Você está na página 1de 40

Editoriale

Conversione alle periferie

«I «I poveri non sono da considerarsi un “fardello” bensì una risorsa», ha


scritto Papa Benedetto XVI nella Caritas in veritate (n. 35). Papa Francesco
rincara la dose quando nell’Evangelii gaudium parla della «misteriosa
sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso loro». «Essi hanno molto
da insegnarci. […] È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da
loro» (n. 198).
Abbiamo bisogno di convertirci alle periferie, per non mancare
all’appuntamento con Dio. Siamo abituati a parlare di lui in termini
di maestà, grandezza, potere. Lo cerchiamo in “alto”, in ciò che dice
perfezione, bellezza, gloria, potenza. La stessa Scrittura ricorre a questo
immaginario, e giustamente, perché Dio è senza dubbio l’Altissimo,
l’Onnipotente, il Signore dei Signori. Eppure, quando si è mostrato
al profeta Elia al Monte Oreb, non era né nel vento impetuoso né nel
terremoto né nel fuoco, ma nel sussurro di una brezza leggera (cf. 1Re
19,  11-12). Quando poi ci ha inviato Gesù, suo Figlio, è comparso in
maniera totalmente “decentrata”: in una sperduta provincia dell’Impero,
nella Galilea delle “genti”, in mezzo a un popolo che “abitava nelle tenebre”,
lontano dalla città santa Gerusalemme («da Nazareth può venire qualcosa
di buono?» - Gv 1, 46), figlio di una famiglia che non brillava certo per il
suo status sociale.
Ma perché Dio non sceglie luoghi e modalità più “importanti” per il suo
apparire? Perché cava da una grotta di montagna quel Benedetto che,
nella generale decadenza, porrà le prime pietre dell’Europa cristiana?
E perché è ad Assisi e non a Roma o in qualche sede regale che egli si
forgia Francesco che ripropone a una Chiesa mondanizzata il Vangelo
sine glossa? Per quali motivi sceglie una sconosciuta religiosa albanese
per diventare un faro universale di luce con ciò che fa a Calcutta tra i
più poveri dei poveri? E perché scova tra le baracche dei sobborghi di
Madrid un Kiko Argüello per dar vita a un cammino catecumenale che
avrà ripercussioni nel mondo intero? Come mai, ancora, è a una giovane
maestra e a un gruppo di ragazze a Trento che egli ispira una spiritualità
di comunione e di dialogo che, strada facendo, ha coinvolto non solo
persone dei più vari settori sociali, religioni e culture, ma anche numerosi
sacerdoti, religiosi, vescovi?

gen’s 3-2016 97

GENS 3-16OK.indd 97 27/07/16 18:03


Editoriale
Papa Francesco non perde occasione per aprirci gli occhi per questo “stile” di Dio
di cui egli stesso è lampante esempio: Dio ci parla dalle periferie, le novità dello
Spirito spesso partono da dove uno non se l’aspetta. Occorrono umiltà e docilità,
libertà interiore e apertura mentale per riconoscerlo. Che Innocenzo III, all’apice
del potere temporale del Papato, abbia ratificato il carisma di Francesco, fu un
miracolo. Che un personaggio del mondo cattolico e della politica, esperto dei
Padri della Chiesa, come Igino Giordani abbia colto la portata ecclesiale e sociale
della spiritualità di Chiara Lubich e l’abbia messa in luce, è stato determinante
per il cammino del Movimento dei Focolari. Che Paolo VI abbia riabilitato p.
Joseph Kentenich, a lungo relegato lontano dal Movimento di Schoenstatt da lui
nato, e che Giovanni Paolo II abbia spalancato le braccia ai Movimenti ecclesiali
e alle nuove Comunità in genere, sono fatti di grande portata, che ora si possono
leggere anche alla luce della recente Lettera della Congregazione per la Dottrina
della Fede Iuvenescit Ecclesia sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per
la vita e la missione della Chiesa.
Eppure, un compito appare ancora davanti a noi, e proprio in questo momento
in cui l’onda delle migrazioni e la sofferenza di milioni d’indigenti – sempre più
non solo nel “Sud” del mondo ma anche nel bel mezzo delle società “sviluppa-
te” – ci interpellano senza lasciare scampo: non si tratta soltanto di “aiutare i
poveri” e neppure unicamente di “condividere” con loro – che è già tanto ed è
urgente – ma di crescere a tal punto nella fraternità da riconoscerli uguali, anzi
rappresentanti di Dio che, tramite loro, ha da dirci qualcosa del suo mistero più
intimo. Perché la periferia delle periferie è il suo Figlio crocifisso, disceso negli
estremi abissi dell’indigenza, della divisione e dell’esclusione per svelarci pro-
prio lì, nel grido d’abbandono, il cuore di Dio: il suo Amore senza misura per la
persona umana e per ogni creatura.
Forse solo in Paradiso ci renderemo conto di quanto i poveri e i sofferenti ne
siano “sacramento”, la sua più alta e vicina immagine. Ne ha parlato anni fa su
queste pagine, in termini esistenziali, un medico per passione, Cosimo Calò: «In
alcuni casi si riscontra negli ammalati un’assenza totale di energie, un’evoluzione
disperante del male, un’oscurità totale che occupa tutto il loro spazio psichico:
un perché senza risposta. Eppure spesso ho visto che […] quando tutta l’oscurità
è stata consumata, un altro viene dall’esterno e li prende: si ha allora un contatto
reale non con la luce di Dio (che non è avvertita), ma con Dio stesso. […] Sembra
che Dio si incarni in quelle esistenze ormai disgregate»1.
Chissà se una cosa simile non si possa dire anche delle tante forme di povertà?
«Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio» (Lc 6, 20). Ma quanto silenzio
interiore, quanta sapienza e quanto amore occorrono per riuscire ad ascoltare
e accogliere ciò che Dio ci vuole comunicare attraverso di loro e agire di
conseguenza!
H.B.

1) Il linguaggio della sofferenza. L’esperienza di un medico, in «gen’s» 5 (1991), pp. 162-164.

98 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 98 27/07/16 18:03


Spiritualità dell’unità

Restituire quanto abbiamo


ricevuto in prestito
Ecco l’importanza del prossimo in necessità. […] Giovanni Crisostomo cerca di
aprire gli occhi su questa realtà, che fa tremare ed esultare ad un tempo, ai cristia-
ni della sua epoca che, come quelli di oggi, tanto spesso se ne dimenticavano.
«Noi ... nemmeno quando [il povero] ha fame gli diamo da mangiare... Eppure, se
vedeste Cristo in persona, ognuno di voi [gli] darebbe ogni sua ricchezza. Ma anche
ora è lui che si presenta; è proprio lui che dichiara: Sono io. Perché allora tu non dai
tutto? In realtà, anche oggi lo senti ripetere: Lo fai a me... Se in realtà non fosse lui
a ricevere ciò che tu dai, egli non ti concederebbe il regno. Se tu non respingessi
proprio lui, quando lo disprezzi in qualsiasi uomo, non ti manderebbe alla Geenna;
ma, poiché tu disprezzi lui stesso, appunto per questo è grave la colpa»1. […]
I santi sono dei grandi esperti nell’amore dei sofferenti, giganti nell’edificare
opere d’ogni specie in loro favore, soprattutto uomini dal cuore di carne: «pareva
portare in sé un cuore di madre»2, si legge di san Francesco. […] Egli aveva il senso
profondo della fraternità universale (non per nulla è il santo, a quanto dicono,
che più assomiglia a Cristo), perciò non concepiva un mondo con dislivelli sociali,
dove c’è chi ha più e chi ha meno. […]
Francesco, «quando incontrava i poveri, dava loro generosamente tutto quan-
to avevano donato a lui, fosse pure il necessario per vivere; anzi, era convinto che
doveva restituirlo a loro, come se fosse loro proprietà.
Una volta... incontrò un povero. Si dava il caso che Francesco, a causa della
malattia, avesse indosso sopra l’abito un mantello. Mirando con occhi misericor-
diosi la miseria di quell’uomo, disse al compagno: “Bisogna che restituiamo il
mantello a questo povero: perché è suo. Difatti, noi l’abbiamo ricevuto in prestito,
fino a quando ci sarebbe capitato di trovare qualcuno più povero di noi”.
Il compagno però, considerando lo stato in cui il padre pietoso si trovava, op-
pose un netto rifiuto: egli non aveva il diritto di dimenticare se stesso, per prov-
vedere all’altro. Ma il Santo: “Ritengo che il Grande Elemosiniere mi accuserà di
furto, se non darò quel che porto indosso a chi è più bisognoso”»3.
Chiara Lubich
Da: Gesù in chi soffre,
in: Scritti spirituali/4, Città Nuova, Roma 19952, pp. 171-178

1) Giovanni Crisostomo, In Mt. hom., 88, 3 (PG 58, 778).


2) Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda minore, lez. 7, in Fonti francescane, Bologna 1977, p. 1035.
3) Id., Leggenda maggiore, 1, 5, in Fonti francescane, cit., pp. 902-903.

gen’s 3-2016 99

GENS 3-16OK.indd 99 27/07/16 18:03


Pensiero della Chiesa

Accompagnarci a vicenda

C
ari amici,
sono molto lieto di accogliervi. Qualunque sia la vostra condizione, la vostra
storia, il peso che portate, è Gesù che ci riunisce intorno a sé. Se c’è qualco-
sa che ha Gesù, è proprio quella capacità di accogliere. Egli accoglie ciascuno così
com’è. In Lui siamo fratelli, e io vorrei che voi sentiste quanto siete i benvenuti; la
vostra presenza è importante per me, e anche è importante che voi siete a casa.
Con i responsabili che vi accompagnano, voi date una bella testimonianza di fraterni-
tà evangelica in questo camminare insieme nel pellegrinaggio. Infatti voi siete venuti
accompagnandovi a vicenda. Gli uni aiutandovi generosamente, offrendo risorse e
tempo per farvi venire; e voi, donando loro, donando a noi, donando a me, Gesù
stesso.
Perché Gesù ha voluto condividere la vostra condizione, si è fatto, per amore, uno di
voi: disprezzato dagli uomini, dimenticato, uno che non conta nulla. Quando vi capi-
ta di provare tutto questo, non dimenticate che anche Gesù l’ha provato come voi.
È la prova che siete preziosi ai suoi occhi, e che Lui vi sta vicino. Voi siete nel cuore
della Chiesa, come diceva Padre Giuseppe Wresinski, perché Gesù, nella sua vita,
ha sempre dato la priorità a persone che erano come voi, che vivevano situazioni
simili. E la Chiesa, che ama e preferisce quello che Gesù ha amato e preferito, non
può stare tranquilla finché non ha raggiunto tutti coloro che sperimentano il rifiuto,
l’esclusione e che non contano per nessuno. Nel cuore della Chiesa, voi ci permettete
di incontrare Gesù, perché ci parlate di Lui non tanto con le parole, ma con tutta la
vostra vita. E testimoniate l’importanza dei piccoli gesti, alla portata di ciascuno, che
contribuiscono a costruire la pace, ricordandoci che siamo fratelli, e che Dio è Padre
di tutti noi.
Mi viene in mente di provare ad immaginare che cosa pensasse la gente quando ha
visto Maria, Giuseppe e Gesù per le strade, fuggendo in Egitto. Loro erano poveri,
erano tribolati dalla persecuzione: ma lì c’era Dio.
Cari accompagnatori, voglio ringraziarvi per tutto quello che fate, fedeli all’intuizio-
ne di Padre Giuseppe Wresinski, che voleva partire dalla vita condivisa, e non da
teorie astratte. Le teorie astratte ci portano alle ideologie e le ideologie ci portano
a negare che Dio si è fatto carne, uno di noi! Perché è la vita condivisa con i poveri
che ci trasforma e ci converte. E pensate bene questo! Non solo voi andate incontro
a loro – anche incontro a chi ha vergogna e si nasconde –, non solo camminate con
loro, sforzandovi di comprendere la loro sofferenza, di entrare nella loro disposizio-

100 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 100 27/07/16 18:03


Pensiero della Chiesa

ne [d’animo]; ma voi vi sforzate di entrare nella loro disperazione. Inoltre, suscitate


intorno a loro una comunità, restituendo loro, in tal modo, un’esistenza, un’identità,
una dignità. E l’Anno della Misericordia è l’occasione per riscoprire e vivere questa
dimensione di solidarietà, di fraternità, di aiuto e di sostegno reciproco.
Amati fratelli, vi domando soprattutto di conservare il coraggio e, proprio in mezzo
alle vostre angosce, di conservare la gioia della speranza. Quella fiamma che abita
in voi non si spenga. Perché noi crediamo in un Dio che ripara tutte le ingiustizie, che
consola tutte le pene e che sa ricompensare quanti mantengono la fiducia in Lui. In
attesa di quel giorno di pace e di luce, il vostro contributo è essenziale per la Chiesa e
per il mondo: voi siete testimoni di Cristo, siete intercessori presso Dio che esaudisce
in modo tutto particolare le vostre preghiere. […] «I tesori della Chiesa sono i poveri»,
diceva il diacono romano san Lorenzo.
E, infine, vorrei chiedervi un favore, più che un favore, darvi una missione: una mis-
sione che soltanto voi, nella vostra povertà, sarete capaci di compiere. Mi spiego:
Gesù, alcune volte, è stato molto severo e ha rimproverato fortemente persone che
non accoglievano il messaggio del Padre. E così, come lui ha detto quella bella pa-
rola “beati” ai poveri, agli affamati, a coloro che piangono, a coloro che sono odiati
e perseguitati, ne ha detta un’altra che, detta da lui, fa paura! Ha detto: «Guai!». E
lo ha detto ai ricchi, ai sazi, a coloro che ora ridono, a quelli cui piace essere adulati
(cf. Lc 6, 24-26), agli ipocriti (cf. Mt 23, 15ss.). Vi do la missione di pregare per loro,
perché il Signore cambi il loro cuore. Vi chiedo anche di pregare per i colpevoli della
vostra povertà, perché si convertano! Pregare per tanti ricchi che vestono di porpora
e di bisso e fanno festa con grandi banchetti, senza accorgersi che alla loro porta ci
sono tanti Lazzari, bramosi di sfamarsi degli avanzi della loro mensa (cf. Lc 16, 19
ss). Pregate anche per i sacerdoti, per i leviti, che – vedendo quell’uomo percosso
e mezzo morto – passano oltre, guardando dall’altra parte, perché non hanno com-
passione (cf. Lc 10, 30-32). A tutte queste persone, e anche sicuramente ad altre che
sono legate negativamente con la vostra povertà e con tanti dolori, sorridete loro dal
cuore, desiderate per loro il bene e chiedete a Gesù che si convertano. E vi assicuro
che, se voi fate questo, ci sarà grande gioia nella Chiesa, nel vostro cuore e anche
nell’amata Francia.

Papa Francesco

Al pellegrinaggio di poveri dalle diocesi francesi della provincia di Lione


Aula Paolo VI, 6 luglio 2016

gen’s 3-2016 101

GENS 3-16OK.indd 101 27/07/16 18:03


Approfondimenti

Nel seno della Trinità c’è un posto privilegiato per i poveri

I poveri come
«luogo teologico»
di Lucas Cerviño

L’autore è argentino ma ha studiato e ha vissuto per


vari anni in Bolivia, lavorandovi poi anche come teolo-
go e professore universitario nell’ambito del dialogo
interculturale. In quest’articolo, partendo dalla pro-
pria esperienza e riprendendo il magistero di Papa
Francesco, riflette sul ruolo e sull’importanza di assu-
mere i poveri come “luogo teologico”: far sì che le nostre
comunità cristiane siano espressione d’una Chiesa con
e dei poveri come attori privilegiati.

