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VOLTA
L'ERA DELL'ELETTRICITà
SCIENZA
PROTAGONISTI E SCOPERTE
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VOLTA
L’ERA D E L L ’E L E T T R IC IT À
a cura di Gianluca Lentini
È vietata la riproduzione dell’opera o di parte di essa, con qualsiasi mezzo, compresa stampa, copia fotostatica,
microfilm e memorizzazione elettronica, se non espressamente autorizzata dall’editore.
Tutti i diritti di copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.
Edizione speciale per Corriere della Sera pubblicata su licenza di O ut o f Nowhere S.r.l.
Il presente volume deve essere venduto esclusivamente in abbinamento al quotidiano Corriere della Sera
PANORAMA
Il personaggio 13
Il suo tempo 27
Cronologia 34
FO CUS
d i Gianluca L en tini
L’importanza di Volta 43
Le opere scientifiche 51
A P P R O F O N D IM E N T I
Pagine scelte 134
Glossario 144
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La stessa cosa è accaduta negli studi sull’e lettricità e il
protagonista ne fu Alessandro Volta. Per tutta la seconda
metà del secolo, il dibattito su questo fenomeno impalpabile
e sconosciuto aveva dominato gli scambi di esperienze fra
gli scienziati e furoreggiava anche nei salotti; sono rimasti
famosi gli esperimenti con cui l ’a bate Jean-Antoine Nollet,
peraltro fisico di vaglia, faceva provare alle dame parigine
il brivido di una scossa elettrica provocata da un dispositi
vo caricato di elettricità statica. In particolare, discussioni
anche molto aspre si intrecciavano a livello europeo tra i
sostenitori della teoria d i Luigi Galvani, scopritore della
cosiddetta elettricità animale con i suoi esperimenti sulle
rane morte che muovevano le zampe (in realtà gli anfibi
erano rivelatori, non produttori, di un’elettricità prodotta
dallo stesso fenomeno poi utilizzato da Volta per la sua p i
la), e quanti invece erano convinti che il misterioso “fluido
elettrico” dovesse essere in grado di manifestarsi nel contatto
fisico tra la materia inerte. Tra questi ultimi cera, appunto,
10 scienziato comasco.
Volta aveva intuito che l ’e lettricità dovesse essere legata,
a livello microscopico, ai singoli metalli e a ciò che definì
11 bro “stato elettrico” —poi chiamato potenziab - e dopo
lunghi esperimenti realizzò la famosa p ib , b prim a sorgen
te di ebttricità stabile, continua e disponibib a comando.
Era nata l ’era dell’elettricità, undici anni dopo l ’era della
chimica aperta da Lavoisier.
M a il contributo d i Volta in questo campo non si limitò
alla pila e agli esperimenti. Il fisico italiano dette anche
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la prim a formulazione matematica relativa a ll’elettricità,
con la legge che metteva in relazione la quantità di carica,
la capacità e la tensione di un condensatore (termine da
lui coniato e usato ancora oggi): Q = CV. Inoltre, definì
l ’u nità di misura della tensione, p oi battezzata volt in suo
onore, razionalizzando così la nuova scienza ormai libera
dalle pastoie fantasiose del passato. Infine, fu il prim o a ca
pire che l ’elettricità poteva, in teoria, essere trasmessa molto
velocemente a qualsiasi distanza, facendo l ’esempio di un
dispositivo di sparo posto a Milano e comandato via cavo
da Como. Si tratta di un concetto chiave, a ll’origine di tutto
ciò (telegrafo, telefono, radio, televisione ecc.) che poi l ’elet
tricità avrebbe effettivamente permesso. Lo scienziato coma
sco anticipò così di due secoli anche la famosa affermazione
dell’informatico statunitense Nicholas Negroponte, secondo
il quale nella società di oggi bisogna spostare sempre più bit
(cioè impulsi elettrici) e sempre meno atomi.
G.R.
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PANORAMA
IL PERSONAGGIO
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La pila di Volta. Foto Istituto Lombardo-Accademia di Scienze e lettere, Milano.
