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DOMENICA DELL’ORTODOSSIA

SABATO SERA AL VESPRO


Dopo il salmo introduttivo, la sticologìa di Beato
l’uomo, tutto il kàthisma, Al Signore, a te ho gridato,
sostiamo allo stico 10 e cantiamo 6 stichirà anastàsima
dall’oktòichos e 4 stichirà prosòmia dal triodion.
Tono pl. 2. Riposta nei cieli.

I profeti ispirati dal tuo Spirito, Signore, avevano


preannunciato che tu, l’inafferrabile, rifulso senza
principio, prima della stella del mattino, dal grembo
immateriale e incorporeo del Genitore, saresti dive-
nuto bambino, assumendo carne da donna ignara di
nozze, unendoti agli uomini e mostrandoti a quanti
sono sulla terra. Grazie a loro, concedi pietoso la tua
illuminazione a quanti cantano la tua augusta e inef-
fabile risurrezione.
I profeti dal divino parlare, annunziandoti con la
parola e onorandoti con le opere, raccolsero il frutto
della vita senza fine: avendo infatti perseverato, o
Sovrano, nel rifiutare il culto alla creatura al posto di
te, Creatore, abbandonarono il mondo conforme al
vangelo e divennero conformi alla tua passione che
avevano infatti preannunziata. Per le loro preghiere,
rendici degni di affrontare irreprensibili lo stadio del-
la continenza, o unico misericordiosissimo.
Tu, incircoscrivibile per la tua divina natura, alla
fine dei tempi incarnato, o Sovrano, ti degnasti di
esser circoscritto: assumendo infatti la carne, ne ac-
cettasti tutte le proprietà. Noi dunque dipingendo la
figura che intende rappresentarti, rendiamo omag-
gio a tali immagini in vista di colui a cui rimandano,
innalzandoci all’amore per te e ne attingiamo la gra-

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zia delle guarigioni, seguendo le divine tradizioni
degli apostoli.
La Chiesa di Cristo ha riottenuto a suo preziosis-
simo ornamento l’esposizione piena di gioia delle
venerabili e sante icone di Cristo Salvatore, della
Madre di Dio e di tutti i santi, quale preziosissimo
ornamento: essa ne viene per grazia rallegrata e il-
luminata, respinge, scacciandola, la turba degli ere-
tici ed esultando glorifica il Dio amico degli uomini
che per lei sopportò la volontaria passione.
Gloria. Tono pl. 2.

L a grazia della verità nuovamente risplende. Ciò


che un tempo era prefigurato nell’ombra, ora si
è apertamente compiuto: poiché ecco, la Chiesa si
riveste dell’icona corporea di Cristo come di ultra-
mondano abbigliamento, delineando la figura della
tenda della testimonianza e tiene salda la fede orto-
dossa, affinchè possedendo anche l’icona di colui a
cui rendiamo culto, non ci accada di sviarci. Si rive-
stano di vergogna quanti così non credono: per noi è
infatti gloria la forma di colui che si è incarnato, è
piamente venerata, non idolatrata. Offrendole il no-
stro omaggio, gridiamo, o fedeli: O Dio salva il tuo
popolo e benedici la tua eredità.
E ora. Theotokìon, il primo del tono. Ingresso. Luce
gioiosa. Prokìmenon. Alla Litì, come sempre l’idiòmelon
del santo del monastero, poi ciò che segue.
Gloria. Idiòmelon. Tono 2.

S alve, profeti venerati, che serviste bene la legge


del Signore, apparendo per fede colonne irre-
movibili e salde; appariste anche mediatori della
nuova alleanza di Cristo e passando al cielo, suppli-

2
catelo di pacificare il mondo e salvare le nostre a-
nime.
E ora. Theotokìon.
Tutta la mia speranza in te ripongo, Madre di Di-
o, custodiscimi sotto la tua protezione.
Apòstica alfabetici dall’oktòichos.
Gloria. Idiòmelon. Tono 2.

