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ANALISI TEORICO-SPERIMENTALE
DEL COMPORTAMENTO CICLICO
DI NODI FLANGIATI TRAVE-COLONNA
Fabio Iannone
Il Tutor Il Coordinatore
Prof. Gianvittorio Rizzano Prof. Ciro Faella
Il co-Tutor
Prof. Vincenzo Piluso
“Il Modo Migliore di Realizzare un Sogno è quello di Svegliarsi”
Paul Valéry
Ripercorrendo mentalmente questi ultimi anni di lavoro, i ricordi
emozionanti che affiorano mi condurrebbero inevitabilmente a
ringraziare una interminabile lista di persone. Dovendo invece
limitarmi, mi preme sottolineare come questo lavoro, nato dalla
passione, dalla curiosità e dall’ingegno, è frutto del sacrificio,
dell’ostinazione e della paziente meticolosità di una sinergia di
persone, di un team. In tale ottica, desidero ringraziare con sincerità,
affetto e profonda stima il prof. V. Piluso ed il prof. G. Rizzano che,
sin dai tempi della tesi di laurea, si sono dimostrati rari esempi
accademici di “Persone semplici e cordiali”, “Professionisti” e non
ultimo “Professori”. L’ing. R. Montuori, per il suo costante
incoraggiamento, il suo sostegno psicologico, la sua disponibilità, i
suoi preziosi consigli e le sue doti di chiaroveggenza. Gli ingg. L.
Mastrandrea, A. Longo e L. De Mita, per i consigli, la disponibilità, le
risate e l’affettuosa amicizia che mi lega a loro.
Un particolare ringraziamento lo devo agl’ingg. R. Sabatino e M.
Latour, per il contributo fondamentale e determinante fornito a
questo lavoro, senza dimenticare le ore di laboratorio e di albergo
trascorse insieme. Ringrazio inoltre i “ragazzi” della sala dottorandi,
che sopportano la mia ironia sempre e comunque.
Ringrazio tutta la mia famiglia che, vedendomi sempre più spesso
assorto nei miei pensieri, si preoccupa per me e vorrebbe vedermi
ingrassato di qualche chilo.
L’ultimo ringraziamento va a tutti i miei amici, quelli di sempre,
che hanno avuto la pazienza di sopportare i miei “rimandiamo che stò
un attimo incasinato”, ed alle persone con cui lavoro, per lo stesso
motivo.
Alla mia famiglia,
ma in particolar mado a mia madre
A Donatella
INDICE
INTRODUZIONE 2
CAPITOLO 1
I Nodi nelle Strutture in Acciaio, Schematizzazione e
Classificazione 8
1.1 Introduzione 8
1.2 L’influenza del Comportamento Nodale sui Telai 12
1.3 Classificazione dei Nodi 18
1.4 Il Metodo delle Componenti 23
1.4.1 Generalità sui modelli e sulla loro rappresentazione 23
1.4.2 L’approccio meccanico per componenti 29
1.5 Comportamento Ciclico di Nodi trave-colonna 38
CAPITOLO 2
Setup delle Prove 46
2.1 Generalità 46
2.2 Attrezzature Utilizzate nelle Indagini 47
2.2.1 Apparecchiature di vincolo 47
2.2.2 Apparecchiature di carico 49
2.2.3 Strumentazione di misura e di acquisizione dati 51
2.3 Schema e Modalità di Prova 55
2.4 Prova Pilota 61
2.5 La Progettazione dei Nodi 65
2.5.1 Progetto del nodo EEP-CYC 01 65
2.5.2 Progetto del nodo EEP-CYC 02 81
2.5.3 Progetto del nodo EEP-DB-CYC 03 90
2.5.4 Progetto del nodo TS-CYC 04 101
INDICE II
CAPITOLO 3
Prove Cicliche sui Nodi ed Analisi dei Risultati 104
3.1 Generalità 104
3.2 La Prova EEP-CYC 01 105
3.2.1 Descrizione della prova 105
3.2.2 Analisi dei risultati 109
3.3 La Prova EEP-CYC 02 118
3.3.1 Descrizione della prova 118
3.3.2 Analisi dei risultati 122
3.4 La Prova EEP-DB-CYC 03 126
3.4.1 Descrizione della prova 126
3.4.2 Analisi dei risultati 130
3.5 La Prova TS-CYC 04 135
3.5.1 Descrizione della prova 135
3.5.2 Analisi dei risultati 139
3.6 Caratteristiche Geometriche e Meccaniche dei Provini 144
3.7 Confronto tra le Prove e relative Conclusioni 149
CAPITOLO 4
Analisi dei Modelli Esistenti per le Componenti Nodali 152
4.1 Generalità 152
4.2 Il Pannello d’anima a Trazione e Compressione 154
4.2.1 Introduzione 154
4.2.2 Il modello di Cofie e Krawinkler 155
4.3 Il Pannello a Taglio 168
4.3.1 Introduzione 168
4.3.2 I modelli monotoni 173
4.3.3 I modelli ciclici 189
4.4 I T-stub 198
4.4.1 Introduzione 198
4.4.2 Modello monotono di Piluso et al. (1997) 206
4.4.3 Modello ciclico di Piluso et al. (2000) 220
CAPITOLO 5
Il Modello Ciclico per Componenti e Confronti
Sperimentali 222
5.1 Generalità 222
5.2 Il Modello per il Pannello a Taglio 224
5.3 Il Modello per i T-stub 237
5.4 Il Modello per i Pannelli d’anima a Trazione e
Compressione 248
5.5 Il Modello Meccanico Ciclico per i Nodi EEP 250
5.6 Il Confronto con i Dati Sperimentali 256
5.6.1 Nodo EEP-CYC 01 258
5.6.2 Nodo EEP-CYC 02 265
5.6.3 Nodo TS-CYC 04 271
5.7 Conclusioni 278
BIBLIOGRAFIA 280
INTRODUZIONE
MOTIVAZIONI ED OBIETTIVI
L’impiego di strutture intelaiate in acciaio in zona sismica richiede
un’accurata progettazione delle membrature e dei nodi al fine di
massimizzare le capacità dissipative della struttura stessa. L’approccio
classico delle normative sismiche spinge verso la progettazione di
strutture con nodi trave-colonna a completo ripristino di resistenza,
ovvero con adeguata sovraresistenza dei nodi rispetto alle membrature
collegate, in modo da favorire l’impegno plastico delle membrature
piuttosto che gli elementi di collegamento nodali. Tuttavia, la versione
più recente dell’Eurocodice 3 è meno restrittiva sottolineando la
possibilità di dissipare l’energia sismica in ingresso anche mediante
escursioni plastiche degli elementi di collegamento. In tal caso, la
modellazione del comportamento rotazionale dei nodi trave-colonna
in acciaio risulta molto importante sia per la costruzione di un
adeguato modello della struttura nel suo complesso, ma soprattutto
per progettare nodi trave-colonna dotati di adeguate capacità
dissipative.
La modellazione del comportamento rotazionale dei nodi trave-
colonna in acciaio è codificata dall’Eurocodice 3 con riferimento al
comportamento monotono per la cui previsione viene impiegato il
“metodo delle componenti”. Tale metodo parte dalla discretizzazione
del nodo in un numero finito di componenti, le quali sono
rappresentative delle sorgenti di deformabilità e resistenza.
Con riferimento al comportamento rotazionale ciclico dei nodi
trave-colonna, sia l’Eurocodice 3 che le normative americane risultano
completamente carenti.
In tale contesto si inserisce il presente lavoro nel quale, a partire
dai risultati di prove sperimentali condotte su quattro differenti
tipologie di nodi trave-colonna in acciaio effettuate presso il
Laboratorio Prove Materiali e Strutture dell’Università di Salerno,
viene analizzato l’impegno plastico delle diverse componenti nodali e
dell’intero nodo riscontrando l’assenza di significativi fenomeni di
interazione e la corretta valutazione delle componenti nodali
1.1 INTRODUZIONE
Un telaio in acciaio, che appartenga o meno alla categoria dei telai
controventati (braced frames), può essere considerato come un
sistema strutturale piano o spaziale composto da elementi lineari, le
membrature, opportunamente collegati tra loro.
E’ opportuno però fare una distinzione tra il termine nodo e quello
di collegamento che, spesso, vengono indistintamente utilizzati. In
generale per collegamento si intende quella zona dove vengono collocati
gli organi meccanici, quali saldature o bulloni, attraverso i quali si
realizza la connessione di una membratura all’altra. Per nodo, invece, si
intende l’insieme del collegamento e del pannello nodale, intendendo per
quest’ultimo la zona della colonna che risente dell’interazione tra le
diverse membrature (Figura 1.1).
Nella progettazione dei telai in acciaio, e quindi dei relativi nodi, è
di rilevante importanza la scelta del dettaglio costruttivo del
collegamento, poiché da questo si possono ottenere comportamenti
nodali estremamente variegati e classificabili tra due estremi limite. Il
primo estremo è rappresentato dal modello incernierato (come ad
esempio il classico collegamento con squadrette d’anima) che
interpreta bene il caso di quei collegamenti in grado di trasferire
essenzialmente le sollecitazioni di taglio, mentre risulta possibile
trascurare il momento flettente. L’altro estremo è rappresentato dal
modello continuo (Figura 1.2), nel quale le azioni flettenti non possono
essere trascurate poichè, tale modello, si basa sul presupposto che
tutte le estremità delle membrature convergenti nel nodo sono
soggette alla stessa rotazione ed ai medesimi spostamenti (è questo il
9 CAPITOLO 1
Figura 1.2 – Modellazione dei nodi nelle analisi strutturali (Piluso et al., 2000)
Figura 1.6 – Influenza del collegamento sul periodo di vibrazione (Piluso et al., 2000)
Considerando infatti il rapporto tra Tk (periodo di vibrazione
della struttura a nodi semirigidi) e T∞ (periodo di vibrazione della
stessa struttura considerata con nodi infinitamente rigidi), si può
notare come, all’aumentare della rigidezza nodale, tale rapporto tenda
ad 1, ovvero al periodo di vibrazione della struttura a nodi rigidi. Al
contrario, diminuendo la rigidezza il rapporto tra i periodi diventa
maggiore dell’unità, indicando come la presenza di nodi semirigidi
riesca ad incrementare il periodo di vibrazione della struttura. A tale
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
15 CAPITOLO 1
Figura 1.7 – Influenza del collegamento sulla sensibilità del telaio agli effetti del
secondo ordine (Piluso et al., 2000)
Al variare dei parametri geometrici del telaio, si osserva come al
diminuire di K il rapporto γk / γ∞ aumenti, indicando che la presenza
dei nodi semirigidi rende il telaio progressivamente più sensibile agli
effetti del secondo ordine rispetto allo stesso a nodi rigidi. Tale
effetto, comportando un aggravio di sollecitazioni nella struttura, è
chiaramente contrastante rispetto al precedente.
Da queste prime considerazioni emerge chiaramente come, per
valori di K < 25, non sia opportuno trascurare l’influenza che la
rigidità nodale possiede sui principali parametri di risposta elastica
della struttura.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
I Nodi nelle Strutture in Acciaio, Schematizzazione e Classificazione 16
Figure 1.8 – Influenza della rigidezza nodale sulla duttilità globale disponibile
(nodi a completo ripristino di resistenza) (Piluso et al., 2000)
Questo perché, com’è facile capire, dall’utilizzo di nodi a completo o
parziale ripristino di resistenza (funzione di m ) dipende la posizione
in cui si concentrano le zone dissipative. Nel primo caso, infatti, esse
si concentreranno prevalentemente nelle estremità delle travi, essendo
i nodi più resistenti di queste mentre, nel secondo caso, le zone
dissipative andranno ad interessare gli elementi del collegamento
anziché le travi. Soffermandoci sul caso dei nodi a completo ripristino,
si osserva che il rapporto μk/μ∞ diminuisce al diminuire della
rigidezza nodale. In altre parole si manifesta una riduzione della
duttilità disponibile del telaio a nodi semirigidi rispetto alla stessa del
telaio a nodi rigidi. Inoltre, si riscontra anche una sensibile
diminuzione della resistenza ultima del telaio semirigido, dovuta
all’insorgere degli effetti del secondo ordine.
