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Ricordo bene che quando il professor Almarai menzionò per la prima volta il nome di
Hādī al-ʿAlawī durante una lezione, introdusse la sua figura citando la questione delle tre
“Šīn”. Disse, infatti, che l’autore apparteneva al gruppo degli intellettuali “orientali, sciiti
e comunisti”, rispettivamente “Šarqī, Šīʿī e Šuyūʿī”. Poi prese a leggerci alcuni brani
tratti da al-Mustaṭraf al-Ğadīd, l’antologia della letteratura araba di quest’autore, dopo
aver descritto in breve di che genere di opera si trattasse.
1
presentati che superano il centinaio. Quasi che mi avessero gettato dentro una
monumentale biblioteca dove le pagine dei libri che dovevo leggere erano state
sottolineate dalla sapiente mano di Hādī al-ʿAlawī.
2
I
3
Tavola di Traslitterazione
ا alif Ā
ب bāʾ b
ت tāʾ t
ث ṯa’ ṯ
ج ğīm ğ
ح ḥāʾ ḥ
خ ḫāʾ ḫ
د dāl d
ذ ḏāl ḏ
ر rāʾ r
ز zāʾ z
س sīm s
ش šīn š
ص ṣād ṣ
ض ḍād ḍ
ط ṭāʾ ṭ
ظ ẓāʾ ẓ
ع ʿayn ʿ
غ ġayn ġ
ف fāʾ f
ق qāf q
ك kāf k
ل lam l
م mīm m
ن nūn n
ه hāʾ h
و wāw w-ū
ي yāʾ y-ī
4
- La lettera hamza, traslitterata con un simbolo simile all’apostrofo (ʾ), indica
l’attacco vocalico o equivale a uno stacco tra i suoni che la precedono e quelli che la
seguono. Non è mai indicata all’inizio della parola.
- L’alif maqṣūra è indicata con una à.
- La tā’ marbūṭa è indicata con una a quando è isolata, con t quando è in stato di
annessione o segue una alif di prolungazione.
- -I toponimi e i termini arabi sono stati lasciati nella grafia italiana quando d’uso comune
(Baghad e non Baġdād, Islam e non Islām), nei casi in cui siano poco diffusi in lingua
italiana li si è trascritti: (Siğistān e non Sijistan).
5
6
HĀDĪ AL-ʿALAWĪ, UN ACCENNO
“Nell’ultimo periodo della sua vita rifiutava di salire a bordo di automobili americane
e si vestiva unicamente con gli abiti arabi tradizionali.” Ibrāhīm Ḥāğğ ʿAbdī1
“Non appena arrivavo a casa sua, mi diceva: hai toccato soldi per pagare il tassista
della macchina con cui sei venuto, va a lavarti le mani.” Ḫālid Sulaymān4
ripercorre alcuni tratti salienti di un intervista fatta a Hādī al-ʿAlawī, pochi mesi prima della sua morte,
pubblicata nel libro “Hādī al-ʿAlawī: Ḥiwār ʿan al-Ḥāḍir wa al-Mustaqbal.
7
Foucault, Marcuse, Russel, Chomsky5 ...” Senza, però, mai citare la fonte in cui Jacques
Berques avrebbe espresso questa considerazione. Tutto ciò è indicativo dell’impatto
dirompente che la personalità di questo filosofo iracheno ha avuto nel mondo culturale
arabo di sinistra, sia per la portata rivoluzionaria dei suoi lavori, ma anche per aver
incarnato il modello d’intellettuale marxista irreprensibile, fiero di attenersi ai suoi principi
morali e politici in tutte le prospettive dell’esistenza. Anzi forse proprio quest’ultimo
aspetto è stato quello su cui si è soffermata più a lungo l’attenzione di gran parte degli
intellettuali che finora si sono occupati di lui, come dimostra l’abbondanza di articoli
commemorativi che, tuttavia, non sempre oltrepassano il limite di un “agiografia” del
“asceta comunista libero da ogni vincolo con i beni terreni”. Tanto che viene da pensare
che la sua opera storico filosofica non sia stata ancora elaborata e forse anche poco
recepita, e che per adesso l’attenzione sia stata indirizzata solo verso gli aspetti più esterni
della figura di Hādī al-ʿAlawī, dilungandosi in elogi celebrativi che, chissà, servono anche
a lenire il senso di colpa dell’ambiente intellettuale di sinistra arabo per non averlo in
passato degnamente valorizzato.
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5Māzin Laṭīf’ “Hādi al-ʿAlawī, Ḥallāğ al-Qarn al-ʿIšrīn; Ḫālid Sulaymān,ʿAn al-Mufakkir al-Rāḥil Hādī al-
ʿAlawī; Ibrāhīm Ḥāğ ʿAbdī, ʿAwda Hādī al-ʿAlawī, Muṯaqqafan Kawniyyan.
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Dopo questa premessa tentiamo di delineare un breve resoconto della vita del nostro
autore.
Hādī al-ʿAlawī nasce nel 1932 a Krādet Maryam, un sobborgo nei dintorni di Baghdad
sulle rive del fiume Tigri. La situazione economica di estrema povertà del territorio e della
sua stessa famiglia contribuiranno alla formazione della sua coscienza di classe: “La
tristezza negli occhi di mia madre per la nostra miseria impresse nel mio animo di
bambino l’odio per lo stato e per i ricchi”6. Di grande impatto sulla vita del giovane Hādī
fu la figura del nonno, il Sayyid Salmān, imam e giureconsulto del paese, che lo avviò allo
studio della religione e della letteratura classica mettendogli a disposizione la sua ricca
biblioteca. Già adolescente conosceva a memoria il Corano e il testo sciita “Nahğ al-
Balāġa” (la via dell’eloquenza, composto dai detti attribuiti a ʿAlī b. Abī Ṭālib) nonché si
avvaleva di una buona conoscenza della poesia e della letteratura. L’educazione religiosa
ricevuta pose le basi per la lettura consapevole e l’analisi critica del patrimonio culturale
islamico che costituiranno il filo conduttore della sua ricerca; va sottolineato infatti quanto
la formazione religiosa sia fondamentale per padroneggiare una conoscenza
omnicomprensiva della letteratura araba classica, così profondamente compenetrata in tutti
i suoi aspetti e declinazioni dalla storia e dalla dottrina dell’Islam. In quel periodo
comincia a frequentare il caffè popolare di Krādet Maryam, dove intrattiene conversazioni
culturali con l’intellettuale e romanziere Šākir Ğābir, figura chiave nella sua formazione
culturale per averlo introdotto al marxismo, prestandogli numerosi libri tradotti dalle lingue
europee.
Nel 1950, terminati gli studi scolastici, si iscrisse alla facoltà di Economia e
Commercio dell’università di Baghdad laureandosi quattro anni dopo con il massimo di
voti. Alla cerimonia per il conferimento del diploma di laurea ai migliori studenti, in
presenza delle principali autorità, si astenne dallo stringere la mano al re Fayṣal II che
consegnava i titoli, manifestando già da allora il suo atteggiamento critico nei confronti del
potere.
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al-Wazīrayn, che non a caso è una delle opere più critiche nei confronti del potere della
letteratura araba.
Stabilitosi definitivamente in Siria, sceglierà di abitare con l’amata moglie in una casa
spoglia sita nella periferia di Damasco nella quale, come racconta Ḥamza al-Ḥasan in un
articolo, non c’era nient’altro che “una sedia (...), libri, una poesia a lui dedicata dal poeta
ʿAbd al-Ilāh al-Yāsirī attaccata alla parete assieme alle fotografie di Marx, Lenin e
Guevara, due paia d’occhiali, il suo bastone e una sfera di cristallo, regalo dei suoi
studenti cinesi per affetto verso quel professore che non accettava lo stipendio mensile
dell’università di Pechino.8”
Il ventisette settembre del 1998 muore nell’ospedale al-Šāmī di Damasco, verrà sepolto
a nel cimitero di Sayyida Zaynab, la grande moschea sciita sita nella periferia della capitale
siriana. Il fratello Ḥasan al-ʿAlawī nel suo libro ʿUmar wa al-Tašayyuʿ (ʿUmar e lo
sciismo) rende pubbliche le ultime parole pronunciate da Hādī al-ʿAlawī prima di perdere
conoscenza: “al-mustaqbal li-l-ḥadāra al-islāmiyya wa laysà li-l-ġarb” (il futuro è della
civiltà islamica e non dell’occidente).
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Si presenta ora un indice delle sue opere più rilevanti.
-Fuṣūl min Tārīḫ al-Islām al-Siyāsī (capitoli sulla storia dell’Islam politico) Contiene::
-al-Kitāb al-Aḥmar (il libro rosso, una traduzione del celebre libretto di Mao)
11
Il filo conduttore delle sue ricerche sulla storia della civiltà arabo islamica si snoda
attraverso due istanze parallele che contraddistinguono la sua peculiare chiave di lettura: da
una parte egli si adoperò a individuare e dare risalto a tutte le componenti “rivoluzionarie”
dell’Islam, sia nelle sue varie declinazioni dottrinali, che nelle espressioni dei singoli
personaggi, con il fine di dimostrare come alcuni elementi fondamentali della teoria
marxista fossero intrinsecamente congeniti all’etica musulmana. L’analisi che egli compie
del movimento kharigita, studiandone la forma di società comunitaria nel suo libro
sull’Islam politico; l’indagine sui versetti del Corano e i detti del Profeta che interdicono il
possesso di ricchezza e sembrano avversare la proprietà privata; l’interpretazione del
Compagno del Profeta Abū Ḏarr al-Ġifārī come “l’intellettuale organico” di Gramsci, sono
tutti esempi di questa sua impostazione strutturale. D'altronde questo tentativo di conciliare
marxismo e religione, indicandone gli aspetti comuni nell’implicito obiettivo di
comprovare che l’Islam presupponesse una forma di società comunista, era un
orientamento intellettuale condiviso con altri importanti pensatori arabi del 900, come il
filosofo Ḥusayn Muruwwa, nato in Libano in una famiglia sciita, autore del famoso libro
al-Nazʿāt al-Māddiyya fī al-Falsafa al-ʿArabiyya al-Islāmiyya9 (tendenze materialistiche
nella filosofia arabo islamica) e l’altro linguista e giureconsulto Šayḫ ʿAbd Allāh al-
ʿAlāylī, sempre libanese ma di origine sunnita; non a caso entrambi, come al-ʿAlawī,
provenienti da una formazione religiosa. Inoltre egli sembra voler attribuire una
componente “comunitaria” finanche alla struttura originaria della società araba beduina: la
mašāʿiyya (comunitarismo) dei beni di prima necessità all’interno della tribù viene
interpretata come una sorta di comunismo in incubazione,a dimostrare che già nelle regole
dei rapporti sociali ed economici dei gruppi tribali vi fossero i presupposti per una sorta di
socialismo. Sempre su questo filone non si può non menzionare la sua particolare
attenzione a tutte le tendenze che nel corso dei secoli hanno incarnato l’opposizione al
potere centrale e la sua logica, come nel caso politico dottrinario dei Carmati, i campioni
dello scontro con il califfato, o da un punto di vista etico nelle esperienze mistiche ṣūfī di
cui si occupò largamente, soprattutto nell’ultimo periodo della sua vita. Anche quando si
muove in campi più specificatamente letterari, i suoi temi sono sempre politicamente
orientati: la scelta di dedicare un intero libro alla poesia dell’invettiva racchiude, infatti, un
palese annuncio di disapprovazione nei confronti di uno dei generi della letteratura araba
più smaccatamente d’ossequio al potere ovvero i componimenti d’encomio e di lode ai
12
principi. Ovviamente non poteva non dedicarsi con passione ed amore all’autore delle
liriche più raffinati e sublimi nella critica alle istituzioni umane, il sommo poeta al-Maʿarrī,
che considerava il proprio maestro.
Dall’altro lato c’è la sua grande opera demistificatoria della “storia sacra” islamica
ricondotta, anche avvalendosi degli strumenti critici propri del materialismo storico, al
rango di “storia umana” come testimonia il suo trattato sull’assassinio politico nell’Islam,
che ripercorre determinati episodi della gestione politica del Profeta Muḥammad, in cui
parve avallare l’inganno e l’omicidio mirato contro i suoi nemici, nonostante ciò fosse in
aperta contraddizione con i valori etici da lui propugnati. Oppure il suo libro sulla tortura
nelle società musulmane che attesta come se ne sia continuato a far ricorso, sebbene
l’Islam l’avesse esplicitamente proibita, documentando, inoltre, le abiezioni commesse in
nome della religione fin dagli albori della civiltà islamica10.
Un altro campo della sua attività intellettuale che non si può tralasciare è la linguistica
araba nel cui ambito ha composto una dei suoi libri più rivoluzionari: al-Muʿğam al-ʿArabī
al-Ğadīd, al-Muqaddima. In questa introduzione al nuovo vocabolario arabo Hādī al-
ʿAlawī propone di cambiare uno dei sacri pilastri costitutivi della cultura e dell’identità
araba: la lingua. L’aver dichiarato la necessità di riformare la fonologia, la grammatica e
l’ortografia dell’arabo classico incriminandone quindi gli aspetti arcaici, è stato recepito
come una sovversione sproporzionata, quasi blasfema, il che ha seriamente pregiudicato la
diffusione del libro nonostante contenesse anche un accurata e organica analisi della
situazione dell’arabo parlato.
10Cfr il capitoletto 158 della traduzione, in cui il Figlio adottivo di Muḥammad commette delle atrocità
contro una donna rea di aver insultato il Profeta
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una casa editrice che aveva una distribuzione limitata a determinati ambiti. Tuttavia nel
corso della ricerca si è notato che ultimamente è avvenuta una sorta di riscoperta di Hādī
al-ʿAlawī soprattutto in un certo tipo di ambiente intellettuale laico. In alcuni casi però è
sembrato che su certi aspetti si fosse travisata la figura di di Hādī al-ʿAlawī, riducendo, per
esempio, la portata rivoluzionaria del suo messaggio con frasi del tipo: “Come Farağ Fūda
sfida dei fondamentalisti sul loro stesso campo11” pretendendo di farne un campione del
laicismo quand’egli, innanzitutto, considerava l’Islam come i mattoni e il marxismo come
il cemento con cui edificare una nuova società più giusta ed equa.
11 BUTTERWORTH ZARTMAN, Between the State and Islam, Wodroow Wilson Center, 2001, pp.130, 131)
14
AL-MUSTAṬRAF AL-ĞADĪD
1) al-Mustaṭraf
Per delineare un quadro generale di quest’opera non si può prescindere dall’analisi del
titolo. Il termine arabo mustaṭraf è il participio passivo (che può svolgere anche la funzione
di “nome di luogo”) del verbo istaṭrafa, non riportato dal vocabolario arabo italiano Traini.
La decima forma verbale dei verbi arabi, a cui appartiene istaṭrafa, assume spesso una
valenza estimativa12 del significato espresso dalla radice del verbo primitivo: ad esempio
da saġura “essere piccolo” ricaviamo istaṣġara “ritenere piccolo”e di conseguenza:
“disprezzare, sottovalutare”. Il verbo primario da cui deriva istaṭrafa è ṭarufa “essere
nuovo; essere curioso, interessante”, dunque una sua possibile definizione in italiano
potrebbe essere: “trovare qualcosa di nuovo, originale; ritenere qualcosa interessante”,
che è sostanzialmente identica a quella riportata nel vocabolario arabo francese
Kazimirsky: “trouver un chose neuve, curieuse et agréable". Nel Tāğ al-ʿArūs, il celebre
dizionario arabo corredato da esempi letterari, rileviamo lo stesso concetto: per spiegare il
verbo istaṭrafa, ricorre al verbo istaḥdaṯa che il Traini riporta come “rinnovare, inventare;
creare qc; giudicare nuovo, insolito, originale.” Dunque un significato indicativo di
mustaṭraf, potrebbe essere: “la cosa ritenuta (trovata) nuova e aggraziata”, o accogliendo
la valenza di “nome di luogo” presente nel participio passivo del verbo arabo: “luogo ove
si trovano cose insolite e graziose”. Questa breve spiegazione linguistica, oltre a fungere
da elegante giustificazione per non aver tradotto il titolo dell’opera - risultava artificioso,
infatti, rendere i concetti racchiusi nella parola in una forma italiana decente -, introduce
alla storia del termine in ambito letterario dove al-mustaṭraf, per l’appunto, è passato a
indicare “antologia letteraria.”Infatti chiunque sia un discreto esperto di letteratura araba
classica associa immediatamente la parola mustaṭraf ad una celeberrima antologia letteraria
di grande successo, composta agli inizi del XV secolo da un autore egiziano originario del
Fayyūm: Bahāʾ al-Dīn al-Abšīhī13. Il nome completo di questo raffinato collage letterario,
che ottempera alla consuetudine araba dei titoli rimati è: al-Mustaṭraf fī Kull Fann
12 LAURA VECCIA VAGLIERI, Grammatica teorico pratica della lingua araba, I.P.O, 2002, p. 145)
13 Si attestano anche le forme Ibšayhī e Ibšīhī
15
Mustaẓraf, che tradotto letteralmente sarebbe: “Ciò che è stato trovato di insolito ed
interessante in ogni arte ritenuta elegante14”. Quest’opera , “Una vasta antologia dell’omni
rescibili che ha goduto di un immensa popolarità”, come la definisce M. Rat nella
prefazione alla traduzione, contiene versi poetici, ḥadīṯ del Profeta, prosa ritmata, aneddoti
curiosi, citazioni del Corano - tutti i generi letterari, insomma - assemblati con arguzia in
modo da non appesantire mai lo scorrimento raggruppati secondo i valori morali che
l’autore voleva decantare. Il vademecum del perfetto musulmano, la definisce J.C. Vadet
nella voce dell’enciclopedia dell’Islam dedicatagli15, un libro di “Curiosità aneddotiche”
seguendo la traduzione di Mustaṭraf di Gabrieli nella sua letteratura araba, che sottolinea
“l’ottimo gusto” con cui sono stati trascelti i testi16. In breve un’opera dalla lettura leggera
e piacevole, un divertissement letterario che ha riscosso un folgorante successo, forse uno
dei prodotti migliori e originali della letteratura dell’epoca, tradizionalmente considerata
affetta da un certo gusto manieristico e poco innovativa.
2) al-Ğadīd
Mentre sugli aspetti linguistici del termine arabo ğadīd v’è poco da elucubrare giacché
combacia perfettamente con l’italiano “nuovo”, “recente”, si può invece ragionare sul
significato simbolico che la scelta di questo aggettivo racchiude. Innanzitutto c’è da dire
che Hādī al-ʿAlawī apparteneva all’ambiente intellettuale marxista, il quale, propugnando
la rifondazione dello stato nell’innovazione dei rapporti economici e sociali all’interno
della comunità umana, adoperava volentieri l’attributo “nuovo”: “il nuovo corso della
società” e simili locuzioni appartenevano al lessico abituale dei discorsi comunisti.
L’etichettare con il termine “nuovo” le espressioni culturali che fuoriuscivano dalla sfera
ideologica marxista era abbastanza comune, serviva anche per dichiarare nell’immediato la
distinzione dalla “vecchia” cultura retrograda. Non si può non ricordare che la più
14 Per il termine Mustaẓraf vale lo stesso discorso linguistico fatto per Mustaṭraf: è un participio
passivo di un verbo in decima forma la cui radice primitiva significa “essere carino, elegante”.
15 J.C. VADET, s.v. al-Ibshihī, E.I..
16 GABRIELI, La letteratura araba, SANSONI, 1967, p.235
16
autorevole rivista comunista in Iraq recava il nome di al-Ṯaqāfa al-Ğadīda17 (la nuova
cultura), pubblicazione molto diffusa e apprezzata nei vari ambienti di sinistra del mondo
arabo.
Nuovo anche perché un libro che tratta del Turāṯ (il patrimonio letterario arabo) redatto
da un intellettuale comunista, destinato a lettori di sinistra, ribalta la consuetudine che de
facto ripartiva gli ambiti culturali. Ebbene gli intellettuali di sinistra generalmente si
occupavano di letteratura moderna, magari straniera, mentre il la letteratura medievale era
appannaggio esclusivo degli studiosi provenienti da ambienti islamici, spesso con tendenze
islamiste. D’altronde la maggior parte delle opere classiche sono profondamente
impregnate dalla religione islamica, quasi tutti i grandi storici, o i grandi letterati
dell’epoca d’oro erano anche esimi esegeti del Corano nonché raccoglitori di ḥadīṯ. Inoltre
la consultazione di questo tipo di testi non è affatto semplice per chi non abbia una
preparazione adeguata in questo ambito, i libri che raccontano la storia sono per lo più
monumentali enciclopedie omnicomprensive, dove rinvenire le tematiche che
17Rivista del partito comunista iracheno fondata nel 1953, ancor oggi si pubblica. C’è anche un sito
internet ben curato e pieno di articoli interessanti: althakafaaljadeda.com.
17
eventualmente possono interessare a un lettore comune risulta piuttosto difficile. Hādī
alʿAlawī, invero, con la sua selezione si propone di fornire una fonte facile da scorrere
anche per chi non abbia dimestichezza con questo genere di testi. Per di più la scelta e la
disposizione sono operate seguendo un determinato orientamento politico che permette di
guardare alla storia da una nuova ottica, rivelandone aspetti misconosciuti. L’intellettuale
di sinistra arabo raramente si cimentava nella lettura delle esegesi del corano o delle
raccolte dei detti di Muḥammad, con questo libro, tuttavia, vi accede attraverso una
scrematura messa in atto da un autore che proviene dalla stessa ideologia politica, nella cui
selezione pertanto può trovare elementi che lo interessano e lo riguardano.
18
dei brani che Hādī al-ʿAlawī assembla nel capitolo riguardante la politica, selezionandoli
dall’immenso corpus letterario del patrimonio arabo. Un’esposizione delle idee, gli
atteggiamenti e le prese di posizione che nel corso della storia degli eventi e delle ideologie
sono state adottate nel mondo islamico, seguendone le evoluzioni attraverso i testi letterari.
Tutti i protagonisti della storia della civiltà islamica passano al vaglio dell’esame etico
dell’autore, di tutti vengono messi in risalto gli aspetti che contraddicono alla pia condotta
musulmana dagli stessi propugnata. Persino di personalità considerate“sante” dal
sunnismo, come i califfi ben guidati Abū Bakr, ʿUmar e ʿAlī o lo stesso ʿAlī e suoi
discendenti per gli sciiti e addirittura del Profeta Muḥammad18 ritenuto univocamente
infallibile, sono passate in rassegna le ombre rinvenute nelle loro biografie. Colpisce ad
esempio il gran numero di brani su ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb nei quali viene acclamato per la per
la sua umiltà nonostante il grado di califfo, ma non appena il lettore pare convinto di aver
trovato almeno un califfo “buono” ecco che Hādī al-ʿAlawī delude anche questa magra
speranza, inserendo un capitoletto in cui è proprio il Fārūq19che rassicura20 gli arabi sul
gran numero di schiavi che recheranno le conquiste. Ai califfi omayyadi ed abbasidi, in
particolare, non vengono risparmiate feroci critiche, il capitolo non fa che riproporre testi
che evidenziano come fin da subito il dispotismo pervada l’impostazione governativa del
califfato o di quanta ipocrisia fosse ammantata la loro gestione della cosa pubblica. Di
contro c’è l’esaltazione di tutti coloro, kharigiti e Carmati in primis, che non accettarono
nessun compromesso con il potere, dei quali vengono selezionati unicamente i testi che
raccontano del loro eroismo e integerrima condotta morale, quando invece in gran parte
della storiografia araba proveniente dall’ambito sunnita, i Carmati erano raffigurati come
crudeli terroristi sanguinari rei di aver rubato la Kaʿba.
Un altro tema su cui si insiste molto è il rapporto tra proprietà privata e Islam: l’autore
riporta tutte le testimonianze che sembrano avvalorare le tesi di un effettiva conciliabilità
tra marxismo e religione islamica. Ottemperando a questa teoria vengono citati brani del
Corano21, ḥadīṯ del Profeta22, commenti coranici23, discorsi degli Imām sciiti24, parole dei
mistici ṣūfī che attestano l’interdizione del possesso materiale nell’essenza originaria del
18 Cfr. n.20
19 Il soprannome di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb
20 Cfr n. 14
21 Cfr nn.127, 227
22 Cfr n. 31
23 Cfr n. 22
24 Cfr. n. 224
19
messaggio islamico, quest’istanza, inoltre, viene in alcuni casi ravvisata anche all’interno
della società araba beduina comunitaria25. La descrizione di questi aspetti, si accompagna
tuttavia, dialetticamente, all’analisi di come il messaggio religioso, pur impetrando un
messaggio di giustizia sociale, in alcuni casi esorta alla rassegnazione e all’ossequio del
potere, benché corrotto; d’impatto, ad esempio, sono i paragrafetti che l’autore intitola
“Oppio dei popoli26” dove viene messo a fuoco il rischio che la religione serva al
mantenimento dello status quo, come nel caso27 in cui lo stesso Profeta Muḥammad esorta
i poveri ad accontentarsi del poco che hanno senza ambire alla giustizia sociale in nome
della ricompensa ultraterrena che riceveranno.
Come sottolineato, l’opera consiste in una raccolta di brani di altri autori: l’apporto
personale di Hādī al-ʿAlawī sono i titoletti che egli appone sopra ognuno dei 456
capitoletti, indicando così la sua chiave di lettura; è l’unico intervento tangibile sui testi
esposti, oltre ovviamente alla scelta e alla disposizione. Intitolare, per esempio, un
aneddoto in cui un re si comporta in modo dispotico con le parole “Fascismo di un re28” è
un cenno manifesto al significato storico e politico che a tale aneddoto si vuole attribuire.
“Modo di produzione asiatica”, “società classista29” “oppio dei popoli”, “proprietà
privata”: sono esempi che denotano come spesso Hādī al-ʿAlawī ricorra nei suoi titoletti al
linguaggio marxista, per riaffermare la sua appartenenza ideologica a quel mondo,
annunciando così di essersi avvalso degli strumenti analitici del materialismo storico nella
sua lettura della storia arabo islamica.
