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3
ACCADEMIA DELLA CRUSCA
a cura di
Federigo Bambi
Firenze
2012
Il volume è pubblicato con il contributo di
ISBN 978-88-89369-44-9
Stampato in Italia
da Emmeci Digital Media S.r.l. - Sesto Fiorentino (FI)
INDICE
Prefazione...................................................................................... pag. 5
1
Giuseppe Ungaretti, I fiumi, in L’allegria, Roma, Edizioni di Novissima, 1936 (Mi-
lano, 19311), p. 59.
2
Come si sa, ancora nel Settecento rapporti diretti tra italiano e inglese non ci furo-
no: gli scambi semantici tra le due lingue avvennero sempre (o quasi) attraverso un tra-
mite fisso, il francese (cfr. Bruno Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze, Sansoni,
19634 [19601], pp. 529 e seg., 664).
12 FEDERIGO BAMBI
3
Dante Alighieri, La Commedia secondo l’antica vulgata, a cura di Giorgio Petrocchi,
4 voll., Milano, Mondadori, 1966-1967, vol. III, Purgatorio, p. 96.
4
Dante Alighieri, Convivio, a cura di Franca Brambilla Ageno, 3 tomi, Firenze, Le
Lettere, 1995, t. III, p. 14.
5
Dante Alighieri, La Commedia, vol. III, Purgatorio, p. 336.
6
Anche se già in Cicerone il sostantivo gubernaculum si era prestato metonimica-
mente ad indicare la ‘direzione’, il ‘governo (in senso politico) dello stato’: «Habet popu-
lus Romanus, ad quos gubernacula rei publicae deferat» (Philippicae 2, 113); «viri claris-
simique homines qui omni tempore ad gubernacula rei publicae sedere debebant» (Pro
Sexto Roscio Amerino oratio 51); ma sempre comunque da vicino poteva riecheggiare il
significato proprio: «Hinc nimirum non iniuria, cum ad gubernacula rei publicae teme-
rarii atque audaces homines accesserant, maxima ac miserrima naufragia fiebant» (De
inventione 1, 4). Non diversamente accade per gubernatio: «usus autem eius [virtutis] est
maximus civitatis gubernatio» (De re publica 1, 2).
PAROLE E COSTITUZIONI 13
Già nel primo Trecento, però, s’incontrano esempi della parola nei
quali al significato generale di ‘guida politica’ sembra sovrapporsi quel-
lo di ‘struttura politico-istituzionale di una comunità’ che caratterizzerà
buona parte della storia moderna di governo e che è vivo ancora oggi
nell’espressione tecnica forma di governo. Un esempio? Quando si tratta
di descrivere il nuovo assetto istituzionale dato a Firenze dal Cardinal
Latino, Dino Compagni nella Cronica (1310-12) incentra il passo proprio
sul nostro vocabolo:
In prima battuta qui governo vuole dire ‘organo politico posto al ver-
tice della comunità’, come ulteriore sviluppo semantico dell’astratto ‘atti-
vità di direzione e controllo’, ‘guida politica’ che abbiamo visto in Dante
e che compare in volgare almeno dalla fine dal Dugento8; ma, letta tra le
pieghe del rivolgimento costituzionale che si realizza, nella parola in con-
troluce comincia a vedersi anche il valore di ‘struttura istituzionale della
comunità’, o – quanto meno – l’incipiente attitudine ad assumere questo
nuovo significato.
La quale nuova accezione si diffonde a partire dal secolo successivo
e poi soprattutto nel Cinquecento. La Quinta Crusca9 cita come primo
7
Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi, in Dino Compagni e la
sua Cronica, a cura di Isidoro Del Lungo, 3 voll., Firenze, Le Monnier, 1879-1887, vol.
III, 1877, p. 133.
8
Alla fine del secolo XIII, quando se ne trovano le prime attestazioni, talvolta il
valore è più generico: «E tu fortuna, che mi desti, di mia giovinezza, lo fascio e il governo
de le cose, viene e ripiglia ciò che tu mi desti, ché io te lo rendo più spedito che tu non
mel donasti» (vii 3) (I Fatti di Cesare, testo di lingua inedito del secolo XIV pubblicato a
cura di Luciano Banchi, Bologna, Romagnoli, 1863, p. 199); talaltra s’indirizza specifica-
mente alla sfera della politica: «Del governo della città. Adunque l’arte civile che insegna
a reggere le cittadi, è principale e sovrana di tutte altre arti» (vi 1) (Il Tesoro di Brunetto
Latini volgarizzato da Bono Giamboni, raffrontato col testo autentico francese edito da
P. Chabaille, emendato con mss. ed illustrato da Luigi Gaiter, 4 voll., Bologna, presso
Gaetano Romagnoli, 1878-1883, p. 14).
