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Da Marx al post-operaismo –
processo di formazione, allo stesso tempo, individuale e collettivo, ac- Maria Rosaria Iovinella, Raffaella Limone, Luca Mandara,
cademico e politico, condotto da alcune “giovani leve” della riflessione Milena Morabito, Marco Morra, Andrea Pascale, Irene Viparelli
filosofica e si propongono di offrire differenti declinazioni della tra-
dizione teorico-politica che partendo da Karl Marx giunge attraverso
Walter Benjamin, Herbert Marcuse, Michel Foucault e Louis Althus-
ser fino ad Antonio Negri e al post-operaismo.
A cura di
Giovanni Sgro’ e Irene Viparelli
978-88-8292-513-0
€ 16,00
9 788882 925130
Este trabalho é financiado por Fundos Nacionais através da FCT – Fundação para a
Ciência e a Tecnologia no âmbito do projeto UID/CPO/00758/2013.
Questo lavoro è stato finanziato con Fondi Nazionali dalla Fondazione per la Scienza
e la Tecnologia nell’ambito del progetto UID/CPO/00758/2013.
Introduzione 3
Da Marx
al post-operaismo
Soggettività e pensiero emergente
A cura di
Giovanni Sgro’ e Irene Viparelli
Edizioni
LA CITTÀ DEL SOLE
redazione@lacittadelsole.net – www.lacittadelsole.net
Napoli – 2018
ISBN 978-88-8292-513-0
Indice
Giovanni Sgro’,
Introduzione p. 7
Mariarosaria Iovinella,
La storia politica de L’ideologia tedesca.
Influenze editoriali nella costruzione
del primo capitolo 13
Luca Mandara,
I Manoscritti economico-filosofici del 1844:
per una critica dei bisogni in Marx 37
Marcello Boemio,
Carl Schmitt: spoliticizzazione e forma politica 57
Marco Morra,
Il “messianismo” nella filosofia di Walter Benjamin
come fondazione di una “storia dei vinti”
tra storiografia e politica 81
Milena Morabito,
Herbert Marcuse e il “Marxismo Sovietico” 97
Valeria Gammella,
Foucault interprete della rivoluzione iraniana.
Dalla “spiritualità politica”
alla soggettivazione critica 119
6 Giovanni Sgro’
Irene Viparelli,
La duplice funzione del materialismo aleatorio.
Riflessioni sull’“incontro” di filosofia materialista
e scienza della storia in Louis Althusser p. 141
Andrea Pascale,
La potenza generativa di Amore: l’ontologia materialista
di Antonio Negri 155
Raffaella Limone,
La democrazia assoluta nel pensiero di Antonio Negri 179
Ugo Calvaruso,
“Operaismo”, “post-operaismo” e “operaismo nuovo”:
problemi terminologici e metodologici tra similitudini,
differenze, continuità e discontinuità 203
Introduzione 7
Giovanni Sgro’
Introduzione
Mariarosaria Iovinella
1
Terrell Carver in una sua recente pubblicazione ha sostenuto che «non è mai
stata scritta e pertanto non esiste». Cfr. T. Carver, The German Ideology Never Took
Place, in «History of political Thought», XXXI (2010), n. 1, pp. 107-127.
I Manoscritti economico-filosofici del 1844 37
Luca Mandara
1. Introduzione
Il presente contributo intende esplorare il concetto di bisogno
nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 (cfr. M, 209)2 al fine di
dimostrare che il rifiuto marxiano di definirlo e, insieme, di usarlo
trasversalmente nella sua teoria economica come nelle sue intui-
zioni più squisitamente filosofiche3, sia sintomatico di una precisa
opzione politica. Nei Manoscritti Marx cominciò a sviluppare una
“scienza nuova dei bisogni” che sarebbe stata a fondamento della
sua critica4 sulla base di una “degnità” prima: la dimensione storica
1
Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844, in Id., Opere filosofiche
giovanili, a cura di Galvano della Volpe, Roma, Editori Riuniti, 1974, p. 242 (da
qui in poi si utilizzerà direttamente nel testo la sigla M, seguita dal solo numero
della pagina citata).