25 Cfr n. 281
26 Cfr nn. 292, 293, 364, 426
27 Cfr. n. 369
28 Cfr n. 249
29 Cfr, 251, 252
20
21
22
Hādī al-ʿAlawī
AL-MUSTAṬRAF AL-ĞADĪD
-Scelte dal patrimonio letterario arabo-
23
24
PREFAZIONE
I testi qui raccolti non mirano a sostituire le fonti di documentazione, reperibili dal
ricercatore specialista nelle pubblicazioni e nei manoscritti dislocati nelle varie biblioteche
mondiali, quanto invece aspirano ad essere una guida per direzioni generali della storia e
del patrimonio letterario. Per quanto riguarda il lettore che non intenda specializzarsi nello
studio della storia, questo libro potrebbe offrirgli una risorsa da cui partire per affacciarsi
su tale patrimonio secondo alcuni suoi aspetti, e da cui potrà ricavare del materiale che lo
agevoli nell’acquisire un punto di vista determinato su una qualsiasi delle questioni esposte
nei testi selezionati.
Questo libro dunque non è indirizzato allo storico professionista, tuttavia anche costui
potrebbe incontrarvi degli argomenti connessi ai suoi interessi, piuttosto vorrei con esso
colmare la mancanza di un testo da consultazione, la cui lettura sia scorrevole per tutti
quegli intellettuali ai quali sia difficile raggiungere fonti adatte alle loro aspirazioni, in
considerazione del fatto che si trovano in ambito distante da quello abituale della loro
attività intellettuale; così come per la difficoltà di creare una posizione bilanciata sulle
questioni del patrimonio letterario per il carattere peculiare delle composizioni antiche.
25
26
Riguardo al criterio della scelta dei testi ho tentato di compierla in modo critico ed è ciò
che mi ha imposto di cercare una moderazione bilanciata necessaria per valutare gli i
personaggi storici per come erano davvero e non per come noi ci auspichiamo che fossero.
Proprio questo proposito porta alla contraddizione che il lettore ravviserà nei testi, una
contraddizione che si potrà incontrare all’interno dello stesso schieramento ma anche
all’interno della stessa personalità o situazione. Probabilmente molti di noi sono convinti
oggigiorno che il modello storico non sia costituito da una materia immutabile, poiché
infatti è il risultato del movimento dell’essere bio-sociale che non si può studiare con il
metodo euclideo. E non dubito, tuttavia, che il lettore contemporaneo sarà affascinato dallo
scoprire le imprese dei suoi antenati che hanno gustato la coscienza sociale, o l’eroismo ,
l’onore o il senso tribale come anche il pensiero libero e indipendente. Sono infatti più
vicini al lettore che certi suoi contemporanei, sennonché questo proposito non deve
impedire di soffermarci presso le bassezze di quegli stessi antenati. E sebbene con queste
letture io non volessi accrescere lo studio critico della nostra civiltà passata, il modo con
cui si è proceduto nella scelta dei testi concorda in un certo qual modo con le finalità di
quel tipo di studi.
Hādī al-ʿAlawī
27
ب اﻷول
ﰲ اﻟﺴﯿﺎﺳﺔ
28
Primo capitolo
Sulla politica
29
30
1. Avvertimenti ai politici
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Guardatevi dall’obesità, poiché è una catena; camminate a piedi nudi30, poiché non sapete
quando avverrà l’attacco.
al-Ǧāḥiẓ - al-Burṣān
3. Ostinazione
Ṣaḥib al-Zanǧ, dopo aver appreso la notizia della morte di uno dei suoi comandanti:
“Quando cade un nostro cavaliere, ne manderemo avanti un altro, contro le punte delle
lance.”
4. Opportunisti
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb chiese di Saʿd b. Abī Waqqāṣ a ʿAmr b. Maʿdī Karib che lo lodò con
queste parole:
“Ebbene principe: egli è come un nabateo nella sua ḥabwa31, un beduino nel suo mantello,
come un leone nella sua tana.”
Rispose ʿUmar:
“Ma quanto vi elogiate a vicenda!”32
al-Maydānī - Mağmaʿ al-Amṯāl
6. Ammutolire il principe
Quando Ḥuwayṭib b. ͑ Abd al-͑Uzzà fu introdotto presso Marwān b. al-Ḥakam,
governatore di Medina, questi gli domandò: “Quanti anni hai?” Lo informò (aveva
raggiunto i centoventi anni). Gli disse, quindi, Marwān”:
“Ha tardato il tuo Islām, vecchio. Addirittura ti hanno preceduto i giovani!” Alludendo
alla sua conversione avvenuta solo dopo la conquista della Mecca.”
30
A piedi nudi quindi pronti a correre.
31 Cintura di stoffa che si indossa durante le sedute tra uomini per tenere le ginocchia in modo da non
affaticarsi nell’astenersi dallo stendere le gambe che è considerato maleducazione, viene ancora usata nello
Yemen. Qui è sostanzialmente un simbolo della veracità beduina.
32 (nell’originale ﻟﺴﺮ ﻣﺎma non ha senso corretto in ( ) ﻟﺸﺪ ﻣﺎconfrontando con il commento)
31
32
Ḥuwayṭib replicò:
“Iddio ha voluto così! … Sono stato sul punto di convertirmi più di una volta, ma
tuo padre me lo impediva e mi tratteneva dal farlo dicendo: “Disprezzi il tuo onore
abiurando la religioni dei tuoi padri per una religione inventata e diventi un
seguace?” 33
Il principe rimase in silenzio.
ʿArīb al-Qurṭubī - Ṣilat Tārīḫ al-Ṭabarī
9. La situazione asiatica
Muʿāwiya chiese a proposito dell’avvenire ad al-Aḥnaf b. Qays che così gli rispose:
“Sei tu l’avvenire: prospero, se prospererai, degenere, se degenererai.
33
34
10. Schernire i ministri
Ṣāʿid b. Maḫlad ministro di al-Muʿtamid si era recentemente convertito dal
Cristianesimo all’Islām… Ogni volta che Abū al-ʿAynāʾ gli chiedeva il permesso di
entrare, il portiere gli diceva: “Sta pregando”. Abū al-ʿAynāʾallora commentava: “Che
diletto i novelli convertiti!”
36 Con al-Ṭabarī s’intende sempre che l’opera da cui è tratto il brano è Tārīḫ al-Rusul wa al-Mulūk
35
36
15. Ricetta per il trattamento delle carestie
Ḥadīṯ: Quando terminava il loro cibo nelle scorrerie o scarseggiava il vitto dei loro figli a
Medina, la tribù degli Asciariti raccoglieva tutto quel che era rimasto in un drappo, poi lo
con un unico recipiente lo spartivano equamente tra loro . “Loro sono parte di me ed io di
loro.”
al-Buḫārī - Ṣaḥīḥ
37
38
Poi riferisce che al-Ḥağġāğ disse ad Anas b. Mālik: “Parlami della punizione più severa
inflitta dal Profeta”. Costui gliene parlò; quando in seguito la notizia gli giunse, al-Ḥasan
al-Baṣrī commentò: “Avrei preferito che non gliene avesse parlato.”
37 Cor. IX, 34 “Orbene a coloro che ammucchiano l’oro e l’argento e non lo spendono sulla via di Dio
annuncia castigo cocente”. La traduzione del Corano citata sarà sempre quella di Bausani.
38 Cor. II,29
39 Cor LXXXIII – La Sura dei frodatori
40 I giuristi, gli esperti di diritto islamico.
39
40
26. Parità di diritti
Dice al-Faḫr Ar-Rāzī nel commentario al versetto {Guai ai frodatori sul peso}41:
“Chi ha imposto il proprio diritto sulla gente senza concedere loro i diritti che egli
pretendeva ebbene appartiene a quella schiera.”
al-Faḫr al-Rāzī - al-Tafṣir al-Kabīr
27. Cosmopolitismo
Fra le massime dei musulmani:
Nessun paese ha più diritto su di te di un altro paese … il miglior paese è quello che ti
accoglie.
al-Maydānī - Mağmaʿ al-Amṯāl
31. Il denaro
Da Muʿāwiya b. Ḥayyada:
Ho chiesto al Profeta: “Cosa mi serve dei beni terreni?”
Rispose: “Quel sazia la tua fame, e copre le tue vergogne. Tu sei responsabile di quel che
v’è sopra la cintura.”
al-Ġazzālī - Adab al-Dunyā wa al-Dīn
41 Cor. LXXXIII, 1
41
42
32. Contro la tortura
al-Ğarraḥ b. ʿAbd Allāh, governatore del Ḫurasān scrisse a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz:
Giunto nel Ḫurasān, ho trovato un popolo che la rivolta ha reso arrogante, vi si gettano
come animali e niente amano più di perpetuarla indefessamente al fine sottrarsi alla legge
divina; non rispondono ad altro che alla spada e alla frusta, tuttavia mi sono fatto scrupoli
nell’adoperarle senza il tuo permesso.
Rispose ʿUmar: “Oh figlio della madre del Ğarraḥ42, tu brami sedizione ancor più di
loro. Non azzardarti a colpire credente o muʿāhid43 -beneficiario del patto- se non sei nel
giusto. E stai attento poiché sei destinato a Colui che conosce il tradimento dell’occhio e
ciò che nascondono i petti.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
43
44
Se non avessi temuto Bišr o la sua punizione,
cioè le mani inchiodate a un muro
Allora avrei abbandonato il confine e vi avrei visitato
L’amante chi ama vorrebbe sempre visitar
39. Commerciante
Abū Ḥanīfa era socio nel commercio con Ḥafṣ b. ʿAbd al-Raḥmān, al quale inviava i
vestiti dicendogli: “In tal vestito c’è tal difetto perciò, quando lo vendi, fallo presente”.
Questi vendeva la merce senza segnalarlo. Quando lo seppe Abū Ḥanīfa prese la sua quota
del ricavato e la distribuii fra i poveri.
45Sono ʿUṯmān b. Ḥayyān, Qurra b. Šurayk e Ḫālid b. ʿAbd Allāh al-Qisrī, governatori delle zone citate al
tempo del califfo omayyade al-Walīd b. ʿAbd al-Malik (705-715)
45
46
40. La ragione
Si attribuisce al Profeta Muḥammad:
Il bene si comprende sono con la ragione, non v’è religione per chi non la possiede.
Ibn Šuʿba -Tuḥaf al-ʿUqūl
47
48
46. Regali dei governanti
Alla moglie di ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb fu regalato un profumo, ma egli lo prese per metterlo
nel Bayt al-Māl46. Ella allora gli disse: “Mi è stato regalato! Perché l’hai preso?” Le
rispose che se non fosse stata la moglie del principe dei credenti non gli sarebbe stato
regalato.
Siyāsat al-Dunya wa-al-Dīn
46 Letteralmente: “La casa del denaro”. Qui si intende la cassa dello stato, i soldi pubblici..
47 La comunità dei fedeli musulmani
48 Intende i primi due califfi ben guidati, Abū Bakr e ʿUmar
49 Uṯmān b. ʿAffān, il terzo califfo ben guidato
49
50
52. La scelta dell’imam
Ḥadīṯ:
Chi fa da imam a una folla a lui avversa, gli si bloccherà in gola la preghiera.
Ibn al-ʿAsākir -Tārīḫ Dimašq –
53. Posizione
ʿUṯmān b. ʿAffān inviò ottantamila dinari ad Abū Ḏarr al-Ġifārī con un suo schiavo cui
aveva detto: “Se da te li accetterà allora sarai libero”. Lo schiavo si recò da Abū Ḏarr e
glieli offrì dicendo: “Accettali Abū Ḏarr poiché in essi c’è la mia liberazione.” Abū Ḏarr
rispose: “Se in essi c’è la tua liberazione, contengono la mia schiavitù.”
al-ʿĀmilī - al-Kaškūl
55. Uguaglianza
Alcuni schernivano un nabateo50 in presenza di Ğaʿfar al-Ṣādiq che li apostrofò dicendo:
“L’essenza di un uomo sta nel suo intelletto, il suo valore s nella sua religione, la sua
nobiltà nel suo esser timorato di Dio. Per il resto siamo tutti uguali ad Adamo.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī
56. Responsabilità dello stato
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Se morisse una pecorella smarrita sulle rive dell’Eufrate, temerei che me ne venga chiesto
conto.
al-Ṭabarī, Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
51
52
59. Un’ altra spiegazione materialistica (al 58)
al-ʿĀmilī nel Kaškūl
Il mondo è un mulino la cui ruota gira su tre perni: il dinar, il dirham e il pane.
E sullo stesso genere un detto Ibn al-Sammāk al-Kūfī:
Non si sfodererebbe spada e non si commetterebbero soprusi se non ci fossero queste tre
cose: una pietanza più prelibata di un’ altra , un viso più bello e una veste più elegante.
al-Tawḥīdī - al-Imtāʿ wa-al-Muʾānasa
51Saḥābī: Compagno del Profeta: chiunque sia in un modo o nell’altro venuto a contatto con Muḥammad.
Hanno avuto un ruolo fondamentale nella trasmissione dei detti del Profeta (ḥadīṯ)
53
54
65. Contro il lavoro forzato
Ibn Ḫaldūn nella “Muqaddima”52
Tra le più gravi ingiustizie che contribuiscono al deterioramento della civilizzazione si
devono citare le imposte ingiustificate e l’obbligo delle corvée. In effetti il lavoro è un
capitale, il guadagno e la sussistenza rappresentano il valore del lavoro presso le genti
civilizzate Coloro che non hanno che il lavoro per guadagnarsi la vita cioè quelli che
coltivano la terra, quando sono costretti al lavoro forzato su terreni diversi dal loro non ne
traggono alcun vantaggio e sono privati del loro lavoro, ovvero il loro capitale. Sono
infelici e hanno perduto quasi tutti i loro mezzi di sussistenza. Se le corvée divengono un
abitudine gli uomini si scoraggiano e pongono fine ai loro sforzi.
52 Muqddima Ibn Ḫaldūn , Per la traduzione ci si attenuti a V. Monteil: Ibn Ḫaldūn, Discours su l’histoire
universelle (al-Muqaddima),Beyrouth 1968 pp. 589,590
53 S’intende Ctesifonte, l’antica città persiana non quella dell’Arabia Saudita.
54 Secondo il Tāğ birḏawn sarebbe qualsiasi cavallo non arabo, sembra che in questo capitoletto e in altri
55
56
“Cosa mai sarebbe successo se avessi detto: se devierà che lo depongano?” Rispose ʿUmar:
“No! Ucciderlo sarà d’esempio per chi verrà dopo.”
al-Ṭabarī
69. Aristocratico
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
“Attenti al giovanotto qurayšita figlio di nobile, non dorme se non quand’è soddisfatto,
ride quando è adirato, ottiene da sopra da sotto.”
al-Ṭabarī
57
58
La maggior parte dei seguaci di al-Muḫtār erano liberti e schiavi che, dopo essere insorti
contro i loro padroni, si erano uniti a lui: a costoro ci si riferisce nella poesia ci si riferisce
a loro con la parola “umili”.
75. Terrorismo
al-Walīd b. ʿAbd Al-Malik nel discorso del giorno della sua successione al califfato:
O gente! Chi ostenterà quel che ha nell’anima lo colpiremo dove sono i suoi occhi58. Chi
tacerà orbene morirà per cause naturali
al-Ṭabarī
76. Un Carmate
A Baghdad un uomo si presentò dal ministro ʿAlī b.ʿĪsà per informarlo che tra i suoi vicini
vi era un tale di Shiraz appartenente al movimento dei Carmati che scambiava lettere di
informazioni con Abū Ṭāhir (il carmate) Il califfo se lo fece portare per interrogarlo, questi
confessò e disse:
59
60
Ho seguito Abū Ṭāhir unicamente perché mi è apparso chiaro che egli è nel giusto
mentre tu e il tuo padrone – intende il califfo- siete dei miscredenti che vi appropriate di
ciò che non è vostro; Iddio deve avere una prova sulla terra come il nostro imam al-Mahdī
Muḥammad b. (la sua genealogia fino a Muḥammad b. Ismāʿīl b. Ğaʿfar al-Ṣādiq) che
risiede nei paesi del Maghreb. Non siamo né i Rafiditi59 né i Duodecimani che, per la loro
ignoranza, parlano di imam che aspettano e si mentono l’uno con l’altro dicendo uno di
averlo visto o sentito recitare e, sempre per la loro ignoranza e il loro peccato, non rifiutano
che sia possibile attribuire l’età che loro credono.
Gli domandò allora ʿAlī b.ʿĪsà : “Ti sei mischiato ai miei soldati e li hai conosciuti, chi
di loro fa parte del tuo gruppo?”
Rispose: “E tu con quest’intelligenza ti occupi del ministero? Come pretendi che io
consegni un gruppo di credenti a dei miscredenti perché li ammazzino?”
Ordinò che fosse violentemente percosso e gli fossero vietati mangiare e bere. Morì dopo
tre giorni.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
79. Nudi
I Banu ʿAqīl fecero un imboscata sulla strada di Ğudda60 a un gruppo di pellegrini,
mentre combattevano i soldati del califfo alcuni di loro gridavano:
Tu hai due vestiti e mia madre è nuda
Dammi il tuo vestito, figlio di meretrice!
al-Ṭabarī
59 Sciiti estremisti che non riconoscono nemmeno i primi due califfi Ben Guidati Abū Bakr e ʿUmar
60 L’odierna Jeddah in Arabia Saudita
61
62
80. Con i poveri contro i poeti
Il poeta Ğarīr61 descrive il califfo Omayyade dopo essere uscito senza aver ottenuto
nulla da lui:
“Si tiene vicino i poveri e allontana i poeti”
Kitāb al-Aġānī
63
64
e vi preserva dall’errore assistendovi nelle buone azioni?”
Rispose:
“Ma guarda questo! Se anche l’essenza divina scendesse in noi che fastidio ti darebbe? E
se scendesse l’essenza del diavolo per te sarebbe meglio? Perciò non chiedere ciò che non
t’interessa ma chiedi di ciò che ti riguarda!
“Cosa dici di ciò che mi riguarda” Chiese allora al-Muʿtaḍid
“Dico che quando l’inviato di Dio è morto il vostro antenato al-ʿAbbās era vivo: ha forse
preteso il califfato o qualcuno dei Compagni ha dato il suo assenso in merito? Poi è morto
Abū Bakr che ha scelto come successore ʿUmar, conosceva la posizione di al-ʿAbbās ma
non fece mai il suo nome; poi è morto ʿUmar che ha designato un consiglio di sei, neanche
lui lo aveva nominato, né lo aveva inserito fra loro; quindi in base a cosa meritereste voi il
califfato, quando i Compagni erano d’accordo ad escluderne il vostro antenato?
al-Muʿtaḍid non seppe cosa rispondere e ordinò che il capo dei Carmati fosse torturato: gli
amputarono mani e piedi e lui sopravvisse, lo dovettero decapitare.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
85. Il comportamento di un re
Šaraf al-Dawla il Buwayhide inviò un ambasciatore ai Carmati stanziati ad al-Aḥsāʾ62.
Quando fece ritorno presentò il suo rapporto sul viaggio e aggiunse a voce: “I Carmati mi
hanno domandato a proposito del re ed io gli ho parlato del suo comportamento probo.
Allora mi hanno detto: “E infatti … Ha cambiato tre ministri in un anno senza motivo!” Da
quel momento Šaraf al-Dawla provò ad astenersi dal cambiare i suoi ministri.”
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
65
66
presero il potere su tutto il territorio sotto la guida di Rāšid aiutato dagli autoctoni a causa
del comportamento empio dei Daylam – i Buwayhidi – nei loro confronti. Quando distrusse
la casa dei principi disse: “Questa è la casa che più merita di essere distrutta … Fece
giustizia, abbassò le tasse e si vestì di lana63.
89. Devianza di un re
Ibn al-Šiḥna nel suo Rawḍa al-Manāẓir menzionando Ğalāl al-Dīn b. Malikšāh il
Selgiuchide dice che la sua mente vacillò per la morte di un servo che amava molto, al
punto tale che ne tenne a lungo vicino il cadavere e ogni giorno gli preparava un pranzo
asserendo che era migliorato rispetto al giorno prima.
93. Favoritismo
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Chi gestirà questa cosa dopo di me sappia che pretenderanno da vicino e da lontano.
63 Vestirsi di lana significa comportarsi in modo pio, come un sufi, termine che infatti deriva proprio dalla
parola ṣūf lana.
64 Allude alla Battaglia del Cammello in cui ʿĀʾiša sostenne gli avversari di ʿAlī
67
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Giuro su Dio che non facevo altro che difendermi!
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
95. Opportunista
ʿAbd Allāh b. ʿUmar:
Non prendo parte al conflitto ma prego dietro il vincitore.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
96. Ottimismo
ʿAlī b. Abī Ṭālib:
La terra sarà certamente riempita di malvagità e ingiustizia, il male e la guerra entreranno
in ogni casa per chiedere dirham o due pietruzze, non gli siano date! Allora la terra si
riempirà di giustizia ed equità.
al-Dūlābī - al-Kunà wa al-Asmāʾ
97. Opposizione
Sufyān al-Ṯawrī:
“Chi sorride al cospetto del tiranno, gli fa posto nel consiglio o accetta i suoi regali,
infrange i vincoli dell’Islam ed è destinato alla schiera dei sostenitori della tirannide.”
Ancora di Sufyān al-Ṯawrī:
In questo tempo non essere imam, né muezzin, né maestro e non prendere soldi da nessuno
per distribuirli tra i poveri.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn
98. Il commercio
Sufyān al-Ṯawrī
Non guardate all’apparenza dei vestiti di mercanti e venditori, sotto ci sono lupi
feroci.
Ancora suo: Guardatevi dal sedere accanto a ricchi, religiosi, principi e venditori!
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn
69
70
100. I poveri hanno più diritto
Giunse voce a ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz che le colonne della moschea di Damasco erano
state pitturate e decorate con lo zafferano, scrisse allora al governatore: “I poveri hanno
bisogno dei dirham più delle colonne.”
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn
102. Manodopera
Sufyān al-Ṯawrī
Scegliete l’artigianato poiché la massa di coloro che si presentano alle porte dei principi
invero ha bisogno di qualcosa.
al-Šaʿrānī - Tanbīh al-Muġtarrīn
71
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107. Gli uomini sono uguali
Ibn Taymiyya
L’aspirazione a innalzarsi sull’umanità fa parte della prevaricazione poiché gli uomini
appartengono a un'unica famiglia, pertanto il desiderio di un uomo di essere al di sopra del
suo pari è un’abiezione.
al-Siyasa al-Šarʿiyya
108. Rapporto tra produzione e tirannia
Quando al-Ḥağġāğ assunse il controllo dell’Iraq, la rendita delle imposte era di cento
milioni di dirham, poi con il perpetuarsi delle sue malversazioni e la sua cattiva politica
diminuì fino a venticinque milioni.
al-Masʿūdī - al-Tanbīh wa al-Išrāf -
109. Sii dignitoso
Ḥadīṯ
Chi va da uomo facoltoso e lo riverisce per ottenere i suoi beni, ha perduto due terzi della
sua religione.
al-Yaʿqūbī - Tārīḫ
110. Patrimoni e spese
Buġā, militare vittorioso del terzo secolo66, ha lasciato in eredità beni e terre
del valore di dieci milioni di dinari e dieci gemme del valore di tre milioni.
Ḥasan b. Sahl, in occasione del matrimonio di sua figlia Būrān con al-
Maʾmūn, ha speso un milione di dirham in cinque giorni; in cambio di ciò al-
Maʾmūn gli ha dato dieci milioni.
Nel periodo di al-Rašīd67 le casse dello stato sfioravano un miliardo di
dinari.
Yaʿqūb b. al-Layṯ ha lasciato cinquanta milioni di dirham e un milione di
dinari
66 Dell’Egira.
67 Il califfo abbaside Hārūn al-Rašīd.
73
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112. Sulla tomba di Ṣaḥib al-Zanǧ
Epitaffio sulla tomba di Ṣaḥib al-Zanǧ:
La pace di Dio sia con te, miglior dimora
Partimmo e la lasciammo senza infamia,
Se è il tempo che impone la dipartita
chi dunque è salvo dalle sue avversità?
al-Tawḥīdī - al-Baṣāʾir wa al-Ḏaḫāir
115. Burocrazia
Dal galateo dei funzionari di al-Qalqašandī:
Quando- il funzionario- si trova al cospetto del sovrano o del suo superiore, in una seduta
pubblica o privata, gli si rivolga appositamente con ossequio e riverenza, non lo portino
trascurare ciò né la sicurezza del posto di lavoro né la lunga dimestichezza, mantenga il
protocollo e non cambi abitudini.
Inoltre deve essergli inferiore negli abiti pur mantenendosi al di sopra di ciò che indossa la
plebe
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76
ed ecco un gruppo di persone in una casa di bevitori di vino e scioperati. Ho quindi riferito
ciò al comandante della polizia di ʿUmar che mi ha detto: “Già ne ho parlato con ʿUmar b.
ʿAbd al-ʿAzīz il quale dice: “Quelli che sono nascosti dalle case, lasciali stare.”
118. Tesori
Quando morì ʿAmr b. Masʿada giunse notizia ad al-Maʾmūn che questi aveva lasciato
ottanta milioni di dirham; diede dunque il suo parere in merito: “Questo è poco per chi si è
associato a noi servendoci a lungo!
al-Māwardī - Adab al-Wazīr
122. Ribelli
Ziyāda b. Mizyad
Ci piegheremo davanti ai re
Solo quando denti frantumeranno pietre
77
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“Sì per Dio! certo che ti tradisco, come tu d’altronde tradisci il Principe dei credenti che a
sua volta tradisce Iddio! Che maledica Dio il peggiore dei tre.”
Ibn ‘Abd Rabbihi - al-ʿIqd al-Farīd
124. Guerriglia
al-Aḥnaf b. Qays da il suo parere sui kharigiti: “Lasciano da parte quelli che nitriscono per
montare quelli che ragliano, passano la notte in un luogo e ma di mattina stanno già
altrove. Sarà lunga la loro questione.”
al-Ǧāḥiẓ - Kitāb - al-Biġāl
125. Aiuto!
Poeta Abbaside
Questo tempo di cui ci raccontavano
Nei detti di Kaʿb e Ibn Masʿūd
Se rimarrà così, senza che accada alcun cambiamento
Non piangeremo le morti né le nascite festeggeremo.
