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Maria Lara Broggi – Elena Ronchi

MADRE MARIANNA NASI:


SFUMATURE DI SANTITÀ

NOTE BIOGRAFICHE E DI SPIRITUALITÀ

Torino 2007
PICCOLA CASA DELLA DIVINA PROVVIDENZA
Istituto Suore
di San Giuseppe Benedetto Cottolengo
Via Cottolengo, 14 - 10152 TORINO

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PREFAZIONE

Ho accolto con gioia ed emozione l’invito di presentare que-


sto testo che ci aiuterà certamente a conoscere un po’ di più
Marianna Nasi, la nostra prima Madre, Colei che fu, anche
se per breve tempo, a fianco di San Giuseppe Cottolengo
nel periodo della fondazione della Piccola Casa della Divina
Provvidenza.
«Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio
ma sopra il lucerniere perchè faccia luce a tutti quelli che so-
no nella casa» ha detto Gesù (Mt 5,15).
Mi sembra che a Madre Nasi sia successo proprio questo
«essere sotto il moggio» tanto tempo per cui, nonostante sia-
no trascorsi 175 anni dalla sua morte e nonostante l’opera
del Cottolengo si sia diffusa in vari continenti, il nome di
questa donna umile, forte e coraggiosa è poco conosciuto e
la luce che illumina la sua vita è rimasta troppo nascosta.
Queste note biografiche e di spiritualità lasciano intravedere
più chiaramente la sua luce, fanno emergere più nitida la
"santità umile" di questa figura dotata di rare qualità di men-
te e di cuore che, guidate e sostenute dalla grazia di Dio, le
hanno permesso di vivere una ricca e variegata esperienza
umana e cristiana.
Donna, sposa e madre e poi vedova e cofondatrice, lei ha
sempre consentito a Dio di essere il Signore della sua vita e

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ha aderito con fiducia e abbandono alla Divina Volontà an-
che quando questa richiedeva la rinuncia ai propri desideri,
alle proprie inclinazioni, ai propri progetti.
Dopo la prematura morte del marito, le circostanze e soprat-
tutto l’incontro con il Can. Cottolengo rivelano a Marianna
che Dio la vuole a tempo pieno serva dei poveri e guida del-
le giovani suore nella nascente Opera. Lei accoglie con fede
il nuovo progetto che la Provvidenza le propone e si dona
senza riserve per realizzarlo.
Assimila e condivide con intelligenza e passione il Carisma
cottolenghino e, sia con le parole che con l’esempio della
sua vita, lo trasmette alle prime suore.
Sforzandosi di «stare il più possibile unita di mente e di cuo-
re a Dio, col continuo pensiero della Sua onnipresenza» e-
duca instancabilmente le sue “figlie” alla preghiera, ad attin-
gere ogni giorno dall’Eucaristia l’amore da donare, a vivere
costantemente alla presenza di Dio e in profonda comunio-
ne con Lui, fondamento solido ed essenziale su cui costruire
l’edificio del servizio ai poveri. L’amore verso il prossimo bi-
sognoso deve essere infatti il carattere distintivo delle Suore
cottolenghine, ed essere «serve, sorelle e madri dei poveri» è
per loro una grande grazia, un grande dono della Divina
Provvidenza, segno della tenerezza di Dio verso il genere
umano.
Marianna Nasi guarda e invita a guardare Maria come mo-
dello «che spinga ad imitarne le eccelse virtù e a farci sante»;
esorta a vivere con pienezza il quotidiano, ad operare con
fede, unicamente per amore di Dio, per la sua gloria,
nell’attesa dell’incontro definitivo e della comunione eterna
con Lui.

4
Mi auguro che la lettura di questo testo serva in particolare a
noi Suore di San Giuseppe Cottolengo a conoscere e amare
di più la nostra prima Madre, a imitarne la santità, a invoca-
re la sua potente intercessione perché anche noi possiamo
realizzare in pienezza la nostra vocazione di consacrate cot-
tolenghine. Deo gratias!

Madre Giovanna Massè


Superiora generale delle Suore
di San G. B. Cottolengo

Piccola Casa, 15 settembre 2007

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6
INTRODUZIONE

Il desiderio di conoscere e far conoscere la nostra prima Ma-


dre, Marianna Nasi, si radica non solo nell’occasione prov-
videnziale dell’anniversario della sua morte, di cui quest'an-
no ricorre il 175°, ma anche nell’accresciuta consapevolezza
della sua importanza, del ruolo fondamentale che ella ha
avuto a fianco del canonico Cottolengo.
Questo lavoro di ricerca e riflessione desidera essere un la-
voro appassionato che aiuti ad entrare in rapporto con que-
sta persona che è stata l’anima femminile dell’opera del Cot-
tolengo e della quale il Santo aveva grandissima stima 1 .
Nonostante la scarsità delle fonti e l’inevitabile incompletezza
è stato fatto lo sforzo di collegare alcuni elementi, di rielabo-
rarli e rileggerli per tentare di delineare meglio la figura di
questa donna che è all’origine e, come scrive Padre Angle-
sio, è «come la prima radice di quella pianta che tanto frutto
era destinata a portare, quale fu, la religiosa famiglia delle
Suore, destinandola [il Cottolengo] a prima loro Madre e
Superiora» 2 .
1
Cf. SUOR C. MASSOLA, Processo Ordinario per la Causa di Beatificazione
del Servo di Dio Sacerdote Giuseppe Cottolengo, Sessione CCCCLIX,
vol.9, int.17, p. 117: «Quella poi che consultava spesso era la signora
Nasi, alla quale il Servo di Dio, per le rare doti, di cui era fornita,
professava particolare stima e rispetto». D’ora in poi questa fonte sarà ci-
tata nel seguente modo: PO.
2
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi,
Torino 1879, pp. V-VI. «Di questo opuscolo venne fatta una seconda edi-
zione nel 1964 a cura di Antonio Pellegrino: Madre Marianna Nasi, me-
morie storiche edificanti, Pinerolo 1964, 221 p. Questa edizione è stata

7
Il testo è suddiviso in due parti: nella prima viene proposta
una biografia di Marianna Nasi, attraverso le voci di chi l’ha
conosciuta ed amata e attraverso i suoi pochi e brevi scritti.
Nella seconda parte si cerca di dare una pennellata sulla spi-
ritualità. Evidenti e forti sono le consonanze con il Cottolen-
go che mettono in evidenza con maggiore limpidezza
l’armonia dei loro spiriti e l’unità di intenti che li ha accomu-
nati nell’avventura della carità alla sequela di Cristo buon
samaritano.
Probabilmente non è possibile pretendere di più senza forza-
re oltremodo le scarne e scarse fonti, ci è forse solo concesso
di delineare alcune pennellate, delle sfumature attraverso le
quali intravedere l’opera meravigliosa compiuta in questa
donna dallo Spirito di Dio.
Uno dei desideri che hanno animato la composizione di
questo testo è stato quello di offrire – senza voler peccare di
presunzione – a chi leggerà queste pagine la possibilità di
“dialogare”, sia pure a distanza di centosettantacinque anni,
con le persone che sono state testimoni, che hanno visto, u-
dito, scritto e poter intavolare così un “discorso di famiglia”
e imparare a conoscere una persona che ci deve essere cara
quanto ci è giustamente caro Giuseppe Cottolengo.
Potrebbe diventare un’esperienza bella, un’occasione per
animare anche l’intelligenza, la spiritualità, la creatività di
ciascuno.
Imparare a dialogare con chi ci ha preceduto è segno di vita-
lità. La gioiosa riscoperta di un passato che ha costruito il

arricchita di note storiche», L. PIANO (a cura di), Carteggio. Di San Giu-


seppe Benedetto Cottolengo (1786-1842) fondatore della Piccola Casa
della Divina Provvidenza di Torino, vol I, Torino 1989, p. 145 (nota 8).
D’ora in poi quest’opera sarà citata nel seguente modo: C, I…

8
nostro oggi ci chiama a costruire a nostra volta il domani,
ancora più ricco, per chi verrà dopo di noi!
Conoscere meglio Marianna Nasi, conoscerla di più, potrà es-
sere un dono per ciascuna suora e per ogni cottolenghino in
modo da poter continuare a camminare insieme verso la san-
tità come voleva il Cottolengo: non solo buoni cristiani, ma
santi: per questo gran fine ha Iddio aperto la Piccola Casa 3 .

Torino, 15 agosto 2007


Suor Maria Lara Broggi, Suor Elena Ronchi

3
PIANO L. (a cura di), Fiori e profumi. Raccolti dai detti di san Giuseppe
Benedetto Cottolengo. Nuova edizione con annotazioni critiche, Torino
1997, numero 291, p. 416. D’ora innanzi il testo sarà citato con la sigla
FP, seguita dal numero del detto. La medesima numerazione vale per il
più recente Detti e pensieri, Milano 2005, del medesimo autore, testo che
contiene sostanzialmente, anche se in forma sintetica ciò che viene
riportato nella pubblicazione del 1997.

9
10
LE FONTI

Le fonti per la conoscenza di Marianna Nasi sono purtroppo


esigue, tuttavia siamo in grado di poter dire qualcosa di lei,
parlando almeno delle tappe più significative della sua vita.
Nella loro ricostruzione sono state utilizzate principalmente
due generi di fonti.
Per il periodo che va dalla nascita di Marianna Nasi fino
all’apertura del “Deposito della Volta Rossa”, la fonte prin-
cipale a cui si è attinto è la deposizione che il figlio Giovan-
ni 4 rilasciò nel 1886 al sottopromotore della fede, il canonico
Emanuele Colomiatti. Lo scopo di questa specie di processo
informativo privato, che si svolse parallelamente al processo
apostolico 5 per la canonizzazione del Cottolengo, era quello
di interrogare il figlio di Marianna Nasi sulla vita di sua ma-
dre e sulla verità di quanto asserito nei Cenni, testo pubbli-
cato in precedenza da Padre Luigi Anglesio circa la vita e le
virtù della stessa Nasi, sul quale ci soffermeremo più am-
piamente in seguito. È bene sottolineare che il figlio, esami-

4
I coniugi Nasi ebbero due figli: uno che, nato il 26 marzo 1813, morì
subito, l’altro, Giovanni, nato il 7 agosto 1815, morirà poi nel 1897. Cf. L.
PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Fondatore della Piccola Casa
della Divina Provvidenza sotto gli auspici di San Vincenzo de’ Paoli
(1786-1842), Torino 1996, p. 211.
5
Il Processo Apostolico: “Processus apostolicus super virtutibus et miracu-
lis in specie Venerabilis Servi Dei Josephi Benedicti Cottolengo” (= pro-
cesso apostolico sulle virtù e sui miracoli in specie del venerabile servo di
Dio Giuseppe Benedetto Cottolengo), fu effettuato a Torino nei periodi 15
marzo 1879 - 18 settembre 1882 e 11 marzo 1886 - 29 luglio 1887; Cf.
Ibid., p. 791.

11
nando il testo punto per punto, ha quasi sempre confermato
le asserzioni dell’Anglesio per avere visto o udito personal-
mente, o per avere apprese le notizie riportate da testimoni
degni di fede, normalmente dalla zia paterna la signora Te-
resa Nasi-Fabre 6 .
Giovanni, al momento della deposizione, ha ormai settan-
tun’anni; ne sono passati circa cinquanta dalla morte di Ma-
rianna Nasi: siamo infatti nell’aprile 1886. Benché si tratti
dei ricordi di un figlio che può certo aver idealizzato la figura
della madre, tuttavia, tale deposizione offre elementi impor-
tanti per una ricostruzione storica della vita di Marianna Na-
si 7 e non solo: essa è anche preziosa perché rende possibile
una migliore conoscenza dell’indole della Nasi e delle sue
qualità soprattutto di educatrice. Giovanni, ricordando gli
anni dell’infanzia e dell’adolescenza vissuti accanto alla ma-
dre, dipinge quadretti familiari freschi e sereni, aiutando chi
ne accosta il testo a immergersi in un rapporto madre-figlio
ricco e arricchente. Marianna risulta essere una mamma e-
quilibrata che educa senza forzare, responsabilizzando; ca-
pace di grandi sacrifici e allo stesso tempo intraprendente e
onesta donna d’affari.
Per il periodo che va dall’apertura del “Deposito” alla morte
della Madre, la fonte principale sono state le testimonianze
del Processo Ordinario per la beatificazione del Cottolengo,
celebrato tra il 16 gennaio 1863 e il 15 marzo 1873 8 . Si trat-
ta di un materiale che fa per così dire respirare l’aria delle
origini. Il limite di questo genere di fonte, in ordine alla co-
noscenza della persona di Madre Nasi, sta proprio nel fatto
6
[A. PELLEGRINO] (a cura di), Madre Marianna Nasi, memorie storiche edi-
ficanti, Pinerolo 1964, pp. 11-12.
7
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 209.
8
Ibid., p. 8.

12
che l’oggetto principale delle testimonianze è appunto il Cot-
tolengo, e quello che di Madre Nasi si dice lo si dice solo di
riflesso. Il vantaggio invece, è che alcuni testimoni sono di-
retti, hanno cioè conosciuto Madre Nasi e hanno vissuto con
lei. Questi testimoni privilegiati sono in particolare le prime
Figlie, soprattutto suor Clara Massola 9 , suor Genoveffa Pre-
gno 10 , suor Ferdinanda Calieris 11 , suor Teresa Rey 12 e suor
Giusta Bianco-Aschero 13 . Altri invece ne hanno sentito par-
lare da testimoni oculari.
Certamente le notizie non sono molte, a volte limitate a cita-
zioni del nome, altre volte alla presenza di un aggettivo che,
al di là della sua essenzialità, può comunque rivestire un cer-
to significato. Alcuni testi sono più ricchi di particolari, ma
sta di fatto che non ci si può aspettare che una parca quanti-
tà di notizie.

9
«Suor Clara Massola, di Torino, entrò tra le suore cottolenghine il 15
aprile 1831 all’età di 16 anni. Vestì l’abito religioso il 9 gennaio 1835, in
seguito passò al monastero del Suffragio e morì il 26 dicembre 1879. Fu
teste nei processi di canonizzazione», Cf. Ibid., p. 130.
10
«Pregno Teresa suor Genoveffa, di Torino, entrò tra le suore
cottolenghine il 7 gennaio 1831 all’età di 21 anni e morì il 24 giugno
1879. Fu Madre delle suore dopo la morte di Madre Nasi e fu teste nel
processo ordinario», Cf. Ibid., p. 194.
11
«Calieris Luigia suor Ferdinanda, di Vigone (TO), entrò nella Piccola
Casa il 22 luglio 1832 all’età di 22 anni. Vestì l’abito religioso il 6 gennaio
1833 e decedette il 22 maggio 1879. Fu teste nel processo ordinario», Cf.
Ibid., p. 217.
12
«Rey Maria Cristina suor Teresa entrò tra le suore cottolenghine il 1°
febbraio 1831 all’età di 17 anni, vestì l’abito religioso il 1° maggio
successivo e morì poi il 23 maggio 1871. Fu teste nel processo ordinario».
Cf. Ibid., p. 196.
13
«… entrò tra le suore cottolenghine il 15 novembre 1831 all’età di 19
anni, vestì l’abito religioso il 4 maggio 1832, fu la quarta Madre delle
suore della Piccola Casa e morì il 31 gennaio 1875. Fu teste nel processo
ordinario», Ibid., p. 36.

13
Sono giunte a noi anche tre lettere autografe 14 di Marianna
Nasi, due conservate nell’archivio dell’Istituto delle Suore e
indirizzate alla madre del Santo, la terza presso la famiglia
Marengo di Bra 15 , indirizzata al canonico Luigi, fratello del
Cottolengo, nel periodo di permanenza del figlio Giovanni
presso di lui a Chieri nel biennio 1828-1830 16 .
Anche nell’epistolario del canonico Cottolengo, indirizzato a
membri della sua famiglia, vi sono parecchie lettere 17 in cui
viene citata Marianna, che testimoniano rapporti stretti e af-
fettuosi con tale famiglia.
Altra fonte diretta di particolare importanza è la prima for-
mula di consacrazione 18 . Si tratta di un autografo purtroppo
incompleto, in cui il nome di Madre Nasi non viene citato
espressamente, ma quando nel testo si parla della Signora
Madre, è a lei che bisogna fare riferimento 19 .
14
Pur essendo poco diffusa l’istruzione femminile, Marianna Nasi imparò
a leggere, a scrivere e a fare di conto. Cf. Ibid., p. 210.
15
Cf. Ibid., p. 210 (nota 159).
16
Cf. L. PIANO, Madre Marianna Nasi, numero unico in occasione del
150° anniversario della morte, Torino 1982, p. 22.
17
Cf. C, I, p. 578. Le lettere sono riconducibili al periodo 1821-1832. La
Nasi è quasi costantemente nominata, almeno nei saluti finali fino alla let-
tera al fratello Luigi dell’ottobre 1826: Cf. C,I, p. 249. C’è poi un vuoto
fino alla lettera del 25 aprile 1829, dove il Cottolengo comunica allo stes-
so fratello la morte del padre di Marianna avvenuta il giorno precedente:
Cf. C,I, pp. 302-303. Segue un altro periodo di assenza di riferimenti.
L’ultima lettera in cui compare il riferimento, sia pure indiretto, a Marian-
na Nasi è quella al padre del Cottolengo in cui egli chiede l’aiuto della so-
rella Cristina per la formazione delle Figlie. Marianna Nasi era mancata il
15 novembre e il Cottolengo scrive al padre il 24 novembre 1832: Cf. C,
I, pp. 328-330.
18
L. PIANO (edizione con annotazioni storico-critiche a cura di), Raccolta
delle Regole. Delle famiglie religiose della Piccola Casa della Divina Prov-
videnza. Anteriori all’approvazione pontificia, Torino 2000, pp. 2-3.
19
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 425.

14
Un'ultima fonte per la conoscenza della persona di Madre Na-
si è l’opuscolo del Canonico Anglesio pubblicato nel 1879, cui
si è accennato sopra. Questo testo, nato dalla riconosciuta
opportunità 20 «di raccogliere e render palesi, ad onore dello
stesso servo di Dio Cottolengo ed a comune edificazione spe-
cialmente delle suore della Piccola Casa, le memorie sulla vita
della sua figlia spirituale primogenita che […] ebbe una parte
molto preziosa alla missione del Ven. Cottolengo» 21 , pur a-
vendo una finalità di tipo parenetico, resta, come afferma don
Piano, un utile punto di riferimento per lo studio storico 22 e
non solo. Questa fonte va senza dubbio rivalutata.
A tale scopo, sembra importante riportare le considerazioni
fatte da don Pellegrino nel suo lavoro di raccolta di docu-
menti sulla figura di Marianna, arricchito di importanti e mi-
nuziose note storiche 23 , intitolato Madre Marianna Nasi,
memorie storiche edificanti. Il testo citato era nato
dall’esigenza, in seguito all’approvazione pontificia delle
Suore cottolenghine con Decreto del 29 agosto 1959, di ri-
valutare questa figura che egli definisce a ragione, troppo
dimenticata.
Riguardo l’opuscolo dell’Anglesio, così scrive in una nota:
«L’Autore ricalca lo schema tradizionale della Chiesa per
istruire i Processi e stendere le biografie dei Santi: la vita e
quindi le virtù, con intenti non solo storici ma ascetici. […]
Per la storicità e veridicità, ci si potrebbe domandare a
quali fonti abbia attinto l’Anglesio per comporre la sua

20
Cf. Ibid., p. 209.
21
Cf. [L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Na-
si, p. V.
22
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 209.
23
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, pp.
5-219.

15
operetta. A questa domanda si deve però subito risponde-
re che Egli si trovava in favorevoli condizioni di sapere ed
appurare le notizie, mentre la sua rettitudine, che rasenta-
va lo scrupolo, è garanzia della verità, almeno soggettiva,
delle sue affermazioni. Era contemporaneo della Nasi e
poté forse conoscerla personalmente. Quando l’Anglesio
nasceva a Torino nell’ottobre 1803, Marianna contava 12
anni, e quando essa moriva nel novembre del 1832 egli
era al suo trentesimo anno di età, e prete da quattro anni,
essendo stato ordinato nell’aprile del 1828.
L’Anglesio apparteneva alla parrocchia di Sant'Agostino,
confinante con quella del Corpus Domini e, da chierico
(1821), essendo chiusi i seminari, venne assegnato pel
servizio religioso festivo alla Chiesa del Corpus Domini,
frequentata dalla Nasi, dove il Cottolengo teneva direzio-
ne ai chierici.
Dal 1829 Canonico onorario e dal 1832 Canonico effetti-
vo del Corpus Domini, […] fu facilmente in grado di co-
noscere Marianna Nasi, già padrona di negozio nel distret-
to parrocchiale, e penitente del Cottolengo […].
[Per la stesura del suo testo] Padre Anglesio aveva poi a
disposizione le migliori informatrici. […] A quell'epoca e-
rano ancora viventi quattro suore che avevano vissuto con
la Madre, e precisamente: suor Ferdinanda Calieris […];
suor Genoveffa Pregno, già Madre Generale […]; suor
Chiara [Clara] Massola, passata al Suffragio […]; suor Ma-
ria del Rosario Rejnerone […]. Parecchie altre erano
scomparse pochi anni prima, ma la memoria della Nasi
era sempre viva nella Comunità.

16
Era pure vivo il figlio Giovanni Nasi. Inoltre la traslazione
della Salma 24 di Madre Nasi nella Piccola Casa avrà cer-
tamente rinverdito molti particolari edificanti della sua vi-
ta. Non mancava quindi all’Anglesio il modo di venir a
conoscenza e di assicurarsi di ogni cosa» 25 .
Le argomentazioni di don Pellegrino sembrano essere più
che sufficienti per ridare rilievo e importanza a questo testo e
alle affermazioni in esso contenute. Le espressioni che egli
riporta e che attribuisce a Madre Nasi, se anche non ripro-
ducono in modo esatto come in una registrazione le sue pa-
role, certamente potranno essere fedeli riguardo i contenuti,
in quello che doveva essere il suo pensiero e il suo insegna-
mento.

24
«Nel 1846 il can. Anglesio ottenne l’autorizzazione per la traslazione del-
la salma»; L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 417.
25
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, pp.
13-14, nota 2.

17
18
PARTE PRIMA
NOTE BIOGRAFICHE

a cura di Maria Lara Broggi

19
20
INFANZIA E ADOLESCENZA

Marianna, o come risulta dai registri parrocchiali Anna Maria


Teresa Pullino 26 , nasce a Torino il 6 luglio 1791 e nello stes-
so giorno riceve il sacramento del battesimo nella parrocchia
di sant’Eusebio, detta di san Filippo. I suoi genitori, Antonio
e Francesca Demateis 27 , non ebbero altri figli 28 .

I GENITORI
Chi erano Antonio e Francesca?

26
L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p 210, nota 156: «I
nomi “Anna Maria Teresa” e il cognome “Pulino” o “Pullino” si leggono
nei registri parrocchiali, sia di battesimo che di matrimonio. Familiarmente
fu chiamata Marianna, in quanto essa stessa nelle lettere si firma
“Marianna Nasi”. La versione “Pullini”, che si legge nel Gastaldi, si trova
nell’atto di morte; bisogna notare che Marianna si firma “nata Pullino”
(Cf. Madre Marianna Nasi, a cura di Antonio Pellegrino, Pinerolo 1964,
pp. 22.25.27; Madre Marianna Nasi a 150 anni dalla morte, 1832 – 15
novembre – 1982, numero unico, pp. 2.17; ACPD, registro dei defunti,
1832, p.171, n.107)».
27
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p.
22, nota 1: «Essa venne battezzata lo stesso giorno, nella Parrocchia di
Sant’Eusebio, detta di San Filippo, e se ne tracopia qui l’atto autentico:
Dai registri della Parrocchia, anno 1791, pag. 8 risulta che Pulino Anna
Maria Teresa, figlia di Antonio e della Francesca Demateis, Giugali Pulino,
nata a Torino il 6-VII-1791, è stata battezzata il 6-VII-1791, dal Vice Cura-
to Don Beccaria, Padrini Francesco Bertin e Marianna Bertin».
28
Deposizione del cav. Giovanni Nasi circa la vita della serva di Dio Ma-
rianna Nasi, in [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche
edificanti, p. 149; sess. I, int. 6.

21
Non ne abbiamo molte notizie, ma ce ne parla il nipote Gio-
vanni, figlio di Marianna, che ebbe la possibilità di conoscerli
poiché visse sempre con la mamma eccettuati i due anni che
passò a Chieri presso il canonico Luigi Cottolengo per ra-
gioni di studio 29 . Così li descrive:
«Io conobbi entrambi i genitori di mia madre. Il mio non-
no era stipettaio, e, lavorando, viveva comodamente.
Tanto il nonno che la nonna erano persone dabbene, reli-
giosissime, alle volte conducendomi essi in Chiesa […]» 30 .
Antonio Pullino (o Pulino) 31 era di mestiere stipettaio, un ar-
tigiano quindi, un falegname che produceva stipi, ossia mo-
biletti in legno intarsiato che venivano usati per conservarvi
oggetti preziosi 32 . Con questo lavoro Antonio manteneva la
famiglia in un certo agio. Artigiano raffinato, i suoi prodotti
confinavano spesso con l’arte. La gente che a lui si rivolgeva
era certamente di elevato ceto sociale, dato il genere di pro-
dotto che egli offriva sul mercato.
Doveva essere anche uomo di discreta cultura, come si può
dedurre dalle successive parole di Giovanni. Il nonno oltre
che accompagnarlo a scuola si occupava anche di seguirlo
nello studio:
«…detto mio nonno mi conduceva pure a scuola e mi ve-
niva a prendere finché frequentai i corsi elementari in To-

29
Cf. Ibid., p. 148; sess. I, int. 6. Si tratta degli anni 1828-1830: Cf. L. PI-
ANO, Madre Marianna Nasi, numero unico in occasione del 150° anniver-
sario della morte, p. 22.
30
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 149; sess. I, int. 6.
31
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p 210.
32
STIPETTAIO: «Artigiano specializzato nella fabbricazione di stipi»; Cf. Lo
Zingarelli. Vocabolario della lingua italiana, 1999; STIPO: «Mobiletto di so-
lito in legno pregiato e artisticamente decorato diffusosi nel XVI secolo per
conservare oggetti di valore, documenti e sim.»; Cf. Ibid.

22
rino. Egli stesso attendeva a vedere che io studiassi la le-
zione e facessi i lavori di scuola» 33 .
Marianna è sostenuta dal padre nell’educazione del nipotino
rimasto orfano di padre. Antonio cerca in qualche modo di
riempire come può il vuoto di una presenza importante co-
me doveva essere quella di Carlo nell’educazione e nella
crescita del figlioletto. Carlo, infatti, come vedremo meglio
più avanti, muore a venticinque anni circa di tifo, lasciando
Marianna sola con il figlio di appena due anni.
Ma torniamo ad Antonio. Egli resta al fianco della figlia non
solo per coadiuvarla nell’educazione del piccolo Giovanni,
ma anche per offrire le sue competenze “professionali”
nell’allestimento dell’Ospedaletto presso la Parrocchia del
Corpus Domini ad opera del canonico Cottolengo e delle
prime Dame di cui Marianna è la più coinvolta; siamo nel
1827.
Giovanni ci riferisce:
«Io mi ricordo di avere visto nelle camere prese in affitto in
detto luogo mio nonno montare i primi letti…» 34 .
Antonio non ostacola Marianna, intuisce o forse sa di non
poter più mettere freni alla realizzazione della vocazione di
sua figlia. Quell’antico desiderio, mai sopito, cerca di trovare
ora il suo sbocco definitivo e il buon genitore lascia che la
Provvidenza agisca nella vita della figlia, facendosi coinvol-
gere nei limiti delle sue possibilità nella nuova avventura.
Passano circa due anni; la salute del signor Pullino va peg-
giorando, non è più in grado di seguire Giovanni che viene
pertanto alloggiato a Chieri presso il canonico Luigi.
33
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 149; sess. I, int. 6.
34
Ibid., p. 171; sess. IV, int. 12.

23
«Crescendo in età, mia madre occupandosi di più per il
Deposito della Volta Rossa e il mio nonno avanti negli an-
ni e di già ruinato in salute, non essendo più atto ad ac-
compagnarmi alla scuola e sorvegliarmi, si pensò di pormi
a Chieri per continuare gli studi» 35 .
Durante il primo anno della permanenza di Giovanni a
Chieri, Antonio Pullino muore, presente il Cottolengo, il 24
aprile 1829 36 . Riceve con devozione e in piena coscienza i
sacramenti amministratigli dallo stesso Cottolengo che ne
comunica la morte in una lettera al fratello Luigi e lo incarica
di avvisare prudentemente Giovanni 37 che si trova da lui.
Su Francesca, la madre di Marianna, le notizie sono molto
parche. Giovanni la ricorda vagamente 38 , poiché ella muore
il 24 novembre 1824, quando egli ha solo nove anni (era
nato infatti il 7 agosto 1815 39 ). Racconta che la nonna non
portò la piccola Marianna presso una balia, ma la allattò ella
stessa 40 e contribuì con il marito a fornire quella educazione
umana e cristiana che farà della Madama Nasi la donna for-
te che la Provvidenza volle a fianco del Cottolengo, consi-

35
Ibid., p. 160; sess. III, int. 9.
36
Ibid., p. 161; sess. III, int. 9.
37
C, I, p. 303.
38
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 161; sess. III, int. 9.
39
Giovanni Nasi, secondo figlio di Carlo e Marianna registrato nella Par-
rocchia del Corpus Domini: Vol I, p. 460, anno 1815, atto N. 95:
Nasi Giovanni Giuseppe Gaetano Maria, figlio dei Signori Carlo ed Anna
Maria Pullino, giugali Nasi, nato e battezzato lì 7 agosto 1815, Padrini li
Signori Giovanni Andrea e Teresa giugali Fabre. Firmato: Can. Agodino.
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p.
27, nota 4. Attualmente i registri della Parrocchia del Corpus Domini sono
conservati presso l’Archivio Arcivescovile di Torino in via
Dell’Arcivescovado, 12.
40
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 149; sess. I, int. 6.

24
gliera, madre dei poveri e delle prime figlie, come testimonia
padre Anglesio 41 .
Francesca accudirà anche Giovanni, poiché la giovane ve-
dova, dovendosi occupare del negozio lasciatole dal marito,
era costretta ad uscire di casa al mattino presto, quando il
bimbo ancora dormiva 42 .
Senza l’aiuto dei genitori, difficilmente Marianna avrebbe
potuto occuparsi del figlio, della casa e del negozio. Anche
per questo, dopo la morte del marito, Marianna porterà a vi-
vere con sé i suoi genitori e li assisterà fino alla morte.
«Entrambi i genitori di mia madre, divenuta essa vedova,
come dissi, abitarono in casa di lei; ed essa li assistette al
loro trapasso.
La mia zia Teresa Fabre ebbe ad attestarmi che mia ma-
dre con grande amore, cura, attenzione, circondò il letto di
morte di entrambi i suoi genitori, soggiungendomi che era
stata proprio una figlia modello, come fu sposa esempla-
rissima. Tale giudizio sentii pure dalle Signore compagne
di mia madre…» 43 .

