Escolar Documentos
Profissional Documentos
Cultura Documentos
La vista
numero 73
novembre 2018
Sguardo libero
ROSSANA BRAMBILLA A PAGINA 12
LA SO CIETÀ DEL SELFIE
D ONNE DI VALORE
Barbara McClintock
MARIA BALDUZZI A PAGINA 26
CONSACRATE
La visione di Caterina
NICLA SPEZZATI A PAGINA 29
PAOLO E LE D ONNE
Guardare
L’EDITORIALE
alla nostra umanità. Nel tornare a essa c’è una via di salvezza. All’in-
dividuale, nascosta identità che ci si può creare dietro il nickname dei
Doaa Eladl
«Autoritratto» social, proponiamo di sostituire la più totalizzante esperienza di ri-
scoprire il mondo attraverso i sensi. Il mondo è molto più delle im-
magini veicolate dai media, ed è attraverso i nostri sensi che possia-
mo coglierlo in tutta la sua ricchezza.
con la mente altrove
Gesù è un uomo di parola e di silenzi, di ascolto, di sguardo, di
tocco, donati e ricevuti. In questo le donne sono le sue principali
compagne: sono le donne che stanno a osservare dove viene posto il
suo corpo (cfr. Marco 15, 47), è una donna che bagna i suoi piedi di
lacrime, li bacia, li cosparge di olio (cfr. Luca 7, 38). Proprio a quelle
donne a cui la storia ha proibito di guardare, di sollevare lo sguardo, di GIULIA GALEOTTI
obbligate a tenere gli occhi bassi, proprio a loro, impaurite, con lo
sguardo rivolto a terra, il risorto rivolge la prima parola di salvezza,
D ONNE CHIESA MOND O
una parola che libera (cfr. Luca 24, 4). E oggi le donne hanno biso-
«S
Mensile dell’Osservatore Romano gno di riscoprirsi liberate per poter trasmettere libertà e vita. travaccata su un’amaca, sotto una tenda tesa a ripararla
diretto da
LUCETTA SCARAFFIA dalla pioggia di sabbia vulcanica, il vicequestore aggiunto
Occhi liberati: da qui parte la nostra proposta. Quale tipo di espe-
Giovanna Guarasi si godeva lo spettacolo pirotecnico natu-
In redazione rienze noi proponiamo allo sguardo ancora libero dei bambini? Co-
GIULIA GALEOTTI
rale che andava avanti ormai da ore. (...) Non aveva mai
me la pedagogia può avere un ruolo speciale nell’aprire domande sui
SILVINA PÉREZ visto nulla di simile. La sommità dell’Etna assomigliava a
processi di formazione dello sguardo (Rosanna Brambilla). Nella no- un braciere che vomitava fuoco, sovrastato da una colonna
Comitato di redazione
CATHERINE AUBIN
stra società occidentale che riduce il mondo a immagini, facendo dei di cenere e lapilli. (…) Si abbottonò il giubbotto e allungò
MARIELLA BALDUZZI media il principale vettore della vita quotidiana, l’occhio è puntato la mano verso la sedia da giardino su cui aveva depositato i
ELENA BUIA RUTT
ANNA FOA
su se stessi e non più sull’altro, la nostra vista si è ristretta al selfie suoi generi di prima necessità: l’iphone, un cartoccio di cal-
MARIE-LUCILE KUBACKI (Piero Di Domenicantonio). La vista permette la visione e la contem- darroste, un pacchetto di Gauloises blu, un posacenere e lo
RITA MBOSHU KONGO
SAMUELA PAGANI
plazione del bello, pittura e scultura sono quindi da considerare un spray antizanzare».
MARGHERITA PELAJA «patrimonio» secondo un bel testo della tradizione musulmana (Sa- Così, a pagina 13, il lettore fa la conoscenza di Vanina, la protago-
NICLA SPEZZATI
muela Pagani). Assaporare la vita, il mondo, le relazioni è la promes- nista del romanzo giallo Sabbia nera (Einaudi, 2018) che sta riscuo-
Progetto grafico sa di ogni esistenza, per questo una donna che ha fatto dell’attenzio- tendo grande successo di pubblico. La detective — il cui nome «era
PIERO DI D OMENICANTONIO
ne alla vita il suo modus vivendi, pregava con le parole del poeta opera di sua madre, che gliel’aveva affibbiato dal primo momento,
www.osservatoreromano.va George Herbert: «Ah! mio diletto, / non posso guardarti. / L’Amore millantando di averlo tratto dal Vanina Vanini di Stendhal, di cui pe-
dcm@ossrom.va
per abbonamenti: mi prese per mano, sorridendo rispose: / “Chi fece questi occhi, se rò non conosceva neppure la trama» — è colta mentre assiste a uno
donnechiesamondo@ossrom.va non io?”». (elisa zamboni) spettacolo naturale, al quale, non essendo nativa di Catania, non è
A
utrice di una poesia nitida e diretta, che trae ispirazione da un mon- direzioni false e obiettivi sbagliati. Una poesia che si interroga,
do della natura osservato in lunghe e quotidiane passeggiate nei bo- ma che soprattutto interroga, senza timore di indicare una rispo-
schi di Provincetown (Massachusetts), Mary Oliver è una delle poe- sta e una vera e propria condotta, per il raggiungimento di una
tesse più lette e amate negli Stati Uniti. condizione di vita armonica e pacificata, poiché reinserita in quel
La sua scrittura è inscindibilmente legata a un’osservazione della contesto della natura di cui l’uomo fa parte e da cui si è erronea-
natura, che inizia ogni giorno alle cinque del mattino, ora in cui Ma- mente distaccato.
