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1
Queste pagine riprendono quelle del mio commento a Luca (Il vangelo secondo Luca,
ReBib 7, EDB, Bologna 2003, 363-400), ma con qualche correzione, in particolare una nuova
analisi del passo della moltiplicazione dei pani (Lc 9,10-17).
2 IL VANGELO DI LUCA
+ 1 Convocati i dodici,
– diede loro POTERE E AUTORITÀ sopra TUTTI I DEMONI
– e di SANARE LE MALATTIE.
+ 2 E mandò loro
–a PROCLAMARE IL REGNO DI DIO
–ea GUARIRE [GLI AMMALATI.]
+ 6 Partiti,
+ percorrevano i villaggi,
– ANNUNZIANDO-LA-BUONA-NOVELLA
–e SANANDO DAPPERTUTTO.
L’ultima parte (6), che comprende solo due segmenti, corrisponde alla prima:
mandati da Gesù, i dodici fanno esattamente ciò di cui sono stati incaricati. Da
notare che «dappertutto» (6d) richiama «tutti» (1b) e si oppone a tutte le
negazioni della parte centrale (3bcd.5).
INTERPRETAZIONE
CONTESTO BIBLICO
Dopo il passo parallelo (Mc 6,14-16), Mc racconta a lungo le circostanze
della decapitazione di Giovanni Battista (6,17-29). Secondo Mt (14,1-2), Erode
identifica Gesù con Giovanni, dopo aver udito ciò che si dice di lui, dopo di che
riferisce il martirio del Precursore (14,3-12). Lc omette il racconto della morte di
Giovanni Battista. In compenso, anche in rapporto a Marco, insiste sul tema
della risurrezione; di Elia dice che «era apparso», perché Elia non era morto, ma
era stato rapito al cielo (2Re 2); ma al «si era alzato (7c) di Giovanni aggiunge il
suo sinonimo abituale «si era levato» (8b) per uno degli antichi profeti.
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 5
INTERPRETAZIONE
Vedere o udire
Erode ha un bel non prestar fede a quanto la gente pensa di Gesù, nondimeno
desidera «vederlo»! (9d). Come se volesse verificare lui stesso i fatti di cui ha
«udito» il racconto (7a.9c). Non si tratta di tentare di scoprire le sue intenzioni,
perché Luca non ne dice nulla. Tuttavia, chi conosce la fine della storia non può
mancare di fare un confronto con il suo atteggiamento al momento della
passione, quando tempesterà di domande l’imputato, «sperando di vedere un
segno da parte sua» (23,8-9). Il guardone è per definizione colui che si tiene a
distanza, in ogni caso a distanza da una parola che possa raggiungerlo e toccarlo,
che lo interpelli per farlo cambiare.
+ 10 Essendo tornati GLI APOSTOLI, gli raccontarono tutto ciò che avevano fatto;
– e presi loro, si ritirò in disparte
– verso una città chiamata Betsaida.
····················································································································
+ 11 LE FOLLE saputolo, lo seguirono;
– e accolte esse, parlava loro del regno di DIO
– e quelli che avevano bisogno di cure guariva.
– 12 Il giorno cominciava a DECLINARE;
– avvicinatisi, I DODICI dissero a lui:
. «Congeda LA FOLLA
- affinché, nei villaggi e nelle campagne dei dintorni,
: alloggino e trovino cibo,
= perché qui siamo in un luogo deserto».
··························································································································
+ 13 Ora disse a loro:
: «Date loro voi stessi da mangiare!».
– Ma esse dissero:
·····················································
. «Non c’è a noi più di cinque pani e due pesci!
- A meno che, ,
- noi compriamo PER TUTTO QUESTO POPOLO viveri?».
. 14 Erano infatti CIRCA CINQUE MILA UOMINI.
(10a), poi «le folle» (11a); il soggetto dei trimembri invece è Gesù (10bc.11bc).
Sono gli apostoli che parlano nel primo brano («raccontarono»), Gesù nel
secondo («parlava»).
La prima parte del racconto stesso comprende due brani: le parole che i
Dodici rivolgono al maestro (12) e la risposta di Gesù (13ab). I due discorsi
cominciano con un imperativo; ma mentre quello dei Dodici si estende con tre
proposizioni subordinate, una finale che regge una participiale, e infine una
causale, quello di Gesù è ridotto a un ordine secco.
La parte centrale riporta la reazione dei Dodici all’ordine di Gesù. Alle
estremità delle loro parole, si oppongono la piccolezza dei «cinque» pani e la
grandezza dei «cinque mila» uomini. Al centro, la domanda.
L’ultima parte comprende due brani. Il primo è l’ordine di Gesù, subito
eseguito. Il secondo segnala un’altra parola di Gesù, la preghiera di benedizione
sul cibo. All’inizio la preghiera rivolta da Gesù al «Cielo», alla fine il risultato
dove le «dodici ceste» si oppongono a «i cinque pani e i due pesci» all’inizio del
primo segmento (16a). In mezzo, il doppio dono, di Gesù ai discepoli, e dei
discepoli alla folla.
«Gli apostoli», all’inizio dell’introduzione (10a), sono chiamati «i dodici»
all’inizio della parte seguente (12b); nell’ultima parte si tratta dei «suoi disce-
poli» (14b.16d); potrebbe darsi che il gruppo dei discepoli è più largo di quello
dei dodici apostoli.