«I poveri sono quelli che ci dicono cosa è il mon-


do e qual è il servizio ecclesiale al mondo. I poveri
sono quelli che ci dicono cosa è la “polis”, la città,
e cosa vuol dire per la Chiesa vivere veramente
nel mondo».
Mons. Oscar Romero

N Nell’Evangelii gaudium (EG), Papa Francesco rileva


che «nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale per
i poveri» (EG 197). Perciò «siamo chiamati a scoprire
Cristo in loro, […] ad ascoltarli, comprenderli e ad ac-
cogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comuni-
carci attraverso loro» (EG 198). Per Francesco, infatti,
«il discernimento si realizza sempre alla presenza del
Signore, guardando i segni, ascoltando le cose che ac-
cadono, il sentire della gente, specialmente i poveri»1.
Offriamo in questa luce alcuni spunti di quello che
potrebbe comportare per le nostre comunità accet-

102 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 102 27/07/16 18:03


Approfondimenti
tare l’invito del vescovo di Roma a «cercare ambiente con ragazzi sconosciuti. Il giorno
comunitariamente nuove strade per accoglie- trascorse con molta normalità e intensità. Si
re questa rinnovata proposta» (EG 201): che i fece sera e, ritornando dal gioco, si avvicinò
poveri siano i privilegiati nelle nostre comu- per salutarci. Dopo un giorno con noi sarebbe
nità. Avendo presenti anche le nuove forme di ritornato alla sua vita: rimediare qualcosa da
povertà: i senza tetto, tossicodipendenti, rifu- mangiare, ritrovarsi coi suoi amici e cercarsi
giati, popoli indigeni, anziani, migranti, ecc.2. un angolo per strada.
Ricordai che avevamo pensato d’invitarlo a
dormire a casa. Quale migliore opportunità!
Stare insieme ad altri 25 ragazzi della sua età,
Partiamo dalla vita: venuti da diverse città della Bolivia per un
quando i poveri entrano weekend. Al ricevere l’invito esitò per un mo-
in casa mento, inibito e sorpreso. Ma accettò con gioia.
Arrivò la domenica pomeriggio e partirono
«È necessario un tempo di contatto reale alcuni di quelli venuti da altre città. Anche
con i poveri. Per me questo è davvero im- lui andò a vedere la partita di calcio allo sta-
portante: bisogna conoscere la realtà per dio. Aprendogli la porta e salutandolo pensai:
esperienza, dedicare un tempo per anda- “Bene, fin qui è arrivato il nostro sogno di av-
re in periferia per conoscere davvero la vicinarci alla sua vita; domani ritornerà, ci sa-
realtà e il vissuto della gente. Se questo luterà e tutto continuerà come prima”. È stata
non avviene, allora ecco che si corre il grande la mia sorpresa quando, ritornando di
rischio di essere astratti ideologi o fon- sera a casa, lo vidi accanto ad uno di noi di
damentalisti, e questo non è sano»3. fronte al televisore. Mi sono fermato con loro
Papa Francesco e dopo un po’ siamo andati a dormire. Fu na-
turale, come sono le cose di Dio, che rimanesse
da noi. Neanche ce lo siamo chiesti, neanche
Inizio condividendo parte del mio diario del 23 lui lo chiese. Fu così che entrò a condividere la
dicembre 2001. Ero in una comunità, il focola- nostra vita.
re di Cochabamba (Bolivia), da dieci mesi.
Soltanto oggi, nella vigilia del Natale, prendo
«Era venerdì. Juan Carlos, bambino di strada coscienza che la presenza di Juan Carlos tra
col quale era nato un rapporto, riapparve dopo noi è stata il “dono” di Dio per noi, il “prese-
due settimane in cui non aveva più bussato pe vivente” a casa nostra: l’Emanuele, il Dio
alla nostra porta e non aveva più condiviso con con noi. Ho tardato venti giorni a rendermi
noi un momento in casa. Durante quel periodo conto. Ora capisco perché non abbiamo fatto
avevamo pensato il peggio, perciò per alcune il presepe che volevo comprare. Meglio avere
sere eravamo andati a cercarlo per le strade, ogni giorno, ogni momento, il presepe vivente
ma senza risultati. Ritornò, come se fosse la in casa.
prima volta: silenzioso, parco e timido. Rive-
Sì, Juan Carlos è il Bambin Gesù, venuto a vi-
dendolo, fummo sollevati e la speranza nacque
sitarci anticipando il Natale, rompendo i nostri
nei nostri cuori. Quel giorno l’ho salutato di-
“schemi” e la nostra quotidianità, aprendoci a
cendogli: “Ci vediamo domani, verranno molti
una convivenza col Mistero di Dio. Gesù sta in
ragazzi a giocare”.
ogni essere umano, e più ancora nei poveri e in
La mattina presto era lì, tra i primi arrivati, quelli che vivono per strada. Il Salvatore entrò
tentando di aprirsi uno spazio in quel nuovo nelle nostre vite, Dio ha dormito, mangiato, gio-

gen’s 3-2016 103

GENS 3-16OK.indd 103 27/07/16 18:03


Approfondimenti
cato, riso e pianto a casa nostra. Io credo che oggi in chiave socioeconomica dove la centralità
stia qui, in casa, come starà in altrettante case o dei poveri nella società ci porta a guardare la
strade. Nel nostro caso è Gesù-Juan Carlos, col realtà dalle periferie; l’altro più profondo ed
viso e lo sguardo malinconico che ci accompa- ecclesiale dove privilegiare i poveri nella Chie-
gna da 24 giorni. E continuamente, se sappiamo sa è fondamentale per il suo rinnovamento.
ascoltare e guardare, ci parla di Dio.
Questo Natale desidero uscire per strada, a con-
templare tanti, ma tanti “presepi viventi” che ci L’inclusione sociale dei poveri:
sono a Cochabamba. Lì sono i presepi per eccel- questione fondamentale
lenza e gli altoparlanti di Dio. Non potrò dare in questo momento della storia (cf. EG 185)4
da mangiare a tutti, dar loro felicità, piuttosto
saranno loro che mi nutriranno di felicità. Posso Per Francesco è da Cristo stesso, e non da al-
soltanto ringraziarli essendo più radicale nell’a- tre motivazioni, che sorge la preoccupazione
more a Dio, cioè al prossimo. Sapendo che quanto per lo sviluppo integrale dei poveri (cf. EG
vedo per strada non è Regno di Dio né volontà 186). I poveri ci fanno esercitare il dono gra-
divina. Semplicemente è una pugnalata al cuore, tuito senza aspettare niente: la “solidarietà
al nostro essere o pretendere d’essere cristiani». disinteressata” (EG 58). Atteggiamento im-
prescindibile per rompere la logica del siste-
Ancora oggi, dopo quattordici anni, questa
ma attuale e accompagnare “la liberazione e la
esperienza mi spiazza, mi fa entrare in crisi:
promozione dei poveri” (EG 187), che è un’e-
veramente ho lasciato entrare questo “povero”
sigenza del cammino di fede del cristiano. Per
nella mia vita, non soltanto in quel momento,
essere questo strumento di Dio (cf. EG 187) al
ma lungo gli anni? Bisogna dire che questo
servizio degli emarginati, esclusi e scartati dal
“coinvolgimento” è stato vissuto in modi di-
sistema è importante imparare ad ascoltare il
versi dai quattro che eravamo in quel momen-
to nella comunità del focolare. Ognuno è stato loro “grido”. “Grido” presente in “ogni luogo e
scosso interiormente da Dio, perché desse una circostanza” (EG 190) perché le nuove povertà
risposta: per uno di noi è stato uno dei germi sono dappertutto e non solo nei Paesi o conti-
d’una grossa attività socio-religiosa che porta nenti svantaggiati.
avanti in Cochabamba. Per quanto mi riguar-
Occorre anche ascoltare il “grido” d’interi popo-
da, mi ha interrogato sul perché della mia vita
li poveri (cf. EG 190): saper leggere e interpretare
in focolare e mi ha fatto riflettere sui miei stu-
pure la povertà strutturale frutto dei meccani-
di teologici: come farli e con quale orizzonte?
smi politici, sociali ed economici. Infatti siamo
Mi ha spinto pure a promuovere forme di vita
comunitaria più inserite nel sociale. Ma è una di fronte a una “globalizzazione dell’indifferen-
“scossa” interiore che rimane sempre aperta, za”. Per il Papa, non ci sarà pace se non si affron-
senza risposte definitive. ta l’iniquità: bisogna ampliare uno sguardo che,
senza perdere la dimensione personale, arrivi
alle cause strutturali dove «l’iniquità è la radice
dei mali sociali» (cf. EG 202).
Riprendendo il magistero
di Francesco Di fronte a queste immense “grida” e sfide, il
Papa ricorda che una comunità cristiana che
I poveri sono una priorità del suo pontificato non si occupi “creativamente” e non coope-
che si può leggere su due livelli: uno più ampio ri «con efficacia affinché i poveri vivano con

104 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 104 27/07/16 18:03


Approfondimenti
dignità e per l’inclusione di tutti, correrà an- gliendo «la misteriosa sapienza che Dio vuole
che il rischio della dissoluzione, benché parli comunicarci attraverso loro» (EG 198). Per
di temi sociali o critichi i governi», cadendo Francesco «la peggior discriminazione di cui
nella «mondanità spirituale, dissimulata con soffrono i poveri è la mancanza di attenzione
pratiche religiose, con riunioni infeconde o spirituale». Perciò «l’opzione preferenziale per
con discorsi vuoti» (EG 207). «L’esigenza di i poveri deve tradursi principalmente in un’at-
ascoltare questo grido deriva dalla stessa ope- tenzione religiosa privilegiata e prioritaria»
ra liberatrice della grazia in ciascuno di noi, (EG 200).
per cui non si tratta di una missione riservata
solo ad alcuni» (EG 188). Su questa linea, il Papa sottolinea che «le
espressioni della pietà popolare hanno molto
da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle,
Dare un posto privilegiato ai poveri sono un luogo teologico a cui dobbiamo pre-
nel Popolo di Dio: fondamentale stare attenzione» (EG 126), perché «sono la
per il rinnovamento della Chiesa manifestazione di una vita teologale animata
dall’azione dello Spirito Santo che è stato ri-
Dal momento che si tratta di un tema profon- versato nei nostri cuori (cf. Rm 5, 5)» (EG 125).
damente biblico, l’opzione per i poveri sorge Allora, la pietà popolare dei poveri è «una for-
dalla preferenza divina nei loro riguardi. Ab- za attivamente evangelizzatrice» da «incorag-
biamo già segnalato l’espressione di Francesco: giare e rinforzare» (cf. EG 126) per accompa-
«Nel cuore di Dio c’è un posto preferenziale gnare processi d’inculturazione.
per i poveri» (EG 197). Perciò quest’opzione «è
una categoria teologica prima che culturale,
sociologica» che, come insegnava Benedetto
XVI, «è implicita nella fede cristologica in quel Spunti per la vita ecclesiale
Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con i poveri
mediante la sua povertà» (EG 198). È un’opzio- come attori privilegiati
ne radicata nel Padre, che ha preso volto uma-
no in Gesù, viene portata avanti dallo Spirito e
richiede di essere incarnata nella Chiesa. «I cambiamenti necessari all’interno del-
la Chiesa, nella pastorale, nella educazio-
Da qui sgorga il desiderio del Papa di una ne, nella vita religiosa e sacerdotale, nei
“Chiesa povera per i poveri” (EG 198), ma movimenti laicali, che non siamo riusciti
anche “con” e “dei” poveri. Per rispondere a a fare guardando soltanto all’interno del-
quest’anelito, nella nostra sequela di Gesù ci la Chiesa, li stiamo raggiungendo adesso,
ritornando al mondo dei poveri».
deve essere una “vicinanza reale e cordiale”
con loro, per «accompagnarli adeguatamente Mons. Oscar Romero
nel loro cammino di liberazione» e far sì che
essi si sentano a “casa loro” in ogni comunità Perché i poveri abbiano un luogo privilegiato
cristiana (EG 199). fra noi, è importante non ridurre la loro real-
tà alla dimensione dell’assistenza. L’invito del
Ma soprattutto «è necessario che tutti ci la- Papa richiede una revisione nel modo di por-
sciamo evangelizzare da loro», riconoscendo tare avanti l’insieme della vita cristiana nei
la «forza salvifica delle loro esistenze» e acco- suoi diversi aspetti. A titolo di esempio, alcu-

gen’s 3-2016 105

GENS 3-16OK.indd 105 27/07/16 18:03


Approfondimenti
ni temi che emergono, sapendo che tanti altri vita nella società circostante possa renderci
potrebbero crescere in questa prospettiva. di fatto insensibili alle necessità o addirittu-
ra alla grave indigenza di altri. Non di rado
 Nell’uso dei beni, i poveri ci ricordano: né l’ambiente in cui viviamo, genera bisogni ed
austerità né sovrabbondanza ma sobrietà, a esigenze e induce a sprechi che non reggono
livello personale, di gruppo e istituzionale. il confronto con chi non ha l’occorrente per
È impressionante come un certo tenore di nutrirsi, salvaguardare la salute e acquisire

Svuotarsi per poter accogliere l’altro


Abbiamo un Papa straordinario, per tanti motivi che cercherò di indicare brevissimamente,
che si colloca nel momento direi di maggior tragicità nella prospettazione di questo tema
dell’incontro.
Per affrontare questa figura, per comprenderla, è necessario, io ritengo, andare oltre le
immagini popolari, che i media trasmettono continuamente, immagini direi ‘populistiche’,
di questo Papa. […]
Un primo aspetto è un tema teologico, ma anche ecclesiologico, fondamentale, che lui
recupera con grande forza, a partire dal nome che si è scelto, Francesco (è la prima volta
che questo nome viene scelto nella storia del Papato) e che è, diciamolo pure, un portare la
spada in terra, perché vuol dire un nome che mette in contraddizione netta con quella che
è la cultura corrente, nel senso antropologico del termine, il tema della povertà.
È chiaro? Non si tratta di dire «Porto io la borsa», oppure «Vado nell’appartamentino di 50
metri quadri invece che stare in Vaticano»: queste sono sciocchezze. Va bene dare queste
immagini, ma il tema è la povertà, la sfida del grande tema della povertà, rispetto a quella
che è la grande cultura dominante, che è esattamente l’opposto di questo valore. Povertà
che non significa che è bene avere pochi soldi, ma significa poveri in spirito: è bene essere
vuoti, svuotarsi del proprio sé, della propria filautia, filopsichia, come è scritto anche nel
Vangelo, per poter accogliere l’altro.
Questa è la povertà, essere accoglienti; ma se io sono pieno di me, non posso accogliere
nulla. Ecco il significato della povertà: se sono pieno del possesso di me, se non ho da
dare luogo ad altro, se non sono povero, cosa incontro? se non hai il luogo dentro te dove
accogliere l’altro, chi vuoi incontrare? Questo è il grande tema della povertà, evangelica e
francescana, non è il dire «Non ho una lira», e poi magari desiderare di averne centomila.
Il grande tema della povertà fa a pugni con la cultura contemporanea: «Sono venuto
a portare la spada», così è scritto. Quindi dietro l’immagine di benevolenza, su cui poi
torneremo, questo Papa afferma un’esigenza estrema: sii povero, nel senso che ho detto.
Massimo Cacciari
da: La Chiesa di Francesco e la mistica dell’incontro
Centro Card. Ferrari, Como, 19.1.2015

