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Università degli Studi di Cagliari

SOVRASTRUTTURE DI STRADE, FERROVIE ED AEROPORTI


Prof.ing. Mauro Coni (http://web.tiscali.it/mauroconi/)

Inerti lapidei e leganti stradali Leganti organici: bitume, catrame, asfalto.


INERTI 1. Bitumi semisolidi, liquidi ed emulsioni
1. Caratteristiche di forma degli inerti. 2. Penetrazione
2. Peso specifico reale 3. Punto di rammollimento
3. Coefficiente di imbibizione 4. Punto di rottura Frass
4. Porosità 5. Duttilità
5. Coefficiente di qualità (Deval, Los Angeles) 6. Solubilità
6. Resistenza a compressione 7. Adesione bitumi-inerti.
7. Resistenza all’urto 8. Suscettività termica e rigidezza dei bitumi
8. Potere legante 9. Bitumi modificati e per applicazioni speciali
9. Frantumazione dinamica
10 Resistenza all’usura
10. L
Leganti
ti idraulici
id li i classici:
l i i
11. Abradibilità (PSV, CLA) 1. cemento Portland
12. Equivalente in sabbia 2. scorie d’alto forno
13. Gelività. 3. pozzolane
14. Caratteristiche nei diversi strati: fondazione, 4. calce
base, binder, usura.

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1. Caratteristiche e forma degli inerti


Da frantumazione, poliedrici,
spigoli vivi con dimensioni:
Pietrisco 25-71 mm
Pietrischetto 10-25 mm
Graniglia 2-10 mm
Sabbia 0.075-2 mm
Frazione fine <0.075
Limi 0.02
0.02-- 0.075 mm
Argille <0.02 mm

In genere nei Capitolati è ammessa una


tolleranza del ±10% in peso delle
diverse frazioni

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1. Caratteristiche e forma degli inerti

Filler: materiale molto fine (P0.18 =100% P0.075 >85% , P0.05 >50% ). Si aggiunge a leganti e
conglomerati per conseguire maggiori caratteristiche meccaniche e di stabilità termica

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1. Caratteristiche e forma degli inerti


Mat.Granulare
Mat .Granulare
Dmax =3.8 cm
Misti gr. mediocri
AASHTO #10 Riempimenti
AASHTO #8 Dmax = 1 cm Presenza di fini
Dmax = 1.3 cm Basso drenaggio
M di drenaggio
Medio d i Impiegato per letti di
Impiegato per letti di appoggio di tombini,
appoggio di tombini, Riempimenti, superfici
superfici pedonali pedonali
produzione di c.b a caldo
e pavimentazioni anti- ANTISKID
skid AASHTO #3
Dmax = 2.5 cm
Dmax = 7.1 cm
Pavimentazioni ad elevata aderenza
Stabilizzazione sottofondi
AASHTO #67
Drenaggi
Dmax = 2.5 cm
Alto drenaggio
Produzione di c.b a caldo SUBBASE
Miscele pronto impiego Dmax = 5.1 cm
Drenaggi Materiale arido
Misti granulari
Strati di base
AASHTO #57
Dmax = 3.8 cm Pietrame Drenaggi
Alto drenaggio Dmax = 25-30 cm Sottolastre cls
Produzione di c.b a caldo Alto drenaggio
Miscele pronto impiego Riempimenti di gabbioni
Impieghi decorativi per Scogliere al piede dei rilevati
superfici pedonali

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2. Peso specifico reale

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3. Coefficiente di imbibizione
4. Porosità

Coefficiente di imbibizione Porosità


Si definisce coef.
coef di imbibizione il La porosità è il rapporto percentuale tra il
rapporto tra il peso d’acqua volume occupato dai vuoti e il volume totale
assorbita dal campione di roccia del provino roccioso. Quando sono presenti
immerso e quello del materiale vuoti non comunicanti in genere si distingue
secco. tra porosità e porosità efficace. La porosità
Pacqua assorbita
CI  efficace è il rapporto tra il volume dei vuoti
intercomunicanti e il volume totale.
Pcampione secco

Le norme CNR stabiliscono che


il provino sia essiccato in stufa
a 110°C, pesato, e
successivamente immerso in
acqua distillata a 20°C sino a
completa saturazione. La prova
si esegue mediando il risultati
ottenuti su 5 provini del peso di
circa 30 gr.

