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LA LOGICA HEGELIANA

La Fenomenologia dello Spirito ci ha portati dal punto di vista del sapere della coscienza
empirica al punto di vista del Sapere Assoluto, che, come ogni sapere, ha i propri principi e
una propria trama concettuale. La sua fondazione più rigorosa viene data dalla scienza della
sua interna “logica”. Ad essa è dedicata la Scienza della logica, una delle opere più importanti
del filosofo tedesco. La logica non è sorta con Hegel: essa è una scoperta degli antichi. Nata
nell’ambito della scuola di Elea, soprattutto con Zenone, raggiunge i suoi vertici con Platone e
Aristotele. In età moderna Kant la riprende nella sua Critica della Ragion Pura, ma la blocca a
livello di sviluppo sistematico, di antinomie destinate a restare irrisolte, e quindi la priva di
valore conoscitivo. Per Hegel gli antichi hanno fatto un grande passo sulla via della scientificità,
in quanto hanno saputo elevarsi dal particolare all’universale; tuttavia il filosofo tedesco
osserva che le idee platoniche e i concetti aristotelici sono rimasti, per così dire, bloccati in una
rigida quiete e quasi solidificati. Poiché, per H., la realtà è divenire, movimento e dinamicità, la
dialettica, per essere uno strumento adeguato, dovrà essere riformata, imprimendo
movimento alle essenze e al pensiero universale già scoperto dagli antichi. Una logica vera e
propria, che goda di una trattazione a se stante, distinta dalla trattazione di tutti gli altri
aspetti del conoscere, si avrà solo con Aristotele. Tuttavia Platone ne pone ampiamente le
premesse e rende possibile l’ulteriore elaborazione aristotelica. Lo stesso Kant riconosce che la
logica, come scienza del pensiero puro, non aveva fatto sostanzialmente progressi, dopo la
forma che Aristotele, per primo, le aveva dato. Ciò, però, non significa, osserva Hegel, che
essa sia nata già perfetta e non suscettibile di rielaborazione: occorre invece sviluppare un
nuovo concetto della logica adeguato ad esprimere nuovi contenuti. La logica è, per Hegel, la
scienza dell’IDEA PURA cioè dell’Idea nell’elemento astratto del pensiero. L’IDEA, che è oggetto
della logica, è il primo momento dello sviluppo ideale che ha i suoi ulteriori momenti nella
NATURA e nello SPIRITO. In questo senso l’Idea è il sistema delle categorie o determinazioni
astratte del pensiero, anzi è il pensiero stesso nello sviluppo delle sue articolazioni. La Scienza
della logica è articolata in tre libri: una “dottrina dell’essere”, una “dottrina dell’essenza”, una
“dottrina del concetto”. La tesi di fondo della logica hegeliana è che “pensare” e “essere”
coincidono e che, pertanto, la logica coincide con la metafisica. I principi di questo sapere
assoluto valgono tanto come principi del conoscere, quanto come principi dell’essere. La
categoria che costituisce il punto di partenza dell’analisi hegeliana è l’essere. L’essere è infatti
la disposizione originaria del pensiero, da cui tutte le cose discendono: nulla è pensabile se non
in quanto è. L’essere è la forma di tutto ciò che si da, ma è la forma di un darsi semplice ed
immediato. Non si potrebbe comprendere il puro e semplice essere senza comprendere al
tempo stesso il nulla nella dimensione del divenire. In effetti, il puro essere è, nella sua
generalità, assenza di determinatezza: è un puro essere che non è determinato. L’essere puro
e semplice è interamente traducibile in questa idea di non essere determinato: ma in tale idea
si esprime, se ci si pensa bene, l’idea del nulla. Il semplice essere e il semplice nulla sembrano
così coincidere. Questo essere deve divenire. Il “divenire” è appunto il terzo principio della
logica hegeliana. Dopo aver analizzato le categorie dell’essere in generale, del nulla e del
divenire, H. passa ad esaminare quella dell’essere determinato. In effetti il divenire non si
