RAYMOND E.

BROWN

INTRODUZIONE
AL NUOVO TESTAMENTO
Edizione italiana
a mm di GASTONE BOSCOLO

quarta edizione

QUERINIANA
 Informazioni utili sulla Bibbia
nel suo insieme

Il NT non esiste per conto proprio, bensi unito ad altri libri che i cri-
stiani chiamano AT. Insieme, l’AT e il NT formano la Bibbia cristiana.
La Bibbia dunque è una collezione. In effetti, possiamo parlare di una
biblioteca, in cui l’AT è costituito da una selezione di libri sacri del-
l’antico Israele e il NT da una selezione di libri sacri della chiesa delle
origini. La raccolta ha una sua unità, ma occorre stare attenti ad affer-
mazioni del tipo: «La Bibbia dice. ..»; sarebbe come chi, volendo citare
Jane Austen o Shakespeare. affermasse: «La biblioteca dice. . .». Il modo
più corretto di esprimersi è citare il nome di un libro o di un autore spe-
cifico: «Isaia afferma», «Marco dice». In tal modo si riconosce che a scri-
vere i singoli libri della Bibbia sono state persone diverse, vissute in pe-
riodi differenti e ciascuna con idee proprie. E vero che i singoli libri bi-
blici acquistano un significato aggiuntivo proprio perché fanno parte
della Bibbia nel suo insieme, ma non per questo la loro individualità
può essere ignorata.
Parlare dei libri sacri dell’antico ‘Israele’ è una generalizzazione. L’ar-
co di tempo che va da Abramo a Gesù copre almeno 1700 anni (e for-
se più di 2000), e per indicare i raggruppamenti principali della produ-
zione letteraria di questi secoli vengono utilizzate terminologie diverse‘.
Non di rado, il termine ‘ebrei’ descrive i patriarchi vissuti prima di Mo-
sè e del Sinai. ‘Israele’ è voce adeguata per indicare la federazione delle
tribù emerse dopo il Sinai e che finirono col formare uno stato nella ter-
ra di Canaan (Palestina). (Dopo la morte di Salomone, nel 920 a.C. cir-

' Il periodo prima del 1000 a.C. è estremamente complesso;

per una breve panoramica,
cfr, NGC/BQ75,26-63.
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LA REGIONE DEL MEDITERRANEO AI TEMPI DEL NUOVO TESTAMENTO

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I Natura e origine del Nuovo Testamento
Cesarea
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Scitopoh Come leggere il Nuovo Testamento
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Il mondo politico e sociale dei tempi neotestamentari

SAMARIA Il mondo religioso e filosofico dei tempi neotestamentari

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 1.
Natura e origine .

del Nuovo Testamento

Anche se l’espressione ‘Nuovo Testamento’ a noi richiama un insie»

me di scritti che costituiscono la letteratura cristiana delle origini, l’idea
che essa implica è il prodotto di una lunga evoluzione…

A. La natura del Nuovo ‘Testamento’

Prima che il termine ‘testamento’ fosse applicato a un complesso di

scritti, esso si riferiva all’azione speciale svolta da Dio a beneficio degli
esseri umani. Nella storia degli ebrei e di Israele vediamo che si parla di
una ‘alleanza’ (accordo o patto)‘ tramite la quale Dio assunse un impe—
gno con Noè, Abramo, e Davide, promettendo aiuto e benedizioni par—
ticolari. Nella tradizione, tuttavia, il patto più importante fu quello sti—
pulato da Dio con Mosè e Israele (E: 19,5; 34,10.27), grazie al quale
Israele divenne popolo speciale di Dio.
Quasi seicento anni prima della nascita di Gesù, mentre la monar-
chia di Giuda e la stessa capitale, Gerusalemme, stavano crollando di-
nanzi agli eserciti stranieri, Geremia pronunciò un oracolo del Signore:
«Ecco, verranno giorni nei quali con la casa di Israele e con la casa di

