciulla.

647. Varalias, lat. verres ; il. verro (porco non castrato.)


648. Vars. gr. ardó lat. fondo; it. verso (da versare). Vàr,
;

Tàrl=acqua. Varsas pioggia. Varunas oceano, maro. = =


649. Vari, lat. vertere; it. vertere. Variate, lat. verti- —
lur; if. si volge, volta, converte. Varllis = voltata, diver-
sione, ossia il prender direzione verso qualche oggetto, loc-
cliè esprimesi io tcd. con wàris, ed io sanscr. con vàrlas
= lat. versus; it. verso; gol. wairlhs ;
ingl. wards.
630. Vartis, gr. aretd; lai, virtus; t(. virtù, distinzione; got,

vvairlhi; ted, Werlhi


631. Vartlan, lat. verbum; it. verbo, parola; got, waurd,
ted, Worl.
632. Vas, gr, einai; lat, esse; it, essere, esistere. Vaso, gr.

ón, oysia ; lat. eos; if. ente; got. wisaii; ted. Weseo; russ.

weszez’.
633. Vas, yusmàn, vàn (voi due = ambo); send. yiijem ;

pers. sliumà; gr, ymeis, spliói; lat. rom. e port. vos; tp. os ;

fr. vous ;
if. voi, vi; Ih. jùs; slav. rus?. bocm. e poi. wy ;

seri', vi; got. jus; alem. ir; ted. ilir; oland. gij ; sva. e dati.

i ; ingl. ye, you.


634. Vàspas, jr. t^speros ; lat. vesper ; if. vespero, sera.
633. Vasi, lat. vasture ; fr. dévasler; it. devastare; ted. ver-
vtiisten.

636. Vaslis, gr. esdes; lat. vestis; it. veste; got. wasti ; ted.

Weste, Gewand ; ingl. weed. Vasitas, lat. veslitus; it. ve-


stito, coperto; fr. vélo; got. wjsitlis. Da Yas = vestire.

637. Vatas, lat. vitta; if. benda, fascia, vincolo; tei. Band,
Binde.
638. Vatis, Talas, Tatikas, lat. ventus, ventosus ; if. vento,
ventoso; fr. vent, venteux; ted. Wind, wiudig; ingl. windy;
Ut. vvési's.

639. Valsas (vacca?), valsalflS, gr. italos; lat. vitulus; if.

vitello; fcd. Kalb.

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;

TOtI SANSCRiri! HI
6G0. Vangar) lai. vector; ir. vetluralo, vellurioo; tcd. Fdti*
rer, FulirmaDD.
661. Tayan (àvàn=:noi due); zend. vaéin ;
peri, mi); /ir.

mes; ilav. russ. boem. e poi, my; serv, mi; gr. éineis, nói,
nò; lai. tpag. pori, e rom. nos; fr, nous; ir. noi; gol. weis
aleni, e ted. wir ;
olan. e dan. wi; ingl. we.
602. Vi (panie.); lai. de — ,
a, ab; i(. di — ,
dis — , via, sen-
za ; icd. ab, weg.
663. VldhaSf gr. eidos; lai. visus; ir. viso, aspetto; Ut. wei-

das; russ. wid. VÌdhà= apparenza. Vaidas = discernimeato.


Vaidanan == cognizione, vidat^ gr. idon ; lai. videus ; ir.

reggente ;
russ. widok. Vedemi = far sapere. Da vid^ gr.

eido ; lai. video; il. vedo, e (siccome il d sans. ne' linguaggi


celi, si converte spesso io g) veggo, veggio, discerno.
GG/i. ViddhaSy lai. divisus, viduus; fr. vide; il. vedovo; ted.

VViltwer. Da Tldh = dividere, separare.


GG5. Yldhavà; lai. vidua; ir. vedova; go(. widuwo; ted. Witl-
we ; russ. wdowa ; iltir. udovica. Da tI = senza, e dhar
marito, uomo. Ohavao = mascolino, virile.

6GG. Viganiy lai. abire; andar ir. via, dipartirsi; led. weggehen.
Da vi = via, e galli = camminare.
GG7. Vincati^ gr. eikosi ; lai. vigilili; il. venti; fr. vingi; iagl.
twenly; gol. twuitigus; led. zwanzig; russ. dwadesiat; /ir. dwi-
deszimt.
GG8. Virà) lai. virago, mulier;ir. viragine = donna illustre (domina).

GGtt. VÌtaS; (passalo); lai. velus; russ. vetcliii; fr. vieux; ir.

avito, vecchio.

670. Vjras, TaraSf lai. vir, maritus; /ir. wyras; gol. wair ;

ir. uomo forte, potente; d'onde astrato virtus l' = virtù. (Ve-
di vartis).
G7I. Yà) gr. eò, iemai lai. ire; ir. gire, andare; led. gehen.
;

672. Yakart) yakao, lai. jccur ir. fegato. ;

673. Yaiuan, gr. gamos; lai. sponsus; il. (aflìn.) compagno,


coppia ;
led. Brùutigam.
67^1. YamanaSy lai. geminus ; ir. gemino, gemello ; fr. jumeau ;

led. Zwilling.
m VOCI SANScniTK

67i>. l'amatar^ gr. gairbros; genero (marito delta ftgbuo'


la). YàmiSf gr, gamelis; lat, ourus; t(. nnora (moglie del
figliuolo).

C76. YaSy yat) gr, OS, é, o; lai. qui, quae, qood ;


ir. il

quale, la quale, — ; led. welclier, welcbe, wclches.


G77. Yaya, jajfKSt maral, gòra; xmg, gov. Iti. jawai (ogni
sorta di biade); lai. bordeum; t(. orza (biada, biava?)
678. Yuga, yilgan, gr. zyx, zygon; lat. jux, jugiim; il. gio-
go (volg. giof. ); Hi. jungas; gol. jok; ted. Jocb. Yugias,
ynktaSf gr. zcnxis; Zar. jogatus, juoctus ; i(, — gìogato, con-
giunto, legalo. Yukiis =
congiunzione, tegame. Yùtfs==
accordo. Yllj^an =
giogamento. Da Ynj j ungere. =
679. Ytàsmàiif yas^ send. vó; pere, ahumàrà; gr. émas ; lai.

vos (acctts); ir. voi, vi; gol. izwis ; led. euch ; r««. vi'as. Y’ns-
makailf gr. ymón; lat. veslrum ; ir. di voi.

680. Yusinat) pere, slinmù; gr. ymetcros, spliòiieros; lai. ve-


. ster ; rom. vostre ; fr. votre ; spag. vueslro ;
pori, vesso ; ir,

vostro (volg. vos); gol. izwar; aleni, iwar; led. euer; sves.
e don. eder; oland, uw; ingi, your.
C8I. YOTan> gr. ebaoo, ebe; lat. juvenis; ir. giovane; gol.
jungs; led. jung; {ir. jaunas. Ylira^ ylaTaiian^ lai. juveii*
tiis; ir. gioventù; led. Jngend.
68'2. YùyaD^ xend. yùjem; pere, sliumà; gr. 6meis; lai, vos;
il. voi; gol. jus; ted. ibr; Hi. jus.

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DE’ CELTI, E DEL LORO LINGUAGGIO
-PHOW«a

Se s’ inlerrogauo i Classici anticbi, quali fossero i priitii abi>


latori del coalioenle europeo, tutti (eccettuati coloro, i quali
afiìne di palliare la propria igooraoza si sbrigano coi così delti

Aborigeni: appellativo, cbe •<— qualora non s’adoperi per con*


trassegnare geueralmeote i primi abitatori di qualunque siasi

paese o terra — confonde la generazione degli uomini eoo quella


dei funghi) accennano d'accordo ad un popolo, i cui nazionali
sono dai Greci chiamati Kelloì, c dai Latini Celine, e che da
noi s’appellano col nome di Cebi. Se poi d’ avaiitaggio s'ìnter*

pellaoo, qnali ne fossero i discendenti, di bel nuovo soggiungono,


essere codesti i Galli, gli Umbri, i Tirreni, gli Etruschi, i Raseni o
Reti ecc. Ma se finalmente s’ addimandano, qual fosse di que’ po-

poli il linguaggio, quasicchc per questa parte i detti Classici si

vergognino de’ proprii loro progenitori, non parlano che inci-

dentemente: vale a dire, ci fanno assai volte sapere essere que-


sta 0 quella tal altra voce celtica, gallica, umbrica, osca ecc.
Kd ecco la ragione, per cui, avendo gli uomini finora a quei
Classici attaccalo tutto il loro cuore e ceduto per giunta ben
anche il proprio buon senso, pochi fin qui osarono sul serio
trattare, e meno ancor definire una quistiooe, la quale pel detto
silenzio di quegli scrittori stimavasi troppo difficile per non dire
aflutto ioesplicabile.

Senonchè il risorgimento della critica portò lume anche in

quest’ oscuro recesso. Falla raccolta di tutti que’ termini, che


col marchio di spuri! sfuggirono, come s’ è detto, di bocca ai

Classici, confrontò questa scienza le dette Voci cogli idiomi di


que’ popoli, cbe progenio tult’ora si chiamano e sono degli an-
tichi Celti, e, trovatele conformi al loro elemento, si mise a por-
1 a

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114
re al medesimo confronto le stesso voci greche e latine, giusta-

mente argomentando, dovere il parlar de' nipoti pur rassomi-


gliare al parlare de' padri loro ; e per questo mezzo la detta
critica a* di nostri si convalidò nella persuasione, essere l’ele-
mento celtico padre dei greco e del latino non meno, che del
gallico, dell'etrusco, dell’italiano, e consimili.

Il seguente vocabolario di voci celtiche, messo a confronto


colle greche, latine, ed altre, dimostrerà, se I’ opinione suespres-
sa sia basata su tale fondamento da poterla abbracciare per ve-
ra. Potrebb’ essere, che, consideralo sotto diversi punti di vista,
questo vocabolario sembrasse a certuni troppo diffuso, a certi
altri al contrario troppo limitato ;
perciò dichiariamo, che fu ap-
posito nostro divìsamento quello di non eccedere su questo pun-
to nè in ricchezza, nè in modicità^ A coloro però, che lo bra-
massero più abbondante, possiam garantire, essere noi sempre
al caso di estenderlo a beneplacito.
A motivo che per lo passalo, e fora’ anche ancor di presente,
non pochi tennero e tengono e Cimbri e Celti senz’altro per
tedeschi od alemanni, facciara qui seguire un brieve cenno del-
la lor storia per farsene Gnalmeolc una giusta idea.
i Celti, venuti dall’Asia (checché su questo punto dicano in

contrario certuni, i quali per certe lor mire cosmogoniche vor-


rebbero della Scandinavia fabbricare la culla degli uomini), for-
mavano nella prisca età quella nazione, la quale si sparse sulla
maggior parte del continente europeo ;
di presente però essa
non ne occupa che una parte occidentale, cioè la Bassa Breta-
gna, l’alta Scozia, il Wales, l’isola di Man e l’ Irlanda. In que-
ste parti cioè la detta nazione conservò e lingua e costumi,
mentre nella Cornovaglia, dove il linguaggio natio vuoisi spen-
to da 50 anni a questa parte, e nelle altre terre, occupate un
di da' Celti, in conseguenza delle conquiste romane e l'irruzio-
ne di popoli tedeschi (ed altri, esso perdette poco a poco le

originarie sue forme in guisa, che dell'antico più non ci restò


che l'elemento fondamentale. Fusosi quest’elemento cogli ele-
menti o in parte o del tutto peregrini, si formarono nuovi po-
poli e nuove lingue. Alla prima di queste metamorfosi appar-

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IIS
tengono, i Galli, i Calali, i Vailesi, i quali in essenza altro non
sono che Celli, contrassegnati con nome alquanto diverso; alla
seconda gli Anglossassoni e gl’inglesi, che rappresentano due
germogli dì diversa natura sopra uno ed il medesimo stelo. E<
gli è perciò clic gli antichi adoperavano i detti tre nomi (Cel-
ti, Galli, Calati) ora per significare tutta insieme la nazione, ed

ora per specificarne un ramo, finché l'appellativo di Galli s'at-


tribuì esclusivamente a quella porzione di naziun celtica, che a-
bilava la Gullia cisalpina e transalpina, e quello dì Calati a que-
gli emigrati celtici, i quali si stabilirono nell'Asia minore.
Che i Celli venissero un tempo dall’ Asia, e non sicno che
una famiglia di quella gran dinastia linguistica, — che fuor di
ragione suolsi oggidì per esclusione chiamar l'indo — germana,
ma che più giustamente direbbesi l'ironica o l'indo — europea,
— benché ciò non consti per via di prove storiche positive, ò
però in filologia a dì nostri più che a sulGcienza comprovalo ;

anzi chi bramasse convìncersene di propria posta, non avrebbe


che a confrontare nel lavoro, che qui porgiamo, i vocabuli cel-
tici coi rispettivi sanscriti.
Al principio de’ tempi storici (per taeer delle traccie celtiche,
che taiun crede trovare al Norie della Germania negli stessi

tempi anteriori alla storia ) sono ormai nominate le Gallie tran-


salpine e le ìsole britanniche come sedi fisse della nazion celti-

ca, e vi si scorgono quattro diversi rami, che poi si suddivisero


in un buon numero di popolazioni minori. Nelle Gallie cioè s' in-

contrano i Celli propriamente detti (Gal/i) ed ì Belgi (Delgae);


sulle isole britanniche i Brettoni (Britoni o Britones) in compu-
-gnìa dì Belgi accasatisi sulle coste orientali ; i popoli di Cale-
donia e quelli d' Ibernia ; e siccome dalle Gallie sì misero col
tempo ad emigrare Celli non pochi, questi portarono in lontane

terre in un col nome anche il linguaggio celtico. Nella Spagna


ormai a’ tempi di Erodoto dimoravano Celti; schiatta celtica sono
delti gli abitanti al Sud della Spagna, in Estremadura, come
al Norie, in Galizia ; e sulle alture della Castiglia dall' unione
de' Celli cogli antichi abitanti di quelle regioni, gli Iberì, nacque-
ro i Celliberit popolo, quanto pròde altrettanto potente, i
lift

di coi Agli rrano appuolo i valorosi ciltadiui della famosa Mo-


manzia. (1)
Nazioni cetliche ormai da ftOO anni e più prima dell' Era voU
gare padroneggiavano nella maggior parte dell* Italia superiore,
che s’appellava appunto perciò la Gallia cisalpina (Liv. V. 37.
decad. 1. 5 ), e dall’ Italia, sormuuiate le alpi, non che dalle
Gallie. valicato il Reno, emigranti celtici s’ inuoltrarono ne’ pae>
si di mezzo, c, stretta alleanza or con uno or coll’ altro di quei
popoli, accoppiarono il nome di que’ confederati al proprio: co-
si nacquero, per es., i Cenomani per la lega fatta dai Galli
Sennoni coi Lcmani. Di questa maniera le nazioni celtiche si

estesero dal lago di Costanza sino in Panoonia (Ungheria); i

Yindelicj cioè, i Rezj, i Norici, i Taurisci, che, soggiogati da


Augusto, s’ accomodarono al dominio romano, sin che fra le ir-

ruzioni di popoli tedeschi, parte mescolandovisi, parte disper-


dendosi, svanirono dal teatro del mondo, non lasciando di que-
sta pristina loro esistenza in quelle parti altra memoria tranne
qualche pìccioi brano dell’antico lor nome {Kncl, Gal, Eoi), o
quella dell’ elemento linguistico, che in molti luoghi per intiero,
in altri in parte si conservò a monumento de’ posteri.
Verso la line del quarto secolo a. Cr. delle schiere celtiche
comparvero nella Servia alle rive della Sava c della Morava, e
ne scacciarono i Triballi d’origine tracica. I discendenti di que-
sti medesimi Celli, capitanati da Brenno, fecero l’ anno 280 e
seguenti delle scorrerie verso Delfi, la Macedonia, la Grecia, e la

Tracia, e fondarono in quest'ultimo paese il regno di Tile (Ty-


lis): regno, che fu dai Traci in seguilo di bel nuovo distrutto.
Altri di questi Celti illirici passarono di poi nell’Asia, dove col
permesso di Alialo I, re della Bitinia, occuparono quelh pro-
vincia, che quindi fu chiamala Galatia, e dove essi vennero no-
mali Calali, o Gallogreci. Costoro benché influenzali dalla col-
tura greca, e, dall’anno 180 av. Cr,, anche dal dominio roma-

(I) Eealco di Milcto c Dionigi intendono perciò sotto il nome di Cel-


tica principalmente la Gallia, ed appresso ancora l’ Italia supcriore, c la
S|)8gna.

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117
DO, conservarooo però per lunga prua e coslomi, e ron»ueta>
dini, e lingua, la quale, al dire di s. Girolamo, rassomigliava
al dialello de’ GalIT treviresi : anzi siaro d’avviso, che, siccome
niuna lingua giammai non si estingue alTalto, si troveranno lui*
t’ ora io quelle parli traccic non poche di quel celtico loro lin«
guaggio. E forse, non altrimenti che nell’ appellativo di (ìalli*

poli, in quello pur anche de’ Galilei si troverebbe un significato


pili vicino al vero riferendolo al patronimico Cai, che non de*
ducendolo dal morale (ebr.) galli = volubilis, o dal Gsico o
topico galal = rota, volutio, marmor. Il nome per es. del monte
situato nel mcditullio della Galilea, che dagli Ebrei cliiamavasi
Tubor, ma che giusta la testimonianza di Giuseppe Flavio da
Galilei dicevasi Itaburo, offre sembianze patenti di connubio cel*

to — ebraico.
Il culto degli antichi Celli era a somiglianza degli altri po-
poli gentili basalo sul politeismo ; veneravano cioè degli Dei c
delle Dee {deas maires seu maironas). I nomi più noti delle ma-
schili loro divinitò, come autori greci e Ialini ce li trasmisero,
erano i seguenti: Teuiaiet, che corrispondeva al Mercurio de’Ro-
mani, //csim = Marte, Taranìs (dio del fulmine e del tuono) =
Giove, Belenut = (1) Apolline ecc. Dal cullo delle Dee si svi-

luppò la fede de’ Celli nelle fultuccliierie e nelle streghe {»agae);


quindi a somiglianza degli Ebrei ricorrevano a certe donne, che
stavano presso di loro nel credito di profetesse, per farsi presa-

gire gli eventi futuri. Una di queste era ad esempio la famosa


Velloda, memorata da Cornelio Tacito, la quale servi a Chatau-
briand per far un brillante episodio ne’ suoi Martiri.
Tra te arti celtiche sembra che fosse principale quella di la-
vorar le miniere e di utilizzare i metalli ;
giacchò le armi gre-
che non meno che le romane portano in gran parte celtici (gal-
lici) nomi: segno evidente, che i Celli furono i primi a inren-

larle non che a maneggiarle. Tra queste la spada norica era

(I) Un Apolline beleno adoravasi ancor l'anno 23( dell’Era volgare in


Aquilejn, sui confini dell’Italia. Yetli Annal. d' hai. Sluruinri. Voi.
Vili. p. 163 per AtUmelli 1831.

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)

IIS
rinomatissima; si nominano inoltre l'azza di bronzo, e ne’ tempi

posteriori la così delta francisca, le armille, gli uteosilj di ve-


tro, le monete; cose tutte, che in Francia ed anche nell' Alema-
gna meridionale assai di frequente si scoprono nelle tombe an-
tiche od in altri monumenti. Tra i vestiti celtici sono nominati
le bracche {brnccae) ed il sajone {tagum), specie di mantello
militare. So con tutto questo certi scrittori rapportano, essere
stato le armi de' popoli celtici poco perfette ,
per es. gli

scudi leggeri e cattivi, le spade di rame, e tali che ad ogni col-


po, dato con esse sull' armadura di ferro, si sdentavano e si ri-

piegavano, sono silTatte notizie in aperto contrasto colle precedenti,


c non si possono in sana critica prender per vere se non limi-

tandole a qualche ramo meno provetto di quella nazione oppu-


re a' loro ausiliari, che talvolta si confondevano con tutto il cor-
po della lega celtica.
Dal consorzio coi Greci di Marsiglia e coi Cartaginesi vuoisi

che i Galli apprendessero l' arte dello scrivere, c che scrivessero


perciò la loro lingua dapprima con caratteri greci. Sapendosi
però, che i loro sacerdoti, i Druidi, si servivano altresì de' ca-
ratteri runici per loro scrittura arcana, diremo piuttosto, che i

Celti nordici dilTcrenziuvano in questo punto da quelli del mez-


zodì, c che il carattere dei primi conservava più la forma asia-
tica antica (la fenicia e la semitica), mentre quello de' secondi
ognor più si riformava a seconda del progresso e del consorzio ;
sicché il primo, giusta il costume asiatico, si ritenne per il lin-

guaggio liturgico, ed il secondo pel civile.

Non potendo per mancanza di tipi qui dare la forma dell'al-


fabeto celtico, cavato da antichi manoscritti, ne daremo in prova
dell' or ora esposto almen l' ordine ed il nome delle singole
lettere :

Allin (a) Cori ( g )

Beith (b) logha ( i


)

Coll (c) Luis ( I


)

Uuir (d M iiln m ( )

Eadha (e) IN'uin (n)


Fearnn (f) Gir {
o)

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119
Peith (p) Teluc (i) i

Bnis (r) Ur (u)


Sull (s) IJath (h)
Quantunque le memorie celtiche, registrate colle lettere di
nome qui sopra esposte, non arrivino più in là del 6.to secolo
dell’Era volgare, ciò non toglie punto all’antichità della lingua
con esse espressa, a motivo che i dialetti celtici, c a prefercn*
sa d’ ogni altro il ÌVehh ossia il Cimbrico ( come attestano WiU
liam Owen nel suo Geirìadur cymraejr = dizionario cimbrico, e
Davies ne’ suoi rudimenla Ihiguae britannicae vel cymraecae) te-

naci dell'antica tradizione ed avversi ad ogni alteramento in un


modo che non ha pari, mostrano ancor di presente, che i me-
desimi valsero costantemente a tenersi neutrali in tutte le lin-

guistiche rivoluzioni. Le gesta de’ padri, ridotte in versi dai vati


della nazione, si cantavano dui figli, e si tramandavano cosi alla
memoria dei nipoti. Le dottrine religiose non meno che le mas-
sime morali e politiche si dovettero conservare e propagare per
la medesima via tradizionale, tanto più in quanto che era vie-
tato a Druidi l' affidarle allo scritto. Senonchè cambiatesi col
tempo c col culto queste circostanze, ed importando di conser-
vare almeno io parte la memoria di quegli antichi avvenimenti
ed istituzioni, raccolse ormai nel sesto secolo I’ Abbate di LIaa
Carvan, Catwg, delle sentenze. Cyrys di Jal nel secolo undeci-

mo, e Sypyn Cyveiliawg nel decimoqointo fecero altrettanto ;

sicché di presente se ne tengono ormai più di 12,000 di sif-

fatte massime e sentenze britanniche.


Di carmi epici ed altri, che a somiglianza dell’ Iliade d' Ome-
ro, si conservavano per tradizione, e si recitavano in certe oc-
casioni e solennità, è il più antico un poema in lode di fieli il

Grande, il di cui figliuolo Caswallon (


Cas.dvelanus) si oppose
allo sbarco di Cesare. Esiste ancora una moneta del padre di

codesto Beli, Manogan, il quale visse circa l' anno 120 avanti
l’Era volgare. Questa rarità numismatica fu descritta dal D.r
Stukelcy nella di lui opera, che tratta delle monete degli anti-
chi re britannici. Nella stessa maniera si conservarono i canti

di Ossian, figlio di Fingai, principe di Morven nell'alta Scozia.

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no
Ossian visse intorno ul quarto secolo dell’ Era nostra, cd era
eroe e vate ad un tempo. 1 suoi canti vennero a notizia della
restante Europa solo dacché Maepherson li raccolse, e li pub-
blicò. Quest'eco perdentesi di vaneggiamenti gentili, queste me-
morie dell' eté normanna iovc^liaroso tutte le colte nazioni ; sic-

ché ben presto latte le lingue riprodussero qne' canti parte sto-
rici, parte lirici, ed insieme erotici, elegiaci e descrittivi
La Musa narrartiva e drammatica è rappresentala da una rac-
colta dì singolarissimi avvenimenti, chiamata de’Mabignon la
quale ci porge schiarimenti intorno alla mitologia, alla vita pri-

vata cd ai costumi degli antichi Britanni. William Owen opina,


che questi racconti servissero di prima base per quei componi-
meoti europei, i quali in seguito pigliarono il nome di Bomansi (1).

Qucsio nome venne, come si dice, a que’ strani componimenti,


(t)

perchè scritti In Francia nel secolo X per la prima volta in lingua vol-
gare, la quale chiamavasi romantu termo, o per abbreviatura romavs.
Tal circostanza ci fa Conoscere, che tra lingua rustica romana e tra
lingua Ialina propriamente della passava ognor quella dilTcrenza, che
passa fra un cd una lingua colla. Scnonchè non sapcn-
dialetto incollo
lioci noi bene spiegare come e perchè in tal caso si possa chiamare ro-

tiiaiìlica una veduta, un punto topico ccc., amiamo meglio indagarne


la causa di sifTalln nomenclatura, anziché nella storia, nella natura stessa
del linguaggio celtico, e quindi comune sì ai dialetti gallici clic ìl.lìa-
ni. Se altri ofllne di trovare un fondamento per la loro asserzione, si
presero la libertà di sincopare la dizione di romanm senno in ronunis,
c di cliiumarc con questo nome dei componimenti, i quali, non già per-
chè condili di amori c l.iidi vezzi, ma perchè esposti in un dialetto, clic
sapeva {del romano, ci sarà pure permesso d'ammellcrc, che i Nonnan-
ui di que' tempi chiamassero rumans gli abitatori del contado (rus), c
l.adins gli abitanti delle città (
Lady dilTatlo in inglese signiGca don-
na nobile, dama, signora), c che segnassero col incdcsinin appellativo
anche il dialetto più grossolano c rude dei primi in opposizione al più
gentile e lindo dei secondi. La voce Trumenier (d’ru nienicr ), for- —
matasi in simil guisa, ci antorizza a questo supposto, il quale ci dà la
ragione, per cui per romanus sermo s' intendesse la lingua rustica, c
per senno lalinus la civile. Sillada distinzione tra un dialetto più ru-
vido ed un più dolce (ladina) si conservò fino a’ nostri di nc’Grigioni,
in Fassa, Gardena c Badia del Tirolo. Se quindi Fauchcl e Du Cange
(
nel suo glossario) c’ informano, che in Francia, da Concili! tenuti nel

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lil
Owen Puglie procuiò de' Mabigiioo un'eleganle edizione, corre-
dandola d' una versione inglese. I msnoscriiii antichi, dai quali

la trasse, risalgono Pino al nono secolo dell’Era volgare.


La storia antica si conservò nelle così dette Triadi : una specie
di ritmo poetico, nel quale per facilitare la ritenitiva delle me-
morie tradizionali, si trovano ognora in un tornello accopiale tre
rappresentazioni, ossia pensieri. Nell' originario nome tecnico di
questo genere di componimenti ha forse il suo fondamento non
basso, ma nobile, la frase volgare italiana sfar delle tirade>,
per esprimere il passaggio, che alcuno di slancio fa da un atto,

o pensiero all’altro, prevenendo cosi con sorpresa l’ altrui a-

spettazione. Alle Triadi si legano nella letteratura britannica In

cronache degli antichi re di quella nazione, e de’ Sassoni, non


che de’ Principi di Gales. Per la storia dì quest’ ultimo paese
non meno che per la lingua dì quegli abitanti fornisce la rac-

colta delle leggi nazionali un appoggio tanto più interessante,


in quanto che assai volte qui su d’ una e la medesima perga-
mena sì vedono vergati varii chirografi o caratteri. Anche gli

scritti, che dal decimoquarto secolo in poi sì compilarono in-

torno a delle materie religiose ed alla vita dì certi Santi, for-

niscono del materiale sì per vedere, quanto la lingua, di cui


parliamo, ognor più si perfezionasse, come altresì per osservare,
qual’ influenza vi esercitasse la coltura cristiana.
Più d’ ogni altra cosa però iuiercssano por la storia antica
britannica le istituzioni de' Bardi e de’ Druidi. Ma come saperle,

se, come già dicemmo, era loro severamente vietato di allidare

allo scritto quanto riguardava le dottrine religiose, morali, po-


lìtiche? Appunto perciò i Pembroke, Jaspcr, William llerbcri.
Sir Riccardo Basset e Riccardo Ncvill si fecero un merilo non
perituro con raccogliere quanto la tradizione nazionale su qnc-

secolo IX, ordinavasi a’ sacerdoti d’istruire il popolo piuttosto nella


lingua rustica romana, che non nel latino ptiro, a motivo che l'ultimo
non era da tutti inteso, ciò non comprova se non l’cmuncipazionc <lel

dialetto volgare dalla schiavitù, in cui finn a que’ di lo tenne In lingua


dello stato, ossia la latina. (Vedi su (|ucst' argoinenlu In png. 40 .)
lU

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12 ^

sto punto vi conservò. K siccome a’ tempi della regina Elisabetta


vi aveva fondato motivo per temere, che il listema coslitusio-
oale de’ Druidi venisse a solfrire ognor più in derogazioni e scon*
certi, perciò dall'anno 1460 sino al 1792 si tennero sei assem-
blee druidiclie generali per conferire io esse e stabilir collo
scritto, quanto intorno all’antica Mitologia ed altri argomenti
reggeva a rigor di critica, e meritava di essere conservalo alla
memoria de’ posteri. Non altrimenti le famiglie dei Salesbory,
dei Middleton e dei Bulkeiey al Norie di Galea si mostrarono
premurose nel raccorre gli avvanzi di antica poesia celtica, e sa-
ranno perciò ognora con rispetto nominate ove si tratti di cita-

re i possessori o collettori di quell’ antica letteralnra.


E quando, e chi ridusse il primo a forma grammaticale il

linguaggio di cui parliamo? Fa nn certo Geraini, il quale verso


la line del secolo nono ne scrisse una grammatica a solo fine

d' impedire per tal modo, che il linguaggio gallese o cifflbrico

non iscapilasse col tempo nè in genuinità, nò in purezza. Verso


la metà del secolo duodecimo Eioion, ed nn secolo dopo Edeyrn
la rividero, sicché in seguilo sino alla metà del secolo decimo
ottavo più d’ una dozzina d’ altre edizioni vi succedettero. Le
grammatiche appellavano ben presto ai dizionari! ; e W. Salesbory
r anno 1547 ne compilò uno, il quale pel piccioi numero dei
vocaboli sembrava piuttosto destinato a preservare dali’obblivione
Certe voci, che vi si mostravano proclive. Tommaso Yilliams nel-
l’anno 1620 Ile porse un altro, e nel 1632 John Davies vi fece una
seconda edizione accresciuta con voci desunte da antichi mano-
scritti ed altre. E cosi l'anno 1752 Tommaso Riebards portò
al numero di 15,000 le voci assunte nel nuovo suo dizionario.
A chi tal numero sapesse di modicità, faccia riQcssione, che non
solo trattavasi della lingua d’ un popolo alpestre, ma che v’ era
iouoltrc un monte di ben 2000 manoscritti, che non furono per
anco utilizzati pei detti fini lessicografici. A quest’ arduo lavoro
b’ accinsero John Walters e John Jones, l’ uno pel decorso di
30 e l’altro di 50 intieri anni; e per tal modo a William Owea
finalmente riuscì di portare il suo dizionario cimbrico al numero
sìgniGcantc dì 200,000 voci.

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ns
Preseotemente la famiglia celtica si divide in due rami lingui-
stici. Il primo contrassegnato col nome di Gadelico comprende
il dialetto Ersico, il Gaelico, ed il Manico. Il secondo, detto il

Cimbrico, abbraccia il Weish (in frane. Gallois), il Coroish o


Cornovallico, e l’ Àrmoricano, detto anche il Breizounek, o Bas
— Breton.
Pria di chiudere quest’ introduzione al nostro saggio non crc-
diam superfluo accennare ad alcune opere, che trattano de’Celti
e del loro linguaggio:
Schopflin» Findiciae celtkae.
Yalent. Eroest* Loescher* Liwaior celta', uu de exeo-
lenda literatura europaea occidentali et teplentriQiiali confilinm et
CMtatut. làpsiae ilìQ.
JaiQes Cowles Prlohard* The eatiem orìgìn of the Celtìc

/(ationi, proved by a comparìton of tlicir dialccls wìth Sanserit,


Greek, Latin and Teutonic langmges. London 1K3I.
Ffaoz Bopp» Die keltischen Spracken in direni Verliàltnisse
aum Santkrit, Griechitchen, Laieìnhclieii, Gennanìsclieti, Lithauf
achen, uml Slavischen. Berlin 1839.
Idem» Uber die kaukasitchen Gliedcr dee inilp — europiihehen
Spracluyeteme. Berlin 1841.
D.r Lorenz Dlefcnbacb» Celtica f et n, oder Sproehlicke
Doeumente sur Geeehichte der Kclten, al» Beitrag zar ^prachfor-
achung iberhanpt. Stuttgart. 1839.
D.r N. Sparschuh. Kelt'uche Stadie», oder Unlertuehungcn
ùber das fVesen and die Entttehung der griechhehen Sprache, My-
thologie vnd Philmophie verniiitelst der keltUeben Dialecie. Frank-
furt am Main. 1848.
Goldmaoa. Celt'uehe Sprnchlehre,
VOCI CELTICHE

1. Abati; lai. crror, dercctus; i<. sbaglio (abbaglio). Da aballll


= sbagliare.
|

Aballiad; lai. defeclio, ribellio ; i(. ribellione ; rrd. Abfall. V

.3. Aberlh; lai. sacrlficiutn, oblalio; il. oiTerla. Aberthll = i

'

olTro. Le desinenze verbali celticlie in i/u corrispondono all*

desinenze do’ verbi medii e passivi greci in mi e mai, ed e-


sprlmono la prima persona del tempo presente indicativo. P.
c. itim = cdo; ikiin = medico; rullhciniiu = rutilo
|

ec. Giova pure qui osservare, che le desinenze aggettive, av-


verbiali e sostantive latine in din, alis, e (n«, (tatis) trovano
nella natura del linguaggio celtico il loro fondamento, p. e.

aberibadw; = ofTerendus, abcrthanl (quasi olTertalis)

= appartenente al sacrificio, abcrtliiad (quasi ofTertas) =


obintio; abcrtllHP (quasi offeritorc) sacerdote; dal che ve-
diamo, avere i Celti a modo della lingua spagnuola ed antica
italiana costumato esprimere il nominativo per esteso, e non
sincopato; p. e. Trinidad, trinitate.
A. Abh; ainh (cosi anticamente alla sanscrita), Aw (e col-
l'articolo 'Ilo = l’au) aha; ijoi. ahva ; snss. aa ; nrtgloss.

ea, ou; frane-gali, au, ej eau; lai. aqua; il. acqua. D'onde
ansV; awe, auge angìa, algta = ischia (regio aqiiosa ).

5. Abl'ed; lai. niabim ; il. deviamento d.il retto, o giusto.

G. Acaidil; =
dimora, abitazione. Vedi cac, e la sanscr. caga.
7. Acawd; lai. adaf|ualiis; il. adacquato; (irrigato); ila(*a»d
= inuanìameiilo. colf articolo).
j

8. Adoil; lai. dominiis; il. signore (alla tpagn. don, fcm. donna). \

9. Aclhj’lll; Ut. ilo; rim. idu ; lai. co; il. vado (me ne vado).
dO. Afaiii., plurale di al’at* — alfaiino, afUizione. Starebbe for-

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;

VOCI cr.i.Ticfir. l'Ja

se II) frase italiana; «Molti affari generano annuiti > con que>
ste voci celtiche in qualche biologico rapporto? (VediAvar).
11. AfiliSf lat. avis fr, òiseau, aucel, anselh; it. augello (volg.
usel ); ted, Vogel : voci, che probabilmente si formarono dal
diminutivo lat. aucella, avicellus.
12. AgOSf lai. aoguslus; il. angusto; led. eng.
13. Agtf lai. aclus justitiae; il. atto di giustizia.
14. Aidheoir; ^r. aither; lat. aether; i(. etere, aria. D'onde
Aurora, ffr. ayrios ora = tempo mattutino.
13. Alg, agmen frotta, folla.
lai. ;

IC. Alny naia, lai. anus; it. la nonna ossia l'ava.


17. Ainini, lat. nomen, ii. nome, gol. nama ted. Namen. ;

15. Airnif arWf aor« ar^ gr. aor, ares; lai. gladius; i(. ar-
ma. Arv = pugnale (man — ara). Arvawr = guerriero,
gendarme. Arvand = armato.-
19. AlSy lai. munimen, arx; ir. ajuto, difesa. Vedi la sanscr.
are).
20. Alauda^ (bas. Urei.) lek? lai. alauda; it. allodola, lodola;

aleni, lerahha; ted. lerche. « Avis galerila, quae Gallico Alau-


da dicitur. > Se\l. Empir, c. 39. Plin. 9, 27.
21 . Alb? alp? lat. albus, altus; it. bianco, allo; d'onde Alpe;
gr. alpis; ted. Alpe.
22. Ali? oli? allt? lat. altus, magnus; it. alto, grande. Alit?
in plur. forma elltiz = altezza.

23. Ailan? all? lat. alius; it. un alt.'o. Allaiz = un barba-


ro; allmaa = il forestiero; alliuyi’ = forestiero venuto
d' oltremare.
21. Alp? lai. alpes; it. alpe (plur. alpi); ted. Alpe ( volg. Alm).

(Gallorum lingua ulti montes Alpes vocaoUir. > Serv. in


alb.
Virg. X. 1. Vedi
23. Am (particella); gr. amphi; lat. amb — ; fr. amb. ara —
it. amb — ( p. e . ambire ); ted. um.
26. Amaeth? lat. homo. Tir; it. uomo. Amacth? aradyr;
(aradur); lat. agricola; it. campagnuolo, agricoltore; gr.

ergalés, dac. argatu ;


alban. argathù.
27. Attira? lai. obscurus ; ir. oscuro ; d'onde umbra = ombra.

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,

11C VOCI r.F.I.IICIIE

28. An < partic. prirativa ) ;


jr. a ; lai. ed i(. in — ; ted. un —
ohn.
29. A 1I 9 lai. elemenlum, anhelatio ; it. elepieoto, alena; anadla
= respirare, anelare ; d' onde anem = aura vitale ; gr. a-
nemos ; lai. ed i(. anima ; anavely auivel = animai, ani-
male.
30. Andras^ lai. domina. Io basco andrta significa dama, sii*

gnorina. È questa voce basca presa alla greca (da aner,


andros = vir) in quella guisa come nel sanscrito Tiri signi-
fica donna, moglie, padrona?
31. Angar, lai. angaria; i(. angheria, gravezza. Augheu»
rheidiaw = angariare, costringere.
32. Angeli^ lai. egestas, egenus ;
ir. povero, bisognoso.
33. Aon^ UII 9 gr. eis, en ; lai. unus ; it. uno ; tal. eins ; Ut.
wicnas ; riisi. odin.
34. Ar, m^agair, gr. era, agros; lai. arvum, ager; ir. terra,
agro, campo; alò. arra; òasc. erria. D'onde agricoltore, agri-
coltura, ed il (ed. Erde, urbar ec.
33. Araby arar; lai. bilaritas ; ir. allegrezza. Ove questa voce
si congiunga coll’ agg. car —
arab; C^arab,
^ risulta Tira-
liana garbo, garbato; ararez garbatezza. =
Sii. Arad^ aradr^ lai. aralrum; it. aratro. Aradair^ lai. a-
rator; ir. araiorc.
37. Arbaar (
plur. arborlon ) , lai. arbustum ( prodotto della
terra, e quindi altresì) arbor; ir. arbore, albero.
38. Arcgwr, lat. exac lor ;
ir. esattore, creditore.
39. Ard, gr. era lai. terra ; ; i(. terra, suolo ;
ted. Erde.
40. Arda^ ardachadhf gr. arden ; lat altitudo ; ir. altura.
D’ onde I’ agget. arduo.
41. ArdcheaaaSy lat. guardianus; ir. guardiano. APCadu =
guardare, custodire. Al*ach, gr. arche ; t(. signoria, sovranità,
presidio, potenza ; in ted. Ilort.

42. Argae^ arglawz^ lat. arx; it. assiepamento, luogo dhiuso.


43. ArgaUy lat. circondare, muoire; ir. assiepare, eircondare,
rinserrare.
44. Arian, arlaot, afgan, afghani, airgid ; airgead.

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vori cci.TiciiE li7
gr. argirioo; Ut. argeoluni; i(. ariento, argento : signìGoa me-
tano bianco.
&5. Ara, anfaru,'ei*w, aradu, lat. ed ti. arare.
46. ArW; lat. ed it. arma; ted. Webre. (Vedi airm). Trovo,
che in Celtico afvawr signiGcasie (
Ggur. ) anche finire, mo-
rire, 0 forse pib veramente far morire. Egli è difattì costume
de’ dialetti celtici di dare al genere di morte u lesione il

nome del mezzo, col quale procuravasi o questa, o qnella. P.


e. mazzar (ammazzare), scortellar, sbudellar, fusilar ec. Nel
sento di finire adoperasi nel Trentino la voce ruàr, la quale
pare sia consona colla celtica suddetta, com’ò identica nel
sento: p. e. mela (Guiscela), ho ma (ho Gnito). Vedi la sans*
cr. Bì).
47. Arj =3 avanti, sopra. Quindi Arjmoracha, od ar'ino-
racfaa (Armorica regio = Bretagna) signi Gcherebbe mare
anteriore, superiore. Aremorici = =
ante mare: ore ante,
more Galli dìcunt mare —
et ideo Morìni Marini. Caes. bell,
— Armor — ad mare
;

gali. VII. c. 75 ;
Leibnitz. supra vel
mare. Mabill. II. 60. cf. 439. — Ar — mor —
Ili, — ic

(armuir Ict )
= ultra mare 0' Coon,
Ictium. — I, c. 3, 99.
Il Nanne del Tirolo adopera tutt'ora la medesima voce ari!
(avanti! fr. allez!) quale imperativo per far marciare i suoi
giumenti. (
Vedi le voci sanscr. ar^ ed arJ).
48. As$ asa = principio, sorgente, primo, cllinc Scandi Otbi-
num ceterosque Ileroas vocabant Asas«t V. E. Loescher lit-

ter. celi. p. 77; altri però opinano, che si chiamassero con


questo nome i deiGcati discendenti della seconda dinastia scan-
dinava, perchè venuti dall’ Asia. (Tkanij Mytholog. der alt.

Teultchcn n. Slaveu pag. 77) Odin’ in ling. ross. signiGca


primo. Hetm nomen idoli gallici, quod prò Marte vulgo ha-
betur, rectius prò deo felicilalis. Loescher. p. 22.
49. Asaith, Ut. satis, sat ; it. a sazietà, assai ; fr. assez.
50. Ase, asen, asel^ asai; gr. onos; lat. asinus, asellus; ir.

asino ( volg. asen ); got. asii ; angloK. asai ; teand. e dac. osai,
asen, esen ; ingl. asei ; ted. Esel ; base, astua.

51. AstrnS; lai. obstrusHs; !t. astruso, picOo d' impedimento,

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l’S VOCI ( I.LTir.llK

di dilTicollù ; dalla radice tnvs = impedimento, ostacolo.


Quindi obirudo.
Asu, asiair, lai. comilari; il. associarsi?
i>3. Athair, lai. pater ; il. padre ;
ted. Valer.
ai. AYadar, ioOTas, lai. possessio ; ii. I' avere.
1)5. Avar, afar, nel plur. afain, gr. apos ; lai. affliclio, ii.

affanno.
56. ATryviogi, lai. arroganlem agere, presumere; i(. far l’ar*

rogante.
57. Aw, e coir articolo Ilo (
l’ aw) = acqua. (Vedi Abh).
58. Asvcn, lai. acuere ; t(. acuminare. Aw<;aiz = acuminalo.
AìfCjs = acuto. AW^, gr. ake ;
lai. acus, acumen, aculeus ;

ir. ago (volg. uccia), acume, punta, puntigliene.


59. Awg, asYC, lai. ed il. audacia; d'onde il gr. aoknos; lai.

audax; ir audace, non ebe il led. wagliais = ardimentoso,


rischioso.
60. Aur, our, or, gr. ayron; lai. aurnm; il. oro.
61. Awr (aur); lai. bora; ir. ora. Yn am* = none (in liac

bora )
= adesso.
67. Az, lai. impulsus; ir. impulso, istigamento; d’onde aizza-
re (
in volg. uzzar); led. hetzen.
63. Azas, adhas* gr. azios; lai. aptus; ir. atto, adatto.

6i. Baeddu, bat, gr. (patcó) patassó ;


lai. Latuo; il. ballo;
fr. bats; ingl. beat; led. battsebe. (
Apnd licrodotum Ama-
zon vocatur verobata seu viricida, quia Amazones mares ver-
beribus interficiebant ).

65. Bagad, gr. kokkos lai. ; bacca; ir. orbacca, coccola. Ba-
ca =
cingere di serto, d’ onde baccalaureus? Vedi Carati.
66. Bai(,‘, lai. exsiccatus; il. appassito (in volg. pass). Bci-
ciasY — appassire, o come alla celtica si dice, seccare, sec-
catura, peso, noja.
67. Bals, bhas, bas, lai. mors; ir. morte. Si vede perciò,
che la voce il. batìre (venir meno) ha la sua fonte nella ra-
dice celi, bas, e che il grido tumultuario a ba$so corrisponde
al ted. Mordjo!
68. Balau, gr. aloan, trìbein ; lai. exlricare, expellere; ir. e-

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VOCI CELTICHE 119
tricare, trebbiare; d'onde trebbia (quasi trebala). Quindi la voce
tribolazione (io senso di vessazione, combattimento) non sarebbe
che figurata, presa dalla trebbiatura del grano ; ted. Dreschco.
69. BalàO) gr. ballizein; lat. choreas ducere (juxta Isid. bai-
lationes); i(. ballare; (ed. walzeo, laozen. Bai) alb. valu; ir.

ballo; ted. Ball.


70. Balc^ iric. boich; celi. nord, bald = baldo, maestoso, su-
perbo, audace. D' onde beldida — baldanza, ribaldo ecc. Il

Balkan (mons Ilaemus) corrisponde quindi a Moniebaldo. De-


riva dalla voce Jafetica bài = forte.

71. Banc^ bac^ lat. abacus; i(. tavola, banco (volg. banc);
ted. Bank.
72.Bara; aran^ gr. artos ; lat, paois. Gibus ;
i(. pane, cibo.
Bargnin, fr. baragouin, barguigner = barbare loqui. L' e-
limologia di quest’ ultima voce può trovarsi in bargiua, bari-
gena = peregrino, oppure nella circostanza, che i Celti pro-
ferivano queste voci ogniqualvolta nel loro linguaggio chiede-
vano ai Greci, Latini ecc. pane c vino. Nel Trentino chiamasi
larabara quell' uomo, !il quale usa un parlare confuso ed in-
concludente.
73. BarCy forkf barka^ gr. e lat. baris (navis); ir. barca
(da bara = cassa ed aca = acqua).
74. Barn) dac. birau; magg. birò = giudice, giudizio. Le voci
italiane barone, birra, bargello si presentano quindi come al-

trettanti derivati dal celtico.

75. BarO) lat, barba; i(. barba.


76. Basai = giudizio, sentenza (di morte?); ingl. judgemenl.
Basd in ami. =
damnatio it. condanna. ;

77.Basdardd, bastard, basar!, lat. spurius; it. bastardo,


spurio; Ut. bostras, bostruké ;
alban, bashto. Deriva da bas
= falso (per es. basa dow = falsi dei, idoli), e da tardd,
tartb, tarz = origine, fonte, buto (in trentino volg. gan,
plur. gariì).
78. Basus = capitano, guerriero, cavaliere. Greith Spie. Vatic.

p. 32. crede, che la voce vasallus non sia che un diminutivo


e derivato di bassus, vassm = ministeriog, military servaot.
17

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<30 TOCI (F.LTICtlE

70. BawaiXn lui. fremere; it. imperversure, sbavare.


.SO. Beachd, in gad. beacbt (verbo e nome) = spiare, sguar-

do; ted. beobachten, Beobachluog. Beacfadair^ in cimbr.


pcithas = guardia, scolta, spia. Deriva dal sanscritto pae,
paci; lai. specio; alcm, ani. spehòu ; alb. paze (vidi). La ra-
dice è ac = occhio. Peilha, pycta, pietà, picala, secondo Ve-
get., significava perciò presso i Brilauni una nave, così detta
exploratorìa, che precedeva le maggiori, delle liburnae. Lib>
hearn (
in godei. )
— nave, ed anche abitazione.
81. Beag, beagaa, (io godei.) bach, bychan {e'mbr.) bi-
ghan corn. bfhau
( ) ( bat-Brei. ) = piccolo, giovane. Sem-
bra, che da beag derivi la voce italiana di bagatella e la

volg. bagatel per indicare una minuzia, ed un uomo da poco.


Ila fanciulletto chiamasi in bas~Brel. bagel, ed in rim&r. bu-
gail, in alban. vogali. Pultel? Anche nei Tirolo tedesco è un
ragazzina dal volgo chiamalo t a kloane Putti. *

81. Bear, bar, gr. laleip, logon; lat. fari, loqui; ir. parlare.
L’ appellativo celi. gali, barell significherebbe perciò narra-
tori, perchè decantavano ie gesta de' loro eroi. Beas = lin-

guaggio, discorso. Beargiiath = dialetto volgare ( da bear,


bar = parlare, e guàth = nazione, natura ). La medesima
voce si cangiò in bearla, beurla (thè vernacolar langua-
ge ), e presso gl' Italiani, cou senso alquanto diverso, in bur-
lo. — Secondo Tacito significava barritue un canto militare
de' Germani : circostanza, che conferma il senso da noi dato
qui sopra alla voce barelL £ di fallo Gesner in Milhrid.
ci ragguaglia, che nella Franconia e nella Svevia le melodie
de' cantici chiaroansi Borea.
83. Bealba, beata, blu, oes, gr. bios ; lat. ed il. viu.
8ò. Ben, lai. carrus; beiiyn = carriuola; benafd = car-
riaggio, carico. Costumasi pur anche di coogìungere in una
le due voci carr e ben. Per es. karb, karbad, terrena
= carrus, carruga. Dal celtico ben deriva la voce italiana
volg. bena, la ted. Berne, non che la ted. Korb (da karveoo.)
85. Bencn (quasi benina) =r femiua jnveiiis; it. donzella. Be-
nw = mulier; it. femmina, moglie.

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VOCI Cr.LTICIlE 131

S6.Borwiza^ gr. britos; lai. cercvisìa ; il. birra; da birwiy


bruithim, brj'diavr = ferveo, fervefacio ; ir. bollire, e da
yd = frumento.
87. Betony^ gael. beathag^ gr. beÙODikè ; lai. vellonica ;
il.

Bcttooica = serratula (erba).


SS. Bhith; bod^ gr. pliyein; lai. Gerì; i(. farsi, a — ;
lìi. bali;
ruM. bywat; ingl. be ; led. be — (per es. begiiincn).

89. Bledf blee^ sauon. amie, biad, bied ; fr. bié ; il. biada ;

ed in batso lai. bladom =; frumenlum. Locsclicr nel suo i.i-

leraior cella vuole, che questa voce siasi recata in Italia dai

Longobardi, ed essere la medesima perciò d'orìgine aleman-


na. Ma se baiau, e treblawr in celtico vuol dire trebbia-
re (battere sali’ aja il grano) potrebb’ essere, che l'Italiano
ne fosse più veramente possessore di prima mano, c l'ale-
manno soltanto di seconda. Giacché il celtico, gallico, vallico,

(vrolsch) è un trifoglio, che spunta dal medesimo stelo, men-


tre it tedesco non n'è che una varietà nata drtl casuale me-
scolamento del polline. Coloro, che credono, essere il celtico

una specie di tedésco antico, s' ingannano a partito. Vedi su


questo punto la Celiica 1 pag. 5 e d.ta 11 p. 12 ccc. del doti.

Lor. Diefenbach.
90. Bog, bogelf lai. umbo, umbilicus; ir. ombilico, in volg.

ombrigol.
91. Bore, boren, boreuaw, Im. matutinum; ir. l'albore del

mattino, d' onde la frase y TOry, gr. ayrion ; il. dimani.


92. Bratbair, brawd, lai. fraler; il. fratello (antic. frate);

fr. fière; ingl. brolhcr; ted. Briider.


93. Brawd in cimbr., breild, brcùt in bas-lìrtl., brez in

corri., breflh in godei. — plaidoyer (difesa od arringa d’un


avvocato) giudizio. L'alem. ani. verbrasit (damnabit )
sembra
perciò un derivato dal Celtico. — Fu forse un dì fìra nella
Naunia sede d' un giudizio? Cf. Barn.

9é. Breo, lai. igois; il. fuoco; d'onde bruciare, in ted. bren-
neu. Bruid =
brucia.
95. Briga, broga, brica, brix, trac, bria gr. pirgos lai. ; ;

med. burgus; il. borgo; ted. Burg. Deriva dalla rad. brìi,

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i.n VOCI CKI.TICBE

Irro c= luogo, 0 bruig = villaggio, briga = cillà. Questa i

voce, che presso i Goti, Aiiglossassoui, Galli e ScandinaTÌ si


trasformò in lìaurg, hyrgo, burug, bourg, c borg, pigliò pres-
so gli antichi alicmanni ben anche il suono di berg, ed indi-
cava cillù murate o luoghi muniti, ossia di sicuro ricovero.
Per es. Bamberga, Wùrlemberga ccc. D' onde bergeri = al-

bergare, Ilerberge = albergo, ricovero. Interessa notare questa


circostanza a motivo die nella provincia del Tirolo dannosi
delle località contraddistinte con questo nome (
Knnenberg,
Weisberg), le quali acquistano un senso storico se s’ inter- |

prctano coll’ elemento celtico, quello cioè di rifugio o rico- '

vero degli Enneti, e Vallesi, dovecchè l' elemento tedesco


( berg = monte) non somministra appena un ragionevole sen-
so locale.
OG. Briray lat. pons. il. ponte) (ed. Brùcke. Donde nomi to-i i

pici Samobriva (ponte sulla Somma, oggi Amiens) Ebu-


robriva fra Auxerre e Trojes, Durobrlvae e Oarobri-
Yac in Bretagna, BrÌYÌO sull' Adda io Lombardia.
97.Brobar^ lai. opprobrium it. obbrobrio, insulto. ;

98.Brwg; brùg. Nelle leggi di Carlo M. de villis c. i6 que-


sta voce, che secondo il du Fresne significa assiepamento,
trovasi latinizzata sotto le seguenti varie forme : brngilus, bro-
gilus, brollium, brullium, broialiiim, bruarium, bruera. Le
voci originarie nazionali, che somministrarono la materia per
queste diverse latinizzazioni, furono in /"r. bruyere, broussaille;
il. brughiera, bruolo (volg. broilo); (ed. Bruch, Brulli (aniic.
BriiI, Briel). Colui, che diceva significare brog = rinchiuso,
e gii = silva, i/. selva (Silva parietibus septa. Dufresne)
sembra perciò aver toccato il punto, benché Diefenbach (Cel-
tica I. p. 215) sostenga che l'abbia fallito. Poiché pronunciando
gii alla gallica, od italiana si forma coll' aggiunta della desi-
nenza sull’ istante la voce situa, silva = selva: Brog — gii
|

(brogilns) = i(. bruolo = volg. broilo. Avrebbe, come la


|

belgica cillà di Brusselles, da ciò fors’ anche il suo se iso il

castello Brughicr della N'aunia : Castel — ermo, — castel sil-

vano ‘f significando appunto lìrugère, àroussail/e = macchia, prò- i

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VOCI CKLTICIIE <33
no}a (
prunetum )
boscaglia ecc. Le voci alemanne bergeri =
.
assicurare, geborgen — salvo, sicuro e burg = castello, o luo-
go difeso, hanno pur esse il loro fondamento nel celtica brwg»
E quindi le voci italiane imbroglio, imbrogliare ecc. sono me-
tafore, che dinotano impedimento nato, o frapposto al conse-
guimento di qualche Gne. Cf. Briga»
99. BrK'thy lai. dimicare il. guerreggiare. Arrrwth
;
= l’ at-

tacco. Laonde britanno sign indierebbe guerriero, ossia prode.


Pezron (catalog. vocum latin, pctitanim e lingua celtica )
cre-
de, che lìritanmis venga da òrit = albus (gelidus, brinosus?)
per es. Britomarus.
< 00 . Brjdf —
hj bryd^ lai. hìlaritas; it. vaghezza di
spirito, òrio. Quindi annh jrryd = mesto, senza brio ;
ted.

ohne Freud-
< 01 . Baaili; fot- bovile; t(. bovile, stalla pe' buoi.
< 02 . BaWf bo^ gr. boys ; lat. bos; il. bue (
volg. bò. )

<03. BvfCh^ bykf boch (nel Caucaso botsch, pronuncia bOcc* );


gr. tragos; lat. bircus; it. becco; fr. bouc; ingl. buck; ted.

Bock.
10^. Bycan (dalla radice big^ o bat; = basso) gr. pigme ;

lai. parvus;. t(. piccolo. Un uomo di tale statura chiamasi alla


greca pigmeo.
<0d. Bygyla, bygythiavi'9 lat. minare, terrore; it.- minaccia-
re, sbigottire. Bwgwl; bygythiad sbigottimento. =
<0C. Cab (cimb.), caban, cabannen (forma diminuì, in
gael. e bas~Bret.); spagn. cabanna ; fr. cabane; nicd. lat. ed
it. capanna = piccola stanza di paglia o giunchi, tugurio,
tenda. Da cab derivano V ingl. cabin ; fr. cabinet; ipag. ga-
binete; it. cabinetto, gabinetto, non che gabbia' ecc. Isidoro
(XV, < 2, 2 ) colle parole: filane rustici capannam vocant,
quod unum tantum copiai r potrebbe ferire nel vero piìi che
non altri crede, purché s’ interpretino in senso osco, chia-
marla cioè il volgo cosi, < quod uno capite piena sit. > Vedi
la voce osca anna. Una cella da frale 0 monaco corrispon-
derebbe a siffatta spiegazione. Cella è diminutivo di cae =
casa.

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134 VOCI CELTtcnE

107. Gadf scathf cath^ Mr. caedes, clades, — cidium, bellum;


U. macello, — cidio (per es. omicidio), guerra; ted. Kampf.
Cadle — campo di baltaglia.

108. Cadwr, cadyr, lai. miles, forila; ii. guerriero, forte.

O’onde il gallico les cadrei, e l' ilal. iquadre.


109. Cae, cas, {cìmbr.), Raer, Rear. Rér {bm-Brcl.); gr.
oikia ; lai. ed ir. casa, casamento ( volg. cà ) ; fr. logis, mai-
son, rille. — lo gadel. Cathair, Catbaoir aigniSca castruiD;
angioli, ceasler; ir. castello ossia cosa forliGcata, fortezza;

fr. chalr, fortresae. — In bas-Brel. p«>i kador^ corri, cader^


baie, cadira significa: gr. kalbedra ; il. carega (il villico dice
più marcatamente cadrega ). Un pulpito, od una cattedra è
appunto una mie circondata da ripari. — La radice ca è il

fondamento di tutte queste voci ; il di più è oggiunta, clic


qualifica diversamente questo subbietto, il quale indica un
luogo contorniato (ingl. tun, loton), ove si possa starsene (se-
dere) tranquìllaunente. Esso comprende perciò i due concetti
di kabere, e poiiìdere ( l' Italiano dice meglio potiedere) in

quanto che questo è condizionato da quello (qui situai non


(label, non potesl sedere). Quindi è, che campo (ager) e casa,
sito, e sede in Celtico s' appellavano con una e la medesima
voce. — Come le nomenclature di semplici abitazioni pel suc-
cessivo loro aumento vennero col tempo a prendere il signi-
ficato di villaggi, di castella, di città, rosi avvenne pur anciie
della celtica voce caer^ in xing. kehr; peri, shehr; ouet.
sahar; ebr. keretli ==; città. Le desinenze di voci antiche io
— certa sono perciò qualificazioni di città.