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5. Coefficiente di qualità ((Deval


Deval,, Los Angeles)

Prova Los Angeles LA Prova Deval


Gi  G f
f  100
Gi
40
D
f
Si introducono 50 pezzi (circa 100 gr/cad) per
complessivi 5 kg. Si fanno compiere 10.000 giri
(occorrono circa 5h,30). Il materiale viene
5 kg (10 kg) di materiale con 4 (3) raccolto e setacciato al crivello con fori da 1.5
possibili curve granulometriche al mm. Il trattenuto viene lavato ed essiccato. La
quale vengono aggiunte sfere differenza percentuale tra il peso iniziale e
d’acciaio (400 gr/cad) in numero quello finale riferita al peso iniziale
variabile p
per le diverse curve. rappresenta il frantumato f.

Si fanno compiere 500 giri (1000 giri). Al termine


della prova di calcola il passante al setaccio con
maglie di 1.68 mm (12 ASTM). Ciò viene fatto per
differenza tra il peso iniziale e il peso del trattenuto al
12 ASTM dopo lavatura e essicamento.
Il coeff
coeff.. LA è la perdita percentuale in peso
Il rapporto tra il numero fisso 40 ed il
riferita al peso iniziale
iniziale.. Per rocce resistenti
frantumato f rappresenta il Coeff. Deval.
LA = 15
15--20
20%
%, per quelle tenere 30
30--35
35%
%

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6. Resistenza a compressione Resistenza a compressione


7. Resistenza all’urto
La resistenza a compressione è un valore
sicuramente significativo per caratterizzare gli inerti.
La roccia potrebbe presentare valori ridotti di Rc a
causa di fessurazioni e stratificazioni. Tuttavia,, in
seguito a frantumazione tale materiale potrebbe
produrre graniglie e pietrisco di ottima qualità e
resistenza. 8 cubetti vengono preparati con facce
perfettamente piane di lato compreso tra 7.1 e 10 cm. 4
provini vengono caricati in direzione parallela alla
giacitura in cava e 4 in direzione ortogonale.

La resistenza all’urto è
richiesta per i materiali litici
impiegati in lastre, masselli,
cubetti. Si utilizzano provini
cubici di 30 mm sottoposti
all’azione d’urto di una massa
che cade da un’altezza
progressivamente crescente (1
cm) con frequenza 10 sec. La
resistenza all’urto è data dal
numero di colpi necessari alla
rottura del provino, pari
all’altezza di caduta.

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8. Potere legante Frantumazione dinamica


9. Frantumazione dinamica La prova è finalizzata a valutare la qualità
delle graniglie utilizzati nei trattamenti
Entrambe le prove tendono ad essere superficiali di strade a scarso traffico. La
abbandonate e sempre meno presenti nei prova si esegue su 0.5 kg di graniglia di
Capitolati
p e nei controlli di cantiere. pezzatura 4.7 mm < D < 9.5 mm posta
all’interno di una guida d’acciaio (larga 14 cm
Potere legante e lunga 50 cm) con due risalti laterali.

Quando sono sottoposti al compattamento Sul materiale, steso con


gli elementi di pietrisco tendono a formare spessore costante, viene
una struttura monolitica anche per l’effetto fatta passare 12 volte una
agglomerante del frantumato prodotto dagli ruota metallica larga 5 cm
elementi stessi. L’attitudine a formare tale del peso di 400 kg. Il
legame rappresenta il potere legante materiale viene setacciato
dell’inerte.La prova
p per
p la sua ricercando le percentuali
determinazione si esegue con l’apparecchio di passanti ai setacci P4.7
Page. Esso è costituito da un martelletto di P2.3 P1.17 P0.59 P0.29 P0.15
circa 0.5 kg che cade da 1 cm di altezza una Il coeff. di frantumazione è dato dalla somma:
volta per secondo su un provino F  P4.7  P2.3  P1.17  P0.59  P0.29  P0.15
opportunamente preparato.Si assume come
valore del potere legante il numero di colpi Basalti, graniti F=70-120
che determina la rottura del provino (valori Calcari compatti F= 120 - 140
buoni sono compresi tra 30 e 50)
Calcari teneri F= 140 - 180

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10. Resistenza all’usura


Resistenza
11. Abradibilità (PSV
PSV,, CLA
CLA))
all’usura

Abradibilità (PSV,
PSV, CLA)
CLA)