106 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 106 27/07/16 18:03


Approfondimenti
un’adeguata formazione scolastica. Sono che i poveri si sentano a “casa loro” nei no-
molteplici le piste da approfondire: dai mez- stri modi di fare. Si sentano comunità con
zi di cui ci serviamo per la vita e le attività tutti, promotori dell’esperienza di Gesù in
delle nostre comunità a un maggiore uso mezzo ai suoi (cf. Mt 18, 20) e non soltanto
degli odierni mezzi di comunicazione per spettatori come avviene quando nelle ri-
ridurre il numero d’incontri che implica- unioni si punta troppo sui discorsi, che a
no grandi spostamenti e diventano molto loro facilmente risultano “troppo lunghi”
costosi, risparmiando così soldi da condivi- e “poco comprensibili”. È importante an-
dere con chi è nel bisogno, a favore del tipo che il grido della terra (l’ecologia) che va
e modo dell’alimentazione e del vestiario, insieme al grido del povero, come ha mo-
dell’uso dell’acqua e dell’elettricità. strato in modo magistrale, serio e innega-
 Nella testimonianza e nell’evangelizzazione bile Papa Francesco nella Laudato si’.5
occorre dare priorità all’irradiazione nel-  Occorre riflettere sugli ambienti in cui si
le “periferie”, che di là del fatto che siano svolge la nostra vita: le costruzioni, le abita-
“esistenziali”, sono molto reali e concrete. zioni, i luoghi d’incontro… Il modo come
Altrimenti è alto il rischio di ritrovarsi con sono impostati, arredati, ecc. aiuta a privile-
“comunità” chiuse o semi-chiuse. Anche giare i poveri nelle nostre comunità? Si sen-
la classe sociale delle persone che si rag- tono “a casa” o i nostri spazi parlano loro di
giungono, è sempre da tenere sott’occhio,
altri criteri, scelte ed esigenze che li fanno
privilegiando da un lato i ceti più poveri ed
sentire “diversi”, “estranei”, “scomodi”?
esclusi e mirando allo stesso tempo all’unità
tra classi sociali. Se i poveri ci evangelizza-  Riguardo alla formazione, agli studi: se il
no e la religiosità popolare è un luogo teolo- mondo dei poveri, tanto a livello persona-
gico, pure gli ambienti popolari dovrebbero le come di gruppo, è realtà che “fa pensa-
essere una priorità, e non solo come desti- re”, “rende capaci di pensare” e “insegna
natari d’aiuto. Qui acquisisce rilevanza fon- a pensare”: in che misura le nostre rifles-
damentale anche il dialogo interculturale, sioni sorgono da questo rapporto con il
perché i poveri hanno una propria cultura loro mondo (culturale, vitale, esistenzia-
con un loro modo d’essere e di vivere. Do- le), dalla convivenza e dal coinvolgimento
vremmo impostare il dialogo con la cultura con loro? Siamo almeno coscienti di que-
con quest’ampio respiro, altrimenti i poveri sta “mancanza”? Sarebbe un primo passo
rimangono invisibili ai nostri occhi. per pensare e tentare strade più adeguate
 Nell’ambito della preghiera e della liturgia, in questo campo, dove deve trovar spazio
è necessario rivalutare la devozione popola- la sapienza che proviene dalla vita dei po-
re, da non guardare solo in senso negativo veri.
come superstizione, ignoranza o sincreti-  Riguardo ai mezzi di comunicazione, spes-
smo, ma come via e anche esempio d’incul- so nelle comunità si evidenzia la difficoltà
turazione fatta dal popolo credente, con la di un linguaggio universale ma anche po-
sua carica simbolica, emotiva, di semplicità. polare, secondo i contesti. Come pure un
È necessario ripensare i modi di offrire la certo eccesso di tecnologia e sofisticazione,
vita cristiana in contesti popolari. che si esporta dal mondo tecnologicamen-
 Nel portare avanti la vita della comunità te più avanzato in altri posti, in modo non
cristiana come famiglia, c’è la grossa sfida graduale e adatto...

gen’s 3-2016 107

GENS 3-16OK.indd 107 27/07/16 18:03


Approfondimenti
Potrebbe essere proficuo aprire un dialogo e staccarci dal mondo e dal Suo grido, aperti
all’interno delle nostre comunità cristiane an- a tutti per risuscitare tutto.
che su questi due elementi. I poveri, non per merito morale o altro, ma per
 Spesso si sottolinea molto l’importanza del- la loro esistenza piena di precarietà, vulnerabi-
la “neutralità” per poter favorire l’unità, in lità, fragilità, ecc., sono un “luogo teologico”:
modo che tutti si “sentano inclusi”. Secondo luogo della presenza di Dio, luogo da dove Dio
l’Evangelii Gaudium, bisogna prendere po- ci parla e si manifesta. Perciò sono una “porta
sizione senza, tuttavia, chiudersi o rifiutare privilegiata” per andare a Dio ed essere in Dio,
qualcuno o qualche gruppo (cf. EG 255). Se ma anche per riportare il mondo a Dio.
è questa la linea da tenere, quali conseguen- È questa la straordinaria realtà del cristiane-
ze ne derivano per la vita di comunione? simo, di Dio che si è fatto povero: essere con
Mi orienterei a pensare che è possibile po- e per i poveri (a livello intellettuale, di guida
sizionarsi con i poveri, privilegiarli, senza spirituale, di sviluppo umano, ecc.), per farci
venir meno al dialogo a 360º. Un esempio a poveri come loro, avviene stando lì, nel seno
riguardo è Papa Francesco: tanti momenti della Trinità, e viceversa. Non si tratta di due
del suo pontificato evidenziano una sua vi- esperienze diverse o antagoniste. Piuttosto
sione e un suo atteggiamento di fondo. si tratta di essere in Gesù abbandonato (l’e-
marginato, l’escluso, il povero, l’assetato, ecc.)
 Credo che, nel parlare di “fraternità”, rimanendo nel seno del Padre. «Ho un solo
“unità”, “mondo unito”, è importante aver sposo sulla terra: Gesù abbandonato: non ho
cura di rendere queste realtà sempre più altro Dio fuori di lui. In lui è tutto il Paradiso
“incarnate”, con un linguaggio più cir- con la Trinità e tutta la terra con l’Umanità»6.
costanziato che faccia vedere una presa
di posizione nel contesto socioculturale e Lucas Cerviño
politico. Per esempio è molto diverso par-
lare di “pace” o di “pace sociale”; parlare di 1) Papa Francesco, Intervista a cura di A. Spadaro,
“fraternità” o di “fraternità equa” oppure in «La Civiltà Cattolica», settembre 2013, p. 454.
“fraternità interculturale”, e così via. 2) «È indispensabile prestare attenzione per essere
vicini a nuove forme di povertà e di fragilità in
cui siamo chiamati a riconoscere Cristo sofferen-
te, anche se questo apparentemente non ci porta
Gesù abbandonato, vantaggi tangibili e immediati: i senza tetto, i
tossicodipendenti, i rifugiati, i popoli indigeni,
ponte tra lo smarrimento gli anziani sempre più soli e abbandonati, ecc. I
e il non senso della realtà migranti mi pongono una particolare sfida per-
ché sono Pastore di una Chiesa senza frontiere
Privilegiare i poveri nell’impegno di incar- che si sente madre di tutti» (EG 210).
nare il Vangelo e il proprio carisma ha il suo 3) Svegliate il mondo, Colloquio con i Superiori Gene-
fondamento in Dio stesso. Il Padre ha predi- rali, in «La Civiltà Cattolica», gennaio 2014, p. 6.
lezione per loro, come testimonia in maniera 4) Per tutto questo argomento cf. Evangelii gau-
inequivocabile la vicenda di Gesù fino alla sua dium 185-195.
morte in Croce. Essi sono perciò cammino e 5) Cf. E. Cambón, Laudato si’: ecologia integrale…
validazione nel prendere coscienza che siamo cioè “trinitaria”, in «gen’s» 46 (2016), pp. 19-24.
“in Cristo” e con lui nel seno della Trinità. 6) Chiara Lubich, La dottrina spirituale, Città Nuo-
Occorre essere radicati lì, senza allontanarci va, Roma 2006, p. 152.

108 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 108 27/07/16 18:03


Approfondimenti

Per una cultura della comunione: sostegno vicendevole

Tutti poveri, tutti ricchi


di Geneviève A.M. Sanze

Il Vangelo ci dona occhi che fanno scorgere bellezza e


possibilità dove altri vedono solo problemi e indigenza.
Si può ripetere allora in qualche modo il miracolo della
prima Comunità cristiana di cui gli Atti degli Apostoli
affermano che «non v’era nessun indigente». Non per
una geniale organizzazione ma perché persone prima
estranee tra loro erano diventate fratelli e sorelle. È la
sfida davanti a noi, al cospetto di un mondo malato di
disuguaglianza e indifferenza al punto da apparire a
volte sull’orlo del baratro. L’autrice di questa riflessio-
ne, economista di nazionalità centrafricana, nel 2009
è stata uditrice alla Seconda Assemblea speciale del
Sinodo dei vescovi per l’Africa. Rappresentante per l’A-
frica nella Segreteria internazionale del progetto “Eco-
nomia di comunione”, nel 2014 è stata nominata mem-
bro del Pont. Consiglio per i Laici. Attualmente vive al
Centro internazionale del Movimento dei Focolari
come co-responsabile per l’aspetto dell’economia e del
lavoro.

S Sono convinta che non si può uscire dalla piaga dell’in-


digenza solo con il denaro, per quanto abbondante
sia, né solo con la redistribuzione delle ricchezze o lo
sviluppo delle strutture, né intensificando le relazio-
ni commerciali tra nord e sud del mondo. Certo tutto
ciò è necessario, ma non sufficiente. Trasformeremo
il mondo facendo fiorire la fraternità e la comunione,
nel momento in cui saremo capaci di costruire rela-
zioni umane autentiche e profonde tra persone diverse

gen’s 3-2016 109

GENS 3-16OK.indd 109 27/07/16 18:03


Approfondimenti
ma uguali; e sapremo scoprire che nessuno al quell’amore che avevamo ricevuto. Siamo an-
mondo è povero al punto da non poter essere dati a trovarli e abbiamo spiegato ciò che ave-
un dono per gli altri. vamo imparato. Lavoriamo ora in un gruppo
di più di 100 persone provenienti da tredici
Esemplifico questa mia convinzione con un
villaggi e tutte queste persone sono diventate
fatto concreto accaduto in Costa d’Avorio dove
esperte. Ormai non abbiamo quasi più bam-
ho vissuto e lavorato per vari anni. Racconta bini malnutriti.
il signore Gba Gilbert: «Vivo in un villaggio
dal nome Glolé, a circa 30 km di distanza dal- Abbiamo visto però che questi bambini ap-
la città di Man, uno dei capoluoghi nell’Ovest partengono a famiglie povere. Quando sono
del nostro Paese. Vedevamo i nostri bambini guariti non possono andare a scuola per man-
soffrire e morire per malnutrizione e non sa- canza di mezzi. Cosa fare? In realtà, siamo
pevamo come poterli salvare. A un certo punto tutti poveri, ma c’è chi è più povero di noi.
siamo venuti a conoscenza di un Centro a Man Abbiamo iniziato allora una “coltivazione
che curava i bambini. Si trattava dell’ambula- comunitaria”. Uno di noi ha messo a disposi-
torio medico nella Mariapoli “Victoria”, una zione un pezzo di terreno per coltivare il riso.
delle cittadelle del Movimento dei Focolari. Ci siamo lanciati in questa nuova avventura
Abbiamo deciso di prendere contatto e di cer- con tanto coraggio e il lavoro si fa nella gioia.
care una collaborazione. Siamo rimasti subito Il raccolto viene diviso in tre parti: una parte
colpiti dal rapporto semplice e sincero che si per la semina (futura), una parte per nutrire i
stabiliva con quelle persone. Si sapevano im- bambini e mandarli a scuola e una terza per
medesimare con la nostra situazione. Dopo aiutare quanti sono nel bisogno».
aver spiegato il nostro problema, abbiamo ini-
ziato a portare i nostri bambini da loro. Con
nostra sorpresa, li guarivano senza medicine, Per una cultura della
solo col cibo. Ci hanno insegnato come dar da comunione e della reciprocità
mangiare ai bambini e alle loro mamme.
Tra i tratti salienti di quest’esperienza mi sem-
Un giorno ci hanno proposto: “Anziché spo- bra di poter evidenziare la diffusione della re-
starvi voi per venire a Man, possiamo venire sponsabilità, sia in chi dona sia in chi riceve, e
noi da voi”. Eravamo ben volentieri d’accor- l’attivazione della reciprocità, in uno scambio
do. Prima che arrivassero, ci siamo chiesti: fecondo e ricco nel quale s’integrano molte-
ma il bambino a chi appartiene? Nella nostra plici forme di risorse e monete: beni materiali,
cultura appartiene a tutti, all’intero villaggio. tempo, competenze, idee, nuove relazioni, la
Abbiamo deciso allora che tutto il villaggio scoperta della ricchezza dell’altro, l’interven-
facesse un percorso con loro. Sono ormai più to della Provvidenza che porta a scoprire l’A-
di dieci anni che lavoriamo insieme. C’è un more di Dio che risponde alle nostre necessità
programma di formazione regolare sulla sa- di ogni giorno attraverso la cooperazione e
nità. Ci hanno spiegato come evitare e come l’amore vicendevole tra le persone.
curare la malnutrizione. Abbiamo iniziato a
cambiare le nostre abitudini alimentari e ab- Ho voluto illustrare con questa esperienza la
ricchezza antropologica di una cultura della
biamo imparato come conservare gli alimenti
comunione ovvero di una cultura dell’unità
per nutrire i bambini in tempo di carenza.
e dell’amore in senso evangelico; un amore
Col passare del tempo, abbiamo preso co- profondo ed esigente che ci porta a dare e che,
scienza che i villaggi attorno avevano gli stes- in realtà, interpella le società del benessere
si problemi. Volevamo condividere con loro non meno di quelle dei Paesi più poveri1.