41
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol.9, int.17, p. 463. «La buona
vedova Nasi […] sembrava eletta dalla Divina Provvidenza per accompa-
gnare il Cottolengo in tutte le sue intraprese di carità, ed essergli anche
consigliera in tutte le cose di sua sfera, attese le specchiate e rare sue qua-
lità di mente e di cuore, Madre dei poveri, sopra cui appoggiava tutta la
scientifica, morale e muliebre istruzione delle Suore e delle povere zitelle,
che l'avevano in conto di Madre».
42
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 157; sess. II, int. 9.
43
Ibid., p. 164; sess. III, int. 10.

25
L’EDUCAZIONE
Giovanni definisce i nonni persone dabbene, oneste e reli-
giosissime. Entrambi mettono ogni cura e attenzione perché
la figlia cresca amante di Dio e assidua alla preghiera e alla
frequenza dei sacramenti. Marianna, bimba di natura mite e
buona, assimila con grande profitto per la sua crescita spiri-
tuale gli insegnamenti di mamma e papà. Partecipa ogni
mattino alla Santa Messa e ogni venerdì non manca alla via
Crucis 44 .
Marianna riceve quell’educazione che normalmente veniva
impartita a una ragazza di buona famiglia. È molto brava nel
ricamo, ha anche appreso il lavoro di sarta presso certe Da-
migelle Clerici che l’hanno seguita almeno per un anno. Sa
leggere, scrivere e fare di conto e lo sa fare molto bene, co-
me testimonia Giovanni, anche se non sa dire da chi l’abbia
imparato 45 . Era cosa inusuale a quei tempi per una donna.
Grazie a queste nozioni potrà, in seguito, gestire autonoma-
mente il negozio e provvedere sufficienti sostanze a vantag-
gio del figlio Giovanni: alla morte di Antonio Pullino, nel
1829, gli avrà già garantito un patrimonio relativamente co-
spicuo.
«Dopo la morte del nonno, […] io tra le cose paterne e i
benefizi del negozio realizzando, veniva ad aver assicurato
un patrimonio di oltre quarantamila lire» 46 .
Marianna ama e stima moltissimo i suoi genitori; obbedisce
loro in tutto, anzi, cerca di prevenirli nei loro desideri.
Padre Anglesio scrive:

44
Ibid., p. 149; sess. I, int. 6.
45
Ibid.
46
Ibid., p. 166; sess. III, int. 11.

26
«Era tale l’amore, il rispetto, l’obbedienza verso de’ suoi
genitori che mostrava fin d’allora di riconoscere in essi la
stessa persona di Nostro Signore: non solo si guardava dal
recare ad essi qual si fosse disgusto, ma studiavasi ancora
di prevenirli nei loro desiderii» 47 .
Giovanni conferma le parole dell’Anglesio. Udì queste cose
prima dalla zia Teresa Fabre, sorella del papà e successiva-
mente lo poté appurare lui stesso, perché i nonni abitavano
con lui e la mamma 48 .
Questo atteggiamento di profondo rispetto e obbedienza
può forse spiegare il passo successivo della sua vita: il ma-
trimonio con Carlo Nasi. Marianna non avrebbe voluto spo-
sarsi, ma farsi religiosa. I genitori la consigliarono diversa-
mente ed ella accettò. Giovanni ricorda:
«Dalla zia Teresa Fabre seppi che mia madre non inclinava
a passare allo stato matrimoniale, e che fece il matrimonio
in ubbidienza ai suoi genitori. Ché sentii più volte detta mia
zia a dire, alla mia madre, quando essa era a capo delle Fi-
glie dell’Ospedaletto, volevi farti monaca invece di maritarti,
ed ora fai proprio la monaca» 49 .
Questo desiderio dovrà attendere, riposto nel suo cuore an-
cora diciotto anni. All’età di circa ventun’anni Marianna si
avvia a diventare sposa e mamma.

47
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi,
p. 2.
48
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 22, nota 2.
49
Ibid., p. 153; sess. I, int. 8.

27
L’INDOLE
Chi è Marianna? Che impressione lascia in coloro che
l’avvicinano? È sempre il figlio che ne parla: la descrive co-
me una creatura dolce e amabile, sorridente e serena, com-
posta ma non malinconica. Una donna, come si vedrà in se-
guito, capace di portare molti pesi e responsabilità con paca-
tezza e calma.
«La mia madre era dolce, pacifica, non conosceva parole
pungenti; essa era sempre tranquilla, essa era di un'aria
sempre composta, senza avere del malinconico e del trop-
po allegro. Al più sorrideva: si vedeva che era occupata di
cose celesti continuamente; non usava facezie» 50 .
Già da piccola, come abbiamo accennato, era obbediente ai
genitori e amava la vita ritirata.
«Essa da piccina fu sempre coi suoi genitori a cui era ub-
bidientissima; e divenuta più grande tenne una condotta
esemplarissima e ritirata. Non era amante del comparire,
non dei divertimenti e delle compagnie chiassose» 51 .
Pur essendo una ragazza modesta e composta, si presenta
come persona che nell’aspetto ha qualcosa di celestiale, di
luminoso. E’ di statura media, ha occhi e capelli castani, una
figura regolare 52 .
Marianna non è una persona chiusa, introversa, riservata sì,
ma sempre cordiale e amabile, disinvolta.

50
Ibid., p. 150; sess. I, int. 7.
51
Ibid.
52
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 210.

28
Nella sua casa di campagna, la cascina Donaudi, sui colli di
Torino, riceveva alla domenica le sue compagne e parenti e
non tralasciava di fare gli onori di casa.
«Ivi alla domenica intervenivano le sue compagne parenti
[…]. In queste circostanze la mia madre nulla tralasciava
nel fare i dovuti onori di casa, disinvolta senza scrupolo,
non mai rimarcata per rigidezza di costumi» 53 .
Fondamentalmente Marianna è una donna che sa stare da
sola, che ama e cerca il raccoglimento, ma è anche una per-
sona che sa stare in compagnia, anche se tende a seleziona-
re molto le sue amicizie, e a circondarsi di persone con una
sensibilità religiosa simile alla sua. Come si vedrà in seguito,
tesserà una profonda e duratura amicizia con i membri della
famiglia Cottolengo, in particolare con la madre del Santo.

53
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 151; sess. I, int. 7.

29
30
SPOSA E MAMMA

Due giorni prima del suo ventunesimo compleanno, e preci-


samente il 4 luglio 1812, nella Parrocchia dei Ss. Processo e
Martiniano, in presenza del vicecurato don Pietro Bocca,
Marianna Pullino sposa Carlo Nasi 54 .

CARLO NASI
Chi è Carlo Nasi?
Difficile stabilire con precisione la sua età e il luogo della sua
nascita. Giovanni sostiene che il padre fosse di un anno mag-
giore della moglie, deponendo che egli nacque nel 1790 55 .
Don Pellegrino, nel suo testo, fa minuziose ricerche. Scrive
in una nota che già nel 1917 mons. Ressia, vescovo di
Mondovì, extommasino, dovendo forse preparare uno dei
suoi discorsi sul Cottolengo, si era rivolto per avere informa-

54
Cf. Ibid., p. 152; sess. I, int. 8.
Nel medesimo testo alla nota 2 a p. 25 troviamo: «Il matrimonio si celebrò
nella Parrocchia di S. Teresa (oggi 2007 soppressa), dove allora funziona-
va quella dei Ss. Processo e Martiniano, soppressa nel 1802, e che sorge-
va all’incrocio dell’attuale Via Pietro Micca con via S. Francesco d’Assisi.
Dal libro IV, Registro dei matrimoni dall’anno 1803 al 1829, XII Rep., ri-
sulta che:
Nasi signor Carlo, figlio del vivente Giuseppe di Torino e Maria Anna Pulli-
no, del vivente Antonio, pure di Torino e Parrocchiana, premessa l’ordinata
denuncia, sono stati congiunti in matrimonio dal Sig. Don Pietro Bocca, Vi-
cecurato, li 4 luglio 1812, in presenza di Giuseppe Piacenza e Carlo None
testimoni. A fine di pagina si firma il Parroco: Sac. Carlo Usseglio».
55
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 152; sess. I, int. 8.

31
zioni all’allora Madre Anania Garzino, che aveva risposto il
12 dicembre 1917, a mano di suor Brunone, che né nella
parrocchia di S. Teresa, né in quella del Corpus Domini, e di
Santa Maria di Piazza e neppure nelle parrocchie limitrofe a
via Palatina si era potuto trovare l’atto di nascita di Carlo
Nasi. Pur non avendolo rinvenuto neppure a Mindino, pae-
se di origine dei genitori, mons. Ressia affermerà che Carlo
sarebbe nato a Mindino nel 1791 56 . Il Gastaldi invece lascia
supporre che egli sia nato a Torino 57 . Cosa pensare allora?
Don Pellegrino ipotizza che egli sia nato a Torino nel 1792 e
conclude così le sue faticose ricerche:
«In mezzo a tante incertezze e contraddizioni di notizie, da-
te e grafie, anche da parte del figlio Giovanni, sebbene
Carlo risulti così di un anno più giovane della sposa, non
potrebbe essere nato a Torino nel 1792? Nei registri par-
rocchiali dei battezzati di San Filippo, tra vari atti di batte-
simo cognominati Nasi, se ne trovano due che – insieme
all’Atto di Matrimonio di Carlo Nasi, dove è dichiarato di
Torino, ed al suo Atto di Morte, dov’è detto Torinese –
potrebbero forse risolvere la questione, e che qui si ripor-
tano:

56
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti,
pp. 25-26, nota 3.
57
Cf. Ibid., p 26, nota 3. Il Gastaldi scrive: «Carlo Nasi, destinato a Ma-
rianna, era un ottimo giovane. I suoi parenti, venuti da Mindino, in quel di
garessio e preso stanza a Torino, erano conosciuti e stimati...». P. P. GA-
STALDI, I prodigi della carità cristiana. Descritti nella vita di San Giuseppe
Benedetto Cottolengo Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvi-
denza sotto gli auspici di S. Vincenzo De’ Paoli, Torino 1959, p. 152.

32
- Nasi Teresa Maria Margherita 58 , figlia di Giuseppe Nasi e
Maria Maddalena Bravo, Giugali Nasi, nata e battezzata li
27 Marzo 1791, dal Vicecurato Don Giovanni Andrea Ma-
rescotti, Padrini Giuseppe Bravo e Maria Teresa Nepote.
(Registro dei Battesimi – Anno 1791, foglio 6).
- Nasi Carlo Giuseppe Angelo, figlio dei Signori Giuseppe
e Maria Maddalena Bravo, nato il 30 e battezzato il 31 lu-
glio 1792, dal Sig. Ignazio Franco Morelli Rettore, Padrini
Sig. Carlo Bravo e Maddalena Olivero. (Registro dei Bat-
tesimi – Anno 1792, foglio 24).
[…] Facilmente Carlo Nasi nacque a Torino, da famiglia
originaria di Mindino» 59 .
Anche Giovanni conferma che il nonno paterno era nativo
di Mindino, un piccolo paese vicino a Garessio; egli però
non conobbe i genitori di suo padre. Dalla zia Teresa sentì
dire che questi si trasferirono a Torino per lavoro e che eb-
bero due figli: Teresa e, appunto, Carlo 60 .
Dalla descrizione che ne fa Giovanni, Carlo doveva essere un
giovane buono, onesto, dedito al suo lavoro, ottimo cristiano.
«Era negoziante in passamani in oro 61 , commesso viaggia-
tore interessato nella ditta Hervier e Pillione, in via Dora-

58
Si potrebbe trattare della sorella di Carlo, che sposò Andrea Fabre. La
zia Teresa di cui parla Giovanni e amica di Marianna e del canonico Cot-
tolengo, loro collaboratrice come Dama alla Volta Rossa.
59
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, pp.
26-27, nota 3.
60
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 156; sess. II, int. 9.
61
Carlo era espertissimo in ricami in oro, perché come dilettante se ne era
occupato quando faceva il commesso viaggiatore per la ditta Hervier e
Pillione che commerciava in passamanerie in oro [= guarnizioni] ed og-
getti di chiesa. Insegnò quest’arte anche a Marianna. Cf. [A. PELLEGRINO],
Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p. 22, nota 3.

33
grossa, prima isola a destra. Era un ottimo giovane, atten-
to ai suoi affari, non dato alle compagnie, era un ottimo
cristiano» 62 .
Prova ne è il fatto che Carlo, dovendo compiere una volta
all’anno con altri suoi compagni negozianti un viaggio sul
territorio piemontese, esercitando probabilmente il suo me-
stiere di commesso viaggiatore, non partiva senza aver rice-
vuto i sacramenti. Normalmente il viaggio avveniva dopo
l’Epifania.
Frequentava anche l’oratorio di san Filippo; aveva provve-
duto insieme ad altri suoi compagni all’acquisto delle statue
dei re Magi per il grandioso presepio che veniva allestito nel-
la cappella dell’oratorio 63 .
Ogni domenica visitava gli ammalati presso gli ospedali di To-
rino, specialmente in quello di san Giovanni 64 , ma non solo.
«All’Ospedale di San Luigi contribuì a trovare il modo di
sollevare l’infermo affinché gli venisse rifatto il letto o mu-
tato il pagliericcio, il materasso ecc. ed egli stesso vi si re-
cava per tale opera di cristiana pietà unitamente ad altri
ottimi compagni negozianti. Ciò seppi da mia zia Teresa
Fabre» 65 .
Carlo, come diremmo noi oggi, faceva il volontariato e in
questo coinvolse anche Marianna dopo il loro matrimonio.
Padre Anglesio commenta:
«Carlo Nasi […] era la persona che la Divina Provvidenza
avea destinato per fedel compagno nel novello stato alla

62
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 152; sess. I, int. 8.
63
Cf. Ibid.
64
Cf. Ibid.
65
Ibid.

34
Marianna Nasi, nella quale sacra unione videsi avverato
appuntino l’oracolo dello Spirito Santo che viro bono da-
bitur mulier bona» 66 .
«Una donna virtuosa è una buona sorte, viene assegnata a
chi teme il Signore» 67 .

VITA MATRIMONIALE
Come Marianna conobbe Carlo non è dato sapere con cer-
tezza. Giovanni non ricorda di aver sentito dire come il ma-
trimonio venne combinato 68 , si può almeno supporre che
Marianna conobbe il futuro marito grazie all’amicizia con la
sorella di lui, Teresa Nasi, che assieme alle signorine Clerici
faceva parte della cerchia ristretta delle sue amicizie. Anche
Teresa infatti frequentava le signorine probabilmente per
apprendervi, come Marianna, l’arte del cucito 69 . Teresa
all’epoca del matrimonio di Marianna con suo fratello era
già sposata con Giovanni Fabre 70 . Tra le due giovani coppie
nascerà e resterà vivo e forte un legame di profonda amicizia
e reciproco aiuto anche dopo la morte di Carlo. Sarà per e-
sempio Giovanni Fabre ad aiutare Carlo nell’iniziare, dopo il
suo matrimonio con Marianna, una nuova attività commer-
ciale, aprendo un negozio di chincaglierie, attività che lui
stesso già esercitava 71 .

66
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi, p. 6.
67
Sir 26, 3.
68
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 152; sess. I, int. 8.
69
Cf. Ibid., p. 150; sess. I, int. 7.
70
Cf. Ibid., p. 156; sess. II, int. 9.
71
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p.
22, nota 3.

35
Torniamo al giorno delle nozze. Marianna e Carlo si sposa-
rono, come già accennato, il 4 luglio 1812, nella parrocchia
di Marianna ai Ss. Processo e Martiniano, che probabilmen-
te corrisponde all’attuale chiesa di santa Teresa 72 . Andarono
a vivere in via Palatina in quella che allora si chiamava casa
Rokstoll. Nella stessa via era anche sito il negozio di chinca-
glieria 73 che Carlo aprì poco dopo il suo matrimonio 74 . Il
nuovo stile di vita gli imponeva maggior stabilità; il mestiere
di commesso viaggiatore lo avrebbe tenuto, evidentemente,
troppo lontano da casa.
Giovanni riferisce che, a detta della zia Teresa, la giovane
sposa era una moglie modello, molto affezionata al marito,
sempre d’accordo con lui 75 cui era anche di aiuto in tutto
quello che riguardava la loro nuova attività commerciale; era
divenuta anche commessa del negozio.
«Mia madre non era per niente pratica di tale affare; ma
essa per amore del marito e per compiere un dovere suo,
fece sì che in breve si rese capace di tenere il posto di
commessa di negozio» 76 .

72
Questa chiesa si trova a Torino in via s. Teresa, 5. Attualmente non è
più parrocchia.
73
Giovanni Nasi dice che il negozio dei genitori era sito in via Palatina, allo-
ra via Quattro Pietre, dirimpetto all’Albergo della Corona Grossa. Cf. Depo-
sizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 155. Don Pellegrino fece molte ricerche
per ritrovare il luogo dove era situato il negozio, non vi riuscì, le vie del rio-
ne, infatti a detta di mons. Solero, persona esperta da lui consulta, erano di
molto variate dopo i bombardamenti e gli sventramenti subiti a causa della
guerra, in più i nomi delle vie mutarono più volte. Cf. [A. PELLEGRINO], Ma-
dre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p. 37, nota 1.
74
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 155; sess. II, int. 9.
75
Cf. Ibid.
76
Ibid.

36
La vita della giovane coppia procedeva serena e i due con-
dividevano ideali e progetti:
«Non ho mai sentito dire che tra mio padre e mia madre
sia sorta qualche questione; anzi da mia zia citata sempre
sentii dire che il matrimonio non poteva riuscir meglio. Di-
fatti l’indole di entrambi e la tendenza religiosa loro, erano
perfettamente all’unisono; onde non potevano condurre
una vita più felice. Peccato che questa fu troppo breve» 77 .
Il matrimonio di Carlo e Marianna durò solo cinque anni.
Nacquero due figli: il primo morto subito dopo la nascita av-
venuta il 26 marzo 1813, come risulta dal registro dei defunti
della parrocchia del Corpus Domini 78 , il secondo, Giovanni
nato il 7 agosto 1815.
Data la sua gracile costituzione, Marianna aveva affidato alle
cure di una balia di Orbassano il piccolo Giovanni. I due gio-
vani genitori andavano sovente a visitare il bimbo. Egli restò
lontano dalla mamma fino verso i due anni; anzi, Marianna
attese il cessare dell’epidemia di tifo che infieriva a Torino, e
per la quale Carlo morì, prima di riportarlo presso di lei.
Quando il piccolo Giovanni rientrò a casa, Marianna aveva
già vissuto il dramma della perdita di Carlo.

77
Ibid.
78
Registro dei defunti parrocchia del Corpus Domini: Vol I, anno 1813, p.
179, atto 41:
NASI – Un figlio del vivente Signor Carlo Nasi, Torinese, appena nato
morto, addì 26 marzo 1813, e sepolto ne giorno seguente. Firmato a fine
pagina: Can. Evasio Agodino. Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi,
memorie storiche edificanti, p. 27, nota 4.

37
38
VEDOVA

MORTE DI CARLO
Carlo si ammala di tifo, le petecchie, nel linguaggio del tem-
po, malattia infettiva che contrae nel servire gli ammalati
nell’ospedale dove si reca ogni domenica. Torino ne é infe-
stata, in una delle tante epidemie. La malattia di Carlo è
breve; Marianna lo assiste con tutto l’amore e la tenerezza
possibili. Saranno la stessa mamma e la zia Teresa che lo
racconteranno poi a Giovanni.
«Il mio padre morì prima di mia madre, cioè nel febbraio
del 1817 in Torino, di malattia infettiva, per le petecchie
prese da lui nel servire gli ammalati degli Ospedali. Egli vi
si recava in tutte le domeniche e nei giorni festivi, e più
specialmente nell'Ospedale di S. Giovanni. Io allora era in
età di due anni circa; e ciò seppi da mia madre e dalla
stessa mia zia Teresa Fabre.
La mia madre senza dubbio assistette suo marito durante
il breve periodo della malattia. Egli stesso chiese i Sacra-
menti che ricevette con grande devozione. Negli ultimi i-
stanti volle essere attorno al moribondo la mia zia Teresa
Fabre la quale gli chiuse gli occhi, secondo che essa mi
disse. Mia madre fu dai parenti portata via» 79 .

Carlo si spegne il 25 febbraio 80 , assistito negli ultimi momen-


ti dalla sorella Teresa. I parenti non vogliono che Marianna

79
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 163; sess. III, int. 10.
80
Dal Registro dei Defunti, Parrocchia del Corpus Domini, Vol I, anno
1817, p. 243, N. 23, si legge: Carlo Giuseppe Maria Nasi, del vivente Giu-

39
lo veda morire, la portano via; forse la vedono tanto affati-
cata per l’assistenza prestata nei giorni precedenti e temono
non possa reggere all’ultimo strappo. Il giorno dopo il corpo
di Carlo è restituito alla terra e Marianna si ritrova sola: deve
pensare al negozio, deve pensare a Giovanni. Non può la-
sciarsi andare.
Reagisce al grande dolore da vera donna cristiana, veste il
lutto che mai più lascerà. Giovanni potrà dire di non aver
mai sentito sua madre lamentarsi per la grande disgrazia.
Marianna era convinta del retto agire di Dio nella sua storia
e per questo, sempre, in ogni circostanza non perderà la sua
abituale calma 81 .

NUOVE RESPONSABILITÀ
Carlo morente non lascia alcun testamento; ripone grande
fiducia nella sua sposa, è certo di poter stare più che tran-
quillo riguardo il futuro di Giovanni 82 .
La vita di Marianna prende un ritmo nuovo: si divide tra il
negozio e il figlioletto, coadiuvata dall’esperienza di mamma
Francesca e di papà Antonio.
Così passano alcuni anni. Giovanni ricorda:
«Mia madre mi circondò di cure affezionatissime; mi face-
va dire le preghiere della sera, mentre io dicevo quelle del

seppe, torinese, e marito della vivente Marianna Nasi Pullino, in età d’anni
25, munito dei SS. Sacramenti, morto addì 25 febbraio 1817, e sepolto
nel giorno seguente. Firmato a fine pagina: Can. Evasio Agodino. Cf. [A.
PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p. 27,
nota 5.
81
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, pp. 163-164; sess. III, int. 10.
82
Cf. Ibid., p. 166; sess. III, int. 11.

40
mattino colla mia nonna. Ché morto il marito, mia madre
volle con sé i suoi vecchi genitori, mentre essa doveva ac-
cudire al negozio quale tenne per sei o sette anni ancora
[…]. Dicevo io le orazioni del mattino con la nonna, per-
chè mia madre si alzava di buon'ora e poi andava alla
chiesa ed al negozio, ed io dormiva ancora.
Lungo il giorno veniva io condotto al negozio; ed ivi la
mia mamma mi insegnava a leggere ed a pregare; sì che
quando fui posto alla scuola io sapeva già leggere e scrive-
re e il catechismo» 83 .
Marianna é una negoziante onesta, non fa debiti, non ingan-
na nessuno; tratta allo stesso modo un ragazzo inesperto co-
me una persona di provata competenza, non richiede più di
quello che le è dovuto e, attesta Giovanni, il negozio è molto
frequentato perché riconosciuto a prova di tutta onestà 84 .
Nonostante le nuove proposte di matrimonio, non desidera
affatto passare a nuove nozze 85 . Fa vita ritirata, si circonda
di poche amiche, anch’esse di vita esemplarissima: saranno
loro le prime dame di carità quando il Cottolengo darà inizio
alla sua opera. La sua occupazione più amata resterà quella
di frequentare la chiesa e raccogliersi davanti a Dio, senza
però trascurare nessuno dei suoi doveri sia di lavoro che
verso la famiglia 86 .
Intanto il 29 maggio 1818 il Cottolengo viene nominato
membro della congregazione dei Preti Teologi del “Corpus
Domini” e si trasferisce da Bra a Torino dove conosce Ma-
rianna 87 . Questo incontro cambierà la vita di entrambi; per il

83
Ibid., pp. 156-157; sess. II, int. 9.
84
Cf. Ibid., p. 166; sess. III, int. 11.
85
Cf. Ibid., p. 167; sess. III, int. 11.
86
Cf. Ibid., p. 165; sess. III, int. 11.
87
L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 212.

41
momento però, il cammino di Marianna rimane ancora
all’insegna della ricerca. Il suo desiderio di consacrarsi a Dio
non è assopito. Tra il 1819 e il 1820 entra nei terz’ordini
francescano e carmelitano: il 27 giugno 1819 veste l’abito
del terz’ordine francescano e il 6 luglio 1820 emette la pro-
fessione. Nel biennio 1827-28 viene eletta vice-ministra della
congregazione costituita nella chiesa di san Tommaso a To-
rino. Per quanto riguarda il terz’ordine carmelitano, fa la ve-
stizione il 18 giugno 1820 con il nome di suor Maria degli
Angeli e la professione il 24 giugno dell’anno successivo.
Consacra di fatto la sua vedovanza a Dio, anche se non è
possibile affermare che queste scelte avvennero sotto sugge-
rimento del Cottolengo 88 .
È nel corso di questi anni che nelle ore libere dal negozio, in
qualsiasi giorno della settimana, si reca nelle soffitte per por-
tare soccorso e sollievo ai poveri.
«Morto il marito nel tempo che tenne ancora il negozio, al-
le ore libere in qualsiasi giorno si recava nelle soffitte in
soccorso dei poveri. Ciò mi disse la stessa mia madre
quando mi affermava che veniva dal vedere qualche am-
malato, e seppi pure da mia zia» 89 .
Nelle domeniche, come già era abituata a fare con il marito,
continua a far visita agli ammalati negli ospedali di Carità e
in quello di san Giovanni 90 .
In questo stesso periodo si era impegnata con altre sue due
compagne ad accompagnare il Viatico presso gli ammalati
nella sua parrocchia,

88
Cf. Ibid., p. 212.
89
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 169; sess. IV, int. 12.
90
Ibid., p. 186; sess. VI, int. 14.

42
«obbligandosi ciascuna di esse a mandare le rispettive per-
sone di servizio, nel caso di impotenza [impossibilità] ad in-
tervenire personalmente, affinché vi fosse sempre un nume-
ro decoroso per l’accompagnamento del SS. Viatico» 91 .
Questa stessa pratica, segno di un grande amore all'eucari-
stia e ai malati, fu stabilita anche nella nascente Piccola Casa
in Valdocco in cui Madre Nasi si impegnava, insieme ad al-
cune Figlie, ad accompagnare il Cottolengo mentre portava
il viatico per qualche infermo grave dalla parrocchia di Bor-
go Dora alla Piccola Casa 92 .
Si occupava pure dei catechismi sia al Corpus Domini che
nella vicina chiesa dello Spirito Santo.
«Nella stessa parrocchia, e tanto nella chiesa di questa
quanto nella vicina chiesa dello Spirito Santo, dirigeva i
catechismi delle ragazze, essa insegnando la dottrina alle
figlie più grandi. Ciò vidi io stesso» 93 .
Dalla morte del marito fino all’apertura del “Deposito” alla
Volta Rossa, nel decennio 1817-1827, Marianna è impe-
gnatissima nel lavoro, nella preghiera, nell’educazione del
figlio, nelle opere di carità; non attende inoperosa la chia-
mata di Dio che la vuole cofondatrice accanto al canonico
Cottolengo.
Marianna, abituata a leggere le vite dei santi 94 , ha davanti a
sé, come modello di coraggio, l’indomita Giovanna France-
sca de Chantal, che, qualche secolo prima di lei, ebbe a fare
un’esperienza simile. Marianna però sa che la sua situazione
è diversa da quella della santa francese: deve pensare non
91
Ibid., p 169; sess. IV, int. 12.
92
SUOR G. PREGNO, PO, sess. CXCIV, vol. 5, int. 13, p. 352.
93
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, pp. 169-170; sess. IV, int. 12.
94
Ibid., p. 170; sess. IV, int. 12.

43
solo all’educazione, ma anche al mantenimento del figlio,
non ha certo le risorse finanziarie della vedova de Chantal;
in più ci sono i genitori anziani che hanno bisogno di lei. Nel
cuore di Marianna si scatena una lotta senza quartiere: ella
prega e chiede preghiere perché il Signore le faccia conosce-
re il suo Francesco di Sales, perché la illumini sulla sua vera
vocazione; viene esaudita mediante l’incontro col canonico
Cottolengo 95 .
Questo tempo di attesa è per lei tempo di lotta, di martirio,
in mezzo a tutte le titubanze e le buone ragioni che, come
voci ronzanti, le occupavano la mente e il cuore,
«le pareva di sentire che la voce del Signore le parlasse
anche più forte, e le tempestasse il cuore ad arrendersi al
suo invito: confortandola ad un tempo a confidare e ad af-
fidarsi alla divina sua Provvidenza. Solo Iddio sa il martirio
con cui si piaceva di prepararsi questa fedele sua Serva» 96 .

95
Cf. [L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Na-
si, p. 13.
96
Ibid.

44
EDUCATRICE ALLA VITA E ALLA FEDE

Marianna, pur vivendo questo martirio interiore, non viene


meno ai suoi doveri di madre. Leggendo la testimonianza di
Giovanni, emerge con freschezza e semplicità il grande dono
che Marianna aveva di ottima educatrice, serena ed equilibra-
ta. Si faceva ascoltare ed ubbidire dal figlio e poi dalle Figlie
senza bisogno di strepito di parole o di eccessiva rigidezza.
Ella sa attendere, non forza il figlio e lo punisce solo se real-
mente necessario. Giovanni ci riferisce alcuni quadretti rive-
latori di queste particolari doti di mente e di cuore che egli
ha rilevato nell’agire della madre e riposto come uno dei te-
sori più cari nella sua memoria di figlio.

PASSEGGIATE D’INFANZIA
L’infanzia di Giovanni è colorata dalle lunghe passeggiate in
campagna insieme alla mamma dopo la benedizione festiva
nella chiesa del Corpus Domini. Durante questi “pellegri-
naggi”, passando accanto ad alcune chiese, vi entrano e vi
fanno una breve preghiera. Giovanni più volte sottolinea
che la mamma non lo obbligava mai ad entrare in una chie-
sa o a pregare contro la sua volontà, perché voleva che la
sua preghiera fosse sincera 97 . Egli racconta:
«Quando io era già in età da poterla seguire, ella mi con-
duceva seco sia a passeggio sia in chiesa. […] In questi
passeggi così solitari essa usava parlare di cose di religione

97
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p 158; sess. II, int. 9.

45
e del modo di pregare. Anzi mi ricordo che faceva nel
modo che ora dico. Uscita meco dalla chiesa del Corpus
Domini data la benedizione nei dì festivi, e liberatasi da
sue compagne con poche parole, mi diceva: Dove vuoi
che oggi andiamo a passeggio? Io le rispondevo: Andiamo
in campagna. Ed essa: va bene; e per via passando accan-
to a qualche chiesa come ad esempio quella di S. Giusep-
pe, S. Teresa, S. Martiniano, mi diceva: Ho da fare una
commissione, vuoi venire a farmi compagnia? Ed io ri-
spondendole di sì, entravamo in una di dette chiese e fatta
quindi una breve orazione, continuavamo il nostro pas-
seggio. Qualche volta portandoci fino a S. Salvatore, vicini
a detta chiesa, essa mi diceva: Sono un po' stanca, vuoi
che riposiamo un momento? ed avuto il mio assenso en-
travamo in chiesa e quivi mi diceva: Dì un Pater a S. Sal-
vatore con me, e detto questo uscivamo.
Assevero pertanto che, quando eravamo di già entrati in
chiesa, portandoci in una seconda, Ella si poneva in un
banco a pregare e non mi diceva parola sul momento, co-
sì io giravo un istante per la chiesa a vedere i voti e le sa-
cre immagini. Ma quando Ella aveva recitato due o tre o-
razioni, mi chiamava e mi invitava a dire con lei un Pater
e poi uscivamo» 98 .
Marianna, senza forzature, educa alla preghiera il suo bam-
bino. Quando è stanco, non insiste. Così avvenne ad esem-
pio in occasione della festa della Porziuncola, il tradizionale
“perdono d’Assisi”. Prima del Concilio Vaticano II, era d’uso
poter ottenere più indulgenze in un solo giorno, tante quante
erano le visite che il fedele compiva entrando in una chiesa.
Ma ascoltiamo il racconto che ne fa Giovanni.