‘
Il ren-nine ebraico bérît è stato reso in greco con diathE/ee', che nel greco profano si riferì»
va ad un tipo particolare di parto :) accordo rapportato alla morte, e quindi a un testamento
o volontà ultima.
42 Preliminari per la camprm.tione del Num/a Termmenta
Dobbiamo guardare dunque ad altri criteri in grado di spiegare perche'
sono stati conservati e accettati i libri sacri.
Secondo, l’importanza delle comunità destinatarie. I destinatari dei
vari scritti hanno ricoperto un loro ruolo nella loro conservazione e ac-
coglienza. È certo che non sono sopravvissuti scritti destinati alle co—
munità di Gerusalemme o della Palestina, anche se è possibile che alcu-
ne tra le fonti dei Vangeli o degli Atti degli Apostoli siano palestinesi.
Tale vuoto ‘e dovuto anche, verosimilmente, al disordine in cui è piom—
bata questa regione in seguito alla rivolta giudaica contro Roma, negli
anni che vanno dal 66 al 70 d.C. È plausibile che in Antiochia di Siria
sia stato accolto Matteo“, un Vangelo destinato ad esercitare un’in—
fluenza enorme. A quanto pare, le chiese dell’Asia Minore (ad es., Efe-
so) e della Grecia hanno conservato moltissima parte del Nuovo Testa—
mento, vale a dire gli scritti paolini e giovannei, e forse anche Luca-At—
ti. Quanto alla chiesa di Roma, si ritiene che abbia conservato la lettera
ai Romani e forse la lettera agli Ebrei e il Vangelo di Marco. Roma inol—
tre è un’altra candidata come ambiente in cui sarebbero sorti Luca-At-
ti. Quando, nel 170 ca., Ireneo contesta le pretese degli gnostici di at-
tribuire un’origine apostolica ai propri scritti (AH 3,3), la possibilità
concreta di stabilire connessioni tra gli apostoli e le chiese più impor-
tanti in Asia Minore, Grecia e, soprattutto, Roma, costituisce argo-
menti impottanti per includere opere che egli considera parte del NT
canonico. Questo fattore delle chiese che accolgono i vari scritti neore-
stamentari (subendo a volte in maniera tutta particolare l’influenza di
alcuni personaggi menzionati nel libro neotestarnentario che più tardi
occuperà una posizione privilegiata all’interno di una chiesa specifica)
può spiegare la conservazione di documenti come la lettera a Filemone
o la lettera di Giuda. Infatti, tenendo presente soltanto l’ampiezza o i
contenuti di questi scritti, non sarebbe facile spiegare perché siano sta-
ti conservati anch’essi come parte del canone neotestamentario.
Terzo, la confirmità con la norma dellafede. È possibile che il termi—
ne ‘cauone’, o norma, si riferisse inizialmente alle credenze più comuni
delle comunità cristiane, prima di indicare la collezione degli scritti che
divennero quindi normativi. L’importanza della conformità con la fede
può essere illustrata con un episodio raccontato da Eusebio (EH
6,12,2—6) su Sempione, vescovo di Antiochia (190 ca.), il quale scoprì
" Antiochia e la Siria entrano in questione anche come possibili ambienti
per Marco, Gio-
vanni e Luca-Atti.
Tettammla 43
Natura : nrigim’ del NMDVO
che una comunità nei pressi di Rhossus leggeva il Vangelo di Pietro,
un’opera a lui non familiare. A una prima lettura, Sempione trovò l’o-
pera un po’ strana, ma era propenso a tollerarla. Quando, più tardi,
venne a sapere che questo vangelo era usato per sostenere il docetistno
(secondo cui Gesù non era vero uomo)”, Sempione ne vietò l’uso in al-
tre chiese. Alcuni scritti gnostici riflettevano la tesi che Gesù non era ve-
ramente morto in croce, un’idea che conduceva allo svilirnento del
martirio cristiano. Rispetto a questa posizione, i quattro Vangeli e le
lettere paoline, che sottolineano la centralità della croce e della morte di
Gesù, insieme agli Atti degli Apostoli, con la loro descrizione della
morte di Stefano, non potevano non essere preferiti dalle comunità cri-
stiane, nelle quali il sangue dei martiri era diventato seme della chiesa.
La ragione delle perplessità nutrite da Dionigi di Alessandria nei con-
fronti dell’Apocalisse era che in essa si parla di Cristo destinato a regna—
re sulla terra per mille anni (A]) 20,46), una dottrina millenaristica o'
chiliastica che Dionigi rifiutava.
Di questi tre fattori si può dire senz’altro che abbiano contribuito al-
la conservazione di determinati scritti e alla loro importanza. Ma da so-
li essi non bastano a rendere giustizia pienamente a un altro elemento:
l’intuizione della chiesa nell’individuare gli scritti che potevano essere
‘ispirati’.
LA RACCOLTA DEI PRIMI SCRITTI CRISTIANI