110 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 110 27/07/16 18:03


Approfondimenti
Con il termine “cultura della comunione” vor- tutti in posizione d’imparare, ché si ha da im-
rei rilevare che la comunione non è semplice- parare realmente. E solo il nulla raccoglie tutto
mente tra un ricco e un povero, tra una per- in sé e stringe a sé ogni cosa in unità: bisogna
sona bisognosa e un’altra che le offre aiuto, e essere nulla (Gesù Abbandonato) di fronte
non è neppure soltanto comunione con una ad ogni fratello per stringere a sé in lui Gesù:
persona che conosco personalmente, ma na- “Qualunque cosa avrete fatto…”»2.
sce da un’attitudine continua di donazione di
Metterci in posizione di “imparare”, di non
sé all’altro, ad un gruppo, all’umanità, ricono-
“sapere più” degli altri, implica, com’è ovvio,
scendo l’altro come “altro sé” e quindi uguale,
un atteggiamento di stima e rispetto verso
di pari dignità.
chi ho davanti. In questo modo mettiamo la
persona che ci sta dinanzi nella possibilità
di donarci qualcosa. E da parte nostra siamo
Vero incontro fra persone nelle condizioni di scoprire il dono che quella
persona può farci. Faccio sentire all’altro che
Sono convinta che la prima comunione è lui è importante per me, così come io sono
quella delle persone, della vita, dei cuori, del- importante per lui; e che io ho bisogno di lui,
le esperienze, e quindi è una realtà dove tutti così com’egli ha bisogno di me.
danno e tutti ricevono. Tutti, infatti, hanno
cuore, vita ed esperienze da donare e da con- L’uomo, la donna, hanno sempre la loro digni-
dividere con gli altri. È importante esserne tà. Tocca a noi, in ogni momento, di fronte ad
consapevoli. ogni persona la cui dignità sembra in perico-
lo, far cadere i pregiudizi e credere che Gesù
Davanti a una persona, a un popolo, se sia- è presente in essa. Secondo il Vangelo, infatti,
mo preoccupati solo di aiutare, rendiamo evi- nel profondo di ogni persona è presente Gesù
dente la sua povertà e l’altro perde così la sua (cf. Mt 25, 40). Davanti ad un povero sarà bene
ricchezza, nel senso che diventa doppiamente perciò chiedermi: chi è che ho davanti? Gesù,
povero, entrando in un circolo che lo rende la povertà o il povero? O tutte e tre? Il pove-
dipendente da noi e dal quale non riesce a ro è innanzi tutto un fratello o una sorella, è
uscire perché pensa di non esserne capace. Se Gesù che ha un nome e che io sono chiamato
al contrario entriamo nella vita dell’altro cer- ad amare. È una persona che ha una grande
cando di conoscere le sue ricchezze umane e dignità e grandi potenzialità che magari sono
culturali, stabiliamo con lui una relazione alla nascoste o bloccate da trappole di povertà e di
pari; egli scopre di essere una persona come miseria, dalle quali egli può però uscire e fio-
noi e nasce uno scambio, una reciprocità, rire. E anche quando non riesce a uscirne, può
una complementarietà e, a partire da questa sempre amare, ha sempre un dono da offrire e
uguale dignità, possiamo scambiare le nostre da ricevere dagli altri. Per arrivare a un’auten-
povertà e le nostre ricchezze, nasce dunque la tica cultura della comunione dobbiamo fare
comunione. La ricchezza e la povertà appar- perciò innanzitutto l’esperienza di un vero in-
tengono a tutti, e nella comunione possiamo contro fra persone uguali.
trasformarle e moltiplicarle.
In questo senso, Chiara Lubich, ancora agli
inizi della sua avventura spirituale, ha sottoli- Io aiuto, ma accetto
neato la necessità di tenere un preciso atteggia- anche di ricevere?
mento davanti a una qualsiasi persona che in-
contriamo, ad immagine di Cristo che si è fatto Possiamo donare, dare; ma saremo in comu-
povero per noi: «Bisogna mettersi di fronte a nione, uguali, nel momento in cui accettiamo

gen’s 3-2016 111

GENS 3-16OK.indd 111 27/07/16 18:03


Approfondimenti
il dono dell’altro, nel momento cioè in cui ci Non possiamo conoscere la diversità dell’altro
rendiamo poveri a nostra volta e sperimentia- se esigiamo che egli sia come noi. Per penetrare
mo pure noi la grazia di ricevere. Tutti poveri, la sua cultura occorre uno sforzo in più: dare la
tutti ricchi! possibilità a chi è diverso da noi di esserlo vera-
Le implicazioni di questa semplice affermazio- mente. È la diversità in comunione che genera la
ne sono molteplici e non riguardano soltanto ricchezza vera. Occorre pertanto cercare costan-
l’aspetto economico. Dobbiamo essere attenti temente nuove possibilità di entrare nella cultura
quando entriamo in una cultura, che ci viene dell’altro, di un popolo, andando incontro alla
incontro magari in una persona diversa da noi. diversità dell’altro, riconoscendone la ricchezza.

Economia di comunione: al centro i poveri

L’Economia di Comunione è arrivata al suo 25° compleanno. Un traguardo importante. Tutti


lo speravamo nel 1991, ma oggi sappiamo che l’intuizione-ispirazione di Chiara Lubich è
stata generativa, ha portato frutti, è stata feconda. […]
Oggi siamo un movimento composto da varie realtà. In prima fila restano sempre gli
imprenditori, che continuano a credere nel progetto, a donare utili, a diffonderlo in tutti i
modi. In queste “nozze d’argento” il primo grazie deve andare a loro, per la generosità, la
fede, la perseveranza, l’amore.
Insieme agli imprenditori negli anni è cresciuto un movimento di persone, studenti,
studiosi, cittadini, associazioni, Poli, progetti di sviluppo, una università (Sophia) e
migliaia di iniziative di comunione in tutto il mondo. Ma mentre cresciamo e viviamo non
posso dimenticare le tante volte in cui Chiara mi diceva: «Studiate l’EdC, fate tante cose,
ma non dimenticate mai che io ho fatto nascere l’EdC per i poveri». Parole che mi hanno
sempre accompagnato in questi anni, e che hanno guidato passi, mente e cuore. Per
questo non posso non gioire nel vedere che in questi ultimi anni l’EdC si è particolarmente
sviluppata nelle regioni a più alta concentrazione di povertà, tra queste l’Africa e alcune
zone del Centro e Sud America. Dobbiamo, comunque, fare tutti di più, per evitare che il
mezzo (donare utile e far nascere imprese) non diventi il fine, dimenticando o lasciando
troppo sullo sfondo il fine (mostrare un brano di mondo senza più miseria e indigenza).
[…] Il nostro tempo è particolarmente adatto a comprendere una Economia di Comunione.
Molti segni – l’ambiente, il terrorismo, le crisi economico-finanziarie, l’aumento delle
diseguaglianze… – dicono a noi e a tanti che il modello economico che il capitalismo ha
messo in piedi in questo secolo non è più capace di assicurare un futuro al pianeta e agli
esclusi. La comunione non è solo una esigenza della giustizia, è una necessità. Dobbiamo,
però, avere la forza e il coraggio per dirlo, con competenza, con passione, e soprattutto
dobbiamo presentare una EdC […] calata nell’oggi dell’umanità che l’aspetta.

Luigino Bruni
da: L’EdC è per i poveri, in «Economia di Comunione. Una cultura nuova» 42 (2016), p. 15.

112 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 112 27/07/16 18:03


Approfondimenti
Certo, nello scambio la percentuale dei con- Le lacrime degli altri,
tenuti donati e ricevuti può essere diversa,
ma nella comunione la reciprocità è totale, di mescolate con le nostre
uguale dignità, e il metro di misura non è la
La ricerca di appartenenza e di comunione non è
quantità ma la qualità, dove anche “i due pani e
nient’altro che ricerca di vita, desiderio di colmare
i cinque pesci” di un ragazzo possono sfamare
la solitudine, che si vive anche quando intorno ci
le folle. Vale a dire: non dobbiamo pensare in-
sono migliaia di persone: c’è tanta fame, violenza,
nanzi tutto alla povertà. Noi entriamo in rap-
indifferenza, egoismo, la presenza di Dio sempre
porto con una persona e in lei troviamo tutto:
più lontana, ci sono problemi di povertà, disoccu-
povertà e ricchezza che devono essere comple-
pazione, dei diritti umani, dell’ambiente… Queste
mentari per la realizzazione dell’essere umano.
sono le sfide a cui siamo chiamati a rispondere.
Posso donare una casa a un povero, casa che Con i valori dell’amore e della comunione, il
per lui è una necessità assoluta, un bisogno in- Vangelo può veramente penetrare tutte le real-
dispensabile. In cambio lui mi dona magari un tà umane – l’economia, il lavoro, la politica, il
pezzo di tessuto. Da un punto di vista quanti- diritto, la salute, la scuola, l’arte – e trasformare
tativo, c’è un divario enorme fra i due doni. Ma tutto. È solo quando una persona in difficoltà
guardiamo l’aspetto qualitativo. Forse il pove- si sente amata e stimata, trattata con dignità
ro non ha nemmeno cercato di capire se questa perché riconosciuta nel suo immenso valore,
stoffa ti servirà o se è importante per te, come che può trovare in se stessa la volontà di uscire
lo è la casa per lui; egli ti dà semplicemente ciò dalla piaga della precarietà e rimettersi in cam-
che ha di più prezioso come per dirti: non pos- mino. Ed è solo dopo questo suo primo atto di
so renderti ciò che tu mi hai donato, ma ti do libertà che gli “aiuti” dati contribuiranno allo
ciò che per me è il valore più grande. Può darsi sviluppo globale della persona e dei popoli.
che questo tessuto sia il telo che il povero aveva Occorre guardare alla povertà non in maniera
custodito per avvolgere il suo corpo alla mor- anonima, sociologica, economica e razziale,
te, o quello che doveva avvolgere i suoi genitori ma scoprendo il valore della vita che ciascu-
o il suo bambino malato. Quanto vale questo no porta in sé. È dall’incontro rinnovato con
tessuto? Il valore delle cose è un mistero, e solo gli indigenti che saremo giusti, testimoni, e
nella relazione di fraternità possiamo scoprir- le lacrime degli altri, mescolate con le nostre
lo, o intuirlo. (non si diventa fratelli/sorelle fin quando non
Se non impariamo a vedere e a valorizzare si impara a piangere insieme), diventeranno
quell’umile tessuto, nessuna casa donata diven- fonte di un’acqua viva che toglierà tanta sete
terà benessere autentico e integrale. Chi accoglie nel mondo e rinnoverà le nostre vite.
un dono deve prima fare l’esperienza di essere Geneviève A.M. Sanze
accolto come dono. È qui il segreto della vera
comunione. Senza questi occhi profondi possia-
1) Osseva Chiara Lubich: «Abbiamo tante ricchezze
mo donare tanto, senza generare nulla. Le cose,
da mettere in comune». Se non lo facciamo «s’in-
i beni, sono “sacramenti”, simboli che dicono la filtrano nel nostro cuore tanti attaccamenti, si
dignità e il valore di chi ce li dona. Il ricco ha creano esigenze continue. No, come ogni pianta
dato il meglio di cui il povero ha bisogno e il po- creata da Dio assorbe dal terreno solo l’acqua ne-
vero ha dato il meglio di ciò che ha, o il tutto che cessaria, anche noi cerchiamo di avere solo quello
possiede, entrambi hanno potuto dare il meglio che occorre» (In cammino col Risorto, Città Nuo-
di loro stessi. Gli ostacoli e le difficoltà non man- va, Roma 1987, pp. 64-65).
cheranno, ma niente potrà più arrestare questa 2) Cit. in: Guardare tutti i fiori. Da una pagina del ’49
vita che continua, si diffonde e circola. di Chiara Lubich, Città Nuova, Roma 2014, p. 35.

gen’s 3-2016 113

GENS 3-16OK.indd 113 27/07/16 18:03


Esperienze

L’esperienza dell’Azione Mondo Unito (AMU)

Vincere innanzi tutto


la povertà relazionale
Intervista a Francesco Tortorella

Sono molteplici le sfide della povertà. Per poter affron-


tare efficacemente quella economica, occorre innanzi
tutto superare quella che si manifesta come “povertà
relazionale”. Ne abbiamo parlato con Francesco Tor-
torella, responsabile del settore Progetti dell’AMU
(Azione per un Mondo Unito) che nell’arco dell’ultimo
decennio ha avuto occasione di accompagnare diversi
progetti in America Latina, Africa ed Asia. Esperien-
za che l’ha convinto che «i rapporti umani di amicizia
vera e di dono reciproco hanno una potenzialità di
“lotta alla povertà” ben maggiore di quanta ne abbia-
no i soldi». In qualche caso «i cosiddetti poveri hanno
dato, economicamente, più di quanto abbiano ricevu-
to». In questa luce, come l’AMU si pone nel cercare di
dare una risposta alla povertà nel mondo?

GEN’S: Per iniziare, una parola sull’AMU.

Azione per un Mondo Unito (AMU) è una organiz-


zazione non governativa nata nell’ambito del Movi-
mento dei Focolari, per rispondere alle necessità delle
popolazioni più svantaggiate, nell’ambito della coope-
razione e sviluppo. Nei suoi 30 anni di vita, ha porta-
to avanti centinaia di progetti sparsi in vari Paesi del
mondo, dal Brasile al Burundi, dal Vietnam a Cuba.
Progetti di micro o macro realizzazioni, dalla costru-
zione di sistemi di depurazione di acqua a veri e propri

114 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 114 27/07/16 18:03


Esperienze
acquedotti; dalla costruzione di scuole al tu- Palmares, uno degli insediamenti rurali più
rismo solidale, dal riscatto di popolazioni in- poveri dello stato di Alagoas, nel Nord Est del
digene dell’Amazzonia alla risposta a grandi Brasile, regione di grandi contrasti e povertà,
calamità naturali come lo tsunami del Sudest dominata dalla monocoltura della canna da
asiatico del 2004… zucchero e caratterizzata da alti tassi di inqui-
namento.
In questo scenario si è puntato a sviluppare
l’agricoltura famigliare, curando la conversio-
GEN’S: Ormai sono 10 anni che lavori
ne della produzione agricola in pratiche biolo-
all’AMU. Come vedi il contributo che l’AMU ha
giche e avviando attività di trasformazione di
dato in questi anni al problema della povertà?
frutta in prodotti dolciari e di artigianato da
materie prime vegetali.
Quando parliamo di povertà e di ricchezza
nulla va dato per scontato. Per la prima volta in questa regione brasilia-
na, alcuni produttori sono riusciti ad ottenere
L’ideologia neoliberista ha plasmato fin trop- la certificazione di coltivazione biologica e si
po in profondità la nostra visione dello svilup- sta consolidando un mercato di bio-agricoltu-
po, portandoci a vedere sempre e solo l’aspet- ra. È stato avviato anche un corso universita-
to monetario della povertà e della ricchezza. rio specifico per tale produzione. Le famiglie
In base alle leggi di mercato vigenti, si è poveri coinvolte hanno potuto raddoppiare il loro
se si guadagna meno di una certa cifra e ci si piccolo reddito, ma non solo. In un contesto
arricchisce se si guadagna di più. Ma è pro- sociale segnato da disoccupazione, forti di-
prio così? Bastano i soldi per essere ricchi? suguaglianze, violenze domestiche, esodo dei
Noi siamo convinti che ci siano altri valori. giovani verso le città, stiamo assistendo, infat-
Nessuno è talmente povero da non aver nulla ti, ad una concreta fuoriuscita dalla trappola
da dare, nessuno è talmente ricco da non aver della povertà e all’avviamento verso un pieno
niente da ricevere. Dalla nostra esperienza sviluppo e arricchimento umano.
come AMU vediamo quanto è importante la
reciprocità tra chi dà e chi riceve. È ciò che po-
trà bloccare la spirale di povertà. Ci interessa
aiutare le persone a scoprire risorse, a trovare
GEN’S: Vuole dire che questo progetto ha aiu-
i modi, i mezzi e le forze per riscattarsi dalla
tato le persone non solo a uscire dalla povertà
loro situazione e così cominciare a vivere una
ma anche ad un riscatto personale e sociale?
vita più degna.
Esatto. Abbiamo visto infatti che la ricchez-
za conseguita è molto più grande del sempli-
ce incremento monetario. Per i membri delle
GEN’S: Puoi spiegarci meglio cosa vuoi dire famiglie coinvolte è stato possibile acquistare
con un esempio concreto? una casa o strumenti necessari a migliorare il
proprio lavoro, è stata possibile anche l’acqui-
A novembre del 2015 si è concluso uno dei sizione di nuove conoscenze tecniche profes-
nostri progetti di cooperazione allo sviluppo sionali e, soprattutto per le donne, la crescita
più significativi degli ultimi anni a Zumbí dos di consapevolezza della propria dignità. Sono

gen’s 3-2016 115

GENS 3-16OK.indd 115 27/07/16 18:03


Esperienze
stati pure intrapresi percorsi di formazione ad aiutare economicamente chi stava ancora
spirituale, sfociati in una adesione religiosa peggio di loro. E ne hanno ottenuto un ulte-
più consapevole. riore beneficio: nuovi amici, quelli che da loro
A livello socio-relazionale, poi, all’interno e sono stati supportati economicamente.
all’esterno delle famiglie, si è sperimentato un Una spirale, dunque, virtuosa, che scardina
grande miglioramento delle relazioni vissu- ogni nostro assunto ideologico sulla povertà e
te, grazie alla conoscenza di nuove persone, sulla ricchezza e ci insegna una cosa: i rappor-
la condivisione dei sogni e delle necessità, il ti umani di amicizia vera e di dono reciproco
rafforzamento del senso di appartenenza alla hanno una potenzialità di “lotta alla povertà”
comunità. ben maggiore di quanta ne abbiano i soldi.
Nelle reti di relazioni normalmente si riceve e
si dà supporto. Nel caso di Zumbí dos Palma-
res, le relazioni di aiuto in uscita hanno supe-
GEN’S: Molto interessante quanto dici. Sem-
rato quelle in entrata. Le persone hanno cioè
bra tu stia parlando di un nuovo paradigma
offerto il loro aiuto a più persone rispetto a
di povertà. La potremmo chiamare “povertà
relazionale”? quelle da cui lo hanno ricevuto, perché si sono
sentiti così arricchiti dall’aver ricevuto un’op-
portunità di crescita da sentire una spinta a
Quella relazionale è una delle dimensioni del-
la povertà, che ha senz’altro un impatto sulle ricambiare.
altre. Nessuno meglio di chi vive in condizio- È una situazione paradossale per la logica co-
ni svantaggiate può dire da quale povertà è mune: scoprire, in un progetto di “lotta alla po-
necessario uscire: queste persone sostanzial- vertà”, che i poveri hanno dato, economicamen-
mente, pur nel loro profondo stato di depri- te, più di quanto abbiano ricevuto.
vazione materiale, hanno riconosciuto prio-
ritario essere usciti dalla povertà relazionale Ma questo non è un paradosso, anzi è il no-
prima ancora che dalla povertà economica. stro obiettivo.
Anzi, sentendosi ora più “accompagnati”,
meno soli, hanno sentito la spinta naturale a cura della redazione

116 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 116 27/07/16 18:03


Esperienze

Nel Kerala un progetto di sviluppo per bambini e ragazzi

Le «Unity House»
a cura della redazione

Il Kerala, stretta striscia di terra nel sud-ovest dell’India, uno


dei 32 stati del Paese con il più elevato tasso di alfabetizzazio-
ne, è lo scenario degli avvenimenti legati a Thomas Kulangara.
Sacerdote cattolico di rito siro malankarese, da diversi anni ha
intrapreso un percorso in costante evoluzione. Formazione,
promozione sociale, azione culturale, sono gli aspetti che at-
traversano l’operare a favore di bambini, bambine, ragazzi e
ragazze, da parte di alcuni volontari, suore e altri sacerdoti. Al
cuore di questa iniziativa una realtà originale: le quattro “Uni-
ty House” sorte via via in questi anni.

