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DONNE CHIESA MONDO

MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO 73 NOVEMBRE 2018 CITTÀ DEL VATICANO

La vista
numero 73
novembre 2018

INTERVISTA A CASSAR SCALIA


Guardare con la mente altrove
GIULIA GALEOTTI A PAGINA 3
LA POESIA DI MARY OLIVER
Vivere con gli occhi ben aperti
ELENA BUIA RUTT A PAGINA 6
NELLA PITTURA DI MARY CASSATT
Bambini finalmente visibili
MARTINA CORGNATI A PAGINA 9
UNA QUESTIONE EDUCATIVA

Sguardo libero
ROSSANA BRAMBILLA A PAGINA 12
LA SO CIETÀ DEL SELFIE

Mamma mi si è ristretta la vista


PIERO DI D OMENICANTONIO A PAGINA 16
UN TESTO DI RIFERIMENTO PER L’ISLAM

Muhammad ‘Abduh e le immagini


SAMUELA PAGANI A PAGINA 20

D ONNE DI VALORE

Barbara McClintock
MARIA BALDUZZI A PAGINA 26
CONSACRATE
La visione di Caterina
NICLA SPEZZATI A PAGINA 29
PAOLO E LE D ONNE

Vedove: al primo posto la carità


NURIA CALDUCH-BENAGES A PAGINA 32
MEDITAZIONE
La beatitudine degli invisibili
A CURA DELLE SORELLE DI BOSE A PAGINA 39
Un unicum, di cui spesso ci dimentichiamo, caratterizza la tradizione
cristiana: Dio si è fatto uomo. E attraverso il corpo di quest’uomo ha INTERVISTA A CASSAR SCALIA
incontrato gli esseri umani. Nell’attuale discussione su temi come
l’uso (abuso) dei social e sulla conseguente perdita di identità perso-
nale, sull’aumento dell’isolamento e sulla assoluta non conoscenza
dell’altro, vogliamo provare a pensare un’alternativa, una via altra per
ritrovare alcune dimensioni umane che ci sembra stiano venendo me-
no. Nasce così la nostra proposta, quella di tornare a quell’unicum:

Guardare
L’EDITORIALE

alla nostra umanità. Nel tornare a essa c’è una via di salvezza. All’in-
dividuale, nascosta identità che ci si può creare dietro il nickname dei
Doaa Eladl
«Autoritratto» social, proponiamo di sostituire la più totalizzante esperienza di ri-
scoprire il mondo attraverso i sensi. Il mondo è molto più delle im-
magini veicolate dai media, ed è attraverso i nostri sensi che possia-
mo coglierlo in tutta la sua ricchezza.
con la mente altrove
Gesù è un uomo di parola e di silenzi, di ascolto, di sguardo, di
tocco, donati e ricevuti. In questo le donne sono le sue principali
compagne: sono le donne che stanno a osservare dove viene posto il
suo corpo (cfr. Marco 15, 47), è una donna che bagna i suoi piedi di
lacrime, li bacia, li cosparge di olio (cfr. Luca 7, 38). Proprio a quelle
donne a cui la storia ha proibito di guardare, di sollevare lo sguardo, di GIULIA GALEOTTI
obbligate a tenere gli occhi bassi, proprio a loro, impaurite, con lo
sguardo rivolto a terra, il risorto rivolge la prima parola di salvezza,
D ONNE CHIESA MOND O
una parola che libera (cfr. Luca 24, 4). E oggi le donne hanno biso-

«S
Mensile dell’Osservatore Romano gno di riscoprirsi liberate per poter trasmettere libertà e vita. travaccata su un’amaca, sotto una tenda tesa a ripararla
diretto da
LUCETTA SCARAFFIA dalla pioggia di sabbia vulcanica, il vicequestore aggiunto
Occhi liberati: da qui parte la nostra proposta. Quale tipo di espe-
Giovanna Guarasi si godeva lo spettacolo pirotecnico natu-
In redazione rienze noi proponiamo allo sguardo ancora libero dei bambini? Co-
GIULIA GALEOTTI
rale che andava avanti ormai da ore. (...) Non aveva mai
me la pedagogia può avere un ruolo speciale nell’aprire domande sui
SILVINA PÉREZ visto nulla di simile. La sommità dell’Etna assomigliava a
processi di formazione dello sguardo (Rosanna Brambilla). Nella no- un braciere che vomitava fuoco, sovrastato da una colonna
Comitato di redazione
CATHERINE AUBIN
stra società occidentale che riduce il mondo a immagini, facendo dei di cenere e lapilli. (…) Si abbottonò il giubbotto e allungò
MARIELLA BALDUZZI media il principale vettore della vita quotidiana, l’occhio è puntato la mano verso la sedia da giardino su cui aveva depositato i
ELENA BUIA RUTT
ANNA FOA
su se stessi e non più sull’altro, la nostra vista si è ristretta al selfie suoi generi di prima necessità: l’iphone, un cartoccio di cal-
MARIE-LUCILE KUBACKI (Piero Di Domenicantonio). La vista permette la visione e la contem- darroste, un pacchetto di Gauloises blu, un posacenere e lo
RITA MBOSHU KONGO
SAMUELA PAGANI
plazione del bello, pittura e scultura sono quindi da considerare un spray antizanzare».
MARGHERITA PELAJA «patrimonio» secondo un bel testo della tradizione musulmana (Sa- Così, a pagina 13, il lettore fa la conoscenza di Vanina, la protago-
NICLA SPEZZATI
muela Pagani). Assaporare la vita, il mondo, le relazioni è la promes- nista del romanzo giallo Sabbia nera (Einaudi, 2018) che sta riscuo-
Progetto grafico sa di ogni esistenza, per questo una donna che ha fatto dell’attenzio- tendo grande successo di pubblico. La detective — il cui nome «era
PIERO DI D OMENICANTONIO
ne alla vita il suo modus vivendi, pregava con le parole del poeta opera di sua madre, che gliel’aveva affibbiato dal primo momento,
www.osservatoreromano.va George Herbert: «Ah! mio diletto, / non posso guardarti. / L’Amore millantando di averlo tratto dal Vanina Vanini di Stendhal, di cui pe-
dcm@ossrom.va
per abbonamenti: mi prese per mano, sorridendo rispose: / “Chi fece questi occhi, se rò non conosceva neppure la trama» — è colta mentre assiste a uno
donnechiesamondo@ossrom.va non io?”». (elisa zamboni) spettacolo naturale, al quale, non essendo nativa di Catania, non è

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abituata. Eppure, la donna guarda senza prestare reale attenzione a Quando la conosciamo, dunque — in
ciò che avviene dinnanzi a lei. La sua mente è, infatti, altrove. Que- un romanzo destinato a diventare una sa-
sta dinamica del vedere senza guardare assume una valenza suggesti- ga (Cassar Scalia sta scrivendo il secon-
va alla luce del fatto che l’autrice di Sabbia nera, Cristina Cassar Sca- do), e di cui sono già stati opzionati i di-
lia, fa l’oculista. Ed è proprio per questa duplice veste di scrittrice e ritti cinema e tv — Vanina è professional-
di oftalmologa, che abbiamo deciso di confrontarci con lei sul tema mente affermata: non sembra dover lotta-
dello sguardo femminile. re per farsi riconoscere un’autorità in
Nata nel 1977 a Noto, Cassar Scalia ha iniziato a scrivere prestissi- quanto donna. «Esatto. Volevo creare un
mo: «Avevo 12 anni! All’ultimo anno di liceo ho anche partecipato a personaggio femminile che avesse supera-
un concorso letterario di Mondadori e l’ho vinto, con un racconto to la fase dell’affermazione professionale,
scritto su un incipit di Gina Lagorio. Poi ho scelto medicina e, per e che fosse già indubitabilmente autore-
forza di cose, ho dovuto fermarmi. Ma sono sempre stata consapevo- vole». I problemi, semmai, appartengono
le che fosse uno stop temporaneo, e che avrei ripreso a scrivere appe- al piano personale. «Sì, questo è il suo
na specializzata. E così è stato. Certo, non avrei mai immaginato che punto debole». L’autrice, però, nega che
il mio primo romanzo sarebbe stato pubblicato da un grande edito- questo aspetto abbia a che fare con l’esse-
re!». Sabbia nera è infatti la terza opera di Cassar Scalia, dopo La se- re donna: «È il suo punto debole come
conda estate e Le stanze dello scirocco (usciti rispettivamente nel 2014 e per molte persone, femmine o maschi che
nel 2015 con Sperling & Kupfer), tutti con protagoniste femminili. siano». Eppure, ci sembra che qualche
«Il mio vicequestore non poteva essere che una donna. Per i primi differenza ci sia. Piaccia o meno, nella
due libri non mi sono neppure posta il dilemma. Però il racconto nostra società non è la stessa cosa se una
scritto a 17 anni aveva un uomo come protagonista». donna o un uomo arrivano a quarant’anni
con un’ottima posizione lavorativa ma
Non sono pochi, nella tradizione occidentale, i medici scrittori.
senza aver costruito una famiglia o avere
Non mancano perfino le scrittrici con specializzazioni particolari,
dei figli.
pensiamo ad esempio a Donatella Di Pietrantonio, dentista pediatri- Questa differenza di sguardi è un aspetto interessante del nostro Cinzia Corvo
ca e romanziera affermata. Ci sono aspetti specifici tra il fare narrati- «Etna»
colloquio: mentre la detective Vanina ci ha colpito anche per la decli-
va e l’essere medico? «Credo siano molti i punti di contatto tra un
nazione femminile con cui svolge il suo lavoro, Cassar Scalia sembra
medico e uno scrittore. Per fare una diagnosi, il medico deve diventa-
ricondurre tutto su un terreno più neutro. Così quando le chiediamo
re un acuto osservatore. Lo scrittore fa lo stesso, scruta, annota, im-
quale sia lo sguardo della vicequestore sul crimine, ci risponde «Vani-
magazzina informazioni. Entrambi, per motivi diversi, devono dun-
na ha sul crimine lo sguardo inflessibile di chi non tollera che resti
que studiare le persone che incontrano: il primo per curarle, il secon-
impunito. Non credo che questo c’entri granché col suo essere don-
do per carpirne qualche caratteristica utile alla creazione di un perso-
naggio. Per questo un medico che scrive, soprattutto se scrive narrati- na». Eppure la sua capacità di guardare i fatti tenendo conto di tutti
va, secondo me parte un po’ avvantaggiato». gli addentellati del reale è spia della capacità femminile di tenere in
mano, specie nell’emergenza e nella difficoltà, i tanti fili in cui si arti-
Arriviamo al vicequestore Vanina, originaria di Palermo, testarda,
cola la vita.
scontrosa, amante dei vecchi film e della buona tavola (ma non sa
cucinare!), tormentata dall’omicidio del padre e dalla fine di una re- In quanto oculista e scrittrice, in qualità cioè di persona doppia-
lazione difficile. Quando la conosciamo, nonostante abbia solo 39 mente competente nel campo dell’osservazione, dove collocherebbe
anni, Vanina ha già un curriculum costellato di casi brillantemente ri- la vista tra i cinque sensi? «Forse per deformazione professionale,
solti nel corso di una lunga carriera: dodici anni in polizia, la prima tendo a considerarla il più importante». Non demordiamo, come Va-
metà dei quali all’antimafia, quindi tre a Milano da commissario ca- nina non si è arresa davanti al mistero di un omicidio avvenuto più
po e ora da undici mesi vicequestore aggiunto a guida della sezione di mezzo secolo prima. Insistiamo: ma esiste, secondo lei, uno sguar-
Reati contro la persona della squadra mobile di Catania. do femminile sul mondo? «Può darsi».