Nel caso invece dei nodi a parziale ripristino la duttilità del telaio
viene a dipendere dalla duttilità del collegamento e, più in dettaglio,
risulta legata al parametro ηR definito come rapporto tra la capacità di
rotazione plastica del collegamento e la capacità di rotazione plastica
della trave. In tale caso, infatti, al diminuire della rigidezza nodale non
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
17 CAPITOLO 1
Figure 1.9 – Influenza della rigidezza nodale sulla duttilità globale disponibile
(nodi a parziale ripristino di resistenza) (Piluso et al., 2000)
Nel caso in cui la struttura fosse controventata, l’influenza dei
nodi semirigidi è ancora significativa. Infatti, utilizzando anche in
questo caso un modello semplificato (Figure 1.10) (Piluso et al., 1995)
è possibile notare come, al diminuire della rigidezza nodale K si
determini una diminuzione del rapporto Ncr,k/Ncr,∞, ovvero del carico
critico elastico nel telaio semirigido, osservando riduzioni anche
dell’ordine del 40% rispetto al carico critico dello stesso telaio a nodi
rigidi.
Figure 1.10 – Modello semplificato per lo studio dell’influenza dei nodi sul carico
critico in strutture controventate. Influenza della rigidezza nodale sul carico critico
verticale in strutture controventate (Piluso et al., 2000)
nodi semi-rigidi: sono quei nodi non classificabili come cerniere o rigidi,
rappresentativi quindi di una condizione intermedia.
Inoltre, in base al rapporto tra la rigidezza rotazionale del nodo e
la rigidezza flessionale della trave collegata, per telai controventati e
non, si distinguono i seguenti limiti:
Tabella 1.1 – Limiti della classificazione in base alla rigidezza (CEN, 2003)
Telai non
Telai controventati2
controventati1
EI b EI b
Nodi rigidi K ϕ > 25 Kϕ > 8
Lb Lb
EI b EI EI b EI
Nodi semi-rigidi 0,5 < K ϕ < 25 b 0,5 < K ϕ < 25 b
Lb Lb Lb Lb
EI EI
Nodi cerniera K ϕ < 0,5 b K ϕ < 0,5 b
Lb Lb
1
Valida a condizione che, per ogni piano, si abbia Kb/Kc ≥ 0,1. Nel caso in cui tale
condizione non sia soddisfatta i nodi vanno considerati semi-rigidi.
2
Per telai in cui la struttura controventante è in grado di ridurre gli spostamenti
orizzontali almeno dell’80%.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
I Nodi nelle Strutture in Acciaio, Schematizzazione e Classificazione 20
Figura 1.13 – Classificazione dei nodi in base alla resistenza (Piluso et al., 2000)
Si evidenzia quindi come per le connessioni a completo ripristino
la loro resistenza di progetto debba essere almeno pari a quella
dell’elemento connesso più debole mentre, nel caso dei nodi cerniera,
la loro resistenza di progetto non deve superare 0,25 volte quella
dell’elemento connesso e deve, inoltre, garantire una sufficiente
capacità rotazionale. I nodi a parziale ripristino rappresentano
ovviamente i casi intermedi.
Dalla combinazione delle precedenti classificazioni si perviene
alle seguenti cinque tipologie:
- nodi rigidi a completo ripristino;
- nodi rigidi a parziale ripristino;
- nodi semi-rigidi a completo ripristino;
Figura 1.14 – Modellazione del nodo con separazione del pannello nodale
dai collegamenti (Piluso et al., 2000)
In tal caso si ricorre ad una molla diagonale per tener conto della
risposta a taglio del pannello nodale, mentre nelle molle rotazionali
poste ai due lati della colonna si concentrano le deformabilità
flessionali corrispondenti alle rispettive connessioni. In alternativa, nel
caso in cui si voglia semplificare la modellazione del comportamento
nodale, è possibile ricorrere al modello di Figura 1.15 in cui alle due
distinte molle rotazionali vengono attribuiti i rispettivi legami
momento-rotazione. Tali legami porteranno però in conto sia il
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
I Nodi nelle Strutture in Acciaio, Schematizzazione e Classificazione 24
Figura 1.15 – Modellazione del nodo per mezzo di molle rotazionali separate
(Piluso et al., 2000)
Nella modellazione è inoltre possibile raggiungere diversi livelli di
sofisticazione, in funzione del legame comportamentale attribuito alle
molle esposte nei modelli precedenti, il quale può essere rappresentato
con legge lineare, bilineare, multilineare o mediante vere e proprie
curve. Chiaramente, l’uso di leggi lineari o bilineari per definire il
comportamento nodale è limitato alle analisi strutturali condotte con
metodi semplificati (analisi elastiche e rigido-plastiche).
I metodi di previsione del comportamento rotazionale dei nodi
trave-colonna possono sostanzialmente dividersi in cinque categorie
(Piluso et al., 2000):
• modelli empirici: in cui la rappresentazione matematica della curva
M-ϕ utilizza formulazioni empiriche basate su parametri che
derivano dalle proprietà meccaniche e geometriche dei nodi trave-
colonna. Le formulazioni possono ottenersi con un’analisi di
regressione condotta su dati ottenuti o attraverso test sperimentali
o, in alternativa, mediante analisi parametriche sviluppate con l’uso
di modelli agli elementi finiti, modelli analitici o modelli meccanici;
• modelli analitici: in cui la previsione della curva M-ϕ deriva
direttamente dalle proprietà meccaniche e geometriche del nodo,
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
25 CAPITOLO 1
Figura 1.20 – Schema delle componenti presenti in una connessione trave-colonna con
piatto di estremità (end-plate) bullonato
In un caso simile, le componenti generalmente introdotte nella
caratterizzazione del nodo sono le seguenti:
• pannello d’anima della colonna a taglio (cws, column web panel
in shear);
• anima della colonna in compressione (cwc, column web in
compression);
• flangia della colonna a flessione (cfb, column flange in bending);
• end plate in flessione (epb, end plate in bending);
• bulloni in trazione (bt, bolts in tension);
• anima della colonna in trazione (cwt, column web in tension);
• flangia e anima della trave in compressione (bfc, beam flange
and web in compression);
• anima della trave in trazione (bwt, beam web in tension).
M
K cws K cwc
K*1
K*3
Figura 1.22 – Modello per componenti del nodo, con rigidezze Ki* per ciascuna fila di
bulloni in trazione
Definito quindi il braccio di leva ht dato dalla seguente relazione:
nb
∑K * 2
h
i i
ht = i =1
nb (1.11)
∑ K i*hi
i =1
∑K h *
i i
(1.12)
Kt = i =1
ht
Kcws Kcwc Kt
Figura 1.23 – Modello per componenti del nodo, con rigidezza Kt per l’insieme di
tutte le file di bulloni in trazione
A questo punto si è in possesso di tutti gli elementi necessari per
calcolare la rigidezza rotazionale del nodo, combinando le
deformabilità in serie delle file di bulloni, del column web in shear e del
column web in compression:
ht2
Kϕ =
1
+
1
+
1 (1.13)
K cws K cwc K t
Completato il calcolo della rigidezza e del momento resistente del
nodo, è possibile ottenere il legame momento-rotazione del nodo
seguendo la procedura riportata in Figura 1.24.
L’applicazione del metodo delle componenti si condensa
evidentemente nella modellazione delle singole componenti
precedentemente illustrate, ed è appunto verso tale modellazione che i
recenti studi si sono indirizzati, nel tentativo di offrire procedure di
verifica accurate ed utili indicazioni per il progetto dei nodi semirigidi.
Si comprende infatti che il nodo precedentemente illustrato, con
connessione a mezzo di end-plate, rappresenti una soluzione
particolarmente versatile, poiché caratterizzata da numerosi parametri
sui quali potenzialmente agire, indirizzando il comportamento del
nodo secondo le richieste del progettista.
1
M 4.Rd = F cft.Rd *h t M 5.Rd = F bfc.Rd *h t K=
1 1 1
1 K ϕ.1 K ϕ.2 K ϕ.3
Column flange in ϕ Beam flange and ϕ ϕ
bending web in compression
Figura 1.24 – Procedura per combinare le diverse componenti e legame
momento-rotazione del nodo flangiato (Piluso et al., 2000)
compressa del pannello, mentre, nel caso in cui le flange siano sottili
rispetto all’anima si potrebbero avere, a grandi deformazioni, delle
concentrazioni di sforzi nella zona centrale delle saldature tali da
innescare una rottura fragile delle stesse.
M M
φ φ
2.1 GENERALITÀ
In questo capitolo vengono descritti tutti gli aspetti relativi
all’allestimento della campagna sperimentale, iniziata presso il
Laboratorio Prove Materiali e Strutture dell’Università degli Studi di
Salerno nell’ottobre 2006, che ha per oggetto lo studio del
comportamento ciclico di nodi flangiati trave-colonna.
In particolare, la prima parte di questo capitolo verrà dedicata alla
descrizione delle attrezzature impiegate, dello schema e delle modalità
di esecuzione dei test. Nella seconda parte, con riferimento alle
singole prove, verranno analizzati i criteri di progettazione adottati per
i dettagli costruttivi dei nodi testati. Tali criteri di progettazione dei
nodi flangiati verranno condotti esaminando, da un lato, la risposta
nodale in termini di resistenza e rigidezza, dall’altro, in termini di
duttilità.
Nel paragrafo 2.5.3 si mostreranno anche i criteri per la buona
progettazione di un collegamento di tipo RBS (Reduced Beam Section), in
grado di concentrare la dissipazione all’estremità della trave, senza
impegnare in campo plastico nessuna componente nodale.
Nell’ottica del ripristino degli edifici a seguito di un evento
sismico è fondamentale capire quali siano i pregi e quali i difetti legati
all’impegno in campo plastico del pannello d’anima della colonna che,
certamente può garantire caratteristiche di duttilità sufficienti ad
assorbire l’energia sismica in ingresso, ma che può rendere complicato
il recupero della colonna.
Con il secondo nodo, invece, si esporranno i criteri di progetto
per una connessione in cui si vuole impegnare in campo plastico
unicamente il piatto d’estremità, cercando di mantenere intatte le
47 CAPITOLO 2
Telaio di contrasto
verticale
Slitta di base
Cerniera a perno Cerniera a perno
scorrevole fissa
Piastrone in c.a.
Carico ciclico
Trave IPE270
1557
Sforzo di compressione
costante Colonna HE200B
2700
Figura 2.9 – Schema delle Figura 2.10 – Schema statico di un nodo esterno
sollecitazioni agenti su un riprodotto in laboratorio
generico telaio per effetto di
forze orizzontali
Come anticipato, le prove vengono eseguite impiegando due
attuatori idraulici. Il modello MTS 243.60 da 1000kN, disposto
inferiormente, viene utilizzato in controllo di forze e si limita a
caricare la colonna con uno sforzo normale costante, simulando le
condizioni di esercizio di una colonna semplicemente compressa. Il
modello MTS 243.35 da 250kN, disposto invece superiormente, opera
in regime di spostamenti controllati e sottopone la trave ad uno sforzo
di flessione, simulando all’interno dell’intera struttura il regime di
sollecitazione tipico di un nodo esterno. E’ l’attuatore superiore che
impone i carichi ciclici in quanto ad esso vengono comandati
prefissati livelli di spostamento.
Ampiezze e numero di cicli sono stati programmati in accordo a
quanto suggerito dalle norme AISC per le prove di carico cicliche su
connessioni travi colonna, le quali propongono di condurre queste
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Setup delle Prove 56
1
I successivi step di carico devono avere due cicli ognuno ed un incremento di
rotazione pari a 0,01 rad.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
57 CAPITOLO 2
v θ δ tr tc tstep
Step n cicli
[mm/s] [rad] [mm] [s] [s] [s]
1 0,00375 6 5,85 11,7 47 293
0,5
2 0,005 6 7,8 3,9 62 378
3 0,0075 6 11,7 3,9 47 285
1
4 0,01 4 15,6 3,9 62 254
5 0,015 2 23,4 3,9 47 98
6 0,02 2 31,2 3,9 62 129
2
7 0,03 2 46,8 7,8 94 195
8 0,04 2 62,4 7,8 125 257
9 0,05 2 78 3,9 78 160
4 10 0,06 2 93,6 3,9 94 191
11 0,07 2 109,2 3,9 109 222
12 0,08 2 124,8 2,6 83 169
13 0,09 2 140,4 2,6 94 190
6
14 0,1 2 156 2,6 104 211
15 0,11 2 171,6 2,6 114 231
2
I valori degli spostamenti sono stati ottenuti a partire dalle rotazioni considerando una
lunghezza della trave pari a 1560 mm; tr tempo di esecuzione di una rampa; tc tempo di
esecuzione di un intero ciclo; tempo totale della prova pari a 54,4 min.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Setup delle Prove 58
Forza e Spostamento
Attuatore 250 kN Filo 3
Trasduttore a filo
LVDT
Inclinometro
Inclin. trave
Forza e Spostamento
Attuatore 1000 kN LVDT 3 e 4 LVDT 5 e 6
Inclin. colonna
LVDT 1 LVDT 2
Filo 1 Filo 2
3 6
Figura 2.12 – Disposizione degli strumenti di misura su un nodo
Nella foto 2.13 è possibile osservare lo schema dei sensori di
misura applicati durante il test di un nodo. In particolare si nota come
tali sensori, fatta eccezione per gli inclinometri che risultano
direttamente avvitati agl’elementi, siano stati posizionati utilizzando
opportune basette calamitate alla flangia superiore della slitta in
acciaio (Figura 2.13).
