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Dott.

Marco Fringuellino -

Acustica 1 - Lezione seconda

Sorgenti
Composizione in frequenza
Curve di pesatura
Fonometri
Dott. Marco Fringuellino -

Sorgenti sonore e direttività

p Sorgenti sonore:
• Le sorgenti di suono reali si presentano in genere molto complesse e
difficili da descrivere analiticamente in modo dettagliato;
• nella maggior parte dei casi pratici è possibile ricorrere a sostanziali
semplificazioni;
• la più drastica consiste nel trattare come infinitamente piccola
(puntiforme) una sorgente reale le cui dimensioni siano molto minori
della lunghezza d’onda dei suoni che produce (monopolo);
• altre sorgenti ideali più complesse, come il dipolo, multipoli di ordine
superiori, sorgenti lineari possono ancora meglio rendere conto delle
proprietà di una sorgente reale, o almeno metterne in evidenza le
caratteristiche di emissione più salienti.
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p Monopolo:
Sorgenti sonore e direttività
• La sorgente più semplice possibile è la sorgente puntiforme,
rappresentabile come una sfera pulsante il cui raggio tenda a zero;
• si supponga che la piccola sfera di raggio a pulsi armonicamente con
frequenza angolare ω; la velocità di volume di fluido U0 (in inglese
source strength), in m3/s, spostato dalla sfera è:
U0 = 4πa 2u
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Sorgenti sonore e direttività


• la pulsazione della sfera genera un’onda sferica, cui è associata una
pressione sonora che è uguale in tutti i punti, in qualunque direzione, a
distanza r dal centro della sorgente;
• si può dimostrare che se ka<<1 (in pratica se a<<λ), la pressione sonora
dell’onda sferica non dipende dal raggio della sfera e può essere espressa
nella forma:
U0ωρ0 U0ωρ0
p= cos(ωt − kr + ϕ0 ) ⇒ pmax =
4πr 4πr
2
pmax U02ω 2 ρ0 U02 f 2 ρ0
• l’intensità sonora media risulta quindi: I = = =
2ρ0c 32cπ r 2 2
8cr 2
• l’intensità sonora media, a parità di source strength, aumenta
proporzionalmente con il quadrato della frequenza e decresce con l’inverso
del quadrato della distanza dal centro della sorgente (oltre che dipendere
dalle proprietà del mezzo di propagazione, espresse dalla sua densità ρ0).
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Sorgenti sonore e direttività


p Dipolo:
• Dalla combinazione di più sorgenti
semplici, non direzionali, è possibile
ottenere sorgenti con proprietà direzionali;
• la sorgente dipolo è costituita
dall’accoppiamento di due monopoli
uguali, di uguale strength U0, separati da
una distanza b tendente a zero, e (a titolo
di esempio) sfasati di 180°, cioè che
irradiano suono esattamente in
opposizione di fase;
• il prodotto bU0 è anche chiamato
momento del dipolo;
• la condizione di “campo lontano” (far Modello di sorgente dipolo;
field) si ha alla distanza r tale che kr>>1 b = la distanza tra i due monopoli.
(r>>λ);
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Sorgenti sonore e direttività


p Dipolo:
In condizione campo lontano l’intensità
π 2 ρ0 f 4 (U0b) 2 cos2 θ
sonora media del dipolo è: I =
• dipende ancora dal quadrato della 2c3r 2
distanza, come nel caso del monopolo;
• varia molto più rapidamente con la
frequenza;
• l’emissione a bassa frequenza di un
dipolo è molto meno efficiente;
• il campo acustico prodotto dal dipolo è
fortemente direzionale: la maggiore
intensità si trova lungo l’asse del dipolo,
mentre è nulla lungo la direzione normale
all’asse che passa per il suo centro (cui
corrisponde θ = π/2). Diagramma di direttività di un dipolo
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Dipolo:
Ripple simulation
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Fattore di direttività e Indice di direttività


p Fattore di direttività Q
• è il rapporto fra l’intensità sonora media Iθ ,φ prodotta ad una distanza r,
lungo una certa direzione identificata nello spazio dagli angoli θ e φ, e
l’intensità sonora media I che produrrebbe alla stessa distanza una
sorgente puntiforme della stessa potenza della sorgente in esame:

Iθ ,φ
Qθ ,φ =
I
p Indice di direttività ID
• In termini logaritmici, si può definire un indice di direttività IDθ,φ espresso
dalla relazione:
IDθ ,φ = 10logQθ ,φ dB
• Come per i livelli, vale naturalmente la relazione inversa:
( IDθ ,φ /10)
Qθ ,φ = 10 .
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Direttività in
funzione della
frequenza

LBC 3253/10
Intellivox della
BOSCH
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• Ad esempio una sorgente che lungo Fattore e Indice di


una certa direzione emetta con intensità
doppia, rispetto alla sorgente
direttività
omnidirezionale ideale, presenta in
quella direzione fattore di direttività 2 e
indice di direttività di 3 dB;
• fattore di direttività e indice di direttività
di una sorgente reale variano quasi
sempre in funzione della frequenza del
suono emesso;
• per esempio un altoparlante può
essere considerato quasi
omnidirezionale a valori di frequenza
sufficientemente bassi e diventare
fortemente direzionale a valori più elevati
di frequenza.
Indice di direttività, in funzione della
frequenza, rilevato lungo l’asse di un
altoparlante (Beranek, 1986)
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Composizione in frequenza

• Fino a questo punto, il campo acustico è stato descritto mediante una


pressione sonora che varia nel tempo armonicamente, secondo un regolare
andamento sinusoidale. Questo significa trattare con suoni caratterizzati da
una sola, ben specificata frequenza; suoni di questa natura vengono definiti
“toni puri”.

• Suoni ad una sola frequenza costituiscono tuttavia una idealizzazione che


non trova in pratica riscontri frequenti. Più spesso, anche nel caso di quelli
prodotti dagli strumenti musicali, sia a corda che a fiato, si ha a che fare con
suoni periodici, la cui ampiezza cioè si ripete regolarmente nel tempo, ma non
semplicemente armonici; si dice allora trattarsi di “toni complessi”.
• Ad esempio l’interferenza di due suoni armonici di frequenza f1 e f2, i cui
valori non sono più uguali tra loro, ma siano commensurabili (il rapporto tra la
frequenza più grande e quella più piccola sia un numero razionale).
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Composizione in frequenza
• il suono risultante è un suono periodico la cui frequenza è uguale al massimo
comune divisore tra le due frequenze componenti. Se la frequenza dei due
suoni è f1 = 600 Hz e f2 = 400 Hz, il suono derivante dall’interferenza ha una
frequenza di 200 Hz;
• l’ampiezza della pressione sonora ha una forma più o meno complicata (che
dipende anche dalla relazione di fase tra i due suoni componenti), ma che si
ripete regolarmente nel tempo con periodo T = (1/200) = 5 ·10-3 s = 5 ms.

Caso particolare in cui f1 = 2f2 e i due suoni componenti sono in fase tra loro all’istante t = 0.
Se, per esempio, f1 = 1 kHz e quindi f2 = 500 Hz, il suono periodico risultante ha una frequenza ancora di
500 Hz, cui corrisponde un periodo di 2 ms.
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Composizione in frequenza
• Per mezzo di un potente teorema, il teorema di Fourier, è possibile
scomporre un suono periodico complesso, in una serie discreta di componenti
in frequenza;
• qualunque funzione periodica f(t) di pulsazione ω = 2π/T, può essere
espressa come somma di semplici termini armonici del tipo cos(ω+ϕ), le cui
frequenze sono multipli interi di ω , ciascuna con una propria fase ϕ:
f (t ) = A0 + A1cos (ωt + ϕ1 ) + A2cos (2ωt + ϕ 2 ) + ....
• le An sono le ampiezze (costanti) di ciascuna componente e indicano quanto
ogni armonica concorre al suono complesso:
• A0 è l’ampiezza del termine di frequenza zero, e costituisce
semplicemente uno spostamento in continua dell’ampiezza della pressione
sonora;
• A1 è l’ampiezza della cosiddetta fondamentale, cioè l’armonica di
frequenza f = ω/2π;
• A2 quella della seconda armonica, di frequenza 2f; A3 quella della terza
armonica, ecc.
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Composizione in frequenza

• E’ consuetudine rappresentare il
risultato dell’analisi di Fourier sotto
forma di grafico, definito anche
spettro di frequenza del suono, in cui
sull’asse dell’ascissa è riportata la
frequenza e su quello delle ordinate il
quadrato dell’ampiezza,
proporzionale all’intensità di ogni
singola componente.

