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1. 2.
Ogni qual volta ci troviamo di fronte ad un titolo di un Nel corso degli ultimi vent’anni ha progressivamente
libro, di una rivista o di un saggio che sembra farsi carico di preso corpo quella che a detta di molti interpreti verrebbe
un’analisi di questioni ancora aperte e intorno alle quali il a configurarsi come una vera e propria rottura paradig-
dibattito non sembra essere concluso né pacificato siamo matica nell’ambito delle scienze cognitive. In termini più
come spinti a chiederci se, arrivati in fondo nella lettura, precisi, la storia di questo complesso e composito campo
troveremo anche solo un indizio che ci consenta di acco- disciplinare sarebbe stata scandita da tre cesure rivolu-
starci in modo nuovo alle questioni in oggetto. Questa zionarie, ossia la scienza cognitiva di prima generazione,
appena descritta sembra proprio essere la sensazione che basata sull’intelligenza artificiale forte e sull’equiparazione
può suscitare questo volume dal titolo Scienza cognitiva – non solo metaforica – della mente umana al computer,
incarnata e modelli evoluzionistici. Senza dubbio si tratta di che data agli anni Cinquanta del secolo scorso; negli anni
una sfida ambiziosa. La scelta dei due temi non è casuale Ottanta questo indirizzo di ricerca è poi stato affiancato,
ma è motivata dalla convinzione che tanto l’evoluzionismo in direzione di un’integrazione reciproca o, più spesso, in
quanto la cognizione incarnata rappresentino una radica- quella di un antagonismo irriducibile, dall’affermarsi del
le rivoluzione la cui portata va a scalfire la concezione che connessionismo, che abbatte il dogma dell’equivalen-
l’uomo ha di stesso e il posto che da sempre le creature za mente/computer a favore di modelli maggiormente
umane occupano all’interno del mondo naturale. aderenti alla realtà biologica del cervello; infine, le ultime
La rivoluzione, seguendo lo schema di questo volume, decadi del secolo sono percorse da una terza ondata rivo-
percorre due strade. Una mette in relazione mente, corpo luzionaria, i cui rappresentanti si riconoscono nelle parole
e l’ambiente biologico, sociale e culturale in cui l’organi- d’ordine della nuova scienza cognitiva incarnata, riassun-
smo è situato. Numerosi processi cognitivi, infatti, sem- te nel fortunato slogan delle 4E – embodied, embedded,
brerebbero estendersi al di là dei rigidi confini del sistema enacted, extended: secondo la tesi fondamentale in cui
nervoso centrale e dello stesso corpo dal momento che questo approccio si sostanzia, la mente non è un sistema
sarebbero localizzabili all’interno dell’ambiente fisico e ric- isolato e conchiuso in se stesso, ma va indagata nelle rela-
co di trame sociali in cui l’organismo agisce. L’altra strada zioni essenziali che essa intrattiene col corpo e l’ambiente
a cui facciamo riferimento è quella tracciata dal naturali- biologico, sociale e culturale in cui l’organismo è situato.
sta inglese Charles Darwin che elaborò, in un’affascinante Ricostruire nel dettaglio le vicende di questa storia è
prosa britannica, la sua teoria dell’evoluzione per selezio- un compito che sicuramente esorbita dai limiti di questa
ne naturale estendendo le sue leggi anche alle creature introduzione, il che tuttavia non ci impedisce di offrire dei
umane ed elaborando così una genealogia naturale delle ragguagli al riguardo, per quanto sommari possano es-
nostre capacità intellettuali e morali (Franceschelli, 2009). sere. Se seguiamo la periodizzazione proposta da Varela
Darwin invita l’uomo a scendere dal suo trono negando (1992), possiamo distinguere quattro stadi di sviluppo del-
che la diversità tra uomo e mammiferi superiori riguardo la scienza cognitiva: 1) un prologo, individuato in quella
le loro facoltà mentali sia qualitativa. che Varela chiama “l’età dei padri fondatori” (1943-1953),
Anche la moralità, le inclinazioni e le attitudini ad essa con- che assiste alla nascita della cibernetica; 2) l’ascesa e la fio-
nesse, lontane dall’essere prerogative umane, sono declinate ritura della scienza cognitiva classica propriamente detta;
come un volto maturo delle inclinazioni sociali che ci acco- 3) il connessionismo e 4) l’approccio incorporato/enattivo.
munano agli altri animali e come risultato di un progressivo L’impresa culturale della cibernetica è animata dal pro-
miglioramento delle facoltà mentali che condividiamo con posito di fondare una scienza naturale del pensiero e della
le altre creature. Charles Darwin ci consente di ragionare, conoscenza capace di spiegare questi fenomeni facendo
proprio nel modo in cui siamo abituati a fare oggi, sulla na- esclusivo riferimento a processi meccanici e modelli mate-
tura umana. In alcuni saggi che compongono questo volume matici. McCulloch e Pitts (1943) ad esempio partono dalla
emerge come la concezione evoluzionista della natura uma- duplice assunzione secondo cui a) la logica fornisce i modelli
na elaborata da Darwin viene fatta propria anche da molte esplicativi del pensiero e b) il cervello, a livello dei suoi ele-
discipline, come le neuroscienze, la psicologia, l’etologia, menti costitutivi, i neuroni, e delle connessioni che questi in-
impegnate ad aggiungere qualcosa di nuovo al programma trattengono, incorpora una struttura logica, tale da renderne
darwiniano con l’intento di portalo a compimento. Esiste, possibile l’equiparazione a una macchina deduttiva. È sulla
dunque, un mondo prima di Darwin e uno dopo l’elabora- base di queste idee Von Neumann elabora il suo modello
zione delle sue teorie, un mondo in un certo senso affrancato di macchina calcolatrice, basato sull’architettura seriale che
dall’idea che cultura, civiltà e progresso fossero il risultato di prende il suo nome. I risultati generali della cibernetica pos-
forze misteriose e indescrivibili dall’indagine scientifica. sono dunque essere elencati in sintesi come segue:
1. Il primo e il terzo paragrafo di questa Introduzione sono stati scritti da Domenica Bruni e il secondo da Edoardo Fugali. Il paragrafo conclusivo è opera
di entrambi gli autori.
Abstract
The discussion concerning the new trends in cognitive science seems very strictly tied to two fields of research: neu-
roscience and biology. First of all, because cognitive phenomena are neuroscientific and biological phenomena as well.
Secondly, because such disciplines are able to contribute to the understanding of mental events and cognitive capabili-
ties. In this paper, I deal with a special class of biological entities, superorganisms, in order to show how biological inspired
computation could benefit from the studies on such particular entities, that are intermediate between low organisms and
higher level organisms made by low organisms. Latest scientific outcomes about superorganisms are interesting from the
point of view of the notion of emergence, that is crucial in biological and cognitive science, for it explains phenomena by
means of two connected features: autonomy and dependence on lower levels of a certain phenomenon. In superorgani-
sms we could see some ways in which high levels depends on low levels, and such a dependence arises from a connection
of cooperative and competitive actions of lower entities. I argue that biological inspired models of cognition could benefit
from some traits of superorganisms, in order to simulate cognitive capabilities as representation and perception.
Keywords
Superorganisms, emergence, biocomputation, representation, modularism, connectionism.
1. Introduzione su due vecchie scienze una marcata tendenza costitutiva della prima per il ridu-
zionismo e della seconda per l’emergentismo, è connessa
Mentre la fisica contemporanea si interroga e si inter- con gli studi sulla mente, il pensiero e la cognizione che si
rogherà ancora a lungo sul significato dei recenti risultati sono sviluppati negli ultimi decenni e che in questo pe-
sulla scoperta del bosone di Higgs, entità postulata diversi riodo stanno vivendo una fase di transizione da modelli
decenni fa e soltanto oggi trovata grazie alle sperimen- di spiegazione riduzionistici e analitici a modelli che adot-
tazioni dell’LHC di Ginevra, la biologia di questo stesso tano approcci integrati. Perciò, se da un parte gli studi sul
periodo consolida le acquisizioni compiute nell’ultimo pensiero in generale e la psicologia, nelle sue varie sotto-
decennio relative al superamento di una visione troppo discipline, sembrano sulla soglia di essere assorbiti dalle
sbilanciata sulla genetica, inserendosi in un quadro teori- neuroscienze quanto a metodi, linguaggio e universo
co in cui la differenziazione e l’integrazione fra livelli sono ontologico, pagando in questo modo un forte tributo al
diventati il frame concettuale attraverso cui analizzare la riduzionismo, dall’altra, la prospettiva integrata, multilivel-
realtà naturale vivente evoluzionisticamente intesa. Così, lo, emergentistica della biologia sembra fornire agli studi
mentre la fisica soddisfa il suo bisogno di mattoni fonda- sulla mente nuove vie per sfuggire ad un riduzionismo ed
mentali della realtà, la cui necessità prescritta dal Modello a un eliminazionismo intesi in senso forte2. Questa sembra
Standard serve a conferire massa a quegli elementi ogget- anche una delle lezioni che si può trarre dalla modellistica
tivisticamente elusivi della fisica subatomica che si trovano computazionale cognitiva biologicamente ispirata (biolo-
al livello più basso, la biologia sembra doversi confrontare gically inspired) e dalla bio-computazione. Si può vedere,
continuamente con l’opposta tendenza alla ridefinizione infatti, in questo tipo di ricerche una duplice motivazione
degli elementi oggettivi che compongono le entità dei di fondo: quella di ricondurre gli studi sui vari aspetti del
suoi vari campi di studio e non può non avvicinarsi sem- pensiero a una più generale cornice biologistica, essendo
pre di più a una prospettiva in cui i livelli superiori sono esso, il pensiero, un fenomeno che trova origine, evoluti-
fondanti, e dunque causalmente esplicativi, tanto quanto vamente, nel mondo biologico e, ontologicamente, negli
quelli inferiori. organismi viventi, fatto ormai non più trascurato dall’in-
La dottrina dell’emergenza, intesa in un senso ontologi- sieme delle discipline interessate a questo tipo di ricerche;
camente realistico ma debole, propugna infatti una relati- e quella di recuperare dal mondo del vivente schemi, for-
va autonomia dei livelli superiori rispetto a quelli inferiori, me e processi per simulare e modellare il pensiero senza
senza negare la dipendenza ontologica e l’interdipenden- rinunciare alle sue peculiarità, ma neanche alla plausibilità
za esplicativa delle realtà che considera come oggetto (Be- esplicativa da un punto di vista evolutivo.
dau & Humphreys, 2008). Per quanto riguarda la biologia, Al di là delle questioni sollevate dalla psicologia evolu-
si pensi in particolare alla triplice interazione che avviene zionistica, che qui non possiamo affrontare e commenta-
fra il livello genetico, quello organismico e quello di spe- re per ragioni di spazio, uno degli aspetti più interessanti
cie, senza contare la relazione orizzontale di influenza reci- della prospettiva biologically inspired è legato ai numerosi
proca e retroattiva che le entità di questi livelli instaurano tentativi che sono stati fatti attraverso di essa per spiegare
con l’ambiente (naturale e sociale) in cui si trovano1. le forme di pensiero più astratte, come i vari tipi di ragio-
La tensione fra riduzionismo ed emergentismo, propria namento logico e analogico, i quali sembrano implicare
di entrambe queste discipline, la fisica e la biologia, con imprescindibilmente aspetti rappresentazionali, sequen-
ziali, top down e di controllo unificato e/o centralizzato del
1. Per una presentazione della teoria dell’evoluzione in senso gerarchico
si veda Eldredge (1999). Per una discussione e una relativa bibliografia si 2. Sul problema della spiegazione in scienza cognitiva da un punto di
rimanda a Pievani (2005). vista epistemologico si rimanda a Marraffa, Paternoster (2011).
Abstract
A long-lasting question for philosophers and cognitive neuroscientists has been how knowledge is organized in our
brain. Insights from neuropsychological studies reporting patients with a selective impairment for processing natural or
artificial objects in cognitive tasks led to the development of important theoretical advancements on semantic knowl-
edge organization. However, very little has been done to date regarding the way humans organize knowledge about
other humans and social categories. Starting from the current state of the research on the organization of semantic
memory, we review the reasons whereby social groups might be a category on its own and, as such, could have a distinct
and separate neural correlate.
Keywords
Semantic memory, category specificity, social groups, stereotypes.