Telaio di contrasto
verticale
IPE270 IPE270
L=170cm
Telaio di contrasto
orizzontale
Attuatore da 250kN
NODO
FLANGIATO
Cerniera a perno
Attuatore da 1000kN Cerniera a perno
Piastrone in c.a.
Slitta di base in acciaio
60
61 CAPITOLO 2
verifica della trave secondo quanto previsto dall’EC3. Per tale verifica
i parametri d’interesse sono:
- MjRd 3 : momento di progetto del nodo trave colonna;
- MbRd,inst : momento resistente di progetto all’instabilità della trave.
Il momento resistente di progetto all’instabilità flesso-torsionale
della trave MbRd,inst è definito come segue:
M bRd ,inst = χ LT β wW pl f y (2.1)
con Wpl il modulo di resistenza plastico rispetto all’asse forte, βw è un
fattore riduttivo che dipende dalla classe della sezione adottata e che,
nel caso in esame (IPE 270), vale 1; il termine χLT è invece un
coefficiente di riduzione per l’instabilità flesso-torsionale dato da:
1
χ LT = (2.2)
φ LT + φ LT 2
− λ2LT
in cui:
φ LT = 0,5 ⋅ [1 + α LT (λ LT − 0,2) + λ LT
2
] (2.3)
dove αLT rappresenta il coefficiente d’imperfezione assunto pari a
0,21 per le sezioni laminate, mentre λLT è la snellezza
adimensionalizzata definita come:
fy
λLT = βwWpl , y (2.4)
Mcr
nella quale Mcr rappresenta il momento critico elastico per instabilità
flesso-torsionale.
Per carico trasversale applicato al centro di taglio, l’equazione per
determinare il momento critico vale:
(kL ) GI t
2
π 2 EI z ⎛ k ⎞ I w 2
Mcr = C1 ⎜⎜ ⎟⎟ + 2 (2.5)
(kL ) ⎝ kw ⎠ I z π EI z
3
Il momento di progetto del nodo, dettagliato nel prossimo paragrafo, è stato fissato
pari a MjRd = 100 kNm
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
63 CAPITOLO 2
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,060 -0,045 -0,030 -0,015 0,000 0,015 0,030 0,045 0,060
-50000
-100000
-150000
Nodal M-rot
-200000
Joint Rotation [rad]
Figura 2.17 – Telaio di contrasto orizzontale realizzato in seguito alla prova pilota
trave e della lunghezza della colonna. Per il nodo EEP-CYC 01, e per
i successivi, la geometria trave-colonna è fissata e, come noto per la
tipologia di nodo esterno, il fattore β si avvicina ad uno al crescere
della lunghezza della colonna rispetto all’altezza della trave. Infatti, il
documento prEN 1993-1-8 propone, in modo approssimato, un
parametro di trasformazione pari ad uno per i nodi del tipo single-
side. Per gli scopi progettuali e per semplicità si utilizzerà in seguito un
valore di β = 1.
Il modello di Kim ed Engelhardt (1996 e 2002) definisce la
resistenza di snervamento per il pannello nodale come prodotto di tre
termini: la rigidezza elastica calcolata considerando la deformabilità a
taglio e quella flessionale (Ke), il fattore medio di deformazione a
taglio del pannello nodale corrispondente allo snervamento (Cy) e la
deformazione a taglio (γy).
M y = K eC yγ y (2.8)
La rigidezza elastica può essere ottenuta calcolando la
deformabilità flessionale e tagliante descritta come di seguito:
⎛ 1 1⎞
δ = ⎜⎜ + ⎟⎟Veq (2.9)
⎝ kb k s ⎠
Cr EI 5 ⋅ 210000 ⋅ 56960000 N
kb = = = 27222576
[
(db − tbf )/ 2 3
] [(270 − 10) / 2]3
mm
(2.10)
G ( Avc + R f Adp ) 80769 ⋅ 2483 N
ks = = = 1542688 (2.11)
[(d b − t bf ) / 2 ] 260 / 2 mm
dove Cr è un fattore riduttivo che tiene conto delle effettive
condizioni di vincolo ed è stato fissato attraverso calibrazioni con test
kb + k s 2 β
(2.12)
27222576 ⋅1542688 (270 − 10)
2
= = 4.93 ⋅1010 Nmm
27222576 + 1542688 2 ⋅1
Il prodotto C y γ y rappresenta la deformazione media a taglio del
pannello nodale. Negli studi di Kim ed Engelhardt risulta, sulla base di
confronti con risultati sperimentali, che Cy è contenuto nel range
0,8-0,9. Ai fini progettuali si adotta un valore medio Cy =0,85. La
deformazione a taglio va calcolata tenendo conto anche
dell’interazione tra il taglio e lo sforzo normale presente nella colonna.
Così, considerando che nel caso esaminato lo sforzo normale è stato
fissato pari al 30% dello sforzo normale plastico, risulta:
2
fy⎛P ⎞
1 − (0.3) = 0.00242
355
γy = 1− ⎜ ⎟ = (2.13)
2
⎜P ⎟ 3 ⋅ 80769
3G ⎝ y ⎠
Infine, il momento di snervamento del pannello a taglio, calcolato
mediante l’equazione (2.8), risulta:
M sp = 4.93 ⋅1010 ⋅ 0.85 ⋅ 0.00242 = 101kNm (2.14)
Considerando che le altre componenti vanno progettate in modo
da fissare la componente debole nel pannello a taglio e, che il
4
E’ importante sottolineare che il coefficiente di riduzione deve essere contenuto in un
[ ]
(d − t ) / 2 3 , e la
range definito tra la situazione di incastro, data da ε f , fixed = b bf
12EI
condizione di estremo libero, data da ε [(d b − t bf ) / 2]3 .
f , free =
3EI
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Setup delle Prove 70
⎛ 2M pl ,ep + 2 BRd n ⎞
⎜⎜ F2,Rd = ⎟ , ed infine il meccanismo tipo-3 definito dal
⎝ (m + n ) ⎟⎠
collasso dei bulloni con resistenza pari a (F3, Rd = 2 BRd ) .
Come mostrato in precedenti lavori di Piluso e Rizzano, il
parametro che può individuare il limite di passaggio tra i diversi
meccanismi è rappresentato dal seguente parametro βRd pari al
rapporto tra le resistenze del primo e terzo meccanismo:
4M pl , ep
β Rd = (2.17)
2 BRd m
Per gli scopi progettuali è di fondamentale importanza
dimensionare convenientemente la geometria del piatto d’estremità,
considerando che per migliorarne le capacità dissipative è opportuno
favorire un meccanismo di collasso del T-stub equivalente di tipo-1. Si
sono quindi fissati tutti i parametri in gioco, fatta eccezione per lo
spessore del piatto che va dimensionato in modo da conseguire un
meccanismo di collasso tipo-1 ed una buona sovraresistenza rispetto
al pannello a taglio, tenendo presente che lo scopo progettuale è di
realizzare una collegamento a parziale ripristino di resistenza, in cui il
pannello a taglio risulta meno resistente del piatto di estremità, e
dotato di adeguata duttilità.
Al fine di dimensionare lo spessore del piatto di estremità è stata
considerata la geometria del nodo trave-colonna come mostrata in
Figura 2.19, impiegando acciaio S275 e bulloni di classe 10.9. Inoltre,
ai fini progettuali è stato immaginato che le quattro righe di bulloni
costituiscono i due T-stub a quattro bulloni, uno in trazione e l’altro in
compressione, seguendo in tal modo anche le indicazioni contenute
nell’EC3 alla sezione 6.2.7.1, che propone tale tipo di approccio come
soluzione semplificata a patto che le righe di bulloni siano all’incirca
equidistanti dalle flange della colonna (Figura 2.20).
45
93
443
16793
IPE270
45
154
t ep = 20 mm
HE200B
Figura 2.19 – Geometria e rendering del nodo EEP – CYC 01
λ β
λ
8 BRd nm 8 ⋅ 220500 ⋅ 45 ⋅ 37
t ep ≤ = = 23.4mm (2.19)
bf y (m + 2n) 154 ⋅ 275(37 + 2 ⋅ 45)
La seconda equazione del sistema, fornisce:
bt ep2 M sp 1.2 M sp m
F1, Rd = f y = 1.2 ⇒ t ep = =
m (d b − tbf ) (d − tbf )bf y
b
(2.20)
1.2 ⋅ 101000000 ⋅ 37
= = 20.18mm
260 ⋅ 154 ⋅ 275
Pertanto, lo spessore del piatto di estremità che garantisce la
giusta sovraresistenza ed un meccanismo di tipo 1 può essere fissato
Mt = MT-stub
(dt-tbf)
pari a 20mm.
Figura 2.22 – Definizione del braccio di leva e delle azioni agenti sui T-stub
Dati colonna (HEB200)
dc [mm] bc [mm] tcf [mm] tcw [mm] Ac [mm2] Lc [mm] Wpl [mm3] N [N]
200 200 15 9 7810 2000 642500 645000
Dati materiali
E [N/mm2] fy [N/mm2]
210000 275
T-stub II T-stub I
8 6 4 2
y
7 5 3 1
Posizione bullonatura
# Fila # Bullone xb [mm] yb [mm]
1 40 30.5
I
2 40 123.5
3 134 30.5
II
4 134 123.5
5 342 30.5
III
6 342 123.5
7 394 30.5
IV
8 394 123.5
JOINT DATA
----------
Input data file
Nodo1.db
Preliminary option
0 (compute the moment-rotation curve of the beam-joint system)
Connection typology
2 (extended end-plate connection)
Connection vertical location
1 (far from the upper end of the column)
Specimen height
2000
Stiffener typology
1 (unstiffened web panel)
Panel zone internal action
3 (external joints in experimental tests)
Panel zone vertical stress
83
Modulus of elasticity
210000.00
Partial safety factors
GM0 (material of column, beam, end plate, angles) = 1.0000
GM2 (net area of bolted plates) = 1.0000
GMB (bolts) = 1.0000
Column section data
BFC (flange width) = 200.0000
TFC (flange thickness) = 15.0000
TWC (web thickness) = 9.0000
HC (height) = 200.0000
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
77 CAPITOLO 2
RESULTS
-------
Stiffeness
Component axial stiffness:
Kcwc (column web in compression) = 1918166.3750
Kcws (column web in shear) = 800212.6875
Bolt row axial stiffness:
BOLT ROW 1:
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
79 CAPITOLO 2
C r EI 5 ⋅ 210000 ⋅ 56960000 N
kb = = = 27222576 (2.23)
[(d b − t bf ) / 2 ]
3
[(270 − 10) / 2] 3
mm
k b k s (d b − t bf ) (d − t bf )
Ke = =
b
kb + k s 2 β
(2.25)
27222576 ⋅ 3841498 (270 − 10)
2
= = 1.137 ⋅1011 Nmm
27222576 + 3841498 2 ⋅1
M sp = 1.137 ⋅ 1011 ⋅ 0.85 ⋅ 0.00242 = 234kNm (2.26)
40
134
400
126
474
t cp = 10 mm
134
IPE270
40
t wp= 10 mm 154
t ep = 20 mm
HE200B
170
25 25
120
53
200
Posizione bullonatura
# Fila # Bullone xb [mm] yb [mm]
1 40 30
I
2 40 124
3 174 30
II
4 174 124
5 300 30
III
6 300 124
7 434 30
IV
8 434 124
JOINT DATA
----------
Input data file
Nodo2.db
Preliminary option
0 (compute the moment-rotation curve of the beam-joint system)
Connection typology
2 (extended end-plate connection)
Connection vertical location
1 (far from the upper end of the column)
Specimen height
2000
Stiffener typology
6 (supplementary web plates with continuity plates)
Panel zone internal action
3 (external joints in experimental tests)
Panel zone vertical stress
83
Modulus of elasticity
210000.00
Partial safety factors
GM0 (material of column, beam, end plate, angles) = 1.0000
GM2 (net area of bolted plates) = 1.0000
GMB (bolts) = 1.0000
Column section data
RESULTS
-------
Stiffeness
Component axial stiffness:
Kcwc (column web in compression) = 5145744.5000
Kcws (column web in shear) = 2336405.5000
Bolt row axial stiffness:
BOLT ROW 1:
Kcwt (column web in tension) = 3216079.2500
Kcfb (column flange in bending) = 1771486.1250
Kepb (end plate in bending) = 442092.8125
Kb (bolt in tension) = 11420608.0000
Keff (equivalent stiffness) = 310080.8750
BOLT ROW 2:
Kcwt (column web in tension) = 3216079.2500
Kcfb (column flange in bending) = 1771486.1250
Kepb (end plate in bending) = 2144048.0000
Kb (bolt in tension) = 11420608.0000
Keff (equivalent stiffness) = 699592.3125
BOLT ROW 3:
Kcwt (column web in tension) = 2561373.2500
Kcfb (column flange in bending) = 1771486.1250
Kepb (end plate in bending) = 1603687.6250
Kb (bolt in tension) = 11420608.0000
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
89 CAPITOLO 2
5
Questo valore deriva dall’assunzione di una distribuzione normale delle resistenze. Ne
consegue che la relazione tra il valore medio e quello caratteristico è la seguente:
f y ,k
f y,m =
1 − 1.64s
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
93 CAPITOLO 2
Mc
M b = W pl ,b f y , E = 484000 ⋅1.13 ⋅ 275 = 150kNm ⇒ ≈1 (2.33)
Mb
Seguendo quanto indicato nelle norme FEMA 267A per
soddisfare i requisiti di colonna forte e trave debole, si verifica che la
somma dei momenti plastici in corrispondenza della colonna, ottenuti
considerando la resistenza di snervamento nominale e l’influenza del
carico verticale sulla colonna, sia maggiore della somma delle azioni
flettenti agenti sulla faccia della stessa:
∑W ( fpl ,c y −σ c )
=
2 ⋅ 642500 ⋅ (355 − 0.3 ⋅ 355)
= 2.14 > 1 (2.34)
∑M c 148800000
Il pannello a taglio deve essere progettato, come richiesto dalle
FEMA 267A, per resistere ad un taglio pari all’80% del massimo
momento flettente agente sulla faccia della colonna. Assumendo per il
pannello nodale lo stesso dettaglio del nodo EEP-CYC 02, seguendo
la precedente procedura per calcolare la resistenza (eq. 2.26) ed
assumendo un fattore β pari ad uno, la verifica fornisce un
sovraresistenza a taglio del 90%:
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Setup delle Prove 94
167
t cp = 10 mm
93
IPE270
35
164
t wp= 10 mm
t ep = 25 mm
HE200B
R195
170 70 180
25 25
120
22
53
200
22
Per il nostro nodo viene quindi scelto uno spessore del piatto di
25 mm. La geometria del collegamento viene riportata in Figura 2.28.