• Nel campo dei suoni musicali, le


armoniche presenti e la loro intensità
relativa determinano una sorta di
qualità del suono, il suo “timbro”.
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Bande di frequenza
• Nell’analisi in frequenza sono usati filtri in cui la larghezza della banda
passante dipende dalla frequenza centrale del filtro e le frequenze centrali
sono legate da relazioni non lineari.
fm
• Bande di ottava: f1 = , f 2 = 2 fm , f2 = 2 f1, f m = f1 f2
2
• Bande di terzi d’ottava: f = f m , f = 6 2 f , f = 3 2 f , f m = f1 f 2 .
1 6 2 m 2 1
2
dove si sono indicate le frequenze centrali con fm , le frequenze di taglio
inferiore con f1 e superiore con f2 .
• Bande in terzi d’ottava e di ottava (in grassetto) nominali fm (Hz):

25 31,5 40 50 63 80 100 125 160 200

250 315 400 500 630 800 1000 1250 1600 2000

2500 3150 4000 5000 6300 8000 10000 12500 16000 20000
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Teoria degli armonici musicali


F 8a 5a 8a 3aM 5a 7am 8a 2aM 3aM 4a# 5a 6a 7am 7aM
8a
(11a#) (13a)

• Gli armonici naturali contenuti nella risonanza di una nota detta


fondamentale, costituiscono la cosiddetta serie degli armonici.

• Essi hanno frequenze multiple intere della frequenza della


fondamentale.
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Teoria degli armonici musicali


F 8a 5a 8a 3aM 5a 7am 8a 2aM 3aM 4a# 3aM 6a 7am 7aM 8a
(11a#) (13a)

• Salendo lungo la serie, verso armonici più lontani dalla fondamentale, gli intervalli musicali (e
di frequenza) fra due armonici successivi divengono più piccoli.
• I rapporti fra le frequenze sono riconducibili ai rapporti fra i numeri ordinali della serie:
8a giusta = 2:1 2a Maggiore = 9:8
5a giusta = 3:2 2a minore = 16:15
4a giusta = 4:3 6a Maggiore = 5:3
3a Maggiore = 5:4 6a minore = 8:5
3a minore = 6:5 7a minore = 9:5
7a Maggiore = 15:8
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Consonanza e dissonanza
F 8a 5a 8a 3aM 5a 7am 8a 2aM 3aM 4a# 3aM 6a 7am 7aM 8a
(11a#) (13a)

• La sensazione musicale di consonanza si ha tanto più quanto maggiori


sono gli armonici comuni di due fondamentali diverse. Ad esempio se due
persone cantano una ottava perfettamente intonata, ogni armonico della voce
superiore coincide con ogni secondo armonico della voce inferiore.

• Più è piccolo l’intervallo fra le fondamentali e meno sono gli armonici


comuni, dando sempre più un senso di dissonanza, dovuto anche
all’instaurarsi di battimenti fra frequenze vicine ma non uguali.
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Intonazione naturale
Gli armonici 4:5:6 di una
fondamentale creano la triade
maggiore, accordo privo di
battimenti, tipicamente e
storicamente consonante.
• L’intonazione naturale nasce dall’unione di tre di queste triadi successive,
riducendo le note ottenute nell’intervallo di una ottava. Ad esempio la scala di Do
Maggiore ad intonazione naturale (con LA3 = 440 Hz) risulta:
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Intonazione pitagorica

• L’intonazione pitagorica si basa sulla sovrapposizione di quinte giuste


successive, riducendo le note ottenute nell’intervallo di una ottava. Ad esempio
la scala di Do Maggiore ad intonazione pitagorica (con LA3 = 440 Hz) risulta:
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Caratteristiche delle intonazioni naturale e


q Intonazione naturale pitagorica
• le triadi maggiori sul I, IV e V grado della scala (nell’es. Do, Fa e Sol) e le triadi minori
sul III e VI grado (nell’es. Mi e La) sono prive di battimenti;
• la triade minore sul II grado(nell’es. Re minore) non è priva di battimenti: ne la quinta,
Re-La, ne la terza minore, Re-Fa,sono pure;
• entrambe i semitoni(nell’es. Mi-Fa e Si-Do)sono ugualmente ampi (16:15);
• ci sono due diversi toni, rispettivamente 9:8 e 10:9.
Con l’intonazione naturale non è possibile il trasporto dei brani e più ci si allontana
dalla tonica e più crescono i problemi
q Intonazione pitagorica
• Tutti i semitoni sono ugualmente ampi 256:243;
• tutti i toni sono ugualmente ampi 9:8;
• le terze e le seste hanno forti battimenti e sono poco accettabili come intervalli
armonici;
Con l’intonazione pitagorica è possibile il trasporto ma non l’enarmonia dei suoni nelle
varie tonalità, in quanto suoni enarmonici (es. La# e Sib) differirebbero di un comma
pitagorico (= 24 cents)
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Intonazione con temperamento equabile