Abstract
Transference, itself a metaphorical concept, operates through metaphor. Conceptual metaphors for love underlie much psychoa-
nalytic discourse about the patient-analyst relationship. We analyze a series of metaphors--e.g, love is magic, love is a collaborative work of
art, love is a journey--and examine how they may function within psychoanalytic therapy. Deeply entrenched metaphors like Love is a
journey and Therapy is a journey allow us to reason about love and therapy on the basis of what we already know about journeys. Metapho-
rical referencing to journeys commonly occur in both the narration of dreams and the general discourse of analytic patients, and they
may be used to monitor the progress of a treatment and to identify issues in it that require attention.
Keywords
Transference, Metaphor, Theory of Conceptual Metaphor, Dream, Transference Love
1. Introduzione ambiti.
Questo articolo intende fornire un ulteriore contributo (Caso-
La Teoria della Metafora Concettuale (Lakoff & Johnson, 1980; nato, 1998 a, 1998 b) all’interdisciplinarità tra Psicoanalisi e Scien-
1999; Lakoff, 1987; 1996 inter alia), considera la metafora non tan- ze Cognitive. Ma più in generale e, cosa più importante, portare
to un mero strumento linguistico astratto, o retorico, ma un siste- la TMC nel mondo della Psicoanalisi e includere il sapere psicana-
ma adattativo per comprendere concetti più astratti nei termini litico nella generazione di nuove teorizzazioni in TMC, promet-
di concetti più concreti. Infatti, la metafora non solo permette te di offrire una più ampia e unitaria comprensione di processi
di comprendere nuovi domini attraverso proiezioni analogiche, mentali inconsci finora ritenuta possibile.
ma anche permette di moltiplicare l’ampiezza delle proprie basi
di conoscenza in modi fortemente adattativi. La metafora può
essere intesa come uno schema processuale di corrispondenze, 2. Psichiatria biologica e psicoterapia
detto mapping, che parte da un origine, il Dominio Fonte, ed è
diretto al Dominio Target. Nell’attuale era della psichiatria biologica, la psicoanalisi e la
L’accezione della proiezione secondo la teoria è di tipo ma- psicoterapia, ormai libere dall’eredità metapsicologica del Nove-
tematico; ad esempio: di “X è Y”, dove Y è il dominio fonte e X cento, sono in cerca di nuovi fondamenti.
quello target. Ad esempio: «Guarda sin dove siamo arrivati», «La Sfidare la psichiatria biologica non è un compito facile. Ri-
nostra relazione è andata fuori strada» e altre metafore, sono solo chiede, per esempio, la convalida dell’efficacia della psicoterapia
alcuni esempi in cui i termini che usiamo per esprimere una ca- rispetto alle terapie farmacologiche. Significa anche cercare una
tegoria concettuale astratta, amore in questo caso (Y = amore = teoria neurobiologica per la psicoterapia che spieghi, con lin-
relazione), si rendono comprensibili grazie ai termini di un’altra guaggio scientifico contemporaneo (come ad esempio quella
categoria concettuale, ma meno astratta: i viaggi (X = andare fuori della neuroplasticità) come agisce la “terapia della parola”.
strada = viaggio). Da sola però la psicoterapia non può portare a termine una
Per Lakoff e Johnson (1980) il sistema concettuale umano, in valida ricerca, per esempio, sul funzionamento del cervello. È
base al quale si pensa e agisce è essenzialmente di natura me- quindi necessario creare interazioni tra psicoterapia, ricerca sul
taforica. cervello e psicopatologia sperimentale.
La TMC (d’ora in avanti per semplificare si utilizzerà l’acronimo La Teoria Neurale del Linguaggio (Feldman, 2006) rappresenta
che sta per Teoria della Metafora Concettuale) costituisce uno dei un importante e proficuo impianto concettuale che si muove in
più rilevanti sviluppi della Linguistica degli ultimi trent’anni ed tale direzione.
è componete essenziale della linguistica cognitiva. La linguisti- Questa teoria si propone come un ponte che collega neuro-
ca cognitiva può essere considerata una linguistica “semantico- scienze cognitive, linguistica cognitiva, informatica, psicologia
centrica”, laddove la linguistica chomskyana risulta grammatico- cognitiva e neuro-filosofia. Trattando la mente in termini biolo-
e sintattico-centrica. gici, Feldman radica il linguaggio e il pensiero nell’esperienza
La TMC si focalizza sulla natura di taluni processi mentali uma- corporea e nell’attività neurale: “Il linguaggio è indistricabile dal
ni inconsci, così come si manifestano nel linguaggio o in altre pensiero e dall’esperienza” (Feldman, 2006, p.3).
attività simboliche. Inoltre questa teoria pone l’accento, come la Questo approccio è l’ormai noto paradigma cognitivo dell’ em-
psicoanalisi, su come i processi mentali abbiano un fondamento bodiment, (Lakoff and Johnson, 1999; Johnson, 2007) che ha tro-
nell’esperienza corporea. È proprio l’accento su questa derivazio- vato sostenitori anche in altre discipline quali - si citano solo pochi
ne che ha permesso lo sviluppo del paradigma dell’embodiment riferimenti non esaustivi - la biologia (Maturana e Varela, 1980), le
che oggi è ampiamente accreditato. neuroscienze (Damasio, 1994; Edelman, 2004), la psicologia co-
Da quando questa teoria ha iniziato a fornire varie interpre- gnitiva (Barsalou, 1999) e la filosofia (Gallagher e Zahavi, 2008).
tazioni sulle manifestazioni del linguaggio umano, ha contribu- Embodiment è un termine di difficile traduzione e si riferisce
ito anche a fare chiarezza su importanti aspetti della natura del alla inseparabilità tra facoltà cognitive ed esperienza corporea. In
dialogo psicanalitico, oltre che su sulla teoria psicanalitica stessa. italiano si tende ad utilizzare il termine inglese o, laddove tradot-
Gli psicoanalisti sono sempre stati consapevoli della natura to, si preferisce la forma aggettivata “incarnato” di derivazione re-
metaforica di molte faccende con cui hanno avuto a che fare. ligiosa o talora “incorpato” da affiancare ad altri termini: “Facoltà
Tuttavia sono solo agli inizi della nuova visione radicale previ- cognitive incarnate”, “Significati incarnati” ecc. oppure “che coin-
sta dalla TMC. Da parte loro, scienziati e linguisti cognitivi hanno volgono anche il corpo”.
mostrato inizialmente scarsa consapevolezza del contributo che Nell’ambito della psicopatologia clinica e della psicoterapia,
la psicoanalisi e la psicoterapia può ottenere dai loro rispettivi che si focalizzano sul discorso interpersonale e intersoggettivo, la
l’amore è un paziente
Questo è un ottimo esempio di una metafora fondamentale, sottesa
«Questo è un rapporto malato», «Loro due vivono un matrimonio ai concetti psicoanalitici, che governa il processo terapeutico. Questa
sano», «Il matrimonio è morto, non può essere resuscitato», «Il loro metafora è particolarmente potente, perspicace e appropriata da im-
matrimonio è in via di guarigione», «La loro relazione è davvero in for- primere la nostra esperienza come membri di una generazione e di
ma», «Il loro matrimonio è allo stadio terminale», «È una storia stanca», una cultura, rendendo le nostre esperienze amorose coerenti e con-
«Uccideranno il loro amore in questo modo», «Hanno bisogno di una ferendo loro una qualità condivisa.
terapia di coppia».
Lakoff e Johnson elencano alcune metafore (1980, p. 174)
Connessa a questa metafora c’è la concezione che la relazio- che possono, a nostro avviso, essere applicate anche a un cer-
ne d’amore sia qualcosa di magico. In letteratura questa è una to numero di concetti psicoanalitici base che permettono di di-
tipica qualità del potere che le donne possono esercitare sugli spiegare la complessa mappatura dell’ “Amore” in senso clinico-
uomini. Si pensi ad esempio a Circe nell’Odissea: uomini comuni psicoanalitico:
trasformati in porci e la sottomissione sessuale dell’incantatrice
su Ulisse. Quindi L’amore è lavoro: la psicoanalisi è un lavoro, l’elaborazione [il
Durcharbeitung di Freud] è la principale caratteristica del proces-
l’amore è magia so, il lavoro analitico, l’alleanza di lavoro;
«Gettò il suo incantesimo su di me», «La magia non c’è più», «Ero in- L’amore è attivo: ad esempio la posizione di Ferenczi sulla gua-
cantato», «Mi ha ipnotizzato», «Lui mi tiene in uno stato di trance», rigione (recentemente rivalutata in psicoanalisi);
«Ero estasiato da lei», «Sono affascinato da lei», «È ammaliante». L’amore richiede cooperazione: alleanza di lavoro, alleanza te-
rapeutica;
Da tempi immemorabili l’amore è stato sovente paragonato L’amore richiede dedizione: motivazione analitica, motivazione
alla pazzia. Mentre anticamente era necessario salire su un ippo- cercata nel candidato, processo secondario, capacità di rimanda-
grifo e volare sulla luna, per recuperare la propria sanità mentale, re la soddisfazione;
nell’era delle esplorazioni spaziali la psicoanalisi sembra meglio a L’amore richiede compromesso: risoluzione analitica dei conflitti;
suo agio a viaggiare nel “mondo interiore” o nel “mondo interno” L’amore richiede disciplina: programmazione, setting, paga-
secondo l’accezione kleiniana. mento delle sedute saltate, dire tutto quello che passa per la
mente senza censure, un lungo e rigoroso periodo di training è
1. Le metafore di base sono le metafore convenzionali, come verrà ripreso richiesto per diventare psicoanalista;
più sotto nell’articolo. Con queste accezioni gli autori intendono quelle L’amore implica responsabilità comuni: motivazione all’analisi
metafore di uso comune talmente radicate nel nostro sistema metaforico del soggetto nevrotico, transfert/ controtransfert, equilibrio per-
concettuale da poter essere dei punti di partenza per la generazione di sonale dell’analista;
nuove metafore e nuovi significati.
noscenza del dominio del viaggio viene proiettata in quella sia allora le espressioni “vicoli ciechi” e “crocevia” valgono sia per l’a-
dell’amore che della terapia. Tali corrispondenze ci consentono more che per la psicoanalisi.
di ragionare sull’amore tramite il concetto del viaggio, oltre che Se si dispone di corrispondenze ontologiche e altre cono-
di ragionare sulla psicoanalisi tramite i concetti sia dell’amore scenze sui viaggi, nuove estensioni per la mappatura saranno
che del viaggio. Lakoff scrive: rapidamente comprese (Lakoff, 1986). Ad esempio una forma
“Due viaggiatori stanno andando da qualche parte in un aberrante di terapia con caratteristiche ipo-maniacali è ben resa
veicolo quando questo incontra un ostacolo e si ferma: se non da questa metafora «Stiamo guidando nella corsia di sorpasso in
fanno niente, non raggiungeranno la loro destinazione. Esiste un autostrada» che implica una conoscenza del tipo: “Quando guidi
numero limitato di alternative per l’azione: a) essi possono cer- nella corsia di di sorpasso fai tanta strada in poco tempo e questo
care di far sì che il veicolo riprenda a muoversi, sistemandolo o è sì eccitante, ma efficace solo in apparenza e soprattutto è pe-
portandolo al di là dell’ostacolo; b) possono restare nel veicolo ricoloso”. Il pericolo sta nel veicolo (il rapporto può non durare)
fermo e rinunciare ad arrivare alla loro destinazione con esso; e c) o nei passeggeri o nel guidatore spericolato. Questi, che corri-
possono abbandonare il veicolo. L’alternativa di restare nel veico- spondono agli amanti o alla coppia paziente-analista, possono
lo fermo richiede lo sforzo minore, ma non soddisfa il desiderio ferirsi emozionalmente e la terapia-veicolo può essere distrut-
di raggiungere la destinazione.” (1986, trad. it., p. 218) [Questa si- ta o danneggiata. L’eccitazione del viaggio d’amore può anche
tuazione si può applicare anche al cosiddetto impasse analitico.] trasformarsi in un’attrazione sessuale. Sempre Lakoff scrive (ivi)
Le corrispondenze ontologiche in questo modo mappano il che la nostra comprensione di una nuova metafora (cfr. nota 2)
Frame del viaggio in quello corrispondente dell’amore, che si dipende, nella maggior parte dei casi, da una comprensione di
avvarrà delle corrispondenti alternative per l’azione. Applicando metafore convenzionali pre-esistenti, che fanno cioè già parte
dette corrispondenze a questa struttura di conoscenza, si arriva del sistema concettuale di una cultura.