La prova consiste in un disco rotante (tribometro)


con velocità periferica 1m/sec, su cui vengono
premuti (15 kg) due provini (facce quadrate da 50
cm2) in posizione diametralmente opposta: il
Viene preparato un provino fissando 35
35- primo è quello in esame il secondo è realizzato con
50 inerti di dimensione 10 mm con una un materiale campione (granito di San Fedelino).
resina, in un unico strato ricurvo. Esso Si sparge dell’abrasivo e si fa compiere un numero
viene sottoposto all’usura di un disco di giri corrispondente ad un percorso di 500 m. La
rotante che simula l’azione dei resistenza all’usura è data dal rapporto tra la
pneumatici (6 ore con acqua e abrasivo). riduzione media di spessore di un provino
Dopo un prestabilito tempo viene campione in centesimi di mm e quella riscontrata
misurato il coeff. l’attrito offerto dal nel materiale in esame. Basalti 0,3-1; Graniti 0,3–
provino. Questo rappresenta il CLA. 1,3; Calcari 0,3–0,8

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12. Equivalente in sabbia


13. Gelività
Gelività..
Equivalente in sabbia
La prova tende a valutare la presenza di materiale fino
all’interno dell’aggregato. All’interno di una provetta
cilindrica
ili d i (d~
(d 3.2
3 2 cm, h=43
h 43 cm)) viene
i f tt sedimentare
fatto di t
una miscelata di acqua e interte preparata con sostanze
antiflocculanti e sottoposta a una serie di moti orizzontali
con un’apparecchiatura standardizzata. Posta la
provetta in posizione verticale si lascia sedimentare per
20’ al termine dei quali si esegue la lettura all’argilla. Si
introduce un apposito utensile con l’estremità tronco
conica che si adagia sulla frazione sabbiosa. Si esegue L’equivalente in sabbia è dato da:
la lettura alla sabbia.

Gelività.
Rappresenta la sensibilità della roccia all’azione del
gelo. Viene determinata su provini cubici (7.1 – 10
cm). Viene eseguita la prova di compressione dopo
aver sottoposto il provino a 20 alternanze tra –20 e
+35 °C per almeno 3 ore, con passaggi repentini. Un
provino viene considerato insensibile se non presenta
lesioni e fessure, una perdita di peso inferiore al 2%
e di resistenza non maggiore del 25%.

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14. Caratteristiche nei diversi strati: fondazione,


base, binder, usura..

Inerti per strati di fondazione e base non legati:


legati: Si tratta di materiali frantumati 0/D dove occorre
ottenere una buona granulometria assortita. Carenze in alcune pezzature possono creare problemi di
segregazione durante la preparazione, trasporto e stesa. Passando dagli strati di fondazione a quelli di
base si richiedono qualità migliori, assenza di fini plastici e un maggiore coefficiente di qualità dell’inerte.

Inerti per strati di fondazione e base legatilegati.. Sono materiali 0/D dove occorre distinguere tra inerti
per leganti idraulici o bituminosi. Nei primi l’attenzione viene posta alla pulizia degli inerti e sulla buona
possibilità di costipamento. Nelle miscele legate a bitume nasce il problema della loro stabilità interna; si
preferiscono, pertanto, inerti spigolosi, interamente provenienti da frantumazione. Buona deve essere
anche la granulometria affinché si raggiunga un’elevata compattezza.

Inerti per strati di collegamento e usura.


usura. Inerti per trattamenti superficiali
superficiali..
Pezzatura d/D del quale occorre controllare la Pezzatura d/D con particolari
resistenza alla frantumazione, la forma e caratteristiche di angolarità, forma,
l’inalterabilità. Fondamentale risulta la resistenza pulizia e resistenza all’abradibilità
all’abradibilità.

Inerti per calcestruzzo.


calcestruzzo. Pezzatura
d/D. In questo caso si sommano tutte
le caratteristiche più restrittive.

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Misti granulari

Nuovo Capitolato
prestazionale proposto da
Univ. Ancona per il CNR

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Conglomerati bituminosi
tradizionali

Nuovo Capitolato
prestazionale proposto da
Univ. Ancona per il CNR

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Conglomerati
bituminosi tradizionali

Nuovo Capitolato
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Leganti idrocarburici per usi stradali


Secondo il CNR si definiscono bitumi miscele di idrocarburi e loro derivati
• Bitumi completamente solubili in CS2.
• Asfalti
• Catrami

Gli asfalti sono ottenuti per frantumazione o


distillazione di rocce naturali impregnate
naturalmente di una miscela di idrocarburi.
idrocarburi
Rocce di questo tipo si trovano anche in Italia
in Abruzzo, Sicilia e nel Lazio.
Il catrame è il prodotto della distillazione secca
dei carboni fossili. È composto da una miscela
di composti organici tra i quali numerosi
idrocarburi. Vengono sempre meno utilizzati
in campo stradale per la sempre maggiore
diffusione del bitume.