ry Oliver si sveglia, per iniziare la sua consueta passeggiata tra i bo- La poesia di Mary Oliver è semplice, immediata, levigata come
schi, rigorosamente armata di taccuino. Queste camminate sono or- un sasso di fiume, ma capace di dispiegare visioni e di condurre
mai celebri tra gli abitanti di Provincetown, abituati quotidianamen- il lettore a intense scoperte interiori. Il suo sguardo, attento al
te, da anni, a vedere la scrittrice girovagare, per poi fermarsi immobi- mondo naturale, trova in questo una bellezza unica che i suoi
le a guardare, anzi, a fissare un particolare che suscita il suo interes- versi rendono indimenticabile. Anzi, il fine stesso della poesia è
se, iniziando a prenderne nota. Il suo verso, infatti, ha origine da un creare un rapporto d’affetto con la realtà: «Il mio lavoro è amare
atteggiamento di straordinaria attenzione nei confronti del mondo il mondo» scrive in Messaggero: un mondo fatto di girasoli, coli-
esterno, una direzione dello sguardo più volte ribadita e incoraggiata brì, susine blu. Anima e paesaggio si corrispondono e scrivere
all’interno dei suoi stessi componimenti. versi significa, francescanamente, lodare: la sua parola chiave è grati-
La tensione maggiore presente nella sua poesia sembra essere quel- tudine. Nel mistero dell’esistenza c’è una grazia invincibile, mentre
la che conduce al confronto dialettico tra l’io poetico-lirico, da una visione della realtà e immaginazione si fondono e si aprono a una
parte, e la dimensione più oggettiva dell’esistenza, dall’altra. La solu- pausa meditativa sull’esistenza.
I
nella parola artistica. I trasferimento in Francia della sua famiglia, nel 1877, costituì per
Congregazione per
Una gratitudine che si concretizza nella lode, nella celebrazione di Mary Cassatt il pretesto per ampliare il proprio repertorio iconografi-
gli istituti di vita
consacrata e le ciò che è umile, piccolo, ordinario, ma che, se osservato con la giusta co, aggiungendo i suoi parenti, soprattutto bambini, alle scene di vita
società di vita inclinazione dello sguardo, rivela la propria appartenenza a una real- moderna. A quanto racconta Nancy Mowll Mathews, la sua primissi-
apostolica, l’Unione tà più grande, portatrice di senso. Il mondo naturale si rivela capace ma mamma con bambino fu la cognata Jennie col nipotino Gardner
internazionale della “preghiera perfetta”, come nel caso della poesia intitolata Il gi- che, dopo la nascita, aveva rischiato di non sopravvivere: un evento
superiore generali e glio, che sussurra in un linguaggio segreto impercettibili parole, che il che sembra avesse impressionato profondamente la zia Mary, colpita
dalla Conferenza poeta si sforza di udire ma inutilmente, anche se non c’è vento. For- già nell’infanzia dalla perdita del fratellino Robert. A queste presenze
episcopale italiana. se, medita Mary Oliver, la lingua del giglio in realtà è proprio il sem- famigliari, si aggiungono sin dall’inizio i figli di conoscenti diretti o
Le scalabriniane indiretti, come la celebre bambina sulla poltrona blu, figlia di amici
plice “stare” del fiore che, appunto, «sta semplicemente / con la pa-
hanno coinvolto
zienza dei vegetali / e dei santi / fino a quando la terra intera ha di Degas.