I diversi generi letterari che abbiamo appena preso in considerazione
hanno ciascuno una propria storia di raccolte preliminari, e queste loro
vicende gettano luce sugli atteggiamenti che hanno spinto alla compi—
lazione definitiva del NT.
Le lettere pauline
Il nome di Paolo figura in tredici lettere indirizzate a diverse comu-
nità o persone singole e scritte entro un periodo di cinquant’anni circa,
" È possibile che i docetisti si richiamasseroal passo del VgPt 4,10, secondo cui Gesù du-
rante la crocifissione stette in silenzio perché non soffriva alcun dolore.
108 Preliminari per la comprensione delNum/a Terramento
Grande (4 a.C.)”. Dopo la morte di Erode, Augusto suddivise il regno
fra i suoi tre figli. Nelle due aree più interessate alla vita di Gesù, Ar-
chelao divenne etnarca della Giudea, della Samaria e dell’1dumea, men-
tre Erode Antipa divenne tetrarca della Galilea e in parte della Trans-
giordania“. Il dominio di Arcbelao fu dispotico e provocò l’odio dei
suoi sudditi, al punto che questi inviarono a Roma una delegazione per
chiedere che fosse rimosso (una situazione che qualcuno pensa sia ri—
flessa nella parabola di Lt 19,14). Augusto rispose nell’anno 6 d.C. tra-
sformando il territorio di Archelao in provincia imperiale della Giudea.
Quirinio, il legato romano di Siria (una provincia più antica), ordinò
un censimento per motivi fiscali come conseguenza dell’assunzione del
la
potere direttamente da parte di Roma, un censimento che provocò
ribellione di Giuda il Galileo. Di tale censimento si fa menzione in A;:
5,37 ed è ad esso che si pensa verosimilmente anche in Le 2,1—2“. La ri-
bellione di Giuda, che ebbe luogo quando Gesù aveva dodici anni al—
l’incirca, e circa 25 anni prima della sua crocifissione, fu l’unica rivolta
giudaica seria e di cui si abbia un resoconto, avvenuta in Palestina du:
rante il periodo della giovinezza e maturità di Gesù. Inevitabilmente,
durante tale periodo — come accade sempre sotto il dominio straniero —
ci sono state turbolenze e momenti di tensione. Ma due dei prefetti di
questo tempo, Valerio Grato e Ponzio Pilato, durarono dieci anni
cia-
scuno, un segno questo che indica come non si sia trattato di un tempo
" La datazione della nascita di Gesù nell’era di Erode il Grande e uno dei pochi tratti co-
muni ad entrambi i racconti dei Vangeli dell’infanzia (Mt 2,1; La 1,5). Partendo dal presup-
di
posto 'd1e il riferimento sia accurato, l’anomalia costituita dal fatto che Gesù nato ‘prima
è
Crisro’ risulta da un antico errore nel calcolare la sua nascita. Nel sec. VT Dionigi il Piccolo
(Dionysius Exiguus) propose di calcolare gli anni non più a partire dalla fondazione di Roma
(Ab Urbe Cnna'ita), bensi dalla nascita del Signore. Dionigi scelse come data di nascita di
Ge—
sù l’anno 754 A…U.C., una data troppa tardiva, poiché secondo il mlm/a più plausibile Erode
morì nell’anno 750 A.U.C.
'3 Per il
complicato albero genealogico della famiglia di Erode, cfr. NGCBQ, p. 1638;
oppure AED 3,175… Il terzo figlio regnante era Filippo, che regno dal a.C. 34,
4 al nella ree
gione a est e a nord del lago di Galilea (Le 5,1)… Città come Betsaida e Cesarea di Filippo,
menzionate nei racconti evangelici, erano nel suo territorio. ‘Etnarca’ (governatore di una
etnia 0 comunità di minoranza) e ‘terrarca’ (principe di un’area ridotta) sono titoli inferio—
ri a quello di ‘re’.
" L’etrata sequenza temporale nel riferimento diAt fa pensare che l’autore di Lt—At non
precisione quando ebbe luogo questo censimento * di fatto avvenne dopo la de-
sapesse con
posizione di Archelao —, così che può darsi che lo abbia confuso con i tempi tribolari Suc»
eessivi alla morte del padre di Archelao, Erode il Grande, dieci anni prima. Ma si veda set»
to, il cap. 10, nota 33,
[! mondo pa!itira : sociale da tempi neaterttzmmttzri 109
caratterizzato da rivoluzione violenta”. Lo Storico romano Tacito (Sto—
r195,9) riferisce che in Giudea, sotto l’imperatore Tiberio (14—37 d.C.),
«la situazione era tranquilla».
Era questa, dunque, la Palestina della maturità di Gesù. Un ‘re’ ero—
diano, scaltro e vanitoso, che governava la patria di Gesù, la Galilea, e
un prefetto romano, che controllava Gerusalemme e la Giudea, dove
Gesù trascorse i suoi ultimi giorni e fu crocifisso. Sia Filone (Ad Gaium
38; $ 300) che il NT (1.6 13,1; 23,12), ci diCOno che i rapporti tra Ero—
de (o i principi erodiani) e Pilato non sempre erano privi di screzi. Al-
cuni anni dopo la morte di Gesù, l’uso pesante della forza, da parte di