110. Cailb, caitbleag, caitbsloan, gr. onos; lat. mer-


catus ;
itni. mercato. Queste voci si fondano sulla radice
celtica caUb) gr. catharos; Int. purus; ir. puro, purgalo;
giacché il grano non è merce, se non è purgato. — Deriva
forse da caitsioan la voce trentina sesia r= falce, e sellar
= mietere.
111. Calb, galb; (bas-Brel.); ted. rolg. (id basso Reno) ksilf,

ted. gali (
per es. galle Erde == terra grassa ) ; il. uomo gras-
so e grosso. Suetonio ci ragguaglia, che l'Imperatore Calba

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VOCI CELTICHE 13Ó
vcuoe coki cliiamato • quoti praepinquU fueral viaus, quem
(e un tale) Galbam Galli vocant. > 7u Galb. c. 3. — Come
nelle lingue romaniche le voci lutio, lusturìa, luisur'wto ecc.,
quantunque difTercuti per significato, sono però consimili per
suono, così pare, che in celtico addivenisse di quelle voci, le
quali hanno per loro base la radice cal^ o gal» P. e, fiala ;

fr. ani. gale; gallone; fr. e tpagn. galou ; i(. galante (gajo);
fr. galani; spagn. galan, galano; fr. ani. galois o gallois; ga-
lanteria, galantèo, galantiare ;
non che il lai. gallare (appo
Nonio Secondo Yarrooe )
= bacebare, e l’ italiano gallare (non
già da stare od andare a galla = galleggiare, ma dal fare da
gallo), galloria = eccessiva allegrezza ecc. Quindi la voce di
ined. lai. gadalet = merelrices. ( Vedi gadal ). Sembra, che
tutte queste voci si sileno in quel rapporto di causa ed ef-
fetto, il quale nelle sagre carte trovasi espresso colle seguenti
parole,: Incrassatus est dilectos, et recalcitravit : incrassatus,
impiognalus, dilatatus, dereliquit Deum factorem suum, et re-
cessit a Oeo salutari suo. Deuteron. 32, 15.
112. Galeden^ caled, cal, lai. callus; ir. callo, durezza di
carne nelle mani, o ne’ piedi. Caledu = incallire.

113. Cally lai. callidus; ir. callido, astuto; led. schlau.

114. Gallestr» kalastr, cellt, arm. kaylachaz, lai. silex;


t(. selce; gol. hallus; (ed. Kiesel. In questa voce sembra ca-
ratterizzala l'idea della durezza (in lai. cellis, gr. cbalyps),

la quale vedesi espressa altresì nell’ istrumento, che ci vuole


per lavorare in simil materia ( calculus = scalpello ). Per la

stessa ragione io cimàr. dur significa acciajo; led. Stahl. —


. AOìne ò l’idea di pietra in generale (quindi selciato, volg*

salesà), ed in partic. di pietra calcarea, in lai. calx, it. cal-

ce; alem. ani. chalk ; led. Kalk. In bas-Bret. la pietra chia-

masi uaèau; nitien.


115. €ainan (cimòr. ); gr. kampé; med. lai. camminus, cami-
nus ; dac. camiou ; tpagn. camino ;
pori, caminho ;
prov. ca-
mio; /r. ebemin, ebemioóe; il. cammino, strada, ouia luogo
per dove si cammina. Deriva da camil andare, cammina-
re (mcuar.Ie gambe) ossia inuovero il passo, il quale in bat-

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iiù TOCI CELTICHE

Bret. dicesi kamna, kammed, ed io ente, gamog^ d’ on-


de poi derivò in lai, ed i(. gamba ; gr. jambos ; fr. antic. ga-
ma, jame; fr. mod. jambe; tpagiii ant. cama, camba; provenz,
camba ;
spagli, mod. gamba ;
reiic. comba ; albati, kbàmpa.
116. Camp, lai. campus; t(. campo (di battaglia). Campivrr
(cimòr. Rampier (corn.)
)
campione; go(. Kiimpe. =
117. Cant, lai. circulus, circnmferentia ; i(. contorno.
118. Gana, lai. cano; i(. canto; gol. canam. Canadh = can-
to (sostant. )

119. Car, char, garh, in ami. kbar, pera, khàrà, al Cau-


caso kera, base, harrla, pietra. Il = distretto di Carrara,

d’onde si cava ab antico un prezioso marmo bianco, porta


perciò in Italia quel suo nome per la medesima ragione, per
cui nel Tirolo ital. un simile distretto dicesi quello di Pre-
dazzo. E siccome charag signiGca anche rupe, e garhgarh
mucchio di pietre, si potrebbe forse più giustamente spiega-
re il senso del nqroe Gargazon (piccolo villaggio del Hera-
nese in Tirolo) con rocca =led. Felsbnrg, che non con car-
cassone, sforzandosi di dire, che quest’^llima voce abbia il

senso di gran carnajo, ossia di cimitero. Imperocché nn pro-


montorio in quella medesima parte ti fa vedere ancora i ru-
deri d’un antico castello, che poteva un dì dalla rupe piglia-
re il nome del gran casone (
carcasun ). Si pensi in pari tem-
po alla Garonna di Francia ed al monte Gargano di Sicilia.

Con questa chiave si spiegano altresì le voci di med. lat. ca-


raria = lapidicina (cava di pietre), lapides de cara (pietre di

cava), fossa curala, e (cangiatosi il ca in qua), qtiadrìlus (pie-


tra lanciatoia), e vediamo perchè l'Italiano piu alla celtioa
chiama una prigione carcere, il Tedesco più alla persiana
Kerker, e perchè in Sir. KraTc significhi fortezza ; perchè cioè
faceva mestieri che tutte queste località pei loro fini fossero
.fabbricate di’ pietra, o erette sulle roccie: motivo, per cui
anche in italiano le due voci rocca e roccia (
veggansi le di-
zioni inglesi alla voce celi, caru) divennero coll' andar del
tempo sinonimo.
170. Caroti, coran {cimbr. corjn, piar, corjnaii), coron.

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)

VOCI CELTICHE 137


lai. ed il, corona ;
teJ. Krone. Coroni = coronare. Coro -
nedig = coronato. Dalla radice cor = rotondo. Caran
sembra stata la corona d’ alloro, così chiamala dalle bacche.
121. Carn (cim&r.) = prominenza; carn,( 3 ae/.) ammucchia-
re, carn^ cairn (
— rock
gadel. ) a a horn, beap of stones ;

in gr. kranon = cornò, punta, roccia, picco. Quantunque in


gadel. il corno s’appelli adharcy in base, adarra^ si vede
però, che le voci predette (cangiandosi l’a celtico spesso in
ci, 0 , y,) significano con diversa vocalizzazione questo mede-
simo oggetto, il quale, come nell'Italiano, s’applicava figura-
tam. ai monti, alle alture, alle punte, ai picchi. E di fatti le

corone de’ monti (delle io trentino volg. erose) altro non si-
gnificano, se non le loro punte, le quali sulle sommità a gui-
sa di corna s’ estolgono verso del cielo. Le voci Comi, Car-
nutes indicano perciò popoli, che abitavano sulle alture, Cor-
niola, Com —
ÌVallis = paese montuoso ecc.
122. Cara (cimfcr.), kear charc;
(corn.), gr. chairomai, eran ;

lai. amare ; i(. carezzare. Càr = amico, caro, congiunto.


Caird = carità, amicizia. Camr = amato.
123. €anr, haru, carau, caro, karò, kar?, gr. ellos,

elapbos; lai. cervus, it. cervo (volg. zerf); fr. cerf; rus». ser-
na; ted, Hirsch.
12&. Catta, katta, kat, lai. felis; ir. gatto (volg. gatt); tcd. Katze.
125. Catjrlta, caettaarbta, gr. phalanx; lai. legio, caterva;
il. caterva, moltitudine sì di uomini che di bestie. Questa
voce, da Isidoro e Yegezio dichiarala d’ origine gallica, sem-
bra composta da ca, e torf, torfa, trnyna, tnvpi*),
trup, gr. tyrbe; lai. turba, turma, caterva; ir. caterva, trup-

pa; dac, trupu; spago, tropa; prov. Irop ; fr. troupe; ingl.

troop; rei. truppa, truppira ; led. Trab (per es. Nachtrab).


La sillaba prcGssa ca, quando non sia una sincope della vo-
ce cad (clades), sembra corrispondere alla gotica ga, ed
alla tedesca ge : preGssi, co’ quali in quelle lingue si formano
io voci collettive.
126. Cau, kar, lai. cavus; ir. cavo, cavato, voto (volg. càts.
D’ onda canu, gr. kanna ; lai. ed il. canna.
18
Toci ctnicnr.

127. Cawr (cimbr. ), her^ gr. keryx; Ini. lieros ;


il. eroe;
teU. licld. €ur in ers. signiGca possanza. Deriva forse da que-
sta raùice celi, la fr. courage; il. coraggio, coraggioso, come
da ber* IiaP il .
fr. hnrdi = ardilo, e da hcrdep di bel
nuovo il fr. /«nrdicsse — arditezza? Non qualifica quest’ altri-

bulo l’eroe? K non desunsero perciò il Greco non che il


Latino questo nome dal Celtico?
128. Cèti, arged, lai. merces, beneficium; il. mercede; d'onde
r avverbio merce = in grazia.
129. Cefyu (cimbr.) kcru, liCTii, keiu (bas-Brei.), cheini.
keill, (coni. )
= il. china, schiena.
130. Celi, celu, lai. celo; il. celare, occultare.
131. Ceithar, pedwar, gr. telras, lellares, lessares, pisyra;

lai. quatuor; fr. qualre; it. quattro; Hi. keluri; ruis. czely-
re; gol. fidwor; ingL four; ted. vier,
132. Cele, clojar, lai. circulus, circularis; i(. cerchio, cir-

colare.
133. Cellwair, gr. aikallò; lai. jocari; il. celiare, scherzare.
Celbfeirus = giullare, giulivo. Quest’origine dell’ italica
voce celiare è certamente più vera di quello che sia il dedur-
la da Celia, già donna di teatro, la quale, vuoisi, si distin-

guesse pel suo genio scherzevole e burlesco. Si potrebbe for-


se dire, che chiamassero perciò con tal nome quella giovane,
affine di personificare io essa la celia, ossia lo scherzo.
134. Cera (cimbr.), kern (
ba$.Dret.), gr. kranion ; lai. cra-
nium; il. cranio, volg. creppa in senso di parte suprema del-
r uomo. La radice celtica si conservò nelle voci cervice, cer-
vicale, cervello, ecc. (
Vedi la voce sanscr. Ciros ).

13o. Cesi, gr. kislé ; lai. cista; it. cesta; ted. (volg. tir.) Zist.
13G. Chwaci* (in dial. cimbr.) choar, hoér (in Breizonntk,
o bas-Brei.) hòi* (in comic.) piuthair (incaci.) seathar,
Siur (in ersic. )
lai. soror; fr. soeur; i(, suora, sorella; ingl.
sisler; ted. Schwesler. Questi esempi di derivazione dimo-
strano, doversi pronunciare il eh, e h celtico come il gu-
turale sr, ed il sibillante c\ sanscrito. Fer es. svasr, cya>
cru, chwaer, choar ecc.

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YOf.i CEi.Ticiu; 139
l'7. ChHedu io gacl. Sia; gì. éx ; tal. sex; ìt. sei (volg.

sie); ted. seclis.

i38. Chwegrnn, clmcgr*, gr. ekyros, ekyra ; tal. socer, so-


•cras; il. suocero, suocera.
Gbwiy tal. vos; i/. voi ; ted. ihr.

140. Gl, CU, ki, kei, kun, don, gr. kyo’v; tal. canis ; ir.

cane (volg. caìnj; ted. llund.


141. Giad, cani, kanton, gr. ekaton; tal. ccnlum; ir. cen-
to; fr. cent; ingl. hundred; ted. huodert.
142. Gib, gr. kyphos ;
tal. cupa; il. coppa (alUne è il volg.
zever); ted. Kufo = calino.
143. cig, tal. caro; il. carne, ciccia.
144. Giiiid, lat. cinis; il. cenere (volg. ^eoìs).
145. Glaear, daer, lai. calor; ir. calore, caldo.
14G. Gledd, deddif, deds, cicz, ossei, kard ; Ut. kardas ;

stai', kord; lat. cutter, gladius; il. coltello, spada. L'uà tal

arma era il gesuiu


gais) dei Galli, (ersic. c quelli clie

la maneggiavano, appcllavaiisi gesati (gais — genti, gais —


gear, ossia valorosi, forti. Serv. in Virg. Aen. Vili. v. 602.
147. Giu'pa, lat. clava; ir. clava, haslone nodoso.
14S.Ghvyd (cimbr.) kloucd (bas-Drel.), cluit, difa (corti.)

diatb (^ndel. )= chiusura, chiusa; med. tal. cleta, — elida.


Città, e luoghi vallati o circondati di mura portano assai vol-

le in celtico perciò questo nome caratteristico.

149. Go — can, cyn, gr. xyn, syn, kyn; lat. cum ir. con,

, ;

co
laO. Gop, cocb (cimbe.); lat. coccinns. Gocbeu, lat. ruber ;

ir. rosso. God = arrossire, vergognarsi.

lai. God, lai. cutis; il. codenna (volg. scodega). Godeuu


Isgiad = scorticare.
lo2. Gogu, tal. coquo; ir. cucino (volg. cosino dall’ iftf. coscr);
ted. koche ;
ingl. cook.
133. Goig, pfinp, gr. pente; Ut. penki ;
russ. piai’; lat. quiu-
que; ir. cinque; gct. fiuf; ingl. fùve; ted. funf.

134. Golebaidb, oolcàcb (gael. presso Poti); lat. culcitra;


ir. coltrice (letto di piuma); d’onde lai. culcitinum; dae.
ViO TOCI CELTICnS

culcosa; t(. coscioo; fr. cousìd ;


alem. ani. CDSsin; ted. Kii-
seo. Vi dcriTano pure i verbi : fr. coucher ; $pagn. colgar ;

dac. calcare ; i(. coricarsi ;


— noo che i sostantivi : lai. col-
chia ; spagti. e pori, colcba, colcbon, colcedroo. c Galliarum
hoc (culcita) et tomenta pariter inventum. > Plin. XIX, 2.
155. G 0 I 11Z 9 gr. cholix; lai. colon, intestina; i(. le budella;
d’ onde colica, e dolori colici.

15C. Com, in cimbr. Cimi* CVS'iup = seno, girone, guardia,


protezione. Per es. Como, Comaccbio, Cornano, Comasine ecc.

157. ConiOf Ini. homo; i(. uomo, così chiamato 0 perchè i


primi abitatori (
gli aborigeni )
crcdevansi surti dalla terra
(humo), 0 perchè la terra dopo morte di nuovo gli accoglie-
va ;
piilris es, et in pulverem reverteris. Gen.
158. €or (cimbr.), cuairt ed anche Cjich (
godei.) gr. kjk- ;

los; lai. circulus; il. cerchio; led. Kreis. Da COr deriva la


voce corjn (corona), corjnau (corone); ted.
pi. Krone.
Altri derivati sono : Corwjnr (cimbr.) korventen (bas —
Drct. ), cuairt — gliaot = turbo, ir. ghirone, ted. Wirbel-
wind. Alture contorniate da rupi, ed aventi nella culla dimezzo
alquanta vegetazione diconsi in Svizzera e uel Tirolo ted. Kar,
Karen.
159. €oi> lai. curtus; i(. corto; got. churc, kurt; ted. ant.
churz, kurz; fr. cors, court; vallac. skurtu ; albati, isskurlar;
pers. churd, churd. Corcu = nano, pigmeo, corcs = nana.
150. Coru^ lat. coVnu; i(. corno. Vedi carn<
161. Costcz^ lat. ora; ìt. costa marina.
162. Craig, crag (cimbr.), carraig, crcag (gael.), ca-
rak, carrik (coni.), k.rag (bas-Bret.), ingl. cairn, krag =
rupes. Crug, crugiu tumulus Kréach collis. Da = ; =
queste voci sembrano desunte in senso metaf. le radici ver-
bali lab ed it. rigo = in alto (per es. in erigo, ergo) e la

ted. ragen (per es. emporragen = sportare in alto). Queste


voci, come si vede, indicano tutte oggetti elevati, e stanno
insieme in quel rapporto, nel quale sta collis (colle) a collus
(collo) c crag al ted. Kragen (volg. collo )== collare (cra-
vatta). D'onde si spiegano le voci: alpes Grajae; mons, sal-

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VOCI CELTICHE 141
(US Grajus (secondo Pelron. Sat. 32)= rupes. Grajoceli, o
Garoceli = abitanti delle alpi.
163. Greuan (dm&r.); gr. kranon; lai. cranium, caput; il.

cranio, capo, testa. (


scodella )
volg. crèppa ; ted. llirn, Haupt,
Kopf, Tolg. Griod.
164. Criadb, hriaidh, lai. creta; it. creta; sp. creda; ted. Kreide.
165. Cl*ig; cragf gr. akron lai. summitas, cacumen, (e fig.) ;

corona, cristo ; i(. altura, dosso, mucchio. Crugaw = am-


mucchiare. 1 Tirolesi italiani chiamano le sommità dei monti
cronc, e gresle. Dalla medesima radice crìg deriva probabil-
mente anche il senso figurato della voce crisit = crise.

166. Crill^ gr. chraò; lai. quaero ; il. grido; fr. crie; ted. tir.

volg. greinen = sgridare, correggere, volg. criar, zigar.


167. Croen (cìmòr.), crohen (corri.), krochen (ba$~Bret.),
croicionu (godei.) = pelo, pelle, corame; gr. rioos; lai.

crinis ;
it. crine. — Donde veunero le dizioni di nied. lai.

crusina, crusna, crosna, croserina, cretina = pelliccia. Voci


alfine sono in dac. rochie (toga muliebris), rotta, schrotta; it.

cottola, cotta (soperpellicium ); aleni, ani. ruba (villosa tu-


nica), rudi; angioli, roce; scand-. rockr ; ted. Rock = giubba,
abito, detto in med. lai. roccus, rochus. Ci sta forse, benché
or fatto di tela, io alcun rapporto anche l’abito chiericale,
il rocchetto?
168. Croicne, lai. corium; it. corame.
169; Cua, lat. caro; it. carne. .

170. Cuige, COig^ gr. pente; lai. quinque; it. cinque; Ut.

penki ; riiss. piat' ;


ted. fiìnf.

171. CunipaSf lai. circinus, circuins; it. cerchio, compasso.


CompasUf lai. circulum ducere, circumdare ; it. compassare.
172.Cur (cimbr.) care, lai. cura; it. cura, sollecitudine. D'onde
in crsic.caircheach avide. =
173. Gnesigen, gyzigau, gr. kyste; lai. vesica it. vescica. ;

174. Csrerrawr (pronunc. hnevranr); lai. Februarius; il.


Febbraio.
175. Gsrr, armar, chorch, gr. korion ; lai. corium; it. cnojo,

corame.

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.

lAI VOCI cF.LTic.nr.

nfi. Cwrwf, cwryf, cwrw (dmbr.)-, /nf. cerevisia, cervisia ;

i(. birra, bibita gallica secondo Plin. XXIF, 25.


177. Cwyr. gr. keros; lat. ed it. cera.
178. Cy, prcpoliizione, < he corrisponde alla greca iitt, sin, alla
lat. con, Clini, ed airilal. co, con. Cibila cIth = unire, co-
miinicure.CyTil r= vicino, unito, comunale. CyTundeb =
communità. Civis (da cy con, ed ys mangiare ) == = —
mensa comune; lat. cibus; fr. table d' iióte. Queste radici
celtiche ci spiegano il vero signiGcato delle voci latine cirts,
cìvitas, comunilas, cointinio ecc.
179. cyl, lat. rotundum (e da ciò) coelum ; it. rotondo, cielo.
180. Cylchf lat. circum, circa; it. circon —.circa; fr. cir-

con —
181. Cyn^ lat. cum ; ir. con.
182. Cynydd) (ci»«fcr.); med. lat. cinnitus, cenitus, era un in-
sulto proibito dalle leggi saliche, che corrisponde perfetta-
mente all’ italiano : « fiol d' un con. » .\.B. Costumi eguali fan-
no con ragione conehiudere a discendenza eguale.
183. CyTedOR. /(if. dives: it. dovizioso. CyTOelh, lat. divi-
tiae; it. dovizia, ricchezza. Nel volgare trentino gli zecchini
d’oro sono appunto chiamati occhi di civetta. Verrelibe que-
sto termine forse più naturalmente da cyvedog,, che non
dagli occhi gialluccii della rivetta ?

1S1. Dacnr. doiai% diiar. tir, gr. gaia; lat. ed it. terra;
gol. aii llia; inj/. earih ;
feti.. Erde.
18.5. Dant^ gr. oHon ; lai. deus; it. dente; (volg. dent).
ISO. Davas^ davad. lat. ovis; it, pecora.
187. Dawd» lai. dos, oblatio; il. dote, largizione. Cardotin
r= mendicante. Car-dawd = carità, elemosina. Dal che si

vede, che le desinenze de’ sostantivi astrati in ntc, lite, ecc.


sono di uso anteriore ai sincopati in là, tu ecc. Per es. Car
— dawd, Cardad, caridad, cavitate, carità.
ISS. DeamhaUy gr. daimon; lat. daemunium ; it. demonio. Il

demonio nella mitologia drnidica chiamavasi Dianiis. Da ciò


probabilmente deriva l’esclamazione italiana diamine =- o dia-
volo ! non che la voce volgare tananaj = slurbalore, fracas-

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Toci CEL Tiene l/i.T

so. La voce diavolo deriva dal or. diabolos ; lui. diabolus ;

ted. Teufel, c significa cimentatore, tentatore.


189. Deich, degf deilgy gr. deka; lai. decem ; it. dieci (volg.
dese); gol. tailiun ;
ted. zelin. Aun deug, Ull ar deg ==
undici, da deiig. deuddeg = dodici.
190. Oigrio* lai. laetus; il. allegro. Aonigrfo = mesto, cioè
senza allegria. Nel dialetto volgare trentino jri^nnr significa ridere.
191. Diota^ gr. diote; Ini. dieta; il. vaso da due manichi. De*
riva da dia^d = bore; diotai = mezzo ubbriaco; nel"
trentino di un tale dice il volgo tuttora, ch’egli ha la pilota

( —
petite dieta).
192. Dis — f lai. dis ; il. dis (par'.’c. negativa.)
193. Doedj'df lat. docere; il. spiegare, insegnare, addottrina-
re. DoelhnTf lai. sapiens, doctor; sapiente, il. dottore.
194. DonaSf doilUS) lai. inrortunium, damnum ; il. disgrazia,
danno. Doiialghiui = distruggere, danneggiare.
195. Dun ( dunum ), dlli* (
diiriiin )
sono tennìnazioni celtiche
esprimenti città o luoghi di giudizio. Per es. Dunium, Lug-
duDum, Carrodunum ,
Durovernum, Durobrivis, Dujodurum.
Gli anglossassoni cambiarono questa voce in lown. 1 loro si-
gniGcati primitivi sembrano perciò corrispondere alle voci
latine domus e tiirris.

196. DuW; deOy (gael.) 'dia^ gr. tliios, this ; lat. deus; lii.

dievvas ; fr. dieu ; il. Dio. DyW significa anche giorno, di ;

lat. dies.

197. Day, dau, doa, do, da, dis, gr. dyo; lai. duo; ii.

due (
volg. do ) ;
gol. twai ; Icd. zwei ; lil. dwi ; russ. dwa.
198. DWr, lat. aqua, fluinen, torrens; il. acqua, fiume, torren-
te. D'onde 'si spiegano le voci composte colla desinenza in

durus, a, um.
199. Dyd, dyz, dyw. Ini. dies; ìL dì, giorno.
200. Dyil, dun, lai. mas, dominus; il. maschio, donno, don.
Nell'ersico dicesi duine, ed anticamente dicevasi dacdaì
= uomo grande. J\el volgare trentino un omaccione chiamasi
tuttora un dimiai, c si conservano così ambe le voci celtiche
rifuse in una.
144 VOCI CELTICUE

201. Ead, oedy ette, hi. aetas;^i(. età.


202. Bang, hi. aanus; t(. anno. (Vedi tieni.)
203. Earracta, hi. ver; ii. primavera; l' italica ‘ voce sembra
presentare per una metà la traduzione ( eh, che = uno, pri-
mo) e per l'altra metà la primitiva.
204. Edwi, edwinaw, esii, ^r. edó, esdò; hi. edo; il. man-
gio; ted. esse; li(. edmi ;
gol. ita; ingl. eat.

205. Efe, gael. e, gr. é ; hi. eja, ila ; fr. oui ; i(, sì. Corri-
sponde forse il celtico efe all' italiano affé? (a fede).
206. Eignyim, gr. anógó ; lai. cogor ; t(. volg. treni, cogno =
devo, sono costretto. Egni, hi. vis, potestas ; il. forza, po-
testà. SigniGcIierebbe forae il nome Egna (sede antica d'una
corte di giustizia nella valle superiore dell'Adige tra Bolzano
e Salorno) casa di^forza, ossia luogo del giudizio? Quel di-
stretto giudiziale cliiamavasi anticamente di Etm e Caldif.
207. Elle, cìmbr. allan, gr. allos ; hi. alius ; Ii(. anas ; russ.
ioyì ; il. un altro.
208. Eirghiin, gr. aeiró ; hi. erigo; il. ergo (da erigere, od i

anche ergere.) I

209. Eithrad, hi. exlraneus; {(.straniero; deriva da elthjfr,


hi. extra.
210. Eo, hi. ens per eminentiam ;
gr. on ;
i(. ente. Gol nome
en i Celti segnavano e l'Ente supremo, e l'anima, perchè
r uno fonte di vita in generale, e I' altra in particolare. Quin-
di enaid vitalità=ena, eney, ene ;
= vita.

211. Ep, epo, epa, gr. ’ippos; lai. equus ; angloss. ehu ; (ed.

Pferd (da epored, oppure dall' arab. /*ar = cavallo; mcd.


hi. farli equi = cavalli arabi?); {(.cavallo. Eporodirix, epo-
redirix (Caes. B. G. VII, 88 )
= domatore di cavalli; Epona
=: la Dea che curava la salute dei cavalli (Juvenal. Vili,

157); Eponina = moglie di Sabino (Tac. hitt. IV, 67); Epo-


j

redia, Eporodia, Eporedica, detta nel secolo II. Iporia, Ippo-


ria, Yporia, ora = Ivrea città della Gallia cisalpina, i Sic
gallica lingua nominatam ab optimis equorum domitoribus.
Plin. III. 17. E la voce cavallo, non che rozza, ronzino, roz~
zinnnte ccc. traggono anch'essc la loro origine dal celtico?

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VOCI CELTlCnii « 6»
(iiovu credorlo, a niolivo clic le vediam passale in que’ lin-

guaggi, i quali palesano silTatIa natura. Giacché iu greco suo-


na kabalKs, in Ialino (llorat. sai. I, C, 103) caballu», sp.
caballo, pr. cavai, fr. cheval, slav. kobyla, valac. col, alban.
cali, calli, ted. Caul, lìots. 1 caloncs (caballones, lecl. Tross-
knecbte) di Orazio, che corrispondono a' nostri saccardi, La-
gaglioni, e galuppì trovano in quesl’ ultima voce l’ etimologica
loro derivazione. Sembra però, che I' originario significalo siasi
trasferito dall’oggetto a quel soggetto, il quale dovea averne
la cura ed ispezione, e che il senso della voce galepu si stia

a galuppo, come sta cavaliere a cavallaro. 1 derivali italiani

galoppino (volg.), galoppare, galoppo, ccc. appoggiano la no-


stra ipotesi, ed attestano in pari tempo la sveltezza degli an-
tichi cavalli gallici. La voce tedesca Klepper (ginnetto, caval-
luccio) sembra un ristretto di galoppatore. — Volendo si

potrebbe anche dire, che le voci galoppare, galoppino, ga-


loppo derivino da al (io sanscr. ar col solilo cambiamento
delle liquide) = lat. vadere; fr. aller; it. andare; ted. vval-
len : voce che coll’ assonanza ora d' una c, ed ora d’ una g
(cal, gal) significava piede, gamba, o per meglio dire l’ in-

fima parte del corpo, come cap^ COp^ gor, signifi-

cava la suprema. Le voci calcio, calcagno, calpestare, calu-


nes (calce! ex ligno facli. Festus) detti io latino gallicae,'ed
in lingua nostra volgare sgalmere (zoccoli) ecc., forniscono
tra le altre per questa conghietlura un non insignificante ap-
poggio. A tenore di questa derivazione significherebbe golo[>-
pare ciò, che il Greco esprimeva colle voci alloniai, e kalpa-

zein, cioè muoversi colla velocità (


co’ piedi )
del cavallo. —
Della voce mannus, che signifìcava un cavallo di minore gran-
dezza (equus brevior. Isid. orig. XII) come cabo ne signifi-

cava un maggiore e più forte (grandis caballus. Idem.), non


si conservò in Italiano, che un’espressione da essa composta,
quella cioè di maniscalco — colui, che medica c ferra i ca-
valli. (Vedi Raval).
212. Erjtr^ arbhach. lai. aquila, vultur; ir. sparviere, avnl-
lojo ;
ted. .Kar.

in

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HS VOCI CELTICHr.

213. Es particella corrWpoiideale al gr. ik, al lai. ex, all'ti. es,

ed al led. au<i.

2 11. Eie* aoilb^ gr. aidos ; lai. aeslus, aestas; t(. estate; fr.

é.é; iiigl.

215. Etiiaiiacbf eannk; gr. eunoucLos; lai. eunuchus; it.

eunuco.
216. Fa., (Jear, lai. video; it. vedo. Dearkain, o tuigim
= iiilueor.

217. Fa;;«>t« lai. r.i'iciculiiv ; il. fugollo.

2iS. Fa,^}l, lai. fix; if. fiei'lla, fiuccola ; led. Fackel.


2li>. Fai tgacl.). gnal [cimbr.); lai. f.ilx, v.illuni ; it. falce, e
fl,>>ii'al luieiilp atirlip vallo, slecculo, liinella; fr. encciiile. Val»
Ima era una specie di «elliiia, colla (|uale pii viilielii Galli
I raspoi tevaiio dal rampo a casa le loro Iliade. l’Iia. XVIIl. 30,
In Ilio in. tl'iiliilì 'ipii rir:i ii ielerr, raccoplien*.

210. Falamh. flallon. fall, mnaiiti, Im. ipnavus; it. co-


dardo, sde, \aii", simjIo. il Volpo treiiliiio cliiania perciò fa-
lappa la ilo un I) ./z do vano, rpi.iiilo un uomo codardo.
2'2I. Falla.s, fillIas&iiiG lai. fjllcre; it. falsare, iiigaooare ;

tdil. fid'i Ileo. D'onde fdl.ix = f.dlace, falso.

22'2. I''aw, lai. falla; il. fava, lepnme.


22,1. FeaiV lai. vir, mas. Nel dialcllo crs. dicesi kìB; od as-
salii* d'uiide si ruriiiò l'ilal. mnurliio.

22^. Fenester, feiieslr, preucst, gr. pliosier; lai. feoe-


slra : il. rmeslra; hai. l eiis cr.

223. Filgedhi, hi. fidipo; it. fdippine, fnlippine.


226. FiUt’h.H U lai. aestiis ; it. •aidore (fuocalo).
2'27. Flnin^ lai. IlanMiiu ;
il. fiamma; hai. riamine.
228. Flun> Ini. filiere, sopei floere. FillC = supei fluitò, ric-
cliezz I, ubiiondanza; hai. lieliertìusS.

229. Fol, gr. plieypein ; Ini. fiipere; il. fuggire; led. fliclien.

230. Foi'las. Ini. fjedus; it. accordo, alleai. za, coiifederazioue.


231. FOS. tal fossa, it. canale, fossa (
volg. foss. )

232. FrailG lai. framea (lancia, asia, dardo ) ; it. Liuudo (spa-
da). Secondo l.a Usliiiinniaiiza di T.n ilo cap. 0. frnmeu signi-
ficava plesso gli uuliilii Oeiiiiaiii una spada di umggiur (^rau-

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,

tori cr.i.Ticn/. <47


Jrzz3; m:i no-i ò improbabile, die sigoifìcasse più veramcole
un giavellotio (Woifspiss). In tale ca?o converrebbe il si*

gniflcalo alpinanro col cellico (iJ’omJe .il lai. ed it. ); e di


fallo brandire in ilaliann signiiìca vibrare, lanciare, volgami.
tgiavelinr.

233. Fual) lai. urina, il. orina. Fualail = orinale. Sulla Bic*
sciana chiamasi un tale urJigiM volgarnieule ridili: voce, che
deriva dal Celiieo Fuillliil. Il di. fuicre, fitiniu^ col suo cor-
rispondeiile italiano trae pur esso la stia oiigitie dalla radice
celi, fulty la ipule col si I lo scaniljiameula dell' f in e
deir II in o, da fui, jjiu -i couvtiii in foi, poi, dal che si

focmaruno io italiauo le rispeiiive voci oscene, che otn vo-


gliam nuMiinare. t Vedi l’isca b'ìilnif.)
234. GBÌn!i'. /'•)") ’
diletto, l a voce celtica sembra
più da ple^sl convellali nelle voci iiigorlo, ingordigia; tal.

GierJe, B-gieide - brama dis<n Jiiiala. l'j quiiiiji può essere


un derivalii li Ir, giuce ==ineicliix = prostituta. (Vedi d
lonsrr. Air, (die fuse da {J.'iiv'tlo, d suo sigiiil!-

Caio il lag) ili lìar.la — lago delle del z;é ì

2.'l.i. Gii!, lai. gallu*, gallinaceos ; il. gai'o.

23d. Gulaamt, lai. slreuuas; il. galante (ari senso di valo-


roso ).

237. Galeir, fr. ga'òre; hit. n.av!s; ii, nave, galera; d’onde il

veiLo gnllfijgiare.

235. GilltuiitI tiliJiJ.) 1 ?. rigi/re, dnci'zi. Vedi la tanrrr;


gtìlnia.
2i'J. GìiIdi'ÌUHI \ L.if- Bie!.' ; ^prga. aut. ga’o<b^.s; /V. galoclies
CiliiCes; lai. {tu’, caiicae )
cal'gie; it. Lracihe, aj^iie cu'zai e.

2VJ. (’alit, tuìlh. g.llltl , grillici, liu-Brti. gal.’ouci , ir/.

i, valoie. G’.lcàl
giilfiJtl, l'af. fiii'iiiu io ; il. valeit' >al- nie.

G'jìill; gilUlJ, Hi. galiti — lalrir, ted. ge'Ieii ( .l’onde Gì Id


= ralseulr, danaio). — (dnejij tadice celi, ci diiscna d ^t•(l^o

de’ uóiiii genti! z:i Celti, Cadi, llolnid (WuUilie, \4àbiiie)


= vaiolosi; tei. Ilelden ; il. gagliardo; tp. gal ardo ;
pror.
galhail; [r. gaillaid; mtd. lai. ga<iardiis, gol aidus.
241. Gur ~ coscia, gailoue, gamba. Questa rad. si cootervò

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l'iS Toe.i r.tLT c.nr

nella voce volg. tgaretioli = le gambe (


propriameDle del
cavallo ).

‘Ifi’t. Gargan^ beri* lat. claudus; ir. zoppo, nel dial. volg.

treni, tgherlo.

113. Garsan, garsiin (gnel.) = iugl. a lad; ir. un putto,


uii garzone. Da questa derivano le voci di meJ. lat. gartia,
garzo, garso, guarcianus, garcifer, guarcifer = famulus ; fr.

gars, gar^on ; spagn. garzon ; rette, garsun ; ir. garzone.


111. GaSy lat. gaesum = giavellotto assai leggiero proprio
de’ Galli. Caesar. Sta forse gv as^ o ras col nome
provinciale Guascogna in alcun rapporto?
Ila. Gaiinape, venapes, gagnapes. ganapes, gr. kay-
nakai ( stremata appo Esicliio); mctl. lat, canapaeum ; fr. ca-
napé; ingl. canapee, lai. stragulum = strato, coltre, letto,
ir. volg. canapè.
116. Gavai'y lat. capra; ir. capra (volg. cavra, caora).
217. Ganaely garaeltl, lai. manti capere; ir. tenere, afferra-
re. D’onde si rileva il senso della voce triviale trentina tgia-
vcl, sgiavellar = dimettere, gettare, lanciare.
218. Gólf gclc^ gr. bdella ;
lat. sanguisuga; ir. sanguissuga
(volg. sanguetta); ted. Egei.
219. Gcnetby lat. nata, puella ;
ir. fanciulla (volg. gbinetta)
da gèlUHllu = generare.
250. Gir (ciinbr.), bas-Bret. ger = vox, giorac* =
enic. ciar-
lare, c questo dal sanscr. garg = clamare, = gira discorso.
Da gei' probabilmente derivano le voci ir. gerga, gergo, ger-
gone, lingua zerga, spagn. xerga, amie, girgonz; proti, ger-
gonz; /r.jargon. Alfine è il t^r. gargareòn (da gararizù), m. lat.

gargarare; ir. gargagliare, gorgogliare, gargarizzare; fr. gar-


guriser; tcd. gurgeln ; lat. gurges; if. gorgia, gorga; retic.

gargata ;
pori, garganla ; ted. Gurgel.
251. Gobaily /at. jubilus ; i(. giubilo. D'onde' la voce antiquata
francese gobe = allegro.

252. Gor, gour, lai. summitas, super; ir. sopra, sur (volir.
sor — ,
sora). Malte — Brun (llisl. de la Geogr. I. p. 51 )

dice perciò, che i Liguri erano così chiamati, perchè abita-

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VOCI CCLTICIIK i49
vano le coste ossia le alture. — Io ling. poi. gora signi-
lica monte. Gar, gòr, g'ur sìgnifìca anche testa, capo,
superiore. Quindi gort^ayez = capo superiore, o potestà
suprema. Edrycgar = avveduta, testa furba.
Gorr^ Idt. caibu; i(. carbone.
2;)4. Grati; lai. umor, jueiindilas, ir. amore, piacere. Garadh;
lai. gratiis ; il. grato. D' onde la frase ital. andare a grado,
non che le voci gradire, aggradire, gradevole, grazia, grazioso
ecc. Graidhcor, lai. amusius ; il. amante. Graid— vaindia
= Venere.
Guaed; guyd; lai. sauguis; il. sangue.
2ó6. Guzuk; lai. cervix ; il. nuca, cucuzzolo.
257. Gwal; lai. valium ;
il. vallo, steccato, chiusura.
25.S. Gnar, war, gwyr, gwr, ver, lai. mas (maris), vir; il.
uomo, marito; gwraig =
donna, moglie; albati, grugia, grua;
gWerIn =
viri, multitudo; gwjrlh virtus, ecc. Ut. wy =
rètte z=: dacie, venjura — virgo; albati, icnjuri = castitas ;

vertjuréaha z=z virgo.


259. Gsvara, lai. gladio se tueri; il. guarentirsi; led. sich
wehren. D'onde derivano guerreggiare, guerra, guerriero, ecc.
( Vedi Gneliasv).
200. Gwàs, bas-Brei. gwaz, cortt. WBS = putto, servo, uomo
comune, islatid. vesall = misero. Gwasawl (cinibr. vas- )
=
sallus; il. vasallo ; led. Vasull ;
Ut. wergas = schiavo ; war>
gas = miseria.

2GI. Gsvasi, WazOD, ed anche gsvas, gr. (dorico) ò chan ;

lai. anser ; il. oca ; led. Gans.


262. Gsveliaw, tal. vulnerare; il. ferire; gsveliad vulne* =
ratio. Venne forse dalla voce celtica gsvellasv l' italiana guer*

roggiare.
263. Gwea, lai. venustus (Venus) il. avvenente; led. schòo.
261. Gweiiwyn, lai. venenum; ir. veleno.

265. Gwer, gwyr, giverz, gr. chioros; lai. viridus; ir. ver-
de, virente, fresco; d’oude tutti i derivati; vireo, viresco,
viretum, non che il gr. graslis, il lar. grameo, herba, ed il

led. Gras.
150 TOCt CELVICHS

260. CWertliav, ht. exaurinarc; 0. sciorinare, (Jislendere,


spiegare all’aria.
267. GWin, gr. oinos; ìat. vinum ; if. vino; ted. Weio.
26S. Gnil*; Wir, feaiT, lat. venis; il, vero; /r. vrai ; ingl.

very ; led. wahr.


269. GwlÒn, (rimfrr.) bn^-ììrd. glonu, eoru. gluan, gnel.
olnlnil^ oliatili,) gr. chl mos, lano^; lui. eil ir. luna; led. NVolle.
D:i quesii diversi dialetti celtici deriva tanto la voce ir. lana,
quanto la led. Wolle.
270. Gwor^ gOl> gr. yper ; lai. super; ir. sopra, sovr,
— sur. Sospetto, che la voce ital. volg. Sior (signore), tolta

(non gii) dal lai. eenior, ma) dal celtico, in origine altro non
significasse che superiore, e che perciò fosse la medesima a-
doperata altresì per esprimere, vir, mas, mnriliis, ree.
271. GWr, jr. aner; lai. vir; ir. nonio, maschili. G'ivarele»
gr. arcò, andreia, lot. virlns, virditas ; ir. viriate, vigore. —
Questa radice celtica (
gwr, gur, «f )
sjiiegi il signincalo
delle ilpsioei./.e gr. e led. in er, lai. in or, ed il. in ore. Per
es. arzwi*, arz — glir^ gr. atoler; Ini. arulcr; i', aralcrc
ossia cainpagnnolii araeths oialin,
;
discorso. Arclthixt’rs
gr.iptor; Ini. oralor; il. oratore; le.l. nedrier.

272. Gwy?s bns-!ìrtl. gH'oln rorn. glielaZs Ini. i«ituilu«, pro-


spicliis; ir. ocihiat», sgii.iido. GwjiiaW^ lat. vigilare; if.

vegliare. GWyiion i vegliatori, le sentinelle; g'VyltlOSl


= veglia noti irna.

273. Gwyllt, lat. velox, veles (soldato armalo alla leggiera);


ir. svelto; aleni, nnt. iitiiMi. GWylIlrotl = corin velloce.
27i). Gwynt, tal. venlus; il. vento; lei. Wind, Gyrwyul.
bas-Brel. Cyi‘(|s prov. ceree, gr. kiikins, ni. Ini. cericus, ciieius ;

lai. luibo; ir. girone, bufera (volg. glmlo); rcd. Wiiliclw.'ii I.

275. Gvyt*, lai. gyrtis; ir. giro, girare.


276. llnis lai. ille; />. Ini, il; il. egli, ei (volg. Hi).

277. H.'tiai’il. lionrii, ianiu, gr. sithéreios; Ini. ferreus ;

spogli, hierro :
sennd. jii n; niigloss. iren, isern ;
gol. eisaro ;

led. eisern; fr. de fon ir. di ferro.

276. HaltMl, haloil, satails gr. ali; lai. sai; ir. sale; led. Sa'i ;

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VOCI CELTICnE 1 3 1

hall = salato ; haliti = salare. I Celli cliiamavaoo col nu-


me halen assai volle anche il mare qual fonte del sale.
^79. llaliW^ gr. sialon ;
Ini. saliva ;
il. saliva.

280. Harnais^ harnez (sembra derivare dal sanscrito l'ires,

(igns = aes ; o |)ure da wnrai = arnia ) ;


gr. c lai. thorax,
( ihor-agas = petto dì ferro); il. corazza, armatura, arnese;
fr. liariKiis; t/iogn. arne$; ;jor(. arnez; ud. llaioiscli.

281. Ilt'laelll^ Ini. lalus ; i(. largo, lato.

282. licil UTf lai. seiiis, teninr; il. senioie, anziauo. Ilèn
(kan =caiiui) significa vecchio.

28.1. Ilcr, gr. derii; lai. pugna; //all. ger, guerre; il. guerra,
fioro lioreoan — afferrale; liercil = pigliare, arrestare,

e qiiinili si palesa il sigiiifiealo della vucu italiana sgherro.


llei'gWtl = peicossa. L' Creole {gr, llerjklus; Ini. Hercules)
degli uiiliclii acquistò dal Celtico e scuso e nome.
28 V fiorami (cimhr.) herald (6m-/frri.) gr. kòryx; lai.

fccialis, iiileruiiulius ; m. Ini. Iieraldus; il. araldo; icd. Heiold.


Àmido s’apfiella in cintbr. veianicnle liorstljr: voce deri-
vala da herawil.
285. lljsp. IlOSp. Ini. hìspìdus il. ispido.

28t). «la, iaeil, Klii*hi, Ini. glacìes; il. ghiaccio (


volg. giàz).
is.ccuiiie iaz in celtico sìgiiiiica neve, perciò sembra, che dalla
ruiiiposizioue di lìlioh — lOZ (neve agghiacciata) si furinassc
il lai. gincics.

287. Jaiitllah» Ini. facilis; il. facile.


2SS. Jau, Chiingsi, gr. zygoii Ini. ;
jugiiin ;
il. giogo ; fr. joug ;

gol. juk ;
iiigl. yoke; icd. Jurli ;
hi. juiigas; riiv«. igo.

289. Ih siguifica ciò che corre ìiiii.in/i, ed iv, ir ciò che si

j
n*ra innanzi. Verrebbe fui se da questa vm e l’ imperativo òio,

Itili, Ili! col quale ì vetturali iucilano i loro ginmeiiti a prò-


giediieV illi è l'imperativo dtl u-ibo sansciilu ì andare,
gur.
290. IKini, lui. sanare, niederi; il. sanare, ik = medicina ;

ilm iiiedtco. (^Iiicste Veci italiane prendono il loro signi-

licalo dalle radici oiea Uiod — curatore, c celtica ik =


aariità curatore di sauità.

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152 VOCI cti.Tic.iii;

291. Ionica^ lai. uogulu ;


il. ongia.
292. Is* ioSy gr. islasos ; lai. bassus ; i(. basso, iorcriore# P.
e. Isombria, Uso etc.
293. Ismi, is tu, is e, is sino, Is sibh, Is iad (gael.);
Wyf, wyt, yw, yra, ych, yiit (cìmbr.)-, gr. cimi, eis, csii,
esmco, eslc, eisi (enti); lai. som, es, est, sumus, estis, sunt ;

it. SODO, sei, è, siamo, siete, sono ;


pers. ero, i, est, im, id,

end.
294. Itim, Itham, Khitim, esn; lai. edo; it. mangio; ted.

esse.

295. Kabel (acconciatura di capo in generale), lai. pileus ; it.

cappello. Kabellek. = allodola cappelluta.

296. Kaid, Keide, Kaiz, lai. callis it. calle, via. ;

297. Raintik, Kaind, lai. canticum, canlus; it. caotico, canto.


39S. Ranlser, ateo casnar; lai. caous, senex ; it. vecchio. Ca-
snadh = tempus; it. tempo. Gasnar in cimbr. vuol dir

ira, rabbia ;
Fontano però non v' intende che un cacciatore
( da chasse e ner).

299. Raiit, b. Bret. Rant, gr. kànthos; lai. canthus ; it. can-
to, cantone, angolo, perno.
300. Ranton (gadd.), ciad, ceud, cani, gr. ekaton; lai.

cenlum, it. cento. Il nuro. cenio serviva di norma nella di-

strettuazione de' paesi celtici. Un breir (da bri = rango,


dignità, d'onde probabilmente derivò in seguito bri — gant
= capo di gente o stuolo) rupprcseotava in giudizio (assem-
blea) un certo numero di famiglie, composte a tenore 'delle
leggi saliche (welsh laws) di cento indivìdui. Da ciò venne
il costume di chiamare un siffatto distretto canton = can-
tone, o cautrer = centuria, ed un tal rappresentante can-
trevur = centurione. Da ciò derivano le voci italiane conte,
conica, conlado, conladino ec. — ffon è da confondersi con
cantrev (rev = /r. rivier; icd. Revier) l'altra voce cìmbr.
cantred, la quale Owen (Colum. V. 1.) signiGcava
secondo
una misura di cento piedi, da troed =' piede. Se però

Spelm gloss. 137 prende troed per sinonimo di tref =


villa, e se il glossario angloss. alla voce hundred (hundredus)

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,

TOCi CKLTICIie 153


lo dice ruris poriio centuin continens v'Ulas, ciò non contraria il

dello sigoificato proprio d’ognuna dì queste due voci, tna no-


minandosi r una [)cr I’ altra sì ponf;ono ocl rapporto di casa
a casato, ossia di parte al lutto, il quale cliiamavasi cautet
= caiidetnm sia per indicare la misura di 100 piedi, sia di

100 famiglie, ossia di lOO ville.

301. Kaora. Kyra. Im. capra; ìi. capra (volg. cuora).


302. Rariif). lat. caro ; i(. carne, carnagione.
103. Karr {ban-fìi-el.), C.'irr (cimò.), carlaw, gr. karoyka;
lat. plaustrum, carrus; it. carro, carretta, carriaggio, carroc-
cio, carroEza ; vnl, kera ; aib. kierie; lUm. kiorc; Icd, Karren;

fr. an(. char ; fr. cliaricr.

104. Ras. cuis. OOS9 lat. causa; il. cagione, causa.


305. RauU caulf lat. olus; il. cavolo; (cd. Kold.
306. Ra?al^ lat. camelus; ir. camcllo< Vedesì da ciò, che i

Celli vennero dall'Asia, poiché conservarono in Luropa a quel-


ranimale, il quale li trasportava (il cavallo) il medesimo no-
me, che diedero in Asia a quell' altro di simile uDicio. Cosi
Sparschuh. Altri però (Arinstr. ) asseriscono, avere anche i

Celti usato distinguere con proprie voci il cavallo dal camello,


chiamando quello cabali, captili, ersir. capali ( a mare
a hors = cavallo) e questo cimòr. caiucll (a female carnei
= femmina), campii (a male carne! = maschio), òas —
Bret. cari?al. Degna dì particolare attenzione è la voce cam>
marche colla I|uale i Cimbri ancora caratterizzavano il ca-
mello; imperocché sostituendo questa alla parte generica all,

eli un’altra, cioè ìiiarc = cavallo, di noto signiGcato, ci fa

conoscere, accennare l’altra parte cap, cab, cam, camh, cumh


o al carattere fìsico, 0 allo funzioni usuali degli animali in

discorso. Significando il cellico cam , c.um curvatura, promi-


nenza, gibbosità; cammarch vuol dire cavallo od animale
gibboso, qual è appunto il camello. Ed avendo quest’ani-
male H comodo costume di procumbere per essere oneralo,
si chiamava probabilmente per questa sua dote camel {gr.
charoèloB = humilit). Essendo al contrario la velocità il di-
atinlivo caratteritlko del cavallo non meno che del cervo,
20
Ì.W Ter.i cti.Ticns

perciò «Jai'suascr. cnpaja = rapido, veloce, può essersi gene-


rala la voce celtica capali, cabali, capnil = fr. chevai ;

ir. cavallo. Con ciò non si contemplano le figurate interpre-


tazioni semìtiche intorno alla voce camello. (Vedi Ep<).
307. Klaus, Int. aurìculus; it. orecchio.
30S. Koar, kir, lai. fulgor; ì(. folgore; dal che si vede, che
le voci Ialina ed italiana sono composte da fui, e kir. Ci sa-
rebbe forse dell'analogia tra la liberissima fulgore (fulgur), e

la voce tedesca Willkiìhr (libero arbitrio)? l’ una va dove


vuole, e r altro fa ciò che vuole. In tal caso la voce tede-
sca Kurfùrst (principe elettore) significherebbe un prin-
cipe non vassallo, ma indipendente, assoluto. C a tali ap-
punto (/ii/rioi) toccava un tempo di eleggere il supremo capodel-
r impero germanico ;
ed ecco perciò kuren, hùhren io alem.
antico ns.ivasi qual sinonimo di scegliere, eleggere.
309. Kriu ktN'ira, kenr. giiyar gwaed, lai. cruor, san-
giiis; it. sangue; d'onde cruento, sanguinare, sanguetta.
310. Kiiig, liOi;^, lai. quinque ; it. cinque. (
Vedi Pimp ).

311. Kiil, lai. dursum ; il. dorso, schiena. Kul significa vera-
mente la parte opposta, deratann.
312. Kiilni, liolin, lai. columba ; it. colomba.
313. Kiipla, lai. duo, duplex (copula); i(. due (coppia),
doppio.
314. Labariim è secondo i Bolinnd. Mari. 3 p. àód. voce di
origine britannica o gallica, avente il significato di lancia.
Sembra derivare dal cimòr. Ilabyr (sword, spreeding, breech )

= lancia ; ma nel dial. busco labarva significa stendardo, ban-


diera: senso, che comunemente sì dà alla voce labaruiu =
vexìllum militare. A sìlfuUe bandiere sorvanzava però d' or-
'
dinario una lancia: circostanza, che concilia il senso celtico

col basco. L' Imperatore Costantino, che l'usò, fu appunto e-
ducato nelle Gallie.
315. Lnfs {bas — Urei.), Ilais ( cim&r. ) ; serv. gius; lai. lessus ,

• vox, sonus; it. pi. lai, lamento, grido. In pror. c fr. ant. lai
’ significava canto; teJ. Lied.
316. Lanka, bai — firct. lans, gallk. Iankiai;^r. lonche ; lai.

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VOCI CEI-TlCnK 15i
lancea ;
it. lancia ; led. Lanze. Pesto dichiara questa .voce di
origioe gallica, Varrooe spagnuola, c Nonio alemanna. Galli
materibus, Suevi lanceis configunt.
317. Lar^ = grasso; d’onde lard^ in med, lat. laridtioa, lar>

dum, lurida; ir. lardo, non che la voce latina larix, in fr.

ant. larege, it. larice, volg. laress; ted. Laiche , Làrchenbuura


= albero resinoso, da Pharz = resina.

318. Leagsa^ lai, lex; it. legge.


319. Letica (secondo Esichio Leuge); lat. mìlliarium ; tpagn.
legua ;
pori, legoa, ìngl. leage ; fr. lieue; it. lega. Quindi nel
latino del medio Evo usavasi leuga, lega, levia, lewa : circo-

stanza, che ci fa chiaramente conoscere, non aver queste lin-

gue, cosi dette romaniche, presa quest’ espressione jdalla lin-


gua latina, ma dalla Celtica preesistente. — Mensuras viariim
nos milliaria dicimus, Graecì stadia. Galli lencas. Isid. f. laser,
in II. Ant. et Wess. p. 251. — Siccome però queste misure
si scolpivano ordinariamente sopra pietre poste lungo le pub-
bliche vie, quindi sembra, che questa voce nel suo sonso pri-
mitivo significasse pietra. E di fatti le voci celtiche liag^
leugy leiSs Iléchf liagaO) league significano pietra, mo-
numento. Quindi in Portoghese laqueca, in arabico àqiqah =
pietra.
320. LéZy anche lézen (bas — Bret.), cimbr. llyS) gadcl. lios
= abitazione, corte, fortezza, palazzo. Palazzo (
palatium ) e
palizzata sono perciò due voci, che si spiegano a vicenda da
pai e leZ; fr. lisière, barre; spagn. lisera (fr. berme); it.

lizza =i= riparo, trincea; lat. septum. Ecco il motivo, per cui
le case dei principi e de’ grandi sì chiamavano palazzi (d’on-

de pure il tedesco Pfahl ^ palus, Pfalz = palatium,


Pfalsgraf = cpmes palutinus), perchè guernìte di steccati e
paluGtte. Con ciò trova pure la sua spiegazione la voce mo-
derna paraiiizare, e la trova in un modo assai più naturale,
che non ricorrendo all’ idioma greco. Entrare in lizza signi-

ficava un dì entrare nello steccato; e siccome invece di lizza

dicesi anche Uccia (


lai. septum )
perciò convìen qui pure ri-

cordarsi dei termine liccio, che in ultima analisi ci porge il


V0« fr.LTIf.BE

spnfto di palo, pila, o pillo. Imperocché lìccio sta a liccia

come causa ad eflelto, sorgendo cioè la liccia dall’ unione


dì più liccit. Noi testo scritturale: Hastile autem liastae ejus

(Goliath) crai quasi Ikintonam tcxciitium (I de' Re c. 17. v.

7) si vuol certamente dire, che il fusto di quell’asta era


grosso come un palo. Se liccj {lai. plur. liccia) sono da’ tes-
sitori chiamati certi fili, egli è perché questi sono avvolti in-
torno al liccio. — Gazophtjlacium ~]uogo riparato (palacium,
pilacìum) dove si conservava il pubblico tesoro {gazae) o
dove si coniavano sulla pilla ocol pillo le monete = la secca?
321. Libar; Rlab lat. labium (secondo il pers. leb.) e labrum
(secondo il celt.); ic. labbro, labbio; (ed. Lefze.
322. LiaC; lat. lassus; il. lasso. Usasi nel Trentino chiamare
tislac un uomo incostaute, irresoluto. Da llac derivano laxare,
laxus, non che languesco, languor ecc.
323. 'LIadai; lai. leno; it. laido; Uiafd ~ bruttura, soz-
zura, laidezza.
324. ^Llaid (cim&r. )
= lulumialhacll =: padule,
;
gnel.

(in trentino volg. paltech, c pnntcch); alb. liutza fango, =


fogna; bas — Bret. lata!' =
umidità (piscina?); lai. ed it.
latrina — cesso, cloaca. — Arolatum (città di Àrles) = ad
paludem ?

32.0. LIaitb* lai. lac; il. latto (volg. latt).

320. Lla'W'rwj'Z; iavrais, lavras^lore, Zar. laurns; it. alloro,


lauro; tcd. Lorber.
327. LleaS; lai. mors; il. morte; d’onde lelhalis = letale =
mortifero.
22S. ^Lleoi (y’Ileni); lai. annue; il. l'anno.
329. LliO; (cìmbr.) com. IIU; gadel. lloil; gr. lìnoo ; lat. lì-

num ; it. lino; ted. Flachs. In tedesco dev’essere stala un dì


in uso la medesima voce, a motivo che tiensi tuttora l' ag-
gettivo leincn di lino, c Lciniuch =: lenzuolo. — ilalail;
com. lieU; bas — Urei. Icnn = linteolum ; cinbr. lliain
= linteum ; llen = linteamen ; IcnnoTt; (il plur.) = robe
di lino. Vedi alla voce sac il nome d’ una veste gallica
menzionata da Strabono IV, 19, da Diod. e da Varrone.

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VOCI CELTICHE 157
,750. LlithiaW) lat, allicere; il. allettare.

331. Log; lat, fossa; il. fossa (in treni, volg. Ioga). Locbth
= putrido. Un’ acqua morta, che si ferma sulle vie, si chiama
in treni, volg. lacca.

332. LuaOf lai. luna; il. luna.


333. ^Llut; I figuratam. come il led. Strabi); lat. laocea; il.

la lancia. LIuciasv = lanciare. (Vedi Lans).