comprende se non come divenire di qualcosa. Ma il qualcosa è sempre un’entità finita, che non
si può comprendere se non in riferimento ad altro, o in relazione ad una propria infinita
possibilità di essere. Essere, non-essere, e divenire costituiscono la categoria della qualità;
l’essere determinato che costituisce il loro risultato implica la categoria della quantità. La
qualità determina l’essere interiormente, la quantità lo determina esteriormente: il rapporto
qualità-quantità costituisce la misura, che è la terza ed ultima categoria della logica
dell’essere. Dall’essere immediato si passa ad una riflessione dell’essere su se stesso. Alla
“logica dell’essere” segue la “logica dell’essenza”, nei suoi tre momenti della riflessione, che
separa l’essenza dall’essere, del fenomeno, che riduce a semplice apparenza l’essere scisso
dall’essenza, e della realtà in atto, che esprime l’unità dell’essenza con le sue manifestazioni
fenomeniche. A questo punto l’essere, arricchito di tutte le sue determinazioni e quindi
divenuto realtà in atto, si rivela come concetto. La “logica del concetto” che corona l’edificio
della logica hegeliana, si articola anch’essa in tre momenti: la soggettività (che è il campo della
vecchia logica formale, del pensiero considerato indipendentemente dal suo contenuto e che si
suddivide nel concetto logico, nel giudizio e nel sillogismo), l’oggettività (cioè i principi
dell’interpretazione concettuale della natura secondo le categorie del meccanicismo, del
chimismo e del finalismo) e infine l’Idea, come sintesi di soggettività e oggettività, meta ultima
del processo. L’Idea è il concetto che si è autorealizzato pienamente e quindi la totalità dei
momenti di questa realizzazione, vista come processo e risultato dialettico. L’Idea, dunque, è
la totalità delle categorie della logica e dei loro nessi dispiegati. Il concetto è, al tempo stesso,
l’assolutamente concreto e lo è in quanto contiene in sè in unità ideale l’essere e l’essenza, e
quindi l’intera ricchezza di queste due sfere. La dialettica hegeliana è infatti strettamente
connessa alla nozione di sviluppo che tende al concreto mediante il superamento
dell’astrattezza insita in ogni opposizione. Concreto, per H., è ciò che rappresenta il
compimento di un processo, l’unità di opposti, l’uno bisognoso dell’altro per realizzarsi: da ciò
consegue che la realtà si attua in un processo dove termini opposti si negano reciprocamente e
si integrano in una nuova e più ricca unità. Si tratta di comprendere la funzione feconda e
insopprimibile della contraddizione come legge di sviluppo della realtà e non come semplice
negazione estrinseca. Pertanto la logica hegeliana si contrappone alla logica tradizionale,
fondata sul principio di identità e di non contraddizione, e considerata non in grado di giungere
alla mediazione, ossia a cogliere l’unità degli opposti nella loro sintesi. Sintetizzando, la logica
hegeliana si divide in tre parti: la dottrina dell’Essere, che riguarda il pensiero nella sua
immediatezza, il concetto in sé; la dottrina dell’Essenza, che concerne il pensiero nella
mediazione, il concetto in quanto appare, in quanto diventa per sé; la dottrina del Concetto,
che riguarda il pensiero tornato a sé attraverso la mediazione, il concetto in sé e per sé. Solo
nel Concetto si trova la verità dell’Essere e dell’Essenza. La logica hegeliana non è quindi una
semplice analisi formale dei termini, categorie e giudizi, ma è un sapere oggettiva perché ha
come contenuto il vero Assoluto, l’Idea come unità di concetto e di realtà. Secondo H. occorre
eliminare il pregiudizio che la dialettica abbia un risultato soltanto negativo: la negazione
dialettica non è mai assoluta, ma è sempre la negazione di un limite che provoca il
superamento di esso, conservandone gli aspetti positivi.

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