Abū Sulaymān al-Busti - Kitāb al-ʿUzla
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129. Raccomandazione
Non nasconderti dalla gente; anteponi l’umile al nobile, il debole al forte e le donne agli
uomini.
al-Ǧāḥiẓ - Kitāb al-Ḥuğğāb
130. A un giudice
Dalla raccomandazione di Umar b. al-Ḫaṭṭāb a Šurayḥ mentre lo nominava giudice:
Non essere maligno né vendicativo. Non comprare e non vendere.
al-Aġānī
72Yazīd è stato il primo califfo nominato per via ereditaria e non eletto da un consiglio di saggi.
73 Allude ai persiani e ai bizantini i cui sovrani presso gli arabi erano chiamati per antonomasia
rispettivamente Cosroe e Ercole.
74 Considerato un ‘infamia disonorevole essere ucciso da prigioniero piuttosto che morire in battaglia.
75 Intende ʿUṯmān b. ʿAffān.
81
82
Profezia attribuita da Abū Ḏarr76 al Profeta:
Quando la famiglia di Abū al-ʿĀṣ raggiungerà i quaranta uomini si
serviranno dei beni di Dio a turno, dei Suoi servi come schiavi e della loro
religione come guadagno
al-Yaʿqūbī - Tārīḫ
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb:
Giuro che ho dato a l’Islam la vita del cammello
Ibn al-Ğawzi, Tārīḫ ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb
136.
Internazionalismo feudale
al-Maʾmūn
La nobiltà è lignaggio: il nobile arabo è più prossimo al nobile persiano che il plebeo
persiano ai nobili. E così all’arabo nobile è più prossimo il nobile persiano che l’arabo
plebeo.
83
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137. Tesori
Saʿd b. Abī Waqqāṣ ha lasciato duecentocinquantamila dirham
Ṭalḥa78 trenta milioni di dirham di proprietà e beni immobili
Due milioni e centomila dirham e centomila dinari in monete
E cento otri contenenti ognuna tre quintali d’oro.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
138. Mercanti
Muḥammad b. Ḥamdūn al-Nadīm:
Prendete gli averi dei mercanti a credito
Illimitato; essi sono dei furfanti
E voi non ne avete colpa
tutto quel che accumulano è illecito
al-Maʿarrī:
Nel deserto ci sono ladroni di cammelli di razza,
Anche nelle città e nei mercati ci sono ladroni,
Aa questi vengono chiamati uomini giusti79
O mercanti, mentre il nome dato a primi è beduini
85
86
142. Profezia
Ḥadīṯ
Il dinaro e il dirham distrussero chi c’era prima di voi e voi distruggeranno.
al-Kulaynī - Uṣūl al-Kāfī
144. Autocritica
Abū Muslim al-Ḫurāsānī:
Ibn al-Muʿāfà disse a Sua Eccellenza Abū Muslim: “O principe hai compiuto qualcosa, nel
fondare lo stato degli Abbasidi80 la cui ricompensa non ti lesinerà paradiso …” Replicò
Abū Muslim: “Temo più l’inferno, per Allah, di quanto aspiri al paradiso; di certo
spengendo la brace degli omayyadi ho acceso i fuochi degli abbasidi: se mi rallegro di ciò
che ho spento, quanta tristezza per quel che ho acceso!”
Un altro racconta:
Ho sentito Abū Muslim durante la stazione sul monte ʿArafāt81 che diceva piangendo:
“O Dio mi pento di ciò che non credo mi perdonerai!”
Allora gli ho detto: “O principe è forse che a Dio Potente ed Eccelso risulta difficile
perdonare un peccato?”
Mi ha risposto: “Ho intessuto una veste di malvagità che non si logorerà finché durerà lo
stato degli Abbasidi, quanti e quante, urlando, mi malediranno quando la loro questione si
farà ancor più grave; come può Dio perdonare qualcuno cui tutte queste persone saranno
avverse?
al-Bayhaqī - al-Maḥāsin wa-l-Masāwīʾ
80 Egli fu il primo generale degli Abbasidi ed è a lui che si deve il successo della loro rivoluzione. Proprio da
loro, con al-Ma’mūn verrà ucciso.
81 Monte situato a venti chilometri a est da Mecca, tappa obbligatoria del pellegrinaggio islamico.
87
88
Così si corrompe chi non ha nessuno che corregga i suoi errori, che raddrizzi le sue
devianze e lo rimproveri quando si comporta male: non ascolta altro che “ben detto
capo, ben fatto padrone.”
89
90
anzi chi ha qualcosa di migliore ce lo porti …
Ibn ʿAbd al-Barr - al-Intiqāʾ
82 Nel diritto islamico dopo il terzo divorzio da una stessa donna è quello definitivo, dopo non la si può
più risposare.
83 La frase di Abū Ḥanifa è ambigua, in arabo potrebbe alludere sia l’Ora del giorno del giudizio, sia il
causa dell’amnistia
91
92
“Parlate così dello sceicco dei Qurayš, loro capo?”
al-Suhaylī - al-Rawḍ al-Unuf
157. Protesta
Un soldato al fronte all’epoca di Muʿāwiya
Muʿāwiya, o mandi la nostra famiglia
A noi, o torneremo indietro
Ci lasci al fronte tutto questo tempo come Cosroe coi suoi soldati,
Augurandoti che dimenticheremo le nostre speranze?
158. Barbarie
C’era una donna tra gli idolatri chiamata Qurfa che molto insultava il profeta Muḥammad.
Zayd b. al-Ḥariṯa86 la imprigionò in una delle sue guarnigioni poi la legò a due cavalli e li
fece correre finché non le si dilaniarono le membra.
al-Suhaylī - al-Rawḍ al-Unuf
85 Uccidere in modo puro sta per giustiziare i condannati senza torturarli, ovviamente si tratta di un
contesto in cui la pena di morte era universalmente accettata.
86 Figlio adottivo del Profeta!
93
94
159. Tra califfato e monarchia
Dissero a Safīna, schiavo di Umm Salama: “Gli Omayyadi sostengono che il califfato sia
loro!”
Rispose: hanno mentito i due culi dei figli della negra87, loro semmai sono re e fra i
peggiori re!
160. Interpretazione
Alcuni suoi gregari, mentre lo incitavano a cibarsi di pietanze raffinate, dissero ad ʿUmar
b. ʿAbd al-ʿAzīz:
“Iddio nel Suo libro ha detto: [Mangiate delle cose buone che vi abbiamo destinato]88”
“Assolutamente no! Hai interpretato in modo fallace, invero Egli intendeva le cose buone
che provengono del guadagno lecito e non le bontà alimentari!
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
162. Posizioni
Un prigioniero kharigita fu portato da al-Walīd b. Abd al-Malik che gli chiese: “Cosa ne
pensi di al-Ḥağġāğ?”
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“E cosa dovrei pensare di lui che non è altro che uno dei tuoi peccati, e una fiamma del tuo
fuoco? Iddio ti maledica e maledica al-Ḥağġāğ !”… Si girò al-Walīd verso ʿUmar89, ivi
presente, e gli domandò: “Cosa dici di questo?” rispose ʿUmar, “Quest’uomo vi insulta: o
lo insultate anche voi, come egli vi ha insultato, o lo perdonate.” al-Walīd si adirò ed se la
prese con ʿUmar: “Mi viene da pensar che tu non sia altro che un kharigita!”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa
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166. Aristocratico
Dissero ad al-Ḥağğāğ b. Arṭaʾa
“Che ti succede, non assisti alla preghiera del venerdì?”
Rispose: “Ho paura di essere sgomitato dagli erbivendoli”
90 Ṣāḥib bin ʿAbbād e Ibn al-ʿAmīd erano i due ministri che al-Tawḥīdī dileggia nel libro Maṯālib al-
Wazīrayn., (vedi indice degli autori)
91 Termini del sufismo.
92 Vedi nota 88
93 Il territorio fertile e coltivato dell’Iraq, spesso per estensione con Sawād si intende tutto l’Iraq.
99
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170. Il califfato tra Qurayš e Nabatei
Ḍirār b. ʿUmar al-Muʿtazilī:
Se - come candidati al califfato – restassero solo un qurayšita e un nabateo, nomineremmo
il nabateo e escluderemmo il Qurayšita poiché la loro tribù è meno numerosa e, qualora
disobbedisse Iddio e volessimo deporlo, le sue resistenze sarebbero trascurabili
al-Šahristānī - al-Malal wa-al-Niḥal
171. La pace
Aforisma
La pace fa riposare la mente e rinvigorisce l’anima degli uomini.
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Non è bene che un musulmano possegga settanta mila dinari,… è un sovvertimento.
al-Mubarrid - al-Kāmil
177. Tirannide
ʿAbd al-Malik b. Marwān:
“Un tempo evitavo di calpestare le formiche, oggi al-Ḥağğāğ mi scrive di aver ucciso una
moltitudine di esseri umani e neanche ci faccio caso.”
Un giorno al-Zuhrī – il faqīh – gli disse: “Mi è giunta voce che hai bevuto liquore!”
“Si per Dio … e il sangue..”
94ʿAbd al-Malik e Muṣʿab erano in guerra, in quella che viene ricordata come la seconda guerra civile
dell’Islam.
103
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“Ai genitori il lutto95, ai figli la mancanza di un padre, alla moglie un sostituto e alla
famiglia la penuria e l’ignominia. Le ricchezze portale da noi affinché fra voi non
sorga disputa.”
95Si traduce lutto la parola araba ﺛ ُ ﻛ ْلṯukl che descirve la situazione di un genitore a cui muore un figlio,
l’opposto di orfano. Interessante sarebbe rilevare perché nell’immaginario delle lingue europee non si sia
sentito la necessità di definire questa condizione.
96 96 Si intende ʿUṯmān b. ʿAffān
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b) Muʿāwiya b. Abī Sufyān dopo che una donna di Hamdān aveva osato contro di lui:
Il figlio di Abū Ṭālib97 vi ha fatto assaporare il gusto dell’ardire contro il sovrano: ci vorrà
tempo prima che vi disabituiate.
Ibn al-Ṭayfūr - Balāġāt al-Nisāʾ
187. Fidāʾiyy99
Un giorno al-Manṣūr tenne un discorso dicendo:
“Da quando esercito il potere su di voi, Iddio vi ha sollevato dalla peste.” Al che un uomo
si alzo e prese parola::
“Perché Dio è troppo generoso da farci avere al-Manṣūr insieme alla peste!”
188. Esortazione
I migliori martiri sono Ḥamza b. ʿAbd al-Muṭṭalib e un uomo che, alzatosi dinnanzi a un
despota, gli intima cosa deve fare e cosa non deve fare, anche se verrà ucciso per questo.
Altra forma:
Il migliore ğihād è dichiarare la verità contro un sultano empio.
al-Dūlābī, al-Ḫaṭīb al-Baġdādī, al-Tirmiḏī
97 Sarebbe ʿAlī
98 Il famoso Averroè
99 Martire per la fede, si è lasciato il termine arabo perché diffuso anche nell’uso corrente italiano.
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190. I limiti della libertà secondo loro
Muʿāwiya b. Abī Sufyān:
“Non metto ostacoli tra la gente e le loro parole finché non mettono ostacoli tra me e il
potere.”
191. Uccidere i re
Ğābir b. Ḥunayy al-Taġlībī
Diamo ai re la pace fintanto che agiscono con giustizia,
Niente ci vieta di ucciderli.
192. Intuizione
Durante il Ṭawāf100 al-Manṣūr incontrò un giurisperito che non lo riconobbe, afferrò allora
le sue mani e gli disse:
“Mi conosci?”
Egli rispose: “Non ti conosco ma la tua stretta di mano è quella di un prepotente.”
al-Imāma wa al-Siyāsa
100 Rito del pellegrinaggio consistente nel girare sette volte intorno alla Kaʿba (Traini)
101 Vedi Abū Ḏarr al-Ġifarī sull’indice dei nomi.
102 Traduco con questa locuzione il verbo: َ ( ﺟ َ ﻣ ﱠرğammara) “Retenir l’armée cantonnée dans le pays
ennemi” – Kazimirsky.
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197. Impostura
ʿAbd Allāh b. al-Zubayr si alzava la futa103 e portava la frusta cercando di emulare ʿUmar
b. al-Ḫaṭṭāb; Abū Ḥurra lo apostrofò: “Dei comportamenti del Fārūq104 non riscontriamo in
te altro che una futa e una vecchia frusta.
al-Balāḏurī - al-Ansāb
198. L’opportunismo dell’incapace
Un poeta:
Prosternati, nella sua era, innanzi a una mala scimmia
assecondala fintanto che resta al potere
103 In arabo Izār “panno cinto ai lombi” (Traini), traduco con “futa” vocabolo in uso in Yemen per indicare
appunto questa sorta di pareo legato alla vita indossato dagli uomini locali; la parola saio sarebbe risultata
inesatta come anche veste rituale del pellegrinaggi, futa invece è calzante e risulta accettabile anche
all’orecchio italiano.
104 Epiteto di ʿUmar
105 Allude a Marwān il califfo omayyade.
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Promettiamo a Dio una promessa che non infrangiamo
Non si accetterà il destino del consiglio dopo la dipartita
Cosa ci potrebbe succedere e cosa mai perdiamo
Qualunque re vinca intorno a noi?
al-Balāḏurī - al-Ansāb
204. Fino a far scorrere il mio sangue / La causa sufficiente per la rivoluzione
Mentre Muḥammad b. Ibrāhīm conosciuto come Ibn Ṭabāṭabā al-Ḥusaynī camminava per
le strade di al-Kūfa, preparandosi per l’insurrezione contro al-Maʾmūn, ecco che vide una
vecchia che seguiva i carri dei datteri per raccogliere quelli che ne cadevano e metterli
nella veste logora che portava. Le domandò perché facesse ciò ed ella rispose: “Sono una
donna senza un uomo che si occupi del mio sostentamento e ho delle figlie incapaci di
badare a se stesse e allora seguo questo sulla strada per nutrire me e la mia prole..”
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Muḥammad pianse amaramente e disse:
“Tu, per Allāh, e quelli come te domani mi farete insorgere fino a che scorra il mio
sangue!”
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Maqātil al-Ṭalibīyyin
205. Il mendicante e il califfo
Quando un mendicante fermava Bašīr al-Raḥḥāl per chiedergli l’elemosina Bašīr gli
diceva: “Ehi amico tu hai un credito presso un uomo di qui106, se questa gente mi aiuterà
contro di lui ti prenderò quello che ti spetta e ti renderò ricco.”
Diceva allora il mendicante: “Parlerò io con loro”
Si diresse allora dalla gente nella moschea e prese a dire:
“Oh Gente, questo signore sostiene che ho un credito presso un uomo e che se voi lo
aiuterete contro di lui prenderà quel che mi spetta, perciò vi scongiuro in nome di Dio di
aiutarlo!”
La gente della moschea, che sapeva ciò che intendeva Bašīr, gli diceva: “Quel signore si
diverte”
Abū al-Farağ al-Iṣbahānī - Maqātil al-Ṭalibīyyin
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“Gli aculei del porcospino non possono nuocere gli artigli del leone.”
Ṭahir scoppiò a ridere e disse: “Questa frase mi è piaciuta più di ogni poesia!” Gli diede
mille dirham per la qasida e tremila dirham per quelle parole.
110 Non rubate più della metà dei beni della vittima
111 S’intende qui con “inveire” scrivere un hijāʾ “Invettiva in versi”, genere poetico arabo.
112 Questo aneddoto non può non richiamare alla mente una delle scene iniziali del film Lawrence d’Arabia,
quando ‘Ali (Omar Sharif) spara alla guida di Lawrence solo per aver bevuto dal suo pozzo.
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213. Il dazio del potere
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz prima di diventare califfo si vestiva con abiti costosi – cari – ma
quando poi ce li aveva addosso li trovava rozzi. Dopo che ricevette il califfato li
abbandonò per abiti ruvidi.
Šarḥ nahğ al-balaġa
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prese la schiava per strozzarla ma lei lo supplicò:
“O servo di Dio, uccidimi ma non così!”…
In seguito questo boia raccontava: “ Tra quelli che ho ucciso non ho avuto compassione
di nessuno tranne che di lei: mi sono voltato e le ho ordinato che si soffocasse lei stessa.
Poi l’ho messa con lui sul letto e ho infilato la sua mano sotto il suo fianco e la mano di lui
sotto il fianco di lei, come fossero abbracciati e ho dato ordine che la casa fosse abbattuta
sopra di loro. Dopodiché abbiamo fatto venire il giudice Ibn ʿAllām e altri perché
vedessero ʿAbd Allāh e la ragazza abbracciati in quel modo e affinché testimoniassero che
erano morti sotto il crollo della casa mentre giacevano insieme.”
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab
218. I musulmani
ʿAbd Allāh b. ʿAmr b. al-ʿĀṣ entrò nella moschea di al-Ḥarām116 dopo che era stata
diroccata dalla catapulta durante l’assedio a Ibn al-Zubayr e la Kaʿba aveva preso fuoco.
Pianse e si rivolse ai musulmani:
“Oh Gente, se Abū Hurayra117 vi avesse detto che avreste assassinato il figlio del vostro
Profeta e avreste bruciato la casa del vostro Signore, di certo avreste affermato che non
nessuno è più menzognero di Abū Hurayra: noi che uccidiamo il figlio del nostro Profeta e
bruciamo la casa del Signore? Perdio, l’avete fatto! Avete assassinato il figlio del vostro
Profeta e bruciato la casa del signore. Attendete il castigo! Vi giuro su colui che ha in
mano la vita di ʿAbd Allāh b. ʿAmr, che Dio vi confonderà in fazioni e a taluni farà
assaporare la forza degli altri…”
al-Balāḏurī - al-Ansāb
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E quando suo figlio Yazīd udì di questa disputa gli domandò: “Perché non l’hai ucciso?”
Muʿāwiya rimase in silenzio.
Poi, dopo qualche tempo, gli si presentò l’occasione di arruolare quel bahilita e mandarlo
ad uno dei fronti della conquista dove fu ucciso, ed allora disse Muʿāwiya al figlio:
“Così è più discreto e più prudente.”
222. Posizione
Hišām b. ʿAbd al-Malik mandò una lettera ad al-Aʿmaš chiedendogli di scrivere delle
virtù di Uṯmān e dei vizi di ʿAlī, al-Aʿmaš prese il foglio e lo diede da mangiare a una
pecora, dopodiché disse al messaggero di Hišām: “Digli che questa è la mis risposta.” “Ha
giurato che mi avrebbe ucciso se non fossi tornato con una tua risposta.” Disse allora il
messaggero. A quel punto intervennero alcuni degli astanti: “Abū Muḥammad, salvalo
dalla morte!” Per quanto insistettero egli scrisse:
“Dunque Principe dei Credenti, se anche Uṯmān avesse posseduto tutte le virtù
dell’umanità non ti sarebbe di alcun utilità e se anche ʿAlī avesse avuto tutti i vizi degli
uomini non ti farebbe il minimo danno, tu pensa alle tue faccende e alla pace.”
Ibn Ḫallikān - Wafayāt al-Aʿyān
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“Ti giuro che il mio atteggiamento nel servirlo è come quello del topo con il gatto o
dell’agnello con il lupo…”
Ibn Ṭūlūn lo aveva minacciato dicendogli: “Sappi che morirai prima di me se la mia
morte dovesse avvenire a letto, poiché non ti permetterò di godere della vita dopo di me.”
Poi avvenne che a Ibn Ṭūlūn venne voglia di ʿaṣīda118, piatto che Saʿīd gli aveva vietato,
ma lui ne mangiò comunque, senza avvisarlo. Nel frattempo, siccome gli era arrivata della
frutta da Damasco, gli chiese un parere sulla mela cotogna e Saʿīd gli consigliò di
mordicchiarla a stomaco vuoto affinché gli facesse bene. Quando poi l’altro se ne andò,
Ibn Ṭūlūn si mangiò la mela cotogna e subito gli venne una forte diarrea, al che, dopo
averlo fatto chiamare, immediatamente lo apostrofò: “Figlio di una buona donna, avevi
detto che la mela cotogna mi avrebbe fatto bene e invece mi è tornata la diarrea!” Saʿīd
andò ad esaminare le feci, tornò da lui e gli disse:
“Questa è laʿaṣīda, che ti avevo proibito: era rimasta nel tuo intestino che non riusciva a
digerirla a causa della sua debolezza, poi la mela cotogna l’ha spremuta; inoltre non avevo
acconsentito a che ne mangiasi, bensì ti avevo consigliato di succhiarla.”
Poi Saʿīd gli domandò quante se ne fosse mangiato ed egli disse che erano due; allorché
Saʿīd lo rimproverò: “Hai mangiato le mele per saziarti, non come cura!”
“Figlio di sgualdrina, stai seduto a farti beffe di me sano come un pesce mentre io sono
malato e moribondo!” Dopodiché chiese la frusta e gli diede duecento frustate, poi lo fece
portare in giro sul cammello e ordinò che fosse gridato pubblicamente: “Questo è il premio
di chi ha avuto la fiducia ed ha tradito.”
Le guardie gli confiscarono la casa e dopo due giorni morì.
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ma non la desidererà, gli sarà proibito fare visita ai governanti ma non vi rinuncerà,
allontanerà i poveri e avvicinerà i ricchi: quelli saranno prevaricatori, nemici di Dio.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna
227. Sfida
Abū Ṭāhir al-Qurmuṭī al califfo abbaside:
Mi cerchi quando non mi vedi
Quando poi arrivo oltrepassi il ponte
O figli di ʿAbbās, chi vi appoggia?
Ragazzini, eunuchi o donne?
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ
229. Manodopera
Si racconta che Gesù aveva ricavato pane e acqua per i suoi apostoli dalla terra, essi allora
gli dissero: “O Spirito di Dio, chi è meglio di noi quando questo è il nostro cibo?” Egli
rispose:
Chi lavora con le proprie mani e si nutre con i suoi guadagni è migliore di voi.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna
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il padrone del campo dicendo: “Il mio campo, la mia terra ereditata dai miei padri! Chi vi
ha dato il permesso di mangiarne?” Gesù invocò il Signore che inviò tutti coloro che
avevano posseduto quella terra da Adamo fino a quel tempo. Ed ecco che per la Sua
volontà vi furono presso ogni spiga uomini e donne gridando: “Il mio campo, la mia terra
ereditata dai miei padri!”. Il padrone del campo ebbe di loro paura, ed egli, che aveva
sentito di Gesù ma non lo conosceva, quando lo riconobbe gli disse: “Perdono o Inviato di
Dio, non ti avevo riconosciuto, il mio campo, i miei beni e tutto ciò che possiedo è tuo.” Il
Cristo pianse e disse: “Sia tu maledetto! Costoro, tutti costoro ereditarono questa terra e
l’abitarono poi la lasciarono e tu anche la lascerai e li seguirai, non hai né terra né beni.”
Mawʿiẓat al-Sālikīna
234. Settarismo
Nei libri di ammonimenti attribuiti agli imam sciiti:
I nostri seguaci usciranno dalle loro tombe con i volti splendenti e gli occhi lieti di coloro
che hanno ricevuto la grazia: la gente sarà spaventata ma loro non temeranno, sarà afflitta
ma loro non proveranno tristezza.
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235. Alī e gli schiavi
Nelle fonti sciite:
ʿAlī b. Abī Ṭālib piantava le palme, le rivendeva e con il ricavato comprava schiavi e dopo
averli affrancati, dava loro ciò che gli avrebbe permesso di far a meno della gente.
238. Eroe
ʿAbd al-Malik b. Marwān fece un discorso a la Mecca in cui diede ammonimenti al
popolo e ordinò di essere pii. Un uomo tra i presenti si alzò e disse:
“ Vacci piano! Voi date ordini ma non accettate che vi si diano ordini, voi proibite e non
vi attenete alle proibizioni. Dunque seguiremo l’esempio della condotta delle vostre anime
o ubbidiremo agli ordini delle vostre parole? Se direte “seguite l’esempio della nostra
condotta” allora dove , come e qual’è la prova e chi ci difenderà davanti a Dio per aver
emulato il comportamento di empi che a turno divorano i beni di Dio e che hanno reso
schiavi i Suoi servi ? E se direte “ubbidite ai nostri ordini e accettate i nostri consigli”,
ebbene come può consigliare gli altri chi inganna se stesso? E come si può diostrare
obbedienza a chi non ha dato prova della sua equità?
E se direte prendete la saggezza laddove la troverete e accettate la predica da chi la
sentirete, a che fine, dunque, vi avremmo consegnato le briglie delle nostre questioni e
affidato il potere sul nostro sangue e sui nostri averi? Non sapete forse che tra noi c’è chi è
più esperto nelle prediche e conosce meglio di voi le sfaccettature della lingua?
Allontanatevi dal potere o altrimenti liberatelo dalle catene e lasciatene sgombera la strada
affinché se ne occupino coloro che avete esiliato nei vari paesi trasportandoli in ogni
valle…”
A quel punto una delle guardie si alzò e lo prese. Quella notizia che s’ebbe di lui.
al-Mufīd- al-Amālī, al-Mağlisī - Biḥār al-Anwār
122 Si è tradotto utilizzando la parola “Capo” perché anche in italiano, come nell’arabo “ra’s” può designare
sia la testa, sia il leader.
123 Qua invece non c’è stato modo di far combaciare i termini arabi con quelli italiani. In arabo Mamlūk
(posseduto) è il participio passivo della radice m-l-k (possedere) dalla quale deriva Malik (re) e Mulk (regno).
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239. I califfi
Šafīq b. Sulma dice ad al-Aʿmaš:
Sulaymān ti assicuro che quelli – intende i califfi – non hanno nessuna di queste due cose:
né il timor di Dio dell’Islam né la saggezza della Ğāhiliyya…
al-Māwardī - Naṣīḥat al-Mulūk
al-Ṭabarī
244. Posizione
ʿAmr b. ʿUbayd era amico di al-Manṣūr prima che fosse nominato califfo. Dopo la nomina
lo andò a trovare per discutere di questioni pubbliche ed il califfo lo informò della realtà
delle situazioni dominanti. Quando poi volle accomiatarsi il califfo gli disse:
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“Abbiamo dato ordine di diecimila dirham per te”
ʿAmr rispose: “Non ne ho bisogno”
“Hai dunque necessità di qualcosa?”
“Si”
al-Manṣūr: “Di cosa?”