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oppose ferm am ente e decise di cambiargli scuola, iscri
vendolo al seminario Benzi dove finì la sua formazione.
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mezzi a disposizione (un pezzo di zolfo, un po’ d ’ambra,
una pezza di lana, un bastoncino fritto nell’olio per otte
nerne l’isolamento elettrico) sul tem a che più lo appassio
na: l’elettricità. D a solo com pone 500 esametri in latino
in cui racconta le ultime conquiste della scienza. D a solo
si arm a di carta e penna e scrive lettere ai più im portanti
studiosi dell’epoca esponendo i suoi dubbi e le sue teorie.
H a ventiquattro anni quando scrive la sua prim a m e
m oria scientifica: D e vi attractiva ignis electrici ac pha.no-
menis inde pendentibus e la invia a G iovanni Battista Bec
caria, professore di fisica a Torino. È il 1769. La seconda
m em oria è del 1771, si intitola Novus ac simplicissimus
electricorum tentam inum apparatus, ed è indirizzata all’a
bate Lazzaro Spallanzani, naturalista e professore dell’U
niversità di Pavia. Le sue idee com inciano a circolare, m a
Alessandro ha bisogno di un lavoro. Scrive così a Carlo
di Firmian, governatore della Lom bardia austriaca, per
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De vi attrattiva ignis elettrici { Sulla forza attrattiva det fuoco elettrico, e sui fenomeni
ad esso correlati). Mem oria epistolare di Volta a Giovanni Battista Beccaria,
con il quale lo scienziato com asco p olem izzò in merito alla natura dell’elettricità,
istituto L o m b a rd o -A c ca d e m ia di Scienze e lettere.
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Schem a della pila in una lettera di Volta inviata nel 1800 al naturalista inglese Jo se p h Banks,
presidente della Royal Sociely, Istituto L o m b a rd o -A c ca d e m ia di Scienze e lettere.
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con cui rim arrà sempre in contatto. Il viaggio di ritorno
lo p orta in Francia: a Ferney incontra Voltaire e con lui
discute di arte e letteratura. M entre attraversa la Savoia,
la sua attenzione è attirata da certi tuberi m arroni che
i contadini tirano fuori dalla terra e che poi m angiano
arrostiti o bolliti. Sono le patate, la cui coltivazione non
è ancora diffusa in Lom bardia, m a che Volta porterà
con sé nel suo viaggio di ritorno per farle conoscere ai
suoi conterranei.
E il 1778 quando, nella lettera indirizzata a de Saus
sure Sulla capacità dei conduttori elettrici, Volta in trodu
ce accanto al concetto di “capacità elettrica” quello di
“tensione elettrica”, oggi definito anche “differenza di
potenziale elettrico”. Nello stesso anno viene chiam ato
a ricoprire la cattedra di Fisica sperim entale all’univer
sità di Pavia, l’università dove insegna Spallanzani, che
Volta am m ira a tal p u n to da avergli dedicato uno dei
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suoi prim i scritti, m a che di persona si rivela dotato di
un carattere piuttosto difficile.
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Volta presenta la pila a Napoleone.
Olio di Giuseppe Bertini, 1891, Tem pio Vottiano, Como.
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iniziale entusiasm o per le idee di Galvani, presto passò
a una com pleta opposizione: per lui la contrazione dei
muscoli della rana era dovuta solo ai due metalli con cui
erano in contatto. Per lunghi anni «Alessandro conduce
la suprem a delle sue battaglie, volta a smantellare, giorno
per giorno, esperienza per esperienza, l’ipotesi dell’elet-
tricità animale sostenuta dal Galvani e a sostituirla con
quella che vede in azione, nei fenom eni presentati dalle
rane, la “elettricità com une dei fisici”».*
La disputa diventerà un vero e proprio scontro. A
Bologna sorge una società il cui scopo è di com battere
le idee di Volta, a Pavia ne sorge un’altra con lo scopo di
dem olire le ricerche di Galvani.
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H Tempio VoLtiano a Como.