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zione di questa dialettica è ritrovata in una sorta di interiorità aperta
LA POESIA DI MARY OLIVER e inclusiva nei confronti del mondo, che entra prepotentemente nel
verso. Ciò avviene grazie a una potenza di visione che volge lo
sguardo di Mary Oliver non alle reazioni interiori, ma a
ciò che cade sotto i suoi occhi: la vita viene fissata
con intensità o contemplata con ampiezza al-
la ricerca di un senso, di un’apertura, di un
mistero o in attesa di una grazia.

Vivere La sua intuizione creativa nasce dun-


que in forza di una visione esterna,
senza che i propri stati interiori ven-

con gli occhi ben aperti gano proiettati sulla realtà: lo


sguardo si posa sul mondo, resti-
tuendone una visione gioiosa e
pacificante, percependo, a partire
dal dato concreto, l’eco dell’inizio,
il richiamo della creazione: «Credere non è
sempre facile. / Ma ho imparato questo — /
Se non molto altro — / di vivere con gli occhi
ben aperti», scrive in Nella tempesta.
di ELENA BUIA RUTT Dopo aver interpretato le immagini viste o i suoni uditi, i
versi della scrittrice si rivolgono direttamente al lettore: l’appello
è quello a rimettersi in gioco, per rivedere interamente la propria
vita, per recuperarne autenticità e immediatezza, abbandonando

A
utrice di una poesia nitida e diretta, che trae ispirazione da un mon- direzioni false e obiettivi sbagliati. Una poesia che si interroga,
do della natura osservato in lunghe e quotidiane passeggiate nei bo- ma che soprattutto interroga, senza timore di indicare una rispo-
schi di Provincetown (Massachusetts), Mary Oliver è una delle poe- sta e una vera e propria condotta, per il raggiungimento di una
tesse più lette e amate negli Stati Uniti. condizione di vita armonica e pacificata, poiché reinserita in quel
La sua scrittura è inscindibilmente legata a un’osservazione della contesto della natura di cui l’uomo fa parte e da cui si è erronea-
natura, che inizia ogni giorno alle cinque del mattino, ora in cui Ma- mente distaccato.
ry Oliver si sveglia, per iniziare la sua consueta passeggiata tra i bo- La poesia di Mary Oliver è semplice, immediata, levigata come
schi, rigorosamente armata di taccuino. Queste camminate sono or- un sasso di fiume, ma capace di dispiegare visioni e di condurre
mai celebri tra gli abitanti di Provincetown, abituati quotidianamen- il lettore a intense scoperte interiori. Il suo sguardo, attento al
te, da anni, a vedere la scrittrice girovagare, per poi fermarsi immobi- mondo naturale, trova in questo una bellezza unica che i suoi
le a guardare, anzi, a fissare un particolare che suscita il suo interes- versi rendono indimenticabile. Anzi, il fine stesso della poesia è
se, iniziando a prenderne nota. Il suo verso, infatti, ha origine da un creare un rapporto d’affetto con la realtà: «Il mio lavoro è amare
atteggiamento di straordinaria attenzione nei confronti del mondo il mondo» scrive in Messaggero: un mondo fatto di girasoli, coli-
esterno, una direzione dello sguardo più volte ribadita e incoraggiata brì, susine blu. Anima e paesaggio si corrispondono e scrivere
all’interno dei suoi stessi componimenti. versi significa, francescanamente, lodare: la sua parola chiave è grati-
La tensione maggiore presente nella sua poesia sembra essere quel- tudine. Nel mistero dell’esistenza c’è una grazia invincibile, mentre
la che conduce al confronto dialettico tra l’io poetico-lirico, da una visione della realtà e immaginazione si fondono e si aprono a una
parte, e la dimensione più oggettiva dell’esistenza, dall’altra. La solu- pausa meditativa sull’esistenza.

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Perché mi sveglio presto è una poesia capace di introdurre immedia-
DAL MOND O tamente a quella che forse è la caratteristica distintiva di questi versi: NELLA PITTURA DI MARY CASSATT
la celebrazione del mondo. Un mondo, con i suoi elementi naturali,
in questo caso il sole, osservato e interpretato come magnifica poten-
Aperte a Roma za vitale, come energia creatrice che lavora a un continuo rinnova-
due case per mento, a un incessante e gioioso processo di creazione in atto: «Sal-
rifugiate e donne ve, sole sul viso, / Salve, tu che crei la mattina / e la diffondi sui
migranti vulnerabili campi / e sui visi dei tulipani / e delle campanule che annuiscono».
Sono nate a Roma
due case per donne
rifugiate con
bambini e donne
Un mondo per cui vale dunque la pena alzarsi presto e la cui straor-
dinarietà attrae, stupisce, rallegra, consola; al punto che il saluto del
poeta prorompe deliziato e riconoscente.
Bambini finalmente
visibili
La semplicità del dettato di questa poesia è proprio ciò che rende
migranti in situazioni potente la sua capacità di dischiudere una visione, intrisa di grazia,
di vulnerabilità. Il
di un mondo, visto inesauribilmente come «fresco e prezioso»: una
progetto si chiama
Chaire Gynai, che in visione che può verificarsi soltanto quando l’uomo, prestando atten-
greco significa zione alla natura che lo circonda, impari da questa, e riconosca se
“benvenute donne”. stesso come creatura, fratello o sorella. Si tratta di una poesia dalla
L’iniziativa è profonda spiritualità, che dà voce a un’anima sintonizzata, tramite il
promossa dalla contatto con la natura, sulla frequenza d’onda della trascendenza.
Congregazione delle
suore missionarie La potenza del mondo è dunque un’energia vitale che in modo
scalabriniane, con il inesorabile attira a sé l’io, distogliendolo dalla tentazione di un solip- di MARTINA CORGNATI
Dicastero per il sistico ripiegamento interiore. È proprio lo stupore provato al cospet-
servizio dello to di una natura guardata con attenzione, a innescare la miccia della
sviluppo umano creatività, a farsi insopprimibile tensione generativa, che trova sbocco
integrale, la

I
nella parola artistica. I trasferimento in Francia della sua famiglia, nel 1877, costituì per
Congregazione per
Una gratitudine che si concretizza nella lode, nella celebrazione di Mary Cassatt il pretesto per ampliare il proprio repertorio iconografi-
gli istituti di vita
consacrata e le ciò che è umile, piccolo, ordinario, ma che, se osservato con la giusta co, aggiungendo i suoi parenti, soprattutto bambini, alle scene di vita
società di vita inclinazione dello sguardo, rivela la propria appartenenza a una real- moderna. A quanto racconta Nancy Mowll Mathews, la sua primissi-
apostolica, l’Unione tà più grande, portatrice di senso. Il mondo naturale si rivela capace ma mamma con bambino fu la cognata Jennie col nipotino Gardner
internazionale della “preghiera perfetta”, come nel caso della poesia intitolata Il gi- che, dopo la nascita, aveva rischiato di non sopravvivere: un evento
superiore generali e glio, che sussurra in un linguaggio segreto impercettibili parole, che il che sembra avesse impressionato profondamente la zia Mary, colpita
dalla Conferenza poeta si sforza di udire ma inutilmente, anche se non c’è vento. For- già nell’infanzia dalla perdita del fratellino Robert. A queste presenze
episcopale italiana. se, medita Mary Oliver, la lingua del giglio in realtà è proprio il sem- famigliari, si aggiungono sin dall’inizio i figli di conoscenti diretti o
Le scalabriniane indiretti, come la celebre bambina sulla poltrona blu, figlia di amici
plice “stare” del fiore che, appunto, «sta semplicemente / con la pa-
hanno coinvolto
zienza dei vegetali / e dei santi / fino a quando la terra intera ha di Degas.
anche le suore
missionarie del Sacro compiuto il suo giro». Col tempo, la presenza di bambini nei dipinti di Mary Cassatt au-
Cuore di Gesù, che Scrive Mary Oliver a conclusione del suo “manuale di poesia” (A mentò in modo significativo, fino a diventare quasi esclusiva. Nel
hanno messo a Poetry Handbook): «La poesia è una forza che ha cara la vita. E ri- 1881, il quadro “La lettura” (La lecture), un ritratto della madre di
disposizione gli Mary intenta a leggere favole a un nugolo di nipoti, esposto alla se-
chiede una visione — una fede, per usare un termine vecchio stile. Sì,
spazi, e altre
proprio così. Perché le poesie non sono parole, dopo tutto, ma fuo- sta mostra dell’impressionismo, venne specialmente apprezzata da Jo-
congregazioni
chi per il freddo, corde calate a chi è perso, qualcosa di così necessa- ris-Karl Huysmans per le qualità propriamente pittoriche e per l’as-
>> 14 rio come il pane nelle tasche dell’affamato. Sì, proprio così». senza di quell’atmosfera melensa che caratterizzava invece molte

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composizioni, di altri artisti inglesi e francesi; «una donna è attrezza- za, la curiosità ma anche l’egoismo, la delusione e la goffaggine. So-
ta a dipingere l’infanzia», osservava il critico, «c’è un sentimento spe- no bambini divenuti visibili da poco in quanto tali: la loro modernità
ciale che gli uomini non sarebbero capaci di rendere a meno che non è sostenuta da un profondo cambiamento culturale, grazie al quale il
siano particolarmente sensibili e nervosi. Le loro dita sono troppo bambino non è più visto come un adulto in scala ridotta, ma come
grosse per non lasciare qualche impronta rude e maldestra». un essere autonomo, con bisogni fisici, sanitari, cognitivi e affettivi
C’è da dubitare che un personaggio indipendente come Mary propri. «Dopo il 1870 gli scienziati e i medici francesi, come Louis
Mary Cassatt Pasteur, promossero campagne per fornire agli infanti un’adeguata e
«Bambina sulla poltrona Cassatt avesse scelto questo soggetto per compiacere i critici reazio-
nari del suo tempo e confermare i loro cliché sessisti; penso invece sicura provvista di latte, per sviluppare scientificamente i programmi
blu» (1878)
educativi e per coinvolgere le madri nella cura primaria della loro Impressioniste
A pagina 11 che, da una parte, i bambini le piacessero moltissimo, e in particolare
«Gruppo familiare le piacesse disegnare le loro tenere membra nude; e che, dall’altra, ri- prole», cura in precedenza delegata quasi completamente alle balie, Pubblichiamo uno
di lettura» (1901) conoscesse in loro un aspetto vero e interessante della vita moderna, almeno nelle classi medio-alte. stralcio tratto dal libro
oltre che un simbolo del futuro tout court. I suoi bambini non sono Scienza e nascente sociologia scoprono insieme, insomma, la natu- Impressioniste (Nomos
Gesù, cioè un archetipo iconografico, benché nell’affrontare un tema ra, i diritti e le esigenze specifiche dei bambini; ed è su quei bambini Edizioni, 2018) di
così classico Cassatt avesse sicuramente rispolverato il suo spirito ritrovati che si concentra lo sguardo di Mary Cassatt, uno sguardo, a Martina Corgnati,
profondamente competitivo e la sua dichiarata ambizione di dipinge- suo modo, consapevole dell’importanza delle cure e dell’affetto ma- storica dell’arte.
re non solo come gli antichi ma addirittura meglio di loro; ed è que- terno nei primi anni di vita.
sta sfida segreta di cui, in fondo, si accorse Degas, definendo scher- Inoltre, valorizzando il rapporto madre-figlio, Mary Cassatt esclu-
zosamente il biondo bambinetto dello “Specchio ovale” (Mère à l’en- deva di fatto gli uomini dai suoi quadri, mettendo a fuoco un mondo
fant o Le miroir ovale) «Gesù e la sua tata inglese». a cui essi non partecipavano e dove contavano davvero molto poco,
Questi bambini, inoltre, non risentono di quel sentimentalismo in perfetta sintonia con i programmi femministi dell’epoca. Un mon-
dolciastro caratteristico di molti artisti contemporanei, Alfred Ste- do, così come Mary Cassatt lo dipinge, esente certo da sessualità ma
vens, Eugène Carrière o Henrietta Ward, obiettivo delle frecciate po- non affatto da sensualità: scegliendo donne-soggetto in virtù del loro
lemiche proprio di Huysmans. I bambini di Cassatt invece sono veri, essere madri, Cassatt restituisce a esse una fisicità che si appaga del
profondamente realistici nei loro atteggiamenti quotidiani, la tenerez- contatto col bambino, dei corpi rotondetti, morbidi e nudi.