9
Vocabolario degli Accademici della Crusca. Quinta impressione, vol. I-XI, in Firenze,
nella Tipografia galileiana di M. Cellini e C., 1863-1923, vol. VII, 1893, s.v., § ii.
14 FEDERIGO BAMBI
10
È pubblicata tra le lettere di Alessandra Macinghi negli Strozzi ai figli esuli da Fi-
renze: Lettere di una gentildonna fiorentina del secolo XV ai figliuoli esuli, a cura di Cesare
Guasti, Firenze, G. C. Sansoni editore, 1877, p. 390.
11
Traggo i due esempi che seguono dal Grande dizionario della lingua italiana di Sal-
vatore Battaglia, 21 voll., Torino, Utet, 1961-2002, vol. VI, 1970, s.v., § 7. Si può aggiun-
gere un altro passo del Guicciardini, citato dalla Quinta Crusca, s.v., § ii: «O gli sarebbe
stata molesta la mutazion del governo presente; o se pure avesse desiderata altra forma di
reggimento in Firenze, gli sarebbe dispiaciuto fosse stato introdotto con altre forze o con
altra autorità che con la sua».
12
Ben rappresentata dal Trésor de la langue française. Dictionnaire de la langue du 19.
et du 20. siècle (1789-1960), publié sous la direction de Paul Imbs, 16 voll., Paris, CNRS,
1971-1994, vol. IX, 1981, s.v. (ora accessibile anche on line all’indirizzo http://atilf.atilf.
fr/tlf.htm); e dal Dictionnaire du moyen français (1330-1500), Atilf, CNRS & Nancy Uni-
versité (http://www.atilf.fr/dmf), che per il francese del medioevo documenta gouverne-
ment come ‘exercice du pouvoir politique’ già nella seconda metà del Trecento, insieme
a una serie molto ampia di significati tutti riconducibili all’idea generale di ‘attività di
direzione’, da quella suprema in campo politico a quella minima del governare sé stessi;
ma non sembra ancora emerso per la parola d’oltralpe il valore di ‘struttura istituzionale
di una comunità’.
13
Da qualche rapida incursione in rete sono apparse tracce di una forme de gouver-
nement già in uso alla metà del XVI secolo: «c’est à dire, par des gouverneurs qui soyent
hommes mortels comme eux, quelque forme de gouvernement qui y puisse estre» (Expo-
sition familière sur les dix commandemens de la Loy faite en forme de dialogues par Pierre
Viret, Genève, Gerard, 1554, p. [9]).
14
Trésor de la langue française, s.v.
PAROLE E COSTITUZIONI 15
15
Ibidem.
16
Benedetto Varchi, Storia fiorentina, Colonia, appresso Pietro Martello, 1721, libro
xiv, sotto l’anno 1535, p. 549: «che la Città, la quale aveva già mutata forma di governo,
non potesse far quelle richieste, le quali, non essendo variato il governo suo, ella arebbe
fatto».
17
Filippo de’ Nerli, Commentari de’ fatti civili occorsi dentro la città di Firenze
dall’anno MCCXV all’anno MDXXXVII, Augusta, appresso David Raimondo Mertz e
Gio. Jacopo Majer, 1728, libro xi, sotto l’anno 1531, p. 259: «Scorse la città [il duca Ales-
sandro] con tal forma di governo molti mesi, né si alterò per allora in altro quel governo,
che nell’ordinare, che più non si dovesse trarre, né in alcun modo eleggere il magistrato
de’ sedici Gonfalonieri delle Compagnie del popolo»; ma in questo passo il significato è
il meno tecnico e diverso ‘modo di governare’.
18
Vocabolario universale italiano, compilato a cura della Società tipografica Tramater
e C., 7 voll., in Napoli, dai torchi del Tramater, 1829-1840, vol. III, 1834, s.v., § 2.
19
«Messere Ubaldo giudice perché ffue a dittare e a fformare li stançiamenti della
podestade e la forma, s. x» (1275) (Spese del comune di Prato, in La prosa italiana delle ori-
gini, vol. I, Testi toscani di carattere pratico, a cura di Arrigo Castellani, Bologna, Pàtron,
1982, p. 509).