Nell’introduzione i due gruppi degli «apostoli» e delle «folle» sono separati,
anche dal punto di vista cronologico; nell’ultima parte invece entrano in rela-
zione, come indica chiaramente il segmento centrale (16cd). Si potrà notare che
«il Cielo» (16b) e «Dio» (11b) sono praticamente dei sinonimi: «il cielo» infatti
è la residenza di «Dio» e, in ebraico, «i Cieli» (sempre al plurale) è un modo
rispettoso di parlare di Dio senza pronunciare il suo nome ineffabile.2
Il termine «le folle» della prima parte (11a) sarà ripreso al singolare in 12c,
con «tutto questo popolo» (13f) che conta «cinque mila uomini» (14a), con «la
folla» in 16e e con «tutti» in 15a e 17a.
«Dare» di 13b sarà ripreso alla fine (16d) seguito da «distribuire» (16e);
questi verbi fanno parte, con «trovare» (12e) e «comprare» (13f), dello stesso
campo semantico.
Della stessa radice, «declinare» (klinō, 12a) e «far sedere» (kata-klinō, 14cd)
fungono da termini iniziali per le parti estreme del racconto.
CONTESTO BIBLICO
ispira ancor di più alla moltiplicazione dei pani compiuta da Eliseo, discepolo di
Elia (2Re 4): all’inizio del capitolo, come il suo maestro, Eliseo moltiplica l’olio
di una vedova (4,1-7); alla fine, con «venti pani d’orzo e farro» nutre cento
persone (4,42-44):
42
Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all’uomo di Dio, venti pani
d’orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dà al popolo e mangino».
43
Ma colui che serviva disse: «Come darò questo davanti a cento persone?». Quegli
replicò: «Dà al popolo e mangino. Poiché così dice il Signore: Mangeranno e ne
avanzerà». 44 Lo diede davanti a quelli, e mangiarono e ne avanzò, secondo la
parola del Signore.
I contatti tra questo breve racconto e quello di Lc sono palesi: il profeta ordina
all’inserviente di «dare» «al popolo» perché «mangino» (Lc 9,13b); questi fa
un’obiezione riguardo al gran numero che deve nutrire, «cento persone» (in Lc
9,14a, sono «cinque mila»); infine, mangiano e il pane avanza (Lc 9,17).
sulla superficie del deserto vi era una cosa minuta e granulosa, minuta come è la
brina sulla terra. 15 Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Man hu: che
cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il
Signore vi ha dato in cibo.
INTERPRETAZIONE
Il realismo di Gesù
Per Gesù, il denaro non è la soluzione. Se gli uomini devono mangiare per
mantenere e sviluppare la loro vita – e Gesù si dà da fare per nutrirli a sazietà –,
il dato economico non è il fondamento ultimo dei loro rapporti. In altre parole,
non ci si guadagna la vita, in ogni caso non col denaro, ma la si riceve da Colui
«che fa uscire il pane dalla terra» come dice la benedizione che si pronuncia
prima di condividere il pane (16c): «Benedetto sei tu, Signore Dio nostro, re
dell’universo, tu che fai uscire il pane dalla terra!». È dal «Cielo» che viene la
vita, e la vita in abbondanza (17). È Dio che assicura, col cibo, il nesso fonda-
mentale tra gli uomini.
7
Intanto il tetrarca Erode sentì TUTTO CIÒ CHE AVVENIVA.
E rimaneva perplesso, perché alcuni dicevano che Giovanni si era alzato dai morti,
8
alcuni che Elia era apparso, altri che uno degli antichi profeti si era levato. 9 Ed
Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io. Chi è dunque
costui del quale sento TALI COSE?». E cercava di vederlo.
10
Tornati, gli apostoli gli raccontarono TUTTO CIÒ CHE AVEVANO FATTO.
Accolti loro, si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsaida. 11 Ma le folle vennero a
saperlo e lo seguirono. Le accolse e PARLAVA LORO DEL REGNO DI DIO
E GUARIVA QUANTI AVEVANO BISOGNO DI CURE.
············································································································································
12
Il giorno cominciava a declinare e i dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda
la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni per alloggiare e trovare
cibo; qui siamo in una zona deserta». 13 Disse loro: « loro voi stessi da
mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque PANI e due pesci, a meno
che non andiamo noi a COMPRARE viveri per TUTTO questo popolo?». 14 C’erano
infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di
cinquanta». 15 Così fecero e li invitarono TUTTI quanti a sedersi.
············································································································································
16
Allora egli prese i cinque pani e i due pesci
e, alzati gli occhi al CIELO, RECITÒ SU DI ESSI LA BENEDIZIONE,
li spezzò e li ai discepoli perché li alla folla.
17
TUTTI MANGIARONO E FURONO SAZIATI
e dei pezzi loro avanzati furono portate via dodici ceste.
Due passi lunghi incorniciano un passo breve (7-9), che sembra interrompere
il decorso del racconto. I passi estremi (1-6 e 10-17) hanno molti punti in
comune. L’inizio del terzo passo (10a) corrisponde alla fine del primo (6):
«tornati» si oppone a «partiti»; «tutto ciò che avevano fatto» rimanda a
«annunziando la buona novella e curando dappertutto» («tutto» e «dappertutto»
hanno la stessa radice). Inoltre la fine della prima parte dell’ultimo passo (11bc)
corrisponde alla fine della prima parte del primo passo (2): nel primo passo sono
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 11
CONTESTO BIBLICO
Le parole di Erode sembrano eliminare Giovanni, che questi ha fatto decapi-
tare, dalla terna dei personaggi ai quali la gente assimila Gesù. Resta dunque
Elia che ha moltiplicato farina e olio per la vedova di Sarepta (1Re 17,7-16).