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£ £ Q U E S TO È IL GRAN PASSO D A ME F A T T O
S U LLA FINE DEL 1799, PASSO CHE MI H A
C O N D O T T O BEN T O S T O A L L A C O S TR U Z IO N E
DEL N U O V O A P P A R A TO S C O TE N TE .* 9 9
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Accademia di Scienze e lettere, fondato da Napoleone
sul modello dell’Institut de France, con la missione di
conservare e diffondere la conoscenza scientifica e lette
raria. Nel 1804 sarà nominato presidente dell’Istituto.
N el 1805 l’imperatore lo nomina membro della Legion
d’onore, nel 1809 senatore del Regno d’Italia e nel 1810
conte, con il titolo trasmissibile alla discendenza diretta.
Quattro anni dopo, a soli diciotto anni, muore il figlio
Flaminio, un evento dolorosissimo: «La perdita del pove
ro mio figlio Flaminio mi sta tanto a cuore, che non avrò
più giorni lieti», scrive in una lettera indirizzata al nipote.
D opo la pila, l’attività di Volta rallenta finché, nel
1819, si ritira a vita privata, dividendosi tra Com o e la
casa di campagna di Camnago. E lì, in campagna, che
Alessandro muore il 5 marzo del 1827 all’età di 82 anni.
Camnago diventerà Camnago Volta in suo onore.
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IL SUO TEMPO
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tasto fondiario e dell’istruzione elementare
obbligatoria.
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quanto le scuole Palatine di Milano di molti valenti pro
fessori e di accrescere il numero delle cattedre in quelle
scienze specialmente delle quali lo studio è più utile».*
La riforma universitaria rientrava in un più vasto
progetto di riforma dell’istruzione. N el 1774, ad esem
pio, l’imperatrice introdusse l’istruzione primaria obbli
gatoria dai sei ai dodici anni e finanziò le spese della
pubblica istruzione con i beni requisiti alla Compagnia
di Gesù, che era stata soppressa precedentemente. «Do
vevano esservi tre tipi di scuola: la Normalschule, isti
tuita in ogni Land; la Hauptschule, almeno una in ogni
distretto; la Trivialschule, una in ogni paesino e in ogni
parrocchia rurale. Tutti i bambini dei due sessi doveva
no frequentarla tra i sei e i dodici anni. In campagna,
i bambini fino agli otto anni dovevano frequentare la
scuola estiva, da Pasqua alla fine di settembre, mentre
quelli tra gli otto e i dodici frequentavano la scuola in
vernale, dal 1° dicembre al 31 marzo, in m odo da poter
dare una mano nei lavori agricoli estivi. C ’erano speciali
corsi di ripasso: due ore ogni domenica dopo la messa,
per i giovani fra i tredici e i venti anni».**
Quali erano invece le novità introdotte nell’istruzio
ne superiore?
* D a L o ta rio a M a ria Teresa, a cura di G. Fusi, Industria Grafica Pavese, Pavia 2004
** E. Crankshaw, M a ria Teresa d ’A u stria . V ita d i u n ’im peratrice, Mursia, Milano 1982
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esautorando i collegi professionali o riservati
alla nobiltà; la chiamata dei professori doveva
avvenire per fama e valore scientifico; si eli
minavano alcuni insegnamenti a favore di una
didattica moderna, d’impronta sperimentale.
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Proseguendo sulla strada aperta dalla madre, Giu
seppe II dopo il 1780 procede alla chiusura di molte
parrocchie, conventi e monasteri. Una pratica che fa
vorirà la conversione d’uso di alcuni edifici in strutture
universitarie e servizi per la città. N el 1783, ad esempio,
viene inglobato nel complesso dell’università di Pavia
il monastero del Leano per realizzare un terzo cortile.