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1. Bitumi semisolidi, liquidi ed emulsioni


Il 95% di tutto il bitume prodotto Il bitume in campo stradale viene impiegato in modi
deriva dalla raffinazione del petrolio diversi:
del quale rappresenta un sottoprodotto.
1. Direttamente dalla raffineria
raffineria. Si presenta molto viscoso
Si hanno giacimenti di bitume naturale e per miscelarlo con gli inerti occorre scaldarlo a
in diverse aree del mondo e, in qualche temperatura di circa 160-180°C.
caso veri e propri laghi.
laghi
2. Sottoforma di emulsione con acqua al 50% con
l’aggiunta di piccole quantità di stabilizzanti
3. Allo stato liquido
liquido. Le operazioni di raffinerie sono
condotte in modo tale che il bitume contenga frazioni
più leggere che lo mantengono fluido a temperatura
ambiente.

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1. Bitumi semisolidi, liquidi ed emulsioni

Per ottenere i conglomerati bituminosi i bitumi vengono


riscaldati a 150-180°C e quindi miscelati con gli inerti. A
contatto con gli inerti il bitume perde rapidamente la sua
fluidità e lavorabilità. Il risultato è una miscelazione non
omogenea e una incompleta copertura dell’inerte. Da ciò
nasce l’esigenza
l’ i di ricorrere
i a sistemi
i t i e sostanze
t che
h
fluidificano il bitume. Per gli usi stradali si usa il bitume
liquido (cut back) e l’emulsione bituminosa. Per particolari
strutture (es. c.b. drenanti) si adottano bitumi modificati
con l’aggiunta di polimeri o plastomeri costituiti da
sostanze ad elevato peso molecolare che incrementano
notevolmente le prestazioni del bitume. I bitumi liquidi si
dividono in bitumi liquidi a lento indurimento (slow
curring SC), medio (MC) e rapido indurimento (RC).

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1. Bitumi semisolidi, liquidi ed emulsioni


Le emulsioni bituminose sono un sistema bifasico costituito
dalla dispersione di due liquidi immiscibili: il primo forma la
fase disperdente il secondo la fase dispersa. Le e.b. dirette sono
ottenute disperdendo globuli di bitume in acqua. Vengono dette
inverse
ve se lee eemulsioni
uso b bituminose
u ose oottenute
e ue d disperdendo
spe de do acqua
cqu
nella massa di bitume. Entrambi i tipi di e.b., dirette e inverse,
non restano stabili per un periodo sufficiente e, pertanto, si
rende necessaria l’aggiunta di sostanze tenso-attive (emulsivi)
che aumentano il tempo di stabilità della dispersione. La
stabilità deve mantenersi durante il confezionamento e
trasporto e dovrà rompersi durante la messa in opera del
conglomerato bituminoso.

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Elasticità, plasticità, viscosità


l  1 N d d
l    d   
l E E A d l

t

  Te 

d du
 y   
dt dz
In un corpo plastico per produrre lo scorrimento occorre
applicare uno sforzo superiore ad un ben determinato valore e
finché questo non viene raggiunto le deformazioni prodotte
cessano al cessare del carico. In un mezzo viscoso le deformazioni
irreversibili si produco anche per piccoli valori di sforzo; inoltre,
esse progrediscono nel tempo anche mantenendo costante il livello
tensionale applicato.