Quanto all’altro profeta che ha nutrito il popolo, può trattarsi solo di Mosè,
perché parecchi dettagli del racconto lucano ricordano Nm 11: come gli apostoli
a Gesù, Mosè dice al Signore: «Dove potrò trovare carne per tutto questo
popolo?» (Nm 11,13). Come in Lc, viene riferito un numero che sottolinea
l’enorme moltitudine del popolo (Nm 11,21). La differenza tra i due racconti è
che, in Nm, è Dio a dare da mangiare e non Mosè, mentre in Lc è Gesù stesso.
Come Mosè si fa aiutare dai settanta anziani a portare con lui il peso del
popolo (Nm 11,16s), così Gesù si fa aiutare dagli apostoli. Ma mentre è Dio a
porre sui settanta lo spirito che era su Mosè (Nm 11,25), Gesù dà egli stesso
potere ed autorità ai dodici (9,1).
Così la domanda sull’identità di Gesù che occupa il centro della sotto-
sequenza, trova risposta nel resto del testo. Sarebbe Gesù dunque il profeta
«come» Mosè che era stato annunciato in Dt 18,15s.
INTERPRETAZIONE
vuol dire permettere alla vita di alimentarsi, vuol dire dare la vita. Come dare la
parola, perché «l’uomo non vive solo di pane, ma di ogni parola che esce dalla
bocca di Dio» (Dt 8,3; citato in Lc 4,4). La parola e il pane sono altrettanto
necessari alla vita. Come è necessario anche il medico, colui che libera dai lacci
della malattia, e colui che libera dalle catene dei demoni, quando la vita è minac-
ciata dall’una e dagli altri (1-2).
18
Avvenne mentre pregava in disparte, che erano con lui i discepoli.
– 19 Rispondendo, dissero:
+ «GIOVANNI BATTISTA,
+ altri ELIA,
+ altri che UNO DEGLI ANTICHI PROFETI SI È LEVATO ».
– 22 dicendo
+ che bisogna che IL FIGLIO DELL’UOMO SOFFRA MOLTO
+ e che sia rigettato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi,
+ che SIA UCCISO e che il terzo giorno SIA RIALZATO ».
CONTESTO BIBLICO
Il ritorno di Elia
Mosè è morto ed è stato sepolto. Invece Elia non è morto ma è stato «rapito in
cielo in un turbine» (2Re 2,1.11). Perciò la gente credeva che sarebbe tornato e
lo aspettava; il profeta Malachia l’aveva annunziato, negli ultimi due versetti del
suo libro, che conclude l’Antico Testamento:
Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del
Signore, perché converta il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i
padri; così che io venendo non colpisca il paese con lo sterminio» (Ml 3,23-24; vedi
anche Sir 48,9-11).
Tuttora, durante la cena pasquale, gli ebrei lasciano per Elia un posto libero a
mensa, caso mai tornasse.
5
Vedi p. 233, n. 6.
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 15
INTERPRETAZIONE
Il re crocifisso
Solo tra tutti, Pietro ha colto la vera identità di Gesù (20b). La gente lo iden-
tifica con un profeta del passato (19bcd): Giovanni, Elia o un altro. Tale non è
Gesù per Pietro, ma «il Cristo di Dio», il Messia. Vede bene, ma solo una faccia
della medaglia. Gesù impone loro il silenzio (21), come se temesse che ci si
inganni sul vero significato del titolo che gli viene riconosciuto, ma non
smentisce Pietro. Per dissipare ogni possibile equivoco, «il Cristo di Dio» (20b)
si presenta subito col suo volto, altrettanto reale, di «Figlio dell’uomo» (22b),
che deve «soffrire» (22b), «essere rigettato» (22c) ed «essere ucciso» (22d).
Certamente «sarà rialzato» (22d), ma la sua investitura avverrà sul trono della
croce: «Questi è il re dei giudei» (23,38).
6
Vedi R. MEYNET, «La salvezza per mezzo della conoscenza».
7
Midrash Tehillîm, Vilna 1891 (Gerusalemme 19772), 183.
16 IL VANGELO DI LUCA
23
E diceva a tutti:
25
Infatti che vantaggio ha l’uomo
· che GUADAGNA il mondo intero
· ma che se stesso perde o rovina?
La terza parte (26-27) prospetta prima il caso di «colui che vuol salvare la
propria vita» vergognandosi di Gesù e delle sue parole (26ab): al ritorno glo-
rioso di Gesù (26cd), cioè nel giudizio, Gesù si vergognerà di lui, cioè egli
perderà la propria vita (24b). Il secondo brano (27) pone un problema d’interpre-
tazione che gli esegeti risolvono in vario modo. La valorizzazione per mezzo di
«in verità vi dico» ne segnala l’importanza e pare voler attrarre l’attenzione su
un’idea nuova. Il «qui presenti» di 27b si oppone infatti al futuro del giudizio di
cui si è appena parlato («quando verrà...»). Chiara è anche l’opposizione tra
quelli di cui il Figlio si vergognerà (26b) e quelli che vedono il regno di Dio
(27d): nel primo caso si tratta di quelli che vogliono salvare la propria vita, nel
secondo di quelli che rinnegano se stessi e perdono la propria vita a causa di
Gesù. «Gustare la morte», che è una maniera semitica per dire «morire», indica
che non si tratta di un equivalente di «perdere la propria vita» ma della morte
fisica e naturale, del termine della vita. Così la visione del regno di Dio, l’espe-
rienza della salvezza, non è rinviata a dopo la morte, nel mondo futuro, al giudi-
zio, ma è già presente «qui» e ora8 per quelli che accettano la legge di Gesù, che
rinunciano a se stessi, prendono la propria croce e perdono la propria vita per
causa sua. Questa terza parte sembra così enunciare la maledizione (26) poi la
benedizione (27) inerenti all’enunciazione di una legge, quella promulgata nella
prima parte. La misericordia di Dio ritarda la maledizione fino alla fine, ma fin
d’ora elargisce la benedizione.