334. Lug ( coni.) log (
godei.) ~ lingua celtica (apud. Plin. )

lurrii (apud Clìtophon. ) mons. Siccome però dalie allure e


dalle torri si dominano coll' occhio le pianure, perciò è più
probabile, che log^ lago corrispondesse nel senso al latino lu-
CU), ed alla voce ted. aut. /ur^ = specula, vedetta, Luke { lucer-
nario), e fosse sinonimo di sull = occhio, sole. Quindi Lugdutiiim
ec. 3farsiglia ec. Luca) Augusti, ec. — Non rechi maraviglia, che
le spedile avessero ne’ tempi antichi nomi sì variati e molti:
causa di ciò era la loro importanza per la pubblica sicurezza.

335. Llug, lluCf llucedor, lluQed, lluccdawg? llaq,


llarar^ gr. lychnos; lat. lux; it. luce, lucicorc, splendore,
raggio, lampo (detto sul tenere di Bolzano Lazzcf, lazn =
lampeggiare, Himmclla’zn = aurora boreale.Llucediad^
llucedcnawl = lucido, risplendente, Lluccdu, lai. lucere;
t(. lucicare. Llugann, gr. aglaó; Ia(. glisco; ir. splendo; ted.
glitxern. Tulle queste voci hanno per loro fondamento la ra-

dice celi, liti; come pure le lutine : luceo, lumen, luna, luci-
dus, Lucina, lucuicntus, lucus (primo luco. Terent.), non
che la got. Ijuhath ; atigloss. lecht, leolh ; led. Lichl ; leitic.

luti; dan. lius; svez. Ijus; isl. lios = luce.

336. Llurjrg, godei, luil’eacb, gr. thurax ; lat. lorica ; ir.

lorica = corazza ; led. Ilarniscb. Bat — Arci. Lorel = lorum.


Queste voci tecniche, addottale dai Latini, comprovano, avere
nell’arte militare appreso i Bomaoi dai Celti, ed essere le

medesime perciò di origine anteriore.

337. Llfftb (pronnneia Ihutb); Ini. gluto, gulosus; ir. ghiotto.


338. Ly (baz — BreU); fr. lie ; ingl. lee ; lat. uied. liam =z; fec-
cie del vino; d’onde pur anche levanuni, fr. levain; ir. lievito

(volg. levi) = fermentum.

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Ì5S VOCI CELTir.nK

339. Lyfìlf gr. leichó; lai. lìago; i(. lecco; (r. lecclie ; ingl.
lick; led. lecke, gol. laigo, ligham ; Ut. lézìi ;
rtiss. lizu.

340. LlyiUf lai. lima ; il. lima.


341. NaCf lai. fìlius ; i(. Gglio. Usavano i Celli la frase GwitS
herlotf Uiac berlo!* in cìmbr. ’llawd, gndel. lalL. (
it. voìg.
niatellot, mateliat?), atigloss. lytcl, per esprimere un fanciullo
inespcrlo, insipiente. Nel dialetto volgare del Tirolo italiano
sono tuttora in uso le voci di merlo, merlotto, maglieria per
esprimere un uomo insipiente e stollo, delle quali mcrlot non
è che la sincopata da macherlot = m' lierlot. Dal che si

vede, che il nostro volgo a somiglianza de’ Goti, usa la pa-


rola mago = stolto in senso celtico, e non nel significato

punico, nel quale corrispondeva a sapiente. Secondo quest’ul-


timo suolsi chiamar mago uno slrione, o stregone.
342. Mach = compressione, (
volg. macca); machana = stor-
piare, troncare, castrare. Da ciò sembra derivare la voce i-

taliana magagna — vizio, difetto, non che in senso morale


il porlogh. ma^iino = macchiato, disonorato.
343. Maen = pietra; cimbr. maen gwerthfawr = pietra
preziosa, in gr. maniakòs, maniakon, maniax. Slion (godei.)

= diadema. Polibio (2, 31) ci ragguaglia, avere i Celli


usalo portare simili ornamenti tanto al braccio (gr. pericheira )

quanto al collo (gr. psellia ). In dialetto dorico una collana


dicevasi mannon, ninno», e moinion ~ monile, mundus (orna-
meiitoV Da maen furmavasi alla cìmbr. l'aggettivo meiuiailg
= lapideo, di pietra. Sembra perciò, che quella macchina,
della quale si servivano gli antichi per iscagliarc qiudrella e
pietre nelle città assediale, e la quale alla greca chiamavasi
ballhtra, ballista, balestra, balista, abbia dal celtico (maen
— gasrael) sortito il nome di manganello, mangano, volg.
mangile». Nel Tirolo tedesco solsi dal volgo chiamar manghcn
(fr. appréler) quell’azione, che s’intraprende facendo pas-
sare sotto uno strumento fabbricato di pietre grossissime le

tele e i drappi per dar loro il lustro; islrumento, che in ita-


liano parimente è detto mangano.
344. Magy cimbr. magWj'l* (msgus) significava pianura, ma-

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VOCI ClXTICnE liiO

giouc, e finalineDle borgata, e città, p. e. Magenta, Seomagus,


Juliomagus, ecc.
365. Màg (maag), lUagU^ /at. nutrire, educare; it. nutrire,
educare mcgitor
;
nutrirsi —
niogadiir nutritore ;
= ;

niagares = nutrice; luagwiaeth =; nutrimento inagw- ;

rlaelhu= educare; liiaglir magister, maestro; megj'll =


- = bambino lattante. I Goti presero adunque dal Celtico le

voci =
magiis figlio, ragazzo (in volg, matell) ; magath, e in

diminuì, magaihla = figlia, ragazza (in volg. matclla), magt


= zitella.

346. MaiUf gaeì. ani« far. mamma; i(. mamma, madre.


367. Man^ ersic. Uiain, lai. manus; ir. mano; fr. main ;
an-

.
gloss. mund (Faramund = mano o braccio di ferro?). Ma-
uak = manica. Manal =. monile. (Vedi Maen). Siccome
però un monile non era esclusivamente un adornamento della

mano, ma ben anche del collo, quindi è che la detta voce


- potrebbe altresì derivare dalla ciinbr. lllWllWgi, mWnWgyl,
- in gadelic. IQuiDeal = collo, e dalla gaelica iuuince= col-

lare; lai. lorques. In comic, chiamasi myngar collare del il

cavallo.
368. Man^ lai. mancus ir. menno, monco. ;

369. Mar, march, marach, e (presso i Cello — cimbri se-


• condo Paus. X, 10) inark. Questa voce, che signiGca ca-
vallo (in tedesco Miihre) si conservò ne’ dialetti cello — cim-
brici, mentre ne’gadelici, i quali danno il detto concetto col-
la voce ep (vedi questa) andò ad eccezione di alcuni deri-
vati quasi del tutto in disuso. Per es. in cimbr. e bat-Brel.
troviamo march, plur. meirch = borse; marchwfS =
horsemen ;maregiez = espresso in greco con trimarkisia
ossia squadra a tre cavalli per caValliere. In comico al con-
trario cheval, chevalier, cavalier, in plurale
usavasi
però dicevasi inarrougion, o varogion, ganrauis, =
cavalli, cavalieri ecc. Il nome personale Marco significherebbe

egli forse perciò eguet = cavaliere ? — Copiosi sono i com-


posti, formatisi dall' unione colla voce mar, p. e. Maritali =
scuderia; Marstallcr = maestro di stalla; Marschalk = servo.

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TOCI CELTICHE

od ispettore de’ cavalli. A motivo però che dal secalo di


Mezzo in poi colla voce maretciallo si qualiCcava nna carica
primaria, e non già subalterna della corte, della milizia, o
deir impero, perciò vi fu chi credeva, doverla derivare più
tosto da maire, maitre, major, e da tal = aula, corte. Sc-
nonchè constando dalla storia, che quel principe, il quale al

momento deir elezione del supremo Capo dell’Impero ger-


manico dovea tener cura, e provvedere i foraggi pei cavalli,
che io tale occasione s’adoperavano a migliaia, portava ap-
punto il titolo di Maresciallo dell' Impero, e sapendosi inoltre,
che gli attributi più comuni si sublimano, e si nobilitano per
la nobiltà del soggetto, cui vanno annessi, sarà più espe-
diente investigare l’origine etìm. della voce schalk, skalk, tehall,
sciali. In origine questa voce indicava un servo, o per me-
glio dire quel personaggio qualunque, il quale area un qualche
incarico (carica fr. charge; ied. Sorge); e non è che il solito

cambiamento della liquida r in l, che le fa fare una com-


parsa alquanto diversa. Dal verbo calére (aver cura) il La-
tino sì formò la desinenza aggettiva di cialis od uiis, per in-

dicare, che il soggetto con essa segnato avea a sostenere o


promuovere l’ affare, che s’esprimeva nell’altra parte della
voce composta. P. e. Seneschalk, teaoschall, siniscalco = Mag-
giordomo alla corte dei successori di Clodovico, re de’ Fran-
chi; Mareschalk, àlaresciallo = Scudiere maggiore; IFitttsrn-

lis = iiscalis, i(. ufficiale del fisco; Uiltiscalci = servi gra-


ziati; Barsebalk servo libero; Dagesehalk = servo che la-
vora a giornata eco. Così le nazioni alemanne combinarono
con altre loro la detta voce celtica, la quale, comunque in

origine non significasse che servo, coll’andare del tempo creb-


be in importanza, e partecipò delia sorte della voce ministro,
la quale parimente uu dì non significava che servo: eppure
a quale dignità e quanta non salì io progresso dì tempo que-
sto medesimo vocabolo, dapprima sì coumido ed abbietto. Qui
major est vetirum, erit minister vester. S. Matl. 23, ìì.
350. Nar^ mer (
presso i Vandali), miF (presso i. Galli).
Questa voce, che secondo la diversità de’ popoli stibì diverse

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toci CKUTICHK 161
vocalizzazioni, sembra in origine corrispondere al conceUo di
uomo maschio, lai. mas, — aris, tlov. mu2, led. Mann. E
. aiceome il marito è per diritto di natura il prìocipe della fa-
miglia e la moglie n’ è la principessa, quindi è, che colla
medesima voce non solo coolrassegnavasi 1’ uomo c la donna,
il marito e la moglie, il signore (domious) e la signora (do-
mina ) ma ben anche il prìocipe e la principessa. Per es. Ma-
robodus = sovrano, o principe della terra. Emir (in turco
od arab. = ) prìncipe. Nelle composizioni poi signiCcarq no-
bile, illustre, distinto, o quella qualilù infatti, che il Latino
esprimeva colla voce min», mirabilis. Per es. 'feulomarus
( presso Livio )
Wisimarus, Gundomarus, Olhomarus ; Mareo-
mir, Clodomir, Badoroir (presso Amm. Marceli.), Catomcr
( presso Tacit. ), Gilimer eco.
351. nana, muir, moer, luor, lai. ed it. mare; laì. Meer.
mara sìgoiGca anche lago; ed è perciò dio i Colti costu-
mavano chiamare il mare lan mai’a = gran lago.
352. mania, marchia, raarka. Deriva dal sanscrito mar-
ya, e signiiica io generale margine, (int. margo), estremità
conGoe. La medesima voce venne col tempo a prendere anche
il sìgoiGcato di territorio tanto se sui conGni che nò. Per es.
in ted, Harkgrafscbaft; Marca d’Ancona, Marca trevigiana ecc.
( Marcha, seu marca, item marco, quamvis diversas in mcdoi
aero sortiatur interpretationes, ut modo limilem, modo aliud
denotet, prò certo tameo dislriclu scu portìone agri ad vìlbm
pertineotis sumitur. Villas enim viarcìs distioctas fuissc ex
medio aevo notum est. > Bessel io prud. Chron. Goltwic. p.
531. Ma e perchè si congiunse colia voce in discorso anche
il signiGcato dì segno, d’ impronta, e perGno di valore mone-
tario? Le ultime p.irole del lesto citato ce ne danno in parto
la ragione. Godevano cioè nel medio Evo le città del favore,
che nel lorocircondario, il quale dalla città, qual punto centri-
co, s’estendeva ad un miglio germanico, non si potesse te-

ner mercato, impiantare un negozio ecc. Necessitava per con-


seguenza, che si tegtittisero pel d' intorno questi conGoi, al

quale uopo adoperavssi pei rispettivi segni la voce comune


21

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r,
> T«ei «r.LTicHi
1

inargo, Hiarcu.,^tuarca (led. Merkmal): di maniera che


marca e tegno, marcare, e tegnare divennero perciò voci sino*
nime. (È pure notabile, che in ebraico viarhc, marha signiBca
visio, actus et objeclum videndi). Dopo questo fatto era ben
naturale, che la medesima voce dovesse entrare come con-
trassegno anche ne’ giuochi, nelle misure, ne’ pesi, anzi come
punto d’appoggio (piede) per determinare il valore di certo
quantitativo monetario: per cs. marche da giuoco, peso mar-
cato, marca d’oro, d’argento, ccc. Quest’ultimo termine s'in-

trodusse probabilmente perchè le monete coniate su quel pie-


de (di 20 scellini per marca) portavano l’impronto del ri-

spettivo loro valore, e si chiamavano perciò marche, cioè mo-


nete marcate, ossia segnate, in quella guisa appunto come la

pecunia degli antichi pigliò quel nome dalla flgurad’una pec-


cora; le colonnarie di Spagna dalle colonne; i crocioni dagli
scettri in forma di croce, che vi si trovano improntati.
353. Marciare ( verb. ) e marcia ( lost. ) ; fr. marcher e mar-
che : voci, che s- adottarono altresì dai Tedeschi moderni per
esprimere le partenze ed i viaggj delle milizie, s’appalesano
come derivate dalla celtica march = conGne, territorio, pae-
se. Pròva di ciò ne’ è la frase francese c alìer de marche en
marche > ;
sicché il verbo marcher corrisponde al lutino nii-

grare, ed al dacico mergere = andare, d’ onde emergere = ol-

trepassare i conGni, ossia i limiti di qualunque siasi natura.


354. MarmuSf lat. mus monlanus; il. marmotta.
355. Marw (cimòr.) marr, marò (bas-Bret.); lat. morior,
mora; il. muojo (moro), morte. MarOy ^ael, marbh = mor-
to. 1 Celti chiamavano perciò le maremme marvòr (marr
— mór) smorte mcr, e morlmarnsaf perchè prive di
vita, ossia di movimento.
35G. Maslruga. sive Mastriica, vestis ex pellibus, lingua
Gallica; sicut acìnacis, lingua Persica. Vocamus et mastrugas
renones alio nomine quae ruslice crotina vocatur. < Gl. Fior,
Varrò, et Caes. B. G. ti 21. Rbeno est pellicium, vel vestis
facta de pellibus (o federata di pelle) peodensque ad umbi-
licum. Isid. Gl. XIX, 23. — e sembra composta da mast

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T#f.i f.r.i.Tir.nr. lfi.'5

ruuay alena, aot. ruha, (luoica villosa), dac. rotta, chrotta;


il. colta = superpelliceum.
357. Matarls, materis, matara, inatarys. Esichio ci
ragguaglia, che con questo nome Celli appellavano una lan*
i

eia larga di ferro e pesante (io gr. madareit ta plalylogcha


tòn doratón Keltoi.) i Malerae tela gravia bellica. > Sisenna
appo Nonio. A tenore di queste testimonianze siifatte lancie
doveaoo essere di due differenti specie, alcune manuali, ed al-
tre giaculatorie ; motivo, per cui in francese antico viairas si-
gniGcava colpo di freccia, e matrmser = passare con freccia
alcuno da banda a banda. In albanese mesdra significa pari-
mente lancia. Sarebbe forse Matreium (Halray) sol Prenner
( Pyrene )
stato un dì quel luogo, che sorti il suo nome dalla
fabbricazione di quest'arme? Nella scherma un colpo di spa-
da, dato di manrovescio da alto al basso, chiamasi tiramaz-
xone.
358. Matras (cimòr.), matalas (bai-Bret.); lai. grabatus,
lanea culcilra ; fr. malcras, matelas; retìe. matraz; dac. ma-
dratiìi; i(. malaraccio, materasso (volg. stramazz); led. Ma-
traze. — Non si sa, perché Diefeobach ( Celtica I. p. 77 )

trovi di asserire, che matras venga dal tedesco Mairaze, e


non più tosto questa voce da quella, ossia dalla radice ^cimbr.
math, mathjr, malhrach = piano, disteso ecc. Sousa
crede, che derivi dall' arab. almatrah. Siccome però per l' e-

timologia giova assaissimo I' attendere alla pronuncia volgare,


e siccome il volgo dice stramaxx, e stramazzar ( prosternere),
quindi non abbiam di bisogno di uscire dal campo celtico per
trovare nella voce ridetta il senso di alcun subbietto (antic.
malera) disteso per terra sia per coricarvisi onde riposare,
sia per gettarvisi onde ferire. Se lo Spagnuolo ed il Porto-
ghese chiamano l' utensile in discorso almadraque, noi non
possiamo riscontrare in quest'espressione, che la voce mate-
razzo corredata dall' arab. articolo ni; e ciò tanto più in quan-
to che il Portoghese chiama madraco un poltrone, certamente
per quella ragione medesima, per cui gli Alemanni antichi
chiamavano un siffatto uomo Bàrenhàuter •.
come questi cioè

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lfi4 roci r.ELTICHE

poltrivano sulle pelli degli orsi, così poltrivano quelli sui ma- \

terazzi, ossia su strati distesi per terra. K ciò signìGca in ul-

tima analisi la voce ridetta ; giacché math egualmente che


siral sigoilìcava ne* tempi antichi piano, disteso (p. e. via sfrata

= strada lastricala, c quindi piana. Ognun vede perciò, che

fra materazto, e la volg. ttramazto non vi ha altra differenza,


fuorché nella trasposizione delle parti radicali ; e quindi non
è necessario pensare alla lanca calcitra, come d'ordinario
spiegasi la parola materazzo, ma sibbene ad uno strato qua-
lunque, cosi che vi si può sottintendere altresì la lai. storca,
l'ir, stuoja (volg. sfora), la zpag. estera, la poriog. esteira, il

gr. strèma, e la teJ. Strohmatte, non che il lai. stramen, ed


il ted. Streu, Slroli ;
giacché tutte queste voci hanno per loro
fondamento la sanscrita Starlàn = strato, o Starlinaa =
strame.
359. niau (cimò.), mo; gr. émos; lai. meus; {ir. manas; gol.

meios , ted. mein ; fr. mon ; rom. mos ;


pori, meu ; spag. ed
it. mio ^volg. me); $ìav. moj.
360. Mead, luaint, or. magedos; lai. majestas; it. maestà, po-
tenza ; (cd. Machl ; tn^i. mighl; lit. macia; rnss. mocz'.
361. {Headfaon (gadel.) (ctniòr.); gr. metou ; {at. me-
dium ; il. mezzo. YiB3fSg = fra, cioè in nieézo, fra mezzo.
362. ned!; lai. mcterc; it. mietere. Mediad = messe ;Rie-
dar = mietitore; naededig = mietuto; voci, che deri-
vano dalla radice ni ed = pieno, perfetto, maturo. Quindi
mathrac matfani^ malliyr = distendere, pestare, bat-
tere le biade o legumi ec. maturi.
363. Heiiiilf mellB, malimi, lai. moleatrina; it. mulino; ted.

Miihle. Siala 9 gr. myle; lai, moia; it. mulino, MalWry it.

fflogoaio. (volg. mulinar); ted. Mùlier. Deriva dalla rad. Boal;


o moel = dividere, sgusciare.
364. Mei lai. mel; il. miele (volg. mel).
3G5. MèOy lai. vehkulum; it. vettura. Méne caricare, tra- ‘

sportare su d' un carro alcusa cosa. D'onde la voce italiana !

menane =: condurre. Vedi niiaer*


366. {Ii«rtbi9 tal. merda; il. merda, cscremeoto.

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.

TOU CKLTICRE 1 C5
367. Mi; gr, e {al. ego; fr. je; il. io (
oei dialetto Tolg. si

conservò il mi) ; ted. icb.

368. MI — (panie, peggiorai.); gr. raé; fr. més — ; il. mis — ;

ingl. mis — ;
gol. missa; ted. mis —
369. MìD; lai. parvus, minor; il. piccolo minore; led. min-
der.
370. Mira (coro.), luirout (iat-Brel. ), miraz; Mi. mirare; it.

mirare, vedere, osservare. D’onde derivali: mir imira, =


meta (
in ebr. march, marah =
visio. nctus et objectum vi-

dendi); moirbhuil; (ers) Diiorbbaille = mirabile; mi-


roucr {fr. niiroir) = specchio.
371. Mis (ci6r. ), luiz {bat-Brcl.), mios {gcdel.); gr. meo, mé-
né, meis; lai. meusis; it. mese ( volg. ipés); ted. Mouat.
377. MO; ( Vedi inau ).
373. Moei (ciniòr.)^ maol {godei.); lai. moles; alò. mal, mal-
li; il. mole, colle, montagna.
374. Molit; Ulolt; maoiit, mutt; mgl. mutlon; fr- mou-
ton; it. montone. Adìnc è il mie. mutt, mulscb (leggi mucc’);

sp. e pori, mocho; fr. mousse, emoussé; il. mozzo (mutilatus).


373. Mor ( vedi Biara).
376. Mora; niuarO; m. {. muarium locus paluslris; lei. =
Moor, Morosi; it. maremma, chiana.
377. Morthwji; meiluiU; lat. malleus; fr. marlell; il. mar-
tello.

378. Mota; lat. roons; il. monte, mota. Secondo questa voce
troverebbero il loro signifìcato le varie montagne, le quali
nel 'Firolo ted. portano il nome 3/ul.Noi però siam d'avviso,
che quelle località, da posli di conGne quali sempre presen-
tansi, acquistassero il detto loro appellativo da mutare (mu-
tuare), a motivo che io quelle parli o si scaricavano o sì ba-
rattavano le merci ; e quindi la voce mota* mauta; mutt
darebbe il senso di dasio, lat. telonum; ted. Mauth, ed i ri-

spettivi monti di questo nome corrisponderebbero alle poste-

riori marche, ossia eegni di confine e dazio. Cosi ua monte


tra Ja Tòil e Merano, sul culmine dei /ufallerjoch in Mar-
Idl, sulla Malserhaide ecc.

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ICO VOCI CELTICHE

.179 IHouney. mounez, monadh; lat. moneta ;


ii. moneta ;

ted. Mùoze.
380. Mouza, moncheia {bas-Brei.), magaire (gael.), da
luag = far la brutta ciera, volg. far il mùs (muso); fr. faire
la moue. Questo muso in cimbr., come pure io iiigl. s’ espri-
me colla voce moc< dalla quale il tedesco volg. si fece il

verbo mocken = fare il risentito, o, come dice il volgo, far il

muli. Fa qui d'uopo osservare, che tutte queste frasi espri-


mono in particolare la mala grazia del risentito, quella cioè
di negare alla parte avversaria la parola, e di fare alla di
lei presenza il mulo. (Vedi la voce sanscrita Mukha). Fare
il misterioso signiGcava un dì presso a poco lo stesso, a mo-
tivo che coloro, i quali volevano iniziarsi nelle cose arcane,
dovevano passare tre anni di silenzioso noviziato ; e chi vi si

dedicava, esprimeva in greco la sua condizione col verbo vtged.


Quindi il detto Ialino: mu non fucere; in gr. my laleio ; in

fr. non fair mot; in il. non far motto; in led. nielli mucksen,
o mucken = non proferir sillaba. Quindi chi non può parlare
dicesi muto, mutolo. Siccome però chi ha il dono della favella,

non saprà che approssimativamente ammutire, ma s'esprimerà


invece con rare e tronche [larolc, perciò un detto proferito
in questo modo chiamavasi un mono (
in bassa lat. mullum ).

Questo motto gli fuggiva certamente dal labbro, e gli fuggi-


va amaro allora, quando, tentato sino all'estremo, più non
sapeva tacere. Nella stessa maniera pratica chi, come sopra di-

cemmo, si pone a fare il mut. D' onde il fr. moquer, e l' il.

motteggiare, motteggio ecc.


381. Ilfoaztegy gr. e lat. mystaz ; fr. moustache ; vallac. mu-
slàtzé; albati, muslàke; ir. mostaccio, mostacchio = basetta
arricciata (pili retorti labii superioris). Letteralmente moilZteg
significherebbe ornamento della faccia (vedi mouza, e teg).
Ma siccome il Greco in dialetto dorico diceva inastax^ che
deriva da maslazein = masticare (volg. mastegar); vallac. me-
stecà; sp. e pori, masligar, mascar; prov. mastegar, maschar;
fr. màcher; rom. mastiar; base, mascatu ;
perciò fa d'uopo
ricordarsi dell'osservazione, fatta alla voce mouzaf indicare

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VOCI CELTICHE 167
le radici celtiche lUUii e ma in sè la medesima parte del
corpo (la bocca, ed anche pars prò tolo — faccia, volto) ma
scegliersi ordinariamente la prima per esprimere di qnest' or-
gano gli usi vocali, e la seconda per significarne gli esuriali,

per es. mormorare, mussilare ecc. mangiare, masticare, man-


dibola, mascella, in gr. makelè (
makella ]. A quest' ultima, se-
condo Salmasio, corrisponde presso Esichio la parola baska =
. masca, in quella guisa appunto come alla sanscrita muka
corrisponde la latina bucca. Quindi baskanos = maskanos,
maldicente, maliardo, sgridatore, e congiungendosi colla radi-
- ce mat o mate, quell’ altra (ra), che è l'espressione dell’ira
e della rabbia, risultava masera, mascara = maschera, ( in

ispagn. e pori, mascara, fr. masque; led. Maske); ìal. larva;


lat. med. mascus grima = visiera spaurante. i Masca (est) si-

mulacrum, quod vulgo dicitur mascarel (mascara?), quod


apponitur faciei ad lerrendos parvos. > L'gutio (12. jh.). E
tali erano appunto le maschere degli antichi comici, fornite

cioè d' una orribile e larghissima boccaccia. Affine di spiegar-


si la ragione per cui in med. lai. una maschera è detta «ma-
scus grima • (elmo), fa d’uopo osservare, che anticamente
questi ordigni comici coprivano non la faccia sola, ma a gui-
sa di elmo colla visiera calata, tutta la testa: d’onde le di-

zioni francesi grimace (


contorsione di bocca ),
grìmacer (
far
smorlìe, contorsioni di volto): termini, che s’usano parimen-
te in (ed. Griroasse, Grimassen macheo; eia grimmiges Gesiebt
machen =: far la cieca truce. In dialetto piemont. mosca si-

gnifica strega, e muserà = maschera.


3S2. MoZf mody lat. mos, modus; il. costume, modo.
383. Manei* (eimòr.) = guida, istruttore, monitore; led. Mahner.
Nliaadh, (
in gadil.) = educazione, istruzione. A munadh,
sembra riferirsi la frase, usata nel Tirolo ital. da chi, stanco di
troppe osservazioni, ed obbiezioni che gli son fatte, dispetto-
. samente prorompe: Non voglio sapere di tante monade. Il la-

tino monere, monitio, non che munire, muninienlum derivano


pur esse dalla medesima voce celtica, non altrimenti che la

- voce tedesca Vormund = tutore. Poiché in quella guisa che


!G8 TOCl CELTICUR

noi diciamo i farsi scudo t cosi dicevano gli antichi farsi mu-
ro, 0 monte a difesa dell’oppresso, o mano (lUUDed) a gui-
da dell' errante. Vedi la voce min.
384. MaPf lai. murus; ir. muro; polac. mnr; Ut. muras; alb.

rourr. angloss. mùr ; ted. ant. mùra, muri ; ted. Mauer. Mar
sigoiBca nel dial. gadel. anche casa, fabbricato (wall, tower,
bill, rampar!, house, palace); sicché vediamo, che murimen-
lum sta a munimenlura (murare a muuire), come sta mur a
mun, ossia come la causa all' effetto.

38i). Mujn eoe. lat. minium


minio, color rosso. ;
ir.

38C. Mwn. maio, moina, mine, lat. fedina mina, ; ir. mi-
niera. Derivate sono le voci minerale (min —er—al) non che
moneta ecc. Il significato della voce min si conservò ne' dia-
letti baschi, dove mun, mon, men, mal (e collo scambiamen-
to della liquida) mar, mur, mor, significano mona = monte,
e munoa, monhoa, monhua, montila, munta = moles ( moncean )

= mucchio, collina, marogna. Questa seconda dizione (cioè


mon in vece di mar) differisce dalla prima solamente per la

circostanza, che mon indica pietre contenute in istato natu-


rale nel monte, e mnr pietre staccatesi, o svelte dal monte.

(Vedi la sanscr. MaP). Quindi marmo (marroor), ma-


le voci

roechì, marogna, molto, marmotta (roarmus e= mus montanus)


margarita = pietra preziosa ecc. palesano il loro significato.
Sono i Maroniti forse così chiamati, perchè abitano un paese
pieno di marogoc.^ — Nella vita di S. Geraldo sono i Mar-
ruci chiamati « rigentes alpium incolae > e io quella dì S.
Tendone ap. Diifm ecc. dicesi, che < appellantur Marones
vìarum (io alpibus )
demonstratores : • motivo, per cui i mer-
canti antichi nella regione dell’odierno Badenese dedicavano
voti (
iscrizioni ) a Mercurio Maruno. Accennandosi con queste
parole a due diversi significati, ad un topico e ad un uffi-

ciale, fa d'uopo investigare più da vicino, quale dei due for-


nisca la chiave per disserrare il senso di quelle tante voci,
le quali nei nostro Tirolo non meno che altrove presentano
la detta caratteristica mar. Per es. Morteli, Marter, e Marnin
nella Venosta, Valtmar in Passiria, Marter — Loch in Sarn-

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TOCC CEtTICRE 109
ibai, in der Mar fra la Chiusa e Bressanone,! prati della Mar
fra Trento e Lavis. il monte e la ralle di La Mar io Val di
Sole, il Marier io Vaisngana, le Marocche nella ralle del Sar*
ca. Mare, e poco distante altre Marocche fra Ala e Rovereto,
latus de Lamar in monte Tarlaci (ap. Bonelli Tom. 111. p.
235) ece. ecc. Chi osserva la natura di tutti questi luoghi,
contrassegnati colla caratteristica mar, si conrincerà, espri*
mersi con esse una congerie o di pietre o di terra, calata
dall’alto al basso in occasione del rorìolo d’nn monte o dello
scoscendimento d' un bosco. Dia simili eflntti non possono na>
Bcere che in luoghi alpestri; e quindi i Marruci ed i Maronea
s’ appalesano reramente per olpium incoiar. Ma perchè s’ in-

terpreta il loro appellatiro altresì per t riarnm demonstrato-


rcs,» 0 forse più rettamente t obscrvatores? > La ragione ri si

fa chiara, purché ti scrira la penultima rocale alla celtica,

cioè Maranes: rocale che, siccome da Celti proferivasi chinsa,


^reniva da' Latini assai spesso segnata coll' ò, in quella medesima
guisa, come noi chiamiamo certe castagne grosse comunemente
mommi anziché marroni. Mar — anes signiQcberebbe così imon-
liura specnlatores ; » e di fatti marrano è tutt' ora nella lin-

gua volgare un aggiunto d'occhio io sigoif. di furbo, e mu-


ronnier io fr. antico ha pure un senso analogo, quello cioè
di locatiere, guida, o pilota di costa. Anzi la medesima roce
mar trora nel celtico uu appoggio per contrassegnare l’ uf-
ficio di quel personaggio, il quale o dall' alto d' un monte o
d' una torre (specula) dovea sorregliare una qualche regione
0 luogo. Imperocché maer(plur. nieiri) in ciuiè. significa

t ihat is stationed ; one Ibat looks after ; that keeps or guards


ecc.> lffiaeron = one svito bas custody; d'onde i derivali in ba.f
Brel.maeFj mear; mer^ corti, maor^ /r. maire; iu^l. mayor;
leJ. Mayer; lai. med. major domus = Prefetto o sorvrgliatore
del Palazzo. Secondo questo Irorercbbero la loro spiegazione
1 nomi delle città ilfnrouia io Italia, Maronea nella Tracia, Ma-
ranum, Mairanum, o Merannm nel Tiroio = specula del Mair,
ossia del Prefetto. Tornando però al senso topico della ridetta
voce mar^ fa d’uopo osservare, trovarsi la medesima in qiiat-

VI

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170 MICI cixricui;

die nume piuviuciulc accompagnata dall' articolo fsni. la : cir* i

costanza, clic pur si riscontra nell’ appellazione tedesca c tu


dir Mar.i Dall' esame della fisica natura di codesti luoghi ri-
sulta. essersi i medesimi cosi chamati, perchè le acque, a
cagione de’ suddetti scoscendimenti non potendo liberamente
sottrarsi, rendevano l’ anteposto terreno paludoso e stagnante.
E di fatti un tale terreno chiamasi tuttora in buon italiano marese
(chiana); tal. Moor, ( Moorgegend ). Siccome in tedesco la

medesima voce <$cc> esprime e lago e mare, secondo che


le si prepone l’articolo maschile oppure il feminile, così

sembra significasse un dì la medesima voce mar in genere


fem. {la mar, viara) palude, ed in genere maseb. o neutr.
(il mar, mare) lago. Plinio usavala in questo medesimo duplice
senso; ed appunto perciò Adria chiamavasi curbsseptem ma-
riiim.» Se investigando il senso della voce ridetta ci siamo
forse dilungati più del convenevole, egli è perchè dessa è u-
na di quelle monosillabe, che disserrano, se divenute chiavi
d’ intelligenza, il senso di altre voci tante sì derivate che pro-
^

prie. Tuli specialmente nella nostra provincia sarebbero p. e.


car, par, sar ecc. per conoscere il significato degli appellativi
di Cardanti, Canteid, Consolo, Partscliins, Parsiti, Pergine, Sam-
thal, Sariioiitco ecc.

387. yiWJì mwydf gr. mycles; lai. mcdulla ;


il. midolla (volg.
iniola ).

388. IMya, lai. urina; it. orina, d’onde in lai. mingere, il.

orinare. (Vedi Pitscbar).


389. MysgU; gr. misgo; lai. misceo; i(. mischio, mescolo ; led.

mische.
390. uad; gacl. nach, gr. nò; lai. uae; il. non (no) ;

led. iiein, nielli. Kucn, nacau =niegare; nagll niego. =


Nac, lai. nec; il. nè, non. 1

391. ÌMai, Ili) HOT) gr. anepsios; lai. nepos; il. nipote (volg.
ncò ). IVith) gr. anepsia ; lai. neplis ; il. volg. iiezza ; fr, niéce ;

iiigl. nicce ; led. Nichte.


39'2. iVant (cimò.), naucc (com. )
— valle, burrone, luogo di-
rupato ; led. lirol. volg, Gan, Gaud ; in volg. treni, slavin.

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VOCI CECTir.lIE 171
393. Naoi; (
godei. ) naibh^ gr. naus ; lai. navis ; t(. nave.
Nauso = appellativo gallico d’ una certa specie di navi.
Auson cp. 22.
394. NaWf naUf gael. noi, gr. ennea ;
ìat. novem ; it. nove ;

fr. neuf; itigl. Dine; led. neun.


395. Ner, nerwen (plur. nervenail); gr. neyron; hr. ner-
vns; i(. nervo; ted, Nerf. Ner signifìca ciò, elicila della forza

in se; io questo medesimo senso dice l’ italiano t


p. c. questo
panno, carta ecc. ha nervo.
396. Neilt; gr. neton ; lat. nodus; i(. nodo; fr, noeud ; ted.

Knoten.
397. Naa, neiv, neii, newydd (rim6.), neiiydh, nuadh
(forn. ), nevez (bas-Bret.); gr. neos, neios, lai. novus ; il.

nuovo (voi. nof. ); fr. neuf; gol. niwis; iiigl. new ; ted. ncu ;

Ut. naigas ;
russ. nowyi.
39S. ì\i, nid; niS) lai. non; it. non, no. (Vedi iia)
399. Ni) gnel. Sinil) gr. nói ; lat. nos ; ir. noi ; fr. iious ; »lav.

(nell’accus.) ny; russ. serv. boein. e poi. nas.


400. NoIS) gr. nyn; lat, cune; got. nu ; ted. nun ; fr. maintc-
nant, ir. ora, adesso.
401. NoS) Dolche) gr. nix; lat. nox; it. notte; ted. Naclit.

( Vedi il N. seg. ).

402. Ochd; lat. nox; it. notte. Olcb) oidchc= di notte, not-

turno.
403. Ochtl) ^;th* gr. oklù; lat. octo; it. otto; fr. huit;got.
alitali; ingl. eiglit; ted. aclit; lit. asztuoi; russ. ostn.
404. Ochident) ochidenit) lat. occidens, occasus ;
ir. occi-
dente.
405. 01 ) olC) lai. sulcus; it. solco; da yll = dividere.
40(5. Or. ore. lai. extrema pars, confines; ir. l’orlo (il volgo
il. dice tutl’ora l'ór) estremità, conGne. D'onde il gr. orizon
= orizzonte. JUovs orielius (Orllerspitze) nella Valvenosta si-
gniGca perciò monte di conGne, ed orchi (in ted. tir. volg.
Norketi, Norici?) abitatori delle alture, ossia' dei conGni. La
dea Diana, cui erano sacre le alture ed i conGni, portava
appunto r*attributo di Dea orrtii(i(ort — ania = guarda — conGni).

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n‘2 VOCI fXLriaic
407. Ore. fjr. yrclié; lai. urccus (craler); atigJos.^. orca ; alem.
ani. orzai (urceolus); gol. aurkeis (urceus); provens. dorc ;

ir. orcio, orciuolo, volg. orzoi = boccale.


408. OrC) ( d'onde nella Scozia le isole Orcadi pigliarono il

loro nome); gr, oryx; Ini, ed il. orca (pesce marino); fr. or-
que. Feslus, Plin. IX, 5. Siccome questo pesce è anche detto
porco marino {marsouius ceu maria tues), perciò sembra, che
(a medesima voce ital. porco derivi dal celtico orc^ e che
nel mediterraneo le isole di Majorica e di ìlinorica (Majorca
c Mioorca), siccome abbondanti di porci, acquistassero egual-
mente da ciò il loro nome.
409. Orn^ ìnt. hordeum ; ir. orzo.
410. OrSf ursan, lai. ursus; il. orso.
411. Pab, lai. pater; ir. padre, (fanciullescamente papà), babbo.
412. Palastr, plastar^ i;r. emplastron; lai. emplastruro; ir. im-
piastro; ted. Pflaster; deriva da plastjr = disteso. Non altri-

menti sembrano le voci gr. pharmakon; lai. pharmacuro; ir.

medicamento (conservato io farmacia, farmacista ecc. )


deri-
vare dal , celtico; imperocché par signiGca causa, e mac; be-
nessere, salute.
41.1. Pai, palff palili^ gr. palama, spathè; lai. gladius; ir.

spada (sul tenere di Bolzano chiama il volgo uno spadone


tutt’ora Palateli). Palfbis^ lai. pala; ir. pala, badile. Tutte
queste voci presero, come si vede, il loro signiGcato dalla
drittnra del fusto, che rappresentavano lutti gli oggetti con
esse contrassegnati.
414. Par (
c genus teli. • Paul in Festo: nome, conservato
in Partesana = specie di lancia), bar» bar^ ysper, lai.

basta ir. lancia ; led. Speer.


415. PathaWr^ lat, curator, palronus, ir. padrone, patrocina-
tore.

41C. Pech, peco; pechet^ lat. peccare, peccalum; ir. pec-


care, peccato, delitto.
417.pedwar, pedair (cimb.), ceithar, ceadhair (gael.),
pedyr, pesiere (coro.), 'péwar, peder (bas-Brei. );
gr. tellares; lai. quatuor; ir. quattro. « Petorrìlém vox gal-

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VOCI CILTICIIC 173
lica • (Geli. XV.) — rectius petorìtum, petorium, sea pedwar-
rhaeda — ; sigoifica quindi un carro a quattro ruote. ( Vedi
ceilhar).
A 18. Pellenlgwr, lat. peregriuus; il. forestiere, Tiandinte, pel-
legrino. Credesi perciò, che i nomi Pelasgi ed fileni ( greci )

signiGcbino forestieri, o venuti da lontano; dal celtico pell =


lontano.
419. Pen (eom.); gr. kephale; lai. caput, pinoaculom, summi-
tas ; i(. capo, testa, pinnacolo ; ted. Ilaupt, Kopf. Da peo
sembrano derivate le dizioni italiane pensare, pensiero, pensa-
mento, pensatamente. Nel Tiralo tedesco suole il volgo in que-
sto medesimo modo da Kopf = testa farsi il verbo kopfen,
auskopfen = cogitare, excogitare. £ chi sa, se il villico tren-
tino non chiami la testa pignatta più in senso proprio,' che
non figurato, derivando cioè quest'espressione dal celtico pen
(pinnata) anziché dallo spagnolo testamiento pentola ( ossia
vaso) della mente. Dal che risulterebbe, che la voce italica

testamento (teslamentum) è presa nel senso Ggurato per e-


sprimere quel documento, il quale contiene la mente, ossia la
dichiarazione dell’ ultima volontà. In quella medesima guisa,
che i Greci chiamavano un pubblico manifesto pinax, perchè
vergato oppure affisso sur una tavola di legno, ed i Tedeschi
da Buche ( faggio, quercia ) appellano col medesimo nome un
libro = Buch, perchè stampavasi un dì con caratteri fatti dal
legno di quell’albero, cosi o perchè le suddette dichiara-
zioui di ultima volontà si conservavano in vasi di terra cot-

ta (teslae), o perchè sui frammenti di simili vasi (teslulae)

al tempo dell’ostracismo d’ Atene i democrati segnavano i lo-

ro voti ossia la loro mente, può essere che abbia da ciò sor-
tito il nome ogni qualunque testamento, anzi perfin la testa
medesima.
filo. PerCf gr. paroikia ; lai. parochia ; it. parrocchia. Pere
signiGca propriamente un luogo assiepato, conGnato, terminato,
quali sarebbero un parco, o barco, in ted. - Pferch. Deriva
dalla radice per = contorno, intorno ; e quindi parrocchia
corrisponde al greco eptuopia.

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VOCI CELTICHE

htì. Pere», piorra, per, pir, gr. apion; lai. pirum; ir.

pera ; ted. Birne. Il Pcloponuao, ossia l' odierna Morea, acqui-


slò più veramente il suo nome a motivo che produceva pere
assai buone da mangiare, che non da Polope, Ggliuolo di
Tantalo. Ateneo 14, 63., che ci fornì questa spiegazione, di-
ce, portare quel paese appunto perciò anche nome di n- il

]jios = ricco di pera. (Vedi J. Bar. Ow. Abstammung der


Griechen p. 80.)
Hìì. Perl, lat. imperare; ir. comandare. Periant, lai, irope-
rinm ;
ir. imperio, comando ; peryv = colui, che comanda.
Queste voci derivano dalia radice par = causa, ragione.
423. Pid, Òat-Brer. piden, blden, gr. peos; lat. penis; /r. vii;

ir. punta, coda degli animali (nervo di bue). Il Tirolese te-


desco chiama volgarmente lo scodinzolare dei cane wideln,
grammat. wedein.
424. Pimp, pamp, COig, gr. pempe, pente; lat. quinque;
ir. cinque; Ut. peuki ;
gol. Gnf; ted. fùnf. — Qui si vede, che
i Celli, a somiglianza degli Oschi, usavano il
p per q.
425. Pitschar, piza. lai. mattila, scaphiuro ; ir. orinale. Laon-
de si vede, che le voci pisciare, e piscia vengono dal celtico.
426. Plani, planz, planada, plantenn, lat. pianta; ir.

pianta ; ted. Pflanze. Plailtein, pianta, lat. plantare ; ir.

piantare ; ted. pflanzen.


427. Plyg, lai. plica, plicatura ; ir. piega. D’onde nnpijg
= simplex = semplice, ossia d' una sol piega. Da ciò acqui-
stano il loro senso Ggiirato i verbi explicare, implicare, com-
plicare, replicare ecc.
428. PI]^W, eri. clujT, gael. cluimb, lat. piuma; ir. piuma;
ted. Daune, Pflaume. D’onde il lat. pulvinus, pulvinar; il. piu-
mino; alerti ani. phuiawi; scnmlin. bolstr, polstar; ted. Polster,
429. Poan, pian, poen, gr. poinc; lat. poena; ir. pena,
dolore ; ted. Pein. Poent, lat. dolere ; ir. penare. Pi'misiav
= penoso.
430. Por, lai. super, superus, supcrior, polena; ir. sur — , sor
— ,— sovr ,
prò — , superiore, polente, protettore, ecc. ted.

empor, vor — ,
Vorstand ccc.

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VOCI CELTICHE 475
431. Portha, gr. poreio; ìat. ausiliare; it. ajutare. Porth,
lat, auxilium; >(. ajuto. D'onde opporlonilas, opporlonus, por*
tos (porlo), non che portenlam, porrigo ecc.
432. Porthi) porthiadu, gr, poró; ìat. fero; it. porto, tan>
to in senso di giovare, quanto di portare. 4mborthI = im-
portare. Portbianua = fornire del necessario; d’ onde fo-
raggio — vettovaglia.
433. Porphor, porpr, corcor, corcar, lat. purpur; ìi.

porpora ; ted. Purpur.


434. Pomp, vedi pimp.
435. Pys, gr. pison; lat. pisum; it. pisello (volg. bis).

436. Pyth = mondo, universo. Pftbagori = spiegare il si-

stema del mondo. Che bel significato non presenta secondo il

celtico il nome del gran filosofo greco Pitagora!


437. Rait (cìmbr.), ract, rcut = regio montana. D'onde
credasi sia venuto all' odierno Tirolo 1' antico nome di Rhaetia
(regio in montanis), ed agli abitatori quello di lìhaeti e di
liateni. I Veronesi chiamano di fatto i Tirolesi tuli' ora col_

nome generico di Montanari.


438. Ras (suolo); lat. med. rasum ;
quindi la frase: rasum
ad rasum ; provent. ras e ras ; fr. ant. rez à rez (
quasi su-
perficiem fingendo); il. rasente, ossia a tocca e non tocca.
Quindi la dizione in fr. rez è terre = a livello, piano, e l' il.

campagna rasa ecc. Le voci tcd. Rasm = piota, o zolla co-

perta di moli' erba, Gras = erba, grasen = pascolare, od 'an-


che segar l'erba ne' prati, sembrano stare in rapporto con
ras, in quanto che dinotano quello, che spunta ovunque per
sé dal suolo.
439. Réna, réni, rénein regnare. Ren =
condotta, di- =
rezione, governo, regno. Renatlnr governatore, re. Jol- =
livet crede,che tutte queste voci derivino da rczn diri- =
gere, ordinare, disporre, e quindi figur. reggere, governare,
comandare. Relz secondo il medesimo autore ne sarebbe l'a-

stratto nel senso di regola, disposizione, rango, governo, leg-

ge, ragione. Egli considera perciò come derivate le voci se-


guènti: in bas-fìret. roué, roé, in com. rny = lat. rex;

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. ;

VOCI CEI.TICHB t79


446. Rhodio —
amliulare; />. roder; alhnti. redoig = girare;
da red =
cerchio, anello ted. Ring. Quindi è, che ; le voci

cimbr. rhod^ bn'i’Bret. ród^ coni. rOZ« gael. roth^ basch.


arroda^ errata esprimono senso di mora non dal suo il

moto di rotazione, ma bensì dalla forma circolare (periferia).


Rotondo (ted. rund) chiamasi perciò quel corpo, che è rod
undequaque, L’ avverbio tedesco s rìngsum =. intorno, d'ogni
Hntorno », Ring-mauer = muro di circonferenza, servono a so-
stegno di quest'asserzione.
447. Rhuf (cim6r. ); lif. riiddas ;
lat. rufus, rulilus; />. rouge ;

il. rossiccio; ted. braiin ;


polac. rusy (di pelo rosso). Essen-
do la volpe di questo pelo, perciò essa si chiama in gael.

roadad —ruad, cimbr. rhus^ pers. rùbah ; otset. ruvas;


Clini, rovi.

448. Rhwd; lat. rubigo ; ir. ruggine. Questa medesima voce


celt. in coni, md, rjdh, godei, ruadh, rii(^adh, bas-
Rret. ruZ; dal colore, che presenta la ruggine, significa an-
che rosso; lat. rutilus; ted. roth.
449. Rhwd. lat. retis ; ir. rete.

450. Riiy, gael. ri (


partic, ) ;
lai. re — ; fr. re — ;
il. ri —
ted. riick —
451. Hhyc; .taiiscr. ruksas ;
gr. ryssos ;
lat. ruga; ir. ruga,
grinza ; ted. Runzel.
45*2. Rhyn^ in cimbr. significa, secondo Davies, collina, aleni.

Olir, rain, rein, in ted. tirai, volg. Roan. Significando in celt.

rhan = divisione, separazione (della qual radice conservansi


le traccie in rompo,’ frango, brano; in frana, frema di Badia, non
che nel ted. rrcrnien = separare, dividere )
perciò tengono cer-
tuni, che il fiume Reno (Rlienus, ted. Rhein), perchè separava
i terrilorii di un popolo da quelli di un’altro, abbia sortito

il suo nome, il quale sarebbe perciò sinonimo di confine. 1

Tedeschi cercano di rivendicare il Reno etimologicamente per


sua esclusiva proprietà con dire, che quell’ appellativo derivi
dal verbo ted. riunen = scorrere, lat. fluere. Ma avendo que-
sto verbo il suo fondamento nel sanscrito ri = mere, i(.

scorrere (d’onde rivus), potrebb' essere, che trovassero non


25

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ISO vrir.i cKLTicnE
pochi rivali, pretendenti diritto a quelle rive fertili ed amene:
giacché ogni rivo o fiume scorre, e divide la parie di qui
da quella di là. Armstr. deriva il gael. Belo ^ Reno da

reitlb-ao = a smoolh water (acqua placida).


A53. BbyS; lat. rixa; it. rissa, battaglia.
ào4. Bif (rimòr. )
ed anche eirlfy gr. aridmos; lat. nota nu-
merica ; it. cifra ; ted. ZilTer ; in alem. ani. ruaba, ruoua ;
eitn.

arre, arw = numero, o più veramente quantità, somma, da-

naro? e quindi derivati arra, caparra?


455. Bix (rIÓ7); lat. dives; mcd. lai. ricus ; it. ricco; gol.

ridi ;
led. reich.
456. BoCy lat. rnpes; it. roccia, balsa scoscesa.
457* Bogb, gr. àrà lat. ; rogatio ; it. domanda, preghiera, in-

terrogazione.
458. Bogyl, lat. rogus; it. rogo, catasta sopra cui bruciavansi
i cadaveri.
450. Buitbeinim, lat. rutilare; it. rosseggiare; ted. rólben.
460. Busti, rusk.1, rushen (bae-Bret.), rase (corn.), rùsg
{godei), rbisgyo, rbisglyu {dmbr.) — med. lat. rusca;
it. scorza, corteccia ; led. Kiiidc. Brascare in ital. significa ap-

punto levare alle viti la scorza superflua. Alfine è il proveuz.


brusc med. lat. bruscus ; it. frusta (
volg. fresca) ; ted. Ru-
thè; non che la frase ital. cavare le brutehe; come pure la

voce crusca == buccia di grano; ed il nome della vite sel-

vaggia labrusca, in ted. volg. 3farutki


461. Sàar, sar, gr. sairò, gelos sardanios; lat. risus snrdoni-
cus; it. riso sardonico. Sardiaw = schernire, motteggiare,
coprire alcuno di sarcasmi. Sardonia è una pianta, che, pre-
sa, perturba i seusi ; crescerebbe forse questa a preferenza
in Sardegna?
462. Sabttja, bibita fatta dall’ orzo fermentalo e colto =3 birra.

Certuni credono, essere Sabina voce illirica, od egizia anzi-

ché celtica. Ad ogni modo nel Trentino, dove predominano


le voci celtiche, usasi chiamar Sabajone o Zabojmi una bibita
preparata con della birra cotta, vino, o simili.
463. Sac, lat. saccus; it. sacco; ted. Sack.

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VOCI Cll.TICHK 1>S1

àdi. Sacy Sach. gr. «agos ; lat. indasiuoi ; it. abito,' o veste
io generolc. D' onde sogum = sajo. Quindi Lensagnm =
sajo di lino, e saighlein = sajo di lana. Quest’ ultima voce
gallica è però anche appellativo d’uflìcio. Vedila a suo luogo.
fi65. Sadhall; 8adell^ lai. ephippium; it, sella; a/em. anf.
satil; gol. sidi, siti; nnglots. sadel, sadui ; ted. Sattel ; russ.
siedio; boem. sedio ;
poi. siodio.

466. sneth (ctmiir.), saighde (gadel.), selh (eom.), saezy


sez (bat-Bret.); Ini. sagitta; i(. saetta, freccia; alb. scoiéta
= strale.

467. SafTsry (dmbr.), saclan (ers.y, lat. laocea; ir. lancia.

1 Trentini chiamano tutl’ora col nome di Zaffi i soldati di


Polizia. Sarebbero costoro forse ne' tempi antichi stati armati
di lancia a guisa de' Lanzichenecchi ( ted. Lanzknechte )
del
Manzoni? Simili guardie comunali vennero in Germania un
dì chiamati Spiessmann — Zaffo, plur. Zaffi. E pigliarono forse
i Szekleri dell' Ungheria il loro nome da saclao^ come ì

Sanniti (samniles) da Satjnion, che era una lancia giacula-


toria de’ Galli?

468. Saighlean^ lat. signum, vexillum; ir. vessillo, bandiera. L’ap-


pellativo di Vergotillaunus sarebbe quindi il nome di quell’uo-

mo, che aveva l’ incumbenza di guardare il vessillo (guarda-


vessillo, alfiere, bnnderale). Vedi la voce Sjllu*
469. Saith, seith, gael. seachd, gr. épta; lat. septem ;
it.

sette; Ut. septyni; russ. sedm; fr, sept; ingl. seven ;


gol. sì-

bun ; ted. sieben.


470. Sallf all) hall) halla) lat. aula, atrium; ir. sala; ted.

Saal.
470 >/j Salla, saipuri) sailllni) salaiiaiiU) gr. àlizo ; lat.

salire; ir. salare, insalare; ted. salzen, einsalzen.

i71. SaF) sIP) ser = alto. Sembra, ebe i Celti usassero que-
sta voce in quel medesimo senso, nel quale gli antichi Sirii

e Caldei I' univano ai loro nomi in segno di maggioranza e


potenza. Per es. Balthassar, Salmanastar, Kaitar, ebr. Sara
signora, principessa. Il Gallo lo eonservò io Sire (altezza), e
r Italiano in messere = mio padrone, o signore. Sia che i

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ISt T«ct rriTicnK

monti abbiano |>er loro natura il medeaimo attributo, ossia


che le alture precludano la vista ed il passaggio, il fatto sta,
che la medesima voce s'adoperava altresì per esprimere i

concetti di monte e di seiia (chiusa). Egli è per ciò, che


nel nostro Tirulo, che novera i Celli fra i più vetusti suoi
abitatori, si deve por mente a quelle voci topiche, le quali
cominciano o terminano per le suddette radici celtiche, allioe
di discilferarne il senso. Per cs. Sardan (Surdagna), Sariitan
da Enea Silvio della Saruotana e Sarentina, ora Surnlhal,
Pas — ser (
Passiiia ). Giacché siccome Sierra — Leone (Munte
della luna), Serravalle, ecc. hanno il loro senso, così lo a-
vranno del pari le voci predette. — Schart in tedesco lirol.

volg. significa rupe scoscesa ;


per es. Sarner Schart. Sembra
)icrò, che s'abbia per questo termine ognora ad intendere
una rupe scoscesa non solo, ma per sopra più divisa in due
talmente che sia la rispettiva apertura a guisa di forbice (io
ted. Schar) larga io cima, e stretta in fondo, e che perciò le
strette delle valli si chiamassero col medesimo nome. Quindi
é, che Paolo Diacono lé dove racconta, che calando per la

Rezia io Italia, gii fu mestieri passare per molte Saren (Scba>


ren )
o Scrcn, egli non poteva inleuderc se non le delle strette
0 chiuse, le quali in cimbr. diceunsi scr^ io com, Sera^ in
bas — Bret. Serra, in gael. sar. Ed avendo le tacche d' un
coltello, e gl'intagli d' una sega la medesima coolìgurazione,
quindi è che searr^ in basco cerca, lai. serra, significa an-
1 he sega. Come .antica I' voce in discorso si conservò in varii
nomi topici, cosi continuò il volgo si del Tirolo tedesco, che
italiano ad usare la voce fare furca, furela, furcula, in led.
(

Eorgg, FurggI) per segnare un picco a due punte.


472. Sarf. lai. serpens; il. serpente.
473. Scoudb, SliOUlh, scufh, lai. sculum; ir. scudo: an-
gloss. sceold, scyld, scild ; rtd. Schild.
474. Seach (cimbr.), sych, sèch, seac (fcas-Brcf.)
;
gr. say-
kos, sachnos; lai. siccus; ir. secco.
475. Seadhy lai. ita; il. sì (affermazione).
476 Scarrbos. lai. cervus; il. cervo; nlem. ani. hiruz; ted.

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VOCI CEtTicnr, IS3
nirsch. Questa voce celi, sembra composta dalla generica
a bos (bestia?) e dalla specifica searr (che s’avvanza, ve-
loce?); e perciò cervo in origine non sarebbe voce semplice,
ma composta.
» Ò76. Seigh, seghys, sctb, syced« lai. siiis; ir. sete.
Ò77. Seirian =
lucicare delle stelle. Vedi
il N. /i78. il

477 i'j. Scr^ sera, serr^ lai. serae (dicunlur fustes qui op-
ponunliir clausis foribus. Feslus ); it. serra, serratura. Serra
= fermare, chiudere.
478. Ser, syr, seren, steren, steran, pers. siaer; gr. a-

ster, lai. astruni, stella; it. astro, stella; Icd. Stero; svev. stier-
V. na. — Dalla voce ser (Syriiis?) sembra derivare il lai. sero,

seroliniim, e l' il. sera, per indicare quel tempo, che comin-
cia col comparir delle stelle.

aK 479. SeylhyZf lai. sugiltarius ;


it. sagittario. Vuoisi, che gli

ili
* Scili, perchè popolo assai versato nel maneggio dell’ arco e

Ui delle Treccie, ricevessero appunto da ciò il loro nome. In gnel.

un tale soldato chiamavasi saighdear^ ed in ers. salghea-


t-i.
dolr. (Vedi Saelh^.
>0 480. Sgealb. Sgoiltear, sgolt^ gr, schiza, schizion ; lai. schi-

ili»
dia; it. scheggia, sverza, bruscolo (volg. sgarambea); ingl.

ri*
split ;
ted, Splitler. In volg. trentino chiamasi sgolbia una spe-

J*
cie di trapano.
!

atJ
481. Sbif lat. illi; it. essi, eglino.

482. Sla^ ohirech, gr. éx ; lat. sex ; ir. sei (volg. sie) ; ted. sechs.
cai

«
483. Sigu, lat. seco ; it. sego ; fr. seier ; ted. sàgen.
I

484. Sira. siraac, lai. simìa; it. scimia.


oj
4S.Ó. Sìnopr^ lat. cinnabaris; il. cinabro (color rosso); ted.
a •
Zinnober. Sia = (in etrusco sen; lat. ensis; ted. Eisen e Sense)
ferro, arma ;
Sioidyr = ruggine di ferro. Vedesi da ciò, che
Celli pigliarono nomi de’ colori da quegli oggetti, quali
C i

presentavanli
i

io natura. Se quindi altre nazioni adottarono


i

le voci medesime per esprimere i rispettivi colori, e se que-


r.«:
ste voci nel loro linguaggio non esprimono alcun oggetto di

naturale similitudine, in tal caso è chiaro, che l' espressione


celtica è primitiva. Vedi Tsgarlad.