ʿAmr: “Che non mi mandi più a chiamare”
“Quindi non ci incontreremo”
“Questa è la mia necessità”
Poi se ne andò. al-Manṣūr lo seguì con lo sguardo e recitò:
“Adagio tutti camminate
cercate tutti una preda
eccetto ʿAmr b. ʿUbayd”
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab
245. Sfida
al-Manṣūr fece arrestare Mūsà b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan126 e ordinò che gli fossero date
cinquecento frustate. Gli furono inflitte ma Mūsà, che era esile ed avvezzo alla vita agiata,
resistette impassibile. al-Manṣūr ne rimase meravigliato:
“Comprendo la gente ignobile ma cos’ha questo ragazzo che non ha mai visto il
sole127?” – con Gente ignobile intende i criminali tra briganti e ladri – Mūsà commentò
alle sue parole:
“Se resistono gli ignobili con loro ignobiltà, a maggior ragione la gente della Verità!”
Quando poi il califfo uscì al-Rabīʿ b. Yūnis il ciambellano lo rimproverò per tale tenacia
con cui aveva provocato al-Manṣūr accrescendone l’astio nei suoi confronti. Mūsà rispose:
“ Faccio parte di una stirpe che la crudeltà del potere rende più forte e resistente.”
126 Essendo Mūsà membro della famiglia del Profeta, al-Maʾmūn è convinto che a causa del lignaggio nobile
sia poco avvezzo a sopportare il dolore fisico.
127 Allude al fatto che non aveva mai faticato per lavorare.
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il secondo anno abbiamo venduto i nostri terreni e le nostre provviste; il terzo anno siamo
usciti dal nostro paese e abbiamo invocato il principe dei credenti di avere misericordia
delle nostre doglianze ed essere indulgente nei nostri confronti allontanandolo da noi”
al-Maʾmūn rispose al portavoce:
“Hai mentito, invero si tratta di un uomo di reputazione e condotta lodevoli, la cui pietà e
fede sono comprovate; lo scelsi per voi poiché so quanto siete pretenziosi con i
governatori”
Al che il portavoce disse:
“O Principe dei Credenti, hai detto la verità ed io ho mentito. Ma questo governatore, la cui
pietà, fede, giustizia ed equità sono così ben riconosciute, perché l’hai destinato a noi tutti
questi anni impedendo che diffondesse la sua giustizia e rettitudine in altri paesi, così come
fece con noi?
al-Maʾmūn non trovò altra risposta se non quella di licenziare il governatore.
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Non possono far altro che infilarlo qui dove gli capita non appena gli si rizza! Questo è
qualcosa che non posso vietare ai miei soldati rovinando a loro l’umore.”
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
249. Il fascismo di un re
ʿUmar b. al-Layṯ al-Ṣaffār possedeva una casa in cui dormiva, sorvegliata da alcuni suoi
servitori. Una notte giunse e trovò uno dei servitori che dormiva in piedi appoggiato a un
muro, gli diede una gomitata su un orecchio e prese a calunniarlo finché non lo uccise.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
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“Cinquanta raṭl130 costano un dirham” Risposi.
“E il pollo?”
“Tre polli un dirham.”
“E i pulcini?”
“Sei un dirham.”
“E i capretti?”
“Il miglior capretto costa due dirham.”
Poi mi domandò del miele, lo zucchero e altre cose ancora tra cui frutta e ghiaccio ed io lo
informavo del prezzo con cui realmente compravamo noi e il resto della gente come lui. E
intanto mi diceva: “Così comprate voi?” ed io rispondevo di sì.
Quando poi finì la conversazione disse: “Ragazzo, dì agli intendenti e ai servitori caricare i
bagagli, legarli sui muli e i cammelli e di sellarmi i cavalli e le portantine.”
Allora esclamai: “Iddio ti renda forte, è successo qualcosa?”
Rispose: “Sì, credevo che voi ci vendeste a quel prezzo per compiacenza nei nostri
confronti poiché rifiutammo di accettare i vostri regali, ma quando adesso mi hai informato
che io compro allo stesso prezzo della gente del popolo ho capito che in questo paese non
esiste senso dell’onore verso un nobile e che anzi miserabile a lui è considerato pari nei
piaceri e nelle virtù: non c’è necessità, dunque, che io vi risieda, devo partire subito per
stabilirmi dove la mia nobiltà sia palese e il mio beneficio presso Dio sia manifesto!”
Quel giorno stesso partì.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
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Dopodiché successe che ritrovarono la testa perduta e quindi le teste furono in
soprannumero, cosicché tirarono fuori la testa sostitutiva, la seppellirono e si avviarono dal
principe dei principi con dieci teste.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
mantenuta la stessa numerazione per permettere agevolmente l’individuazione dei paralleli arabi.
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Affrettatevi, magari vi concede Iddio
Di guarire un paese malato!
Ed era il giudice che con una fatwà aveva deciso la morte di al-Ḥallāğ assecondando il
volere del ministro Ḥāmid b. ʿAbbās134.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
134 Non trovava nessun giudice che firmasse una fatwà che condannasse il famoso sufi a morte.
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262. Il califfo reso pazzo dal vino
… Non appena quest’uomo smette di bere vino per cinque giorni consecutivi, rinsavisce di
mente.. Solo il continuo bere lo rende empio, se non fosse il per il vino non sarebbe pazzo.
al-Tanūḫī - Nišwār al-Muḥāḍara
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265. Verso la decadenza
Racconta al-Faḍl b. al-Rabīʿ:
Šurayk b, ʿAbd Allāh138 fu introdotto presso al-Mahdī b. al-Manṣūr che gli disse:
“Devi acconsentire a una di queste mie tre proposte.”
“Quali sono, Principe dei credenti?” rispose Šurayk.
“O gestire la direzione dei giudici, o educare e insegnare ai miei figli, oppure gradire un
pasto con me”
Šurayk stette a pensarci un po’ poi si disse: “Mangiarci è la cosa che mi costa meno”
E così chiese di mangiare insieme, il califfo allora ordinò al cuoco di preparargli varie
pietanze squisite condite con zucchero glassato e miele. Quando ebbe finito di mangiare
l’intendente disse: “Il vecchio non avrà più successo dopo questo pasto.”
Dice al-Faḍl: raccontano che dopo di ciò Šurayk insegnò ai loro figli e gestì per loro139 la
direzione dei giudici.
al-Masʿūdī - Murūğ al-Ḏahab
267. Socialismo?
al-Faḫr al-Rāzī nel suo commento coranico
I beni del mondo sono comuni e limitati, attribuirli solo ad alcune persone è un’abiezione
dell’intelletto. Tutto ciò di cui c’è più bisogno è ancor più obbligatorio condividerlo …
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270. Due tipi di ladroni
ʿUmar b. ʿUbayd vide un grande folla di persona e ne chiese il motivo.
“Un ladro cui viene tagliata una mano140.” Gli risposero.
Allora egli commentò:
“Il ladro istituzionale141 taglia la mano del ladro singolo.”
Ibn Qutayba - ʿUyūn al-Aḫbār
273. Polizia
Ḥadīṯ del Miʿrāğ143
Il profeta Muḥammad al vedere un lupo in paradiso gli domandò:
“Un lupo in paradiso?”
Il lupo rispose: “Ho mangiato il figlio di una guardia.”
Commentò Ibn ʿAbbās:
“Questo ed era solo il figlio: se avesse mangiato il padre, sarebbe stato innalzato fino al
paradiso supremo!144”
274. Denaro
Quando morì uno dei Compagni145, chiese Muḥammad:
“Il vostro Compagno aveva debiti?”
Gli risposero di no
“Ha lasciato in sovrabbondanza?”
“No”
“Pregate per il vostro compagno.” Concluse il Profeta.
al-Buḫārī - Ṣaḥīḥ
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276. Soldati del potere
Domandò al-Manṣūr a un kharigita:
“Dimmi chi tra i miei soldati è il più audace.”
Egli così rispose: “Non non conosco i loro volti giacché li ho visti solo di spalle146.”
al-Rāġib al-Iṣfahānī - Muḥāḍarāt al-Udabāʾ
280. Rivoluzionari
Ṣāḥib al-Zanğ:
E quando verrà il giorno del sangue
E l’elsa sarà il palmo delle nostre mani
Sfodereremo le nostre spade
Solo per riporle nelle teste dei re.
146 Allude al fatto che i soldati del califfo sono vigliacchi e scappavano eludendo lo scontro frontale.
147 Si tratta di Hārūn al-Rašīd
148 Probabilmente qua l’autore fa riferimento alla società beduina nella quale era in vigore una sorta di
comunitarismo.
149 Nota tribù beduina
150 Latte cagliato simile allo yogurt, alimento molto diffuso nel mondo arabo.
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282. Sul campo di battaglia
Hānī b. Qubayṣa il giorno di Ḏū Qār151:
“O gente di Bakr152, morire senza colpe è meglio di salvarsi fuggendo.
Di certo la prudenza non vi salverà dal destino.
La pazienza è tra le cause della vittoria.
La morte o l’ignominia.
Andare incontro alla morte è meglio di voltarle le spalle.
Colpire alla gola è più nobile di colpire da terga o alle spalle.
O famiglia di Bakr, combattete, ché al fato non v’è scampo.
al-Qālī - Amālī
151Allude alla Battaglia che avvenne presso il pozzo di Ḏu Qār nei pressi di Kūfa tra tribù arabe
indipendenti un esercito di ausiliari arabi e cavalieri persiani. (RODINSON, Maometto, 1995, p. 67).
152 Nome di tribù.
153 Pluralia maiestatis, in realtà intende se stesso.
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“Iddio è troppo eccelso per essere menzionato tra voi, andate pure a montarvi e che siate
maledetti!
al-Ṣūlī - Ḏayl Aḫbār al-Buḥturī
E anche al-Ǧāḥiẓ racconta una storia simile su Ḫālid b. Ṣafwān che a proposito di uno
schiavo e una schiava che aveva sposato disse: “Iddio è troppo eccelso per essere citato tra
questi due cani.”
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superiore al proprio bisogno, allora tollerare la frode non è lodevole anzi è una perdita di
denaro senza compenso né encomio.
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Se dunque si comporteranno rettamente ne avranno ricompensa e voi gli dovrete
gratitudine; se invece saranno empii, ne saranno responsabili, ma voi dovrete sopportare.”
Ha detto poi Sahl (al-Tusturī): “Chi rinnega il potere del sultano è un ateo e chi si reca da
lui senza invito è un ignorante.” Gli fu domandato: “Chi è tra la gente il migliore?”
Rispose: “Il sultano.”. Allora gli dissero: “Credevamo che il sultano fosse il peggiore tra
gli uomini!” Egli allora commentò: “Adagio! Ogni giorno Dio ha due preoccupazioni: una
per la salvezza degli averi dei musulmani e l’altra per la salvezza dei loro corpi, guarda
cosa ha fatto il sovrano e perdona lui tutti i peccati”.
-al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Ṣabr wa al-Šukr
293. Oppio dei popoli
Il Cristo, su di lui la Pace, ha detto: “La vita è un ponte, traversatela ma non dimoratevi.”
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro al-Faqr wa al-Zuhd
294. Contro la repressione
Sufyān al-Ṯawrī:
“Se vedrete una guardia dormire invece di pregare, non destatelo, egli infatti si alza solo
per angariare la gente.”
al-Šaʿarānī - Ṭabaqāt
295. Due personalità
Muʿāwiya compì il pellegrinaggio e sulla via del ritorno passò per Medina. al-Ḥusayn b.
ʿAlī si raccomandò con suo fratello al-Ḥasan: “Non incontrarlo, e non salutarlo.”Quando
poi Muʿāwiya uscì, al-Ḥasan disse: “Egli è in debito nei nostri confronti dobbiamo quindi
recarci da lui.” Gli andò incontro a cavallo, lo salutò e gli parlò del debito e Muʿāwiya
tosto lo risarcì.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn, dal libro Ḏamm al-Buḫl
296. Al diavolo importa poco della gente
al-Ğunayd vedendo il diavolo nudo in sogno gli disse:
“Non ti vergogni della gente?”
“E questa sarebbe gente?” Rispose il diavolo.
al-Qušayrī - al-Risāla
297. Eroismo di un giurista
Il faqīh Tābiʿ159ī Saʿīd al-Musayyab, avverso agli Omayyadi fu portato al cospetto di
Muslim b. ʿUqba dopo che quest’ultimo aveva riconquistato Medina in nome del califfato
di Yazīd b. Muʿāwiya 160. Muslim lo esortò: “Fai atto di solenne riconoscimento al califfo,
poiché tu non sei altro che uno schiavo ed egli, se vorrà, ti libererà o ti renderà schiavo”.
Saʿīd gli rispose: “Non renderò omaggio al califfo, né schiavo né libero.” Muslim allora lo
apostrofò: “Pazzo, perdio!” e fece segno ai suoi sgherri che presero a strozzarlo finché non
si fece pesante tra le loro mani tanto che lo cedettero morto e ne allontanarono, lasciandolo
cadere. In seguito si risvegliò che ancora diceva: “No, assolutamente, no!” E Muslim non
poté far altro che rilasciarlo.
al-Zubayr b. Bakkār - Nasab Qurayš
159 Appartenente ai Tābiʿun (Seguaci), la generazione posteriore a quella dei Compagni del Profeta.
160 Si allude agli eventi della battaglia di ḥarra quando a sedare la rivolta dei medinesi, che si erano opposti
alla successione al califfato di Yazīd dopo il padre Muʿawiya, fu mandato Muslim b. ʿUqba. Vedi LAURA VECCIA
VAGLIERI, s.v. Ḥarra, E.I.)
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298. Servizi segreti
Un uomo giunse a Baghdad dall’India con un pappagallo cui aveva insegnato a recitare “Di
che Dio è uno solo” per regalarlo al califfo abbaside al-Nāṣir al-Dīn. Il pappagallo però
morì prima di raggiungere il califfo. Quando giunse l’intendente per prenderlo, l’uomo
scoppiò a piangere dicendo: “È morto questa notte.” L’inserviente allora gli disse:
“Sapevamo della sua morte; quanto ritenevi ti avrebbe dato il califfo?” Egli rispose
cinquecento dinari. E l’inserviente: “Prendi questi cinquecento, il Principe dei credenti era
conoscenza della tua storia fin da quando sei uscito dall’India.”
- al-Nāṣir era celebre per l’efficienza dei suoi servizi segreti.
al-Ṣafadī - Nakt al-Himyān
302. Posizione
Un uomo degli Anṣār161 combatté aspramente nel giorno della battaglia di Uḥud162, dopo
aver ucciso ben sette Qurayš si ritrovò coperto di ferite. Quando orami stava per esalare
l’ultimo respiro, un suo compagno dei musulmani si recò da lui e gli disse:
“Congratulazioni! Hai ottenuto il martirio. Egli così replicò:
161 (Ausiliari) Gli abitanti di Medina che si convertono all’Islam dopo l’arrivo di Muḥammad in città.
162Battaglia avvenuta il 23 marzo del 625 in cui i musulmani furono duramente sconfitti dai clan meccani.
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“In verità non sono sceso in battaglia in nome della religione, bensì ho combattuto
unicamente per l’ira che i Qurayš potessero raggiungerci, irrompere tra le nostre donne e
calpestare le fronde delle nostre palme. Se non fosse stato per questo, non avrei
combattuto.”
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306. Questione di classe:
Ṣumayl b. Ḥātim in Andalusia, passato davanti un maestro che recitava: [E noi alterniamo
fortuna e sfortuna fra gli uomini]167, si fermò per cercare di capire, anche perché era
analfabeta e non sapeva leggere. Chiamò dunque il maestro: “Ehilà tu, proprio in tal modo
è stato rivelato questo versetto?” “Si” gli fu risposto dal maestro. Ed egli allora “Vedo
dunque che schiavi, plebe e gentaglia condivideranno con noi il potere!”
Ibn al-Abbār - al-Ḥulla al-Siyarāʾ
309. Burocrazia
Il giurista ʿĀmir al-Šaʿbī, mentre si trovava in compagnia di ʿAbd al-Malik b. Marwān,
avendolo udito raccontare un aneddoto gli disse: “Dettamelo, o Principe dei credenti.” E
quegli rispose: “Noi siamo la famiglia dei califfi, non scriviamo e non dettiamo.”
Poi parlò di un tale facendo uso del suo soprannome, e anche qua proruppe ʿAbd al-Malik:
“Siamo califfi, non si menzionano i soprannomi delle persone in nostra presenza.”
Una volta, poi, entrò al-Aḫṭal e il califfo diede ordine di portargli una sedia, al-Šaʿbī allora
gli domandò: “Chi è costui, o Principe dei credenti?” “Siamo califfi, non ci si fanno
domande.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
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“Il principio della sua nobiltà d’animo sta nel suo amore per la sapienza e i sapienti, la sua
pietà verso i deboli e lo sforzo per il bene comune.”
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
Con la sapienza s’intende la conoscenza in generale. Quando invece ne parlano i
raccoglitori dei detti del Profeta e i giuristi intendono soprattutto le scienze dei detti, il
diritto e il commento coranico. Questi sono i significati su cui è imperniata la riforma del
periodo dei Compagni e dei Seguaci.
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315. Confessioni
Domandò Ziyād b. Abīhi ai suoi commensali:
“Chi è il più lieto tra la gente?”
“L’emiro e i suoi commensali” Risposero.
Commentò allora Ziyād: “Non avete capito niente: i gradini del minbar171 incutono timore
e lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli della posta fanno sussultare; l’uomo più lieto è
invero chi ha una casa di cui non deve pagare l’affitto, ha una moglie onesta che lo
soddisfa ed entrambi sono contenti della loro vita e, soprattutto, non ci conoscono né noi
conosciamo loro. Se ci conoscesse, e noi lo conoscessimo, lo seguiremmo notte e giorno e
gli manderemmo in malora la vita, sia spirituale che materiale.
- Le sue parole sullo spavento che incute il rumore degli zoccoli dei cavalli della
posta si riferiscono alle brutte notizie che potrebbero portare.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
317. Libero
Un uomo in fuga da al-Ḥağğāğ:
E prima che la mano del Ḥağğāğ mi prenda
Sarò fuggito per una terrà smisurata, imprendibile.
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al-Miqdād replicò: “Chi esorta alla Verità e ai suoi sostenitori e ai responsabili della
questione non è portatore di sedizione; bensì istiga alla sedizione e al dissidio colui il quale
costringe la gente al falso e preferisce i piaceri mondani alla Verità!”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa
174 Poeta preislamico originario del regno di al-Ḥira. fu anche attivo alla corte sasanide dove traduceva
dall’arabo al persiano. BOSWORTH, Hira, Circle of Ancient Iranian Studies.
175 Versi in realtà diʿUmar b. al-Rabīʿa – Poeta dell’era omayyade
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I giuristi emanarono una fatwà che legalizzava l’omicidio come punizione del sodomita.
Complottarono dunque i servi un piano per assassinarlo, poi, dopo averlo ucciso di notte
nel suo castello a Damasco, fuggirono.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
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beni meravigliosi uguali solo a quelli del paradiso che l’Altissimo ha destinato ai suoi servi
pii.”
La vecchia gli rispose: “Già ho ascoltato tutto ciò, dunque dimmi: avete un sultano che vi
governa tirannicamente e voi siete talmente in balia del suo potere che se uno di voi
commette una qualche colpa egli prende i suoi averi e lo manda in rovina e che quando
vuole vi caccia dalle vostre case e vi fa scomparire?”
L’uomo rispose: “Può succedere.”
La vecchia concluse:
“Orbene ti assicuro che il cibo squisito, la vita agiata, e le splendide comodità nella tirannia
e la prevaricazione sono puro veleno mentre i nostri cibi nella tranquillità sono ottime
leccornie!”.
Alf layla wa layla
329. Paragone
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz su al-Ḥağğāğ:
E se anche ogni nazione portasse il suo faraone e noi avessimo con noi al-Ḥağğāğ, di
sicuro vinceremmo.
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
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330. Direttive disciplinari agli eserciti
ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb a Saʿd b. Abī Waqqāṣ:
Essere timorati di Dio è più utile di prepararsi contro il nemico e più forte dell’astuzia in
guerra: ordino a te e ai tuoi di essere più attenti ai vostre cattive azioni che a quelli del
nemico, i peccati dell’esercito sono più pericolosi per voi che per il vostro nemico.
al-Nuwayrī - Nihāyat al-Arab (g. 16)
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334. Corruzione dei musulmani
al-Wahrānī in una lettera ad al-Qāḍī al-Fāḍil
Il mio signore al-Qāḍī sa che il Profeta ha detto:
La migliore generazione è quella in cui fui mandato, poi quella che segue, poi dopo ancora
e così via fino al Giorno del Giudizio. E Dio l’Altissimo ha detto nel Suo libro a proposito
della gente di quella stessa generazione: [Se ne ricevono una parte son soddisfatti e se non
ne ricevono, eccoli che s’adirano]177. E se le parole di Dio Glorificato sulla gente di quella
generazione sono queste , come sarà, allora, l’uomo di questa che è la sesta?
al-Wahrānī - Maqāmāt
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Il ministro chino la testa e non rispose.
al-Ṯaʿālibī - Yatīmat al-Dahr
340. Previsione
Pronunciato da ʿAwf b. Mālik durante il califfato di ʿUmar:
“O pestilenza, portami via!”
Gli domandarono perché e lui rispose:
“Sei cose temo: che gli Omayyadi diventino califfi; che i giovanotti della gentaglia
diventino principi; la corruzione nel potere; lo spargimento del sangue sacro; l’abbondanza
di guardie e una generazione che cresca trattando il Corano come fosse musica.”
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa
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343. Mestieri raccomandabili
I commercianti, i sarti, i calzolai, i tessitori, i fabbri, la caccia e la pesca e i librai.
al-Ġazzālī - Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn
346. Posizione
Dopo la sconfitta del movimento di Ibn al-Ašʿaṯ, al-Ḥağğāğ aveva arrestato Fayrūz b.
Ḥuṣayn e aveva dato ordine di torturarlo. Quando questi sentì che era prossimo a spirare
disse al boia: “Presso varie persone ho lasciato dei depositi in denaro che, siccome non
sospettano che io stia per essere ucciso, non vi restituiranno mai. Esponetemi, dunque,
nella pubblica piazza cosicché lo vengano a sapere e ve li portino.”
al-Ḥağğāğ saputo ciò, ordinò: “Esponetelo!”
Quando fu esposto sulla porta della città, gridò alla gente: “Chi mi ha conosciuto mi
conosce, per chi non mi conosca sono Fayrūz b. Ḥuṣayn. Presso molte persone lasciai del
denaro in deposito; ebbene, chi ha qualcosa che mi appartiene, adesso è suo: ne disponga
liberamente, nessuno restituisca neanche un dirham”.
Ibn al-Aṯīr - al-Kāmil fī al-Tārīḫ
178 Cristiani ed ebrei, seguaci delle religioni rivelate tramite sacre scritture.
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347. Inizi del potere
Le prime avvisaglie di prevaricazione che apparve nella comunità di Muḥammad furono
quando dissero: “Levatevi dalla strada.” (Per bloccare la strada e fermare il passaggio
delle persone al passaggio dei capi.)
al-Ṯaʿālibī - Laṭāʾif al-Maʿārif
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O molto allegro. Non può giudicare quando è dominato dalla sonnolenza o preoccupato per
una malattia; né quando ha necessità di espletare bisogni corporali; né se il caldo è torrido
o il freddo è pungente.
5) Deve sedersi per giudicare in una postazione evidente, dove tutti possano raggiungerlo.
6) È auspicabile che sia un luogo ampio.
Mulaḫḫaṣ Nahğ al-Balaġa
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354. La situazione asiatica
Muʿāwiya b. Abī Ṣufyān:
Noi siamo il destino: chi apprezzeremo si eleverà, chi disprezzeremo, sarà umiliato.
al-Nuwayrī - Nihāyat al-Arab
357. Totalitarismo
Un tale racconta: “Fuggendo dal Ḥāğğāğ passai per un villaggio, al vedere un cane che
dormiva all’ombra di una giara, mi dissi: “Magari fossi io quel cane, mi tranquillizzerei
della paura del Ḥāğğāğ.” Poi continuai e quando, dopo poco, tornai lì trovai il cane ucciso.
Chiesi di ciò e mi dissero: “È giunto l’ordine del Ḥāğğāğ di uccidere i cani.”
Ibn Nubāta – Sarḥ al-ʿUyūn
183 I primi due califfi dell’era islamica considerati univocamente come personaggi positivi e onesti.
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l’apoteosi!”
Poi si mise in marcia con il bottino e tornò in Tunisia al-Walīd, infatti, gli aveva scritto
di recarsi da lui. Così, con il bottino e i doni, giunse fino in Egitto. al-Walīd intanto,
essendosi ammalato gli scrisse di affrettarsi. Sulaymān – Il principe ereditario -, invece, gli
aveva scritto di temporeggiare fino alla morte del Walīd, in modo che ciò che recava
sarebbe andato a lui. Infine arrivò dal Walīd quando era ancora malato della malattia di cui
morì.
Sulaymān, non appena fu nominato, lo mandò in rovina: lo multò di centomila dirham
prendendogli tutto quello che aveva, lo costrinse a rimanere sotto il sole184, fece uccidere
suo figlio ʿAbd al-ʿAzīz che si trovava in Andalusia, poi si fece mandare la sua testa e
gliela mostrò chiedendogli se lo conoscesse. Egli disse: “Sì, lo conoscevo a digiuno e in
preghiera, sia maledetto se colui che l’ha ucciso era migliore di lui.”
Ibn al-Abbār - al-Ḥulla al-Siyarāʾ
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viaggio, se lo berrete diventerete come noi: ciechi.”
Alf Layla wa Layla
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Un altro invece ha detto: “Piuttosto il coraggioso è colui che quando dorme nessuno ha
niente in sospeso con lui.”
- Il pio è chi non fa male neanche alle formichine.
- Il ṣūfī è come la terra sulla quale si sparge il male ma da cui esce solo il bene.
Avvertenza: “tendenze cristiane” si riferisce al Cristo e non al Cristianesimo.