La domanda centrale (25) contempla, per assurdo, il caso di chi sarebbe
abbastanza stolto da perdersi. Questa domanda centrale rimanda agli estremi del
passo: «se stesso» è ripreso alla fine di 23c, «guadagnare il mondo intero»
annuncia «il regno di Dio» della fine di 27d, poiché chi vorrebbe «guadagnare il
mondo intero» si opporrebbe al regno universale di Dio.
CONTESTO BIBLICO
L’ultimo discorso di Mosè (Dt 30,15-20) si chiude con un passo che offre al
popolo una scelta analoga a quella che Gesù offre a tutti.
INTERPRETAZIONE
Pietro (33c). I centri dei due brani (31b e 33c) si oppongono: Pietro vuole «stare
qui», mentre Gesù parla con Mosè e Elia del suo «esodo» «a Gerusalemme».
Le parti estreme stabiliscono un rapporto con Dio: al centro della prima tra
Gesù e Dio per mezzo della preghiera (28c.29a), al centro dell’ultima (35) tra
Gesù, il Padre e i discepoli. I tre apostoli sono presenti nella prima parte, ma non
si dice che preghino. Nella parte simmetrica, il loro rapporto col Padre è stabilito
tramite l’ascolto del Figlio.
20 IL VANGELO DI LUCA
Ciò che il Padre dice a Pietro e ai suoi compagni alla fine (35) è dunque in
relazione con il centro dei due brani della parte centrale: Pietro è chiamato a
rinunciare al suo desiderio di «stare qui» (33c) e ad ascoltare e accettare ciò di
cui Gesù parlava con Mosè ed Elia, «l’esodo» «a Gerusalemme (31b). Si noterà
l’insistenza sulla visione, con la ripresa dello stesso verbo «vedere» nella
seconda parte (31a.32b) e alla fine della terza (36c) a cui corrisponde «l’aspetto»
(che è della stessa radice) nella prima parte (29b).
CONTESTO BIBLICO
«L’eletto»
Mosè era stato chiamato «il suo eletto» (Sal 106,23) ma non fu l’unico. Anche
Aronne (Sal 105,26), Saul (2Sam 21,6) poi rigettato, e soprattutto Davide (1Re
11,34; Sal 89,4) e Salomone (1Cr 28,5-6) sono detti «eletti» da Dio; ci sarà poi il
personaggio enigmatico del servo del Signore (Is 43,10), identificato altrove con
Israele (Is 41,9). Ma il primo di tutti fu Abramo (Ne 9,7), figura emblematica e
originaria dell’elezione del popolo (Dt 7,6; 14,2) che porterà il nome del suo
nipote: Giacobbe, cambiato da Dio in «Israele». Gesù è l’erede e il punto di
arrivo, colui in cui si compie l’elezione. È l’eletto degli eletti.
«Ascoltatelo!»
L’ultima parola di Dio è «Lui ascolterete!» (9,35). Essa richiama le parole di
Mosè: « Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un
profeta pari a me; lui ascolterete» (Dt 18,15; citate da Lc in At 3,22; 7,37). Sulla
montagna della trasfigurazione le parole di Dio risuonano non appena sono
spariti Mosè ed Elia, lasciando il posto a Gesù solo.
INTERPRETAZIONE
La gloria e la passione
Risplendente di luce «sfolgorante» (29c), trasfigurato (29b), avvolto nella
stessa «gloria» (32b) che circonda Mosè ed Elia (31a), ricevendo così la
testimonianza della Legge e dei Profeti, Gesù conversa con loro del suo «esodo
che compirà a Gerusalemme» (31b). Non si potrebbe esprimere meglio l’idea
che l’abbassamento è intrinsecamente legato alla gloria, che Gesù sarà glorifi-
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 21
cato in modo supremo quando sarà umiliato al punto estremo. Una cosa non va
senza l’altra. È necessario che egli accetti la morte per accedere alla luce della
risurrezione prefigurata dalla sua trasfigurazione.
28
E avvenne, circa otto giorni dopo queste parole che, prendendo PIETRO, GIOVANNI e GIACOMO,
salì sul monte a pregare. 29 E avvenne, mentre PREGAVA, il suo volto cambiò d’aspetto e la
sua veste divenne candida e sfolgorante.
·····························································································································
30
Ed ecco, due uomini conversavano con LUI, i quali erano MOSÈ ed ELIA,
31
che, visti in gloria, parlavano del suo esodo, che stava per compiere
a Gerusalemme. 32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno;
ma rimasti svegli, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
33
E avvenne, mentre questi si separavano da lui, che Pietro disse a Gesù:
«Maestro, è bello per noi essere qui! Facciamo tre capanne,
una per TE e una per MOSÈ e una per ELIA», non sapendo quello che diceva.