Tra il 1785 e il 1787 vennero costruite in questa nuova
struttura un nuovo teatro anatomico (aula Scarpa) e il
teatro di fisica (aula Volta). Ampliare le aule rientrava
nel programma di divulgazione del sapere. La riforma,
ad esempio prevedeva che «nelle scuole di anatomia,
ostetricia, chirurgia, filosofia morale, matematica e fisi
ca sperimentale si sostituisca l’uso della lingua italiana
a quello della latina, per rendere più esteso il vantaggio
ad ogni classe di persone». Inoltre si prescriveva che i
profèssori di anatomia, botanica, chimica, fisica spe
rimentale e storia naturale tenessero settimanalmente
“pubbliche ostensioni” (lezioni con esperimenti aperte a
tutti). L’università venne strutturata in quattro facoltà:
filosofia, legge, teologia, medicina. La facoltà di filosofia
era propedeutica alle altre e comprendeva gli insegna-
menti di storia d’Italia, matematica, logica e metafisica,
filosofia morale, matematica elementare, fisica generale,
fisica sperimentale (la cattedra di Volta), storia naturale.
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che dà il via alia rivoluzione francese. Gli anni
Novanta saranno segnati dagli avvenimenti
francesi, anche nei territori dove vive Volta.
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speciali di medicina e di diritto. [...] l’insegnamento di
alto livello scientifico continuava a svolgersi fuori delle
università».* A Pavia, durante l’età napoleonica arrivaro
no Vincenzo M onti e Ugo Foscolo a ricoprire la catte
dra di eloquenza (anche se l’incarico di Foscolo fu pre
sto soppresso da Napoleone stesso) e Gian Dom enico
Romagnosi per quella di diritto civile.
D opo il Congresso di Vienna, nel 1815, la Lombar
dia, tornata sotto l’Austria, attraversa un periodo di crisi
delle proprie istituzioni culturali e scientifiche, dovuto
al rigido controllo esercitato dall’autorità politica per il
ripristino dell 'ancien régime. Ma Alessandro Volta, dopo
aver già ridotto il proprio impegno scientifico negli anni
precedenti, dal 1819 si ritira a vita privata nelle sue case
di Com o e Camnago, dove le voci del mondo arrivano
attenuate.
1744 M oham m ed Ibn Saud fonda il prim o 1748 Esce Lo spirito delle leggi, considerato
Stato saudita, le m ira to di Dir'iyya. l'opera principale del filosofo e politico
francese C h a rle s -L o u is de M o nte
1756-1763 Ha luogo la Guerra dei Sette squ ie u , iniziatore d e lla politica della
Anni, con la quale l’Inghilterra e la separazione dei poteri e della divisione
Prussia escono vittoriose a danno di del lavoro. Le sue idee saranno alla
Francia, S pagna, Austria e Russia. In base della Costituzione am ericana.
co nseguenza di ciò, la Francia perde
le sue colonie nordam ericane a favore 1750 Inizia la pubblicazione di Aestethica,
d e ll’Inghilterra. saggio del filosofo tedesco Alexander
Gottlieb Baum garten, che di fatto fonda
1757 Con la Battaglia di Plassey (Bengala) gli questa nuova disciplina a rtistico -filo -
inglesi danno form alm ente inizio alla sofica, definita dall'autore « la scienza
loro dom inazione in India dopo anni di della conoscenza se n sitiva ».
attività com m erciale sotto gli auspici
1759 II filosofo francese Franpois-Marie Arouet
della East India Com pany.
(Voltaire) pubblica il rom anzo filosofico
Candido, una satira dell'ottim ism o che
1762 Caterina II "la Grande" diviene zarina di
prende le m osse dal devastante terre
Russia. Estenderà il territorio russo e
m oto di Lisbona del 1755. Attacca so
com pirà alcune riform e politico-sociali prattutto l’ottim ism o filosofico di Leibniz,
di stam po illum inistico, circondandosi secondo il quale «vivia m o nel m igliore
di im portanti esponenti della cultura dei m ondi possibili», e il «razionalism o
europea, com e il m atem atico Eulero. in gen u o » diW olff.
1775 Ha inizio la Guerra d'indipendenza am e 1762 Escono due saggi del filosofo Je a n -
ricana con le battaglie di Lexington e Jacques Rousseau: Il contratto sociale ed
Concord. Émile, o delt’educazione, nel quale prefi
gura una nuova società in grado di ristabi
1776 I tredici Stati Uniti d ’A m erica so ttoscri lire «n e l diritto l'uguaglianza naturale fra
vono la Dichiarazione d'indipendenza gli u om in i» e si occupa dell’educazione
dall'Inghilterra. dei cittadini rivolta agli stessi ideali.