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VOCI CELTICHE

486. Sfòch aradyr (eimòr.), soch (bat-Bret.), SOC (gael.);


fr. soc de cliarrue; aUm. ani. Sèdi; il. vomere. Il lat. e l’il.

di questa voce non conservarono che l'elTella di quest’ islru-


menlo agrario ; tolcarc, talco.

487. Slnr, vedi chwaer = sorella.

488. SlainCy lai. salus; il. salute.

489. Sock. (cimòr. ); lat. calones, crepidae ligneae; il, zoccoli.


Lìgnea sola, quae vulgo toccot monasteria vocitant gallicana.
Bolland. ad. mari. 3, p. 263. Esichio chiama la scarpa fri-

gia sijkcho». In ted. Socke significa pedula, scappino; tocken


= rimpedulare.
490. Som, lat. furous; il. forno, fornello; ted. Schornstelo =
cammino.
491. Spad, yspodol, lat. gladius; gr. m. spalhion, spatba;
il. spada ;
tpngn. e pori, espada; dac. spala ; fr. epée. Lo 5pa-
len in tedesco significa pala.
492. Sul. sii. sei, sell, (bat-Brel.), Sali {godei.); gr. illos

(in dial. jon.); lat. occuliis; il. occhio. Quest’espressione cel-


tica sembra segnare la parte per l’intiero, e quindi corri-
spondere a ciglio (in gr. ophrys), oppure è presa nel senso
figurato da Sol, in etrusco usil; sabin. ausel (
Bullett. arch.

1839. p. 139, e dell’anno 1840. p. 11. Celestino Cavedoni


nel fase. 17.o del giornale letl. scieot. Modenese, febbr. 1841)
in gr. seir, seirios, élios ; angìoss. sigli ;
got. sauìi, sunna ; (il.

saulé; ruti. soluce; lantcr. sùris, suryas; ted. Sonne = sole,


chiamato dagli Antichi l’occhio del mondo (suryamondala?). Ovid.
4 Metam.
493.Swga, lat. exsiccare; il. asciugare. Swgan = succido;
SVgIad = asciutto, appassito ;
da gwytaw = asciugare,
ossia vuotare succhiando. Gwyo, lat. sugo; il. succhio.
494. Snylasr, selwel, selvel. salvi, lai. salus; ii. salva-
mento.
495. Sycawl, lai. siccarè; il. seccare. Syc, sychax secco; sy-
<;ed = sitis, sete.

496. Syg (eimfcr.), SÓg {bat-Brel.) sngan (gadel.); lat. funis;


il. fune, soga ; base, soca ; tp. sega ; ted. Seti.

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VOCI CULTICBB ISj
4tt7. SygOOf lat. sago ; il. tuccbio,
498. S}'llu (cimbr.) sylv, sulw ( observation ) ; lat, aspicere;
il. guaritore. Quindi Marsiglia (cillà) signìGcIierebbe guardia
del mare; Siiisiria = occhio (guardia) del Danubio (anlic.
latro ).

499. Tady lat. pater; il. padre, babbo.


500. Tafovfdf teanga^ lat. dingua, lingua ; il. lingua (
volg.

lengua); Ut. Iczuvria ;


got. tuggò ; angioli, liing ;
olem. zunka ;

tei. Zunge. Tafodiawg eloquens, = advocatus; tafó (scon.)


= elocutio praeceps; Ostef=voz, angioli, stéfen, stemn ;

aleni, stimma; got. stibna; ted. Stimma. — Il volgo trentino


dice tult'nra d’ un uomo di svelta lingua: che larel/a !

501. TaraW) lat. percutere; il. battere, combattere; quindi si

vede, che l' Italiano prese dal Celtico l’ uso di adoperar il

verbo dare in senso di percuotere. Tare = percossa. D' uu


uomo, che oon ne perdona mai una, ma la baratta ognora
con usura, dicesi dal volgo: che tara! Questa dicitura porla
un senso dignitoso, e quindi non s' accomoda all' ordinario di
tara — feccia.

502. TarWf tarOy gr. tauros; lai. taurus; fentc. thor; ebr.

tur; slav. tur; «vei. dar; dan, tjur; aleni, ani. stior; ted.

Stier; il. toro.


50.3. Tati) gael. do^ gr. teos; lat. tuus; il. tuo (volg. tò);
rom. tos ; fr. ton, ta ; ted. dein.
504. TasVTf tur, gr. lirris; lat. turris; il. torre; ted. Thurm.
505. Teag (ertic.); lat. tectum ; il. tetto, coperto; ted, Duch. In
gad‘l. teachf tigb(6afe. teguia) è, come in italiano «il proprio
tetto, tetto paterno • ecc, preso .anche nel senso di casa. Un
derivato n’è cyttjg^ Cjtty = contubernium, da cj = cum,
e tigh = tectum, dorous. Vedi cae^ non che il saoscr. caga.

606. TechUf lat. lego; fr. — lège; — leggo; decke.


il. ted.

507. Tcgf lat, pulcher, ornatus, (o più veramente) ratio, mo<


dus; il. foggia, maniera si in lode che in biasimo degli og-
getti, cui si appropria. Da questa radice celi, derivò in lat.

la desinenza aggettiva licus a um, e i’ ital. lico, a (


volg. leg,

a): desinenza,' che dà alle voci' con essa composte il rispet-


1S6 VOCI ct(/n<;nc

tivo loro «ignificalo. Per e$. rusticus, rustico, rustegii ;


porli-
cus, portico, portegh; brodegli (volg. ) = a foggia di bruto.

608. Tel, tclald, lai. elegans; {(.attillato.


509. TelyW, lai. veslis tolum corpus tcgeus ;
ir. mantello; ted.

M-antcl.

510. Tenatl, gr. tyiinos; Inr. tenuis; ir. tenue; ingl. tbio ; ted.

diin ri.

611. Telh, gr, tilllip; hit. mamma; ir. letta.

612. Teli, tir, gr. Iheos; Ini. Deus; ir. Dio.


613. ThiI, cimbr. thi, ti, gr. sy/ ti; hit. te; fr, te, toì; in^I.

tbu (
pionunc. ibi); ir. le.

513 Ti, gacl. tU, gr. sy, ty ; Ut. lat. ed ir. tu (volg. ti),

rus!. ty; gol. tbu; ted, du.


614. Tlohar, lai. tigris; il. tigre; ted. Tiger.

515. Tir, lai. ed ir. terra. Doltir = terra prativa.

616. Ton, gr, tonos; lat. tonus; fr. toc; ingl. lune; it. tono;
ted. Ton.
517. Tono, lat. unda; it, onda. Ne è forse la voce anienna un
derivalo ?
618. Torch, lat. torques; il. collana.
519. Torth. tort, gr. artos; lat. panis, pulnieulum; ir. tor-

ta ;
ted. Torte.
620. Treiglaw, trwyllav, in reiico trugliar, in fr. vermiller
(da verres?) = il grufolare come fa il porco col suo griffo

(naso) nella terra. Trwyll = anella, die si applicano alle


narici perforate de' porci per distorti dal grufolare. Trialb,
bas-lal. troga, trojn, triiia; fr. Iruie; prov. trucia; ir. troja =
porca. Twreh, torch, gael. torc, lat, tursio; ir. porco ma-
rino simile al deinno. Macrobio peraltro intende per sris troia li-

na porca pregna, della così a somiglianza del famoso cavallo di


Troja: porcum irojanum, quasi aliis inclusis animalibus gra-
vidum. Sat. 2, 9; la derivazione dal celtico resta ciò nulla
meno la più naturale, e propria. Vedi in sanscr. varùha.
521.Trev, trerad, trevan abitazione, città, casolare. =
D'onde atrio; patria (casa od abitazione del padre) patriot-
la ecc.

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VOCI cr.LTicnE 187
527. Tri, gr. treis; lat. tres; U. tre; tal. drei; iiigl. three; fr.

Irois.

523. TribllillI, Int. tribolare; it. tribolare, combattere.

524. Trist, int. tristis, tristitia ; i(. tristezza, tristo.

525. Tros, triti, thar, ht. trans — ;


it. tras —, tra — ; /ir.

tarp.
526. Trudl si chiamavano secondo Servio i compagni di quel-

le vergini iperboree, che pellegrinavano annualmente al tem-


pio di Deio per recare ad Appelline le loro offerte. Verreb-
be forse da ciò la voce ital. drudo? Drud significa in celti-

co azzardoso, coraggioso, ed anche caro.


527. Tram, lat. agger; it. argine. Nel Trentino è l’argine
dell’ Adige ( dal volgo tutt’ ora chiamato toni, tomo ; ted. Damm,
ed in ted. volg. Toam. Da ciò vediamo, qual ediCcio (casa)
fosse dà' Latini chiamato castrum, e perchè fosse cosi chia-
mato, cioè perchè vallato od arginato.
528. Twm (cimèr.), luam (gael.) tom = prominenza, ed anche
caviti. D'onde tnmnlns, tomentom, tomba.
529. Ty, do, lat, tuus it. tno, volg. tò. ( Vedi tao ).
;

530. Tyb, lai. dnbitatio, suspicio it. dubbio, sospetto. ;

531. TjTn, lai. colere; it. coltivare, Tyvlant, tyfiad = col-

tivazione, tyrawl =: coltivabile da tw, tWT, twf ;


= Lu-
to, vegetazione, e tutto ciò, che s’ innalza, ed ergesi ;
d' on-
de i composti di lumulus, inmesco, lumor, liimìdm, lumts eco.
532. IJarrah, lai. collis, cumnins ; it. varone.
533. Vflbrn, lat. infernus; it. inferno; (dial. retìco ulfìern ).

534. IJgafn, gael. flchfd, gr. eikosi ; lat. viginli ; fr- vingt ;

it. venti.

535. BI, wy, oi, lat. ovura; it. uovo (volg. of); ted. Ey.
536. Blrb (
ers. ) ;
hit. orbis, arvum ? ; it. orbe, terra, podere ;

donde urbe = città. Vedi IJr.


537. Un, gael. aon, gr. eis, en ; lai. unns; ted. ciò; it. un,
uno.
538. IJr (in eimbr.) vuoisi che abbia il signiGcato dì abitazio-

ne; e di fatto nella voce italica abituro la detta radice celtica


si trova conservata. E perciò anzi che da orbis ( circooforen-
24

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ISS >OCI CELTICHE

za, eu uiiuiie luugo accerchiato da mura ccc. ) si dedurrà da


Iir^ liris la voce Ialina tiràs, base, uria, iria, dac. or — asu,
inagiar, vdros = cillù. Una città fabbricata od ingrandita nella
Spagna da Gracco portò il nome di Gracenris (Pesto scrive
Graceburis). Liv. cp. XLI, ed altre ancora presentavano un
dì in quelle terre questo generico appellativo. LV Cbaldaeo-
rum.^ Gems. 11, 2S. lTas(in crsico) significa possanza, au'
torità. Quest' ultima voce italiana sembra pure aver conser-
vata la sua radice genetica ur = primo, principio; ted. Urahn
— progenitore. Questa radice fu dai discendenti diversamente
vocalizzata; per cs. in lat. erigo; ted. f/rsprung, f/rsache; gr.
arebé; ted. erdoden (ritrovare), erzeugen (produrre). Vedi il

sanse, l/r.
539. L'nna, lai. nunc, jam ;
il. ormai.
540. Varlet (in med. lai. vasletus, valectus, valetns); fr. valet
= servo, fante, valletto: diminuì, dall' antico vastut = servo.
541. Vas era un ornamento argenteo, portato dagli antichi Bar-
di sul capo. Egli è forse perciò, che vasai ( vasallui ) sìgniGca
anche noble, valuablc, eicgant, élévé, exccllent, a gentleman, sir.

542. VassOf vasa, vas = tempio (Dclubrum illud, quód gal-


lica lingua Passo. Gregor. Tur.), vaso, vascello ( vaisseau), na-

vata d' un tempio, ed anche sarcofago o monumento mortua-


rio (
da bhas = morto '!
).

543. Ver» gadcl. fear» cimbr. gwar (dal sanscr. vira, vara =
excellens); lai. vir; i(. uomo, personaggio. (Vedi GWar).
Thierry III. 97 spiega perciò l'appellativo Vercingetorix (Ver
— cinn — cedo — righ ) homme, chef de cent lótes = cen-
turie. Vergobreius (fear co breilh) è da Menage (che testifi-

ca, essere ancor a' suoi tempi stata chiamata Piero l'autorità
prima della città di Autuii) interpretata per t uomo, che tie-

ne giudizio», e da Baxier per « ùar govraelh » (vvar cy-


frailh = supra
)
leges positus. Vedi brawd»
544. Vcran = terra, contrada. Sembra però più da vicino in-
dicare la guardia ossia la specula per sorvegliare da essa tullii
la regione. Quiudi Verona, Verano, Vergium, Vergilanus, Ver-
gistanus presso T. Livio XXIV, 22. Imperocché trovo, chu

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VOCI CELTICHE 1S9
in bas — Urei, gwévé signIGca échanquelle (
vedetta ) ; gucri-
te (casotto da sentinella), observatoire (specola), in ijade/ir.

=
ftalr ridge, bill ; \^'atchhill ;
walcb ; to watch ; fireacli
= top of a bill, in cimfcr. gwàr = tbat ist iipon or over :

gvarchae = a place secured or blocked up ;


gwarchaìVd
= wbat covers up or securcs; a guarding; ic, guardia, guar-
da, varda ; alem. ani. warta ; ted. Wartbe.
545. Vern, cìmbr. gvt'ernen, bas-Brei. gwern, gadel. fearn,
borgogn. Teme^ gatcon. bcrn, gr. ageiros; lat, alous ; t(.

alno, ontano, volg. tirol. oniz; ted. Erie. < Arbor, quae di-

«ilur alnus, vulgo Vern. > ap. Dufrn. D’ onde le voci di med.
lat. verna, guenia, vernetum, vemagium, periiin, vernìaria =
alnetum. Gwern in bas-Bret. significa anche albero maestro,
probabilmente perchè consisteva nelle Gallie del tronco della
pianta suddetta. Da Vera potrebbero acquistar senso i nomi
gentiliiii di Arverni, Pengwern, ed i topici di Verno, Yernum,
Auvergne, (prov.) Alvernha ccc.
546. Verruca, lai. porrus; il. porro; ted. Warze. Tal nome
figurato portavano anticamente varie fortezze o castella, fab-
bricate su colli, 0 rupi sporgenti dalla terra a guisa dei por-
ri della cute. Per cs. Verruc in Piemonte, VcmiCllIa nel
Modenese, come pure l' antico castello, fabbricato sul colle
presso la città di Trento, che dicevasi Verruca, ed ora ap-
pellasi Boss-Treni. Sembra questo nome derivare dall'anti-
quato verbo arenincare = avertere, repellere ;
ed in tale caso
i luoghi così chiamati significherebbero presidii, ossia luoghi
di difesa. Plinio (III, 14) ci rapporta anche un nome genti-
lizio di questa fatta, quello cioè de’ l'crrucini.
547. Verirag (uertragoi kynes, phòné de keltikè. Xen. de ven.
c. 3 apud. Dfr. ). D’onde le voci di med. lat. canis veltrabus,
vertagus, veltris, vertralia, vertrahns; /r. viautre ; if. veltro =
cane levriere. Il fr. vaulrail (specie di caccia) deriva proba-
bilmente aneli’ esso dalla medesima fonte.
548. Veruc, berne (in rimhr.) — scosceso, rapido, dirupa-
to, erto. Sta forse con questa voce in alcun rapporto l’ ìrìnn.

fbir = colline, e l.i snn^rr, Tiim = moncoau ;


cosicché la

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100 VOCI CELTICHE

iut. verruca porli cgualmeote il sigaiQcato di elevatezza, al-


tura, monte, in gol. fairgun = monlagoa, {Dairg —ann =
moot — 3D = moDtagoa); in alem. ant. /ìrn, fent, ted. Femer?
( Vedi Verruca ).

519. ViCy ( — vicef, —vicos) ò terminazione, che signiGca, es-


sere i nomi, con essa qualificali, luoghi muniti, sicuri. P. e.

Lutavicus, Helvicus ecc. la Lalino vìcut non significa che


borgo, contrada, vico; (volg. vigo); anzi in origine altro
non dinotava fuorchò un umile casolare. * Vici dicuntur hu-
miles domus. > Scr. apud Junium Pharlhenopaeum. La stessa
sorte ebbero le voci di briga e berga, che poi vennero a si-

gnificare città murate e munite.


550. Virga (apud Serv. in Virg. Aen. Vili et Dufr.) = por-
pora, color purpureo; alem. = sangue; wer- ant. ferch estn.

reio — rosso, = sangue magiar. = sangue;


werri ; ver ital.

vermiglio = purpureo (color


rosta, emisssi sanguinis); verna-
culus = consanguineus. Lingua vernacula adunque significa

quella favella, che parlano que’del proprio lignaggio o san-


gue, e si venne ad appellare con quest’ espressione la lingua

de* domestici, del basso popolo, infatti la volgare solo dacché


la lingua Ialina si fece l' organo del governo ed il linguaggio
bellellristico romana È forse fonte di tutto queste voci la

semitica arguan == porpora?


.5.51. Vitf bat-Brel TicSy lai. vitta; med. lai. := codi-
vitis, vis

lea, vitos = flexura; fr. vis; ted. volg. Bind (gram. Win
de, Wied = frasca o ramo pieghevole di salice); e la voce
lai. vicìa ; t(. veccia derivano anch' esse dalla medesima ra-
dice vit o YÌCS per la natura dell' avviticchiarsi ; d' onde il

ted. wioden, umwinden lat. = vicire, t{. avvinghiare.


552. Vor (nel rimér. e bas-Bret.) sta assai volle in luogo di
mor = mare. Per es. drvordir (ar-vor-tir) = terra marit-
tima (terra ante mare). In questo modo vedesi dal celtico
imitato il sanscrito vari = acqua, varunas = oceano, mare.
553. Vrka, gr. lykos; lat. lupus; it. lupo (volg. lof). Yicn
forse da questa voce celi, la volg. italiana orco, per indicare
un'indeterminata formidabile bestia?

I
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VOCI cciticnF. 191
5ò4. Wiif aiikar^ lat. vicinos; it. vicino. WHC9 auatke =
vicinanza.

Wrthf lai. versus; /r. vers; it. verso; ted. — Vàrts.


556. Wysg signiGca in Celtico il movimento, 0 la direzione
verso qualche oggetto. Deriva forse da questa voce l' impera-
tivo, che adoperano i Tirolesi per far piegare da una parte
i loro cavalli? Quest'imperativo è d' ordinario : IT’uMa-he-;
hot!
557. WTth, gacl. ochd, gr. okto; lat. octo; >(. otto; ingl.

eight ; fr. huit ; ted. acht.


558. y(,^adar} lai. videre; il. vedere; ted. blickcn, Ine-
gen . Liygad (
quasi ycatio); lat. visus ;
it. vista, guardo ;
ted.

Blick.
559. Yd, Uh; lai. granum (frumenti); t(. grano. Questa ra-
dice celt. si conservò ne’ derivati granito, granitura eco.; ted.
Getraid; it. biada. Tta< yda = raccogliere il grano; ys«
gion yd = purgare il grano, da ysgi = purgare.
560. YgVf) fi'gf gr. okos, auge ; lat. ocolus ; i(. occhio ; ted.

Auge. Gygii, gWg = sguardo Gero (volg. ghigna?).


561. Yiul'iTclUf lai. rivalis; il. rivale.

562. Yn (prepos. ); lat. in; i(. in; ted. in.


563. Yn^Yulgf lai. unus, uDÌcus;i(. uno, unico; ieti. ein, einzig.

564. Y's, ysu, gr. esdiein ; Ia(. edere; t(. mangiare; ted. essen.

Ci vys, lat. cìbus; it. cibo, vivanda. Un deriv. ital. n’è la

voce esofago — gola.


565. Ysgarlla, ysgarlad, scarlaid (sgorgo di sangue );
gr.

skarlatos ; lat. purpura, coccum, coccinum ; i(. scarlato ; ted.

Scharlach. 1 Cocco tingere, ut Gerel hijsgìnum; coccum Gala-


liae rubens granum. > Plin. IX, 41. — L’y inniziale nella
voce ysgarlad deriva dal costume, che hanno le lingue cel-
tiche, come pur le romaniche, di far precedere un i all’s

accompagnala. (Diefenbach. Celtica 1; p. 97).


566. Ysuiician^ lat. amicare, aroice agere; i(. amoreggiare.'
567. Yspasf'd, palff palfaiS) palfes; lat. humerus ; it.

spalla ;
prov. espatia ; retic. spadia; pori, espadoa ; spag. espal-
da; alb. spatola, shelùlà ; fr. «‘paule; ted. Schuiter.
191 VOCI CELTICDE

568. TspelaWj lat. esplorare ; fr, espionner ; U. spiare. Irl.

spiollioirc = sanscr. spaca ; fr. espion ; t(. spìa.

569. Tfsper (cimfcr. ), bat-Brel. sparr^ gr. sparos; lat. spa-


ram, sparus; (ronca, roncola); ilem verum, vero (spiedo);
ingl. spear; ted. Speer = specie di lancia, asta, o bigordo.
i Rumex, genus (eli, simile spari gallici, c Paul. ap. Boxh. 24.
1 Fcstus a spargendo dici vult.> La radice di (ulte queste voci
sembra che sia par^ bar^ o ber, la quale fu conservata
altresì dall’italiano nella voce partigìana (arme in asta della

metà d'uoa picca, in ted. Partìsane), non che in baruffar, ber-


sagliare ecc. ;
dal che si vede, che l’idea di asta e di og-
getto acuminato vi si combinano, ed è perciò che spino e spe-
rone suonano in Celtico consimilmente. Spera {bas-Bret.),
speraan (corn.)= spino; ted. Doro. Yspardnn {cìmbr.)
spor {gael.) =
sperone; aleni, ani. sporo; rei. Sporen. Col-
1’ .aggiunta dell’ assonanza S^ e dell’ y per s accompagnata,
I’

sembra che siasi formata la cimbe, yspodoi; e la gadel.


spad) gr. spathò ;
gr. mod. spathion; pori, espada; fr. espa-
don od epee; ret. ed il. spada; dac. spala; Ut. spatas (ma
nel senso aleni, di Spaten = vanga, badile.); leJ. Schwerl.
570. Ysivytll) lat. scutum; it. scudo; Icd. Schild. Deriva da
aswy =r parte dello scudo, ossia la parte sinistra.

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. — . ;

VOCI OSCHE
lolle per la maggior parte dall' antica Convenzione tra gite' di Nola e
gue’ di A bella, una lapide (alta 5 piedie polici 11 Vji ^
registrata sur

larga 1 piede e poi. 8), lagnale dal Professore Gian Stefano lìemondini
da Avella, dove fino dall'anno 1CS3 servì di limite ad una porla,
fu trasportala nel Seminario vescovile di Nola, Le voci volsche sono
prese da una tavoletta metallica ritrovata in Yelletri l'anno 1784.

— -«=>t:i04H<=»

1 Aidkafed, aikdafed) lat. aediCcavit; ii. ediGcò, fabbricò.


.

2. Am; aO; lai. in it. io ted. in. ; ;

3. Amanaffed; aamanaflTed; lat. pcrfecit, cooiplevii ( in ple-


num fecil); it. compì, ultimò (fece pieno).
4. Amiricatud; it. senza mercato.
5. Amprufid; lai, improbe ; it. improbamente, malvagiamente.
G. AmvianU; lai, incessus, ingressus; it. inviameuto, avvia-
mento.
7. AU; (partic. priv.); lat, in — , im — a— , ; it. in — ,
im — a— ,

ted, un —
8. AnceilStO; lai, iocensus (liber); it, senza censo, libero.
g. Anna, lat, piena ; it. piena. Quindi perenna = affatto

piena. Anna Perenna chiamavasi la Ninfa (Dea)delGume


affatto pieno; quindi Ovidio scrisse: Placidi sum nympha N li-

mici; amne perenne latens Anna Perenna vocor. Fast. 3, 652.


Così Teod. Momseo. Qui però ci sembra, che l’ avverb. pe-
renne sia da prendersi in quel medesimo senso, nel quale in

forma aggelt. l'usò Cicerone: aguae perenncs = acque vive,

che colano sempre. •

10. Anter, lat, inter; it. tra, entro, inter —


11. Anterstatal, lai, inlerstitae; it. frapposta, interposta, po-
sta di mezzo.
12. Ar, lat, arista, seges; it. ciocché cresce in campagna : ar-

busti, alberi (arbori), biade ecc.


194 VOCI OSCHE
13. Aragetù, lat. argentum; i(. argento.
14. Arakày arkS, lat. servare, meri'; il. serbare, custodire.
D’ onde le voci arco, arx, arcere, arcanum ecc.
15. Autif lat. aul; it. o; Ud. oder.
16. AZf (abbreviato da atis); lai. ante; it. avanti (in sanscr.
atl = ultra). Quindi atavus = proavus.
17. Ben; lai. ed it. venire. Gebnust e cbennst = vene-
ri!; forse contratto da cum veneri! a modo dell’ odierno vol-
gare cò (quando) verrò.
18. Bim (dial. volsco); lat. bovera; it. bue.
19. Gasnar = senis; cascum = vetus; = casaares
= seniles. Così Varrone (L. l. vii, 79). Giova però osser-
vare, che Varrone al luogo cit. altro non dice, senonchè quel
Pappo (Pappus) appellavasi Gasnar; e sembra, che tutti

siffatti ghiotti villani (carnales sedules), quali al tempo dei i

Ludi atellani accorrevano a Roma, portassero quel sopran-


nome, non già perchè fossero vecchi cascanti, ma perchè bo-
nariamente solfrivano di essere tuffati nel Tevere, purché dagli
insolenti Romani cavassero poi quel tanto, che facea d' uopo
onde poter (come oggi direbbesi) far una volta carnovale. Poi-
ché Varrone dice, che * more majorum ultra camales arripiunt,
et de ponte in Tiberini deturpant. > Quintiliano per altro opina,
che la vece Gasnar sia di provenienza gallica, ed abbia il

significato di asiectalor, e di fatto net linguaggio romanzo cas>


nard significa flatteur, adnlateur ; casnader, = flaiter

(far il buffone); locchè converebbe di nuovo col carattere


di Pappo, il quale per amore della pappa fìogevasi pazientis-
simo e faceva qualunque Le dette Fabulae Aiel-
figura. —
lanae, le quali secondo Strabone e L. Pomponio formavano in
Roma una specie di comedie popolari, o bernesche , e nelle
quali gli attori, a somiglianza dell' Arlechino, del Brighella, e
del Pulcinella dei tempi posteriori, sono 'presi dal volgo, e-
sprimono satiricamente il carattere della gente di questo, o
di queir altro contado della Campania; p. e. la sciocca dab-
benaggine in Pappo 0 Gasnar, la spensierata loquacità in Suc-
co, e riosazìabile ingordigia in Macco, i nomi de’ quali anche

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Toci o serre 19S
Del dialetto rolgare d’ oggidì ci dicono, ebe da qae popolani
tatto si poteva ottenere pnrcbè si speranzassero di contenta-
re il predomioante lor vizio della gola,, gli uni colla mosa o
pappa, e gli altri co’ maccaroni o col nraccafame, o con altri

solletichi della sempre saporita lof bocca. Non ò dunque ma-


raviglia, se il Marchese MalTci ed altri co’ volgari dialetti i-

talicì presenti s’attentarono di spiegare que’ tratti linguistici,

che ci furono conservati da Plauto ed altri comici antichi


(tratti, che Gnnra si tennero per inesplicabili) e se altri si

industriano di spiegare gli oscuri accenti del dabben Penalo


presso Plauto col linguaggio ersico e basco, ossia, per ser-
virci d’ un termine comune, col celtico. Non si riscontrano
nel Macco, BulTalmacco, e TrufTaldioo di Boccaccio i legitti-

mi posteri di quelle grottesche personalità ? — Chi deside-


rasse erudirsi maggiormente su questo punto legga l’ opera
del Dott. Edoardo Munk de faimlis atellanis. Leipzig. 1843.
20. Castrous, lat. castra. Castrid = a castro ; castronfu.<?
= castellanus. La parola eastrum prendevasi però anticamente
più nel senso di praedium, o di casa rustica, che non nel senso
di fortezza. Tal circostanza ci fa sospettare, che l'uso del se-
gnacaso (cas — d'ru) sia di origine più |rimota di quel che
si crede.
21. Censaam. lat. censere; tc. stimare; censailiur^ lai. cen-
seri ; ìt. venir stimato; censazet* lut. censebil; it. stimerà ;

ceastom —en^ lai. in ceusum; ir. a censo; aii —censlo,


lai. incensa; il. senza (libera, esente da) censo; ceastor^
lai. eensor; ie. censore.
22. Gestiate lat. sistuot; it. stieno. SIstatiens (volse.); lat.

steterunt; it. stettero.


23. CetlU*9 (dial. vols.); lai. quatuor; it. quattro. Vedìpetora.
24. CeaS; lat. civis; il. cittadino.
ComonaS) lai. ager publicus; ir. campo comunale.
20. Coinpriratud, compreivatud^, lai. comprivatns, com-
pascuus; it. comproprietario.
27. Contrada lai. ed it. contra, contro.
28. CooTChrlUy lat. convnnlus; it. convento, raduuanza.
n

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19G VOCI oscnB
X9. Oalivuui; lai. stultum; it, iasaoo. Dalivum = $upinuin ail
esse Aureliiis, Aelius stultum. Oscorum quoque lìngua sìgnificat

insanum. Satura vero dici putat ipsum qnem Graeci dcilaioo,


id est propter etijiis fatuitatem quis misereri debtat. Paul. ep.
68. (Vedi la celi. Dyn).^
30. Oecumaanuis, dekinaunuls, lai. decimaois ; i(. ai de-
cimani.
31. Dedca(in dial. volsco); lat. dedicai; it. dedica.
32. DegctasfllS) lat. dictalor, il. dittatore.

33. Deicimiy lat. dicere; it. dire, parlare.


34. Dciyai (io dial. volsco deve); lai. divae, deae; it. alla

Dea.
35. Dclratod^ lai. diovare = jurarc; <(. giurare.
36. Dekety lat. dicitare, dictare; il. perorare, dettare.
37. DluinpaiSy lat. lomphis, Ijmphis; ir. alle limfe = acque.
D’ onde limpidus = limpido.
38. Diaraiy lat. Jovi ; it. a Giove.
39. OoloiUj lat. dolum; ir. dolo, frode. Oolad (abiat) = per
inganno.
40. Dunom (dial vols.); lat. donum ;
il. dono; douumuia
(ose. ); lat. donaroina, donarla ; it. doni, offerte.

41. Egma (da egère); lat. egestas; it. bisogno, penuria, po-
vertà; agget. egente.
42. Ehtrad, lai. eclra, extra; ir. cstra — di fuori.

43. Elsa 4 lai. in ea ; it. in essa. P. o. Eisal terei = in ea

terra. Ei.siai >iai luefiai = in ca via inedia.

44. Eitiuy. (raccorc.) citiV; lat. pecunia; it. pecunia, danaro.


Eituas = pccuniac; eitiuvaai, cituam = pecuniam;
eitluvad a pecunia. Deriva da la tva == la somma, o
forse più veramente da eit e Juy juvamen = vilae.

45. Eituus ; lat. cunl ;


it. vanno.
4G. Ekknin; lai. item; it. egualmente.
47. Eiubratur; lai. imperator; il. imperatore ( volg. impe-
rador).

48. Eutrai, lai. immolae; ir. immota, non smossa. Deriva,


secondo Feslo, dall’ antiquato tritare = movere.

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VOCI OSCHE 197
Esaristrom (voUc.): lai- divimim, piaculuoi, sacriCcium
il. sacriGcìo.

80. Estudf (volic.) cstDf lai, es(o; il. sii tu, sia.

51. EtantO; lai. tanta; il. tanta.

52. Faaniat, hi. habitat; il. abita. Dal sanscr. dhamail —


domiciliuiD, domus.
53. FacuSf hi. factus; il. fatto. Factudf hi. facito ; il, fate

voi. Sefacust = fecerit. Scfucit = fecisss velit. Fasla


(volse.) = faciat ; it. faccia.

Si. Famcl^ hi. famulus, servus; it. famiglio, servo. Famuli


erigo ab Oscit dcpendcl, apud quo$ servus famel noininabalttr,

unde et familia (fhiuelo) vacala. Paul. p. 87. Flml^ lai.

familiaris; il. famigliare.

55. Feihuss (da figere); hi. rcs Gxa, tcrmeu, postes; it.

termine, imposte; led. Pfosten.


56. FeroiU (dia), volse.); lai. justum ; i(. giusto; led. fromm?
57. Festra^ hi. fenestra (scu ostiuro minuscutum. Fest. ep.
p. 91, e Macrob. sat. 3, 12); il. Gnestra; led. Fenster. (Vedi
-
fistel ).

58. Fiisnn, hi. fanum; il. luogo sacro.


59. Fistel (da Gndere) = apertura, spaccatura, fessura. Dalla
rad. flst derivano fuslis, fesiuca, (ìsiuh, fìneslra ccc.
CO. FluSy lai. Dos; il. Gore. Fiusal = Florealis (Dea).
61. Fortis. lai. forte (magis) ir. fortemente, più.
62. Fruktatlnff hi. fructatio, messts ; it.
(
fruttaziooe )
messe,
raccolta.
63. Fuid, fuad, hi. sit; ir. sia. Fust, fusid, hi. fuerit; il.

fosse. FuilanSf hi. fuerunt; il. furono.


64. Fulrea, hi. Venus ; ii. Venere. Futrci = Veneri. Fu-
freis = aggiunto di Venere fisica.

65. Gcnetaif hi. genitrici ; it. alla genitrice.

66. Haficst^ lai. babebit ; il. avrà. Hipid^ habia (volse.);


lai. habeat ;
il. abbia. HiposU hi. habuerit ; it. avrà avuto.
67. aereclaS) Herclus^ hi. Hercules, it. Ercole; dall’auti-
quato verbo hercere (
gr. crkein) = escludere, separare, d' onde
pure derivano le voci arcere ed ar.v nel significato di difen-

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198 TOCI OflODB

ileH e di luogo munilo. L’Èrcole italico si presenta perciò nel


senso climologico di natura bon diversa da quella dell' Ercole
greco ;
questi fa la figura di eroe, e quegli di av-hernn*>
calore (difensore) dei pairii casolari ed averi, divergendone
i sinistri casi ed accidenti. Secondo questo la città di Erco-
Inno avrebbe sortito suo nome non già da llerculis fanum,
il

ma più veramente perchè avea per suo destino di vegliare


alla difesa della regione, c doveale servir di muuimento.
68. Heresl^ lut. volet; il. bramerà, amerà. La Venere osca
portava perciò il nome, di herantateis^ e le si dava l'ag-
giunto di liei*uk.lnai = Enjcinae = Volttpiae (voluttuosa).

77.Un vecchio mattone campano porta: vemeqvs . dervc.


60. HirpuSy irpus^ lai. lupus ; ir. lupo. Lupi Sabmorum lingua
liirpl vocaniur. Sere, ad Aen. XI. 785.
70. Ilurz^ lai. villa, liortus; ir. villa, orlo. Hurtui = villae ;

liurtuiu = villana; Jmrtiis = Hurlius = Silvanus.


71. IdlC) idik; lai. id ;
il. quello.
In^ lai. eum; ir. quello, lo; led. ilio.

73. iDy lui) iuini; lai. et, atque; ir. e. In sta ad Inimico-
me sta il qtic latino aU'arque.
7^. loc* lau hoc; ir. questo, lonc= faune.

75. Ip, lai. ibi; il. ivi.

70 Isidu, isidum (da Is e dum = idem = il medesimo).


Isidum prufalted = idem probavit.
77. Ist, lai. est; il. è; ted. ist.

78. ludeX) lai. jude\; ir. giudice.


79. lUTf lai. Jupiler ( opitulator); ir. Giove. lUTCiS = Jovis.
Diuvei = lovi. luvom =s: lovem. Juveid = a love. Da
jUT = giovare, ajulare.
80. lUTkiiuiy lar. juvanli, o jovio, — ico; it. giovio, — ico, o che
presta ajnto.
SI. KeiTis^ lai. genius, herus?; il. genio; led. Herr? Kerrii
= genio; Rerriiaui (mascol.), Kerriiai fem.) genialis. ( =
87. lìumben (Kum— ben); lai. ed it. convenire. Rumbened,
lai. convenir; il. convenne. Kumbeiiulei8y lai, conventus;
ir. convegno, adunanza.

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VOCI ogrnn 199


83. RTalsslar, lai. quaetlor; i(. questore.
Si. Lamatir^ lai. quaeratur (lameotetur); i(. si lagni, lamenti.
85. Lelkeit^ lai. licet ; il. lice, è permesso. Licitud = lecito.

86. Ligaoakdikei (^Lig-an— ak — dikel =lege — in— ex


dictioni); lai. legalis possessus; i( possesso legale.
87. LIgat; lai. legatus; il. legato. Ligatnts = legalis.
83. LIgis, lai. Icx; il. legge. Lugud (abbi. )
^ lege =-dalla
Quest'esempio ci fa Ira gli altri conoscere, avere ormai
gli Oschi usala una specie di segnacasi.
89. Lllmita^ lai. limitata; it. limitata, o limito? (lim).
90. Louflr, lai. liber; i(. libero. LuTfreis = liber (ag-
giunto, che davasi a Giove). — Loebesuin et loebertalem an-
tiqui dicebant liberum et libertalem ; item tnoerus = murus,
coirare = curare, oiuo = unum, ploiruma = plurima, oiho$
= vicus ecc. Paul. p. 121. •

01. naesIaSf lai. Majus; tt.^ Maggio. < Maesins lingua Osca
roeosis Majus. Paul. p. 136. Deus Majus erat Aupiler Tusculano-
rum;> da ciò apparisce, .che quel Deui Majus corrisponde a
Deus major, o maximus.
92. naiiUUS^ lai. maximus; i(. massimo.
93. MaiSf lai. magis; ir. maggiormente, più tosto. MalspanOf
. lai. magisquam ; it. piutloslochè.
94. Mallom, lai. malum; it. male. Malad, mallod, lai. a
malo; it. dal male.
95 MamerSf lai. Mars ; il. Marte. < Mamers Mamerlis facii,

id est lingua Osca Mars Martis. > Paul ap. Mòli. p. 131. —
ftlarle veucravasi e. come Dio della guerra q come Dio cam-
pestre (Mars forensis). Quindi Gallone (r. .r. 141) pregavalo:
Mars pater le precor, ut tu morbos vìsos invisosque, vidver-
tatem vastiludinem, cabroitates intemperiasque prohibessis de-
fendas averruncesque. Perciò egli chiamavasi Mavors, silvanus,
gradivus, e supplicavast nell' inno ambarvallico: t ne veluerve
Marmar sins incorrere in pleores = ne malam luem tinat in-

eurrere in plures. Marmar sta qui per maimal (lues conlag.),


quasi male de’ mali. —
Le voci Manierimi e elivus Mamerimus
e’ indicano, che dalle divinità presero ed acquistarono nome
200 VOCI OSCHE

e popoli, che le adoravano, e luoghi, dove loro si prestava colto.


96. IHanim (accus); lat. inanutn ; i(. la mano.
97. Rlauus, /flt. servus; it. servo. (Liv.26, 7); d'onde emancipare.

9S. IHaraSf lai, equus; il. cavallo; led. Miihre. A/ares (uomo —
cavallo: dal celi. mar = cavallo, e dal seni. Ì5c/i = uomo) chia-
mavasi quel Centauro ausonio, il quale, secondo la favola
rapportala da Aeliano (V, 9, 16), fu il primo ad abitare
r Italia, che morì tre volle, ne risorse altrettante, ed arrivò
all' età di 123 anni.

99.Mat (contralto da inaline); lai. mane; il. di mattino.


Mnluta dicevasi perciò la Dea del mailino, ossia l'aurora. iRo-
seam Matnla per oras aclheris Auroram deferì et lumina pan-
dil> Lucret. V, 634. Desia chiamavasi anche Palet, ossia la

Dea tutelare de' pastori, che col primo albore del dì parano ai

pascoli i loro armenti. Perciò Floro la chiama : Pastoria Pales.


Oltre questa Dea gli antichi veneravano ancor altre simili di-

vinità, dette perciò mattutine. Maatuis = (Diis) mattutinis.


100. Ulatreis; lai. matris; ir. della madre; Icd. Mutler.
101. medis, meddis (volse.), meddix, meddelx, noiedix
(osco); lai. medi\, medices, roagistratus; ir. medico, curatore,
magistrato. Medix tnticus^ lat. curator pubblicus, magi-
stralus popoli; it. capo comune, podestà. Meddi.v apud Otcos
nomen magisiralus est. Paul.p. 123. Liv. 23,33. Deriva dal verbo
viederi, e dal stiflìso ix. niedikcl = magislralui; mediclm
= magistratum, medixud, inedicatud = magistrato ;

meddiss = magistratus (pinr.). N. B. Nolinsi questi S d'ag-


giunta, co’ quali gli Oschi, alla foggia de' Galli, costumarono
formar il plurale sì de' nomi che de' verbi. P. e. castrous
= castra, sistatlens = sleterunt.

102. MeflaK hi. medius; ir. medio, di mezzo. Deriva dalsans.


madhja.
103. Min, lat. minus; il. meno. Minstreis = minoris; d’on-
de il lai. minister; ir. ministro, inserviente.
104. Miricatu, lat. mercati^, nundinae; it. mercato, fiera ; ted.

Markt.
103. Molto, lat. multa; ir. multa, pena pecuniarie. Muliam,

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.

VOCI OSCHE 201


Osce ilici puiant poenatn, Festiu. M, Varrò ait poenam, sed
pecutìiariam.
106. Muiniku; lat. comrounis; il. comune.
107. KCf nei, lat. non; it. non, oo. Nep, nepld, lat. hoc,
neqoe; if. nè, nemmeno.
108. Nepliim, lai. neminem, nullum it. ofssuno. ;

109. Ker, lat. foj-lis, slrenuus; it. forte, vigoroso. Keslmam


( ner-sIiUlllU ) ;
lat. furlissimum;i(. fortissimo. i\'esiaiOÌS =
fortissimis. — Da quest' esempio, come damacsimus (uiac —
simus) = masimus a massimo, vediamo, come gli Oscbi si

formassero i loro superlativi.


110. Ni, lai. ne; i(. uon, nè. Ni sta sempre avanti al verbo;
non così nei, ne. Degna di particolare osservazione è nel
linguaggio osco l' usanza di aggiungere dopo una negazione al

verbo un altro ne. Per es. Ni hipid ne — ne hubeat (non).


Nep fùid nei = neque sit (non). L’ uso della doppia ne-
gazione nella lingua italiana sembra perciò aver il suo fon-
damento nell’ Osco.
111. Nut, lai. novus; t(. nuovo. Nuvla (dimiout. )= novella,
nuova. D'onde i nomi delle città: Nuvla Nola, Nut** =
Krinum = Nucera, Nocera (fuil triplex: Gamellaria, Alfa-
tema, et Terina), Novaria, Novana eco.
112. Op, vedi up. •

113. Pai, paei, pae, lat. quae; il. che, le quali.


114. Passtata, lat. postes; it. stipite, imposta (di porta ecc.)
(Vedi feihuss).
115. Patensins (da patere); lai. pandant, aperiant; il. opri-
no, rendano patente.
116. Palerei, Im. patri; it. al padre; ted. dem Valer.
117. PUremnst, lai. emerit (o più veramente) sumpserit,
poiché emene anticamente non significava comperare, ina pren-
dere; quindi il lat. demere, c l’ it. rendere.

118. Persibus (per-sipus), lai. peracutus; it. assai argu-

to. Vedi sipus.


119. Perl, lai. nsque, ad, — lenus; it. sino, verso, a. Per es.

peri viam = usque ad viam ;


jaiupert = in usqne ; pc*

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2oa. VOCI OSCHE
tiro peri = usque ad qoatuor. onde temper = ad uaum D’ ;

nuper = ad novutn perteiuam = ; e par- secare, dividere,


tiri; ir. spartire. J

120. Perum, lat. per ; ir. per. Per es. peram dolom mal-
loin = per dolum malum. il

121. Pefora, petur (umbr.), celar (volte.); lai. quatuor; I

ir. quattro ; vali, pedwar. li

122. Petorltuin^ lai. vebiculum i rotarum; ir. carro a & !

ruote. < Petoricum et Gallicum vebiculum esse, et nomea e- il

jus dictum existimaat a numero 1111 rotarum. Alii Osce, quod a


hi quoque petora quattuor vocenl. Fest. p. 206. D' onde il
II

cognome ^/. Nonìus Petorius = quartus. 13

123. Phinif pam, pan, lat. quem ir. quale. Pruterpam ; il


14

= praeterquam maispam magisquam.


; = P
124. Pid, lai. que. Quindi nep, nepid, lai. ncque; ir. nè 15.

meno. Pnkkapid, ocapid, pocapid = quandoque; pu« 1«.

turuspid, putureipid, putnrumpld = utrique ecc. U.

125. Pid, lai. quid; ir. ebe cosa. Pidum, lai. quiddam; ir.
P
alcunché. Pidpid, pitpit, lai. quidquid ; it. qualunque.
a
126. Piel, lai. cui; il. al quale. Pieis, lai. cujus; ir. di cui,

del quale; pas = della quale.


Pi

il

127. Pibins, piihiai piliom (accus.); lai.


(dativ.), volse,
il

pius; ir. pio. Gli Umbri dicevano pihaz, piiiasci, pilla* li)

tu, pebatu.
a
128. Pipatio =: clamor plorantis lingua Oscorum. Paul. ep. p. i,

212. Anche il vulgo ilal. vuol esprimere lo stesso ancor oggi


I.

dicendo: se'l pippal


129. Pis, lai. quis ; it. chi. Pus, lai. qui ; it. cbi.
<
130. Pod, pud, pot, lai. quod; it. locebè. Pod sigoiGca an>
ì
che: lat. quo; ir. là dove, quando.
la

131. Pomtis, gr. pempe, peate; lai. quinque; ir. cinque; led.

funf. Quindi pompties = Pontina = quiotus.


l

«
132. Posmam (accus.); lai. pomum; ir. pomo (sì albero che
l
frutto). .
c
133. Pous, lat. quibus ; it. ai, o dai quali.
fJ)

134. Pra (radice); lai. emere; it. barattare, comprare.


}.

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.

VOCI OSCHE •Ì03

135. Pracfkicas, lai. praefectus; i(. prefetto.


131. Praesentld; Int. presente i(. ; di presente (presentemente).
137. PrOf fot. per prò — ,
— ; if. per, prò —
138. ProhIpusU fot. prohibucrit; i(. avrà proibito.
139. PrufìlUid, fot. probavit; it. approvò. Pruitii (prn-
flltu) aet^ fot. probatum sit; it. approvato.
UO. PruflTed^ fot. adquisivit ; it. fece acquisto, comperò, prov-
vide.
141. Pnihlpid; fot. prohibeat; it. proibisca.
142. PruBiedicatud (ablat.); lai. proeurator; it. procura-
tore.
143. Prnterpam, fot. praeterqoam it. salvocbè, dtrccbè. ;

144. PraT? fot. probe; it. onestamente. AmproOd ìm- =


probe/
145. Puf) fot. ubi; il. dove.
146. Pani) pnU) POO) lai. quum; il. quando (volg. cò).
147. Pumpailans — Pompeiianus, Patnpeiianaf = Pom-
pejanae. Nome di famiglia, derivante probabilmente dal gre-
co petnpo =: spedire, e che significherebbe perciò rolonisti, e
Ponpeja ==. Colonia. Diffatto nel Trentino si trova la famìglia
dd'Pompeati residente ab antico nelle vicinanze dì Cognola
( Gofoniofa ).

148. Puraslai) lai. purae; it. para.


149. Pust) post) fai. post; it. pos —,'dopo.
laS. Posti!) fot. polita; it. posta, postata.
15&- POT) lai. qno; it. dai quale.
132. Regatarei) foi. rectori; it. al rettore. Deriva dal verbo
Mtiq. rigare s= regere.
153. Sa oh In in (nelle tavole iguvìne sahta) snahta) ;
lai.

sauetsm; il. santo.


154. Sakahiter) lai. sacretur; it. sia consacrato.

155. 8okarater) far. sacrator; it. sacrificatore, sacerdote.

156. Sakaraklnm (da sakara c dalla panie, dhnin. khim) ;

lai. sacraculim, saeelhim; if. santuario, luogo sacro. Sakn-


raklels =
taccili ^karakliid ; = (ablat.) sacello.

157. SoensS) Ini. corna ir. cena. ;

20

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204 VOCI OSCHE

158. Scriflus (g*eoi(. ); lai. scriplae; i<. scrina. F

159. SenatelS; lai. senatus; il. senato. II

160. Sepia (
volse. ) ; lai. si quis; il. se alcuno. Da STai; saalf II

se — si, e pis = quis. li

161. Set) slet) volse. SCf lai. sit; il. sia. Estnd =esto; •F

ftaid) fdat = sit ; fusld, fast = erit ; fliihns = fne-

ruot. K
162. SibaS) lai. callidns, acutns; il. arguto, astuto. V.

16.1.SlpnS) volse. sepO) lai. sciens; il. sciente.

164. Slstatiens (volse.); lai. steterunt; il. stettero. Cestlnt


= sistnnto.,
P<

165. SlotU) Siuom, lai. snom; il. suo. D,

166. Slaag) slag) lai. locus, ager, regio; il. luogo, campo, ri

terra. Per es. slaagld pad Ist = quod ( sacellum ) est in 10 .

agro. Il volgo trentino usa nella stessa maniera la voce loy it.

in senso di podere, campagna. Ti

167. SollO) solluni) lai. solidum, totnm; it. solido, intiero< Ut

Sollum Osee lolum el solidum signi/ieat. Fesl. p. 293 ; d’ oude n!

i sagrificii di vittime intiere cbiamavansi solltauiilla) e H


d’onde parimente la dizione: stare, garantire in solidum. 5!.

168. Stalet) stalt) lai. stet: il. stia. Statlr = stative. Sta- 'lì,

tola (volse.); lai. statura, collocatum; i(. posto, collocato. !«,

169. Sum, lai. sum; il. sono (volg. som)*


a
170. Sapparas soprabito,= o sottovesta? Induiui (esl) alle-
h
rum quod subtus, a quo subueula, allerum quod supra, a quo
supparus, nisi id quod ilem dieunl osee. Varrò L. L. V, 131. il

171. SllvelS) lai. suns; i(. suo. Sarai) lai. sua; il. sua.
172. TangiO) lai. jussnm, jussns; il. comando, legge. Tangl-
fc
ncis = jussi, jussns; tanginom = jussum ; tanginad =
jnsso, jussu. Questa voce sembra derivare dall'ant. verb. an-
gariare = cogere, incitare, urgere ; sicché il t preGsso altro
III

5,-
non è se non l’ articolo, come in ta tra = la somma.
si

173. Tauroni) lai. taurum; il. toro.


k
174. Tedur) lai. lapis, pelra; il. pietra. Questa voce ci pre-

senta nel lai. lo scambiamento dell,' osca T in P. il'

175. Tefarnni) lai, sublime, ed anche sanctum. Tal nome


'M

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VOCI OSCHC %05
portava la sommilà del colle, sul quale slava il tempio, men-
tovato nel monumento d’ Abella. Dal che si scorge, significare
teftar nel senso proprio (come il celt. tawr) culmine, altu-
ra, monte, ed essere il senso di luogo santo soltanto un ri-

apettivo.
176. Thesarram^ lat. thesaurns, gazophilatium ; it. tesoro,
zecca.
177. Teremniss^ lai. terminus ; i(. termine.
178. TerremeoniUy lai. terminatio; il. terminazione.
170. Ternm (astrai, da lorrere); lai. siccum, aridum (in op-
pos. all’ umido ): il. il secco, ossia la terra ferma. Et vocavit
Deut aridatn lerram, congregationetque aquarum appellavil ma-
ria. Cen. /, 10.
180. Tlfhta, taesca^ tesca^ lai. loca aspera, saxea, lesca;
it. luoghi incolti. Oc. apud. Feti. p. 356. Tebae = colles.

Tescom sigoiGca anche templum, e, secondo Varrone, san-


cium (VII, 10); probabilmente perchè i luoghi, destinati al
cullo pubblico, doveano restare incolli, ed erano per lo più
alture o sassose prominenze.
181. Tifbrnas, lai. Tiberis; il. Tevere.
182. Tinrrl, lai. turrim it. torre. ;

183. Trib) lat. pars, proprietas-, it. parte, proprietà. Il signif.

posil. della voce lat. tribulatio sarebbe perciò spoglio o de-


fraudamento del proprio, in quella guisa come triòuere signi-

Gca dare altrui la tua parie.


181. TrIbarakaTam, lai. partem arcere, i. e. partici ; it.

spartire. Da trlb = pars, ed araba, arka servare = ;

d'onde arx, arcere, arca, arcanum ecc. Trlbarakkattlns

= diviserunt ; tribarakatluset = dividebit ;


tribarak-
kiof =
partito, partitione.

183.Triibam, lai. parlilionem ; it. spartizione. Deriva da tri,

ed il sanscr. bhus = terza parte ossia un terzo; anzi tri»


bus equivale generalmente a parte qualunque. Quindi tribù
di popolo, tribuere ecc.
186. Tristamentud, Im. testamento; it. per testamento; co-
si parimente il Francese suol dire iresor per tesoro.
206 VOCI OSCHE
1S7. TUHei (tu-set dal sanscr. dha); lai. ponet, tcnebit, ob-
tinebit; i(. porrà, lerrà, otterrà. Similmente il lai. osò dire
credo ( cré*do )
per /idem do.
ISS. Tuta^ touta^ lai. comunitas-, it. coromune. comunità. Nel
linguaggio Iclton. tonta signifìcu popolo.
ISO. 'fUTt (dal sanscr. tawat); tUTtiks^ volse. totiCQ (ab!.);

lai. publicus; i(. pubblico. Il lUeddix tnticns* il quale


secondo Livio era suuimus magiairatus, fungeva porci/» T ufficio
di Curatore del Comune, ossia di Capo>Comune.
1 00. Vlnu (volse.) ; lai. vino ; il. vino.
101. Vittiuniy (at. usua; i(. consuetudine, abitudine, d’onde
vizio. llittluf = usu. Così l'antica latinità da oeii (usos)
fece oitile, oetaniur, oeiier = utile, utantur, uti.
102. Uiubratets (da un ed embratur); lai. imperati; it,

prescritto, ordinato, comandato.


103. IJngalaSy lai. anulus ; il. anello. Urtgulm Oscortm lingua
anujus. Fesl. p. 373. Plin, h. n. 33, 1.
104. llpy op (conforme il sanse, apa, ed il greco upo); lai-

ob, apud, ad ; it. sopra, presso, a. Secondo Ennio (


in Fest.

p. 178, 201 ) dicevasi ob Trojam, ob Romani invece di apud


Trojam, apud Romani.
195. IJps^ lai. opus; it. opera. Forse deriva da questa voce lo

stesso nome degli Osclii, i quali secondo Servio (ad Àen.


VII, 730) chiamavansi Opici, e secondo Ennio (ap. Fest.) ap-
pcllavansì Opsci, quasi opsici =; operativi, laborbsi ; e di fat-

to r altro loro appellativo di tirrene (


fabbricatori di castella

e torri), non che le robuste opere pelasge (opificia?) garan-


tiscono nella terra sabina a tutto diritto un siffatto nome.
lOC. Upsed (ups-ed)) lai. operatus est, fecit; it. operò, fe-

ce. Upsannam (iips-annara) dedet = perficiendam (o-,

pere complendam) dedit. Vedi anna.


197. Urina, urena = antica città della Campania.
198. Urnst (3. pers. sing. indie, fut. exact. ) ;
iat. sectum erit;

it. sarà mietuto; da ar (ciò che cresce in campagna, p. <‘-

arpista ) = colere, serere.


199. Uruvu, lai. ed it. curva; d’onde urbs perché cinta in-

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VOCI oscnr 207

torno di mura ; non che orbts, perchè l' orizzonte, mirato sulle
vaste pianure, presenta la forma circolare.
200. IJzet« ìat. aodet; 1(. osa.
201. Vei, Fel, ìau Yibo* Hipponiuo); it. Vibona di Calabria,

o Boona d’ Africa.

202. Vela, Telatura, lat. plaustrnm, vectnra ; i(. carro, vet-


tura.
203. Velari, lat. vehi; il. vettureggiare.
204. Velbus, YelftlS, lat. equus ; i(. cavallo.
205. Verehaslul, lat. comuoistae; it. comunisti.
200. Verela, lat. comunitas; it. comune. Verelas comn- =
nitalis; yerelal = comunilati. Deriva da viri, d’onde viria,

curia (co-riria), decuria, centuria, ecc.


207. Verna, lat. laberna, it. taverna,
208. Verusarinn, lat. diversorium; it. diversorio, albergo.
209. Vesclls, lat. vasculis; it. vasetti.

210. VIncter, lat. vincitur; it. si vince.


211. Vitella, lai. ed it. Italia.

212. Via, lat. ed it. via. Vlal = viae, Tlani = viara.

213. Vorsas, lai. versus; it. misura di 100 ’piedi quadrati;


gr. pletliron. In Campania mentiuntur versìbus. Varrò de r. r.

1, 10. Dall' idea generale di misura sembrano perciò pigliare


il loro senso i versi nel legalo sermone poetico.
214. Zlco, zicel, zlcolom, zicuiad, lai. pars minor ali-

cujus rei; it. volg. ziccola, zeccola; il volgo intende lutt’o-


ra pel verbo iiccolar = ridurre alcuna cosa in minime parti.
Così presso i Romani il Sìcilicus era parte d’un Asse,
piede, o jugero.
208

PBOSPETTO
1.
d' alcune voci latine e gotiche, consimili per tuono e tento.

2.

Mvtierttama t

)) che la p lat. si conrerte nel gol. per lo più in ph od f, o.


r> h ” g ,

Il qu- Il hw od f.

), che nel gol. trovasi d’ ordinario ancor unita alla voce la t


di desinenza lat., messa in abbandono dalla lingua tedesca.