·····························································································································
34
E come diceva quello, venne una nube e li avvolse; e temettero mentre entravano nella
nube. 35 E dalla nube venne una voce dicendo: «Questi è IL FIGLIO DI ME
36
eletto. È lui che ascolterete». E mentre veniva la voce, Gesù restò solo;
ed essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 23
«Elia» torna nelle terne estreme; siccome «Giovanni» è spesso messo in paralle-
lo con «Gesù» in Lc, specialmente nella prima sezione, si è indotti a pensare che
«uno degli antichi profeti» sia identificato con «Mosè» nell’ultimo. Rimangono
altre due terne, alla fine del primo passo (22) e all’inizio del terzo (28): «gli
anziani, i sommi sacerdoti e gli scribi» sono le tre componenti del sinedrio che
«rigetteranno» Gesù, mentre «Pietro, Giovanni e Giacomo» sono i tre discepoli
che Gesù «prende» con lui; i primi rappresentano gli avversari di Gesù, gli altri
quelli che lo hanno seguito.
Questa stessa opposizione si ritrova nel passo centrale: il discepolo è quello
che, come il «Figlio dell’uomo» di 22, «perde la propria vita» (24b); chi rigetta
Gesù è colui che «vuol salvare la propria vita» (24a), colui che «si vergogna di
lui e delle sue parole» (26a).
La passione di Gesù annunziata nei passi estremi si ritrova nel passo centrale
(«prenda la propria croce» di 23c all’inizio del passo centrale corrisponde a
«essere ucciso» di 22c alla fine del primo passo, fungendo da termini medi); ma
questa volta, il discepolo, anzi «tutti» quelli a cui Gesù rivolge il suo invito
(23a), vi sono coinvolti (23bc-24ab); in quanto alla risurrezione profetizzata nei
passi estremi, è accennata nel passo centrale, sia per Gesù che verrà nella
24 IL VANGELO DI LUCA
«gloria» (26c, come in 31a e 32b) che per i discepoli che «vedono il regno di
Dio» (27b).
Le due occorrenze di «vedere» in 27b e in 36b fungono da termini finali per
gli ultimi due passi. «Figlio dell’uomo» torna verso la fine dei primi due passi
(22a e 26b); a «Cristo (cioè «Re») di Dio» al centro del primo passo (20b)
corrisponde in modo diretto «il regno di Dio» alla fine del passo centrale (27b) e
a «Figlio di me» (cioè «Dio»: 35a); al centro del passo centrale, «guadagnare il
mondo intero» (25b) si oppone dunque al regno di Dio e di Cristo.
INTERPRETAZIONE
La preghiera
Il fatto che Luca abbia menzionato la preghiera di Gesù sia all’inizio della
confessione di Pietro (18a) che all’inizio della trasfigurazione (28b-29a) attira
l’attenzione sul fatto che le due scene sono correlate tra di loro e sottolinea
l’importanza particolare che l’evangelista attribuisce non solo ai due racconti,
ma anche all’insieme che essi formano con il discorso rivolto a «tutti». Luca
aveva già segnalato, con lo stesso verbo, la preghiera di Gesù al momento del
battesimo, all’inizio dell’ultima sequenza della prima sezione (3,21), all’inizio
della lunga sequenza B5 (6,12), prima della scelta dei dodici; lo farà ancora
all’inizio della sequenza C2 (11,1), come l’occasione dell’insegnamento della
preghiera del Signore ai discepoli. Il momento è dunque cruciale: rappresenta in
qualche modo non solo il culmine della sequenza, ma il punto di arrivo di tutta
la sezione del ministero in Galilea. Luca non dice nulla del contenuto della
preghiera di Gesù. Mostra tuttavia la trasformazione che questa opera sul suo
volto e perfino sulla sua veste (29); la chiama «la sua gloria» (32b). Ora
ciascuno sa che «la gloria» appartiene solo a Dio. Si capisce dunque che la
preghiera di Gesù consiste in uno scambio di gloria: Gesù dà gloria a Dio e
questi gli risponde glorificandolo. Per quanto riguarda la preghiera che Gesù
rivolge a Dio prima di interrogare i suoi discepoli (18), si può intravedere,
specialmente dalla risposta di Pietro (20b), che riguarda anch’essa la gloria. È
infatti arrivato il momento in cui pone loro la questione di fiducia: saranno
capaci, dopo tutto quello che hanno udito e visto, di riconoscere in lui colui sul
quale Dio ha fatto riposare la sua gloria? Affermare, come fa Pietro, che Gesù è
«il Cristo di Dio», il re unto dal Signore, equivale a confessare che la presenza
divina abita in lui. Si può pensare che nella sua preghiera Gesù abbia chiesto a
suo Padre di illuminare la mente dei discepoli: solo un dono di Dio infatti
permette di fare una tale confessione.
Pietro e Dio
È certamente significativo che la confessione di Pietro (20b) e quella di Dio
(35) siano correlate. Sorprende in realtà che l’uomo abbia la precedenza su Dio;
ci si sarebbe aspettati infatti che Dio avesse preso l’iniziativa e che l’uomo
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 25
avesse poi per così dire accolto e fatto sua la confessione divina. Ci si deve
senz’altro meravigliare che sia invece Dio a confermare la fede espressa prima
dal discepolo. Come se questo fosse un segno della libertà che Dio, e Gesù,
lasciano all’uomo, e della responsabilità che gli riconoscono.