Q uanti dall’empietà passammo alla pietà e fummo


illuminati dalla luce della conoscenza, battiamo
le mani come dice il salmo, offrendo a Dio una lode
grata e veneriamo con onore le sacre icone di Cristo,
della purissima e di tutti i santi, poste alle pareti, su
tavole e su sacri arredi, respingendo la religione em-
pia dei non ortodossi. L’onore dato alle icone, infatti,
è rivolto al prototipo, come dice Basilio; chiediamo
dunque che per l’intercessione della pura Madre tua,
Cristo nostro Dio e per l’intercessione di tutti i santi,
ci sia data la grande misericordia.
E ora. Theotokìon. Stesso tono.
O meraviglia nuova che supera tutte le meraviglie
antiche! Chi mai conobbe una madre che senza cono-
scer uomo ha partorito e che tiene tra le braccia colui
che abbraccia tutto il creato? Volere di Dio è questo
parto. Non cessare di scongiurare per quelli che ti
onorano colui che come bimbo con le tue braccia por-
tasti e che tratti con famigliarità di madre, o purissi-
ma, affinchè abbia pietà delle anime nostre e le salvi.
Apolytìkion, Salve, Vergine Madre di Dio (3) e il resto
dell’agrypnìa.

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Al Mattutino
Dopo l’esasalmo, a Il Signore è Dio, apolytìkion ana-
stàsimo. Gloria. La tua immacolata icona veneriamo, o
buono. E ora. Theotokìon. Trascendono il pensiero tutti i
tuoi misteri. Quindi la solita sticologia, gli anavathmì del
tono, Ogni spirito e il vangelo mattutino stabilito, Con-
templata la risurrezione di Cristo. Dopo il salmo 50.
Gloria. Tono pl. 4.

A primi le porte della penitenza, datore di vita,


perchè prima dell’alba si protende il mio spiri-
to verso il tuo tempio santo, portandoti il tempio del
mio corpo tutto coperto di macchie: ma tu, miseri-
cordioso, purificami nella tua tenera compassione.
E ora. Theotokìon.

A ppiana per me, o Madre di Dio, le vie della sal-


vezza: ho insozzato la mia anima con turpi pec-
cati e consumato tutta la mia vita nella noncuranza.
Liberami con la tua intercessione da ogni impurità.
Stico. Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande mi-
sericordia e secondo la moltitudine delle tue compas-
sioni cancella il mio delitto.
Tono pl. 2.

C onsiderando, me infelice, la moltitudine delle


mie gravi colpe, tremo di fronte al terribile
giorno del giudizio; ma confidando nella tua tenera
misericordia, come Davide a te grido: Pietà di me, o
Dio, secondo la tua grande misericordia.
I canoni dell’oktòichos: anastàsimo, stavroanastasimo e
theotocàrio su 8 tropari e questo del triodion su 6.
Canone del triodion. Acrostico. Oggi è giunto un
raggio divinamente rifulgente di pietà.

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Ode 1. Tono 4. Quando l’antico Israele.

T ripudiando oggi festosamente, acclamiamo, o


fedeli: Quanto sono mirabili le tue opere, o Cri-
sto, quanto grande la tua potenza, o tu che hai rea-
lizzato la nostra concordia e il nostro accordo.
Venite, quanti sentite secondo Dio, celebriamo un
giorno di gioia: si rallegrano ora il cielo e la terra, le
schiere degli angeli e le assemblee dei fedeli, festeg-
giando questo giorno sopra gli altri.
Battiamo le mani, vedendo questo sommo benefi-
cio: le membra divise del Cristo raccolte in unità e
lodiamo Dio che ci ha concesso la pace.
Oggi sono dati alla Chiesa i premi della vittoria, al
cenno e al volere divinamente ispirati di Michele e
Teodora, i nostri imperatori piamente stretti alla fede.
Theotokìon. Sono veramente venute meno le spade
delle empie eresie: contemplando infatti con somma
pietà, o venerabile, purissima, il tuo tempio adorno
di icone, godiamo di sacratissima esultanza.
Katavasìa. Quando l’antico Israele ebbe passato a
piedi asciutti il rosso abisso del mare, Mosè, atteg-
giando a croce le mani, mise in rotta nel deserto le
schiere di Amalek.
Ode 3. Si rallegra in te.