Dati materiali
E [N/mm2] fy [N/mm2]
210000 275
Posizione bullonatura
# Fila # Bullone xb [mm] yb [mm]
1 35 35
I
2 35 124
3 121 35
II
4 121 124
5 294 35
III
6 294 124
7 380 35
IV
8 380 124
JOINT DATA
----------
Input data file
Nodo3.db
Preliminary option
0 (compute the moment-rotation curve of the beam-joint system)
Connection typology
2 (extended end-plate connection)
Connection vertical location
1 (far from the upper end of the column)
Specimen height
2000
Stiffener typology
6 (supplementary web plates with continuity plates)
Panel zone internal action
3 (external joints in experimental tests)
Panel zone vertical stress
83
Modulus of elasticity
210000.00
Partial safety factors
GM0 (material of column, beam, end plate, angles) = 1.0000
GM2 (net area of bolted plates) = 1.0000
GMB (bolts) = 1.0000
Column section data
BFC (flange width) = 200.0000
TFC (flange thickness) = 15.0000
TWC (web thickness) = 9.0000
HC (height) = 200.0000
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
97 CAPITOLO 2
RESULTS
-------
Stiffeness
Component axial stiffness:
Kcwc (column web in compression) = 5427834.0000
Kcws (column web in shear) = 1250711.1250
Bolt row axial stiffness:
BOLT ROW 1:
Kcwt (column web in tension) = 3018616.5000
Kcfb (column flange in bending) = 2895884.5000
Kepb (end plate in bending) = 3734044.5000
Kb (bolt in tension) = 16142138.0000
Keff (equivalent stiffness) = 993689.0625
BOLT ROW 2:
Kcwt (column web in tension) = 3018616.5000
Kcfb (column flange in bending) = 2795845.0000
Kepb (end plate in bending) = 6326576.0000
Kb (bolt in tension) = 16142138.0000
Keff (equivalent stiffness) = 1100153.2500
BOLT ROW 3:
Kcwt (column web in tension) = 2363910.5000
Kcfb (column flange in bending) = 2795845.0000
Kepb (end plate in bending) = 2870661.7500
Kb (bolt in tension) = 16142138.0000
Keff (equivalent stiffness) = 839628.5625
Keq (overall equivalent stiffness of bolt rows) = 2305923.2500
Zeq (lever arm) = 250.5999
---------------------------
Joint rotational stiffness:
Kj = 44305227776 Nmm
---------------------------
Resistance results
Warning: it is assumed that the continuity plates are designed
to avoid the failure of the column web in compression
and of the column web in tension
Component resistance:
Fcwc (column web in compression) = not influent
Fcws (column web in shear) = 676067.0625
Fbfc (beam flange in compression) = 511923.0625
Bolt row minimum resistance
(column flange in bending, column web in tension, end plate in
bending and beam web in tension):
BOLT ROW 1 FRd = 333367.6875 H = 306.0000
BOLT ROW 2 FRd = 178555.3750 H = 213.0000
BOLT ROW 3 FRd = 0.0000 H = 47.0000
--------------------------
Joint flexural resistance:
MRd = 140042800 Nmm
--------------------------
40
177
252
40
400
542
40
t cp = 10 mm
81
257
81
IPE270
40
t wp= 10 mm
154
HE200B
170 293 t ep = 25 mm
25 25 25 40
120 73 60 60 60
30
200
135
75
30
3.1 GENERALITÀ
L’obiettivo principale del presente capitolo è quello di mostrare e
di analizzare i risultati ottenuti nell’ambito delle prove cicliche
condotte sui quattro nodi precedentemente progettati, iniziando con
una descrizione dei risultati ottenuti per ogni singolo nodo e
terminando con le prove a trazione, necessarie per la caratterizzazione
meccanica dei materiali costituenti i profili ed i piatti impiegati per
realizzare i provini. In particolare, rappresentando i risultati
comportamentali osservati per le singole componenti nodali e quelli
relativi alla risposta ciclica dell’intero nodo, è possibile evidenziare e
confrontare i risultati delle quattro prove con particolare riferimento
alle rispettive caratteristiche di resistenza, duttilità e capacità
dissipative.
Oltre a valutazioni di carattere quantitativo, ogni singolo test
viene documentato anche fotograficamente allo scopo di mostrare le
zone di prima plasticizzazione e la loro evoluzione fino alla rottura del
provino. A tale scopo, infatti, i quattro provini sono stati dipinti
utilizzando del latte di calce (grassello) che, fessurandosi, consente di
evidenziare le zone sede di deformazioni plastiche.
105 CAPITOLO 3
Figura 3.6 – Rottura delle saldature all’attacco tra trave e piatto di estremità
In occasione di questa prova è stato possibile usufruire di una
termocamera che, attraverso la cattura di immagini infrarosse, ha reso
visibile la diffusione e la propagazione dell’energia termica scaturita
dalla plasticizzazione del pannello a taglio (Figura 3.7).
LVDT 3 e 4 LVDT 5 e 6
LVDT 1 LVDT 2
Filo 1 Filo 2
Figura 3.8 – Disposizione dei trasduttori di spostamento e loro numerazione
Attraverso gli LVDT posti sul piatto di estremità (LVDT 3, 4, 5 e
6) è stato possibile monitorare, per differenza, gli spostamenti dei T-
stub lato della trave. I T-stub lato colonna, invece, non sono stati
monitorati ritenendo il loro impegno plastico di modesta entità e
quindi trascurabili. I trasduttori a filo (Filo 1 e 2), disposti sull’anima
della colonna ed in corrispondenza del raccordo alla flangia superiore,
in abbinamento agli LVDT 1 e 2, disposti al di sotto della colonna in
corrispondenza della mezzeria della flangia inferiore, hanno
consentito di ricavare, per differenza, il contributo dissipativo dei
pannelli d’anima a trazione e compressione. Infine, gli LVDT 1 e 2,
per differenza, hanno permesso di misurare lo scorrimento e, quindi,
la rotazione del pannello d’anima della colonna, immaginando il
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Prove Cicliche sui Nodi ed Analisi dei Risultati 110
braccio della coppia interna posto pari alla distanza fra gli interassi
delle flange della trave (eq. 3.1-3.5).
δ T − stub,Sx = δ LVDT , 4 − δ LVDT ,3 (3.1)
δ T − stub , Dx = δ LVDT ,5 − δ LVDT ,6 (3.2)
δ PTC , Sx = δ FILO ,1 − δ LVDT ,1 (3.3)
δ PTC , Dx = δ FILO , 2 − δ LVDT , 2 (3.4)
(δ −δ
γ SP = LVDT ,1 LVDT , 2
)
(3.5)
(d b − tbf )
100
Displacement [mm]
50
0
0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000
-50
-100
-150
Time [sec]
Lt + +
Ltr Lc Ltr
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,100 -0,075 -0,050 -0,025 0,000 0,025 0,050 0,075 0,100
-50000
-100000
-150000
=
ltr Lc ltr Lc/2 ltr
Figura 3.12 – Schema per il calcolo degli spostamenti verticali della colonna
M M 2
v( z1 ) = z3 − z +
6 EI c ( Lc + 2ltr ) 4 EI c
⎡
(3.12)
ML3c ML2c MLc ⎤
+⎢ − + ⎥z
⎣12 EI c ( Lc + 2ltr ) 4 EI c ( Lc + 2ltr ) 4 EI c ⎦
2
⎡ ML3c ML2c ⎤
v( z 2 ) = ⎢ − ⎥z +
⎣12 EI c ( Lc + 2l tr )
2
8EI c ( Lc + 2l tr ) ⎦
(3.13)
ML3c ML2c
− +
12 EI c ( Lc + 2l tr ) 2 8EI c ( Lc + 2l tr )
dove la (3.12) è valida per il tratto elastico della colonna, mentre la
(3.13) per quello rigido.
Il legame ciclico sperimentale del pannello d’anima della colonna
soggetto a taglio (shear panel) lo si ottiene utilizzando i valori registrati
dai trasduttori LVDT 1 e 2 (eq. 3.5), depurando però le misure dallo
spostamento verticale legato alla deformata flessionale della colonna
(eq. 3.12-3.13) in corrispondenza dei punti di misura, e calcolando il
momento trasmesso al pannello:
[(δ − δ ) − (δ LVDT ,2 − δ c )]
γ SP = LVDT ,1 c (3.14)
(d b − tbf )
M SP = Fatt , 250 kN ⋅ Lt (3.15)
L’andamento della curva MSP-γSP viene mostrato in Figura 3.13.
Dalle eq. (3.1) e (3.2), depurando gli spostamenti misurati dagli
LVDT 3, 4, 5 e 6 come appena fatto per il pannello nodale, si
ottengono i legami ciclici dei T-stub equivalenti al piatto di estremità:
δ T − stub ,Sx = δ LVDT , 4 − δ LVDT ,3 (3.16)
δ T − stub , Dx = δ LVDT ,5 − δ LVDT ,6 (3.17)
Fatt , 250 kN ⋅ Lt
FT − stub ,Sx = FT − stub , Dx = (3.18)
(d b −tf )
I legami ciclici sperimentali dei due T-stub vengono quindi
rappresentati in Figura 3.14 e Figura 3.15.
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,05 -0,04 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05
-50000
-100000
-150000
-200000
Shear Panel
-250000
γ [rad]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
-200
-400
-600
T-Stub Sx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
-200
-400
-600
T-Stub Dx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-200
-400
-600
Panel T-C Sx
-800
Displacement [mm]
Figura 3.16 – Legame ciclico del pannello sinistro d’anima soggetto a trazione e
compressione
Osservando il legame momento-rotazione del nodo si nota come
il comportamento di questo sia significativamente influenzato dal
pannello nodale soggetto a taglio: difatti, i cicli risultano molto regolari
ed ampi e privi di pinching, che invece caratterizza i nodi in cui si ha
un impegno prevalente dei T-stub. Il comportamento duttile risulta
essere certamente eccellente anche se la rottura è avvenuta in
corrispondenza delle saldature che, in questo caso, erano previste a
cordoni d’angolo. Probabilmente, effettuando saldature a completa
penetrazione il comportamento sarebbe risultato migliore, riuscendo
ad incrementare così lo spostamento ultimo del nodo. Si può
concludere che un nodo siffatto fornisce notevoli capacità dissipative,
ed una capacità rotazionale del tutto soddisfacente, in questo caso
intorno al 6%.