98
Ibid., pp. 157-158; sess. II, int. 9.

46
«Così mi ricordo pure che un anno nel giorno della festa
della Porziuncola alla chiesa della Madonna degli Angeli
essa mi disse: Vedi, alla chiesa della Madonna degli Angeli
si fa una bella festa; vi sono molte indulgenze; quante vol-
te vi si entra esse si acquistano; vuoi che acquistiamo que-
sti celesti favori? Ed attese la mia risposta affermativa: e
avutala vi entrammo dieci o dodici volte; e quando le
proposi di andare altrove, ella senza ribattere verbo disse
subito: andiamo» 99 .
È Giovanni stesso che coglie, con l’esperienza dei suoi set-
tantun’anni, la finezza che sua madre aveva verso di lui.
Questa finezza gli era rimasta talmente impressa, da poterne
riparlare con dovizia di particolari dopo tanti anni.
«Mia madre mi parlava nel detto modo prima di recarsi in
chiesa, perchè voleva che io vi entrassi volenteroso; ché se
io avessi fatto una difficoltà, ella passava oltre non vi en-
trava. Medesimamente non mi faceva fermare molto in
chiesa per la stessa ragione, cioè perchè voleva che io fa-
cessi preghiere sincere, di piena mia volontà e non mai
per forza» 100 .
O ancora:
«Andando o venendo da S. Vito, parrocchia della villa no-
stra e alquanto da questa distante un venti 101 minuti, so-
venti volte mi faceva con lei ripetere le orazioni, o recitare
il S. Rosario, sempre con garbo tale invitandomivi che io
non sapeva rifiutarmi e benchè giovane sentissi poca vo-
glia, anzi voglia di trastullarmi camminando. Alle volte vi-
sta da lei questa tendenza in me, essa pregava da sè e mi

99
Ibid., p. 158; sess. II, int. 9.
100
Ibid., pp. 162-163; sess. III, int. 9.
101
La parola è corretta, e non si capisce se è venti o trenta.

47
lasciava saltellare e correre a tutto piacimento, non volen-
do essa farmi fare cosa per forza e contro disposizione» 102 .
Fu Marianna a prepararlo alla Prima comunione e alla Cre-
sima. Del resto, sia nella chiesa del Corpus Domini, sia in
quella dello Spirito Santo, era la responsabile delle sessioni
del catechismo per ragazze 103 . La preparazione non consi-
steva solo nell’imparare a memoria il Catechismo.
«Mi ricordo che, sia per la mia prima Comunione, sia per
tutte le volte che mi accostava alla Santa Mensa, essa si in-
fiammava nel parlarmi dell'Eucaristia e nell'eccitarmi a ri-
cevere Gesù nel mio cuore, e mi indicava le preghiere per
trattenermi con tanto Ospite divino» 104 .
Insegnava a Giovanni a non domandare mai nella preghiera
grazie per cose temporali. Gli diceva che per queste cose ba-
stava un Padre nostro; piuttosto lo invitava caldamente a
chiedere la grazia di farsi buono e santo 105 .
Con le stesse raccomandazioni alla santità accompagnava
ogni uscita di casa del figlio, raccomandandogli di rimanere
sempre e ovunque alla presenza di Dio 106 . Già solo da que-
ste sfumature si può leggere in filigrana, senza forzare
l’interpretazione, la sintonia spirituale che correva tra Ma-
rianna Nasi e il Cottolengo.
Marianna aveva molta cura per la vita spirituale del suo
bambino, ma prima e più di tutto gli era di esempio senza
tante parole.

102
Ibid., p. 180; sess. V, int. 14.
103
Ibid., pp. 165-166; sess. III, int. 11.
104
Ibid., p. 180; sess. V, int. 14.
105
Ibid., p. 181; sess. V, int. 14
106
Ibid., p. 171; sess. IV, int. 12.

48
«In casa io la vedeva pregare soventissimo; di notte non
ho mai visto quando si coricava, mentre la vedeva pregare
in tardissima ora, anche a mezzanotte, ché, svegliandomi
alle volte in tale tempo, vedeva il lume ancora acceso nel-
la camera della mia madre e la sentiva muoversi. Recitava
il S. Rosario» 107 .
Durante la messa, Marianna non sente il bisogno di aiutarsi
nella preghiera seguendo i libri di devozione del tempo. La
celebrazione era in latino, di difficile comprensione per il
popolo che pertanto usava questi testi per riempire di conte-
nuti le parole che non comprendeva. Marianna, in silenzio,
si raccoglieva e contemplava il grande mistero.
«Sentendo la S. Messa, la vidi, essendo con lei, raccolta,
anzi assorta, facendo spesso meditazione piuttostoché let-
tura su un libro di devozione» 108 .

PICCOLI GUAI
Giovanni, come tutti i bambini e ragazzi che si rispettano,
combinava anche le sue marachelle e i suoi guai. Una volta
gli capitò di raccontare una bugia. Il nonno era ancora vivo,
perciò Giovanni poteva essere un bambino, al più ragazzino
con meno di quattordici anni.
«Un giorno, essendo ancora vivo mio nonno materno, ho
detto alla mia madre una cosa per un'altra, cioè una bugi-
a. La mia madre, giunto io a casa per il pranzo, mi venne
avanti e mi disse: Questa volta Iddio mi dice di castigarti e
ti debbo dare uno schiaffetto. Ella che non mai mi aveva
così punito, alzò il braccio; ed io le presi amorevolmente

107
Ibid., p. 180; sess. V, int. 14.
108
Ibid.

49
entrambe le mani. Allora essa chiese il nonno affinché le
venisse in aiuto, mentre io, domandandole scusa, le dice-
va che mi perdonasse, perchè io non avrei più mancato. E
tosto finì il tutto» 109 .
A quei tempi nelle case non c’era ancora la luce elettrica e,
col calar della notte, si vinceva il buio con l’aiuto di lampade
e candele. Giovanni racconta due episodi in cui dimenticò di
spegnere la fiamma della candela. Fortuna che sua madre
aveva la stanza a fianco della sua e aveva l’abitudine di an-
darlo a vedere prima di coricarsi 110 !
«Una notte svegliatomi e ricordandomi di non aver carica-
to l'orologio, accesi un ufficiolo di cera, e postolo sull'ori-
gliere, nel caricare l'orologio mi addormentai.
Cadde a terra l'orologio e l'ufficiolo, consumata la punta, si
accese contemporaneamente nei vicini suoi giri sì da fare
una grossa fiamma; e di già il fuoco bruciava il lenzuolo.
Mia madre, secondo il suo costume di pregare lungamente
prima di coricarsi e di venire a vedere se io era addormen-
tato o no, vide la fiamma; e piano piano la estinse senza
che io mi sia svegliato. Al mattino venutami a chiedere per
la levata, mi disse in tono dolce: Vedi Giovanni che bella
grazia hai ricevuto dal Signore; e più non mi disse.
Mia madre altra volta fece nella stessa guisa. Aveva io,
addormentatomi appena coricato, lasciato acceso un pic-
colo mocco di cera sul comodino e il coperchio di questo
fu attaccato dal fuoco. Io non ho mai visto mia madre ad
essere in collera o con me o con altri» 111 .
Marianna non si spazientisce, benchè in questi casi ne a-
vrebbe avuto tutte le ragioni. Nella casa oltre a Giovanni e

109
Ibid., p. 163; sess. III, int. 9.
110
Cf. Ibid., p. 162; sess. II, int. 9.
111
Ibid.

50
lei, c’erano già le Figlie. Le conseguenze sarebbero potute
essere anche molto gravi. L’unica cosa che si sente di dirgli è
di ringraziare il Signore per aver ricevuto, come per la secon-
da volta, il dono della vita.

IL PERMESSO
Dopo tanta attesa, Marianna è pronta a spiccare il suo volo.
Il papà e la mamma sono volati al cielo, il "Deposito" sta
ampliando le sue attività, richiede più tempo ed energie e lei
vuole dedicarsi completamente al servizio di Dio e dei poveri
a fianco del canonico Cottolengo. Ha finalmente trovato la
strada giusta; ma c’è Giovanni. È vero che ormai il figlio è
grandicello e sta per completare i suoi studi, ma non vuole
prendere una decisione tanto importante e definitiva senza
avere il suo consenso. Si reca perciò a Chieri, dove Giovan-
ni è alloggiato, in compagnia degli zii Fabre per avere una
sua risposta. Nella mente del figlio questo momento è stam-
pato in modo indelebile; ripensando a quel lontano giorno,
egli ne è ancora ammirato, scorgendovi la grande delicatezza
di sua madre verso di lui.
«Nel secondo, cioè nell'ultimo anno che passai a Chieri,
un dì di primavera avanzata venne a Chieri la mia madre
in compagnia dei miei zii coniugi Fabre. Oggetto di tale vi-
sita fu il seguente. Mia madre volendo dedicarsi totalmen-
te alle opere cui aveva posto mano il Venerabile Cottolen-
go, di consiglio di lui, mi chiese se io ero contento che es-
sa si fosse dedicata a servizio dei poveri. Mi fece riflettere
che occupandosi in queste opere di carità, essa non a-
vrebbe più potuto attendere alla mia educazione, secondo
tutto il suo volere e i suoi desideri, che però volenterosa-
mente i miei zii si sarebbero occupati di me; e che se io

51
non acconsentiva a tale sua proposta, ella senza più a-
vrebbe rinunziato a ogni pensiero al riguardo. Quindi atte-
se, volle da me una esplicita e chiara risposta. Allora io, in
età di circa dodici o tredici anni, risposi che avrei sempre
aderito ai suoi desideri e che quanto faceva la mia madre
sarebbe sempre da me approvato.
Ogni qualvolta quindi io venni a pensare su questo fatto,
sempre rilevai la grande delicatezza di mia madre intorno
ai suoi doveri e ne fui sempre ammirato. Ciò nonostante,
io, fino alla morte di lei, abitai continuamente con mia
madre, non appena ritornai da Chieri al termine del se-
condo anno…» 112 .
L’anno 1830 è gravido per Marianna di grandi cambiamen-
ti, come vedremo meglio anche in seguito. Cambia casa: si
trasferisce in via Palazzo di Città e ha con sé le prime Figlie,
di cui è responsabile e formatrice, si occupa del “Deposito” e
delle visite a domicilio. Ha sulle sue spalle molta responsabi-
lità, ma nonostante questo non diminuisce il suo affetto ver-
so il figlio e continua a seguirlo amorevolmente fino alla sua
morte.
«La mia madre in questo tempo aveva trasportato il suo
domicilio da casa Rokstoll, via Palatina, in via Palazzo di
città N° 18, casa Ballario. In tale abitazione mia madre a-
veva con sè pel servizio degli ammalati figlie che giunsero
poi alla morte di essa a una quarantina forse. Mia madre,
nonostante l'occupazione di educare alla cura degli infermi
dette figlie, unita ancora a quella di visitare il Deposito o
Ospedaletto della Volta Rossa e infermi a domicilio, aveva
verso di me per niente diminuito il suo affetto e la sua sol-
lecitudine» 113 .

112
Ibid., p 161; sess. III, int. 9.
113
Ibid.

52
A FIANCO DEL CANONICO COTTOLENGO

Avuto il consenso del figlio, Marianna è ora tutta protesa alla


realizzazione della sua vocazione. Gli anni dell’attesa, le sof-
ferenze, le preoccupazioni, i distacchi operati da sorella mor-
te, l’hanno forgiata, l’hanno temprata al punto da poter es-
sere, insieme al Cottolengo quell’osso delle sue ossa 114 , che
permetterà a Dio di operare grandi cose nella sua Chiesa a
vantaggio dei più poveri e abbandonati.

FIGLIA SPIRITUALE
Premettendo che il Cottolengo conosceva molto bene la
vedova Nasi, di cui da anni era confessore e direttore
spirituale, sembra necessario, a questo punto della
narrazione, aprire una parentesi e fare qualche passo
indietro, per cercare di inquadrare meglio i rapporti tra il
Cottolengo e Madre Nasi, sul piano della conoscenza
personale e della direzione spirituale, nei limiti del possibile.
Il Cottolengo conobbe Marianna, come abbiamo già
accennato, nel periodo in cui venne nominato membro della
Congregazione dei Preti Teologi del Corpus Domini,
occasione per la quale si trasferì da Bra a Torino. Siamo nel
maggio 1818. La signora Nasi è vedova dal 25 febbraio
1817 115 .

114
Gn 2,23.
115
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 212.

53
È Marianna Nasi stessa a dichiararsi esplicitamente “figlia
spirituale” del canonico Cottolengo in una sua lettera inviata
alla madre del santo nel 1822, di cui riparleremo.
Il Cottolengo era a Bra per un periodo di vacanza ed ella
conclude lo scritto rivolgendosi a lui con queste parole:
«Signor Canonico [E]lisabetta mi lascia di dirli che mater
amabilis 116 lo attende[.] [L]i suoi canarini sono tutti mesti
per la lontananza del 117 suo caro padrone li las[c]io
considerare in qualle stato 118 si trovano. [R]ivederci poi
noi tutti che 119 abbiamo bisogno della sua direzione.. Altro
non mi resta che di baciarle la mano e sono sua figlia
spirituale Marianna Nasi» 120 .
Si coglie dalla sfumatura di fine e simpatica ironia come il
legame tra Marianna e il Cottolengo fosse particolarmente
confidenziale e come la sua direzione spirituale fosse molto
preziosa per lei e anche per altri, dato che scrive al plurale.
Anche Padre Alberto conferma come più volte Madre Nasi
stessa gli avesse detto di essere da molto tempo penitente e
figlia spirituale del Cottolengo:
«Era questa da quanto essa stessa mi diceva più volte, da
molto tempo penitente e figlia spirituale del Servo di
Dio» 121 .

116
Nel manoscritto c’è un punto. Riguardo a questo altarino dedicato alla
Madonna sotto il titolo di Mater amabilis, Cf. Ibid., p. 156.
117
Nel manoscritto c’è «dell’».
118
Nel manoscritto c’è «statto».
119
Nel manoscritto ci sono due che, il primo minuscolo il secondo maiu-
scolo.
120
Cf. Ibid., p. 213.
121
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, int.12, vol.4, p. 285.

54
Suor Arcangela Cavallero ribadisce come Marianna Nasi
fosse una santa vedova penitente del Cottolengo 122 . Don
Borel la definisce a sua volta figlia spirituale del Servo di
Dio 123 .
Suor Clara Massola racconta:
«Alle mie deposizioni fatte sull'interrogatorio decimo nono
aggiungo, che la Signora Nasi aveva più volte manifestato
al Servo di Dio, il quale era suo confessore e direttore da
parecchi anni, il desiderio di entrare nel monastero delle
Salesiane di Torino, ma il Servo di Dio non assecondò
mai questo di lei desiderio, ripetendole spesso, che il
Signore l'aveva destinata ad altre cose. Queste cose il
Servo di Dio disse alla Signora Nasi prima che venisse
aperto l'ospedaletto della Volta Rossa. Questa cosa la
disse a me, e ad altre suore la Signora Nasi nel principio
della fondazione dell'ospedaletto, e ci manifestava poi in
seguito la contentezza che provava nell'aver ascoltato i
suggerimenti del Servo di Dio» 124 .
Il Cottolengo, conducendo Marianna nel cammino della
direzione spirituale, coglie in lei la comune ispirazione del
carisma ricevuto. Comprende e l’aiuta a comprendere che il
Signore chiama entrambi a collaborare a uno stesso
progetto, a fare qualcosa di nuovo, di inedito nella Chiesa.

122
Cf. SUOR A. CAVALLERO, PO, Sessione CCCXCV, Vol. 8, int.11, p. 181.
«Cavallero Rosa suor Arcangela, di Valenza (AL), entrò nella Piccola Casa
il 4 marzo 1834, vestì l’abito religioso il 9 aprile 1835 e decedette il 28
settembre 1884. Fu teste nei processi di canonizzazione», Cf. L. PIANO,
San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 205.
123
Cf. DON G. BOREL, PO, Sessione CCLXXX, Vol.6, int.12, p. 533.
124
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLXXX, Vol.9, int.19, pp. 318-
319.

55
La cura della vocazione di Marianna nella direzione
spirituale è accompagnata anche da una profonda amicizia.
Il Cottolengo le è personalmente vicino nei momenti tristi
della morte della madre. Egli indirizza una lettera alla sua
propria madre per informare la famiglia del decesso della
signora Francesca Demateis:
«Li 24 del corrente 125 passò a miglior vita me presente la
fu sig.ra M.ma Pullino Madre della M.ma Nasi, quale mi
lascia di ciò notificare alla famiglia nostra, e raccomandarla
alle loro preghiere per la pace della di lei anima» 126 .
Così anche in occasione della morte del padre di Marianna,
il 24 aprile del 1829, scrive al fratello Luigi il giorno
seguente:
«Il signor Pullini fu colpito da una malattia al capo il lunedì
di questa settimana; colpito da questa malattia, benchè
mediante opportune emissioni di sangue effettuate anche
sul collo, le cose siano andate in modo tale che abbia
ricevuto tutti i sacramenti coscientemente e con devozione,
tuttavia ieri all’una dopo mezzogiorno morì, e tutti furono
colpiti da tristezza, ma la sua anima gradita a Dio e tolta
dai pericoli, speriamo che viva in cielo.
Di questo avvisa prudentemente Giovanni 127 , io interprete
di bontà, inviterò la signora Nasi a venire qualche giorno
presso di te perché il suo troppo dolore sia mitigato. Ma
forse tenterò invano…» 128 .

125
Novembre 1824.
126
C, I, pp. 208-209.
127
Giovanni Nasi, figlio di Marianna, era stato collocato a Chieri presso il
canonico Luigi Cottolengo per gli studi nel biennio 1828-1830; Cf. L. PIA-
NO, Madre Marianna Nasi, numero unico in occasione del 150° anniversa-
rio della morte, p. 22 e San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 214.
128
C, I, p. 303 (traduzione dal latino, in nota).

56
La fine delicatezza del canonico Cottolengo nei confronti di
Marianna dimostra ancora una volta come la loro amicizia
fosse profonda e libera e come egli si preoccupasse che il
dolore per la morte del padre fosse per lei troppo grande.
Pensando che le avrebbe fatto bene un periodo di
distensione in compagnia del figlio, chiede al fratello di
prepararsi ad ospitarla, ammesso che riesca a convincerla ad
accettare, visto che la vedova Nasi è già molto impegnata
nell’assistenza dei poveri del Deposito, oltre che per il suo
lavoro.
È solo dopo la morte del padre che Marianna cederà il
negozio, consigliata in ciò dal Cottolengo 129 che
probabilmente ritiene maturi i tempi per la realizzazione
concreta della sua vocazione.
Con il consenso del figlio 130 , come abbiamo visto, la vedova
Nasi si occupa a tempo pieno dell’opera del canonico
Cottolengo a servizio dei poveri nel Deposito, prima come
Dama della carità, poi come formatrice delle Figlie a partire
dall’estate del 1830 131 . Il suo desiderio di consacrarsi
totalmente a Dio, che in passato si era espresso nell'aggrega-
zione al terz’ordine francescano (1819) e a quello
carmelitano (1820) 132 , prende ora la sua forma piena e
definitiva.

129
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 214.
130
Cf. Ibid.
131
Cf. Ibid.
132
Cf. Ibid., p. 212.

57
AMICIZIA CON LA FAMIGLIA COTTOLENGO
Accanto al rapporto di direzione spirituale e amicizia con il
canonico, Marianna Nasi coltiva rapporti di affettuosa
cordialità con i membri della famiglia Cottolengo. Il Santo
infatti, nella corrispondenza con i familiari, la nomina già nel
luglio del 1821 esprimendosi in modo da dare la sensazione
di conoscerla da tempo 133 . Nella lettera si parla infatti
dell’impegno delle signore Fabre e Nasi nel cercare di
organizzare il matrimonio del fratello del Santo: Agostino 134 .
Le due lettere autografe di Marianna Nasi, conservate
nell’archivio dell’Istituto delle Suore, sono indirizzate alla
Madre del Santo e scritte nel 1822: la prima il 24 settembre
e la seconda il 30 ottobre. Da questi due scritti è evidente lo
scambio di merci che esiste tra le due famiglie, confermato
anche dall’epistolario del Cottolengo ai suoi 135 .
Marianna Nasi scrive alla madre del Santo:
«[…] riguardo poi alla botte inviattoli faccia pure con
comodo perche[‘] so che ci va del tempo[;] mi scusi
dell’incomodo; […]» 136
«Ricevei il bariloto e nel medesimo tempo sono a
ringraziarla […]» 137 .
Questi scambi sono comprensibili tenuto conto del fatto che
Marianna Nasi, conducendo un esercizio commerciale in

133
Cf. Ibid., p. 213; per il testo della lettera: C,I, p.145.
134
Cf. C, I, p. 148.
135
Cf. C, I, pp. 223. 235.
136
M. NASI, Lettera autografa. 24 settembre 1822, Archivio Istituto Suore
di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Torino. D’ora in poi sarà abbre-
viato con: AIS.
137
M. NASI, Lettera autografa. 30 ottobre 1822, AIS.

58
Torino anche dopo la morte del marito 138 , era competente in
questioni di compravendita e doveva avere parecchie
conoscenze in città.
È senz’altro più interessante cogliere la ricchezza del
rapporto tra Marianna e la signora Benedetta e come a lei
affettuosamente si rivolga già nell’indirizzzo della lettera del
24 settembre 1822:
«Signora Stimatissima ed amica Madama Cottolengo 139 ».
Marianna Nasi continua:
«Ricevei con graditissimo piacere li suoi preziosi carateri, e
conseguentemente il grazioso regalo, che molto aggradì
come pure a casa Fabre e sono a ringraziarla. [M]a quello
che mi rancora[,] come le notificai[,] di non poterla
abbracciare 140 io in persona[,] ma spero con l’aiuto 141 di
Dio che mi farà questo piacere 142 sperando che prima che
io mi porti in Casa sua la abbraccero[‘] 143 costì […]» 144 .
Probabilmente la signora Cottolengo aveva mandato un
regalo a Marianna, accompagnato da un biglietto da
condividere con la cognata Teresa. Il tono è molto
confidenziale: Marianna si rammarica di non poterla
abbracciare personalmente e spera, con l’aiuto di Dio, di
vederla presto a Torino per poterla ricambiare
adeguatamente per la premura e le attenzioni.
Così nella lettera del 30 ottobre:

138
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, pp. 211-212.
139
M. NASI, Lettera autografa. 24 settembre 1822, AIS.
140
Nel manoscritto è «abbraciare».
141
Nel manoscritto è «aiutto».
142
Nel manoscritto è «piaccere».
143
Nel manoscritto è «abbraciero».
144
M. NASI, Lettera autografa. 24 settembre 1822, AIS

59
«[…] intendo dalla sua graziosissima che avrebbe deside-
rato la mia debole compagnia[,] effetto della sua stimabile
bontà, ma mi scusera[‘] che i miei affari non mi [h]anno
permesso la sua Cara Compagnia[.] Spero che in altra
occasione mi prevalerò della di lei bonta[‘]» 145 .
La signora Benedetta, probabilmente attraverso un suo
scritto che accompagnava la merce inviata a Marianna e per
cui ella ringrazia 146 , le ha comunicato quanto avrebbe
desiderato una sua visita a Bra per poter godere della sua
compagnia. Questo incontro però non era stato possibile a
causa degli impegni di lavoro della giovane vedova.
La terza lettera autografa che possediamo, e che è custodita
nel suo originale presso la famiglia Marengo di Bra, è un
breve biglietto di auguri per l’onomastico del canonico Luigi
Cottolengo, presso il quale, nel biennio 1828-1830 147 ,
risiedeva il figlio di Marianna, Giovanni.
La lettera è senza data, ma per i riferimenti contenuti nel
testo è collocabile in questo periodo:
«Occorendo la solenità di San Luigi mi pone in mente la
bontà di VS 148 . ben che so esercitare tuttora verso del mio
figlio[,] sicchè mi perdoni se per significarle in qualche
modo la mia riconoscenza io le offro il qui unito
pacchetto 149 , e pieno il cuore di riconoscenza alla sua

145
M. NASI, Lettera autografa. 30 ottobre 1822, AIS.
146
«Ricevei il bariloto e nell medesimo tempo sono a ringraziarla di tanta
bonta[‘] presasi a mio riguardo. [O]nde la prego a spedirmi
l’importare…»; M. NASI, Lettera autografa. 30 ottobre 1822, AIS.
147
Cf. L. PIANO, Madre Marianna Nasi, numero unico in occasione del
150° anniversario della morte, p. 22 e San Giuseppe Benedetto Cottolen-
go…, p. 214.
148
Vostra Signoria.
149
Nel testo c’è «pacheto».

60
gentilezza pregandolo de miei rispetti al deg mo150 suoi zii e
saluti tanti all’ amad ma151 sua sorella baciandole la destra
tutto rispetto, e stima vi rinnovo
Dev ma ed obb sma Serva
Nasi Marianna» 152 .
Marianna Nasi, come risulta dagli scritti esaminati sin qui, e
come abbiamo già mostrato in precedenza parlando della
sua indole, sembra essere una donna sensibile all’amicizia,
alla costruzione di rapporti umani ricchi, anche affettiva-
mente. Sa stringere relazioni cordiali e aperte, come
dimostra il forte legame che si è creato con il canonico
Cottolengo: un legame intenso, profondo, basato su
un’amicizia sincera. È altrettanto evidente come Marianna
sia gradita alla famiglia del Santo e soprattutto alla Madre,
segno della sua capacità di accattivarsi la fiducia e la
simpatia.

150
Degnissimo, anche se dovrebbe essere al plurale.
151
Abbreviazione di «Amadissima».
152
M. NASI, Lettera autografa. 1828-1830, Presso Famiglia Marengo, Bra.

61
62
PRIMA COLLABORATRICE, COFONDATRICE

Fin dagli inizi Madre Nasi fu per il Cottolengo la collaboratri-


ce più preziosa, tra le prime in ordine di tempo. Ella lo ha
coadiuvato nell’organizzazione dell’opera e accompagnato
nelle difficoltà e fatiche di ogni inizio, carica di entusiasmo e
di desiderio di servire con il massimo della sua generosità i
poveri che il Santo raccoglieva.
Dal Renaldi è definita un’altra Chantal 153 , dal Costamagna la
sua coadiutrice principale 154 e la direttrice dell’ospedaletto 155 .
Padre Luigi Anglesio, a sua volta testimonia:
«…a compimento poi dell'opera la Divina Provvidenza
fece trovare al Servo di Dio nella persona della Signora
Marianna Nasi il soggetto, di cui abbisognava per la
direzione della Religiosa famiglia non che delle altre pie
opere, ed instituzioni, che il Servo di Dio ebbe poscia ad
iniziare» 156 .
Anche Lino Piano conferma: «Il Calendario Generale pe’
Regii Stati del 1835, nel descrivere la fondazione della Pic-
cola Casa, accanto al can. Cottolengo pone in risalto la figu-
ra e l'opera della signora Marianna Nasi, paragonandola alla
signora Le Gras, cioè Santa Luisa de Marillac, che tanta par-
te ebbe con san Vincenzo de’ Paoli nella fondazione delle
Figlie della Carità. Occorre dire che in Marianna Nasi il Cot-

153
Cf. L. RENALDI, PO, Sessione XXXVI, vol. 2, int. 11, p. 302.
154
Cf. G. COSTAMAGNA, PO, Sessione CLXXXI, vol. 5, int. 17, p. 261.
155
Cf. G. COSTAMAGNA, PO, Sessione CLXXI, vol. 5, int. 12, 174.
156
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCLXXXV, vol. 9, int. 12, p. 338.

63
tolengo trovò la donna destinata a condividere le sue fatiche
e preoccupazioni inerenti alla fondazione della sua Opera,
nonché la Madre per quelle giovani che, lasciata la loro fa-
miglia, dedicarono la loro vita al servizio del Deposito e poi
della Piccola Casa della Divina Provvidenza. La sua morte
prematura a 41 anni di età e la risonanza che il santo ebbe
in seguito, non favorirono l'attenzione verso questa donna
che giustamente può essere considerata “Confondatrice”
dell'Opera cottolenghina» 157 . Il paragone portato dal Calen-
dario Generale ha senz’altro validi fondamenti. Vi sono però
anche delle diversità tra Marianna Nasi e le altre due famose
sante. La più notevole si può trovare nel fatto che mentre la
Chantal 158 e la Marillac 159 poterono dirigere il loro istituto

157
L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 209.
158
L'Ordine della Visitazione fu fondato da san Francesco di Sales e santa
Giovanna de Chantal nel 1610. Nel 1618 divenne ordine di clausura. Il
28.12.1622 san Francesco morì. Santa Giovanna continuò a reggere l'Or-
dine (avendo come consigliere san Vincenzo de' Paoli) fino alla morte,
avvenuta il 13.12.1641, e portò il numero dei monasteri da 13 a 86.
159
Luisa de Marillac venne incaricata di visitare in diverse diocesi le "Cari-
tà" (confraternite per l'assistenza degli ammalati poveri e poi dei poveri in
genere) nel 1629. Il 29 novembre 1633 quattro giovani ragazze dedite a
tempo pieno a questo servizio si riunirono nella sua casa e furono affidate
da san Vincenzo alla sua direzione. Era l'inizio della Compagnia delle Fi-
glie della Carità, anche se non lo sapevano ancora né Vincenzo, né Luisa,
né le Figlie. Nel 1634 esisteva già un piccolo regolamento (32 art.) che
Luisa mise per iscritto e Vincenzo spiegò progressivamente alle sorelle. Le
regole vere e proprie si ebbero nel 1655 con l'approvazione dell'arcive-
scovo di Parigi. Frattanto il 25 marzo 1642 le prime cinque Figlie della
Carità, compresa Luisa de Marillac, avevano emesso i voti (naturalmente
privati). Santa Luisa diresse personalmente il seminario, cioè la casa di
formazione delle Figlie della Carità, fino al 1647 e fu superiora della
Compagnia fino alla morte, avvenuta il 15 marzo 1660, sei mesi circa
prima di quella di S. Vincenzo. Cf. J. M. ROMAN, S. Vincenzo de' Paoli,
Milano 1986, pp. 395. 401-402. 405.