367. Razzismo
al-Zuhrī
Gli abitanti del paradiso parlano arabo, quelli dell’inferno parlano indiano.
al-Samarqandī - Bustān al-Ārifīn
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sono l’inviato dei poveri a te.” Il Profeta lo accolse:“Benvenuto a te e a coloro da parte dei
quali sei venuto, giacché sei venuto da parte della gente più cara a Dio.” Egli continuò: “O
Inviato di Dio, i poveri dicono: i ricchi si sono accaparrati tutto il bene e poi fanno il
pellegrinaggio! noi non possiamo averne, mentre loro quando si ammalano, accumulano le
loro ricchezze in tesori.” Disse il Profeta: “ Dì ai poveri da parte mia: chi di voi porterà
pazienza nell’attesa della ricompensa di Dio avrà tre cose che i ricchi non avranno.” Citò le
tre cose ed avevano tutte a che fare con il Giorno della Giudizio.”
al-Samarqandī - Tanbīh al-Ġāfilīn
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373. La situazione asiatica
Nel libro al-Iḥāṭa su un gruppo di commercianti del deserto marocchino:
E quando potettero confidare nei loro re, la terrà si prostrò a loro, le loro ricchezze
superarono il limite diventando quasi incalcolabili.
E nel Kitāb al-Aġānī:
al-Muwaffaq (principe abbaside) arrestò Sulaymān b. Wahb e suo figlio ʿUbayd Allāh per
la ricchezza che possedevano. Disse in proposito Ibn al-Rūmī:
Non vedi che la ricchezza manda in rovina il suo possessore
E che quando aumentano le entrate si sbarra la strada?
Ancora nel Kitāb al-Aġānī:
Un mendicante a Baghdad, al tempo del califfo al-Mahdī, implora sul ponte:
“O Dio ti prego costringi il califfo a dare lo stipendio ai soldati, così che comprino le
mercanzie dai mercanti e aumentino le loro ricchezze sulle quali vige la zakāt189 e pertanto
mi diano l’elemosina.
- Il discorso del mendicante esprime un processo economico che comincia dallo
stato con lo schema seguente:
califfo soldati mercanti mendicanti
E nel Šaḏarāt al-Ḏahab di Ibn ʿImād:
Muḥammad b. ʿUmar al-ʿAlawī, capo degli Alawiti era il più ricco a Baghdad nell’anno
390. ʿAḍud al-Dawla gli requisì un milione di dinari e lo mise in galera.
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375. Dogana e contrabbando
Si racconta che un tale aveva importato della merce preziosa che desiderava occultare
dall’imposta del funzionario che gravava su questo genere di mercanzie. Così mentre si
s’industriava per riuscirvi ecco che vide un uomo con un certo seguito e l’aria aristocratica,
tanto che pensò fosse un capo dell’esercito; gli si fece incontro pregandolo di far passare le
sue mercanzie oltre la porta della città (Granada). Costui le prese e le nascose sotto i suoi
vestiti. Non fece neanche pochi metri che lo sfortunato chiese informazioni su quell’uomo
e gli dissero che era proprio colui dal quale era scappato... Rimase di stucco. Dopo essersi
ripreso, lo trovò che lo aspettava all’interno delle mura della città. Questi gli rese il
deposito ed egli lo recuperò, imbarazzato e sbalordito.
Ibn al-Ḫaṭīb - al-Iḥāṭa
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Negare la propria acqua né alle labbra del viandante né al suo bestiame. Discordano invece
sull’irrigazione della terra, dice, infatti, Mālik: “Non si possono negare al proprio vicino le
eccedenze della propria acqua (in sovrappiù rispetto al proprio fabbisogno)”. Mentre
Sufyān afferma: “Non è obbligatorio attenersi a ciò per quanto riguarda la terra. Il discorso
di Mālik è più aderente al detto del Profeta tramandato da Ibn ʿUmar in cui si vieta di
vendere gli avanzi dell’acqua.
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piace a loro.”
382. Alterigia
Farqad al-Sabḫī (ṣūfī) recatosi da al-Ḥasan al-Baṣrī, che indossava una mantello di seta, si
mise a guardarlo fissamente, egli portava un abito di lana. al-Ḥasan gli disse: “Perché mi
fissi mentre indosso i vestiti degli abitanti del paradiso e tu quelli dell’inferno? Chi di voi
porta la devozione negli abiti e la superbia nel petto è più tronfio della sua lana di chi porta
il mantello del proprio mantello!”
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386. Prodigi islamici
Ha detto l’Inviato di Dio che al tempo del Mahdī e di Gesù i tori saranno cari e i cavalli a
buon mercato.
Gli fu domandato:
“Perché si abbasserà il prezzo dei cavalli?”
“Perché mai si useranno per la guerra.” Rispose.
“E perché i tori saranno dispendiosi?”
“Tutta la terra sarà arata.”
al-Maqdisī - ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar
E ancora nella stessa opera a proposito dell’era del Mahdī e di Gesù:
Le persone vivranno una accanto all’altra nelle loro regioni, si accompagneranno nei
viaggi e faranno comunanza dei beni.
388. Apostasia
Detto del Profeta
“Dovete seguire alla lettera le regole di chi c’era prima di voi!”
Gli domandarono: “Gli ebrei e i cristiani?” ed egli rispose: “E chi sennò?”
In una altra versione:”I persiani e i romani?” Ed egli: “Chi c’è oltre questi?”
Ibn Kaṯīr nel suo tafsīr dice che è un ḥadīṯ autentico.
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E in al-Amālī di al-Mufīd al-Ṣādiq dice: Iddio non accetta la preghiera di tre: il primo è lo
schiavo che fugge dai suoi padroni fino a che non ritorna da loro e tende la mano verso di
loro. (Gli altri due non sono citati.)
391. Lo sprezzo per la riduzione in schiavitù dei prigionieri
al-Nābiġa al-Ğaʿdī
Vincemmo e donna libera alcuna non svelammo
Nient’altro che gli acuminati ferri le nostre prede.
Se un'altra scelta avessimo preso, le loro donne
Oneste, nei nostri mercati si potean comprare.
Ma la nostra dignità in alto ci solleva
E gli avi virtuosi ci impediscono l’infamia
393. Paragone?
Maymūn b. Mahrān: “Avrei scelto ʿAlī a ʿUṯmān.” Gli disse allora ʿUmar b. ʿAbd al-
ʿAzīz: “Chi preferisci: un uomo rapido nello spargimento di sangue o un uomo rapido a
rubare?”
Abū Zurʿa - Tārīḫ Dimašq
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disse: “Ciò che indica la sua falsità è che la generazione che è venuta cinquanta anni dopo
di lui è la peggiore di tutto il mondo: è quella in cui in cui al-Ḥusayn fu ucciso, Medina fu
conquistata, la Kaʿba assediata e violata, il sangue proibito versato e i figli dei Muhāğirīn e
degli Anṣār furono esiliati.
Ibn Abī Ḥadīd - Šarḥ Nahğ al-Balaġa
396. Aristocratico
Di ʿAbd Allāh b. ʿUmar
Mi sono recato dall’Inviato di Dio ed egli mi ha offerto un cuscino di pelle ripiena di fibre
di palma ma non mi ci sono seduto, è rimasto in mezzo tra noi.
Aḥmad b. Ḥanbal - Musnad
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400. Prodigi
Sulle notizie del Mahdī al-Muntaẓar
Porrà come condizione di non prendere nessun segretario, di vestirsi unicamente come si
veste il popolo, di cavalcare solo quel che cavalcano gli altri e di contentarsi di poco.
al-Maqdisī - ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar
198Il verbo šammata significa anche dire yarḥamuka Allāh (lletteralmente Dio abbia misericordia di te –
L’equivalente arabo di “salute”) a qualcuno che ha starnutito.
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Nella religione, è al di sopra dall’essere aiutato in ciò che gli spetta di quel Dio l’ha
incaricato. E nessuno, per quanto sia ritenuto insignificante dalla gente e guardato con
sospetto, è così in basso da non aiutare.
Nahğ al-Balāġa
405. Uno a uno
Ṣaʿṣaʿa b. Ṣūḥān a ʿUṯmān:
Principe dei credenti, ti sei piegato la tua nazione si è piegato… Raddrizzati così che si
raddrizzi anche la tua nazione!
Ibn ʿAsākir – Tārīḫ Dimašq
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409. Tra due epoche
Un tale recitò dei versi di Ṭufayl al-Ġanawī del periodo della Ğāhiliyya, in cui lodava i
Banū Ğaʿfar per la protezione che gli accordavano, poi disse:
“Magari sapessi cosa ha trovato nei Banū Ğaʿfar da parlarne così.” Labīd al-ʿĀmirī, che
era presente, gli rispose: “Caro cugino, tu hai raggiunto un’epoca nella quale per la gente è
stato istituito un servizio di sicurezza per dividerli gli uni dagli altri; la casa del
sostentamento lascia uscire un servo con una sporta per portare aiuto alla sua famiglia e le
persone ricevono retribuzioni dalla cassa dello stato. Se avessi vissuto all’epoca di Ṭufayl
quando diceva ciò ai Banū Ğaʿfar non l’avresti rimproverato... ”
410. Un uomo
Baššār b. Burd su Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh
Contro il re tiranno sfida la morte
E lo scaglia nel gorgo furioso
411. Razzismo
Nel Kitāb al-Aġānī:
Solamente la donna dei Qurayš a sessant’anni è ancora fertile.
E solamente l’araba lo è ancora a cinquanta anni.
.
412. Riforma mediatica
ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz incaricò un uomo di stare nella moschea di Damasco per
raccontare alle persone delle campagne di guerra del Profeta e delle virtù dei suoi
Compagni, avvertendolo che i Banū Marwān200 detestavano ciò e lo vietavano.
al-Aġānī
413. Archivio
Ğaḥẓa al-Barmakī ha detto: “al-Muʿtamid aveva ordinato per la cantante Šārya mille
abiti di tutti le fogge più particolari che le furono portati, mi disse allora ʿAlī b. Yaḥyà al-
Munağğim (uno degli uomini dello stato ai suoi tempi): “Aspettami per uscire”. Lo feci ed
egli mi domandò: “Sei a conoscenza che qualche califfo abbia comandato simili cose per
una cantante, come ha fatto il Principe dei credenti oggi per Šārya?” Risposi di no. Diede
dunque ordine che fossero portate le biografie dei califfi. Arrivarono i servi portandole in
degli enormi registri, cominciammo a sfogliarli ma non trovammo nessuno che prima di lui
aveva fatto ciò.
al-Aġānī
200 Si riferisce ai suoi parenti del ramo Marwanide degli Omayyadi che l’avevano preceduto sul trono del
califfato.
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220
414. Questione legale
Al tempo del suo califfato, un uomo che aveva sposato la moglie del padre, fu portato da
ʿUmar che lo interrogò e quegli confessò giurando che non sapeva che fosse proibito.
ʿUmar allora li divise ma non lo punì poiché non era a conoscenza della proibizione.
416. Califfi e re
Abū Ğaʿfar al-Manṣūr:
Quattro sono i califfi: Abū Bakr, ʿUmar, ʿUṯmān e ʿAlī.
E quattro sono i re: Muʿāwiya, ʿAbd al-Malik, Hišām ed io.
al-Suyūṭī - Tārīḫ al-Ḫulafāʾ
Gruppo kharigita diffuso in Bahrein e nella Yamāma, il nome deriva dal loro fondatore Nağda b. ʿĀmir al-
201
221
222
418. Uomini
Un poeta dei Rabīʿa replica alla minaccia di Muʿāwiya di punire la sua tribù per aver
sostenuto ʿAlī b. Abī Ṭālib:
Non ci sottovalutare, o Muʿāwiya: invero noi
Il giorno dello scontro, ti sbaraglieremo, Muʿāwiya!
Nahār b. Tawsiʿa:
Se il principe non ci renderà giustizia
Gli andremo incontro come leoni
al-Ḥuṣayn b. al-Ḥamām:
Non son tale da provar vergogna delle gioie della vita
Ne mai salirei su una scala fuggendo la morte
Ho tardato risparmiando vita senza trovare
Altro modo di vivere che l’avanzare.
Le nostre ferite non sanguinano sui talloni
Bensì sui piedi, goccia il nostro sangue.
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malati che non nessuno né hanno denaro. E se hanno incarcerato delle persone a causa
dei loro debiti, non li mettano insieme ai criminali nello stesso edificio né nella stessa
cella. E di controllare che quelli che mettono a sorvegliare le loro prigioni siano persona
fidate e che non accettino corruzione, poiché chi accetta la corruzione, poi fa quello che gli
è stato richiesto.
E scrisse ad Ab Bakr ʿAmr b. Ḥazm (a Medina) di passare in rassegna i prigionieri ogni
sabato e accertarsi dei delinquenti.
E scrisse a ʿAbd al-Ḥamīd (In Iraq) di costringere i criminali in carcere e vestirli con un
maglione d’inverno e due abiti per l’estate e altre cose per il loro benessere.
Ibn Saʿd - Ṭabaqāt
422. Uguaglianza
Vangelo di Giovanni
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro:
“Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamerete maestro e signore e dite bene perché lo
sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete
lavarvi i piedi gli uni con gli altri. . Vi ho dato, infatti, l’esempio perché come ho fatto io,
facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone,
né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le
metterete in pratica.(…)”203
202 Matteo VI, 24. Traduzion presa da “La Bibbia di Gerusalemme, Nuovo Testamento”
203 Giovanni XIII, 12
204 Giovanni XV, 18
225
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424. La comunità di Gesù
La società di coloro che avevano creduto era un unico cuore e un’ unica anima. Non c’era
CHI considerava le sue cose come di sua proprietà ma presso di loro tutto era in comune.
Nessuno era indigente poiché coloro i quali possedevano campi o case li vendevano e
portavano i ricavati delle vendite per metterli ai piedi degli apostoli che poi li distribuivano
tra tutti coloro che ne avevano bisogno.
* Si compari questo sistema con quello dell’Ulfa che aveva istituito Ḥamdān b. al-Ašʾaṯ
capo dei Carmati del Sawād nella sua Dār al-Hiğra.
al-Ğaḥiẓ:
Colui che, ebreo, cristiano o ateo, che diverge dalla fede islamica, se è ostinato contro la
propria
227
228
fede allora è colpevole; se invece ha ragionato ma non è riuscito a comprendere la verità
allora è giustificato. Se invece non ha ragionato e quindi non ha conosciuto la necessità del
ragionamento, anch’egli è giustificato, poiché Iddio l’Altissimo non assegna a nessuno
niente che non possa adempiere.
al-Ġazzālī - al-Mustaṣfà
427. Dogma
Un tale domandò ad Abū Sulaymān al-Dārānī: “Erano forse facoltosi ʿUṯmān b. ʿAffān e
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAwf?”
Ed egli:
“Taci! ʿUṯmān e ʿAbd al-Raḥmān erano invero solo due custodi del tesoro di Dio sulla
terra che spendevano per il bene.”
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prole senza però riuscire a prender parte alla preghiera comune; o guadagnare quattro
dāniq205, presenziare alla preghiera collettiva, senza però procurare il sostentamento per se
stesso né la sua prole?
“Che guadagni il suo dirham e preghi da solo.”
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Sai bene che fu plasmata da un sol creatore
Eppure sembran due: l’uno esperto e l’altro maldestro.
207Nel 162 compare lo stesso dialogo con i personaggi invertiti: è ʿAbd al-malik a chiedere a un Kharigita
cosa pensi di al-Ḥağğāğ
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440. Per confondere il potere
Quando Ḥasan al-Baṣrī parlava di ʿAlī b. Abī Ṭālib nel periodo degli Omayyadi era solito
dire: “Abū (il padre di Zaynab) Zaynab ha detto208…”
Hādī al-ʿAlawī: “Quando il mio professore Ibrāhīm Kabba209 citava Lenin nel periodo
della monarchia diceva: “Vladimir Ilich ha detto…”!
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E non fa partecipare i più vicini nella gestione del potere
Ne i più deboli, quando la corda si tende allo spasimo
446. Equità
Nel Kitāb al-Aġānī
La moglie di un ebreo della tribù Qurayẓa chiamato Awas b. Ḏabbī si fece musulmana e lo
lasciò. Poi, siccome provava nostalgia, tornò da lui prese a chiedergli di abbracciare
l’Islam. Rifiutò dicendo:
Mi ha invitato all’Islam il giorno che c’incontrammo
E le ho detto, no, diventa piuttosto tu ebrea
Noi infatti seguiamo la Torà di Mosè e la sua religione
Ma giuro che anche quella di Muḥammad è religione
Entrambi riteniamo che la retta via sia nella propria fede
Perciò chi giunge alle porte della salvezza, indichi la via.
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450. Condizione della tirannide
Maymūn b. Mahrān:
Se gli antenati vedevano un uomo a cavallo e una persona correre dietro di lui dicevano:
“Iddio maledica chi è tiranno!”
Ibn al-Ğawzī - Muḫtaṣar Ṣifat al-Ṣafwa
Maymūn b. Mahrān era uno degli ausiliari di ʿUmar b. ʿAbd alʿAzīz.
452. Opportunismo
al-Manṣūr
Quando il tuo nemico tende la sua mano verso di te, se ne avrai la possibilità tagliala;
altrimenti baciala.
al-Suyūṭī - Tārīḫ al-Ḫulafāʾ
239
240
456. Condizione per la pace?
Ibn ʿArabī
Se nessuno vuoi temere, nessuno devi spaventare.
Vivrai al sicuro da ogni cosa, se ogni cosa sarà al sicuro da te.
Mağmūʿā Ġurāb / Tarğamat Ḥayātihi
241
Appendice
Kḥl.: ʿUMAR RIḌÀ KAḤḤĀLA , Muʿğam al-muʾallifīn, Muʾassasa al-Risāla, Beirut 1993
242
INDICE DEGLI AUTORI E DELLE OPERE
(il numero tra parentesi quadra alla fine di ogni voce indica il capitoletto dell’antologia
nel quale l’opera viene citata)
243
Ibn Sīnā. Nelle sue opere tenta di riconciliare di attuare la riconciliazione dell’Islam con il
pensiero filosofico. Così lo presenta Hādī al-ʿAlawī: “Filosofo del quarto secolo
dell’Egira, non vincolato a nessuna filosofia specifica, l’influsso del pensiero greco sui
suoi scritti è debole, per questo, forse, non è conosciuto.” (HĀDĪ AL-ʿALAWĪ, al-Mustaṭraf
al-Ğadīd, note fine capitolo.)
al-Iʿlām bi-Manāqib al-Islām: (Un esposizione dei meriti dell’Islam) Il fine di questo libro
è la dimostrazione razionale della superiorità morale dell’Islam sulle altre religioni,
specificatamente sullo zoroastrismo e il manicheismo. Vedi: Vadet, J.C. (1974-5) 'Une
Défense philosophique de la sunna: les Manaqib al-islam d'al-'Amiri', Revue des études
islamiques. [372, 415]
(www.muslimphilosophy.com)
- Abū Dāwūd
Abū Dāwūd Sulaymān b. al-Ašʿaṯ al-Siğistānī (817-889). Tradizionista originario del
Siğistān, viaggiò per tuta l’ecumene islamica. Scrisse in tutto 21 libri.
Sunan: Kitab al-Sunan (il libro delle tradizioni) Il terzo dei sei libri di ḥadīṯ canonici sulla
sunna per i sunniti. [268, 403, 419]
(J. ROBSON, Abū Dāʾwūd al-Sidjisānī, E.I.)
244
al-Imtāʿ wa-l-Muʾānasa: (Il diletto e l’intrattenimento) Il resoconto letterario di trentasette
notti passate a rispondere alle domande del ministro Ibn Saʿdān sui più disparati argomenti
dotti. [59]
(S.M. STERN, s.v. Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī, E. I.) (Brockelmann: g, I:244) (Kḥl. II, 509)
- Abū Yūsuf
Yaʿqūb b. Ibrāhīm al-Anṣārī (731-798) Allievo di Abū Ḥanīfa, fu il primo a diffondere il
suo maḏhab. Sotto i califfi abbasidi svolse il ruolo di giudice, divenne amico personale di
al-Rašīd che lo insignì del titolo di qaḍī al-qūḍāt (giudice dei giudici). Della sua
produzione letteraria che doveva essere imponente come ci testimonia il Fihrist rimane
solo Kitāb al-Ḫarāğ.
al-Ḫarāğ: kitāb al-Ḫarāğ (il libro delle tasse) un trattato sulle pubbliche finanze, le tasse, la
giustizia commissionatogli da al-Rašīd. [18]
(Zrk, s.v. Yaʿqūb b. Ibrāhīm) (J. SCHACHT, s.v. Abū Yūsuf, E.I.)
245
- Abū Zurʿa
Muḥammad b. ʿUṯmān b. Zurʿa (...-914) Giudice e storico damasceno.
Tārīḫ Dimašq (la storia di Damasco) Libro sulla storia della Siria in epoca islamica, tra le
fonti di cui si è avvalso Ibn ʿAsākir (vedi voce). [285, 393]
(Zrk. s.v. Muḥammad b. ʿUṯmān)
- Aḥmad b. Ḥanbal
Aḥmad b. Ḥanbal l’imam di Baghdad (780-855) Teologo, giurista e tradizionista, il
fondatore della scuola giuridica hanbalita. Durante il regno di al-Maʾmūn viene arrestato e
imprigionato per non aver accettato la teoria mutazilita del Corano creato patrocinata dal
califfo. Quando al-Mutawwkil abroga e vieta la il mutazilismo egli può riprendere ad
insegnare e anzi il califfo gli affida l’insegnamento degli ḥadīṯ al figlio principe ereditario
al-Muʿtazz, il quale una volta divenuto califfo si servirà di Aḥmad per attuare l’opera di
restaurazione del sunnismo.
Musnad: La sua opera più importante, un’imponente collezione di ḥadīṯ classificati
secondo il nome del trasmettitore invece che secondo gli argomenti come le altre raccolte
di Buḫārī e Muslim. [310, 390, 396,
(H. LAOUST, s.v. Aḥmad b. Ḥanbal)
- al-Abšīhī
Bahāʾ al-Dīn Abū al-Fatḥ Muḥammad b. Aḥmad (1388-1448) Antologista egiziano
originario di un villaggio del Fayyūm: Abšūya da cui prende il suo nome.
al-Mustaṭraf fi Kull Fann Mustaẓraf: (la selezione preziosa in tutte le arti eleganti) Un’
antologia di brani letterari tratti da svariate fonti e disposti in modo armonico e piacevole:
versetti coranici, poesie della Ğāhiliyya, ḥadīṯ del Profeta, prosa ritmata, aneddoti curiosi si
susseguono senza mai stonare tra loro ordinati per argomenti secondo l’intento dell’autore
di esaltare virtù quali la generosità, la pazienza e la morigeratezza. L’opera ebbe molta
fortuna e diffusione, ci sono oltre dieci edizioni solo al Cairo, inoltre una traduzione turca
dell’1845 ci testimonia come la sua popolarità sia continuata fino in epoca moderna. [92,
163, 165]
(J.C. VADET, s.v. al-Ibshihī, E.I.)
246
- al-ʿĀmilī
Muḥammad b. Ḥusayn Bahāʾ al-Dīn (1547-1621) Autore di numerose opere in arabo e in
persiano originario del monte ʿĀmila in Siria, emigrato in Persia dove ottenne privilegi alla
corte dello Šāh ʿAbbās.
al-Kaškūl: (la bisaccia del mendicante) un’ antologia letteraria. [53, 59]
(E.I.)
- al-Balāḏurī
Aḥmad b. Yaḥyà al-Balāḏurī (...-892) Storico di origine persiana attivo a Baghdad nella
cerchia della corte abbaside, era intimo amico del califfo al-Mutawakkil. Prende il suo
soprannome dalla droga balāḏur (semecarpium anacardium) un corroborante per la
memoria, il cui abuso l’avrebbe condotto alla morte, anche se c’è chi sostiene che questa
vicenda sia da attribuire al nonno. Il suo lavoro più importante è Kitāb Futūḥ al-Buldān (il
libro delle conquiste dei paesi) edito da Michael Jan de Goeje (Liber Expugnationis
Regionum, Leiden 1863-66), la storia dell’espansione militare araba.
al-Ansāb: Ansāb al-Ašrāf (le genealogie dei personaggi illustri) Rimasto incompleto, un
dizionario biografico dell’aristocrazia arabo islamica redatto in forma genealogica. [193,
194, 197, 199, 200, 201, 218]
(C.H. BECKER [ROSENTHAL] s.v. Balādhurī, E.I)
- al-Bayhaqī
Abū Bakr Aḥmad b. al-Ḥusayn al-Bayhaqī (994-1066) Studioso di ḥadīṯ appartenente alla
scuola Sciafiita, originario di Ḫusrawğird, villaggio nei pressi di Bayhaq vicino alla città di
Nishapur.
al-Maḥāsin wa-l-Masāwīʾ: (le virtù e i difetti) [144]
(Zrk. s.v. Aḥmad b. Ḥusayn)
- al-Buḫārī
Muḥammad b. Ismaʿīl (819-870) Insigne tradizionista, originario di Buḫārà, la sua
biografia è simile a quella degli altri raccoglitori di ḥadīṯ: lunghi viaggi in cerca di
tradizioni e ritorno alla patria per redigere la raccolta.
Ṣaḥīḥ: al-Ğāmiʿ al-Ṣaḥiḥ (la raccolta autentica) Tra le sei compilazioni canoniche di ḥadīṯ
sunniti, è considerata di pochissimo inferiore a quella di Muslim. [15, 274]
(J. ROBSON, s.v. al-Bukhārī, E.I)
247
- al-Dārimī
ʿAbd Allāh b. ʿAbd al-Raḥmān Abū Muḥammad al-Samarqandī (797-869) studioso di
ḥadīṯ e del Corano, visse una vita pia e frugale, rifiutò la carica di Giudice offertagli dal
Sultano di Samarcanda.
al-Sunan: (le le tradizioni) Chiamata anche erroneamente Musnad, i detti sono raggruppati
per argomento e non per trasmettitore; è una compilazione di ḥadīṯ più snella delle sei
raccolte canoniche.
(J. ROBSON, s.v. al-Dārimī) [395]
- al-Dūlābī
Muḥammad b. Aḥmad Abū Bišr al-Dūlābī (839-923) Storico e trasmettitore di ḥadīṯ
originario di Rayy (Iran) si trasferì in Egitto per apprendere gli ḥadīṯ, perì recandosi in
pellegrinaggio.
al-Kunà wa al-Asmāʾ: (le kunya e i nomi) Catalogo con biografie sui trasmettori di ḥadīṯ.
