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RIVISTE & RIVISTE
Sacre note & storie dal Nord
Uno degli strumenti più seri al
mondo (non è un’esagerazione)
per quanto riguarda la musica co-
siddetta sacra (la nostra perples-
sità è unicamente dettata dal si-
gnificato che l’aggettivo «sacro»
riveste – qui come altrove – e
dalle limitazioni con cui si vor-
rebbe circoscrivere un campo in
sé aperto: tutta la musica è sacra,
dal Requiem di Mozart alle Se-
quenze di Berio) è precisamente
la Rivista Internazionale di Musi-
ca Sacra, semestrale di nicchia
che ha ormai virato la boa dei
trent’anni sopravvivendo a nu-
merosi cambi di rotta e di dire-
zione. Dapprima nelle mani de-
vote di don Natale Ghiglione, poi
in quelle non meno esperte di Ot-
tavio Beretta, filologo di vaglia,
già autorevole docente in forze al
milanese Conservatorio «Giu-
seppe Verdi» e reputato direttore
di coro, ora esso è affidato alle
mani di un nocchiero di ricono-
sciuta autorevolezza, Giacomo
Bonifacio Baroffio, specialista in
discipline medievistiche, un’au-
torità incontestata del canto am-
brosiano, professore ordinario di
Storia della musica medievale e
di Liturgia alla Facoltà di Musi-
cologia dell’Università di Pavia.
La rivista, edita dalla lucchese
Libreria Italiana Musicale – l’a-
cronimo Lim è ben noto a tutti i
cultori della materia – e affidata
alla direzione responsabile di Sil-
vio Malgarini, si presenta, come
di consueto, ai suoi due appunta-
menti annuali con un numero
monografico prima dell’estate e
un volume miscellaneo di studi
entro la fine dell’anno. Due le li-
nee-guida che animano gli sforzi
dei redattori. Da un lato vi è un
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interesse per così dire «istituzio-
nale» per la musica sacra, consi-
derata in senso stretto quale mu-
sica scritta per la liturgia, scru-
tando il più ampio mondo musi-
cale con riferimento all’esperien-
za spirituale e alle indicazioni
fornite in tal senso dal Magistero
(che papa Benedetto XVI sia un
grande intenditore di musica non
è ignoto a nessuno).
Il ruolo
del contesto
La musica sacra non può dirsi
avulsa né dal proprio contesto so-
cio-culturale né dall’universo so-
noro che la circonda (per fare un
esempio, i canti bizantini del rito
ortodosso sono ben altra cosa dal
gregoriano dei bravi monaci clu-
niacensi), il quale, nel bene e nel
male (questo è rappresentato, se-
condo chi scrive, dalle contami-
nazioni operate dal pop e dal rock
sulla musica liturgica post-conci-
liare), la coinvolge e la condizio-
na (oggi pure si avverte la man-
canza di una risposta «alta» a ta-
le repertorio corrivo, una risposta
ritagliata sul nobile esempio del
movimento ceciliano dei Tebal-
dini, dei Perosi e degli Haberl).
L’attenzione della rivista si rivol-
ge, poi, a esperienze di musica li-
turgica diverse da quelle conce-
pite e vissute nella cultura cristia-
na dell’Occidente. Sia sotto il
profilo storico sia in una più lun-
gimirante prospettiva antropolo-
gica, la RIMS opera i confronti
necessari per giungere a una va-
lutazione critica del fenomeno
«musicale sacro», una valutazio-
ne per la quale l’indagine storio-
grafica e la ricerca delle fonti
facciano aggio sulla cronaca dei
giornali e sulle proteste – sempre
vive, ma non sempre opportune –
di qualche conventicola tradizio-
nalista. Il primo fascicolo di ogni
anno costituisce una ricca mono-
grafia nella quale si illuminano di
volta in volta i grandi temi delle
tradizioni musicali ebraica, cri-
stiana d’Oriente e d’Occidente,
islamica e induista.
Musica di Dio
La musica sacra non rappresenta,
come ciascuno può intuire, un
mero fatto artistico in sé isolato e
circoscritto, ma piuttosto – come
si legge nel claim del semestrale –
«un’esperienza esistenziale che
tocca individuo e società nelle
sfere più profonde dell’essere,
nelle radici della persona e delle
relazioni più delicate con sé stesso
e con gli altri». Già, questo è vero
a patto che la musica sia bella, che
essa elevi l’animo di chi prega,
che avvicini a Dio anziché allon-
tanare da Lui (qualcosa di simile
avevamo scritto, qualche numero
fa, parlando dell’architettura sa-
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cra: se gli architetti pare che ab-
biano perso, oggidì, la nozione del
divino, la stessa sindrome dell’o-
blio sembra affliggere musicisti e
compositori oggi alle prese col re-
pertorio sacro e liturgico). Oltre
ad articoli, ogni fascicolo della
RIMS ospita brevi comunicazioni
e alcune sezioni particolari dedi-
cate a piccoli repertori di studio,
documentazione, cronaca, biblio-
grafia (qualcosa di tutto ciò si tro-
va anche in rete, dove alcuni para-
grafi, come quelli della bibliogra-
fia e dei repertori, vengono perio-
dicamente aggiornati). Nell’ulti-
mo numero (il 31 della nuova se-
rie) troviamo alcuni importanti
contributi di Massimiliano Catta-
neo, di Giacomo Baroffio (che si
occupa di una messa per Sant’A-
pollinare e del relativo ufficio li-
turgico e dell’ufficio di San Sisto
a Piacenza) e di Carlo Romano
(che, alle pp. 213-218, riflette sul
ritmo del Quatuor pour la fin du
temps di Olivier Messiaen).