NON E’ POSSIBILE GENERARE UNA SCALA CHE DIA LUOGO A TRIADI
PRIVE DI BATTIMENTI E CHE CONSENTA UN NUMERO ILLIMITATO DI
TRASPOSIZIONI.
Si sono scelti dei compromessi chiamati Temperamenti.
q Il più diffuso sistema è stato il TEMPERAMENTO EQUABILE (TE):
• l’ottava è divisa in 12 semitoni uguali;
• rende possibile ogni tipo di trasposizione, modulazione, cromatismo,
alterazione o equivalenza enarmonica;
• solo l’ottava è pura, tutti gli altri intervalli presentano battimenti, ma contenuti
ed accettabili;
• Anziché ragionare in Hz si introduce il cent: è una unità logaritmica che
esprime una relazione fra frequenze, corrispondendo alla centesima parte di un
semitono temperato:
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La percezione sonora

• Il segnale sonoro viene trasformato dall’apparato uditivo in una serie


di stimoli nervosi, che raggiungono il cervello, creando la sensazione.
• I due aspetti che maggiormente evidenziano le grandi potenzialità
dell’apparato uditivo umano sono:
• la sua elevata sensibilità: il suono più debole che può essere individuato
supera di poco quello associato al movimento delle particelle d’aria che
percuotono il timpano; ad esso corrisponde uno spostamento della membrana
timpanica dell’ordine di 10-11 m, cioè di un decimo del diametro di una
molecola di idrogeno.
• l’estensione dell’intervallo di valori di pressione sonora rilevabili: l’orecchio è
in grado di percepire senza dolore suoni che comportano uno spostamento
della membrana timpanica di sei ordini di grandezza più elevato. Inoltre su
questo così ampio intervallo di valori di energia sonora, l’orecchio può
discriminare variazioni di ampiezza inferiori al 10%.
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La percezione sonora
• L’intervallo di valori di frequenza udibili varia considerevolmente da un
individuo all’altro, estendendosi approssimativamente tra 16-20 Hz e 16-
20 kHz, con sensibilità molto attenuata a bassi valori di frequenza.

• Il valore della massima frequenza udibile si sposta considerevolmente con


l’età, cosicché un adulto, a causa della sola presbiacusia, difficilmente è in
grado di percepire suoni di frequenza superiore a 10-12 kHz.

• L’apparato uditivo è più sensibile a suoni di frequenza elevata.