[96, 188]
(Zrk. s.v. Muḥammad b. Aḥmad)
- al-Faḫr al-Rāzī
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿUmar Faḫr al-Dīn al-Rāzī (1149-1209) teologo della
scuola Asciarita e giurista secondo il maḏhab sciafiita, dotto in tutte le discipline religiose
e letterarie. Originario di Rayy, viaggiò molto per l’Asia centrale attraendo sempre
moltitudini di studenti. Ha scritto lasciato numerosi libri nell’ambito della filosofia e della
religione che hanno molto avuto molta influenza sui pensatori musulmani a lui posteriori.
al-Tafṣir al-Kabīr: (il grande commentario) anche noto come Mafātīḥ al-Ġayb (le chiavi
dell’ignoto) è certamente la sua opera più importante, un imponente commentario coranico
(8 volumi) d’impostazione filosofica. [22, 23, 24, 25, 26, 174, 267, 268]
(H. MASSÉ, s.v. Fakh al-Dīn, E.I.)
248
- al-Ǧāḥiẓ
Abū ʿUṯmān ʿAmr b. Baḥr al-Fuqaymī al-Baṣrī, chiamato al-Ğāḥiẓ (quello dagli occhi
sporgenti) a causa di una malformazione agli occhi. Scrittore, filosofo mutazilita, forse il
più grande autore di prosa della letteratura araba classica, originario di Baṣra da una
famiglia modesta, si spostò a Baghdad dove studiò filologia da maestri del calibro di al-
Aṣmaʿī e al-Anṣārī e apprese il kalām e il mutazilismo dal celebre filosofo mutazilita al-
Naẓẓām. Scrisse più di 170 tra libri e dissertazioni, tra i quali ricordiamo al-Bayān wa
Tabyīn (la prova e la dimostrazione) un trattato “caotico” dove brani letterari e poetici e
religiosi si intersecano con discorsi sulle varie branchie del sapere umano e Kitāb al-
Ḥayawān (bestiario) un’ enciclopedia sugli animali.
Kitāb al-Biġāl: (Il libo dei Muli) Aneddoti e storie in cui compaiono muli.[124]
al-Buḫalāʾ: Kitāb al-Buḫalāʾ (il libro degli avari) [2, 126] Una raccolta di aneddoti e
racconti che attorno al tema dell’avarizia, considerato uno dei suoi capolavori per ironia e
arguta descrizione dell’animo umano.
al-Burṣān: [1] Kitāb al-Burṣān wa al-ʿUrğān wa al-ʿUmyān (il libro dei lebbrosi, degli
zoppi e dei ciechi) Aneddoti e storielle con protagonisti solo personaggi che hanno sofferto
di tali malattie nella storia araba)
Faḫr al-Sūdān: Risālat Mufāḫarat al-Sūdān ʿalà al-Baydān (dissertazione sulla superiorità
dei neri sui bianchi) [231, 284]
al-Ḥiğāb: [67, 129]
(CH. PELLAT, s.v. al-Djāḥiẓ, E.I.)
- al-Ġazzālī
Abū Ḥāmid Muḥammad b. Muḥammad al-Ṭūsī (1058-1111) Uno dei maggiori teologi
musulmani, detto anche Ḥuğğat al-Islām (la prova dell’Islam), mistico, giurista,
riformatore religioso, è uno dei personaggi chiave del dottrina islamica sunnita.
Fondamentale è stato il sui contributo alla sistemazione del sufismo e la sua integrazione
nella teologia ufficiale. Ha scritto numerosi libri sia in arabo che in persiano.
Faḍāʾiḥ al-Bāṭiniyya: (gli scandali degli allegoristi) [169]
Iḥyāʾ ʿUlūm al-Dīn: (la rinascita delle scienze religiose) L’opera capitale di al-Ġazzālī,
divisa in vari libri per argomento rappresenta una guida completa per il devoto musulmano
su ogni aspetto della vita religiosa. [28, 29, 30 287, 288, 289, 290, 291, 292, 293, 195, 343,
344, 345, ]
249
al-Mustaṣfà: al-Mustaṣfà min ʿIlm al-Uṣul (la purificazione delle scienze del diritto) un
opera magistrale sulle fonti del diritto islamico. [425]
(W. MONTGOMERY WATT, s.v. al-Ghazālī, E.I.)
al-Ḫaṭīb al-Baġdādī
Abū Bakr Aḥmad b. ʿAlī (1002-1071), Storico, versato nella scienza degli ḥadīṯ, originario
di un villaggio sotto Baghdad.
Tārīḫ Baġdād: (la storia di Baghdad) Un’ enciclopedia biografica in 14 volumi su circa
7800 personalità, anche donne, che ebbero un ruolo nella vita politica e culturale di
Baghdad. [90, 188]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Khaṭīb al-Baghdādī, E. I.)
- al-Ḫawārizmī
al-Muwaffaq b. Aḥmad Abū al-Muʾayyid al-Makkī al-Ḫawārizmī (...-1172) Giurista,
oratore, letterato e poeta originario della Mecca fu attivo in Corasmia.
Maqtal al-Ḥusayn: (l’omicidio di al-Ḥusayn) la storia della strage di Karbalāʾ, considerata
una delle opere migliori su questo argomento nelle fonti sciite. [131]
(Kḥl, III: 940) (http://www.imamreza.net/arb/imamreza.php?id=2586)
- al-Ḥuṣrī al-Qayrawānī
Abū Išāq Ibrāhīm b. ʿAlī (...-m.1022) Letterato e poeta originario di Qayrawān, si sa poco
della sua vita.
250
Zahr al-Ādāb: Zahr al-Ādāb wa Ṯamar al-Albāb (il fiore delle belle lettere e il frutto degli
intelletti) Una piacevole antologia letteraria di finezze e rarità, come l’autore dell’ʿIqd al-
Farīd. [448,449]
(CH. BOUYAHIA, s.v. al-Ḥuṣrī, E.I.)
- al-Kulaynī
Abū Ğaʿfar b. Yaʿqūb (----939) Tradizionista sciita duodecimano originario di un villaggio
vicino a Rayy in Iran, studiò a Qumm per poi stabilirsi nei pressi di Kūfa dove scrisse la
sua voluminosa opera Kitāb al-Kāfī, (il libro bastevole) : un’ enorme raccolta delle
tradizioni degli imam sciiti, redatta con l’obiettivo di fungere da guida completa per il
credente su teologia, legge e dottrina. Il trattato è diviso in tre parti: al-Uṣūl, al-Furūʿe al-
Rawḍa.
Uṣūl al-Kāfī: (I principi fondamentali necessari) la prima parte del libro dedicata alla
teologia, l’imamato e la preghiera. [55, 57, 58, 60, 61, 142]
- al-Maʿarrī [138]
Abū al-ʿAlāʾ Aḥmad b. ʿAbd Allāh (973-1058) Poeta, letterato e filosofo, portento
letterario, figura imprescindibile per comprendere gli sviluppi della letteratura araba nel
mondo arabo islamico per la maestosa influenza che ha esercitato sugli intellettuali
posteriori. Originario di Maʿarrat al-Nuʿmān città nella Siria settentrionale, all’età di
quattro anni fu colpito dalla malattia del vaiolo che lo ree cieco. Dopo aver studiato ad
Aleppo ed Antiochia si recò a Baghdad per respirarne la vivacità intellettuale e nondimeno
per ottenere riconoscimento per la sua arte poetica, tuttavia vi rimase poco, meno di due
anni, deluso dall’ambiente intellettuale della capitale. Pare anche che sia stato umiliato nel
circolo letterario di al-Šarīf al-Murtaḍa da cui fu addirittura malamente cacciato. Nella via
251
di ritorno alla sua città natale lo colse la notizia della morte della Madre provocandogli
struggimento e sensi di colpa che sublimò per iscritto nella celebre lettera allo zio materno.
Dopo quest’avvenimento decise di isolarsi in una sorta di eremitaggio letterario e così
rimase fino alla fine dei suoi giorni. Tra le sue opere ricordiamo al-Luzūm mā lā Yalzam
(costrizione non obbligatoria) una prodigiosa raccolta poetica in cui esibì tutto il suo
talento imponendosi di far rimare anche la penultima sillaba dei versi e non solo l’ultima
come era richiesto dalla metrica araba. (Sulla vita del letterato v. ʿĀʾiša ʿAbd al-Raḥmān
“Bint al-Šāṭiʾ”, Maʿ Abī al-ʿAlāʾ fī Riḥlat Ḥayyātihi, Beirut 1932)
al-Fuṣūl wa al-Ġāyāt: al-Fuṣūl wa al-Ġāyāt fī Tamğīd Allāh wa al-Mawāʿīẓ (capitoli e
conclusioni sulla glorificazione di dio ed ammonimenti) Componimento in prosa rimata
che tanto diede adito alla disputa sulla fede di al-Maʿarrī o sul suo presunto ateismo,
giacché fu accusato di aver volutamente imitato lo stile del Corano per dimostrare che esso
non era un miracolo. [453]
Risālat al-Ġufrān: (l’epistola del perdono) “Fantasia escatologica che immagina il
viaggio di un amico nell’oltretomba,i suoi incontri con illustri personaggi del passato,
soprattutto letterati e poeti” (F. Gabriel, la letteratura araba, Sansoni,1967, p. 42). Forse
la sua opera più famosa nel mondo occidentale per gli accostamenti che sono stati fatti con
la Divina Commedia di Dante, è la risposta a una lettera dell’amico Ibn Qārih con la quale
poneva ad al-Maʿarrī quesiti di natura intellettuale, a cui egli replicò con questa magnifica
opera. [433]
al-Ṣāhil wa al-Šāmiğ: Risālat al-Ṣāhil wa al-Šāmiğ (lettera di un cavallo e un mulo) Una
critica spietata alla situazione polita siriana del suo tempo i cui personaggi sono
simboleggiati da animali con il dono della parola. [454]
(P. SMOOR, s.v. al-Maʿarrī, E.I.)
- al-Mağlisī
Mullā Muḥammad Bāqir (1627-1696) Raccoglitore di ḥadīṯ, giurista, uno dei più influenti
autori nello sciismo duo decimano. Attivo alla corte dei sovrani Safavidi di Isfahan, dove
fu insignito del titolo di Šayḫ al-Islām ono documentati anche i suoi controversi rapporti
con il sultano moghul Awrangzib.
Biḥār al-Anwār: (gli oceani delle luci)Immensa enciclopedia islamica (110 volumi)
comprensiva di ḥadīṯ del Profeta e degli imam sciiti, nozioni storiche, commenti coranici.
[16, 17, 238]
(ABDUL-HADI HAIRI, s.v. al-Madjlisī, E.I.)
252
- al-Maqdīsī
Non si è identificato quest’autore
ʿIqd al-Durar fi Aḫbār al-Mahdī al-Muntaẓar: (la collana di perle sulle notizie del Mahdī
atteso) [386, 387, 400]
- al-Masʿūdī
Abū al-Ḥasan ʿAlī b. al-Ḥusayn (896-956) Storico e geografo, nativo di Baghdad, durante
la sua vita compì numerosi viaggiò per tutta l’ecumene islamica tanto da essere definito
l’Erodoto islamico. Gli vengono attribuite circa venti opere.
Murūğ al-Ḏahab: Murūğ al-Ḏahab wa Maʿādin al-Ğawhar (le praterie d’oro e le miniere
di diamante) l’opera a cui deve, a pieno merito, la sua fama, è una vasta enciclopedia in
123 capitoli composta di due parti principali: la prima contiene la storia, della geografia,
gli usi e le ccredenze di varie popolazioni della terra; mentre la seconda tratta delle vicende
islamiche dai giorni del Profeta fino al califfo abbaside al-Muṭʿī (946-974). [ [11, 12, 88,
215, 216, 217, 244, 265, 283 ]
al-Tanbīh wa-l-Išrāf: (il monito e il riscontro) Una sorta di sintesi commentata delle sue
opere storiche . [108]
(CH. PELLAT, s.v. al-Masʿūdī, E.I.)
- al-Māwardī
Abū al-Ḥasan ʿAlī b. Muḥammad (975-1058). Giurista sciafiita e letterato, lavorò come
giudice e come dignitario di fiducia dei califfi abbasidi al-Qādir e al-Qāʾim che gli
affidarono missioni diplomatiche. Era celebre per la sua oratoria, fu insignito del titolo di
Aqḍā al-Quḍāt (giudice supremo) .
Adab al-Wazīr: (la letteratura del visir) il nome con cui è conosciuta l’opera Kitāb
Qawānīn al-Wizāra wa Siyāsat al-Mulk (libro sulle regole del visirato e della politica del
regno) [111, 118]
Tashīl al-Naẓr: (l’agevolazione dello sguardo) Un opera sulle poliche e le differenti forme
di governo. [236, 237]
Naṣīḥat al-Mulūk: (il consiglio dei re) [239, 240]
Adab al-Dunyā wa al-Dīn: (la letteratura della vita e della religione) Una raccolta di brani
della letteratura, versi del Corano e detti del Profeta. [31]
253
Sulla visione politica di al-Māwardī si veda: H. MIKHAIL, Politics and Revelation.
Mawardi and after, Cambridge University Press 1995, 120. (C. BROCKELMANN, s.v. al-
Māwardī, E.I.)
- al-Maydānī
Abū al-Faḍl Aḥmad b. Muḥammad al-Naysābūrī (...-1024) Filologo arabo originario di
Nishapur, autore, tra le altre opere, anche di un dizionario arabo persiano)
Mağmaʿ al-Amṯāl: (la raccolta dei proverbi) la più vasta e popolare raccolta di proverbi
arabi, tradotta anche in latino G. W. Freitag (Bonn, 1838, 43) [4, 27]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Maydānī, E.I.)
- al-Mubarrid
Abū al-ʿAbbās Muḥammad b. Yazīd (826-898) Grammatico e letterato, divenne la guida
della scuola grammaticale di Baṣra. Attivo alla corte abbaside, amico personale di al-
Mutawakkil che lo volle con se a Samarra. Compose numerose oper in ambito linguistico.
al-Kāmil: al-Kāmil fi al-Adab (perfetto della letteratura) collettanea letteraria molto vasta
con brani di prosa, poesie, detti del Profeta e i contenuti delle lezioni dell’autore corredate
dai dialoghi e le dispute letterarie. [175, 176]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Mubarrad, E.I.)
- al-Mufīd
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Muḥammad (948-1032) Teologo sciita duodecimano.gli si
attribuiscono circa duecento libri.
al-Amālī: (i dettati) [390, 238]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Muḥammad) (G. TROUPEAU, s.v. al-Mufīd E.I.)
- al-Murtaḍà
Abū al-Qāsim ʿAlī b. al-Ḥusayn al-Šarīf al-Murtaḍà (967-1044) Allievo di al-Mufīd (vedi
sopra) Letterato e teologo, animatore dei circoli sciiti di Baghdad. Delle sue opere, per
quanto numerose, ce n’è giunta una parte ed inoltre si confondono con quelle attribuite al
fratello al-Raḍī, il compilatore della Nahğ al-Balāġa (v.v.) secondo la tradizione.
al-Amālī: (i dettati) Un genuino libro di letteratura composto da 80 mağālis (sedute) di
dotti che discutono alla maniera mutazilita sull’interpretazione di versi del Corano e ḥadīṯ.
[426, 439] (C. BROCKELMANN, s.v. al-Murtaḍà, E.I.)
254
- al-Nawawī
Muḥyī al-Dīn Abū Zakariyyāʾ Yaḥyà b. Šaraf (1223-1277) Giurista sciafiita nato a Nawā,
a sud di Damasco. Famoso per la sua vita frugale, quasi ascetica, fu espulso da damasco
dal sultano mamelucco Baybars per essersi fatto portavoce del popolo nel pretendere
l’abbassamento delle tasse. Morì a Nawā senza essersi mai sposato. Uno dei massimi
esperti di ḥadīṯ del suo tempo scrisse numerose opere tra le quali ricordiamo un
commentario della Sunan di Muslim.
Riyāḍ al-Ṣāliḥīn: (il giardino degli onesti) Biografie e detti dei mistici sufi. [141]
[HEFFENING, s.v. al-Nawawī, E.I.)]
- al-Nuwayrī
Muḥammad b. al-Qāsim. (...-dopo il 1373) Storico originario di Alessandria del periodo in
cui i i crociati francesi sotto la guida di Pierre de Lusignan saccheggiarono la città, come
racconta nel suo libro al-Ilmām
al-Ilmām: al-Ilmām fimā Ğarat fīhi al-Aḥkām al-Maqḍiyya fi Waqiʿat al-Iskandariyya (il
resoconto di ciò cui hanno portato le decisione prese nella battaglia di Alaessandria) [181,
247]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Qāsim) (C.E. BOSWORTH, s.v. al-Nuwayrī, E.I.)
- al-Nuwayrī
Šihāb al-Dīn Aḥmad b. ʿAbd al-Wahhāb (1279-1333) Storico ed enciclopedista, uno degli
autori più noti del periodo. Avendo goduto del patrocinio del sultano mamelucco
Muḥammad b. Qalāwūn che lo insignì di varie cariche amministrative, visse in prima
persona molti eventi politici della sua era, come ci dimostra la sua biografia dettagliata
(E.I.).
Nihāyat al-Arab: Nihāyat al-Arab fī Funūn al-Adab (il culmine dell’aspirazione nelle arti
della letteratura) Opera enciclopedica monumentale di 9000 pagine in 31 volumi. [318,
330, 354]
(CHAPOUTOT- REMADI, s.v. al-Nuwayrī, E.I.)
- al-Qālī
Abū ʿAlī Ismāʿīl b. al-Qāsim (901-967) Originario di Qāliqālā in Armenia da cui trae il suo
nome. Studiò a Baghdad da i più frandi linguisti dell’epoca. Chiamato dal califfo ʿAbd al-
255
Raḥman per educare i suoi figli si recò a Cordoba alla corte omayyade andalusa dove visse
negli agi e nel lusso fino alla morte.
al-Amālī: (i dettati) Imponente opera letteraria collettanea, contiene i dettati delle sue
lezioni agli studenti nell’università di Cordoba. [281, 282]
(R. SELLHEIM, s.v. al-Ḳālī, E.I.)
- al-Qalqašandī
Šihāb al-Dīn Abū al-ʿAbbās Aḥmad b. ʿAlī (1353-1418) Giurista egiziano, autore di molti
libri, segretario di cancelleria per i sultani mamelucchi. Scrisse di legge, letteratura e kitāba
(segretariato) [113, 114, 115]
(C.E. BOSWORTH, s.v. al-Ḳalḳašandī, E.I.)
- al-Qifṭī
Ğamāl al-Dīn Abū al-Ḥasan b. Yūsuf (1172-1248) Versatile autore originario di Qift (la
romana Justiniapolis) nell’alto Egitto. Studiò a Gerusalemme al seguito del padre che
lavorava come segretario per al-Fāḍil, il potente ministro di Ṣalāḥ al-Dīn (Saladino). Lo
ritroviamo alla corte degli Atabeg zengidi dove fece carriera fino a giungere a gestire i
registri delle finanze e in seguito divenne ministro. Grazie alla sua posizione influente ebbe
modo di dare rifugio al letterato Yāqūt in fuga dai Mongoli e pare lo abbia aiutato nella
redazione del suo dizionario geografico. Dei ventisei libri che scrisse ce ne rimangono solo
due.
Aḫbār al-Ḥukamaʾ: Kitāb Iḫbār al-ʿUlamāʾ bi-Aḫbār al-Ḥukamāʾ (Il resoconto degli
eruditi sulle notizie dei sapienti), è un dizionario biografico che contiene 414 ritratti di
medici, filosofi e astronomi. [173]
(www.muslimphilosophy.com; Brockelmann, I2, 396 f., S I, 559)
- al-Qušayrī
Abū al-Qāsim ʿAbd al-Karīm b. Hawāzin al-Naysābūrī al-Qušayrī (986-1072) detto “Zayn
al-Islām” ornamento dell’Islam, teologo e mistico sunnita nacque e visse a Nishapur.
al-Risāla: (la lettera) detta anche al-Risāla al-Qušayriyya dal nome del suo autore, è il piu
importante compendio della terminologia sufi. [276]
(K. JAOUICHE, s.v. al-Ḳushayrī, E.I.)
256
- al-Rāġib al-Iṣfahānī
Abū al-Qāsim al-Ḥusaym b. Muḥammad (XII secolo) Letterato e teologo originario di
Isfahan, quel poco che si sa della sua vita si deve a quel che compare nei suoi libri.
Probabilmente faceva parte del circolo sciita che gravitava attorno al ministro Buwayhide
IbnʿAbbād.
Muḥāḍarāt al-Udabāʾ: (le lezioni dei letterati) Un’ enciclopedia omnicomprensiva
organizzata in venticinque capitoli, tratta i più svariati argomenti dal cibo alla morte,
dall’amore alla politica. [83, 120, 147, 227, 276]
(E.K. ROWSON, s.v. al-Rāġib al-Iṣfahānī, E.I.)
- al-Ṣābī
Abū al-Ḥusayn Hilāl b. al-Muḥassan al-Ṣābī (970-1056) Storico attivo a Baghdad,
appartenente a una famiglia Sabea originaria di Ḥarrān al servizio negli uffici della
cancelleria degli emiri Buwayhidi. Nel 1012 fu il primo della sua famiglia ad abbracciare
l’Islam.
Tuḥfat al-Umarāʾ: Tuḥfat al-Umarāʾ fī Tārīḫ al-Wuzarāʾ (il gioiello dei principi nella
storia dei minstri) Ne rimangono solo la parte iniziale che tratta dei ministri del califfo
abbaside al-Muqtadir. [397]
(Zrk, s.v. Hilāl b. Muḥassan) (D. SOURDEL, s.v. Hilāl al-Ṣābiʾ, E.I.)
- al-Ṣafadī
Ṣalāḥ al-Dīn Ḫalīl b. Aybak (1297-1363) Filologo, letterato e biografo, le sue abilità di
calligrafo gli aprirono le porte del servizio presso i sultani, visse tra il Cairo e Damasco, è
autore di molte opere didattiche di vario genere.
Nakt al-Himyān: Nakt al-Himyān fī Nukat al-ʿUmiyān (il versamento delle lacrime nelle
storielle dei ciechi) Biografie e aneddoti sui non vedenti. [298, 299]
(F. ROSENTHAL, s.v. al-Ṣafadī, E.I.)
- al-Saḫawī
Šams al-Dīn Abū al-Ḫayr Muḥammad b. ʿAbd al-Raḥmān (1427-1497) Storiografo e
studioso di ḥadīṯ cairota. Nel suo al-Iʿlān bi-al-Tawbīḫ li-Man Ḏamma Ahl al-Tārīḫ
(l’esplicita denuncia di coloro che avversano gli storici) compie una vigorosa critica del
declino della scienza degli ḥadīṯ nella sua epoca. [20]
(C.F. PETRY, s.v. al-Sakhawī, E.I.)
257
- al-Šahristānī
Abū al-Fatḥ Muḥammad b. ʿAbd al-Karīm pensatore e storico delle religioni e delle
filosofie vissuto in Persia la prima metà del XII secolo. Studiò a Nishapur, poi fu al
servizio del sultano selgiuchide Sanğār a Merv.
al-Malal wa-al-Niḥal: Un’ opera monumentale che aspira a presentare le dottrine di tutte le
popolazioni del mondo. [170]
(G. MONNOT, s.v. al-Shahrastānī, E.I.)
- al-Samarqandī
Abū al-Layṯ Naṣr b. Muḥammad: teologo, giureconsulto hanafita e autore di testi religiosi
del X secolo, la sua data di morte si stima oscillare attorno all’anno mille. Ebbe molto
successo, le sue opere sono diffuse dal Marocco all’Indonesia.
Tanbīh al-Ġāfilīn: (il monito dei negligenti) [366, 368, 369]
Bustān al-ʿĀrifīn: (il giardino dei consapevoli) entrambe sono opere sulla morale e la
devozione.[362, 367, 370]
(J. SCHACHT, s.v. Abū l-Layth, E.I)
- al-Šaʿrānī
ʿAbd al-Wahhāb b. Aḥmad (1492-1565) Mistico egiziano prolifico scrittore di tematiche
religiosi in un epoca che tradizionalmente si considera intellettualmente povera.
Tanbīh al-Muġtarrīn: Tanbīh al-Muġtarrīn fī Awāḫir al-Qarn al-ʿĀšir ʿalà mā Ḫalafū fīh
Salafahum al-Ṭāhir (l’ammonimento a coloro che sono tratti in inganno verso la fine del
decimo secolo su ciò in cui hanno contravvenuto ai loro puri antenati) Un libretto sulla
doverosa morale islamica degli antenati paragonata alla condotta fallace delle nuove
generazioni. Dal numero di pagine internet che propongono edizioni di questo libro o ne
discutono su forum, sembra che sia tuttora molto popolare in certi ambienti islamisti;
l’enciclopedia dell’islam nemmeno lo cita tra le pubblicazioni dello Šaʿrānī. [5, 97, 98,
100, 101, 102, 103]
Ṭabaqāt: (classi) Biografie e detti di sufi. [294, ]
(Zrk. s.v. ʿAbd al-Wahhāb b. Aḥmad) (M. WINTER s.v. al-Šaʿrānī, E.I.)
- al-Šāṭibī
Abū Isḥāq Ibrāhīm b. Mūsà (...-1388) Uno dei più importanti studiosi e riformatori della
scuola giuridica malikita, naque e visse a Granada, tuttavia il suo nome lo riconduce alla
258
città di Šāṭiba (Jativa) conquistata dai cristiani nel 1247. Ebbe scambi di opinioni con vari
intellettuali della sua epoca, inclusoIbn Ḫaldūn.
al-Iʿtiṣām: (la salvaguardia) Un libro contro le innovazioni nella religione. [407]
(MARIBEL FIERRO, s.v. al-Shāṭibī, E.I.)