Gesù e i profeti
Solo Pietro ha saputo confessare la vera identità di Gesù, come «Cristo di
Dio». «Le folle» invece (18b) dicono che è qualche profeta del passato
risuscitato, «Giovanni, Elia, uno degli antichi profeti» (19b); hanno certo
percepito i tratti che accomunano Gesù con questi personaggi, ma confondono la
realtà con le sue figure. La scena della trasfigurazione rappresenta in qualche
modo la risposta a queste identificazioni, che comportano certo una parte di
verità ma non arrivano comunque a compimento. «Visti in gloria» con Gesù
(31), Mosè e Elia condividono con lui la stessa «gloria» divina (32b) ma nello
stesso tempo sono presentati come distinti di lui. Tutti e tre parlano della stessa
cosa, ma sarà Gesù solo a compiere il nuovo esodo a Gerusalemme (31). Poi,
data la loro testimonianza, spariscono, lasciando «Gesù solo» (36a). Gesù
compie le figure, quelle riunite attorno a lui della Legge e dei Profeti.
Visione e silenzio
A Pietro, Giovanni e Giacomo è stato dato, «senz’aver gustato la morte, di
vedere il regno di Dio» (27). Sul monte, come Mosè sul Sinai, hanno potuto
senza morire vedere «la gloria di Dio» che risplende sul volto di Cristo. Come il
lampo, come le visioni della notte e dei sogni, questa dura pochissimo tempo.
Tuttavia, è fondatrice, per loro e anche per il lettore al quale è rivelata. Da se
stessi, senza che Gesù abbia bisogno di intervenire in proposito, i tre apostoli
capiscono che devono «tacere e non riferire a nessuno ciò che avevano visto»
(36b); e la scena, come tutta la sottosequenza, finisce nel silenzio. Infatti, le
esperienze più forti, più intime, non possono essere comunicate, sotto pena di
essere fraintese; se ne può parlare solo con quelli che le hanno condivise. Dopo
la confessione di Pietro invece, Gesù intima, e con la massima determinazione,
il silenzio ai suoi discepoli (21). Dalle parole che aggiunge subito dopo (22), si
può capire che teme che la dichiarazione di Pietro possa essere fraintesa: la via
che lo porterà alla gloria deve passare attraverso la morte.
I versetti 37-50 comprendono due passi che formano anch’essi una sotto-
sequenza.
42
Mentre egli si stava ancora avvicinando,
·········································································
– il demonio colpì lui e contorse
:: ma Gesù minacciò LO SPIRITO impuro;
+ ed egli guarì il fanciullo
:: e lo ridiede a suo padre.
INTERPRETAZIONE
L’impotenza umana
I discepoli sono stati incapaci di scacciare lo spirito che aveva preso possesso
del figlio (40). Il padre, che non poteva nulla, li aveva comunque supplicati
perché egli stesso si trovava del tutto impotente dinanzi al suo male. Si rende
conto che suo figlio è minacciato di morte e la sua angoscia è tanto più profonda
perché «è il suo unico» (38b). Se scomparisse, scomparirebbe il suo nome, con
lui svanirebbe la sua casa. Privato di figli, sarebbe privo di posterità, per lui la
vita si fermerebbe. Totale impotenza dell’uomo, di tutti gli uomini, di fronte alla
morte portata dal demonio!
Resta il grido
A chi non può nulla contro la morte, a chi non ne può più, resta il grido (38a).
Il grido che si appella a un altro, a colui che può ristabilire la giustizia. Come il
grido dei figli di Israele schiacciati dalla schiavitù nella terra d’Egitto (Es 2,23).
I discepoli hanno udito questo grido ma non vi hanno potuto rispondere. Gesù
ode il duplice lamento del padre prigioniero della propria impotenza e di quella
dei discepoli (38b-40). Ode nell’«urlo» del padre (38a) il «grido» del figlio
(39a) che, incapace di articolare una domanda di liberazione, invoca con tutto il
suo corpo spezzato (39).
L’ira di Gesù
Sotto la penna di quello che Dante chiamava «lo scriba della mansuetudine di
Cristo», ci si sarebbe potuti aspettare di vedere Gesù commuoversi davanti a
questo padre sgomento e di fronte alla descrizione di una scena così triste. Ma
invece della pietà, abbiamo ira e rimproveri violenti (41). E questa violenza si
riversa non solo sui discepoli ma su tutti, perfino su questo povero padre che è
venuto a supplicarlo. Tutta questa «generazione» è accusata in blocco di incre-
dulità e di perversione (41b). Gesù non li può più sopportare e non glielo manda
a dire (41c). Hanno bisogno della sua presenza per essere salvati? Che fanno
dunque quando non c’è? Che faranno quando non ci sarà più?
INTERPRETAZIONE
I misteri divini
Sorprende il fatto che Gesù abbia scelto il momento del massimo successo
presso «tutti» (43b) per annunziare la sua passione ai suoi discepoli. Sorpren-
dono ancor di più i due passivi «sarà dato» (44b) e soprattutto «era nascosto»
(45b) che sanno di passivi divini, per indicare, pur in modo velato, che sarà Dio
a consegnare Gesù in mano agli uomini, come è Lui a nascondere il senso e la
portata di questo fatto. L’incomprensione non è solo il fatto di quei poveri disce-
poli che non capiscono mai niente, ma anche del lettore, che rimane perplesso
davanti a quei misteri accumulati. L’«affinché non la capissero» (45b) porta al
colmo la perplessità. Solo il contesto permetterà di intuire una qualche risposta.
Era doveroso prima prendere la misura del mistero.