anche le suore
missionarie del Sacro compiuto il suo giro». Col tempo, la presenza di bambini nei dipinti di Mary Cassatt au-
Cuore di Gesù, che Scrive Mary Oliver a conclusione del suo “manuale di poesia” (A mentò in modo significativo, fino a diventare quasi esclusiva. Nel
hanno messo a Poetry Handbook): «La poesia è una forza che ha cara la vita. E ri- 1881, il quadro “La lettura” (La lecture), un ritratto della madre di
disposizione gli Mary intenta a leggere favole a un nugolo di nipoti, esposto alla se-
chiede una visione — una fede, per usare un termine vecchio stile. Sì,
spazi, e altre
proprio così. Perché le poesie non sono parole, dopo tutto, ma fuo- sta mostra dell’impressionismo, venne specialmente apprezzata da Jo-
congregazioni
chi per il freddo, corde calate a chi è perso, qualcosa di così necessa- ris-Karl Huysmans per le qualità propriamente pittoriche e per l’as-
>> 14 rio come il pane nelle tasche dell’affamato. Sì, proprio così». senza di quell’atmosfera melensa che caratterizzava invece molte
Sguardo libero nei quali siamo più immersi ci allenano continuamente a precisi modi
di vedere, e di pensare. E anche a un certo senso estetico e a un gu-
sto, o meno, della vita.
Che tipo di esperienza siamo soliti far fare alla nostra vista? C’è,
nei nostri giorni, un equilibrio tra l’esperienza del guardare vicino e
lontano? Del guardare in basso e in alto? Del guardare in profondi-
tà? I movimenti della vista non sono mai pura questione meccanica.
Hanno ripercussioni sul modo di essere al mondo.
Le situazioni che viviamo ci educano poi a focalizzarci su alcuni
precisi aspetti della realtà, di noi stessi e di ciò che incontriamo. Do-
ve tende a fermarsi la nostra attenzione quando guardiamo, e quali
aspetti vengono lasciati ai margini?
In occasione di alcuni incontri di formazione con insegnanti, cer-
cavo di riflettere insieme con loro sull’uso sempre più diffuso e inva-
sivo dei cellulari. L’intento non era quello di demonizzarne l’uso, il
di ROSSANA BRAMBILLA che sarebbe oltretutto ingiusto, visto che aspetti positivi e usi creativi
non mancano. L’uso continuo del telefonino, però, rappresenta un
continuo vedere da vicino, verso il basso, con la tendenza a escludere
dalla vista chi è prossimo (anche solo il vicino di posto su un mezzo
I
l senso della vista mi fa subito pensare agli occhi birichini dei bam- di trasporto). Tende a disabituare all’osservazione diretta, al soffer-
bini, nei nidi e nelle scuole dell’infanzia, che si muovono e osservano marsi con attenzione sulle cose, e a volte alla contemplazione di per-
molto più di quanto gli adulti possano percepire o immaginare. A sonaggi e scenari. L’uso prolungato ha inoltre e spesso il potere di
cosa vogliamo allenare la vista di questi bimbi, nelle esperienze che fagocitare altre sensibilità. Penso alla difficoltà di restare in ascolto di
proponiamo? Il mio lavoro diventa quello di aiutare educatori e inse- tutti i suoni e rumori del paesaggio sonoro. Questo esempio porta
gnanti a guardare e ragionare sulla configurazione degli spazi educa- anche a chiedersi: quanto, nella nostra conoscenza del mondo, delle
tivi quotidiani: dimensione degli angoli, degli oggetti, forme, colori, persone, riusciamo a mettere in dialogo i nostri sensi, senza privile-
orientamenti, posizioni. Linee, superfici, giochi di luce. E poi far ri- giare e assolutizzare il senso della vista (così sollecitato anche dai
flettere sugli sguardi ai quali educhiamo i bambini e le bambine, per media), per avere una visione più comprensiva e complessa dell’uma-
esempio nelle uscite didattiche. Si tratta di non limitarsi ad attenzio- no? «L’ascolto avvicina lo sguardo alle cose» dice efficacemente Tul-
ni relazionali o comunicative, ma di mostrare percorsi di sguardi pos- lia Gianoncelli, antropologa. È quanto io stessa ho vissuto nell’ascol-
sibili, alla ricerca di forme che si intrecciano, accostamenti di colori, to di tanti ragazzi e ragazze. La possibilità di farsi vicini alle situa-
elementi naturali ed elementi costruiti dall’uomo che si alternano, di- zioni e alle persone sta proprio in un guardare, in una capacità di os-
versità tra elementi naturali... Osservazione e contemplazione della servare con attenzione i dettagli, le espressioni, i gesti, mettendoli pe-
bellezza e delle differenze. Nei luoghi educativi il compito principale rò sempre in rapporto coi racconti, le parole e i significati dei prota-
religiose femminili.