C
Com’è noto, in Kerala, come
in altre parti dell’India, la
povertà raggiunge livel-
li estremi. Nelle città mol-
ta gente vive per strada o in
re a scuola ma si recano con
i genitori a lavorare i campi e
a pascolare il bestiame o ri-
mangono a casa per prender-
si cura dei più piccoli e per
slums, senza risorsa alcuna. cucinare. Raggiunta l’adole-
Nelle aree rurali per la mag- scenza, spesso cadono nella
gior parte dell’anno la terra è passività, in alcuni casi fini-
un insieme di appezzamenti scono per far parte di bande
riarsi poiché non esiste nes- violente.
sun sistema d’irrigazione e le
Una società, quella indiana,
principali coltivazioni dipen-
plurireligiosa ma dove le va-
dono dai monsoni. I brac-
rie espressioni si tollerano
cianti non lavorano regolar-
reciprocamente. Thomas da
mente e sono mal pagati.
sempre portava nel cuore l’a-
A causa della povertà tanti spirazione dell’unità che, fino
bambini non possono anda- all’incontro con la spirituali-

gen’s 3-2016 117

GENS 3-16OK.indd 117 27/07/16 18:03


Esperienze
tà di Chiara Lubich, si limita- che hanno mostrato un certo poteva limitarsi alla sola par-
va ai cristiani. Nel seminario interesse per il Vangelo. In- rocchia dove Thomas di volta
nazionale di Poona la visita sieme al parroco che è stato in volta veniva inviato dal ve-
di un focolarino rappresenta molto gentile con me, ho vi- scovo, perché la realtà costru-
per lui l’inizio di una scoper- sitato praticamente tutte le ita sul territorio sarebbe fini-
ta sconvolgente: l’unità non stazioni missionarie della re- ta con il suo andare via... Così
solo delle Chiese cristiane, gione. Abbiamo presentato il Children for Unity ormai è
ma la fraternità con le altre Vangelo come un mezzo per divenuto un movimento mis-
religioni… con tutti. lo sviluppo integrale del po- sionario nella Chiesa cattoli-
polo. A poco a poco mi sono ca malankarese indiana. In
sempre più convinto che non realtà, è un’incarnazione del-
Liberare la forza è tanto attraverso l’assisten- la spiritualità dell’unità nel
spirituale za finanziaria e materiale contesto ecclesiale, culturale
presente nelle che i poveri potranno essere e socio-economico del posto.
persone riscattati dalla loro indigen- Finalità ultima è quella di la-
za e dal sottosviluppo, ma vorare per un mondo unito,
Iniziano anni di costruzione liberando la forza spiritua- con un’opzione preferenziale
di rapporti nuovi, soprattutto le assopita nel loro intimo. per i poveri e un impegno per
con un gruppo di seminari- Principalmente ciò richiede l’inculturazione del Vangelo.
sti. La vita tra di loro è intrisa un cambiamento nel loro L’obiettivo concreto e imme-
di reciprocità e di profondità modo di pensare. Nel conte- diato è quello di assicurare
nel vivere la radicalità della sto dell’India, il Vangelo di una formazione continuativa
chiamata alla vita cristiana. Cristo può fornire alle per- a bambini scelti tra le fami-
Dopo il periodo della forma- sone una nuova visione che glie più povere.
zione, il ritorno in diocesi e può veramente liberarle. Ciò
La grande maggioranza dei
l’insegnamento in seminario. che è necessario infatti è una
ragazzi ha dai nove ai quin-
Thomas continua poi gli stu- spiritualità della vita».
dici anni. Sono organizza-
di in Italia, all’Università ti in “unità” di circa dodici
Gregoriana, esperienza que- bambini, ciascuna sotto la
sta che lo conferma nella sua Opzione per i poveri guida di uno o due volonta-
scelta di vivere il sacerdozio e inculturazione ri adulti che fanno loro da
ministeriale improntato al ser- del Vangelo animatori. Sono circa 90 tali
vizio. gruppi che funzionano nelle
Gli anni passano e Thomas Col tempo i ragazzi e le ra- varie stazioni missionarie in
deve ritornare nel Kerala. gazze seguiti da don Thomas e intorno a Trivandrum. Nei
Ma un desiderio aveva ormai diventano più di 2000, trop- loro incontri, una volta alla
preso il suo cuore: curare la pi da poter gestire da solo. settimana – studiano insie-
formazione delle generazioni Così si affiancano suore, ma me, s’impegnano in qualche
nuove quale via per un futuro soprattutto volontari. Con forma di servizio concreto a
di fratellanza più prossimo. la bontà di alcune persone, beneficio delle persone biso-
Così racconta: «Ogni giorno compra un pezzo di terra e vi gnose e malate e condividono
sono andato in giro per tro- costruisce un centro, la Uni- le loro esperienze sulla Parola
vare le famiglie delle persone ty House. Un’opera che non di Vita.

118 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 118 27/07/16 18:03


Esperienze
Vivere il Vangelo è la meto- esperienza di essere in una ta di avviamento professiona-
dologia di base adottata per la famiglia più grande, giocare, le. Quasi il 90% dei genitori
loro formazione. Ogni mese pregare, studiare e lavora- in Kerala non hanno ricevuto
ci si concentra su una frase re insieme. In questo modo, alcuna formazione professio-
tratta dal Nuovo Testamento. si genera nella loro vita una nale e di conseguenza riman-
Viene dato a tutti i bambini gioia inedita che poi condivi- gono lavoratori non quali-
un volantino che contiene dono, quando tornano a casa, ficati e inabili. Questa è una
una breve meditazione sul coi loro familiari. tra le cause principali della
testo e suggerimenti con- Inoltre, le Unity House orga- loro povertà e arretratezza
creti su come vivere questa nizzano per i bambini campi complessiva. Hanno biso-
Parola nelle varie situazioni di studio speciali e program- gno di essere motivati a fare
della vita. Vivendo insieme mi di formazione per i volon- del loro meglio per garantire
la Parola e condividendo le tari che faranno da animatori che i loro figli ottengano una
esperienze di vita, tra di loro di base. formazione professionale in
s’avvera una presenza specia- modo da diventare economi-
le di Gesù con i suoi effetti ca- In ognuno di questi centri re- camente autosufficienti.
ratteristici di rinnovamento e gionali è presente una équipe
approfondimento di una vi- di servizio alla formazione In questo senso l’ultima re-
sione cristiana dell’esistenza. dei bambini, composta da sidenza, la Sneha Deepam,
sacerdoti, suore e laici mis- nata con l’aiuto concreto del
sionari. Le Suore Missiona- vescovo – un ostello per gio-
rie dell’unità, le sorelle delle vani, di età superiore ai 17
Momenti residenziali
Congregazioni delle Figlie di anni, che hanno smesso i loro
e programmi studi formali – svolge un pro-
Maria, Santa Croce e Suore
di formazione della Carità rendono il loro gramma triennale che mira a
servizio a tempo pieno. An- sviluppare la loro personalità
Ormai sono quattro le Unity che alcuni missionari laici con la pratica quotidiana del-
House che fungono da cen- generosamente offrono il loro la meditazione e diversi tipi
tri zonali di formazione per i aiuto come membri del team di esperienze di lavoro. Prati-
bambini e ragazzi. Oltre ai 30 di assistenza. Queste équipe cano le lingue inglese e hin-
bambini e ai 50 ragazzi che non animano solo le Unity di. Una formazione teorica e
vivono stabilmente in cia- House ma visitano regolar- pratica li prepara a quattro
scuna di queste case, nei fine mente pure le “unità” e le loro mestieri: fabbro, elettricista,
settimana e durante le va- famiglie. Si organizzano inol- idraulico, muratore.
canze vi si svolgono a turno tre programmi per i genitori
momenti residenziali (unity e tutori dei bambini. a cura della redazione
camp) anche per tutti gli altri,
ca. 2.000 bambini e ragazzi in
tutto. Avviamento
Come regola ogni gruppo professionale
ottiene la possibilità di par-
tecipare a questi campi alme- Uno degli obiettivi specifici
no tre volte l’anno. I campi di tutto il programma educa-
offrono ai ragazzi la bella tivo è dare ai ragazzi una sor-

gen’s 3-2016 119

GENS 3-16OK.indd 119 27/07/16 18:03


Esperienze

Presente e futuro degli operai:


profetismo di un’esperienza locale

Rischio nuovi poveri?


Intervista a Peppino Gambardella

“Niente è neutrale”: potrebbe essere una delle lezioni


provenienti dalla crisi non solo economica che i Paesi
occidentali stanno vivendo. Nella prospettiva evangelica
e nell’esperienza cristiana, dove il lievito deve fermentare
la pasta, la teoria economica non è estranea al progetto
antropologico. Ci sono energie, fermenti – l’esperienza
di don Peppino Gambardella e della comunità par–
rocchiale di Pomigliano d’Arco, nella provincia di
Napoli, ne è la dimostrazione – che evidenziano una
riproposizione critica e creativa del progetto antro–
pologico cristiano che diviene presupposto e propizia–
torio di un nuovo agire sociale, partendo da chi ha più
bisogno nella comunità.

G GEN’S: La crisi economica che attraversiamo, e che si


sta allungando per diversi anni, nasconde dietro le fred-
de cifre le tante persone, famiglie, categorie sociali, che
lottano per non perdere il proprio posto di lavoro e il
necessario sostentamento. Urgenza drammatica che ha
interpellato la tua coscienza e quella della tua comunità
parrocchiale. Com’è nato questo vostro impegno?

Ho sempre avuto un rapporto privilegiato coi lavora-


tori fin dall’inizio del ministero sacerdotale. Mi son
trovato a Pomigliano a partecipare alle lotte operaie
già dall’autunno caldo del ’68 e degli anni seguenti.
Ero viceparroco, allora, e mi ero costruito dei rapporti
che mi davano accesso ai loro spazi riservati. Poi fui
trasferito e le cose per me cambiarono... Era il 1974.

120 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 120 27/07/16 18:03


Esperienze
Ritornando a Pomigliano nel 2003, come par- raia”. Occorre guardare lontano e in profondità
roco, mi sono trovato nel pieno di un duro per non rischiare di appiattirsi sul presente, che
sciopero all’Alenia, azienda tra Pomigliano e comunque aspetta risposte. Si tratta di passag-
Nola, che è durato 45 giorni e che tanta riso- gi storici, che segnano identità, culture, appar-
nanza ebbe sulla stampa con l’etichetta: «L’ul- tenenze... Secondo te, cosa sta succedendo?
tima enclave rossa d’Italia». Con tecniche non
violente come sdraiarsi a terra in massa, que- Ho l’impressione che il movimento opera-
sta lotta ha permesso di bloccare i Tir che tra- io nella sua compattezza si stia sciogliendo
sportavano le fusoliere degli aerei da portare perché è venuto a mancare il collante che lo
ai committenti. È stata l’ultima grande parte- teneva unito, cioè la solidarietà. Era proprio
cipazione popolare a uno sciopero di operai. questo legame che creava l’insieme e il senso
Alla fine, si ottennero significativi risultati. di corpo, della “massa”. Essi si appartenevano,
Ho cercato di sostenere questo sciopero con avevano la visione del gruppo e la partecipa-
i mezzi più evangelici e concreti di cui sono zione a un ideale sopranazionale che li colle-
stato capace. Le persone furono convocate al gava ai lavoratori di tutto il mondo. Si sentiva-
suono delle campane e si mossero in massa. no parte di un insieme.
Fu così che gli operai, i sindacati e i quadri
I diritti ottenuti con lotte dure erano sacro-
dirigenti dell’industria sentirono la presenza
santi ed erano pronti a difenderli dove veniva-
attiva della comunità cristiana.
no minacciati. Il sindacato veniva visto come
Il rapporto costruito via via con i lavoratori, l’organismo creato per la promozione, il soste-
oltre che istituzionale attraverso i sindacati, gno e la difesa della categoria.
soprattutto con la FIOM (Federazione impie-
L’usura del tempo, l’egoismo umano, la ricerca
gati Operai Metallurgici del sindacato CGIL
di privilegi, l’ammiccamento del padrone, la
- Confederazione generale italiana del lavoro),
è personale con tantissimi di loro. Sanno che politica del dividere delle associazioni di ca-
sono al loro fianco, come “padre” e “amico”. In tegoria e di certe leggi ingiuste di questi anni,
questi lunghi anni, tanti mi chiedono di con- la crisi industriale, l’azzeramento di fatto del
fessarsi, e così scopro, dietro la facciata dura contratto nazionale e la nascita di contratti
e combattiva, una sensibilità religiosa nel mi- aziendali per tutte le esigenze, hanno portato
glior senso del termine, spesso profonda. Un all’isolamento dei lavoratori, facendoli piom-
loro capo indiscusso, nella FIOM, ricordo che bare in una grande solitudine e paura; paura di
a fine giornata, durante gli scioperi, diceva a perdere l’unica certezza che è il posto di lavoro.
tutti: «Scusate, ma io adesso devo dire il rosa-
rio. Chi vuole si unisca a me!».
Disagio e disperazione