64
per decenni, Madre Nasi venne a mancare dopo soli due
anni.
Leggiamo nel Calendario Generale pe’ Regii Stati:
«[…] trovò la signora Legras di s. Vincenzo nella persona
della vedova signora Marianna Nasi nata Pullino, la quale
ed accolse nella propria casa le figlie, e ne fu la prima di-
rettrice. Marianna Nasi era nata in Torino il 6 luglio 1791,
e vi moriva il 15 novembre 1832, nella fresca età di qua-
rant’un anno, tre mesi e nove giorni. Sia con quella della
signora Legras in venerazione la memoria di questa donna
del Signore, e ne rammenti con gratitudine il nome la più
tarda posterità» 160 .
In termini simili si esprime anche La Gazzetta Piemontese
una settimana dopo la morte del Cottolengo, mentre in un
articolo descrive la vita e l’opera di lui:
«[…] trovava nella signora Marianna Nasi, nata Pullino,
l’assistenza rinvenuta nella signora Legras dal sant’uomo
ch'egli emulava» 161 .
Anche Goffredo Casalis, nella sua monumentale opera, de-
nominata Dizionario geografico-storico-statistico-commer-
ciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna descrive l’opera
del Cottolengo e parla di Marianna Nasi definendola pia co-
adiutrice al pari della vedova Legras e prima direttrice di
quelle giovani chiamate al servizio dei poveri. Conclude:
«[morì] lasciando di sé una memoria che sarà per lungo
tempo venerata» 162 .

160
BNT, Calendario Generale pe’ Regii Stati, 1835, p. 637.
161
BNT, Gazzetta Piemontese, sabato 7 Maggio 1842/ N. 102.
162
BNT, GOFFREDO CASALIS, Dizionario geografico-storico-statistico-com-
merciale degli Stati di s. M. il re di Sardegna, XXI, Torino 1851, p. 726.

65
Il ruolo di cofondatrice della vedova Nasi viene fondamen-
talmente riconosciuto in questi testi; ella è definita donna del
Signore e viene auspicato che la sua memoria resti viva nel-
le generazioni che verranno. Anche l’aggettivo “virtuosissi-
ma”, che troviamo almeno in due testimonianze, ha, come
spiega Lino Piano, proprio questo significato:
«[…] quantunque le suore Vincenzine rimanessero in Tori-
no presso la virtuosissima loro Madre Marianna Nasi» 163 .
«[Il Cottolengo] pregò alcune pie donne tra le quali eravi
la virtuosissima Signora Marianna Pullini ved. Nasi, le
quali si destinavano dì e notte all’assistenza di quei poveri
infermi[…]» 164 .
Anche suor Pia Collomb dice di aver letto un estratto del Ca-
lendario Generale:
«Mi ricordo d'aver letto sei o sette anni fa circa uno
stampato intitolato estratto del Calendario Generale dei
Regii Stati per l'anno mille ottocento trentacinque, in cui si
parlava del Servo di Dio e della signora Nasi, la quale lo
aveva molto coadiuvato nella fondazione del suo stabili-
mento, e si paragonava il primo a San Vincenzo de' Paoli, e
la seconda a Madama Le Gras» 165 .

163
Cf. Ibid., p. 209 (nota 153).
164
L. HENRY, PO, Sessione IX, vol. 2, int. 12, p. 57.
165
SUOR P. COLLOMB, PO, Sessione CCCXLVI, vol. 7, int. 24, pp. 491-
492. «Collomb Maria Giuseppa suor Pia di La Thuile (AO) entrò nella
Piccola Casa il 26 novembre 1837 a 16 anni, vestì l’abito religioso il 9
aprile 1838 e decedette il 24 gennaio 1894. Fu teste nei processi di
canonizzazione», Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p.
64.

66
IL NOME
Le testimonianze del Processo Ordinario che è stato possibi-
le consultare e in cui viene citato il nome di Marianna Nasi,
sono circa 116. In alcuni casi si tratta solo di una menzione
del nome, soprattutto in riferimento agli inizi dell’opera di
carità del Cottolengo con l’apertura del Deposito della Volta
Rossa.
Madre Nasi fu, insieme ad altre signore, direttamente coin-
volta nell’allestimento del piccolo ricovero 166 e nella cura dei
primi ammalati. Le testimonianze a questo riguardo la cita-
no, per la maggior parte, “prima” nell’elenco delle collabora-
trici del Cottolengo. Ne riportiamo solo tre esempi.
«Sul principio della fondazione […] in detto Deposito
prestavano l'assistenza loro alcune signore torinesi
alternativamente, cioè una certa signora Nasi nata Pullini,
ed una certa signora Fabre nata Nasi» 167 .
«Sul principio della fondazione prestavano assistenza
alcune pie Signore unitamente alle loro rispettive serve.
Fra le dette signore mi ricordo che vi erano le signore
Marianna Nasi, madama Turò e madama Teresa
Fabre» 168 .
«[Il Cottolengo] Era coadiuvato dapprima nel''assistenza di
questi infermi da alcune signore caritatevoli, le quali o
andavano in persona, o mandavano le loro serve a fare i
servigi occorrenti. La principale fra queste signore fu la
signora Marianna Pullini vedova Nasi, delle altre non
ricordo il nome» 169 .

166
Cf. L. GRANETTI, PO, Sessione LVII, vol. 3, int. 12, p. 79.
167
T. COTTOLENGO, PO, Sessione LXXIII, int.12, vol. 3, p. 206.
168
SUOR T. REY, PO, Sessione CCXIV, vol. 6, int.12, p. 8.
169
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXII, vol. 4, int.12, p. 174.

67
Solo in due delle testimonianze il nome della Nasi è secondo
a quello della cognata Teresa Fabre 170 .
Nel suo elenco invece, don Filippo None la cita per ultima,
ma con un accento di particolare confidenza e familiarità:
«[…] così pure ho conosciuto le prime pie Signore, che si
applicarono alla assistenza degli ammalati, e furono le
Signore Ongaro, Teresa Fabre, Turò, Camerano, e la
Marianna Pullini vedova Nasi» 171 .
Padre Anglesio ne descrive le doti e il posto che ella occupa-
va accanto al Cottolengo: gli era compagna in tutte le sue
iniziative di carità, consigliera, ma era soprattutto Madre dei
poveri e delle prime giovani che formava secondo l’ideale
che condivideva con il Santo.
«La buona vedova Nasi […] sembrava eletta dalla Divina
Provvidenza per accompagnare il Cottolengo in tutte le sue
intraprese di carità, ed essergli anche consigliera in tutte le
cose di sua sfera, attese le specchiate e rare sue qualità di
mente e di cuore, Madre dei poveri, sopra cui appoggiava
tutta la scientifica, morale e muliebre istruzione delle Suore
e delle povere zitelle, che l'avevano in conto di Madre» 172 .
Come cofondatrice, Marianna Nasi vive il duplice ruolo di
collaboratrice diretta del Cottolengo, nella fondazione della

170
G. BIANDRÀ, PO, Sessione XVIII, vol. 2, int.12, p. 136: « Il Servo di Dio
era coadiuvato in questo ospizio da alcune pie persone tra le quali la
Signora Fabre, la Signora Nasi, ed altre».
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, vol. 4, int. 12, p. 283: «Là pure
ho vedute alcune signore, fra le quali la già più volte nominata Signora
Teresa Fabre, Signora Marianna Nasi, e alcune altre, delle quali ora non
ricordo il nome, e queste si mostravano tutte già bene intese a operare in
pro degli infermi».
171
DON F. NONE, PO, Sessione CCLX, vol. 4, int.12, p. 386.
172
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol.9, int.17, p. 463.

68
sua opera, del Deposito prima e della Piccola Casa poi, in
cui ella non si trasferirà definitivamente a causa della sua
prematura scomparsa, e di cofondatrice della famiglia reli-
giosa delle suore di cui è stata la prima Madre.
Sarà così la formatrice, insieme al Cottolengo, delle prime
Figlie che diventeranno, più di un secolo dopo con
l’approvazione della Santa Sede, Congregazione di diritto
pontificio 173 .
È bello poter verificare come «nella storia della vita religiosa
appare con rilievo il fatto che lo Spirito ha associato ordina-
riamente un uomo e una donna nella fondazione degli istitu-
ti (Pacomio e Maria, Macrina e Basilio, Benedetto e Scolasti-
ca, Chiara e Francesco, Teresa e Giovanni della Croce,
Francesco di Sales e Chantal, Vincenzo e Luise, Antonio
Maria Claret e Antonia París, Pedro Povedo e M. Josefa Se-
govia…). Ciò è dovuto solo alla situazione sociale della
donna, che l’obbligava ad appoggiarsi a un uomo? Non ne-
cessariamente: Macrina cominciò prima di Basilio e lo attras-
se al suo genere di vita. Teresa accolse Giovanni della Croce
per allargare la riforma al ramo maschile. Le cause storiche
variano, il fatto della complementarità dei sessi è chiaro» 174 .

173
SACRA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI, Prot. N. 0743/54 Decreto, Roma 20
giugno 1959: «[…] le diverse famiglie di Suore della Piccola Casa della Di-
vina Provvidenza fossero dichiarate vere religiose con voti pubblici, e facenti
parte di una sola grande Congregazione religiosa di diritto pontificio detta
“Suore di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo"». Al detto Decreto ne fece
seguito un secondo, sempre emanato dalla medesima Congregazione, e
volto, probabilmente ad una applicazione più immediata delle direttive del
Concilio Vaticano II espresse col Decreto Perfectae Caritatis: SACRA CON-
GREGAZIONE DEI RELIGIOSI, Prot. N. 0743/54 Decreto, Roma 29 agosto 1967.
174
J. M. LOZANO NIETO, Fondatore, in Dizionario Teologico della Vita
Consacrata, Milano 1994, pp. 757-758.

69
In questa prospettiva di complementarità/reciprocità possia-
mo vedere Marianna Nasi e Giuseppe Benedetto Cottolengo
associati nel cammino di incarnazione del medesimo cari-
sma ricevuto, per l’edificazione della Chiesa, a servizio dei
più poveri e abbandonati, «quegli che non ha persona che
pensi per lui» 175 .

ALLA VOLTA ROSSA


La figura di Marianna Nasi è particolarmente legata, come si
è avuto modo di sottolineare, a quello che è stato chiamato
“Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini”, già prima
del 1830 come Dama della Carità. Lo conferma in una sua
testimonianza il dottor Granetti che mette in evidenza quale
fu l'attiva e fattiva collaborazione della vedova Nasi, non so-
lo nel servizio, ma anche nella raccolta del materiale neces-
sario per dare inizio all’ospedaletto:
«Il Servo di Dio collettando insieme colla Signora Marian-
na Nasi, la Signora Fabre e la Signora Turò, tutto l'occor-
rente per mobiliare due camere, stabilì questo Deposito in
casa Balbino, corte della Volta Rossa, terzo piano, racco-
gliendo da principio quattro infermi, cioè due uomini in
una camera, due donne in un'altra; le Signore predette
servivano per turno gli infermi nel giorno, e nella notte fa-
cevano da principio tale servizio le loro serve» 176 .
Anche il fratello del Santo conferma:
«Sebbene poi ricevesse il Servo di Dio, da varie parti soc-
corsi personali, materiali e pecuniari, tuttavia un aiuto di-

175
Regole orali del Venerabile, CLI.
176
L. GRANETTI, PO, Sessione LVII, vol. 3, int. 12, p. 7.

70
stinto lo cercò e lo ebbe dalla prefata Signora Marianna
Nasi» 177 .
Con il crescere del numero dei ricoverati il servizio prestato
dalle Dame non è più sufficiente. È suor Clara che racconta
come ebbe inizio il gruppo delle Figlie, le prime tre delle
quali vennero accettate il 25 novembre 1830:
«Col crescere del numero degli infermi nello ospedaletto, si
sentì maggiore il bisogno di persone inservienti, e per
supplirvi il Servo di Dio pensò di prendere un numero di
figlie del contado robuste, e tenerle fisse al bisogno
degl'infermi. Nell'anno mille ottocentotrenta il giorno di
Santa Caterina, venticinque novembre fece la prima
accettazione in capo a tre figlie, e successivamente ne
accettò secondo l'occasione e secondo il bisogno. Queste
figlie abitavano in casa, e sotto la direzione della prelodata
vedova Madama Nasi nata Pullini e per turno facevano per
settimana il servizio dell'ospedaletto. Nella primavera
dell'anno mille ottocento trent'uno il quindici aprile io sono
stata accettata fra queste figlie, e pochi giorni dopo il Servo
di Dio nella casa della Signora Nasi stabilì pure una scuola
gratuita 178 , in cui si insegnavano gli elementi di lettura e
scrittura, i lavori donneschi e segnatamente il catechismo.
Alla medesima erano ammesse le ragazze specialmente
povere sia della parrocchia, che delle vicinanze, nonché
alcune già grandicelle, che ne avessero bisogno. Queste

177
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, vol. 4, int. 12, p. 285.
178
Nella sua testimonianza il dottor Granetti specifica che la scuola fu isti-
tuita dopo la chiusura della Volta Rossa: «Mi ricordo precisamente, che
dopo sciolta l'infermeria della Volta Rossa, quel locale il Servo di Dio lo
aveva destinato per scuola infantile femminile, incaricando le Suore
Vincenzine della direzione, e della istruzione sotto la principale direzione
della madama Nasi; quali Suore rimanendo in città presso madama Nasi».
L. GRANETTI, PO, Sessione LXV, vol. 3, int. art. 17, pp. 161-162.

71
ragazze noi le accompagnavamo ogni giorno per assistere
alla messa e per ricevere la benedizione del S.S.mo
Sacramento alla sera nella vicina chiesa del Corpus Domini.
Noi eravamo pure incaricate di assistere ai catechismi
parrocchiali per invigilare ai catechizzandi tanto nei giorni di
Domenica, che nel tempo quaresimale, nel qual tempo
anche alcune di noi faceva il catechismo alle ragazze d'età
più avanzata e meno istrutte» 179 .
È ancora suor Clara che precisa quale fosse il ruolo di Madre
Nasi: coadiutrice del Cottolengo sia nella fondazione che nel
governo del Deposito.
«La Signora Marianna Nasi si era dedicata pienamente a
coadiuvare il Servo di Dio sia nella fondazione e nel go-
verno dell'ospedaletto» 180 .
Suor Genoveffa sottolinea la dipendenza di Madre Nasi dal
Cottolengo, anche se conferma allo stesso tempo come ella
esercitasse la direzione sulle Figlie:
«Nulla si faceva nell'Ospedaletto senza un suo ordine [del
Cottolengo], ed egli dava gli ordini lì sul momento a se-
conda del bisogno, i quali venivano adempiuti, e serviva-
no all'uopo di norme generali, senza che vi sia mai stato
un regolamento scritto. La stessa Madama Nasi dipendeva

179
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCXLV, vol. 8, int.12, pp. 589-
590.
180
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLXXIX, vol. 9, int. sess. 461, p.
316. Cf. anche: SUOR A. CAVALLERO, PO, Sessione CCCXCV, vol. 8, int.
11, p. 184. «La madama Nasi sorvegliava pure l'andamento del ricovero
della Volta Rossa ove la Suor Maria Maddalena già nominata faceva l'uffi-
zio di assistente locale, ma l'alta direzione era tutta presso il Servo di Dio,
e la madama Nasi né alla Volta Rossa, né in casa sua faceva cosa alcuna
senza l'ordine del Servo di Dio».

72
in tutto da lui anche nelle cose, che appartenevano alla di-
rezione, ch'ella esercitava a riguardo di noi figlie» 181 .
Si trattava di norme generali, come suor Genoveffa stessa le
definisce, che richiedevano di venir calate nella realtà con-
creta momento per momento. Essa stessa ci racconta come
questo poteva avvenire, ad esempio nella cura dei malati a
domicilio:
«Oltre alla cura degli ammalati che aveva nell'Ospedaletto,
il Servo di Dio aveva anche cura di quelli, che apparte-
nendo alla stessa Parrocchia non potevano essere ricove-
rati; egli stesso andava a visitarli, e poi mandava Madama
Nasi a visitarli essa pure, con incarico alla medesima di
osservare minutamente le cose, di cui avessero bisogno, e
poi mandava noi figlie a portare al loro domicilio le linge-
rie, il brodo, e il vitto di cui abbisognavano, e far loro i
servizi occorrenti» 182 .
È bene sottolineare come, già dagli inizi, questa attenzione e
carità verso i bisognosi non si limitasse al Deposito ma si
allargasse, aumentando il numero delle Figlie, anche oltre i
confini della parrocchia del Corpus Domini.
Padre Alberto testimonia:
«[…] carità intorno agli infermi sia del Deposito su nomi-
nato, sia di altre povere case, ove si trovassero infermi, e
ciò prima nel distretto della parrocchia del Corpus Domini,

181
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CXCIII, vol. 5, int. 12, pp. 344-345.
182
Ibid., pp. 435-436. Questa prassi è confermata, anche se con qualche
variante spiegabile col fatto che suor Arcangela, entrata nella Piccola Casa
nel 1837, l’abbia sentito raccontare: «Quando il Servo di Dio non poteva
andare a visitarli [gli infermi a domicilio] mandava o la madama Nasi o
qualcheduna delle figlie che fosse più atta a discernere il bisogno», SUOR
A. CAVALLERO, PO, Sessione CCCXCV, vol. 8, int. 11, p. 183.

73
e poi di mano in mano, che crescendo venivano cercate in
altre parrocchie, secondo che esse si potevano meglio
prestare all'opera di carità» 183 .
Il dott. Granetti conferma questa prassi aggiungendo nuovi
particolari:
«[Le] Suore […] continuavano a prestare il servizio in città
ai poveri abbandonati, al loro domicilio, e ciò lo vidi io
stesso, e come medico della Piccola Casa, e come medico
di beneficenza, delle parrocchie del Corpus Domini, e dei
SS. Martiri, nella quale qualità io richiedeva sovente al
Servo di Dio a mandar Suore ad assistere gl'infermi; e so
pure che il Servo di Dio soleva mandare, a richiesta dei
Parroci, Suore per assistere infermi, in qualsiasi altra par-
rocchia della città» 184 .
Ritornando all’obbedienza di Madre Nasi, anche don Filippo
None testimonia come la signora Nasi ricevesse tutti gli ordi-
ni e le istruzioni dal Cottolengo per dirigere e sorvegliare
l’andamento delle giovani e dell’ospedaletto 185 ; così il Bian-
drà mette in luce la virtù di obbedienza che caratterizzava
Madre Nasi e di cui il Cottolengo spesso gli parlava 186 .
Con gli elementi raccolti da queste testimonianze sembra
non si debba pensare a una dipendenza minuta, meccanica
e deresponsabilizzante, ma piuttosto, come si è detto, a di-
rettive generali e anche a un reciproco consigliarsi, un con-

183
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, vol. 4, int.12, p. 286.
184
L. GRANETTI, PO, Sessione LXV, vol. 3, int. art.17, pp. 161-162.
185
Cf. F. NONE, PO, Sessione CCLX, vol. 6, int. 12, p. 388.
186
G. BIANDRÀ, PO, Sessione XXII, vol. 2, int. 17, p. 169: «Di questa
instituzione [cioè delle Dame] io sentii parlare più volte dal Servo di Dio
nella circostanza che segnalava la cieca obbedienza che gli prestava la
signora Nasi».

74
dividere le fatiche del discernimento sia per il bene dei pove-
ri che delle giovani che venivano formate per servirli.
Suor Clara infatti conferma come il Cottolengo fosse abitua-
to a consigliarsi in modo speciale con la signora Nasi, ma
anche con le altre suore:
«Il Servo di Dio […] prima di intraprendere qualche affare,
o dare disposizioni di qualche importanza, soleva prende-
re consiglio […] anche da noi stesse Suore, e specialmente
dalla signora Nasi» 187 .
Sempre nella stessa deposizione ribadisce:
«Quella poi che consultava spesso si era la signora Nasi,
alla quale il Servo di Dio, per le rare doti, di cui era
fornita, professava particolare stima e rispetto» 188 .
Va tenuto presente che questa stretta collaborazione era esi-
gita dalla situazione: trattandosi degli inizi tutto andava im-
postato, erano necessari rapporti molto stretti, contatti fre-
quenti che venivano anche favoriti dal ristretto numero delle
persone e dei locali.
Al Deposito però, non tutto andava sempre per il meglio.
Ogni inizio è naturalmente segnato da grandi fatiche e da
notevoli difficoltà, come testimonia suor Genoveffa:
«Io mi ricordo specialmente, che mentre io stava ancora
presso la Madama Nasi, questa talora era dolente, perché
alla sera aveva tanti ammalati bisognosi di guardia per la
notte, e le figlie di casa erano o stanche, o infermiccie da
non poter portarsi in quella notte; ella andava quindi a
conferire col Servo di Dio, ed egli rispondeva: vado io a
mandarle. E veniva di fatti e ci mandava, in Domino, e

187
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLIX, vol. 9, int. 17, p. 116.
188
Ibid., p. 117.

75
destinava quelle che stimava dicendo loro che non avreb-
bero sofferto, e che dovessero andare in Domino» 189 .
La prova più dura venne con l’ordine da parte del governo
della chiusura del Deposito a causa del colera. Nell’estate
del 1831 vennero prese drastiche misure igieniche e sanita-
rie per prevenire ogni possibile contagio. Il Ministro, con una
lettera del 19 settembre 1831 190 , ordinò il trasloco dell'ospe-
daletto; venne chiesta e ottenuta una proroga. Comunque ai
primi di ottobre il Deposito fu chiuso 191 .
Il Cottolengo e Madre Nasi non rimasero inoperosi e quelle
stesse stanze vennero utilizzate per altri fini, come già ab-
biamo sentito nella testimonianza di suor Clara e che ci con-
ferma anche il dottor Granetti:
«Mi ricordo precisamente, che dopo sciolta l'infermeria
della Volta Rossa, quel locale il Servo di Dio lo aveva de-
stinato per scuola infantile femminile, incaricando le Suore

189
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CCIV, vol. 5, int. 19, pp. 454-455.
190
L. GRANETTI, PO, Sessione LVIII, vol. 3, int.12, p. 82: «Chiusa l'infer-
meria della Piccola Casa della Divina Provvidenza d'ordine ministeriale in
data del 19 Settembre mille ottocento trent'uno, stante l'imminente
invasione del cholera, sussistette però aperto il ritiro presso Madama Nasi,
cioè le figlie della Piccola Casa che furono convertite in Suore e le
Orsoline»;
L. COTTOLENGO, PO, Sessione CXIII, vol.4, int.13, pp. 99-100: «Questo
Ospizio continuò per alcuni anni, fintanto chè il Cholera morbus
minacciando d'invadere la città di Torino il governo scrisse una lettera non
so bene se al Servo di Dio od al Rettore della Congregazione del Corpus
Domini, in cui faceva ringraziamenti del bene che si aveva fatto in detto
Ospizio a prò dell'umanità, ma perché tale ospizio si trovava nel centro
della città ed in un luogo non troppo addatto a ciò si temeva che il morbo
minacciante avesse potuto propagarvisi; e quindi si ordinava di dare le
opportune provvidenze per dar lo sgombro del detto Ospizio».
191
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, pp. 226-227.

76
Vincenzine della direzione, e della istruzione sotto la prin-
cipale direzione della madama Nasi» 192 .
Così, e anche attraverso l’assistenza a domicilio degli infer-
mi, veniva tenuto vivo il seme del Deposito nell’attesa di ri-
nascere in Valdocco-Borgo Dora il 27 aprile 1832 con il
nome di Piccola Casa della Divina Provvidenza sotto gli au-
spici di S. Vincenzo dé Paoli 193 .

ALLA PICCOLA CASA


È suor Genoveffa che ci racconta come il Cottolengo e Madre
Nasi si attivarono per cercare una nuova sede all’ospedaletto:
«Un giorno il Servo di Dio, qualche mese dopo la chiusura
dell'Ospedaletto, incaricò Madama Nasi con due figlie di
andar a cercare un nuovo locale, per ricoverare degli
ammalati, e specificò che egli lo desiderava non tanto
lontano dall'abitazione del Corpus Domini, e un po' fuori
della Città, e designò me e la Suor Giulia sopra nominata
ad accompagnarla. Ci portammo infatti a cercar questi
locali, e per via la Signora Nasi ci parlava dell'intenzione
del Servo di Dio, e del desiderio che egli aveva di aprire
un ospedale ancor più grande. Abbiamo visitato due locali
secondo l'istruzione data dal Servo di Dio; ma nè l'uno nè
l'altro fu giudicato, dal medesimo, conveniente. Qualche
tempo dopo poi, non so come, il Servo di Dio trovò egli
un locale fuori di Porta Palazzo, dove attualmente esiste la
Piccola Casa della Divina Provvidenza, ed in questo
locale, di poche camere ricoverò subito qualche malato,

192
L. GRANETTI, PO, Sessione LXV, vol. 3, int. art. 17, p. 161.
193
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, pp. 227-228.

77
ed io nei primi giorni mi portai a visitare questo locale, e
vidi quivi alcuni letti con infermi» 194 .
Dalla testimonianza risulta evidente come la Madre fosse al
corrente dei progetti che il Santo andava facendo e come,
raccontandolo alle Figlie, cercasse di condividere con loro
l’entusiasmo per la nuova fondazione.
L’impegno di Madre Nasi fu eroico, poiché le Figlie poste sot-
to la sua direzione continuavano le attività alla Volta Rossa,
nella parrocchia, in più alcune erano destinate a prestare ser-
vizio alla Piccola Casa 195 ; ce lo conferma suor Ferdinanda:
«In casa della prelodata Madama Nasi, dove si trovavano
trenta giovani figlie circa delle quali altre facevano scuola
alle piccole ragazze, altre andavano a visitare e servire i
poveri infermi a domicilio nella città e facevamo anche il
catechismo alle ragazze nella parrocchia del Corpus
Domini; ed altre soccorrevano alcuni malati, che erano già
ricoverati nella casuccia, da cui ebbe principio la Piccola
Casa della Divina provvidenza, posta all'estremità della
città verso il fiume Dora nella regione di Valdocco. Tutte
queste giovani si alternavano e scambiavano nei diversi
uffizi sotto l'obbedienza del Servo di Dio, e della Madama
Nasi, che dal medesimo pur dipendeva ed era stata
incaricata» 196 .

194
SUOR G. PREGNO, PO; Sessione CXCIII, vol. 5, int. 13, pp. 349-350.
195
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXIII, vol. 6, int. 13, p. 176: «[…]
e prese in affitto una piccola casuccia nella regione del Valdocco, quella
che è attualmente ancora incorporata nella Piccola Casa; e che ivi
ricoverò i malati che poté, dove mandava a servirli le stesse giovani
dell'ospedaletto, le quali continuavano ad abitare in casa di Madama
Nasi»; SUOR T. REY, PO, Sessione CCXV, vol. 4, int. 13, p. 16: «[…] noi
figlie della carità, delle quali una parte a restare presso la Madama Nasi e
parte abitavano nella nuova casa».
196
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXII, vol. 6, int. 11, pp. 171-172.

78
In più, come afferma ancora suor Genoveffa, ella prestava
anche nella neonata Piccola Casa tutta la sorveglianza e
l’assistenza che le erano possibili:
«Io vidi nella prima casupola acquistata dai trenta ai
trentacinque letti occupati da infermi di ambi i sessi in
diverse camere. La Madama Nasi prestava pure tutta la
sua sorveglianza ed assistenza possibile» 197 .
Conferma anche suor Ferdinanda:
«[La] Madama Nasi, […] molto lo coadiuvava nella
intrapresa fondazione della Piccola Casa» 198 .
Per entusiasmare la Figlie al servizio della carità, aveva
l’abitudine di portarle a visitare il nuovo ospedale alla
domenica, dopo le funzioni:
«… [La madama Nasi] nella festa dopo le funzioni aveva
la pratica di condurre tutte le figlie della Carità che aveva
in sua casa, e poi talvolta qualcheduna delle Orsoline a
fare una visita agli ammalati nel nuovo stabilimento per
avvezzarle al servizio della Carità verso i malati, come ho
sentito lei medesima a dire» 199 .
Anche suor Ferdinanda conferma:
«Dal mio ingresso nella prefata casa di Madama Nasi, io
cominciai a visitare di quando in quando quel nuovo
ricovero condotta dalla Madama Nasi e vedeva un bel
numero di ammalati, uomini e donne in diverse stanze,
coll'alloggio per le figlie inservienti, le quali facevano la
cucina, il bucato ed assistevano gli infermi» 200 .

197
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CXCIV, vol. 5, int. 13, p. 351.
198
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXLI, vol. 6, int. 17, p. 254.
199
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CXCIV, vol. 5, int. 13, pp.351-352.
200
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXIII, vol. 6, int. 13, p. 176.

79
Madre Nasi si impegnava persino, insieme ad alcune Figlie,
come già accennato, ad accompagnare il Cottolengo nel
portare il viatico per qualche infermo grave, dalla parrocchia
di Borgo Dora alla Piccola Casa:
«Quando si trattava di viaticare qualche infermo, andava
pur egli [il Cottolengo] a prendere il S.S. Sacramento alla
parrocchia del Borgo Dora, nel cui distretto si trovava il
nuovo stabilimento, e la Signora Nasi con alcune figlie della
Carità di sua casa si portava per l'accompagnamento» 201 .
Certamente le fatiche di questo tempo di transizione furono
davvero molte, probabilmente il fisico della Madre si piegò
sotto questo peso e cedette il passo alla malattia che in breve
tempo la consumò completamente. A questo proposito è
bello riportare alcune parole del figlio Giovanni:
«Non dubito che mia madre abbia faticato assai per il primo
impianto del nuovo Ospedale in regione Valdocco; ma non
posso questo asserire […] perché con me mia madre non
parlava di queste cose […]. Mia madre cercava sempre di
tenere nascosto le sue opere per spirito di umiltà e di
distacco da ogni onore e lode del mondo» 202 .
Dopo la morte di Madre Nasi tutte le figlie si trasferirono alla
Piccola Casa:
«Nel novembre del mille ottocento trenta due mancò di
vita la Madama Nasi, che si prestava moltissimo alle opere
di carità del Servo di Dio e in capo a pochi mesi, vale a
dire nella primavera del mille ottocento trentatre tutte le
figlie che eravamo presso la Madama Nasi, passammo ad
abitare nella Piccola Casa» 203 .

201
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CXCIV, vol. 5, int. 13, p. 352.
202
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 179; sess. V, int. 13.
203
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXIII, vol. 6, int. 13, p. 177.

80
LA MADRE

In molte testimonianze il nome di Marianna Nasi, come già


accennato, è riferito al suo compito di guida e formatrice
delle prime suore. Le giovani che il Cottolengo aveva radu-
nate erano infatti ospiti nella sua casa situata nei pressi
dell’ospedaletto. Anzi, la signora Nasi, che abitava in casa
Rockstoll in via Palatina, si era trasferita in casa Ballario, in
via Palazzo di Città, nelle vicinanze del Deposito, proprio per
prendersi cura delle Figlie, la cui fondazione ufficiale aveva
avuto inizio nell’estate del 1830 204 .
Il Renaldi afferma:
«Il Servo di Dio, [aveva] raccolte, come si disse […]
alcune giovani delle parrocchie di Airasca e di Virle alle
quali si univano parecchie zitelle torinesi, sotto la direzione
della vedova Marianna Nasi» 205 .
e suor Teresa Rey:
«Noi Figlie della carità avevamo alloggio alcune in camera
attigua all'infermerie e le altre in casa della signora Nasi, la
quale abitava a poca distanza dall'ospedaletto» 206 .