Vengono accolte
donne che hanno già
ottenuto il
riconoscimento dello
status di rifugiate in
Italia o che gonisti delle storie, senza alcuna pretesa di dominare i significati al- tà. Aprire lo sguardo, anziché chiu-
potrebbero trui, e con la capacità di sentire l’altro. derlo, e aprire così la speranza.
regolarizzare la loro
condizione Nel nostro mondo, così pieno di armi di distrazione di massa, Quando ci accorgiamo che il
migratoria. Nelle due quello che vediamo, nella nostra quotidianità, quali sentimenti e qua- nostro modo di vedere si sta cri-
case (in via della li emozioni ci fa provare più spesso? A quali sentimenti ed emozioni stallizzando o tende a fermarsi
Pineta Sacchetti e in ci educa con maggiore forza? Quello che vediamo cosa tende a evo- sempre sulle stesse cose, quando ri-
via Michele Mercati) care, a farci ricordare delle nostre storie o esperienze di vita? Mettere petiamo sempre le stesse parole per
le ospiti possono descrivere le situazioni e non riu-
in relazione ciò che vediamo con le emozioni suscitate permette di
rimanere per un
non lasciare semplicemente passare la vita, ma di assaporarla, di fer- sciamo a uscire dai soliti schemi,
periodo che va da sei
mare nel tempo ciò che si sente. non c’è antidoto migliore che leg-
mesi a un anno, fino
a che non abbiano gere o studiare il vangelo, ma po-
C’è infine qualcos’altro che forma con prepotenza uno sguardo: i
raggiunto una nendogli domande estremamente
nostri saperi di riferimento. Ci sono saperi famigliari, che derivano concrete. La pedagogia aiuta a vi-
completa autonomia
e integrazione. Al da esperienze, e poi ci sono i saperi disciplinari, ovvero le teorie che gilare sulle strutture che condizio-
momento sono più assiduamente frequentiamo. Questi saperi disciplinano ciò che nano, o determinano, l’esperienza,
accolte 17 donne e 7 “dobbiamo” vedere, ciò a cui “dobbiamo” la nostra priorità, e anche ma il vangelo non lascia scampo
minori. quello che “possiamo” lasciare sullo sfondo, o non vedere. Per far ca- sul non perdere di vista le radici
«L’intenzione — ha pire meglio cosa intendo, vorrei riportare un fatto accaduto nel mio della nostra umanità, e sul baricen-
spiegato suor Eleia lavoro in una scuola. Qualche tempo fa ho ricevuto degli insegnanti, tro da tenere presente in ogni azio-
Scariot, peraltro tra i più sensibili, preoccupati perché un ragazzo continuava
scalabriniana, ne umana: un rapporto vero con se
ad addormentarsi in classe, e del fatto che — nonostante i suoi voti stessi e con il mondo. Nel vangelo
coordinatrice del
progetto — è quella fossero buoni — questo doveva derivare da un problema, probabil- troviamo scritto: «Perché guardi la
di sostenere le donne mente neurologico o psicologico, di una certa gravità. D’accordo con pagliuzza che è nell’occhio del tuo
nel loro percorso di la preside, ho immediatamente convocato il ragazzo, peraltro partico- fratello, e non ti accorgi della trave
integrazione e lare e simpatico, e gli ho chiesto con semplicità come mai fosse così che è nel tuo occhio? (...) Togli
valorizzazione stanco a scuola. E lui mi ha altrettanto semplicemente spiegato che prima la trave dal tuo occhio e al-
professionale. La aveva un grande sogno sportivo e che in quel periodo si stava alle- lora ci vedrai bene per togliere la
base è il riscatto pagliuzza dall’occhio del tuo fra-
nando in modo particolarmente duro per riuscire a realizzarlo. Agli
della speranza:
insegnanti non era venuto in mente di chiedergli perché fosse così tello». C’è da chiedersi se questa
queste donne
ricevono aiuto e stanco! trave non sia (come a volte si inter-
accompagnamento preta) un male più grande com-
Nessuno può mettere in dubbio la preziosità di tanti studi. Tutta-
umano e messo da noi rispetto all’altro, ma
via, nel mio lavoro mi ritrovo sempre più spesso a dover mettere in
professionale, tutto ciò che ci impedisce di vedere l’altro per intero, nella sua intera Margaret Keane
connessione l’umanità dei singoli insegnanti con l’umanità dei ragaz-
vivendo esperienze umanità: le insensibilità di visione alle quali lentamente veniamo for- «Gioia abbondante»
di convivenza, di zi. Non ho timore di confessare che spesso, più di alcune teorie, (2013)
mati; le nostre paure; i pregiudizi su ciò che è giusto e sbagliato; al-
divertimento e di nell’ascolto di tanti ragazzi e ragazze, e anche di tanti bambini e
cune idee sull’altro che cerchiamo più di confermare che di sfatare; e
spiritualità che siano bambine, mi sono fatta guidare da queste parole di fratel Roger di
rivitalizzanti per Taizé: «È essenziale cercare di capire l’insieme di una persona, grazie persino i saperi alla “luce” dei quali siamo così pronti a pensare di
riscattare la stima di ad alcune parole o qualche atteggiamento, piuttosto che con lunghe aver capito l’altro... Una trave, insomma, che non è mai tolta una
loro stesse, spesso spiegazioni. Non basta condividere ciò che fa violenza nell’intimo di volta per tutte, che cambia forma a seconda dei momenti della vita, e
ferita durante il loro un essere. Occorre ancora ricercare il dono specifico di Dio in lui, che richiede dunque una vigilanza continuamente rinnovata. Ma la
viaggio migratorio. buona notizia è che ogni trave, nel momento in cui le prestiamo at-
perno di tutta la sua esistenza. Una volta messo in piena luce questo
Allo stesso tempo
dono, o questi doni, si aprono delle strade». Partire dai doni: attitu- tenzione, si può rimuovere. E ci è sempre dato di poter riguardare il
>> 18 dini, passioni, talenti. Persino per aiutare laddove vi sia una difficol- mondo, gli altri e noi stessi, con maggiore libertà.