N on si solleva più ormai l’altero ciglio degli


empi eretici: la potenza di Dio infatti ha raf-
forzato l’ortodossia.
O nubi, stillate oggi per noi dal cielo, come dice il
profeta, la vostra rugiada vivificante, poiché oggi la
fede risorge.
Le mistiche trombe degli apostoli di Cristo so-
prannaturalmente annunzino sonore che è stato ri-
pristinato il culto delle venerabili icone.

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Inneggiamo a Cristo che ci ha dato un’imperatrice
pia, amica di Cristo, con il figlio coronato da Dio.
Theotokìon. Giunti, o purissima, alla tua sacra di-
mora, noi fedeli ti preghiamo ora di essere irradiati
da luminosa grazia.
Katavasìa. Si rallegra in te, o Cristo, la tua Chiesa e
grida: Tu sei mia forza, Signore, mio rifugio e mia
saldezza.
Kathìsmata. Tono 1. Stupisca il coro angelico.

R affigurando in un’icona la tua forma divina,


proclamiamo con tutta chiarezza, o Cristo, la
tua nascita, i tuoi indicibili prodigi, la tua crocifis-
sione volontaria; perciò i demoni, spaventati, ven-
gono messi in fuga e i non ortodossi, quali loro
compagni, gemono abbattuti.
Gloria. Stessa melodia.
La Madre, la celeste Sion, si fa santamente bella
con le figure dei profeti, le immagini degli apostoli,
le icone e le effigi dei sacri martiri e di tutti i santi,
ed è illuminata dagli spirituali splendori dello spiri-
tuale sposo e della sposa.
E ora. Theotokìon, stessa melodia.
Per quanti onorano con amore, o venerabile, la
tua santa icona e concordi ti proclamano vera Madre
di Dio, venerandoti con fede, sii custode e forte dife-
sa, respingendo lontano da loro ogni difficoltà, poi-
ché tutto puoi.
Ode 4. Vedendo te, sole di giustizia.

C on la visita divina del Paràclito, santifica il tuo


tempio e con la sua presenza respingi l’errore
dell’eresia, misericordiosissimo Verbo di Dio.

6
Liberando il tuo popolo da gravissima empietà,
rendilo ardente di zelo per la pietà e fa’ che acclami
con fede: Gloria, Signore, alla tua potenza.
Contemplando i templi divini risplendenti per le
effigi dal sacro aspetto delle icone del Cristo e per le
immagini della Madre di Dio, esultiamo di sacra e-
sultanza.
L’imperatrice incoronata, che desiderava il vero
regno di Cristo, di nuovo espose la sua icona imma-
colata e le effigi dei santi.
Theotokìon. Tu che partoristi incarnato il Verbo
divino, divenisti, o piena di grazia, suo santuario
degno di Dio: per questo inauguriamo il tuo fulgido
sacrario.
Katavasìa. Vedendo te, sole di giustizia, elevato
sulla croce, la Chiesa se ne stette al suo posto e a ra-
gione acclamava: Gloria alla tua potenza, Signore.
Ode 5. Tu, mio Signore.

D a’ sostegno, Signore, alla tua Chiesa, perché in


eterno mai sia scossa dalla burrasca delle eresie.
Per tutta la terra rifulse la gioia della letizia e del
divino soccorso donati dall’alto ai fedeli.
O unico buono e fonte di bontà, innalza tu la
fronte dei re ortodossi, che onorano la tua icona.
È sorta per noi la luce senza tramonto della pietà,
per il decreto ispirato degli imperatori fedeli e per
un comando divinamente saggio.
Theotokìon. Rinnova per noi l’antico decoro, o
Madre di Dio purissima e santifica con la tua grazia
questa tua casa.
Katavasìa. Tu, mio Signore, sei venuto nel mondo
come luce, luce santa che converte dal cupo buio
dell’ignoranza quanti ti cantano con fede.

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Ode 6. A te offrirò sacrifici.

