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Gustav Mahler

SINFONIA 9 IN RE MAGGIORE

Guida all’ascolto | 01.02.2019


Gli avvenimenti nella vita di Mahler
La situazione ed il contesto della vita di Gustav Mahler nel 1909 (anno in cui iniziò a
comporre la sinfonia) sono molto complicati.

Maggior peso per il compositore era la salute: forti problemi di cuore, infatti, lo
costrinsero a passare i suoi ultimi anni di vita con un contapassi in mano, non potendo
permettersi di muoversi troppo ed avere i movimenti contati. Il suo cuore non era né
affidabile né regolare, ed i suoi polmoni distrutti. La cardite reumatica lo uccise nel 1911.

La sua vita privata, fortemente influenzata dalla sua salute instabile e da una condizione
psicologica complicata (ebbe contatti di terapia con vari strizzacervelli dell’epoca, tra
cui Freud), era altrettanto difficile. La moglie Alma, di vent’anni più giovane, è ormai
stanca dell’uomo che Gustav Mahler è diventato: non le permette di suonare il piano
mentre lui compone, e soprattutto le proibisce di adoprarsi nella composizione.
Chiederà il divorzio nel 1910, quando la Sinfonia n° 9 è ancora in fase di stesura e la n° 10
(poi rimasta incompiuta) è in abbozzo. Nel 1904 le loro due figlie si ammalarono di una
grave malattia respiratoria, la difterite, che ne uccise una delle due all’età di 5 anni.

Nella vita musicale, al contrario, stava vivendo un periodo di incredibile successo e


soddisfazioni personali; era infatti al centro dell’ambiente culturale e sociale viennese di
inizio secolo, essendo direttore dell’Opera Nazionale Austriaca (oggi Wiener Staatsoper).
Aveva rapporti di amicizia e complicità con intellettuali del calibro di Freud e Klimt.
Diventò famoso come direttore di opera grazie ad un lavoro (iniziato nel 1897) di riforma
dello stile musicale e del repertorio dell’orchestra, aprendosi a opere classiche (Mozart
e Gluck) ed a uno stile più fresco ed internazionale. Diresse in 10 anni 347 recite in
Vienna, senza contare le sue apparizioni come “guest conductor” nel resto del mondo.
Di conseguenza si dedicava alla composizione maggiormente nel periodo estivo, nelle
località vacanziere. Dall’estate del 1907 fino alla sua morte passò le estati in prossimità
di Dobbiacco, nel Tirolo. Quando Mahler inizia a scrivere la sua nona, ha alle spalle
l’enorme successo della Sinfonia n°8, detta dei mille in riferimento all’enorme numero di
musicisti e cantanti coinvolti nella partitura, ed è quindi in un pieno flusso di ispirazione
(che si sviluppa anche attraverso Il Canto della Terra1).

L’atmosfera musicale del tempo


Verso la fine del XIX secolo il panorama a Vienna era molto variegato: Strauss e Mahler
dominavano la scena. La musica nell’impero asburgico aveva forti influenze dal mondo
tedesco: l’eredità di Brahms è stata raccolta da Brukner e Frank, che hanno arricchito il

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Il Canto della Terra è una composizione curiosa di Mahler. Si struttura a tutti gli effetti
come una vera e propria Sinfonia, ma il compositore non decise di nominarla con tale
nome per paura della “Maledizione della Nona”: vari compositori, tra cui Beethoven e
Bruckner, morirono dopo aver scritto la loro “Nona”, come se da Beethoven in poi
(famoso appunto per la sua Sinfonia n° 9) nessun’altro avesse il permesso di superare
tale magnificenza. Anche in questo piccolo gesto scaramantico si capisce come la morte
fosse incombente su Mahler, e quanto lui sentisse la necessità di ottenere più tempo
possibile per vivere.

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lavoro del compositore Amburghese nell’esplorazione della forma compositiva “Sinfonia”
e della ricerca dei limiti della musica tonale. In questo senso, i lavori dei suddetti Strauss
(Richard) e Mahler hanno spinto ancor più in alto l’asticella, sublimando la scrittura
sinfonica (nel caso di Mahler) e la creatività armonica tipicamente tedesca, piena di
modulazioni cromatiche e complicati passaggi para-atonali.