In ultima analisi è possibile fare alcune considerazioni circa il
comportamento dissipativo del nodo. Confrontando le energie
dissipate dalle componenti nodali, depurate degli spostamenti di trave
e colonna, e quelle non depurate si vede che queste sono praticamente
SUM Comp.
150000
100000
50000
0
20 25 30 35 40
n° cycles
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,100 -0,075 -0,050 -0,025 0,000 0,025 0,050 0,075 0,100
-50000
-100000
-150000
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,05 -0,04 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05
-50000
-100000
-150000
-200000
Shear Panel
-250000
γ [rad]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
-200
-400
-600
T-Stub Sx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
-200
-400
-600
T-Stub Dx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-200
-400
-600
Panel T-C Dx
-800
Displacement [mm]
Figura 3.27 – Legame ciclico del pannello destro d’anima soggetto a trazione e
compressione
Anche in questo caso si è effettuato il confronto energetico fra
quanto dissipato integralmente dal nodo e quanto dissipato, invece,
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
125 CAPITOLO 3
SUM Comp.
30000
20000
10000
0
20 25 30 35
n° cycles
Figura 3.31 – Applicazione di strain gage ai lati della sezione ridotta e primi segni di
plasticizzazione nella sezione ridotta della trave
Figura 3.32 – Propagazione della plasticizzazione nella sezione ridotta della trave
Figura 3.33 – Formazione della cerniera plastica nella sezione ridotta della trave
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,100 -0,075 -0,050 -0,025 0,000 0,025 0,050 0,075 0,100
-50000
-100000
-150000
0,01
0,01
Strain
0,00
0 250 500 750 1000 1250 1500 1750 2000
-0,01
-0,01 Sx-DB
Dx-DB
Sx-EP
-0,02
Time [sec]
Figura 3.37 – Deformazioni misurate dagli strain-gage ai lati della sezione ridotta
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,05 -0,04 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05
-50000
-100000
-150000
-200000
Shear Panel
-250000
γ [rad]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16
-200
-400
-600
-800
T-Stub Sx
-1000
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-200
-400
-600
-800
Panel T-C Sx
-1000
Displacement [mm]
Figura 3.40 – Legame ciclico del pannello sinistro d’anima soggetto a trazione e
compressione
100000
50000
0
20 25 30 35 40
n° cycles
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,100 -0,075 -0,050 -0,025 0,000 0,025 0,050 0,075 0,100
-50000
-100000
-150000
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,050 -0,040 -0,030 -0,020 -0,010 0,000 0,010 0,020 0,030 0,040 0,050
-50000
-100000
-150000
-200000
Shear Panel
-250000
γ [rad]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22
-200
-400
-600
T-Stub Sx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22
-200
-400
-600
T-Stub Dx
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
-4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4
-200
-400
-600
Panel T-C Sx
-800
Displacement [mm]
Figura 3.52 – Legame ciclico del pannello sinistro soggetto a trazione e compressione
Dalla valutazione energetica emerge chiaramente quanto
evidenziato fin qui, con il contributo predominante dei T-stub
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
143 CAPITOLO 3
SUM Comp.
120000
100000
80000
60000
40000
20000
0
20 25 30 35 40
n° cycles
400
Tensione [MPa]
300
200
100
Legame nominale
0
0,00 0,10 0,20 0,30 0,40 0,50
Deformazione
700
600
Tensione [MPa]
500
400
300
200
100
Legame nominale
Legame reale
0
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
Deformazione
700
600
Tensione [MPa]
500
400
\
300
200
100
Legame reale
Modello quadrilineare
0
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00
Deformazione
t ep bep
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,100 -0,075 -0,050 -0,025 0,000 0,025 0,050 0,075 0,100
-50000
-100000
Figura 3.58 – Confronto tra gli inviluppi relativi alle quattro prove cicliche
Energy dissipation
250000
Energy EEP-CYC01
Energy EEP-CYC02
Energy EEP-DB-CYC03
200000
Energy TS-CYC04
Energy [kN·mm]
150000
100000
50000
0
20 25 30 35 40 45
n° cycles
4.1 GENERALITÀ
In questa capitolo si analizzeranno le problematiche riguardanti la
modellazione dei legami che caratterizzano le principali componenti di
un nodo di tipo extended end-plate. Tutti gli aspetti esposti per questa
connessione, come osservato nel paragrafo 1.4 , si possono impiegare
anche per la previsione del comportamento di nodi completamente
saldati che, salvo piccole modifiche, possono ritenersi un sottoinsieme
dei nodi extended end-plate. Per tutte le componenti, quindi, si
mostreranno gli sviluppi più attuali della ricerca e si vedranno in
dettaglio i modelli utilizzati per il comportamento monotono e ciclico,
seguendone sinteticamente anche lo sviluppo storico. In particolare,
dapprima si analizzerà il modello di Cofie e Krawinkler (1983),
sviluppato nel 1983 con l’intento di cogliere i meccanismi dissipativi di
sezioni compatte in acciaio. Il loro lavoro, supportato anche da
confronti con test sperimentali, viene ripreso da Kim ed Engelhardt
(1996, 2002) per definire il comportamento del pannello a taglio. I due
autori nel 2002 forniscono un modello ciclico molto affidabile che si
propone come sostitutivo degli approcci approssimati ed impiegati
fino a quell’anno (i.e. hardening cinematico). Gli stessi, riprendendo
lavori precedenti, rielaborano anche il modello monotono,
proponendo un legame di tipo quadrilineare per questa componente.
Infine, per i T-stub si considererà il modello di Faella, Piluso e
Rizzano (2000, 2007), il quale si basa sull’integrazione delle curvature
di sezioni compatte per ricavare l’andamento monotono, e sulla
153 CAPITOLO 4
Figura 4.1 – Anima della colonna soggetta a compressione e schema delle tensioni
normali e da taglio agenti (Piluso et al., 2000)
Figura 4.2 - Anima della colonna soggetta a trazione (Piluso et al., 2000)
La curva monotona
Il legame monotono è costituito da tre rami, come visto in Figura
4.4: un primo ramo elastico, fino allo sforzo di snervamento, un
secondo ramo ad incrudimento nullo fino alla deformazione di strain-
hardening, fissata in 14ε y , ed un ultimo ramo descritto dalla seguente
legge:
1n
ε σ ⎛⎜ σ ⎞⎟
= + (4.5)
ε y f y ⎜⎝ Kf y ⎟⎠
dove n e K sono parametri che Cofie ha ricavato dall’analisi di curve
sperimentali.
Curva di isteresi
Questa curva, che descrive il comportamento isteretico
dell’acciaio relativamente ad un ciclo, viene definita da un tratto
elastico, identico ad ogni ciclo ed avente ampiezza 1,2σy, seguito da
un tratto inelastico definito dalla teoria di Dafalias e Popov mediante
la rigidezza tangente. La bound line viene utilizzata in questo caso
come asintoto del ramo plastico:
dσ ⎡ ⎛ δ ⎞⎤
Ep = = Ebl ⎢1 + h⎜⎜ ⎟⎟⎥ (4.7)
dε p ⎣ ⎝ δ in − δ ⎠⎦
dove Ep è il modulo plastico;
εp è la deformazione plastica;
Ebl è il modulo plastico associato alla bound line;
δin è la distanza tra il punto di snervamento e la bound line
misurata lungo l’asse delle tensioni;
δ è la distanza tra la tensione istantanea e la bound line,
misurata lungo l’asse delle tensioni;
h è il fattore di forma scelto sulla base di dati sperimentali.
In questo modo il modulo plastico decresce continuamente come
mostrato in Figura 4.11:
Parametro valore
h 45
K 0,51
n 0,23
K’ 0,9
n’ 0,19
FH 0,45
FS 0,07
FR 0,05
Di seguito si riportano alcuni confronti teorico-sperimentali
effettuati da Cofie per mostrare l’affidabilità del modello.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
167 CAPITOLO 4
M=FLb
Sforzo di compressione
M/Lc M/Lc
Lc
M M
Veq =
(d b − t bf ) Lc =
−
M ⎡ ⎛ (d b − t bf ) ⎞⎟⎤ M
⎜ ⎟⎥ = (d − t ) β
(d b − t bf ) ⎢⎣⎢1 − ⎜⎝ Lc ⎠⎦⎥ b bf
My K1
Ke
γy γ
Figura 4.17 – Modlelo bilineare di Fielding e Huang
La prima differenza fondamentale, fra i modelli monotoni presi in
esame, risiede nella definizione dell’area efficace a taglio, ovvero la
parte di pannello sottoposta a deformazioni taglianti. Fielding e
Huang propongono come area efficace:
Aeff , FK = (d c − t cf )t cw (4.10)
Figura 4.18 – Pannello a taglio Figura 4.19 – Modello post-elastico di Fielding (1971)
Dall’equilibrio alla traslazione operato sullo schema mostrato di
seguito, si ottiene:
Link rigido
ΔVeq Δδ
3 3
3EI/L 3EI/L
db/2
Hc
K1 = =
6 EI
= 12 = 2 Ebcf t cf
Δγ 2
d b2 d b2
(4.16)
⎛ db ⎞
⎜ ⎟
⎝ 2⎠
100000
Moment [kN·mm]
75000
50000
25000
Fielding e Huang
0
0,000 0,003 0,005 0,008 0,010 0,013 0,015
γ [rad]
Figura 4.21 – Applicazione del modello di Fielding e Huang per un nodo esterno
realizzato con colonna HEB200 e trave IPE270
Msh K2
K1
My
Ke
γy γsh
γ
Figura 4.22 – Modello trilineare di Wang
Per la definizione degl’altri parametri restano valide le precedenti
equazioni (4.11-4.14).
Per la rigidezza del primo ramo post-elastico Wang propone delle
formule empiriche, in cui fissa la rotazione di strain-hardening al
valore di γ sh = 3,5γ y e il momento corrispondente in
M sh = M y + 4M pcf , con Mpfc momento plastico delle flange della
colonna.
Modello di Wang
125000
100000
Moment [kN·mm]
75000
50000
25000
Wang
0
0,000 0,003 0,005 0,008 0,010 0,013 0,015
γ [rad]
100000
Moment [kN·mm]
75000
50000
25000
Krawinkler
0
0,000 0,003 0,005 0,008 0,010 0,013 0,015
γ [rad]
My2 K3
My1 K2
K1
My
Ke
γy γ1 γ2
γ
Figura 4.28 – Modello quadrilineare di Kim ed Engelhardt
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Analisi dei Modelli Esistenti per le Componenti Nodali 184
εf =
[(d b − t bf )/ 2 ]
3
(4.26)
C r EI c
εt =
[
(d b − tbf )/ 2 ]
(4.27)
G (d c t cw + R f Adp )
dove Cr è una costante che tiene conto del grado di vincolo imposto
alle estremità delle travi equivalenti;
Rf è un fattore di riduzione;
Adp è l’area degli eventuali piatti supplementari d’anima.
Nella deformabilità flessionale si tiene conto del grado di vincolo
relativo alle estremità del pannello che, come anticipato, può essere
visto come intermedio fra le condizioni di estremo libero, caso in cui
la deformabilità varrebbe ε f =
[(d b − tbf ) / 2 ]
3
, e le condizioni di
3EI
incastro ε f =
[(d b − tbf ) / 2 ]
3
M = Veq
(d b − tbf )
ε 1ε 2 (d b − tbf ) (d b − tbf )
= γ (4.28)
β ε1 + ε 2 2 β
da cui la rigidezza del tratto elastico vale:
ε 1ε 2 (d b − tbf ) (d b − tbf )
Ke = (4.29)
ε1 + ε 2 2 β
Il momento di snervamento del pannello si raggiunge quando la
deformazione media a taglio nel pannello attinge il valore limite:
M y = K eC yγ y (4.30)
dove Cy tiene conto della deformazione non uniforme all’interno del
pannello e viene definito come rapporto tra la deformazione media e
la deformazione di snervamento γy.
Per descrivere il comportamento nel primo ramo post-elastico,
nel quale si ipotizza il passaggio dalla prima plasticizzazione all’intera
plasticizzazione del pannello a taglio, si assume, seguendo un
approccio simile a quello descritto da Fielding e Huang, che in tale
range, a causa della parziale plasticizzazione, il pannello possa essere
modellato come due travi a T la cui altezza viene fissata pari ad un
quarto di quella della colonna. In tale ipotesi, le deformabilità
osservate precedentemente valgono ora:
ε pf =
[(d b − tbf ) / 2 ]
3
(4.31)
C r EI T
ε pt =
[
(d b − tbf ) / 2 ]
⎡⎛ d ⎞ R f Adp ⎤ (4.32)
G ⎢⎜ c − d yw ⎟t cw +
⎣⎝ 2 ⎠ 4 ⎥⎦
dove IT è il momento d’inerzia della sezione a T mentre dyw vale un
quarto della larghezza dell’anima della colonna.