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dovrebbe essere quello di allargare e intensificare i modi di guardare
UNA QUESTIONE EDUCATIVA e abitare la vita, in senso ampio.
Ma più cresciamo e più la nostra vista, e con essa il nostro sguar-
do sul mondo, sono condizionati dalle esperienze che facciamo. La
pedagogia può allora aprire domande sui processi di formazione di
uno sguardo. Spostiamoci alle basi della nostra quotidianità: un pre-
ciso lavoro, i percorsi a piedi o coi mezzi di trasporto, le letture, le
abitudini, i panorami abituali, le persone che incontriamo e i discorsi

Sguardo libero nei quali siamo più immersi ci allenano continuamente a precisi modi
di vedere, e di pensare. E anche a un certo senso estetico e a un gu-
sto, o meno, della vita.
Che tipo di esperienza siamo soliti far fare alla nostra vista? C’è,
nei nostri giorni, un equilibrio tra l’esperienza del guardare vicino e
lontano? Del guardare in basso e in alto? Del guardare in profondi-
tà? I movimenti della vista non sono mai pura questione meccanica.
Hanno ripercussioni sul modo di essere al mondo.
Le situazioni che viviamo ci educano poi a focalizzarci su alcuni
precisi aspetti della realtà, di noi stessi e di ciò che incontriamo. Do-
ve tende a fermarsi la nostra attenzione quando guardiamo, e quali
aspetti vengono lasciati ai margini?
In occasione di alcuni incontri di formazione con insegnanti, cer-
cavo di riflettere insieme con loro sull’uso sempre più diffuso e inva-
sivo dei cellulari. L’intento non era quello di demonizzarne l’uso, il
di ROSSANA BRAMBILLA che sarebbe oltretutto ingiusto, visto che aspetti positivi e usi creativi
non mancano. L’uso continuo del telefonino, però, rappresenta un
continuo vedere da vicino, verso il basso, con la tendenza a escludere
dalla vista chi è prossimo (anche solo il vicino di posto su un mezzo

I
l senso della vista mi fa subito pensare agli occhi birichini dei bam- di trasporto). Tende a disabituare all’osservazione diretta, al soffer-
bini, nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, che si muovono e osservano marsi con attenzione sulle cose, e a volte alla contemplazione di per-
molto più di quanto gli adulti possano percepire o immaginare. A sonaggi e scenari. L’uso prolungato ha inoltre e spesso il potere di
cosa vogliamo allenare la vista di questi bimbi, nelle esperienze che fagocitare altre sensibilità. Penso alla difficoltà di restare in ascolto di
proponiamo? Il mio lavoro diventa quello di aiutare educatori e inse- tutti i suoni e rumori del paesaggio sonoro. Questo esempio porta
gnanti a guardare e ragionare sulla configurazione degli spazi educa- anche a chiedersi: quanto, nella nostra conoscenza del mondo, delle
tivi quotidiani: dimensione degli angoli, degli oggetti, forme, colori, persone, riusciamo a mettere in dialogo i nostri sensi, senza privile-
orientamenti, posizioni. Linee, superfici, giochi di luce. E poi far ri- giare e assolutizzare il senso della vista (così sollecitato anche dai
flettere sugli sguardi ai quali educhiamo i bambini e le bambine, per media), per avere una visione più comprensiva e complessa dell’uma-
esempio nelle uscite didattiche. Si tratta di non limitarsi ad attenzio- no? «L’ascolto avvicina lo sguardo alle cose» dice efficacemente Tul-
ni relazionali o comunicative, ma di mostrare percorsi di sguardi pos- lia Gianoncelli, antropologa. È quanto io stessa ho vissuto nell’ascol-
sibili, alla ricerca di forme che si intrecciano, accostamenti di colori, to di tanti ragazzi e ragazze. La possibilità di farsi vicini alle situa-
elementi naturali ed elementi costruiti dall’uomo che si alternano, di- zioni e alle persone sta proprio in un guardare, in una capacità di os-
versità tra elementi naturali... Osservazione e contemplazione della servare con attenzione i dettagli, le espressioni, i gesti, mettendoli pe-
bellezza e delle differenze. Nei luoghi educativi il compito principale rò sempre in rapporto coi racconti, le parole e i significati dei prota-

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>> 8

religiose femminili.
Vengono accolte
donne che hanno già
ottenuto il
riconoscimento dello
status di rifugiate in
Italia o che gonisti delle storie, senza alcuna pretesa di dominare i significati al- tà. Aprire lo sguardo, anziché chiu-
potrebbero trui, e con la capacità di sentire l’altro. derlo, e aprire così la speranza.
regolarizzare la loro
condizione Nel nostro mondo, così pieno di armi di distrazione di massa, Quando ci accorgiamo che il
migratoria. Nelle due quello che vediamo, nella nostra quotidianità, quali sentimenti e qua- nostro modo di vedere si sta cri-
case (in via della li emozioni ci fa provare più spesso? A quali sentimenti ed emozioni stallizzando o tende a fermarsi
Pineta Sacchetti e in ci educa con maggiore forza? Quello che vediamo cosa tende a evo- sempre sulle stesse cose, quando ri-
via Michele Mercati) care, a farci ricordare delle nostre storie o esperienze di vita? Mettere petiamo sempre le stesse parole per
le ospiti possono descrivere le situazioni e non riu-
in relazione ciò che vediamo con le emozioni suscitate permette di
rimanere per un
non lasciare semplicemente passare la vita, ma di assaporarla, di fer- sciamo a uscire dai soliti schemi,
periodo che va da sei
mare nel tempo ciò che si sente. non c’è antidoto migliore che leg-
mesi a un anno, fino
a che non abbiano gere o studiare il vangelo, ma po-
C’è infine qualcos’altro che forma con prepotenza uno sguardo: i
raggiunto una nendogli domande estremamente
nostri saperi di riferimento. Ci sono saperi famigliari, che derivano concrete. La pedagogia aiuta a vi-
completa autonomia
e integrazione. Al da esperienze, e poi ci sono i saperi disciplinari, ovvero le teorie che gilare sulle strutture che condizio-
momento sono più assiduamente frequentiamo. Questi saperi disciplinano ciò che nano, o determinano, l’esperienza,
accolte 17 donne e 7 “dobbiamo” vedere, ciò a cui “dobbiamo” la nostra priorità, e anche ma il vangelo non lascia scampo
minori. quello che “possiamo” lasciare sullo sfondo, o non vedere. Per far ca- sul non perdere di vista le radici
«L’intenzione — ha pire meglio cosa intendo, vorrei riportare un fatto accaduto nel mio della nostra umanità, e sul baricen-
spiegato suor Eleia lavoro in una scuola. Qualche tempo fa ho ricevuto degli insegnanti, tro da tenere presente in ogni azio-
Scariot, peraltro tra i più sensibili, preoccupati perché un ragazzo continuava
scalabriniana, ne umana: un rapporto vero con se
ad addormentarsi in classe, e del fatto che — nonostante i suoi voti stessi e con il mondo. Nel vangelo
coordinatrice del
progetto — è quella fossero buoni — questo doveva derivare da un problema, probabil- troviamo scritto: «Perché guardi la
di sostenere le donne mente neurologico o psicologico, di una certa gravità. D’accordo con pagliuzza che è nell’occhio del tuo
nel loro percorso di la preside, ho immediatamente convocato il ragazzo, peraltro partico- fratello, e non ti accorgi della trave
integrazione e lare e simpatico, e gli ho chiesto con semplicità come mai fosse così che è nel tuo occhio? (...) Togli
valorizzazione stanco a scuola. E lui mi ha altrettanto semplicemente spiegato che prima la trave dal tuo occhio e al-
professionale. La aveva un grande sogno sportivo e che in quel periodo si stava alle- lora ci vedrai bene per togliere la
base è il riscatto pagliuzza dall’occhio del tuo fra-
nando in modo particolarmente duro per riuscire a realizzarlo. Agli
della speranza:
insegnanti non era venuto in mente di chiedergli perché fosse così tello». C’è da chiedersi se questa
queste donne
ricevono aiuto e stanco! trave non sia (come a volte si inter-
accompagnamento preta) un male più grande com-
Nessuno può mettere in dubbio la preziosità di tanti studi. Tutta-
umano e messo da noi rispetto all’altro, ma
via, nel mio lavoro mi ritrovo sempre più spesso a dover mettere in
professionale, tutto ciò che ci impedisce di vedere l’altro per intero, nella sua intera Margaret Keane
connessione l’umanità dei singoli insegnanti con l’umanità dei ragaz-
vivendo esperienze umanità: le insensibilità di visione alle quali lentamente veniamo for- «Gioia abbondante»
di convivenza, di zi. Non ho timore di confessare che spesso, più di alcune teorie, (2013)
mati; le nostre paure; i pregiudizi su ciò che è giusto e sbagliato; al-
divertimento e di nell’ascolto di tanti ragazzi e ragazze, e anche di tanti bambini e
cune idee sull’altro che cerchiamo più di confermare che di sfatare; e
spiritualità che siano bambine, mi sono fatta guidare da queste parole di fratel Roger di
rivitalizzanti per Taizé: «È essenziale cercare di capire l’insieme di una persona, grazie persino i saperi alla “luce” dei quali siamo così pronti a pensare di
riscattare la stima di ad alcune parole o qualche atteggiamento, piuttosto che con lunghe aver capito l’altro... Una trave, insomma, che non è mai tolta una
loro stesse, spesso spiegazioni. Non basta condividere ciò che fa violenza nell’intimo di volta per tutte, che cambia forma a seconda dei momenti della vita, e
ferita durante il loro un essere. Occorre ancora ricercare il dono specifico di Dio in lui, che richiede dunque una vigilanza continuamente rinnovata. Ma la
viaggio migratorio. buona notizia è che ogni trave, nel momento in cui le prestiamo at-
perno di tutta la sua esistenza. Una volta messo in piena luce questo
Allo stesso tempo
dono, o questi doni, si aprono delle strade». Partire dai doni: attitu- tenzione, si può rimuovere. E ci è sempre dato di poter riguardare il
>> 18 dini, passioni, talenti. Persino per aiutare laddove vi sia una difficol- mondo, gli altri e noi stessi, con maggiore libertà.