Pilato, per sopprimere un movimento religioso samaritano, condusse
all’intervento del legato romano in Siria, il quale nell’anno 36 spedì Pi—
lato a Roma“. Il regno dell’imperatore Caligola, durato quattro anni
(37-41), inquietò gli abitanti di Gemsalemrne, poiché questo impera-
. tore cercò di far erigere nel Tempio una statua che fosse espressione del-
la sua divinizzazione.
IL SECONDO TERZO DEL SEC. I D.C.
Il primo periodo di dominio romano diretto in Giudea, da parte di
prefetti, terminò nell’anno 39/40. Erode Agrippa I, che in precedenza
era succeduto ai suoi zii Filippo ed Erode Antipa, ottenendo il dominio
sui loro territori, era amico sia di Caligola che del nuovo imperatore
Claudio (41—54), cosi che fil fatto re di tutta la Palestina (41-44), re-
staurando in tal modo il regno che era stato di suo nonno Erode il
Grande. Agrippa si conquistò le simpatie dei capi religiosi giudei e fece
sforzi per apparire pio. At 12 gli attribuisce la persecuzione che uccise
Giacomo, il fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo. Dopo la morte di
" Filone, il filosofo giudeo, presenta un quadro estremamente osrile di Pilato, denuncian«
do i suoi «ricatti, insulti, ruberie, oltraggi, ingiurie arbitrarie, esecuzioni capitali ripetute co-
stantemente senza processo, crudeltà incessantementee sommamente atroci» (Ad Gaium 38,
$ 302, scritta negli anni 59-40 d.C. circa). Molti oggi sono propensi a ritenere che si tratti di
un quadro dettato da pregiudizi, destinare a creare, con la forza della retorica, un caso tale da
indurre a sostituire i prefetti romani con Erode Agrippa 1. 1 Vangeli presentano un quadro
molto meno ostile di Pilato, ma è difficile dire che lo dipingono come un modello della giu—
stizia romana.
'“ GIUSEPPE Fumo, Ant, 18.4.1»23 85 85-89.
1 12 Preliminari per la [amprlmione del Num/a Tettamanto
terminate comunità cristiane Sorse una forte antipatia contro i capi del—
le sinagoghe giudaiclie, un fenomeno che è riflesso in una serie di passi
di Matteo (6,25; 23,6); venne formulata l’accusa che le sinagoghe per-
seguitavano i cristiani (Mt 10,17; 23,54) e li bandivano dalla sinagoga
(Gv 9,22; 12,42; 16,2). Un’affermazione come quella di Gv 9,28 fa una
distinzione netta frai discepoli di Gesù e i discepoli di Mosè; e in alcu-
ni passi del NT ‘i Giudei’ (e la loro Legge) sono considerati realtà estrae
nee (Mt 28,15; G010,34; 15,25).
Poco dopo l’assassinio di Domiziano sorse un’altra dinastia di impe—
ratori. E l’ultimo periodo del quale ci interessiarno in questo libro è sta-
to vissuto sotto Traiano (98-117) e il suo successore, Adriano (117—
138). Efficiente mministratore propenso a intervenire nelle province,
Traiano emanò leggi che portarono a una persecuzione dei cristiani in
Asia Minore, com’è attestato nella corrispondenza tra l’imperatore e
Plinio (il Giovane), il governatore di quella regione. Nella sua ricerca di
cristiani, Plinio s’aspettava di trovarli tra gli schiavi, in particolare tra le
donne schiave. Egli menziona cristiani che si radunano per cantare in-.-
ni a Cristo «come a un dio». Il bisogno di un ordine bene articolato nel-
le chiese cristiane, quasi fossero costrette a organizzarsi per sopravvive
re, è attestato da Ignazio, vescovo di Antiochia, il quale — mentre veni-
va portato a Roma come prigioniero per subirvi il martirio (nell’anno
110 ca.) — inviò lettere alle chiese insistendo sull’importanza di rimane-
re uniti al vescovo”. Alla fine del regno di Traiano (115—117) e nei pri-
mi anni di Adriano ci furono sommosse giudaiche in tutta la parte
orientale dell’impero. L’insistenza di Adriano nel volere a Gerusalem—
me un santuario dedicato a Giove Capitolino sul sito del Tempio che
era stato distrutto nel 70 e il suo divieto della circoncisione contribui-
rono alla seconda rivolta giudaica, guidata da Simone ben Koshiba, no—
to come Bar Cochba o Kochba”. Quest’ultima designazione significa
‘figlio della stella’ (si veda la stella davidica in Nm 24,17), e secondo la
tradizione successiva egli fu riconosciuto come Messia dal famoso Rab-
bi Akiba (Aqiba). I Romani repressero spietatamente la rivolta. Aldba
morì martire. E da allora in poi a nessun giudeo fu più concesso di met»
" Se in un periodo precedente in molte chiese c’era un duplice ordinamento, consistente
di presbiteri-vescovi(al plurale) e diaconi, al tempo di ignazio in alcune chiese dell’Asia Mi—
nare il vescovo s’era affermato come l’autorità più alta, con i presbiteri e i diaconi sotto di lui.