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Corpi elasto-
elasto-plasto
plasto-
-viscosi
 t   e   p   ve   vt
e = def. elastica, recuperabile e indip. dal tempo
p = def. plastica, irrecuperabile e indip. dal tempo
ve = def.e
def e viscoelastica,
viscoelastica recuperabile e dip.
dip dal tempo
vp = def. viscoplastica, irrecuperabile e indip. dal tempo

Nel 1964 è stato proposto un modello meccanico


composto da due parti distinte, più semplici e legate
in serie tra loro. La prima è una molla che assolve
alla funzione elastica in presenza di deformazioni
istantanee e reversibili. Nella seconda è stato
introdotto un pattino d’attrito in un corpo di Kelvin.
Questa parte di modello consente di rappresentare
gli stati visco-elastici, visco-plastici e viscosi dei
materiali stradali.
1 k
p p t a
x  (1e  ) t  t0 per cui x 
k2 k1 k1
p a (t t0) a
x  ( p a) perx 
k2 k1  k1

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2. Penetrazione
La prova consiste nel determinare l’affondamento (in dmm) raggiunto in 5 sec da un ago di forma
standard caricato con 100 gr all’interno di un provino cilindrico di bitume (d=55 mm, h=35 mm)
mantenuto alla temperatura di 25°C.

Bitumi duri pen. = 40-50 dmm a 25°C


p
Bitumi semiduri pen. =60-150 dmm “
Bitumi semimolli pen. =180-200 dmm “
Bitumi molli pen.=220-300 dmm “
Bitumi molto molli pen. > 300 dmm “

Sul provino si fanno almeno 3


determinazioni spostando l’ago su
circonferenze concentriche. Come
valore di penetrazione si assume la
media delle tre letture.

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3. Temperatura di rammollimento (Tr


(Tr))

La determinazione della temperatura di rammollimento è


finalizzata a valutare la suscettibilità termica di un bitume. Il
bitume viene colato all’interno di un anello (d=15.9 mm, h=6.4
mm)) e successivamente immerso in acqua q inizialmente a 5°C. Sul
bitume viene adagiata una sferetta (d=9.5 mm, 3.5 gr) e si innalza
la temperatura con un gradiente di 5°C al minuto. Quando la
temperatura cresce, intorno a 45-50°C, il bitume inizia a fluire
sotto il peso della sferetta. Si assume come Tr la temperatura in
corrispondenza della quale il bitume deformandosi tocca un piano
disposto a 25.4 mm al di sotto del provino.

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4.Punto di rottura Frass


4.Punto
5.Duttilità
5. Duttilità
6.Solubilità
6. Solubilità
7.Adesione
7. Adesione bitumi
bitumi--inerti.
In campo stradale non è importante conoscere la forza
d’adesione assoluta tra la pellicola di bitume e l’elemento
l id
lapideo, quantot l’adesione
l’ d i relativa
l ti ossia
i il rapporto
t tra
t
suddetta forza e il valore di coesione del bitume. È
preferibile che gli sgranamenti avvengano per rottura della
pellicola piuttosto che per il suo distacco dall’inerte. In
Italia (CNR 138/92) viene eseguita la prova di
spogliamento sottoponendo un provino all’azione
dell’acqua per 24 ore e valutando successivamente la
percentuale della superficie complessiva degli inerti priva
della pellicola di bitume.
Il p
punto di rottura è determinato con l’apparecchio
pp Frass. La pprova tende a valutare la fragilità
g del
bitume alle basse temperature. All’interno di un vaso si introduce una lamina d’acciaio sulla quale si è
stasa a caldo una pellicola di bitume. Si producono una serie di inflessione cadenzate (1 per minuto)
abbassando progressivamente la temperatura (1°C/minuto a partire da 10°C). Si chiama punto di
rottura Frass la temperaura alla quale la pellicola presenta la prima fessurazione.
La duttilità di misura stirando il provino sino al punto di rottura. All’interno di una vasca con acqua a
25°C un provino viene allungato alla velocità di 5 cm/minuto. L’allungamento del provino prima di
rompersi rappresenta la duttilità (valori maggiori di 100 cm si indicano brevemente come sopra cento).
Solubilità in C2S viene valutata sciogliendo 1 gr di bitume in 100 cm3 di C2S e filtrando il residuo. Il
filtro viene essiccato e pesato in stufa a 105°C per ricavare il peso residuo insolubile.

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8. Suscettività termica e rigidezza del bitumi

Lo studio reologico del bitume, viene condotto studiando per le differenti temperature i valori di
penetrazione. Più recentemente sono stati introdotti nei laboratori stradali i reometri e i viscosimetri.

Tra la penetrazione pen e la


t
temperatura
t T sussiste
i t una relazione
l i
del tipo: log pen  aT  k

Se si considerano differenti bitumi caratterizzati da valori di


L’inclinazione di questa retta è a diversi, si osserva che in corrispondenza della temperatura
un indice della suscettività di rammollimento Tr il valore della penetrazione è pressoché
termica del bitume: questa sarà costante, pari a 800 dmm. Da ciò deriva che:
tanto minore quanto più bassa è
log 800  log pen
la pendenza della retta. Il valore a
della costante a risulta essere: Tr  T
 log pen
a Noto il valore di pen e Tr alla temperatura T è possibile
T determinare il parametro a e tracciare le rette in figura.