204
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 214. Le prime
ragazze, secondo la versione di suor Clara (Cf. p. 71), furono accolte il 25
novembre di quello stesso anno. È plausibile pensare, come spiega L. Pia-
no, che non si tratti due versioni divergenti riguardo la data di fondazione
del gruppo delle Figlie, ma che il Cottolengo abbia voluto premettere alcuni
mesi di prova prima di dare avvio formale alla comunità. Cf. Ibid., p. 215.
205
L. RENALDI, PO, Sessione XXXVII, vol. 2, int. 11, p. 304.
206
SUOR T. REY, PO, Sessione CCXIV, vol. VI, int. 12, p. 8.

81
Queste giovani sono poste sotto la direzione della signora
Nasi 207 che era da loro chiamata comunemente la Madre:
«Le giovani (il cui numero col tempo andò crescendo)
abitavano in casa della Signora Nasi, cioè in un alloggio
dove essa abitava, ed erano poste dallo stesso Servo di
Dio sotto la direzione della Signora Nasi, la quale era
chiamata comunemente la madre» 208 .

SIGNORA MADRE
La responsabilità di Marianna Nasi nei confronti delle Figlie
assume le caratteristiche di una “autorità” 209 reale, piena
poiché da tutte riconosciuta: era comunemente chiamata “la
madre” come abbiamo appena sentito nella testimonianza di
suor Giusta. Non esistevano ancora delle regole in cui veni-
va definito il significato da attribuire a questo termine, diven-
ta perciò difficile delinearne le caratteristiche. Certamente
non potevano essere quelle che oggi attribuiamo alla supe-
riora generale di un istituto religioso, in ogni caso ella non fu
semplicemente la “delegata” del canonico Cottolengo.

207
Cf. SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXII, vol. 6, int. 12, pp. 174-
175.
208
Cf. SUOR G. ASCHERO, PO, Sessione CCCCXXV, vol. 8, int. 12, pp.
414-415.
209
In questo contesto non si può certo parlare di autorità intesa in senso
canonico almeno per due motivi principali: la situazione embrionale in cui
si trova la piccola comunità e anche la situazione in cui sono poste nella
Chiesa le persone che a quel tempo si dedicano all’apostolato attivo. Le
Congregazioni di voti semplici e senza clausura saranno riconosciute come
tali solo nel 1900 con la Conditæ a Christo di Leone XIII, solo allora
queste consacrate verranno considerate vere religiose; Cf. M. J. SEDANO
SIERRA, Congregazione, in Dizionario Teologico della Vita Consacrata,
Milano 1994, pp. 399-408.

82
In quello che possiamo considerare almeno un abbozzo di
formula di consacrazione viene espressamente nominata con
il titolo di Signora Madre ed è a lei che le Figlie cedono i beni.
Questo primo documento è purtroppo giunto a noi incom-
pleto. È databile secondo Lino Piano proprio nel periodo del
Deposito del Corpus Domini: 1831, inizi 1832 210 . Non è fa-
cile dire se questo testo fu realmente usato dalle Figlie, poi-
ché non risulta essere controfirmato come invece saranno
alcune delle successive formule. La cosa è però impossibile
da appurare poiché si tratta di un testo mutilo; allo stesso
modo non si può neppure escludere che sia stato utilizzato.
Poteva essere un tentativo, una brutta copia che il Cottolen-
go ha lasciato o mandato a Bra. Infatti il manoscritto è con-
servato presso la famiglia Marengo 211 . Le ipotesi possono
essere tante. Resta comunque un fatto indiscutibile: questo
documento è giunto a noi come testimone della volontà di
quelle giovani di vivere da consacrate al servizio dei poveri.
In questa prima formula non si usa la parola voto, viene usa-
to il termine di promesse: «1° prometto di voler vivere pove-
ra […] 2 prometto di voler vivere nell’ubbidienza a miei su-
periori…» 212 , promesse fatte «al piè dell’altare al cospetto
della Trinità Augusta […] ed in presenza della sig.a Madre, e
delle Consorelle» 213 . È la Signora Madre che accetta queste
promesse?
210
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 425; per il te-
sto integrale Cf. L. PIANO, Raccolta delle Regole…, pp. 2-3.
211
Cf. L. PIANO, Raccolta delle Regole…, p. 2.
212
Ibid., pp. 2-3. Bisogna precisare che «il testo pervenutoci si riferisce agli
impegni circa la povertà e ha una frase circa l’ubbidienza. Nella parte
mancante era certamente completata la parte circa l’ubbidienza e verosi-
milmente vi era quanto poteva riferirsi alla castità»: L. PIANO, San Giusep-
pe Benedetto Cottolengo…, p. 425.
213
Ibid., p. 2.

83
È comunque «a mani della sig.a Madre» 214 che la Figlia con-
segna quanto possiede e quanto le verrà offerto nel futuro a
titolo di carità 215 , poiché ella vuole vivere totalmente abban-
donata alla Divina Provvidenza senza preoccuparsi per il
domani:
«in seno alla quale [la Divina Provvidenza] vivendo dichiaro
di voler vivere senza sollecitudine nell’avvenire, quanto mi si
donerà, e di presente possedo tutto io consegno a mani della
sig.ra Madre a titolo irrevocabile di carità» 216 .
Concretamente esisteva un registro contabile così intitolato:
«Libro primo contenente le entrate – le uscite – le proprietà
delle Figlie della Carità sotto la protezione di San Vincenzo
de’ Paoli». Le entrate erano costituite dalle somme che il
Cottolengo riceveva e devolveva a favore della vita della
comunità. Molte di esse provenivano dalla stessa Madre Na-
si, altre da Teresa Nizza, alcune dalle Figlie e da benefattori.
I beni che le Figlie cedevano alla Madre, come recita la for-
mula 217 , non venivano però registrati. Solo di una risulta con
certezza che abbia portato beni personali e li abbia ceduti a
Madre Nasi: si tratta di Teresa Nizza che sarà poi chiamata
suor Vincenza.
Citiamo letteralmente Lino Piano:

214
Ibid., p. 3.
215
Cf. anche L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 425.
216
L. PIANO, Raccolta delle Regole…, p. 3.
217
La prima formula infatti recita: «… e qualonque dirito possa avere o
competermi col tempo a qualche avantaggio temporale lo rinonzio a mani
della sig.a Madre, autorizzandola faciendo vuopo con autorevole carta
perché d’essa, o chi altro meglio le parrà possa venir ad ottenerlo, quale
tutto tempoprale avantaggio rinunzio, e rimetterò come sopra a benefizio
fatto della Carità o verso l’opera, o verso i poverelli», Cf. Ibid., p. 3.

84
«Dal suo testamento, in data 24 marzo 1832, si apprende
che aveva portato presso la signora Nasi "denari, mobili e
lingerie" che, insieme a "crediti ed altri effetti", col mede-
simo testamento vengono devoluti come legato alla Nasi.
In caso questa morisse prima di lei, i beni in questione sa-
rebbero andati alla "persona che rappresenterà la preno-
minata signora legataria in ufficio". Madre Nasi morì prima
di suor Vincenza, per la quale il Cottolengo scrisse poi un
atto in cui ricorda il legato da essa fatto "coll’incarico alla
fu sig. Marianna Nasi o quell’altra (persona) che in caso di
sua premorianza avrebbe potuto rappresentarla in officio
di Superiore delle Figlie di S. Vincenzo de’ Paoli".
Quindi inizialmente le suore cedono i loro beni alla Madre,
poi al Cottolengo» 218 .
Questa nuova prassi è anche confermata dalla formula del
febbraio 1833 in cui le suore rimettono ogni loro «diritto e
ragione di terrena proprietà […] a mani, e giudizi e proprie-
tà» a chi le dirige, e cioè al canonico Cottolengo 219 .
Ci si potrebbe chiedere per quale ragione il Santo non abbia
lasciato che anche le madri successive 220 ricevessero la ces-
sione dei beni delle Figlie come era stato per Marianna Nasi.

218
L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 429. Il carattere
corsivo nella citazione è mio.
219
Cf. Ibid., p. 429.
220
Per quanto riguarda la successione delle Madri dopo Marianna Nasi,
durante la vita del Cottolengo, cito letteralmente Lino Piano: «Dal carteg-
gio e da altri documenti, ma non dalle regole, emerge la figura della Ma-
dre, il cui ruolo, però, non è molto specificato. Non vi è dubbio che essa
era nominata dal Cottolengo stesso. Ciò appare chiaramente a proposito
della signora Massia la quale succedette a Madre Nasi "interinalmente a
mia richiesta" - scrive il Cottolengo -. Circa la successione delle varie Ma-
dri si può indicare il seguente prospetto cronologico:
1 - Madre Marianna Nasi decedette il 15 novembre 1832.

85
Il Cottolengo considerava forse tale scelta solo provvisoria e
legata al fatto che la piccola comunità delle Figlie della Cari-
tà, per le quali la formula era stata scritta e che abitavano
nella casa della signora Nasi aveva una “amministrazione”
distinta da quella dei Deposito de' poveri infermi del Corpus
Domini, considerato un’opera della parrocchia?
Aveva forse il Cottolengo una fiducia più limitata nelle capa-
cità delle madri che succedettero alla Nasi? Certamente oc-
corre tener presente che la prima madre effettiva dopo gli
otto mesi in cui ricoprì temporaneamente l’incarico la signo-
ra Massia, fu suor Genoveffa Pregno che all’epoca aveva so-
lo 23 anni.

2 - "Interinalmente" le succedette la signora Massia.


3 - Il 5 luglio 1833 la Madre risulta essere suor Genoveffa Pregno, la cui
nomina certamente avvenne quando il Cottolengo vide sfumare la possi-
bilità che sua sorella Cristina potesse succedere a Madre Nasi. Tale que-
stione nel febbraio del 1833 non era ancora risolta; ma si può presumere
che poco dopo il padre del santo abbia definitivamente negato il permes-
so a Cristina di venire a Torino. Quindi suor Genoveffa assunse il suo in-
carico nel marzo/giugno del 1833.
4 - Nel gennaio del 1840 suor Genoveffa è a Cavoretto, dove non vi è
ancora il monastero, ed è ancora indicata dal santo con il titolo di "Madre
delle suore della Piccola Casa".
5 - Al momento della morte del santo la Madre è suor Giusta Bianco-
Aschero la quale nel novembre del 1839 era ancora presso l'ospedale di
Fossano, ma poco dopo ritornò a Torino insieme a tutte le altre suore del-
la comunità. Nel menologio delle prime suore si legge che essa era "per-
sona d'ogni eccezione maggiore che godeva tutta la confidenza del buon
Padre Cottolengo, che anzi fu dal medesimo verso il fine di sua vita fatta
Madre Generale di tutta la Piccola Casa". Anche P. Bosso conferma che
suor Giusta era Madre generale della Piccola Casa alla morte del santo.
Ignoriamo quando cominciò esattamente il suo ufficio di Madre. In ogni
caso viene ricordata come quarta Madre dal Registro delle suore Vincen-
zine». L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, pp. 458-459.
Questi sono i dati certi relativi al tempo del santo.

86
Molti interrogativi restano aperti.
Forse questo avvenne semplicemente perché il Cottolengo
riconosceva in Madre Nasi la cofondatrice, in modo molto
naturale; colei che ardeva, come lui, della stessa passione
per Cristo e per le sue membra sofferenti, i poveri e la per-
cepiva realmente come la persona che il Signore gli aveva
posto a fianco per condividere fatiche e responsabilità.
Non sappiamo cosa sarebbe successo se Madre Nasi non
fosse morta così presto.
Di fatto, a livello storico si assiste a questa evoluzione: fino
alla morte di Marianna Nasi, le Figlie cedono a lei i loro be-
ni, dopo la sua morte allo stesso Canonico Cottolengo 221 e
infine dopo il riconoscimento giuridico civile della Piccola
Casa, avvenuto il 27 agosto 1833, tale rinuncia sarà fatta a
favore della suddetta Piccola Casa.

MADRE E MAESTRA
Marianna Nasi è anche la formatrice delle Figlie, madre che
le genera e le alleva alla nuova forma di vita cui il Signore le
chiama. Significativa a questo proposito è la testimonianza
del Granetti, il quale afferma che Marianna Nasi “allevava”
le giovani a lei affidate, espressione che richiama l'atteggia-
mento affettuoso e premuroso della mamma verso i propri
figli:
«Il numero di queste Figlie crebbe sino a quaranta circa,
[…] furono riunite in casa della Signora Nasi, la quale ne
aveva particolar cura sotto la direzione del Servo di Dio ed

221
Cf. testo della formula del 1833, in L. PIANO, Raccolta delle Regole…,
p. 4.

87
allevava come Suore di carità le più attempate e
d'Orsoline le piccole» 222 .
Emerge la stretta collaborazione tra il Cottolengo e Madre
Nasi nella formazione delle prime serve dei poveri; ne parla
in modo significativo il Renaldi:
«[la Nasi] diventò la Madre di quelle giovani, e le preparò
ad essere buone infermiere 223 […] mentre il Cottolengo ne
dirozzava la mente e ne educava il cuore a formarne
caritatevoli persone 224 che sapessero confortare i miseri
con pietose parole, e sollevare le loro speranze in Dio» 225 .
Per quanto riguarda la formazione che il Cottolengo dava
alle Figlie, suor Teresa testimonia:
«Il Servo di Dio ben soventi e quasi direi ogni giorno si por-
tava a casa del signor Nasi e là faceva discorsi ed esortazio-
ni a noi figlie di carità, animandoci ad attendere con carità
alla cura degli infermi e dandoci le opportune direzioni per
la nostra maggior perfezione. Egli ci leggeva pur sempre
che veniva da Madama Nasi qualche tratto della vita di S.

222
L. GRANETTI, PO, Sessione LVII, vol. 3, int. 12, p. 80.
223
Cf. anche G. COSTAMAGNA, PO, Sessione CLXXI, vol. 5, int. 12, pp.
174-175: «Fu allora che il Servo di Dio […] chiamò dal contado alcune
giovani figlie robuste per formarle sotto la cura di Madama Nasi ad essere
abili infermiere».
224
Cf. anche SUOR T. REY, PO, Sessione CCXV, vol. 6, int. 12, pp. 12-13:
«Il Servo di Dio ben sovente e quasi direi ogni giorno si portava a casa del
signor Nasi e là faceva discorsi ed esortazioni a noi figlie di carità,
animandoci ad attendere con carità alla cura degli infermi e dandoci le
opportune direzioni per la nostra maggior perfezione. Egli ci leggeva pur
sempre che veniva da Madama Nasi qualche tratto della vita di S.
Vincenzo de' Paoli, e si vedeva che egli faceva di tutto, perché noi figlie
della carità venissimo formate secondo lo spirito di carità, da cui era
animato il detto santo».
225
L. RENALDI, PO, Sessione XXXVI, vol. 2, int. 11, p. 303.

88
Vincenzo de' Paoli, e si vedeva che egli faceva di tutto, per-
ché noi figlie della carità venissimo formate secondo lo spi-
rito di carità, da cui era animato il detto santo» 226 .
Nasce a questo punto un interrogativo: è possibile descrivere
il genere di formazione che Madre Nasi dava alle prime Fi-
glie della carità?
Ella condivideva prima di tutto con estrema naturalezza, la
vita quotidiana delle giovani a lei affidate. Il figlio così
ricorda il suo atteggiamento:
«Non era possibile vedere in lei il contegno da superiora.
Era una figlia tra le figlie, una sorella fra gli ammalati e le
ammalate… faceva, come io la vedeva a fare, i più bassi
servigi, essa scopava, preparava la tavola, ecc.» 227 .

226
SUOR T. REY, PO, Sessione CCXV, vol. 6, int. 12, p. 12. Anche suor
Marcellina ha sentito raccontare dalle prime Figlie questi particolari:
«…vennero diverse giovani di più ne scelse varie altre della città, e queste
tutte dimoravano in casa della Sig. Vedova Nasi, donde si portavano a
servire l'ospedaletto. Esse erano dirette dalla Sig. Nasi e dovevano anche
portarsi sulla soffitta per la città a visitare ammalati poveri, e portar loro
provvisioni e prestar servizii, ed anche passar le notti tutto ciò però sotto la
principal direzione, che dava singolarmente il Servo di Dio, il quale ogni
sera si portava in casa della vedova Nasi, e faceva alle figlie suddette un
po' d'istruzione. Era il confessore di tutte, e queste figlie ordinariamente
ogni giorno assistevano alla messa nella chiesa del Corpus Domini. Io ho
conosciuto e parlato con diverse di queste figlie che inservivano allo
ospedaletto, e tra queste le due prime, le quali furono la Suor Caterina e
Suor Maria Maddalena…», SUOR M. DEGIOVANNI, PO, Sessione CCCLXXI,
vol. 8, int. 13, p. 16. «Degiovanni Teresa suor Marcellina, di Crescentino
(VC), entrò nella Piccola Casa il 18 marzo 1836 all’età di 15 anni. Vestì
l’abito religioso il 5 giugno successivo e morì il 1 aprile 1885. Fu teste nei
processi di canonizzzazione. Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cotto-
lengo…, p. 37.
227
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, pp. 186-187; sess. VI, int. 14.

89
Un aspetto caratteristico della sua formazione era quindi
quello di scuola pratica 228 .
Possiamo trovare nella testimonianza di suor Arcangela, al-
meno per sommi capi secondo quello che poteva esserle sta-
to riferito, in cosa potesse consistere tale formazione che
Madre Nasi, come superiora, era chiamata a dare alle Figlie.
Esse venivano istruite:
«nei lavori donneschi, nel leggere, nel catechismo, e sul
modo di assistere i malati» 229 .
Un altro aspetto quindi, oltre a quello pratico, cioè l'assistenza
ai malati e i lavori femminili, era anche la formazione cultura-
le di base: il leggere, e quella religiosa: il catechismo; perciò la
testimonianza del Renaldi che sembra descrivere con una di-
visione netta la formazione pratica della Madre e quella cultu-
rale-religiosa del Santo, rivela una visione parziale.
La Madre era per le giovani soprattutto un modello
nell’esercizio della carità verso i poveri, come ci dice suor Pia
che tante volte lo aveva sentito raccontare dalle prime figlie.
«Mi ricordo d'aver sentito tante volte quelle prime figlie
(che furono poi suore Vincenzine) a parlare della somma
carità che aveva la Signora Nasi» 230 .
Formazione pratica, culturale, religiosa, esempio di vita…
ma non è tutto: altro aspetto fondamentale è la formazione
spirituale, che padre Alberto così descrive:
«Lo spirito poi, con cui questa pietosa cercava informarle,
come si vedeva da chi le conoscesse, e come io stesso ho
conosciuto tanto in casa di detta vedova, quanto per
228
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 215.
229
SUOR A. CAVALLERO, PO, Sessione CCCXCV, vol. 8, int. 11, p. 182.
230
SUOR P. COLLOMB, PO, Sessione CCCIX, vol. 7, int. 12, p. 175.

90
Torino, era questo: Consacrazione del loro cuore a Gesù
Cristo, specialmente Sacramentato; esercizio di preghiera
in casa, e pratiche di carità d'ogni maniera intorno agli
infermi» 231 .
Quindi, consacrazione del loro cuore, della loro persona a
Gesù Cristo, come vere spose. Consacrazione che trova la
sua massima espressione nel duplice precetto dell’amore.
Amore a Dio, a Gesù nella preghiera, soprattutto con
l’adorazione e le pratiche di pietà tipiche del tempo 232 .
Amore al prossimo, particolarmente nel servizio di carità ver-
so i poveri più abbandonati, nei quali, come insegnava il
Cottolengo, le Figlie dovevano vedere Gesù stesso: «Nella
persona dei poverelli deve la figlia veder Gesù Cristo: i più
ributtanti devono essere ad essa i più diletti, perché rappre-
sentano più al vivo Gesù» 233 .

231
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, Vol. 4, int. 12, pp. 285-286.
232
«Di queste [le Figlie] il Servo di Dio n'ebbe a prendere una cura
particolarissima, dirigendole tutte nello spirito esso medesimo con regola
di accostarsi ogni settimana al Sacramento della penitenza, e quotidiana
Comunione, assegnando alle medesime apposito metodo di preghiere,
cioè l'intiero Rosario ogni giorno, la santa meditazione, o lettura spirituale,
che assai volte loro faceva esso medesimo, disponendo che ogni giorno
per turno si portassero nella vicina chiesa e parrocchia del Corpus Domini
per fare un'ora almeno di adorazione; nel resto le voleva tutte applicate al
servizio dei poveri infermi». L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCLXXXV, vol.
9, int. 12, pp. 337-338.
233
FP 4. Sull’insegnamento del Cottolengo rispetto l’identificazione del
povero con la persona di Gesù, sarebbe necessario uno studio a parte,
riporto qui solo alcune deposizioni a commento del numero citato riporta-
te in: L. PIANO, Fiori e profumi…, pp. 8-9: «"Alle suore raccomandava di
aver cura dei poveri malati pensando che rappresentavano la persona di
Gesù Cristo... e che se le suore avessero pensato a chi essi rappresentava-
no, li avrebbero serviti in ginocchio". "Il servo di Dio dava a vedere che gli
ammalati formavano la sua delizia e raccomandava alle suore Vincenzine
di averne tutta la cura, il rispetto e compassione, e di riguardare in essi la

91
Si trattava perciò di una formazione completa, che teneva
conto di tutte le dimensioni della persona umana: quella spi-
rituale, profondamente radicata nell’amore per Cristo, e
quella delle opere, in cui questo amore per Cristo, coltivato
nella preghiera, si faceva amore concreto per il prossimo nel-
la carità, coinvolgendo ed educando tutta la costellazione
delle virtù umane che rendono la persona accogliente e af-
fettuosa, segno dell’attenzione sollecita di Dio sotto forma di
quell’amore materno che deve plasmare il cuore e gli atteg-
giamenti di una donna consacrata… Di tutto questo Madre
Nasi si offriva come modello visibile e quotidiano davanti
agli occhi delle sue figlie: madre per loro e per i poveri, co-
me testimonia Padre Anglesio:
«[…] madre dei poveri, sopra cui appoggiava tutta la
scientifica, morale e muliebre istruzione delle Suore e delle
povere zitelle, che l'avevano in conto di madre» 234 .
Il Cottolengo poi aveva grande fiducia nella sua collaboratri-
ce, di cui apprezzava il fine intuito, in modo particolare per
quel che riguardava il discernimento delle vocazioni. Non
accettava infatti nessuna giovane senza aver avuto prima il
suo giudizio a riguardo, come ci riferisce Suor Clara Massola
con queste parole:
«Egli non soleva accettare nelle famiglie delle Vincenzine,
o delle Orsoline alcuna giovane senza che fosse esaminata
e provata dalla signora Nasi; noi poi osservavamo, che in
fatti la signora Nasi aveva un particolar discernimento in
ciò. Di fatti alcune giovani, che essa non s'indusse ad

persona di Gesù Cristo". "Raccomandava alle suore addette alle inferme-


rie di non risparmiare fatica, di pensare che servivano non agli uomini,
ma bensì a Gesù Cristo, e quindi di avere la massima carità verso di essi
malati [...]. Io udii dal venerabile le suddette raccomandazioni"».
234
Cf. L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol. 9, int. 17, p. 463.

92
accettare, e che dopo la di lei morte, dietro ripetute istanze
avevano ottenuto di essere ammesse fra le Vincenzine,
non fecero buona prova, e dopo un anno e mezzo circa di
vestizione, finirono per deporre l'abito, e uscirsene dalla
Piccola Casa; tutte quelle poi che erano state accettate col
consiglio della signora Nasi fecero buona riuscita» 235 .
Marianna Nasi, è donna discreta e prudente, la sua condotta
non suscita pettegolezzi. Queste virtù sono messe partico-
larmente in risalto dalla testimonianza di padre Alberto che
sottolinea anche la ricchezza della sua vita di preghiera:
«Era così prudente nel suo operare, che quantunque di
giovane età e di assai belle doti, che il mondo ammira e
facilmente censura quando le vede spese in opere di
carità, tuttavia non si sentiva mai una parola di sospetto o
di meno ordinato operare a carico di lei. Era donna di
molta orazione, di soda pietà e di esemplarissima
condotta. A questa pia vedova il Servo di Dio confidate
aveva le zitelle, che di mano in mano andava racco-
gliendo al fine suddetto» 236 .
Del resto, una pianta si riconosce dal suo frutto, come dice
Gesù nel vangelo: «Non c'è albero buono che faccia frutti
cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero
infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi
dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo
buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore» 237 .

235
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLIX, vol. 9, int. 17, p. 117.
236
A. COTTOLENGO, PO, Sessione CXXXVII, vol. 4, int. 12, pp. 285-286.
237
Lc 6, 43-45.

93
94
LA MORTE DELLA MADRE

«Erano appena pochi mesi che il Servo di Dio aveva già


aperto il suo piccolo ospedale fuori della Città col titolo della
Piccola Casa…» 238 , quando la dolorosa carezza della Provvi-
denza divina sfiora il volto del Cottolengo e delle giovani Fi-
glie che avevano iniziato con lui e con Madre Nasi la splendi-
da avventura della carità al seguito di Gesù, buon samaritano.
La Madre muore inaspettatamente il 15 novembre 1832 239 ,
quando ormai sembrava aver superato il momento critico
della sua grave malattia. Sentiamone il racconto dalla testi-
monianza di suor Clara Massola, che però non doveva esse-
re presente, come si deduce dal testo successivo:
«Nell'anno mille ottocento trenta due ed ai quindici di
novembre ella spirò inaspettatamente, quando dopo una
grave malattia si sperava che fosse entrata in convale-
scenza. Il Servo di Dio vi si trovò presente, e si è osservato
che egli dimostrò che perdendo la Signora Nasi aveva fatto
una gran perdita, perché essa gli era di gran sostegno, ed
appena spirata, egli rivolto cogli occhi al Cielo, disse: "O
Signore che cosa mai avete fatto?" Ma immediatamente
dopo quasi pentito d'aver proferito le suddette parole,

238
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol. 9, int. 17, p 462.
239
Dai Registri dei defunti della Parrocchia del Corpus Domini (anni
1801-1837; Vol. II°, pag. 172, n. 107) si trascrive testualmente: Marianna
Pullini di Torino, figlia delli furono Antonio e Francesca De-Matteis, giuga-
li Pullini, moglie del fu Carlo Nasi, Madre delle Figlie di S. Vincenzo De
Paoli, in età di anni quarantuno, sacramentata, morta il quindici novem-
bre mille ottocento trentadue, e sepolta due giorni dopo. Cf. [A. PELLE-
GRINO], Madre Marianna Nasi, memorie storiche edificanti, p. 75, nota 1.

95
rivolse di nuovo gli occhi al cielo e colle braccia aperte
disse: "Sia fatta la volontà di Dio"» 240 .
Sempre suor Clara racconta come la notizia venne data dal
Cottolengo alle suore e come tutte avevano presentito nella
notte che la loro Madre le aveva lasciate:
«Nel mattino seguente avendo egli inteso, che noi suore
domiciliate nell'ospizio della Signora Nasi eravamo
nell'apprensione che la Signora Nasi fosse mancata,
perché ciascuna di noi provava nella notte nel suo animo
una pena ed una malinconia, che da tutte fu interpretato
come un presentimento della di lei morte, egli venne a
trovarci, e ci disse che la Signora Nasi era mancata ai vivi
la sera precedente verso le ore otto e mezzo; ci esortò a
rassegnarci alla grave perdita fatta, soggiungendoci, che
noi avevamo perduto una Madre in terra, ma che
l'avevamo acquistata in Cielo; che il Signore ce l'aveva
data e il Signore ce l'ha tolta, e che noi dovevamo
benedire la divina volontà. Mentre il Servo di Dio ci
diceva queste parole di conforto si vedeva che era
profondamente commosso, ma perfettamente rassegnato
e ripeteva il suo solito motto: In Domino» 241 .
Anche suor Genoveffa Pregno aggiunge:
«Quando morì la Signora Nasi insigne benefattrice e
Coadiutrice del Servo di Dio, questi ce ne diede egli stesso
la notizia a noi, che ci trovavamo nell'antico Ospedaletto;
al sentir la quale tutte ci siamo messe a piangere. Il Servo
di Dio dopo qualche minuto del nostro pianto, quantun-
que egli fosse molto penetrato della perdita fatta, ci disse
che bastava, e che dovevamo alzar gli occhi al Cielo, e

240
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLXXIX, vol. 9, int. sess. 461, p.
317.
241
Ibid., pp. 317-318.

96
rassegnarsi, pensando che Iddio sa quel che si fa, e che il
tutto sarà per il meglio» 242 .
Secondo la testimonianza di suor Ferdinanda, la reazione
del Cottolengo alla morte di Madre Nasi arriva anche a uno
svenimento:
«Alla morte della signora Nasi io vidi la pena grande, che
ne sentì il Servo di Dio, al segno d'essere stato colpito da
uno svenimento; ma poi subito dopo si riebbe e si fece un
grande animo, e si portò a consolare le suore, che erano
afflittissime per tale perdita ed a motivo di consolazione ci
disse, che la Provvidenza d'allora in poi ci avrebbe assistite
ancora maggiormente, perché la signora Nasi dal Cielo ci
avrebbe ottenuto le benedizioni e le grazie necessarie pel
maggior incremento della Piccola Casa» 243 .
Le reazioni del Cottolengo e delle suore furono genuinamente
umane, segno dell’affetto che legava tutti a questa donna che
si era dedicata pienamente a coadiuvare il Servo di Dio 244 .
Padre Anglesio ci fornisce ulteriori informazioni:
«[Marianna Nasi] soprapresa da forte malore in poche
settimane spirava l'anima sua, nell'anno quarantuno
dell'età sua, nelle mani del Signore coll'assistenza del

242
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CCIX, vol. 5, int. art.81, pp. 492-493.
243
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXLI, vol. 6, int. 17, pp. 254-255. La
reazione qui descritta sembra meno verosimile perché tutte le altre
testimonianze riferiscono il dolore del Cottolengo espresso da lui in modo
molto equilibrato. Verosimili invece le motivazioni con le quali consola le
suore.
244
Cf. SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLXXIX, vol. 9, int. sess.
461, pp. 316-317: «La Signora Marianna Nasi si era dedicata pienamente
a coadiuvare il Servo di Dio sia nella fondazione e nel governo
dell'ospedaletto, sia nello stabilire la Piccola Casa ed era la Madre di tutte
le Vincenzine ed Orsoline».