VOCI VOCI

LATIAE GOTICHE LATINE GOTICHE

Acs, acris Aiz Ungere Laigo


Acvuin Ai WS Longus Loniis
Agcr Akers MajesCas Mahts
Aiigustus Angwus .Marc Marei
Anima Ahma Mcdilor Milo
A user Ans Medius .Midis
.Vqua Aliva Mensa •Mes
.Asinus, ascllus Asilus, asii Mensis Mena, mcnotlis
Burgus Kaiirgs Melior Mila
Cacliinnare Cbiachjan Meus Meins
Cadulus Kalils Minus .Mins
('ano Canam Nomcn .\amò
Cognilio Kiinthi- Novus Miujis, niwis
Cornu llaurn Nox Nakis
Cura Kar (faccenda) .Nunc Nu
Curius Kurt.churc,cliurz Ouiavus Ailluda
Kdens llands Odo Ahtau
Kdo Ila (
icd. esse )
Palma Polma
Tra ter Umiliar Parere llairan
(Jc-ncrare Geinam Poter Padar
Gciiu Kniu Pecus Faihu
iliibco labe Polis, potens Pabts
ileslernus Gislra f Icd. Ge- Primus Pruina (
Frumes
stcrn ) =mcn$a oman-
Hortus Gards l^iare primo =
Is, ca, id Is, si, ila colazione)
Juguiii Juk Piillus Pula (icd. Fiillen)
Juvenis Jungs Quando Hwan
Labium Labiiram Òiiiniiuaginta Pimfligus
Libco Lcibia Quiiitus Pimfta
Liiigens LuigonJs |Uuliu Hathjò(conteggio)

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209

VOCI VOCI

LATINE COTICHE LATINE GOTICHE

Rex Reiks Tetiiù Taitok


Rbeda, rota Raida. Tres Threia
Saltare Salta Tu Thu
Scelus Skuld Urceus Aurkeis
Septem Sibun Urceolus (JrzaI
ScptuaffinU Sibuntehund Vcha (via) Weg
Silex llallus Vcstis WaFti (ted. Wo-
Sitis (
verb. aus. )
SiiaiUi sle)
Socrus Svafhro Vesti tus Wasitbs
Sol Sauil, sunna Vicus Weihs
Status Stads Vidua Widuwo
Sum, es, est Im, is, ist. Vir Wair
Super (]far Virtus Wairtbi
Taurus Stiurs Vos iut

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OnmXR DE1<I<* ALFABETO «OTICW
in riguardo cromatico e numerico.

A. — i.

B. — 2.

G. — 3.

D. — 4.

E. — 5.

Qy. — 6.

Z. — 7.

H. — 8.

Th. — 9.

I. — 10.
R. — 20.
L. — 30.
M. — 40.

N. — 50.
* jr.— CO.
W. — 70.
P. — 80.
(Segno num. proprio) — 90.
B. — 100.
S. — 200.
T. — 300.
V. — 400.
F. — 500.
Gb. — eoo.
Ht.— 700.
Ó, — 800.

>o<

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P0i;i6£0TT0
dell’

ORAZIONE DOMINICALE
DIVISO

SISTEMI, ELEMENTI E DIALETTI

27

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213

JtrrBRTilHENTO

A sostegoo della nostra idea, scaturirò i dialetti così detti


romanici di prima fonte non già dal Latino, ma sì bene da altra
ad esso medesimo anteriore, dalla qual fonte trassero poi tutti

insieme il loro elemento, ci permettiamo di far qui seguire un


sufficiente numero dì testi linguistici, aventi per tema comune
r Orazione dominicale.
Chi mira con qualche attenzione questa carta etnograGca par-
lante, farà certo con sorpresa l’ osservazione, che 1’ elemento
celtico vi si manifesta marcato del chiaro tipo di consanguinità
ne’ dialetti di diverse terre, le quali portano con poca differenza
il medesimo nome. Sono queste la Gallesia d' Inghilterra, la

Galizia (Galaecia) di Spagna, la Yalesia di Svizzera, il Valois


di Francia, la Vallonìa del Belgio, la Valachia principato danu-
biano: luoghi, i quali, benché discosti e privi di vicendevole
commercio, presentano però ne’ loro dialetti tali caratteri non
solo di comune origine, ma ben anche di anzianità in confronto
degli altri membri della medesima famiglia, che crediamo di

doverli porre nell’ ordine progressivo per corifei dell’ elemento


celto-italico, ossia meridionale (1). Conciosiachò se è vera l’os-

(1) Questa si grondò somiglianza del dialetto Valacco col Vallico o Vale-
siano ci porta per naturai conseguenza alla supposizione, che per tutto
quel gruppo di monti (nelle Bezie ossia nel paese anticamente detto
in montanis) che dai Pirenei s’estende sino all’Adriatico, si parlasse
un di il medesimo linguaggio, con questa differenza però, che verso 0-
riente più euganizzava, verso Occidente più galizzava, verso Mezzodi
più latinizzava, e verso settentrione nell’ epoche posteriori più germa-
nizzava; osservazione, la quale merita d’essere contemplala per la let-
tura e la spiegazione di quelle iscrizioni, che si scoprissero nel paese
posto fra mezzo ai detti confini. Questa supposizione ci spiega per so-
prappiù il chiaro senso dell’antico proverbio tedesco: TFer nach Ila-
ti«H u'ill, musi zuvor ilurch Wàltchlatid reisseii, twd wer wàlsch ver-

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21&
ssrvaziooe paleologica, la quale dice, le una vece del medetiino
seoso presenta in un dialetto per caratteristica on'r, ed in un
altro un’ l, quella debb* essere di uso più antico, e questa di
più recente: in tal casoOe voci Cir in dialetto Vallonico, Certu
in Vallacco, Cheri in Yallico, Sscrù o Cent in Basco, Ttchero$
(leggi Cerot) io Zingano meridionale, si mostrano anteriori al-

la Gaelica Ctjl e sue discendenti Coelunt, Cielo, Cel, Ceo (1).

,
Con tutta I ragione adunque portano i nazionali, che parlano
questi sì affini linguaggi, anche un nome affine: nome, il qnale,
mentre li contrassegna,' pronuncia in pari tempo la comune loro
origine. Sicché de* Galiziani e de* Gallesiani,' de’ Vàlàccbi e de’
Vallesiani, dei Gaules e dei Welcbes possiam dir con tutta ra-
gione, che di Celli nomen et amen habeuf, giacché celi, gali, e

vali, sono tre voci radicali, che di que* popoli, ai quali s’ ap-
pongono, contestano la medesima origine; uatnra, discendenza,

e le nazionalità con esse contraddistinte si stanno perfettamente


in quel, rapporto, nel quale si stanno padre, figlio, nipote. Non
è adunque che pel raddolcimento, cui coli’ andare del tempo
soggiacque la iniziale (passando la c ia g, e questa io tu) che
queste tre voci si presentano apparentemente diverse; ma il loro
senso è il medesimo, come lo è p. e. io Colt, Goti, ÌVod (Wodan
= Dio), io Killian, Gttillom, William, Wilhelm ecc. Egli è per-
ciò, che gli abitanti di Gales (Wales) in Inghilterra, e quegli
eziandio, i quali, prima che si confondessero còl nome generico

fleht,der kànn darum noch nicht ilatienisch (per portarsi in Italia


coDvien passare pel Wallischland o paese dei Walcbes, e chi intende it
linguaggio yalesc non è per questo ormai valente nell'itaimno ). Que-
die fra il parlar delle Rcsie e quello d'Italia
sto fraseggiare ci (lice,
anticamente passava bensì dell’ analogia, ma ehc ci mancava l’identnà
delle' 'forme ; e Tito Livio con quelle sue parole ( V. 83, 34) ebbe uiV
' ’ '

dì in 'rnodb alquanto liiverso a fare la medesima osservazióne.


Tedi In sanse. Suris, e la celt. suJ, sii, sei, nonché 5dron.
(l)' Gli —
antichi chiamavano assai di frequente l’occhia ed il- sole; 'le stelle ed
il Ciclo' col' medcsiino nome, in quella guisa appunto come anòor noi
per ciclo Iniendininn ora il firinainenlo, cd ora la sede perenne dei’
'I ' '

.
Bc.iti.

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215
d'italiani, ai contrassegnarono coD quello di, >yalshe^( YoUci =
Wi)scbe)t devono ’ (iresenlaré medesima
nel loro linguaggio la
essenza e'’natOra,’Oome'di fatto le presentano (t). ,<^be le due
!ivooi‘ jaltéwA e ùaltiuh (vrSlsch) avevano, non è molto, un si-

gnificato identico," ne fan' pt'ova le nonienclature di Wàlsch =


Flondent '{WallOnisch — Flandern, ossia la Fiandra, gallenioa),
iWàbeh r—JVéiiiur^‘ ecc.''Comè ailrìniénli intendere la vera posi-
Biooe geografica di questi luoghi,' se per IFàItche s' intendessero,
come oggidì,' i fioH propriaOiente détti Italiani? Ed è forse ap-
punto per ciò, che l'Italiano conservò perle tre proviocie Ifal-
lit di Svizzere, ÌVaUs d' Inghilterra, e Valois di Francia ad un
di presso il medesimo nome, quello cioè di Falesia o Gallesia.

Quantunque a dimostrazione del nostro assunto bastasse la


raccolta di que' soli esemplari poliglotti, che palesano il comune
loro elemento celtico, amammo però assumerne degli altri ancora,
parte per cosi fornire un tutto sufficientemente completo, e parte
per facilitare i confronti, e mirare a colpo d'occhio le rispetti-
re differenze, non che porgere a’ vogliosi l'occasione di appa-
gare su questo punto la nobile loro curiosità.
Rapporto alla distribuzione degli esemplari, da noi fatta nel se-

guente Poliglotto, osserviamo finalmente, che non fu nostro in-


tendimento di tracciare un prospetto genetico, il quale appieno
corrispondesse ai requisiti della scienza etnologica, ma sibbene
di tenere un ordine tale, che si addicesse alla natura della cosa in
generale, ed al nostro fine in particolare. E appunto per que-
st'ultimo motivo ci scostammo alquanto dalla norma seguita da
altri, e demmo principio al sistema Iafetico col linguaggio San-
scritto; conciossiachè con questo comincia a manifestarsi la voce
nome voce, che trapassò in pressoché tutti linguaggi europei.
: i

Se però questa ragion sola non appagasse, diremo inoltre, che


vi ci determinò la credenza generale, derivare gli Europei da
Jafet, non che l'osservazione, fondarsi la maggior parte de' lin-

guaggi europei sul Celtico, e questo sul Sanscrito. Sicché ci parve

(I) Vedi nel Poliglolto V eumplare X. 3« * seguenti.


,

21 «
coDveniente dedorre il torrente linguistico europeo da quella fonte
medesima, dalla quale scaturisce. Mentre con ciò io un solo ca-
rattere od alfabeto proponiamo il Poliglotto di quell’ Orazione,

che ci fu insegnata dal divin Galileo, non possiam a meno d’io- i

teressare gli eruditi a voler più da vicino indagare, se nella I

Galilea, e specialmente in quella de’ Gentili (


Galilaea gentium
da gal e laos = popolo gallo?) non si trovino, come non du-
bitiamo, delle traccie di linguaggio celtico o gallico, e quindi di
rispettiva discendenza o nazionalità.

'

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PROSPETTO DEL POUOLOTTO
iHWxaiiiM
Sistema semitico 20 Zaconico
30 Albanese
1 Ebraico 31 Maltese
2 Siriaco 32 Zingano meridionale
3 Caldaico
i Arabico comuna Elemento celtico
5 Arabico geolile CELTO-CERMiinCO
6 Manrico OSSIA SETTENTRIOnAU
7 Torco
8 Etiopico Gaelieo
9 Abissinio
33 Irlandese (Irish)
34 Scozzese (Galisb)
Sistema camitico
JBrìtannico
10 Ghinese
11 Coreano 35 Cimbrico
1} Annamilo
13 Tibetano Gallete
li Siamico
36 Weish (Wallisiscb) antico

Sistema Jafbtico CELTO-GALLICO OSSIA OCCIDEKTALB

15 Sanscrito 37 Vallonico (Wallonisch)


16 Malese 38 Vailese di Neofchatel
17 Bengalico 30 Fiammingo
18 Curdo 40 Di Linguadoca
19 Parsico 41 Provenzale antico
20 Persiano 42 Dialetto di Berrt
21 Armeno comune ‘ 43 Francese.
22 Armeno gentile
CELT-IBEBICO
23 Mantciuriano
24 Mongolico 44 Canlabrico o basco
25 Tatarico 45 Portoghese comune
26 Samojedico 46 Poriogh. gentile o Lusitano
47 Galiziano (Gallega)
Elemento greco 48 Catalano
40 Valenziano
27 Greco antico 50 Castigliano
28 Greco moderno 51 Spagnuolo
1

21S
CBLTO-TALUCO OSSU imUDIOUU 72i Tedesco di Tignola* |nel T.
73^ di Folgarìa) ital.
51 Latino 74 > di Bolzano nel Ti-
53 Vallico (Wallàch)
o’i> iioiscTadasva
SU Valacco 75 Tedesco moderno
55 Moldavico
56 Siciliano Elemento
«) 'pel ^contadoT
57 Sardo i „ germanlco-slaro
I
( b) nelle città
’ ‘
58 Friulano 76 Prussiano antico '
.

59 Romancio „ 77 Lo stesso misto di celtico


60 Ladino deH’Engadina 78 Lituano
a) snperiore 79 Lettonico
h) inferiore 80 Lapponico
‘ *
61 Dialetti tirolesi consimili 81 Estonico
A) di Fassa \
82 Liesicano (Lierisch)
B) Badia
Q » Gardena . » u Elemento slavo
B) * Val di Sole
6& E)
83 Boemo
» Val di Non
84 Illirico
a) di Fondo
85 Sloveno (Camioiino)
b) Coredo,TaToti èSÌilarano
86 Polacco
.
412= . ; / C :.-
'87 Croato
F) di SteniconelIeGindicarie
88 Bulgaricaviiio
G) Val, di Fieome
B) 89 Serviano
Trento di
90 Busso liturgico
62 Venesianb"

91 Zingano settentrionale
63 Toscano
92 Maggiaro (ungherese)
13(11. et
Elemento tedèsèid'
Idiomi aflrlcanl
Gotico
93 Berberico
65 Danese
94 Copto vh Iti
66 Svezzeso
95 Madagascarico,
67 Inglese
96 Ottentotto
68 Anglossassone
"
69 Alemanno a) antico
Idiomi americani
b) più l'ecéUte
'
70 Tedesco dei settó' Comuni 9Ì Ciiiliano

di Vicenza 9,8 Ifessicano
* dei tredici COmnùi.. 99 Peruviano
di Verona 1100 Brasiliano

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t

P01I6L0TT0
DELL’ORAZIONE DOMINICALE

SISTEItIA SEMITICO

1. Ebraico (*)

Abi — Du, asclier Jikkadetch Schem —


ba — Schamajim.
Padre nostro che ne nome cieli. Sia santificato
ecba. —
Tabo Malculh Rezon — echa ka — ascber
echa. Jebi
tuo.Venga regno Sia tuo. volontà tua siccome
ba — Schamajiin, we — ken ba Arez. Lacbm — enu debar Jom
in =
cielo co Pane >i in terra. nostro eotidiano
(ben r anu ha — Jom. U — anu Cboboth —
sclach l’ eth enu,
dae = ci E
questo giorno.= rimetti ci i debiti nostri
ka — ascber anpcbou solechim — Baale ChoboUi — le eou.
«ic= come noi rimettiamo ai debitori nostri.

We — — enu Misajou; — im
al Ihebi le — enu me ki hazzil
E nonindur = maci =
in tentazione ; libera ci dal
— Ra. Amen.
male. Così sia.

(') Avvertiamo, che ne’ testi seguenti le lettere voglionsi pronunziate

secondo l’ alfabeto latino, oppurè secondo il tedesco. Adunque l’aspira-


zione della A c eh devesi, leggendo, far sentire. Sch corrisponde all’ ss
italiano, oppure all’ se seguito dalle vocali e od i. Ph si pronuncia co-
me /*. D$ch, tsch, dj corrispondono al ge o gi, oppure al ce o ci ital.
Dlatonl vau-ianti del tealo ebraico. In Vece di debar (coti-
diano) altri danno temidhi (costante) o col jom (ogni giorno), o chu-
kenu ccc. Invece di eth Chobolh-enu (i debiti nostri ) altri: assmothenu
(trasgressioni nostre). Invece di uselacà l' anu (e rimettici) altri:
Jheniahh lanu o umechol lanu ccc. Invece di te-Baale Cltoboth-enu
(ai debitori nostri ) altri: leasserm ecc. Invece di me-Ra (dal male)
altri: meragna, o meharanh ecc.

28

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2.
220 POLIGLOTTO

Siriaco
Abu — n — Schemajo. Nethkadasch Scbem —
de — La
Padre nostro che ne' nome cie2i. Sia santificato
och. Thithe Malcuth — och. Nehwe Zebjon —
(Ihete) ocb,
tuo. Venga regno Fia tuo. volontà tua
ajcbano de — ba — Schemajo, oph — Aro. Ilabb b’ lan
siccome in Dac=ci
cielo eosì in terra.

lachmo dsonkonan jaumono. Wa sebebuk Tao Chaubaj — n


pane (pel) 3. E
bisogno nostro oggi. = rinietti ci debili nostri

aichano — opb chenan schebakan Chajobaj — We —


d’ le n.

siccome anche rimettiamo noi E ai debitori nostri,

lo — an —
tliaal le phaz — an men
IN'esjuno; ciò Bischo.
non =
indur ci in ma = tentazione; salva ci dal male.
Amin.
Cosi sia. 4.

Caldaico
Abu — na de — bi Schemaja. Jithkaddasch Scbem — acb.
Thele 3Ialcuth — acb kema bi
ach. Jcheve Zibjan Sebe- — —
maja, kenema be — ' Lachma de
Ara. Ilab missel
I’ ana — —
ana (1) be — Joma (jomana). Uuschbuk aoa Hho bai, 1’ — —
kema anan schebakna le — Chajab — ana. We — — la ibaal

ana le — IVisajon (Nisjona); ella phez — ana men Bischa.


Amen.

Arabico comune
Abona elledi fi el Semavat. itebaddes Esmecb. Tati Melc-
Padre nostro, che in il cielo. Sia santificato nome tuo. Venga re-
chutcch. Techun Misiitecli, ebema fi el Ssema, che dalecb el

<;no tuo. Fia volontà tua conte si fa in cielo così anche in


Ared. Ilobzi na bijum hatioa jumen. Ve iioghfor lena Denu-
terra. Pane nostro cotidiano dacci oggi. E rimetti a noi debiti

(1) De-misscl-ana >= a sufficienza nostra.

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dell'orazione dominicale 2^1


bina chema vo nehea noghfor Assa leiaa. Vela (cdhel
nostri siccome ancora noi rimettiamo {ai) debitorinostri E non indur=
na fi el Tegiareb; leclicn negina men el Serir. Ameo (1).

et in la tentazione ma libera = ci da ’l male. Così sia.

5. Arabico gentile
Ja Aba — na elledi fi el — Semavati. Li — jolbakaddeso
0 Padre nostro che (sci) ne' cieli. Che sin santificato

Ismo— ka. Li — tiiati Malculho — ka. Li — Ihekuno Me-


nome tuo. Che venga regno tuo. Che jla vo-

achiito ka, kema fi el Semai, we — ala el Ardi. Chobsa
lonth tua, come in il ciclo, =
e (cosi) sul la terra. Boccone
na Kefafe — na a' te — na fi el— Jaumi. We — agfer
nostro bisogno nostro dac =: ci in il giorno. E rimetti

(ogfer) le — na Chataja — na, kema negfero nahno li —


a noi peccati nostri, come rimettiamo noi (a)

men adita ilej — na. We — la ihadcliil — na cl

colui che peccato ha contro di noi. E non in — dur ==; ci la

Tedscliarebata ;
lekin uadsclii — na min el Scheriri. Amin.
tentazione; ma libera = ci da ’l (cattivo) male. Così sia.

6 . Maurico
Syedna wa Abana, Rebby, illadzy piti Smavat. Rerkat
Signor nostro e Padre nostro, Maestro, il quale in ciclo. Benedetto
Ysmic. Elliakkera Melkiilick. Yakiihnu kama pili Snia,
nome tuo. Il governo (del) regno tuo. Si faccia come in -cielo

kadulika ala al — Ord, ya Taplii, al Omorik. Aaattìna Cliobzna


coti su la terra, o Signore, il comando tuo. Dacci boccone
al Yuhm, ya Syedna Rebby. Ghoplier lina Dnubii-
noslro il giorno, o Signor nostro Maestro. Bimctti — ci trasgressioni

na, kama smalina Almochotlyn. Wa lat kubbluna nalt*


nostre cojne come noi ai peccanti (verso di noi). E non permettere che

' I i
-

(1) La eh si dovrà in quest’esemplare pronunciar all’ italiana, cioò


come un k dolce.
.

Ì21 P*LIC LOTTO

sodchullowa al Lavrr ;
lakin cndscbinna min al - Scfaerir.

voi entriamo intmiazione\ma lìbera=ci da ’l male {dai cattìvo).


Amen. (1)
Coti sia,
7. Turco
^si promtncii la n’ nasale, come Dg.J

Baba — myz ki Sema — de sin’. Mukaddes ola senin'


Pater noster qui Coelis in et. Sancrum ti( Uium
Ismìn’. Cele senin’ Badischahlyghin’. Senin’ Emrin' olsan
nomen. Keniat tuum reqnum. Tua voluntas fiat

niteki Gòj — de 6jio Jerde — de. Wer bizim jòwmije Etmeji


sicut coelo in et terra in. Da nobis quotidianum panem
— mizi bu Gùn bize. We baghyschla bizim Bordscbu — muzu
nostrum hodie. Et dimitte nobis debita nostra
nasyl ki biz bagbyschlaryz bize bordscbiulara. We getùrme
sicttt et nos dimittimus nostris debitoribus. Et ne inducas
bizi Jgbwa — je; illa chelas djle bizi Fena — dan. Amin. (2)
nos tentationem in ; sed liberos fac nos malo a. Amen.
8. Etiopico

Abuna zabessamajat. Jytkeddes Symea. Tymza Mengyst*


Padre nostro che ne' cielL Santificato sia nome tuo. Venga regno
ka. Jykun Fakàdaka bacama Basaraai, va Bamydrni. Sitajana
tuo. Sia fatta volontà tua come in cielo cosi in terra. Cibo nostro.

(1) Quest’esemplare, come si vede, contiene alcune voci in più, che


non si trovano nel testo sacro.
Disioal varianti di altri esemplari i Bisum Baba-miis =*
(2)
Nostro Padre di noi. Ki KJokler deh; ki Dschojler —de; I/anghe —
Gugte =
che Cicli ne’. Ad iing (Ad in) — —
nome tuo. Seuiing Melcut =
— iing Kieltun; Senin Padischialij —
in dtchelsin-, Adun gelsson tsenung
Memlechetun =
avvenga tuo regno. Iradel ùng; JUurad in; Isled- — —
gung =
volontà tua. KJok deh; Dschoj —
de ; Gugthe «= cielo in. —
Gyrdc =
terra in. Elmeke niiisi; Ekmeije —
mizi; Echamegu mozi — —
c= pane nostro. Du —
Kyun; bu Dschun ; bu Gun questo giorno =
(
oggi ). Burdschler —
Unti; Borstigo mozi; Borglari mizi —de- — =
biti nostri. Burdtchiiler iimiisi; Borglula — miza; Borttliglere — —
mozt =
debitori nostri. Tadschribe ; byzegeheneme tentazione =
Scherir — den; Fetta — den = male dal.

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dell' orazione noniMCALE 2^3
zaiàla Ylatyaa habana join. llyilg laoa Abasana, coma
d’oyni «giorno ?UM(ro dacci oggi. Bmelti = ci debili notlri siccome
ayboani nyhdyg laza abbasa lana. Wa'ilab- — ana wysla Maosnt;
rimetliamo a coloro che debbono a noi. E non indnr =: ci in tentazioncì
alla adbyoana wabalbaaa ymkuylu Ykui. Amen,
ma guardaci e salvaci da ogni male. Così sia.

9 . Ablsslnio
Abbabn scbirbsu. Selenskgi zebonsha, Meffbag spirsa. Ischir
jergasb,Semskan hirman egahquabn. Parbon pblegroo, ha par-
choos pblegooaos. Ne bibli kan scepi kha; erapn thapsa. Amen.

SISTEMA CAMITICO
10. Chinese

Tsai Tieo ngo Fu tsche. Ngo teng yaeo ull Ming


teng
Nosrogamusluum Nomen
Existens Coelo ego alter {=noster) Pater.
tschim kbiog. —
Kue lio kei. Ull Ischi tschiog bing
Ull —
fac sanctum. Tuum Regnum venia! ad.Tua mandata veneranda fumi
yu Ti, ju yu Tien yen. Ngo teng uaog ull kin Je yu ngo
in Terra sicut in Coelo. Nos expectamus te hac die dare nobis
ngo JeyungLeang. Ull mien ngo Tschai yu ngo
nostrum diurnum Cibum (
panem). Et dìmiite nostra pacala sicut nos
ye khe fu ngo Tscbai tsche. Y'eu pu ngo
etiam dimitlimus inferentibus nobis peccala. Et non nos
hiu hien yu Yeu — kan. Naì kieu ngo yu Hiung. Yameng (1).

permittas labi in lentationem. Sed libera nos a malo. Amen.

11. Coreano
Tsai (cheo a denl pou tche. A dent oueo y miang ben ching.
Y kouk nim kek. Y tchi seng beng é ki. Y'é è tchen en, a

(t) Quest' esemplare fu preso dal P. Martino Martini della Società di

Gesù, nativo di Trento, e Missionario apostolico nella China. Scrisse la


storia delie guerre Tartaro - Chinesi de’ suoi tempi, e dalla China fu
mandato a Roma qual Procuratore di quelle Missioni. Correva allora
l’anno 16S1.

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224 POUG lotto
dent roang y kom il ve a. A il yong niàog, y mien a tsai yc
a yek mien pou a tsai^tebe. Ou poni a he bem ò yeou kam;
uai kou a è biong ak. Ya — mong.
12 Annamito
[Impero d' Annam nella Cina)

Cbting (ói lay tbiòa dia eban chua ó trén


Noi altri, salutare del cielo e della terra il vero Signore, che è
blói là eba chiìn tói : Cbiing tòì nguyen danh
in ciclo, e che è il Padre di noi tutti: Noi pregare che del Padre
dia cà sang ciiói dia (ri dòn vring
il nome risplenda molto, che il regno governo venga, che si obbedisca

y dia diiòi dà' l bùng trèn bloi vay.

alla volontà del Padre sulla terra, come nel cielo medesimamente.
Cbiing (ói xin dia hàng ngay dang dù, mà tba
N^oi pregare il Padre tutti i giorni d'avere il sufficiente, e di perdonare
no diung (òì, bang chdng tói cung llia kè có no cbiing
t debiti a noi, come noi pure perdonare quelli che hanno debili

tói vày. Xin dió dù dnìng tói sa cbiing càm dò,


verso noi. Così preghiamo di non lasciar noi cadere nella tentazione,
bòli cbu'a cbiing tói chung sa’ dìi. Amen (1).

ma di liberare noi dallo cose cattive.

43. Tibetano
Nge — nam Nam — kliji Jap — bhehi. kbei longli tu sgiu
Nostro Padre
(nè) Cicli che in stai.

Kbje — khji — Tzen lliam


ne — — bare tsebieh saligli kjc
nome
rostro da tutti santificato
gliyur. Klije— — kbam disdiiombliare —
kliji Jul — sdiio.Klije
sia. Vostro
regno Ko- presto venga.
kbji Thudo — Xara —
(sdii — IbarDschik —
lar kbali la, le
sira volontà come cielo in, così terra
tben — bhare
tu tze Guinrc — nghe — nam
ghiur. sdiin
(mondo) in fatta sia. Cotidiaiio nostro

(l) Tolto dagli Annali dulia Propagazione della Fede. (Lione) Gen-
naio 1833 (Voi. XXVll) X. 1.38 p. U.

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)

dell’ ORAZIONE DOHtMCALE 225


kbii Pah — leb — nam nangh —
le — ria nghe la vare
pane oggi a noi dato sia

Izo — bba Ischi —


tangh. nghe — nam — ngbe — lar kliji kliji

fa Come
che. noi a' nostri

Pu — — kheo
lon — bhare — la —
zo tschje, te lliar

debitori perdoniamo, così

nghe — nam nghe — la Pu — — bhare — bha


khij lon zo zo
a noi nostri debili perdonate,
tangh. Nghe — nam — Khjut — ghiungh — la va
Noi in tentazione indurre
vei ma ihang — vare; Ma — ngbe — nam Mi — — bba se le

non ma
permettete ; Male . noi
le trol — vare — Te — — bba
Izo. thar jio jin !

dal liberate. Così sia il.

14. Slamico
Poo orao dshiu Sowen (Sawang). Tbiou Pra hai prachot
Padre nostro essere cielo Nome Dio sia santificato

tob baia contang laé tovaé Pra Ponn. Moaiig Pra kob hai
ogni luogo genti tutte tributino (a) Dio lode. Degno Dio prego che
dac kie rao. lluù leo neung Kiac Pra Moang (Me>
venga a noi. Venga fatta fedelmente volontà {cuore) Dio nel regno
vang) hain Din somoé Souao (Sawang). Ila — ba rao toub
della terra come (in) ciclo. Nutrimento nostro d' ogni
Yan eoo bau due kec pran Yann nii. Coo prol Bap
giorno prego fa trovare da noi giorno questo. Prego rimettere offese

rao prol proo lam (Bap) kei; rao, Gaa baè prao
nostrecomcperdoniamogente{che) faoffese a noi. Non lasciar ri

top nac Coang — bap ; hai; pO kiaa Anerao lam — poan.


cadere in cosa — peccato; fa liberi dal male qualunque.
Amen.
Cosi sia.
SISTEMA JAFETICO
15. Sanscrito
C secondo Benjam. Schutzc
Paramandale stidaba mal Tataba. Ton Nama pudsidam —
Cielo in sfanfe nostro Padre. Tuo nome santo

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226 rOLIGLOTTO

stidam — bawata. Twa Radschiam (


leggi = Ragiam ) agalam.
fatto ita. Tuo regno venga.
Tawa Maoasam Paramandale ialha — karotu. Rumi — aoto
Tua volontà eielo in come si fa, terra in
talha kuru. Aharabarwidiamaaatn asmalu Bodsanam asma kammi —
coti fia. Cotìdiano nostro cibo a noi questo
Danim pràilscha. Asma Drunadatrunam weiam iata sahischiamaha,
giorno date. (A) nostri debitori noi come rimettiamo,
bawam — tobi talha asma Drunam asmakam sabischiemta.
voi anche così a noi debiti nostri rimettete.

Asmana Scbolanajam oa — prawattanam kuru; ewamschèttt


* iVoi teniaxione in non indurre vogliate; ma
Ashubata asmàna rarakscha. Bawatu.
male dal ci liberate. Così sia.

16. Malese
Bappa kita, jang adda de Surga (Sawrga, Sorga). Namma
Padre nostro, che sei (essere) in cielo. . Nome
— mu jadi bersakti. Radjat — mu mendatang. Kandhati — ma
tuo fia santo. Regno tuo venga. Volontà tua
menjadi de Bum! seperli de Surga. Roti kita derri sa bare
fia in terra come in cielo. Pane nostro per ogni gior-

bari membrikan kita sa Hari inila. Makka berampun — la pada


no dar — ci in giorno questo. E rimettere a
kita Doosa kita, seperli kita berampun akan siapa bersala
noi debiti nostri, come noi rimettiamo a coloro che peccano
kapada kita. Djang — ao hentar kita kapada Tjobaban ; tetapi

verso di noi. Non indur=ci in tentazione; ma


lepasken kita dari jang D’jakat. Amen (1).

libera = ci do ’l male.

(1) Dlxtonl varianti i riostro Kami, Kamij ; che nang ; santo


fia =• disutsjikcn, depersutjilab Kiranja, berbormat (onorato) men-
dscbiiddi ;
regno = Karddjaan, radschaaun, ala ;
venga didatangi
dataog — lab ;
volontà >= Kahendak, Kanlalc ; fia == djadilah, gadi
bcgatlu, in = di; terra <= Dunga; pane = reziki (cibo), regioki,
rawlij, makanan ;
— hari — bari, sa — harij dare = de-
cotìdiano ;

brikan, brikan, bri, beri — lab; giorno questo bari harij <=> ini, ini,

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) J

0i;u. OliAZIONE IXMIIMCAI.B 217

17. Beiigalico
("Tislo da leggersi secondo l’ ortogr. Portoghese

Pila amardigiier { Padre nosu-o ), ,poTomo Xorgué (cielo) asso.


Tornar (dio) xidlii Nameró (nome) xeba houcq. Aixuq ainardi-
guére tornar Raizot (tuo regno). Tornar zo ichaxei lioiiq, zeraon
Porlhibilé (cosi terra in) lemon Xorgiié (come cielo in). Amar-
diguer prolidiner aliar amardiguerc azica dio. Amardiguer corzo
(perdona) qlieniq (debito), zemon amorù (oiic/ie )
qliemi amardi*
guer corzioré. Amardiguerc. cumotilc porrili: na (ma) dio; ar
amardiguerd xócol monddò, hote raquià coro. Amea.j

'
18. Curdo
^ Tolto da Garsoni, grammatica hurdu

Babor ma, ki derìinit ser Asmàn. Mukaddas bit Nave ta.

Padre nostro che abiti sopra cielo. Santo sia nome tuo,

B’dei a ma Baehschte ta. Pebit Amrada ta, ser Asman ù ser


J)ac == ci Paradiso tuo. Fia volontà tua, in cielo e in

Ard. Auro u ehr Buz tera Nan bdòi a ma. U afùbeka


terra. Oggi e ciascun giorno necessario pane dà a noi. E rimetti

Gbuoa ma sibi am afubekem ehr ki tschekiria a ma Zerer


debiti nostri come noi rimettiamo a chiunque fatto ha a noi danno
ia Zaiibmet. U na avèsia ma naf Tcgerib; Amma kalasbeka
o dispiacete. E non indur = ci in tenta sione; ma libera =
ma ez Karàbia. Amen.
ci' dal male. Così sia.

19. Parsico
Cbodo imoo, ki der Asman essi. Ki pessendidà niischewat
Padre nostro, che in cielo sei. Che venerato sia

harini,tiop— = daan, dnn; rimetti = mengarapon, am-


fiop Arri, e
pun-'la,amponi— ampon;
lai], = (peccciti), dosa — dosa;
debiti salali

come= begimana »ion= Hjanganlab, gnngan indurre -= aniar, bnwa,


membawa; tentazione —
; ;

perljaubaan, tschobaaun, Sgobba;


pcrtsjobaiin,
ma = hanja, kanja, bon libera lapas—knn, Icpaskan da =»
;
male ;
dori;

— gahat, dschabal.
•29
2*>S P0U6I.0TT0

Nome tu. Ki Aclitijar buotùst Iscbliionki der Asman wegàrn-


iiome tuo. Che volontà tua (fia) come in ciclo coti

tsebioen der Scmin. Rusì burassan braì imaaga der chenracht


anche in terra. Pane dà '
a noi per sempre
we imrus. Bubarhsch Taclisir niogara Ischìnonki maga
e oggi[queslo giorno). Himetlì mancanze nostre come. noi
-niibucliscliim Taclisir gjunagukarun chuJoru. Merrassan magara
rimettiamo mancanze ai debitori Mostri. Non indur = ci

bc — Jiina; durikiin magara às Scheilan. Oomin.


nel male; libera = ci dal Demonio. Amen.
20. Persiano
la Pader ma, kih der Asmon. Pak basched Nam tu. Di — ajcd
O Padre nostro che in Ciclo. Puro sia Nome tuo. Venga
Padischahì tu. Schewed Cbast tu, hemdscliiaanki der Asmoo, nis
regno tuo. Pia volontà tua, siccome in '
ciclo, così

der Semin. Bideh mara imruz Non* Kesaf Rus mara.


in terra. Dac — ci oggi pane porzione (del) giorno nostra
Wa bi— gusar mara Konahon ma, dsohinanki ma nis

E =
ri = metti ci offese nostre, siccome noi anche
mi — gusarim mara. \Vc der Osmaiscli ma — endas mara ;

rimettiamo altrui, E in tentazione non indur = ci;

likìa Chuias kun mara es Scherir. Amin (t).

nut liberi fac — ci dal male. Amen.

21 . Armeno comune
Air mùr wor Gerkias — jef. Surp gegizi Arnum ko. Ge-
kesze Arkautiun ko. Gegizin Kam ko, worbes Gergins gef Ger-
gri.Gaz miis anapas sor —
pur mus aissor. Tog mùs Sparla

(t) m>loni varianti! Padrc=Peder; noslro=:me«; chc=Ae; cielo


= ttsmanhai^ asmoni, aosmoni; ,<«ntiGcalo cd Jlukaddes illibato sia
we muhlarem nome = N’ahin ; regno — Molh, Mulhut, Malek vo-
; ;
lontà = Pezai, .Versi fbeneplacitoj = dkehenin, tschiinm- ;
sia fatta
tschi; dà = Ata kòn (fa donoj; pane = Nani, nani, nam
éedt’, ; coti-
diano = bar — rusi, harruti, hamrns; rimetti = be — basc,’bebachseh,
relia kòn (remissione fa); debiti =» kersbai, giinahhai, giunoh ; debi-
tori = kersdaron; makruson; tentazione wesweseh libera => raM ;

deh; male = Bedi, ebliz (diavolo), badi.

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nr.i.L' ORAZio.Nr. duhinicalk 219
mùr jew mek pogunk meroz Partapanaz. Gew mi taner mùs i

Porza prikja i Ts^barii. Amia.

SS. Armeno gentile


Hair mior, uer Flierkins ies. Surb iegitai Anuo hhiìe. lékiealse
Padre mslro, che ne’ cicli sei. Santo sia tioine tuo. Venga
Arkhujulliiun kliue. lègilsi Knm kliiie, uerpes Hierkins, iev
regno tuo. Fin mlonth tua, come in cielo, cosi
'
IFierkri. Zlials mier hanapasoerd lurmies aisor. levlhupg mies
interra. Pane nostro soprasostanziale dacci oggi. E rimetti — ci

Sparlis mier, nerpes iev roiekii lliucgumkh mierliets Partapanals.


debiti nostri, come anche noi rimettianio(ai)nastri debitori.

lev mi thanir saiies i Puerdsuthiuo ;


ail perkea smies i Tscliarò.
F non indiir = ci in tentazione; ma libera = ci dal male.
Am^n.
Così sia.

S3. itlantcfnriano (nandscbn)


Apka de bisliire moni Ama bi. Ssioi Gebu endiirìnn'ge ileta-
Cielo in abitante nostro Padre sei. Tuo nome santo glori-
iéburc bo bùimbi. Ssiiii Gurun de ischinara bo bàimbi. Ssini

ficato noi preghiamo. Tuo regno avvenga noi preghiamo. Tuo


Clicse bo Apka de jabiirenge inu -Na de adaly jabure
comando come cielo in (è) adempito anche terra in parimcnteadempiasi
bo baimbi. E'aenn'gi baitàlara Dslieku bo énenn’gi miode
noi preghiamo. Cotidiano bisognevole pane oggi ci

bore bo baimbi. Minde Bekdan draefaa orse bo bi goobure


dami noi preghiamo. Ila noi debito fatto qualunqite sia perdonerai
bo dachame bi ssiode àracha Bekdon bo ino guobure bo
io da altri fatta ingiustizia anche perdonerò noi
baimbi. Mimbo larkiara eclie bade lifaburako ofotire

preghiamo. !\'oi tentazione cattivo luogo non lascierai cadere, purga


bo baimbi. Mimbo dalirao Karmafi eche zi dsliailabiireu

noi preghiamo. No! occulta inclinazione al tnale da vorrai rattenerci


bo baimbi. Amen (I).

noi preghiamo.

(1) Quctt’eMinplarc. olire varie parafrasi del testo scritturale, ba


• HIUf.UITTO

24. Mongolico
Atsloe Ksiclieclia ale (ende baitsìe Tingri. Gercte I^rctsioc.
Nottro Padre che lei nel ciclo. Santo sia nome ivo.

Sine Thoeroe (Turu) tufsin. Bolclio Soreclisibei Tingri ga der


Tuo recito venga. Fia volontà tua cielo così i»

Dere. Talclia Mandatsc o daal zc. Negolimane ka Galso,


terra. Giornaliero pane dac — ci oggi. Piinctti nostri debiti,

jase vida salolsc goebe Manei — vrituebi. Bielege galga


come noi rimettiamo nostri offensori. Indurci non in

3Iandoe; sietkiri Tasoel (Tasul). Krik maugolim.


tentasione', liberaci dal male. Così sia.

25. Tatarlco

Besùm Atamésdur sàn kukiardakii sùn. Ruschanlansìin sanung


Nostro Padre che cielo in sci. Santo sia ‘tuo
Isjumjung. Kalsìin saniiog Schaglugìing. Ulsìin Ichliar sanikri

nome. 26.
Venga tuo regno. Sia volontà tuo
kjuk — dik gùm Er — da. Bcsjuoi garkjungii Naphakamesnie
in cielo cosi in terra.

bu Jumda birgil wesgà. Gam kitscligjìil besjim) Gunaglareroe-


snii, nilsclijukdur uwà bès kilscbilmes magijublamjusch kemsa-
nalarnii. Gam dscbasùwe ilmagii pbasàd escbka; emraa kutkar
besnii rialukdan. Amin (1).

Samcjedico di Archangelo
Mani Nisal, huien tàmnvà Numilembarli losu. Tadisse plder
Nottro Padre, che in t cieli sei. Santificalo sia ino
Nim. Pider Parowadie tosa. Pider Gior ùmga de Niimilembart,
'
nome. Tuo regno venga. Tua volontà fia come in cielo,

questo di particolare, ebd termina ciaseuna petizione colle parole bo


baimbi =a quaesunius.
(i) Tolto da un Catecbismo talarico. Moskovia. 1803. — Dlallont
variami I A/Ato vizimi; Ata—mm;
Diziim Allò (Dio); Psim Peieri-
mit (cosi i Tari, della Crimea); fìabamis; Bisim Chalikliatnùs (Crea-
tore) Besiiin Pida (cosi (|uc' di Orenburgo ) Bsim Chudaniis'=fadre
nostro, 0 nostro Padre. Ghìog—da; Aoklr.r—du; Biiklardàkii ; Sainoh-
lar —da = cieli nc\ lìuschdnUiiisun; sebbuchulltmn; ki sailur teirniii;

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O —

«
dell' nAZIONH DOMlAirALE ^."?l

tarem Jae. Man jellema Nan Inda. Ali ona inani Isai,

così in terra. IS^otlro cotidìano pane oggi. E rinMtli nostri debili,


lai mano vrangundar roani Mi manuo. la roerum hanno sa
come noi rimettiamo (ai) nostri debitori. E indurci non in
Neninde baka. laptan roani Snoderà. Tosu.
tenlatione. Libera ~ci dal male. Coti aia.

EtEMEKTO GRECO
Signi/tcalo de’ segni, necessarii per fuppiire al difetto delle corrispon-
denti lettere proprie nel alfabeto latino :

(

)
d’ aspirazione = A; (ó = omega, ossia o
)
lungo ;
• ed (è) — età. ossia c lungo.

S7. Greco antico


Pater 'émón, o en loia oyranois. 'Agiaslhéld lo onoma toy.
Padre nostro, che in i • cieli. Santificato- sia il nome tuo.

mukades olan; mkades olssun, chass olssun; pok biilsiin saaio (sàntifi-
colo )
sia. dd—on; isiimun; ismink; iamum; ismen
zlad/n/ .Iderf; =
nome Elsun; kelsun; galsiin; etiscbssun; etischacli; chokomatin:
tuo.
tea kilór e= venga. Padisha—lighingh; Scbaclitegen; hauluehung, o
Chaululong; Memleket—ung ; Mamleketen;- Melk—iotlugun; dschenatua
<= regno ino. Iradet—ung; aeblijar—sen; Mradtn; Aradeten; iehtijar
sànikii; ichiijdrin ssànin —
volontà tua. Ghiog; gbk; kiokler; kuklar;
kok; kiik; samohlar cielo. Yirda) ber— da', erdii', erdii', arslerda;
dshirda; erinrdu^ terra in. Ektneki—muzi; etnie— gemsi; fìusi—bisuin;
asigiimiisii; nanlarimsi,' mukatddr; nofdkamis pane nostro. Burgj- =
Itri—muzi; lachsùrmussi; boritsehiar—mesi ; borutschlar—misi; bit-
riscblarìmsi; làrumusni; kaldururssàni^ debili nostri.^ Zi«rj;Vu/«ri
muzi ; giinakarlar—misi ; boritschlular misa ; boritschlar—misii; —
burschlularimsi; luriimisni »
debiti nostri. Snamaga; intteebson; vas-
vasaja; buinlarga= in tentazione. Kurtar; kurta; korta; garta; u-
sach; bosebat; naischolaila; cAokiAnt =» libera. fen«—de«; geman—dan;
jemandan; jaramasdan; Scherirden; iblisdan (diavolo dal) male —
dal. — Notammo appositamente queste tante varianti non di puro dia-
letto, ina essenziali ancora, per avvertire, non aver luogo siffatta va-
rietà presso le nazioni cristiane, le quali, servendosi dell’ Orazione do-
minicale nel culto divino, la recitano ancora a' nostri di in quella pres-
soché inedcsiroa* forma, come rappresero nvonii secoli i padri loro.
J

2.12 rOLICLOT IO
Ellfaetó.'é basileia Mj. Geoéthéló lo lb«IAina soy, ‘ùi en oyra-
Ven^tt il regno tuo. Folta eia la volontà tiia,comeiu cie-

ranù kai epi lùs g£s. Toa arton ‘óhiòp ton epiusioo «los ‘èrnia
lo coni sul — la terra. Il pane nostro il eotidiano dac — ci

sèmeron. Kai aplies èanin (a opbcilèaaa4a ‘èro^ ‘òs kai ‘éoi«is

,
oggi. E rimetti — ci i debiti nostri come anche noi
apliiemcn lois opbeileiais ‘ètnùn. Kai mè eiscncnkès 'èmas cis
rimettiamo ai debitori nostru E ntm imlur = ci i»

pcirasiDon, allà ‘lysai ‘èmas apò toy ponéroy. Amèn.


tentazione, ma libera =z ci da 'I sitale. Così sia.

.28. Greco moderno


O patera mas, opoi (1) eisai eis toys oyranoys. As (2) agias-
0 Padre nostro, che in sei in t cieli. Che sin

thè lo onoma soy. As ellbé ‘è > basileia soy. As giné to

santificalo il nome tuo. Che venga il regno tuo. Che sia fatta la

llielèma soy, kutliós eis ton oyranoo elsi kai eis lèii gèo.
volontà tua, come in il cielo così afiche sul = la terra.

To pliómi mas lo kolhèmerinon dos mas sèmeron, Kai


Jl pane nostro il giornaliero dnc = ci oggi. ,
E
syncliòrèsc mas ta ciireè mas, kathùs kai ‘èmcis syocbòroy'
rimetti = ci i debiti nostri, così come anche noi rimeilia-
men toys chreopbcilelas mas. Kai mè mas pherès eis peirasmon,
t»io ai debitori nostri: E non ci indurre in tentazione,

allò clryilierè^e mas apo lo poneron. Amèn.


ma libera = ci da

’l male. Così sia.

29. Zacouico
*
( Zaconiu, provincia della Marea
Apbegga namoy (.1),
’p’ csi 's tón oyraoe (opoy). Nà eani
Signor nostro, che tu sei in il cielo. • Che sia

ó^iastlic to onoman II Nà molè a basilian li. Nù naihè


santificato il nome tuo. Oie venga il regno tuo. Che sia fatta

(1) In vece di b bpoios. , ,


(2) Aphes. , I- .

(3) Aylbcnles Signor nostro.

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J

dell’ OaAZIO.KE DOHOlCALK 133


to thelémao li san (I) ’s ton oyuDe ezroy(l) ze ’s lan igé.
la voUntìi tua come in il cielo coti anche iulla terra.
Ton anlliG loD epioysion di namoy ni satnere. Ze aphe namoy
Il pane il ' cotiJiano per noi dh oggi, E rimetti = ci

ta chrie namoy, kallioy ze eny emmaphinle toy chrcoypbelite


i dediti nostri, come anche noi rimettiamo ni debitori
namoy. Ze rad na pherizere eoioynano ’s peirasmó, alti eleytheroy
nostri. E non indur — ci in tenta xione, ma libera £=:
namoy apo lo kako. Amen,
et da ’l cattivo. Così sia.

30. Albanese
f Principio' di elemento celtico

Gjale iine, que je mbe kiel. Kioflc aebeutordare ì-rneri il.

Padre nostro, ette tei in ii cielo. Venga tantifteato nome tuo.


Arie breteria jote. U — béfle lirderi il, sicunlre bùnetc ole
Venga regno tuo. Si faccia ordine tuo, come si fa in
kiel aschlu e t-e ihè mb?, Dhe. Epna navet buquene e — solme
cielo così anche in terra. Dac = ci boccone il cotidiano
que na diiliela. E — Ihe nleljéaa fajetc tona, sicuntri nleléjme
che noi abbisogniamo. E rimcllici debiti nostri, siccome rimettiamo
e — thè (3) na ala qué felèjnè nté ncvel. E — ihemos na
ancora noi acoloro che debitori sono nostri. E non
lescliolz nevel nle ntonjè pirasniò, po sclipetóna navet
lasciar (abbandonar) = din veruna tentatione, ma libera ~ ci

nga illiga. Amen,


dal male. Così sia.

31. Maltese
Alissier tana! (Missierna), ioli li dal Sema. Icun imbierec i

Nom tiuh. Osella il Ari (saitnatecb, o, Issallna) liab. Ilcun mam-


luna il Volunlà tiali, chif fil Sema, li eoe Gl I’ Art. L’Hops ta-

na! coillium atina illum. El alGrna Dnubietna cliif huahna n’ah-

(1) San è contratto da ós on. —


(S) Earoy per tei; ze in vece di hai.

(3) Elbe alla latina invece di et c= edam.


•Ì34 poi.ici-otto %

flu a r uhrai. V ro’a larnchi-sbci l'i oacau lil T-eolalioiù! ma


liberaaa dal Maio. Amen, (t)

32. Zingano meridionale


Amaro Del, savo bai olhò andrò Tseberos. Avel sinton
Nostro Dio, che tu sei lassù nel cielo. Venga santo
tro Nav. Te avel Iri Lume. Te kbergyol tri Voje sar andrò
tuo nome. Che venga tuo regno. Che facciasi tua volontà come in .

Tseberos, cbide te pbe Pbu. Amaro Mendro ogyeusuno


cielo coti anche in terra. Nostro Pane (mangiare) giornaliero
de ameoge agyes. Ertinò amenge amaro Vilsigose, le amèa
dac = ci oggi. Dimetti = ci ^nostro peccato come noi
kidò ertinaba amerenge. Na lidseba amen andrò dschungalo
parimente perdoniamo altrùi. Nonindur=cì in malaventu =
Tsasos; (ami vnkav amen avvi andrai ò Dscbungala. Amen,
ra ma leva = ci fuori da ’l pericolo.

FXEMENTO CELTICO . .

CELTO'GEnVANICO OSSIA SETTEKTRIO.NALE

€reteHc»
33. Irlandese (irlsh=ersico)
Ar n' At' air, ala ar (air) Neam’ (Neamb). N'aom’ t’ ar Uainro;
Nostro Padre, che in ciclo. Sia santi ficato tuo nome
Tigead' (ligiod) do Riog’ chachd (riogacd) ; Deuniar do T’ oil
Venga • tuo re — ame. Sia fatta tua volontà
(TboiI), ar (air) an llalam’ (talamb); mar do — nil’ ear ar
sul = la terra come la si fa in il

Neam (air neamb); Ar Naran laeal' eam’ail (laelheamhuil, ed


cielo. Nostro pane coti = diano
anche la albarobail) tab'air d’ùinn a — niu (a — niad); Agus
dac = ci oggi. E

(t)Ci sarebbe in quest’ esemplare oltre le voci Mauro-arabieiie (Sema


= Ciclo; imbierec == sia benedetto ; .-tri= terra L' Jlopt = boccone,
;

cioè pane ;
aliita dacci ; Dnubielnu ^ trasgressioni o debiti nostri )
fora’ anche qiialclic a^vanzo di lingua Punica?

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JiELL’ OriAZlOXE DOMIMCALE 23Ò
mailf d’ uinn (dh’ iunn) ar B’fiacba, mar (mur) mait* mid —
rimelli = ci nostri debiti, come noi rimettiamo
ne dar B'feil’eam'nuib’ féin; Agus na leig sinn (ìnn) a
stessi ai nostri debitori stessi E non induraci in
Ccatg’ugad’ (gcatngad oppure catbugliadb); Ac’d (asd) — soar
tentazione
34.
ma libera =
sinn (iun) ò Ole. Amen.
ci 'dal male. Così sia.

Scozzese (Caldonacli o Galish)


Ar n’ Atbair a Iha air Neamb. Go m’ beannuighl l’ Ainm. Gun
35.
d’ ige do Riogda. Go n’diantur do TboiI, air n'Talamli mur ni-

Ihear air Neamii. Tboir dboinn an diu ar n’Arran laitlioil. Agus


mailb dboinn air Fiacbaibh, mur malliar sinn gbar Fiachanaìbh.
Agus na ligg sino a m’ Buairridb, acb suor sinn o Ole. Amen.
Wtritammtco
CImbrico
Hon Tad, pelóni a so en Eon. Ilocb Ano bezet sanctiGet.
Mostro Padre, che voi siete in cielo. Vostro nome sia santificato.

Roet deomp bo Buanteles. Ho Dolonte bezet gret en Duar,


Date ci = vostro regno. Vostra volontà sia fatta in terra,

evel en Eon. 36.


Roel deomp Iioo Bara pcbdozicc. A pardonel
come in cielo. Datc^^ei nostro pane giornalmente, E perdonale =:
deomp bon offansu, evcl ma pardonomp dar re pero ho devus
ci nostre offese, come noi perdoniamo (n) coloro che hanno
hon olTanset. Ne bcrmettet kel, ebet e euessemp e Tcniation ;

noi offeso. Non permettete punto, che noi cadiamo in tentazione;

Oguen hon delivrcl a Zrue. Evel bezet gret. (1)


ma ci liberale dal cattivo. Così sia fatto.

Cialtese
Welsh (Wallisisch) antico
Ein Taad, rhuvn (2) wyt yn y Nefoedd. Sanllcidier yr '

Nostro Padre, il quale sci in i cidi. Sia santificato il

(
1) Tolto dal uMithridaics, odcr allgemcine Spracbcnkuaden di Ade-
lung. Pari. II. pag. 163.
(a) Ilhuvn contratto da yr hvm il quale.
30

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236 MLIGL01T*
liemvu laa. Deued y Dyraat lao. Gwneler dj Wollys ar y
nome tuo. Fenya il reyno tuo. Sia fatta tua volontà $uU=zla
Ddayar, inegis ag yo y Ni6. Eya Bara beunyddawl ,dyro
terra, come in il cielo. Nostro pane cotidiano dà
ioni (1) heddiw. A maddea yony eya Deledion, inegis agi
a noi oggi. E rimettici i nottri debiti, come li

tnaddcwn i'a Deledwyr oinau. Ag (2) na thowia ni in

rimcKiamo ai debitori nostri. E non indur = ci in


Brovedigaeth ; naniyn gwared ni rhag Drug. Amen,
lentasione {provagione) ; ma guarda =ci dal male. Così sia.

ELEME31TO CELTO - GAIXICO


37. V'allonico (Walloniscb)
Nos Peer, ki es a Cir. Vos seo (santo) No seùye santiGi. Yos
Roame nos adveigne. Vos Volle seiiye faite et Ter, kom a Cir.
Dine no ajourdou nos Pan quotidien. Pardone no nos ofeoce,
kom DO le pardonan a ci ki oos on ofencé. Ni no duhé nen di-
ven de Tentacion; Mai dilivre no di lo Ma. Ensi seùye ti.

38. Vallese
fdi Wulschneuburg = Neufchalel, Principato della Svizzera J.

Nutre Pere, qui es en Ciel. Tou Nom sei sanliGa. Tou Regno
viene. Ta Volontà sei faite su la Terre, quemai dai le Ciel.

Badie no vuì nutre Pan quotidien. Pardene nos nutre Offences,


quemai no perdonai à ceiau, que nos an ofTensa. Et ne nos in-
duis poinl en Tentation; mais delirar no du Malìa. Amen.

(1) Inni nel Gallese moderno si scrive i ni =a noi. Così in vece di


Wollys dicesi di presente Ewyllys, in vece di Nifi = Nef; Ddayar
Ddaear; Deledion Dylcdion eco. «
(2) Il moderno dice: Ac nac arwain ni ecc. => et (ac) ne inducas
DOS ecc. — Quest’esemplare merita pel nostro asserto la piò grande at-
tenzione; imperocché, oltre mostra simile all'ita-
l' elemento, esso si

liano nell'uso dcH’ar/icolo, del segnacaso, non che nella sintassi. L’ar-
ticolo italiano il adunque non deriva dal latino ille, ma dal galea, o
celtico yr, che subì il solilo scambiamento dell’ originaria r in 1 =» il.

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39.
bill' orazione DOMiniCALE 5S7

Fiammingo
No$ Peer, qui ét au Gieux! SaocliGè soi le Nom; adveea lon
Rpjatn ; la Volonlè je fall en Terre, comme es Cieux. Donne
nay quotidien ; et pardonne no Det, comme no
no Paia 40.
ajorliui

pardonnoo à nos Detleux. Et ne no inda en Tenlalioa ; mai do-


lìvre nos dea Maux. Anse soit — il.

DI Llnguadoca
Nostré Péro, qué sés au Ciel ! qué vostré Noùm siegué san*
tifiat ;
la Terra, que
que vostra volounlat siégué facha, tant sur
din lou Ciel. Douna nous aujourd' ivi nostré Pan quotidisn ;
perdonna nous nostras auSeo^as, coama naoutrés las pardounan
on d’ aquelles, qué nous an oufTenQal. Nous léssés pas sucoumba
à la Tentation me delivra nous .de Maou. tasi soit
; il. —
41. Proyenzale antico

Nouastre (nonestre) Paire, que sìas au Ciel (dina Tou Ciel).


Què vouaslre Noum siegue santiOìcat (siet santifia); quò vona*
atre Rouyaouraè (Royame, Regne) nous arribè; cb& vouastre
Voulounlà (Volontà) siegue facho (sié facba, siet facbe) su la
Terrò (sur, à la Terre), coamo din lou Ciele (coume, comma
au, dina l'ou Ciel). Dounas — nou (douna nou) encui nouastre
Pan (Pen) de cade joa (quotidien). Pardounas — nou (par*
douna, perdona nous) noustrei Oufensos (
nouestreis OfTenses,
nouestros Debits) coumo lei pardounan a n’aqueleì (coume per*
dounon en a queleis, corno nos outros pardonem a na quoties
que) que nous an ooufeosas (que nous en, an olTensa). E nou
leisteK pa sucoumba à la Tentulien (et ne nous laissa pas lom*
ber dins la Tentacion), ens (mai) delivra nou daou Maou (dau
Mau, d’ ou Mal ). Aiosi siè.

42. Dialetto del Berrì

Nonstre Pere, que sias dins l’au ciel. Youstre nom siet san*

tifia. Que vonestre royame nous arribe. Que voustre volunlà siet
facbe a la terra come a au ciel. Dona nona aujoord'bui noue*
stre pan quotidien. Et perdona nous noueslres olTenses, corno

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23 » POLIGLOirO
DOS aulro& parUoDcm a oa quotici que nous ao offeosa. Ef ne
iious laissa pas (omber dius la icntalion; mai dclivra, nous d'ou
niau. Ainsi siel !

^13 . Francese
Nótrc Pere, qui Ales dans Ics Cieiix, quo vòlrc Nona soit

sanctifié; que vólre rógne arrivo (nous avienne). Que vòlre


volente joit faite sur la terre comnic an Cicl. Donnez — nous
aujourd' liuy nótre pain de cliaguc joiir (quotidicn). Et rcmcl-
tez — nous (pardonnez — nous) nos dettes (offenses), cornine
nous Ics reuieticns (pardonnons) à ceux qui nous doivent
(nous ont oll'ensés). Et ne nous abandonnez point à la ( induis-
sez en) tciitation’; mais délivrez — nous da mal. Ainsi soit — il.