È venuto a mancare
il collante della solidarietà GEN’S: Il risultato è in certa misura inedito
ma senz’altro drammatico. Come si presenta
nell’ambiente in cui operi?
GEN’S: Queste tensioni sociali che tu descrivi,
unite alla crisi economica, da più parti sono in- I mali sociali sono sotto gli occhi di tutti: la
dicate come la fine della cosiddetta “classe ope- disoccupazione, i contratti di solidarietà, la

gen’s 3-2016 121

GENS 3-16OK.indd 121 27/07/16 18:03


Esperienze
cassintegrazione e soprattutto l’enorme mas- FCA) di Nola che ha lasciato uno sconcerto
sa di inoccupati e licenziati dai 40 anni in su infinito nell’animo di tutti e che ha dato ori-
ritenuti ormai vecchi per il ciclo produttivo gine anche a proteste clamorose.
ma troppo giovani per una possibile minima
pensione. Questi teoricamente dovrebbero
trovare lavoro, reinventarsene uno nuovo, Il «Fondo sociale»
fare corsi di formazione. Ma come e dove?
Ecco allora i nuovi poveri, quelli che un tem-
po erano sicuri nel loro lavoro ora vagano nel- GEN’S: Ma nel vostro caso, sembra che emerga
le città alla ricerca di altre occupazioni ma che una consapevolezza, tipica delle prime comu-
approdano inesorabilmente alle stazioni della nità cristiane, nell’ottica di un’economia socia-
solidarietà che sono le nostre Caritas e gli altri le e civile, relazionale e di comunione, dove la
centri solidali. reciprocità tra le persone e la solidarietà sono
fattori prioritari dell’economia. Come vi siete
Essi hanno da portare disperatamente a casa
mossi?
il sostentamento, onorare mutui bancari,
pagare tasse universitarie ai figli e bollette e
portare da mangiare al nucleo familiare che Purtroppo il sindacato non sembra più fun-
attende come in passato. zionare come il naturale mantello protettivo
dei lavoratori. Tanti se ne allontanano e non
La politica li ignora, semplicemente non esi- ne seguono più le direttive o vi accedono solo
stono, i compagni lavoratori spesso chiudono per avere favori e privilegi, ma senza opporsi
gli occhi per paura di perdere quello che han- alle direttive ingiuste o insufficienti dell’A-
no e intanto il disagio sociale cresce. zienda.
È questo il contesto nel quale è nato il “Fondo
Sociale”. Difatti, la scintilla che ci ha portati a
GEN’S: Errori fondamentali, denunciati tanto dar vita prima all’Associazione “Legami di so-
da Papa Ratzinger come da Papa Francesco, lidarietà” e poi a questo fondo è stato proprio il
alla radice di questa crisi. Una cultura, per così fallimento di uno sciopero indetto dalla FIOM
dire, velenosa, capace di incidere profonda- per l’imposizione ai lavoratori occupati di ore
mente nell’esistenza delle persone. Certamente di straordinario nei giorni di sabato, mentre re-
ne hai percezione quotidiana… stano in cassa integrazione quasi 2000 operai,
incrementando così la logica del “chi ha troppo
e chi nulla”.
Effettivamente. L’incertezza irrompe nelle
case, i rapporti si incrinano, crescono frustra- Le motivazioni dello sciopero erano sacrosan-
zione e stanchezza, i matrimoni si rompono te ma solo cinque lavoratori, sfidando la di-
e la tristezza si impadronisce delle persone, rezione che vietava lo sciopero, hanno avuto
sino a sentire da parte di qualcuno il senso di il coraggio di scendere in strada, gli altri no.
inutilità e mettere in atto azioni di autolesio- È stato un grande insuccesso che ha fatto co-
nismo. statare che la “classe operaia” si era liquefatta.
Si sono avuti diversi tentativi di suicidio e, Che fare allora? Rassegnarsi o trovare nuove
alcuni andati in porto come quello di Maria forme di partecipazione e di azione? Si può
Baratto del polo industriale della Fiat (attuale ancora chiedere ai lavoratori gesti forti sapen-

122 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 122 27/07/16 18:03


Esperienze
do di esporli ai ricatti aziendali? Ecco allora la a un sistema sociale a due sole dimensioni: il
proposta nuova che è nata: condividere parte mercato e lo Stato. Nutriamo la speranza che
o tutto il ricavato dello straordinario con chi quest’esperienza dell’Associazione e del Fon-
non lavora. do possa offrire profeticamente spazi e tempi
Ci troviamo insieme a condividere l’idea e l’i- per propiziare il cambiamento sociale poiché
niziativa: FIOM, l’Associazione Libera (di don capace di cambiare le esistenze concretamen-
Luigi Ciotti, nota realtà di lotta contro la ma- te.Quello che si riesce a dare è veramente
fia) e la Parrocchia San Felice di Pomigliano poco e simbolico ma intanto si inietta nella
d’Arco. società la convinzione che dalla crisi si esce
anche con piccoli gesti di solidarietà, con la
L’Associazione “Legami di solidarietà”, nelle
riscoperta delle radici solidali della cultura
sue rivendicazioni ideali, vuole ritornare alle
radici dell’esperienza sindacale, fatta di mu- del Sud, della economia di comunione, della
tualità tra i lavoratori e di sostegno reciproco, convinzione cristiana che il superfluo dell’u-
offrendo loro un luogo di incontro, accoglien- no (anche quando fa parte del necessario) può
za e ascolto dei loro disagi, e distribuire quel essere sostegno di chi è privo di tutto.
poco di aiuto possibile che arriva nel Fondo. Questa piccola iniziativa accende speran-
Nel progetto c’è anche la proposta di chiedere za nei disperati, incoraggia a creare gruppo,
ai lavoratori inoccupati di mettere al servizio favorisce la sintonia tra le persone. Ci augu-
della collettività le loro competenze acquisite.
riamo che possa diventare una proposta per
creare comunione, osmosi profetica tra passa-
to e presente dell’esperienza che faceva parte
GEN’S: Grandi prospettive tradotte in piccoli del patrimonio spirituale dei primi cristiani,
passi… laboratorio e anticipo di un’umanità nuova:
«Nessuno considerava sua proprietà quello
Siamo alle prese con storie di infinito dolore, che gli apparteneva, ma fra loro tutto era co-
sofferenze inaudite, situazioni di disagio ve- mune» (At 4, 32).
ramente uniche. Sembra evidente che non si
può demandare una tale miriade di situazioni a cura di Michele Gatta

gen’s 3-2016 123

GENS 3-16OK.indd 123 27/07/16 18:03


Esperienze

La vicenda di un rifugiato musulmano del Kosovo

Ci sono anche
gli «eroi di pace»
a cura di Maria do Sameiro Freitas

Ho trovato Alasin nell’aprile scorso a Castel Gandolfo,


durante un congresso per animatori parrocchiali e
diocesani. Quando si tratta di parrocchie e diocesi, si
parla di Chiesa… Invece Alasin è musulmano, koso-
varo. Incuriosita, gli ho chiesto di raccontarmi la sua
storia. Non l’ha voluto fare senza coinvolgere don Her-
bert, l’amico sacerdote della Germania che l’aveva in-
vitato a questo congresso. Che legame ci sarà tra que-
ste due persone? Ecco quel che ho scoperto nell’intervista
che ho fatto loro. I nomi dei due protagonisti sono reda-
zionali, per rispetto delle realtà delicate cui si fa riferi-
mento.

G GEN’S: Alasin, ci racconti come hai conosciuto don


Herbert?

Alasin: Eh, una storia un po’ lunga…


Nel febbraio 1996, mentre aspettavo l’autobus alla sta-
zione di Pristina (Kosovo), per andare dai miei, sono
stato arrestato e maltrattato dalla polizia serba. Mi
avevano tradito i libri nella borsa: la polizia aveva sco-
perto che ero uno studente.
Mi spiego. Negli anni ’90, molte persone nel nostro
Paese sono state soggiogate dal regime al punto tale
che la vita non sembrava più vita. Si era costretti a vi-
vere alla giornata e ci si sentiva come in una prigione

124 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 124 27/07/16 18:03


Esperienze
da cui non si poteva uscire senza difficoltà. Sono andato quindi al Comune per esporre
Era una follia, ad esempio, studiare clande- una protesta. Non trovandovi ascolto, ho de-
stinamente, perché la frequenza di scuole e ciso di passare all’azione. Ho fatto salire sul-
università era stata vietata agli albanesi. O si la mia macchina una famiglia di rifugiati –
riconosceva il sistema scolastico serbo, o non quella di Alasin – e l’ho portata a casa mia. Il
si poteva andare a scuola. Comune mi ha accusato di “sequestro”, ma la
gente si è messa a ridere di quest’affermazione.
Le lesioni fisiche durante quell’arresto hanno
lasciato tracce nella mia vita, ma molto peg- Improvvisamente si era fatto strada in me un
gio è stata la ferita interiore: in quella stazione coraggio evangelico che non pensavo di avere
di autobus ho perso la speranza. Tutti i miei e altrettanto è avvenuto in diversi fedeli. Così,
sogni cominciavano a morire: non si poteva in quella medesima giornata abbiamo trovato
sognare neanche a occhi chiusi. alloggio per tutti i rifugiati presso diverse fa-
miglie della parrocchia. Anche Alasin e i suoi
Ma il peggio stava ancora per venire: alla
sono stati ospitati da una famiglia e vi sono
fine del 1997 è iniziata una terribile guerra.
rimasti per quasi due anni.
In quell’occasione ho fatto una grande espe-
rienza: per tutto il dolore e le sofferenze che
procura, non esiste mai una “buona guerra”.
Una nuova, grande famiglia
Affermare che le guerre portano solo distru-
zione e omicidi non è una novità, ma lo devo
dire. Se una sola volta ne avete fatto l’espe-
rienza, capirete cosa significa. GEN’S: Alasin, cosa ha significato per te e la
tua famiglia conoscere queste persone?
Dopo quasi due anni di guerra, è stato anche
per me questione di vita o di morte riuscire a
Alasin: A partire da quel giorno noi (io, mia
fuggire. Con l’aiuto di una nostra conoscen-
moglie e nostro figlio) abbiamo trovato una
te e di persone che lei ha pagato per aiutarci,
nuova, grande famiglia, non solo nella perso-
siamo riusciti ad arrivare in Germania. Siamo
na del parroco e di chi ci ospitava, ma in un
approdati nella regione di Hannover. Mi ac-
gruppo di numerose persone. Era come se
compagnavano solo mia moglie e nostro figlio
una città intera ci avesse spalancato le porte,
di tre mesi.
e noi ci siamo lasciati portare da questa realtà,
È stato là che ho conosciuto don Herbert. come in un sogno. Ma era ben più che un so-
gno: è stata un’esperienza di Dio.
Herbert: Un giorno sono piombati a casa mia
alcuni parrocchiani con la notizia che, in un Era già un grande cambiamento passare da
alloggio allestito dal Comune per i rifugiati, un Paese ex-comunista a un Paese con una
le famiglie vivevano in condizioni disumane. democrazia stabile, in cui si mette al centro
Recandomi sul posto, ho scoperto con orrore la persona umana. Ma soprattutto, l’incontro
che quella casa in cui vivevano diverse fami- con persone meravigliose che ci hanno accol-
glie con bambini anche piccoli, era non solo in to e sostenuto, ha completamente cambiato la
pessime condizioni ma in pratica era control- nostra visione delle cose. Abbiamo scoperto
lata da persone molto poco raccomandabili. che la vita può essere veramente bella. Con il
Ciò significava, ad esempio: bagni sporchi, loro stile di vita, la loro umanità e la loro uni-
rumore giorno e notte e soprattutto una gran- tà, i nostri amici hanno fatto sì che la nostra
de paura tra le famiglie per quel che poteva esistenza si trasformasse. Ho potuto cogliere
succedere a loro e ai bambini. le basi di un umanesimo reale.

gen’s 3-2016 125

GENS 3-16OK.indd 125 27/07/16 18:03


Esperienze

Saper dire anche dei «no» è stato possibile portare avanti con successo
alcune azioni. Ad esempio, abbiamo costrui-
to insieme una strada nella nostra valle e im-
piantato i pali per l’alimentazione elettrica.
GEN’S: Nel 2006 è poi terminata la guerra e
tu sei ritornato nel Kosovo. Com’è stato questo
ritorno?
GEN’S: Oggi hai tre figli e lavori per la IOM,
Alasin: Dopo la guerra, da noi nel Kosovo un’organizzazione che si occupa dei migranti.
tante cose erano in rovina. Nella nostra zona, Forse perché senti di avere qualcosa da dare a
tutto era rimasto distrutto e bruciato. Poiché queste persone, avendo sperimentato sulla tua
la maggior parte delle persone non aveva un pelle ciò che essi vivono. Cosa diresti a quanti
tetto sopra la testa e molti non avevano nem- leggeranno questa intervista?
meno da mangiare, alcuni hanno scelto scor-
ciatoie per migliorare le loro condizioni di Alasin: Il Paese da cui provengo ha problemi,
vita. Il peggio è che poi non hanno più smesso di tutti i tipi. Le ferite lasciate dal passato gua-
di farlo e si sono arricchiti attraverso la corru- riscono con fatica e nel complesso andiamo
zione e comportamenti simili. avanti molto lentamente. Anche se la guerra
Naturalmente anche a me è stato offerto più è finita, disagi e difficoltà come la povertà, la
volte di agire così, ma senza esitazione ho det- corruzione, la disoccupazione e la mancanza
to di “no” perché non avrei più potuto guar- di speranza si fanno sentire pesantemente. Mi
dare negli occhi quanti erano divenuti miei toccano sul vivo come membro di questa so-
amici in Germania. Nel cerchio della fami- cietà e influenzano direttamente la mia perso-
glia, degli amici e colleghi ho sempre ribadito: na. Rimane la domanda: come si fa a uscire da
«Come sono eroi i martiri che hanno dato la questa situazione?
loro vita nella guerra, così lo sono anche quelli L’incontro con la “vita dell’unità” ha fatto
che lavorano duramente, con diligenza e one- crescere in me il desiderio e la speranza che
stà». in molti luoghi possano nascere e svilupparsi
In questi anni di ricostruzione, ho sempre cellule di una vita nuova, che crescano insie-
cercato di essere un eroe di pace, anche se me e che abbiano la forza di muovere il mon-
non era tanto facile. Ho provato a promuove- do intero: è il mio sogno, ed è per questo che
re iniziative e azioni comuni, benché la gente sono oggi qui con voi a Roma.
non avesse né tempo né voglia di farlo, perché
tutti lottavano per la sopravvivenza. Eppure, a cura di Maria do Sameiro Freitas

126 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 126 27/07/16 18:03


Esperienze

Quando in una parrocchia si condivide


non soltanto l’Eucaristia…

Reciprocità
alla prova dei fatti
di Emilio Rocchi

Domenica 22 marzo 2015. Nella parrocchia di santa Maria


Apparente – chiamata così a motivo di un’apparizione della
Madonna il 5 giugno 1411 – alla periferia di Civitanova Mar-
che, tanta gente si muove a donare oggetti, portare viveri, ma-
teriale diverso… per condividerlo con i più in difficoltà. Inoltre
varie persone si dichiarano disponibili a dare del tempo per i
“più piccoli” di cui parla Gesù. Il parroco, narratore di quest’e-
sperienza, è conosciuto dai nostri lettori per l’impegno profuso
per la nostra Rivista in questi anni.

I
In parrocchia dove mi trovo
dal 25 ottobre 2014, vi sono
diversi membri e aderenti del
Movimento dei Focolari con i
quali ogni mese cerchiamo di
vivere una Parola biblica (fra-
concordi, diviene una festa,
mentre procura un’ascesa»1.