E il famoso ordine tripartito che si affermò in pratica universalmente attorno al 200.
’" Lettere scritte da lui
e ai suoi seguaci sono state rinvenute nella regione del Mar Morto,
a Mutabba‘at (NGCBQ 67,119).
Il mondo politico e sociale dei {empi neammmemari ] 13
tere piede in Gerusalemme sotto pena di morte. Sul luogo dell’antica
città di Gerusalemme fu costruita una nuova città pagana, Aelia Capi-
tolina. Si ipotizza che i familiari di Gesù siano stati influenti nelle chie—
se della Palestina durante il tempo di Domiziano (EH 5,20), ma questa
situazione finì in ogni caso col tempo di Traiano (EH 332,6); e sotto
Adriano la guida della chiesa in Palestina passò nelle mani dei cristiani
di origine pagana (EH 4,6,5—5).
B. Il mondo sociale dei tempi neotestamentari
Nella sezione precedente abbiamo dato uno sguardo d’insieme alla
storia politica dell’impero romano in generale e della Palestina in parti-
colare, durante il periodo che ci interessa. Il NT tuttavia ci informa sul-
'la diffusione del cristianesimo al di fuori della Palestina, in particolare
nelle città dell’Asia Minore e della GreCia. Cercare di proporre una sto—
ria di questa area analogamente a quanto abbiamo fatto per la Palestina
sarebbe poco conveniente, poiche' ciascuna regione, avolte ciascuna cit-
tà, ha una sua storia particolare. Quando prenderemo in considerazio-
ne le lettere paoline, tratteremo anche di questo aspetto, analizzando
brevemente la situazione di ognuna delle città destinatarie degli scritti
dell’apostolo. In questo capitolo di carattere generale possiamo fare
qualcosa di più utile, e cioè prendere in considerazione alcuni dei prin-
cipali aspetti della vita mediterranea agli inizi dell’impero, che siano
utili alla comprensione del NT.
I primi credenti in Gesù erano ebrei. Forse, tutti gli autori degli scrit-
ti neotestamentari erano ebrei. Le memorie di Gesù e gli scritti dei suoi
seguaci sono densi di riferimenti alle Scritture giudaiche, alle festività,
alle tradizioni e alle istituzioni dei Giudei. Perciò non c’è dubbio alcu-
no sull’influenza esercitata dal giudaismo sul NT. Tuttavia, come ab-
biamo visro, dal tempo di Alessandro Magno in avanti i Giudei erano
vissuti in un mondo ellenistico. Per un secolo prima della nascita di Ge—
sù la maggior parte di loro erano vissuti in aree dominate dagli eserciti
romani. E al tempo della nascita di Gesù una buona percentuale del
mondo dei Giudei, forse la maggioranza, parlava greco. 1 libri biblici
composti in ebraico e in aramaico erano stati tradotti in greco, e alcuni
 1 18 Preliminari ]… la iompremiiiii it.—mu… Termmento
Vangeli invece — che in parte riflettono la situazione di vita dello stesso
Gesù in Galilea — i poveri sono piccoli agricoltori con appezzamenti di
terreno troppo ridotti o aridi, oppure servi della gleba nei grandi lati—
fondi. Nelle città, senza il sostegno dei prodotti dei campi, i poveri era-
no in condizioni ancora peggiori. Ciò nonostante, la situazione di en—
trambi questi gruppi che riguardano il NT era economicamente meno
disperata di quella dei disperatamente poveri del mondo moderno.
Quanto allo stesso Gesù, di cui si dice che mostrava la propria affezio-
ne per i poveri, egli era personalmente un te'kta'n (secondo Mc 6,3), va-
le a dire un ‘artigiano del legno’, un falegname che costruiva
porte e
mobili per le case in pietra o in mattoni di fango, e atatri e gioghi peri
contadini. In quanto artigiano di un villaggio, potrebbe essere accosta-
to a un «colletto blu, che è espressione dell’impiegato appartenente al
ceto medio inferiore americano»“.
Quanto agli schiavi, le traduzioni del NT rendono il greco rifila; sia
con ‘servo’ che con ‘schiavo’z’; ma le persone così designate non posso«
no essere immaginate secondo i modelli ne' dei domestici nelle case brii
tanniche, ne’ degli schiavi africani in America. La schiavitù esisteva da
secoli, anche se nei tempi neotestamentari iniziava a diminuire. Antiche
fonti di schiavi erano le scorrerie dei pirati e le
guerre frequenti che ave-
vano preceduto l’inizio dell’impero romano, poiche' i prigionieri e a
volte l’intera popolazione di una città conquistata venivano venduti in
schiavitù. La pace instaurata da Augusto prosciugò in
parte questa fon-
te. E la penuria di schiavi si aggravò perche’ nello stesso tempo molti
schiavi furono liberati. Ciò nonostante, gli enormi latifondi romani
avevano bisogno, per la loro gestione, di un grande numero di schiavi.
La condizione dello schiavo variava. Gli schiavi costretti a remare nelle