97
Servo di Dio; il quale appena credeva a se stesso in quel
così disgustoso incidente, che riuscivagli del tutto inaspet-
tato; si vide in allora alzare le mani e gli occhi al Cielo, e si
intese esclamare: Povero me! una famiglia all'abbandono,
tante figlie senza Madre! Ma fu un momento e sull'istante
riavutosi, e quasi ritrattando il suo sfogo di diffidenza,
soggiunse: Il Signore tanto buono provvederà; consolando
così se stesso, e la turba delle Suore e delle figlie, che
piangenti lo circondavano. Al domani volle il Servo di Dio
porgere esso medesimo i funerali solenni alla defunta colla
messa presente cadavere; non una lagrima se gli vide
spuntare sul ciglio, lo tradiva però il volto rosseggiante
fuori dell'usato dava a conoscere l'interna di lui
commozione, che faceva patire gli astanti. Tutto questo
fatto era, ed è notissimo nella Piccola Casa» 245 .
Il Santo, abbandonato all’azione della Divina Provvidenza
nonostante il dolore, continuava in Domino 246 , come bene

245
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol. 9, int. 17, pp. 463-464.
246
L. RENALDI, PO, Sessione XXXVIII, vol. 2, int. 11, pp. 310-311: «Era il
novembre del mille ottocento trentadue, quando venne a mancargli un
valido appoggio. Morì la vedova Nasi Pullini che era la Direttrice delle
giovani che si preparavano a diventare Suore di carità. Pareva secondo le
viste umane, che la morte di lei dovesse sciogliere l'aggregamento di
quelle giovani, ed ammonire il Servo di Dio ad usare maggiore ritegno
nelle svariate sue intraprese; ma per quanto sia stata penosa a lui la
perdita della valida aiutatrice, non valse a scemargli quel coraggio
sovrumano ch'egli associava a confidenza illimitata in Dio, ed erano si può
dire, reciprocamente causa ed effetto»; F. NONE, PO, Sessione CCLXXI,
vol. 6, int. 17, p. 481: «Simile rassegnazione ai divini voleri mostrò il
Servo di Dio nell'occasione, che perdette diverse altre persone, che erano
di grande utilità alla Piccola Casa, come della Signora Pullini vedova
Nasi…»; SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXLI, vol. 6, int. 17, p. 254:
«Nella circostanza della morte della Madama Nasi, la quale molto lo
coadiuvava nella intrapresa fondazione della Piccola Casa, […] il Servo di
Dio non si lasciò punto turbare, né venir meno d'animo nell'opera sua.

98
attesta suor Pia Collomb che ne sente l’eco a distanza di
qualche anno:
«Sul principio della fondazione della Piccola Casa, il Servo
di Dio perdette il maggior appoggio che avesse nella
persona della Signora Nasi […]. In queste circostanze il
Servo di Dio lasciò conoscere che sentiva tutta la gravità
delle perdite fatte, ma mostrava ad un tempo tutto il
coraggio che faceva a se stesso, ed egli stesso andava
confortando gli altri dicendo generalmente: in Domino che
era la solita sua famigliar espressione. Così ho sentito dire
riguardo alla perdita della Signora Nasi, dalle mie
correligiose più anziane» 247 .
Anzi, il Cottolengo temendo di mancare di fiducia e di ab-
bandono in Dio, aveva disapprovato le preghiere che le suo-
re facevano per implorare la guarigione della loro Madre.
Così suor Pia aveva sentito raccontare:
«Mi ricordo d'aver sentito dire nella Piccola Casa che
quando ammalò gravemente la Signora Nasi che era la
principale coadiutrice del Servo di Dio e che dalle Suore
era chiamata Madre, le figlie da lei dirette fecero preghiere
per la sua guarigione e il Servo di Dio le disapprovò
suggerendo che invece si dovesse rimettere la cosa nelle
mani della Divina Provvidenza. E ciò diceva sebbene
tenesse in gran conto e stima la Signora Nasi e fosse
sensibilissimo alla perdita della medesima» 248 .

Diede in tali circostanze, prove luminose di fortezza d'animo e di


confidenza nella Divina Provvidenza».
247
SUOR P. COLLOMB, PO, Sessione CCCXXVI, vol. 7, int. 17, pp. 320-
321.
248
SUOR P. COLLOMB, PO, Sessione CCCXX, vol. 7, int. 17, pp. 264-265.

99
Purtroppo non conosciamo quali furono le ultime parole del-
la Madre; probabilmente non ebbe neanche il tempo per
pronunciarle, poiché, secondo la testimonianza del figlio, un
improvviso sbocco di sangue la spense 249 . Certamente, da
figlia spirituale del Cottolengo, avrà aderito con tutta se stes-
sa al compimento della volontà di Dio: sarà partita in Domi-
no certa di poter essere per le sue figlie, Madre in cielo come
e di più di quanto lo potesse essere in terra… piena di quella
gioia che il salmista attribuisce a se stesso nell’andare alla
casa del Signore 250 !
È il Cottolengo stesso, ancora al colmo del dolore, che scri-
vendo al padre per chiedere l’aiuto della sorella Cristina nel-
la direzione delle figlie, la definisce: anima bella.
«A’ Monsieur
M.eur Joseph Antoine Cottolengo
Bra
Stim. mo Sig. Padre
Torino li 24 9bre 1832
[…] il Cielo rappì a sé la bell’Alma di quella Persona, che
non ho cuore ad esprimerla col suo nome…» 251 .
Il Cottolengo avvolge di riserbo il suo dolore per la morte
della Madre. Scrivendo al padre, non ha la forza di esprimer-
la con il suo nome. Anche P. Alberto ricorda che:
«alla morte di questa coadiutrice mi fu detto da casa Fa-
bre, che il servo di Dio chinò umilmente la fronte […]. Io
poi ricordo che […] dopo pochi giorni da questa morte

249
Cf. L. PIANO, Madre Marianna Nasi, numero unico in occasione del
150° anniversario della morte, p. 24.
250
Sal 122 [121], 1.
251
C, I, p. 328.

100
[…] avendogliene parlato non altro mi disse se non le pa-
role di Giobbe: “Sicut Domino placuit, ita factum est” [=
come piacque al Signore, così avvenne] (Gb 1, 21); e non
ricordo poi mai che il servo di Dio la ricordasse altre volte
in qualsivoglia occasione, non mai disse: quando vi era
quella buona anima, se ci fosse ancora quella buona serva
di Dio. So che celebrava una messa anniversaria in suffra-
gio della stessa, e forse solo in questa occasione ne ripete-
va il nome» 252 .

252
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 416.

101
102
MADRE NASI E LA VITA CONTEMPLATIVA

Sembra opportuno, a conclusione di questa prima parte del


lavoro, cercare di mettere a fuoco il posto che la vita
contemplativa, nel senso di comunità a questo fine organiz-
zate, avrebbe potuto avere nel cuore di Marianna Nasi.
Ci si potrebbe chiedere: quando il desiderio, l’esigenza di
una vita interamente dedita alla contemplazione si è fatta
spazio nei progetti del fondatore 253 ?
Suor Genoveffa riferisce di un dialogo avuto dal Cottolengo
con le suore in casa di Madre Nasi, ancora prima che si
parlasse della Piccola Casa, probabilmente in antecedenza
alla chiusura del Deposito.
«Io mi ricordo, che mentre stava ancora in casa della
Madama Nasi, prima ancora che si parlasse della Piccola
Casa, qualche mia compagna un po' più fervorosa un
giorno domandò al Servo di Dio la permissione per alcune
di noi di andare a passare qualche volta la notte in
adorazione del Ss.mo Sacramento nella Chiesa parroc-
chiale del Corpus Domini vicina, siccome già si andava a
farla lungo il giorno.
Il Servo di Dio sorridendo rispose: "No no, per ora non vi
do questa licenza, ma verrà un tempo, in cui si farà poi
questa adorazione continua giorno e notte; vi saranno poi
dei monasteri, dove si farà l'adorazione in modo da

253
A questo proposito, Cf. il paragrafo intitolato: Prodromi della fonda-
zione dei monasteri, in L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…,
pp. 554-558.

103
contentarvi". La mia compagna, che fece questa domanda
al Servo di Dio era la Suor Giulia ora defunta, ed io mi
trovai presente a tale domanda e a tale risposta» 254 .
Da questa testimonianza sembra emergere come già dagli
inizi ci fosse l’esigenza di una vita di preghiera più intensa da
parte di alcune delle suore. Dalla risposta del Cottolengo,
riportata da suor Genoveffa, non si può negare che il Santo,
pur non dando immediatamente il suo consenso per
l’adorazione notturna, abbia incoraggiato le suore, anzi
sembrava che questi stessi desideri rientrassero in qualche
modo nei suoi progetti, che poi volevano essere quelli della
divina Provvidenza.
Mentre le suore si sarebbero accontentate di spazi di
adorazione più prolungati, il Santo parlava addirittura di
monasteri.
La testimonianza non dice se Marianna Nasi abbia o meno
assistito a questo dialogo; l’ipotesi non sembra da escludere
data la ristrettezza dei locali e il numero ancora esiguo delle
persone. Potrebbe comunque esserle stato riferito o dalle
suore o dal Cottolengo stesso; quasi sicuramente non ne
sarà stata all’oscuro, data la confidenza che aveva con il
Santo e con le sue suore.
Non sembra quindi di accentuare i toni affermando che con
molta probabilità Madre Nasi avrà, come il Cottolengo,
appoggiato e incoraggiato questi desideri; forse lei stessa
avrebbe finito col scegliere questo tipo di vita.
Del resto suor Clara aveva sentito raccontare da Madre Nasi
come più volte avesse manifestato al Cottolengo il suo
desiderio di entrare nel monastero della Visitazione che si

254
SUOR G. PREGNO, PO, Sessione CCV, vol. 5, int. 19, pp.456-457.

104
trovava a Torino. Il Santo, avendo la direzione della sua
anima, e scrutando i disegni della divina Provvidenza, aveva
visto per lei un’altra strada. Madre Nasi vi si era
abbandonata e non se ne era pentita 255 . Questo però non
toglie che l’attrattiva per il monastero, nel suo intimo,
potesse essere ancora viva… senz’altro lo era la stima per la
vita contemplativa e certamente sarebbe stata grande la sua
gioia nel vedere realizzata questa vocazione in quella delle
sue figlie che ne sentivano particolarmente l’inclinazione.
Due casi particolari sono quelli di suor Clara Massola, che
venne mandata dal Cottolengo nel nascente Monastero del
Suffragio dove chiese di passare stabilmente 256 , e di suor
Genoveffa Pregno, che passò nel monastero di Cavoretto
inviata come superiora, ma non vi rimase stabilmente 257 .
Volendo continuare a usare l’esemplificazione di Padre
Anglesio, Madre Nasi costituisce la radice della pianta che
poi rappresenta la famiglia delle suore.
Non si può negare che questa radice si sia poi sviluppata in
un arbusto a due rami: costituito rispettivamente dalle suore
dedite alla lode di Dio attraverso il servizio diretto al povero

255
«La Signora Nasi aveva più volte manifestato al Servo di Dio, il quale era
suo confessore e direttore da parecchi anni, il desiderio di entrare nel mona-
stero delle Salesiane di Torino, ma il Servo di Dio non assecondò mai que-
sto di lei desiderio, ripetendole spesso, che il Signore l'aveva destinata ad
altre cose. Queste cose il Servo di Dio disse alla Signora Nasi prima che ve-
nisse aperto l'ospedaletto della Volta Rossa. Questa cosa la disse a me, e ad
altre suore la Signora Nasi nel principio della fondazione dell'ospedaletto, e
ci manifestava poi in seguito la contentezza che provava nell'aver ascoltato i
suggerimenti del Servo di Dio». SUOR C. MASSOLA, PO, Sess. CCCCLXXX,
vol. 9, int. 19, pp. 318-319.
256
Cf. L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, p. 586.
257
Cf. Ibid., pp. 568-569.

105
e da quelle dedite al servizio di Dio e, indirettamente, del
povero attraverso la lode e la vita nascosta del monastero.
Tutte le suore cottolenghine trovano quindi in lei la Madre,
la loro prima Madre. È un fatto che Madre Nasi non ha
potuto vedere lo sviluppo di questa pianta nella sua vita
terrena.
È pur vero però che, se l’arbusto è contenuto in nuce nel
seme, è altrettanto vero che, prima di vedere la luce, esso si
doveva radicare bene nel terreno.

106
Vecchia fotografia di
uno dei principali tipi
di ritratti di Marianna
Nasi, dipinti su tela,
che vennero poi ri-
prodotti in parecchi
quadri di diverse di-
mensioni.

Litografia di Madre Nasi


- Fratelli Doyen, Torino -
che adornava l'edizione
del 1879.
Interno della Chiesa di San
Filippo in Torino.
Qui venne battezzata Ma-
rianna Nasi, nata nel di-
stretto della Parrocchia.

Fonte battesimale.

Facciata.
Facciata e interno della chiesa di S. Teresa dove Marianna
Nasi si sposò e fece la vestizione e professione nel terz'Ordi-
ne Carmelitano.
Il figlio di Marianna e Carlo Nasi: Giovanni.

Frontespizio della De-


posizione rilasciata da
Giovanni Nasi circa
la vita di sua madre,
Marianna Nasi.
Ingresso del cortile detto
della “Volta Rossa”. La
lapide sopra il portone,
ora segnato col n. 19, re-
ca l’iscrizione che ricorda
la fondazione del "Depo-
sito”.

Facciata della Chiesa del


Corpus Domini in cui si
trova la cappella della
Madonna delle Grazie.
Qui il Cottolengo rice-
vette l’ispirazione a fon-
dare il “Deposito”.
Crocifisso portato da Madre Nasi e dalle successive Superio-
re generali a partire dal 1885 circa fino ad oggi. Il crocifisso
venne infatti donato dal figlio Giovanni a Madre Marianna
Scalvino. Madre dal 1881 al 1894.
Padre Bosso vi fece aggiungere le iscrizioni:
“CARITAS CHRISTI URGET NOS”, sulla parte anteriore
e sul retro“P. CASA DIVINA P.” e “S. VINCENZO D. P.”.
Crocifisso da tavolo appartenuto a Madre Nasi.
Inginocchiatoio usato da Madre Nasi.
Mobili appartenuti
a Madre Nasi.
Facciata dell'ex-cimitero di San Pietro in Vincoli, dove la
salma di Madre Nasi riposò per 14 anni, dal novembre 1832
al novembre 1846.

Cappella di San Pietro in Vincoli, ora demolita, che diede il


nome al cimitero.
Piccola Casa della Divina Provvidenza: cripta-Deposito detta
di San Michele. Sopra l'ingresso, dalla parte prospiciente l'al-
tare, riposò la salma di Madre Nasi dal novembre 1846 al
dicembre 1899.

Busto marmoreo raffi-


gurante Marianna Nasi
che si trova nella Cripta
di San Michele.
Attuale tomba di Madre Nasi nel pronao della Chiesa grande
della Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Particolare della lapide.


Lettere autografe di Marianna Nasi. Le prime due indirizzate
alla madre del santo, la terza al can. Luigi Cottolengo.
Statua di san Giuseppe Benedetto Cottolengo nel cortile di
via Cottolengo 14 a Torino.

La Piccola Casa della Divina Provvidenza riprodotta in una


delle fasi iniziali del suo sviluppo edilizio.
PARTE SECONDA
NOTE DI SPIRITUALITÀ

a cura di Elena Ronchi

107
108
SANTITÀ ORDINARIA

«La luce di Gesù si riflette nei santi e irradia di nuovo da es-


si. Ma “santi” non sono soltanto le persone propriamente
canonizzate. Sempre vivono santi nascosti, che in comunio-
ne con Gesù ricevono un raggio del suo splendore,
un’esperienza concreta e reale di Dio» 258 .
D'altra parte, il Concilio Vaticano II ha richiamato con forza
che «tutti nella Chiesa sono chiamati alla santità» (cfr. LG
39): essa è il dono primo e fondamentale che costituisce l'es-
sere cristiano, il mistero della grazia che fa di una semplice
creatura umana un figlio di Dio e, allo stesso tempo, è la ge-
nerosa e costante risposta dell'uomo a tale dono.
I cristiani – che in più passi del Nuovo Testamento sono de-
signati con il nome di "santi" 259 – sono chiamati da Dio, con
un atto di amore incomprensibile, a partecipare alla sua san-
tità, alla pienezza del suo mistero, all'intimità della sua vita
trinitaria 260 .
Come la faccia di Mosè brillava dopo l’incontro con Dio (cfr.
Es 34,29; 2 Cor 3,7), così l’esistenza di tanti uomini e donne
che hanno corrisposto a questa intrinseca esigenza della vita
cristiana irradia la luce di Gesù.

258
J. RATZINGER, Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza e carità, Mila-
no 1989, p. 28.
259
Cf. 2 Cor 1,1; Cor 8,4; 2 Cor 13,12; Fil 1,1.
260
Cf. E. ANCILLI, Santità cristiana, in E. ANCILLI (a cura di), Dizionario en-
ciclopedico di spiritualità/3, Roma 1990, pp. 2240-2242.

109
Un raggio di questo splendore lo ritroviamo nella prima Ma-
dre delle suore cottolenghine: Marianna Nasi. Da quanto
abbiamo letto nelle pagine precedenti, possiamo senza dub-
bio annoverarla tra gli "amici di Dio" che, nel cammino len-
to, quotidiano, fatto delle piccole e grandi cose di ogni gior-
no, sono diventati santi di quella santità "ordinaria" a cui lo
stesso Cottolengo invitava tutti i suoi figli e figlie spirituali.
Sono numerosi, infatti, gli scritti in cui il Cottolengo affronta
il tema della santità 261 come pure le testimonianze che ripor-
tano le esortazioni a farsi santi, perché la chiamata alla santi-
tà – afferma il Cottolengo in una sua predica – è universale e
ognuno può conseguirla nel proprio stato di vita, adempien-
do esattamente i propri doveri, mettendo a frutto i talenti
che gli sono stati donati 262 .
Il Cottolengo stesso «ebbe la percezione e la consapevolezza
di essere chiamato alla santità» 263 e possiamo pensare che
questo fosse anche il cammino che egli proponeva alle sue
penitenti, tra le quali la signora Nasi.
E’ sicuramente l’invito che Marianna ha potuto sentire dalla
bocca del Cottolengo nel rivolgersi ai suoi figli spirituali, ai
poveri che avvicinava, alle persone che accostava nell'eserci-
zio del suo ministero. «Essere santi» sarà anche il fine per cui
Dio susciterà nel cuore del Canonico buono la spinta incon-
tenibile a fondare quell'istituzione di carità che prenderà pre-

261
Cf. V. DI MEO, La spiritualità di San Giuseppe Benedetto Cottolengo,
tesi di laurea in teologia presso il Pontificio Ateneo Salesiano, Pinerolo
1959, p. 129-143; L. PIANO, San Giuseppe Benedetto Cottolengo…, pp.
740-747; E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, Mi-
lano 2006, pp. 19-26.
262
Per una lettura commentata di tutta la predica, cfr. E. MO, L. PIANO, La
spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp. 21-25.
263
Ibid., p. 19.

110
sto il nome di Piccola Casa della Divina Provvidenza. Affer-
ma P. Anglesio:
«La Divina Provvidenza a bello studio li aveva raccolti sot-
to lo speciale suo manto, affinché cioè con tutta facilità si
potessero far santi, e per fomentare in essi questa cara
speranza, [il Cottolengo] formulò quel coroncino già detto
"Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci santi"» 264 .
Di questa sua tensione verso la santità può essere riflesso la
raccomandazione che Marianna rivolge al figlio di «farsi
buono e santo» che era spesso sulle sue labbra, come ricor-
da Giovanni stesso:
«Ogni volta che mi spediva per commissione, od io per
qualche motivo usciva di casa, essa, nel darmi il permesso
o nell'inviarmi, mi diceva: Fatti buono Giovanni, fatti san-
to; espressioni che non tralasciò mai di ripetermi per tutto
il tempo di sua vita nelle circostanze ora dette. Sempre mi
soggiungeva: Presenza di Dio, Giovanni» 265 .
Da ultimo, possiamo intuire il desiderio di santità che ani-
mava Marianna dalle letture spirituali che nutrivano il suo
cammino quotidiano. Infatti, dalle deposizioni del figlio Gio-
vanni, veniamo a conoscenza che tra le letture predilette di
Marianna spicca la Filotea 266 , in cui San Francesco di Sales
intende dimostrare come la santità sia «perfettamente conci-

264
L. ANGLESIO, PA, fasc. 5, p. 660. Citato da L. PIANO, Fiori e Profumi…,
p. 416.
265
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 171; sess. IV, int. 12.
266
«Essa leggeva e meditava i seguenti libri: la Sacra Scrittura tradotta da
Mons. Martini; la vita di S. Teresa; la vita di S. Filippo Neri; quella del Be-
ato Sebastiano Valfrè; quella di Santa Giovanna Francesca di Chantal; il
Tommaso da Kempis; la vita di S. Francesco di Sales; Considerazioni reli-
giose del Padre Pipieni; la Filotea di S. Francesco e altri…». Deposizione
del cav. Giovanni Nasi…, p. 170; sess. IV, int. 12.

111
liabile con ogni sorta di ufficio o di condizione della vita civi-
le e come in mezzo al mondo ciascuno possa comportarsi in
modo confacente alla salvezza dell’anima, purché si man-
tenga immune dallo spirito mondano» 267 .
Guardare a questa vita totalmente donata a Dio e al prossi-
mo, lasciarci interpellare dal suo impegno di configurazione
nella vita e nei sentimenti a Cristo, ammirare come, attraver-
so il dono della fede, della speranza e della carità, ha saputo
incarnare quello stesso spirito che la Provvidenza «in sì larga
misura aveva accordato al Venerabile Fondatore» San G. B.
Cottolengo 268 , può costituire un tesoro a cui attingere per
andare alle fonti dell'identità della consacrata cottolenghina:
sposa di Gesù, madre e sorella dei poveri.

267
Citato da E. ANCILLI, Santità cristiana, in E. ANCILLI (a cura di), Diziona-
rio enciclopedico di spiritualità/3, Roma 1990, p. 2248.
268
«Come la Divina Provvidenza, ad avvalorare e compiere l’alta missione
di carità affidata al suo gran Servo San Vincenzo de’ Paoli, gli aveva affi-
liata la damigella Le Gras, come a S. Francesco di Sales la santa vedova
Giovanna Francesca Fremito, rendendole entrambi partecipi di quello spi-
rito onde aveva arricchito i due Santi Fondatori e rispettivi loro Padri, co-
sì, allo scopo medesimo avendo affigliata al Cottolengo la vedova Ma-
rianna Nasi, mostrò di averle anche fatto parte dello spirito che in sì larga
misura aveva accordato al Ven. Fondatore». [A. PELLEGRINO], Madre Ma-
rianna Nasi. Memorie storiche edificanti, pp. 9-10.

112
LA FEDE

L'OBBEDIENZA DELLA FEDE


Se ci avviciniamo a questa figura di donna, così importante
a fianco del Cottolengo, scorgiamo con chiarezza che la fede
è stato l'atteggiamento interiore che l'ha permeata e sostenu-
ta in tutta la sua vita, che abbiamo visto essere segnata da
due chiamate importanti: essere madre di famiglia e madre
dei poveri.
La dimensione della fede che maggiormente ha caratterizza-
to il cammino di Marianna Nasi è stata la sua docilità agli
eventi che lei ha vissuto come obbedienza a Dio, accolta an-
che nel buio della fede.
Illuminante è un'affermazione del Concilio Vaticano II che,
in linea con l’insegnamento di Paolo, parla della fede come
obbedienza:
«A Dio che si rivela è dovuta “l'obbedienza della fede” (Rm
16, 26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l'uomo si
abbandona tutto a Dio liberamente, prestando “il pieno os-
sequio dell'intelletto e della volontà” e assentendo volonta-
riamente alla Rivelazione che egli fa. Perché si possa presta-
re questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e
soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muo-
va il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e
dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”.
Affinché poi l'intelligenza della Rivelazione diventi sempre

113
più profonda, lo stesso Spirito santo perfeziona continua-
mente la fede per mezzo dei suoi doni» 269 .
La fede è dunque «l’atteggiamento libero, docile e intelligen-
te di chi abbandona tutto se stesso, il proprio io umano, con
fiducia a Dio; gli offre in omaggio l’intelligenza e l’affettività
rese disponibili all’ascolto di lui che si rivela; acconsente libe-
ramente a ciò che, di fatto, egli rivela» 270 .
Il cammino di Marianna verso Dio, fin dalla più tenera età, è
stato segnato da questo affidamento a Dio e docilità nei con-
fronti di Lui, riconosciuto attraverso le mediazioni storiche
nelle quali Egli manifesta se stesso e nel disegno della sua
provvidenza.
In questo cammino possiamo riscontrare una costante: ogni
suo desiderio e inclinazione naturale sembrano sempre esse-
re scalzati da altri progetti che ella non subisce ma accoglie e
vive con spirito di fede, riconoscendo umilmente «quanto
sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie»
(Rm 11,33) e attendendo attivamente la piena rivelazione
della volontà di Dio sulla sua vita.
Ricordiamo brevemente alcuni fatti significativi.
Marianna sente l'inclinazione per la vita religiosa ma, in ob-
bedienza ai propri genitori, si sposa con Carlo Nasi e vive un
matrimonio felice. Il figlio Giovanni narra:
«Dalla zia Teresa Fabre seppi che mia madre non inclina-
va a passare allo stato matrimoniale, e che fece il matri-
monio in ubbidienza ai suoi genitori. […]. Non ho mai
sentito dire che tra mio padre e mia madre sia sorta qual-

269
Dei Verbum, 5.
270
D. MONGILLO, Virtù teologali, in F. COMPAGNONI, G. PIANA, S. PRIVITERA
(a cura di), Nuovo Dizionario di teologia morale, Milano 1994, p. 1486.

114
che questione; anzi da mia zia citata sempre sentii a dire
che il matrimonio non poteva riuscir meglio» 271 .
Ella non si sente fatta per gli affari, eppure per amore del
marito, in poco tempo diventa una commessa provetta. E'
sempre il figlio che riferisce:
«Poco tempo dopo il matrimonio, mio padre aprì il nego-
zio di chincaglieria […]. Mia madre non era per niente
pratica di tale affare; ma essa per amore al marito e per
compiere un dovere suo, fece sì che in breve si rese capa-
ce di tenere il posto di commessa di negozio» 272 .
Rimasta vedova, Marianna ripensa al suo sogno di diventare
religiosa, chiedendo al Cottolengo, suo confessore, di poter
entrare nel monastero della Visitazione in Torino. Ancora
una volta accetta senza amarezza e ribellione le mediazioni
umane della volontà di Dio che la distolgono dal suo deside-
rio. Così racconta Suor Clara Massola, una delle prime suore
cottolenghine:
«La Signora Nasi aveva più volte manifestato al Servo di
Dio, il quale era suo confessore e direttore da parecchi an-
ni, il desiderio di entrare nel monastero delle Salesiane di
Torino, ma il Servo di Dio non assecondò mai questo di lei
desiderio, ripetendole spesso, che il Signore l'aveva destina-
ta ad altre cose. Queste cose il Servo di Dio disse alla Si-
gnora Nasi prima che venisse aperto l'ospedaletto della Vol-
ta Rossa. Questa cosa la disse a me, e ad altre suore la Si-
gnora Nasi nel principio della fondazione dell'ospedaletto, e
ci manifestava poi in seguito la contentezza che provava
nell'aver ascoltato i suggerimenti del Servo di Dio» 273 .
271
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 155; sess. II, int. 9.
272
Ibid.
273
SUOR C. MASSOLA, PO, Sessione CCCCLXXX, vol. 9, int.19, pp. 318-
319.

115
Numerose sono le testimonianze delle suore e del figlio Gio-
vanni che confermano come Marianna Nasi abbia vissuto, in
tutta la sua breve vita, la fede come obbedienza, prima ai
suoi genitori e a suo marito e poi, in particolare, come affi-
damento alla guida del Canonico Cottolengo.
Da lui è, ad esempio, consigliata di porre il figlio Giovanni a
Chieri per la continuazione degli studi, come per la cessione
del negozio di chincaglieria:
«Essa, sia nel negozio, sia nella direzione mia, chiedeva
consiglio dal Ven[erabile] e ascoltava questi scrupolosa-
mente. Qualunque cosa le fosse detto dal Cottolengo da
lei veniva prontamente eseguita, tanta confidenza e stima
aveva ella posta nel Ven. Servo di Dio. Ciò seppi da mia
madre stessa; la quale pure mi disse che era stata da lui
consigliata, sia nel pormi a Chieri per gli studi, sia nel ri-
mettere il negozio» 274 .
Allo stesso tempo, lo spirito di obbedienza che sostiene Ma-
rianna non è privo di oculatezza e razionalità e non contrasta
con i suoi doveri di madre, come si può rilevare dalle moti-
vazioni che la spingono a lasciare il negozio:
«Mia madre, dopo la morte del nonno, considerando da
una parte che io tra le cose paterne e i benefizi del negozio
realizzando, veniva ad aver assicurato un patrimonio di ol-
tre quarantamila lire e dall'altra che essa scorgeva intanto
possibile il mandare ad effetto il suo desiderio di dedicarsi
maggiormente alla pietà ed alle opere di carità, risolvette
di rimettere il negozio, come effettivamente rimise» 275 .
Sono le circostanze della storia – l'incontro con il Cottolengo,
l'apertura del “Deposito della Volta Rossa” – che rivelano a
274
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 168; sess. III, int. 12.
275
Ibid., pp. 166-167; sess. III, int. 11.

116
Marianna il progetto di Dio sulla sua vita: essere, a tempo
pieno, serva dei poveri e madre delle giovani suore che, la-
sciata la loro famiglia, dedicano la vita al servizio dei fratelli
più bisognosi, accolti nella nascente Piccola Casa della Divi-
na Provvidenza. Essa accetta docilmente i piani della Divina
Provvidenza, a fianco del canonico Cottolengo, seguendone
le direttive:
«Di questa instituzione [il Deposito della Volta Rossa] io
sentii parlare più volte dal Servo di Dio nella circostanza
che segnalava la cieca obbedienza che gli prestava la si-
gnora Nasi» 276 .
Lo stesso figlio Giovanni conferma
«lo spirito di sottomissione di mia madre, che in tutto
stava agli ordini, ai cenni del Venerabile, nulla facendo
senza di lui. Mi diceva che era più facile obbedire che
comandare» 277 .
L'obbedienza "cieca" di Marianna, richiesta dal Cottolengo,
non corrisponde evidentemente ad un annullamento della
propria capacità di valutazione, eseguendo passivamente
delle direttive.
Sappiamo che San Giuseppe Benedetto Cottolengo faceva
gran conto dell’obbedienza, ma riesce difficile pensare che
egli la facesse consistere nel non ragionare 278 e, infatti, nella
vita di Marianna l’obbedienza diventa corresponsabilità vis-
suta nel quotidiano. Ella è chiamata a stare a fianco del

276
G. BIANDRÀ, PO, Sessione XXII, vol. 2, int.17, p. 168.
277
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
142 nota 2.
278
Per un approfondimento sul significato di «obbedire alla cieca» in alcu-
ni detti di San G. B. Cottolengo, Cf. articolo di F. BERTINI, Ubbidire alla
cieca, in Presbiterio cottolenghino, n. 1 – marzo 1991, pp. 27-34.