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LA SO CIETÀ DEL SELFIE

Mamma
mi si è ristretta la vista

di PIERO DI D OMENICANTONIO Snapchat per fare incetta di like, tag, emoticon. E poi? E poi... chi
s’è visto s’è visto. Perché di quegli scatti realizzati e pubblicati in rete
a raffica resta spesso ben poco. Forse il ricordo, senza che ci sia però
il tempo e la pazienza per rintracciarli nella memoria intasata del te-
lefonino o di una nuvola digitale. Ileana Pazienza

I
n principio era l’autoscatto. Bastava trovare un punto d’appoggio ab-
«Alice incontra
bastanza stabile, accertarsi che l’inquadratura fosse sufficientemente La scorsa estate, alla radio e alla televisione ha imperversato una lo Stregatto»
ampia, premere il bottone e correre. Il risultato si sarebbe visto solo canzone che nel ritornello diceva: «Siamo l’esercito del selfie». Non (foto vincitrice del concorso
qualche giorno dopo: una volta esaurito il rullino e trascorso il tem- si sarebbe potuta trovare espressione più calzante per descrivere il fe- «Dipende» ad Alberobello)
po necessario al laboratorio per lo sviluppo e la stampa della pellico- nomeno che si è scatenato a partire dal 2011 quando è apparsa la pri-
la. Poi le fotocamere sono cambiate. Sempre più piccole e leggere, ma doppia telecamera su un telefonino. Al massimo si potrebbe cor-
sono entrate pure nella dotazione dei telefonini. Finché è spuntato il reggere la dimensione quantitativa di quella espressione, che risulta
secondo occhio, piazzato sullo stesso lato di chi scatta. approssimata per difetto. L’esercito è già un’armata, transnazionale e
Addio ai grandi album gonfi di fotografie che conservavano la me- transgenerazionale, uniformemente assoggettata a un’unica disciplina:
moria di generazioni familiari e che i bambini sfogliavano stando sul- la celebrazione dell’io.
le ginocchia di nonni espertissimi nel dare un nome anche ai volti Nel 2014, un’indagine per conto di una casa produttrice di telefo-
che apparivano nelle immagini più ingiallite. E addio pure alle serate nini ha stimato in circa 29 milioni gli autoscatti condivisi ogni mese
con gli amici, convocati con la promessa di una cena a base di pizza nel mondo. Sempre nello stesso anno, l’Università cattolica del Sacro
e birra e poi inchiodati davanti a un lenzuolo appeso alla parete per Cuore, insieme con la fondazione Ibsa, ha presentato i risultati di
“ammirare” le diapositive dell’ultima gita fuori porta. un’inchiesta realizzata su un campione di 150 persone di età media
Stop. Basta. Tutto finito. Adesso ci si accerta che il telefonino sia intorno ai 32 anni. La maggioranza degli intervistati (39 per cento)
impostato nella modalità giusta, si stende il braccio, si scatta e via. Il ha dichiarato di fare selfie soprattutto per «divertire gli altri». Ma
selfie è servito. Pronto a viaggiare su Facebook, Twitter, Instagram, non sono pochi coloro che lo praticano per pura vanità (30 per cen-

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>> 14

queste donne e i loro


figli potranno
contribuire alla
costruzione di una
società diversa, qui
nel territorio
romano, dove sono me voi» per cui «dammi il tuo voto», «compra i miei prodotti»,
inserite». «leggi i miei libri». Ma anche di denuncia e testimonianza. In Brasi-
le, ad esempio, molti ragazzi lo usano per mostrare le violenze che si
D omestiche consumano nelle favelas in cui vivono. In alcuni paesi arabi i selfie
indonesiane in sono stati all’origine di vincenti campagne di emancipazione delle
vendita su internet donne. Per molti immigrati è poi un modo di far sapere alla propria
famiglia che sono ancora vivi. E i giovani che all’apertura del sinodo
La notizia è di a loro dedicato sono arrivati per incontrare il Papa li hanno usati per
qualche settimana fa,
dire «non siamo una massa anonima, ci sono anch’io».
ma in pochi l’hanno
rilanciata: le autorità Ma i selfie hanno un limite oggettivo. Per quanto si possa stendere
di Singapore, ha il braccio, utilizzando anche l’apposita asta, l’angolo di ripresa resta
annunciato il locale limitato. Concentrato su chi fotografa e poco più. Un occhio punta-
ministero del lavoro, to sull’io, dove l’altro esiste solo nella misura in cui esprimerà ap-
hanno incriminato prezzamento o disapprovazione.
un’agenzia di
collocamento per la Il selfie è l’espressione di una società alla quale si è ristretta la vi-
pubblicazione di sta. Rinchiusa in se stessa, nelle proprie paure e nei propri egoismi.
annunci per la
Vivian Maier, la bambinaia fotografa scoperta per caso solo qual-
vendita di
che anno dopo la sua morte, ha lasciato una grande quantità di im-
domestiche
indonesiane su un magini tra le quali molti selfie ante litteram, realizzati utilizzando il ri-
sito commerciale. A flesso di uno specchio o di una vetrina. Oggi si fa la fila per vedere
to) o per «raccontare un momento della propria vita» (21 per cento). le opere di questa donna che aveva un grande talento: sapeva guar-
Singapore si trovano
circa La stessa indagine ha evidenziato che le donne hanno una maggiore dare le persone. E proprio per questo, forse, gran parte della sua pro-
duecentocinquantamila propensione al selfie rispetto agli uomini, ma con una finalità più duzione è rimasta racchiusa in rullini che lei non portò mai a svilup-
donne di servizio, intimistica: «Mi faccio selfie per mostrare come sono e come mi pare.
per lo più sento». Un autoscatto
provenienti da In un mondo sovraffollato di immagini è necessario ridare dignità allo specchio
Se per constatare la dimensione planetaria del fenomeno potrebbe al volto. Riconoscerne, come avrebbe voluto Emmanuel Lévinas, il di Vivian Maier (1955)
regioni povere
d’Indonesia, bastare anche solo guardarsi intorno, non è altrettanto semplice com- valore di luogo dell’incontro con l’altro e con la storia di cui è porta-
Filippine e prendere i bisogni profondi che il selfie promette di soddisfare. Nella tore, per costruire rapporti basati sull’accoglienza, la fiducia e la re-
Myanmar. società liquida descritta da Zygmunt Bauman, la paura atavica di ri- sponsabilità.
Regolamentate da manere soli e ignorati dagli altri si è amplificata. La connessione ven-
una rigida Al di là degli stereotipi che gli adulti cercano di cucirgli addosso, i
tiquattr’ore su ventiquattro impone nuovi comportamenti per dire
normativa, nella città nativi digitali sembrano però saperlo. Almeno quando si lascia loro
«io ci sono», ma aumenta insicurezze e frustrazioni. Il Narciso 2.0,
stato le condizioni lo spazio per esprimersi e gli si riserva l’attenzione necessaria per
incapace di distinguere tra pubblico e privato, non si accontenta di
per le cameriere ascoltarli, così come hanno cercato di fare, pensando proprio all’ap-
contemplare il riflesso di sé che appare sullo schermo del telefonino.
indonesiane sono puntamento di ottobre per l’assemblea sinodale, tante diocesi e par-
generalmente Si nutre del riconoscimento e del consenso degli altri. Una fame in-
rocchie. Tra le molte iniziative anche quella di un originale concorso
considerate migliori saziabile che può diventare patologia — lo ha riconosciuto l’associa-
fotografico organizzato in aprile dalla parrocchia di Sant’Antonio ad
rispetto a quelle di zione degli psichiatri statunitensi — e mettere a rischio la vita:
Alberobello che ha invitato gli studenti delle superiori a esprimersi
altri paesi. Tuttavia, un’università della Pennsylvania ha registrato lo scorso anno 170 casi
sul tema delle dipendenze patologiche attraverso scatti e autoscatti. I
le pubblicità sul sito di morti per selfie “estremo”.
risultati del concorso, sostenuto dai dipartimenti competenti in mate-
Carousell hanno
Come ogni mezzo e forma di comunicazione il selfie non è neutro. ria delle aziende sanitarie locali di Bari e di Taranto, sono stati sor-
scatenato un’ondata
La natura stessa delle immagini e la pervasività della rete ne fanno prendenti. Nessuna retorica. Solo la voglia di fare uno scatto in avan-
>> 21 un potente strumento per la creazione di consenso: «Io sono uno co- ti. Anche con un selfie.

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>> 18

di polemiche: inseriti
sotto il nome
maid.recruitment,
alcuni annunci
offrivano i servizi di
diverse collaboratrici,
ne di traduzione culturale. ‘Abduh riconosce il valore della pittura e altri invece
UN TESTO DI RIFERIMENTO PER L’ISLAM della scultura da un lato come «patrimonio», vale a dire come com- indicavano che le
domestiche erano già
ponente essenziale per la creazione di una memoria e un’identità na-
state “vendute”. Per
zionale, e dall’altro come parte di un’estetica che continua a ruotare
le dure reazioni che
intorno alla parola. Da un punto di vista retorico, le immagini sono hanno scatenato, le
“utili” perché esprimono meglio delle parole i significati che queste inserzioni sono state
trasmettono, ma sono pur sempre al servizio delle parole, come le subito rimosse. Il
miniature dei testi scientifici o letterari. In ultima analisi, suggerisce ministero del lavoro
‘Abduh, ogni arabo di buona cultura può riconoscere che il patrimo- ha dichiarato di aver
presentato un totale

Muhammad ‘Abduh
nio artistico ha una funzione comparabile a quella della tradizione
letteraria, e può apprezzare il valore della pittura perché conosce il di 243 denunce alla
valore cognitivo dell’immaginazione e l’efficacia del linguaggio figu- compagnia e al
dipendente
rato. L’altra traduzione culturale che ‘Abduh propone è la corrispon-
responsabile degli

e le immagini denza fra l’idolatria, il culto dei santi cristiani e il culto dei santi mu-
sulmani, che alla sua epoca era ancora il cuore pulsante della religio-
sità musulmana. Così come è influenzato dal positivismo nella sua
concezione utilitaristica dell’arte, ‘Abduh è influenzato dal protestan-
annunci. La licenza
dell’agenzia di lavoro
è già stata sospesa.

tesimo nella sua condanna del culto dei santi. Da questo punto di vi-
sta, il suo testo — che pubblichiamo di seguito — promuove e accom-
Il podio femminile
pagna non solo la nascita di correnti artistiche di ispirazione europea, di Athletica
ma la rinascita della versione islamica dell’iconoclastia. Vaticana
Sebbene siano
minoritarie, le donne
di SAMUELA PAGANI che fanno parte di
Utilità e statuto legale delle sculture
Athletica Vaticana (la
rappresentativa
I siciliani conservano con cura straordinaria le immagini disegnate podistica formata da
sulla carta e i tessuti, come accade, in misura ben maggiore, nei mu- monsignori, guardie

«U
na gioia per l’anima e un piacere per i sensi»: così
sei di più grandi nazioni. Questi certificano la datazione e l’attribu- svizzere e dipendenti
Muhammad ‘Abduh definiva la pittura in un capi- zione dei dipinti, e competono per assicurarsene il possesso con tan- della Santa Sede)
tolo della sua Relazione di viaggio in Sicilia, pubbli- to accanimento che certi musei sono pronti a pagare cifre esorbitanti stanno dando ottima
cata per la prima volta a puntate nel 1903 su una ri- per un solo disegno di Raffaello. La cosa davvero degna di nota non prova di sé. Un
vista egiziana diffusa in tutto il mondo islamico. è però il costo dei dipinti, ma il fatto che gli stati competano fra loro
esempio? Lo scorso
‘Abduh era a quel tempo il Gran Mufti d’Egitto e 23 settembre, due di
per acquisirli perché considerano i capolavori della pittura il lascito
loro, Sara Carnicelli
la stella del riformismo musulmano. Il viaggio in Si- più prezioso che le generazioni passate hanno lasciato alle nuove. Lo e Michela Ciprietti,
cilia gli offre un’occasione per riflettere non solo sul stesso vale per le statue. In questo caso, il valore delle opere, e la ge- sono salite sul podio,
rapporto fra islam e occidente, ma anche su quello losa sollecitudine che suscitano nei popoli, è tanto maggiore quanto rispettivamente come
fra il passato e il presente degli arabi. Nella corri- più sono antiche. seconda e terza, della
spondenza tradotta in questo articolo, l’autore argomenta a favore Via pacis, la mezza
Se vuoi capire il perché di tutto questo, basta che tu rifletta sul
dell’«utilità» delle immagini e della loro legalità nell’islam. Nel mon- maratona
motivo per cui i tuoi antenati hanno preservato la poesia custoden-
interreligiosa che ha
do islamico, questo testo è ancora oggi un riferimento per chi difen- dola nei loro archivi, cioè i canzonieri, e sul motivo per cui i nostri attraversato Roma.
de le arti visive e il patrimonio artistico dagli attacchi delle correnti antichi, Dio li abbia in gloria, hanno messo ogni impegno nel trascri- Le donne del
islamiste. Ancor più che per la sua attualità, è però interessante per vere, raccogliere e ordinare la più antica poesia araba, risalente all’era Vaticano corrono
gli aspetti che lo legano al suo tempo e per la sua originale operazio- preislamica. Per lo stesso motivo, questi popoli si preoccupano di veloci.