Così, quando vennero Ales-


sandro e Sonia a dirmi che vo-
levano proporre a quel nostro
se a senso compiuto scelta in gruppo di fare “il fagotto”, di
genere dal Nuovo Testamen- mettere cioè in comune quel-
to). Nel marzo 2015, avevamo lo che uno ha di superfluo
la frase: «Se qualcuno vuol cosicché altri, nella necessi-
venire dietro a me, rinneghi tà, potessero usufruirne, mi
se stesso, prenda la sua croce sono sentito spinto a dire: «E
e mi segua» (Mc 8, 34). Nel se questo lo proponessimo a
commento di Fabio Ciardi tutte le persone che vengono
si riportava una espressione alla Messa domenicale? Non
di Igino Giordani che mi ha potrebbe essere importante
molto toccato: «La scalata, mettere a servizio di tutti
fatta in cordata, da molti, quelle intuizioni che Dio ha

gen’s 3-2016 127

GENS 3-16OK.indd 127 27/07/16 18:03


Esperienze
dato a Chiara Lubich e che de semplicità cosicché non potrei fare io per loro?”. Alla
possono offrire soluzioni a c’era né orgoglio in chi aveva fine mi sono venute in mente
tanti problemi di oggi?». E dato né disagio in chi anda- le persone disabili. Mi sono
aggiunsi: «Ve la sentireste di va a prendere qualcosa. Nello informato e ho visto che al
dirlo nella Messa principa- stupore di tutti – a comincia- Centro Anffas (Associazione
le?». re dal mio – si è visto come nazionale delle famiglie di
la comunità avesse vissuto la disabili intellettivi) cercava-
Era immediata la loro adesio- “cultura della reciprocità”. no volontari. Sono andato e,
ne e così hanno preparato un dopo un colloquio, ho comin-
invito che hanno poi letto in Per diversi giorni si è trattato ciato a prestarvi servizio una
chiesa la domenica e appeso di distinguere e selezionare volta la settimana. Portiamo
pure bacheca parrocchiale. quanto era arrivato in modo a casa i ragazzi con il pullmi-
da poterlo mettere a disposi- no alle 17,30 e dopo le attivi-
zione nel modo più armonio- tà che fanno, quando torno
so e pratico possibile. Il molto verso le 19, do una mano per
Una preziosa che è avanzato, lo si è portato la cena e imbocco chi ha bi-
opportunità nel dispensario della Caritas sogno. Mi hanno accolto con
cittadina e nella sede di quel- tanto calore e affetto. Sono
In quest’azione erano coin- la diocesana. persone con molto bisogno di
volte, innanzi tutto, le perso- attenzioni e amore… Quan-
ne impegnate a vivere la Pa- do torno in famiglia mi sen-
rola di vita e le loro famiglie, to diverso: più stanco ma più
e non ci si rendeva conto sino Più stanco ma
ricco di Gesù».
al giorno fissato di come la più ricco di Gesù
proposta avesse trovato acco-
glienza e intercettato la sensi- Ci sono state anche perso- Emilio Rocchi
bilità di molti. ne che si sono coinvolte nel
mettere se stessi a servizio
Un elemento si aggiunse ma dei più piccoli. Riporto alcu-
che non ha creato disagio. ne espressioni di un padre di
Fui ricoverato in ospedale famiglia.
all’indomani dell’annuncio
fatto in chiesa, per sostene- «Volevo confidarti una cosa.
re un’operazione e, a motivo Negli ultimi mesi del 2015
della convalescenza, non ebbi nel momento dell’omelia mi
modo di seguire gli svilup- ha colpito una frase di Gesù:
pi dell’iniziativa. Tornai in “Chi avrà dato anche solo
parrocchia poche settimane un bicchiere di acqua fresca
dopo, e lì venni messo a co- a uno solo di questi piccoli,
noscenza di ciò che era ac- perché è mio discepolo, in
caduto: numerose persone verità vi dico: non perderà la
avevano portato al mattino sua ricompensa” (Mt 10, 42).
e nel pomeriggio oggetti, ma Ebbene, questo passo mi ha
anche diversi erano andati a tormentato per diversi giorni
vedere se potevano trovare destando in me un interroga- 1) Cf. I. Giordani, La divina
ciò di cui avevano bisogno. tivo: “Chi sono, Signore, i fra- avventura, Città Nuova,
E tutto vissuto in una gran- telli tuoi più piccoli? E cosa Roma 1966, pp. 149ss.

128 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 128 27/07/16 18:03


Esperienze

Don Giulio Liverani: un modello di ideale


che si fa prossimo

Aperture profetiche:
l’arte e i poveri
di Giancarlo Moretti, Franco Staccoli e Maurizio Malaguti

Don Giulio Liverani, nato nel 1935 a Modigliana (Forlì-Cese-


na), sacerdote dal 1958, ha concluso la vicenda terrena in Bra-
sile, dopo tanti anni al servizio dell’America Latina. Dotato di
una spiccata sensibilità e di talento artistico ha trovato il
modo di rappresentare la sua austera interiorità nella cerami-
ca e secondariamente nella pittura. La sua ricchezza spiritua-
le unita a grande apertura culturale e a conoscenze tecniche
gli hanno permesso di spaziare fra stili diversi e fondere armo-
nicamente esperienze artistiche dell’Occidente e del Sudame-
rica, così da raggiungere cime di espressività estetica e misti-
ca1. Tutto ciò, come ci narrano qui tre suoi amici, si è
sviluppato in un profondo incontro e dialogo con i poveri.

Q Quando abbiamo accolto


l’invito di don Silvano Cola:
«Studiate perché nulla vada
perduto di quest’uomo», non
pensavamo certo di essere
nell’affrontare ogni discor-
so, da pensare che lo «star
bene» fosse l’obiettivo prin-
cipale del convivere umano.
Ma non era così: scevro da
condotti dalle vicende a sco- forme di cameratismo era il
prire orizzonti tanto vasti e rapporto con don Giulio, un
aperture profetiche ardite. senso d’inquietudine costi-
tuiva l’accesso alle profondità
Era così accentuata in lui la della sua persona, stargli vi-
capacità di mettere l’ami- cino portava ben presto a fare
co a suo agio, e la semplicità in qualche modo l’esperienza

gen’s 3-2016 129

GENS 3-16OK.indd 129 27/07/16 18:03


Esperienze
dell’aquila che ti solleva sulle nità è apparso come tale: aveva costruito un’atmosfera
sue ali. una esperienza di Cielo che di comunione, di famigliarità
coinvolge tutta la vita; non un fondata nella vita del Vange-
Don Giulio è nato in una fa-
assenso ideologico ma un «sì» lo, veramente splendida»3.
miglia “repubblicana”, perciò
ad una Persona: una Persona,
laica e fondamentalmente Questa la scintilla che accen-
ritrovata in ogni prossimo.
anticlericale: i preti non sono derà pian piano in don Giulio
nemici, ma vanno guardati Dovendo condurre il podere il grande fuoco dell’amore per
con riserva… Così la decisio- della parrocchia, per mante- i poveri. Grande soprattutto
ne di Giulio di avviarsi verso nere i suoi genitori (era figlio perché sostenuto da profonde
il sacerdozio è stata un colpo unico) e se stesso, è riuscito a convinzioni e corredato da
al cuore per il padre. Ma ri- condividere fino in fondo la vaste aperture culturali. «Un
spettoso com’era della liber- situazione precaria dei par- famoso missionario della mia
tà, lo volle accompagnare rocchiani, sperimentando la diocesi – amava ripetere – mi
personalmente in seminario. fatica del pane quotidiano, comunicò il segreto della sua
Tuttavia i sospetti paterni come ognuno di loro. «Un esperienza missionaria: “Vai
verso il sistema capitalistico giorno io avevo veramente per imparare, non per inse-
non abbandonarono mai don bisogno, e mi son trovato don gnare!”. Non mi sono mai
Giulio. Giulio in casa», mi confidava, discostato da questo criterio».
commosso fino alle lacrime,
un contadino di S. Savino. Riferendosi alla cultura dei
ceti più poveri trovati nei po-
«Imparare, L’esperienza del lavoro della poli latinoamericani, scrive-
non insegnare» terra, acquisita in quella par- va infatti: «Devi cominciare a
rocchia, diventerà preziosa credere che in loro ci possono
Conobbe l’Ideale dell’unità in Argentina dove si trasferì essere dei frammenti che in
nel 1968. Fu risolutivo per la per parecchi anni, col con- te non ci sono più: frammenti
sua vita. Sin dall’inizio intuì senso del vescovo, a servizio autentici di quel disegno di
– come Chiara Lubich stessa del Movimento dei Focolari Dio sull’essere umano, veri,
dirà più tardi – «che il cari- in quelle terre. Qui stava sor- che la tua cultura di europeo
sma che Dio ci aveva dato gendo, sul finire degli anni ha già affogato, di un’umanità
avrebbe portato con sé una sessanta, nelle fertilissime che tu puoi chiamare “primi-
nuova cultura. Sentivamo, pianure a 300 km da Bue- tiva e selvaggia”, ma sta atten-
infatti, che quella particolare nos Aires, un centro per la to a volerla cambiare in fret-
luce dello Spirito Santo ave- formazione dei giovani alla ta, perché poi è troppo tardi
va la capacità di clarificare, spiritualità dell’unità. «Il la- e gli sbagli che fai possono
di illuminare ulteriormente voro della terra garantiva essere anche tragici, come il
non solo la teologia, ma la loro la sussistenza. I giovani disprezzo di certi miei amici
filosofia e tutte le altre disci- però venivano affascinati e preti verso il culto dei morti
coinvolti più che dalla con-
pline e, di conseguenza, i vari in Cile!».
duzione del vecchio trattore
ambiti dell’impegno umano,
col quale don Giulio lavorava L’amore dei poveri in don
da quello economico a quel-
quasi quotidianamente – per Giulio attingeva vigore non
lo politico, da quello sociale a
seminare, arare e portare così solo dalle profondità dell’u-
quello della sanità, all’arte»2.
avanti il lavoro dei campi – nità vissuta con ogni per-
Già dal primo incontro, per dal rapporto che si era venuto sona incontrata negli anni
don Giulio l’Ideale dell’u- a creare. Don Giulio infatti successivi nei miseri ranchos

130 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 130 27/07/16 18:03


Esperienze
del Brasile, ma anche da una Quel che avviene Lubich ci può fornire la chia-
vasta esperienza di Chiesa nell’interiorità ve per comprendere questo
che gli ha permesso di farsi fatto e viverlo più adegua-
di un artista
uno con tanti Movimenti ec- tamente. Gli artisti, afferma
clesiali che confluivano nelle «sanno vedere oltre le appa-
Sguardi melanconici e strug- renze e scorgono, sotto una
Comunità di Base. Ha fatto
genti sui tramonti di S. Sa- luce nuova, anche le cose che
proprio il carisma degli altri
vino, le aperture verso l’alto
realizzando con ciascuno le agli occhi di tanti appaiono
operate dalle primavere su-
condizioni perché potesse insignificanti»5.
date nei campi, le tumide au-
manifestarsi la presenza di rore, bagnate da rugiada frut- Stare dunque vicino a don
Gesù risorto nella comunità to d’incanto, i dolci brindisi Giulio provocava un contagio
con i suoi frutti tipici. fatti con i franchi contadini che – a guisa del fuoco che ha
In questo variegato panora- della zona nelle ricorrenze attratto e respinto Mosè nel
ma ecclesiale egli ha saputo più care, lo sguardo rivolto al deserto (cf. Es 3, 1-6) – con-
cogliere le linee guida che cielo infinito nelle tarde sere tinua nel tempo la sua azione:
lo Spirito va delineando in d’estate ove il chiarore delle si tratta della trasmissione di
quelle terre di martirio, per- stelle non veniva affievolito sentimenti suscitati da valori
ché i poveri possano aprirsi da alcuna sorgente di inqui- universali, partecipati e con-
alla speranza. Non conquiste namento luminoso, hanno divisi.
dunque, e tantomeno utopie, alimentato in don Giulio una
straordinaria propensione Lasciandosi guidare dallo
ma aperture profetiche. Spirito, la sua anima si arric-
all’arte avvertita dagli educa-
Ancora, alla scuola di mis- tori fin da quando era ragaz- chiva in ogni incontro e in
sionari che sono stati auten- zo. I lunghi silenzi invernali modo speciale si nutriva delle
tici battistrada per don Giu- seguiti alle ultime semine, gli esperienze sofferte dai diversi
lio, egli ha imparato a vivere permisero poi di frequentare popoli del Sudamerica. Privi-
grandi dimensioni, anche a i migliori circoli artistici di legiando specialmente i pove-
partire da piccoli risultati: Faenza (Ravenna). Qui egli ri, o guardando ogni persona
«Padre Luis mi diceva che ha potuto stringere un fe- umana in questa determina-
arrivato lassù, la tentazione condo sodalizio con Angelo zione, il suo sguardo rima-
forte era il mitra, ma la vita Biancini: il maestro cerami- neva puro, non contaminato
di quei poveri era più forte di sta italiano del secolo scorso4. dalle ideologie. Radicata nella
qualsiasi rivoluzione e vinse. contemplazione, la sua anima
Rimane sempre insondabile carica di visioni scendeva in
(…) Ed uno, immerso lì, con- quel che avviene nell’inte-
tinua a servire, non perché si terra ed esplodeva, per così
riorità di un artista quando dire, in forme artistiche varie
sente importante (altra idea vive un momento creativo.
inesistente fra i poveri veri), e significative. L’arte per lui
Eppure si sente la necessità era servizio ed il rapporto con
ma perché è necessario servi- di conoscere almeno alcuni
re i tuoi fratelli e sorelle più il committente, libero da ogni
movimenti fondamentali, per forma di compiacente osse-
piccoli. Così mi sono educa- riuscire a entrare in sintonia:
quio, faceva fiorire qualcosa
to, ne sono venuto fuori ed particolarmente tale esigen-
che scendeva dal Cielo.
ho capito che dal niente, es- za è forte in rapporto con
sendo totale, puoi fare fiorire don Giulio che coinvolgeva È ancora Chiara che ci mette
il mondo in cui ti trovi, qua- gli amici ed i committenti in nella condizione di com–
lunque esso sia». questo gioco creativo. Chiara prendere cosa ha assorbito dai

gen’s 3-2016 131

GENS 3-16OK.indd 131 27/07/16 18:03


Esperienze
poveri don Giulio e ciò che alimentava con i frutti del Lubich con la collaborazione
ha conseguentemente dato suo lavoro artistico – una di Istituto Universitario So-
alle persone entrate in co- casa per anziani e un convit- phia, Dottorati honoris cau-
munione con lui: «È l’anima to per bambini. Là riposa tra sa conferiti a Chiara Lubich.
umana, riflesso del Cielo, che la “sua” gente, com’era suo Laudationes, Motivazioni, Le–
zioni magistrali, a cura di F.
l’artista trasfonde nell’opera, desiderio.
Gillet e R. Parlapiano, prefa-
e in questa “creazione”, frutto
Giancarlo Moretti zione di P. Coda, Città Nuova,
del suo genio, l’artista trova
Franco Staccoli Roma 2016, p. 399.
una seconda immortalità:
la prima in sé, come ogni e Maurizio Malaguti 3) Da un’intervista a Vittorio
Sabbione, responsabile del
altro uomo nato quaggiù,
Movimento dei Focolari in
la seconda nelle sue opere,
Argentina, realizzata da Fran-
attraverso le quali si dona nel 1) Una panoramica dell’opera co Staccoli e Giancarlo Moret-
corso dei tempi all’umanità». artistica, vista alla luce della ti nel settembre 1999.
E lei conclude: «L’artista è for- sua esperienza di vita, è rac- 4) Come esempio dell’espressio-
se il più vicino al santo. Per- colta in F. Staccoli - G. Mo- ne artistica di don Giulio Li-
ché se il santo è tale portento retti - M. Malaguti, Le terre
verani segnaliamo le riprese
che sa donare Dio al mondo, splendenti di Giulio Liverani,
di una sua Via Crucis nella
l’artista dona, in certo modo, Edizioni Il Ponte, Rimini 2013
chiesa di S. Agata Martire a
la creatura più bella della ter- (Prefazione di S. Zavoli).
Santarcangelo di Romagna:
ra: l’anima umana»6. 2) Lezione magistrale in arte di https://w w w.youtube.com/
Chiara Lubich (per il Dot- watch?v=Bd_NlHXfAoA.
Don Giulio ha concluso l’av- torato honoris causa in arte
ventura terrena ad Aquidabà, dell’Università Cattolica Ce- 5) Lezione magistrale in arte di
nello Stato del Sergipe in Bra- cilio Acosta, Maracaibo - Ve- Chiara Lubich, cit., p. 399.
sile, ove aveva costruito – ed nezuela), in: Centro Chiara 6) Ibid., p. 401.