117
Fondatore come prima collaboratrice, e non come semplice
"esecutrice", nel dirigere le giovani suore, come conferma
Suor Ferdinanda Calieris:
«Tutte queste giovani si alternavano e scambiavano nei
diversi uffizi sotto l'obbedienza del Servo di Dio, e della
Madama Nasi, che dal medesimo pur dipendeva ed era
stata incaricata» 279 .
Inoltre diventa essa stessa preziosa consigliera del Cottolen-
go come attesta P. Anglesio:
«Sembrava eletta dalla Divina Provvidenza per accompa-
gnare il Cottolengo in tutte le sue intraprese di carità, ed
essergli anche consigliera in tutte le cose di sua sfera, atte-
se le specchiate e rare sue qualità di mente e di cuore,
madre dei poveri, sopra cui appoggiava tutta la scientifica,
morale e muliebre istruzione delle Suore e delle povere zi-
telle, che l'avevano in conto di madre» 280 .
Al di là delle specifiche situazioni riportate – che vanno situa-
te nel contesto storico e culturale dell'inizio del 1800 – pos-
siamo recepire un insegnamento dall'atteggiamento con cui
Marianna Nasi accoglie gli eventi della sua esistenza: non
subisce ma sceglie, in spirito di fede, ciò che la Provvidenza
le prepara. La sua è una visione sapienziale della vita, la sua
fede è incarnata nel quotidiano e, proprio per questo, non la
aliena ma la umanizza e la realizza come persona nel senso
più completo della parola. Il suo atteggiamento non calcola-
tore ma di apertura e fiducia le fanno scoprire capacità ed
energie nuove, fino ad allora sconosciute anche a se stessa.

279
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXII, vol.VI, int.11, p. 170.
280
L. ANGLESIO, PO, Sessione CCCCXCV, vol. 9, int. 17, p. 462.

118
Ella, in altre parole, è arrivata al compimento pieno della
sua esistenza là dove la Provvidenza l'ha posta, cogliendo
momento per momento l'urgenza di adeguare la vita alla fe-
de, senza sterili rimandi. Significativa, in questo contesto, è
la sua esortazione ad operare con fede attuale, con una fede
che ha il suo banco di prova nella vita quotidiana: «Figliole
mie dilettissime, ricordatevi di operare sempre con fede, e
fede attuale per quanto potete; sì, fede viva, se bramate pre-
sto farvi sante» 281 .
Quanto affermò in modo eloquente Martin Buber descriven-
do l'itinerario di maturazione dell'uomo si può applicare sen-
za forzature al modo con cui Madre Nasi visse di fede attuale
nel suo quotidiano: «Nell'ambiente che avverto come il mio
ambiente naturale, nella situazione che mi è toccata in sorte,
in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la
vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio
compito essenziale, lì si trova il compimento dell'esistenza
messo alla mia portata […].
E' qui, nel luogo preciso in cui ci troviamo, che si tratta di far
risplendere la luce della vita divina nascosta. Quand'anche la
nostra potenza si estendesse fino all'estremità della terra, la
nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento
che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quan-
to ci vive accanto.
Quand'anche penetrassimo nei segreti dei mondi superiori,
la nostra partecipazione reale all'esistenza autentica sarebbe
minore di quando, nel corso della nostra vita quotidiana,
svolgiamo con santa intenzione l'opera che ci spetta» 282 .

281
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
87.
282
M. BUBER, Il cammino dell'uomo, Bose 1990, pp. 60-61.

119
LA PRESENZA DI DIO
Cosa permette ad una creatura di vivere tutta una vita in tale
spirito di obbedienza se non l'unione con il proprio Signore,
consentendo a che Dio sia Dio nella sua vita?
La fede di Marianna è coltivata fin dalla più tenera età da
un'intensa vita sacramentale e di preghiera – soprattutto l'ac-
costamento al sacramento dell'eucaristia e della riconcilia-
zione – che la porta ad attuare ed accrescere l'unione con
Dio.
Già prima dell’incontro con il Cottolengo, in Marianna si
può rilevare la tendenza a vivere una certa solitudine, non
per evitare la compagnia degli altri, ma per poter rimanere
in preghiera unita a Dio 283 .
Il richiamo di una vita vissuta alla presenza di Dio è una no-
ta caratteristica dell’educazione che dà al figlio: ella gli ri-
chiama i valori religiosi con le parole e l’esempio ma senza
imporsi, perché la sua adesione sia libera e consapevole 284 .
Inoltre, una raccomandazione che continuamente gli ripete-
va era: «Presenza di Dio, Giovanni!» 285 , quasi a riecheggiare
quel «Ricordiamoci che siamo alla presenza di Dio» che il
Cottolengo introdurrà nella Piccola Casa.
Marianna consacra la sua vedovanza a Dio e la vive
nell’unione con Lui, senza per questo venir meno nell'a-
dempimento dei propri doveri verso la famiglia e il lavoro.
Così testimonia il figlio Giovanni:
«Sua occupazione più diletta era il frequentare la chiesa e
il raccogliersi innanzi a Dio, in quella che non trascurava
283
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, pp. 150-151; sess. I, int. 7.
284
Cf. Ibid., p. 157; sess. II, int. 9.
285
Ibid., p. 171; sess. IV, int. 12.

120
alcuno dei suoi doveri verso il negozio, verso la sua fa-
miglia. Tale sua condotta non venne da lei mai un mo-
mento smentita, finché visse» 286 .
Marianna Nasi vive nella costante memoria della presenza di
Dio unita al timore di offenderlo.
P. Anglesio riferisce lo sforzo di Marianna di «stare il più pos-
sibile unita di mente e di cuore a Dio, col continuo pensiero
della sua onnipresenza» e aggiunge che, attingendo dalle
massime di San Francesco di Sales, spesso ripeteva alle suore:
«Mai niente contro Dio; piuttosto si soffra, si perda tutto,
anziché offenderlo e disgustarlo» 287 .
Possiamo vedere qui una consonanza con la sensibilità del
Cottolengo che, «fin dall’inizio della sua fondazione intro-
dusse la spiritualità della presenza di Dio» 288 ed esortava a
vivere un sano "orrore" per il peccato.
Sicuramente Madre Nasi ha ascoltato e cercato di applicare
alla sua vita le quotidiane esortazioni del Cottolengo a vivere
alla presenza di Dio, come vengono ricordate, ad esempio,
da Suor Clara Massola:
«Fra le prime norme di vita, che il Servo di Dio diede alla
Piccola Casa, una fu quella che tutti i ricoverati dovessero
considerare che erano costantemente alla presenza di Dio;
ci fece un analogo discorso per farci vedere i vantaggi, che
all'anima derivano dal tenersi di continuo alla presenza di
Dio, e che questo pensiero di trovarsi alla presenza di Dio
doveva servirci di continua meditazione; motivo per cui il
286
Ibid., p. 165; sess. III, int. 11.
287
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edifican-
ti, p. 96.
288
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp.
100-103.

121
Servo di Dio non stabilì altra meditazione, perché secondo
lui questa bastava; e ad ogni atto ci suggeriva una qualche
riflessione tratta frequentemente dai fatti della Sacra Scrit-
tura, su cui fermarci e rinnovare il pensiero della presenza
di Dio… Aveva poi stabilito che in tutta la Piccola Casa, e
da tutti i ricoverati, al suono dell'ora e della mezz'ora, fra le
altre preci si dicesse la giaculatoria: Ricordiamoci che sia-
mo alla Presenza di Dio» 289 .
Suor Calieris, una delle prime figlie spirituali di Madre Nasi,
da lei aiutata nel cammino di consacrazione, aggiunge che il
Cottolengo usava comunemente l'espressione "In Domino"
per richiamare il ricordo della presenza di Dio e invitare a
fare ogni cosa per Lui:
«Il Servo di Dio, come già dissi, si teneva sempre alla pre-
senza di Dio, e tutto ciò che faceva soleva riferirlo a Dio,
usando la frase che gli era famigliare: “In Domino”; esor-
tava poi i ricoverati, ma segnatamente le suore, che in tut-
to ciò che facevano lungo il giorno avessero intenzione di
riferirlo al Signore» 290 .
Il timore di offendere il Signore, così evidente nella sua vita e
da lei trasmesso alle prime suore, Marianna l'ha appreso e
fatto suo ascoltando le prediche e i discorsi familiari nei quali
il Cottolengo
«inspirava nei ricoverati il più grande orrore al peccato,
dicendo che il peccato era una grande ingiustizia verso
Dio in tutti, ma tanto più nei ricoverati della Piccola Ca-
sa, nei quali sarebbe un'ingratitudine enorme, perché la
Piccola Casa era stata eletta da Dio, ed ogni giorno da

289
Citata in E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, p.
100-101.
290
SUOR F. CALIERIS, PO, Sessione CCXXXVIII, vol.VI, int.17, p.221.

122
lui era ricolma di benefizi, e che in essa si replicava gior-
nalmente il miracolo della moltiplicazione del pane riferi-
ta nel Vangelo» 291 .
Marianna Nasi ha vissuto la sua missione di sposa, madre e
consacrata alla presenza di Dio fino a diventare un'anima
piena della luce di Cristo, infiammata di amore per Lui e con
un solo ardente desiderio: cercare in ogni cosa di far piacere
a Dio e farlo amare dai suoi familiari – in special modo dal
figlio – dai poveri che serviva, dalle giovani che educava alla
Carità.

291
SUOR C. MASSOLA, PO, sess. 459.

123
124
L'AMORE

L'AMORE VERSO DIO


La carità di Marianna Nasi verso Dio si caratterizza in modo
particolare per il suo amore verso Gesù che si dona nell'Eu-
caristia. Nella viva partecipazione alla Santa Messa e all'ado-
razione eucaristica ella manifesta un forte spirito contempla-
tivo. Soltanto nella contemplazione ella potè accogliere le
necessità dei poveri nel suo intimo ed essere in grado di farsi
tutta a tutti (cfr. 2 Cor 12,2-4).
Marianna assiste alla messa, assorta in profonda medita-
zione; ne è testimone il figlio Giovanni che attesta:
«Riguardo al SS. Sacramento essa nutriva profonda
divozione e grande amore. Sentendo la S. Messa, la vidi,
essendo con lei, raccolta, anzi assorta, facendo spesso
meditazione piuttostoché lettura su un libro di divo-
zione» 292 .
Il suo amore per l’Eucaristia, il suo profondo raccoglimento
durante la Messa erano una catechesi esperienziale per il
piccolo Giovanni. Marianna non si limitava però all'esempio;
educava il figlio a ricevere con amore Gesù nell’Eucaristia.
Giovanni continua:
«Mi ricordo che, sia per la mia prima Comunione, sia per
tutte le volte che mi accostava alla Santa Mensa, essa si
infiammava nel parlarmi dell’Eucaristia e nell’eccitarmi a
ricevere Gesù nel mio cuore, e mi indicava le preghiere

292
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p 180; sess. V, int. 14.

125
per trattenermi con tanto Ospite divino. Non voleva che io
domandassi a lui grazie di cose temporali. […] Mi diceva:
domanda la grazia di farti buono, di farti santo» 293 .
Sotto la direzione spirituale del canonico Cottolengo la co-
munione eucaristica per Marianna diventa un appuntamento
quotidiano:
«Tosto che entrò in relazione col Servo di Dio, il Ven. P.
Cottolengo, se prima soleva accostarsi spesso il più che po-
teva alla sacra mensa, in appresso venne licenziata [le fu
permesso] ad accostarvisi ogni giorno, e con quella conso-
lazione che ogniun può immaginare del di lei cuore: conso-
lazione per altro che mostravasi accompagnata dagli effetti
preziosissimi che veniva operando nell’anima sua…» 294 .
Anche il figlio conferma:
«Io vidi che mia madre si accostava ogni otto giorni alla
sacramentale confessione e faceva la S. Comunione ogni
giorno» 295 .
Si riconosce, nelle consuetudini ricordate dal figlio, l'impron-
ta della direzione spirituale del Canonico Cottolengo, il qua-
le – distinguendosi dalla prassi e dalla mentalità comune del
suo tempo – esortava alla comunione frequente e, se possi-
bile, quotidiana 296 .

293
Ibid., pp 180-181; sess. V, int. 14.
294
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi, p
88.
295
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…p 167; sess. III, int. 12.
296
Così attesta don Borel: «Ai tempi del servo di Dio vi era chi gli faceva
qualche osservazione contro la pratica che egli aveva di autorizzare le suo-
re ed altre persone della Piccola Casa alla Comunione quotidiana e che a
quel proposito egli, quasi per darmi le norme nell'esercizio del sacro mini-
stero nella Piccola Casa, mi insinuava di sostenere questo spirito, dicendo
che sebbene vi siano autori i quali restringono la Comunione frequente a

126
Marianna Nasi comunicava alle prime Figlie della carità il
suo stesso fervore verso l'Eucaristia, che per lei era
manifestazione eloquente e stimolo pressante alla donazione
totale di se stessa. Padre Alberto, parlando della formazione
che Marianna dava alle figlie della carità afferma:
«Lo spirito poi, con cui questa pietosa cercava informarle,
come si vedeva da chi le conoscesse, e come io stesso ho
conosciuto tanto in casa di detta vedova, quanto per
Torino, era questo: Consacrazione del loro cuore a Gesù
Cristo, specialmente Sacramentato; esercizio di preghiera
in casa, e pratiche di carità d'ogni maniera intorno agli
infermi» 297 .
Padre Anglesio parla anche della gioia di Marianna nel
ricevere la Comunione, la gioia di una sposa che si stringe al
cuore colui che ella ama 298 ed afferma anche che
«in ogni occasione che le si offrisse la faceva da missiona-
ria per infiammar nella divozione al Ss. Sacramento tutte
quante le persone che l’avvicinavano, e specialmente le
dilette sue figlie spirituali. Le Suore» 299 .
Nella vita di Marianna l'amore verso l’Eucaristia si esprime
anche attraverso le pratiche di pietà tipiche del suo tempo:
l'accompagnamento del Viatico, le frequenti visite al Santis-
simo Sacramento e la partecipazione alle Quarantore.

maggior distanza, vale a dire ad ogni otto giorni, tuttavia guardando più
da vicino le parole del Vangelo e lo spirito della Chiesa, essere da preferir-
si, servatis servandis (= con le dovute disposizioni) la pratica della comu-
nione quotidiana». G. BOREL, PO, sess. 304, art. 107: ASV, FR, vol. 3911,
f. 1624. citato da L. PIANO, Fiori e Profumi…, p. 211.
297
A. COTTOLENGO, PO, sess. CXXXVII, vol. 4, int. 12, pp. 285-286.
298
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi,
pp 87-88.
299
Ibid., p 88.

127
Dopo la morte del marito, oltre a continuare le frequenti visi-
te agli ammalati nelle soffitte, con le sue compagne aveva
organizzato nella sua parrocchia, il Corpus Domini, il servizio
di accompagnamento del Viatico per gli stessi ammalati
«obbligandosi ciascuna di esse a mandare le rispettive per-
sone di servizio, nel caso di impotenza [impossibilità] ad in-
tervenire personalmente, affinché vi fosse sempre un nume-
ro decoroso per l’accompagnamento del SS. Viatico» 300 .
Questa stessa pratica, segno di un grande amore all'Eucari-
stia e ai malati, fu stabilita anche nella nascente Piccola Casa
in Valdocco in cui Madre Nasi si impegnava, insieme ad al-
cune Figlie, ad accompagnare il Cottolengo mentre portava
il viatico per qualche infermo grave, dalla parrocchia di Bor-
go Dora alla Piccola Casa:
«Quando si trattava di viaticare qualche infermo, andava
pur egli [il Cottolengo] a prendere il SS. Sacramento alla
parrocchia del Borgo Dora, nel cui distretto si trovava il
nuovo stabilimento, e la Signora Nasi con alcune figlie della
Carità di sua casa si portava per l'accompagnamento» 301 .
Riguardo alle frequentissime visite di Marianna all’eucaristia
il figlio testimonia che «per quanto poteva essa faceva visite
al SS. mo Sacramento» 302 . Inoltre, nella prima parte di que-
sto testo, abbiamo già ricordato le sue numerose visite al
Santissimo durante le passeggiate domenicali con il figlio
Giovanni 303 mentre Padre Anglesio scrive di come Marianna
Nasi, soprattutto dopo la morte del marito,

300
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…p 169; sess. IV, int. 12.
301
SUOR G. PREGNO, PO, sess. CXCIV, vol. 5, int. 13, p. 352.
302
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…p 181; sess. V, int. 14.
303
Cf. Ibid., p 158; sess. II, int. 9.

128
«vedevasi in chiesa ad adorarvi il suo sacramentato Signo-
re […] se non era adoratrice di nome lo era difatto in spiri-
to e verità» 304 .
Sempre Giovanni testimonia l'assiduità della madre nel re-
stare davanti a Gesù-Eucaristia durante la solenne esposi-
zione nelle Quarantore:
«Quando facevasi l’esposizione del SS. mo a forma di
quaranta ore nella parrocchia di S. Vito, essa era per tutti i
tre giorni sempre in chiesa, tolto il tempo del mangiare.
Questo vidi io stesso accompagnandola qualche volta…
Sentii a dire da mia zia Fabre che tale pure fervore ebbe
mia madre in tempo delle Quarantore nella parrocchia del
Corpus Domini, mentre io ebbi occasione di vedere ciò
stesso. Sentii più volte mia madre domandare alla mia zia
Fabre dove si fanno le Quaranta ore» 305 .
La pratica delle Quarantore era in uso anche nella Piccola
Casa dove veniva celebrata ben tre volte all'anno, con parti-
colare solennità e decoro. La testimonianza di Padre Alberto
Cottolengo, che qui riportiamo, sottolinea l'amore del Santo
Cottolengo per l'Eucaristia, amore che abbiamo visto essere
condiviso anche da Marianna e insegnato da entrambi alle
prime suore:
«Una manifestazione del fervore del Venerabile era il
mandar che faceva quelle giovani raccolte in casa della
Signora Nasi alla Santa Adorazione per torno, come ho
detto. E poi prova era il fatto della Piccola Casa nella qua-
le dispose che in tutto il giorno e in tutta la notte sempre si
continuasse quest'adorazione. E questo fu fatto, e si fa an-

304
[L. ANGLESIO], Cenni sulla vita della serva di Dio suor Marianna Nasi,
p. 88.
305
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…., p 181; sess. V, int. 14.

129
cor di presente, sicché almeno sei persone anche nel più
fitto della notte sono sempre a quest'adorazione. Così a
sfogo di questo suo amore verso Gesù Sacramentato vo-
leva che due lampade sempre fossero accese durante il
giorno all'altare, in cui si conservava nella Piccola Casa il
S.S. Sacramento, per questo istituì nella Piccola Casa una
processione, che riuscì sempre edificantissima, in onore di
Gesù Sacramentato. Quando poi aveva luogo la pubblica
esposizione di Gesù Sacramentato nella Chiesa della Pic-
cola Casa per occasione delle Quarantore, che aveva luo-
go per ben tre volte all'anno, faceva ornare la Chiesa in
modo distinto, anzi sempre qualche cosa che sentisse di
festa voleva ornasse l'altare del S.S. Sacramento, dicendo
che a Gesù Sacramentato sempre si deve far festa» 306 .
Possiamo concludere che l'amore di Marianna Nasi per Ge-
sù, contemplato nel mistero eucaristico, non era altro che
una delle più alte espressioni della sua profonda vita di pre-
ghiera e di unione con il Signore. Il rapporto con Dio diven-
ta così importante nella sua vita che la spinge, attraverso la
sua donazione totale a Lui e ai fratelli, a far conoscere Colui
di cui ha scoperto l'amore infinito per l'umanità. Nell'Eucari-
stia ella riceve in dono l'amore che vuol donare, attingendo
sempre di nuovo, a quella prima, originaria sorgente che è
Gesù Cristo, dal cui cuore trafitto scaturisce l'amore di Dio
(cfr Gv 19, 34) 307 .
Qui sta l'altra dimensione dell'amore verso Dio che emerge
dalla vita spirituale di Madre Nasi: l'attenzione che dimostra
verso i misteri di Cristo e in particolare per la sua passione e
morte in croce per amore dell'umanità.

306
A. COTTOLENGO, Sessione CXLIV, int.17, vol.4, p.385-387.
307
Cf. BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est, 7.

130
Possiamo supporre che la sapiente guida del Cottolengo, il
quale desiderava educare nella Piccola Casa alla sensibilità
spirituale verso la Passione del Signore 308 , abbia fatto matu-
rare e accrescere in Madre Nasi questa attenzione che le era
già propria.
Dal figlio Giovanni sappiamo, infatti, che sua madre «al ve-
nerdì non mancava mai alla Via Crucis a S. Francesco
d’Assisi» 309 e che
«nella settimana santa era tutta per la chiesa; e mi condu-
ceva con sé alle sante funzioni, che assisteva in ispirito di
compunzione e di riconoscenza a Dio. Prima di andare in
chiesa mi diceva: oggi ad es[empio] è il giovedì santo o il
venerdì santo: considera quanta bontà di Dio per noi, che
cosa Dio ha fatto e sofferto per amor nostro» 310 .
Nella predicazione e nell'esistenza del Cottolengo «l'attenzio-
ne alla passione è anzitutto un’attenzione all’amore di Dio
per gli uomini, una meditazione sulla verità e sulle esigenze
dell’amore che in Cristo si sono rivelate agli uomini e si sono
realizzate. Dio insegna all’uomo la verità dell’amore e si sot-
topone alla prova più dura dell’amore che è quella di morire
per i suoi amici […].
L’attenzione alla Passione del Signore diviene una medita-
zione sull’amore e sull’uomo, una scuola che educa ad an-

308
Per una descrizione delle funzioni religiose al tempo del Santo, legate
alla spiritualità della Passione – quali le celebrazioni nella Settimana San-
ta, la Via Crucis e la Meditazione dolorosa – e per la sua predicazione sul-
la Passione, cfr. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolen-
go, pp. 135-152.
309
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…p 149; sess. I, int. 6.
310
Ibid., p 182; sess. V, int. 14.

131
dare in profondità dentro se stessi per sentire dentro di sé
quali furono i sentimenti stessi di Cristo Gesù» 311 .
Troviamo un’eco di questa sensibilità nell’amore con cui
Marianna si abbandona al volere di Dio e che trapela dal
suo contegno nelle prove e nelle difficoltà della vita, che ella
seppe affrontare con oblatività e perseveranza. E’ il suo un
sentimento alimentato proprio dalla meditazione dei misteri
della vita di Cristo, che ha patito ed è morto per amore.
P. Anglesio annota che alla meditazione di tali misteri Ma-
rianna esclamava:
«Oh Amore, quanto ci avete amato! O Gesù, vittima di
amore per noi, che farò per Voi? Come potrò corrisponde-
re al Vostro Amore? Oh Gesù, fatevi amare, donatemi il
vostro santo amore! Sì, mio buon Gesù, io voglio amarvi
con tutta me stessa. Quando sorgerà quel giorno che sarò
tutta vostra?» 312 .
Queste espressioni, manifestazione di una contemplazione
amorosa della Passione del Figlio di Dio, lasciano trapelare i
sentimenti di un cuore innamorato del suo Signore. In esse
sembra di poter leggere il riconoscimento da parte di Ma-
rianna di essere inondata dall'amore di Cristo, resa degna di
tale dono non per qualche merito da far valere ma per pura
gratuità dell'Amato.
Desiderosa di poter corrispondere a tanta benevolenza in
modo radicale, fino all'incontro definitivo in cui la comunio-
ne con il Signore sarà totale e per sempre, chiede a Cristo il
dono del suo amore. Possiamo leggerlo come un invito a
311
E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, p. 148,
152.
312
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edifican-
ti, pp. 97-98.

132
ravvivare la consapevolezza che «imitare e rivivere l'amore di
Cristo non è possibile all'uomo con le sue sole forze. Egli di-
venta capace di questo amore soltanto in virtù di un dono
ricevuto […], lo Spirito Santo, il cui primo "frutto" (Gal 5,22)
è la carità» 313 .
Accanto alla spiritualità della Passione, un posto particolare
nella vita spirituale di Marianna Nasi è riservato alla Madre
di Dio. Frequenti sono le sue visite nel Santuario della Con-
solata, nella cappella del SS. Rosario in San Domenico e in
quella delle Grazie al Corpus Domini per affidare alla Vergi-
ne Madre ogni evento, sicura di essere accolta, confortata ed
esaudita. Marianna cercava di comunicare la sua illimitata
confidenza nella Madonna anche agli altri, specialmente alle
sue figlie spirituali. Diceva loro:
«La vostra divozione e il vostro affetto verso sì buona Ma-
dre non si accontentino di parole e di semplici esteriorità,
ma sia una devozione di cuore, che spinga ad imitarne le
eccelse virtù e a farci santi» 314 .
Da queste poche parole emerge ancora una volta quanto la
spiritualità che animava Marianna Nasi fosse incarnata nel
quotidiano e rifuggisse da atteggiamenti semplicemente este-
riori e da devozionalismi. Marianna non si accontentava di
parole ed esteriorità, ma guardava ed invitava a guardare
Maria come modello da imitare: la meta è sempre la santità,
«"misura alta" della vita cristiana ordinaria» 315 .
La preghiera, l'unione con Dio fa da sfondo alla vita di Ma-
rianna Nasi; è il punto su cui poggia tutta la sua esperienza

313
GIOVANNI PAOLO II, Veritatis Splendor, 22.
314
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
93.
315
GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte, 31.

133
che diventa stile di vita delle prime consacrate cottolenghine
alle quali raccomanda non solo l'esattezza nel compiere le
pratiche di pietà prescritte dal loro stato di vita 316 , ma soprat-
tutto l'atteggiamento di adesione del cuore:
«Questo spirito di orazione e di unione con Dio raccoman-
dava caldamente alle suore, insieme con la pratica delle
singole preghiere vocali stabilite dal Santo insistendo che si
recitassero non solo con precisione, ma soprattutto con vera
devozione, da commuovere il Cuore di Dio ed edificare
chiunque le avesse a sentire» 317 .
Dall'unione con Dio – insegna Madre Nasi – viene la forza
per vincere le tentazioni e superare le difficoltà che si presen-
tano nella vita e, particolarmente per le suore, nel servizio.
Marianna Nasi mostra ancora oggi che vivere abbandonati
a Dio non significa condurre un'esistenza aliena dai pro-
blemi e dagli impegni della vita quotidiana, ma rimanda
alla necessità di testimoniare negli impegni del proprio sta-
to di vita la ricchezza della preghiera che si concretizza nella
«risposta responsabile di un amore pieno verso Dio e verso
gli uomini» 318 .

316
Giovanni Nasi, occupando una stanza della casa dove vivevano le fi-
glie della carità, può riferire come lo scorrere delle loro giornate fosse
scandito dal servizio e dalla cura della vita interiore, alimentata dalle prati-
che di pietà generalmente prescritte nello stato di vita religioso: orazioni
del mattino, vita sacramentale – soprattutto la messa, la comunione quo-
tidiana e la confessione settimanale –, direzione spirituale, Angelus a mez-
zogiorno e alla sera, recita dell'Ave Maria al suono dell'ora, rosario, giacu-
latorie per richiamare il pensiero della presenza di Dio, meditazione e let-
tura spirituale, istruzioni date dal Cottolengo e dalla stessa Madre Nasi…
Cf. Deposizione del cav. Giovanni Nasi…pp. 173-174; sess. IV, int. 12.
317
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
92.
318
Cf. GIOVANNI PAOLO II, Veritatis Splendor, 24.

134
E' il richiamo che torna nelle parole di Benedetto XVI nella
sua prima enciclica Deus Caritas est: «Amare è "estasi", ma
estasi non nel senso di un momento di ebbrezza, ma estasi
come cammino, come esodo permanente dall'io chiuso in se
stesso verso la sua liberazione nel dono di sé» 319 .

L'AMORE VERSO IL PROSSIMO


Madre Marianna Nasi ha orientato il suo amore primaria-
mente verso Dio, ma questo amore che regola le sue rela-
zioni di filiale intimità con Dio Padre, l'ha spinta ad amare gli
altri come fratelli. «L'amore verso Dio ha il banco di prova,
la sua verifica, proprio nell'amore verso il prossimo, nel cui
volto egli ha detto di nascondersi; per cui alla luce della fe-
de, servendo il prossimo, si serve, si ama, si adora Dio» 320 .
I santi hanno attinto dall'incontro col Signore la loro capacità
di amare il prossimo in modo sempre nuovo; allo stesso
tempo questo incontro acquisisce il suo realismo e la sua
profondità proprio nel loro servizio agli altri, soprattutto ai
più poveri e bisognosi nei quali viene riconosciuta la presen-
za di Cristo stesso 321 .
Allo stesso modo, l'inimmaginabile opera di carità del Cotto-
lengo scaturisce dall’intima esperienza di Dio che è Amore,
esperienza che ha plasmato il suo cuore, la sua umanità 322 e,
allo stesso tempo, ha contagiato tanti altri che hanno assor-
bito il suo spirito e, con lui e come lui, hanno consacrato la

319
BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est, 6.
320
E. ANCILLI, Santità cristiana, in E. ANCILLI (a cura di), Dizionario enci-
clopedico di spiritualità/3, Roma 1990, p. 2246.
321
Cf. quanto dice in proposito papa Benedetto XVI in Deus Caritas est, 18.
322
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, p. 115.

135
loro vita al servizio di Dio e dei fratelli. Tra questi emerge si-
curamente la figura di Madre Nasi.
Dalle pagine della biografia abbiamo già potuto constatare
quanto la carità verso il prossimo nella vita di Marianna si
concretizzasse in una particolare dedizione verso i più biso-
gnosi e gli ammalati, condivisa con il marito Carlo, carità fat-
ta di affabilità, generosità e slancio:
«Ai poveri ammalati cercava di recare il soccorso di cui ab-
bisognavano. Dava a qualsiasi povero sempre qualche co-
sa, non lasciando andare via alcuno che domandavale e-
lemosina senza fargliela. Specie in tempo di pranzo diceva
che non si può rifiutare al tapinello un tozzo di pane mentre
si prende il pane che Dio ci dà. Aggiungeva che bisognava
vedere nei poveri Gesù Cristo [...]. Quanto agli infermi, mia
madre andava a visitare gli Ospedali nei giorni di domenica
anche col marito, finché costui fu in vita» 323 .
Dopo l'incontro con il Cottolengo la sua dedizione all'altro
diventa totale ed incondizionata:
«Aperto il Deposito della Volta Rossa, essa fu tutta in servi-
zio dei poveri, mentre si recava a vedere i miseri ammalati
anche nelle loro soffitte per procurare loro il bisognevole sia
in assistenza sia in cibi, sia in cambio delle biancherie» 324 .
Marianna collabora in quasi tutte le opere intraprese dal Ca-
nonico e le sostiene, se non nell'iniziativa, certo nell'esecu-
zione e nella direzione, consigliandolo anche, quando neces-
sario; ne condivide le ansie apostoliche e lo asseconda nei
suoi disegni, spinta dalle stesse motivazioni: essere occhio al

323
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…pp. 185-186; sess. VI, int. 14.
324
Ibid., p. 186; sess. VI, int. 14.

136
cieco, piede allo zoppo, madre dei poveri perché in essi ve-
de l'immagine di Gesù Cristo 325 .
Il Cottolengo più volte nei suoi detti invita a vedere e servire
Gesù nei poveri 326 e Marianna, formando le giovani suore
alla carità, insiste proprio su questo aspetto:
«In questa pia pratica educava le figlie; e da mia madre
sentii dire a loro che facessero sempre per amor di Dio e
che vedessero nei miseri Gesù Cristo» 327 .
Le giovani che arrivavano al Deposito della Volta Rossa – a
differenza delle prime dame di carità, che appartenevano al-
la Torino più borghese – erano ragazze semplici, di campa-
gna, persone anche poco istruite che andavano educate per
un servizio signorile ai poveri. Marianna con l'esempio e l'in-
segnamento forma queste giovani a quei tratti che imprezio-
siscono la carità: la delicatezza, la semplicità, l'umiltà, la pru-
denza, il rispetto e la predilezione verso i più bisognosi.
L'essere serve, sorelle e madri dei poveri – carattere distinti-
vo delle suore cottolenghine – è da lei considerato una gra-
zia, la grazia maggiore che il Signore possa fare.
P. Anglesio riferisce che, per infondere profondamente lo
spirito di carità nelle giovani che formava alla vita consacra-
ta, soleva ripetere:
«Ricordatevi bene che l'amore verso il povero deve essere
il vostro carattere distintivo: da questo si conoscerà la vo-
cazione di una suora vincenzina; in questo consisterà il vo-

325
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edifican-
ti, p. 101-105 e la nota 6 di p. 128.
326
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp
155-161.
327
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 186; sess. VI, int. 14.