a uno Script d’amore. La TMC permette di affrontare nuovi e interessanti tematiche
“Due persone si amano e perseguono i loro obiettivi comuni e problemi mai prima d’ora formulati, oltre alla possibilità di ge-
in un rapporto sentimentale. Incontrano alcune difficoltà nel rap- nerare nuove metafore.
porto, difficoltà che, se nulla viene fatto, impediranno loro di per- Riprendendo la schematizzazione utilizzata da questi autori
seguire il loro obiettivi. Le alternative per l’azione sono: a) posso- (cfr. Tab. 1), è possibile analizzare nuove metafore strutturali che
no cercare di fare qualcosa in modo che il rapporto permetta loro permettano alla psicoanalisi (o anche alla psicoterapia in genera-
nuovamente di perseguire gli obiettivi scelti; b) possono lasciare le) di fornire un Dominio Fonte concettuale, un “sapere psicoana-
il rapporto così com’è e rinunciare a perseguire quegli obiettivi; litico-terapeutico”, per possibili interventi clinici. Per fare questa
c) possono abbandonare il rapporto. L’alternativa di restare nel operazione bisogna partire da metafore più elementari.
rapporto richiede lo sforzo minore ma non soddisfa obiettivi Una prima metafora (ontologica) è i propositi come destinazioni o,
esterni al rapporto stesso” (1986, trad. it., p. 218). detta in altri termini le intenzioni sono spazi (Lakoff, 1986). La tabella
Lo stesso vale per il dominio della psicoanalisi. Paziente e 2 nella pagina seguente sintetizza le corrispondenze tra i domini.
analista sono coinvolti una relazione analitica che li trasporta Come nell’esempio precedente anche qui si trovano corri-
in un “mondo interno”, “labirinto di memorie” o nel “paese del spondenze epistemiche grazie alle quali la conoscenza del domi-
transfert”. Incontrano resistenze che, se non appropriatamente nio dello spazio viene proiettata in quella sia delle intenzioni che
interpretate, impediranno il dispiegarsi del processo analitico. Ci della terapia, dando origine alla metafora (strutturale) la terapia è
sono solo poche azioni che la coppia analitica può intraprendere una destinazione.
rispettando il setting: Espressioni metaforiche, estendibili in ambito terapeutico,
a) affrontare ed analizzare le resistenze che si presentano nel sono: «Abbiamo ancora molta strada da fare», «Ci siamo qua-
prosieguo della cura (conoscenza psicoanalitica); b) impanta- si», «Il nostro obiettivo è in vista», «Abbiamo raggiunto il nostro
narsi in una interminabile e fallimentare psicoanalisi perché non obiettivo», «Per tutto il tempo è stata una strada in salita», «Ora
sono state analizzate le resistenze, o per collusioni, folie à deux, e può girarsi e guardare indietro».
così via; c) interrompere la terapia. Legata alla metafora dell’amore come un viaggio è la vita è un
Il tema narrativo implicito delle metafore l’amore è un viaggio e viaggio che influenza il modo di raccontare la propria biografia
la psicoanalisi/ terapia è un viaggio non si trova in una particolare pa- durante un’analisi.
rola o espressione: sta nella mappatura ontologica ed epistemica Una lunga relazione d’amore è così compresa come un viag-
tra i domini concettuali, o conoscenze, che connettono una delle gio attraverso la vita di coppia e il veicolo è, come detto più so-
nostre comuni modalità di comprendere l’amore e la psicoanali- pra, il rapporto stesso. Tutto questo corrisponde alla tipica con-
si. Se amore e terapia sono comprese nei termini di un viaggio, cettualizzazione, in cui amore, viaggio, vita, storia di vita, storia
di un viaggio (transfert) si sovrappongono e si intrecciano l’un
n. 3) ma conducono comunque a una comprensione, grazie all’utilizzo di l’altro. Metaforicamente chi vive una relazione d’amore da lungo
metafore più generali. Questo processo di corrispondenze epistemiche tempo, viaggia insieme al partner, poiché scopi comuni corri-
permette la creazione di nuove metafore e nuovi sistemi di pensiero. spondono a destinazioni comuni.
Abstract
The aim of this article is to focus the use of computational models in the study of language acquisition. Specifically, we will refer to
a kind of model – neural networks – whose primary focus is to simulate the computations that occur in the brain. These models, mo-
reover, assume the biological plausibility and the psychological plausibility as their hallmarks. After examining some central issues that
affect the process of language learning in the specific phase of the vocabulary spurt (the multimodality of human cognition and the
trajectory of cognitive and linguistic development), we will show, through the analysis of two computational approaches, how these
issues are computationally addressed.
Keywords
Neural networks, multimodality of cognition, naming explosion, shape of change, naming errors.
1. Strumenti ed oggetto d’analisi: modelli spositivi il primo passo da compiere è esplicitare i loro oggetto
d’analisi: il fenomeno dell’acquisizione del linguaggio e in parti-
computazionali e acquisizione del lessico colare i processi che interessano l’acquisizione del lessico.
L’approccio che si prediligerà è quello portato avanti da que-
L’utilizzo dei modelli computazionali per lo studio di un feno- gli studi che pongono il lessico come elemento cognitivo fonda-
meno complesso quale è l’acquisizione del linguaggio implica mentale (Elman, 2005). Particolarmente illuminante è una meta-
numerose riflessioni relative alla validità di tali modelli soprat- fora operativa (Elman, 2004) secondo cui è molto più fruttuoso
tutto in riferimento alla loro plausibilità biologica e psicologica. concepire le parole come operatori piuttosto che come operandi.
In letteratura si possono distinguere due macro-classi di mo- Esse hanno una funzione attiva che si viene a configurare come
delli computazionali. All’interno della prima classe si possono la base di uno studio del rapporto che intercorre tra la struttura
inserire tutti quei modelli basati sull’intelligenza artificiale sim- del lessico stesso e i processi di organizzazione della conoscenza.
bolica dei quali uno scopo primario di realizzazione è lo studio Un tal modo di pensare alle parole di una lingua, richiamando
di determinati fenomeni cognitivi prescindendo dai processi ce- una pregnante similitudine, consente uno studio di esse non
rebrali coinvolti. tanto come particelle linguistiche che danno vita a impalcature
Nella seconda classe, invece, si possono inserire tutti quei grammaticali, ma quanto come elementi portanti che sono già di
modelli che assumono tra i loro fondamenti teorici la centralità per sé ricche entità grammaticali (Elman, 2009: 2).
della simulazione delle computazioni che avvengono nel cervel- Che le parole siano operatori suggerisce che esse sono molto
lo. Un loro fine realizzativo primario è generare comportamenti più che semplici oggetti; suggerisce un abbandono della conce-
simili a quelli osservati nella realtà gettando luce, così, su come il zione di un lessico-lista in cui le parole sono degli elementi su cui
cervello riesce ad implementare i vari compiti cognitivi. operare attraverso un gruppo di regole; suggerisce l’assunzione
Lo scopo di questo lavoro è problematizzare l’utilizzo delle di una rappresentazione più complessa, articolata e flessibile
reti neurali, appartenenti, alla seconda tipologia di modelli so- nella quale l’informazione lessicale sia sintattica che semanti-
pra menzionata, nei termini di strumenti d’analisi del fenomeno ca gioca una partita fondamentale nella strutturazione e nella
dell’apprendimento del linguaggio, in relazione a delle proble- costruzione on-line delle proposizioni (Elman, 1995, Jackendoff,
matiche specifiche quali la traiettoria dello sviluppo cognitivo- 2007). Le parole, secondo la prospettiva che si sta sostenendo,
linguistico e la natura multimodale dell’input con cui il bambino potrebbero essere di per sé gli elementi fondativi dai quali epi-
viene in contatto in determinate fasi del processo d’ontogenesi. fenomenicamente emergerebbe la grammatica (Elman, 2009:
Come punto d’avvio si utilizzerà la seguente definizione: un 2); elementi che solo un’osservazione che rimanga in superficie
modello è la rappresentazione compatta di un fenomeno che può restituirebbe come costituenti semplici del linguaggio celando
generare un comportamento paragonabile a quello sotto esame una loro natura predicativa interna molto più complessa (Lenci,
nel sistema reale di riferimento. In più è un mezzo per rendere più 2006).
evidenti le caratteristiche chiave di un oggetto d’analisi (Nyamapfe- Attribuire alle parole un tale ruolo, di conseguenza, significa
ne, 2009: 36). Inoltre, un modello, incrementando la chiarezza concepirle alla stessa stregua degli stimoli sensoriali, come com-
della teoria che affianca, offre la possibilità di formulare e verifi- ponenti, cioè, che agiscono direttamente sugli stati mentali (El-
care nuove ipotesi. man, 2004).
Generalmente lo si trova all’interno di una teoria, all’interno Una prospettiva questa che si fa carico di ricercare nei pro-
cioè di un modo ben preciso di guardare e concepire un determi- cessi cognitivi che interessano la strutturazione del lessico, delle
nato fenomeno. Lo si può concepire, come detto, come ciò che costanti, delle regolarità tra categorie lessicali, proprietà per-
articola con maggior precisione di dettaglio una teoria specifi- cettive degli oggetti del mondo e proprietà dei vari elementi
ca, cosa che una descrizione semplicemente verbale potrebbe che compongono il linguaggio (Colunga & Smith, 2008), ed è
non essere in grado di fare. Esso offre l’opportunità di esplorare proprio questo il terreno entro il quale si registra uno dei con-
aspetti di un fenomeno che può non essere facilmente testato tributi maggiormente fruttuosi fornito dai modelli computazio-
nel mondo reale; lo si può pensare come un vero e proprio ge- nali dell’acquisizione del linguaggio, in particolare da quelli che
neratore di ipotesi: suggerisce nuovi modi di comprendere un hanno come fulcro d’analisi il processo di acquisizione: i modelli
fenomeno, anche se la validità di un’ipotesi dipenderà, in ultima connessionisti.
istanza, dai test empirici effettuati nel mondo reale.
Allo scopo di chiarire ulteriormente il ruolo giocato da tali di-
che essi sono comunque delle semplificazioni relative a fenome- Nyamapfene, A. (2011). Towards Understanding Child Language
ni molto complessi. Difatti, al di là della semplificazione offerta Acquisition: An Unsupervised Multimodal Neural Network
da un modello, lo sviluppo cognitivo e linguistico di ogni bambi- Approach. Journal of Information Science and Engineering, 27,
no si presenta come un processo che si dispiega su diversi livelli 1613-1639.
e a diversi gradi di complessità. A livello temporale, ad esempio,
esso sembra un processo di integrazione costante in cui ci sono Nyamapfene, A. (2009). Computational Investigation of Early
componenti che si dispiegano lungo scale temporali differenti. Child Language Acquisition Using Multimodal Neural Net-
Ci sono componenti che si dispiegano lungo l’asse dell’imme- works: A Review of Three Models, Artificial Intelligence Review,
diatezza che orientano il processo nell’immediato e che possono 31, 35-44.
essere identificate con l’input percettivo immediato – l’oggetto e Nyamapfene, A., & Ahmad, K. (2007). A Multimodal Model of
le sue proprietà sensibili tra le quali facciamo rientrare anche la Child Language Acquisition at the One-Word Stage. Proceed-
percezione del suo nome. Asse temporale immediato che si di- ings of International Joint Conference on Neural Networks, Or-
spiega nel dominio della consuetudine, della reiterazione e della lando, Florida, USA, 1-6.
sensibilità al contesto che di per sé necessita e, nello stesso tem- Plebe, A., Mazzone, M., & De la Cruz, V. (2010). First
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Words Learn-
po, contribuisce a strutturare la storia a lungo termine di chi ap- ing: A Cortical Model. Cognitive Computation, 2, 217-229.
prende facendo emergere regolarità di relazione tra le parole, le Rogers, T. T., Rakison, D. H., & McClelland, J. L., (2004). U-Shaped
proprietà degli oggetti e le organizzazioni categoriali che sono Curves in Development: A PDP Approach. Journal of Cogni-
acquisite su una scala temporale molto meno frenetica. Spostan- tion and Development, 1, 5, 137-145.
dosi su un altro livello, invece, bisogna tenere in considerazione
anche il fatto che i bambini avendo pulsioni, desideri e attenzioni Samuelson, L.K., & Smith, L.B. (2000). Grounding Development in
nel processo di crescita recitano un ruolo di attori e non sono Cognitive Processes. Child Development, 71, 1, 98-106.
mere entità passive che assorbono semplicemente stimoli ester- Smith, L. B. (2005). Cognition as a Dynamic System: Principles
ni più o meno complessi. from Embodiment. Developmental Review, 25, 278-298.