Mamma
mi si è ristretta la vista
di PIERO DI D OMENICANTONIO Snapchat per fare incetta di like, tag, emoticon. E poi? E poi... chi
s’è visto s’è visto. Perché di quegli scatti realizzati e pubblicati in rete
a raffica resta spesso ben poco. Forse il ricordo, senza che ci sia però
il tempo e la pazienza per rintracciarli nella memoria intasata del te-
lefonino o di una nuvola digitale. Ileana Pazienza
I
n principio era l’autoscatto. Bastava trovare un punto d’appoggio ab-
«Alice incontra
bastanza stabile, accertarsi che l’inquadratura fosse sufficientemente La scorsa estate, alla radio e alla televisione ha imperversato una lo Stregatto»
ampia, premere il bottone e correre. Il risultato si sarebbe visto solo canzone che nel ritornello diceva: «Siamo l’esercito del selfie». Non (foto vincitrice del concorso
qualche giorno dopo: una volta esaurito il rullino e trascorso il tem- si sarebbe potuta trovare espressione più calzante per descrivere il fe- «Dipende» ad Alberobello)
po necessario al laboratorio per lo sviluppo e la stampa della pellico- nomeno che si è scatenato a partire dal 2011 quando è apparsa la pri-
la. Poi le fotocamere sono cambiate. Sempre più piccole e leggere, ma doppia telecamera su un telefonino. Al massimo si potrebbe cor-
sono entrate pure nella dotazione dei telefonini. Finché è spuntato il reggere la dimensione quantitativa di quella espressione, che risulta
secondo occhio, piazzato sullo stesso lato di chi scatta. approssimata per difetto. L’esercito è già un’armata, transnazionale e
Addio ai grandi album gonfi di fotografie che conservavano la me- transgenerazionale, uniformemente assoggettata a un’unica disciplina:
moria di generazioni familiari e che i bambini sfogliavano stando sul- la celebrazione dell’io.
le ginocchia di nonni espertissimi nel dare un nome anche ai volti Nel 2014, un’indagine per conto di una casa produttrice di telefo-
che apparivano nelle immagini più ingiallite. E addio pure alle serate nini ha stimato in circa 29 milioni gli autoscatti condivisi ogni mese
con gli amici, convocati con la promessa di una cena a base di pizza nel mondo. Sempre nello stesso anno, l’Università cattolica del Sacro
e birra e poi inchiodati davanti a un lenzuolo appeso alla parete per Cuore, insieme con la fondazione Ibsa, ha presentato i risultati di
“ammirare” le diapositive dell’ultima gita fuori porta. un’inchiesta realizzata su un campione di 150 persone di età media
Stop. Basta. Tutto finito. Adesso ci si accerta che il telefonino sia intorno ai 32 anni. La maggioranza degli intervistati (39 per cento)
impostato nella modalità giusta, si stende il braccio, si scatta e via. Il ha dichiarato di fare selfie soprattutto per «divertire gli altri». Ma
selfie è servito. Pronto a viaggiare su Facebook, Twitter, Instagram, non sono pochi coloro che lo praticano per pura vanità (30 per cen-
di polemiche: inseriti
sotto il nome
maid.recruitment,
alcuni annunci
offrivano i servizi di
diverse collaboratrici,
ne di traduzione culturale. ‘Abduh riconosce il valore della pittura e altri invece
UN TESTO DI RIFERIMENTO PER L’ISLAM della scultura da un lato come «patrimonio», vale a dire come com- indicavano che le
domestiche erano già
ponente essenziale per la creazione di una memoria e un’identità na-
state “vendute”. Per
zionale, e dall’altro come parte di un’estetica che continua a ruotare
le dure reazioni che
intorno alla parola. Da un punto di vista retorico, le immagini sono hanno scatenato, le
“utili” perché esprimono meglio delle parole i significati che queste inserzioni sono state
trasmettono, ma sono pur sempre al servizio delle parole, come le subito rimosse. Il
miniature dei testi scientifici o letterari. In ultima analisi, suggerisce ministero del lavoro
‘Abduh, ogni arabo di buona cultura può riconoscere che il patrimo- ha dichiarato di aver
presentato un totale
Muhammad ‘Abduh
nio artistico ha una funzione comparabile a quella della tradizione
letteraria, e può apprezzare il valore della pittura perché conosce il di 243 denunce alla
valore cognitivo dell’immaginazione e l’efficacia del linguaggio figu- compagnia e al
dipendente
rato. L’altra traduzione culturale che ‘Abduh propone è la corrispon-
responsabile degli
e le immagini denza fra l’idolatria, il culto dei santi cristiani e il culto dei santi mu-
sulmani, che alla sua epoca era ancora il cuore pulsante della religio-
sità musulmana. Così come è influenzato dal positivismo nella sua
concezione utilitaristica dell’arte, ‘Abduh è influenzato dal protestan-
annunci. La licenza
dell’agenzia di lavoro
è già stata sospesa.