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 29
+
46
E sorse un ragionamento fra di loro:
. Chi di essi FOSSE PIÙ-GRANDE?
– 47 Gesù sapendo il ragionamento del loro cuore, preso un BAMBINO,
48
– lo fece stare vicino a sé e disse loro:
: «Chi accoglie questo BAMBINO nel mio nome, accoglie me;
: e chi accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato.
Due parti parallele fra di loro fanno da cornice a una parte brevissima (48d).
Le prime sottoparti delle parti estreme (46 e 49) riferiscono, la prima una
domanda che sorge tra i discepoli, la seconda un intervento del solo Giovanni.
Nelle seconde sottoparti (47 e 50) «Gesù» risponde: alla domanda sul «più
grande» (46b), contrappone l’esempio di «un bambino» (47a.48b); alla reazione
riferita da Giovanni: «lo abbiamo respinto» (49c), oppone un imperativo
negativo: «Non lo respingere» (50b); l’ultima frase (50c) comincia con «chi»
come i due segmenti finali della prima parte (48bc). «Nel tuo nome» di 49b
rimanda a «nel mio nome» di 48b; «qualcuno» di 49b richiama «un bambino» di
47a.48b. I due «respingere»9 (49c.50b) si oppongono ai quattro «accogliere»
(48bc).
Al centro (48d), una formula lapidaria come un proverbio, che riassume il
discorso precedente (48) e risponde direttamente alla domanda iniziale (46b).
INTERPRETAZIONE
9
Si traduce generalmente con «impedire», ma con il solo complemento oggetto di persona,
significa piuttosto «respingere», «rifiutare». La stessa opposizione si ritrova in Lc 18,16-17,
At 28,30-31; 3Gv 9-10.
30 IL VANGELO DI LUCA
«impedire» (49b) di agire colui che, contrariamente a loro, può farlo. Lo stesso
«prendere» torna in 39b e 47; «bambino» (47.48a) richiama «fanciullo» (42b); a
«figlio» al centro del primo passo (41b; ma anche in 38b) corrisponde «Figlio
dell’uomo» al centro del secondo passo (44b); «consegnare» di 42b è ripreso in
44b (con prefissi diversi tuttavia: apo-didōmi, para-didōmi).
37
Il giorno seguente, quando furono discesi dal monte, una folla numerosa gli venne
incontro. 38 A un tratto, dalla folla un uomo si mise a gridare: «Maestro, ti prego,
volgi lo sguardo a mio .FIGLIO., perché è l’unico che ho. 39 Ecco, uno spirito lo
prende e improvvisamente getta degli urli, lo scuote, gli dà la bava alla bocca, se ne
allontana a stento e lo lascia sfinito. 40 Ho pregato i tuoi discepoli di SCACCIARLO,
ma non hanno potuto!».
41
Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa,
fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conduci qui il tuo .FIGLIO.!».
42
Mentre questi si avvicinava, IL DEMONIO lo gettò per terra, scuotendolo violente-
mente. Gesù minacciò lo spirito impuro, guarì il .FANCIULLO. e lo consegnò a
suo padre.
** 43 E tutti furono stupiti a causa della GRANDEZZA di Dio.
** 46 GRANDE?
47
Gesù avvertendo ciò di cui discutevano, preso un .BAMBINO., se lo mise vicino
48
e disse loro: «Chi accoglie questo .BAMBINO. nel mio nome, accoglie me; e chi
accoglie me, accoglie Colui che mi ha mandato.
Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è GRANDE».
49
Giovanni rispose: «Maestro, abbiamo visto un tale che SCACCIAVA I DEMONI
nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme a noi». 50 Ma
Gesù gli disse: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».
32 IL VANGELO DI LUCA
INTERPRETAZIONE
Non capivano…
Come è possibile che colui le cui azioni suscitano in tutti uno stupore una-
nime (43a.43b) sia destinato a «essere consegnato in mano agli uomini» (44b)?
C’è veramente di che essere sorpresi e afferrati dall’incomprensione più totale
(45ab)! Un’incomprensione talmente radicale che i discepoli non solo non osano
neppure interrogarlo (45c), ma cominciano subito a porsi tra loro la domanda
più opposta possibile a ciò che il maestro ha appena detto (46). La reazione di
Gesù è ancora più incomprensibile. Come può il maestro mettersi sullo stesso
piano di «un bambino» (47-48), di colui cioè che non sa ancora articolare due
parole, che è il simbolo dell’impotenza? Perché l’insegnante diviene come il
bambino che non è ancora soggetto della Legge, e come può chiedere loro di
fare altrettanto? E, come per portare al massimo il loro stupore, il maestro che li
ha chiamati, scelti tra tanti altri, e che li ha formati con tanta cura, eccolo
prendere la difesa di uno che usa il suo nome per fare ciò che egli fa, senza
essere stato mandato a tale scopo (50)!
Abbassamento e grandezza
Nel momento in cui tutta la folla, «stupita dalla grandezza di Dio» (43a) che
si manifesta nelle opere di Gesù, si meraviglia di tutto ciò che egli fa (43b),
Gesù, assolutamente fuori tempo, annuncia la sua passione e morte (44b). Solo
lui, a esclusione di ogni altro, ha avuto il potere di scacciare lo spirito impuro
più recalcitrante (42), ed eccolo presentarsi come colui che cadrà in potere degli
uomini (44b), lui cui Dio ha dato la suprema autorità sui demoni. La ragione di
tale fatto è che non ci si deve ingannare su di lui, né sulla natura del suo potere.