- al-Šawkānī
Muḥammad b. ʿAlī al-Šawkānī (1760-1834) Studioso di ḥadīṯ yemenita nato nei pressi di
Sana’a, ha scritto 114 opere.
al-Fawāʾid al-Mağmuʿa: al-Fawāʾid al-Mağmuʿa fi al-Aḥādīṯ al-Mawḍuʿa (le utilità
raccolte negli ḥadīṯ artefatti) Una collezione di ḥadīṯ non autentici. [28]
- al-Suhaylī
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAbd Allāh Abū al-Qāsim (1114-1185) Studioso andaluso delle scienze
religiose, nativo si Suhayl (odierna Fuengirola) vicino Malaga. Deve la sua fama al suo
libro Rawḍ al-Unuf (il giardino dei benedetti), un commentario alla biografia del Profeta di
Ibn Hišām. [153, 158]
- al-Suhrawardī
Šihāb al-Dīn Abū Ḥafs ʿUmar (1145-1234) (da non confondersi con il suo contemporaneo
il mistico Šihāb al-Dīn al-Suhrawardī ucciso per le sue idee eretiche) Uno dei più
importanti sufi dell’Islam sunnita. Nato a Suhraward un villaggio della Persia si spostò a
Baghdad dove suo zio lo inserì negli ambienti sufi. Ebbe stretti rapporti con il califfo
abbaside al-Naṣir che si avvalse dei suoi servigi per diverse missioni diplomatiche e gli
affidò la guida di alcuni ribāṭ. È autore di dicerse opere che trattano tutti gli aspetti del
misticismo classico e delle scienze religiose.
ʿAwārif al-Maʿārif: (i doni della conoscenza) Vero e proprio vademecum del sufi, 63
capitoletti che trattano tutti gli aspetti della condotta del mistico. [286, 333]
(ANGELIKA HARTMANN, s.v. al-Suhrawardī, E.I.)
- al-Ṣūlī
Abū Bakr Muḥammad b. Yaḥyà (880-947) Letterato, critico letterario ed esperto scacchista
del periodo abbaside, fu cortigiano e commensale di molti califfi senza però mai accedere a
cariche amministrative ufficiali. Proveniva da una celebre famiglia nobile di origini turche.
259
Trasmise i componimenti e le notizie di molti poeti dei quali narrava anche le circostanze
in cui i versi avevano visto la luce.
Ḏayl Aḫbār al-Buḥturī: (l’appendice alle vicende di al-Buḥturī) Notizie sul famoso poeta
al-Buḥturī e sulle sue poesie. [257]
(S. LEDER, s.v. al-Ṣūlī, E.I.)
- al-Suyūṭī
Ğalāl al-Dīn Abū al-Faḍl b. ʿAbd al-Raḥmān b. Abī Bakr (1445-1505) poligrafo egiziano,
straordinario erudito di storia, legge e teologia, scrisse su tutto, gli si attribuiscono circa
500 titoli.
al-Muḥāḍarāt wa-l-Muḥāwarāt: (i convivi e le conversazioni) Collettanea letteraria che si
avvale delle opere similari precedenti, piena di notizie e versi anche rari. [62, 63]
Tārīḫ al-Ḫulafāʾ: (la storia dei califfi) In quest’opera egli riprese e riorganizzò le fonti
degli storici precedenti combinandole insieme. Un lavoro “scolastico” che resta comunque
un insostituibile fonte. [8, 416, 452]
al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa: al-Laʾāliʾ al-Maṣnuʿa fī al-Aḥādīṯ al-Mawḍūʿa (il filo di perle degli
ḥadīṯ artefatti) una raccolta di detti del Profeta non autentici [7, 139]
(E. GEOFFROY, s.v. al-Suyūṭī, E.I.)
- al-Ṯaʿālibī
Abū Manṣūr ʿAbd al-Malik b. Muḥammad (961-1038) Prolifico antologista e critico
letterario, nato a Nishapur e attivo nelle corti dei sovrani ghaznavidi.
Yatīmat al-Dahr: Yatīmat al-Dahr fī Maḥāsin Ahl al-ʿAṣr (l’unica e ineguagliabile sulle
virtù della gente dell’epoca) Un’ antologia in 4 volumi di poesia e prosa letteraria
comprensiva di più di 470 autori di tutto il mondo arabo islamico della seconda metà del
decimo secolo. [338]
Laṭāʾif al-Maʿārif: (gli sfizi della conoscenza) Una deliziosa raccolta di aneddoti curiosi.
[347]
(E.K. ROWSON, s.v. al-Thaʿālibī, E.I.)
- al-Ṭabarī
Abū Ğaʿfar Muḥammad b. Ğarīr (839-923) Originario del Ṭabaristān, regione sotto il mar
Caspio, è considerato il più competente annalista della storiografia araba, autore dell’opera
storica più importante e fondamentale per i primi tre secoli dell’Islam. Grandissimo erudito
260
ed esperto di teologia islamica scrisse anche un imponente tafsīr(commentario coranico) di
enorme valore.
Tārīḫ al-Rusul wa al-Mulūk: (la storia dei profeti e dei re), La storia universale dalla
creazione all’anno 915 in forma di annali. Edito a fine ottocento da un’ equipe guidata
dall’orientalista olandese M. De Goeje, è la fonte capitale della storia islamica, la sua
rilevanza consta anche nell’aver inglobato precedenti cronache andate perse, salvandole
dall’oblio. Le informazioni sono sorrette da validate da catene di trasmettitori come si
usava fare nella scienza degli ḥadīṯ. [13, 47, 48, 56, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 74, 75, 77,
78, 79, 131, 134, 185, 243, 255]
- al-Tanūḫī
Abū ʿAlī al-Muḥassin b. ʿAlī (941-994) Letterato originario di Baṣra fu allievo di al-Ṣūlī e
al-Iṣbahānī. Ricoprì il ruolo di segretario poi di giudice in vari luoghi. È autore di due delle
più intriganti raccolte di aneddoti.
Nišwār al-Muḥāḍara: (trattenimento conviviale) Raccolta di aneddoti disposti senza alcun
ordine, un’estimabile fonte sulla vita e i costumi al tempo degli Abbasidi, le notizie fornite
sono sempre corredate dalla catena di trasmettitori. [248, 249, 250, 251, 252, 253, 254,
260, 261, 262, 264]
(GABRIELi, La letteratura araba, SANSONI, 1967, pp.172, 173) (H. FAHNDRITCH, s.v. al-
Tanūkhī, E.I)
- al-Tirmiḏī
Abū ʿIsà Muḥammad b. ʿIsà, (825-892) raccoglitore di ḥadīṯ originario di Tirmiḏ, città a
nord del fiume Oxus, viaggiò molto in cerca di tradizioni, fu allievo del Buḫārī.
Sunan: al-Ğāmiʿ al-Ṣaḥiḥ (la raccolta autentico), più comunemente chiamato Sunan
(tradizioni, norme) è uno dei sei libri canonici di ḥadīṯ sunniti. [139, 188]
(G.H.A. JUYNBOLL, s.v. al-Tirmidhī, E.I.)
261
- al-Wahrānī
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Muḥriz (...-1179) Letterato autore di Prosa, nacque a
Wahrān (Orano) ma visse in Egitto e in Siria dove morì vicino Damasco. Scrisse lettere,
maqāmāt e manāmāt (storie di sogni) che ci offrono un’interessante immagine del Maghrib
islamico sotto gli Almohadi.
Maqāmāt: Composizioni in prosa ornata di molteplici argomenti in cui al-Wahrāni
eccelse, regalandoci spassosi ritratti satirici e storielle con divertente uso della prosopopea.
[334, 335, 336]
(ABDELFATTAH KILITO, s.v. al-Wahrānī, E.I.)
- al-Yaʿqūbī,
Abū al-ʿAbbās Aḥmad b. Abī Yaʿqūb (...-905) Storico originario di Baghdad attivo nel
Ḫurasān alla corte dei sovrani Tahiridi.
Tārīḫ: (storia) Conciso libro di storia in due volumi: il primo ha inizio con Adamo e tratta
delle varie popolazioni del mondo prima dell’Islam con evidenti riferimenti alla Bibbia; il
secondo volume illustra la storia islamica da Muḥammad fino al califfo abbaside al-
Muʿtamid. [109, 131]
(MUHAMMAD QASIM ZAMAN, s.v. al-Yaʿqūbī, E.I.)
- al-Yāqūt
al-Yāqūt b. ʿAbd Allāh al-Rūmī (1179 -1229) Bizantino di origine proveniva da una
famiglia di schiavi, il suo padrone comprovatene le qualità lo fece studiare e in seguito lo
affrancò dandogli il suo nome al-Ḥamawī. Copista e commerciante di manoscritti è autore
di biografie dei letterati e di un libro che definire manuale di geografia sarebbe riduttivo
per la quantità di informazioni storiche ed etnografiche annesse ad ogni paese trattato:
Muʿğam al-Buldān (il dizionario dei paesi).
Muʿğam al-Udabāʾ: (il dizionario dei letterati) Purtroppo quest’opera monumentale
composta dalle biografie di tutti i letterati del mondo arabo islamico, non si è preservata
interamente. [300]
(CL. GILLIOT, s.v. al-Yāqūt al-Rūmī, E.I.)
- al-Zamaḫšarī
Abū al-Qāsim Maḥmud b. ʿUmar (1075-1144) Originario del Khwarizm, è uno dei più
eminenti studiosi filologi e lessicografi islamici.
262
al-Kaššāf: (lo svelatore) Commento coranico rinomato per l’accurata analisi linguistica.
[455]
(W. MADELUNG, s.v. al-Zamakhsharī, E.I. Supp)
- ʿArīb al-Qurṭubī
ʿArīb b. Saʿd al-Kātib al-Qurṭubī (...-980) Segretario del califfo omayyade di Spagna al-
Ḥakam secondo e capo dell’ufficio postale. Letterato e poeta, è noto per i suoi lavori di
storia
Ṣilat Tārīḫ al-Ṭabarī: (il proseguimento della storia di Ṭabarī) Un compendio e un
proseguimento della più celebre opera annalistica della letteratura araba.
(CH. PELLAT, s.v. ʿArīb, E.I.)
263
quanto la penisola iberica fosse coinvolta nella vita culturale dell’ecumene arabo islamica.
[91, 123, 128, 148, 165, 196]
(C. BROCKELMANN, s.v. Ibn ʿAbd Rabbihi, E.I.)
- Ibn al-Abbār
Muḥammad b. ʿAbd Allāh al-Quḍāʾī al-Balansī (1199-1260) storico, tradizionista, letterato
e poeta originario di Valencia dove studiò e visse fino al 1238 quando fu conquistata da
Giacomo I d’Aragona. Rifugiatosi in Tunisia trovò assistenza presso il sovrano Hafside
Abū Zakariyya che gli affidò mansioni di cancelleria, quando questi morì il nuovo sovrano
al-Mustanṣir inizialmente mantenne a suo servizio Ibn al-Abbār ma poi, forse perché
infastidito da un oroscopo che avrebbe fatto al figlio al-Wāṯiq, il principe ereditario, con
l’accusa di astrologia e pare anche di sciismo lo fece torturare e uccidere. Tra i suoi scritti,
che furono bruciati con il cadavere, pare sia stata ritrovati versi contro quell’emiro. È
264
autore di composizioni biografiche e di poesie tra le quali si ricordano le elegie in memoria
della città di Balansiyya (Valencia) ormai perduta.
al-Ḥulla al-Siyarāʾ: (la tunica ricamata) una gradevola raccolta di biografie di personaggi
illustri andalusi e nordafricani che oltre a offrire un piacevole scorcio sulla società arabo
andalusa contiene notevoli informazioni sulla storia della penisola iberica sotto gli arabi.
[306, 358]
(M. BEN CHENEB [PELLAT], Ibn al-Abbār, E.I.) (http://poesiadelmomento.com/hispanica/)
- Ibn al-Aṯīr
ʿIzz al-Dīn Abū al-Ḥasan ʿAlī (1160-1233) Storico nativo di Mosul, proveniente da una
famiglia di letterati, militò nelle armate di Ṣalāḥ al-Dīn nelle battaglie contro i crociati.
al-Kāmil: al-Kāmil fī al-Tārīḫ (Il completo nella storia) Una delle migliori opere storica
del genere annalistico che copre il periodo che va dalla creazione alla 628 dell’Egira. [32,
33, 34, 35, 35, 37, 50, 74, 76, 84, 85, 86, 87, 131, 133, 279, 346]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn al-Athīr, E.I.)
- Ibn al-Ğawzī
ʿAbd al-Raḥmān b. ʿAlī b. Muḥammad (1126-1200) Giureconsulto, predicatore, teologo
hanbalita di Baghdad, uno degli autori più prolifici nella letteratura araba, almeno 1000
opere su tutte le scienze religiose islamiche.
Muḫtaṣar Ṣifat al-Ṣafwa: (il riassunto della descrizione della purezza) Biografie dei
personaggi del primo secolo dell’Hijra) [450]
al-Quṣṣāṣ wa al-Muḏakkirūn: (i contastorie e gli ammonitori) Un’opera sulla morale
islamica, piena di ḥadīṯ del Pofeta e aneddoti sui suoi Compagni. [154]
(LAOUST, s.v. Ibn al-Djawzī, E.I.)
- Ibn al-Ğawzī
Šams al-Dīn Abū al-Muẓaffar Yūsuf b. Kizoġlū, conosciuto come Sibṭ, nipote del più
famoso Ibn al-Ğawzī (vedi sopra) Predicatore e giurista, abbandonò lo Hanbalismo del
nonno per abbracciare lo Hanafismo. Servì alla corte dei sultani ayyubidi di Damasco.
Mirʾāt al-Zamān: (lo specchio del tempo) Monumentale opera storica. [406]
(CL. CAHEN, s.v. Ibn al-Ğawzī, E.I.)
265
- Ibn al-Ḫaṭīb
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿAbd Allāh (1313-1374) Poeta, storico, filosofo e uomo
politico di Granada. Ebbe una vita avventurosa, si inimicò la corte di Granada dopo averla
servita a lungo come ministro, lo condannarono all’esilio e in seguito a morte, i suoi libri
vennero bruciati ed egli trovò la morte strangolato in carcere. Forse il più rilevante degli
autori musulmani di Spagna, i suoi libri sono una fonte insostituibile per la storia
dell’Andalusia dall’VII al XIV secolo.
al-Iḥāṭa fi Aḫbār Ġarnaṭa: (la conoscenza completa della storia di Granada) La
descrizione della città e le biografie di tutti gli uomini importanti che lì nacquero o che la
visitarono. [374, 375]
(J. BOSCH, VILÀ, s.v. Ibn al-Khaṭīb, E.I.)
- Ibn al-ʿImād
ʿAbd al-Ḥayy b. Aḥmad (1623-1679) Maestro siriano della scuola Hanbalita.
Šaḏarāt al-Ḏahab: Šaḏarāt al-Ḏahab fī Aḫbār man Ḏahab (i brani d’oro delle notizie di
chi è trapassato) Un storia biografica che copre i primi mille anni dell’Egira, composta con
l’obiettivo di sostituire una costosa libreria che eventuali letterati indigenti come l’autore
non avrebbero potuto permettersi. Molto usato per la consultazione. [373]
(ROSENTHAL, s.v. Ibn al-ʿImād, E.I.)
- Ibn al-Marzubān
Abū Bakr Muḥammad b. Ḫalaf b. al-Marzubān al-Muḥawwalī (...-921) Storico e filologo
originario all’arabo.
Faḍl al-Kilāb: Faḍl al-Kilāb ʿalà Kaṯīr mimman Labisa al-Ṯiyāb (il merito dei cani su
molti di coloro che indossano gli abiti) Un pamphlet di detti e versi poetici sulla bontà dei
cani e sulla cattiveria delle persone. [212]
(Zrk, s.v. Muḥammad b. Ḫalaf)
- Ibn al-Šiḥna
Muḥammad b. Muḥammad Muḥibb al-Dīn b. al-Šiḥna al-Ḥalabī (1348-1412). Giurista
hanafita originario di Aleppo, si occupò di letteratura e storia. [89]
Rawḍa al-Manāẓir: Rawḍa al-Manāẓir fi ʿIlm al-Awāʾil wa al-Awāḫir (il giardino del
belvedere sul sapere dei primi e degli ultimi) Sintesi e proseguimento del Tārīḫ di Ibn
Fidāʾ(la storia di Ibn Fidāʾ). (Kḥl, III: 689 )
266
- Ibn al-Ṭayfūr
Aḥmad b. Abī Ṭāhir al-Ṭayfūr (820-893), letterato baghdadino di origine persiana, autore
di libri di storia e di biografie.
Balaġāt al-Nisā: (l’eloquenza delle donne) Tratta delle vicende di donne famose nella
storia araba e islamica.[185]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn Abī Ṭāhir al-Ṭayfūr, E.I.)
- Ibn ʿAsākir
Ṯiqat al-Dīn Abū al-Qāsim ʿAlī b. Abī Muḥammad (1105-1176) Storico e uomo politico
damasceno appartenente a un’importante famiglia sunnita locale che si batteva contro le
tendenze sciite dovute alla predicazione ismailita e all’influenza dei Fatimiti.
Tārīḫ Dimašq: (la storia di Damasco) Un ‘opera di diciotto volumi in cui, oltre a una
dettagliata topografia della città, la parte principale è composta dalle biografie di
personaggi illustri che hanno dimorato a Damasco o in altre località della Siria. [52, 81,
309, 310, 311, 312, 314, 315, 316, 320, 321, 323, 326, 329, 331, 355, 329, 376, 405]
(N. ELISSEF, s.v. Ibn ʿAsākir, E.I.)
- Ibn Baṭṭūṭa
Šams a.Dīn Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. ʿAbd Allāh (1304-1377) Il celeberrimo
viaggiatore marocchino. Il resoconto del suo lunghissimo viaggio di 28 anni viene
comunemente chiamato Riḥla (il viaggio) [379]
(A. MIQUEL, s.v. Ibn Baṭṭūṭa, E.I.)
- Ibn Ḫaldūn
Walī al-Dīn ʿAbd al-Raḥmān b. Muḥammad (1332-1382)Nativo di Tunisiè una delle
personalità più eminenti della cultura arabo islamica, la sua Muqaddima ( prolegomeni alla
storia universale, tradotta in francese da Vincent Monteil: Discours sur l'histoire
universelle,Beirut, 1968 ) viene considerata la prima opera storica suffragata da un analisi
di tipo sociologico. [64, 65]
- Ibn Ḫallikān
Šams al-Dīn ʿAbū al-ʿAbbās Aḥmad b. Muḥammad (1211-1282) Biografo originario di
Irbīl. Lavorò come giudice ed insegnante al Cairo e a Damasco.
267
Wafayāt al-Aʿyān: Wafayāt al-Aʿyān wa Anbāʾ Abnāʾ al-Zamān (i decessi delle persone
eiminenti e le notizie dei figli dell’epoca) Opera composta dalle biografie degli uomini di
l’autore era certo della data della morte, inoltre omise volutamente i personaggi le cui
notizie erano facilmente disponibili come il Profeta o i califfi. questo libro è una fonte
basilare per tutte le ricerche storiografiche su quel periodo. [119, 222]
(J.W. FÜCK, s.v. Ibn Khallikān, E.I.)
- Ibn Ḥamdūn
Abū al-Maʿālī Muḥammad b. al-Ḥasan (1102-1066) Autore della Taḏkira, un opera
letteraria antologia ricca di brani poetici e aneddoti. Dopo aver prestato servizio come
direttore del Diwān per il califfo al-Muktafī questi lo chiuse in prigione perché pare avesse
scoperto delle frasi irrispettose nei confronti del califfato nella sua opera. [67]
(F. ROSENTHAL, s.v. Ibn Ḥamdūn, E.I.)
- Ibn Kaṯīr
Abū al-Fidāʾ ʿImād al-Dīn Ismāʿīl b. ʿUmar b. Kaṯīr (1301-1373) studioso e uomo di
religione originario di Buṣrà in Siria, studiò a Damasco con lo “šayḥ dell’Islam” Ibn
Taymiyya. Il suo commentario coranico Tafsīr al-Qurān al-ʿAẓīm è uno dei più diffusi
nell’ecumene islamica.
al-Bidāya wa-al-Nihāya: (l’inizio e la fine) Un importantissimo trattato di storia in 14
volumi, fondamentale per le informazioni sul periodo mamelucco. [49]
(H. LAOUST, s.v. Ibn Kaṯīr, E.I.)
- Ibn Māğa
ʿAbū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Yazīd (824-887) Originario di Qazwīn (città persiana
poco a sud del mar Caspio), la sua Sunan è considerata la sesta e ultima delle raccolte di
ḥadīṯ canoniche, contiene circa 4000 detti del Profeta. [155]
(J.W. FÜCK, s.v. Ibn Māğa, E.I.)
- Ibn Miskawayh
Abū ʿAlī Aḥmad b. Muḥammad (932-1030). Filosofo e storico persiano nativo di Rayy,
svolse funzioni di segretario presso l’emiro Buwayhide ʿAḍud al-Dawla. Uno dei pochi ad
eccellere sia nella filosofia che nella storiografia.
268
Tağārub al-Umam: (le esperienze delle nazioni) Un resoconto storico che inizia narrando
del diluvio universale continuando fino all’anno 980, il cui valore principale sta nella parte
in cui tratta gli emiri Buwayhidi e il declino del califfato Abbaside.[14]
(ED, s.v. Miskawayh, E.I.)
- Ibn Nubāta
Abū Bakr Ğamāl al-Dīn Muḥammad b. Šams al-Dīn (1287-1366) Letterato e poeta nato al
Cairo, passò la vita tra la Siria e l’egitto, per un certo periodo risedette a Ḥamāt presso la
corte del Sultano Ayyubide al-Muʾayyad (1310-1332).
Sarḥ al-ʿUyūn: Sarḥ al-ʿUyūn fi Šarḥ Risāla Ibn Zaydūn: (il sollievo degli occhi nel
commento all’epistola di Ibn Zaydūn) Un lavoro in prosa scritto su commissione del
sultano di Ḥamāt in cui l’autore sfoggia tutta la sua erudizione storica e linguistica. (Ibn
Zaydūn era un celebre poeta andaluso). [322, 324, 384]
(J. RIKABI, s.v. Ibn Nubāta, E.I.)
- Ibn Qudāma
Muwaffaq al-Dīn ʿAbd Allāh b. Aḥmad (1147-1223) Giureconsulto e tradizionista della
scuola hanbalita, originario della Palestina; nel 1187 partecipò alla presa di Gerusalemme
nell’esercito di Ṣalāḥ al-Dīn. È noto per le sue opere sulla legge.
al-Muqniʿ: [380] (il soddisfacente) Biografie degli hanbaliti.
- Ibn Qutayba
Abū Muḥammad ʿAbd Allāh b. Muslim (828-889) Nativo di Kūfa, insegnò a Baghdad
dove godette della tutela del visir di al-Mutawakkil. È uno dei più esimi poligrafi della
letteratura araba versato in filologia, letteratura, storia e tradizioni.
ʿUyūn al-Aḫbār: Un vasto compendio di letteratura, la consueta collettanea in cui si
cimentarono tutti i grandi autori arabi medievali. [165, 270, 384]
(G. LECOMTE, s.v. Ibn Ḳutayba, E.I.)
- Ibn Saʿd
Abū ʿAbd Allāh Muḥammad b. Saʿd (784-845) Tradizionista nativo di Baṣra da una
famiglia di Mawālī dei Banū Hāšim.
Ṭabaqāt: Kitāb al-Ṭabaqāt al-Kabīr (il grande libro delle classi) Nove volumi con le
biografie di 4250 persone che hanno avuto a che fare con la trasmissione dei detti e le
269
azioni del Profeta, disposte in ordine geografico, cronologico e genealogico. [56, 93, 95,
95, 116, 137, 139, 140, 146, 160, 161, 399, 420]
(J. W. FÜCK, s.v. Ibn Saʿd, E.I.)
- Ibn Šuʿba
Ḥasan b. ʿAlī b. Šuʿba Abū Muḥammad al-Ḥalabī (...-991) giurista e tradizionista.
Tuḥaf al-ʿUqūl: (i capolavori degli intelletti) Un’ importante fonte sciita è composto da
una selezione di ḥadīṯ del Profeta e degli undici imam sciiti, vi è anche una parte sulle
rivelazioni di Dio a Gesù. [40, 41, 42, 43, 44, 111]
(Kḥl, I: 567)
- Ibn Taymiyya
Taqī al-Dīn Aḥmad b. Taymiyya (1263-1328). Celebre teologo e giureconsulto della
scuola hanbalita, visse nel periodo turbolento delle invasioni dei mongoli che in gioventù
lo costrinsero ad abbandonare la sua città nativa Ḥarrān e a spostarsi a Damasco. Lottò
contro tutte le varianti del sunnismo ortodosso quali il sufismo metafisico o la teologia
speculativa asciarita, sosteneva la necessità di un’ottemperanza totale alla legge islamica
propugnando una nuova concezione dello stato gestito non dai califfi bensì dagli Ulamāʾ.
Autore prolifico, trattò una grande varietà di questioni religiose, partecipando in prima
persona a tutte le controversie giuridiche del suo tempo.
al-Siyāsa al-Šarʿiyya: (la politica secondo i principi della sharia) [107]
(H. LAOUST, s.v. Ibn Taymiyya, E-I.)
- Ismāʿīl al-Ḥāfiẓ
Ismāʿīl b. al-Faḍl Abu al-Qāsim al-Iṣbahānī (...-1140) Storico.
Siyar al-Salaf: (le condotte degli antenati) [49]
(Kḥl. I: 374)
- Mawʿiẓat al-Sālikīna
(l’ammonimento dei mistici) Non si è identificato l’autore di quest’opera sul sufismo
- Zubayr b. Bakkār
(773-851) appartenente alla famiglia aristocratica dei Zubayrī, è un famoso genealogista, il
suo libro è uno dei più antichi del genere che sia pervenuto sino ai giorni nostri.
270
Nasab Qurayš: (la genealogia dei Qurayš) è un documento di fondamentale importanza
per la conoscenza dei primi decenni del periodo islamico. [297, 378]
(CH. PELLAT, s.v. Muṣʿab b. al-Zubayrī, E.I.)
- Muslim
Abū al-Ḥusayn Muslim b. al-Ḥağğāğ (821-875) Collettore di ḥadīṯ Nativo di Nishapur,
compì l’usuale viaggio in cerca di tradizioni nei vari centri dell’ecumene islamica. La sua
raccolta Ṣaḥīh (autentico) è considerata la migliore delle sei canoniche sunnite assieme
all’omonima del Buḫārī con la quale condivide circa 1900 detti sui 3000 totali (12000
contando anche quelli ripetuti). [104, 105, 106, 403]
(G.H.A. JUYNBOLL, s.v. Muslim, E.I.)