D ONNE CHIESA MOND O 20 21 D ONNE CHIESA MOND O


Alessandro giudica fra i pittori greci conservare dipinti e sculture. Come, infatti, la pittura è una poesia
e cinesi (miniatura dalla Khamsa che si vede ma non si sente, allo stesso modo la poesia è una pittura
di Nizami, 1455-60 circa, Istanbul, che si sente ma non si vede. Quadri e sculture preservano la memoria
Biblioteca del Palazzo Topkapi) dei più diversi aspetti della vita degli individui e delle società, tanto
da meritare il nome di archivio delle istituzioni e delle condizioni
umane. Immaginiamo un uomo o un animale in un momento di feli-
cità e contentezza, serenità e fiducia: queste parole hanno significati
vicini che non è facile distinguere gli uni dagli altri, ma se li vedi raf-
figurati nelle immagini le differenze saltano chiaramente agli occhi.
O immaginiamo una persona in preda a timore e terrore, spavento e
sgomento: questi termini non sono sinonimi, e non li scrivo uno ac-
canto all’altro per il gusto della rima, ma perché si riferiscono a cose
Pittori greci diverse. Eppure ti devi spremere le meningi per precisare che cosa
e cinesi esattamente li distingue, a quale stato d’animo ciascuno di essi sia
più appropriato, e a quale aspetto esteriore corrisponda ciascuno di
Nel capitolo sulle «meraviglie questi stati d’animo. Se però guardi un’immagine dipinta, ovvero una
del cuore» del suo capolavoro poesia silenziosa, la verità ti si mostra con evidenza, procurandoti al-
(Il ravvivamento delle scienze lo stesso tempo una gioia per l’anima e un piacere per i sensi, attra-
religiose), il grande teologo al- verso lo sguardo. Se vuoi verificare cosa si intenda esattamente quan-
Ghazzali (morto nel 1111) do si dice «ho visto un leone», dove “leone” è una metafora che sta
spiega che il cuore è l’organo per “uomo coraggioso”, guarda la sfinge accanto alla Grande Pirami-
sottile attraverso il quale de, e vedrai coi tuoi occhi che il leone è uomo e l’uomo leone. Con-
l’uomo conosce le realtà servare questi monumenti significa dunque davvero conservare la co-
invisibili riflettendole in noscenza, e mostrarsi grati all’artefice che li ha creati.
forma di immagini. Di opposte di una sala, per assegnando al conquistatore Mi auguro che tu abbia capito qualcosa di questo discorso. Altri-
conseguenza, quando il cuore giudicare quale dei due macedone il ruolo di arbitro menti, visto che qui non ho tempo di dire altro, fattelo spiegare da
diventa lucido come uno gruppi sia migliore. I due nella disputa. L’episodio è un filologo, un pittore o un poeta, ammesso che ne siano capaci.
specchio, può accedere alla gruppi lavorano nascosti gli stato illustrato varie volte nei Forse, a questo punto, ti sorgerà una domanda: secondo la legge
conoscenza delle cose divine uni agli altri da una tenda. manoscritti riccamente islamica, qual è lo statuto legale delle immagini che si propongono
in modo diretto, senza passare Quando l’opera è finita e la decorati dei poemi di Nizami lo scopo che abbiamo descritto, vale a dire di rappresentare gli esseri
attraverso lo studio della tenda si solleva, si scopre che che sono stati prodotti fra il umani mostrando le loro emozioni e le loro particolarità fisiche? Tut-
filosofia, che ha il suo punto i greci hanno dipinto una medioevo e l’età moderna. to ciò è proibito, permesso, riprovevole, raccomandabile o doveroso?
di partenza nell’osservazione vivida immagine della Dust Muhammad, pittore e La mia risposta è questa: quando un pittore fa un quadro, realizza
del mondo. I risultati di creazione a brillanti colori, storico dell’arte persiano del un’opera la cui utilità è indiscutibile. Ormai, non viene più in mente
queste due vie della mentre i cinesi hanno così XVI secolo, racconta di nuovo a nessuno di adorare e venerare le statue e le immagini. Se ti trovi di
conoscenza possono essere ben lucidato la loro parete la storia nell’introduzione a fronte a un caso concreto, puoi capire da solo come giudicarlo, op-
identici, anche se il loro che essa riflette un album di miniature, pure rivolgerti a un mufti, che ti darà il suo responso oralmente. Se
metodo è diverso. perfettamente la pittura dei usandola come argomento per gli citerai il hadith: «I pittori sono coloro che subiranno il più duro
Al-Ghazzali illustra la greci. Il famoso poeta una difesa dell’arte pittorica dei castighi nel giorno del giudizio», o un altro attendibile detto del
differenza con l’aiuto di una persiano Nizami (morto nel basata sulla distinzione fra la profeta di analogo significato, sono propenso a credere che ti rispon-
parabola. Un re ordina a due 1207) ha inserito questo mìmesis naturalistica e la derà così: questi detti si riferiscono all’epoca del paganesimo. A
gruppi di pittori, greci e racconto nel suo poema sulle rappresentazione figurativa di quell’epoca, le immagini avevano due funzioni. Primo: godere dei
cinesi, di dipingere due pareti imprese di Alessandro, realtà intelligibili. beni del mondo dimenticandosi dell’aldilà. Secondo: cercare una be-

D ONNE CHIESA MOND O 22 23 D ONNE CHIESA MOND O


nedizione attraverso un’effigie con il ritratto di un sant’uomo. La pri-
ma cosa è riprovevole per ogni religione, e la seconda è una delle co-
se che l’islam è venuto a cancellare. In questi due casi, o il pittore
non si cura di Dio, o spiana la strada al culto di altri dei. Quando
queste due circostanze vengono meno e l’intenzione è l’utile, la rap-
presentazione di figure umane ha lo stesso statuto di quella di alberi
e piante nei manufatti. Questi motivi vegetali venivano usati anche
per decorare i margini dei manoscritti del Corano e le intestazioni
delle sure. Nessun esperto della legge lo ha mai vietato, anche se
l’utilità delle decorazioni del Corano è discutibile. Indiscutibile è in-
vece, come abbiamo spiegato, l’utilità delle immagini.
Se poi vai con intenzioni peccaminose in un luogo in cui sono
presenti delle immagini, contando sul fatto che gli angeli, o quanto-
meno quello che scrive i peccati, «non entrano in una casa in cui ci
sono immagini», come riferisce un’altra tradizione, stai attento! Non
illuderti che così ti risparmierai di rendere conto delle tue azioni. Dio
ti sorveglia, e ti osserva, anche in una casa in cui sono presenti delle
immagini. Non credo proprio che l’angelo rinuncerà a seguirti in
qualunque posto tu vada con tali intenzioni, per il semplice fatto che
ci sono delle immagini! Se rispondi al mufti che l’immagine è sempre
e comunque un potenziale oggetto di adorazione, lui probabilmente
ti dirà che anche la tua lingua è un potenziale strumento di mendaci-
tà. Bisogna forse dedurne che è obbligatorio legartela, anche se può
dire sia il vero sia il falso?
In breve, ho forti motivi di credere che la legge islamica sia ben
lontana dal proibire questo eccellente strumento di conoscenza, una
volta accertato che non mette in pericolo la religione, né dal punto
di vista della fede, né da quello della morale. I musulmani hanno
Processione di donne velate Palmira rilievo con donne velate l’abitudine di mettere in questione solo cose di evidente utilità, col ri-
(secolo I, Palmira, rilievo sultato di privarsi dei loro effetti benefici. Perché invece non mettono
del tempio di Bel
in questione i pellegrinaggi alle tombe dei santi, o cosiddetti tali,
bersaglio della campagna di André Grabar include di donne velate sembra
quei personaggi dalla vita oscura, il cuore dei quali nessuno ha mai
distruzione dell’Is il rilievo di Palmira annunciare
nel 2015) scrutato? Perché non consultano il mufti a proposito delle suppliche e
nell’apparato iconografico anche il decorativismo
delle preghiere di intercessione, e delle offerte in denaro e in natura
del suo articolo Plotin et les astratto dell’arte islamica. che vengono fatte intorno a quelle tombe? Venerano le tombe come,
origines de l’esthétique médiévale L’uso iconico del velo o più, di Dio. Rivolgono a esse le richieste che, secondo loro, Dio
(1945), vedendovi «quasi un nell’islam contemporaneo potrebbe non esaudire, e credono che esse rispondano ai loro bisogni
annuncio dei personaggi della è il tema centrale con più sollecitudine della divina provvidenza. Queste credenze sono
scultura romanica». del saggio di Bruno davvero inconciliabili con la fede nell’unicità di Dio, che invece si
La trasformazione del Nassim Aboudrar, Comment le può benissimo conciliare con la rappresentazione di figure umane o
panneggio in motivo quasi voile est devenu musulman animali, fatta allo scopo di precisare il significato dei termini scienti-
geometrico in queste figure (Flammarion, 2017). fici e dare forma visibile alle immagini mentali.