Bene, i modelli computazionali, quelli connessionisti in parti-
colare, sapranno farsi carico di questi problemi?
Sapranno accettare queste sfide?
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Abstract
One of the fundamental premises of contemporary cognitive linguistics and psychology is that human perception and expression
are intimately coupled with human biology, to a much greater degree than linguists and psychologists had previously thought. In this
essay I provide an overview of contemporary literature from cognitive linguistics and psychology that posits language-thought inde-
pendence. I also highlight the theoretical problems and the further empirical research specific to these issues which make this position
problematic. I then provide evidence for the counter-theory, that thinking in fact involves natural language and that language and
thought influence one another.
This position indexes the supposition that our minds are embodied in a phenomenological body built on our everyday experiences,
and daily external stimuli dynamically form our way of thinking. The mind is the product of the interaction of introspections and daily
interactions; it is influenced, and to a certain extent even conditioned, by language and how it is used. Understanding the dynamic
nature of language and thought will guide us in better understanding figurative language in general and metaphor in particular as well
as how they motivate our way of reasoning about our world.
Keywords
Sapir-Whorf, language-thought, language and culture, embodiment, cognition
Abstract
The term “species-specificity” has been often used to define what elements underlie human nature. It has had various meanings,
most of which can be interpreted as “special”, “unique”. A due definition of this term is not only necessary to move out linguistic misinter-
pretation from our research field, but it is also useful to investigate, in a non anthropocentric way, such anatomical and functional traits
that have been considered uniquely human since Aristotelian works. In the present paper a technical definition of species-specificity is
offered as a constraining capability: an auditory-vocal technology which influences the sapiens’ specific way to build representations
of reality. This is possible thanks to biological structure which have been selected during human evolution (including the loss of some
morphological aspects, i.e. gracilization, a process named handicap selection).
Keywords
Species-specificity, speech making, exaptation, gracilization, representation.
1. Specie-specificità: definizione tecnica a meno di rivoluzioni che portano alla speciazione (cfr. Minelli,
2007; Pennisi-Falzone, 2010 e 2011.).
La definizione delle specie-specificità dell’essere umano ha La definizione lorenziana di specie-specificità, e le recenti de-
appassionato i dibattiti recenti e passati sull’evoluzione del sa- clinazioni nell’ambito della biologia evoluzionistica dello svilup-
piens e sulla natura stessa della cognizione umana. Le accezio- po, consente di considerare anche le funzioni cognitive più com-
ni con cui questo termine è stato impiegato in vari ambiti degli plesse (ma soprattutto quelle che vengono ritenute unicamente
studi sul linguaggio e sulla mente umani sono davvero molte- umane, prima tra tutte il linguaggio) come capacità determinate,
plici. Spesso, infatti, specie-specifico è stato impiegato, in linea vincolate anatomicamente in quanto prodotte da un’evoluzione
con la tradizione predarwiniana (linneana) caratteristico di una centrale e periferica che ci lega ai nostri predecessori evolutivi,
specie (sulla base delle caratteristiche morfologiche). Più di re- ma che ci differenzia nelle possibilità.
cente, in ambiti di indagine più vicini agli studi sul linguaggio, Se volessimo formulare questa tesi, così come Ninni Pennisi
specie-specifico è stato impiegato con l’accezione di “speciale” ha proposto a un recente incontro tra linguistica e scienze cogni-
“unico”. Si pensi alla famosa definizione chomskiana di linguag- tive (Pennisi, 2012), il linguaggio è specie-specifico del sapiens
gio (Linguaggio=capacità specie specifica=tipo unico di organiz- in quanto tecnologia uditivo-vocale (speech making) applicata
zazione intellettuale). ai bisogni simbolici e altamente specializzata almeno quanto la
Una adeguata definizione di questo termine risulta non solo tecnologia manuale (tool making). Niente specialità o unicità da
necessaria per sgombrare il campo di indagine da equivoci pu- chiamare in causa: la tecnologia uditivo-vocale dipende dall’evo-
ramente linguistici, ma anche utile per indagare in maniera non luzione di strutture e funzioni che in parte provengono da una
antropocentrica quelli che almeno sin dagli studi aristotelici ven- storia evolutiva lunga, ma che nella linea dei primati non umani
gono considerati tratti strutturali e funzionali unicamente umani. hanno acquisito un ruolo adattativo in virtù dell’organizzazione
Questa definizione di tratto specie-specifico fa ricorso a quella sociale, ma anche di altri aspetti come il passaggio al bipedismo,
adottata in ambito etologico da Konrad Lorenz che ne propone la cura della prole e il social learning. Ovviamente non dobbia-
una adozione di tipo tecnico (Lorenz, 1978). Formulato in ambito mo dimenticare che si tratta di tecnologia specie-specifica che,
strettamente biologico, infatti, il concetto di specie-specificità in- in quanto tale, racchiude in sé tutte le possibilità articolatorio-
dicherebbe il fatto che certi organismi sarebbero attivi solo verso uditive cui la nostra cognizione è condannata.
una determinata specie animale o vegetale (si pensi a quei paras- La nostra cognizione, dunque, non è banalmente caratteriz-
siti che vivono esclusivamente in determinate specie di animali zata dalla presenza del linguaggio ma è vincolata da condizioni
o piante). biologiche che, selezionate nel corso dell’evoluzione, hanno of-
Lorenz ha mutuato questo concetto biologico assegnando- ferto alcune possibilità funzionali, non altre. In sostanza il vinco-
lo a una sfera più complessa rispetto alla compatibilità chimica, lo funziona sia da delimitatore delle possibilità di un organismo
quella del comportamento, che segue leggi di funzionamento di presentare una certa funzione (per l’evo-devo, ad esempio, la
differenti rispetto a quelle della biologia animale o vegetale. relazione struttura-funzione non è minimamente problematica:
La componente centrale della nozione di specificità che Lorenz non è necessario chiedersi come da una certa struttura si è svi-
intendeva applicare al comportamento animale era l’elemento luppata una certa funzione. Se la struttura è presente o ha una
costrittivo: i parassiti che non possono scegliere quale pianta funzione o è neutra), sia da costrizione alla funzione.
infestare, ma possono anzi devono attaccare, per la loro soprav-
vivenza e riproduzione, una sola specie, presentano Speziesspezi-
fität. Così anche i comportamenti che i membri di una determina- 2. La specie-specificità umana: la tecnologia udito-voce
ta specie sono costretti a mettere in atto in una data condizione
ambientale, sono specie-specifici (ad esempio, la ricerca dei pul- L’introduzione della prospettiva etologica e quella evoluzio-
cini da parte della chioccia, la costruzione del nido nelle femmi- nistica ha costituito una vera e propria rivoluzione nelle scienze
ne dei ratti, i riti di accoppiamento o di lotta per la dominanza cognitive che, nate in un secolo fortemente antropocentrico, si
di gruppo e territoriale in numerose specie di animali). Questa sono trovate a scontrarsi con una mole di dati sempre crescente
accezione di specie-specificità è vicina al ruolo che secondo i so- che dimostrava la derivazione filogenetica delle specialità uma-
stenitori dell’evo-devo svolgono i kit genetici sugli organismi e ne almeno a partire dai primati non umani.
le strutture anatomiche sulle funzioni che esse stesse rendono Come già detto prima, lo scopo di questo lavoro è individuare
possibili: costituiscono un vincolo, un dente d’arresto dal quale la nella tecnologia uditivo-vocale la specie-specificità della cogni-
ruota strutturale e funzionale dell’evoluzione non può sganciarsi, zione umana. Cercherò di dimostrare questa tesi proprio a par-
Abstract
Consciousness and self-consciousness are not emanations of a disembodied mind, but presuppose the dimension of living body,
since it exhibits like our conscious experiences the property of self-reference. As the only substantial bearer of every mental state and
constitutive basis of personal subject, the living body is an ontologically genuine and epistemologically autonomous experiential layer
which can be reduced neither to the sole mental dimension nor to the component of objective body, although the latter is inextricably
bound with it. The objective body becomes the only subject of scientific explanation once the naturalistic attitude of cognitive science
has been adopted. With this article I will contribute to the attempt to give rise to an integrated approach which takes into account
both the phenomenological analyses about the living body and the experimental evidences relative to the cognitive mechanisms that
realize the sense of bodily self.
Keywords
Bodily self-awareness, body schema, body image, sense of ownership, sense of agency, living body.
1. Chi dice veramente “io”. Corpo vissuto e corpo una totale identificazione tra il sé personale e il corpo, mentre
una soluzione intermedia è offerta dal costituzionalismo di Baker
materiale (2000), secondo cui il corpo è una componente fondamentale
nella costituzione del soggetto personale pur senza esaurirne in
Coscienza e autocoscienza non sono emanazioni di una men- toto la consistenza ontologica.
te disincarnata, ma esprimono la proprietà dell’autoriferimento A tale questione, che viene a porsi nel momento in cui si
esibita dai vissuti d’esperienza che presuppongono la dimensio- adotta un punto di vista schiettamente metafisico-descrittivo (e
ne del corpo vissuto, unico portatore sostanziale di ogni stato su cui in questa sede non intendo soffermarmi nel dettaglio),
mentale e istanza costitutiva del soggetto personale. Se non è fa da contraltare quella relativa alla certezza che ogni soggetto
riconducibile alla sola dimensione del mentale, il corpo vissuto è personale ha del proprio corpo e che investe invece il versante
d’altra parte uno strato esperienziale ontologicamente genuino soggettivo-esperenziale della relazione tra sé e corpo. La natura
ed epistemologicamente autonomo che non si lascia ridurre alla peculiare della certezza del proprio sé corporeo non ha manca-
componente del corpo oggetto che pure è ad esso inestricabil- to di suscitare una serie di interrogativi (Cassam, 2011: 140-141):
mente legata e si impone in modo esclusivo allo sguardo una cos’è che contraddistingue questa certezza rispetto a quella
volta che sia stato adottato l’atteggiamento naturalistico delle relativa a qualsiasi altro oggetto corporeo? Ci troviamo qui di
scienze della cognizione, pienamente legittimo a condizione che fronte a una certezza di tipo percettivo? Il corpo che di questa
non travalichi i limiti del proprio ambito di considerazione. Con certezza è il contenuto e il latore è da intendere come oggetto,
questo saggio intendo contribuire al tentativo di dare vita a un come soggetto o in entrambi i modi? Ciò che sembra resistere
approccio integrato, che tenga in debito conto sia le analisi feno- a ogni dubbio è il dato della direzione di provenienza dell’auto-
menologiche sullo strato del corpo vissuto sia le evidenze spe- consapevolezza corporea – si tratta infatti di una certezza pro-
rimentali relative ai meccanismi cognitivi e neurofisiologici che priocettiva che proviene “dall’interno” – e il tratto caratteristico
implementano e realizzano il senso del sé corporeo. dell’inemendabilità che l’accompagna: in altre parole, i giudizi
Una delle questioni principali che hanno attratto l’attenzione emessi alla prima persona relativi ai nostri stati corporei sulla
della maggior parte degli studiosi interessati al tema della corpo- base di questa certezza sono immuni dagli errori di autoiden-
reità e da cui qui voglio prendere le mosse è quella relativa alla tificazione.
relazione peculiare che intrattengono il sé personale e il corpo.