- Muṭahhar b. Ṭāhir
Muṭahhar b. Ṭāhir al-Maqdīsī (...-966) Storico originario di Bust (Siğistān) attivo alla corte
dei sovrani Samanidi. Compone una storia universale sul genere del Murūğ al-Ḏahab di al-
Masʿūdī.
al-Badʾ wa al-Tārīḥ: Kitāb al-Badʾ wa al-Tārīḫ (il libro del principio e della storia) Un’
imponente enciclopedia storica in sei volumi che segue il consueto ordine dei libri del
genere letterario cui appartiene. Inizia con la creazione e non menziona l’Islam fino al
quarto libro. Scoperta e tradotta in francese da Huart (Livre de la Creation et de l’Histoire
1899-1919) che inizialmente l’aveva attribuita a Abū Zayd al-Balḫī, scoprendo
successivamente l’errore grazie al Kitāb al-Ġurār di al-Ṯaʿālibī. [91]
(ED. s.v. Muṭahhar b. Ṭāhir, E.I)
- Nāṣir Ḫusraw
Autore persiano di confessione ismailita (1004-1088), il Safar Nāma è il resoconto di un
lungo che intraprese dal 1042 al 1049 per il territorio islamico [408]
- Nahğ al-Balaġa
(La via dell’eloquenza) La raccolta dei detti, dei sermoni, degli ammonimenti e delle
lettere e delle sentenze di ʿAlī b. Abī Ṭālib, compilata nel decimo secolo da al-Šarīf al-
Raḍī. Nella storia degli studi si è sempre dubitato sull’autenticità di quest’opera ma non è
questa la sede per partecipare alla discussione, (v. Veccia Vaglieri, Sul Nahğ al-balāgā e il
suo compilatore, in AIUON VIII, 1958) non si può tuttavia negare che Nahğ al-Balāġa
271
resta uno dei prodigi letterari del patrimonio culturale arabo nonché è una delle fonti
basilari per lo sciismo. È composta in totale di 241 sermoni, 79 lettere e 489 detti del
cugino del Profeta. [19, 71, 72, 111, 127, 128, 162, 183, 242, 341, 383]
(M. Djebli, s.v. Nahdj al-Balāgha, E.I.)
- Qāmūs al-Muḥīṭ
Dizionario arabo tra i più diffusi redatto nel XIV secolo da Firūzabādī, non contenendo
esempi è di dimensioni ridotte rispetto ad altri celebri dizionari antichi. [432, 434]
- Wahb b. Munabbih
Wahb b. Munabbih al-Anbāwī al-Ṣanʿānī (654-732) Storico ed esperto di leggende degli
antenati, della generazione dei Seguaci, apparteneva a quei persiani che il re sasanide
Cosroe aveva deportato nella penisola araba. Nacque e visse sempre a Ṣanʿāʾ dove funse
giudice sotto il califfo ʿUmar b. ʿAbd al-ʿAzīz. Fu accusato di eresia qadarita e
imprigionato. Tra i vari libri che gli sono stati attribuiti ricordiamo Qiṣāṣ al-Anbiyāʾ (le
storie dei profeti) che iniziando da dopo la creazione del mondo ripercorre tutte le vicende
dei profeti fino a Muḥammad. [99]
(R.G. KHOURY, s.v. Wahb b. Munabbih, E.I)
- Vangelo
[421, 422, 423]
- Yaḥyà b. ʿAdī
(893-974Filosofo cristiano e traduttore nativo di Takrīt, cittadina cristiana sul Tigri.
Riconosciuto maestro dei filosofi del suo tempo, si guadagnava da vivere come copista e
libraio, a lui va il merito di alcune traduzioni commentate dell’opera di Aristotele.
Tahḏīb al-Aḫlāq: (il raffinamento dei caratteri) Compendio di etica di ispirazione
platonica. [149] (G. ENDRESS, s.v. Yaḥyā b. ʿAdī, E.I. )
272
INDICE DEI PERSONAGGI STORICI
(Il numero tra parentesi quadra alla fine di ogni voce indica il capitoletto
dell’antologia nel quale compare tal personaggio storico)
- ʿAbd Allāh b. Abī Rabīʿ: Poeta muḫaḍram (a cavallo tra Ğāhiliyya ed era
islamica). [211]
- ʿAbd Allāh b. al-Zubayr: (624-692) Compagno del Profeta, figlio dell’esponente
dell’aristocrazia meccana al-Zubayr b. al-ʿAwwām, alla morte di Yazīd figlio di
Muʿawiya nel 683 si proclamò califfo e ingaggiò una lunga guerra - considerata la
prima guerra civile nella storia islamica - contro gli Omayyadi, resistendo per ben
dieci anni asserragliato a la Mecca. È noto nella storiografia con l’appellativo di
anticaliffo. [197, 199, 201, 218, 305]
- ʿAbd Allāh b. Qays al-Raqiyāt: Poeta degli inizi dell’era omayyade. [436]
- ʿAbd Allāh b. ʿUmar: Figlio del califfo ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb. [95, 199, 396]
- Abd al-Raḥmān b. ʿAwf: (579-652) Compagno del Profeta tra i più intimi,
appartiene ai “Dieci Benedetti” tra i Compagni ai quali Muḥammad promise il
paradiso eterno. [319, 427]
273
- Abū al-Ğayš al-Ḫumārawayh il Tulunide:figlio di Aḥmad b. Ṭūlūn, e fratello di al-
ʿAbbās (v.). [323]
- Abū al-Layṯ al-Samarqandī: Sufi e faqīh del quarto secolo dell’Egira. (vedi indice
autori) [362]
- Abū ʿĀṣim al-Nabīl: (Mecca 740 – Baṣra 828) Autorevole trasmettitore di Hadīṯ, si
dice non ne abbia inventato nessuno. [151]
- Abū Bakr: Abū Bakr al-Ṣiddīq (il veritiero) (...-634) Primo califfo ben guidato
(reg.632-634), suocero del Profeta e suo intimo amico, fu il primo uomo a credere
alla missione profetica di Muḥammad. [28, 84, 153, 240, 356, 363, 416]
- Abū Bilāl b. Mirdās: Condottiero kharigita, perì durante un insurrezione contro al-
Ḥağğāğ. [326, 339]
- Abū Ḏarr al-Ġifarī: (...-652) Compagno del Profeta, di estrazione umile, dopo la morte
di Muḥammad divenne partigiano di ʿAlī, opponendosi strenuamente al califfato di Uṯmān.
Rispettato dai sunniti per essere stato uno dei primi convertiti, per aver lealmente servito il
Profeta e per la trasmissione dei suoi detti. Nell’interpretazione sciita è invece annoverato
tra i Compagni più integerrimi e valorosi nonché considerato tra i più devoti e pii. Gli viene
attribuita la diffusione del credo sciita nel Libano del sud. [53, 90, 126, 131, 194, 212,
214]
274
- Abū Ğaʿfar Muḥammad b. Manṣur: Governatore al tempo del califfato di al-
Mutawakkil (847-861). [253]
- Abū Hāšim al-Muʿtazilī: (...-933) Filosofo mutazilita figlio e discepolo del celebre
al-Ğūbaʿī. [441]
- Abū Ḥāzim: Giudice vissuto tra il XI e il X secolo. [261]
- Abū Hurayra: (602-679) Compagno del Profeta, il più prolifico trasmettitore di
ḥadīṯ, del Profeta: gliene vengono attribuiti 5374. [218]
- Abu Ḥurra: Poeta beduino della generazione dei Muḫaḍram (nati in epoca
preislamica, conoscono l’Islam quando già adulti).
- Abū Mahdiyya: Beduino da cui i grammatici di Baṣra fanno derivare alcuni termini
275
- Abū Sulaymān al-Dārānī: Sufi vissuto tra l’VIII e il IX secolo [427, 431]
- Abū Ṭāhir: (904-946) Leader del gruppo ismailita estremista dei Carmati, era alla
guida della spedizione che nel 930 saccheggiò Mecca e rubò la pietra nera della
Ka’ba. [76, 227]
- Abū ʿUbayd Allāh al-Mūriyānī: (...-771) Ministro dello stato abbaside sotto al-
Manṣūr. [444]
- ʿAḍud al-Dawla: (937-983) Emiro Buwayhide di Baghdad, politico e militare
esperto, fu il primo ad essere chiamato nella storia dell’Islam Šāhanšāh si dedicò a
numerose riforme in campo amministrativo, patrocinò le scienze e le arti. al-
Zamaḫšarī lo descrive nel Rabīʿ al-Abrāz: “Un volto dai mille occhi, una bocca dalle
mille lingue e un petto dai mille cuori.” [373]
- Aḥmad ibn Ṭūlūn: (835-884), Figlio di uno schiavo affrancato di origne turca, fece
carriera militare sotto al-Mutawakkil; successivamente prese il potere in Egitto con
il titolo di sultano, rendendosi indipendente dal califfato abbaside di Baghdad [223]
- ʿĀʾiša: La moglie più amata del Profeta, figlia del primo califfo Abū Bakr al-Ṣiddīq,
ebbe rilevante influenza politica dopo la morte del profeta. Ben 2210 ḥadīṯ sono stati
tramandati sulla sua fiducia [91,135, 139 ]
- al-ʿAbbās b. Aḥmad b. Ṭūlūn: Figlio Aḥmad b. Ṭūlūn (Vedi voce) morirà in
carcere dopo essersi ribellato al padre. [359]
276
- al-ʿAbbās: alʿAbbās b. ʿAbd al-Muṭṭalib (...653) Zio del Profeta Muḥammad, non
rivestì mai alcun ruolo istituzionale nella comunità islamica nascente; il progenitore
della dinastia abbaside. [84]
- al-Afšīn: Generale abbaside che sotto il regno di al-Muʿtaṣim per aver sconfitto il
ribelle mazdakita Bābik al-Ḥurramī il califfo lo premiò con il governatorato del
Sind. [77]
- al-Aḥnaf b. Qays: (612-691) Capo della tribù dei Tamīm, considerato uomo molto
saggio e colto; non incontrò il Profeta pur essendo suo coevo. Fu rispettato e
consultato nelle questioni politiche dal califfo ʿUmar, partecipò alle conquiste e ai
principali eventi politici che contraddistinsero il primo cinquantennio della storia
dell’Islam. [9, 124, 275, 311, 312, 384] -
- al-Ğunayd: (...-910) Sufi della scuola di Ma'rūf al-Karḫī. Fautore del cosiddetto
sufismo moderato: rinuncia ai beni terreni e ascetismo conciliati con rispetto del
potere e ottemperanza alle leggge. [296]
277
- al-Ḥağğāğ: (660-713) – al-Ṯaqāfī - Generale, governatore, abile stratega militare,
nella storiografia araba è rappresentato come spietato sanguinario, si può
considerare il modello del governante crudele e tirannico. Originario di Ṭāʾif
(Ḥiğāz) iniziò la sua carriera nel corpo di polizia dove dimostrò il suo valore tanto
che fu notato da ʿAbd al-Malik che gli affidò il comando dell’esercito e lo inviò a
Mecca per reprimere la rivolta dell’anticaliffo ʿAbd Allāh b. Zubayr; dopo il suo
successo successivamente gli affidò la turbolenta provincia dell’Iraq che egli con
numerosi spargimenti di sangue riportò all’ordine. Ricordato anche per aver fondato
la città di al-Wāsiṭ in Iraq, dove morì [177, 317, 320, 234, 329, 331, 346, 355, 360,
438]
278
- ʿAlī b. Abī Ṭālib: (599-661) Cugino e genero del Profeta di cui sposò la figlia
Fāṭima al-Zahra. Per i sunniti è soltanto uno dei Compagni nonché il quarto califfo
ben guidato, dagli sciiti è considerato il primo imam, il legittimo successore di
Muḥammad alla guida della comunità islamica in quanto appartenente alla sua stessa
famiglia e da lui designato. Fu ucciso da un estremista kharigita per aver accettato la
proposta di un arbitrato da parte del suo contendente Muʿawiya. I suoi discorsi, le
sue lettere e i suoi pareri sono state raccolte nel libro Nahğ al-Balāġa, una delle fonti
basilari per gli sciiti. [19, 45, 72, 96, 111, 128, 135, 156, 162, 183, 232, 235, 241,
242, 266, 313, 341, 344, 349, 383, 404, 418, 437, 440 ]
- al-Iskandar: L’Alessandro magno delle fonti arabe, conosciuto anche come Ḏū al-
Qarnayn (il bicorne). Sulla sua figura nel Corano e nel patrimonio letterario arabo:
T. Nöldeke, Beiträge zur geschichte des Alexanderromans,Denkschriften Der
Kaiserlichen Akademie Der Wissenschaften in Wien,Philosophisch-Historische
Klasse, 38, 1890. [164, 351]
- al-Mahdī Muḥammad: Dodicesimo ed ultimo imam degli sciiti duodecimani che
credono non sia mai morto bensì si sia occultato in attesa di tornare sulla terra come
messia. [76, 386, 387, 400]
- al-Mahdī ʿUbayd Allāh: (...-940) Fondatore della dinastia ismailita dei Fatimiti che
governò l’africa settentrionale dal decimo al dodicesimo secolo.[407]
- al-Mahdī: al-Mahdī b. al-Manṣūr (745-785) Il terzo califfo abbaside (reg.775-785).
[265, 303]
279
- al-Maʾmūn: (786-833) Il settimo califfo abbaside (reg. 813-833). Prese il potere
sconfiggendo il fratello, principe ereditario al-Amīn in quella che viene ricordata
come la guerra civile abbaside. Tentò di risanare il conflitto con gli alidi, nominando
suo erede l’ottavo imam sciita ʿAlī al-Riḍà, adottò la teoria mutazilita del Corano
creato, imponendola come teologia di stato. Patrocinò le traduzioni scientifiche dal
greco e istituì la celebre Bayt al-Ḥikma, biblioteca e centro studi. [110, 118, 136,
152, 204, 246, 348]
280
- al-Nābiġa al-Ğaʿdī: (...- circa 670) Poeta della Ğāhiliyya che arrivò a conoscere il
Profeta e si convertì [391]
- al-Walīd: (668-715) Il terzo califfo omayyade (reg. 705-715). [37, 75, 162, 358 ]
- al-Zubayr b. ʿAwwām: (594-656) Uno dei più intimi Compagni del Profeta,
assieme a ʿĀʾiša e il Compagno Ṭalḥa si oppose al califfato di ʿAlī partecipando alla
Battaglia del cammello dovè trovò la morte. [185]
281
- ʿĀmir al-Šaʿbī: (640-721) Giurista al servizio del Califfo ʿAbd al-Malik, rivestiva
tra gli latri l’incarico di messaggero ai re bizantini. [74, 309]
- ʿAmr b. Maʿdī Karib: Originario dello Yemen, giunse a Medina nove anni dopo
l’Egira e si convertì; quando morì il Profeta abbandonò l’Islam per poi riconvertirsi
nuovamente. Abū Bakr lo mandò in Siria; perse un occhio nella battaglia di Yarmūk.
Fu anche poeta, celebre la sua qasida in cui dice: “Se non riesci in qualcosa, lasciala
- e passa a fare ciò che ti riesce”. [4]
282
lirico che contraddistinguerà i più famosi poeti abbasidi come Abū Nuwās. Famoso
per le sue violente invettive poetiche, attaccò quasi tutti i grandi personaggi della sua
era, tra i quali anche il califfo al-Mahdī che, non a caso, lo fece condannare a morte
accusandolo di eresia. [303, 410]
- Fāṭima bt. al-Ḥusayn: (660-727) Figlia di al-Ḥusayn, terzo imam sciita. [17]
- Ğābir b. Ḥunayy al-Taġlībī: (...-circa 560) Poeta della Ğāhiliyya originario dello
Yemen. [191]
- Ğaʿfar al-Ṣādiq: (702-765) Sesto imam sciita: ritenuto il padre dell’alchimia araba,
figura centrale dell’elaborazione dottrinale sciita, sotto il suo imamato comincia la pratica
della taqiyya, dissimulazione della propria fede per evitare le persecuzioni. [43, 55, 57, 58,
60, 61, 111, 156, 224]
283
- Ğaʿfar b. Sulaymān: (VII secolo) Governatore di Medina.[189]
- Ḥabīb b. Maslama al-Fihrī: Militare e conquistatore sotto i califfi ben guidati poi
uomo di fiducia degli Omayyadi, guerreggiò finanche in Caucaso. [194]
- Ḥafṣa: (604-665) La figlia del secondo califfo ben guidato ʿUmar b. al-Ḫaṭṭāb e
quarta moglie del Profeta. (Laura Veccia Vaglieri, s.v. Ḥafsa, in E.I.) [48]
- Ḥağar b. ʿAdī: ( ...-671) Compagno del Profeta, seguace di ʿAlī fu fatto uccidere da
Muʿawiya. [131]
284
- Hānī b. Qubayṣa: (VI sceolo) Capò della tribù Šaybān nel periodo della Ğāhiliyya,
le sue gesta furono cantate nelle poesie di Ğarīr. [282]
- Hārūn al-Rašīd: (763-809) Quinto califfo abbaside. Sotto di lui l’impero islamico
raggiuse il suo apogeo. (reg786-809). [110, 278, 348, 446]
- Ḥasan b. Sahl: (782-851) Ministro di al-Maʾmūn . [110]
- Ḥassān b. Ṯābit: (...-673) Poeta della Ğāhiliyya, si convertì e divenne il poeta del
Profeta. [371]
- Hermes: Ermete Trismegisto, sulla sua figura nella letteratura araba vedi: Kevin
Van Bladel, The Arabic Hermes, from Pagan sage to Prophet of science, Oxford,
2009. [173]
- Hišām: Hišām b. ʿAbd al-Malik settimo califfo Omayyade: (reg. 724-743) il quarto
figlio di ʿAbd al-Malik che assurse alla dignità del califfato. [70, 215, 222, 299,
416]
- Ḥuwayṭib b. ͑ Abd al-͑Uzzà: (...-674) Compagno del Profeta dei Qurayš, si convertì
quando fu conquistata Mecca, dopo aver lungamente combattuto i musulmani; visse
più di cent’anni. [6]
- Ibn ʿAbbās: (...-688) Cugino paterno del Profeta, fu uno dei primi tradizionisti ed
esegeti del corano. [273]
- Ibn Abī al-Ḥadīd: (1190-1258) Letterato e filosofo mutazilita, autore dello Šarḥ
Nahğ al-Balāġa e di un diwān di poesia (Vedi indice autori). [394, 398]
285
- Ibn al-Rūmī: (836-896) Poeta di origine Bizantina, famoso per le sue invettive,
morì per avvelenamento. [373]
- Ibn Muqla: (866-940) Ministro sotto vari califfi abbasidi, fu accusato di complotto
e il califfo al-Rāḍī (reg. 934-940) gli fece tagliare la mano destra ciononostante egli
continuò a scrivere stringendo la penna nel braccio, gli fu tagliata la lingua e fu
messo in prigione dove morì. È ricordato anche come fine calligrafo, considerato tra
i fondatori dello stile nuovo della calligrafia araba. [181]
286
- Mālik b. Anas: (712-795) Giurista del periodo abbaside, a fa riferimento la scuola
giuridica malikita. [189]
- Mālik b. Dīnār: (...-748) Uomo di religione e copista del periodo Omayyade. [5,
316]
- Mālik b. Ṭawq: (...-873) Governatore di Damasco sotto il califfo Abbaside al-
Mutawakkil. [300]
- Maʿrūf al-Karḫī: (...815) Sufi. Era tra i mawālī dell’ottavo imam sciita ʿAlī al-Riḍà
b. Mūsà al-Kaẓim. [429]
287
- Muḥammad: Muḥammad b. ʿAbd Allāh.(570-632) Il profeta dell’Islam. [29, 38,
40, 58, 82, 104, 105, 106, 131, 134, 143, 268, 269, 273, 285, 286, 288, 292, 310,
314, 321, 333, 334, 368, 369, 374, 386, 388, 390, 395, 398, 403]
- Mūsà al-Kaẓim: Mūsà b. Ğaʿfar al-Ṣādiq (745-799) Settimo dei dodici imam presso
gli sciiti imamiti [44]
- Mūsà b. ʿAbd Allāh b. al-Ḥasan: (...-796 circa) Alide che insorse sotto al-Manṣur,
fratello di Ibrāhīm b. ʿAbd Allāh e di Muḥammad detto al-Nafs al-Zakiyya. (vedi
qui). Poeta. [245]
- Mūsà b. al-Nuṣayr: (640-715) Militare al servizio degli omayyadi, fu uno dei primi
arabi a praticare la guerra navale, a lui si deve il primo attacco all’isola di Cipro.
Diventato governatore della provincia dell’africa settentrionale, mandò Ṭāriq b.
Ziyād oltre mare a conquistare l’Andalusia a capo di un esercito misto arabo berbero
che in poco tempo sconfisse i Visigoti soggiogando buona parte della Spagna. [358]
- Muslim b. ʿUqba: Un vecchio soldato fedele agli Omayyadi scelto da Yazīd per la
delicata missione di sedare la rivolta dei Medinesi. Vittorioso nella battaglia di
ḥarra, estorse il riconoscimento al califfo Yazīd alla popolazione di Medina
ricorrendo a lauti spargimenti di sangue tali da meritarsi il soprannome di Muṣrif
(prodigo di sangue umano); morì sulla strada per Mecca diretto a combattere contro
il ribelle ʿAbd Allāh b. al-Zubayr. [297, 304]
288
- Saʿd b. Abī Waqqāṣ: (595-564) Tra i primi Vompagni del Profeta, partecipò a tutte
le prime battaglie dei musulmani; fondatore di Kūfa. I musulmani cinesi gli
attribuiscono l’introduzione dell’Islam in cina (Wang, Lianmao (2000). Return to
the City of Light: Quanzhou, an eastern city shining with the splendour of medieval
culture. Fujian People's Publishing House. Page 99). Lo scontro tra ʿAlī e Muʿāwiya
lo vide neutrale. [4, 137, 330]
289
- Sarī al-Saqaṭī: (...-867) Sufi di Baghdad tra i più celebri, zio materno e maestro del
sufi Ğunayd. [251]
- Ṣuhayb: Ṣuhayb b. Sinān al-Rūmī (il bizantino), Compagno del Profeta, di origine
bizantina, schiavo affrancato, tra i più abili nell’uso dell’arco. La sua figura
simboleggia il profondo legame dell’Islam con la cultura greca. [153]
290
- ʿUbayd Allāh b. Ziyad: (648-686) Figlio di Ziyād b. Abīhi (vedi voce), generale
omayyade, suo “zio” Muʿawiya gli affidò il governatorato del Ḫurasān dove allargò
i confini dell’impero fino alla transoxiana. Poi il califfo lo spostò a Baṣra dove
represse duramente le rivolte kharigite. Il nuovo califfo Yazīd lo incaricò di
risolvere la questione di al-Ḥusayn: fu ʿUbayd a inviare l’esercito colpevole dello
sterminio di Karbalāʾ. Sei anni dopo in uno scontro con l’esercito di ibn al- Aštar, un
ribelle sciita, fu ucciso per vendicare l’omicidio di al-Ḥusayn. [339, 200]
291
- ʿUtba b. Ġazwān: (584-638) Compagno del Profeta appartenente al clan degli
omayyadi, è ricordato come il fondatore di Baṣra.[154]
- ʿUṯmān b. ʿAffān: (579-656) Terzo califfo ben guidato, Compagno del Profeta e
suo genero per aver sposato Ruqayya, apparteneva al clan degli omayyadi
fieramente avverso all’Islam, fu il quarto uomo a convertirsi all’islam e il primo
dell’aristocrazia meccana. Durante il suo califfato l’impero si estese fino in Marocco
a ovest, in Pakistan a est e in Armenia a Nord. Promulgò la versione ufficiale e
unificata del Corano. La sua politica fu caratterizzata da un oculato nepotismo che
permise la successiva presa del potere degli Omayyadi. Il suo assassinio funse da
casus belli per lo scontro tra ʿAlī e Muʿawiya che decretò la scissione tra sunniti e
sciiti. [53, 71, 113, 131, 193, 195, 319, 393, 405, 416, 427]
- ʿUṯmān al-Ḫayyāṭ: Personaggio non noto. [210]
- Uways al-Qarnī: (...-657) Seguace, originario dello Yemen, noto per la sua
devozione. [431]
- Yaḥyà al-Barmakī: (il Barmecide) [401] Membro della famiglia Barmecide (vedi
Barmecidi) fu ministro del califfo al-Mahdī (reg 775-785) e tutore di Hārūn al-
Rašīd.
- Yaʿqūb b. al-Layṯ al-Ṣaffār (...-879): Di origini umili, faceva il fabbro, grazie alla
sua perizia militare riuscì ad ottenere il potere su una vasta porzione di territorio in
Siğistān e Ḫurasān fondando la dinastia dei Saffaridi.
- Yūsuf b. Asyāṭ: Personaggio non noto [430]
- Zayd b. al-Ḥariṯa: (...-629) Quand’era bambino fu rapito in una razzia e venduto
come schiavo; Ḫadīğa la mogle del Profeta lo comprò per regalarglielo. Muḥammad
lo affrancò e lo crebbe come un figlio. [158]
- Zayn al-ʿĀbidīn: Vedi ʿAlī b. al-Ḥusayn
- Ziyād b. Abīhi: (622-673) Generale fedelissimo degli omayyadi, di estrazione
umile (per questo detto b. Abīhi: figlio di suo padre), citato anche come Ziyād b. Abī
Sufyān poiché fu adottato da Muʿawiya come fratello. Rivestì la carica di
governatore di Baṣra, Kūfa e successivamente di tutto l’Iraq. [315, 326]
- Ziyāda b. Mizyad Poeta beduino degli inizi dell’era omayyade. [122]
- Zubayda: (...-832) Cugina per parte di madre e moglie di Hārūn al-Rašīd. [278]
292
BIBLIOGRAFIA
Su Hādī al-ʿAlawī
293
Sulla storia e la letteratura araba
Manuali di riferimento
294