• Un’altra caratteristica importante dell’udito umano è la sua selettività in


frequenza. I suoni presenti nella vita quotidiana hanno generalmente spettro
complesso: nei loro confronti l’apparato uditivo si comporta come un
analizzatore, caratterizzato da una larghezza di banda di frequenza definita.
Ciò, in particolare, offre la possibilità di individuare in ambiente rumoroso uno
specifico suono con livello globale inferiore a quello del rumore di fondo, se ha
una diversa composizione in frequenza.
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La sensazione sonora
• Sensazione sonora (loudness): caratteristica di un suono in base alla quale
esso viene giudicato più o meno intenso da un ascoltatore.
• I primi tentativi di misurare la sensazione sonora hanno portato:
• al concetto di livello di sensazione sonora, ottenuto variando il livello di
intensità di un suono rispetto ad un altro di riferimento;
• alla determinazione di una famiglia di curve di ugual livello di sensazione,
solitamente indicate come “isofoniche”.
• Il livello di sensazione sonora è una grandezza soggettiva, in quanto legata
alla sensibilità uditiva dell’individuo, relativa, essendo ottenuto dal confronto con
un tono puro a 1000 Hz e fortemente influenzata dalle condizioni di ascolto (per
suoni presentati in cuffia, con ascolto monoaurale o binaurale, o attraverso un
altoparlante, in campo libero o diffuso).
• Si misura in “son”: per definizione, 1 son è la sensazione prodotta da un
suono puro di frequenza 1000 Hz e livello di pressione sonora 40 dB.
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• Curve isofoniche della normativa attuale La sensazione sonora
(Norma ISO 226) determinate da
Robinson e Dadson, utilizzando suoni puri
riprodotti da un altoparlante, in campo
libero.
• Punti di una stessa curva identificano
suoni con la stessa intensità soggettiva.
• A bassi valori di frequenza le curve sono
piuttosto ravvicinate: la sensazione
sonora aumenta rapidamente
all’aumentare del livello di pressione
sonora; ad alti valori di frequenza le
isofoniche sono quasi parallele e la
sensazione aumenta meno rapidamente.
• Il livello di sensazione sonora, espresso
in “phon”, è numericamente uguale al
livello di pressione sonora del suono di La curva isofonica a 4,2 phon, indicata con MAF
(Minimum Audible Field), rappresenta, per ogni
riferimento ad 1 kHz che causa la stessa frequenza, il minimo livello di pressione sonora per
sensazione sonora a tutte le frequenze. cui un suono è udibile (soglia uditiva).
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Le curve di ponderazione
• L’esame delle curve isofoniche ha suggerito l’idea di inserire reti di
ponderazione elettroniche negli strumenti per la misura del rumore;
• esse alterando la risposta in frequenza dello strumento in modo da adattarla
alla diversa sensibilità dell’apparato uditivo alle diverse frequenze, fornissero un
dato oggettivo direttamente correlato alla sensazione sonora.
• In linea di principio, le reti di ponderazione dovrebbero avere leggi di
variazione con la frequenza diverse, in relazione al livello di pressione sonora
del rumore in esame.
• Poiché la realizzazione pratica di uno strumento con queste caratteristiche
sarebbe stata piuttosto complessa, sono state normalizzate tre sole curve di
ponderazione in frequenza, denominate A, B, C, corrispondenti all’incirca alle
tre isofoniche a 40, 70 e 100 phon rispettivamente.
• Successivamente, a queste è stata aggiunta la curva D, corrispondente alla
curva a 1 noy della famiglia di curve di ugual fastidio (in inglese noiseness)
determinate da Kryter, rete di ponderazione che è prevalentemente utilizzata
nella valutazione semplificata del disturbo arrecato dal rumore aeronautico.
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Le curve di ponderazione
• L’uso di tre curve A, B e C per diversi
valori di livello di pressione sonora ha
comportato alcuni inconvenienti, in
particolare nel caso di valori di livello
compresi nelle zone di confine tra due
curve.
• Ciò ha portato ad un crescente e
pressoché generalizzato utilizzo della
curva di ponderazione A per la misura del
rumore al fine della valutazione dei suoi
effetti sull’uomo, per qualsiasi valore del
livello di pressione sonora.
• In sintesi, l’uso della curva A, nella
valutazione di uno specifico rumore,
comporta una progressiva
sottovalutazione del suo contenuto di
energia alle basse e alle alte frequenze.
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Le curve di
ponderazione

Esempio di una
misura reale
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Misuratori di livello sonoro


• I misuratori di livello sonoro (fonometri), sono strumenti di misura dedicati alla
rilevazione della pressione sonora
• Essi sono in grado di elaborazione i livelli di pressione, al fine di ottenere alcuni indici
descrittori tipici delle misure di rumore.
• Le varie parti che costituiscono un fonometro realizzano schematicamente le seguenti
operazioni :
• conversione della pressione sonora in grandezza elettrica;
• ponderazione in frequenza secondo una specifica curva di ponderazione;
• calcolo del valore quadratico medio della grandezza o in alternativa del valore di
picco della grandezza;
• ponderazione temporale del valore efficace tramite una costante di tempo
esponenziale;
• media temporale del valore efficace per il calcolo del livello sonoro continuo
equivalente Leq e integrazione per il calcolo del SEL (Sound Exposure Level);
• conversione lineare-logaritmica;
• visualizzazione della grandezza misurata.
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Misuratori di livello sonoro


• Attualmente sono in vigore la norma IEC 60651 (1979) per i fonometri e la
norma IEC 60804 (1985 ) per gli strumenti mediatori e integratori.