tesimo nella sua condanna del culto dei santi. Da questo punto di vi-
sta, il suo testo — che pubblichiamo di seguito — promuove e accom-
Il podio femminile
pagna non solo la nascita di correnti artistiche di ispirazione europea, di Athletica
ma la rinascita della versione islamica dell’iconoclastia. Vaticana
Sebbene siano
minoritarie, le donne
di SAMUELA PAGANI che fanno parte di
Utilità e statuto legale delle sculture
Athletica Vaticana (la
rappresentativa
I siciliani conservano con cura straordinaria le immagini disegnate podistica formata da
sulla carta e i tessuti, come accade, in misura ben maggiore, nei mu- monsignori, guardie
«U
na gioia per l’anima e un piacere per i sensi»: così
sei di più grandi nazioni. Questi certificano la datazione e l’attribu- svizzere e dipendenti
Muhammad ‘Abduh definiva la pittura in un capi- zione dei dipinti, e competono per assicurarsene il possesso con tan- della Santa Sede)
tolo della sua Relazione di viaggio in Sicilia, pubbli- to accanimento che certi musei sono pronti a pagare cifre esorbitanti stanno dando ottima
cata per la prima volta a puntate nel 1903 su una ri- per un solo disegno di Raffaello. La cosa davvero degna di nota non prova di sé. Un
vista egiziana diffusa in tutto il mondo islamico. è però il costo dei dipinti, ma il fatto che gli stati competano fra loro
esempio? Lo scorso
‘Abduh era a quel tempo il Gran Mufti d’Egitto e 23 settembre, due di
per acquisirli perché considerano i capolavori della pittura il lascito
loro, Sara Carnicelli
la stella del riformismo musulmano. Il viaggio in Si- più prezioso che le generazioni passate hanno lasciato alle nuove. Lo e Michela Ciprietti,
cilia gli offre un’occasione per riflettere non solo sul stesso vale per le statue. In questo caso, il valore delle opere, e la ge- sono salite sul podio,
rapporto fra islam e occidente, ma anche su quello losa sollecitudine che suscitano nei popoli, è tanto maggiore quanto rispettivamente come
fra il passato e il presente degli arabi. Nella corri- più sono antiche. seconda e terza, della
spondenza tradotta in questo articolo, l’autore argomenta a favore Via pacis, la mezza
Se vuoi capire il perché di tutto questo, basta che tu rifletta sul
dell’«utilità» delle immagini e della loro legalità nell’islam. Nel mon- maratona
motivo per cui i tuoi antenati hanno preservato la poesia custoden-
interreligiosa che ha
do islamico, questo testo è ancora oggi un riferimento per chi difen- dola nei loro archivi, cioè i canzonieri, e sul motivo per cui i nostri attraversato Roma.
de le arti visive e il patrimonio artistico dagli attacchi delle correnti antichi, Dio li abbia in gloria, hanno messo ogni impegno nel trascri- Le donne del
islamiste. Ancor più che per la sua attualità, è però interessante per vere, raccogliere e ordinare la più antica poesia araba, risalente all’era Vaticano corrono
gli aspetti che lo legano al suo tempo e per la sua originale operazio- preislamica. Per lo stesso motivo, questi popoli si preoccupano di veloci.
a cosa più importante è struttura e delle funzioni cellulari tramite l’os- dei geni attraverso scambi fisici di materiale tra Barbara McClintock aveva allora quarantano-
«L
sviluppare la capacità di servazione al microscopio) e l’aveva applicata cromosomi omologhi), la conferma che i geni si ve anni e, nonostante la sua vita lavorativa fosse
vedere». Con queste pa- con successo allo studio della genetica del mais, trovano sui cromosomi, la scoperta dell’instabili- stata punteggiata da crisi e precarietà, non le
role, Barbara McClin- coniugando l’osservazione macroscopica delle tà cromosomica, tutte pietre miliari nel progres- erano mai mancati il riconoscimento, la stima e
tock, una scienziata sta- caratteristiche genetiche della pianta con lo stu- so della genetica. il sostegno dei colleghi. Grazie anche a loro la
tunitense talmente originale da venir compresa dio al microscopio dei cambiamenti fisici nei scienziata aveva potuto affermarsi come uno dei
Nonostante questi brillanti risultati, nel 1931, più importanti citogenetisti d’America.