FLEIUENTO CELT-IBERICO
Vi» Cantabrieo o basco (elemento misto)
Aita gurea sservetan (cervertan) saudena. SsantiGcabcdi sure
Padre notlro cieli ne' sei quale. Santificato sia tuo
Isena (icena, aiceoa). Uelor sure Errenjua (Kcinua) guganà.
nome il venga tuo regno il ci av
Eginbcdi (egnin bedi) sure Borondateà, noia Sscrvan, ala Lur-
l'atla sia tua volontà la, come cielo in così terra

rean. Egun igusu gare egunoroco Oguii. Tu (= eia) barcalue-


in. Oggi a noi d'ognigiorno pane il. E rimetti»
giscutau (barca guizquigutzu )
gurc Sorrac, guc gurc Sorduuai
ci nostri debiti noi {a') nostri debitori

barcatsendicsstcgun (barcalccn dicgun) bescla. Tu csulsi Tcn-


perdonanti siamo come. E non lasciarci tea»

tassioan erorten; banja libragaitsatsu Gaitsatsu (Gailcetic ). Ala


razione in cadere; ma liberaci male dal. Così
isan de dilla (().

sia il.

(1) 1 dialetti di lìiscnja e diiVororrn sono consimili all' antecedente.


— liicnrdandusì che in lingua iicvicniia — sii? — (Lieviseli) Sunna
vuol dir nome, arcTt in Osco s.i-bare, tenere, b' arco (p)indi' rimettere

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J

DELL’ OBAZiOKE DOHIMCALE 239

45. Portoghese comune


Pay DOSSO, que estaes n’ o Geo. SanctiOcado seja o vosso nome;
veoha a nòs o vosso reyoo. Seia fella a vessa yontade assim
n’a terra, corno n’o Geo. O paò dosso de cada dia nos day
faoje. PerdoaiDos nossas dividas, assim corno dos perdoamos a
OS nossos devedores. E naò dos deixeis chair em lenlacào; mais
livraioos do mal. Amen (1).

40. Portoghese gentile o Lusitano


Padre dosso, que estas nos Géos. SanctiGcado seia o leu Nome.
Venha a nos o leu reyno. Seia fella a tua vonlade assi nos ceos,
come Da terra. 0 paa dosso de cadatia dano Io oie n’ estodia ;

e perdoa nos senhor as nossas dividas, assi corno nos perdoamos


a OS nossos devedores. E nas nos dexes cahir em tentacio; ma
libra DOS do mal. Amen (2).

47. Galiziano (Galiega)


('Galizia, lai. Galaecia, Provincia della Spagna

Padre nostro que estas no Geo. Santifìcado sea o teu Nome.


Yenja a nosoutros o teu Renjo. Fagase a tua Voluntade asi na
Terra, come no Geo. 0 Pan nostro de cada Dia danolo oje. E
perdonaioos as noslras Dcudas, come nosautros perdonaimos
asi

aos nostros Deudores. E non nos deixes cair na Tentazon mas ;

libra DOS de Male. Amen.

rilasciare; sostituendo a certe lettere di uso celtico antico le presente-


mente usate (p. e. a cer« = ciclo; florondo/c = volonlade; sorrac =
sullac; tordunai sotdunai in Gotico sku/a— =
Schuid, Schuldner);
ed osservando il costume Mauro —
arabico, quello cioè di aggiungere
c articoli, c pronomi, c preposizioni, c verbi ausiliari in coda ai rispct-,
tivi vocaboli, il dialetto Basco perde assai della sua oscurità c singola-
rità, e non ci presenta che un misto di Celtico, Unno, Gotico c Mau-
ro = Arabico.
(1) Esemplare tolto dal quadro sinottico del P. Giov. Giuseppe Ma-
t raja.

(
2 ) Esemplare esistente nella Grammatica romancia di Malt. Conradi.
140 »OU«I.OTT«

«8. Catalano
Pare nostro, que estau en lo Celi SanctìGcat sea el Tostre
Nom; Tinga en nos altres el rostro Reine; fasas la vostra Vo-
luntal, axi en la Terra, corno se fa en lo Gel. El Pa nostre de
cada Dia da uous lo gui; i perdonau nos nostres Gulpes, axi com
nos altres perdonam a nostres Deudores. I no permetau, che nos
altres caigam en la Tentacio; ans desllibra nos de Mal. Anaen.

49. Valenziano

Pare nostre, qae esiàs en Io Gel. SantiGcad siga el teu Nom;


venga a nos el teu Reine;fagas la teua Volunlad aicsi en la terra,

come en el Gel. El Pa nostre de cada Dia daunoste y per-


gai ;

donaunos les nostre Deudes, aicsi come nos atres perdonam a


nostres Deudores. Y no nos deicses caure en laTentacio; mes
lliuranos de Mal. Amen.

50. Castigllano

Padre nnestro, qne estis en los Gielos. Santificado sea el tn


Nombre; venga el tu Reino; hagase (sea lieclia) tu Volnntad
asi en la Tierra, corno en el Gielo. El Pan nuestro de cada Dia
(quotidiano) da nosse oì ; y perdona (suelta)nos nuestras Deu*
das, asi corno nosolros las pcrdonamos (soltamos) à nuestros
Deudores. Y no nos dejes caer (metas) en la Teotacion; mas
libra nos de Mal. Amen.

51. Spagniiolo

Padre nuestro, que eslas en los Gielos. Santifìcado sea el In

nombre. Veuga a nos el tu reyno. Hagase tu volunlad assi en


la tierra, corno en el Gielo. El pan nuestro de cada dia da nos
lo boy. Y perdona nos nuestras deudas, assi corno nos otros
perdonamos a nuestros deudores. Y no nos dexes caer en la ten-
tentacion ; mas libra nos de mal. Amen.

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dell' ORA^IO^B DOMINICALE 141

ELEME?{TO CELTO-VALUCO,
OSSIA MEaiDIOHALE

Si. Latino
Paler nosler, qui es in coelis : sauctiCcétur nomen tuum : ad-
véniat regnuin tuum : fìat voluutas tua, sicut in coelo, et iu terra.

Panem nostrum quotidianum da nobis hódie: et dimitte nobis


débita nostra, sicut et nos dimiltimus debicóribus nostris : Et
ne nos iudùcas in tenlatiónem : sed libera nos à màio. Àmeu. (1)

53. Talitco (Wallisch)


Parintbele nostro, cela ce esii en Oberi. Sphintsascaese nn-
mele teu. Vie enperetziae ta. Facacse voe ta, cum en tzer ase
si pre paementu, Paene noastre Iza saelzioace dae noaae astezi.
Si laese noaae datorii le noastre, cumsi noi si laesam daloroit-
zilor nostri. Si nu dutze preno ,i la ispitire. Tze ne mentuaste
prenoi de viclianul. Amin.
*

54. Talacco
Tata! lostru, eia eresti in Ceriu. Sfìnciuschase numelle ten.
Sevia Imparacia ta. Sustfìe voja ta, cum iu Ceriu, a sa su pre*
po morto. Puine noa de tote zillele dene noho astàzi. Sune jer*
ta gresalelle nostre, cum suo oi jertam a gresitilor nostri. Su-
nu ne duce prenoi in kale Dejspilra. Sune men tu jaste preroi
de reo. Amin.
55. ItloldaTlco

Tatui nostro kare jeste ntscberjul. Sphinzasky nnmelui lyu.


Pie npyryzija ta. Pie nwoja ta, kum ntscberjul, aseba schi pre
pymynt. Pynja noaslry tscha di purure dyni nou asiys. Schi ni
jarly nou grescherilor noastre, kum schi noi jertim grescherilor
noastre. Schi nu ni dutsebi pre noi ntroispyty ;
Schi ni isbyweschle
pre noi di Ischel ryu. Amen.

(1) Come già per pura riverenzaponemmo il testo ebraico in capo


ai dialetti Semitici, cosi pratichiamo qui col testo Ialine rispetto ai dia*
IclU cello-meridionali o vallici.

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242 56.POLICLOTTO

Stciliano

Patri (
padri ) nostra, che stai in Gela I Sia santificata tu to

Noma ;
vegna In to Regnu ; sia fatta la tua Yolnnlà coma in

Gela cussi in Terra. Dunani lu nostra Pani cutidiann. Pirduna


a nui li Debiti nostri, come noi perdunamu li nostri Debitori.
£ non ci far cascar in Tentazion ; ma livraci da la male. Amen.

57.' Sardo — a) nelle città


Pare nostra, qui estas in sos qaelos. Siat sanctificada su no-
mea tea. Vengat a nois sn Regna tea. Fasase sa Voluiitad tua,
a\i comen su Quelu, gasi en la Terra. Lo pa nostra de dognia
die da nos hoc. J dexia a nos altres sos deppitos nostros, co-
mente nos ateros dexiam als deppilores nostros. J no nos in-
daescas in tentatio ;
ma livra nos de mal. Amen.

Sardo — 6) pel contado


Babbo nostra, sughale ses in sos Ghelus. Santufiada sa nominq
tno. Bengiad su renna tuo. Faciad si sa Voluntade tua, comenti
en Glielo, gasi in sa Terra. Su pane nostra de ognie die da
nos la hoae. Et lassa a nos ateros is deppìdos nostrus, gasi
comente è nosateros lassoas a sos deppidores nostrus. E non
nos partis in sa tentassione; impero jibera nos de su male.
Gasi siat.

58. Friulano
Pari nostri, che es in Gyl. See santificaat la tò Nom. Vigna
lu to Ream. See fatta la too Yolontaat, sich in Gyl, ed in Terra.
Da nus hueT nostri pan cotidian. E perdoni nus giu nostris
Debiz, sicu noo perduin agl nostris debetoors. E no nus menau
en tentation; ma libera nus dal mal. Amen.

59. Romancio
fPronunciato alla Tedetea

Bab noss, ilg qual eis enten tschiel (ciel). Soing vengig faig
tieu Num. Tieu RaginaveI vengig noo liers. Tia Yelgia daveutig,
SCO enten Tschiel, asebi (assi) er sin Terra. Niess Pano da

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DKI.l/ OUAZIONE DOMIMICALE 114,"5

miuchiagi dai a nua oz. A nus parduane nos Peccaus, sco nus
parduneio a noss Culponts. A nus manar bue cn PruvamenI,
rao nus spiodre d’ ilg mal. Amen.
60. Ladiao delP Eagadiua — a) superiore
Bap DOS, quel chi est nels Cels. Sanclifichiò vegnia tieu Nom.
Tieu Reginam vegnia liers nus. Via Vueglia dvainta in Terra
SCO in Gel. Nos Paun d’ imminchia dì do a nus hoz. Perduna a
nos noss Dbits, sco eir nus perdunains a noss Debittaduers. Et
nu'ns mnaer io Apruvamaint, dempersespendra’ na dal mal. Amen.

b) Inrerlore
Bap nos, quel chi est in ils Cels. Fat songli vegnia teis Noni.
Teis Reginom vegna nan prò no. Tia Voglia dvainta in Terra
SCO in Gel. Nos pan d'iminchia dì da a no hoz. Perduna ’ns
noss debita, sco no perdunain a nos Debitatours. K( nu’ns manar
in provamaints, mo spendra’ns dal mal. Amen (Ij.

61. DIALETTI TIROLESI


À) Dialetto di Fassa In Tirolo.
( Fassan )
Pare nos, che t’es (2) ’n Giel ; sie sentificà to inom (.3); ve-
goe to ream ; sic (4) fatto to volenlà, sche ’n Giel cossi ’n terrò.
Danne inchè nos pang (5) de ogni dì, lassene dò oes debitsgh (6),
sche che noi i lassong (7) dò a nes debitores (8) ; no ne menar
’n tentaziong, mo librene dal mal. Amen.

(1) Questi tre ultimi dialetti de’Grigioni, cantone della Svizzera, sono
presi dalla Grammatica romancia di Matt. Conradi. Zurigo per Oreli e
Comp. 1820.
(2) Vuol essere pronunziato alla tedesca cosi che suoni come cs.

(3) Questo dialetto, a somiglianza del tedesco, usa il pronome pos-


sessivo senza l’articolo.
(4) Come ad prim., vuol essere pronunziato come zie.

(5) Va pronunziato precisamente alla tedesca; sicché in italiano con-


vien articolarlo come pangh, o punch.
(6) Suono indigeno, corrispondente al ce italiano, ed al tsch tedesco,
con questa differenza però, che la g vuol essere chiaramente sentita.
(7) La g pronunziata come ad quart. = lassong.
(8) Come ad (t).

31

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lU POUeLUTTO

Jl) Dialetto di Badia In Tirolo,


( Badiot )
Nos (1) Pére, eh’ t’es in Ql! Si sanlihchò el tò ÌDom; van»
gae el lò R«ing; sì fata la tò oroutè sócch' (2) in Cìl ins5 (3)
in terra. Danes indiò el nos pang da ogne dò, é pordonesne i

Bos debita (4), aócch nos pordenuog ai nos debiturs (oppure:


a chi che nes é d'bit); e nò nes lascè tornò (o: nò nesmenè)
in tantaziuDg, mo libernesne dal mal. In sò ti.

C) Dialetto di Gardena In TlrolOy


(Gardenèr)
Nos Pere, che ti òs en Cciel, sia santiGcà el ti nuòm, vaeng.
el tiò reigoe, sibe fatta la tla voluntà si eh' en Cciel, ensi [en<
che en tièra. Danes cncùei 'I nos pang d’ unidì ; i perdònesnes i nos
debitss; siebè nòus purdenong ai nos debiteures; i nò nòs
matter (metter) en tentaziong, ma delibernesnes dal mel. Ón
si sia.

H) Dialetto di Val di Sole in Tiroloy


(Solandru)
Nos Pader, che ses (6) en tei ziel. Sia santiGcà el 16 nom f

vegna el reng;se Tazza la toa volontà comeen t’el ziel, cosi



sulla terra. Dane anebòi el nos pan de ogni dì laghene giù i ;

Bossi debiti, come no (6) laghen giu ai nossi debitori; e no


ì

ne stigar alla tentazion, ma liberane dal mal. Così el sia.

(1) Quest’* oorrispondo ali'it ital., od al tcA tcd., >=> ù. uose. (ed.
nosch.
(2) Come sopra ;
sicché va articolato in s(. corno ssoccb ; in (ed. come
schòck
(3) Come sopra » iV. Insso; (ed. insebu.
(4) Come sopra = i(. debitss o debicc’; (ed. debitseb.
(5) e stretto come eòe. — (6) o stretto.

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dell' OBASlOm DOMINICALE 166

£) Dialetto di Val di Non In Tlrolo,


(Nones)
fAbbondando la Aaunia in diversilà di dialttti a preferenza
di qualunque altro dislrello, ne [arem qui seguire più d’unoj.

a) DI Fondo
Nos Pare, che es en ciel ;
nigia (1) santincà el tò nom ; en<
nigia (1) el tò regn ;
css (3) fagia la lò volontà come en ciel,

cnzì (6) anca en terra. Dàne ancuèi el no» pan eh' en (5) fa bi-
sogn, e laghiene giò i nossi debili, c' anca (6) noi i laghian
gió al nossi debitori; e nò menarne en tentazion, ma Kberfina
dal mal. El sia enz).

6) DI Coredo, Taron, Sfruz, e Smarano


Nos Pare, ch’es en ccièi; sia tanlifisgià el tò nom, vegna et
lò regno, sia fatta la toa volontà come en ccièi enz) en terra.
Danae ancuòi el nos pan de ogni d), e rimèltene nòssi debiti i

come noi riroettèn ai nossi debitori, e nò tirarne ’n la tenta*


i

zion, ma lìbereoe dal mal. Cossi sia.

c) DI Tajo
Nos Pare, che sest (7) en Ciel, fa che regna santiGca el to
nom, ch’es fagga cagió la tò, volontà, come ’s la fa su en l'el
Ciel. Danne il nos pan d' ancói laghene zó i nossi debiti enzi
;

come noi i lagàn zó ai nossi debitori. Nò trarne *n tentazion,

ma sbrighene da ogni mal. Ch’ el sia enzi.

F) Delle Gladicarle;
a) di Stenlco
Pare nos, che le se’n ziel, regna sanliGcà el to nom, vegn*
•I to regno, se faga la to volontà lanl' en ziel come anca su la

terra. Da ne ancó el nos pai (8) de ogni di, laseene gió i nossi
debiti (9), come anca nò i lascen già ai nossi debitori, e nò ne
menar en la tentazion, ma liberóoe dal mal. Cosi sia.

(1) venga. — (2) avvenga. — (3) si — (4) cosi. — (8) oi. (B) conia
anche.
(7) Quest’ a prononclasi stretto.
(8) Quest’ n va pronunciala nasale, e quasi insensibile.

(9) In Rendena diconsi débicc’ (debitss)


0

b) DI Storo
Pare nos, che (e se’n Ciel, sìa sanliTicà 'I tò lóm, vegoa ’l

tù Regno, sia falla la lò volonlà coma ’n Ciel, cossi ’n terra.

Dane ’n ciò (1) ’l nos pa quolidia, e rcmellane i noos debic' (2)


come noalre i remcllom ai nos debelùr, e no sla ’ndarnc ’n
tcnlazìil, ma lìbarane dal mal. Cossi sia.

G) Della Val di Flemme;


(Fiamaz)
Nos Pare, che es (.3) nei celi ;
sia sanliGcà el nome lò, vegna
cl lò regno, sia fai la volontà lova come en cel, cessila eo ter-

ra. Dane anco! el nos pan colìdian, remeltene i noesi debiti,

come anca noi i remellem ai nessi debitori; e non indurne eo


leiilazìon, ma liberane dal mal. Sia cossilta.

ir) Dialetto Tolgare sul tenere di Trento In Tirolo,


(Trentin)
rtos Pare, che le sci ’n l’ el ziel. Sia sanlificà ’l tò nom ; ve-
gna ’l lò regno ; se fazza la tò volonlà come ’n ziel cosi ’n terra.

Dane ancòi (4) ’l nos pam d' ogni dì ; lasseoe zd (


5) i noesi de-

bili come noi altri lassem zó ai ì «ossi debitori ; e nò meneoe


’n tentazìom, ma lìberenc dal mal. Cusi sia.

62 . Veneziano
Pare nostro, che li sta in sielo. El tò nome sia saotifìcaclo ;

vegoa el lò regno ; sia fata la tò volontà in tera, cofà in sielo.

Dane aocuo el pan, che bìsogoemo; e perdonine i nostri debiti,

come nu li perdonemo ai nostri debitori. No voler che siemo


tirai in leotasion ; ma liberine dal mal. Cusl sia.

(1) Ciò (oggi) si pronunzia divcrsamcnlo do ciò, da cò, da c5,eda cliio;


vale a dire collo spingere la lingua contro i denti, c socchiudere le
labbra, facendo sentire appena il c (c’hiò).
(•2) Il c come sopra.
(3) A Cavalesc dicono ses. — A Mocna havvi un dialcllo, che si ap-
prossima al Passano.
(t) c (5) Quest '
pronunci.nsi stretto.

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DELL ORAZIONE DOMINICALE ,
*ì'l7

63. Toscano
Padre nostro, che sci ne’ cieli, sia santificato il nome tuo,
venga il regno Ino ; sia fatta la volontà tua siccome io ciclo, così
in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimettici i nostri
debiti, siccome noi li rimettiamo ai nostri debitori : e non ci
indurre in tcniazione, ma liberaci dal male. Così sia.

ELEnE!\TO TEDESCO
6'ii. Gotico deiranno 360

Alta unsar lliu 'in liiminam : veilinai namò Ihein : quimai


Padre nostro, tu in ciclo : sin benedetto notile tuo : venga
thiudinassus tbeins: vairtliai vilja Iheins, sve in liimioa jali ana
regno tuo: sia fatta volontà tua come in cielo così in

airthai: blaif unsaraiia lliana sinteinan gifuns liiroma daga: jali

terra : pane nostro perpetuo dac = ci offtji' c

aflet uos tlialei skulans sijaima svasve jali vcis afletam


rimettici nostri debiti siccome ancora noi rimettiamo
tbaim skulara unsaraim: jali ni briggais (bringais) una In
ni debitori nostri: e non ìndur ci in

frastubnjai: ar lausci uns af tliamma ubilin : Amen.


tentazione: ma libera =ci da ’l male. Così sia.

65. Danese
Vor Fadcr som er i Ilimmcien, lieligl vorde dit nafn, til

komme dit rige. Yorde din vìllie paa i orden som i Himmelen.
Gif OS i dag Tort daglige brod. Og foriad os vor skyld som vi
forlade vore skyldener. Og leed os icke i fristelsc, men frels
OS fra ont. Amen.

66. S?ezzese

Fader war som ast i himmelen, lielgat warde tilt nampn,


tilikomme liti ricke. Skee tin wilie sa da iordenne som i him>
mcleo. GilT off i dagli wurt dagligs brod. Ocb furiai osz Vrara
skuldcr fa som ock wi forlalon tbem osz skyldige aro. Ocb
iniedh osz icke i freslelfe, utban frals osz i fra ondo. Amen.

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148 67.
rouc LOTTO
Inglese
Our Falher who -ari io Heaven, hallowed be Ihy Name, thy
Riogdom come, thy Will be done on Earlh as il is in Heaven ;
give.us Ibis Day our dayFy Bread, and forgive us our Trespas-
68.
ses, a$ we forgive tbero, Ihat trespass againsl ns, and lead us
noi into Templation, oul deliver us from Evil. Amen.

Anglossassone del secolo Vili


Fàder ure, thu tbe earl oo Heofenum. Si tiiin Naroa gehalgod.
To 69.
becume Ihin Rice (Biche). Gewurdc Ihin Willa on Eorlhan
swaswa on Heofenum. Urne daghwamlican Hlaf syle us todag.
And forgyf us ure Gyllas swaswa vve forgyfa ihe urum Gylteo'
dum. And ne gelàdde thu us on Costnunge, ac alys us of Yfell.
Amen. (1)

a) Alemanno antico deiranno di Cr. 720


Faler unseer, thu pisi in himile. Wihi (geweibi) Namun dtoan.
Padre nostro, tu sei in cielo. Santo (sacralo)sia nome tuo.

Chueme rilibi din. Werde Willo din, so in himile, sosa in

Venga regno tuo. Facciasi volontà tua^ come in cielo, così in


Erde. Frolli unseer emezhie (màssig?) kib uns hintu.
terra. Pane nostro colidiano (necessario) dac = ci oggi,
Obiaz uns Scaldi unsero, so vir oblazem uns Sculdicero.
Pimetli = ci debili nostri, come noi rimettiamo (ai) a noi debitori.

Enti (uud) Ili unsih firlati in Korunka. llzzerlosi (auseridse)


E non ci indurre in tentazione. Libera =
unsih fona ubilè. Amen. (2)
tri dal male. Amen.
b) Alemanno alquanto piò recente
Valer unser, der du pisi in den Himelu. Gebeìliget werde
Padre nostro, che tu sei nei cieli. Santificato venga

(1) loh. Math. Scbròekb, Gescbiclile der Dcutsehen. 06. Frank-


furt 1798.
(2) Tolto dall' uAJIgcrnein. Nalional-Kalender fiirTirol und Voraribcrgn
dell’anno 1624 pag. 89 airarticolo: Dìe deuisrhe SprSche vor (ausend
lahrcn. — In questi esemplari, come si l'cde, non è ancora adoperalor
r Articolo.

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O

dell' nAZIOnE DOMtNICALE

dein Name. Zt> chum dein Reicbc. Deine Wìlle der werde ala
tuo nome. Av=svenga tuo regno. Tua volontà si faccia come
in Hemel und in Erdeo. Unser (eglicb Prot gib una bewl.
in cielo e (così) in terra. Nostro colidiano pane dac = ei oggi.
Undt vergib una unser Scbullde, ala wir Vgeben unsern
E rimetii = ci nostro debito, come noi rimettiamo a' nostri

Scbuldigern. Ud v’ lasa nns nicbt an bosser Betborung ;


sunder
debitori. Ed abbandonarci non in mala tentazione;, ma
erlose nns von Ubel. Amen.
libera — ci da male. Amen.

70. Tedesco — a) dei sette comoni di Vicenza


Unsar Vaiar, dear vome Himmele! Say dorkannet enr balgar
Namen; kemme eur Raicb; Schai vras jart ( ihr) wel( in Hiromel,
a sbo a Erda; Gehblua beile ansar Proat ufen alien Tage, un
vorgbet us unsare Scbulle, wia wiar vergheben dea da sa ini us
sehuilek, un lasse! us nel fallen in pose Dink, un boutet us vun
Sunlen un vume Teivele. A sa saia !

b) detto (De siben Raméun)


Uuzar Valer «ón me Ilùmmele, sai gaéarl eùr (I) balgar na-
mo ; kemme dar eiir Hiimmel ; sai galàant allei bai ar bell
iart, bia in Hiimmel, asò af d* earda ;
gbelùz belile ùnzar proat
von alidghe; un lócelùz naacb iiozare scbulle, bia bar làcense
naach biar den da saint scbullik ùz; ballelùz gabiilel von teu'

laciun ; un hóvelùz de iibel. Asò saiz.

71 Dei tredici Comanl di Verona


Valer unser. der du Himmcin! Ghebeiligh say dain
pisi in

Nam; und (uns) zua keme dain Raucb dain Rii gescbiegbe ;

bie im Ilimroel, also auf Erden; unser taglich Proat gbib uus

(t) L’ortografia, praticala in quest' esemplare, non si conforma alla


natura dell’ elemento tedesco,ma è così adoperata al solo fine, che un
Italiano, leggendo queste parole, possa proferirle possibilmente confor-
mi alla pronunzio tedesca: circnslanta, chb rnol essere osservala anche
ne’ due esemplari seguenti.

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) -

2i>0 POLIGLOIrO

haut; und vergbib uns unsere Scbìuldea, als aucb bier verghe
beo UDser Scbuldigbern ; und fuere uns niobi in Yersucbung,
sondern una erliise von Ubel. Amen. (1)

72. Dialetto tedesco di rignola^ nel


Decanato di Porgine in Tlrolo
( Mòchen
Voler (2) ùnser (3) du bist (4) in IlimmbI ; er gebaele sae
dae Nubm ; dass (5) kómmen dae regno-, sae getbù vròs (6) du
will, wia in UimmbI, aff de Eard aa. Gib uns heut (7) ùnser
Proal òli To. Und vergeb (8) ùns unsere Scbuln (9), wia wier
vergebn in de ùnsero Scbulern. Undiòss (IO) ùns net zieben (11)
in Teniation ; ma babbei ùns wan Uebel. (12) Amen (13).

73. a) Nelle pertinenze di Folgaria,


Decanato di Rorereto in Tirolo
( Folgheraiter)
Tela (14) unser der du bist inn Ilumbel ; es sae santiGkirt dai
Nom kumme ; dai regno ; es sae gemòcbt dai Will as wia in'n

(1) Il primo di questi ire esemplari 6 preso dal Catechismo piccolo

(
Dar kloane Catechismo vor z' Bcloseland vortnighet in z' Gaprécht von
siben kameiin un a viar halglie Gasang) stampato per ordine di Mons.
Modesto Farina, Vescovo di Padova, coi tipi di quel Seminario i8S2;
gli altri due si cavarono dal Mitridate di Adclung. Pari, ii, pag. 21S.
Questi esemplari, messi a confronto col ciinbrico, daranno più che ogni
altra ragione, una duplice prova parlante, non essere cioè il cimbrieo
un linguaggio di natura alemanna, e non discendere per conseguanza
gli abitanti delle suddette 7 c 13 Comuni, come neppur quelle del Ti-
rolo italiano, dai Cimbri, ed essere perciò il loro arrivo c la loro colo-
nizzazione in queste parti di data assai più recente.
(2) Pronunciasi come; Poter collo stretto. — {%) insser od inger. — (*)
pisit. — (S) dasz, 0 daz. — (6) bòz. — (7i) hait. — (8) fergheb. — (9) Ssuln
— (IO) /òss o loz. — (11) Qucst’4 convicn farlasentirc fortemente aspirata.
— (12) Ibel. — (13) Questo dialetto manca, come si vede, delle tre voci
tcdcscìic Reich (regno) Versuchung (tentazione) e sondern (ma), e pre-
sentasi perciò qual dialetto bilingue o misto.
(14) Sul tenere di Bolzano chiamasi Tel (coll’c stretta, come Tól) il

padrino, c Tòt la paJrina.

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nELL' OrtAZIOMw DOMIMICALE 251
Humbel a sou auf ierd.Gib ùns haul ùnser Proat voo òlle Tó;
Iòss fias ò ùnsere Bcbula as wia mer lassa ó ùnsero Schulern ;
fohr ùQtss (uns) ndt in Tentation, ma liberier ilntss voo'n
Wealba (1). Amen.

6) Todesch naatt di Terragnolo


Valer voo uns andrò, der du bist in HumbI ; sey selig (san-
liGcart) dai Nam; ’s kume dui regno; scy g'macht dai Lust wia
io HumbI so in Perdo. Gel uns andrò ’s Broat alle Tago; lalt

uns ab unsero Scimi wia mir andrò lalsen ab unsero Schuin;


ziebl uns net in lenlaliun, ma liberart uns voo der Wcab (2).

74. Dialetto TOlgare sul tenere di Bolzano


Ùnser Yóter, dear de (du) bist in’n HimbI; g’hailiget wear
Nostro Padre, che tu sei nel cielo ; santificato sia

dai ?iumen; Iòss dai Raicli ùns zuekemmcn ;


Iòss dai Will'n
tuo Nome ; fa che tuo regno ci pervenga ; fa che tua volontà
g'schòch’n wia ’n HimbI a sou a af d’r Eard ;
gib iins baint
si faccia come in cielo così anche in terra ; dac — ci oggi
ùnser òlllugliclies Broat; vergib ùns ùnsere SchuId'n wie mer
nostro quotidiano pane ;
rimetti=ci nostri debiti come noi
vergòb’m ùnsero Schuldigern; und fùer’ ùns nòti in Versuecbing,
rimetliamoa’nostri debitori; e indurre noi non in tentasione,

sundern derlèas ùns von’o libi. Omen.


ma libcra~ci dal male.

(1) Quest’ espressione volg. è in uso ancb’essa nel Tirolo led. ( Wta-
tliig, Weathi; da welhc thun
o =
far male); non però per espri-
mere male morale ( ’s Bease), ma solamente il Gsico.
il

(2) Quest’esemplare fu dettato da Maria Domenica Siedile, vedova


Trentini, nata a Terragnolo ai 12 settembre 1765; epoca rimarchevole,
perchè ci fa conoscere, quanto a quel tempo c per quelle parti fosse
ancor dift'uso l’ elemento tedesco, il liliale probabilmente vi s’introdusse
in conseguenza del permesso, accordato l’anno 1210 da Federico, Vescovo
di Trento, ad Udalrico ed F.nrieo di Bolzano di occupare le alture di
Costa Cartura in Folgaria per piantarvi venti nuovi masi, e per intro-
durvi de’ lavoratori buoni, utili e saggi. Cosi I.ud. Steub nell' opera

»Zur rhaetisehen Ethnnlogic pag. t05.


,Ti

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257 POLIGUilTO

75. Tedesco luodcrno


Valer unser, der du bist in dem Ilimmel. Gebeili^el werde
Padre nostro, che tu sci nel ciclo. Santificato sia

dein Naroc. Zukomme uns dcin Reicb. Dein W'ille gescbebe


(venga) tuo nome. Avveiitja—ci tuo Tua volontà facciasi
regno.
Wie im Ilimmel also audi auf ErJen. Gib uns beute unser
come ili Ciclo cosi anche in (sulla) terra. Dac=ei oggi nostro
ISglicbes Croi, Und vergib uns unsere Scliulden, als auch wir
cotidiano pane. E rimetti— ci nostri dehiti, come anche noi
vergeben unseren Schuidigern. Und fuhre uns nicht in

rimettiamo(ai) nostri debitori. E indur — ci non in

Yersuebung; sonderà criòsc uns von dem U'bel. Amen.


lentaiione ; ma liberarci da ’l male. Così sia.

ELE>IE\TO GERn.4MCO*SL\VO
OSSIA LKTTONICO

76. a) Prussiano antico


Nossen Thewes cur tu es dclbes, schwiz gesber Ibowes
Nostro Padre che tu in cielo. Santificato sia tuo
wardes ;
penag mynys thowe mysllalslibe. Toppcs pratres gircad
nome; venga tuo regno. Tua volontà come
dclbeszisnc tade tynincs sennes worsinny. Dodi nom imes (mo-
in cielo così in terra facciasi. Dacci
nimes?) an oosse igdenas magse. linde geitkas pamas numas
oggi nostro cotidiano pane. E rimetti a noi
rousse nozegun cademas pametam nusson pyktaìnekans. No
nostri debiti come noi rimettiamo (a') nostri debitori. Non
wede numus panam padomum; swalbadi mumes newuse (ayne.
indur — ri in tmlaaionc; ma liberaci da ogni male.
Amen. (1)

Così sia.

(1) Quest'esemplare è preso dalla tavola sinoUica del P. Gio. Giuseppe


Malraja. Lucca. TipograGa gcnigraGca. 1831.

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J —

UEU/ OIUZIOSE DOMlJifCiLK 253

b) Altro consimile
Thewes nossen, cur tu es Debbes; Sdiwisch gesger Ibowcs
Padre nostro, che tu in cL’/o; Santificato sia tuo
Wardes; Pena mynis lliowe Wiswalslybe ;
Toppes Palres gir

nome avvenga
; tuo regno ;
Tua volontà sia

iat Delbeszisoe, (ade tymnes senjnes Worsinny; Annosse


fatta {tanto) cielo in, quanto in «erro; Mostro
igdeoas Mayse dodi mums szon Dien ;
Pamulale mums niusu
cotidiano pane dac—ci questo giorno ;
Jìimetti = ci nostri

NoscheguD, kademas pamelam nousson Pyktainckans; No


debiti, come rimettiamo (a') nostri debitori; Non
vede numus panam Paadomam ; Swalbadi numes ne wust
indurci in tentazione ; ma liberaci da ogni
Tajae.
male.

77. Lo stesso in dialetto misto di celtico


Tave nousoD, kas la esse! en Dangon; Swintits virst twaia
Padre nostro, che tu sei in cielo; Santificato sia tuo
Eoimens; Pereil Iwais Rijks ;
Twais Quaits audasin kagi en
nome; Venga tuo regno; tua volontà sia fatta tanto in
Dangon, tijl deigi no Scmien; Nouson deinennin Gcilicn dais
cielo, quanto in terra; nostro cotidiano pane dac
noumans sclian Deinau ;
Blie etwerpeis noumans nousons
ci questo giorno ; c rimetti = ci nostri

Auschautins, kai mes elwerpimai nousons Auscliaoleoikaraans ;

debiti, come noi rimettiamo (ai) nostri debitori ;

Bhe ni veddeìs mans en Peibandasnan, schlail isrankeis inans


E non iridar = ci in tentazione, ma libera — ci

esse vissan Wargan. Amen.


da ogni male. Così sia.

78. Lituano
fLituania Pr. di Prussia, it. Polonia

Tewe musu, knrsey esi danguy. Szweskis wardas tawo. Aleyk


karalisle tawo. Buk wala tawo kayp and dangaus teyp ir and-

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J

HA WH.ini.mTo

xiam es. Donos aiusu \nìsu dieou dok mumus szedicn. Ir atUyisk
inuros nausu kaltes kayp ir mes [allaydziam lawiemus kallie-

mus. Ir newesk musu ing pagiindynìma. Bel giafbck mus nog


pikto. Amen.
79. Lcttonico
( Letlouia Prov. di Livonia )

Muh$«u Teliws Debbessì», Sswelibls lai tolip (I) law» Wahrdi;


Nostro Padre in cielo. Santo fa divenire tuo nome ;

Lai naiik pee ronios tawa WaUliba; Taws Prahts lai noteek
Fa venire a noi tuo ret/no; Ina volontà fa succedere
kà Debbessis, là arridsan wirss Semmes ;
Muiissu deenisclika
come iti cielo, cosi anche in terra; Nostro giornaliero
Maisi dohd muros sciiodeeo; Un peedobd mums mulissu Grelikiis,

pane dac — ci questo giorno ; E rimetli=ci nostri debili,

ka arri roehs peedolidam ssaweem Parradneekeem ; Lfo ne


come anche noi rimettiamo (ai) nostri debitori; E non
cewed mulis eekscb KalirdiDascbanas; Bel atpesti muhs no Launa.
ìndur = ci in tentazione; ma libera — ci dal male.
Amen.
Così sia.

80. Lapponico
Ackie mijan, jocko le AImcn; Passen liledla tuun Namma,
Cuaikepaiilc luun Kijke; Ilicdta luun Willio, nau kockle Al-
men, nau ai àdnemen alte; Mijan paiwepfiiwcn Laipem walte
mijn vdnin; Ja bile miin mijan Sutluaid audagasin, naii-kochte
ai mi lailin mijan Wclgolagiailao ; Jn ale mijam laidi (ocko
Kiàggielabma; Multo wall wariele mijuin Pahast. Amen.

81 Estonico
fEstonia Prov. della Russia
Issa roeddl ke sinna olici Taiwas; POhilzetnt saknl sQnoo

(I) Lai thop = lascia (fa) divenire. Lai nahk fa pervenire. Lai
noteek = fa osservare. — Appresero questi dialelti dai Tedeschi, ov-
vero questi da quelli costume il di usare il verbo lasciare talvolta nel
senso di fare o permettere?

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J

dell’ OKAZIOTiE DOm^lICALK 2i>5

nifflmi ; Tulckat meite sùnoo Rickas ; sùddo tacbeminDe Sùnd-


kul, kui Taiwas, ninda kahs mah
Meddi iggape'mase Lei-
pehi.
La anna incile tennapeiw. Nink anna meile aodix meddi wòlg-
kat, kudt mpje andix anoame meddi vòlgkaleitille. Nink erra
saiamcid kiusatusse sisse. Erranis errapehsta meid keickest- kur-
jast. Amen.

82. LleTicano (LieTlscb)

Me d Isatauwis, jelka lassaug siinn Sùuna Lass lulg sùon ;

Kònik maal ;
Sùnn Meel lassaug pehl Mual, kuid Tauwis; Anna
mio Lelb jegga pewwa ; Peeana meddal Ùle lue, mima taa
peeamd oramai Ùliiikal; Alla wedda med Mursisall; Pesta mind
ÌHast. Amen

ELEMENTO SLAVO
83. Boemo
( Segni di articolazione vocale : si pronuncia come in italiano ;
i;

i come l' italiano se seguite dalle vocali e ed ; £ come il francese j;


i

f come rss ; u come uh ossia un u lungo.

Olce nàs, jenz jsi na nebesich. Poswél’ se jmeno twé. Pfijd’


Padre nostro, clic sei in cielo. Santificato sia nome tuo. Venga
kiàluwslwi l\N’é. Bud’ ivìtle twà jako w nebi lak i na aerai.
regno tuo. Sia fatta volontà tua come in cielo così in terra.

Chiéb nàs wezdejsi dejz nam dnes. A odpusC nàm naie


Jl pane nostro colidiano dac = ci oggi. E rimetti = ci nostri

winy, jukcz i my odpoustime nasim winnikum. A neuwod’


debiti, come noi rimettiamo ai nostri debitori. E non indur:=:
nds vf pokuseni. Ale zbaw nds od ziélio. Amen,
ci in tentazione; ma libera = ci dal male. Coti sia.

89. Illirico

f Segni di articolazione; nj come l' italiano gn;


g Si pronuncia all’ italiana solo allora quand' é seguito dal j,
altrimenti si articola come l’ it. gb.J

Otee uas koji jesì na nebesih. Sveli se ime Ivoje. Pridi kral-

jevslvo lYoje. Budi volja Ivoja kako na nebu tako i na zemiji.

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J
I

2ijC POLICI-OTTO

Kruh sTagdanji daj nam danas. I odpusli nami doge case. Ka>
ko mi odpuatimo
i 85.duznikom nasitn. Ne uvedi nas u napast.
Nego izbavi nas iza zia. Amen.
'SloTcno (Carnlolino)
^Gotpodava molitva — Orazione dominicale
Oce nas, kteri si v ncbcsih. Posvcceno bodi Ivoje ime. Pridik
nam tvoje kraljestvo. Zgodi se Ivoja volja, kakor v nebésib, ta>
ko na zemiji. Daj nam dans nas vsakdanji krub. Odpusli oam
nase doigé, kakor ludi mi odpulamo svojim dolzoikam. In ne
vpeiji nas v skusojavo. Temuu resi nas od hudcga. Amen.
86. Polacco
Ojcze nasz, klórys jesl w niebiesiech. Swiec sie imie. Iwoje.
Przyjdz królewslwo Iwoje. Badz wola Iwoja jako w niebie lak

i nu ziemi. Cbleba naszego puwszcdniego daj nam dzisiaj. I

odpusc nam nasze winy. Jako i my odpuszczamy naszym vino*


wajcom. 1 nie Tvodz nas na pokuszeuie. Ale nas zbaw ode ziego.
Amen.
87. Croato
Olecz nasb, koiszi na nebeszib. Szvelisze ime Ivojc. Dojdi
kralyezlwo Ivoje. Budi volya Ivoja, kak na nebii, y na zemlyi.
Kruba nasbega vszakdashiiyega daj nam denesz. Y odpuzti nam
duge nasbe, kak y mi odpuscbamu diisnikoin nasbem. Y nev>
peiyaj nasz vu zkusbavanye. Nego osziobodi nasz od zia. Amen.

88. Bulgarico
Olsche natch, scblo ssi na nebata. Da sse sssvèli imclo li.

Da dojde zarslwolo li. Da bidè svoljala li, katu na nebolo, laka


i na semjata. lllèbo nascli kaladnewnija daj ni dneslja. 1 osla-
vri nam nascbite dcsbnosti, kato i nija scblo oslasvemc na na-
schile deshnizi. I nemoj nawosbda uass na iskscbenije; nego
isbavi nass ot slija. Amie.

89. Serriano
Olsche nasch, koji si na nebesima.Da se sweti ime Iwoje.
Da dodje carslwo Iwoje. Da bude wolja twoja, i na zemiji, kao

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J

dell’ ORAZIO^E DOMIMCALE

Da oeba (1). Ljeb nasch potrebni daj nam danas. I oprosli nani
dugowe nascile, kao 90.
mi schto opraschtamo dushnizima naschim.
i

I ne nawedi nas u napast ;


no izbawi nas od zia. Amin.

Russo liturgico
f Tolto dalla Bibbia Bussa

Otsche nasch, iche jcsi na Nebesiecli. Da swjetitsja Imia


Iwoje. Da priidet Zarslwije Iwoje. Da budel Wolja twoja, jako
na Nebesi, i na Setnii. Chijcb nasch nasuschlschoii dascbd nam
daés. I ostawi nam Dolgi nascbe, jako i my ostawlajem Dol-
sbnikom naschim. I ne w wedi nas w Iskusbeoie. r^o isbawi
nas ot Lukawago. Amia.

91. Zingano settentrionale


Dado, gula dela dicha roengi (2). '
Czaoreng hogodolcdcn.
Tavel ogoledel hogoladhera. Tea felpctsz, trogolo anao Czarsbo-
de, Ta vela vela meogi sztre kedaru. Maro mandro kata agjela
igiertiszara a moro beszecha. Male dsame, andrò vo lyala, ca-
bala megula, deia encbalo zimata, seszkesz kisztrio wlhem ba.
nizlri, Puljere feriszamarme a kaoa andre vecsi, all' vakosz. Pibo-

92. Magglaro? od ungherese


Mi Atyank ki vagy a mennyekben, szen teltesck meg a’ te

Nostro Padre, che ici cicli ÌJI, santificato sia tuo


neved ;
jojjón — el a’ te orszàgod. Legyen meg a’ te akaratod,
nome ; venga tuo regno. Pia tua volontà,

mint a’mennybee, u^y iti’ é foldòais. A’ mi mindennapi


come cielo in, così terra in. Nostro cotidiano

kenyeriinket add — meg minékùnk ma. Es botsùsd — meg


pane dac = ci oggi. E rimetti =
(1) 1 na zcmblji, kao na nebu = tanto (si) in terra, quanto (che) in
ciclo.
Queste voci sembrano accennare affinità che passa tra il lin-
(2)
guaggio Zingano antico e l’Ungherese o Maggiaro; giacché in qocst'ul-
timo suonano: Menny, dat mcnnykrk.

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258 Pfti.i(;LOTTO

roioékùnk a' mi vetkeiakei, mikepen miis mei^boliàlunk


ci, nostri debici, come noi li rimctliamo
azoknak a’ kik mi ellenùnk vétkelzleoek. Es ne vigy roinkct
ai nostri debitori» E non induraci
a’ késértelbe ; de szabaliUmeg minket a'gooosziól. Amen.
tentazione in; ma libera = ci male dal. Così sia.

93 . Berberico

Aroazeagh na Baba Erby, ghi y Ginna. Berkat Ysmanik.


Signor nostro Padre Dio, clic in cielo. Santificato sia'noine tuo.

Yi Hakem geegn tusked Ougussecda Lcherra. hker


Tuo regao sia veniente (divenga) reame grande. Si farcia
Omornìck opbodn Doonit 'wi y Ginna. Fkee na nogli Oghorom*
volontà tua cosi in terra come in cielo, Dac ci pane =
na ogiiaghossa Amazeaghna Erby. T'oppbur Dnwbnogh zoond
nostro cotidiano Signor nostro Dio. lìimetti peccati nostri come
smabnogh yeadum Elmocbottyeén ùphalanocli. Addan
rimettiamo noi oi peccanti verso di noi. A'oi

woortpbill en xysbem y Allowwr; adonogb tipbkeet oghodn


non permetti andare in tentazione ; ma noi libera dal
Dnoob. Oghozont.
male. Così sia.

94. Copto.

Peniól elhen niplmoui. Marepbloubo ngie pekran. Marca


Nostro Padre che in il cielo. Che santificalo sia tuo nome. Che la
i ngie tekmelouro. Pelehnak marepbscópi mpiiradbi bea
venga tua signoria. La volontà tua che la succeda come in

tpbà nem bigien pikabi. Penóik nle rasdbi mùiplli nan


i2 cielo così sopra la terra. Che nostro pane di domani dac := ci

mpbooa. Ouob cha neteron nao ebdl mpbràdbi hòn neenebo


oggi. E lascia debiti nostri giù come noi lasciam
eboi DD§ eteouonntan eròou. Ouob mpcr entpn eboun e
«;iù ciò che altri debitori ci sono. E non indurci peraltro la
pirasmos; alla nahmen ebolba pipelhóou. Aroìn.
tentazione i ma liberaci da ‘I male. .dmen.

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.

dell' OIUEIONB DOmniCALE 239


‘ '
95. Madagascarico
Amproi antsica izau banau lang andanghitei. Anghara — aatt

Padre nostro che tu tei in cielo." Nome tuo


hoGssabots. Uahuacb — nau boavi amìaai. Fiteja — nao boe —
fia grande. Regno tuo venga a Noi. Volontìt tua tia

faizangb aa — tane tua an — dangbitsì. Mnbumcliobanau anru


fatta in terra come in cielo. Dacci giorno
aniu abi — naihanc antsica. Amanbanau manghataca bota antsica
questo ogni pane nostro. E ci rimetti colpa nostra
tonazabai maugbafaca holaanreo mouaiiai. Amanbanan aca mahatet
come noi rimettiamo colpa agli offensori. E indurci non in
seanai; abin fiuet seuelsie ratsi. Ho efa.
tentazione; ma libera da cattive cose. Così fia.

96. Ottentotto
Cita bó, t'botnme Ingà t' sìba. T’ sa di kamink Cuna, tieni

Nostro Padre che lu.(in) cielo sci. Santificato sia tuo nome. Tao
Kooqueent see. Dani Hinqua t’ sa inbee k* ebou Kt quiquo
regno venga. Tua volontà sia fatta in sulla terra siccome
rbomm’ Ioga. Maa cita heci cita kóna séqua bree. K' bom <

nel cielo. Dac =


ci oggi nostro giornaliero pane. Rimetti =
cita erta Iliablngbec quiquo cita k’ bom cita dóua kduna.
ci nostra colpa siccome noi rimettiamo nostri debitori.

Tire cita k’ cbòó t’ Aulhuminù, k’ hamla cita hi aquei beo k’ dou


Indur=cìnon in mala tentazione, libera = ci da malo
Auna. '

uomo ( Demonio ).

IDIOMI AMERICA M0
97. Chinano
inehin — tain Cbao, lluenu meii tu mclcimi; nrebigepe ta>

mi Gìiy; cùpape tami Toqniel; vemgepe lami Piel tiiomnpu

(*) Questi tre esemplari sono presi dalla tavola del P. Gio. Gius. Ma-
traja. Avvertiamo però, che nel di lui quadro sinottico l’esemplare,
il quale porla per soprascritta Quechua, contiene l’indicato idioma sol-

tanto nella prima metà; poiebò nella seconda esso continua beasi colle
parole » dacci oggi occ. « ma in lingua brasìliaini.
:i.3

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ito POLIGkOTT»

meu Veoigechi ta liueou — mapu meu. Chay elumoio taia Tìllantìi

Couqoe ; eluclomoin taia Uaerilcam, chumgechi inchiìi ciucio*


qae?in’ taio 98.
Iluerilcateu : lelmoqnilin’ (aio huerilcaooain, huelu
ella dugu meu montulmoin’. Yeype.

Messicano
Ore rare u bacpe Ereico; Toicoap pavcmga tu a va.' Ubu
jagatou oquoa vae. Cbarai bdmo derera reco Oreroso leppè
waepe. Toge mognaoga dere mi polare vbupè wac peige mo-
99.
naogiave. Ara ia viou ore remion zimeeng cori oreve: de guron
orevo ore come moa sara supe oregiron javè ; epipolarume aig*
naog orememoaoge ;
pipea pauem goe ba emeomau ore suy. £-
mona.
.

Quichua, o PernTiano
Yayaycu, hauacpacba cuoapi cac, suti yqui muchhasca
Padre nostro, cieli ne’ esistente, nome tuo onorato
cacbuD, capac cayniyqui uocaycumaa humacban. Manay niyqui
aia, re ame tuo ci per — venga. Volontà tua
rurasca cachun ymainan baoacpachapi, bioatac cay pacbapipas.
fatta sia come cielo in così anche terra in.

PancbauoiocDoa tautaycucla cunan cuaycu. Uucbaycuctari


Giorni tutti pane nostro adesso dacci. Peccalo nostro poi
pampacbapuaycu imanam nocaycupas oocaycuman huchalli-
rimeiti = ci come noi anche a’ nostri debi-
cuccunacla pampachaycu bina. Amalac cacbarihoaycuchu
tori perdoniamo similmente. Non anche lascia = ci

huateccaymao urmancaycopac; jalliorac manaallimanta


tentazione in cadere noi ; anzi Non — Buono dal
qquespiebibuayeu. Amen.
libera noi.

100 Brasiliano
Orerdba, ibdpe eréibae. Imboyerobià ripiramò nderéra
iVoitro Padre, cielo in tu sei che. Onorato tuo nome
toycò . TouDderecomavàn gatóorébe. Mderemimbotàra tiyaye
sia. Venga tuo star bene a noi. Tua volontà si faccia

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dell’ orazioni dominicale 361
ibipe, ibape yylyèyàbd. Orerembiìi Ara nillbA galra etnèa
terra in, cielo in li fa come. No»tm cibo giorno ogni enecettario dà
Coirà pipe orébe. Mdenyrò oreyndogai pàbaeapé, orébe
questo giorno a noi. Perdona nostri peccati noi
màràbarupò Uae òrepoéyàrimé Toremboà itnegan oaipà. Orcplzyro
perdoniamo. Noi libera
epecatu mbao pochi gai. Amen,
piuttojto cosa cattiva da.

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BEPEBTORIO
(itile voci SantcrUe, Celtiche cd Otche corrispondenti alle italuine
in ordine alfabetico qui sotto esposte >

.lUSF.HO COBBVICTC DCLL.t TOCF.


|

Sondila Cellka Osca

A, ab —, ( pi-epos. ) . i. 9o 1, 2, 8 119. 194


A basso! n 67 n

Abbandonalo ats n 11

Abbastanza . 483 49 11

Abbattere 102, 146 n 11

Abbeverato . 439 11 n
Abbondanza . 228 11

Abbracciare . 499 11 11

131. 283 C 0. 80. 82


Abitare, abitazione 1
320. 821
( 838
Abito ( veste ) 11 464 11

Abitudine 11 11 191
Abituro 11 838 11

Accendersi ( d’ ira )
463 lì n
Accennare . 607 11 11

Acciajo . 11 114 11

Acconciatura di capo 11 298 11

Accopiarc 809 11 11

Aee.oppare . 139 u 11

Accordo 678 fi 11

Accorrere 4. 141 11 11

Accumulare . 807 11 n
Accusare, accusatore 329 442 11

83 1/2 4. 87 37.
Acqua .
62t. 648 198
Acume .

Acuminare .

Acuminato . 11 88 11

Acuto . 1
Ago . . . J
Acuto ( arguto ) . 10 n 118. 165
Adacquato . 11 7 11

Addottrinare. n 193 n
Adesso . 389 61 11

Adunarsi, adunanza « 11 82
AfTanno 11 10. 33 11

Afferrare n 247. 283 11

Aillizions 11 10. 88 n
Aggiungere . 13 11 n
Aggravare . 211 n 11

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. 1 1

2CS
-

i .

MIMERd CORREtSTE DELLA VOCE

Samerila Celtica Osca

Agnello . . . 98 •
w • H
Agricoltura 11 • 26
Agro ( vedi campo
Ajuiarc, ajiito
Aizzare (volg. uzzar)
.... )
.

. ,
. . 287
n
11
19. 431
34

62
'
12
79. 80
11

Albergare, albergo 1» 93. 849 208


Albero ( arbore ) .
Albero maestro
Albore ( del mattino
.... ] . .
614
t1

n •
37
348
91
12
fi

n
Alcunché 1» • 11 . 128
Alena 36 •
29 ' n
Alfiere n 468 n
Alimentare . . . . 29. 407 • Il n
Alito 36 • fi fi

Alleanza 11 230 fi

Allegrezza
Allcttare
Allevare
..... la ), allegro . 226. 234

39.
n
489
33. 190
330
11
11

11

11

Alligare 28. 30 11 fi

Allocco 217 11 fi

Allora
Alloro ( lauro
Alno (albero)
) ....
....
866
11

11 848
11

32<i
fi

11

fi

Alpe fi 21. 24 fi

( 32. 40
Altezza . . n u
1 471
f ;
( 21. 22
Alto .| 1»
0
t 471
Altro .i . 41 23. 207 11

Altura
Alveo ...
. . . lì

11
40. 163
441
11

fi

Alzan*
Amabile
Amante
..... 29
189
SO


471
263
234
fi

68
68
.Amare . . , .

. 64 122 68
Amato 11 122 ' 11

Ambire 3 •
28 n
Amicizia 11 122 •
« '

Amico, amica .

489 122 fi

Amaestrare . . : . 329 •
n fi

Ammollito .
Ammonire
Ammonito
....
.
.

. >
.

.
' -
)
317

329


fi

11

• '
11

11

Aramonitione ì
Ammucchiare 284 121. 163 ^ '

fi

Amore

Ampio
.
.

Amoreggiare
. .
...
.

,
.
-
. a

• 487
n
it
284
866
11

t
fi

fi

fi

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S64

>
* 7UJHERO CORREKTE DELLA VOCB

Sanscrita Celtica Osca

Ampliare 457 11 11

Amputare • 34 11 11

Andamento . • 250 n 4
60. 39.1 9. 115 45
Andare .
{ 427. 671
Andar insieme , 494. 11 n
Andar via (abirc) 55. 660 11 11

Andata . , 60 11 11

Anelare
36 29 n
Anelilo . 1

Anello . n 446 193


Angariare, angheria • 66. 216 31. 47 172
Angolo . • 11 299 n
Angustiare . n n
1 37
Angusto I 12 11

Anima, animo 36. 89 29 n


Animale n 29 «
Anime de’ morti (spiriti ) 322 n n
Anitra .
1
40 fi fi

Anna Perenna 1
^ w 9
Anno . 11 202. 328 11

38.387
Annuire n «
502
Annunziare . 1 329 11 11

Antenna 11 517 11

Antro . 45 11 11

Anziano n 282 11

Apparenza . 663 n 11

Appassire, appassito 394 66. 493 11

Apporre 432 n 11

Approvare . n n 139
Aprire, apertura . 11 n 59. ItS
Aquila . 87 n fi

Araldo 11 284 11

Arare . n • 45 11

Aratro, aratore . 11 36. 271 11

Arbusto 479 37 12
Arci — 65 n 1)

Ardere . 80. 455 n 11

Arditezza, ardito . 11 127 fi

Ardore . 11 226 11

Arduo . 11 40 fi

Argento 466 44 13
Ardine, ar^cinato . n 527 0
Ari! (dial. Naune) n 47 «
Aria 364 fi n
Ariele . 98. 6t2 11 11

Arma *
• 61. 614 18. 46. 485 0

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.

2C5
wmm
ilCIIERO CORRENTB DELLA VOCE
|

Saturrila etilica Oica

Armamento . OiH n
Armato et. 044 . 18 n
Armatura n 280 n
Arraorica (Brettagna] n 47 n
Arnese n 280 n
Arra, caparra w 452 w
Arrestare n 283 n
Arrogante (far 1’
)
n 86 ti

Arrossire n 130 n
Asciugare w 403 «
Asciutto 853. 621. 493 n
Asino . n 80 n
Aspetto • 663 n n
Assai n 49 w
Assaporare . 218. 298. tt n
Assedere, assessore 71 tì «
i 42, 98 n
Assiepamento n
1 420
n
Assiepare .
'
. n 43
Assistere 14 M n
Associare, associato 489 82 n
Asta lunga . 286 232. 869 n
Astro . 80. 113. 478 n
Astruso n 81 n
Astuto . é n 113 162
Atrio . n 821 n
Attacco . n 99 n
Attillato n 808 n
Atto di giustizia . n 13 n
Audace, audacia , n 89. 70 n
Augello 87 11. n
Augurare 94 1» n
Aumentare . 284. 597 n n
Aumentato . 91 n 11

Aura vitale . n 29 n
Aurora . •
615 91 99
AutoritA n 538 t1

Ava, avola . 33. 340 16 n


Avanti . n 47 16
Avere ( verb. e sost.) 53 84 06
Avidamente . n 172 n
Avito ( antico ) 669. n n

Avo, avolo 25.407 ti


. n
s 440 iO
Avoltojo f! 212 11

Avvanzare . 141 475 l;2 4


Avvenente . n 263 «1

Avviamento . • «t n 6

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.,

266

NUMEnO CORBENTE DELLA VOCE *

Sanscrila Celtica Osco

Avvinghiare n 551 fi
_
Avvolio US fi fi

Azzardoso . n 520‘ 11

Babbo . 407 411. 499 11

Badile . . • . fi 4i3 11

Bagatclla 11 81 n
Bagnare 335 n fi

Bagnato 330. 62t 11 ff

Baldassare 1t 471 u
Baldo, baldanza . 105 70. 444 fi

Balia (volg. baila) 103 fi fi

Balia 104 fi ff

Ballare, ballo n 09 fi

Bambino lattante fi 345 ff

Banco, panca 11 71 11

Banderaio . tt n
\ 468 •
Bandiera i fi fi

Barattare ff fi 134
Barba . u 57 fi

Barbaro if 23. 72 tf

Barca . IH 73 n
Barone . ft 74 if

BaruITa, — are . ’ff 509 II

Basare .
,
16R fi fi

Base 192 fi 11

Basire . 11 07 11

Basso (aggett.) 11 10» 11

Basso (a) 4lS 07. 292 it

Bastardo' fi 77 fi

Battaglia, coiubattiin 11 433 ff

Battere 103. 430 04. 302. 501 fi

Becco . 12» fi 11

Belare . 107 u II

Bello . 159 11 11

Bena n 84 n
Benda . «37 fi 11

Benefattore, — ice 173 11 if

Benessere . . . fi 4t2 11

390. 400 11
Bere 101
425. 439 11

Bersaglio, — are . fi 569 fi

Bestiame 392 ff 11

Bettonica (erba) . fi 87 fi

Bevanda 430 fi ft

Bevitore (biltax) . 390. 439 fi ? w •

Biada, biade 677 89 n


' 2l. 22 n
Bianco . fi

Biava . * a il
677 n fi
_

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267

NUMERO C0RRE5TE DELLA VOCE


|

Sanscrita Ceftica Osca

Bibita (volg. babà)


Digordo (as(a)i .... 300. 430
n
n
569
H
II

Birra
Birro, bargello .... n
n
86. 176
74
II

11

Biscia .