2
Sulle vicende editoriali e la ricezione dei Manoscritti in Occidente, cfr. Ferruc-
cio Andolfi, Introduzione a K. Marx, Manoscritti economico-filosofici, a cura di F. An-
dolfi, Roma, Newton Compton, 1976; Eric. J. Hobsbawn, La fortuna delle edizioni
di Marx ed Engels, in E.J. Hobsbawm et. al. (a cura di), Storia del marxismo, vol. I,
Torino, Einaudi, 1978, pp. 358-374 e Marcello Musto, I Manoscritti economico-
filosofici del 1844 di Karl Marx: vicissitudini della pubblicazione e interpretazioni
critiche, in «Studi storici», XLIX (luglio-settembre 2008), n. 3, pp. 763-792.
3
«Marx è solito definire attraverso il concetto di bisogno, ma non definisce
mai il concetto di bisogno, anzi non descrive nemmeno che cosa si debba intendere
con tale termine» (Ágnes Heller, La teoria dei bisogni in Marx, trad. it. di Annamaria
Morazzoni, prefazione di Pier Aldo Rovatti, Milano, Feltrinelli, 1977, p. 24).
4
Cfr. F. Andolfi, Lavoro e libertà. Marx, Marcuse, Arendt, Reggio Emilia, Dia-
basis, 2004, pp. 35-54. L’autore rivendica già ai Manoscritti una critica dell’economia
politica marxiana da un punto di vista non solo filosofico, ma già scientifico grazie
Carl Schmitt: spoliticizzazione e forma politica 57
Marcello Boemio
1. Neutralizzazione e destino
Leggendo Il concetto di politico, nell’edizione del 1932, si incon-
tra un capitolo dal titolo significativo L’epoca delle neutralizzazioni
e delle spoliticizzazioni, in cui pare dominare l’idea secondo cui la
tecnica sia un destino1. Questo tipo di posizione, ampiamente pre-
sente nel mondo tedesco, accosterebbe Carl Schmitt alle figure, tra gli
altri, di Martin Heidegger, Max Weber, o a quelle di Ernst Jünger e
Oswald Spengler, che con intenti e posizioni differenti hanno pensato
proprio la tecnica come il compimento di un processo avente una
portata storica, che viene cioè “da lontano”, e che dunque realizza
pienamente un senso, inaugurato nel passato, a cui non ci si può in
nessun modo sottrarre.
La lettura di tale processo come un destino che deve compier-
si, così diverso per ognuno, situa la storia del pensiero occidentale
secondo una linea temporale che vede nella tecnica il proprio luogo
d’approdo o di compimento; e che dunque, a partire da un evento
inaugurato nel passato, che ne ha costituito inevitabilmente il corso,
non può che volere, secondo necessità, la propria realizzazione.
Il cammino del pensiero occidentale, che diviene così qualcosa
di situato in un percorso da compiersi, inizia a essere letto e interro-
gato, nella sua totalità, affinché venga trovato l’evento fondamentale
originario. Tale origine, divenuta poi l’avvio d’un corso destinale, si
1
Cfr. Carl Schmitt, L’epoca delle neutralizzazioni e delle spoliticizzazioni (1932),
in Id., Le categorie del politico, a cura di Gianfranco Miglio e Pierangelo Schiera,
Bologna, Il Mulino, 1972, pp. 167-183 (da qui in poi si utilizzerà direttamente nel
testo la sigla ENS, seguita dal solo numero della pagina citata).
Il “messianismo” nella filosofia di Walter Benjamin 81
Marco Morra
1
Il presente contributo intende affrontare alcuni importanti problemi di
filosofia della storia emersi durante un ciclo di seminari organizzato dall’Istituto
Italiano degli Studi Filosofici di Napoli dal 4 al 6 dicembre 2017 con il titolo Marx
a cent’anni dalla rivoluzione d’ottobre. Le lezioni seminariali sono state tenute dal
prof. Domenico Losurdo (Università di Urbino), il quale ha esposto e argomen-
tato con rigore alcune tesi sul “marxismo occidentale”, tra cui quella di una sua
originaria vocazione “utopistica” e “messianico-escatologica”. Tra i filosofi citati (e
criticati) da Losurdo ritroviamo, a nostro avviso indebitamente, Walter Benjamin.