solo con decenni di ritardo da gran parte della suoi cromosomi. Aveva affinato un tale virtuosi- Barbara McClintock dovette lasciare questa uni-
comunità scientifica, sintetizzava la centralità smo nell’osservazione che illustri colleghi ricor- Era stata infatti nominata membro dell’Acca-
versità per mancanza di posizioni appropriate a
dell’osservazione visiva e dell’interpretazione revano a lei per la capacità di «vedere così tan- demia americana delle scienze nel 1944, ricono-
disposizione delle donne negli organici della fa-
delle immagini per le sue ricerche in genetica. to» al microscopio. Questo particolare talento scimento in precedenza conferito solo ad altre
coltà e il suo iter all’interno delle istituzioni uni-
La genetica come branca autonoma della bio- derivava dalla convinzione che anche il più pic- versitarie fu molto travagliato. Nelle facoltà due donne nella lunga storia di questa istituzio-
logia era nata agli inizi del XX secolo con la ri- colo dettaglio potesse fornire la chiave per com- scientifiche la carriera accademica era ancora ne, e nel 1945 era stata la prima donna presiden-
scoperta delle leggi di Mendel, ed era ancora ai prendere il tutto e che ogni organismo avrebbe preclusa alle donne e Barbara, contrariamente a te della Società americana di genetica.
primi passi nel 1919 quando, se pure inizialmen- rivelato i suoi segreti se osservato lungamente e molte altre, non accettò mai ruoli di ripiego. Fu perciò scioccata dalla reazione della platea
te osteggiata dalla madre che vedeva nell’istru- con attenzione. Per questo non tralasciava alcun Nel 1941 lasciò anche l’università del Missouri, di scienziati a tal punto che, negli anni seguen-
zione un ostacolo al matrimonio, Barbara si particolare, fino a ricostruire tutto l’insieme in che pure le aveva garantito una posizione di ti, pur continuando con determinazione a stu-
iscrisse alla facoltà di Agraria della Cornell Uni- un quadro coerente in cui si integravano strut- professore assistente, in quanto non ne tollerava diare il fenomeno e a raccoglierne le prove, cer-
versity. tura e funzione. la burocrazia eccessiva e le discriminazioni verso cò solo poche altre volte il confronto aperto con
La Cornell era una delle rare università aper- Questo modo di procedere fatto di metodo, le docenti. i colleghi, ritirandosi in una zona d’ombra.
te alle donne già dal 1872, e nel 1923, anno di pazienza e determinazione, la spinse sempre più Questi comportamenti portarono a problemi Durante gli anni cinquanta e sessanta, ai nu-
laurea della McClintock, 74 dei 203 laureati in a lavorare da sola, e da molti fu così giudicata di incertezza economica e frequenti cambiamen- merosi scienziati che si riunivano a Cold Spring
scienze erano donne. una persona eccentrica. ti di sede, oltre a una certa fama di stramberia e Harbor ogni estate per discutere e condividere
Già dai primi anni di college, la McClintock Al periodo trascorso alla Cornell risalgono la di difficoltà caratteriale, rafforzata dal suo anti- le più recenti acquisizioni scientifiche, non sfug-
si era specializzata in citologia (lo studio della dimostrazione del crossing over (ricombinazione conformismo e dall’essere non sposata. giva la presenza anomala, quasi in disparte, di
S
alla base del neodarwinismo. i assiste oggi a uno straordinario risveglio della mistica e del mistici-
gamente, attentamente e minuziosamente. Attra-
A quei tempi la struttura del genoma era smo sotto varie forme. La persistenza del fatto mistico anche in am-
verso questa lunga pratica nell’osservazione visi-
considerata assolutamente statica e l’informazio- biti avanzati della cultura ha voce significativa nel postmoderno. Si
va, la scienziata era arrivata a costruire un’im-
ne unidirezionale, dal DNA alla cellula. Quasi sta verificando quella sorta di profezia di Karl Rahner che annuncia-
magine mentale del mondo difficilmente comu-
nessuno ritenne perciò plausibile che i geni po- va, come unica possibilità per il futuro dell’uomo religioso, l’essere
nicabile in quanto strettamente soggettiva.