Bisogno, povertà
Bisognoso

.... 16
n
» 32
11

11
M
41
>1

Blando 134 II II

Bocca 79. 333 381 11

Boccale 425 407 11

Bollire
Bonna (città) .... D
n
80
II
II

201
Borghese
lk)rgo, borgata
Bovile
.... 428
438
fi
•1

95. 314. 549


101
n
II

II

Braccbe
Bragie
Bramare
...... n
113
210
239
M
"
11

1
68
Bramoso 288 « 68
Brandire, brando ’
. n 232 tt

Brano' n 433 11

Brigante 1) 300 11

Brio n 100 11

Brucciare 485 94 II

Bruolo (volg. broilo)


Bruscare (le viti)
Brusche (cavare le)
.....

.
n
II

11
98
460
460
II

11

II

Bruscolo II 480 w
Bruttura « 323 II

Budella (le) « 153 11

Bue II 102 18
Bufera
Buono (virtuoso) .... 11

450
274
H
11

n
Burla
Buto
Gabinetto
(volg. garz) .... II

u
n
82
77. 531
106
11

11

II

Cadere 126. 145 11 M


Calamità 277 II n
Calamo 132 n II

Calce, pietra calcarea . n 114 II

Calice 131. 250 n II

Calle (via)
Callido (astuto) .... 11

11
290
113
11

11

Callo
Calma, caimarc
Calore, caldo
....
....
II

133
11
112
n
145
II

II

II

Calzari

«I 239 1»

Camello 275. 278 ,106 w

3't

Digitized by Google
I


16$

^U3fERO CORRE.NTE DELLS VOCE

San$crita Celtica Osca

Camiuo n 490 fi

207. 230
Camminare 393. 427 11 n
666
Cammino 250 113

0
Campagna . 237 34 12. 106
Campngnuolo t) 26 n
Campione . u 116 n
237. 283 34. 109
(3ampo .
166
420. 614 110
Campo di ballaglia n 107. 116 t1

Canale . n 231. 441 n


Canapé (strato) . n 2‘* n
Cancro . 266 11 n
Candidare . 133 11 11

Candido 136 « n
Candilicarc . 133 11 fi

Candore 136 11 «
Cane 170 140 n
Canna . 132. 239 120 11

Cantare 238. 290 118 fi


.

Cantico, canto 118 297


230. 290 (
11
( 313
Cantone, canto . « 299. 300 11

Capanna n 106 11

Capitano 11 78 11

Capo (Capo-comune) 140. 136 163. 232


101. 189
260 419. 444
Cappello II 293 11

Capretto 124
Capro, —a , 20
11

246. 301
fi

11

Carbone 11 233 fi

Carcere 283 119 11

Cjircga . 11 109 11

Carezzare 11 122 fi

Caricare 11 363 11

Carico . M 84 fi

Carità . 11 122. 187 n


Carnagione . n 302 11

Carne 143. 169


. 279. 327 11
302
Caro 139 •26 if

Carriaggio . M 84. 127 202


Carriera H 443 II

Carro, earrozza,
Carruola ....e. a 4 ruote 142. 472 84.303.443
n 84. 443
122.
fi
202

Casa, casamento, casa rustica


^
131. m1 106. 109
t 803. 321
20. 32

Digitized by Google
.

209

NUMERO CORRENTE DELLA VOCE


|

Sanscrita Celtica Osca

Casnar (
vir senis ) 373. 803 298 19
Cassa (con(inente) • • 28» II 11

( 98. 109
1 Castrilo (luogo difeso), castellano n 20
( 527. 519
Castrare n 342 II

Catacomba .. 288 11 II

Catena . • • 523 II 11

Caterva • • n 125 11

Catino . 289 142 II

Cattedra • • 11 109 11

Cattivo 146 II 11

,
301. 412
Causa, cagione . • • n II

1
422
Cavaliere • • 11 78. 349 II

Cavallo, —a • • 11 1
t
211. .306
319
98. 20i

Cavo, cavato • • II 126 11

Cavolo . 11 305 11

Celare . 11 130 n
Celere . 132 l;2 II n
Celiare, celia 11 133 II

Cella . 130 106 II

Celti (popoli) II 240 11

Cena 11 lì 187
Cenno . 387 11 1)

Censo, censore 138 II 8. 21


Cento . 144 141. 300 II

Centro . 26 11 II

Centuria, centurione 11 300. 813 200


Cara 11 177 II

132. 138
Cerchio, circolare t1
( 199
1 171. 416
Cerimonia . 281 11 Il

Certamente . 160 II 11

Certo . 161 II II

Cervello
Cervicale n 134. 256 II
:•
Cervice ì
Cervo, cervino 143 123.4751/2 II

Cesso (latrina) , , 11 324 II

Cesta . 11 135 II

113. 123
1 Che (chi), il (la) quale. che cosa 269 11 (
t 129
Chiamare 129. 235 II 11

Chiana . 11 370 II

China (schiena) . n 129 II

Chioma 128 11 11

148. 471
1 Chiudere, chiudimcnto 157 11

Digitized by Google
.

M'MERO COHREKTR DELLA VOCE


|

Sanscrita Celtica Osca

Chiunque
Ciiinsa, diiusura
Cinria, ciarlare
....
....
271
033
122
n
148. 257
280
H
«
n
Cibo 12 72. 178.564 II

Ciclo 30t 179 n


Cifra n 452 II

Ciglio . . . •
n 492 n
Cima 1.13 n II

Cingere
Cinquanta ..'... 03
402
43

153. 170
II

II

(
Cinque 401 1
310. 424 131

Circa, circon
Circolo
— .... 2
t)
(. 444
180. 446
446
n
II

Circondare 1» 43 n
Circuito 037 n lì

95. 109

....
/
195. 344
Città, cittadino 399. 488 24
j
521. 536
\ 838
Clamore 470 n n
Clava tt 147 n
Cloaca . . . fi 324 n
Cocca 273 n 11

C.occcla 11 05 II

Coda 11 423 II

Codenna . n 151 I»

100. 172
Cognato, cognata . 11 II
.
| 189
Cognizione 244. 003 . II

Colica (
dol. colici ) n 155 II

Collana 11 518 n
Collare 11 317 n

Odio, collina .... 284


e 162. 373

5
{
386. 452
548
180

Collo n 347 II

Collocato II II 108
Colomba 11 312 II

Colono, colonista, colonia . 221 n 146


Colorire 408 n II

Coltello n 140 n
Coltivare, coltivatore, i
221 28. 831 198
coltivazione, coltivabile. i

Coltre 11 245 II

Coltrice
Coma, (pausa) .... II

133
2.51

M
" 1

Digitized by Googl
271

ra'Mi.no conaE^TE dellji toce


|

SanscrUa Celtica Osca

1
Comandare, — nto, comando 410 . 422 172. 102

Combattere, — imcnto . • 430


f
1
107. 483
501. 823
II


- ale ...
Communionc, communità, Ì9la,
n 178
(
j

(
25. 106
180. 203
200
Como, Comacchfo 11 150 fi

Compaginare 301 II n
Compagno . 673 n fi

Compassare, compasso « 171 fi

Comperare . « II 117. 140


(«rapire II n 3
Complicate . n 427 II

Comporre 133 11 tl

Comportare . 807 n n
Compressione n 342 n
Comproprietario . n n 26
Comunicare . n 178 fi

( 149. 178
Con (insieme) 402 82
(«nca
Conchiudere
.... 137
400
( 181
II

n
tl

fi

Condanna n 76 11

Condottiero . fi 444 n
(xtndotto (canale) n 441 n
Confederazione . n 230 II

Confessare . 403 n n
Confine 336 352. 452 n
Confusione . 590 11 II

492. 509
Congiungcrc II II

i 078
Congiunto (parente) . n 122 II

Congiunzione 078 n n
Congregare . 307 II tl

Conoscere 241. 630 n II

Conoscitore . . 244 n fi

Consacrare . n fi 154
Consesso (radunanza) . 504 fi II

Considerabile 26 n II

Consigliere . 320 II II

Consorte 310 M n
Constare 503 n n
Consuetudine n n 101
Contado, — tea, conte n 300 II

Contadino . 221 26. 300 II

Contendere .
230 II II

Contorno n 117 n
Òtntra, contro . H I’ •
27

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272

NtJIF.RO COnaCNTE nELLA VOCE

Sanscrila Celtica Osca

Contrada (terra)
Contraddire ....
....
.
n
b7
S44
11
n
n
Contristato
Conlritarc ....
....
S81
314. »S8
11

11
n
n
Contrizione
Convenire

.... BS3
n
n
11 82
11

Convento,
Convertire
Convivere .
....
egno, adunanza

... ^
«
SOS
SOI
n
11

n
28. 82
n
n
16S. 287
Coppa 142 n
42S
Coppia 073 313 11

485. Gi2
Coprire, coperto 805 II

....
.
636. 656
Coraggioso M 826 II

Corame .... tl
(167. 168 n

Corazza
Coricarsi
....
.... 14

11
(
175
280. 330
154
11

n
11

Corno 143 121. 160 11

— —
Corona,
Corpacciuto
are,
.... ato
204
n 120. 158
II
n
11

Corpo
Correggere
Correre
....
....
209. 283
n
141. 472
11

165
443
11

II

11

Corso, corso veloce 60. 142.473 273. 443 II

Corteccia
Corto
....
Corte principesca 11

268
11
320
460
159
fi

11

II

Corvo 265 11 II

(k)sa 469 11 II

Coscia 164 241 11

Cosi (volg. cositta) 83. 249 II 11

Costa marina
Cosliliiiro .... 11

300
161
n
11

11

Costringere
Costume ....
.

Cote (pietra molegna)


.

.
. 11

473
270
31
382
11
11

11

II

Cotta, cottola 289 167. 356 11

Crai (domani) 171 11 II

Cranio 153 134. 163 11

— —
Creare,
Creazione
torc,
.... tura . 262
23). 262
11

«
11

Creditore ....
Credente, credulo 158
11
|1

38
II

II

Crescere .... 64. 309


479. 897
11 12

Crespa- 156 11 11

Digitized by Google
. .

275

NtJfERO CORRENTE DELLA VOCE


|

Saiucrita Celtica Osca

Crine
Crise f

167
168
II

11

Criterio
Cruento ....
. . . 882
n
t)

309
11

«
Crusca
Cucinare
Cucire, —
....

ito, itura
n
291
888
460
182
tl
n
n
II

Cucuzzolo
(]uojo
....
Cuculo (voi. cucù, cucco) . 180. 271
n
«
1t

286
175
w
n
n
Cuore 223 n
Cupidigia cupido 288 11 II

Cura, curare 281. 613 172 90. 101


1 Curatore, di sanità, e d.to pubblico n 290 101
Curia n n 206
Curvo
Cuscino
Custodire
....
....
n
n
289
tt

154
41
109
«
14
Cute . .

. 289 II II

Dado (piedistallo) 192 n 11

Dama 182 30 II

Da me 318 1/2 n II

Danaro, pecunia . n 382 44


102. 146 n
Danneggiare ( 191
(
480
Danno
Danubio .... 146
n
191
498
II

II

Dardo
Dare, darò
Dar suono
....
....
»)

82. 173
388
232
n
tt
Il

Il

II

Datore 186 II II

Dazio tl 378 II

— —
Decente,
Decimo ....
cnia,

....
oro . 868
171
«
u
II

30
Decumano
Dedicare
Deità
.... 1)

n
179
IT

11

1)
30
31
II

Delitto n 416 n
Demonio . . ti 188 w
. ,

Dente
Deretano .... 181
n
188
311
II

fi

Desideroso ....
Desiderare, desiderio . 91. 833
2HH
II

n
n
n
Destro
Dettare
Devastare
....
....
180
«
658
n
1)

1
11

36
II

Deviamento dal retto c giusto 11 8 n


Di —, dis — (partir ) 662 192 11

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Ì74

MJMEHO COBRENTE DELLA VOCE


|
Sanscrita Celtica Osca

Di (eiorno) . 190 196. 199 n


Diadema 320 343 lì

Dialetto volgare . n 82 11

Diamine! diavolo! « 188 «


Dicitore, oratore . 471 « 32
Dieci 173 189 30
— esa, — ensore
.

Difendere, 014 19 67
Difetto . 313 3 1)

Diletto . n 234 fi

Dimettere . n 247 «
Diminuire . 204. 331 n n
Diminuito . 197. 331 t> 0
Dimorare 310 ti n
Dimora . . 1«1 6 62
Dimostrare . 390 » 11

Dio, diva, divino 179 196. 312 34


Dipartirsi 006 11 11

Dire, dico . 104. 471 11 33. 36


(
441-.443
Direzione . 477 n
(
443
Dirigere If 439 n
Diritto (lat. jus) . n 442 n
Dirupato n 348 n
1
Disccrnere, — imento 063 4) N
218. 290
Discorrere, discorso 82. 280 11

1 626
Disgrazia n 194 11

Disperdere . 332 n 11

Dissensione . 200 n W
Dissuadere . 37 n n
Distaccare . 633 n n
Distendere, disteso 542 266. 362 «
Distinzione . 030 o 11

Distruggere . . . 308. 476 194 n


Dito . . . 178 11 11

Dittatore M 11 32
Divenire 121 n 11

Diventar rosso . 463 n n


Diversione . 649 11 II

Diversorio (albergo! « fi 208


Divcrtere 88. 649 fi n
i
181. 188
Dividere, diviso . 330. 470 303. 403 n
1 633. 064
Divisione 200 432 II

Divorare 219 41 II

Divoratore . . 12 II 41

Dodici .
. 199 180 *1

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175

Nvacao CORRENTE DELLA VOCE


|

Sanscrita Celtica Osca

860 n It
Dolce .

Dolo (frode) .
n 11 39
8H8 429 n
Dolore .
Domanda 422 4.87 11

171 91 n
Domani
18-2 11
Domare, domalo 1}

182 211 n
Doiiialorc
Domicilio I) 11 82
Dominare 419. 467 8 11

193 11 40
Dono •

231. 419
Donna 30. 238 «1
.
849. 668
668 88. 3.30 n
Donna illustre
n 8. 2on. 330 n
Donno (Signore)
Donzella 646 83 tt

Dopo tt 11 148
Doppio .
202 313 1t

182. 19S 11
Dormire 363
Dorso .
11 311 11

Dosso .
n 163 11

187 187 n
Dote
Dottore (istruttore) n 193 11

Dove 103 11 11

183 n
Dovizia, dovizioso 11

3-26 11
Drudo .
11

Dubbio 201 830 11

Due 202 197. 313 11

Durare, — ata, — evole 191 11 11

n
Durezza (di cuore) M 238
12.1. 248 11 73
E, cd (congiunz.)
6-23 n 11
Eco (voce) .
Edace . 12 11 11

11 11 1
Edificare
Educare, educatore 430 343 t1

Educazione . 11 383 tl

Egli, plur. essi (pron. pera.) 11 276. 481 t1

n TI 46
Egualmente .

Elegante n 841 11

Elemento 342 29 tl

Elemosina .
n 187 11

Elmo .
11 391 11

11 97
Emancipare .
11

2.33 1t
Emergere 11

309. 483 11
11
Empire 487
Ente 498. 682 210 tl

11 11 10
Entro .

35

Digitized by GoogU
,.

27 «

nUMEBO COanENTE DELLA VOCE


||

Sanscrita Celtica Osca

Era. cri, era ccc . 70 n fi

ErcoUno, Ercole . n 283 67

Ermo
Ero
....
Ergere, erigere

(desfn. niascb.)
. 64
245
372
208. 444
t1
»»

t!

Eroe .... 166. 512


t!

127
»

Errare ....
....
5 643
526 n
»!

n
Errore
Erto ....
Es— (panie.),— cslra
247
1)

6te
n
548
21S 42
»t

»i

Esacerbazione 465 1! 1!

Esattore n 38 1!

Esausto 503 f! rt

Escremento . n 366 »!

Esistenza 240 »! »l

Esn (llesus, dir. celt.) n 48 M


Esperto 180 « n
Essenza 518
Essere .... 69. 498
!)

60. 63
»!

Estate .... (
1 Sl8. 652
It
»!

214
77. 161
«»

Estinguere
Estero
Estollere
.... .
139
620
6.S9
»!

23
«
»!

»!

»!

E.straiico 1» 209 Il

Estremità 336.574 352 »


Estremo 619 !! M
Eslricarc
Età ...
Etere (aria) .
.
n
IDI
n
68
201
14
n
11

n
Eunuco
Evviva !... M
93
215
n
»!

n
Fabbricare
Face
.Facile
....
....
.
177. 357
112
n
»!

n
287
1
n
•1

Fagotto t) 2t7 n
pHfce
Fallace
.

....
....
.
'
. M
n
219
221
n
fi

Fallare
Falsare
Falso
....
....
526. 535
»»
»!

221
77. 221
»!

»!

n
Famiglia, — — o, are

n »! 54
Fanciullo, — a, . 430. 616 249 »!

Fante ....
Fango, fogna

Fare (perficere) .
t!

n
262. 308
324
540
»! 3.

53
Far sapere . 663 »! N

Digitized by Google
t77
•V
NLMERO CORtE.NTE DELLA VOCE
|

.Sanscrita Celtica Osca

pHseia 6JJ7 n n
Fiivn 1» 222 tt

Fcbbrnjo t1 174 tl

Fegato 283. 672 n 11

Femmina 231. 640 83 n


Fendere 18t. 839 It n
147. 418
Ferire 202 11
j 436
Ferita, ferimento. 61. 888 263 n
Ferninrc 100 11 tt

Fermento . . . .

n 338 n
Ferro, di ferro . . . . 100 277. 483 tt

Fessura II II 89
Fi.mima
Fiera (mercato)
Figlio, figlia
....
....
C02

106. 884
218. 227
11

341. 343
104
"

tt

Fila (.serie)
Fine (termine)
Finestra
.... 822
874
113 221
11

11

87.
II

tt

89
Finire (volg. rnar) 394. 474 46 fi

Fini d' un ean


Fiore, fiorire
Fiume
!

....
. . . . n
431
442. 473
182

198
tt 60
11

11

162. 443
Fluido n

....
11
I 621
Fluire (scorrere) 442 It n
Foggia (inanierii) tl 807 It

Foglia 431 tl n
Folgore «i 308 It

Fondure, —
mento. toro — 192 It II

Foraggio (vettovaglia) II 432 11

Forbice 11 471 tl

Forca » 471 n
Forestiero, detto d'oltremare tl 23. 418 n
Formaggio 282 tt fi

Fornello n 490 n
Fornire 11 432 It

Forno II 490 II

Forte, — issimo, — mcnlc 204 70. 108.146 60. 109


1 109. 3-20
Fortezza 20. 67
1 846
Forza 93 tt n
Fossa n 281. 331 «1

Fra
Frangere
Frapporre
.....
. . . • . «
it

tl 482
It

n
10

11
11

Fratello
Fretcia .... . . . 120
810
02
466
tl

Digitized by Google
KCMEnO COnBENTK DELLA VOCE

Sattfcriia Celtica Osca

Freddo,
Freddo (ho) ....
frigi(!o

Fresco (virenle).
.

.
226
H7
n
II

II

263
II

11

n
Frode
Fronliera .... !1

330
1
n
39
n
Frolla
Fruincnio ....
(l'olla)

Frusta (volg. frnsea) .


11

n
13
80
460. 851
n
II

39

Fuegire
Fuliggine
....
Frullo, frull.-izionc

....
11

fi'

n
229
223
62
II

II

112.433 91
Fuoco
Fuluro ...... 17.
113 n
11

II

Gagliardo ....
Gahbia. gabinetto II

n
106
210
n
II

Gafanlc, gajo
Galrgiare ....
Galera (naviglio) .
II

II

11
111. 236
237
237
II

II

II

Galli (popolo) n 210 II

Gallo
Gallone
Galoppare, —
....

oppo, uppo
II


233
211
211
II

II

II

113. 211
Gamba 161 f II
1 211
Garbo, — alo. — ntezza n 33 II

Garda (lago
Gargagliarc ....
di) .
II

n
231
230
11

II

Garrire, garrito
Garzone
Gatto
.... . 218
II

n
II

243
121
n
M
II

Guiiilio 231 11 II

Gelare, — alo, — ido, — gelo 230 « II

Gemello, gemino . 074 « II

Generare, generalo 231. 232 219 II

Geiierazione, gente 231. 290 n II

Genere 19*. 231 II 11

Genero
Generoso
Genio
.... 673
173
II
n
II

11
II

II

81
Genitore, — irice 214. 231 II 03
Gergo 11 230 n
Germogliare
Gellarc .... 431
«
II

217
II

11

Gcito (germoglio)
Ghiaccio
Ghigna (vola.)
.... faccia
431
II

II
77
280
860
n
11

II

Ghignare, giugno 231 190 n


Ghiotto II 337 II

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179

NUMERO CORRE!£TE DELLA VOCE


|

Sanicrila Celtica Osca

Giarilino .... 211 n II

Ginnucchio
Giocondo
....
Giavcllarp, giavellotto

....
. 434
2.38
233
232. 244
n
II
n
II

II

Giogo, —
are, —amento . 078 288 II

Gioja tnlicgrezza) t» 234 II

Gloja (menile) 325 11 n


G iojoso 233 II II

Giorno
Giovane .... 196. 484
681
199
81
II

n
Giovane regio
Giovare .... 467
11
11

n 79. 80
II

Gioventù
Girare
....
Giove (divin. gcnt.) . II

681
634
n
n
273. 446
38. 79
II

n
230. 393
Gire n 43
671
( 130. 274
Giro, girone (volg. ghirlo) . 037 n
I
273
Gita
Giiiliha
Giubilo
....
....
230
483
n
II

II

231
II

II

II

Giudizio (criierio) 532 n II

74. 73. 93
Giudizio, giudice, giusto II j
78. 86
1 193. 543

Giurare
Gloria
....
Giullare, giulivo . 11

II

868
133
n
II
33
II

II

Godere
Itola
Gorga
..... 234
203
M
n
n
250
II

II

II

Giugnuola
Gnije alpi
....
Governare, governo

....
. II

264
II
439
II

162
11

II

II

Grande (magno), massimo . 309. 614 22 109


Grandezza, gran Dio . 309 II II

Granilo, griinitiirn n 839 n


Grano, (raeeogliere, purgare il) II 839 n
Grasso, uomo grasso, grussu 204 111. 317 II

Graticola (v. gradella) 119 n II

Grato 139 234 H


Gravoso, gravezza 213 31 n
(iregge 392 n II

Gresta di monte . 133 103 n


Grida 218. 280 316 II

123. 218
Gridare 239. 280 lea
603. 024 1

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I

MO
NUMERO CORRENTE DELLA TOCC

Sanscrita Celtica Osca

Grij^io (canuto)
Grinia
.... 233
n 4SI
II fi

fi

Grufolapc (rfe! porco) . « 820 ff

Guado 411 ff

Guanciata .300 II fi

Guardare
Gunrdavcssillo .... i9. 185.
11
208 41. 498
468
41. 80
fi

fi

Guordia, guardiano 203. 229 186. 498 ff

51»
Guarentirsi II 259 ff

99. 107
Guerra, guerreggiare . eu 259. 202 ff

283
18. 78
Guerriero 01.182.611 99. 108 n

Gustare, gusto
Ieri
.... 21.5
228
,
259
fi

fi
II

II

Ignoto ‘ 35 II ff

Il (lo), la
Ilare, ilarità .... 81»
220
11

fi
ff

ff

Il quale
quale,
Imao (monte)
Immortale
la

.
....
. . *
.
070
2ì6
32
ff

II

II
ff

n
8
Immoto II 1 48
Impaccare 391 II ff

Impedire, mento . — 109. 380 51 ff

Imperio, imperatore .
Imperversare
Impelo
.... II

n
42»
422
79
11
47
ff

ff

Impiantare 357 ff ff

Impiastro II 4t2 fi

Imporiare II 432 11

Imposta, e imposta di porla


Improbimeiiie
Impulso (istigamento)
.... 420
n
n 62
ff

n
88. 114
8
ff

In (pari, negat. e privai.) . 379 28 2. 7. 43


Ineallìre
Incantesimo
Incavatura
.... n
315
285
112
ff

fi
ff

fi

ff

Incendiare 135 ff ff

Inclinato 803 fi ff

Inclinazione .387 ff ff

Incontrarsi 40» fi II

83. 19»
(
Indicare, indicherò . 382. 38» fi ff
.
| 607

Digitized by Google
281

M'UFRO COaaENTB DELLA VOCE

Satìscrita Celtica Osca

Inferiore ....
.... n 292 «
Inferno
Ingannnre
Inghiullire
....
....
n
11

20S
, 833
221
11
11

«
11

— —
Ingordi»,
Ingrandirai
Iniiuico
....
igia,

....
gordo 210
309
3.t3
234
n
11
11

11

11

Iniquo 33 n 11

Innalliamenlo
Innalzare ....
....
w
90
7
331
11

n
Insalare
Ins*‘gnare ....
....
11

193
470 1/2
193
n
11

Insieme
Insistere
Instare
.... 493
3R0
3R6
11

"
11
n
11

11

Inler , — ....
Intelligenza, intelletto 322
43
"
n
*1

10

Interporre
Interrogazione
....
Inlcrire (lat.), >= perire

. .
43
n
n
II

11

437
n
11
11

Inlertailo di tempo . 633 11 11

Intervenire {lut. interesse) . 42 11

Iniicro (lutto)
Iiivcecliiarc

....

11

233
11


167
II

Invcrtere,
Inv lamento ....
imcnto,
»
creo 3R8
11

19
11

11

367
n
6
Il
*

Io, tu, egli eec. .


348
Ira
Irrigalo
Irrigidire
....
....
246
11

473
11

7
11
TI

11

11

Isrliia 11 4 11

Npido n ^63 11

Isiro (Danubio) . n 496 11

— —
Isiriiirc,
Italia .....
lungere (unire)
zioue,

.
ttoro 329
n
309
383
11

n
11

211
11

I vi 11 11 78
Labaro 11 314 11

Labbro
Labriisca .... 296
n
321
460
11

11

Laccio
Lagnarsi
Lagrima
....
....
109
11

7
n
11

11
Il

84
n
.

Liidozza, laido . . H 323 11

Lamentarsi, — nto (pi.


. ,

laj) « 318 84
Lampo M 338 it

Lana 612 36B 1)

Digitized by Google
283

NCMEBO COBRE.NTE DELLA VOCE

Sanscrita I Celtica Osca

232. 314
316. 333
Lancia .
337. 414
467. 369
232. 247
Lanciare 394. 434
333. 337

109. 678
109. 301
Legare
Legato
Legge
....
. . . .
391

31U. 313 86. 88. 17


Leggero, leggerezza
Lenzuolo
Leopardo
Letale (inorlirefa)
Letto (straguluin)
Levamento .

Levar via
Liberale

L’ccio
Lievito
....
Libito, libero

....
Lima
Limaccio
....
Liguri (popolo) .

Lirafa (acqua)

Lingua ....
Limito, limitato

Linguaggio .
.

Lingua Tolg. (vernacula)

Dìgitized by Google
183

ni'MEna corre:<te della voce

Sii>is''ntn Celtica (hca

Lino i
" 399 II

Liquore idi II tt

Litigioso tt 412 II

Lizzu, licri» n 320 II

Lo 213 II II

Locchè (qui, qiiae, quod) . »i II 130


Lodare 2»(> 1 II

Lode 236 n II

Lodo la 303 II fi

Lontano
Lorica (corazza)
Lotta
.... 136
n
n
418
336
n
II

II

II

Lucere, luce. erna, — — ente, -- ido 299. SISS 333 fi

Lucernario « 334 II

Lncicarc, lueicorc '833 335. 477 n


Luna t3C.338l/2 332. 33.3 II

Luogo chiuso, rinchiuso,


perchè sacro
Macchia, macchiare
.... incolto
n (
f
42. 93
98. 420
68. 186
180
313 98. 312 M
Macello
Macinare,
.Madido

ato .... 31
330
437
i.
fi 107
fi

M 11
II

II

Madre 33.231. 340 316 100


Maestà, maestoso. 309 70 360 ft

Maestro (educai., dirigente)


Maestro di stalla .... fi

ft
313
349
101
II

Magagna
Maggio (mese)
Maggiordomo di corte
.... lì

t*

fi
342
n
319
91

II

Maggiore (major nani), massimo 2.33 fi 91. 92


Mnggiorinenie (magis)^
Magia, magico
Magione
.... 3i3
319
11 n
n
314
93
II

11

Magistrato
Magno (grande)
Mago
.... 309
3t9. 348
n II

II

341
101
II

II

Malattia 31. .331 II »


Male 31.3 3 91
Maligno .316
Malo, — 'aggio, — aulente 3t3
II

II
II

8
Mamma (madre) . . , , 3.3 316 11

Manara 1» >8 II

Manco, manchevole 197 II II

Clangano (v. raanghen) II 343 w


12. 114 3. 178
(
Mangiare . . . .
'
203. 219 201. 29 i II

e.?.*). 406 .361

3f)

Digitized by Google
.

M'IERO CORRENTE DELLA VOCE


1 -

Santcrila Celitca Osca

Mania, maniaco .... 323 n n


Mimica
Maniera (modo)
.Maiiifcslarc
.... fi

«
443
.347
307
11
11

n
11

Maniscalco n 211 11

Mano « 347 96
Manso (carne boinu) . 327 (1 11

Mantelli) « 809 n
Marasmo 331 11 11

Marca
Marcia, marciare .... (
332
383
47. 278
n
n

Mare 332. 648 41


1 331.
.Marcmn>a, luarrse
Marea (centauro)
Maresciallo
.... «
«1
376. 386
11

349
11

98
fi

Margarita (piet. prei ) 326 343. 386 11

Margine 336 332 n


Marito 419. 663 288. 330 11

Marmo u 386 11

Marmotta n 334 11

Marocclii, marocche
.Marsiglia (città)
Marte (dio della guerra)
.... . 330
11

398
386
498
11
11

11

98
Martello « 377 11

Maschera 1) 381 11

( 200. 223
Maschio, mascolino 322. 663 11
* 288. 350
Massimo n n 109
Masticare
Mastruga (veste!
Maiell. —
....

a (volg.), ragazzo, a
338. 333
11

n
381
386
343
»
11

11

Matcra (lancia)
Materasso
....
.Matclolt (volg.), fanciullo . n
11

11
341
337
388
11

11

n
Materia, materiale 342 338 n
Matrav (.Matreiura) vii. del Tirol 11 367 n
Matrigna 340 n 11

Mattezza, motto 1 . . . 344 n


Maturo 306 362 11

Matiita (de.a det mattino) . n M 99


Me, mi
Medesimo (il)
Medicare (mederi)
.... 320
11

11
n
11

3
76
101
.Medicamento (pharmacura) 11 412 11

iMedicina, medico 11 290 101


Medio (di
ditiilio, mezzo ....
mezzo) mediante, me-
307 361 43. 103

Digitìzed by Google
t85

KL'MEHO r.OaRE.ME DELIA VOCE

Sanscrila Cfllira Osca

McdiUirc
Memoria
....
.... 311
3-22

n
II

Menare (condurre)
Mcndicaiilc
Menno (monco)
.... .
028
»
It
365
187
318
202

il

Meno, menomato 197 n 103


Mensa, mensa comune 328. 338 178 II

Mente
Mercato
Mercede, mercè
.... .
32-2
n
n
il

Ito
128
4.

101

Merda n 366 II

Mcrgcrc . . . 335 lì lì

Mescolare
Mese
....
Merio, merlotto (insipiente) «
319
338 1/2
311
389
371

II

Messe (raccolta)
Mi'sscre
Mesto
.... . «
n
n
362
471
100. 100
62
11

Meta M .370 II

Metallo 100 lì lì

Metro 313 lì lì

Mezzo (semi)
Midolla
Miele . . .
.... 195
It

M

387
364
II

II

Mietere, mietitore t» 362 108


Mille 111. 187 lì II

Mina, — icra, — eralc « 386 II

Minaccia, —
ciare 333 11 \ì

Minio (
Ministro
Minore
coler rosso
....
....
) . «
"
3.51
385
11

369
n
103
103
Mio, di me . 318. 339 359 lì

.Mira,
Mirabile
Mis —
mirare

(part. pegg.
.... )
.
33-2
1)


370
:no
368

Mischiare, misto . 31.9 389 lì

Misura
Misurare
Modo ( maniera
....)
313. 516
337
«

II

382


'
(
111. 231 30. 83
Moglie 1!
J 310. 419 23H. 330
Mole 313. 357 373. 386 Il

Molle 317 n lì

Mollo .
'

1.57 386 lì

Monco 321 318 II

Mondare,— dato, inondo muliebre 323 313 lì

Mondo 321 436 fi

Moneta lì 379. 386 lì

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286

MHERO CORULM i: ]> l,A VOCE

Sanscrila Celtica Osca


I

1
Mnoilc
Monitore .... a-26 343. 347
383
M
tl
1
.‘ilon lagna .... HI 3.
1 373. 386
14

1
Monlnniori
1 Montare
....
(5.ilire) .
-iltO
( 3'.8
4.t7

»
II

(
33 4. 378
a Monte Gii ’
386. 471 173
e

1
.Montone .... u
( 348
374 1»

!
1
1
Morbo
Mordere
Morire
.... 31
3.13
31. 331. 334

II

4(»
11

II

n
1 Mormorare, niorinorio

1
Mortale .... 334
32. 331
II

II
11

II

1
Mortifero
Morto
.... 331
n
331. 347
67. .327. 35..
327
:ì;}3
11

II

II

•Alosea
Mostacchio
Mola
.... 312
If

n
11

381
378
II

II

II

Moto, movimento 341 il II

Motore 341 II n
1
B Moilegginre. motteggio M ."..SO, 461 II

1 Mollo (eeiino) 387 II II

1
1
Mollo tdiseorso)
Mozione
Mozzare
....
....
. ,
t1

346
3f.O
330
II

374
II

ii

!
Mozzo (mutilato) . II 374 1?
1
< Ito. 121
1 Murchio di pietre lì Il
( 163. 380

1
1
Mugnaju
B Molino
....
Mugliare, iniigghinre. muggire 333. 33B
n
314
14

363
363
II

11

Il 1

1
1
Multa (pena pecnniaria)
Mungere
Munilieo
....
....
n
338
173
11

n
11
103
11
1
1
§
1
1
Munire
1 Muovere
IMuoveisi
....
.... se.

311.346
141. 472
384
n
II
n
48
I
1
i
1
1 Moro
1
i
iMoso (far il)
.Mulil.irc
.
y .

...
....
. . 3»<J
2.3.3

.'ino
384
380
.374
1)0
II

II

1
Muto
1 Nano, liana
N'.inaloio
....
....
.302

II
.380
i;:ti

82
II

M
1 Naseerc, tialo 232 II 1»

9 Nascere dopo la morte <UI |a !; 0 .;o ìì "

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287

?trviHo COnilENTt DELL! VOCE


|

Santtrila Celtica Osca


1
Naso
^'a^ula
....irmi lriii|‘io .
37i

«
842
VI

Nervo ....
Nuvf, iiavigaiile . 37.1
n
80. 393
395 II
II

Nervo
Nesso ....
di bue »»

3on
423
n II
n

1 Nido ....
Neve, nevoso

Nienai’c, niefio
2>n
3S3

286
n
390
IV

IV

VI
1
1 Mjiole (il e la) . .371 391 n
1 Nissuiio

1
Nobile ..... 307

n
SII
108
VI

1
Nodo
1 Noi
....
1 Noccnic, nocevole

....
3GS
360
72. 373. 061

396
n
VI

II

«
Nola, Novera (eitbi) n VI 111
1
36S. 369
Nomare iioniinare
1
1
Nome .... ! 502
309
32. 303
17
IV II

II

107. Ito
1
Non, no, nè, nemmeno .390. 398
i 303 124
Nonanla 378 IV 11
1
1
Nono (nunirr.) .370 vv M

1
1
Nostro ....
Nono, nona (avo, ava).

1 Nolo (conosciuto)
407
73
24 4
16

«
VI

VI

II

1
1
Nove
Nozione
....
1 Nolte, notlurnu . .381
376
244
401. 402
.394
11

II

IV

I
1
Niieu ....
Nube, nuvola .30 4
»
n
236

IV

1
1 Ninne ....
-Nuire (annuire) . 802
370
n
11
VI

II

1
Nuocere
I Nuora
Nuovo
....
....
147. .30.3
828. 078
.377
M
II

397
VI

IV

111
1 Nutrire, — irsi, — imciilo
103. 407
430. 4.Ì9
313 IV
!
Nutritore, nutrice 407 343 IV

Oca ....
() (lat. aul) . 017
222
(
261
11

80 272
13
IV

Occliio, occliiala . 26. 18.) vv


I 492. 860
Oecidente n 404
Occultare
Oceano
Ode
....
.
.

.
,i

. .
n
048
230
130
832
11 IV I
Odino (divinità celi.) . 11 48 " 1

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1

288

NCMI^nO CORREMr. DELLA VOCE


j

Sdiisrrila Cfllira Osca

Odio
Offerta, offrire
0(Jfii
.... 224. S-tS

13.
183
484
11

3
M
40
«1

11

Oiiiacfione w 200 11

Ombilico (v. nmbrigol) n «0 11

Oinlira tì 27 11

Omicidio « .331 11

Onda
Oneslamcntc
Ongia
.... n
n
n
817
II

291
11

144
11

Ontano (volg. oniz) n 843 11

Opera G13. 613 n 11

Operante, operare «43 11 193. 190


Opinione 1.38 11 11

Opportuno n 431 11

Opprimere 212. 218 11 11

Ora 223 01 11

Ora (adesso) 389 400 11

Oratore 471. «20 271 11

Orazione 422 27 11

Orbacca « «3 11

Orbe
Orcadi
Orco
(isole) .... 614
n
»*
3.36
408
333
199
11

11

Ordinato (comandalo) 11 192


Ordine (comando) .316 444 11

Ore (desinenza niascli.) n 271 11

Oreeebio n 307 fi

Orfano 02 *1 11

Orìgine 231 638 11

Olimi « 2.33. 388 n


Orinale « 2.33. 423 11

Orinare
Orlo (estremità) .... « 3SS. 423
400
11

11

Orinai
Ornare, ornato .... 32.3.
n
612
839
11
M
11

Oro
Oro
Orrido
in polvere .... 227
108
210
«0
11

«1

1!

n
Orso «7 4t0 n
Orlo 211 11 70
Orzo 677 409 11

Osare
Osrhi (popolo)
Oscuro
.... .381
n
n
W
41

27
200
193
11

Osservare «29 .370 11

Osso 78 11 11

O.siacolo n SI 11

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189

Kl'HF.RO CORRE.>'TE DELLA VOCE

Saiiicrila Celtica Osea

OttHiila n n
Oliavo 7o « M
OUcncru n 11 187
Olio . . . . 76 403. 387 11

Pacciar, pappar (volg.) 114. 406 « 11

Pacco 3<J1 11 11

111. 2.31
Padre (parrns) . . 411. 499 116
.
| 440.’ST3
Padrone, padrona 668 30.413. 471 11

Paese n 333 11

Paglia 397. 842 n 11

Pala n 413. 491 11

l’alaGtta 639 320 11

Palazzo If 320 11

Palizzala n 320 11

Palla 273. 393 11 11

Pallido 398 11 11

Palo 390 320 11

Palude, padulc 400 324 11

Pane n 72 11

Pantano n 324 11

Pantera
Papi! (babbo)
Parare
.... 4t3
407
66. 341
11

n
289
11

11

11

Parente 109 11 11

122. 218
290. 298
Parlare . . . 82 33
.
471. 021
| 026
Parlar barbaramente . n 72 11

Parlare fra’ denti 3.33 11 11

Parola 631 11 II

Parrocchia n 820 11

Parte (dare la sua) 11 183


Partrsana, partigiana . n 414. 369 11

Partorire, parto
Partoriente
....
Partitamente, in parte 417
111. 408
848
11

n
11
11

11

11

Pascere, pascolare, pasturare, pa-


stura, pasto . . 439 11 11

Passeggiare, passo (via) 421 113 11

Passionato 323 11 n
Passione . . • 468 11 11

Passiria (valle del Tirolo) . t1 471 11

Passo
Pasto (mensa)
Pastore
.... «
328
429. 439
113
11

11
11

11

11

Paleule (dal lai. potére) 41 11 113

Digitized by Google
.

MMiau) e.oaiiEMK deu.a voce

Sanscrita Celtica Osca

3t W 44

Pairia, patrio, pntriohi 4t0 .321 tl

Patrocinatore 413 44

Patto . .
- 3<JI 44 n
Pausa, pausare 13.3. .394 14 44

Pazzo . 323 44 44

Peccare, peccalo n 4t0 44

Pecora, pecorella 9S 180 44

IVcunia f» 332 41

Peilesire, pedone 427 14 44

Pelasgi (nopolo) W 418 44

Pelle, pellicci.^ W 107 TI

Pellegrino . n 418 44

Pelo n 167 44 •

Pena, penare, penoso M 4-29 T4

Penetrante . 10 44 44

Penna . 40.3 44 44

Pennecchio (lavoro assegnalo) 401 44 41

Pensare, pensiero 32'2 1) 14

Penuria n 41 41
Per (prep.), peri — (pari,) !. 410. 409 4-20 1-20
Pera (frullo) « 4>t n
Percossa 300 2.83 44

Percuotere . 140. .3S8 44 44

Perdere (rovinare) .•(32 41 14

Perdizione . 44 14 44

Periferia n 4 40 fi

Perire -.
43. 4tl 14 14

Permanenta (far) 319 1* 44

Permei lere . il fi 83
Perno . , 20 299 44

Perorare ì) 14 36
Personaggio M 34.3 41

Perspicace, — cada 9. .332 44 44

Persistere 413 11 44

Persuadere . 0-20 41 44

Pervertire . 410 44 14

Pervertito 448 44 44

Pesante 21.3 44 44

Pestare, pesto 437 362 44

Petizione 422 44 44

Piacere (soslanl.) rt 254 44

Pianta, piantare w 420 fi

Piano, pianura Oli 344. 438 44

Piazza . 4-20 44 41

Picrhiarc, pie« !iii (iiccello) 4.33 44 41

Piero . t\ 121. 471 14

Piccolo . 41 SI. f 04. 309 44

Digitized by Google
291

M'SERO CORRE.’ITE DELLA VOCE

Sumcrila Celtica
1
Otta

Piede
Piedica
.... 303
109
1

300
r
fi

fi

Piedistallo . 192 V 1»

Piega
Pieno
Pietanza
....
(lat. plica) . fi

1»7
430
427
n 9.
11

196

....
11 11

Pietra f
111 . no 174
t 319. 343
Pietra preziosa . 326 343 fi

Pigliare «1 283 fi

Pignatta f? 419 fi

Pi lotti ....
Pillo (giavellotto) 431
3ÌS
w
«
11

fi

Piugerc
Pingue .... 433
103. 411 1»
fi

fi

Pinnacolo
Pio
Pioggia
.... \y

w
413. 618
419
n
n
fi

127
fi

Piltvre (volg.), sosp., temere l> fi 128

Pisello ....
Piscia, pisciare

Pistore (mugnajn)
ff

II

437
425
435
n
fi

fi

n
Pitagora (Glosolo) n 436 fi

pitoccare, pitocco 116 n fi

Podere....
Piuma, piumino . !
614
428
536
11

166

Poeta
Poi
....
Podestà (Capo comune)

....
n
626
ii66
l>

I)

11
101
f4

t1

Pomo ....
Poltrone n

358
f*
11

132

Ponte ....
Pompcja, Pompeati 11

w
n
96
147
fi

Popolo
Porco
....
Ponto (mare)

....
423
299. 399
536
11

11

408. 620
fi

11

fi

( 433. 550
Porpora, purpureo n

....
!1
t 565
Porre
Porro ....
Portare
177. 192
fi

111. 507
n
646
432
187
fi

11

Porto
Pos —
....
Portento

(partir.) =» dopo
n
1)

fi
431
43!
*1
fi

149
Posizione 544 N 11

Possedere . 406 11 1)

Posscssioue . 283 54 H
Posta (imposta) . 420 » '

ISO
37

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292

Sanscrita Celtica Osca

Postar sopra t!SS.432 n fi

Posto (situalo) S2t. 844 n 11. 168


Polente 419 430 tl

93. 309 41. 127


Potenza, possanza n
614 360. 838

Pozzo
Pratica
....
Povero, povcrti»

....
. n
46o
416
32
n

41
n
11

Pre — (prepos.) . 84 n fi

Prece, preghiera . 411. 423 fi fi

Precedere 88. 447 n fi

Precorrere . 86 n 11

Predire 446 n 11

Predominare 309 11 n
Pregare, preshiera 411. 422 487 fi

Pregare istantemente . 82 n fi

Prefetto t1 11 138
Premere 831 11 n
Premura 613 fi fi

Prendere n n 117
Prescritto (ordinalo) . n 11 192
Presentemente, di presente n fi 136
Presidio n 41. 846 11

Presidente, presiedere 448. 449 n fi

Pressione 831 if 11

Pretto
Prevedere
....
Presso (iat. ad) . n
486
484
fi

fi

11
194
11

II

Primavera
Primo
Principe,
....

.

essa .
n
444
n
503
48
380
fi

11

H
Principino . 467 11 n
Principio n 48. 838 n
Privare 62 fi fi

Pro — = ( per, partir. ) 480 n 137


Processo (lite) 1) 442 11

Procrealo . 448 fi 11

Prode ....
Procuratore .

Proditore (traditore) .
n
n
448
99
n

11
142
fi

11

Prodotto 231. 262 11 fi

Producente . 643 11 11

Protrarre 262 fi fi

Progenie 232 11 11

Proferire 899 11 11

Proibire t» 11 138. 141


Prominenza , . . t4 828 M
Promuovere 9 Ct3 11 fi

Digitized by Google
.

293

KtMF.no COnnEKTE DEI.LA VOCE

Saiifcrila Celtica Osca

Pronipote 41 11

Prosperare . 03. 103 n II

Protcliore .
* n 430 II

Protezione, presidio . »> 136. 430 11

Provcdcrc, provido 433 fi 140


Provocare . 432 11 II

Prunaja t) 98 II

Pujtna (guerra) . 433 283 n


Pugnale n 18 II

Puledro 103 11 II

Pulitezza, pulito . 325 " II

Punta, puntiglionc 7 38. 121.423 II

PuriOcarc, puro . 453 Ito 148


— —
Putto ....
Putrefarsi,

Puzza, puzzare
dine,

.
ido 431
430. 438
431
331
81.243.200
11
11

M
11

( <13. <2
Quote (il, la) II 11
m. 13
( 151
ualunquc . M 11 125
127. 233 146
e uando 11

Quanta. 149 n II

Quanto 272 11 II

Quello ....
Quattro, quarto

Òiiesta, c|uesti (is,


.

ca, id)
148
237. 273
99
131. 417
11

11
23. 121
71. 72
74
Questore n 11 83

Quinto
Rabbia
....
Quiete, quieto

....
133. 1.32
403
465
..

Il
!
II

131
11

Raccolta (messe) . fi 11 82
Racconto 122 11 II

Raddoppiato 202 11 II

Radunarsi, — anza 503 11


'

28. 82
RaiTredato 118 11 n
Rages (volg.) = schiamazzo 470 w II

Ragione II 422. 439 11

Rampare
Rapace ....
Rapido (veloce) .
403
484
132 1;2
11

440
11
II

II

II

Rapirq, rapitore . 434 440 11

Rappacificare 133 11 11

Rasente n 438 II

Re, reale 10.3. 487 439. 444 II

Recidere 140 n 11

Reggente, (rettore) 10.3. 407 433. 444 132

Regina ....
Reggere (dirigere) n
467
439. 444
439. 444
152
11

Digitized by Google
. . 7

M'aERO COBRE.NTE DF.I.LA VOCE

Sanscrìln Celtica 0»ca

Regione ir, 314 «


Regnare •105. 407 4.39. 444 n
Regno . 407 339 n
Rendere n n 117
Resina . n 317 II

Respirare o34 29 fi

Resiringcrc . 07 H II

Rete

11 449 II

Reversn 388 II II

Ri — (jtarlic.) 40 430 II

Ribaldo 103 70. 444 II

Ribellione n 2 n
Riebezza II 183. 228 II

Riero . 11 453 n
Rieintu 037 II n
Riconoscere . 51 11 II

Ricordarsi . 322 • Il «
Ridere . 234 II n
Riga, rigo, rignlctlo M 445 n
Rigoglio 479 11 M
Rigore . 200 238 II

Riguardare . 49 n II

Rilassare . '
. 294 11 II

Rimarcare . . . 332 II II

Rinchiudere 289 11 n
Rinserrare . 03 43 II

Ripido . II 348 n
Riposare 152 11 II

Riso (volg. risada) 231 401 II

Risplendente, dcrc — 555. 013 333 fi

Rissa n 453 it

Risuonare 371 n fi

Rito (costume) 473 n n


Ritornare, ritorno 388 n n
Rivale . « 301 n
Riviera . n 300 II

Rivo 473 432 • w


Rivolgere 88. 388 n II

Rocca . n 119 II

Rocchetto II 167 II

( 119. 121
Roccia . II fi
I 436
Roticrc . 333 II II

Roggia (volg. róza) 473 II II

Rogo (catasta) 11 4.38 II

Rumoreggiare 470 II II

139. 403
Rompere 432
i 480

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295

^t'MFnO COnnENTE DELLA VOCE


|

Samcrila Celtica Osca

Roscar (volg.) t= sgridare 470 11 n


Rosseggiare . n 459 11

Rossiccio n 447 11

150. 448
Rosso , . . . 468. 478 f w
( 450. 550
Rolazinne 143 11 11

Rotolare 472 11 11

( 120. 179
Rotondo n
1 440
Rovina, rovinare . 44. 480 11 11

Rozza, ronzino, ronzinante H 211 11

Riiar (volg ) =
finire . 394. 474 46 11

Ruga (grinza), rugoso . 481 4.71 11

Ruggine 41 448. 485 11

Rumore 470 n fi

Ruota . , . . 26. 473 443. 446 11

Rupe , . . , 11 119. 162 . n


Russare 470 11 rt

Rutilare 11 3. 459 fi

Ruvido 4SI n n
Sabajon, o zaliajon (volg.) 11 462 11

Sacco , , . . 485 463 11

Sacerdote 11 3 155
.Sacrificatore n n 155
Sacrificio (piaculum) , 11 n 49

Sagace
Sagittario
....
Saetta (freccia) 519
552
11
466. 479
n
479
n
n
fi

Sala ....
Saio (di lino, di lana) 485
130. 491
464
570
11

11

Salire
Saliv.a
....
Sale, salare, salalo

.... 490
n

11
278. 4701/2
11

279
11

11

»l

Saltare ....
Salmnnnssarc
490
n 471
11
11

11

Salutarsi
Salute
Salvamento
.... .
«02
n
11
11

488
494
11

11

11

Salvare, salvo 488 OS 11

Salvochò M fi 143
Sanare, soniUi 290. 412

....
11 11

2.5.5. 309
Sangue 162. 478 (
I .550. 50.5
11

Sanguisuga, sanguetta n 248. .109 11

Santo
.Santuario
....
.Sanniti (popolo) .

498
n
11 467
11

11
15.1.
156
11

175

Sapere (conoscere) 214. 630 |1 11

Digilized by Googic
1

NUMEnO CORRENTE DELLA VOCE

Sanscrilu Celtica Osco

n 193 n
Sapiente («ioetor) .
. _
n 40 fi
Sarcasmi (coprire di) .
Sarcofago . . . • M 842 11

Sardonia (pianta), Sardonico riso n 401 II

n 471 n
Sarnllial (vallala del Tiroltì)
Al u fi
Sarò, sarai, sarà ecc. .
Sasso a Ili II

483 11 u
Saziare, sazio

Sbavare ....
Sbagliare, sbaglio

....
u
n
1
Ift
u
II

Sbiadato
Scappino ....
....
398
n
11

489
n
fi

Scarlalo
Scaturire
Scelleratezza,
....
— alo .
:>23
.’!•>«
503
II

u
N
II

Scendere (a — — ,
o de )
. 32 i u II

Scheggia
Sebernire ....
.

Sclicrzarc. scherzo
. . •

!1

U
43S
401
133
II

fi

Scbiainazearc
Schiamazzo
Schiena (china)
.... .
470
2.3S
u
u
fi

129. 311

II

fi

« 103
Seieiilc 1!

Sciorinare
.Sciti(popolo)
....
Scimmia, dia codata . 2fit
u
484
200
479
11

II

11

Scolta (guanlia)
Scoiirnia ....
Scorrere (diiire)
.

.
«
211
44i. 474
80,.
H
n
Sii II

fi

Scorticare . ... . fi 181 fi

Scorza
Scosceso
Scritto .
..... .
208
1f

!1
400
Si8
U
II

II

188
Scuderia, scudiere inag. U 3i9 11

Scudo
Sdraiarsi .... 11

198
473. 870
II

100
n
y
Se (lut. si)
Sè (pron.) .....

Seccare, c figur. molestare .


fi

tisi
210 filL
II

fi

498
II

Seccatura (peso) . U M iia


II

Secco 107. 820 474. 498

Secondo
Sede
....
Secolo (lunga età) IM
202
482 109
II

11
11

II

Sedere ...... 383. 482 109 y

Sedimento
Sega, segare
.... •
filli
482
480 471. 483
fi •5

y 1

Digitized by Googlc
297
mm
fteVERO CORRENTE DELLA TOCE
1 |

Sanscrila Celtica Osca

Segnare, segno . 382 382 11

Sci (num.) . BIS 137. 482 fi

Selce, selciato 184 114 n


Sella .
n 468 11

Semi —(mezzo) . 498 n n


n
Seminalo a 837 n
Semplice tl 427 fi

Senato . n n ibu
Senile . 803 n fi

Seniore n 282 11

Seno (utero) 898 186 11

Senso . 138 fi 11

Sentenza n 76 11

Sentinella . n 272 n
Sentire 138 n 11

Senza .
66-2.668 fi n
Separare, separazione 330. 661 432 119
Sera 684 478 11

Serbare n n 14
Serie . 822 fi 11

Serpente 16- 812 472 11

Serra, serrare 831 471.4771/2 11

Serratura II 477 1|2 n


Servire, servo Ito 260. 840 103
/ di cavalli
(

n 319 07
fiK“ \
V giornaliero
Sessanta 817 *1 11

Sostare, sesto 810 II 11

Sete 167 476. 493 11

Settanta . . ,
811 n 11

Selle, settimo 8t0 469 11

Severità 200 11 n
Sfera . 330 n 11

Sforzo . 346. .387 n 11

SKRrctloli (eambe) « 211 li

Sgherro n 383 11

Sghignazzare 284 11 11

Sgiaveliar (voIk.) . 1> 247 11

Sgorgare 618 863 w


Sgridare 280 166 11

Sguardo 188 80. 272 "


Sguardo fiero M 860 11 •

Sgusciare n 363 11

Sì (cosi) 23.28I.2S3 208. 478 11

Sia, sii, sia ccc. . 863 11 63. ICI


Siamo, siete, sono 327 11 u

Dìgitized by Google
,

298

KL'XERO CORREKTE DELLA VOCE

Sanscrila Celtica Otea

Sicuro 160 98 f»

( 8. 270
SigDorc ‘
. n
( 350. 471
Signoria
Signorina
Sii tu, siate
*

....
voi
.

.
. . n
»
81
41
30
n
19

99

91

Silistria (cillii) n 498 99

Singolo ....
Simile, similitudine . 492. 496
22
91

99
99

99

Sinistro
Sino (usque)
....
Sinistra (o parte dello scudo)
294
n

91
569
19

99
19

99

119
Sire 156 471 99

Sito 257. 283 109 19

Situato (posto) 521. 544 99 168


Soave 660 19 91

Società 489 99 99

Soga
Soggiogare
Soggiornare
....
....
522
6tt
319
492
99

99
9)

99

fi

( 405. 445
Solcare, solco 9!
t 486
Sole 555 4 <12 fi

Solido
Solitario
Sollecitudine
.... 245
w

n 172
19

99
107
fi

91

Somma, sommare
Sommità
Sonno
.... 492

563
n 419

9t
44
175
91

Sono, sei,
Sono (essi)
Sonoro
....
è ecc.

....
. 74
506
562
293
99

fi
169
11

11

Sopito, sopore 563 99 19

Sopra, sovr — ,
sor — , sur — 14. 609
{

?
47. 252
270. 430
194
Soprabito
Soprapporre ....
Soprassedere (occuparsi)
59
385
9» 99

19
170
99

Soprastante
Sorcio
.... i

1
(
( 430
99

352. 270
99

fi

361 99 91

Sorella, suora
Sorgente ....
....
564
n
136
48
136
fi

Sdrvegliarc
Sospetto .... 49. 208.
n
229
530
99 fi

Vi

Sottentrarc
SotiO; so —
....
Sostentare (alimentare)

(partir.) .
407
608
605

99

99
91

91

99

Digitized by Google
%99

NtMZnO CURREMS DELLA VOCE


|

Sanscrita Celtica Osca

611 n n
SoUonicticre . . . .

Souoslare 610 n II

SoUovcsI* n fi 170
SoUrarrc 34 II 11

^vraniiù n 41 n

Sovvertire 410 n 11

Soiio. socio
Sozzare, sozzura
Spaccare, spaccatura
.....
489
310
«
323
II

11
II

«
89
i 146. 401
Spada 030 II
4 869
Spalla 823 307 11

( 119. 184
Spartire, spartizione

Sparviero
Specchio
..... .

n
n
212
370
1 185
II

n
Sj>ecula II 334. 544 II

Speculare 2t2 370 II

Spelonca 45 n II

Speranza, sperare 833 n II

Sperone
Spesso ......
Spia, spiante, spiare .
n
537
820
869

80.
n
868
11

II

II

Spiedo 030. 032 569 II

Spiegare n 103. 427 II

60. 311
Spignere, spingere . .
{ 395. 612
II

Spino n 069 II

Spinta
Spiro, spirito
Splendente
.... 30. 89.
316

136
834
fi

n
II
n
II

II

Splendere 80. 196 338 II

Splendore (decoro)
Sposo, sposa
Spremere
.... 568
419. 573
831
333
n
11
II

II

11

Spuntare 64 n II

Spurio *
n 77
Quadra militare rt 108 »
Squillo 12.3 n n
Stabile 846 II II

177. 192
Stabilire . . . .
n n
{ 544
Staccare 330 II 11

003. 044 22. 164


Stare
Star garante
Stato (posizione)
....
....
| 879
401
044
1
N
168
II

W
Slazare,stazo,slBzalorc (volg. troni.] • 16 M M

3S

Digiiized by Google
I

^00

KCMEIIO C0RaE.VTE DELLA VOCE


|

Sanscrila Celtica

Steccato
Stella
Stcrnere
.
639
n
77. 5*2
219. 237
478
n
WM if

tf

Stipile . 5*0 fi it«


Stivare, stipare 539 n fi

Stolido, stolto 5*5 «1 2»


Sionametito . 662 n fi

Storpiare n 3*2 ff

Strada . . ,
*
207 0 w
Strale . n 466 fi

Strame . : 5*2 358 fi .