«Indebitamente» non perché nel pensiero di Benjamin non si faccia riferimento alla
teologia ebraica e al “messianismo”, ma perché tale riferimento, a nostro avviso, è
intenzionato all’elaborazione di una concezione non “utopica”, come sostiene Lo-
surdo, bensì autenticamente materialistica dell’accadere storico. Per rigore filologico,
nel seguito dell’articolo eviteremo di citare le argomentazioni esposte da Losurdo
durante le lezioni seminariali e faremo riferimento essenzialmente al suo volume
dedicato al marxismo occidentale. Nel corso del presente articolo si utilizzeranno le
seguenti sigle: DL = Domenico Losurdo, Il marxismo occidentale. Come nacque, come
morì, come può rinascere, Roma-Bari, Laterza, 2017; WB1 = Walter Benjamin, Opere
complete. Vol. 1: Scritti 1906-1922, a cura di Rolf Tiedemann e Hermann Schwep-
penhäuser, edizione italiana a cura di Enrico Ganni, Torino, Einaudi, 2008; WB7
= W. Benjamin, Opere complete. Vol. 7: Scritti 1938-1940, a cura di R. Tiedemann,
edizione italiana a cura di E. Ganni con la collaborazione di Hellmut Riediger,
Torino, Einaudi, 2006. A ogni sigla segue nei rimandi bibliografici il solo numero
di pagina dell’edizione indicata (esempio: DL, 28).
Herbert Marcuse e il “Marxismo Sovietico” 97
Milena Morabito
1
Cfr. Raffaele Laudani, Politica come movimento. Il pensiero di Herbert Marcuse,
Bologna, il Mulino, 2005.
Foucault interprete della rivoluzione iraniana 119
Valeria Gammella
1
Il reportage sulla rivoluzione iraniana, oggi raccolto nel Taccuino persiano,
nasce dall’iniziativa del direttore del Corriere della Sera che nel 1977 proponeva a
Foucault di collaborare regolarmente col quotidiano italiano (cfr. Michel Foucault,
Taccuino persiano, trad. it. di Renzo Guolo e Pierluigi Panza, Milano, Guerini e As-
sociati, 1998; da qui in poi si utilizzerà direttamente nel testo la sigla TP, seguita dal
solo numero della pagina citata). Foucault, che non aveva alcuna intenzione di tenere
una rubrica culturale o filosofica, suggerisce di sostituire questa formula con delle in-
chieste sul campo (cfr. Didier Eribon, Michel Foucault, Roubaix, Champs Biographie,
2011, p. 448). Il risultato saranno i nove articoli pubblicati tra il settembre del 1978
e il febbraio dell’anno successivo, cui seguirà una lettera aperta a Mehdi Bazargan,
primo ministro della neo-proclamata Repubblica Islamica, a favore del rispetto dei
diritti umani. Foucault si prepara ai due viaggi in Iran creando una piccola équipe
di lavoro. Ahmad Salamatian – militante iraniano del locale Fronte nazionale, in
esilio a Parigi dal 1965 – gli fornisce una serie di contatti e una lista di persone da
incontrare durante il soggiorno in Iran (ivi, pp. 450-451), che Foucault compirà in
due viaggi per una durata complessiva di circa sei settimane (cfr. Michel Foucault ‒
Farès Sassine, There Can’t Be Societies without Uprisings, in Laura Cremonesi, Orazio
Irrera ‒ Daniele Lorenzini ‒ Martina Tazzioli (eds.), Foucault and the Making of
Subjects, London-New York, Rowman & Littlefield, p. 26; da qui in poi si utilizzerà
direttamente nel testo la sigla TCB, seguita dal solo numero della pagina citata).
La duplice funzione del materialismo aleatorio 141
Irene Viparelli*
1. Introduzione
Nelle Conversazioni con Fernanda Navarro Althusser definisce
il materialismo aleatorio come una «filosofia per il marxismo»1. Tale
definizione, a nostro avviso, non solo permette ad Althusser di pren-
dere ancora una volta ‒ e definitivamente ‒ le distanze dall’ipotesi,
che era stata centrale nei suoi celebri testi degli anni Sessanta, di una
“filosofia marxista” latente nei testi di Marx. Soprattutto ci spinge a
riflettere sul rapporto tra l’ipotesi del materialismo aleatorio e la più
generale riflessione althusseriana sulla filosofia.
Com’è noto, in Lenin e la filosofia Althusser definisce la filosofia
come «vuoto di una distanza presa»2, mettendo in luce il vincolo tra il
suo vuoto oggettuale e la sua dipendenza dalle scienze e dalla politica.
Un duplice legame che fa emergere le due funzioni fondamentali della
filosofia: «scientificità nella politica»3 e «politica […] presso le scienze»4.