Fuori dall’ambiente Austro-Tedesco, che stava esaurendo le sue forze nel raggiungere il
massimo splendore della musica tonale, in Francia si respirava già un’aria distinta. La
freschezza armonica portata negli anni ‘70 dell’800 da Fauré e la scuola parigina nata
attorno al recentemente fondato CNSM 2 era sfociata in un’ondata di creatività
irrefrenabile, che porto nella capitale francese molti musicisti (francesi e non) nelle
classi di composizione. Proprio da lì vennero alla luce nomi come Debussy e Ravel, che
rivoluzionarono la scuola francese. Poco prima della stesura della 9 Sinfonia di Mahler,
Debussy stava scrivendo Prelude a l’apres midi d’un Faune (1894) e La Mer (1905),
considerati i suoi maggiori lavori orchestrali. La musica tonale lascia il posto alla musica
“modale”, ossia basata sul carattere della scala musicale anziché sulla sensazione di
tensione-relax che una scala musicale può dare. Da questo punto di vista, nasce
l’Impressionismo in musica, più adatto ad evocare e suggerire stati d’animo e sensazioni
statiche. Questo periodo di breve e intensissima creatività musicale diede poi spazio ai
lavori di Stravinsky, nel suo periodo di adolescenza compositiva, per dare l’ultima spinta
alla scuola parigina.

Dopo la morte di Mahler, la scena musicale prese due pieghe nettamente opposte: in
Francia Stravinsky segnò il cammino per compositori come Messiaen e poi Boulèz (la
scuola di Parigi), mentre Shoenberg, Berg e Webern presero il testimone, forse con
troppa presunzione, dell’eredità dei Viennesi Mahler e Strauss (la Seconda scuola di
Vienna 3 ). Nel loro ideale, i due risultati scaturiti dalle due differenti scuole erano
naturale conseguenza di tutto ciò accaduto nel panorama musicale che li precedette.
Infatti, Messiaen si vedeva come la conseguenza di Debussy e Stravinskij, che a loro volta
avevano radici nella scuola di Fauré, ed ancor prima di Rameau e Gluck; i tre viennesi,
invece, si vedevano come naturale evoluzione della musica Mahleriana (della quale
ammiravano particolarmente la 9° Sinfonia), che a sua volta discendeva dalla grande
tradizione sinfonica Brukneriana e Brahmsiana, a loro volta scaturite dal pilastro della
musica germana, ovvero Beethoven.

Le connotazioni musicali si vanno (volenti o nolenti) accomunando con gli ideali politici
del tempo: l’individualismo austro-germanico si identifica sempre di più con i lavori
espressionisti della seconda scuola viennese, cosi come con gli studi sull’IO di Freud e
l’arte di Klimt. Le opere di Strauss e Mahler, in questo senso, si presentano come
espressione e del sentimento umano, un riflesso della personalità dell’uomo del XX
secolo ed una chiara esaltazione dell’individuo. Dall’altro lato, i lavori di Debussy prima,
di Stravinskij e di Boulèz dopo, furono sempre più identificati, anche per

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Conservatorio Nazionale Superiore Musicale di Parigi.
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La prima scuola Viennese è comunemente identificata con Haydn-Mozart-Beethoven.
La differenza tra questa e la seconda fu principalmente la congruenza di ideali
compositivi che accomunava Shoenberg, Berg e Webern (tre compositori classici non
avevano in mente ai loro tempi di formare una tradizione compositiva per i posteri).

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contrapposizione alla scuola tedesca, con la cultura di massa e con il collettivismo nella
cultura francese; l’esaltazione di strutture ritmiche additive (e non consecutive) e
l’abbandono del sistema tonale di tensione-relax a favore di strutture armoniche statiche
e non direzionali, fece e fa ancor oggi pensare ad una concezione della musica meno
legata a sentimenti personali ma più vicina a sensazioni comuni e descrittive. Un chiaro
esempio è proprio il contrasto fra la 9° di Mahler e La Mer di Debussy: la prima è un
continuo susseguirsi di momenti di tensione e di incredibile tenerezza, legati tra loro da
una complessa struttura compositiva, mentre Debussy costruisce la sua opera su un più
semplice accostamento di momenti statici e contrastanti, evocando differenti atmosfere
quasi sempre completamente disconnesse tra loro.