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8. Suscettività termica e rigidezza del bitumi


Lo studio reologico del bitume non può prescindere dalla sua
natura viscosa e, dunque, dalla durata e velocità di applicazione
dei carichi. Uno studio più approfondito viene sviluppato a
temperatura e a carico costante, studiando la deformazione  nel
tempo. La determinazione della funzione (t) avviene
sottoponendo i provini a trazione o compressione centrata
mantenendo costante il valore della  e di T. Nota (t) si definisce
creep compliance (funzione di scorrimento viscoso)
 (t )
il rapporto: J (t ) 

La funzione J(t) può essere scomposta nelle sue componenti:
elastica istantanea, elastica ritardata, viscosa.
J (t )  J e J1t a1  J 2t a2
L’effetto nei conglomerati bituminosi è quello di un
comportamento puramente viscoso per durate di carico
maggiori di 103 secondi a 0°C e 30 sec a 20°C.
Una descrizione completa del comportamento del bitume
può essere fatta ricorrendo al modulo di rigidezza
rigidezza. Esso è
definito come: 
Sb 
 (t , T )

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SOVRASTRUTTURE DI STRADE, FERROVIE ED AEROPORTI
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8. Suscettività termica e rigidezza del bitumi

Nuovo Capitolato
prestazionale proposto da
Univ. Ancona per il CNR

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8. Suscettività termica e rigidezza del bitumi


L’aggiunta di filler influisce sulle caratteristiche reologiche del bitume. In particolare:
- Il bitume assorbito dal filler varia molto con la penetrazione del bitume e con la natura dell’additivo;
- il punto di rammollimento aumenta con il crescere del tenore di filler, mentre la penetrazione
decresce all’aumentare del filler;
- ll’adesione
adesione a pietre asciutte aumenta con la percentuale di additivo;
- l’aggiunta di additivo abbassa il punto di rottura
- La minore suscettività termica è evidenziata dalla minore pendenza delle rette (log Pen, T);
- la qualità del filler può essere valutata attraverso il coefficiente di attività K del filler. La prova
consiste nel far sedimentare una data quantità di filler in petrolio raffinato e definendo K come
rapporto tra il volume occupato dal filler stesso dopo 24 ore di sedimentazione e il volume che
sarebbe occupato da un egual peso di filler. Per filler calcarei K = 2.5-3.0, per cementi K = 2.0 per
calce idrata K=5-8
Affinché il legante esplichi adeguatamente la sua
azione è necessario che la pellicola di bitume sia
sottile. La resistenza meccanica sarà tanto maggiore
quanto minore è lo spessore della pellicola di legante
intorno agli inerti. Si ricava, sulla base di
considerazioni teorico-sperimentali che:
b%= percentuale di bitume
b%  k  5
k = modulo di ricchezza
 = superficie specifica

Il modulo di ricchezza K dipende strettamente dalla percentuale di filler.

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9. Bitumi modificati e per applicazioni speciali


La recente e sempre maggiore disponibilità di polimeri di sintesi (elastomeri e plastomeri), ha offerto la
possibilità di migliorare notevolmente le caratteristiche dei bitumi tradizionali pervenendo ad una nuova classe
di leganti: i bitumi modificati. Gli elementi caratterizzanti la suscettibilità termica di un bitume ideale sono:
- Consistenza più bassa possibile alla temperatura di confezionamento, ovvero temperatura di lavorazione più
bassa possibile per aumentare la lavorabilità ed evitare il rischio di degradazioni termiche.
- consistenza elevata alle temperature
p di esercizio p
per conseguire
g maggiori
gg resistenze meccaniche e un migliore
g
comportamento elastico (aumento della rigidità).
Ulteriori caratteristiche che vengono perseguite sono una maggiore
resistenza allo spogliamento, all’invecchiamento, un incremento
dell’adesione e della coesione.
L’avvento dei bitumi modificati ha permesso negli ultimi anni la
messa a punto di materiali con particolari caratteristiche:
conglomerati drenanti e fonoassorbenti, trattamenti superficiali in
strati sottili, strati impermeabili e particolarmente resistenti per
ponti e viadotti, pavimentazioni ad alto modulo, etc.