1778 II navigatore inglese Jam es Cook scopre 1776 II filosofo ed econom ista scozzese Adam
le iso le Hawaii. Smith pubblica l'Indagine sulla natura e te
cause della ricchezza delle nazioni, la sua
1783 La Guerra d'indipendenza am ericana ha opera più importante, considerata il primo
term ine con il Trattato di Parigi, con cui lavoro che affronta nel suo com plesso i
l'Inghilterra riconosce l'indipendenza del principali aspetti della m acroeconom ia,
le ex colonie britanniche in Am erica. e ricco di riferimenti filosofici e politici.
1788 Prim o insediam ento perm anente euro 1781 Im m anuel Kant pubblica la Crilica della
peo in Australia a Sydney. Ragion Pura, la prim a delle tre Critiche.
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L E T T E R A T U R A E A R TI SC IE N Z A ED ES PLO R AZIO NI
1750-1820 Questi decenni segnano l'apogeo 1761 II m edico Giambattista Morgagni pubblica
del Grand Tour, i viaggi di studio degli un testo in cui per la prima volta vengono
intellettuali europei in Italia e in Grecia, descritte le m alattie cardiocircolatorie,
nel clim a del neoclassicism o che risco com e l'aneurism a dell'aorta, la sclerosi
pre la cultura e l'arte classica rom ana delle coronarie, l'angina pectoris e il
e greca. Il culm ine del Grand Tour sarà blocco cardiaco. Il testo è basato su 640
rappresentato dal Viaggio in Italia di autopsie condotte personalm ente.
Johann W olfgang von Goethe (1817). Grazie a un cronom etro m arino ideato
dall’inglese John Harrison viene risolto
1751 II filosofo francese Denis Diderot (1713- definitivam ente il problem a della de
1784) e il matem atico Jean le Rond term inazione esatta della longitudine in
d'Alembert (1717-1783) iniziano la pubbli qualsiasi luogo della Terra.
cazione dell' Encyciopédie, la prima opera
di divulgazione del sapere rivolta a tutti, 1769 II barbiere inglese Richard Arkw right
una vera e propria "rivoluzione culturale". brevetta il filatoio m eccanico. La m ac
china com incia così a sostituire l'uom o
1752 II dram m aturgo Carlo Goldoni scrive La nell'industria più diffusa dell'epoca,
Locandiera, la sua opera più nota, che provocando som m osse popolari.
apre la strada alla com m edia m oderna
Il francese Nicholas Cugnot costruisce
pur rifacendosi all'antica tradizione ita
il prim o veicolo a m otore, un carro per
liana della com m edia dell’arte. L’archi
il trasporto dell'artiglieria a tre ruote,
tetto Luigi Vanvitelli inizia la costruzione
della Reggia di Caserta, ultim a grande m osso da un m otore a vapore.
realizzazione del barocco italiano.
1777 II chim ico francese Antoine Lavoisier
1759 Franz Joseph Haydn com pone la Sinfonia elabora la teoria scientifica sut pro
n. 7, considerala il prim o esem pio com cesso della respirazione, basato sul
piuto della form a sinfonica m oderna, l'assorbim ento di ossigeno ed em is
che era stata già prefigurata nel 1730 sione di anidride carbonica. Sem pre
dai lavori del com positore Giuseppe Lavoisier applica queste conoscenze
Sam m artini. per determ inare il m eccanism o fisico
della com bustione, elim inando defi
1763 Lo sto rico d e ll'a rte tedesco Jo h a n n nitivam ente l'erronea e diffusissim a
Joachim W inckelm ann pubblica la Storia credenza fondata sul flogisto. Nel 1789,
dell'arte dell'antichità, opera che rappre Antoine Lavoisier pubblicherà il prim o
senta il contributo teorico più im portan trattato di chim ica m oderna, scevra
te all'arte neoclassica. dalle antiche concezioni alchim istiche.