tessero muoversi e tanto meno che questo movi- mistico, toccato dall’esperienza di Gesù di Nazareth crocifisso e risor-
mento fosse programmato e controllato da altri Per tutti, la visione del mondo naturale si to. L’alternativa, continua Rahner, è la simulazione del religioso. Già
geni in risposta a segnali esterni al genoma stes- fonda sull’osservazione, ma quello che vediamo negli anni settanta lo storico americano Martin E. Marty, che per
è strettamente legato a ciò che sappiamo: più si lungo tempo si è dedicato allo studio della letteratura mistica, parla-
so; né era ritenuto possibile che, cambiando po-
conosce, più si vede. Questa relazione fra pro-
sizione, i geni esprimessero nuove funzioni. va di un recupero, con l’ampia diffusione e fruizione dei classici. Il fil
cessi visivi e cognitivi è, però, un’arma a doppio
rouge che lega l’esperienza e la narrazione di tale patrimonio mistico
Il linguaggio di McClintock, poi, risultò taglio in quanto il bagaglio di conoscenze ac-
è lo sguardo: «Ho trovato l’Amore, l’Amore si è lasciato vedere! Di-
oscuro, “mistico”, inaccettabile in un momento quisite può ostacolare la comprensione di feno-
telo a tutte, ditelo a tutte!» affermava Veronica Giuliani (Summarium
in cui i successi della biologia molecolare (tra meni che esulano dagli schemi mentali consoli-
cui la scoperta, nel 1953, della struttura del DNA) beatificationis, 115-120).
dati. Per Barbara McClintock, invece, questa re-
stavano profondamente cambiando il modo di ciprocità sembra essere stata particolarmente in- Mentre nel mondo ebraico e islamico la conoscenza segue la mo-
fare ricerca e di spiegare i fenomeni biologici. tensa e feconda. dalità dell’ascolto, il mondo greco lega invece il conoscere al vedere
Vedove
Al primo posto la carità
di NURIA CALDUCH-BENAGES munità primitiva incominciò ben presto ad aver cura delle vedove
(cfr. Atti degli apostoli 6, 1; 9, 39-40) e ad assisterle nei loro disagi (cfr.
Giacomo 1, 27).
A noi interessa specialmente un frammento della prima lettera a
L
e vedove sono vere protagoniste nella Scrittura. Come non ricordare Timoteo (5, 3-16), scritta tra gli anni ottanta e novanta del I secolo,
Tamar, Rut, Noemi, Giuditta, la vedova di Sarepta di Sidone, oppu- probabilmente da un discepolo che conosceva molto bene l’apostolo
re la vedova insistente della parabola lucana? Secondo la legislazione e il suo pensiero. La lettera, indirizzata a Timoteo, giovane capo del-
antica, la vedova senza figli aveva diritto al matrimonio, però poteva la comunità di Efeso, ha lo scopo di incoraggiarlo nella missione che
ritornare pure nella casa paterna. Le era consentito dunque risposar- gli è stata affidata. Timoteo, insieme a Tito, è uno dei più cari disce-
si, tranne che con un sacerdote; tuttavia, le seconde nozze non erano poli di Paolo, suo fedele collaboratore e continuatore della sua ope-
abituali. Così si spiega la frequente menzione della categoria delle ra. Di carattere essenzialmente esortativo, costituisce una specie di
vedove, del loro disagio economico, del loro bisogno di protezione piccolo manuale per il pastore, dove si affrontano questioni come
legale e del dovere di essere caritatevoli verso di loro. Il Signore stes- l’organizzazione della comunità, il modo di combattere i nemici della
so le sostiene (cfr. Salmi 146, 9), rende loro giustizia (cfr. Esodo 22, fede e la vita cristiana dei fedeli, senza che emerga una struttura o un
21; Deuteronomio 10, 18) e ascolta le loro suppliche, quando si sfogano piano di composizione evidente.
nel lamento (cfr. Siracide 35, 17). I loro oppressori (cfr. Ezechiele 22, 8) Si tratta di un brano significativo non solo perché è il testo neote-
e coloro che mancano al proprio dovere verso di loro (cfr. Giobbe 24, stamentario più lungo dedicato alle vedove, ma soprattutto perché
21; Isaia 10, 1-2) meritano il castigo divino. Con gli orfani e gli stra- attesta l’esistenza di un ordine delle vedove riconosciuto nella Chiesa
nieri, cioè quelli che non avevano l’appoggio di una famiglia, le ve- nella prima metà del II secolo. In 1 Timoteo 5, 9 si legge: «Una vedo-
dove dipendevano dalla carità della gente e, tranne qualche rara ec- va sia iscritta nel catalogo (katalegèstho) delle vedove quando...». Il
cezione, vivevano in condizioni miserevoli e cariche di figli, il che catalogo o registro, spiega Giuseppe Pulcinelli, era l’elenco delle ve-
peggiorava ancora la loro situazione. Nel Nuovo Testamento la co- dove disposte ad assistere le donne povere, le quali dovevano avere