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9. Bitumi modificati e per applicazioni speciali

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9. Bitumi modificati e per applicazioni speciali

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I cementi presenti in commercio si differenziano per classe e


Leganti idraulici classici: composizione. La classe è riferita alla resistenza della malta dopo 7
o 28 gg di stagionatura ed è grandemente influenzata dalla finezza
1.Cemento
1.Cemento portland di macinazione del materiale. La composizione vari dai cementi
2.Scorie
2.Scorie d’alto forno unicamente costituiti da clinker a quelli contenenti un tenere più

3.Pozzolane,
3.Pozzolane, ceneri volanti
elevato di allumina, ai cementi d’alto forno in cui al clinker puro
vengono aggiunte loppe basiche d’altoforno ed, infine, ai cementi
4 Calce
4.Calce
4.C l pozzolanici
l i i in
i cuii all clinker
li k viene
i aggiunta
i pozzolana.
l

Il cemento tipo Portland normale deriva da una mescolanza di ~80% di calcare (CaCO3) e ~20% di argilla (silicato
idrato di alluminio) che viene progressivamente portata a temperatura di ~1450 °C. A questa temperatura i
componenti si combinano dando luogo a silicati e alluminati di calcio. Il risultato è il clinker Portland che dopo
macinazione diviene cemento Portland. Le materie di partenza (calcare, argilla) vengono preventivamente macinati
per via secca o umida. La successiva cottura avviene in un lungo forno cilindrico, inclinato, dove il materiale
avanza lentamente verso la fiamma.

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Il clinker in uscita si presenta come un granulato duro che viene macinato in


frantoi o molini contenenti sfere d’acciaio, che lo riducono a dimensioni di 80
m. In questa fase viene aggiunto 2.5 - 5% di gesso ed eventuali altre sostanze.
La presa l’indurimento avvengono in presenza d’acqua: i costituenti anidri
passano in soluzione sviluppando cristalli di sali di calcio che incastrandosi tra
loro conferiscono la resistenza meccanica. L’impiego del cemento in campo
stradale è estremamente vario: nelle pavimentazioni in calcestruzzo, nei misti
cementati, nella stabilizzazione dei terreni di fondazione e nei sottofondi, come
filler nei conglomerati bituminosi, etc. In campo stradale usualmente si utilizza
cemento Portland 325 puro con presa lenta (1-2 ore).

Le loppe granulari d’alto forno sono un sottoprodotto della fabbricazione della ghisa. Il granulato si ottiene
raffreddando repentinamente la scoria di fusione con potenti getti d’acqua. I granulato di presenta di aspetto
sabbioso (0/2 mm e 0/5 mm) molto angolosi e friabili. Mediamente di producono 500-800 kg di loppa per tonnellata
di ghisa. La presa delle loppe d’altoforno presenta punti in comune con quella del cemento: ad una lenta
dissoluzione in acqua fa seguito un ricristallizzazione, che necessita di un ambiente basico (pH> 12.5). Pertanto
viene aggiunta calce o è presente quella proveniente dal clinker.

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Le pozzolane sono tufi vulcanici incoerenti. Esse se


mescolate a calce si comportano in modo analogo alle
scorie d’alto forno. Ad esse possono essere assimilate
le ceneri volanti, ottenute dai depolverizzatori
impiegati nelle centrali termiche che utilizzano
g
carbone. Entrambe contengono circa il 50% di silice e
il 30% di allumina e vengono pertanto utilizzate in
aggiunta ai leganti idraulici, come filler nei
conglomerati bituminosi, nelle terre di rilevato e nei
sottofondi.
calce sin dall’antichità, viene prodotta
La calce,
attraverso la calcinazione (cottura ad elevate
temperature, 900°C) di rocce calcaree
(contenenti carbonato di calce CaCO3).
Durante questo processo il calcare si
trasforma in anidride carbonica e ossido di
calcio (CaO) (CO2). La reazione di
quest’ultimo con acqua produce l’idrossido di
calce o calce spenta. Oltre alla calce ad elevato
contenuto di calcio viene prodotta anche calce
viva e spenta di dolomite che contiene
parzialmente magnesio. Il suo impiego in
campo stradale è nell’ambito delle
stabilizzazione dei terreni di fondazione, nei
sottofondi e come filler nei conglomerati
bituminosi.

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