• Di tali norme sono state successivamente predisposte alcune integrazioni,


soprattutto per adeguarle alle richieste sulla compatibilità elettromagnetica.

• Le norme prevedono quattro classi di precisione, dalla zero alla tre in ordine
decrescente di precisione; tuttavia la quasi totalità degli strumenti appartiene a
due sole classi:

• Classe 1: strumento per laboratorio e misure di precisione sul campo,


con tolleranze sulla linearità in frequenza di ± 1 dB per frequenze intorno
a 1 kHz e dinamica di 60 dB con linearità in ampiezza di ± 0,7 dB;

• Classe 2: strumento per misure sul campo di uso generale, con


tolleranze dell’ordine di ±1,5 dB sulla risposta in frequenza nella gamma
centrale e dinamica di 60 dB con linearità in ampiezza di ±1 dB
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Misuratori di livello sonoro


• Per ognuna delle operazioni elencate sopra esiste nel fonometro un
apposito blocco funzionale e più precisamente:

qmicrofono, preamplificatore e attenuatore;

qrete di ponderazione in frequenza;

qrivelatore di valore efficace medio e di picco (opzionale);

qcircuito mediatore temporale di tipo esponenziale;

qconvertitore logaritmico;

qcircuito mediatore e integratore (opzionale);

qvisualizzatore.
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Misuratori di livello sonoro


• Schema a blocchi di un
fonometro (UTET “Manuale di
Acustica applicata”).
– Alcuni dei componenti descritti,
(esclusi microfono e
visualizzatore), possono essere
costituiti sia da circuiti elettrici,
sia da programmi di calcolo
all’interno di un processore di
segnali digitali (DSP);
– Nel caso di un fonometro che
elabori in maniera numerale i
dati, il segnale acustico
trasformato in tensione dal
microfono viene convertito in un
numero tramite un convertitore
analogico/digitale (A/D).
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Misuratori di livello sonoro: ponderazione


• La ponderazione in frequenza serve ad aumentare l’importanza relativa di una parte
dello spettro di frequenze sulla formazione del valore indicato, che è complessivo, e
rappresenta quindi la somma dell’energia a tutte le frequenze.

• Le curve di ponderazione normalmente disponibili sono:


• A, di uso generale per valutare il livello di disturbo o di pericolosità del rumore, è
presente su tutti gli strumenti, attenua le frequenze basse ed in misura minore quelle
alte;
• B, attenua poco le frequenze basse ma è ormai obsoleta e non sarà riproposta nella
nuova nomativa IEC; in Italia è legata alla misura della rumorosità allo scarico di
veicoli;
• C, attenua entrambi gli estremi della gamma di frequenze, ma in modo meno
accentuato rispetto alla curva A;
• D, utilizzata per la misura del rumore di aeromobili;
• Lin, condizione in cui la ponderazione in frequenza è esclusa: in questo caso la
banda passante dipende dal modello di fonometro; i dati misurati da strumenti
differenti possono scostarsi notevolmente;
• Z o zero, ponderazione lineare richiesta dalla normativa IEC in via di approvazione;
prevede che non vi sia attenuazione nè esaltazione da 10 Hz a 20 kHz.
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Misuratori di livello sonoro: rivelatori di picco

• L’operazione di estrazione del valore di picco consiste nel


memorizzare il massimo valore assoluto (picco positivo o negativo)
del segnale p(t).
• La possibilità di avere l’indicazione del valore di picco è opzionale.
• L’utilità dell’indicatore di picco è di evidenziare fenomeni sonori di
breve durata, e quindi di ridotto valore energetico, ma di alta
intensità che sono potenzialmente dannosi per l’apparato uditivo.
• Poiché il restringimento della banda passante operata dalla
ponderazione A riduce l’ampiezza massima del picco, se la durata
del fenomeno è limitata, è opportuno utilizzare la ponderazione C o
Lin per la misura con il rivelatore di picco.
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Misuratori di livello sonoro: media temporale


• L’operazione di media temporale serve a ridurre le fluttuazioni del
valore efficace istantaneo in modo da ottenere un’indicazione di livello
di pressione sonora istantanea più facilmente valutabile. La media è di
tipo esponenziale; se è applicato un segnale di ampiezza costante A0,
l’indicazione I dello strumento varia con la legge:
I = A0 (1 − e−t/• )
• con t tempo trascorso dall’applicazione del segnale, τ costante di
tempo del circuito mediatore.
• Per il circuito mediatore, sono disponibili diverse costanti di tempo, in
modo da adattarsi a segnali con caratteristiche di variabilità temporale
diverse:
• costante Fast (125 ms)
• costante Slow (1 s).
• costante Impulse, caratterizzata da una rapida risposta in salita (35 ms) e da una
discesa più lenta (2,9 dB/s).
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Misuratori di livello sonoro: media temporale