132 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 132 27/07/16 18:03


Attualità ecclesiale

Quale figura Cosa ha generato


questa atmosfera spi-
Francesco non si ac-
costa al Vangelo e alla
di prete? rituale? Il carisma di
Papa Francesco, frut-
persona di Gesù con
gli strumenti dell’e-
to – pensiamo – di segesi o con l’attrez-
Prospettive emerse un rapporto intenso zatura del teologo di
e profondo con Gesù, professione, quanto
dal Giubileo dei sacerdoti un rapporto nato e invece con lo sguardo
cresciuto in anni e amoroso del discepo-
Roma, 1-3 giugno 2016
anni vissuti al limite lo a cui non sfuggo-
delle possibilità uma- no quei dettagli che
ne, dove anzi le uma- dicono l’intenzione
ne possibilità hanno e gettano luce sulle
Non è un fatto nuovo coglimento erano tre dovuto cedere il passo disposizioni interiori
nella vita ecclesiale delle quattro basiliche a quel Dio a cui niente del cuore del Signo-
vedere tanti preti – e maggiori della cristia- è impossibile. Solo chi re. Quando parla di
tanti vescovi e cardi- nità cattolica, quan- ha sperimentato più e Gesù, Francesco ne ri-
nali tra loro – riuniti to invece lo speciale più volte l’intervento vive quasi dall’inter-
per ascoltare le parole “clima spirituale” che di Dio dove umana- no le azioni e le paro-
mente non ci sono vie le, si entusiasma per il
del Papa, soprattutto Papa Francesco ha
d’uscita può continua- suo modo mai banale
nell’atto di concele- saputo creare col suo
re a “osare” parole e o scontato di interve-
brare insieme a lui modo di comunicare.
gesti coraggiosi, ap- nire nelle situazioni
l’Eucaristia. L’omelia della messa
parentemente simili o interagire con le
conclusiva in piazza S.
Il Giubileo dei sacer- a quelli della persona persone, ama soffer-
Pietro, il giorno dopo,
doti voluto da Papa comune, ma in realtà marsi soprattutto su
Solennità del Sacro
Francesco in questo espressione necessaria quei particolari che
Cuore, ha ripreso il
Anno Santo della Mi- di quel rapporto che non possono essere
tono e il senso di quel- espressione che della
sericordia, tuttavia, ha “urge” dentro e non
le meditazioni e le ha misericordia che arde
un sapore, un signifi- da tregua né consente
rilanciate a tutti i preti nel suo cuore umano
cato e una profondità alternative.
sparsi nel mondo, che e divino.
particolari. Nel pro-
a Roma non erano
gramma, una giornata Certamente l’assidua e
presenti.
di ritiro come noi pre- Lo sguardo prolungata frequenta-
sbiteri siamo abituati Il “clima spirituale”, amoroso zione del Vangelo ha
a vivere nelle nostre dunque. È stato così del discepolo portato Francesco ad
diocesi, ma quanta abitato dallo Spirito assimilarne la mentali-
luce e quanta vita in e familiare al tempo Tutto questo lo si può tà fin nelle sfumature,
questo ritiro dal respi- stesso, da poter esse- intuire, più che de- a scovare i passaggi
ro universale! La par- re percepito in modo durre logicamente, da segreti per arrivare
ticolarità non è data inequivocabile anche come Francesco parla al cuore del Signore.
tanto dal fatto che le a distanza da chi aveva di Gesù, come com- Francesco predilige
tre meditazioni siano solo internet a disposi- menta i singoli epi- questa lettura sapien-
state tenute dal Papa zione per essere in co- sodi del Vangelo e li ziale del Vangelo a un
in persona e che a fa- munione con quanto prolunga nella vita del rigore esegetico che
vorire il clima di rac- accadeva a Roma. cristiano. non scalda i cuori…

gen’s 3-2016 133

GENS 3-16OK.indd 133 27/07/16 18:03


Attualità ecclesiale

Ricevere tezza paterna lo lascia nelle parole del Papa, Questi stracci bene-
e operare emergere dentro di né per la tentazione di detti che porto addos-
misericordia noi man mano che lo cedere allo scoraggia- so non sono essi che
accompagniamo nella mento, dal momento mi fanno sacerdote;
C’è poi un’altra pas- scoperta dei tratti del che «il nostro peccato se non porto nel mio
sione che Papa Fran- Buon Pastore, anche è il ricettacolo del- petto la carità, non
cesco vuole comuni- in quelli fatti propri la Misericordia». «Il sono nemmeno cri-
care a tutti coloro che dai santi, quelli più cuore che ha ricevuto stiano”».
sono stati chiamati al grandi, come Pie- misericordia non è
ministero, al servizio tro, Paolo, Agostino, un cuore rattoppato
delle comunità cri- Francesco, Ignazio e ma un cuore nuovo, Il confessionale:
stiane sparse nel mon- quelli più vicini a noi ri-creato». «Così, il spazio di
do, una passione così nel tempo e nella con- vero recipiente della
un amore che
necessaria nella vita dizione di vita, come misericordia è la stes-
sa misericordia che
non ha confini
del prete, da diven- il Cura Brochero e il
tare una «grazia che cardinale Van Thuàn. ciascuno ha ricevuto e
Snodo principale di
occorre chiedere e che gli ha ricreato il cuore,
Con coraggio e reali- un ministero centrato
è, direttamente, quella quello è l’otre nuovo
smo, Francesco fa ini- sulla misericordia è lo
di diventare sacerdoti di cui parla Gesù, il
ziare il nostro viaggio spazio del confessio-
sempre più capaci di pozzo risanato».
dal porcile in cui viene nale. È lì che si diven-
ricevere e dare mise- a trovarsi il figlio pro- Con un cuore risa- ta segno e strumento
ricordia». La miseri- digo della parabola, nato, il ministero del di un incontro: segno
cordia a cui ci spinge non per umiliarci, ma prete tra la gente dal che richiama l’atten-
Francesco è «una mi- per far emergere dal cuore ancora ferito zione, strumento che
sericordia dinamica, profondo del cuore acquista un profilo rende possibile l’in-
non come un sostanti- quella nostalgia che completamente diver- contro. «A noi spetta
vo cosificato e defini- «ci allarga l’anima», so. La misericordia “far sì che si incon-
to, né come aggettivo perché «ha a che fare sperimentata come un trino”, che si trovino
che decora un po’ la con la misericordia». balsamo per la propria faccia a faccia. Quello
vita, ma come verbo – Siamo posti tra due anima diventa oro che poi faranno è cosa
operare misericordia e tra le sue mani: essa loro».
estremi, senza esclu-
ricevere misericordia diventa lo strumento
dere uno dei due: la
– misericordiare ed principe per «trasfor- Lo strumento non può
dignità e la vergogna,
essere misericordiato». mare tutta la vita del essere autoreferenzia-
entrambi relativi al
popolo di Dio in “sa- le: «Nessuno si ferma a
Quale figura di prete nostro essere figli del
cramento”. Essere mi- guardare il cacciavite
viene fuori da questo Padre, «nella tensio-
sericordiosi non è solo o il martello, ma guar-
momento di luce e di ne profonda in cui la
un modo di essere, ma da il quadro che è sta-
grazia per la vita dei misericordia del Si-
il modo di essere. Non to ben fissato. Siamo
presbiteri? gnore ci colloca: non
c’è altra possibilità servi inutili»… Allo
solamente di peccatori
Papa Francesco non di essere sacerdote. Il strumento è richiesto
perdonati, ma di pec-
traccia in modo teo- Cura Brochero diceva: di essere disponibile
catori a cui è conferita
rico un profilo ideale “Il sacerdote che non per essere usato e al
dignità».
di prete a cui tendere, prova molta compas- tempo stesso di non
ma con grande finezza Non c’è spazio per sione dei peccatori è porre sé come impe-
psicologica e delica- l’autocommiserazione un mezzo sacerdote. dimento: «Un buon

134 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 134 27/07/16 18:03


Letture
mediatore è colui che
facilita le cose e non L’amore al tempo logia si è costituita,
nel diciannovesimo
pone impedimenti».
Né funzionari distac- della globalizzazione secolo, attraverso e
dentro la critica del
cati, né curiosi che religioso che costitu-
rovistano nell’animo Verso un nuovo concetto sociologico iva in pratica, insie-
delle persone, ma me al pauperismo, il
«manto di misericor- suo unico oggetto.
dia, che copre il pec- V. Araújo - S. Cataldi - G. Iorio (edd.),
cato per non ferire la Città Nuova, Roma 2015, pp. 312, euro 25,00 Una cosa è certa, non
dignità». sempre colta e avuta
E si potrebbe conti- presente da parte di
nuare a delineare la La comunità scien- il libro? Lo si coglie cultori di altre disci-
fisionomia del prete tifica internazionale innanzi tutto avendo pline umanistiche.
misericordioso con attorno a Social One conto che il concetto La sociologia non ha
tratti sempre più – Scienze sociali in e la realtà dell’aga- come scopo offrire
precisi e decisi se, dialogo, da anni viene pe, sebbene si espri- giudizi di valore e
come fa Papa Fran- studiando e facendo ma a più livelli nella tanto meno norme di
cesco, si prende come ricerche sull’inciden- socialità umana e comportamento. Ha
riferimento il Cuore za sociale dell’“amore” quindi debba essere una finalità descrit-
del Buon Pastore, nel e il suo significato per passibile di studio e tiva, tanto a livello di
quale vive e cresce la sociologia e le poli- analisi come qualun- riflessione come di
«un amore che non ha tiche sociali. I risultati que altro fenomeno ricerca empirica.
confini, non si stanca del cammino fin qui sociale, in genere
e non si arrende mai». non è stato esami- Tuttavia, le scienze
percorso sono raccolti
nato dalle scienze sociali possono di-
Quale il segreto che nel volume che pre-
sociali. ventare fondamen-
Francesco suggerisce sentiamo.
tali per mostrare
per ritrovare ogni attraverso le proprie
Ma di che tipo di Un motivo può tro-
giorno l’identità di ricerche, quantitati-
“amore” si tratta in varsi nel fatto d’a-
pastori? Fare nostre, ve e qualitative, non
questo caso? È noto verlo considerato un
ogni giorno, le parole soltanto quali sono
che al di là dei con- aspetto “spirituale”,
di Gesù: «Questo è il le caratteristiche che
cetti greci di eros un sentimento ri-
mio corpo offerto in rendono agapico l’a-
e philia, nei primi spettabile ma in fon-
sacrificio per voi».
tempi del cristiane- do inoffensivo so– gire, ma soprattutto
«Sta qui la sorgente simo si è privilegiato cialmente. Oppure che qualità di vita e di
pura della nostra quello – già esisten- di averlo valutato realizzazione umana
gioia». te ma molto meno “troppo confessiona- tale agire promuove,
usato – di agape, le” per essere affron- quale visione della
Flavio De Pascali per indicare la novi- tato scientificamen- realtà e strutture isti-
e Vincenzo Di Pilato tà dell’amore com’è te. Il fatto è, come tuzionali suscita. In
stato trasmesso da hanno riconosciuto altre parole, la socio-
Gesù di Nazareth. con totale onestà so- logia può rispecchia-
ciologi del calibro di re oggettivamente
Quale contributo of- P. Bourdieu e L. Bol- che tipo di umanità
fre a questo riguardo tanski, che la socio- cresce quando gli es-

gen’s 3-2016 135

GENS 3-16OK.indd 135 27/07/16 18:03


Letture
seri umani si muovo- di reciprocità. Con- darietà) che vengono d’imminente pubbli-
no con criteri agapici, temporaneamente si descritte non solo in cazione, fanno pen-
al di là di ogni affer- offrono piste per un se stesse ma – ciò che sare che i contenuti
mazione religiosa o suo utilizzo tra gli è più importante per di questo prezioso
meno. Ciò conferisce strumenti della ricer- chiarire la proposta testo troveranno ul-
a questo testo un in- ca in campo sociale. del libro – anche nei teriori approfondi-
teresse che va ben al loro punti di contatto menti e precisazioni,
di là della sociologia e Seguono una serie e di differenza nei ri- mentre altri aspetti
delle politiche sociali. d’interviste sulla di- guardi dell’agape. potranno essere svi-
mensione agapica nel luppati. Questo è sta-
Il volume consta di sociale, molto ricche L’opera non costitu- to l’auspicio formu-
una sezione intro- e non necessariamen- isce, com’è logico, lato dall’arcivescovo
duttiva e quattro par- te compiacenti, ad un approdo finale, A. Vincenzo Zani,
ti fondamentali. alcuni tra i più noti ma una valida base Segretario della Pon-
studiosi ed esperti in di partenza per pro- tificia Congregazio-
Nella prefazione e sociologia e politiche mettenti futuri svi- ne per l’Educazione
introduzione si de- sociali: L. Boltanski, luppi. Come affer- Cattolica, in una delle
scrivono gli obiettivi M. Burawoy, A. Cam- ma infatti già dalle presentazioni dell’o-
e le attività svolte in panini, A. Honneth, pagine introduttive pera realizzate in di-
questi anni da Social P. H. Martins. un’esponente di pri- versi spazi culturali
One, inclusa l’orga- mo piano di Social ed accademici: «Por-
nizzazione di diversi A continuazione si One, la sociologa go il vivo augurio al
seminari di studio e analizzano socio- Vera Araújo, ci sono gruppo di Social-One
incontri con perso- logicamente “studi altre qualità costitu- affinché lo studio sul
nalità e realtà uni- di casi” dove l’agire tive e tipiche poten- concetto di amore-
versitarie che hanno agapico è vissuto in zialmente presenti agape e l’analisi dei
permesso una verifi- modo volutamente nell’amore agapico, casi, pubblicati in
ca e una maturazio- cercato o inconsa- come la reciproci- questo volume, non
ne critica dei propri pevole. Si tratta di tà e una dinamica solo venga fatto co-
risultati. una panoramica che di rapporti sociali noscere per il suo ri-
analizza iniziative ed di stile “trinitario”. levante valore scien-
Il primo capitolo è esperienze significa- S’intuisce allora
dedicato a un’analisi tifico, ma provochi
tive in Italia, gli Stati quanto lo studio te- un’ulteriore ricerca e
e a un iniziale tenta- Uniti, il Maghreb, il oretico e pratico di
tivo di definizione, formulazione teorica
Nord Europa, Spagna queste dimensioni e faccia avanzare in
in prospettiva socio- e Brasile. potrà esplicitare an-
logica, del concetto questa prospettiva la
cor più le possibilità scienza sociologica».
di amore-agape, rile- Chiude il volume un latenti, l’originalità
vando alcuni dei con- glossario di voci af- e gli effetti propri
notati fondamentali fini all’agire agapico Enrique Cambón
dell’agire agapico.
che lo caratterizzano, (aiuto, altruismo,
quali l’“eccedenza”, dono, empatia, ge- Nuovi progetti e ini-
la gratuità, la “non neratività, giustizia, ziative attualmente
contabilizzazione” inclusione, recipro- in corso di Social
dei propri tornacon- cità, responsabilità, One, tra cui una
ti, l’assenza di pretesa riconoscimento, soli- versione in inglese

136 gen’s 3-2016

GENS 3-16OK.indd 136 27/07/16 18:03

Você também pode gostar