20
Cicerone, De re publica 2, 23: «Ea autem forma civitatis mutabilis maxime est hanc
ob causam, quod unius vitio praecipitata in perniciosissimam partem facillime decidit».
Cfr. Federigo Bambi, Una nuova lingua per il diritto, Milano, Giuffrè, 2009, p. 706.
16 FEDERIGO BAMBI
Non c’è bisogno di dire che nella pagina originale dell’Esprit des lois
il sintagma francese corrispondente è forme de gouvernement. Come non
c’è neppure bisogno di aggiungere che poi il sintagma spesseggia negli
scritti politici del periodo giacobino22:
Ma questa rivoluzione recata a noi dalle armi francesi […] non consi-
ste essa in un violento passaggio della suprema autorità da una mano ad
un’altra, né soltanto nel rapido cambiamento della forma di governo, ma
soprattutto nello sviluppamento dei diritti degli uomini, nella diffusa co-
gnizione degli elementi della sovranità, nella persuasione del vero sistema
sociale (1797, Giuseppe Compagnoni, Elementi di diritto costituzionale
democratico)23.
Si è detto da tanti anni che se la forma del governo, cioè la parte ese-
cutiva della volontà generale, fosse popolare, il governo allora sarebbe
21
Spirito delle leggi del signore di Montesquieu, con le note dell’abate Antonio Geno-
vesi, 4 tomi, Napoli, Domenico Terres, 1777, t. II, p. 313.
22
Copiosa è la documentazione del lessico politico del periodo giacobino offerta da
Erasmo Leso in Lingua e rivoluzione. Ricerche sul vocabolario politico italiano del trien-
nio rivoluzionario 1796-1799, Venezia, Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, 1991: al
Glossario sistematico che correda il volume si è attinto per gli esempi che vengono citati
nel testo.
23
E. Leso, Lingua e rivoluzione, p. 796 (s.v. rivoluzione).
PAROLE E COSTITUZIONI 17
24
Ivi, p. 583 (s.v. governo).
25
«Mr. Rousseau a dit que par-tout où les citoyens seroient assez nombreux pour
qu’il fût nécessaire de rendre le gouvernement représentatif, il n’y auroit pas de vraie
liberté» (François-Jean Chastellux, De la félicité publique, ou considérations sur le sort des
hommes dans les différentes époques de l’histoire, 2 tomi, Amsterdam, chez Marc-Michel
Rey, 1772, t. I, p. 43). Cfr. al proposito quanto scrive Luca Mannori, I nomi del ‘governo
rappresentativo’ nella dottrina costituzionale italiana dal Settecento al fascismo, in questo
volume, p. 140.
26
Ma l’Oxford English dictionary, versione on line del giugno 2012 (http://www.oed.
com/), s.v. representative, § 2 b, come esempio più antico di representative government,
cita un passo del 1774 tratto – niente di meno che – da An essay on public happiness di
François-Jean Chastellux: «These assembles rather contribute to shake the feodal go-
vernment, than to establish a representative government» (ii, i, 69)!
27
Nella anonima Remonstrance des ministres de la province de Londres adressee par
eux au general Fairfax (1649), citata da Fraser Mackenzie, Les relations de l’Angleterre et
de la France d’après le vocabulaire, Paris, Droz, 1939, vol. I, Les infiltrations de la langue
et de l’esprit anglais. Anglicismes français, p. 75; e poi nei Mémoires touchant le gouverne-
ment d’Angleterre, (1764), di cui ci dice Ferdinand Brunot, Histoire de la langue française
des origines à 1900, 11 tomi 1905-1979, Paris, Colin, t. VI, 1930, p. 450 nota 14.
18 FEDERIGO BAMBI
Se queste sono le origini nobili delle parole, non desta allora meravi-
glia che una tra le prime occorrenze note in italiano di governo rappresen-
tativo (attestato già almeno nel 179029) sia proprio in un contesto in cui se
ne precisa la nozione rispetto a quella di democrazia:
Qual è dunque il sistema di governo […] che voi volete dare all’Italia?
Volete voi farne una Democrazia, una Monarchia, un Governo rappresen-
tativo, un’Aristocrazia elettiva? Volete voi istituire un corpo federativo?
(1796, Giuseppe Fantuzzi, Discorso filosofico-politico sopra il quesito pro-
posto dall’Amministrazione generale della Lombardia «Quale dei governi
liberi meglio convenga alla felicità dell’Italia»)30.