Dobbiamo assumere questi due termini come due istanze inizial-
mente separate che verrebbero successivamente a incontrarsi in 1.1. Alle radici della coscienza del Sé: schema corporeo e imma-
modo misterioso, come sembra suggerire la locuzione “sé incor- gine corporea
porato”, o dobbiamo piuttosto supporre che la proprietà dell’es-
sere incorporato preceda ogni distinzione tra sé e corpo, tanto Analizziamo partitamente entrambi questi punti, cercando
che sarebbe più appropriato parlare al riguardo di un sé corpo- in primo luogo di individuare i contrassegni salienti della no-
reo? In questa direzione si muove la proposta terminologica di stra certezza corporea, impresa questa che non si preannuncia
Legrand (2006, 89-91), secondo cui l’espressione “sé incorporato” affatto facile, dati i molteplici modi grazie ai quali facciamo espe-
lascia ancora trapelare residui dualistici e suggerisce l’idea di un rienza del nostro corpo e alla disparità di opinioni che regna nel
sé puramente mentale collocato all’interno di un corpo inteso dibattito filosofico riguardo a quali siano tra questi quelli privile-
ancora soltanto in termini oggettuali. Recentemente è stata pro- giati. Si impone anzitutto a tal proposito una prima distinzione
posta una partizione sommaria che contempla tre opzioni teo- tra il modo in cui percepiamo come dall’interno il corpo che noi
riche riguardo al modo in cui intendere tale relazione (Cassam, stessi siamo e con il quale intratteniamo una relazione talmente
2011: 140). La prima è espressa dal dualismo classico di ascen- intima da indurci all’idea di coincidere in tutto e per tutto con
denza cartesiana, secondo cui le proprietà che costituiscono il esso, e il modo in cui percepiamo il corpo che ci capita di essere
soggetto personale sono individuate in via esclusiva da un’anima – le nostre sembianze riflesse allo specchio e esibite allo sguardo
immateriale rispetto alla quale il corpo sarebbe del tutto subor- altrui – e che spesso non manca di sorprenderci, magari ingene-
dinato. All’estremo opposto si situa il materialismo che postula rando singolari effetti di estraniazione. Istruttiva è a tal proposito
Abstract
Primates and human beings are social animals whose cognitive development capitalizes upon the interaction with other conspe-
cifics. Fundamental among social abilities is the capacity to accurately detect and understand the intentional conduct of others, to
anticipate their upcoming actions, and to appropriately adjust one’s own behavior. From an evolutionary perspective, the traditional
view claims the existence of a sharp cognitive discontinuity between humans and nonhuman primates. However, recent findings in
cognitive neuroscience shed light on the existence of a common neural mechanism that could account for action and intention under-
standing abilities both in humans and nonhuman primates. The discovery of mirror neurons and of other mirroring mechanisms in the
human brain shows that the very same neural substrates are activated when these expressive acts are both executed and perceived.
I summarize here recent neuroscientific evidence shedding light on the neural mechanisms likely underpinning important aspects of
intersubjectivity and social cognition. I discuss this evidence in relation to empathy and introduce my theory of embodied simulation, a
crucial functional mechanism of intersubjectivity by means of which the actions, emotions, and sensations of others are mapped by the
same neural mechanisms that are normally activated when we act or experience similar emotions and sensations.
Keywords
Social cognition, mirror neurons, intersubjectivity, embodied simulation, empathy
1.Versione modificata da: Gallese, V. (2010). Embodied Simulation and its Role in Intersubjectivity. In T. Fuchs, H.C. Sattel, P. Henningsen (eds.). (2010), The
Embodied Self. Dimensions, Coherence and Disorders. Stuttgart: Schattauer, pp. 78-92.
Abstract
The experimental investigations on the so called Mirror Neurons (MNs) have promoted an ample debate on the genesis and the
biological found of the imitation and, more generally, of the social cognition. Such debate is gradually strengthened on the wake of
numerous experimental confirmations of the presence of MNs even in the human brain. The presentation of the results of this investi-
gations introduce, however, such logical-conceptual hybridizations to produce some ambiguities in the interdisciplinary discussion.
This paper proposes a brief recognition on some conceptual problems and their epistemological roots, that may interfere on a new
promising phase of research.
Keywords
Mirror Neurons, Intention attribution, Philosophy of Neurosciences
2. 3.
Fino ad un paio di anni fa, una delle questioni al centro del Se la rilevazione empirica di MNs nell’uomo ha fornito una ri-
dibattito internazionale sui MNs riguardava la possibilità di di- sposta certa su questioni relative alla presenza e alla localizzazio-
mostrarne la presenza nel cervello umano. Ma che cosa significa ne di neuroni specchio nel cervello umano, tuttavia rimangono
dimostrare la presenza nel cervello umano di neuroni con pro- da affrontare ulteriori questioni, non propriamente secondarie,
prietà di “rispecchiamento” o di “eco-rispecchiamento”? anzitutto dal punto di vista concettuale. Prima di tutto si può
La questione ha diversi risvolti. Primariamente si è posto il legittimamente porre la domanda sui concetti fondamentali
problema di rinvenire nel cervello umano la presenza di qualcosa utilizzati in questo ambito di ricerca: che cosa significa “rispec-
di simile a ciò che già si conosceva empiricamente dalle indagi- chiamento” neuronale e quale valore dobbiamo assegnare ad
ni sperimentali svolte sulle scimmie. In questo filone di indagini, espressioni come “neuroni specchio”? Dopotutto, se il riferimen-
si sono fatti enormi passi avanti da quando il gruppo di ricerca to alla “bi-attivazione” (in risposta sia all’esecuzione sia all’osser-
dell’Università di Parma, coordinato da G. Rizzolatti, ha rilevato vazione di tale esecuzione da parte di altri) risulta chiaro, non è
la presenza di MNs nella corteccia premotoria ventrale di un ma- invece chiara l’attribuzione ad un neurone della proprietà del
caco, e dalle prime ipotesi sul ruolo funzionale dei MNs nei pro- “rispecchiamento”, termine che etimologicamente e concettual-
cessi cognitivi (Di Pellegrino et al., 1992). Si è riusciti a dimostrare mente si riferisce ad un livello descrittivo differente da quello di
empiricamente la presenza di MNs in altre specie animali (ad es.
i passeri di palude), ma, com’è noto, la presenza di “neuroni spec- et al., 2009), in cui si è mostrata la presenza di neuroni specchio che si
chio” nell’uomo è rimasta invece per lungo tempo controversa. attivano sia quando la scimmia orienta lo sguardo in una determinata
In vent’anni di indagini sono state effettuate numerose ricer- direzione sia quando guarda un’altra scimmia orientare lo sguardo nella
che sperimentali di neurofisiologia e rilevazioni di brain-imaging medesima direzione) e ventrale. (Ishida et al., 2009) hanno mostrato come
che hanno fornito prove “indirette” della presenza di neuroni alcuni neuroni si attivino sia quando uno stimolo si presenta nel proprio
specchio nel cervello umano. Già a partire dalla metà degli anni spazio peri-personale sia quando questi si presenta nello spazio peri-
’901, indagini condotte con ECG, TMS (Transcranial Magnetic Sti- personale di un altro individuo vicino a sé).
2. Così condensano i risultati della loro meta-analisi Molenberghs et al.:
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. Per una rassegna sui progressi effettuati nelle indagini sui neuroni spec- «we have uncovered a core network of brain areas, including the infe-
chio, si veda: Rizzolatti & Sinigaglia, 2010. In anni recenti si è dimostrata la rior frontal gyrus, dorsal and ventral premotor cortex, and the inferior
presenza di neuroni specchio non solo in due aree limitrofe (F5a ed F5p) and superior parietal lobule, which in humans is reliably activated during
rispetto a quella delle prime rilevazioni, ma anche in altre aree intensam- tasks examining the classic mirror mechanism, typically involving the vi-
ente connesse con l’area F5, nella parte rostrale del lobulo parietale infe- sual observation and execution of actions. Our subanalyses showed that
riore e nell’intraparietale anteriore; queste ricevono informazioni visive sia additional areas involved in somatosensory, auditory and emotional pro-
da aree prive di proprietà motorie, del solco temporale superiore, sia dal cessing complement these areas depending on the sensory modalities
giro temporale mediale, il quale potrebbe essere coinvolto nei processi involved. These results suggest that brain regions with mirror properties
di identificazione degli oggetti. La presenza di neuroni specchio è stata extend beyond those identified as being part of the mirror network in
individuata recentemente anche nell’area intraparietale laterale (Sheperd previous metaanalyses» (Molenberghs et al., 2012, p. 348).
7.
Com’è possibile determinare per “rispecchiamento neuronale”
l’intenzione che guida una goaldirected action? Com’è possibile
rispecchiare, automaticamente e inconsapevolmente, l’intenzio-
ne sottesa ad un’azione prima ancora di conoscere l’intenzione
dell’agente? Le indicazioni sperimentali fornite da Iacoboni et
al. hanno avuto il merito di aver contribuito a porre sperimen-
talmente la questione in modo fino ad allora inedito. I termini
della questione non risultano tuttavia del tutto chiari. Quello che
8. 10.
È verisimile che il “rispecchiamento” dell’intenzione di bere o V’è un altro aspetto importante da considerare: l’imprevedibi-
di riordinare, così come è stata definita nelle indagini sperimen- lità del comportamento di soggetti agenti che conosciamo solo
tali presentate in Grasping the intentions of Others, non sia neces- attraverso la visione di brevi clip, tanto più se ci si limita ad osser-
sariamente da considerare come la manifestazione di una qual- vare fotografie o immagini povere di informazioni. Infatti, da una
che forma di “comprensione” del perché di un’azione. Si potrebbe singola immagine, o anche da una breve sequenza d’immagini,
forse definire la presunta intenzione sottesa a tali atti più pro- non ci è possibile in genere risalire alle “intenzioni” del soggetto
priamente come una sorta di “processo autoriflesso” del nostro agente; semmai ci limitiamo ad “aspettarci” che egli vada a com-
stesso repertorio motorio, il quale si attiverebbe nell’osservazio- piere una certa qual cosa. Una determinata scena (come quella
ne di atti a noi noti, quando osserviamo simili atti intenzionali che raffigura una mano protesa ad afferrare una tazza, nel con-
mentre vengono compiuti da altri (cfr. Stevens, 2000)11. testo di una tavola imbandita per una pausa tè) potrebbe prose-
Se le cose stanno così, allora l’effetto di rispecchiamento do- guire in modi molto diversi e comunque congruenti rispetto alle
vrebbe risultare ridotto o assente nel caso in cui si osservino atti immagini prima osservate.
che non rientrano nel nostro repertorio motorio12. Nell’osserva- Un’equipe guidata da Buccino ha mostrato come di fronte
zione di atti compiuti davanti ai nostri occhi dovrebbe generarsi a sequenze di movimenti che terminano in modo inatteso l’os-
invece un effetto di rispecchiamento soprattutto in presenza di servatore presenti un incremento nell’attivazione di aree cor-
gesti compiuti in situazioni già vissute, anche in contesti diffe- ticali (in questo caso rilevate tramite fMRI), che andrebbero ad
renti rispetto a quelli a noi abituali: subiamo una sorta di “conta- integrare la debole risposta dei meccanismi di rispecchiamento
gio” sensoriale ed emotivo al vedere un funambolo che dà l’im- neuronale (Buccino et al., 2007). E così, se il soggetto osservato,
pressione di perdere pericolosamente il controllo dell’equilibrio, o mentre cammina, finisce per inciampare oppure per rovesciare il
se osserviamo da vicino un giocoliere che passa da una mano contenuto del bicchiere, allora nell’osservatore vengono solleci-
all’altra un oggetto infuocato. tate aree corticali (come il giro sinistro sopramarginale) che sono
in genere coinvolte nei processi attentivi legati al controllo dei
movimenti, nella loro articolazione spaziale e temporale. Nell’os-
9. servazione di esiti imprevisti, si è inoltre riscontrata l’attivazio-
ne di altre aree corticali (nella giunzione temporale-parietale e
Sono da considerare attentamente anche altre variabili in gio- nell’adiacente regione posteriore del solco temporale superiore),
co in ciò che viene indicata come la capacità di comprendere per in genere correlate ad attività non intuitive, legate all’interpreta-
rispecchiamento neuronale le intenzioni degli altri. Se si formula zione di credenze. Questi risultati sono stati ribaditi da altre inda-
l’ipotesi che il cosiddetto MNS fornisce risposte automatiche e gini sperimentali (ad es. Liepelt et al., 2008)13.
naturali di rispecchiamento alla visione di determinati atti inten-
zionali, si dovrebbe valutare con attenzione il fatto che non ci �������������������������������������������������������������������
. Si veda in proposito la meta-analisi curata da Van Overwalle &
stiamo riferendo ad un sistema cognitivo che opera autonoma- Baetens (2009) e condotta su 200 indagini svolte con fMRI, dedicate allo
mente rispetto al soggetto osservatore in carne ed ossa e alla sua studio sperimentale dei circuiti neuronali correlati al riconoscimento di
storia personale. Il medesimo atto può suscitare nell’osservatore atti intenzionali. Gli autori propongono la tesi della complementarietà
del Mirror Neurons System, il quale sarebbe coinvolto nel rispecchiamento
percettivo dei movimenti corporei degli altri, rispetto ad un cosiddetto
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. Lo studio ha dimostrato come nella percezione visiva di movimenti Mentalizing System (situato, secondo Van Overwalle, 2009 in aree della
apparenti, le aree motorie e parietali non presentano un’attivazione sig- giunzione temporo-parietale e della corteccia prefrontale mediale),
nificativa in relazione a movimenti «biomeccanicamente impossibili», il quale sarebbe coinvolto nella elaborazione astratta (per linguaggio
suggerendo che queste regioni si attivino selettivamente secondo le ca- verbale o simbolico) di riflessioni relative al perché del comportamento
pacità motorie dell’osservatore. altrui. Così gli autori: «these two systems are never concurrently active.