Momento e rigidezza del secondo tratto del modello quadrilineare
si calcolano analogamente a quanto osservato per il ramo elastico,
semplicemente considerando le deformabilità variate:
ε pf ε pt (d b − tbf ) (d b − tbf )
K1 = 2 (4.33)
ε pf + ε pt 2 β
M y1 = τ y (d c t cw + R f Adp )
(d − t bf )
b
(4.34)
β
La seconda rigidezza post-elastica, relativa ad una fase successiva
allo snervamento dell’intero pannello, viene definita utilizzando un
approccio simile a quello di Krawinkler, ovvero considerando il
pannello come vincolato da quattro molle rotazionali disposte agli
angoli. Con la presenza di queste molle si tiene conto della resistenza
dovuta agli elementi che circondano il pannello e, in particolar modo,
della resistenza flettente delle flange della colonna. La rigidezza della
singola molla viene definita come nella precedente eq. (4.20):
Ebcf t cf2
Ks = (4.35)
Cs
in cui C s (constant of springs) è da determinare sperimentalmente.
Con semplici passaggi è possibile ricavare i valori della rigidezza
di questo secondo campo post-elastico:
4 Ebcf tcf2
K2 = (4.36)
Cs β
mentre il momento limite di questo tratto si assume pari a:
M y 2 = M y1 + σ y bcf t cf2 (4.37)
dove σ y è la tensione limite delle flange della colonna ottenuta
tenendo conto anche dell’influenza dello sforzo normale.
Infine, la rigidezza dell’ultimo ramo si considera pari a quella di
incrudimento, come gia osservato per nei modelli di Krawinkler e
Wang:
G st Aeff (d b − t bf )
K3 = (4.38)
(1 − ρ )
Un primo confronto con gli altri modelli può essere eseguito per
il nodo esterno oggetto della sperimentazione che, trattandosi di un
caso con flange sottili (tfc =15 mm), ponendo i valori dei parametri
Cr = 5, C y = 0.9, C s = 20 come indicato dagli autori, non si notano
notevoli discrepanze fra il modello di Krawinkler e quello di Kim e
Engelhardt, ed in generale i quattro modelli individuano un fuso non
molto ampio:
Confronto tra modelli per il pannello a taglio
125000
100000
Moment [kN·mm]
75000
50000
Fielding e Huang
25000
Wang
Krawinkler
Kim e Engelhardt
0
0,000 0,003 0,005 0,008 0,010 0,013 0,015
γ [rad]
Figura 4.30 – Confronto dei modelli e dei risultati FEM per tfc = 27mm
(Kim ed Engelhardt, 2002)
Figura 4.31 – Confronto dei modelli e dei risultati FEM per tfc = 36mm
(Kim ed Engelhardt, 2002)
Figura 4.32 – Confronto dei modelli e dei risultati FEM per tfc = 45mm
(Kim ed Engelhardt, 2002)
My Ksh
2My
Ke
γy γ
Figura 4.35 – Curva ciclica di regime o CSS curve (Kim ed Engelhardt, 2002)
La risposta del pannello nodale per il primo semiciclo segue le
regole monotone precedentemente definite, successivamente il
comportamento ciclico del pannello viene definito da curve elastiche
ed inelastiche, come mostrato nella Figura 4.36.
Figura 4.37 – Procedura per determinare il fattore di forma (Kim ed Engelhardt, 2002)
La legge di variazione del ramo inelastico viene definita in base
alla teoria di Dafalias tramite la rigidezza tangente, descrivendo la
curva nel piano momento-rotazione plastica:
⎡ δA ⎤
K pA = K bl ⎢1 + hˆ (4.43)
⎣ δ in − δ A ⎥⎦
Considerando la tendenza asintotica di questo ramo alla bound
line è abbastanza semplice integrare in forma chiusa quest’ultima
espressione, cosa che non è possibile fare quando si passa nel piano
delle rotazioni totali, in cui è necessario raccordare la curva definita
dall’espressione precedente con il ramo elastico. Per raggiungere
questo scopo è necessario sommare le rigidezze in serie, da cui si
ottiene:
1 1 1
A
= + A (4.44)
Kt Ke K p
da cui deriva:
K e + K pA
K =
t
A
(4.45)
K e K pA
dove K e è la rigidezza del tratto elastico, K pA è la rigidezza plastica
relativa al punto A e nel piano momento-rotazione plastica, K tA è la
rigidezza tangente al punto A nel piano momento-rotazioni totali.
A seguito del primo semiciclo inelastico, per tracciare il quale si fa
riferimento alla bound line iniziale determinata con la condizione di
tangenza alla CSS curve, si passa alla traslazione della bound line
mediante la procedura indicata negli studi sul comportamento
dell’acciaio di Cofie e Krawinkler (Figura 4.38):
Parametro valore
FH 0,45
FS 0,07
FR 0,05
Le formule necessarie a determinare il valor medio e l’ampiezza di
momento e rotazioni valgono:
Mm =
(M A + M B )
(4.46)
2
(γ + γ B )
γm = A (4.47)
2
M − MB
Ma = A (4.48)
2
γ −γ
γa = A B (4.49)
2
dove i pedici m ed a indicano rispettivamente il valore medio e quello
relativo ad una determinata ampiezza.
4.4 I T-STUB
4.4.1 Introduzione
Nel secondo capitolo si è evidenziata l’importanza della
caratterizzazione di tutte quelle componenti nodali che, agendo
direttamente sulla deformabilità e/o resistenza., determinano la
risposta complessiva dei nodi trave-colonna. Quando ci si riferisce,
come in questo lavoro, specificamente a nodi di tipo extended end-
plate, non si può prescindere dalla definizione di T-stub. Questa
componente strutturale, quasi sempre presente nel caso di connessioni
bullonate, nei nodi flangiati viene utilizzata per modellare la flangia
della colonna in flessione o l’end-plate in flessione. A tale scopo,
infatti, si parla di T-stub equivalente (Figura 4.41) .
T-stub T-stub
T-stub
T-stub
d
L1
n m
B1
0.8 r
df
B
tf
B2
L2
e2
L
X
Figura 4.43 – Geometria di un T-stub a due bulloni e nomenclatura adottata
(Piluso et al., 2000)
b b b
Q Q Q Q
F1.Rd B Rd B Rd B Rd B Rd
+Q
(a) 2 (b) (c)
M f.Rd M f.Rd
M f.Rd
n m m n n m m n m m
Figura 4.44 – Meccanismi di collasso dei T-stub: a) meccanismo 1; b) meccanismo 2;
c) meccanismo 3 (Piluso et al., 2000)
Meccanismo di collasso 1
Tra i tre possibili meccanismi quello di tipo 1 risulta essere il più
dissipativo poiché caratterizzato dalla formazione di quattro cerniere
plastiche, due in corrispondenza dei bulloni e due in corrispondenza
del raccordo anima-flangia. In accordo con l’EC3, si assume come
distanza del bullone dalla cerniera plastica:
m = d − 0,8r (4.50)
dove d è la distanza tra l’asse del bullone e l’attacco anima-flangia, r è il
raggio di raccordo dell’attacco anima-flangia (nell’ipotesi che il T-stub
sia ottenuto a partire da un profilo laminato).
Meccanismo di collasso 2
Il meccanismo di collasso 2 è caratterizzato dalla formazione di
due cerniere plastiche in corrispondenza dell’attacco flangia-anima e
dalla contemporanea rottura dei bulloni (Figura 4.44).
La presenza delle forze di contatto produce un incremento delle
azioni nei bulloni che raggiungono il collasso ancora prima che si
verifichi la formazione di ulteriori cerniere plastiche nella flangia. La
condizione di snervamento delle flange, con riferimento alla figura,
fornisce la seguente condizione:
Bm − Q(n + m) = M f (4.52)
da cui
Bm − M f
Q= (4.53)
m+n
dove n rappresenta la distanza tra l’asse del bullone e la forza di
contatto.
Dall’equilibrio alla traslazione si ottiene il valore della resistenza
ultima per questo meccanismo:
2 M f + 2 Bn
F2 = 2( B − Q) = (4.54)
m+n
Meccanismo di collasso 3
Tale tipo di meccanismo interessa il caso in cui l’elemento debole
della connessione è costituito dai bulloni che, infatti, raggiungono la
rottura prima della formazione di ogni cerniera plastica. In tal caso vi
è l’impossibilità di sviluppare forze di contatto Q e pertanto i due
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Analisi dei Modelli Esistenti per le Componenti Nodali 202
Figura 4.45 – Influenza del parametro β sulla modalità di collasso dei T-stub
(Piluso et al., 2000)
Assumendo quindi che l’azione del bullone possa essere
riguardata come un carico distribuito:
B
q= (4.58)
dw
dalle equazioni di equilibrio alla rotazione intorno alla sezione in asse
dei bulloni ed in corrispondenza dell’attacco flangia-anima si ottiene:
qd w2
M f = Qn − (4.59)
8
M f = q d w m − Q ( m + n) (4.60)
Queste ultime due equazioni forniscono un sistema nelle due
incognite Q e q. La risoluzione di esso porta alle seguenti espressioni
per le forze di contatto e per l’azione del bulloni:
M f (8m + d w )
Q= (4.61)
8mn − (m + n)d w
8M f ( m + 2n)
B = qw d = (4.62)
8mn − (m + n)d w
Dall’equilibrio alla traslazione risulta il valore della resistenza
ultima cercato:
M f (32n − 2d w )
F1 = 2 B − 2Q = (4.63)
8mn − (m + n)d w
Figura 4.46 – Linee di plasticizzazione per T-stub ad una sola fila di bulloni
(Piluso et al., 2000)
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
205 CAPITOLO 4
Figura 4.47 – Linee di plasticizzazione per T-stub ad una sola fila di bulloni.
Comportamento isolato a), b), c) e comportamento di gruppo d), e) (Piluso et al., 2000)
Figura 4.48 – Cinematismi di collasso dei T-stub in funzione del meccanismo atteso
(Piluso et al., 2000)
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Analisi dei Modelli Esistenti per le Componenti Nodali 208
fu atn E u
TRUE STRESS
atn E h
fy
atn E
εy εh εm εu ε
NATURAL STRAIN
1 ⎡ ⎛ χy ⎞ ⎤
2
M
= ⎢3 − ⎜⎜ ⎟ ⎥ (4.74)
M y 2 ⎢ ⎝ χ ⎟⎠ ⎥
⎣ ⎦
3. hardening, χ h χ y < χ χ y < χm χ y :
1 ⎡⎢ ⎛⎜ χ ⎤ 1 E ⎛χ−χ
2
M ⎞ ⎞⎛ χ h ⎞⎛ χ ⎞
= 3− ⎟ ⎥+ h ⎜ h ⎟⎜1 − ⎟⎟⎜⎜ 2 + h ⎟⎟ (4.75)
M y 2 ⎢ ⎜⎝ χ y ⎟ ⎜
⎥ 2 E ⎝ χy ⎟⎜⎝ χ ⎠⎝ χ ⎠
⎣ ⎠ ⎦ ⎠
4. Post-strizione, χ m χ y < χ χ y < χu χy :
1 ⎡⎢ ⎛⎜ χ ⎞⎟ ⎤⎥ 1 Eh ⎛⎜ χ − χ h ⎞⎟⎛ χ h
2
M ⎞⎛ χ ⎞
= 3− + ⎜1 − ⎟⎟⎜⎜ 2 + h ⎟⎟ +
M y 2 ⎢ ⎜⎝ χ y ⎟⎠ ⎥ 2 E ⎜⎝ χ y ⎟⎠⎜⎝ χ ⎠⎝ χ ⎠
⎣ ⎦ (4.76)
1 ⎛ E − Eu ⎞⎛⎜ χ − χ m ⎞⎟⎛ χ m ⎞⎛ χ ⎞
− ⎜ h ⎟⎜ ⎜⎜1 − ⎟⎟⎜⎜ 2 + m ⎟⎟
2 ⎝ E ⎠⎝ χ y ⎠⎝ ⎟ χ ⎠⎝ χ ⎠
Meccanismo 1
2λ
Tale meccanismo si verifica per β u < e la precedente
1 + 2λ
l’espressione (4.63), particolarizzata al caso del momento ultimo,
restituisce la resistenza ultima del T-stub:
M u ⋅ (32n − 2d w )
F1,u = (4.80)
8mn − (m + n ) ⋅ d w
Quest’ultima espressione fornisce anche le altre ordinate del
legame quadrilineare se particolarizzata con i momenti corrispondenti
alle curvature limite χ y , χ h , χ m ricavate utilizzando le (4.69-4.71).