Straniero n 209 11

Strato . 77. 5*2 245. 358 11

Stretto . 539 fi 11

Stringere^ stretta S3t. 5*1 471 Vi

Stuoja . n 358 fi

Stupido 3i* fi 29
Suada . 626 fi fi

Sublime M fi 175
Succhiare n *93. <97 11

Sucido . ff 493 n
Sudare, sddore 561. 621 fi 11

Suo (prori.) . 5*9 fi ItlO. 471


Suocero, Suocera 109. 168 138 fi

Suolo . 190 39. 438 n


Suolo palndoso 333 n ff

Suonare 290. 562 fi il

290. 470
(
Suono . 562. 271 n ti

1 623
Superbo n 70 fi

SuperfluiVù . n 228 f)

Supcriore . n ( 252. 270 n


? *30
1 Supporre (sottoporre) . 600 fi fi

Sussistere SOI. 610 11 ff

Susurro 562 fi fi

Svaporare . 561 lì n
Svelto . n 273 rt

Sverza . n *80 fi

Tagliare, tagliato 181. *70 t1 f«

Tangente 572 fi 11

Tanto . lì fi 51
1 Tara (Volt.) = vendifcalivo n 501 11

1 Tassi» . , , 516 lì 11

1 Tavella (v'oIk. lingua ^vcl(a) ‘il 500 a

1 Taverna fi fi Ì07
Tavola . . • fi 71 1^

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SOI

M’MEIIO corrente DELLA VOCE

Saìtscrila Celtica 0»ca

Tuzza .... 592. 593


n u

Te, li, da le, a (c •


613 fi
{ 59i
Tciapio
Tviduo
Tenda
....
.... 27
n

n
•612
298
100
180
II

II

Tendere,
Tenere
Tenue
....
Ipso

....
570
191
670
217
610
n 11

187
II

Terminare, Icrminazipne 501 11 178


Termine 671 11 65. 177

Terra .... •
1
'
Gl. 216
319. Oli
31.
181. 616
636
39
13

/ cretosa, incolla 333 11 180


190 11 Ì79
* niuiiltinia . n 552 ,u
1
prativa
\ . 6(5 II

Territorio . 120 332 11

Terrore
Terzo
Tesoro
....
....
680
682
11

II
11

11

160
....
11 II

1 103. 232
Testa 160 II

\ 110
Testamento
TeUa
Tetto
....
....
.

ift
n
ti
119
611
606
180
II

tl i

retto (da lecere) 691 600 n 1

Tevere (fnime) . 11 11 181


Tico, lìca (dcsìociiza iiKcUivaì . 11 607 Il

....
,

1 lepido .673 II li

Tigre 11 611 II

Tingere - 168 11 n
Tirreni (popolo) . n V 195
Toccante 572 n n
Toccare 667 II n
Togliere 689 n n
ToUerare
Tomba
Tomo (volg.)
....
= argine
689
286
11
328
627
n II

.n

w
Tono (suono)
To|K) .... 12Ì 671
qoi
610
II
n
II

Tornar
Toco
Torre
....
olla inciuorig

....
. 322
517. Oli
n
602
II

831. 601
11

173
182
Torrente
Toru
Traditore
.... . , .
n
n
329
198
619
II
.
n
II

Digitized by Google
MMEKO r.OnaE.VTE IlEULA VOCE

Santcrita Celtica Osea

Trans —, Iras —, ira, — (panie.) 878 825 IO


Trasportare n 368 ff

8S2 822 H
Tre
n 08. 89 n
Trebbia, trebbiare
Tiemare 118. .ISO n ff

Trenta 883 fi

Tribolare
Tribolazione
Tribù
.... n
n
n
523
68
«
tl

183
185
«1
Trinità n 3
58 i n «
Triplice
Tri polle
Tristezza, tristo
Troja (porco)
....
....
»«2
581
586
n
524
520 n

Trombetta . . . . 123 n
,

Troncare n 342 it

Tronco 510 fi fi

Truppa n 125 fi

Tu 580 813 1/2 fi

Tugurio « 106 fi

volg. tananai 311. .590 n


Tumulto, if

Tuo 587 503. 829 fi

Tuo 877 fi

.....
ft
(di le)
Tutore, tutrice 570 fi fi

{ibbriaearc, ubbriaco . 306 191 fi

Uccello n 11 fi

llccidcrc, —sione (
— cidio) 331. 365 107 fi

llftìciale del fìsco


Ultimare, ultimo .... «
619
349
fi
fi

3
Ulula (alloco), ululare
Uiiianamcnte
Umidità, umido
....
....
603
322
021
if

fi

324
«
n
n
• 21 189 n
Undici
Ungere, unguento 40. 302 tt
fi

391. 489
Unire, unito . . 492. 509 178 fi

.
| 558
Unirsi 505 ft fi

Universo (mondo) fi 436 fi

Un, uno 22. 604 33. 837. *63 fi

(
26. 1.57
Uomo (vir) 668 238. 271 206

Uomo
r

!
comune
forte, potente
.... 670
«
( 350. 543
260
n


fi

fi
'

n 111
( grasso c grosso

.

Uovo «t

Urgere 613 fi 172

Digitized by Google
. .

303

NtUliRO CORREMB DELLA VOCE


|
Santcrita Celtica Oica

1 Urina, (amica cìUà d’ilal.) n n 197


Urlare . 123. 603 n II

1
Usbergo 613 II II

Uscire . 600 II II

Uso (consuetudine) t1 n 191


Utero (seno) 808 li w
Vado (da andare) .. 623 n 14

Vaghezza di spirito 100 lì

Vagire, vagito 624 II II

Valente 638 [
Valenzia, valore . M
240 w
Volere . 0 1
Valido . 638
Vallato n 827 II

Valletto n 840 II

Vallo, vallata 637 2t9. 237 n


116. 236
Valoroso 108 f n
( 240. 841
Vano . « 220 11

Vnrda (vedetta) . n 844 II

Varonc « 832 n
Vasallo 11 78.260. 841 n
Vascello II 842 II

Vaso, vasetto 288 191. 842 209


Vate 626 II II

Veccia . n 881 M
Vecchiaja 233 II n
233. 803
Vecchio 282. 298 11
i
669
26. '49
(
212. 299
Vedere . • • 216. 370 n
829. 630
[ 663
Vedetta n 334. 844 ti

Vedova 668 II II

Vedovare 62 n II

Vedovo 664 II Il
^

Vedretta 634 n II

Vegetabile, vegetare 479 n II

Vegetazione 1 64. 479 831 n


Vegeto . 631 II n
Veggente 663 II M
Veggia . 627 II 11

Veglia notturna . n 272 11

Vegliare 229 272 «


Velare . 636 II w
Veleno . n 264 n
Veloce . « 473 l;2 II

Digitized by Google
. )
,

304

KUHEHO CORIIE.VTE DELLA VOCE


|
Sanscrita Celtica Osca

Veltro (caife levriere) li 647 41

Venerare . . f
A41 11 «
Venere . . /. 6U 234. 263 64. 68
Venir (in pognitione) . 2H n 17

Vento
Ventoso
....
Venti (UU 91 .) 607
632. 638
638
634
274
11
n
11

t)

Verde
Verginella
....
Verbo (parola)

.
631
1)

646
n
263
238
11

,11

11

V'ergognarsi
Venne
Vermiglio
.... .
267
11
ISO
n
630
M
M
11

Vero .
. n 268 li

Verro (porco) 647 n 11

Verruca n 346 11

Versare
Verso ....
Verso (misura metrica)
648
649
0
'11

333
11
11

119
213
Vescica u 173 il

Vespero 634 n •
Vessillo u 468 II

V'csie 483. 636 464


....
. . . . , t)

612. 616
Vestire

....
11 11
}
650
V'estito 636 11 11

V'ellovaglia . u 432 11

Vettura 627 363 2ii2


Vetturale 660 11 11

Vettureggjarc 628 203


....
11

207. 421
Via 296 43. 212
1 657
Via (
= di —, dis — 661 11 11

Viandante . 11 418 11

Vibona (citlii) tf 11 261


Vicinanza, vicino 11 634 n
Vico, vicolo . 629 349 90

Vigoroso
....
Vidi, vedesti cec.
Vigore
630
93
631
n
271
11
J1

11

109
Vile . 11 220 11

V'alila, villaggio 633 93 70


Vimine 633 581 11

V'incerc, vincitore 182 n 210


V'ineiglio 633 351 il

V^'ncolo
V'ino
Vipera
.... 637
a
16
« 11

267
n
^ 1)

190
»

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305

Kl'MF.R0 CORBLTiTE DEI.I.A VOCE |

flOntefita ttUica Osco

Virente n 265 n
Virile .
665 II fi
Virtù . 650. 670 258. 271 «
Virtuoso 456 lì 109
Vischiare 302 n lì

Viso 663 n II
Visti (Inopcrst. di direi.) W 656 n
Vita i 240. 241 83. 210 11
Vitalità. n 210 lì

Vitello . 659 h 211


Viltà (volg. binda) n 551 fi
Vivace .
9 II fi

ViTcnte 240 H H
02. 106
Vivere * * rt f»
241. 834
Voce i . i 613 250. 500 n
Voi, tI 653. 679
. i , 130 fi
682
Volare, volo i . 411 n II

Volpe * • • n 447 n
I
Voltare 631 lì II

Voltarsi 649 «
Voltala, — mento 634. 640
fi

n fi

Voluttuoso . t» lì 66
1
Vomcra n 486 II

Vomitare, vomito 601. 642 11 II

Voragine 460 II M
Vostro . . , 660 fi II

[
Vulcani 602 11 n
Vuotare succhiando t» 493 11

Vuoto (cavo) « 126. 210


Zaffi (volg.) = servi di Poli zia lì 467
fi

Zazzera 128 lì M
Zecca . n 320 176

Zio
Zitella
...
Ziccola, zaccola (volg.)

I
II

4.38
n

346
214

0

Zoccoli . II 489 lì

Zoppo . lì 242 1

r;!
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APPENDICE
o«lO>Hca

Al confroolo fra i diversi linguaggi del mondo terracqueo,


da noi pi^sentato io quest'opera, sembra conveniente Punir qui
appresso altresì un prospetto degli alfabeti, co’ quali i rispet-

tivi popoli espressero ed esprimono diversamente i loro accenti ;

chè anche da ciò, oltre il resto, si possono io certo qual modo


riscontrare i tipi di affinità o vicendevole discendenza. E sic-

come di quel popolo, il quale abitava anticamente queste alpe-


stri nostre contrade, non ci son noti i caratteri se non per
quelle iscrizioni, che si cavano tratto tratto dal seno della terra,
perciò ci parve pur conveniente al nostro assunto il far qui
seguire alla concordanza degli alfabeti ancora un facsimile di

quelle iscrizioni rezio — etrusche, le quali giunsero finora a no-


stra notizia
c 11 tempo svelerà ciò che ancora si asconde nelle viscere
della terra > disse il C.te Benedetto Giovanelli, allorché nel-
P anno 18&& dettava i suoi pensieri sull’origine de’ popoli d’ Italia,
concepiti a motivo d’ un’ iscrizione rezio — etrusca, scoperta circa
l’anno 1838 nella valle di Cembra. Questa sua speranza co-
minciò ben presto a verificarsi; giacché ormai l’anno seguente
gli scavi di Matrai (Slatreium) nel Tirolo tedesco fornirono altre
simili iscrizioni ad illustrazione maggiore di quel suo argomento,
del quale tornò quindi a parlare nelle sue aniichiià reno elru-

uhe: opera, che può dirsi il di lui canto del cigno; poiché fu
l’ultimo prodotto letterario di quell’ archeologo sagace ed inde-
fesso, il quale (dal 1. settembre dell’anno 1816, in cui, da
prima provisoriamente poi dal 1. novembre 1826 definitiva-
mente, fu nominato capo del Municipio di Trento col titolo di

Podestà, fino ai 6 di giugno del 1816, ove cedette al fato co-

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30 7
mane) sosteoae con pari lode le parti si del magfstrato che
dell’ uomo di lettere, e ciò colla rara prerogativa, che quanto
più raggravavano e acciacchi ed anni, tanto più gli crescevano
e desìo d’ imprese e vigore di mente. Chi pensa agli ultimi suoi

civici provvedimenti ed alle solennità, con cui da sua parte nel


dicembre del 184o venne a corredare la festa secolare per l’a*

pertura del Sacro Concilio, converrà pienamente in questa sen-


tenza. In fatti ei Gnì a guisa dì lucerna, il lucignolo della quale,
ridotto ormai in bragia morente, sfavilla ancor sui Gnire d' un
lampo vivissimo, poi — s’estingue.
Dopo gli scavi di Matrai altri più copiosi (1) tennero dietro
nella valle dell’ Adige, in vicinanza del maso StadUr in Yadena,
alle radici orientali del monte Mittelberg. (Vedine la topograGa
alla Tav. Vili). Dubitavasi Onora, se quegli scavi si dovessero
contrassegnare coll* aggiunto d’ etruschi, a motivo che per tale
attributo non parlava Gn qui iscrizione di sorta. Senoncbè al
principio di giugno dell’ anno corrente fu tolta questa mancanza
colla scoperta d’una lapide sepolcrale con iscrizione a caratteri
etruschi. (Tav. IX.)
Merita inoltre la particolare nostra attenzione una statuetta
di bronzo, con iscrizione etrusca intorno alla base, di proprietà
del benemerito fondatore della scuola infantile di Trento, Don
Giovanni Zanella. Questa statuetta (
proveniente da San Zeno
in Val d’ Annone, dove fu scoperta l’anno 18à6) per quel foro
verticale, che ha nella base, era probabilmente fermata con

(1) La raccolta di questi scavi sepolcrali trovasi in Castel-Itrughiero


nella Naunia, ed c, al pari del suolo rispettivo, di proprietà dell’ Ill.ma
signora contessa Teresa vedova Tliunn.
La detta raccolta consiste in oggetti
a) di pietrai Lapide con iscrizione (vedila a Tav. IX); còti da aflì-

lare ferri ecc.


b) di osso: Manichi di coltclletti di ferro;

c) di ferro: G>ltelli, uncini, Gbuic, spille, aghi, chiodi ecc. ;

d) di bronzo: Coltelli, libuie, spille, catenelle, anelli con isnialti, sca-

tole con diversi ornamenti, freni da cavallo, braccialetti ecc. ecc.


e) di terra : Crne con coperchio di diverso forme e dimensioni, con-
tenenti: ossa, ceneri, ornamenti, terra.
39
308
guida o sopra un’ara, oppur su d’una pana (d'onde il fr. pa-
nonceau, ed il led. Panier, Banner, Fahne) per essere portata
intorno a guisa di vessillo (sìgnum). Presentiamo questa sta-

tuetta alla Tav. X sotto varii aspetti, aflìae di riscontrare cosi

neH'armadora (elmo, corazza, ocree) quella degli eOìgiati eroi


etruschi, e facilitare di più l’ argomentazione intorno all’ istru-

mento perdutosi ( asta, o freccia ? ),


che ab origine tenesse nella
sua mano sinistra : cose tutte, che possono contribuire per me-
glio discoprirci unitamente all’ iscrizione il suo fine e significato.
Diffalti essa o ci presenta un voto a qualche divinità, oppure
un monumento di qualche eroe. In ambi questi casi la prima
parola dell' iscrizione esprimerà nell' uno i volanti, nell’ altro il

personaggio storico.
Secondo che si sceglie per l' interpretazione o l' elemento
greco — italico (pelasgico), oppure il celtico propriamente
detto, r iscrizione darebbe ad un di presso il senso seguente :

Volo pelaigico:
LAXVRVSI. DiANiE. ADANIN(iE).
a) Venalores Dianae indomitae (
liberae, virgini ).

Monumento eeltico

L’AXVRV. SI. DIANVS. ADANIN.


b) Achurus est Dianus invictus.
Oppure:
c) Achurus est Dianus avheruncator (avertens damna).

Eventuali appoggi per queste conghielture :

ad o). Lagos = lepre, e ripsis da ripto = colpire, ferire.


— Le lettere 13 e 14 si potrebbero, volendo, considerare
siccome contratte in un'nc; in tal caso però scemerebbesi
di molto r antichità dell' iscrizione. — Damno = domo,
soggiogo; damna, damma, dama chiamavasi perciò la donna
maritata, perchè posta sotto l'autorità del marito: la nu-
bile per lo contrario dicevasi adamna, adana = non doma,
libera: attributo mitologico, che davasi appunto a Diana,
ad b). L’X nella prima parola si può prendere alla greca per
un eh, oppure alla Ialina per un x, ss (Auttru) od anche

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309
st (^jtuni): Dome, che nelle Tavole di Frane. Guicciardini

trovasi appunto, tra le altre, inciso sulla statua d'un pu>


gilatore etrusco: THVCER IIERMEN ASTVRV CE = i4sturo

è un eroe ( o Marte = Hermes ) etrusco, tosco. — La voce


SI, a somiglianza della lezione Matzieriuna (vedi pag. 22.)
ZE, e dell' iscrizione qui sopra tracciata CE, prendesi per
la 3. pers. del tem. pr. mod. ind. del verbo essere. —
Dianut, era il demone della mitologia druidica, il quale in

dialetto caledonico (scozzese) appellasi deamhan; d'onde,


a somiglianza dell’esclamazione per Baccol, per Giove!,
deriva pur anche l’italiana diamine! e ci fa conoscere, che
ne’ tempi antichi per questa voce non intendevasi il de*
monio, ossia il diavolo propriamente detto, ma sì bene una
qualche divinità, genio, od eroe. — lo dialetto comasco
un giovane inquieto e tarchiato è detto tanaiiell, e nel Ti*
rolo ital. un garzone inquieto, non altrimenti che un tu*
multuoso accapigliamento, chiamasi un tananai. Adanauin
(e sincopato adanin) in celtico sigoiGca piccolo, come more
signiGca grande. Le parole dell' iscrizione ammetterebbero
perciò anche il senso: L' Achoro (Assoro, Astoro) è un un
messo (piccolo) diavolo: attributo, che il volgo tuttora dà
ad un cimentatore ardito; locchò converrebbe col senso
espresso di sopra.
ad c). Achorvs era il nome, che secondo Stef. portavano due re
d’ Egitto ; e secondo Plinio lib. X. c. 28 c Achores eroi
idolum, quod invocare solebant Cyrenaici, ut muscas mul-
titudine pestilentiam inferentes opprimerei. • Dal Nazianzeno
però non è chiamato Achores, ma Acaron. Secondo questo
Achoro (
e coir articolo Lachoro) potrebbe esprimere un
eroe, o divinità tutelare a somiglianza dell’ Ercole italico,

od averuncatore. (Vedi a p. 197 il N. 67).


La voce Dianus (o Janus = Giano) in quest’iscrizione me*
rita la particolare nostra attenzione per ciò, che Mirsillo Lesbio
lasciò scritto dell’origine de’ Tirreni; cioè, che la vetustissimi
dei sui, quem Janum f'adimona vocani, Glio, Razenua se no*
minanl.

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310
Avverliam fiualmeote, trovarsi in pressocchè tutte le iscri-

zioni rezio — etrusche, finora scoperte (1), una lettera propria,


che non si riscontra negli altri ordinarli alfabeti etruschi. È
questa la 0, e 16. ta dell’ iscrizione suesposta. Corrispondendo
la medesima ad un simil segno nell’ alfabeto tannicieo, fu da noi
presa per un D, pel quale appunto suol prendersi quel segno
consimile : circostanza, la quale appoggia forte il nostro sospeltot
che i Sicnni, predecessori de’ Celti, e chiamati posteriormente
Siigani (Suganì), Au*on\\, Siculi, sieoo dagli Eneli oda qualche
altro popolo di consimile linguaggio e discendenza di buon ora
stati separati, e divisi cosi, che gli uni si dovettero ritirare nelle
alpi retiche, e gli altri calar sempre piìi verso l’estremo lembo
d’ Italia. Laonde si hanno in queste supreme ed infime parti i

medesimi segni grafici, come pur anche la medesima vocalizza-


zione dell’u a preferenza dell’o. La Yalsugana (Yallis Ausugi)
del Tirolo non meno che la Sicilia conservano tntl’ ora uè’ loro
nomi un monumento parlante di siffatta separazione, della
quale poco mancò, che i posteri non perdessero ogni traccia e
sentore.

(1) Ignoriamo, se questa lettera s'incontri parimente nell’ iscrizione


di quel vaso etrusco, il quale, come si dice, fu poco fa ritrovato nei
dintorni di Bolzano.

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INDICE ALFABETICO

DELLE MATERIE CONTESITE IN QIEST’ OPERA

Abbreviature di voci etnologiche ecc„ che t' in-


contrano in questi vocabolarj Pag. .. .. 57
(Gli) e suffissi non sono parti prive di
Aflfissi
senso, ma significaltve » 24
Ak (occhio); vocalinasione celta — alemanna, e
sua propagazione nella lingua tedesca , , s 3i
A in, an, voce orientale; varii significati natur, e
metaf. della medesima, e sua propagazione
ne' dialetti europei i 30 — 33
Alberto Jiìger (P.). Sue osservazioni sui sepolcri ,

antichi, e parità dedottavi per rapporto alle


lingue antiche . . f 10
Alemanne lingue; quali entrino a far parte di
questa famiglia • 54
Alfabeto (ordine dell’) celt'ico IIS
Alfabeto sanscrito, suo ordine e disposizione . > 50, 55
Andare: orìgine di questo verbo dal sanscr. e
celtico (F. il N. celt. — 211) . ... s 145
Ano, ana : desinenze ; loro significalo ...» 32
Antichità (V) della lingua ilal. volg,, sostenuta
dal Marchese Maffei e compagni, è applicata
parimente all' idioma romancio, non che a
tutti indistintamente t dialetti romanici . . > 17
Appendice intorno alla concordanza degli alfabeti
ed alle iscrizioni rezio —
etnische, finora scoperte > 30C
Arti degli antichi Celli » 117
Articolo(£<'), usato già da’ Galli antichi, può cre-
dersi egualmente usato dai loro discendenti, i
Jìeti. Fedi il N. 172 nel vocab. osco, e la
Nola la 21, 124, 230
A te, ute: desinenze di sost. sono di uso
astr.
anteriore alle sincopate ta e tu (Vedi il N. .

celt. 187 ecc.) 16, 142


Attributi (Gli) più comuni si sublimano e si no-

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312
òilimno per la nobiltà del soggetto, cui vanno

Autori; i quali o mediatamente od immediata-


mente sostengono le parti di questa nostra
dissertazione &1
Ban (bonus), suo signifieato * 30
Cantò Cesare dichiara V timbrico e T Osco pa-
dre della lingua italiana, ossia volgare . . > 17
Caratteri del linguaggio umbrico ed osco, con-
simili a quelli de' dialetti romanici ...» 18 —20
Carmi celtici e simili prose . .- . . . . > 118 e seg,
Casnar (
Case —san—nar )
. significato di questa
voce (sanscr. N, 503 ed osco iV. 19) . . » 98, 194
Castello, telonio, turrana ; significato di queste
voci . > 38
Castru voce osca; suo significato . » 19
Cauta movente, che provocò la dissertazione pre-
sente 9
Cause diverse, per cui coll'andare del tempo
possono diversificare idiomi, benché provenienti
dalla medesima fonte ........ S c 9
Celt, Gal, Val sono tre voci radicali, che di
que' popoli, ai quali s' appongono, contestano
la medesima origine, natura,- discendenza . • 20, 214
Celti (Be’) e del loro linguaggio . . . . >113
Celti (/), popolo ti famoso nell' antichità, come
lasciarono iraccie marcatissime di sè nella sto-
ria, dovettero lasciarcene altresì nella lingua > 26
Celti e Galli sono in origine uno ed il medesi-
mo popolo > 27
Celtico (
Il )
non è una specie di linguaggio te-

desco, ma gallico (N. 89) >115


Celtico (L' elemento) i padre del greco e del la-
tino non meno, che del gallico, dell' etrusco,
e consimili (
Fedi i-iV.ri cclt. 127, 155, 157,
485, 527, 538) >114
Cullo e divinità degli antichi Celti . . . . >117
Deretano =
parte che guarda per di dietro . > 32
Desinenze in vocali predilette dai Volsci . . > 28
Devanagarì: nome del carattere sanscrito; suo
significato > 50
Dialetto volgare, sua importanza per lo studio
archeologico linguistico 34

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313
. Differenze ipeeìfiche fra i dùtieui romanici e la
lingua Ialina Pag. ii, 15
Divtiione presente della famìglia celtica, e loro
figliazioni linguistiche
Dòderlein, sua opinione, che i Volsci sieno i pa-
dri dei Walshe, YValsche, Wàlsche ...» 20
Eitiuv (
pecunia )
voce osca, sua declinazione e
significato > 19
Elemento (
V ) generale per lutti i linguaggi così
delti romanici è il Celtico, l' Osco n è il par-
ticolare, ma misto col Rasenico o Retico . > il
Elemento medesimo, che presentano le lingue la-
tina, italiana, e tutte le lingue romaniche > 18
Esperienze d'ogni paleologo linguistico ...» 7
Feroce =di fiero sguardo > 31
Folgaria, opinione intorno al tempo, tul quale
s'introdusse in quella valle l'elemento tedesco > 251
Freund (
doti, Guglielmo di Breslavia ) sta com-
pilando una lessicografia di voci antiche, rac-
colte ne’ Grigioni e nel Tiralo > ài
Fusione dell' elemento greco col colto — italico, e
rapido tuo incremento > 12, 13
Futuro latino, origine della tua forma (
Vedi
Sunscr.N. 121 ) » 68
Germe (come il) precede lo sviluppo della pianta,
che dee uscirne, così il Celtico per molti vo-
caboli greci e latini somministra la radice. E-
sempi » 13, 155, 157
Giovanelli C.te Benedetto, cenni biografici, e tua
sitala .... » 306, 307
Grammatici di linguaggio sanscrito, «etichi e
moderni : 51
Grammatici e lessicografi di linguaggio celtico
antichi e moderni > 122
Identità d' elemento, che presenlaru) le lingue la-
tina, italiana, e lutti i così detti dialetti ro-
manici > 18
luv (Giove) voce osca; sua declinazione e signi-
ficato > 19
Ladino, aggiunto, col quale que’ di Gardena,
Badia e Fasta, non che una porzione di que'
de' Grigioni caratterizzano il loro idioma, si-
gnifiea tuli’ altro che latino ...... 25

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314
Latino (/!)> d' origine celtica anch'eao, fu trae-
formalo dal Greco • • -Psg* 12
Letsìcografì cii linguaggio sanccrito antichi e mo-
derni I b2
Lessicografia del nome occhia nelle principali lin-
gue orientali ed occidentali e loro dialetti . i 29
Lettere, le quali si scambiano assai spesso nelle

diverse lingue 'non meno, che ne'diversi dia-- .

letti d'una e la medesima lingua . . . i 48


Lingua {La) dee formar parte non ultima della
storia d'ogni qualunque nasìone , » 33
Linguaggio ( Del ) sanscrito ; sua storia e let-
teratura » SO — 54
Metamorfosi (La), cui al parere di molti sog-
giacquero le voci latine ille, illa, unu«, una,
meas, mentis per trasformarsi nell' articolo
determinato od indeterm., nonché nell’ avverbio
di modalità, dimostrasi insussistente . . . t 23
Natura del linguaggio latìno, messa a confronto
con quella de’ dialetti romanici, e loro diffe-
rente specifiche 14
Ncgasione doppia già usata, dagli .Oschi .per raf-
forzare il senso negativo {Osco N. 110) . i 19, 201
Nome, Questa voce dal -sanscrito .passò .in pres-
soché tutti i linguaggi europei . ... s 88, 215
Nomi { I ) antichi di paesi, monti, valli, fiumi,
ecc. somministrerebbero, se intesi, nuove fonti
di storia e geografia antica » 34, 35
Nominativo (
Il ) dai linguaggi sanscrito e eviti-
co espriinevasi, come in italiano, per esteso,

e non sincopato come in a«oim». Vedi il Celi.


' 15. 124
iV. 187 . .
• »
,
Numerare {JU eie Celti ed Oschi. simile a quello

de’ dialetti romanici {Vedi il N. celi. 189 t 143


„ V err. —
corr. ad pag > 320
Obblivione {V), a cui, vuoisi, andassero sog-
getti gli idiomi proprii in tutte quelle terre, .

nelle quali penetrò l’idioma latino, mostrasi


insussistente per varii esempli passati e pre-
senti . 14
Occhio, lessicografia di questa voce nelle princi-
pali lingue orient. ed occident. e dialetti . t 29
Ok {occhio); vooalizzazione esito — meridionale.

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31S
farti tignifieati, eh$ Javansi a quest' organo
nell' età jafetica, e viciiiituciini del suo nome
nelle varie dinastie linguistiche, la celto-greca,
e la cello — romana Pag. 31—37
Opere, che trattano de' Celti e del loro lin-
guaggio > 133
Ordine dell' alfabeto sanscrito co' segni sostituiti
alle lettere sanser., loro nome e valore . . > 53
Ordine dell' alfabeto gotico i* riguardo croma-
tico e numerico >210
Osco (linguaggio) padre della lingua ital, ossia
volgare • 17
Pad (piede), voce sanscrita, sua dccUnasione . > 15
Paleologia (se la) alemanna fornisce per la Ger-
mania una nuova fonte di storia e geografia
antica, uno studio consimile deve apportare gli
stessi vantaggi per le parti nostre . . . > 7
Pali (Pehlwi), specie di lingua sanscrita . . > 62
Persiano linguaggio, sua origine > 53
Petron e le Brigant sostenendo, che in tutta
Europa si parlasse un dì la lingua dei Galli,
non possono per questa intendere che il lin-
guaggio Celtico • 26
Piede. Declinazinne di questa voce in lingua
sanser., ital., aree., lat., e tedesca . . . > 15
Poliglotta dell’ 0 razione dominicale, e prospetto
del medesimo > 211, 217
Pracrite lingue quali sieno, e perchè così s' ap-
pellino > 53
Pronomi personali (/) nelle lingue sanser., greca
e latina del tempo pres. modo
aggiun- ind., si
gevano puramente alla radice verbale, mentre
l' italiana e li premette e li pospone. ( Fedi
sanser. N. 348) t 86
Pronunzia consimile del eh ed h celi, col gut-
8v, e col sibil. QV sanscrito ( iV. 1 36 ) . > 138
Proprietà de' dialetti romanici differenti da quelle
della lingua lat i 15, 16
Prospetto d' alcune voci latine e gotiche, consi-
mili per suono e senso > 208
Itaccolta di scavi sepolcrali etruschi, che trovasi
in Castel- Brughiera nella Naunia . . . > 307
Badici, che somministra il Celtico per molti vo-
40

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310
caboli greci e laimi; tiechè quel linguaggio
debb' ctsere anteriore a questi. P. e, N, celi,

283, 319, 335, 336, 505, 527, 538 . Pag.13,151,155,157


Ragione, per cui le lingue greca, alemanna ed
altre europee derivano aneli' esse molti loro vo-
caboli dal Sanscrito e dal Celtico . . . • 12, 28
Rnpp Maurizio nel quadro genetico delle lingue
indo — europee ammise a torto la lingua cel-
tica » 20
Repertorio delle voci Sanscrite, Celtiche, ed Osche
corrispondenti alle italiane in ordine alfabetico
esposte » 202—306
Retico {Il linguaggio) fu in sostanxa identico
coll' etrusco i 12
Riforma, cui subì l’elemento celto-italico, ossia
l' osco dopo V arrivo dei Greci » 12
RomngnosUGian-Dom.). Sua spiegazione, enostra
intorno al significato della voce gent. Etruschi * 11
Romancio ( L’ idioma J, al pari di tutti i co«i
detti dialetti romanici, argomentasi derivare dal
Celtico 1 17
Romaniche lingue, quali entrino a far parte di
questa famiglia > 56,
Romanici (I dialetti così detti) si dovrebbero più
giustamente contrassegnare coli appellativo di
celtici * 15
Romanzi : origine di guesto nome, e suo signi-
ficato > 120
5 ( suffisso )
col quale gli Oschi, a somiglianza
de' Galli, costumavano formar il plurale sì dei
nomi, che de’ verbi. ( Kedi il N. osco 101) • 200
Sanscrito: significato di questa voce . ... t 50
Sanscrito (II) è lo stipite comune dei linguaggi
europei, il celtico, il greco, il latino, il gal-
lico, ib valUco, ii vallaco, ii vailese, il val-
lonese, il fVelsh ecc » 26—27
Scopo della dissertazione, ed eccitamenti rispet-
tivi per conseguirlo > 5
Segnacaso (
specie di )
^ià usato dagli Oschi
{Ose. N. 20, 88 ecc.) » 18
Segni di vocalizzazione e d' articolazione, che
usano diversi linguaggi, e loro somi^iianse in
lingua italiana » 44—47

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Sìgn'ìficalìre pnr(i tono tutti gli offiut e tubiti,
non che li detineme de' verbi, de’ sostantivi,
degli aggettivi, ed anche dei diminutivi. { Vedi
i N.ri 34, 66, 121, 216, 297,
sanscriti:
333, 348, 333, 372, 479, 578; ed i Cel-
tici: 88, 162, 178, 271, 280, 505, 327, 538) Pag, 24
Sincopare (l’uso di) il nominativo, improprio ai
dialetti rom., venne alla lingua lai. dal greco • 15
Silula Giovanelliana. Lettura e senso di sua i-

scrisione interpretandola coi dialetti volgari


del Tiralo italiano ed con altri dialetti romanici > 22
Sistemi (/) linguistici orignarii sono tre: Il Ca-
mitico, Semitico, Jafeticoi da questi si formaro-
no per varie combinazioni altri sistemi, elementi
e dialetti > 8
Slave lingue; quali entrino a far parte di que-
sta famiglia > 54
Somiglianza patente dei dialetti tirolesi ilal. col

provenzale e consorti » 41, 243—243


Somiglianze grafiche c linguistiche antiche tra
le lìezic (il Tiralo ccc. )
e l’ Italia inferiore » 16, 310
Sovrano, significato di questa ed altre voci, lati-
ne, romaniche, le quali terminano in ano, o
che cominciano per 32
Stadler, maso tra Vadena e Lcimburg, nel quale
si trovano gli scavi sepolcrali etruschi . . > 307
Sleub (dott. Lod. ). Suo assunto consimile al no-
stro. Motivi pc’ quali non segiiiam le sue parli > 3
Studio de' linguaggi celtici, e sue condizioni per-
chè guidi all’ intelligenza degli antichi nostri
nomi topici provinciali > 4
Tangin (jussus )
voce osca ;
sua declinazione e
senso > 19
Telegrafia degli .4 litichi, documentata dal nome

volg. di Kreidenfeuer =
fuochi di grida . » 39
Testimonianze de Classici, le quali comprovano
la discendenza de' Itaseni o llc*j dogli Etru-
schi, Tirreni, Umbri, e riiictillando in fine dai
Celti « 27
Tirolo (II) era detto anticamente il parse in
montaois; ragione di quest’ appellativo . . > 38
Embrico (linguaggio) padre della lingua ital.

ossia volgare > 17

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318
Uianza del itrmone alemanno (T unire alle vo-
cali celtiche semplici qualche altra . Pi >g. . 31
Vadena. Scavi sepolcrali ecc. che si trovano in
quelle vìciuanse 1 307
Vereia (comunitas )
voce osca; sua declinazione
e significato > 19
Yocabolarii Jet dialetti volgari, loro bisogno e
pregio linguistico > 5, 40
Voci sanscrite . 59—
> celtiche » 124—192
t osche • 193—207
Volsri (I) antichi ne' caratteri del loro linguag-
gio contestano V identità d'origine coi lYalshe
iWàlschc) de' tempi posteriori .... . 20, 213
Zanella Don
Giovanni, proprietario d' una sta-
con isfrisionc etnisca. Prove di risp.
tuetta
spiegazione • SOS
Zend, linguaggio di Zoroastro e degli antichi Magi
di Persia > 53

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319

Pag. Linea ERRATA CORRIGE

6 1 SÌ si

19 13 elemeulo elcinenlo
29 1 susluiiliva soslaniivo
> 26 = vedere ; dare = vedere; laiicanan =
lucerna, e figur. occhio;
daic ecc.
% 25 mirare, mirare; kàr discer- —
nere, cercaci rpucasec.
> 28 guardare ;
guardare; yc, ycadav =
vedere; gygu ecc.
> 29 gwyl = occhiata gwyl, gwel, gueiaz =
occhiata, aspetto; llygad
= tiiila, guardo ; gwy-
liaw ecc.
> 31 veglia notturna. veglia notturna. Miro,
mirout, Diiraz mi* =
rare; miorbbull, mior>
bbaille = mirabile;
roirouèr fr. miroir)
= specchio.
(

32 16 annunliare arinuuciarc
68 8 ducere ecc. ducere ecc.
dinguj, lingua ; (in got.)
luggòiinong/oss.) lung;
(in aleni, ani.) zuiika ;

(in tf'l.) Zunge.


duinarc;un (c(i.)zi(liraen.
tleiis (in tvd.J Zabu.
;

> 16 palma ecc. palina ccc.


palleiis; fin tcd.J fah!,
falb.
pilura ; (in icd.) Pfeil.
69 12 u in 1/ ecc. M ili i; ecc.
v ili r e %’iceversa; p. e.
Cvas ( in sanse. )
crns
(in lat.) crai (in i/.).

61 26 Dtktehita Dikschita
.66 pag- 65 56
67 16 compio copio
6.6 6 Da liti Da Oli

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,

3^0

Pag. LmEA ERRATA CORRIGE

6S 30 0 .
— blii'u ob — lizu
66 31 ùdem iidem
86 27 Maya», mògos ; Maya», gr. mògoi
87 8 madidiiis madidus
100 17 leslesmy ieslesnny
106 9 be — be —
115 22 tran — sa1|tioc trans — alpine
126 20 Icrcbe Lerche
138 36 Fer es. — cvacru Per es. — rhvneni
141 19 schrolla dirotta
143 6 dodici. dodici. Gli Etruschi nu-
meravano nel modo se-
guente : unu, od eno,
duf, tris, tria, tres,
quatrus, qniu, Duvics,
desen, duf desen, —
dudeseeee. (Ang. Maz-
zoldi. Orig. it. p. 101.)
> 11 di dì
147 21 gallus, gullinaceus galliis gallinaceus
161 24 mcdoi medio
162 36 federata foderata
163 6 pialyloycha pialyloycha
164 15 Starlman Slariman
170 5 eliamati chiamati
174 11 pertjv peryr
176 N.B. Fra questa e
la pagina seguen- *

te non v’ ha allro
errore, fuorché un
salto di paginatu-
ra dj 176 a 179.
181 4 Saighieì* Saightean
184 32 Selvei. Selvei,
100 27 Win Win —
192 2 In», esplorare lai. explorare
196 30 la Iva la Iva
201 28 iiprìoo aprano
115 11 Sviiiere, Svizzera
221 26 Aaaltina Aattina 1

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Pag. Linea ERRATA CORRIGE

i'ìo 18 cielo cielo.


230 17 tuo tua
244 12 vaeng yaegne
255 33 uaS nas
257 18 ba. ba —
> 19 Pillo Pibo.
31 accennare alBoilà accennare all' affinità

> 33 mennykek menti yek


258 8 93. Berberico Idiomi africani
93. Berberico
> 12 regao regno
264 31 ApproTRre Approvare
267 30 Bcuscolo Bruscolo
269 13 Cnusa Causa
274 50 Dodici Dodici {tanse. 109 (ceti.)

189 (osco) 320.


279 13 regio regio
289 51 Patente (dal lai.

potére )
Patente (dal lai. patère)
290 17 Pena Pena
291 47 Possessione Possessione
296 11 Sbavare Sbavare
311 13 per rapporto rapporto
312 3 Autori ; Autori,

VM A'ó'itiiC
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. .

Tai'ofa r. UpfM/

AB C DE F G H I JK
i Sfnnariyftm* I h9 , tf fil .. -x

».|A- A , .i^ ^ , :i

,/* 7 n m .
y
3. y,traico . SJi n > , D
Sfrùiro. '
O I » ?7 "n ^|0>
S. ^AraHco 'V I ?5 I «5
I
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V
1
^
O f tj) O ! « *
»l)

iTer^mno et/ 0 I
;
\Jnt/ostano. vi) 0 /
Osspr =
Ai/ /. Jìfl tptetit ' AtfàMc, // tptalc al paci t/p'^uaffeo sptfuenti seri-
rcrasi da destra a sinistra nacquero, come si rede, l'ehraico, itere-
rò, il rtmumo, il tfotico e lo slervo. In luogo del C latino t Samari-
tani, a santigliama dei ì'eni^' e dei dreci, adoperavano ora la ^
{fhet- È fòrte) ora la ^(Caph. - K). dosi pure la ^ (The- P), a me -
no che non fòsse supplita dalla SI (Beth-B), fàeera le /ùnxùmi di
P nonché di_F. - Similmenle la. or (Jod-J) serviva si per i_
hreve, che per y lungo, come pure la ^
( Vdu) si per v che per
». Ter espritnere la varietà di promtncia^ nelle lettere 3, T.c
Z usavarw i Samaritani appositi-caratleri, cioè ouji/ (/s) ^f/h)
e((l(tz). La'^ che corrisponde all' Ain (P) elraira, fùngeva per te
vocali a, e, g guitta'ali o leggermènte aspirate
All ?. pticsf al/al’elo è il progenitore del Samaritano, il quale non
ri si distingue che nell' orrtatoi laonde valgono anche per questo
le osservazioni di sopra .L' enfasi dell' s,l,_e ^ rea iva repressa
.

coi caratteri seguenti ;ySi(sr.o sce) (th)j ( tx, o ce). la'^


ir) ralera tmeora per

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: . ..

orient/ili
ì/pI/' affìr/^e/o lii/tno

L MN 0 P 0 R S T U V XY Z

1 a fi VJ X 5 , m
47^0:)44W/i77.niZ
^ D Z „ 3 ^n L) D „ ì , „ T

« vi30èxJD9|è.O <Jk ^

J r o 5) « o / ^|5 ^>5 '7

^ , . i !

V . I
: I

imttortt.
Ati 3. Le lettere elei/' ett/hleto elr. gei/e in se' tutte tftmntr eonso-
nunft tpiesfe ferò rtcerone la roeutnuntene riepettiru per mezze
!

dt appaeitt et^l, ctie st ponpemo (t’orrffmn’ie setto, tnlrette sopra


te tettere, e ten ariette fra mezzo. Attrt sono i setfTii dt roraltzxa -
zrorie Irere, altri di tunsfa
Voem/l ireri C—) - «y (y) - e,- W) - /'• (t^)-o, t-.,) » ù.
ìhealr lunghe / Ct-; -//y (..).<•;/' ì \ .// , Fiarri di
r/uesfuttlirut itn punte net rentre d' una lettiea ne indirà il rad *
,

• deppiamente — Lettere di suono ftsrh. od aapie. : 5, ddtn Ain, in-


.

rdrin’a un di l'aspirazione teppier^ (p.eph), era però tafpesi rotti e


^|TT {d, ossia h duramente aeofrafa ). Ì3t fì.o sreh'7\(lA).e^tbl^(s.flx).

Ad A. Voeali treni (*) - a, {-)-/; (^) -p,i>)~u.


Vórali lunpkei (.etì-Uj {utf-qi-, (<st)-au/(zd)-g ,c, o
pullurali
I
Ad ù. 'Areali Irreii (’’)~ai (A-~rii-A-ii(.^)~Pf (’)- jt.
. lunpAeilf^)- a ,{sS)-£! (^) ~u, iJS) -aii(n)-au; CZA-a,
hettere fisell ed aspir. i
I

e, 0 pulturali .

fin /Trai. -L>,ie-;^tz. .4ral. >ls>, ind. si?, Aa, .^-th. Sirfl^, Arai, i-
Qr. Arai. t-~AA- ters. £, Tnd. Sir.>-^, aral.,^- sre.

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.

Titrofa Jf.

A b!c D E F OHI J K
OiicrnM.
L’aJ/f'iMo xtm/frrrto è Untiyf frer tuffi /jmuufi, tire
hN'ìm un ordirir sirrtrTìia/iro ( Màilo a puff. SS ). IrrT/iprorrliè
rsfto è ru/tftii’Mo in ttnile fierioui, tfuun/i ronoefti ooffuni
(irllu rot fii /riù, r/ir Of/ni tir z ione oUt-o il mono
fùrrffu /

posiftt'o mprimr ron propri/


rui'alfrri n/troru lo rurir
niOfiifiraziori/, uffr tp/a/r ri merirrimo pitò unrittr sor/^
(foi/o, c no retfria ro.fi li tf/'/irolffxionr o anpifata , o eri •
firtira o narutr, o fisr*Mnntf L 'ulfute/o t^ui ropr'a trae,
. .

rialo non p re.grn tu rfyr te rori.foftrrfi/i /logi/iiv, erorffuajido..


ne però le tr, rhr gnno rorrig/wndm/i sagtihi-
xiorti alfe tettare In/inr i, f’, Xe 'Z\ delie rpiiali nianra il .<tansfi-i -
lo. .. he grififietie rnoddìrurioni si gerirono rame sepite: 'Ì^(Hta}
che .fltonu InlroUu conte nn t/o/ce ph lai. od /' ita/.f (o'hfi)i ^
(dha)i IT (pt^'f), (p’tia),^ ^
(Xha),- Uf Oihuh (phu),- 'Cf
(sAa),. ly (dda
(Iha)i dtihu), 5 ( da ); ^ ( ttha); ^ (peui);
óf (p'n~, osgia fr. jn) iija., ossia (ssa, Ossia /r.rha)i
jy (ffia).- he focali stmscr. fl>ndanten/uli sono tre, rioè ( a), ^
(.ì), ed iS'iu}- - ha prima, che corrisjhonde all Jf elr. rate si
5
per a che per e, che per o ; le altre ronitinuno roti' I ed Y
,

tfrec.fC coll' I cd IJ latini Oneste rotali però si .trrirono ro.si


.

solamente al prineipio di una parola; in mezzo ed alla /ine


si usano i eorrispoiuienli seprti d’aUrreviazittne. Jlalla rieende,
noie um'one tra ffueste lettere e te altreriatiire nascono si le
vocali lunghe, che i tffffonffhi

? ^ 3 8 H
/ i. 3. h. .5.

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. .

SamTì‘//o

L MN 0 P e R S T U V X Y Z
^ . crij r ET?r 3
A/'f’rertahtrr; a) VfH-ft/t èrcri; 3 T (/h
///’); ^'^(/t/ lJ^nù:/t>). h Vocnh htn<fftP; ^TT T (^i h/ntio);
(ì luTUfo)i^<f\ (lì hfmio)i fungo); fnngo).
Inforno n ffuosti soffnf etì vooft/j'.xfizionr fh e/'uofw os.fer^
puro /./ o/tr ^ogntono fu corutonaìifp. che nooonipggnanOi
/foro ul oonfrurfo 'f' fa procorfo; 2./ ohe t getpti ~^,o^ pongono
sf nf fft sopra, ma o, c. , t, ‘^L si sn-ivono soffo Zr- fottore
rispePiop — J spt/nf t/rfJr ftpsowutaxe, ossia doff artirofaxio-
.

no mtsah' o fìsofìian/r in fino eir/fr parolr^ sono i sp(fum/i: (')-n,


od m, r ( I)»£ iJ primo si ponr sopra il srromù> a tato dotta
; ,

fottrra prorrdonfr ~ Oi/Vitiongtii : l}"~\{ai


. fungo)f (>?/.

r-i)i^[ ^ (un =p fungo); (àn-o-u). eùj AossÌ!'^(dsna,

ogasrut); {sfca)i

3^ (sn?u
J 71 (sfa); (,ypa); ^ (tsa); (psa);
(sna )/ )j 3o( fra ) .

{fi noti /ìnalìnoido, ihotuf ogni oonsonanfo ounsor' èpiù por sua
natiO^i uniia fa rora/r a ,
fa, guato perrfò Puoi ossore som 'altro
prnnunxxa/a, gualora non sia noconipagna/a da altra PoraJo, o
dal segno di ifuipsronxa (»-- )
Hsrmpio di lettura- ( da sinistra a destra ):

CTsf TT|ft ?TcTt?T TTst cTTqcft

ttàfant, ra/nìm, tiìlàn~òa ràfam fàipxtàm


Ma/ia - llaivas
Ifofpsn, reginam, filiamefue regia tuca/ur mttgnus Deus. m
Ci) G ^ O
ff. 7. ó\ a. o.

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b-

TttPotaM. Al/WS fi
cJte partecipano deOa

ABCDEF GHI JK
f TiieUnu, W3 5 5 " ^ 5 » *5

5 Mtin/rìUjnaHff C?
Ptrmane 3o) 0 3 ^ O » V OD
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Vocali trevi Vacati funghe.^
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Anno/: ffurslt rara/Sn'ì ii come il anseritto, da sinin


scrrvano, y<f

sÙYì a drvtra, lolUiie lo Hend, che vergasi, rame i semitici,

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^

i/tffiaitr errtj

jt/thira f/rf ^ia/isrri/to.

L MN 0 P Q R S T U VX Y Z
S ^ ,
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Ltf%nppipu^ L J l*L ), R.

AnNOTTXIpCTVY, te
Ai? 5 r 5,^>, ? lU S* ® P H
Lrttn-p atpiraic, enfhb'ctte, natatì, pstManti.
i6a, c'ha, dka, fdta, 0ha,klM, «AffJpia, sta, ttia,.Ma,4M, t$a, iOi, pur g'i, ga, pa. gta

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1. » ^'A « >5 „ Aa ^ 0 „ ^ „ P fi 5
ita rfci'fm a
sinìp/ra, ea il Manicilì, che segnasi come il chinese,
in linea pcrpenciicnlai'c.

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. .

Tarofa IK Af/fiMt c/ipoppi

coprifi/iali a seco, aia

A B C 1> E E 1
G Hi 1 j K
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" A ,
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h. .Tonico
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B. Osco 4, N '
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S. E/rusco / H V ’O) ((j) 3 }' D' 0 '

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1 1

9. Celtico % b,C t)' e y[ò ij


'
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1
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(V h tr ti <3 .
"E
'
5 '
^ j -• ti

IO. Gotico. B .. A e: V r h .iiilq ,K


Vocali trevi, 'Vocali luntfhe, Dittomfhi, hcr.rlunfl.
ai, et oif
^ a, e, i, o, uj A. è. ì, A. u; Ai, ci, ài,

i. a tic r , Htf Xr Sl/c rvH; ni d ot . a tj u>

P.t.fcrp,
^
I.'Oscp, Umtr., ed Et>‘.
da destra a sinistra
scricci'a.fi a nuxlp etri i'enieio,

h. n K (^) servirà agli limi-ri a-c per fi, C, e p. fi T usarasi


per D, ed ù V si per consonante che per vocnie il ed 0 ( V' ).
Anche la lettèra B I.S ) è di posteriore invenzione anfiramente
ri suppliva la lettera Ì* (7 )
e. Le lettere semitiehe e greehe iSampi, òchrn Tsaelc, Chi, Psi, ,

Theta, LHa erano no sudetti ùiionii supplite .ialt’ S, - se


taluno però usava un consimile segrw, non consta che vi e^ ,

sprimesse del pari un consiniiie suono. ( Vedine l" esempio ai .Vi


qui a latd ) Su questo punù> regna peraneo fra gì' interpreti dircrm
sita d‘ opinione.
Ordine atfaì'eto ffotivo, e

ABr&.euzh<i>ikA>i ,

/. t. y « S e. 7. S. 9. 70. 97- 57>. 7t7>,

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1 . .

antichi
dell’ ftJ/hirto latino

L M y 0 P Q R S T t V X Y z
A My 0
,

n n p 2 T (Y) n y Z
A // y c 7T j>
q (T T iv) ,

A 0 r P,P 5 T Y >1 I

l N 0 r 9 (Y) V / Y I
A ,\\ ^ o,n r p S,t T V $ n )i

\ M K 0 r „ PP h^L T » » X )' )'

nI W H , n „ a ^ T V „ 11 11
I
>1 m M / „ a 8,M >,1 V , n r
V „ li rA)t),< T X )> >1 fi

l ^ 0 p „ R 5 u „ n n n
l 71J 1) O p ^ 1* ^ z y n »' b )>

\ M u Q n u K S T n V ’1 X
LetteT^e oopitHitr e pechianti .•

di, «A , ,
/w .

Y, X/ Al py'
? +,x, © ®,0j V " •i .

3 V (D,(t), 0,0j + X, 1 .

ff
0,®; © i ^ i
r •

5 i
r -, © 5
X ,

6 t' ; 8 ;
» X ;

1 > ì
8 -,
0,0j 5 M
S 'i^T: ^,$,<5, O j 5

m O 'A/IV (J)
-//f; ii - / m principio) l •* / />/ mezz/f.

SI 0 rotore numerico :
NQRnU|v$TV)ìXOQ
30. fO. 70
. SO. 90. fOO. lOP. 300. //OO. 300
. eoo. 700 soo. .

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Tavola V. Alfabeti europei
coordinati a seconda

A B C D E E G H I J K
SUivonico
’’ oSerrùtno % B(M) A r Ih H ì K
2 Itussti nuguse. A B (H) A- E r X H 1 K
!> ira'nusct a 6 M 4 '

e r X H ì K
'i. Tedeseo, majus.
i) (B » 5
» /ninusc. '
a 6 c b c f 3 k i i
t
dtltvrò'iro m. .M y'
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Vaiali lunffhPix Dittonghi. Assonanza.
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Od atfht’eti sTavorrico e russo; a som^lùvTKta del greco,


da cui mtccfuero, ynancano deVe lettere C, F, H La .

sostituita qui sopra atta prima di queste, non vi corrispon-


de però se non net solo caso, che alta C seguino le vocali
e od i ) la ^ fà le veci della e la /f» della V, greche.Za
r non suona siHlanle, ma muta come la g (gJi) tedesca.
Za B serve tanto pel v semplice che pel ~w doppio.
L‘ alfaleto slavonico antico esprimerà per soprappiù
le due lettere gi-eche
^ ( lesi) e ( psij con ^ ^ Y .

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.

p/u recpjiti
deJl’a^f’c/o Jaù’no
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1
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Léd. oupir.-. • fischian: 1
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ghi eh} ph-fj z-sh} cx-ts,oJsì l SZ-Jij sxcx-sce'} c-1%.

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rr lx,x 0,0 lU,m ,
Hu
11^,111,

0 ; ^ fi) fcf> tfó fei»


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(c^tfeb 4

1.

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In ^uel nuMÌ0 rnedestnw che questi due alfàleti seffuone
'

Verdine dell' al/aleto greco, neeeprinunut aneifra. legrU'


daxionz ili pri>nunxia Te. del JBefÙM. in t ev, déìlaieia
.

in % ej (fr?), dell’ Xìjniilint in è ed né, dd %fóta inledgdc.


Ter supplire ai stami proprtidelàt Hngua slam, pe'quali
Tàlfiileta greco jwn. presentava tilcun espressione, de^gùm-^
sero le ulteriori Mtere tpd sopra esposte, j^uest ’alfkleto pe-
rò non è in uso che pressa i Serviani eRussit gli altripopo-
li slavi (i Polacchi, i Boemi, i Litimni, ed i Lettoni) usano

chi l'alfàl. latino, chi il tedesco

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OrdÌTtP e nomenclati/ra
rfr//(> òiìiffo/e tpttrre ncflit a/fh/'c/i'.-

Kh‘€iù‘o n/r (Ìpft-fì ral* ... Ruttso ]

iftrr H07TW Hum Irtr noin^ mum. tdtera TUTtTte

i
K Aìeph 1 \,a Alpha / A As
1 Balli 2 Beta 2 K BouA'i
I trhimel 3 i:>' Gamma 2> n Mèdi
T r>,Jeth // Xs Delta h r Olagol
n He 5 E.f Bpsilen 3 A Dohro
e E
Mm 6 Zeta t Test
T Jjain 7 Hi; Bla s 5K Jivetè
n nieth S Theta 3 3 Xemlie
Teth 3 l, Jota fC li Jjè 1

>
Jod W K.^lr Kappa 20 1 T
: r (’aph iP\,3 Lamda 30 K KaJco
> Lameri 30 S\u AD MO .1 Lioudi

«
Mem ho Xr M 30 M Afysléte
1

a ,Yun' 30 Xi 60 II A’aclt
^
1

Samech SO 0,0 OrniAron 70 0 Gnn


p Ain 70 IItt Pi SO
90
n ToAoi
T\
Pe,p Hhe So Hp f0O p Bteg
b Zade, a Txad^ 00 Gigma. . 200 c Sloì'O
h'pph ZOO T, 7 Tau 300 T Tverdo
Reseh ! Ress) 20/1 Xv l7>silon hoc y Ou
w Rrhin ( Scin) 300 Phi 3oo 4> Ferì
Thau 7/00 Chi eoo X Khier
Yy Poi 700 U Tsy
1 (Capii) 3oo a,w Omega 800 H Tclu/rv
1

aiem) 600 :o (Koppa) m 300 m Cha


(Nun)
(Phe)
700
6oo
a ctc. »
SorvTvane anco,
1000 m1.
Chtcha
lerr
'•i < ’/Mdeì 300 ra per cifre le bl Tery
J,e miflliafa si òrixiali delle h Jére
Sf^ìliine con punti o parole : n Tate
rirfinie saprò te Intere; la {mia^ =uno t a É
^
r.e.'ii.P — ÌOOO IT ente * ciiupie 5 K) Teli
1 Lettera dihitaHIi: A elea - tlieci IO R la
(AJeph) 11 ekalon-^ mille woo B Phifa
(He) M yrioi = theci mila toooo TfiUa
( (Latned )
n
1

( Thau )
(.Samech ) n Jf1 . (jtwvt .X|ìl]llHHjAln-/,e£5l

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.

Tav. Vn.

Sifiiia (tiovaneffiana

Il Mìrp, di /pi mn rM.


tira,Aaancir S( uri suo
diametro mapg., t> t tiri
iniru>rr. Il fóndo roton-
do ha un diametro iti

rnrir cf
J
.

1. /N ^ M ^ 5 MA ^l

2 . AYnI ^ ^

3.,^^A1XI1 V'iMVxl
A. ’^YA^IO>V)l^1^V)l
5. xA"1l\fAXV^MA"lNl^<l>

Is-erixiont roxio ~ efj*usche di Matrai

aystt if'un manu/'rio

Kfxh\ ^ \

A . du/flf orìi di dite cassidi

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«

Tar. Vm.

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Lapide sepolcrale scoperta net tritio /S55.
in \hdena .

LaSta di por/ido

v^AXl^^a>lA^r
/77^tA>i

rovescio f

mjTAj

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K

Tav.X.

iS'lalueUa (h' hrojno s-roperla a i^an Zeno in VnJ di Aiìn

c>ncìd‘ ^

ti! nr h/t

/ di liùtmi'lro.

hdoriw odia basd hwiisì h seguente à'cràwns-

'IHArAW'IAirUV^VXAvl.

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