D ONNE CHIESA MOND O 24 25 D ONNE CHIESA MOND O


Le ambizioni della scienziata non compren-
D ONNE DI VALORE devano potere e ricchezza ma solo fare ricerca
in piena libertà, che ottenne trasferendosi ai La-
boratori di Cold Spring Harbor, dove poté rac-
cogliere le prove di una sua intuizione sulla pre-
senza di geni trasponibili nel genoma del mais.
Le occorsero sei anni di attente osservazioni ma,
in occasione del simposio annuale di Cold

Barbara McClintock Spring Harbor nell’estate 1951, presentò alla co-


munità scientifica la scoperta dei trasposoni, ge-
ni in grado di modificare la propria posizione
“saltando” da una parte all’altra del genoma. La
sua presentazione fu accolta da un silenzio atto-
nito, misto di imbarazzo, compatimento o aper-
to scherno. Tranne poche eccezioni, tutti pensa-
di MARIA BALDUZZI rono che quella stramba scienziata fosse impaz-
zita, complice anche una diffidenza radicata nel
mondo accademico verso le donne.

a cosa più importante è struttura e delle funzioni cellulari tramite l’os- dei geni attraverso scambi fisici di materiale tra Barbara McClintock aveva allora quarantano-

«L
sviluppare la capacità di servazione al microscopio) e l’aveva applicata cromosomi omologhi), la conferma che i geni si ve anni e, nonostante la sua vita lavorativa fosse
vedere». Con queste pa- con successo allo studio della genetica del mais, trovano sui cromosomi, la scoperta dell’instabili- stata punteggiata da crisi e precarietà, non le
role, Barbara McClin- coniugando l’osservazione macroscopica delle tà cromosomica, tutte pietre miliari nel progres- erano mai mancati il riconoscimento, la stima e
tock, una scienziata sta- caratteristiche genetiche della pianta con lo stu- so della genetica. il sostegno dei colleghi. Grazie anche a loro la
tunitense talmente originale da venir compresa dio al microscopio dei cambiamenti fisici nei scienziata aveva potuto affermarsi come uno dei
Nonostante questi brillanti risultati, nel 1931, più importanti citogenetisti d’America.
solo con decenni di ritardo da gran parte della suoi cromosomi. Aveva affinato un tale virtuosi- Barbara McClintock dovette lasciare questa uni-
comunità scientifica, sintetizzava la centralità smo nell’osservazione che illustri colleghi ricor- Era stata infatti nominata membro dell’Acca-
versità per mancanza di posizioni appropriate a
dell’osservazione visiva e dell’interpretazione revano a lei per la capacità di «vedere così tan- demia americana delle scienze nel 1944, ricono-
disposizione delle donne negli organici della fa-
delle immagini per le sue ricerche in genetica. to» al microscopio. Questo particolare talento scimento in precedenza conferito solo ad altre
coltà e il suo iter all’interno delle istituzioni uni-
La genetica come branca autonoma della bio- derivava dalla convinzione che anche il più pic- versitarie fu molto travagliato. Nelle facoltà due donne nella lunga storia di questa istituzio-
logia era nata agli inizi del XX secolo con la ri- colo dettaglio potesse fornire la chiave per com- scientifiche la carriera accademica era ancora ne, e nel 1945 era stata la prima donna presiden-
scoperta delle leggi di Mendel, ed era ancora ai prendere il tutto e che ogni organismo avrebbe preclusa alle donne e Barbara, contrariamente a te della Società americana di genetica.
primi passi nel 1919 quando, se pure inizialmen- rivelato i suoi segreti se osservato lungamente e molte altre, non accettò mai ruoli di ripiego. Fu perciò scioccata dalla reazione della platea
te osteggiata dalla madre che vedeva nell’istru- con attenzione. Per questo non tralasciava alcun Nel 1941 lasciò anche l’università del Missouri, di scienziati a tal punto che, negli anni seguen-
zione un ostacolo al matrimonio, Barbara si particolare, fino a ricostruire tutto l’insieme in che pure le aveva garantito una posizione di ti, pur continuando con determinazione a stu-
iscrisse alla facoltà di Agraria della Cornell Uni- un quadro coerente in cui si integravano strut- professore assistente, in quanto non ne tollerava diare il fenomeno e a raccoglierne le prove, cer-
versity. tura e funzione. la burocrazia eccessiva e le discriminazioni verso cò solo poche altre volte il confronto aperto con
La Cornell era una delle rare università aper- Questo modo di procedere fatto di metodo, le docenti. i colleghi, ritirandosi in una zona d’ombra.
te alle donne già dal 1872, e nel 1923, anno di pazienza e determinazione, la spinse sempre più Questi comportamenti portarono a problemi Durante gli anni cinquanta e sessanta, ai nu-
laurea della McClintock, 74 dei 203 laureati in a lavorare da sola, e da molti fu così giudicata di incertezza economica e frequenti cambiamen- merosi scienziati che si riunivano a Cold Spring
scienze erano donne. una persona eccentrica. ti di sede, oltre a una certa fama di stramberia e Harbor ogni estate per discutere e condividere
Già dai primi anni di college, la McClintock Al periodo trascorso alla Cornell risalgono la di difficoltà caratteriale, rafforzata dal suo anti- le più recenti acquisizioni scientifiche, non sfug-
si era specializzata in citologia (lo studio della dimostrazione del crossing over (ricombinazione conformismo e dall’essere non sposata. giva la presenza anomala, quasi in disparte, di

D ONNE CHIESA MOND O 26 27 D ONNE CHIESA MOND O


una donna minuta, agile, lo sguardo vivace, ab- Barbara McClintock non era in grado di
bigliata senza alcun vezzo con pantaloni da la- spiegare la trasposizione con i termini della bio- CONSACRATE «PER EVANGELICA CONSILIA»
voro e maglietta, che si poteva incontrare nel logia molecolare e questo le impediva di comu-
suo andirivieni tra il laboratorio e i campi di nicare i suoi risultati nella forma richiesta dalla
mais o durante passeggiate solitarie nel bosco o nuova biologia e la relegava alla marginalità.
sulla spiaggia. Curiosamente, è proprio dalla genetica mole-
Quella donna era Barbara McClintock che, colare che arriverà la riscoperta dei trasposoni e
dopo aver contribuito allo sviluppo della gene- la spiegazione del meccanismo della trasposizio-
tica classica con lavori di importanza fondamen-
tale, sembrava completamente eclissata, quasi
un ormai inutile lascito del passato.
ne. A partire dalla metà degli anni sessanta, si
iniziarono ad accumulare prove della plasticità
del genoma e, nella seconda metà degli anni
La visione
di Caterina
settanta, il meccanismo della trasposizione de-
Sebbene defilata, partecipava però come at- scritto da McClintock venne tradotto nei termi-
tenta uditrice ai dibattiti scientifici e apriva vo- ni della genetica molecolare, accessibile alla
lentieri le porte del suo laboratorio a chiunque comprensione generale. La rivalutazione degli
fosse interessato; pochi, e raramente ben dispo- studi della studiosa svelò il valore e l’importan-
sti erano, tuttavia, gli scienziati che le chiedeva- za della sua scoperta al punto che le fu assegna-
no un colloquio. to il premio Nobel per la medicina nel 1983,
Una delle ragioni dell’incomprensione della ben trentacinque anni dopo la prima pubblica-
comunità scientifica fu certamente il fatto che la zione dei suoi lavori sui trasposoni.
scoperta dei jumping genes appariva controcor- Il ritardo nel riconoscimento si deve certa- di NICLA SPEZZATI
rente rispetto a quelli che erano allora i capisal- mente al carattere rivoluzionario della scoperta,
di teorici della genetica. La scoperta della stu- ma anche alla modalità particolare con la quale
diosa infatti, contraddiceva le semplici regole di la scienziata perveniva alla conoscenza e alla
Mendel e confliggeva con il meccanismo di mu- comprensione dei fenomeni. Come si ricordava
tazione spontanea come motore dell’evoluzione all’inizio, era convinta che ogni organismo
avrebbe rivelato i suoi segreti se osservato lun-

S
alla base del neodarwinismo. i assiste oggi a uno straordinario risveglio della mistica e del mistici-
gamente, attentamente e minuziosamente. Attra-
A quei tempi la struttura del genoma era smo sotto varie forme. La persistenza del fatto mistico anche in am-
verso questa lunga pratica nell’osservazione visi-
considerata assolutamente statica e l’informazio- biti avanzati della cultura ha voce significativa nel postmoderno. Si
va, la scienziata era arrivata a costruire un’im-
ne unidirezionale, dal DNA alla cellula. Quasi sta verificando quella sorta di profezia di Karl Rahner che annuncia-
magine mentale del mondo difficilmente comu-
nessuno ritenne perciò plausibile che i geni po- va, come unica possibilità per il futuro dell’uomo religioso, l’essere
nicabile in quanto strettamente soggettiva.
tessero muoversi e tanto meno che questo movi- mistico, toccato dall’esperienza di Gesù di Nazareth crocifisso e risor-
mento fosse programmato e controllato da altri Per tutti, la visione del mondo naturale si to. L’alternativa, continua Rahner, è la simulazione del religioso. Già
geni in risposta a segnali esterni al genoma stes- fonda sull’osservazione, ma quello che vediamo negli anni settanta lo storico americano Martin E. Marty, che per
è strettamente legato a ciò che sappiamo: più si lungo tempo si è dedicato allo studio della letteratura mistica, parla-
so; né era ritenuto possibile che, cambiando po-
conosce, più si vede. Questa relazione fra pro-
sizione, i geni esprimessero nuove funzioni. va di un recupero, con l’ampia diffusione e fruizione dei classici. Il fil
cessi visivi e cognitivi è, però, un’arma a doppio
rouge che lega l’esperienza e la narrazione di tale patrimonio mistico
Il linguaggio di McClintock, poi, risultò taglio in quanto il bagaglio di conoscenze ac-
è lo sguardo: «Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere! Di-
oscuro, “mistico”, inaccettabile in un momento quisite può ostacolare la comprensione di feno-
telo a tutte, ditelo a tutte!» affermava Veronica Giuliani (Summarium
in cui i successi della biologia molecolare (tra meni che esulano dagli schemi mentali consoli-
cui la scoperta, nel 1953, della struttura del DNA) beatificationis, 115-120).
dati. Per Barbara McClintock, invece, questa re-
stavano profondamente cambiando il modo di ciprocità sembra essere stata particolarmente in- Mentre nel mondo ebraico e islamico la conoscenza segue la mo-
fare ricerca e di spiegare i fenomeni biologici. tensa e feconda. dalità dell’ascolto, il mondo greco lega invece il conoscere al vedere