Gli spostamenti corrispondenti ai quattro punti del legame si
possono ottenere tramite l’integrazione delle curvature lungo la flangia
del T-stub. Lo spostamento corrispondente al primo snervamento
⎡ χξ 1 M y ⎛ χξ χ y ⎞ ⎤
D(ξ ) = ε y ⎢2 − ⎜3 + − 3 ⎟ − 1⎥ (4.88)
⎜ ⎟ ⎥
⎣⎢ χ y ξ M u ⎝ χ y χ ξ ⎠ ⎦
2
D(ξ 2 )
m
δ ph = (4.89)
2t f
Mh
in cui D(ξ 2 ) è il valore della funzione con ξ 2 = e χξ = χ h .
Mu
Il ragionamento esposto può essere rapidamente applicato anche
al calcolo di δ m , spostamento atteso al raggiungimento di Fm. In tal
caso si ha infatti:
δ m = δ em + 2δ pm (4.90)
dove la parte elastica dello spostamento δ em sarà ancora espressa dalla
relazione:
Fm
δ em = (4.91)
Ki
mentre la parte plastica può ottenersi, dall’integrazione delle curvature,
impiegando la funzione:
⎡ χξ 1 M y ⎛ χξ χ y E h (χ ξ − χ h ) ⎞ ⎤
2
F (ξ ) = ε y ⎢2 − ⎜ 3 + −3+ ⎟ − 1⎥ (4.92)
⎢⎣ χ y ξ M u ⎜⎝ χ y χ ξ E χ ξ χ y2 ⎟ ⎥
⎠ ⎦
m2
δ pm = F (ξ 3 ) (4.93)
2t f
Mm
in cui F (ξ 3 ) è il valore della funzione con ξ 3 = e χξ = χ m .
Mu
Infine, lo spostamento ultimo del T-stub è fornito dalla seguente
espressione:
δ u = δ eu + 2δ pu (4.94)
dove la parte elastica dello spostamento è ancora ottenuta da:
Fu
δ eu = (4.95)
Ki
Meccanismo 2
2λ
Il meccanismo 2 si verifica per valori < β u < 2 , mentre la
1 + 2λ
resistenza ultima del T-stub può essere espressa in funzione di Mu e
del parametro ξ:
2M u
Fu , 2 = (1 + ξ ) (4.100)
m
dove:
(2 − β u )λ
ξ= (4.101)
β u (1 + λ )
Anche l’espressione (4.100), nell’ipotesi semplificativa che il
punto di nullo del diagramma del momento resti invariato durante il
processo di carico, fornisce anche le altre ordinate del legame
quadrilineare se particolarizzata con i momenti corrispondenti alle
curvature limite χ y , χ h , χ m ricavate utilizzando le (4.69-4.71).
m⎛ ξ ⎞
se ξ1 < ξ 3* < ξ 2 ϑ p 2m = ⎜⎜ + λ ⎟⎟ D(ξ 2* ) (4.110)
t f ⎝1+ ξ ⎠
m⎛ ξ ⎞
se ξ 2 < ξ 3* < ξ 3 ϑ p 2m = ⎜⎜ + λ ⎟⎟ F (ξ 3* ) (4.111)
t f ⎝1+ ξ ⎠
Ancora una volta D(ξ 3* ) e F (ξ 3* ) sono i valori delle funzioni
Mm
espresse dalla (4.88) e (4.92) con ξ 3* = ξ e χ ξ pari alla curvatura
Mu
corrispondente al momento ξ 3* M u . Con la stessa procedura introdotta
precedentemente, si ottiene:
se ϑ p1m > ϑ p 2 m δ pm = ϑ p1m (n + m) − ϑ p 2 m n (4.112)
se ϑ p1m < ϑ p 2 m δ pm = ϑ p1m m (4.113)
da cui è possibile pervenire allo spostamento δ m con l’eq. (4.90).
Per concludere il tracciamento del legame quadrilineare, è
necessario calcolare il valore dello spostamento al collasso δ u . Questo
sarò ottenuto applicando la (4.94), in cui la rotazione plastica ϑ p1u sarà
ottenuta mediante una relazione analoga alla (4.93):
m
ϑ p1u = C (4.114)
t f (1 + ξ )
Invece, la rotazione della zona compresa fra l’asse del bullone ed
il bordo libero dipende dal corrispondente valore del momento
flettente ξM u , identificando quattro casi:
se ξ < ξ1 ϑ p 2u = 0 (4.115)
m⎛ ξ ⎞
se ξ1 < ξ < ξ 2 ϑ p 2u = ⎜⎜ + λ ⎟⎟ D(ξ ) (4.116)
t f ⎝1+ ξ ⎠
m⎛ ξ ⎞
se ξ 2 < ξ < ξ 3 ϑ p 2u = ⎜⎜ + λ ⎟⎟ F (ξ ) (4.117)
t f ⎝1+ ξ ⎠
m⎛ ξ ⎞
se ξ 3 < ξ < ξ1 ϑ p 2u = ⎜⎜ + λ ⎟⎟G (ξ ) (4.118)
t f ⎝1+ ξ ⎠
Meccanismo 3
Per tale meccanismo la formulazione risulta analoga a quanto
osservato per il meccanismo 1, con la differenza che, in questo caso,
la rotazione del T-stub è data dalla (4.116) e dove in questo caso il
coefficiente ξ vale:
δ p = ϑpm (4.124)
M B m 2
ξ= = u = (4.125)
Mu Mu βu
Richiamando le espressioni precedenti, in questo caso il legame
costitutivo sarà dato da un quadrilineare troncato nel punto
corrispondente alla forza ultima, rappresentata dalla resistenza dei
bulloni. Nella versione completa il legame diventa:
Fy
δy = (4.126)
K
F m2
δh = h + D(ξ 2 ) (4.127)
K tf
Fm m 2
δm = + F (ξ 3 ) (4.128)
K tf
Fu m 2
δu = + G (ξ ) (4.129)
K tf
dove a1, a2, a3, b1, b2, e b3, sono ancora parametri determinati
sperimentalmente e sulla base di un’analisi di regressione.
In definitiva, il modello di Piluso et al. è applicabile tramite la
seguente procedura:
Parametro valore
a0 0,7-1,1
b0 1,212
a1 0,345
a2 0,158
a3 3,595
b1 0,849
b2 0,053
b3 0,137
5.1 GENERALITÀ
Sulla base dei risultati energetici ottenuti con le prove
sperimentali condotte sui quattro nodi (capitolo 3), è emersa una
sostanziale coincidenza fra l’energia complessivamente dissipata dalle
componenti monitorate durante la prova e l’energia spesa per eseguire
la prova stessa. Da questa osservazione ne derivava la possibilità di
sviluppare un modello meccanico per componenti in grado di
descrivere il comportamento ciclico dei nodi flangiati. Tale modello
viene schematicamente descritto in Figura 5.1.
cfb epb bt
cwt-c
cfb epb bt
M
cfb epb bt
cws cwt-c
cfb epb bt
Figura 5.1 – Modello meccanico ciclico per nodi flangiati tipo extended end-plate
223 CAPITOLO 5
if | i|< y
Compare
| i| and y
if | i|> y
z=i
CICLO
MONOTONO
CICLICO
ϑi > γ y (5.1)
si ha l’uscita dal campo elastico assumendo che per i =Z-1 si ha
l’ultimo semiciclo in campo elastico, mentre, per i =Z si ha il primo
semiciclo in campo plastico, con il ramo isteretico calcolato secondo
la teoria di Dafalias.
Le convenzioni sui simboli impiegati nell’implementazione sono
riassunte in Figura 5.4, in cui si riportano i sistemi di riferimento
globale e locale, nonché la convenzione sulle notazioni riguardanti la
bound line.
M
Cyclic steady-state curve
Kbl
Mfi
K3 My
K2
M0i K1
i+1 Ke
0i i γ
in
Cbl
Mfi+1
dδ δ δ − δ in 1
= K bl hˆ ⇒ dδ = dγ ⇒
dγ δ − δ in δ K bl hˆ
δ γ (5.14)
1 δ − δ in
⇒ ∫
K bl hˆ δ δ
dδ = ∫ dγ
0
in
Hysteretic curve
6000000
5000000
4000000
M [Nmm]
3000000
2000000
1000000
γ p [rad]
Confronto numerico
6000000
5000000
4000000
M [Nmm]
3000000
2000000
Int. completa
1000000 Diff.finite
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12 0,14
γ p [rad]
αM 2 + β M + γ = 0
α = K bl (hˆ − 1) − K e
{ [ ]}
β = − γ 2 K bl (hˆ − 1) − K e + K e K bl Δγ (hˆ − 1) +
[ ]
+ K bl (hˆ − 1) − K e (αM y + δ in + K bl γ 2 ) + ( K bl + K e )δ in
(5.22)
[
γ = γ 2 ( K bl + K e )δ in + K e K bl Δγδ in + γ 2 K bl (hˆ − 1) − K e ]
+ K e K bl Δγ (hˆ − 1)(αM y + δ in + K bl γ 2 )
da cui, il momento calcolato per integrazioni successiva vale:
− β − β 2 − 4αγ
M = (5.23)
2α
La rappresentazione nel piano delle rotazioni globali della curva
ricavata tramite la precedente diventa:
Hysteretic curve
6000000
5000000
4000000
M [Nmm]
3000000
2000000
0
0 0,02 0,04 0,06 0,08 0,1 0,12
γ [rad]
BOUND LINE DI
SHIFT DELLA
HARDENING
2Fh(Ms-Ma)
SI
2Fh(Ms-Ma)-FrMm
BOUND LINE DI
HARDENING
RILASSAMENTO +
SHIFT DELLA
NO
Mm=0
MS>Ma
SHIFT DELLA BOUND LINE
A Ga SULLA CSSC
RILASSAMENTO
Mm = 2
SHIFT DELLA
CALCOLARE
CALCOLARE
MS and Ma
Compare
NO
Mm=0
MS=Ma
1-M2
1- 2
2
2
Ma= M
a=
STABILIZZAZIONE
RAGGIUNTA
MS<Ma
SI
RILASSAMENTO +
2Fs(Ms-Ma)-FrMm
BOUND LINE DI
SHIFT DELLA
SOFTENING
NO
Mm=0
BOUND LINE DI
SHIFT DELLA
2Fs(Ms-Ma)
SOFTENING
SI
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,04 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04
-50000
-100000
-150000
Experimental
-200000 Model
CSS Curve
-250000
γ [rad]
400000
300000
200000
Moment [kN·mm]
100000
0
-0,02 -0,02 -0,01 -0,01 0,00 0,01 0,01 0,02 0,02
-100000
-200000
-300000
Experimental
-400000
Monotonic Curve
-500000
γ [rad]
100000
EEP-CYC01
80000
Energy [kN·mm]
60000
40000
EEP-CYC02
20000
Experimental
Model
0
20 25 30 35 40
n° cycles
MONOTONO
CALCOLO DEI
PARAMETRI
MONOTONI
for i=1 to NSC
if i< y
Compare
| i| and y
if i> y
z=i
CICLO
MONOTONO
CICLICO
F
(δ3i,F3i)
Fmax
(δ3i+2,F3i+2)
(δ2i+2,F2i+2)
Fy (δ2i,F2i)
Ki+2
(δ1i,F1i) (δ1i+2,F1i+2) tgα
tgα (δ1i+1,F1i+1)
δmax δ
Ki+1
Fy
(δ2i+1,F2i+1)
(δ3i+1,F3i+1)
Fmax
Example - Amplitude 6 mm
500000
400000
300000
200000
100000
F [N]
0
0 1 2 3 4 5 6 7
-100000
-200000
-300000
-400000
-500000
δ [mm]
Figura 5.16 – Esempio di applicazione del modello di Piluso et. al per cicli ad ampiezza
costante
⎧ ⎡⎛ Fmax1 − Fy ⎞⎛ F − Fy ⎞⎤
⎪ ⎢⎜⎜ ⎟⎜ δ1 − max1
⎟⎜
⎟⎟⎥ + Fy
⎪ ⎢⎝ δ max1 − δ y ⎠⎝ Ke ⎠⎥⎦
⎨δ1,i = − ⎣ (5.27)
⎪ Ke
⎪F = 0
⎩ 1,i
Sempre con riferimento alla fase di carico, il punto di coordinate
(δ 2i , F2i ) si ottiene considerando l’intersezione fra la retta passante
per il punto (δ 1i , F1i ) del ciclo di carico e la retta di pendenza tgα
passante per il punto di scarico del semiciclo precedente:
⎧ tgαδ 1,i −1 + K i δ i −1
⎪δ 2,i =
⎨ K i + tgα (5.28)
⎪ F = tgα (δ − δ )
⎩ 2 ,i i −1 2i
(δ2i+2,F2i+2)
Fy (δ2i,F2i)
Ki+2
(δ1i,F1i) (δ1i+2,F1i+2) tgαi+1 tgαi+3
tgαi+2 (δ1i+1,F1i+1) (δ1i+3,F1i+3)
δmax,i δmax,i+2 δ
Ki+1
Fy
(δ2i+3,F2i+3)
(δ2i+1,F2i+1)
(δ3i+1,F3i+1)
(δ3i+3,F3i+3)
Fmax,i
Fmax,i+2
F (δ*i+2,F*i+2)
Fmax,i+2 (δ3i,F3i) (δ3i+2,F3i+2)
Fmax,i
(δ2i+2,F2i+2)
Fy (δ2i,F2i)
Ki+2
(δ1i,F1i) (δ1i+2,F1i+2) tgαi+1 (δ1i+3,F1i+3) tgαi+3
tgαi+2 (δ1i+1,F1i+1)
δmax,i δmax,i+2 δ
Ki+1
Fy
(δ2i+1,F2i+1)
(δ2i+3,F2i+3)
(δ3i+1,F3i+1)
Fmax,i
(δ3i+3,F3i+3)
Fmax,i+2
Figura 5.18 - Regole cicliche nel caso di superamento del legame monotono
La problematica dell’applicazione del modello ciclico ad un nodo
completo prevederebbe l’assemblaggio, per un assegnato step di
carico, dei T-stub in parallelo. In questo caso, nell’ottica di un modello
semplificato, si considereranno solo i primi due T-stub corrispondenti
alle prime due file di bulloni, trascurando quindi il contributo,
comunque minimo, della terza fila di bulloni (Figura 5.1).