V engono dipinti e onorati per esser venerati con


fede i tratti del Sovrano e di nuovo la Chiesa ri-
prende sicurezza, glorificando piamente il Salvatore.
La Chiesa di Cristo si spoglia della vergogna e
della tenebra dell’eresia, indossa la tunica della leti-
zia e si cinge di grazia divina luminosa.
Il popolo degli ortodossi ha ottenuto la gloria
dell’antico splendore, per volere dell’imperatrice
Teodora e del figlio di lei, il pio imperatore Michele.
Theotokìon. Colui che un tempo ordinò che ci fosse
una tenda della testimonianza, come in una tenda
razionale abita in te, lui, il solo glorificato, che glori-
fica, o Vergine, il tuo tempio con i prodigi.
Katavasìa. A te offrirò sacrifici con voce di lode,
Signore: così ti grida la Chiesa purificata dalla soz-
zura dei demoni, grazie al sangue che dal tuo fianco
è misericordiosamente fluito.
Kontàkion. Idiòmelon.Tono pl.4.

L’ incircoscrivibile Verbo del Padre, incarnando-


si da te, Madre di Dio, è stato circoscritto e, ri-
portata all’antica forma l’immagine deturpata, l’ha
fusa con la divina bellezza. Noi dunque, procla-
mando la salvezza, a fatti e a parole vogliamo de-
scriverla.
Ikos.
Questo mistero dell’economia, divinamente ispi-
rato un tempo ai profeti, fu da essi annunziato per
noi che siamo giunti alla fine dei tempi e ne abbia-
mo ricevuto l’illuminazione. Ottenuta dunque per
esso divina scienza, conosciamo Dio come unico Si-
gnore adorato in tre ipòstasi; e rendendo culto a lui

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solo, con un’unica fede e un solo battesimo, di Cri-
sto ci rivestiamo. Proclamando dunque la salvezza,
a fatti e a parole vogliamo descriverla.
Sinassario del mineo, poi il seguente.
Lo stesso giorno, prima domenica dei digiuni, si
fa memoria del ripristino del culto delle sante e ve-
nerabili icone, attuato dagli indimenticabili impera-
tori di Costantinopoli Michele e Teodora sua madre,
sotto il patriarcato del santo confessore Metodio.
Stichi. Esulto vedendo il culto delle icone un tem-
po vietato, ora ristabilito.
O immutabile Icona del Padre, per l’intercessione
dei tuoi santi confessori, abbi pietà di noi. Amìn.
Ode 7. Nella fornace persiana.

C on amore divino, si unisca in coro la schiera


degli angeli alla gioia della Chiesa, cantando
con divina sapienza: Benedetto sei tu, Signore, nel
tempio della tua gloria.
O tu Chiesa e festosa assemblea dei primogeniti,
rallegrati contemplando ora il popolo divino che
concorde intona il canto: Benedetto sei tu, Signore,
nel tempio della tua gloria.
Liberati dalla cupa tenebra della precedente ere-
sia, grazie al comando della degna imperatrice Teo-
dora, così cantiamo: Benedetto sei tu, Signore, nel
tempio della tua gloria.
Theotokìon. Fosti innalzata, o purissima, al di so-
pra dei superni cori, perché tu sola divenisti Madre
del Creatore di tutti; gioiosi acclamiamo dunque:
Benedetta sei tu fra le donne, o castissima.
Katavasìa. Nella fornace persiana i giovani figli di
Abramo, accesi piuttosto dall’amore per la pietà che

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dalla fiamma, acclamavano: Benedetto sei tu, Si-
gnore, nel tempio della tua gloria.
Ode 8. Distese le mani.

C ustodendo gli aviti ordinamenti della Chiesa,


noi dipingiamo icone, icone di Cristo e dei suoi
santi e rendiamo loro onore con la bocca, il cuore e
la volontà, acclamando: Benedite, opere tutte del Si-
gnore, il Signore.
Seguendo gli insegnamenti divinamente ispirati,
teniamo in onore il culto e la venerazione dell’icona
facendoli risalire al prototipo e acclamiamo a Cristo
con fede: Benedite, opere tutte del Signore, il Signore.
Con l’intelletto rischiarato dall’illuminazione del
divino Spirito, l’augusta imperatrice, ricca di santi
frutti, amò il decoro e lo splendore della Chiesa di
Cristo, benedicendo con i fedeli Gesù, l’Uomo-Dio.
Theotokìon. Illuminata dai raggi della luce spiritua-
le, la tua casa divina ci adombra ora tutti con la nube
dello Spirito e santifica, o Vergine, i fedeli che canta-
no: Benedite, opere tutte del Signore, il Signore.
Katavasìa. Distese le mani, Daniele chiuse le fauci
dei leoni nella fossa; i fanciulli amanti della pietà,
cinti di virtù, estinsero il potere del fuoco, gridando:
Benedite, opere tutte del Signore, il Signore.
Ode 9. Da te, o Vergine.