galere o a lavorare nelle miniere conducevano un’esistenza bestiale. E a
volte (specialmente in Italia, prima dell’instaurazione dell’impero) gli
schiavi diventavano socialmente e politicamente ribelli, come mostra la
rivolta di Spartaco (73-71 a.C.). Tuttavia, agli schiavi erano ricono-
sciuti anche diritti legali, e sotto l’impero romano il maltrattamento o
l’uccisione di uno schiavo costituiva un crimine punibile. Oltre che nel
" Mi rifaccio qui all’eccellente trattazione in MHER, Marginal 1,280-285, che mostra la
fragilità di altre interpretazioni.
” Una questione interessante riguarda la forma femminile del sostantivo, che ricorre nel
Magnjîrzzt (Lc 1,48); gli studiosi si chiedono se intende descrivereMaria come ‘serva’ (anch
la), del Signore, o come sua rschiava’; il secondo significato offre la possibilità di identificarla
con elementi che erano parte dei destinatari cristiani dello scritto lucano.
[! manda politim ! Jatiule dei tempi neare.rmmenmi ; 19
settore degli affari, dell’agricoltura e domestico, gli schiavi potevano
svolgere anche funzioni di amministratore, di medico, di insegnante, e
tra essi non mancavano studiosi e poeti e chi riusciva ad accumulare ric-
chezze notevoli. Inoltre, nobili pagani denunciavano la schiavitù e al-
cune religioni orientali accettavano tra i loro adepti anche gli schiavi,
senza pregiudizi.
I predicatori cristiani fecero conversioni trai poveri e gli schiavi dei
centri urbani, ma conquistarono alla fede cristiana anche non pochi
appartenenti al ceto medio. I cristiani benestanti non dovevano essere
molti, è vero, ma è indubbio che un certo numero di convertiti appar-
teneva a questa classe sociales anche all’aristocrazia. In 1 Car 1,26
Paolo verosimilmente non fa solo dell’oratoria quando parla di «non
molti sapienti,... non molti potenti, non molti di nobili natali». Un
motivo particolare di tensione sociale trai cristiani sembra essere stato
il banchetto eucaristico. Per dare la possibilità a un certo numero di
cristiani di incontrarsi, occorrevano ambienti spaziosi. In queste sale,
situate spesso al secondo piano di un’abitazione privata di credenti
agiati, avevano accesso in tali casi anche cristiani di ceti inferiori che al-
trimenti non avrebbero mai avuto contatti con il proprietario. Un’in-
terpretazione di ] Car 11,20-2235—34 è che alcuni proprietari aveva-
no trovato il modo di evitare siffatte situazioni socialmente imbaraz-
zanti invitando soltanto gli amici per consumare dapprima un pasto
insieme; poi — dopo che essi avevano mangiato e bevuto — potevano es-
sere accolti anche gli altri per l’eucaristia. Paolo condanna questo mo-
do di fare, dichiarandolo non cristiano, perche' mette in situazione di
disagio i poveri. La breve lettera a Filemone mostra Paolo che prende
a cuore la causa di uno schiavo fuggiasco che si era fatto cristiano. Al
proprietario Paolo chiede di riprendere il fuggitivo come un fratello e,
implicitamente, di non punirlo con eccessiva severità. Così per Paolo
l’emancipazione è auspicabile. Tuttavia, il fatto che Paolo, che ritene—
va prossima la fine del mondo, non abbia condannato le strutture so—
ciali del suo tempo con il loro massiccio numero di schiavi, per secoli
è stato tragicamente frainteso come giustificazione cristiana dell’esi—
stenza della schiavitù, e di una schiavitù non di rado più dura di quel—
la dei tempi neotestarnentari.
Riflettendo sul NT occorre prendere in esame anche il problema
della formazione culturale, sia di Gesù e dei predicatori cristiani, che
dei loro destinatari. Gli studiosi discutono non poco sulla natura ed
estensione della prassi educativa giudaica al tempo di Gesù. Alcuni di
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fatto che i lettori del Vangelo lo rimuovono dal suo spazio e dal suo
tempo ed immaginano che egli abbia trattato questioni che mai ha af-
frontato”. Può anche esserci una forma sofisticata di rappresentare
scorrettamente Gesù, imponendo su di lui categorie che in realtà non
gli si adattano, per es., contadino“ o combattente per la libertà.
(2) LA PREDICAZIONE (A.POSTOLICA) su GESÙ
(il secondo terzo del sec. 1 d.C.)
Quelli che videro e udirono Gesù ebbero una conferma alla loro
sequela mediante le apparizioni post—pasquali (] Cor 15,5-7) e per-
vennero ad una piena fede in Gesù risorto come colui attraverso il
quale Dio aveva manifestato il definitivo amore salvifico per Israele
e, alla fine, per tutto il mondo — una fede che espressero mediante ti-