L’assemblaggio in parallelo delle due componenti prevede la
realizzazione dei legami ciclici passo per passo, sommando per ogni
semiciclo, a parità di spostamento, le curve ricavabili separatamente,
ottenendo così la curva complessiva.
Elaborato il modello lo si è applicato, per legge di spostamenti
assegnata, alle prove EEP-CYC 01 ed EEP-CYC 02, per le quali, a
causa della mancanza di dati sperimentali sulle connessioni saldate, si
sono assunti dei coefficienti a0 pari a 0,7 ed 1,1.
CICLICO
CICLICO
i and i-1
CALCOLO DEI
CALCOLO DELL' Ecc
PUNTI CARATTERISTICI
DEL SEMICICLO
CALCOLO DEI
PUNTI CARATTERISTICI
DEL SEMICICLO
Compare
iand NSC
if i=NSC+1
Compare
i and NSC
STAMPA DATI
if i=NSC+1
STAMPA DATI
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9
-200
-400
Experimental
Model
-600
Monotonic curve
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11
-200
-400 Experimental
Model
Monotonic Curve
-600
-800
Displacement [mm]
35000
30000 EEP-CYC 01
25000
Energy [kNmm]
20000
EEP-CYC 02
15000
10000
5000 Experiment al
Model
0
22 24 26 28 30 32 34 36 38
n° cycles
600
400
200
Force [kN]
0
-12 -11 -10 -9 -8 -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-200
-400
Experimental
-600 Monotonic curve
Experimental
-800
Displacement [mm]
14000
12000
Energy [kNxmm]
EEP-CYC 01
10000
8000
6000
4000
2000
0
0 5 10 15 20 25 30 35 40
n° cycles
MONOTONO
RIGIDEZZA
SECANTE
if |(|δi|-|δnodo|)|>Y
Compare
|(|δi|-|δnodo|)|
and Y
if |(|δi|-|δnodo|)|<Y
EXIT FOR
CICLICO
COMPONENTI
PARAMETRI
COMPONENTI AL
CICLO i-esimo
if i>NSC+1
STAMPA
DATI
Kbl
Ksec,j
Ksec,j+1
K3 My
K2
M0i K1
Mj
i+1 Ke
i Mj+1 γ
Figura 5.26 – Calcolo della rigidezza secante per il j-esimo step di carico del pannello a
taglio, in corrispondenza dell’i-esimo ciclo di spostamenti del nodo
TSTUB Dx TSTUB Sx
F
δmax,i
Ksec,j
Ksec,j+1
Fj=Mj/(db-tbf)
Fj+1=Mj+1/(db-tbf)
Figura 5.27 – Assemblaggio in parallelo dei T-stub e calcolo della rigidezza secante per
il j-esimo step di carico, in corrispondenza dell’i-esimo ciclo del nodo
Noti gli spostamenti di ogni componente si passa a confrontare la
loro somma con lo spostamento imposto inizialmente al nodo
( δ Nodo ,i ). Se tale somma risulta inferiore allo spostamento imposto al
nodo si procede con l’incrementare il livello di forza sui legami relativi
alle singole componenti, passando allo step di carico j+1-esimo.
⎛ ⎞
⎜ ⎟
=⎜ ⎟
1
K nodo ,i ⎜ 1 1 Lc L ⎟ (5.44)
⎜ + + + t ⎟
⎝ K Tsb ,i K SP ,i 12 EI c 3EI t ⎠
Nota la rigidezza del nodo, per il prefissato valore della forza e
sempre con riferimento al sistema di riferimento locale ipotizzato, è
possibile ricavare lo spostamento nodale o, equivalentemente, la
rotazione nodale complessiva:
- per i rami di carico, δ Nodo,i > δ Nodo ,i −1 :
Fi , j
δ Nodoi , j = − + δ nodo ,i −1 (5.46)
K Nodo i , j
- per i ramo di scarico, δ Nodo,i < δ Nodo ,i−1 :
Fi , j
δ Nodo ,i , j = + δ nodo ,i −1 (5.45)
K Nodo i , j
Quest’ultimo valore, confrontato con lo spostamento imposto al
nodo ( δ Nodo ,i ), determina la necessità di operare ulteriori incrementi di
carico ( Fi , j +1 ).
Al raggiungimento dell’i-esimo spostamento desiderato, si
interrompe la procedura incrementale del carico e si procede con la
determinazione dei parametri necessari ad ottenere i legami ciclici
delle componenti per il nuovo semiciclo, cioè lo step i+1-esimo. In
tale passaggio, per il pannello a taglio è prevista la traslazione delle
bound line e l’aggiornamento del fattore di forma mentre, per i T-
stub, è necessario definire sia l’energia cumulata al collasso che
l’energia dissipata fino al semiciclo i-esimo, utili al calcolo delle leggi di
degrado di forza e rigidezza per il nuovo semiciclo.
In definitiva, sulla base dell’assemblaggio descritto, è stato
possibile realizzare un algoritmo che ha consentito di simulare il
comportamento ciclico dei nodi EEP-CYC 01-02 e 04 testati in
laboratorio. Il confronto tra sperimentazione e simulazione viene
riportato nel successivo paragrafo.
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
Il Modello Ciclico per Componenti e Confronti Sperimentali 256
100000
50000
F [N]
0
-150 -100 -50 0 50 100 150
-50000
-100000
Experimental
Model
-150000
δ [mm]
N
K node,mod = 4828 (5.47)
mm
K node ,mod
= 1,05 (5.48)
K node ,ex
Confrontando le resistenze:
Fmax node,ex = 128555 N (5.49)
Fmax node ,mod = 126400 N (5.50)
Fmax node ,mod
= 0,983 (5.51)
Fmax node ,ex
Anche per quel che riguarda l’energia dissipata al variare dei cicli,
il confronto fra modello e sperimentale risulta soddisfacente:
Energy dissipation EEP-CYC 01
250000
Experimental
Model
200000
Energy [kN·mm]
150000
100000
50000
0
20 25 30 35 40
n° cycles
E diss ,mod
= 1,09 (5.54)
E diss ,ex
Per il pannello nodale della colonna, dal confronto tra modello e
comportamento sperimentale emerge una buona approssimazione
della resistenza, mentre lo spostamento finale risulta sovrastimato
(Figura 5.30). Tale sfasamento è legato principalmente all’assenza dei
pannelli a trazione e compressione dal modello generale che, nella
realtà, costituiscono un’ulteriore fonte di deformabilità e dissipazione.
Di fatto l’energia che dovrebbero dissipare i pannelli, per il generico
spostamento, viene dissipata dal pannello nodale della colonna. Non
si nota degrado di rigidezza né nel legame sperimentale né nel
modello, solitamente legato al contributo prevalente dai T-stub. Il
pannello nodale presenta invece un andamento indefinitamente
incrudente dovuto allo strain-hardening dell’acciaio.
Shear Panel M-γ EEP-CYC 01
250000
200000
150000
100000
Moment [kN·mm]
50000
0
-0,05 -0,04 -0,03 -0,02 -0,01 0,00 0,01 0,02 0,03 0,04 0,05
-50000
-100000
-150000
-200000 Experimental
Model
-250000
γ [rad]
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-100
-200
-300
Figura 5.31 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
sinistra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-100
-200
-300
Figura 5.32 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
sinistra
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-200
-400
Monotonic Curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-100
-200
-300
Figura 5.34 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
destra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-100
-200
-300
Figura 5.35 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
destra
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8
-200
-400
Monotonic Curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
100000
50000
F [N]
0
-100 -75 -50 -25 0 25 50 75 100
-50000
-100000
Experimental
Model
-150000
δ [mm]
60000
Energy [kN·mm]
40000
20000
0
20 25 30 35
n° cycles
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-100
-200
-300
Figura 5.39 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
sinistra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-100
-200
-300
Figura 5.40 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
sinistra
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-200
-400
Monotonic curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-100
-200
-300
Figura 5.42 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
destra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-100
-200
-300
Figura 5.43 - Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
destra
600
400
200
Force [kN]
0
0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
-200
-400
Monotonic curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
150000
100000
50000
F [N]
0
-150 -100 -50 0 50 100 150
-50000
-100000
Experimental
Model
-150000
δ [mm]
Model
200000
Energy [kN·mm]
150000
100000
50000
0
20 25 30 35 40
n° cycles
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-100
-200
-300
Figura 5.47 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
sinistra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-100
-200
-300
Figura 5.48 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
sinistra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-100
-200
-300
Figura 5.49 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila esterna del T-stub di
destra
400
300
200
100
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-100
-200
-300
Figura 5.50 – Legame forza-spostamento: modellazione della fila interna del T-stub di
destra
600
400
200
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-200
-400
Monotonic Curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
600
400
200
Force [kN]
0
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20
-200
-400
Monotonic Curve
-600 Experimental
Model
-800
Displacement [mm]
5.7 CONCLUSIONI
Nell’ambito di questo lavoro è stata esaminata la problematica del
comportamento ciclico rotazionale dei nodi trave-colonna in acciaio.
L’attività svolta ha affrontato tre diversi aspetti della problematica: a)
la sperimentazione di nodi trave colonna in acciaio in scala reale; b) la
progettazione dei collegamenti; c) la modellazione del comportamento
ciclico.
In relazione alla sperimentazione, sono stati esaminati tutti gli
aspetti che intervengono nell’esecuzione di prove su collegamenti, a
partire dall’esecuzione della prova pilota, passando alla progettazione
del sistema di misurazione sperimentale degli spostamenti e delle
rotazioni di ogni componente nodale, fino ad arrivare all’esecuzione di
prove su nodi completi. In particolare, la prova pilota ha mostrato la
sensibilità ai problemi flessotorsionali del provino, richiedendo
l’installazione di una specifica struttura di ritegno adeguatamente
progettata. Inoltre, è stata posta particolare attenzione alla scelta della
tipologia di trasduttori ed al posizionamento degli stessi al fine di
cogliere in maniera corretta gli effettivi spostamenti delle diverse
componenti nodali.
Per quanto concerne la progettazione dei collegamenti l’analisi è
stata sviluppata progettando quattro nodi a parità di resistenza e
duttilità. I risultati sperimentali hanno mostrato l’affidabilità delle
formulazioni e dei criteri di progetto impiegati con un perfetto
controllo dei parametri governanti i collegamenti flangiati, ottenendo
la resistenza desiderata ed una buona stima della duttilità di progetto.
Tuttavia, la sperimentazione ha evidenziato come le caratteristiche
dissipative dei nodi siano del tutto differenti al variare del dettaglio
costruttivo. Cicli molto stabili e dissipativi sono stati mostrati sia dal
nodo a completo ripristino di resistenza che dal nodo a parziale
ripristino di resistenza con prevalente impegno plastico del pannello
nodale soggetto a taglio. Il nodo a parziale ripristino di resistenza con
dissipazione nella piastra di estremità, sebbene abbia fornito
un’adeguata duttilità, risulta caratterizzato da minore capacità
dissipativa a causa dei fenomeni di pinching. Interessanti sono stati i
Analisi Teorico-Sperimentale del Comportamento
Ciclico dei Nodi flangiati Trave-Colonna
279 CAPITOLO 5
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