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Indagare la realtà psichica del soggetto, l’anamnesi passa in secondo piano. La realtà psichica è la
prima cosa da indagare a scapito delle altre realtà. Bisogna rendersi conto però, che la persona che
abbiamo di fronte ha sempre paura di essere guardata dentro. Per questo è importante trasmettere fin
da subito un sentimento di profondo rispetto utile per poter stabilire un buon rapporto.
Bisogna tenere presenti gli scopi del paziente e del conduttore. Bisogna avere un’idea precisa delle
proprie capacità professionali, delle possibilità materiali per poter compiere un trattamento. Avere
presenti i tempi che si hanno a disposizione perché non è sufficiente come scopo quello di fissare un
appuntamento solo per tappare un buco.
PREREQUISITI MENTALI
Insieme di condizioni, fatti, conoscenze, stati emotivi inerenti il mondo interno del conduttore. In
aggiunta vanno anche le competenze tecniche acquisite con la pratica.
Disponibilità e professionalità
Frustrazione e sadismo
IL LUOGO
E’ la stanza che deve avere determinate caratteristiche: pareti, finestre, porta (dinamica dentro/fuori)
1
ARREDAMENTO
E’ qualcosa che ci rappresenta. Importante è la GESTALT della stanza. Tavolo, 2 sedie, luce diffusa,
qualche quadro alle pareti, se possibile no armadietto medicinali a vista.
Anche lo psichiatra fa parte della GESTALT, deve quindi tenere in considerazione il suo aspetto, la
sua postura, la sua mimica, in poche parole il suo carattere
3 regole da rispettare:
REGOLA DEL LINGUAGGIO: In linea di massima il linguaggio da usare è quello del paziente.
Bisogna capire i rapporti esistenti tra linguaggio e cultura etnica, tra cultura e personalità. Ci sono
da capire le diverse forme del linguaggio.
Livelli di osservazione del linguaggio nel colloquio:
1. lingua usata: dialetto o lingua madre; linguaggio quotidiano o no; proposto o imposto
2. vocabolario prevalente: indica provenienza socioculturale
3. ricchezza del lessico
4. stile: sintassi; stile oratorio
5. analisi delle figure retoriche usate
Bisogna usare un linguaggio quotidiano, di uso corrente non tecnico-scientifico il quale serve solo
per comunicare con i colleghi e a noi per poter pensare sul caso.
L’uso delle espressioni linguistiche del paziente si vedono nelle riformulazioni, che sono interventi
con un leggero aumento del significato del testo verbale del paziente, che gli vengono proposti in
forma interrogativa e sono diversamente finalizzati.
L’eccezione alla regola si ha con il tossicomane e il delinquente. Essi fanno un uso falso del
linguaggio.
REGOLA DELLA FRUSTRAZIONE. Nel colloquio non bisogna soddisfare i desideri consci ed
inconsci del paziente. La regola della frustrazione va distinta dalla maleducazione o dal sadismo. Si
applica quando abbiamo compreso la struttura mentale del paziente. Difficilmente si applica nel 1°
colloquio, dove è meglio avere un atteggiamento di benevola neutralità.
Sempre, interagendo col paziente gli comunichiamo chi siamo e quindi non è possibile mentire
anche se non dobbiamo comunicargli i nostri desideri. Il paziente deve avere la certezza di
conoscerci bene anche se non sa niente di noi.
REGOLA DELLA RECIPROCITA’. Il paziente uscendo deve avere ricevuto almeno quanto ha dato
(regola dello scambio).
2
min. vanno dedicati a questa parte. Bisogna saper calcolare i tempi di andamento del
colloquio che durerà max. 50 min.
L’INIZIO E IL RICONOSCIMENTO
1. presentazione formale
2. inizio del colloquio: info. Preliminari, scelta tra colloquio libero o guidato
3. la fase libera: il paziente si presenta a) presentandoci i suoi sintomi b) raccontando la sua
storia c) parlandoci del suo ambiente d) con un inizio atipico (andare in bagno ecc. ). Nella
fase libera valutiamo anche la tolleranza alla frustrazione: a) valutare la nostra tollerabilità
del paziente ed essere capaci di rinunciare a quei casi che non fanno per noi b) tolleranza del
paziente alla libertà di parola c) tolleranza agli stop che operiamo durante la fase libera. Si
può intervenire con le riformulazioni. Altro versante della fase libera è l’intervento di prova
(riformulazione) è un intervento di assaggio.
NEL PAZIENTE
Avrà 3 immagini del colloquio:
3
1. di sé stesso
2. dello specialista
3. del colloquio in sé
Se il colloquio ha avuto un aspetto incisivo resterà restera nell’apparato psichico del paziente un
insieme di ricordi. Nel paziente si ha una conclusione realistica del colloquio, solo quando egli si è
ricostruito una propria narrazione di questo evento.
NELLO PSICHIATRA
Sono importanti 2 momenti di comunicazione del colloquio:
1. riflessioni diagnostiche ed auto diagnostiche: si costruisce un modello del paziente sulla
base dei dati disponibili ( questo riguarda le riflessioni diagnostiche). Così facendo saremo
portati a riflettere anche sulla nostra immagine professionale
2. stesura scritta del colloquio:
a) la parola scritta è diversa da quella parlata
b) stendere un colloquio significa scrivere la storia di una breve relazione tra 2 persone che
vanno quindi descritte entrambe
c) la difficoltà nella stesura riguarda il fatto che possa essere solo una cartella clinica o che
ne si debba fare una pubblicazione scientifica. Un testo scritto e sempre destinato a una
pubblicazione. Per scrivere una prima stesura ci sono 2 modi: scrivere le idee man mano che
vengono in mente; scrivere un resoconto di “come sono andate le cose” dal 1° minuto in poi
(criterio cronologico)
Per lo psicoterapeuta:
Il 1° aspetto della valutazione è razionale: possibilità di ragionare su un modello mentale del
paziente.
Il 2° aspetto è umano: controtransfert.
Per il paziente:
La sua valutazione può essere positiva o negativa. Può decidere di chiudere il trattamento in
qualsiasi momento.
Non si sa ancora molto sulla valutazione del trattamento da parte del paziente a distanza di tempo.