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(èidon, io vidi, òida, io so), per cui anche il concetto è pensato come immediato del cuore, ma paradosso dell’esistenza. Ella vive lo sguar-
visione interiore (èidos, idea). Ricordiamo come la Metafisica di Ari- do nella nudità della fede e ci spinge a “vedere” lo spessore infinito
stotele si apra con l’affermazione: «Tutti gli uomini per natura amano della differenza qualitativa: è la quaestio cateriniana, «il rapporto di
la conoscenza, e ne è segno evidente la gioia che provano nelle sen- questo Dio e questo umano, il rapporto di questo umano e questo
sazioni, e più delle altre è amata quella che si esercita mediante gli D io».
occhi. Infatti noi preferiamo la vista a tutte le altre sensazioni. E il
A Caterina è dato uno sguardo che la fa partecipe di tanto miste-
motivo è che il vedere, più di ogni altra sensazione, ci fa acquistare
conoscenza e ci presenta, senza mediazione, una molteplicità di diffe- ro. Ossia Caterina «viene posta in attenzione a una presenza»: è la
renze». Come non pensare al vangelo di Giovanni con la richiesta passività mistica, nel senso che il mistico subisce questa presenza,
dei greci a Filippo («vogliamo vedere Gesù»), con la domanda di Fi- non la produce. Passività, non passivismo, percezione chiara della
lippo a Gesù («mostraci il Padre») e la inquietante risposta di Gesù: presenza di qualcuno verso il quale si è posti in attenzione nella tota-
«Chi vede me, vede il Padre». Marco Vannini riflette che proprio nel lità dell’essere. Non si tratta necessariamente di una visione o di
vangelo di Giovanni — in cui si afferma la nozione di Dio come Spi- un’estasi, ma di uno sguardo di partecipazione allo sguardo divino. E
rito, che non si adora né nei templi né sui monti, ovvero, in sostanza, san Tommaso afferma: Actus fidei non terminatur ad enunciabile sed ad
che non sta in immagini e rappresentazioni, e dunque non si può rem.
neppure vedere, o comunque esperire attraverso sensazioni — è pre-
Nello sguardo mistico viene rivelato a Caterina l’evento di grazia
sente anche l’idea che lo Spirito non sia un’esangue, impalpabile, in-
nascosto nelle umanissime vicende della vita in cui si invera che
distinta entità, ma si manifesti invece nell’umano, e in tutto il creato,
«amore è forte come morte, una scintilla di Yah».
giacché il Lògos, che è Dio, e in cui tutte le cose sono state fatte, si è
incarnato, ha posto la sua dimora tra noi. Così nella lettera a fra Raimondo da Capua: «Scrivo a voi racco-
mandandomi nel prezioso sangue del Figliolo di Dio, intriso con
Uno dei testi più noti di Eckhart afferma: «L’occhio nel quale io
vedo Dio è lo stesso occhio in cui Dio mi vede; l’occhio mio e l’oc- fuoco dell’ardentissima carità sua. Andai a visitare colui che voi sape-
chio di Dio non sono che un solo occhio, una sola visione, una sola te [un giovane perugino, Niccolò da Toldo, che era stato arrestato a
conoscenza, un solo amore» (Sermone 12). Vedere, conoscere e amare Siena e, accusato di spionaggio a favore di Perugia, dopo un breve
sono qui strettamente legati, anzi sono un medesimo atto. processo, era stato condannato a morte mediante decapitazione] e elli
ricevette tanto conforto e consolatione che si confessò e disposesi
È lo sguardo mistico di Caterina da Siena: intelligenza e amore
molto bene. E fecemisi promettare per l’amore di Dio che, quando
due occhi dell’anima, che alimentano lo sguardo “semplice”, secondo
la nota immagine, ripresa dai medievali. venisse il tempo della giustizia, io fusse con lui, e così promisi e feci.
Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio; solo
Per dirla con Montale, la parola di Caterina è come un «lampo
v’era rimaso uno timore di non essere forte in su quello punto: Sta’
che candisce», più sguardo che parola. Il suo dire apre visioni, c’in-
meco e non m’abandonare, e così non starò altro che bene, e morrò
troduce nella vertigine in modo inatteso, quasi una sorta di deflagra-
contento! E teneva el capo suo sul petto mio. E diceva: Io andarò
zione accecante, uno squarcio nella notte, una luminosa ferita nella
tutto gioioso e forte, e parrammi mille anni che io ne venga, pensan-
tenebra. Uno sguardo da vertigine, suggerisce Kierkegaard: chi volge
do che voi m’aspetterete ine; poi egli gionse, come uno agnello man-
gli occhi al fondo di un abisso è preso dalla vertigine. Ma la causa
non è meno nel suo occhio che nell’abisso: perché deve guardarvi. sueto, e, vedendomi, cominciò a rìdare, e volse che io gli facesse el
Così l’angoscia è la vertigine della libertà, laddove essa guardando segno della croce; e, ricevuto el segno, dissi: Giuso alle nozze, fratel-
giù nella sua propria possibilità, afferra il finito per fermarsi in esso. lo mio dolce, ché testé sarai alla vita durabile! Posesi giù con grande
In questa vertigine la libertà cade. Lo sguardo di Caterina fa intrave- mansuetudine, e io gli distesi el collo, e chinàmi giù e ramentàli el
dere, intuire ciò che si è e ciò che si è chiamati a essere: introduce sangue dell’agnello: la bocca sua non diceva, se non “Gesù” e “Cate-
nella vertigine dell’actus fidei, che pur sanando in qualche modo l’an- rina”, e così dicendo ricevetti el capo nelle mani mie, quel capo mi
goscia dell’essere, lascia sospesi in una sorta di fisicità spirituale sul fu di tanta dolcezza, che il cuore nol può pensare, né lingua parlare,
senso dell’abisso. né l’occhio vedere, né l’orecchio udire. Allora si vedeva Dio e uomo,
Non ci troviamo dunque innanzi a una immediatezza indiscreta, a come si vedesse la chiarità del sole; e stava aperto e riceveva il san-
una semplicistica e soporifera eliminazione dell’infinita distanza, ma gue; nel sangue suo uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto
piuttosto in uno sguardo che diventa affidamento senza condizione; nell’anima sua per grazia; riceveva nel fuoco della sua divina carità.
uno sguardo che pur attraversando quell’infinita distanza non elimi- O, quanto era dolce e inestimabile a vedere la bontà di Dio, con
na il senso dell’abisso. quanta dolcezza e amore aspettava quella anima partita dal corpo».
Caterina ci introduce con il suo vedere nelle punte alte dello spiri- Esperienza mistica come sguardo saporoso dell’amore: amor ipse
to umano, là dove la fede non è solo commozione estetica o impulso notitia est (Gregorio Magno).

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PAOLO E LE D ONNE

Vedove
Al primo posto la carità

di NURIA CALDUCH-BENAGES munità primitiva incominciò ben presto ad aver cura delle vedove
(cfr. Atti degli apostoli 6, 1; 9, 39-40) e ad assisterle nei loro disagi (cfr.
Giacomo 1, 27).
A noi interessa specialmente un frammento della prima lettera a

L
e vedove sono vere protagoniste nella Scrittura. Come non ricordare Timoteo (5, 3-16), scritta tra gli anni ottanta e novanta del I secolo,
Tamar, Rut, Noemi, Giuditta, la vedova di Sarepta di Sidone, oppu- probabilmente da un discepolo che conosceva molto bene l’apostolo
re la vedova insistente della parabola lucana? Secondo la legislazione e il suo pensiero. La lettera, indirizzata a Timoteo, giovane capo del-
antica, la vedova senza figli aveva diritto al matrimonio, però poteva la comunità di Efeso, ha lo scopo di incoraggiarlo nella missione che
ritornare pure nella casa paterna. Le era consentito dunque risposar- gli è stata affidata. Timoteo, insieme a Tito, è uno dei più cari disce-
si, tranne che con un sacerdote; tuttavia, le seconde nozze non erano poli di Paolo, suo fedele collaboratore e continuatore della sua ope-
abituali. Così si spiega la frequente menzione della categoria delle ra. Di carattere essenzialmente esortativo, costituisce una specie di
vedove, del loro disagio economico, del loro bisogno di protezione piccolo manuale per il pastore, dove si affrontano questioni come
legale e del dovere di essere caritatevoli verso di loro. Il Signore stes- l’organizzazione della comunità, il modo di combattere i nemici della
so le sostiene (cfr. Salmi 146, 9), rende loro giustizia (cfr. Esodo 22, fede e la vita cristiana dei fedeli, senza che emerga una struttura o un
21; Deuteronomio 10, 18) e ascolta le loro suppliche, quando si sfogano piano di composizione evidente.
nel lamento (cfr. Siracide 35, 17). I loro oppressori (cfr. Ezechiele 22, 8) Si tratta di un brano significativo non solo perché è il testo neote-
e coloro che mancano al proprio dovere verso di loro (cfr. Giobbe 24, stamentario più lungo dedicato alle vedove, ma soprattutto perché
21; Isaia 10, 1-2) meritano il castigo divino. Con gli orfani e gli stra- attesta l’esistenza di un ordine delle vedove riconosciuto nella Chiesa
nieri, cioè quelli che non avevano l’appoggio di una famiglia, le ve- nella prima metà del II secolo. In 1 Timoteo 5, 9 si legge: «Una vedo-
dove dipendevano dalla carità della gente e, tranne qualche rara ec- va sia iscritta nel catalogo (katalegèstho) delle vedove quando...». Il
cezione, vivevano in condizioni miserevoli e cariche di figli, il che catalogo o registro, spiega Giuseppe Pulcinelli, era l’elenco delle ve-
peggiorava ancora la loro situazione. Nel Nuovo Testamento la co- dove disposte ad assistere le donne povere, le quali dovevano avere

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alcuni requisiti e godere della stima degli altri cristiani. Erano le co-
siddette vedove “catalogate” o “canoniche” e costituivano una specie L’autrice
di associazione con scopi caritativi e di apostolato. Oggi l’ordine del-
le vedove (ordo viduarum) sta riprendendo vigore dopo la quasi Nata nel 1957 a
scomparsa nei decenni passati. Infatti, il numero delle vedove consa- Barcellona, dal 1985
crate al Signore è in continua crescita nel continente europeo. In Ita- risiede a Roma. Dopo
lia almeno una quindicina di diocesi hanno istituito l’ordine delle ve- la laurea in filologia
dove e si contano circa duecento consacrate. Perso il marito, hanno anglo-germanica
rinunciato a nuovi affetti coniugali per vivere la vedovanza unite a all’Università
Gesù Cristo. Si dedicano alla cura della famiglia e al servizio della autonoma di
Chiesa, collaborando nelle attività pastorali delle parrocchie. Esse so- Barcellona, ha studiato
no un dono prezioso che va custodito e incentivato con gratitudine e presso il Pontificio
amore. Ma torniamo alla Scrittura, proprio per parlare delle vedove istituto biblico di
nella Chiesa primitiva, della loro situazione all’interno della famiglia, Roma conseguendo il
della loro funzione nelle comunità e del loro stile di vita. dottorato in Sacra
Scrittura. Attualmente
Il nostro testo fa parte di una sezione più lunga (1 Timoteo 5, 1 – 6,
è professore ordinario
2) che concerne i criteri di comportamento nei confronti di quelle ca-
di Antico Testamento
tegorie di persone che hanno particolare rilevanza nella vita della co-
nella Facoltà di
munità cristiana: in primo luogo, le vedove (5, 3-16), poi seguono i
Teologia della
presbiteri (5, 17-25) e infine gli schiavi (6, 1-2). Ma prima di occuparsi
Gregoriana e
delle vedove, l’autore introduce una regola valida per tutti i fedeli,
professore invitato al
per gli uomini e per le donne, per i giovani e per gli anziani: trattare
Biblico. È vice-
tutte le persone come se fossero membri della propria famiglia. Gran-
presidente della
de spazio è poi riservato alle vedove, che nella Chiesa primitiva era-
International Society
no molto numerose. È stato ipotizzato, anche se si tratta ovviamente
for the Study of
di un calcolo approssimativo, che il quaranta per cento delle donne
Deuterocanonical and
fra i quaranta e i cinquant’anni fossero vedove. Un numero così ele-
Cognate Literature.
vato di vedove poneva seri problemi per la Chiesa nascente, che non
Dal 2014 è membro
aveva le risorse economiche necessarie per aiutarle tutte nei loro biso-
della Pontificia
gni. Per questo motivo, occorreva discernere bene quali vedove fosse-
commissione biblica e
ro veramente bisognose, prima di distribuire gli aiuti. Racconta Euse-
di quella voluta da
bio di Cesarea che nel 250 la Chiesa di Roma sostentava oltre mille-
Papa Francesco per lo
cinquecento vedove (cfr. Storia ecclesiastica 6, 43).
studio del diaconato
«Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove» (1 Timoteo delle donne. In
5, 3). Con questa esortazione incomincia il nostro brano. Le vedove italiano, di recente, ha
sono ritenute degne di onore, e l’onore si traduce non solo in un aiu- scritto La Bibbia della
to morale e spirituale, ma anche materiale. C’è però una condizione domenica (Edizioni
che va rispettata: esse devono essere «veramente» vedove, il che la- Dehoniane Bologna,
scia sottintendere che c’erano anche delle vedove non autentiche e 2016) mentre per Vita
quindi non degne di essere onorate. Evidentemente l’autore non si ri- e Pensiero ha curato
ferisce al loro stato civile, mai messo in dubbio, bensì alla loro situa- Donne della Bibbia
zione economica dopo la perdita del marito. Successivamente egli di- (2017) e Donne dei
stingue tre categorie di vedove. In primo luogo, quelle che possono Vangeli (2018).