La grandezza di Dio si manifesterà veramente nell’abbassamento del Figlio
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 33
dell’uomo. Sarà solo quando si sarà fatto piccolo, piccolo come quel bambino
che ha preso al suo fianco (47), che si rivelerà la potenza di Dio e la sconfitta
definitiva dei demoni. Fra tutti quelli che sono ai piedi del monte, il più grande
si impone con tutta la grandezza di Dio quando accetta di diventare il più
piccolo.
Fede e potere
I discepoli non comprendono nulla di questo linguaggio (45). La parola di
Gesù è talmente inaccessibile per loro che subito entrano in una discussione
diametralmente opposta a quanto è stato loro annunciato (46). E Gesù deve rico-
minciare, appoggiando le sue parole con una parabola vivente e ben visibile: non
potranno entrare nel regno, nella grandezza di Dio, se non diventeranno piccoli,
piccoli come questo bambino (48), se non accetteranno di essere superati da uno
sconosciuto, da uno che, sebbene non faccia parte del loro gruppo, e non segua
Gesù con loro, possiede un potere (49) che essi non hanno più (40). Non è
dunque sorprendente che, volendo ignorare la legge fondamentale del regno di
Dio, siano privati di ogni potere sul demonio e siano posti da Gesù tra gli «incre-
duli», con tutti quelli che appartengono a questa «generazione perversa» (41a).
Sono perversi infatti quando, privati di ogni potere, vogliono privarne tutti gli
altri. L’incredulità, come la fede, cerca di comunicarsi. Rifiutando di accettare
l’abbassamento, essa fa tutto il necessario per provocarlo.
34 IL VANGELO DI LUCA
pani: all’inizio i «dodici» «apostoli» fanno obiezioni a Gesù (10-13), alla fine
Gesù si rivolge ai «discepoli» per far sedere le folle e dar loro da mangiare (14-
17; vedi p. 12).
I passi centrali (7-9 e 43b-45) si corrispondono. Anzitutto sono più corti degli
altri. Inoltre, cominciano in modo analogo:
«Il tetrarca Erode udì tutto ciò che avveniva» (7a)
«E tutti meravigliandosi per tutto ciò che faceva» (43b).
Soprattutto, mentre all’inizio è richiamata la morte violenta di Giovanni Battista, alla
fine Gesù annuncia che «sta per essere consegnato in mano agli uomini» (44b).
Nelle terne estreme, entrambe ripetute, viene ripreso Elia; Gesù («lui»–«te»)
corrisponde spesso a Giovanni nel vangelo; il «profeta degli antichi», pare così
identificato con «Mosè», come confermeranno i riferimenti biblici. Gesù appar-
tiene a due terne, alla terna dei profeti agli estremi (aa’) e alla terna celeste al
centro (c). Quanto alle altre due terne (22 e 28), si tratta prima di quella che
«rigetterà» Gesù, le tre componenti del grande sinedrio (22), poi dei primi tre
apostoli che Gesù «prende» con sé (28).
10
Bella illustrazione della legge n° 4 di Lund.
36 IL VANGELO DI LUCA
CONTESTO BIBLICO
Oltre i parziali riferimenti già presentati, i riferimenti all’Esodo (la parola
compare al versetto 30) sono numerosi:
– La «nube» e la «gloria» «sulla montagna»: Lc 9,28-36; Es 24,15-18.
– Il volto di Gesù è trasformato come quello di Mosè: Lc 9,29; Es 34,29-30.
– Il «pane», «cibo» che «sazia» «nel deserto»: Lc 9,12-17; Es 16,11-15.
– L’autorità data ai dodici e lo Spirito dato ai settanta collaboratori di Mosè: Lc
9,1; Dt 1,9-18 e Es 18,13-27.
– L’ira di Gesù quando scende dalla montagna richiama quella di Mosè in
occasione dell’episodio del vitello d’oro: Lc 9,41; Es 32,19. Ma col suo voca-
bolario essa richiama quella di Dio stesso (Nm 14,11.27): il Signore, adirato a
causa della mancanza di fede del popolo, si rifiuta a lungo di accompagnarlo (Es
33,3.15; 34,9).
Ma Luca si riferisce piuttosto a Nm 11:
– La potenza / lo spirito dato ai collaboratori: Lc 9,1; Nm 11,16.
– Mosè non sa come nutrire il popolo: Lc 9,12s; Nm 11,11.
11
La formulazione di questa opposizione, «Figlio trasfigurato, figlio sfigurato» è dovuta a
Marie Balmary (Il sacrificio interdetto, 243).
SEQUENZA B8 (LC 9,1-50) 37
INTERPRETAZIONE
Il nuovo Israele
«Dio che, nei tempi antichi, molte volte e in diversi modi aveva parlato ai
padri attraverso i profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per
mezzo del Figlio» (Eb 1,1-2). La Lettera agli Ebrei segna così fin dall’inizio, lo
spostamento tra un ordine antico e i tempi nuovi. Gli apostoli occupano, d’ora in
avanti, il posto dei profeti. Portatori della parola del vangelo (1-6), saranno inca-
ricati di nutrirne il popolo (13). Quando Mosè ed Elia spariscono (33), come
Giovanni (9), sono loro a restare con Gesù (34-36). Quando il sinedrio avrà
rigettato Gesù (22), saranno essi a dover testimoniare ciò che hanno visto (36).
L’antica istituzione allora partorirà la nuova. La Chiesa riceverà la successione
della Sinagoga e la sua eredità.