V edendo la venerabile Chiesa di nuovo adorna


dei sacri dipinti delle icone, piamente tutti ac-
corriamo e a Cristo acclamiamo: Te noi magnifi-
chiamo, o santissimo.
Possedendo la Chiesa, quale dono e onore, la tua
croce e le venerabili icone e le immagini dei santi,
con gioia e letizia ti magnifica, o Sovrano.

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Fa’ risplendere della tua divina gloria i nostri re,
o pietoso e poni loro intorno gli schieramenti e le
armate angeliche, sottomettendo loro, o Sovrano,
l’arroganza delle genti.
Theotokìon. È stata tolta la condanna della proge-
nitrice Eva, Madre di Dio, perché tu, o pura, inespli-
cabilmente generasti il Sovrano di tutti, del quale
noi ora nelle icone onoriamo anche l’effige.
Katavasìa. Da te, o Vergine, monte non tagliato, fu
staccato Cristo, pietra angolare non tagliata da mano
d’uomo che congiunse le nature distinte: per questo
noi ti magnifichiamo esultanti, Madre di Dio.
Exapostilarion, l’eothinòn anastàsimo, una sola volta e i
seguenti.
Udite, donne.

T ripudiate, battete le mani, con letizia cantate ac-


clamando: Quanto sono mirabili e singolari, o
Cristo, le tue opere! E chi potrà narrare, o Salvatore, i
tuoi atti di potenza, tu che hai unito la nostra concor-
dia e il nostro accordo per formare un’unica Chiesa?
Theotokìon, stessa melodia.
Sono ora venute meno le spade dell’eresia ostile,
è svanito con fragore il suo ricordo: contemplando
infatti il tuo tempio, o purissima, splendidamente
adorno delle grazie delle venerande icone, siamo
tutti ricolmati di gioia.
Alle lodi 4 stichirà anastàsima e uno anatolikòn e i se-
guenti 3 prosòmia del triodion.
Tono 4. Hai dato come segno.

I n te, suo sposo e Creatore, esulta ora la Chiesa, o


amico degli uomini, perché con la tua divinissima

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volontà la liberasti dalla seduzione degli idoli e la
fidanzasti a te nel tuo sangue prezioso: ed essa con
gioia di nuovo saluta la sacra esposizione delle ico-
ne e lieta a te inneggia e glorifica con fede.
Stico. Ti loderò, Signore, con tutto il mio cuore;
narrerò tutte le tue meraviglie.
Esponendo, Signore, la tua effige secondo la car-
ne, noi la salutiamo per ciò che rappresenta, manife-
stando il grande mistero della tua economia: non in
apparenza, come dicono i nemici di Dio, seguaci di
Mane, ci sei apparso, o amico degli uomini, ma nella
realtà e nella natura della carne, per elevarci, tramite
essa, all’amore e alla divina passione per te.
Stico. Sorgi, Signore, mio Dio, si innalzi la tua
mano, non dimenticare i tuoi miseri sino alla fine.
Un giorno pieno di gaudio e letizia è sorto oggi:
rifulge infatti lo splendore dei dogmi veracissimi e
brilla la Chiesa di Cristo, ornata dall’esposizione di
icone di santi e dai bagliori delle immagini, mentre
si realizza, concessa da Dio, la concordia dei fedeli.
Gloria. Idiòmelon. Tono pl.2.

M osè, nel tempo della continenza, ricevette la


Legge e si guadagnò il popolo; Elia, digiu-
nando, chiuse i cieli; i tre fanciulli della stirpe di A-
bramo, vinsero col digiuno un iniquo tiranno. Per
esso concedi anche a noi, o Salvatore, di giungere al-
la risurrezione così acclamando: Santo Dio, santo
forte, santo immortale, abbi pietà di noi.
E ora Sei più che benedetta.
Grande dossologia e apolytìkion. Alla Litì nel nartece
cantiamo l’eothinòn doxastikòn idiòmelon.