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essere aiutate dai loro parenti: «Se una vedova ha figli o nipoti, essi c’era stata nessuna restrizione di età per l’ammissione delle vedove,
imparino prima ad adempiere i loro doveri verso quelli della propria ma da quanto segue, si evince che l’esperienza non aveva dato dei
famiglia e a contraccambiare i loro genitori; questa infatti è cosa gra- buoni risultati. Per le vedove giovani, si raccomandano vivamente le
dita a Dio» (1 Timoteo 5, 4), una esortazione questa che riecheggia il seconde nozze, perché non avendo nulla da fare, si abituano ad an-
quarto comandamento. In secondo luogo, quelle che non hanno nes- dare nelle case, sia pure per il loro ministero, parlando di ciò che
«Paolo consegna
sun mezzo di sussistenza, perché sono abbandonate e non hanno fa- non conviene e seminando discordie nella comunità (1 Timoteo 5, 13).
le lettere a Timoteo»
miglia, e di conseguenza richiedono l’aiuto della Chiesa. Sull’esem- Terzo, le vedove devono fare una specie di voto, promessa o giura- (mosaico del duomo
pio della profetessa Anna che «notte e giorno serviva Dio con digiu- mento, sia di castità sia di consacrazione davanti alla Chiesa in vista di Monreale, particolare)
ni e preghiere» (Luca 2, 37), esse pregano continuamente e pongono del loro servizio (cfr. 1 Timoteo 5, 12). Quarto, le vedove devono aver A pagina 34
la loro fiducia soltanto nel Signore. Secondo le parole dell’autore: avuto soltanto un solo marito; lo stesso vale per il vescovo e il diaco- Maestro della passione di
«Colei che è veramente vedova ed è rimasta sola, ha messo la speran- no: possono essere sposati soltanto una volta. Quinto, come i vesco- Darmstadt, «Resurrezione
za in Dio e si consacra all’orazione e alla preghiera giorno e notte» vi, le vedove devono avere praticato l’ospitalità (cfr. 1 Timoteo 3, 2; 5, del figlio della vedova
di Nain» (particolare)
(1 Timoteo 5, 5). In terzo luogo, quelle che ricevono un incarico co- 10; Tito 1, 8), oltre ad aver esercitato altre opere di carità. Ad esem-
munitario, dopo essere state riconosciute adatte attraverso una serie pio, «lavare i piedi ai santi», cioè ai cristiani (cfr. Giovanni 13, 2-17),
di requisiti. In questo modo, acquistano il diritto di essere sostenute ospitandoli nelle loro case, dove molto probabilmente si riuniva la
dalla Chiesa (1 Timoteo 5, 9-15). comunità cristiana, soccorrere gli afflitti e in modo particolare altre
Parliamo adesso dei criteri di ammissione nell’ordine delle vedove. vedove e orfani bisognosi.
Quali sono questi criteri? Primo, le vedove non devono avere meno Non ci sono dubbi riguardo questi requisiti. Non è così facile, in-
di sessant’anni (1 Timoteo 5, 9). Secondo, è vietato iscrivere le vedove vece, determinare in che cosa consistesse esattamente il ministero del-
giovani, cioè quelle che non hanno raggiunto la menopausa, perché le vedove catalogate o canoniche. Ad ogni modo, dall’informazione
potrebbero volersi sposare di nuovo e, se lo fanno, «si attirano così ricavata da 1 Timoteo e dalle altre due lettere pastorali (2 Timoteo e Ti-
un giudizio di condanna, perché infedeli al loro primo impegno» (1 to), si può tentare di definire la loro funzione all’interno della Chiesa.
Timoteo 5, 12). Il testo lascia intendere che fino a quel momento non Nelle suddette lettere, alle donne, e probabilmente anche alle vedove,

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viene attribuito il compito di educare altre donne, affinché possano
riprodurre l’ideale delle matres familiae, nonché la cura dei figli. In MEDITAZIONE
questo senso, esse esercitano una certa funzione magisteriale nella
a cura delle sorelle di Bose
Chiesa, evidentemente non in veste ufficiale ma sul piano del consi-
glio e della sapienza che scaturiscono dalla esperienza di una vita
santa. Infatti, secondo Tit0 2, 3-5, le donne anziane devono insegnare
alle giovani «ad amare i loro mariti e i loro figli, ad essere prudenti,
caste, dedite ai loro doveri domestici, sottomesse ai propri mariti,
perché la parola di Dio non venga screditata». Le vedove, dunque,
sono modelli di comportamento per le donne sposate e anche per le
vedove giovani che devono educare i figli finché si sposano nuova-
mente. Che le vedove avessero una funzione evangelizzatrice si evin-
ce da un frammento della Didascalia apostolorum, un antico trattato
cristiano risalente alla prima metà del III secolo. Da una delle norme
riportate nel testo, si intuisce che negli incontri con i pagani le vedo-
La beatitudine
ve e altri laici insegnavano questioni dottrinali, per esempio, riferite
all’unità di Dio. Altre questioni erano, invece, riservate ai pastori del-
degli invisibili
la Chiesa: «Sulla punizione o sul riposo, sul regno del nome di Cri-
sto, e sulla distribuzione, né una vedova né un laico parli» (capitolo
14, 3.5).
Accanto alle vedove di condotta irreprensibile, c’erano anche quel- LUCA 21, 1-4
le che, dimenticando la promessa di vivere in castità, si comportava-
no in modo promiscuo: «La vedova che si abbandona ai piaceri, an- Oggi il vangelo ci insegna a riconoscere Gesù
che se vive, è già morta» (1 Timoteo 5, 6). Si sottintende che è morta come il racconto di Dio, non solo dalle parole e
dal punto di vista della fede, perché le sue passioni la allontanano dai gesti ma anche dallo sguardo. E noi ricono-
dal Signore e la conducono «dietro a Satana» (1 Timoteo 5, 15). In sciamo in lui lo sguardo del Signore Dio narra-
queste condizioni, è meglio che si sposi. Così la pensava Paolo: «È to fin dall’inizio nella Bibbia, quello sguardo
meglio sposarsi che ardere di concupiscenza» (1 Corinzi 7, 9). Logica- che, seme e frutto della sua compassione, diede
mente le vedove giovani erano più a rischio di quelle che avevano inizio e ancora accompagna la storia della sal-
raggiunto una certa età. L’autore costata che esse «si comportavano vezza.
in modo lascivo» (katastreniàsosin) perché desideravano risposarsi Come Dio udì il sangue di Abele, la sete di
(cfr. 1 Timoteo 5, 11) e, abbandonando la loro fede, adottavano uno Ismaele nel deserto, il dolore degli stranieri a
stile di vita contrario alla dottrina di Cristo. Oziose, pettegole e cu- Sodoma e il grido della dura schiavitù di Israele
riose, le vedove giovani non facevano onore all’ordine delle vedove. in Egitto senza mai distogliere lo sguardo dal
Fausto Podavini
Il nostro brano termina con la seguente raccomandazione: «Se dolore che ascoltava, sempre Dio ode e guarda
«The Black Side Of South Africa»
qualche donna credente ha con sé (a casa sua) delle vedove, provve- ciò che noi non vogliamo udire né vedere. Le
da al loro sostentamento e il peso non ricada sulla Chiesa, affinché persone povere e sofferenti, in tutte le loro de-
questa possa venire incontro a quelle che sono veramente vedove» (1 clinazioni antiche e nuove, che la Bibbia riassu-
Timoteo 5, 16). Tutto fa pensare all’iniziativa privata di qualche cristia- me con l’espressione «lo straniero, l’orfano e la
na, forse anch’essa vedova, in favore delle vedove che sono nel biso- vedova», sono la macroscopica evidenza della
gno e non hanno chi si occupi di loro. Sarebbe questo un modo di storia che noi non vogliamo vedere.
aiutare la Chiesa, la quale non poteva far fronte al sostentamento di Noi che temiamo tremendamente la povertà e
tutte le vedove. La carità resta sempre al primo posto. l’esclusione come caparra e ombra della nostra

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morte, fuggiamo via con lo sguardo dagli sven- del nostro Dio che ci ha donato se stesso nella
turati, come se il solo vederli potesse contagiar- sua Parola e nel suo Spirito. Ne resta ammaliato
ci. Li rendiamo invisibili per noi e passiamo e ce la indica come icona per chi voglia seguir-
sempre oltre, come se ci fosse un oltre in cui lo: confidando nel Signore, amare non dandosi
cercare e servire il Signore (cfr. Luca 10, 32) e pensiero della propria vita.
non fosse proprio il Signore a venirci incontro
Gesù vede narrata, in quel gesto di totale
nei poveri, bisognosi e dolenti (cfr. Matteo 25). I
gratuità, la propria vita e anche la propria beati-
ricchi adornati invece, come ci ricorda la lettera
tudine. Vede in lei il proprio spendersi e
di Giacomo (cfr. 2, 5-7), attirano il nostro sguar-
donarsi senza calcolo, la propria libertà e beati-
do e il nostro encomio, rispettoso e/o invidioso
tudine, quella di chi confida solo nella tenerez-
che sia.
za dello sguardo del Signore, e può amare con
Ma Gesù fa il contrario, e dona la beatitudi- tutto se stesso. Come il mercante che, pieno di
ne ai poveri e agli invisibili. Gesù qui, nel tem- gioia, vende tutto per comperare la perla pre-
pio, vede dei ricchi che gettano offerte nel teso- ziosa che è la confidenza con il Signore. Così
ro e vede anche una povera vedova fare lo stes- come si riconoscerà nel gesto, giudicato dai di-
so. Gesù aveva appena detto di guardarsi da co- scepoli uno spreco scandaloso, del preziosissimo
loro che si fingono pii per mettersi in mostra. nardo che una donna gli verserà sul capo poco
L’ipocrisia, l’atteggiarsi a pii e puri mentre inve- prima che venga ucciso, l’unica persona che in
ce si vive divorando le case delle vedove, rapi- quell’ora ebbe uno sguardo sulla verità di Gesù.
nando le persone più povere tra i poveri, ha lo
È in vista della stessa beatitudine che Gesù ci
scopo di farsi guardare con ammirazione dalla
supplica di non badare all’apparenza, perché è
gente. Oggi Gesù ci insegna a guardare ciò che
triste disertare l’interiorità per attirare su di sé
non attira il nostro sguardo e che, proprio per
lo sguardo altrui invece di essere responsabile
questo, è l’oggetto privilegiato dello sguardo di
del proprio sguardo sugli altri. Come sempre il
Dio. Come il Servo del Signore che non ha né
Vangelo è di un’attualità sconvolgente: mai co-
bellezza né splendore per attirare i nostri sguar-
me ora, forse, il valore sociale sta nell’apparire
di, come i giusti e le vittime della storia che così
su uno schermo non per vedere ma per essere
spesso desideriamo ci siano tolti dalla vista, così
visti e ammirati.
questa povera vedova ci viene indicata da Gesù
come la rivelazione che fu per lui: quell’eviden- Con il suo sguardo penetrante Gesù vuole
za che a noi resta nascosta. In questa povera consolare tutti gli invisibili, resi tali dal nostro
donna che dà, nella libertà di chi è invisibile, sguardo angosciato e mondano che li esclude, e
tutto ciò che ha, Gesù vede l’amore invisibile svegliare tutti noi alla stessa consolazione.

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