In quanto «scientificità nella politica», la filosofia deve tradurre le
conoscenze scientifiche, prodotte sul piano della pratica teorica, in
*
Professora Auxiliar da Universidade de Évora e Investigadora integrada no
CICP (Centro de Investigação em Ciência Política).
1
Louis Althusser, Filosofia e Marxismo. Conversazioni con Fernanda Navarro
(1984-1987), in Id., Sulla Filosofia, a cura di A. Pardi, Milano, Edizioni Unicopli,
2001, p. 45.
2
Id., Lénine et la philosophie, in Id., Solitude de Machiavel, a cura di Y. Sintomer,
Paris, PUF, 1998, p. 132.
3
Ivi, p. 134.
4
Ibid.
La potenza generativa di Amore: l’ontologia materialista 155
Andrea Pascale
1. Introduzione
Su un punto è necessario essere chiari fin da subito, perché ogni
dubbio sia fugato: non c’è niente di romantico in quest’amore da
guerra, niente di pietoso o misericordioso in questo moto generativo
dei corpi. Amore non è poesia, non è preghiera, ma «potenza costitu-
tiva ontologica in senso proprio – costitutiva del tempo e dello spazio,
rappresentazione adeguata dell’essere comune»1.
Antonio Negri presenta un materialismo immanente e non dia-
lettico proprio a partire da questo tema, determinante per tutta la
sua filosofia: l’amore come generazione e cooperazione che aumenta
l’eterno innovandolo con la dismisura della sua produzione. L’analisi
qui proposta si innesterà sulla base materiale del pensiero di Negri,
dal momento in cui le sue riflessioni, benché necessitate e maturate
attraverso un lungo processo che si muove nell’arco di un ventennio,
si chiarificano con la forza di un’alba. Lo spartiacque tra i processi di
maturazione e la piena maturità è data dal carcere.
Nel 1979 comincia per Negri l’esperienza del carcere. Se da
Spinoza Negri prende la centralità del corpo, riscoprendo una fisica
delle passioni, dal carcere, dal modo in cui il tempo viene segmentato
e violato, si avvicina al biopotere foucaultiano. In questo senso se
Spinoza gli ha insegnato il corpo, Foucault gli ha insegnato a resiste-
re, gli ha mostrato la forma in cui la sovranità diviene innanzitutto
strumento di controllo sui corpi. È sul suo corpo che sente la violenza
della sovranità postmoderna ed è quindi da questi spunti personali
Raffaella Limone
La democrazia assoluta
nel pensiero di Antonio Negri
1
M. Hardt ‒ A. Negri, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione, trad. it. di
A. Pandolfi, Milano, Rizzoli, 2001.
“Operaismo”, “post-operaismo” e “operaismo nuovo” 203
Ugo Calvaruso
“Operaismo”, “post-operaismo”
e “operaismo nuovo”: problemi terminologici
e metodologici tra similitudini, differenze,
continuità e discontinuità
1
Cfr. M. Tronti, Operai e capitale (1966), Roma, DeriveApprodi, 2013; S. Bolo-
gna, G.P. Rawick, M. Gobbini, A. Negri, L. Ferrari Bravo, F. Gambino, Operai e Stato
(1972), Milano, Feltrinelli, 1973; A. Negri, I libri del rogo (1971-1977), Roma, Deri-
veApprodi, 2006; Id., Marx oltre Marx (1978), Roma, Manifestolibri, 2016; Id. − M.
Hardt, Impero. Il nuovo ordine della globalizzazione (2000), Milano, BUR, 2013; Idd.,
Moltitudine, Milano, Rizzoli, 2004; Idd., Comune (2009), Milano, Rizzoli, 2010; A.
Negri, Storia di un comunista, a cura di G. De Michele, Milano, Ponte alle Grazie, 2015;
M. Tronti, Dello spirito libero. Frammenti di vita e di pensiero, Milano, Il Saggiatore,
2015; A. Negri, Galera ed esilio. Storia di un comunista, a cura di G. De Michele, Milano,
Ponte alle Grazie, 2017; M. Tronti, Il demone della politica. Antologia di scritti (1958-
2015), a cura di M. Cavalleri, M. Filippini e J.M.H. Mascat, Bologna, il Mulino, 2017.
2
M. Tronti, Operai e capitale, cit. (n. 1), pp. 87-88.