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Alla Liturgia
Typikà e alle beatitudini le iodi 3 e 6 del canone del
triodion.
Prokìmenon. Tono 4. Benedetto sei tu, Signore Dio
dei nostri padri.
Stico. Poiché sei giusto in tutto ciò che ci hai fatto.
Apostolo: Ebrei 11, 24 – 26. 32 – 40.

F ratelli, per fede Mosè, divenuto grande, rifiutò


di essere chiamato figlio della figlia del faraone,
avendo scelto di essere maltrattato con il popolo di
Dio piuttosto che avere un temporaneo guadagno di
peccato. Stimava ricchezza maggiore dei tesori
d’Egitto l’obbrobrio del Cristo, perché aveva lo
sguardo fisso sulla ricompensa. E che dirò ancora?
Mi mancherà il tempo per Gedeone, Varàk, Sansone,
Ieftae, David e anche per Samuele e per i profeti. Per
mezzo della fede hanno abbattuto regni, hanno ope-
rato la giustizia, hanno conseguito le promesse,
hanno chiuso le bocche dei leoni, hanno spento la
potenza del fuoco, sono sfuggiti al filo della lama,
sono stati rinvigoriti dalla malattia, sono diventati
forti in guerra, hanno messo in fuga le schiere degli
stranieri. Le donne hanno ricevuto dopo la risurre-
zione i loro morti. Altri invece furono torturati, non
accettando la liberazione onde ottenere una migliore
risurrezione. Altri provarono scherni e flagelli, cate-
ne e prigione. Furono presi a sassate, furono segati,
morirono assassinati a coltellate, vagarono coperti
con pelli di pecore e capre, bisognosi, afflitti, mal-
trattati - di loro il mondo non era degno! - errando
nei deserti e sui monti, nelle grotte e nelle fenditure
della terra. Tutti questi, pur avendo ricevuto testi-
monianza per mezzo della fede, non hanno ottenuto

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la promessa avendo Dio previsto per noi qualcosa
di meglio, affinché non giungessero alla perfezione
senza di noi.
Alliluia. Tono 4.
Mosè e Aronne fra i suoi sacerdoti e Samuele tra
quelli che invocavano il suo nome.
Stico. Invocavano il Signore ed egli li esaudiva;
parlava loro nella colonna di nubi.
Vangelo secondo Giovanni. In quel tempo Gesù vol-
le uscire per la Galilea (1, 44 – 52).
Kinonikòn. Lodate il Signore dai cieli.
Dopo il congedo del mattutino e prima della Liturgia,
si fa insieme la processione col santo legno della croce e le
venerande icone e si va in un luogo stabilito dove va letto
il Synodikòn. Andando e tornando si canta il canone, po-
ema dei nostro santo padre Teodoro Studita.
Ode 1. Tono pl. 2. Aiuto e scudo.

U n’ode di ringraziamento a Dio benefattore di


tutti cantiamo, fedeli, poiché suscitò per noi un
corno salvifico, un impero forte, difensore
dell’ortodossia.
Davvero è apparsa la grazia divina nell’universo:
la gloria e l’onore ora si manifestano e la Chiesa e-
sulta ricevendo la veste che le era stata tolta.
Dall’eresia del truffatore Giovanni, fu lacerata la
tunica di Cristo, sapientemente intessuta un tempo
dai santi padri per donarla alla Chiesa.
La Chiesa, ricevendo il ritratto del suo Signore
danza e giubila in mezzo ai suoi figli, ricevendo co-
me un trofeo di vittoria i simboli dell’ortodossia.