toli che esprimevano la confessione di fede (Messia/ Cristo, Signore,
Salvatore, Figlio di Dio, ecc.). Questa fede post-pasquale illuminò le
memorie di ciò che avevano visto e udito durante il periodo prece—
dente la risurrezione e, cosi, proclamarono le sue parole e azioni con
un significato arricchito. (I lettori moderni, abituati dai mezzi di co-
municazione ad una cronaca distaccata, basata sui fatti, devono rico-
noscere l’atrnosfera nettamente differente della primitiva predicazio-
ne cristiana). Parliamo di questi predicatori come ‘apostolici', poiché
si consideravano inviati (apostéllein) da Gesù risorto e la loro predi—
cazione è spesso descritta come proclamazione kerygmatica (kÉ‘ryg-
ma), intesa a portare altri alla fede. Alla fine il cerchio dei predicato-
" Liberali () conservatori, i cristiani fanno quest’enorc, Possono chiedersi se Gesù avrebbe
servito come un soldato in una guerra moderna (per es., in Vietnam) :) quanti sacramenti pro—
gettò, Le risposte esatte .; tali domande sono che un galileo giudeo non deve aver saputo del—
l’esistenza del Vietnam 0 di una guerra meccanizzata,e che non esisteva ancora una parola per
‘sacramento’ in questo periodo, Ciò che Gesù fece e disse ha implicazioni per questi proble—
mi più recenti; ma nella fede cristiana lo Spirito Santo chiarifica tale implicazione con un pro»
cesso di traduzione dal tempo di Gesù al nostro tempo. Quando i documenti confessionali
dellachiesa parlano delle azioni di ‘Gesù Cristo’, non parlano semplicemente del Gesù del mi-
nistero pubblico ma del Gesù rappresentato nella predicazione apostolica e nella susseguente
tradizione.
“ Criticato da MHI—ZR, Malgimtl 1,278—282: Gesù visse in una società agraria, ma lavorò oo-
me falegname (Mc 6,5). Come parallelo moderno, Meier sostiene che Gesù sarebbe stato più
vicino ad «un operaio della classe medio-bassa d’America» che ad un contadino. Cfr. p. 118.
Vangeli : ppm [allegate Vangeli in generale . Vangeli rinomìi in particolare 173
ri missionari si allargò oltre gli originari compagni di Gesù e le espe—
rienza di fede di nuovi venuti, come Paolo, arricchirono ciò che fu ri-
cevuto e proclamato.
Un altro fattore operante in questo stadio di sviluppo fu il neces-
sario adattamento della predicazione ad un nuovo uditorio. Se Gesù
fu un galileo giudeo del primo terzo del sec. 1, che parlò in aramaico,
dalla metà del secolo il suo vangelo fu predicato nella diaspora a cit—
tadini giudei e gentili in greco, una lingua che egli normalmente non
parlò (se pure la parlò mai), Questo cambio di lingua richiese una
traduzione nel senso più ampio di questo termine, cioè, una rifor-
mulazione nel vocabolario e nei modelli che potesse rendere il mes-
saggio intellegibile e vivo per i nuovi uditori. Talvolta la riformula-
zione (che ha lasciato tracce visibili nei Vangeli scritti) riguardò fatti
accessori, per es., un tipo di tetto a regole familiare ad un uditorio
greco in Lc 5,19, in contrasto con il tetto in stile palestinese attra-
verso il quale fu aperto un buco in M: 2,4. Ma altre riformulazioni
ebbero ripercussioni teologiche, per es., la scelta di so‘mrz, ‘corpo’ per
l’elemento eucaristico nei sinottici e in ] Cor 11,24 (come termine
distinto dalla traduzione più letterale m’rx, ‘carne’ in GV 6,51 e in
Ignazio, Romani 7,3). Questa scelta può aver facilitato l’uso figurato
di corpo nella teologia del corpo di Cristo, di cui i cristiani sono
membra (1 Car 12,12-27). Così, gli sviluppi della tradizione su Ge»
sù promossero la crescita della teologia cristiana.
Molto spesso il termine ‘predicazione’ ingloba tutto questo secondo
stadio di sviluppo del Vangelo, benché anche altri elementi abbiano
contribuito alla formazione dei Vangeli. Per es., la liturgia o il culto di—
vennero parte della vita cristiana, come si vede in testi evangelici batte
simali e nelle formule eucaristiche. ln Mt si può percepire il prendere
forma del materiale dalla catechesi. Le controversie della comunità for-
nirono colore, per es., lotte con i capi giudei della sinagoga (in Mt e Gv)
e, internamente, con alcuni che gridano «Signore, Signore» in Mt 7,21
(contro entusiasti spirituali?)
(5) l VANGELI SCR1’ITI (l’ultimo terzo del sec. 1, approssimativamente)
Benché nel mezzo del periodo precedente, quando il materiale su
Gesù veniva predicato, dovettero apparire alcune primitive collezioni
186 Vangeli : vpere [allegate Vangzlz’ in gmerale - Vangeli rinam'n’ in panicobr: 187