La Sinfonia
Composta tra il 1909 ed il 1910, fu la prima delle opere che Mahler non riuscì ad ascoltare
con le proprie orecchie. La prima esecuzione, infatti, avvenne in Musikverein a Vienna
nel 1912, diretta dal suo alunno ed amico Bruno Walter.

Tutta la sinfonia è pervasa da un senso di morte imminente: le già commentate


condizioni di salute e di vita privata del compositore hanno il loro sfogo emotivo in varie
parti della composizione (specialmente nel primo e nel quarto movimento). Leonard
Bernstein (uno dei più famosi direttori d’orchestra, nonché didatta e compositore, del
XX secolo) descrive la sinfonia come un grande addio:

 All’inizio del suo flusso di pensieri, Mahler sta lottando contro le sue emozioni e
la sua salute, cercando una soluzione apparentemente irraggiungibile per una
pace interiore. Il movimento inizia con un ritmo che viene spesso identificato da
molti critici con un battito del cuore assai irregolare (probabilmente quello del
suo cuore malato). Su questo ritmo, ricorrente in tutta la sinfonia e
particolarmente distinguibile, Mahler costruisce un’architettura di emozioni in
costante tumulto ed evoluzione. Per riuscirci, affianca a questo ritmo una
melodia tradizionale che ricorda un sospiro di sollievo: i violini rispondono dopo
l’apertura inquieta e ansiosa con uno tra i più teneri e dolci motivi della storia
della musica sinfonica. Questa dualità perdura per tutto il primo movimento,
lasciando il compositore senza risposte se non quella del suo amore per la vita,
o per quel poco che ne rimane. Scaturisce dalla partitura un senso di gratitudine
verso la vita, per quello che essa ha da offrire, ma al contempo una forma di lotta
già persa in partenza contro la fine della vita stessa.
 Nel secondo movimento Mahler sembra salutare la gioia della vita campestre e
dei piaceri bucolici. Domina il movimento un motivo campagnolo, ed una
sensazione di gioia nei confronti di quello che la campagna e la vita ritirata in
mezzo alla natura ha dato a Mahler (gran parte del suo lavoro di composizione
avveniva infatti immerso nella natura, spesso nelle Dolomiti). Nel movimento si
possono riconoscere tre danze: di tre tempi diversi, sono tutte originate dal
Landler (antecessore del Walzer), tipicamente austriaco. Tuttavia, la nostalgia è
presente anche verso la fine di questo movimento, probabilmente il più positivo

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dei quattro nella sinfonia: è l’unica volta, in tutta la composizione, che la
soluzione viene incontrata nella gioia di vivere e di ricordare i bei momenti
vissuti.
 Il terzo movimento è il saluto alla vita di città, agli impegni frenetici ed alla vita
mondana. Un caos organizzato viene creato dal compositore su una gran varietà
di temi e voci che si sovrappongono, proprio come camminando per le vie della
Vienna di inizio secolo. Una sezione centrale più distesa ed eterea anticipa le
tematiche del quarto movimento, mentre il caos attorno al compositore si fa
sempre più asfissiante e quasi invivibile. La fine del movimento, con un
accelerando dell’orchestra, apre il compositore alla domanda finale: come reagire
di fronte alla vita che fa il suo corso?
 L’apertura del quarto movimento è un grido di disperazione: ormai il
compositore ha salutato la sua vita, ma non riesce ancora a dipartirsi da essa.
Troppa è la bellezza che ha vissuto (rappresentata dai tre momenti di sublime
tenerezza e dalle melodie affidate al corno), troppe le esperienze che la vita gli
ha regalato, per potersi separare dalla vita. Il compositore tenta più e più volte
di voltarsi, ma non riesce mai nel suo intento. Anche in questo movimento
predomina il dualismo tra la pura bellezza della vita ed un senso di accettazione
quasi esotico, scaturito da qualche concezione religiosa dell’est. Le sonorità in
contrasto sono quelle del già menzionato corno (legato alla tradizione tedesca)
e quelle del fagotto (che sembra uscito da una processione buddhista). Il finale
della sinfonia viene descritto sempre da Bernstein come una serie di stremanti
tentativi di rassegnarsi, uno dopo l’altro. Alla fine, l’accettazione e la
rassegnazione si uniscono in un sentimento nuovo, probabilmente inaspettato,
con il quale il compositore lascia la partitura, una delle sue migliori e delle sue
più care.

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