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Arrossiscano e siano svergognati venendo meno
Lizix e Antonio con Giovanni e Teodoro, i rinnegati
della fede.
Al legislatore Mosè un tempo si opposero Iannìs
e Iambres, ma furono svergognati: arrossiscano ora
Antonio e Giovanni l’eretico.
Fracassasti, o Cristo, l’armatura dei nemici di Dio
consegnasti le loro armi alla Chiesa per cui versasti
il tuo sangue, o buono.
Ti venero e ti adoro, Trinità, divino potere: strap-
pami da tutte le tentazioni poiché credo in te, Padre,
Figlio e santissimo Spirito.
Theotokìon. Indossando la veste reale da te, Vergi-
ne, Dio apparve ai mortali antropomorfo, duplice
nella natura; l’aspetto della sua forma noi veneriamo.
Giunti al luogo stabilito, si dice il tropario: La tua
immacolata icona, o buono.
Gloria. E ora. Un altro. Tono 2.

I l coro dei profeti, con Mosè ed Aronne, si rallegra


oggi grandemente, poiché, oltrepassando la pro-
fezia, rifulge la croce con la quale ci hai salvati. Per
le loro suppliche, o Cristo Dio, salva le anime nostre.

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DOMENICA SERA AL VESPRO
Dopo il salmo introduttivo al Signore, a te ho grida-
to, sostiamo allo stico 10 e cantiamo 4 stichirà catanittici
del tono corrente, questi 3 del triodion e 3 dal mineo.
Stichirà prosòmia, poema di Giuseppe.
Tono 4. Hai dato come segno.

D a’ compunzione, rimozione dei vizi e perfetta


correzione a me, ora immerso nelle passioni
del corpo e lontano da te, o Dio, Re dell’universo,
privo di speranza da ogni parte: salva questo disso-
luto per la tua grande bontà, o Gesù più che buono,
Salvatore delle anime nostre.
Il mirabile Mosè, purificato dal digiuno, contem-
plò colui che amava: tu dunque, misera anima mia,
emulandolo, cerca di purificarti dai tuoi vizi nel
giorno della continenza, per poter contemplare il Si-
gnore, buono e amico degli uomini, che ti da la re-
missione, il perdono e la redenzione.
Un altro, di Teodoro.
Tono pl. 2. Come gli arcangeli.
Iniziamo ora gioiosamente la seconda settimana
dei digiuni, trascorrendo giorno dopo giorno con
fortezza, facendoci un carro di fuoco, come Elia il te-
sbita, composto dalle quattro grandi virtù; eleviamo
l’intelletto con l’impassibilità, armiamo la carne con
la castità, respingendo e vincendo il nemico.
E 3 del mineo.
Gloria. E ora. Theotokíon.
Ingresso. Luce gioiosa. Prokìmenon. Tono pl. 2.
Hai dato l’eredità a quelli che temono il tuo no-
me, Signore.

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Stico. Dai confini della terra a te ho gridato.
Stico. Sarò protetto al riparo delle tue ali.
Stico. Così salmeggerò al tuo nome nei secoli.
E di nuovo, con voce più sonora:
Hai dato l’eredità a quelli che temono il tuo no-
me, Signore.
Apòstica, l’idiòmelon del giorno. Tono pl. 4.

V enite, purifichiamoci con elemosine e atti di


compassione verso i poveri, senza suonare la
tromba, senza rendere pubblica la nostra beneficen-
za: non sappia la sinistra l’opera della destra; non
disperda la vanagloria il frutto dell’elemosina; gri-
diamo invece nel segreto a colui che conosce le cose
segrete: Padre, perdona le nostre colpe, tu che sei
amico degli uomini (2).
Martirikòn. Martiri del Signore, ogni luogo voi
santificate e ogni male curate: intercedete ora, vi
preghiamo, perché siano strappate le anime nostre
ai lacci del nemico.
Gloria. E ora. Theotokíon. Stesso tono.
Ti cantano gli esseri celesti, Madre senza nozze,
piena di grazia, e noi glorifichiamo la tua imperscru-
tabile generazione. Madre di Dio, intercedi per la
salvezza delle anime nostre.
Quindi il resto come di consueto come la domenica dei
latticini.
Da oggi i canoni del mineo vengono cantati alla com-
pieta dal sabato di Lazzaro alla domenica dopo Pasqua
dopo quello della Madre di Dio. Dopo la terza ode i kathì-
smata del mineo, dopo l sesta quelli della Madre di Dio; e

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terminato il mineo si dicono i prosòmia e il theotokìon. I
canoni della Madre di Dio precedono sempre gli altri.

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