«Der Spiegel
Geschichte»
Nel febbraio 2009 vedeva la luce
– con una tiratura iniziale, che de-
finire ambiziosa è poco, di ben
200mila copie a numero – una
nuova rivista del prestigioso e po-
tentissimo gruppo tedesco Aug-
stein, un bimestrale ricco di idee e
di fantasia, Der Spiegel Ge-
schichte. Nato come uno spin-off
del noto settimanale Der Spiegel
(che pubblicava di tanto in tanto
delle monografie straordinarie, di
cui l’attuale Geschichte – «sto-
ria», in tedesco – prende il posto,
e lo fa a scadenze ora fisse, non
più lasciate al capriccio del caso e
all’arbitrio dei redattori), il nuovo
bimestrale è andato imponendosi
all’attenzione generale – anche a
quella degli specialisti, cosa rara
per uno strumento di diffusione,
sia pur culturale – con la gioiosa
baldanza e tracotanza dei teutoni-
ci. Quando una cosa si vuole e si
deve fare, in Germania la si fa
presto e bene. La mission della ri-
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vista, condiretta da Georg Masco-
lo e Matthias Müller von Blu-
mencron, si ricava online: «Stu-
diosi di valore (führende Wissen-
schaftler) e redattori informati dei
fatti (sachkundig) vi faranno da
guida per illustrarvi i principali
eventi che hanno costellato la
lunga storia dell’umanità».
Originali
& seri
Gli articoli sono corredati da ana-
lisi dettagliate, da immagini spet-
tacolari, da testi eloquenti come
pochi altri. Redattori e collabora-
tori di Der Spiegel Geschichte
«si propongono di rendere gli av-
venimenti del passato immedia-
tamente accessibili ai lettori»
(machen die Vergangenheit an-
schaulich). Stefan Buhr, coordi-
natore editoriale, è persuaso del
fatto che siano «la grande credi-
bilità» (die hohe Glaubwürdig-
keit) e l’originalità con cui Der
Spiegel Geschichte affronta i te-
mi in esame (die umfassende Be-
trachtung von Themen) a decre-
tarne il pieno successo. Sono
queste – la serietà del marchio e
l’originalità della trattazione – le
due caratteristiche che, sapiente-
mente abbinate e ben dosate, un
po’ come si fa con le spezie in cu-
cina, costituiscono «la formula
del successo» (die Erfolgsformel)
di questo bel bimestrale, la cui
lettura non possiamo che consi-
gliare ai nostri lettori. La ciliegi-
na sulla torta: occorre «trattare
un tema sotto ogni aspetto» (ein
Thema von allen Seiten beleuch-
ten) e fare sì che il lettore legga
un numero (monografico) così
come egli leggerebbe un libro
(wie ein Buch lesen). Tutto e in-
teramente dedicato all’impero ro-
mano, alla sua nascita e decaden-
za, ma soprattutto, ciò che più
importa, al suo grande lascito al-
la posterità, il primo numero di
Der Spiegel Geschichte convin-
ceva per la serietà degli articoli.
Molto bello e informato quello di
Alexander Demandt sull’impera-
tore Costantino, «autocrate mi-
sterioso vissuto tra due epoche» e
sulla nascita del cristianesimo
dalle rovine del paganesimo anti-
co, come sull’avere esso abban-
donato il suo previo statuto setta-
rio per acquisire quello di una ve-
ra e propria religione di Stato
(von der Sekte zur Staatsreligion)
(Der Spiegel Geschichte, n. 1,
pp. 110-127). Il numero a seguire
(maggio 2011) era interamente
dedicato all’Arabia, alla potenza
ottomana, ai grandi rivolgimenti
che stanno mutando il volto del-
l’Islam e del Medio Oriente. Dal
27 settembre sarà in edicola il
nuovo numero monografico della
rivista, questa volta dedicata al
Giappone, ai suoi riti, ai suoi mi-
ti, dal passato oscuro degli sho-
gunati alla serie di tragedie che
hanno di recente colpito il Paese
del Sol Levante. Il punto di vista
sarà sempre, non ne dubitiamo,
quello di una cronaca di alto li-
vello, tanto rigorosa e riccamente
documentata quanto sapiente-
mente narrata.
Carlo Alessandro Landini
Il numero singolo della Rivista Internazio-
nale di Musica Sacra costa € 20,00. L’ab-
bonamento per l’Italia costa € 47,00, l’im-
porto va versato sul c.c.p. n. 11748555 in-
testato a Lim, via di Arsina 296/f, Lucca.
Una copia di Der Spiegel Geschichte costa
€ 7,50. L’abbonamento annuo per tutti i
Paesi dell’area europea costa € 49,80.
Ci si può informare scrivendo all’indiriz-
zo mail aboservice@spiegel.de o abbo-
nare, sempre online, visitando il sito
https://abo.spiegel.de/shop/order.
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