11,29-32 la generazione cerca un segno; il segno

15,14;10,24—25a 6,39-40 può un cieco guidare un cieco; un 12,38—42 .
di Giona; giudizio del popolo di Nini—
discepolo non e più del maestro
ve, la regina del sud
7,3-5 64142 la pagliuzza nell’occhio del fratello, la '

5,15; 6,22-23 11,33-35 non mettere una lampada sotto il mog-

trave nel proprio 1,
gio; occhio lampada del corpo, se cat—
. ,

7,16-20 6,43-45 nessun albero buono porta frutti cattivi; tivo, tenebra
(12,33-55) dagli Spini non vengono fichi 25,25«26.23.6»7a.27 11,39-44 i farisei purificano l’esterno della coppa;
7,21.24-27 6,46-49 mi chiamate Signore e non fate; ascolta- guai a Chi paga le decime incoerente-
te le mie parole e non le mettete in pra- mente, e cerca il primo posto
tica 23,4.29—51 11,46—48 guai ai dottori della legge che caricano
8,5a-10.13 7,1-2.6b-10 grande fede di un centurione a Ca- pest insopportabili, costruiscono tom—
farnao che chiede aiuto per un servo be per 1 profeti
malato 23,34-56.13 11,49-52 io dico/la sapienza di Dio dice: man-
derò profeti che saranno perseguitati;
11,2—11 7,18-28 i discepoli di Giovanni Battista; mes—
ai ai dottori della legge
saggio per lui; lode di Giovanni Batti—
sta che è più di un profeta 10,26-33; 12,32 12,2-10 ciò che e nascosto sarà rivelato; non
è soddisfatta temere chr uccide il corpo; riconoscer—
11,16—19 7,31—35 questa generazione non mi davanti a Dio
né da Giovanni Battisra né dal Figlio
10,19-20 12,11-12 di fronte alle sinagoghe; lo Spirito San-
dell’uomo
to aiuterà
8,19-22 9,57-60 il Figlio dell’uomo non ha dove posare 6,25-33 12,22«31 non preoccupatevi per il corpo; consi-
il capo; per seguirlo lasciare i morti a derate i gigli del campo; il Padre sa di
seppellire i morti che avete bisogno
9,37—38; 10,7-16 10,2-12 messe abbondante, pochi operai; isrru- 6,19-21 12,33-34 tesori non sulla terra ma in cielo
zioni missionarie 24,43-44.45»51 12,39-40/1246 il padrone di casa e il ladro; il servo fe—
11,21—23;10,40 10,13—16 guai a Corazin, guai a Betsaida; chi dele che si prepara per la venuta del
ascolta voi, ascolta ine padrone
11,25-27;13,16-17 10,21—24 ringraziamento al Padre per la rivela— 1034-36 1251-53 non sono venuto a portare la pace ma
zione ai piccoli; tutto è stato dato al Fi- la spada; divisioni in famiglia
glio che solo conosce'il Padre; beati gli 16,2—3 12,54-56 l’abilità a interpretare i segni del tem-
occhi che vedono ciò che voi vedete po rende capaci di interpretare i tempi
63-13 1 1 ,2-4 il Padre Nostro (forme varianti — la presenti
forma di Matteo e più lunga) 5,25-26 12,58»59 accordarsi prima di andare davanti al
chiedete e vi sarà dato; se voi date cose giudice
7,7-1 1 11,9-13
13,31-33 1118-21 il regno dei cieli/di Dio: come la cre-
buone, quanto più il Padre
scita di un seme di senape; come il lie—
12.22—30 1144.151743 demoni scacciati da Beelzebul; l’uomo v1to che una donna mette nella pasta
fune fa la guardia al suo palazzo; chi
7, 1 5-14.22-25; 13,23—29 la porta stretta attraverso la quale pochi
non è con me è contro di me 8 ,11-12 entreranno; il padrone, di casa che te—
12,43«45 11,24—26 lo spirito impuro uscito da uno vi ri- spinge quelli che bussano; viene gente
torna e ne porta altri sette, facendo da tutte le direzioni per entrare nel re-
Peggio gno dei cieli/di Dio