• Il livello sonoro continuo equivalente, è
il livello sonoro di un ipotetico rumore
costante che, se sostituito al rumore
reale, variabile nel tempo, comporta la
stessa quantità di energia sonora. Lo
scopo dell’introduzione del livello
equivalente è quello di poter
caratterizzare con un unico valore un
rumore di livello sonoro variabile, su di Rumore prodotto da un’arteria stradale a traffico
intenso: LAeq = 72,1 dB(A)
un intervallo di tempo prefissato.
• Il circuito mediatore calcola il livello sonoro equivalente Leq,T tramite una integrazione
analogica o, come più frequentemente accade negli strumenti moderni, come sommatoria di
pressioni campionate.
• T è il tempo di misura su cui è calcolato il livello equivalente, ed è impostabile; su alcuni
strumenti è possibile avere l’indicazione e la memorizzazione dei cosiddetti Leq,Short , cioè
livelli equivalenti valutati su tempi molto brevi (dell’ordine di 1 o 0,5 s), utili nella analisi del
rumore di traffico, specialmente aeronautico.
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Misuratori di livello sonoro: integrazione


• Il Sound Exposure Level (Livello di esposizione sonora), SEL, rappresenta il
livello che assumerebbe il fenomeno, di durata T, qualora tutta la sua energia
fosse concentrata in un secondo (T0 = 1 s). La funzione di integrazione, per il
calcolo del SEL, viene solitamente effettuata mediante un calcolo a partire dal
livello equivalente Leq:
T 
SEL = Leq + 10 log 
 T0 
• Come si può osservare, il SEL corrisponde a Laeq più l’aggiunta di un termine
logaritmico che indica di quanto deve innalzarsi il livello sonoro per rapportare
l’energia contenuta nel tempo T al tempo di riferimento T0 = 1 s. Nel caso di un
rumore stazionario, l’indicazione aumenta di 3 dB ad ogni raddoppio del tempo
di integrazione.

• L’indice SEL consente di confrontare fenomeni diversi, di livello e durata


differenti, riconducendoli tutti ad un’unica durata comune, pari ad 1 secondo.
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Misuratori di livello sonoro: visualizzazione


• L’indicatore può essere sia analogico sia, come nella quasi totalità dei casi
dei fonometri moderni, digitale, che può rappresentare una dinamica
sufficientemente elevata (60-70 dB).

• Il dispositivo analogico viene talvolta associato a quello digitale solo per


rendere più facilmente visibili le variazioni del livello.

• La conversione dai valori di pressione o energetici, espressi


rispettivamente in pascal e pascal al quadrato, ai livelli espressi in decibel
viene effettuata numericamente negli strumenti digitali e con convertitori
lineare/logaritmico e scale opportune in quelli con indicatore analogico.

• Molto importante ai fini della misura è l’indicatore di sovraccarico: indica


quando il livello di pressione supera il limite massimo ammesso dallo
strumento. Nei fonometri mediatori e integratori l’indicazione di sovraccarico
deve essere memorizzata.
Dott. Marco Fringuellino -

Misuratori di livello sonoro: uscite


• Un accessorio spesso presente è costituito dalle uscite analogiche. Esse
sono di due tipi:

– AC: è un segnale in tensione proporzionale al valore istantaneo


della pressione sonora. Può essere inviato ad un registratore a
nastro o campionato a frequenza audio (>40 kHz) da un
convertitore A/D;

– DC: è un livello di tensione proporzionale al livello dell’indicatore:


può essere inviato ad un registratore grafico o campionato a
frequenze basse da un convertitore A/D.

• Nell’utilizzo delle uscite AC e DC occorre tenere presente che dal punto di


vista normativo esse non devono sottostare alle stesse tolleranze cui è
soggetta invece l’indicazione del visualizzatore: occorre quindi verificare la
rispondenza tra visualizzatore e uscite per ciascuno strumento prima di
effettuare misure che debbano avere valore fiscale.

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