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. Perché non ci sono noti, oppure perché non ci è noto il modo di es- This suggests that neither system aids or subserves the other. Rather,
eguirli. they are complementary. This conclusion is contrary to suggestions that
Abstract
The term “naturalism” has, over the course of the history of philosophy, taken on different and changing meanings, so we can apply
it to a large number of philosophical areas, all having in common only an unspecified reference to the field of nature. Fortunately, con-
temporary naturalism has changed in recent years, with less erratic and ambiguous connotations, thus allowing for the possibility of
identifying two distinct meanings: “scientific naturalism” and “liberal naturalism”, respectively. In this paper, we shall demonstrate how
the distinction between different types of naturalism may more or less positively affect the field of numbers and arithmetic properties.
Keywords
Naturalism, liberal naturalism, mathematical naturalism, Maddy scientific naturalism.
Introduction different fields of human existence. This allows the recovery con-
cepts such as normativity, intentionality and free will, which are
The term “naturalism,” over the course of the history of phi- hardly reducible to the physical world, thereby giving them the
losophy, has taken on different and changing meanings, so we dignity of belonging to the domain of the natural world, away
can apply it to a large number of philosophical areas (the Ionian from any metaphysical contamination.
philosophers, Aristotle, the philosophy of Hume and Spinoza, We shall see below how this distinction between different
nineteenth-century positivism, logical empiricism and pragma- types of naturalism may affect more or less positively the field of
tism, to name just the most popular areas), all having in common numbers and arithmetic properties.
only an unspecified reference to the field of nature. Fortunately,
contemporary naturalism has changed in recent years, with less
erratic and ambiguous connotations, thus allowing for the pos- 1. Scientific naturalism and the philosophy of
sibility of identifying some common traits in different fields of mathematics
application (De Caro & Macarthur 2004). Generally, two distinct
meanings can be identified, “scientific naturalism” (much better As we have said, for Quine and for all of the scientific natura-
known) and “liberal naturalism” (less known, but which in recent lists, the intent and purpose of mathematical research is to seek
years has had a rapid rise), respectively. Both of the two perspec- solutions of science and philosophy together because they can-
tives share what might be called the “constitutive theory” of na- not be separated. In this sense, mathematics involves cognitive
turalism, namely, the use of laws, explanations, and entities that processing, precisely like the theoretical aspects of science. In
are given in nature and therefore do not belong to the realm of the same vein, Quine asserted that, although not entirely faithful
the supernatural (religious beliefs, mysticism, demiurges, deities, to the original spirit of mathematics, the leading figure in twen-
and so on). In addition, both modern conceptions of naturalism tieth-century mathematical naturalism is P. Maddy. In fact, even
agree that the natural sciences are the ideal model to which all referring to Quine in terms of the importance of the scientific
other sciences must comply in order to be legitimated in their method, which can also be associated with the pragmatic ap-
cognitive activity. proach more than that of the mathematical community, but con-
However, although both concepts make claims as to the va- vinced of the value of the presumed ability of mathematicians
lue of natural science and the experimental data that can be to judge and control the construction of their theories, and thus
derived from it, the two views are divided on the role to which contradicting one of the main theses of scientific naturalism,
philosophy should be assigned. In fact, according to the concep- which only processes information in terms of that which is scien-
tion of scientific naturalism, which in its most radical form has tifically useful (and not according to the criteria that is defined
been commonly traced back to Quine (but which has also been within the community of mathematicians) as the only criterion
associated with the perspectives of the analytic philosophers of acceptability of a thesis. However, given the particular field of
such as Dennett and Churchland), philosophy is not an activity her research, Maddy was able to provide definitions for the enti-
that arises from a point of view that is “external” to the natural ties that philosophers discuss, but which, at least prima facie, are
sciences (as theorised by, among others, Aristotle, Descartes and not attributable to the entities that have been postulated by the
Kant), but rather, philosophy is, in itself, a part of science: it arises natural sciences (in her specific case, the abstract entities of ma-
as part of our system of the world, in continuity with the rest of thematics). This is the so-called “placement problem,” otherwise
science. In short, Quine argued for the need to abandon once understood as the problem of identifying the location of these
and for all the “dream” of a Philosophia Prima, a philosophy that entities in the natural world. To this specific issue, Maddy has
is more important than natural science: the Philosophia Prima responded over the years, first by supporting a form of mathe-
must give way to the Scientia Prima. matical Platonism (called “realism set theory”), and even going
In contrast, theorists of the liberalised conception of naturali- so far as to apply the “principle of indispensability” to justify the
sm, though they also believe that scientific knowledge is funda- realism of mathematical entities by virtue of her argument that
mental to philosophy and that philosophical formulations must the objective existence of abstract entities is integral to the best
take into account the achievements of natural science, do not explanation we have of the world (according to Quine’s holistic
accept the “continuity” thesis of scientific naturalism because for network and the role that mathematics plays throughout). Ho-
those authors, philosophy differs from science in the method, wever, justifying Platonism requires that we make room for the
object and purpose of the research. According to the theorists, faculty of mathematics, which, on the other hand, is criticised
only in this way can philosophy overcome the sharp division that from the point of view of nature in values.
exists in the scientific version of naturalism, between the actual Maddy has attempted to object to this criticism by exposing
phenomena of the physical world and those that relate to the the point of view that mathematical intuition is not only simi-
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Abstract
In this paper, I will examine some aspects of a research program called “Distributed Cognition”. My goal is twofold: a) to clarify the
many meanings of the word “distribution” in the context of cognitive science; b) to analyze the relationship between “Distributed co-
gnition” and three distinct topics i.e: 1) “Computational Theory of Mind”; 2) “Social Cognition”; 3) “Personal Mind”. In the conclusions, I
will try to fomulate some questions that remain open in the debate on Distributed Cognition.
Keywords
Distributed cognition, social cognition, personal mind, computation, ants.
Dio non ha unità, cessi cognitivi possono essere distribuiti tra i membri di un grup-
come potrei averla io? po sociale, oppure possono essere distribuiti nel senso che le
(Fernando Pessoa) operazioni del sistema cognitivo comportano la coordinazione
di strutture interne ed esterne (materiali o ambientali), o ancora
possono essere distribuiti nel tempo in modo tale che i prodotti
1. Difficoltà ed esitazioni di eventi passati possano trasformare la natura di eventi succes-
sivi (2068)». Questo è il repertorio concettuale primario di CD. Il
Discutere di cognizione distribuita – d’ora in poi, CD – può for- resto è un lungo e articolato commento ai tre sensi di “distribu-
se sembrare un esercizio intellettuale sterile e privo di effettivo zione” introdotti.
interesse. Questa valutazione ha dalla sua parte un dato difficil-
mente contestabile: CD si è trasformata rapidamente nell’ogget-
to di culto di numerosi studiosi appartenenti ad aree diverse del 3. Presupposti teorici di CD
dibattito scientifico. Messo tra parentesi il potere banalizzante
delle mode culturali, rischio costantemente presente in queste Talora, i commenti possono nascondere gradevoli sorprese.
forme di venerazione religiosa, l’ostacolo principale che si oppo- Una parte consistente dei contributi prodotti nell’ambito di CD ne
ne a un esame dettagliato di questo approccio allo studio della ha ricostruito i presupposti teorici di base. Il lavoro di ricostruzio-
cognizione sembra un altro: l’assenza totale di novità. Rispetto ne condotto ha permesso di esaminare i contesti di provenienza
alla prima fonte di esitazione, questa seconda difficoltà presen- delle principali idee promosse da questo programma di ricerca.
ta un numero maggiore di elementi problematici. In fondo, le Ne è emerso uno scenario composito, di notevole ricchezza e va-
mode culturali, se non sono esattamente un falso problema, re- rietà. Dai grandi classici del pensiero sociologico, antropologico
stano una malattia comune di molte discipline per le quali esiste e psicologico fino ad alcune pietre miliari delle scienze cognitive,
già una cura efficace: attendere che esse terminino. Ben diversa, la letteratura sull’argomento pullula di continui riferimenti alle
invece, è la questione sollevata dal secondo capo d’accusa. In opere di Durkheim, Marx, Vygotsky, Wittgenstein ma così pure
questo caso, non si tratta di neutralizzare i nefasti effetti di frain- ai lavori di Minsky e del gruppo PDP. “Le radici” di CD, oltre che
tendimenti e indebolimenti concettuali, ma di capire se CD abbia “profonde” (Hutchins, 2001: 2068), sembrano spingersi così nelle
in dotazione un potenziale euristico originale. Il dubbio che non direzioni più disparate. Fuor di metafora: essa trae ispirazione da
sia così è suggerito implicitamente dai partigiani più autorevoli prospettive teoriche differenti. La presenza di fonti tanto nume-
di questo programma di ricerca. rose e diverse costituisce nello stesso tempo un punto di forza e
di debolezza. È un punto di forza perché garantisce un approccio
pluralistico ai problemi e all’analisi dei fenomeni esaminati; è un
2. CD: forme e significati. punto di debolezza perché presta il fianco a una critica fonda-
mentale, cui si è accennato poco prima: l’assenza di novità.
Hutchins (2001) distingue tre letture di CD, ciascuna centrata
su aspetti particolari della cognizione: interindividuali, ecologici
e temporali. Le letture che interpretano CD in chiave ecologica 3.1 Approfondimenti
e interindividuale mettono sotto attacco uno dei dogmi centrali Questa critica, sia pur nella forma di una cauta ammissione, è
del cognitivismo tradizionale: l’individuo come unità di analisi stata fatta propria anche da studiosi che militano nelle fila di CD.
fondamentale dell’indagine cognitiva. Nel contesto di queste Cole & Engeström (1993), Karasavvidis (2002) e Angeli (2008) –
letture, i confini della cognizione sono situati al di fuori degli in- solo per citare alcuni dei contributi più interessanti – sono casi
dividui: memoria, apprendimento, processi decisionali, inferenze esemplari di questa tendenza. Nel contesto di tali lavori, l’esame
e, più in generale, ogni forma di ragionamento sono funzione di delle caratteristiche peculiari di questo programma di ricerca è
specifiche interazioni tra individui, ambiente e artefatti di vario preceduto dall’osservazione secondo cui «distributed cognition
tipo. Le letture che interpretano CD in chiave temporale comple- is not new». Probabilmente, nelle intenzioni degli autori, si trat-
tano questo lavoro di revisione introducendo un punto di vista ta solo di un’indicazione di chiarimento. Letta in un’altra ottica,
dinamico nell’analisi della cognizione: i fenomeni cognitivi sono però, questa indicazione fa il paio con il dubbio precendente-
descritti nei termini di processi che evolvono nel tempo e che mente sollevato: se CD non è una novità, allora non è certo che
possono modificarsi sulla base di trasformazioni precedenti. Da essa rappresenti un punto di vista originale nell’analisi dei feno-
qui tre diversi impieghi della parola “distribuzione”: a) condivi- meni cognitivi. Questa incertezza dipende dal fatto che non sono
sione tra i membri di una comunità o di un gruppo sociale; b) chiari i parametri in base ai quali è valutato il potenziale euristico
accoppiamento strutturale con l’ambiente; c) evoluzione tempo- di CD. Se essi si riducono a pochi criteri arbitrari che limitano tale
rale. Nelle parole di Hutchins (2001): «[…] risultano almeno tre valutazione all’esame di concetti e modelli provenienti da altre
generi interessanti di distribuzione dei processi cognitivi: i pro- discipline, allora questo potenziale ha ben poco da offrire. Ver-
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. Corsivi nostri.