137
stro merito; questa è la grazia maggiore fatta a noi dalla
Divina Provvidenza, d'averci chiamate ad essere serve dei
poveri. Ma per compiere degnamente così nobile, santo e
caro dovere è necessario che ci dimostriamo verso di loro
altrettante sorelle e madri» 328 .
Questa espressione di Marianna Nasi è molto densa e ricca
di spunti di riflessione, di intuizioni che lasciano intravedere i
lineamenti della consacrata – e in particolare della suora cot-
tolenghina – sempre attuali.
C'è prima di tutto la sottolineatura del servizio come grazia,
come dono: è un regalo della Provvidenza essere serve dei
poveri perché ci assimila a Cristo, il Servo per eccellenza: il
Signore che si china sui suoi discepoli e lava loro i piedi, il
Figlio di Dio che non è venuto per essere servito, ma per
servire.
Illuminante, a proposito, è un passo di Vita Consecrata in cui
Giovanni Paolo II definisce il servizio la ragion d'essere della
vita consacrata: «Nella lavanda dei piedi Gesù rivela la pro-
fondità dell'amore di Dio per l'uomo: in Lui Dio stesso si
mette a servizio degli uomini! Egli rivela, al tempo stesso, il
senso della vita cristiana e, a maggior ragione, della vita
consacrata, che è vita d'amore oblativo, di concreto e gene-
roso servizio. Ponendosi alla sequela del Figlio dell'uomo,
che "non è venuto per essere servito, ma per servire" (Mt 20,
28), la vita consacrata, almeno nei periodi migliori della sua
lunga storia, s'è caratterizzata per questo "lavare i piedi", os-
sia per il servizio specialmente ai più poveri e ai più bisogno-
si» 329 .

328
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
105.
329
GIOVANNI PAOLO II, Vita Consecrata, 75.

138
Dalle parole di Madre Nasi possiamo evidenziare due dimen-
sioni che caratterizzano il servizio di carità, dimensioni specifi-
catamente femminili: sono la maternità e la fraternità, attra-
verso le quali l'amore si fa gesto concreto, si fa cura fattiva.
La maternità è forse uno dei tratti umani che meglio esprime
l'amore viscerale di Dio per l'uomo, amore di cui le consacrate
sono chiamate ad essere segno, come affermava Giovanni
Paolo II in Vita Consecrata: «Le donne consacrate sono chia-
mate in modo tutto speciale ad essere, attraverso la loro dedi-
zione vissuta in pienezza e con gioia, un segno della tenerezza
di Dio verso il genere umano ed una testimonianza particola-
re del mistero della Chiesa che è vergine, sposa e madre» 330 .
L'essere "sorelle" dei poveri esprime la volontà di realizzare
una vera vita di famiglia in cui i fratelli e le sorelle si ricono-
scono tutti figli di uno stesso Padre che è Dio, tutti con la
stessa dignità; di stabilire delle relazioni reciproche di frater-
nità e di sororità, in cui il servizio concreto ha tutte le squisite
sfumature dell'amore di Dio, un amore personale che parte
dal cuore ed è fatto in posizione non di superiorità ma di
umiltà, riconoscendo al povero la dignità di figlio di Dio.
Marianna insegna alle suore che il servizio deve essere vissu-
to non come dovere ma come nobile e sublime missione
perché servendo i fratelli, soprattutto i più bisognosi, si serve
Dio stesso:
«Dalla maniera di esercitare la carità ci faremo conoscere
per vere suore di carità davanti a Dio e davanti agli uomi-
ni. A questo fine ci ha fatto la grazia di eleggerci per sé allo
stato religioso, e si degnò di destinarci alla nobile e subli-
me missione di servirlo nei suoi poverelli, pupilla dei suoi

330
Ibid., 57.

139
occhi, delizia del suo Divin cuore. Dio è carità, se davvero
lo amiamo, serviamolo con molta carità nel prossimo, e
specialmente nella persona dei poveri» 331 .
Da queste sue parole emerge che il servizio di carità verso i
poveri ha una dimensione di profondità e di trascendenza,
perché esprime l'amore di Dio stesso verso i suoi figli. Diventa
perciò necessario – ci dice Madre Nasi – che la carità abbia
tratti squisiti, indispensabili come la semplicità, la pazienza e la
concretezza di gesti che nascono da un cuore che ama.
Marianna Nasi aveva fatta propria la caratteristica della
semplicità prima di tutto nel curare l'autenticità delle sue in-
tenzione in ogni azione, perché fosse compiuta semplice-
mente per piacere al Signore. Insegnava alle Suore:
«Andiamo con il cuore alla mano se bramiamo di piacere
al Signore ed avere coscienza tranquilla e contenta. Senza
la semplicità, la nostra prudenza sarà viziosa e colpevole,
malizia ed astuzia del serpente. Non sarà mai la prudenza
inculcataci dal Divin Maestro, la quale sta sempre insieme
alla semplicità della colomba» 332 .
L'esercizio della carità verso il povero ha come modello Dio
stesso. Riconoscere la pazienza di Dio nei nostri confronti
deve essere stimolo ad usar pazienza con i fratelli nel biso-
gno – anche quando il servizio si fa pesante, diventa fatica e
croce – per non vanificare il bene che facciamo.
La consapevolezza che in Cristo, l'uomo dei dolori, Dio stes-
so si è donato per noi fino alla morte deve indurci a non vi-
vere più per noi stessi, ma per Lui, e con Lui per gli altri.

331
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
106-107.
332
Ibid., p. 132.

140
Madre Nasi approfittava di ogni occasione per ritornare su
questi argomenti:
«Suore, suore, figlie mie, se non abbiamo la carità che co-
sa siamo? Senza pazienza che cosa faremo di bene? Come
il nostro servizio potrà piacere al buon Dio che tanto ha
operato e sofferto per noi, e che con tanta pazienza sop-
porta le nostre miserie?» 333 .
Marianna nelle sue esortazioni va al centro della carità evan-
gelica:
«A chi serviranno le nostre opere se non le esercitiamo
con molta carità? Qual paga, qual premio ne potremo spe-
rare? La carità non consiste nelle opere materiali, e men
che meno nelle sole parole, ma nella mente, nella inten-
zione e nel cuore» 334 .
Le opere sono inconsistenti se non sono informate dalla cari-
tà, se non sono l'espressione di un'intenzione di bene che
parte da un cuore innamorato di Dio. Poiché l'amore vero
consiste nel fatto che Dio dona suo Figlio e che il Figlio dona
la vita (cfr. Gv 4,10; 3,16), la carità avrà per nota essenziale
di non amare a parole ma a fatti (1 Gv 3,18), donandosi ad
un servizio umile sull'esempio di Cristo.
Nelle espressioni di Madre Nasi riconosciamo ancora una
volta l'impronta del Cottolengo, laddove sottolinea forte-
mente l'identità del povero con Cristo povero e sofferente.
Aspetto questo decisivo e sempre attuale per la spiritualità
cottolenghina, via privilegiata per imparare una relazione al
povero e al sofferente che sappia raggiungerlo in ciò che egli
è e vive dentro di sé; una relazione che non solo riconosce la

333
Ibid., p. 107.
334
Ibid.

141
sua dignità e dunque l'importanza dell'altro, ma che opera a
favore di questa dignità per renderlo degno di stima di fronte
agli altri 335 .
Dalle considerazioni fatte sull'amore a Dio e al prossimo
possiamo concludere che Marianna vive un'esistenza unifica-
ta: l'identificazione, operata dalla fede, tra Cristo e l'uomo, la
porta ad impostare tutta la sua vita alla stregua di un subli-
me servizio che diventa culto religioso. Per questo educa in-
stancabilmente le prime suore cottolenghine ad una profon-
da unione con Dio. In essa le suore cottolenghine trovano la
propria identità e una serenità profonda, crescono nell'atten-
zione alle provocazioni quotidiane della Parola di Dio, si la-
sciano permeare di preghiera e di silenzio, aprono la mente
e il cuore ai fratelli e ai poveri e si dispongono ad un conti-
nuo sforzo operativo quale segno dell'amore di Cristo che le
spinge.

335
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp.
160 e 122.

142
LA SPERANZA

L'esistenza di Marianna Nasi è stata profondamente radicata


nella speranza; l'amore di Dio per lei è stato il fondamento,
la garanzia e la guida del suo sperare. Ella ha vissuto deside-
rando Dio, la vita eterna come sua felicità, riponendo la sua
fiducia non sulle sue forze ma nelle promesse di Cristo 336 .
In particolare, sono due le dimensioni della speranza che ri-
saltano nella vita di Marianna Nasi e che ha assimilato e
condiviso con il Santo Cottolengo 337 : da una parte la confi-
denza in Dio e dall'altra il desiderio del Paradiso.

LA CONFIDENZA IN DIO
Abbiamo già avuto modo di constatare l'atteggiamento con-
fidente in Dio di Marianna, che la sostiene in tutte le prove
che incontra nella vita, non ultima la perdita del marito in
giovane età con la prospettiva di essere sola nell'educazione
del figlio. Giovanni testimonia la forza d'animo della madre
alimentata da un forte senso della Provvidenza di Dio:
«Io non la ho mai sentita a lagnarsi di questa disgrazia,
perchè essa si rassegnava sempre ai voleri della Divina
Provvidenza, e non perdeva mai la sua calma abituale» 338 .

336
Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1817.
337
Cf. [A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edifican-
ti, p. 90.
338
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…, p. 164; sess. III, int. 10.

143
Venendo a parlare del suo coinvolgimento nella vita della
nascente Piccola Casa, non la possiamo non pensare parte-
cipe delle difficoltà proprie degli inizi dell'Opera. Dalla bio-
grafia del Cottolengo sappiamo, infatti, che la storia della
Piccola Casa, fin dai suoi inizi è stata costellata di ostacoli;
basti pensare alle difficoltà finanziarie, ai debiti ingenti, alle
lamentele dei creditori 339 , alla chiusura del Deposito della
Volta Rossa, al decesso di preziosi collaboratori che lo coa-
diuvavano nell'opera.
Tutte queste situazioni critiche sono interpretate dal Cotto-
lengo come prove da parte di Dio stesso e a questa lettura
orienta anche Madre Nasi e tutti coloro che con lui condivi-
dono le fatiche della carità 340 .
P. Anglesio nelle Memorie, narrando della chiusura del "De-
posito della Volta Rossa" – che poteva far presagire la fine di
un progetto appena abbozzato –, accenna alle conseguenti
mormorazioni, derisioni e critiche che ferirono anche il cuore
di Marianna, «che più degli altri aveva cooperato con il Fon-
datore al sorgere dell'Istituto» 341 .

339
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp. 71-
76.
340
Si veda ad esempio quanto il Cottolengo ebbe a scrivere: «Tutte le O-
pere di Dio lasciansi per tat[t]ica ordinaria della Divina sempre Adorabile
Provvidenza così per parte di Dio stesso,che par le dimentichi, e ciò ap-
punto fa il Signore Iddio perché si vegga qual sia la costanza e fermezza
d'animo di chi destinò alla sua direzione…» (C, II, p. 382, 18 ottobre
1838), citata in E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolen-
go, p. 72.
341
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
61.

144
Questa circostanza viene vissuta da entrambi con il coraggio
di un anticipo di fiducia in Dio 342 che conduce anche le si-
tuazioni dolorose ad un fine di salvezza. Giovanni Nasi con-
ferma di aver sentito disapprovare le opere del Cottolengo,
«imputandolo di imprudenza, sicché non ebbe essa [Ma-
rianna] alcun timore che le opere del Venerabile potessero
fallire, essendo fatte per puro amore di Dio» 343 .
E' sempre Giovanni, e di riflesso la zia Teresa Fabre, che
conferma lo spirito di confidenza nella Divina Provvidenza
con cui la madre si dedicava alle opere del Cottolengo:
«Circa la virtù della speranza noto tosto che vidi mia ma-
dre gettarsi nelle opere del Ven. Cottolengo, suo direttore
e confessore, con tutta fiducia. Ella vedeva Dio in esse o-
pere, e sentiva che si faceva in amore a Dio. Quindi era
tutta per l'Ospedaletto, per le figlie, per le Orsoline. Intanto
e frattanto non dubitava punto che la Divina Provvidenza
avesse a dare i mezzi opportuni. Non si lasciava deviare
dall'operare calorosamente, per qualsiasi parola, che con-
tro le dette opere fosse detta. Io la vidi con tale animo; io
non la sentii mai a lagnarsi di fatica o di difficoltà. Agiva
per Dio e nulla temeva. Tanto suo coraggio, tanta sua at-
tività colpì mia zia Fabre, che la ammirava. Questo essa
mi disse più volte, portandole venerazione per il suo slan-

342
Dio desidera da noi per così dire un anticipo di fiducia. Egli ci dice: so
che ora tu non mi comprendi, ma confida in me nonostante tutto; credi
che sono buono ed abbi il coraggio di vivere di questa fiducia. Allora ri-
conoscerai che proprio così ti ho fatto del bene. Esistono molti esempi di
santi e di grandi uomini che hanno avuto il coraggio di questa fiducia e
che proprio così, nella più grande oscurità, hanno trovato la vera felicità:
per sé e per molti altri. Cf. J. RATZINGER, Guardare Cristo, p. 91.
343
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
61 nota 3.

145
cio, perchè piena di amore, piena di fiducia, di confidenza
in Dio» 344 .
Marianna Nasi assimila e condivide dunque con il Cottolen-
go quella fiducia che gli fa porre la sua vita e la Piccola Ca-
sa, che stava muovendo a stento i suoi primi passi, in quel
Dio, Padre di tutte le misericordie, che ha iniziato con loro
una straordinaria avventura e che, malgrado e attraverso tut-
to, anche le difficoltà, l’avrebbe portata a compimento.
La consapevolezza che l'uomo non è l'unico attore della sto-
ria, che esiste un altro Attore «è l'ancora ferma e sicura di
una speranza che è più forte e più reale di tutte le paure del
mondo» 345 .

IL DESIDERIO DEL PARADISO


Il desiderio del Paradiso è un aspetto molto presente nella
spiritualità cottolenghina 346 . Sono numerose le testimonianze
che attestano quanto il Cottolengo desiderasse ardentemen-
te il Regno dei cieli e la vita eterna, e come cercasse di co-
municare lo stesso anelito anche ai suoi figli e figlie spirituali.
Tracce della stessa sensibilità le ritroviamo in alcune espres-
sione che P. Anglesio, nelle Memorie, ha attribuito a Madre
Nasi e nelle deposizioni di Giovanni Nasi.

344
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…p. 184; sess. VI, int. 14.
345
Cf. J. RATZINGER, Guardare Cristo, p. 47.
346
Cf. E. MO, L. PIANO, La spiritualità di san Giuseppe Cottolengo, pp.
175-184; E. RONCHI, Sperare il Paradiso. Alcune considerazioni sulla vi-
sione del Paradiso in San Giuseppe Benedetto Cottolengo, Tesi di diplo-
ma discussa presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose, Regione Con-
ciliare Piemontese, Torino 2003.

146
P. Anglesio afferma che il desiderio del paradiso è stato una
costante nella vita di Marianna. Guardando alla realtà pe-
nultima ed effimera del mondo, il suo pensiero andava al
bene ultimo, al compimento del cuore:
«Oh! Costi quanto vuole, il Paradiso non sarà mai caro; a
qualunque costo voglio andarvi, spero andarvi, farò il pos-
sibile per andarvi. Iddio che è tanto buono mi soccorrerà
con la sua grazia, voglio sperarlo, lo spero. Che cosa sia-
mo noi su questa terra se non altrettanti poveri viandanti e
pellegrini? A che pro dunque perdersi in ragazzate, nelle
vanità, nelle ciance, nel far brillanti comparse, nel vestire e
mettere in mostra questo corpo, invece di render più bella
e più ricca la nostra anima?» 347 .
Marianna è sostenuta dalla consapevolezza che la vita va
vissuta come «poveri viandanti e pellegrini», nella coscienza
quindi della propria fragilità e mortalità. Questo la porta a
vivere con pienezza il suo quotidiano, libera dalle cure terre-
ne, dal giudizio e dalle aspettative degli altri.
Il suo desiderio di paradiso, vissuto come l’attesa dell'incon-
tro con Colui che dà finalmente significato al vivere, la sua
tensione chiara e precisa verso il bene ultimo, verso la co-
munione eterna con Dio, le permettono di vivere un ragio-
nevole ma pieno distacco dai beni materiali e da se stessa.
Padre Anglesio afferma che sul finire della sua vita, Marian-
na spesso rivolgeva il suo pensiero al Paradiso e una delle
sue esclamazioni era:

347
[A. PELLEGRINO], Madre Marianna Nasi. Memorie storiche edificanti, p.
89.

147
«Paradiso, Paradiso, quanto sei bello! Quando verrà l'ora
in cui potrò vederti, goderti, e per un'interminabile eter-
nità?» 348 ,
manifestazione di un desiderio che ha plasmato tutta la sua
vita 349 .
Giovanni riporta quanto la madre gli diceva parlando del
Paradiso:
«Mia madre quando mi parlava del paradiso, me ne par-
lava non come chi pensa a se stesso cioè con dire ivi a-
vremo ogni godimento, ivi staremo bene, saremo senza
pene e dolori, ma in senso che là si ha ad adorare e loda-
re continuamente Iddio. Di qui è che essa era assorta in
Dio, e, quanto agiva, agiva per la gloria di lui solamente.
Vedeva io che il suo scopo di andare al Paradiso era per
essere alla vista di Dio, adorarlo e cantarne le glorie.
Quindi mi esortava a pregare non per le cose temporali
ma per la salute della mia anima; e mi diceva di abban-
donare ogni mia azione alla Divina Provvidenza e di fare
per il Paradiso» 350 .
Significativa è la dimensione non individualistica e sottilmen-
te egoistica del compimento ultimo che emerge da quanto
Giovanni ha colto in sua madre: «non ne parlava come chi
348
Ibid., p. 90.
349
Interessante e sempre attuale, a questo proposito, è la sapienza dei pa-
dri del deserto, che riscontriamo anche nella vita di tutti i santi, di tutti gli
uomini e le donne di Dio. Essi insegnano a tener presente ogni giorno la
propria morte, atteggiamento che esprime il desiderio di essere in paradi-
so con nostro Signore. «Il pensiero della morte ci toglie la paura perché
smettiamo di essere attaccati al mondo, alla nostra salute, alla nostra vita.
E il pensiero della morte ci mette nella condizione di vivere coscientemen-
te ogni istante, di avvertire che cos’è il dono della vita e di goderne ogni
giorno». A. GRÜN, Il cielo comincia in te, Brescia 20034, pp. 161-162.
350
Deposizione del cav. Giovanni Nasi…pp. 184-185; sess. VI, int. 14.

148
pensa a se stesso» e al proprio benessere. E' la stessa pro-
spettiva del Cottolengo che ha inteso insegnare ad amare il
paradiso non solo per se stessi, bensì anche per gli altri,
quando ha detto «vi desidero tutti in paradiso» 351 e ha con-
cepito il Paradiso come una "festa" nella quale non si può
essere felici da soli.
«Essere alla vista di Dio, adorarlo, cantarne le lodi» significa
entrare in comunione filiale con Dio: è questa la gioia a cui
aspira il cuore di Marianna già su questa terra e che troverà
il suo compimento in Paradiso, è questo il desiderio che e-
sprime il Cottolengo quando dice che la Piccola Casa ha da
essere una «brutta copia del Paradiso, e doveva unirsi con
Gesù Sacramentato, con Maria S.ma, cogli Angeli e coi San-
ti nel lodare e benedire e ringraziare la SS.ma Trinità» 352 .
L'invito a «fare per il Paradiso» indica, in qualche modo,
l'impegno a far sì che il mondo futuro, il regno di Dio si e-
sprima fin d'ora in un riscontro visibile, anche se soltanto
parziale, precario e in frammento, è il vivere il "già e non an-
cora" che è l'oggetto della speranza cristiana.

Nelle parole di Marianna Nasi riecheggiano gli insegnamenti


del Cottolengo circa il desiderio del Paradiso, segno di una
sensibilità comune che sorreggeva entrambi nella fatica di
ogni giorno e nel dono senza misura di se stessi.
Sensibilità, questa, che partecipavano sia alle giovani chia-
mate a spendere la vita per i fratelli più poveri, sia agli stessi
ricoverati. Per le prime questi insegnamenti diventavano un
invito a dare senso alle fatiche, all’impegno in favore dei po-
veri, nella consapevolezza che ogni gesto compiuto “qui e

351
FP 175.
352
DON BOSSO, PA, fasc. 17, p. 2416

149
ora” ha un valore determinante per l’orizzonte eterno, per i
secondi intendevano suscitare la speranza in un bene mag-
giore che ripagasse delle sofferenze provate su questa terra.
Proprio la speranza in un compimento futuro, al di là della
morte, infatti, dà senso al presente e permette di vivere sof-
ferenze e limiti umani con abbandono.
Il Cottolengo e Marianna Nasi hanno sempre avuto una
grande nostalgia del cielo. Questa speranza nel paradiso ha
dato loro la forza per impegnarsi con maggior energia nella
vita presente, per il bene dei poveri del loro tempo, per por-
tarli all'incontro con Dio-Amore, ripercorrendo l'atteggia-
mento di Gesù che passò beneficando e risanando ogni uo-
mo che incontrava sulla sua strada.

150
CONCLUSIONE

Dalla lettura di queste pagine prende forma la figura di una


donna serena, libera, desiderosa di servire e amare il suo
Signore.
Marianna nel corso della sua breve esistenza ha ricevuto da
Dio il dono di vivere la sponsalità e la maternità umane
come la sponsalità e la maternità spirituali. Ella è profonda-
mente innamorata di Gesù; il Cristo Signore è il centro
gravitazionale attorno al quale si muovono tutte le sue
esperienze.
Marianna non è nostalgica di un passato perduto o di
occasioni mancate e non vive nell’illusione di un futuro che
le permetterà di essere veramente se stessa. Ella è se stessa
qui ed ora, totalmente coinvolta nel percorrere il sentiero
che, passo dopo passo, il Signore le indica.
Non fugge le sue responsabilità di figlia, di moglie, di
mamma. “Sta” dignitosamente ai piedi della Croce che il
Signore le prepara e non aspetta momenti migliori; sa che
quello è il momento favorevole, lo spazio della salvezza in
cui Dio si rivela ai suoi occhi di giovane donna che cerca
solo il suo Regno e la sua giustizia.
Marianna è donna ricca di vitalità e di entusiasmo, lo
testimoniano le sue molteplici attività caritative e pastorali
ma è soprattutto donna di preghiera, donna di grande fede.
La sua missione di portare Cristo all’uomo e l’uomo a Cristo
passa attraverso la cura materna dei corpi segnati dalla

151
sofferenza, l’aiuto fattivo ai poveri, il conforto dei morenti.
Atteggiamenti che la portano ad essere donna attenta perché
il suo servizio diventi annuncio del Vangelo ai fratelli e alle
sorelle di cui si fa prossimo.
Marianna non si lascia travolgere dagli eventi quotidiani,
dalle fatiche, dai dolori, dai lutti, dalle responsabilità: il suo
spirito poggia sulla solida roccia che è Cristo e su questa
Roccia ella costruisce l’edificio di carità, unita al Canonico
Cottolengo, che ancora oggi continua a rivelare l’amore di
Dio Padre provvidente a favore dei poveri più abbandonati.
Marianna diventa il sostegno di Giuseppe Cottolengo perché
è una creatura che sa essere amica discreta, non si impone,
è sempre pronta ad ascoltare, a consigliare, a sostenere e ad
agire.
Marianna è una donna che sa educare prima il figlio e poi le
Figlie, con lungimiranza e finezza pedagogica: senza imporsi,
creando un clima sereno in cui ognuno si sente amato e
valorizzato, si sente accolto e sostenuto. Marianna non ha
paura di esortare, ma è prima di tutto un esempio con la sua
vita, con tutta la sua persona che irradia serenità, calma,
pace del cuore.
Anche noi oggi, dopo centosettantacinque anni possiamo
ritrovare in lei la donna forte che ci sostiene e invoca per noi
il vero amore verso Dio e verso i poveri; la Madre che ci
conduce verso la piena realizzazione della nostra vocazione
cottolenghina.

152
FONTI e BIBLIOGRAFIA

FONTI INEDITE:
- Atti del Processo Ordinario per la Causa di Beatificazio-
ne del Servo di Dio Sacerdote Giuseppe Cottolengo,
nell’Archivio della Piccola Casa della Divina Provviden-
za, via Cottolengo 14, Torino.
- NASI M., Lettera autografa. 24 settembre 1822,
nell’Archivio Istituto Suore di San Giuseppe Benedetto
Cottolengo, via Cottolengo 14, Torino.
- ID., Lettera autografa. 30 ottobre 1822, nell’Archivio Isti-
tuto Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, via
Cottolengo 14, Torino.
- ID., Lettera autografa. 1828-1830, presso famiglia Ma-
rengo, Bra.

FONTI EDITE:
- [ANGLESIO L.], Cenni sulla vita della serva di Dio suor
Marianna Nasi, Torino 1879.
- Calendario Generale pe’ Regii Stati, 1835.
- CASALIS G., Dizionario geografico-storico-statistico-
commerciale degli Stati di s. M. il re di Sardegna, XXI,
Torino 1851.

153
- Deposizione del cav. Giovanni Nasi circa la vita della
serva di Dio Marianna Nasi, in [ANTONIO PELLEGRINO] (a
cura di), Madre Marianna Nasi, memorie storiche
edificanti, Pinerolo 1964.
- PIANO L. (a cura di), Carteggio. Di San Giuseppe
Benedetto Cottolengo (1786-1842) fondatore della
Piccola Casa della Divina Provvidenza di Torino, vol I,
Torino 1989.
- ID., Fiori e profumi. Raccolti dai detti di san Giuseppe
Benedetto Cottolengo. Nuova edizione con annotazioni
critiche, Torino 1997.
- ID., Raccolta delle Regole. Delle famiglie religiose della
Piccola Casa della Divina Provvidenza. Anteriori
all’approvazione pontificia, Torino 2000.
- [ROMANI F.], Gazzetta Piemontese, sabato 7 Maggio
1842/ N. 102.

BIBLIOGRAFIA:
- ANCILLI E., Santità cristiana, in E. ANCILLI (a cura di),
Dizionario enciclopedico di spiritualità/3, Roma 1990.
- BUBER M., Il cammino dell'uomo, Bose 1990.
- DI MEO V., La spiritualità di San Giuseppe Benedetto
Cottolengo, tesi di laurea in teologia presso il Pontificio
Ateneo Salesiano, Pinerolo 1959.
- GRÜN A., Il cielo comincia in te, Brescia 20034.

154
- LOZANO NIETO J. M. , Fondatore, in Dizionario Teologico
della Vita Consacrata, Milano 1994.
- MO E., PIANO L., La spiritualità di san Giuseppe
Cottolengo, Milano 2006.
- MONGILLO D., Virtù teologali, in F. COMPAGNONI, G.
PIANA, S. PRIVITERA (a cura di), Nuovo Dizionario di teo-
logia morale, Milano 1994.
- [PELLEGRINO A.] (a cura di), Madre Marianna Nasi,
memorie storiche edificanti, Pinerolo 1964.
- PIANO L., San Giuseppe Benedetto Cottolengo.
Fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza
sotto gli auspici di San Vincenzo de’ Paoli (1786-1842),
Torino 1996.
- PIANO L., Madre Marianna Nasi, numero unico in
occasione del 150° anniversario della morte, Torino
1982
- RATZINGER J., Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza
e carità, Milano 1989.
- SEDANO SIERRA M. J., Congregazione, in Dizionario
Teologico della Vita Consacrata, Milano 1994.

DOCUMENTI:
- SACRA CONGREGAZIONE DEI RELIGIOSI, Prot. N. 0743/54
Decreto, Roma 20 giugno 1959
- ID., Prot. N. 0743/54 Decreto, Roma 29 agosto 1967

155
MAGISTERO:
- BENEDETTO XVI, Deus Caritas Est.
- Catechismo della Chiesa Cattolica
- CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dei Verbum
- GIOVANNI PAOLO II, Novo Millennio Ineunte.
- GIOVANNI PAOLO II, Veritatis Splendor.
- GIOVANNI PAOLO II, Vita Consecrata.

156
ABBREVIAZIONI

PO: Processo Ordinario di Beatificazione


PA: Processo Apostolico
C: Carteggio di San Giuseppe Benedetto Cottolengo
AIS: Archivio Istituto Suore di San Giuseppe Benedetto
Cottolengo
BNT: Biblioteca Nazionale di Torino
int.: risposta all’interrogatorio
sess.: sessione
vol.: volume
Cf: confronta
p.: pagina
pp.: pagine

157
158
INDICE

Prefazione ______________________________________ 3
Introduzione ____________________________________ 7
Le fonti________________________________________ 11

Parte prima
Note biografiche

Infanzia e adolescenza ________________________ 21


I genitori _____________________________________ 21
L’educazione _________________________________ 26
L’indole _____________________________________ 28
Sposa e mamma ______________________________ 31
Carlo Nasi ___________________________________ 31
Vita matrimoniale _____________________________ 35
Vedova _______________________________________ 39
Morte di Carlo ________________________________ 39
Nuove responsabilità __________________________ 40
Educatrice alla vita e alla fede _________________ 45
Passeggiate d’infanzia __________________________ 45
Piccoli guai___________________________________ 49
Il permesso ___________________________________ 51
A fianco del Canonico Cottolengo _____________ 53
Figlia spirituale _______________________________ 53
Amicizia con la famiglia Cottolengo ______________ 58

159
Prima collaboratrice, cofondatrice ______________63
Il nome_______________________________________67
Alla Volta Rossa _______________________________70
Alla Piccola Casa ______________________________77
La Madre ______________________________________81
Signora Madre ________________________________82
Madre e maestra _______________________________87
La morte della Madre __________________________95
Madre Nasi e la vita contemplativa ___________ 103

Parte seconda
Note di spiritualità

Santità ordinaria ____________________________ 109


La Fede _____________________________________ 113
L'obbedienza della Fede____________________________ 113
La presenza di Dio ________________________________ 120
L'Amore _____________________________________ 125
L'amore verso Dio ________________________________ 125
L'amore verso il prossimo __________________________ 135
La Speranza _________________________________ 143
La confidenza in Dio_______________________________ 143
Il desiderio del Paradiso ____________________________ 146

Conclusione _________________________________ 151

Fonti e Bibliografia _____________________________ 153


Abbreviazioni _________________________________ 157
Indice ________________________________________ 159

160

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