28
Archives parlementaires de 1787 à 1860, Première série (1789 à 1799), Paris, Li-
brairie administrative de Paul Dupont, 1875, t. VIII, p. 594, col. 2. Cfr. F. Brunot, Histoi-
re de la langue française, t. IX, 1937, p. 732.
29
Gazzetta universale o sieno notizie istoriche, politiche, di scienze, arti, agricoltura
ec., volume XVII dell’anno MDCCXC, n. 18, martedì 2 marzo 1790, p. 140: «Il terzo
partito più numeroso di tutti gli altri inclinerebbe al Governo rappresentativo, e domanda
un’Assemblea nazionale organizzata sul piede di quella di Francia».
30
E. Leso, Lingua e rivoluzione, p. 585 (s.v. governo).
PAROLE E COSTITUZIONI 19
Come ancora, essendo solite quasi tutte le ben regolate Città d’Italia,
governarsi per un consiglio generale rappresentativo di tutto il popolo,
siche da questo si faccia l’elezione del Magistrato ordinario, et anche si
facciano tutti gli altri negozii gravi, che per disposizione di legge, si devo-
no fare da tutto il popolo congregato in conseglio generale (1673)32.
31
Ivi, p. 507 (s.v. democrazia).
32
Giovan Battista De Luca, Il dottor volgare, Roma, nella stamperia di Gioseppe
Corvo, 1673, l. iii, pt. ii, cap. vii, p. 111.
33
Costituzione del Regno di Napoli, in Decreti del Re Giuseppe e Gioacchino, Napoli,
s.t., 1815.
20 FEDERIGO BAMBI
34
«Une Constitution représentative met le remède entre les mains de ceux qui sentent
le mal; mais une Constitution populaire le met entre les mains de ceux qui le causent»
(Jean-Louis de Lolme, Constitution de l’Angleterre, Amsterdam, chez E. van Harrevelt,
1771, p. 208). Cfr. F. Brunot, Histoire de la langue française, t. VI, p. 450 nota 10.
35
Statuto fondamentale, in Raccolta degli atti del Governo di Sua Maestà il Re di Sar-
degna, vol. XVI, Torino, dalla Stamperia Reale, s.d.
36
Dizionario politico popolare appositamente compilato, Torino, Tip. di L. Arnaldi,
1851. Il passo è a p. 195 della nuova edizione a cura di Pietro Trifone con introduzione di
Luca Serianni, Roma, Salerno editrice, 1984.
PAROLE E COSTITUZIONI 21
37
B. Migliorini, Storia della lingua italiana, p. 635.
38
Giulio Rezasco, Dizionario del linguaggio italiano storico ed amministrativo, Firen-
ze, Le Monnier, 1881, s.v.: «Se pure in una [città] vollero costituire quasi il centro della
lor repubblica e delle assemblee loro, non Verona…, ma piuttosto Padova par da credere
avessero eletta» (Scipione Maffei, Verona illustrata; il passo è ripreso dalla Quinta Crusca,
vol. I, 1863, s.v. § ii).
39
«Quando le coniurazioni e l’assembree che e’ cittadini vi facevano di notte contra
di lui, li furo palesate; elli non fece più se non che elli disse in comune a tutti, che elli
sapeva bene quella faccenda» (I Fatti di Cesare, vii 56, p. 288). Traggo questo esempio
e quello della nota 41 dalla voce assemblea del Tesoro della lingua italiana delle origini,
a cura dell’Opera del vocabolario italiano (OVI), istituto del CNR (http://tlio.ovi.cnr.it/
TLIO/).
40
Roberta Cella, I gallicismi nei testi dell’italiano antico (dalle origini alla fine del
secolo XIV), Firenze, Accademia della Crusca, 2003, p. 323.
41
«Fuvi il duca di Brabante, e quello di Ghelleri, e quello di Giulieri, e il conte
d’Analdo, e altri signori allegati, e gli ambasciadori del re d’Inghilterra; e a quella asem-
brea si rifermò la lega, e gli ambasciadori d’Inghilterra per lo re promisono i gaggi e’
soldi alli Alamanni e agli altri allegati e lla venuta del re in persona alla settembria» (xii
72, av. 1348) (Giovanni Villani, Nuova cronica, a cura di Giuseppe Porta, 3 voll., Parma,
Guanda, 1990-1991, vol. III, 1991, p. 157). Analoga la storia di parlamento. Più diffuso
di assemblea tra Due e Trecento con il valore di ‘adunanza di persone’, acquisterà poi
il valore tecnico-giuridico attuale non prima del Cinquecento (cfr. il Tesoro della lingua
italiana delle origini, s.v., e il DELI - Dizionario etmologico della lingua italiana, a cura di
Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, seconda edizione a cura di Manlio Cortelazzo e Michele
A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 1999, s.v.