Abstract
The question whether and to what extent language should be regarded as an innate endowment of the human brain or the result
of (ontogenetically) environmental stimulus and (phylogenetically) historical development is still open. The paper proposes some evi-
dence, strictly linguistic in nature, against the widespread idea that the acquisition of language features from the stimulus available to
the child should be impossible without an innate Universal Grammar working as a Language Acquisition Device already present in the
brain at birth. It also evaluates in a methodological perspective the two main paths of explanation for the presence of linguistic featu-
res in our competence, namely their being encoded in a brain module and their being acquired from experience, concluding that - on
epistemological grounds - the latter has to be preferred.
Abstract
The aim of this paper is reunifying phonetics and phonology, and at a more abstract level, the overcoming of the mind-body prob-
lem. By calling some generativist theory into question, it will be argued that the nature of sound is not only acoustic but also articula-
tory, that is dynamic. To follow such a perspective is to reconsider phonetic and phonological primitives, that is considering that those
primitives are to be searched out of the linguistic domain. In conclusion, this hypothesis asserts that minimal units of linguistic produc-
tion and perception are not phones or phonemes but articulatory gestures.
Keywords
Articulatory gestures, body, language, mind, phonetics, phonology
Abstract
The warning coming from Chomsky’s lesson on language is that any philosophical investigation about the nature of mind must be
constrained in terms of psychological plausibility. Specifically – in Chomsky’s model of language – findings from learning theory led
to posit the existence of an innate and domain-specific biological organ for language acquisition, the Universal Grammar. However
when the question of the evolutionary plausibility is introduced as a further constraint, the hypothesis of Universal Grammar does not
seem so satisfactory. As it is shown in contemporary debate, Universal Grammar’s hypothesis seems implausible just from a biological
and evolutionary point of view. More broadly, scholars argue that by taking an evolutionary perspective, the assumption of a domain-
specific Universal Grammar become superfluous and that language and language acquisition, rather than being a product of a biolo-
gical organ, is a result of repeated cycles of cultural learning. The main aim of this paper is to discuss this conclusion and to analyze the
implication of this viewpoint on the nature of language. While we support the attempt to bind the problem of language acquisition
to an evolutionary perspective, we claim that considerations on the cultural nature of language are by no means conclusive. Further
arguments and evidences need to be found.
Keywords
Language Theories, Psychological Plausibility, Evolutionary Plausibility, Universal Grammar, Language Acquisition
1. Plausibilità psicologica e plausibilità evolutiva La validità generale dell’APS non è qui in discussione. Come
sottolinea Fodor, «il cognitivismo moderno nasce con l’impie-
I vincoli che la scienza empirica impone alla riflessione teorica go di argomenti della povertà dello stimolo» (1990:197, citato
paiono particolarmente cogenti quando si ha di mira la costru- in Marraffa, Meini, 2005). Quest’ultimo ha rappresentato e rap-
zione di modelli della mente e del linguaggio naturalisticamen- presenta tuttora un’euristica efficace per lo studio della struttura
te fondati. In particolare, l’analisi filosofica interna alla scienza della mente. La critica di Chomsky ai modelli empiristi costitui-
cognitiva è stata a lungo legata alla questione della plausibilità sce, pertanto, un punto fermo nella riflessione contemporanea.
psicologica: da questo punto di vista ogni ipotesi interpretativa A dispetto di questa precisazione, il modello della GU è at-
sulla natura del mentale deve essere conforme a ciò che sappia- tualmente al centro di un’aspra controversia. Se infatti la pars
mo sul funzionamento dei sistemi cognitivi. A tal proposito, la destruens dell’APS può essere considerata, tutto sommato, una
lezione di Chomsky sul linguaggio è esemplare. conquista abbastanza pacifica, la pars costruens difesa da Chom-
Decretando l’implausibilità psicologica della teoria sky naviga invece in cattive acque. Le critiche alla GU vengono
dell’apprendimento alla base del comportamentismo, la re- portate avanti su due fronti principali. Il primo, ruota proprio at-
censione di Chomsky (1959) al libro “Il comportamento ver- torno all’APS; il secondo, ha a che fare con il test della plausibilità
bale” (1957) di Skinner, può essere considerata valida ancora evolutiva.
oggi per mettere in discussione qualsiasi modello empirista Per quanto riguarda la prima questione, come ha messo in
sul linguaggio. evidenza Stich, tutto ciò che l’APS dimostra è che «the right ac-
La critica alle teorie empiriste affonda le sue radici in quello quisition theory is a non-Empiricist one» (1978: 275); tuttavia, a
che Chomsky considera l’interrogativo fondamentale della lin- meno di presupporre assunzioni aggiuntive sulla natura del lin-
guistica: il problema dell’acquisizione del linguaggio (Chomsky, guaggio e dei processi di acquisizione che ne stanno alla base,
1973). Lo schema stimolo-risposta alla base del comportamen- dall’implausibilità dei modelli empiristi non sembra possibile
tismo non è sufficiente; tra gli input (gli stimoli ricevuti dall’am- dedurre automaticamente la plausibilità della GU (Cowie, 1999;
biente esterno) e l’output (la conoscenza dei parlanti allo stato Scholz, Pullum, 2006; Stich, 1978). Sebbene il dibattito sull’esten-
finale del processo di acquisizione) vi è uno scarto incolmabile. dibilità della validità dell’APS presenti ancora esiti incerti (Crain,
Ora, per dar conto dell’acquisizione del linguaggio, dal momento Pietroski, 2001; Pullum, Scholz, 2002; Scholz, Pullum, 2002), la
che l’input linguistico è sempre sotto determinato rispetto al so- questione sollevata da Stich (1978) e ribadita recentemente an-
vrappiù di informazione contenuta nell’output, ciò che bisogna che da Scholz e Pullum (2006), ci sembra del tutto condivisibi-
supporre – così recita l’argomento della povertà dello stimolo le (per una difesa dell’APS cfr. Laurence, Margolis, 2001). Tanto
(APS), – è che una tale informazione dipenda da una competen- è vero che la polemica attuale non si gioca tanto sull’esistenza
za linguistica innata e sia quindi già presente alla nascita nella o meno dei vincoli e dei dispositivi di elaborazione alla base
mente-cervello degli individui. dell’acquisizione del linguaggio, ma sulla natura (linguistica vs.
Non è nostro interesse entrare nei dettagli di questo ragiona- cognitiva; specifica per dominio vs. dominio generale) di tali
mento (cfr. Laurence & Margolis, 2001). L’aspetto che ci preme vincoli: appiattire la questione sull’opposizione tra empiristi à la
analizzare ha a che fare con le implicazioni di questo argomento Skinner e innatisti à la Chomsky è quindi poco produttivo oltre
sul modello del linguaggio proposto da Chomsky. In effetti, con che ingeneroso nei riguardi dei modelli alternativi in campo (cfr.
l’APS Chomsky sembra guadagnare un passaggio argomentativo Tomasello, 2003).
importante per giustificare la necessità teorica della Grammatica Gli approcci funzionali rappresentano l’alternativa più promet-
Universale (GU): un sistema formale di principi linguistici astratti tente al modello formale della grammatica generativa di stampo
e innati che sta alla base dell’apprendimento, della comprensio- chomskiano. L’ipotesi è che il linguaggio non sia affatto un siste-
ne e della produzione del linguaggio (Chomsky, 1965, 1988). No- ma formale bensì funzionale: la struttura stessa del linguaggio,
nostante le continue revisioni nei modelli proposti, il riferimento più che da regole dipendenti dalla GU, sembra interamente mo-
all’innatismo della GU rimane una costante della riflessione di dellata da fattori inerenti ai processi di uso, di apprendimento
Chomsky: la GU dà conto del fatto che siamo predisposti ad ap- e di trasmissione culturale (Christiansen, Chater, 2008; Deacon,
prendere una lingua; il linguaggio è essenzialmente una facoltà 1997; Evans, Levinson, 2009; Smith, 2006; Tomasello, 2008). Nel
che riguarda la biologia degli organismi. § 3 esamineremo da vicino gli approcci funzionali, soprattutto in
Abstract
We are capable of imitating movements, gestures, actions, skills, behaviors, pantomimes, sounds, vocalizations, speech, emotions
and we have particular “imitation system” in the brain, the mirror neurons, their properties indicate that they represent a mechanism
that areas onto their motor counterpart. This matching mechanism may underlie a variety of functions that the first and sound are
emulation, imitation and understanding of intentionality. The researches say that society is not formed by autonomous unit, but by
relations. In the 20th century, social scientists and philosophers began to study how and why people imitate actions, emotions and
processes how the ideas come up because is necessary to explain how human society come up and how people related to each other
through persistent relations. The consequences of this mechanism is that responsibility have to became the centre of the reflection.
Keywords
Imitation, mimic, mirror neurons, motor system, learning
1.Emulazione versus imitazione L’emulazione per poter avvenire deve comunque essere sup-
portata da due condizioni: la capacità di riproduzione di atti che
«L’imitare è connaturato agli uomini fin dalla puerizia (e in ciò l’uomo diano vita tecnicamente a oggetti simili o a gesti approssimati-
si differenzia dagli altri animali, nell’essere il più portato a imitare e vamente equivalenti e dalla capacità osservazionale circa le pro-
nel procurarsi per mezzo dell’imitazione le nozioni fondamentali) … prietà degli oggetti e dei soggetti e dei potenziali rapporti fra di
tutti traggono piacere dalle imitazioni … noi siamo naturalmente in loro e fra le componenti che li costituiscono3.
possesso della capacità di imitare» (Aristotele, Poet. 4, 1448b 5-10). Storicamente, l’imitazione è spesso stata proposta come un
meccanismo o il meccanismo centrale di mediazione culturale
Aristotele riassume così gli elementi salienti che caratterizza- per spiegare, da un lato, le origini e i processi di trasmissione,
no l’origine e il perché dell’imitazione. Per imitare bisogna sape- dall’altro la stabilizzazione dei fenomeni culturali, sia nelle specie
re che cosa, da chi, come, quando e perché imitare e soprattutto animali, sia in popolazioni umane con specifiche tradizioni com-
individuare l’origine della facoltà di saper copiare, in che cosa portamentali, o a fronte di fenomeni di massa come i processi e
consiste e a che cosa serve. Per strade diverse a questa abilità le modalità di consumo.
sono stati connessi termini come emulazione, mimesi, mimica e,
ovviamente, imitazione. Per molti versi sul termine imitare, che il
dizionario considera sinonimo di copiare, a livello accademico è
in corso una vera e propria contesa, a colpi di nuove definizioni e
2. Imitazione incarnata: sistema motorio e correlato
introduzioni quotidiane di nuovi livelli. neurale
Molti studiosi evoluzionisti attuano però una netta distinzio-
ne fra emulazione (Romanes, 18831; Vallortigara, 2000), la capa- Sherlock Holmes sosteneva che «I am a brain, my dear Watson,
cità di copiare in modo approssimativo poiché non se ne com- and the rest of me is a mere appendage». In realtà noi siamo in
prende la finalità - il senso - , e imitazione, la facoltà di copiare primo luogo il nostro sistema motorio, cioè la struttura portante
dettagliatamente. In quest’ultimo caso si tratterebbe della peri- che consente ai soggetti di compiere atti come il percepire, l’ese-
zia di ricopiare la struttura organizzativa di un comportamento, il guire compiti, l’emozionarsi, il riflettere, il parlare, il provare sen-
che porterebbe con sé una comprensione analitica del processo sazioni. Senza sistema motorio esseri umani, animali e piante non
di ciò che vale la pena copiare e un raffinato intendimento della sarebbero oggetti biologici, capaci di atti autonomi ma oggetti
finalità dell’atto imitativo. Infatti, se dichiariamo che una persona fisici passivi (Turri, 2011). Negli ultimi vent’anni si è assistito a una
tenta di emularne un’altra pensiamo che la prima tenta di copia- completa revisione del modo semplicistico di concepire il funzio-
re la seconda, ma non che riesce a eguagliarla. Questa distin- namento e l’organizzazione del sistema motorio ed è andato in
zione trova fondamento scientifico in molti lavori fra cui quelli frantumi l’idea che questo svolga un ruolo periferico, seriale, uni-
di Deborah Custance (1996) dell’Università di Londra, che sulla camente esecutivo e passivo, mentre è emerso il fatto che questo
scia delle considerazioni dell’antropologo Marcel Jousse sul “mi- è in primo luogo condizione e attore della percezione e della co-
mismo” (1974; 1975), ha misurato l’abilità di copiare di diverse gnizione, tanto che passiamo da una fase emulativa a una vera e
specie di scimmie e quella dei bambini da uno a tre anni e ha propria abilità imitativa solo nel tempo e man mano che il sistema
quantificato che, in media in un gesto ripetuto, la precisione in motorio evolve e si affina (Watkins, Strafella, Paus, 2003).
questi primati rispetto all’uomo è circa il 40 per cento inferiore. L’individuo, imitando, fa proprio il comportamento altrui; un
Ed è questa difformità relativa alla precisione che fa sì che molti comportamento che probabilmente non avrebbe mai adottato
etologi sostengano che quello che chiamiamo imitazione per gli senza esservi stato esposto e stimolato. La forma di copiatura
esseri umani è in realtà emulazione nel caso dei primati diversi per antonomasia si ha nei geni, tanto che l’espressione comune-
dall’uomo2 e nei bambini al di sotto dell’anno di età. mente utilizzata è che «i geni sono soggetti a imprinting» (Burt,
Trivers, 2008:107).