22 FEDERIGO BAMBI
42
Così E. Leso, Lingua e rivoluzione, p. 287, su assemblea alla fine del Settecento:
«Termine pur antico, e di lontana origine francese, la sua circolazione si intensifica ora
sotto la spinta del francese recente».
43
Spirito delle leggi del signore di Montesquieu, t. I, p. 102.
44
Così come racconta F. Brunot, Histoire de la langue française, t. IX, p. 730.
45
«Cette dénomination si nouvelle [Assemblée Nationale] parait due à Lagrand,
inspiré probablement par Sieyès» (F. Brunot, Histoire de la langue française, t. IX, p. 761).
46
Dictionnaire national et anecdotique, pour servir à l’intelligence des mots dont notre
langue s’est enrichie depuis la révolution, et à la nouvelle signification qu’ont reçue quelques
anciens mots, Politicopolis, chez les marchands de nouveautés, 1790, p. 154.
47
F. Brunot, Histoire de la langue française, t. IX, p. 761.
PAROLE E COSTITUZIONI 23
Non vedo alcuno articolo nella Costituzione, che prescriva una forma
differente da quella che è stata seguitata in questa circostanza dal Mini-
stro della marina, e che l’Assemblea Costituente ha consacrata, decretan-
do prima e dopo l’accettazione della Costituzione, tutte le domande della
medesima natura, essendo stata presentata per mezzo di una Lettera del
Ministro, ed indirizzata per mio ordine al Presidente48.
48
Gazzetta universale o sieno notizie istoriche, politiche, di scienze, arti, agricoltura
ec., volume XVIII dell’anno MDCCLXXXXI, n. 99, sabato 10 dicembre 1791, p. 787.
49
Nello stesso anno il significato passa al francese convention. Trésor de la langue françai-
se, vol. VI, 1978, s.v. convention2: ‘Assemblée extraordinaire du Parlement anglais’. Il valore
generale di ‘assemblée’ appartiene già al XV secolo. Cfr. Max Frey, Les transformations du
vocabulaire français a l’époque de la révolution (1789-1800), Paris, Les presses universitai-
res de France, 1925, p. 47: «Convention […] à l’origine ‘accord’. L’acception nouvelle de
‘assemblée des représentants du peuple’ nous vient d’Angleterre où, pendant la révolution
de 1688, le Parlement s’était constitué en “Convention” = réunion des deux Chambres. En
France, cette dénomination devient officielle aprés l’affaire du 10 août 1792».
50
L’Oxford English dictionary, s.v. convention, § 5 c a, riporta, come esempio più antico
del significato – relativo alle vicende d’America – ‘an assembly of delegates or representati-
ves for some special or occasional purpose’, un passo di Beniamino Franklin che si riferisce
alla celeberrima Convenzione di Albany: «Plan of Union Adopted by the Convention at
Albany» (1754); l’accezione di ‘assemblea costituente’ è attestata nel 1783: «Have a conven-
tion of the states to form a better constitution» (Gouverneur Morris) (§ 5 c b).
51
Trésor de la langue française, s.v. convention2.
24 FEDERIGO BAMBI
Non so dire perché nelle vicende italiane si sia poi affermato soprattut-
to assemblea costituente e non convenzione (che parrebbe diffuso solo in
prossimità del triennio giacobino, tranne che per riferirsi alla Convention
francese degli anni 1792-95). Anche se, a volere seguire il Tommaseo, un
motivo ci sarebbe. Per il Dalmata convenzione è «nome memorando nelle
storie d’Inghilterra, d’America; segnatam. di Francia. Così fu detta quella
52
Convenzione ‘gruppo di persone riunite, adunanza’ è già trecentesco («e queste nel
cospetto de’ re, de’ prencipi, de’ tiranni, e nelle città grandissime, nelle piaze, ne’ templi,
nelle convenzioni e adunanze de’ popoli» 1373-74: Giovanni Boccaccio, Esposizioni sopra
la Comedia di Dante, a cura di Giorgio Padoan, in Tutte le opere di Giovanni Boccaccio, a
cura di Vittore Branca, Milano, Mondadori, vol. VI, 1965, iv 38, p. 273). Assume valore
politico nel Settecento, ed è registrato, con riferimento alla situazione inglese, da Efraimo
Chambers, Dizionario universale delle arti e delle scienze […], Traduzione esatta ed intiera
dall’Inglese, Venezia, presso Giambattista Pasquali, 1749, s.v.: «Convenzione, è anche il
nome che dassi ad un’assemblea straordinaria del Parlamento, o degli Stati del Regno,
tenuta senza il mandato regio». Di ambiente anglossassone è anche l’esempio che Anna
Laura Messeri (Anglicismi nel linguaggio politico italiano nel ’700 e nell’800, in «Lingua
nostra», XVIII [1957], p. 104) trae dalla Gazzetta universale del 22 ottobre 1776, p. 675:
«Subito che l’onorevole Convenzione ebbe eletto per Governatore il prelodato Signor
Henry […]».