1. John George Romanes, discepolo di Charles Darwin, individua l’esi- Se l’atto che s’intende replicare appartiene al corredo mo-
stenza di una sorta di scala della facoltà imitativa fra animali e umani, torio del soggetto, siamo sul terreno dell’imitazione, altrimenti
costruita sulla base della complessità e della precisione, sia per quanto se il corredo motorio non è del tutto identico siamo sul terreno
riguarda gli oggetti fisici, sia per quanto concerne i soggetti. dell’emulazione.
2. Negli animali, le forme base di inganno involontario sono dette mimic-
ry, termine con il quale di solito si intende l’emulazione di modelli perico- 3. Lo studio sulla facoltà emulativa delle taccole di Konrad Lorenz (1973)
losi per mezzo di una mimica innocua fatta di segnali visivi o uditivi, o di rimane una pietra miliare nella storia di questa capacità del genere ani-
odori sgradevoli, allo scopo di ingannare i predatori. male.
Lo psicanalista Eugenio Gaddini è il primo ad aver introdotto il 8. Si tratta di una teoria che ha subito interessanti rivisitazioni da parte di
concetto di imitazione nella letteratura clinica7. Egli sostiene che Giovanni Liotti, ma che vedeva già la luce in Spinoza, con le argomenta-
l’imitazione va ricondotta alla fase in cui il lattante, incorporan- zioni sull’imitatio affectuum, cioè sull’automaticità del processo imitativo,
e sull’influenza della letteratura rinascimentale sulla vis imaginandi, cioè
do il cibo, struttura il prototipo somatico dell’introspezione dei sulle proprietà di trasmissione e contagio dell’immaginazione.
fantasmi e successivamente dell’identificazione propriamente
9. La rivalità mimetica, quale fondamento mitologico dei reali rapporti
detta. La sua tesi è tanto più originale e innovativa in quanto con-
umani, è al centro anche delle elaborazione di Károly Kerényi (1944).
trasta fortemente con la teoria dell’“identificazione proiettiva” di
Melania Klein (1930), che considera la fase neonatale come priva �����������������������������������������������������������������������
. L’unica alternativa che Girard intravvede per far sì che non si pro-
ducano conflitti generalizzati, che prima i miti e poi la storia remota e
di “influenze” relazionali. Non è quindi un caso che il discepolo di
ancor più quella recente hanno prodotto, è il monito di Paolo di Tarso:
Klein John Bowlby (1969), con il suo approccio sociobiologico, «Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo» (1Cor 11,1). Il conflitto
abbia dovuto rifiutare la teoria dell’identificazione proiettiva per trova sempre una vittima sacrificale – come fu il Cristo – individuale o
sviluppare la tesi sugli stili di attaccamento, in modo da spostare sociale, come le vittime dei totalitarismi (ebrei, zingari, malati psichiatrici
e oppositori politici per il nazismo); la soluzione per Girard è farsi martire
votivo.
7. Studi sul tema erano stati condotti sin dalla fine del 1800 e avevano ������������������������������������������������������������������������
. Richiama a suo sostegno una frase di André Gide, evocativa di un tes-
visto il loro apice alle soglie degli anni Trenta del XX secolo, con il lavoro to leopardiano, secondo il quale esistono persino le mode nella maniera
di Paul Guillaume (1925) e di Jean Piaget (1925). di soffrire.
L’etologo Frans de Waal (2001:173) sostiene che l’imitazione non fanno riferimento ad alcun vantaggio immediato, ed è questo fat-
non avviene per ricompensa ma per una sorta di conformismo; tore che spiegherebbe il passaggio da una visione dove dominante nel
sarebbe cioè il risultato della necessità adattativa di appartenere ruolo dell’imitazione è la dimensione sociale e non quella individuale,
a un gruppo e di inserirsi ed essere accettato in esso. Legame, per quanto le due dimensioni inesorabilmente interagiscano.
identificazione e affiliazione sono le parole chiave che per questo 13. Se i neuroni di von Economo sono compromessi gli individui manife-
studioso giustificano il processo imitativo12. stano una indifferenza emotiva, una apatia, ovvero un’assenza di motiva-
zione a intraprendere atti (Allman et al., 2010; Seeley, 2010).
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. Anche Michael Tomasello (2003) sostiene che si imitano elementi che
Abstract
Silvio Berlusconi’s public discourse is jam-packed with potent conceptual metaphors (CMT: Lakoff & Johnson, 1980); such metaphors
are known to have a strong impact on unconscious decision-making, especially when they relate to political morality. This article di-
scusses the structure and the (conservative) moral bases of two of Berlusconi’s metaphors: The framing of his political leadership as
divine and his social and political opposition as a fatal disease.
Keywords
Berlusconi, metaphors, Conceptual Metaphor Theory.
1. Traduzione di Gabriele Cerioli. Tit. orig. “Praying for a sick nation. Silvio Berlusconi’s metaphors and their moral bases”
Abstract
In the last few years, investigations about embodied nature of language have had a crucial role in the definition of linguistic function
as a biological one. This perspective accounts for a more general epistemological domain which aims to consider human cognition
as the result of a process of natural selection. According to this view human mind cannot be considered only as an epiphenomenon
of the brain. Neither one can assume a phrenologically based perspective, as the majority of the first neuroscientific researches. This
perspective includes the grounded cognition approach by Barsalou (1999), which shows that language is strictly constrained by basic
cognitive abilities “vampirized” by language during evolutionary path. In this work we propose to review the classical argument of
anchored cognition – in which basic linguistic skills influences language – by developing the idea that even language (as a “pervasive”
cognitive function) has a return effect on our perceptive abilities. Studies on the shift of visual attention in linguistic tasks, for example,
demonstrate a selective influence of language on visual perception. In this view, linguistic function, from one hand, is constrained by
our perceptive abilities, from the other, it influences and redefines perceptive abilities, often considered neutral, that is free from com-
plex cognitive processes.
Keywords
Grounded cognition, language grounding, evolution, exaptation, mutlimodal representation
Introduzione le che permette di avere una percezione del mondo esterno sulla
base della quale agire in esso. L’intento di questa prospettiva è
La funzione linguistica è stata considerata nelle ultime tre de- dimostrare che la cognizione umana non può essere spiegata
cadi di studi come esito di un processo di selezione naturale. In utilizzando un modello computazionale, simbolico e amodale,
sostanza il linguaggio non è una capacità cognitiva che si distan- indipendente dal sostrato cerebrale e dai vincoli che esso impo-
zia qualitativamente dalle altre ed è frutto di un salto evolutivo ne (Prinz, 2002).
che ha differenziato Homo sapiens dagli altri ominidi, ma è una La critica di questa prospettiva, dunque, è rivolta ai model-
funzione cognitiva che si è potuta affermare grazie alla presenza li di cognizione disincarnata proposti dalle scienze cognitive
di altre capacità di base precedenti che sono state rifunzionaliz- classiche, il cui obiettivo era quello di rintracciare le compo-
zate (esattate) dal linguaggio. nenti formali che costituiscono i processi di pensiero umani per
In questa prospettiva rientrano gli studi di grounded cognition implementarle su strutture non necessariamente biologiche.
(Barsalou, 1999) che cercano di dimostrare come il linguaggio sia Anzi, il proponimento principale della prima fase delle scienze
strettamente vincolato a capacità cognitive che potremmo de- cognitive era proprio quello di riuscire a descrivere il pensiero
finire di base (come la percezione o la capacità di interagire con come una serie di simboli connessi in strutture algoritmiche così
il mondo circostante tramite l’azione) che sono state “vampiriz- da poter costruire una macchina pensante i cui processamenti
zate” dal linguaggio durante il percorso evolutivo. Fin qui, però, sarebbero stati indistinguibili da quelli compiuti da una men-
nulla di nuovo rispetto alle prospettive etologiche sui vincoli co- te umana (Turing, 1950). Il progetto dell’intelligenza artificiale,
gnitivi (le cosiddette cecità cognitive, cfr. Pennisi, 2003) che ogni almeno nella sua versione forte, però si è rivelato difficilmente
specie animale presenta in base alla selezione ambientale. realizzabile: non solo la costruzione di una macchina pensante
In questa lavoro viene proposto di rivedere la versione classica è rimasta solo allo stato teorico-progettuale, ma la realizzazione
della “cognizione ancorata” che prevede un modello di influenza di robot che riuscissero a ottenere risultati apprezzabili persino
delle capacità di base sul linguaggio, ampliandola verso l’idea nella coordinazione motoria per l’esplorazione dello spazio è
che anche il linguaggio in quanto funzione cognitiva “pervasiva” tutt’oggi in discussione. Le teorie standard che hanno seguito
(presente, cioè, in circuiti autonomi nel cervello ma che influenza questo ridimensionamento epistemologico delle scienze infor-
molti altri processi cognitivi) agisca retroattivamente sulle nostre matiche sono partite da un assunto: la conoscenza risiede in un
capacità percettive. Studi sullo spostamento dell’attenzione vi- sistema di memoria semantica separato dai sistemi di elabora-
siva in base ai compiti linguistici, ad esempio, dimostrerebbero zione modali (cioè basati sulla diversa tipologia di afferenza sen-
proprio un’influenza selettiva del linguaggio sulla percezione soriale) presenti nel nostro cervello. Secondo questa prospettiva
visiva, (cfr. Papafragou et al., 2008). In questo modo si potrebbe le rappresentazioni dei sistemi modali sono strasdotte in simboli
sostenere che la funzione linguistica, se da un lato è vincolata amodali (cioè privi della caratterizzazione percettiva) che rappre-
nella sua realizzazione dal basso cioè dalle nostre capacità per- sentano le conoscenze relative alle singole esperienze che ven-
cettive, dall’altro influenza e ridefinisce, almeno durante compiti gono poi immagazzinate all’interno della memoria semantica. Le
di attenzione visiva, verso il basso proprio le capacità percettive conoscenze sul mondo, dunque, sarebbero immagazzinate nella
spesso ritenute neutrali, non condizionate dai processi cognitivi memoria semantica tramite simboli amodali.
complessi. In opposizione alla posizione defisicizzata dei modelli simu-
lativi della cognizione e alle teorie standard, i sostenitori della
gronded cognition sostengono che l’intera cognizione umana si
1. Stato dell’arte negli studi sulla cognizione ancorata basa sulla costruzione e la conservazione di simulazioni modali.
Secondo questa visione, è improbabile che il cervello contenga
Gli studi sulla grounded cognition propongono l’idea secon- simboli amodali o, al minino, questi collaborano con le rappre-
do cui la cognizione umana sia caratterizzata e condizionata sentazioni modali per costituire la nostra cognizione. A questa
dalla connessione tra il soggetto e il mondo esterno. Tale con- idea hanno contribuito numerose ricerche che dimostrano il
nessione viene realizzata principalmente tramite il sistema sen- coinvolgimento degli stati del corpo nella determinazione de-
sori-motorio cioè il sistema di organizzazione corporeo-cerebra- gli stati cognitivi (Barsalou et al., 2003; Lakoff & Johnson, 1980;
L. Smith, 2005). In particolare l’azione e l’interazione motoria