53
Gazzetta universale o sieno notizie istoriche, politiche, di scienze, arti, agricoltura
ec., volume XIX dell’anno MDCCLXXXXII, n. 101, martedì 18 dicembre 1792, p. 803.
54
E. Leso, Lingua e rivoluzione, p. 392 seg. (s.v. assemblea).
55
Ivi, p. 480 (s.v. convenzione).
PAROLE E COSTITUZIONI 25
56
Niccolò Tommaseo - Bernardo Bellini, Dizionario della lingua italiana, 4 voll., Torino,
Società l’Unione Tipografico Editrice, 1865-1879, vol. I, pt. II, 1865, s.v., § 3.
57
Bollettino di tutte le notificazioni, leggi, e decreti pubblicati dal Governo Provvisorio
della città e provincia di Bologna non che dal Comitato Militare, Bologna, Tipografia delle
Muse, 1831, t. I.
58
Bullettino ufficiale degli atti legislativi del Governo provvisorio della Repubblica
Veneta dal 22 marzo al 4 luglio 1848, Venezia, Francesco Andreola, 1848, p. 150.
26 FEDERIGO BAMBI
59
Su libertà nell’italiano antico e moderno dicono parole non scontate Pär Larson e
Nicoletta Maraschio, Per una storia del termine italiano libertà, in Dizionario della Libertà.
Le parole della Libertà in ventisei grandi scrittori contemporanei, a cura di Alba Donati e
Paolo Fabrizio Iacuzzi, Firenze, Passigli Editore, 2002, pp. 267-75.
60
Dante Alighieri, La Commedia, vol. IV, Paradiso, p. 518.
61
Trésor de la langue française, vol. X, 1983, s.v.
PAROLE E COSTITUZIONI 27
Leso nel volume Lingua e rivoluzione, a proposito del lessico del triennio
giacobino62.
La conferma delle novità rivoluzionarie viene dalla reazione. È il solito
Lorenzo Ignazio Thjulen, quel gesuita mancato, autore del Nuovo voca-
bolario filosofico-democratico del 1799, che fa leva sugli aspetti degenera-
tivi del nuovo sistema politico che dalla Francia si erano estesi all’Italia, e
per i quali anche la libertà si era prestata a scopi strumentali e innaturali,
e scrive:
Ma era chiaro – anche a lui – che ormai libertà significava ben altro.
Come per governo rappresentativo e per assemblea costituente, anche
per libertà nelle sue varie declinazioni gli anni successivi al trapasso tra
XVIII e XIX secolo non portano modifiche di rilievo. E bisognerà aspet-
tare oltre un secolo perché la contemporaneità si presenti con una specie
di ritorno all’antico: l’affermazione di una rinnovata libertà da, la libertà
dal bisogno64, come strumento essenziale per il concreto esercizio delle
libertà di.
FEDERIGO BAMBI
Università di Firenze
62
E. Leso, Lingua e rivoluzione, in part. le pp. 621-31 (s.v. libertà).
63
[Lorenzo Ignazio Thjulen], Nuovo vocabolario filosofico-democratico indispensabi-
le per ognuno che brama intendere la nuova lingua rivoluzionaria, Gelopoli (cioè Venezia),
1799, s.v. libertà. Cito dalla nuova recente edizione a cura di Chiara Continisio con prefa-
zione di Sergio Romano, Milano, Biblioteca di via Senato Edizioni, 2004, p. 52.
64
Si veda sul punto in questo stesso volume il saggio di Luigi Lacchè, Il nome della
«libertà». Tre dimensioni nel secolo della costituzione (1848-1948), p. 47 e seg.