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MONDO PENSIERO
1789 La presa della Bastiglia a Parigi segna 1789 II filosofo e giurista britannico Jerem y
l'inizio della R ivoluzione francese. Bentham pubblica l'Introduzione ai prin
cìpi della morale e della legislazione
1793 II re Luigi XVI e la regina Maria Anto fondando l'utilitarism o, che teorizza
nietta vengono ghigliottinati a Parigi. Ha qualunque tipo di libertà individuale, re
inizio il periodo del Terrore instaurato da ligiosa, com m erciale, utile ad aum entare
Robespierre. la felicità degli esseri viventi, anim ali
com presi.
1799 II Direttorio, regim e seguito al Terrore,
viene sovvertito da Napoleone Bonapar- 1791 L’autore politico inglese Tho m a s Paine
te che con un colpo di Stato instaura il pubblica la prim a parte dei Diritti dell'uo
Consolato, divenendone prim o console. mo, testo fondam entale nell'afferm azio
ne dei diritti dell'individuo al di là di ceto,
1801 Si form a il Regno Unito di Gran Bretagna ricchezza, stato sociale.
e Irlanda con un solo sovrano e un solo
parlam ento. I cattolici sono esclusi dal 1794 Nei suoi Fondamenti dell'intera dottrina
diritto di voto. della scienza il filosofo tedesco Johann
Gottlieb Fichte si pone com e il fondato
1804 Haiti dichiara la sua indipendenza dalla re dell'idealism o tedesco, che supera la
Francia: è la prim a nazione di popola filosofia kantiana afferm ando che ta re
zione nera a ottenere l'indipendenza dal altà non è qualcosa di esterno all’uom o,
colonialism o europeo. m a il prodotto della sua libera attività
Napoleone trasform a il Consolato in un spirituale. Fichte teorizzerà anche la
im pero, autoproclam andosi im peratore superiorità della Germ ania incitando i
dei francesi. Nello stesso anno prom ul tedeschi a opporsi alle invasioni napo
ga il suo Codice legislativo, al quale si leoniche.
ispireranno m olte nazioni europee.
1800 In Scozia l'imprenditore Robert Owen dà
1805 Nella Battaglia di Trafalgar il com an inizio alle sue riforme Sociali nell'ottica
dante-inglese Horatio Nelson sconfigge di una prima forma di socialism o. Nono
la flotta franco-spagnola. stante il fallimento delle sue utopistiche
riforme, Owen verrà considerato il fonda
1812-1815 Dopo la disastrosa Cam pagna di tore del m ovim ento operaio britannico.
Russia, Napoleone è costretto all'e
silio all'Elba; poi riprende il potere 1807 Nella Fenomenologia dello spirito Georg
nel periodo dei Cento Giorni m a viene W ilhelm Friedrich Hegel, considerato il
sconfitto definitivam ente a W aterloo m assim o rappresentante dell'idealism o
dalle forze inglesi di W ellington. Viene tedesco, espone la sua filosofia stori
m andato in esilio a Sant'Elena, dove cista e idealista fondata sullo sviluppo
m orirà nel 1821. della conoscenza um ana attraverso una
Al Congresso di Vienna le cinque potenze dialettica basata su una posizione, una
vittoriose (Inghilterra, Germ ania, Austria, opposizione e una com posizione.
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L E T T E R A T U R A E A R TI S C IE N Z A ED ESPLO R AZIO NI
1774 Jo hann W olfgang von Goethe pubblica / da m olti ritenuta l'evento che segna la
dolori del giovane Werther, sim bolo del nascita della cibernetica.
m ovim ento S lu m und Drang, precurso L'astronom o tedesco W illiam Herschel
re del rom anticism o tedesco. scopre il pianeta Urano.
1776 Lo storico inglese Edw ard Gibbon pub 1783 Vola a Parigi il prim o aerostato con
blica il prim o volum e delta Storia del un equipaggio um ano. Viene costruito
declino e della caduta dell'Impero ro dai fratelli francesi Jacques Etienne e
mano, che diventerà il testo storiogra Jo se p h-M ich el Montgolfier, e ba a bordo
fico di riferim ento fino al XX secolo. due persone.
1782 Lo scultore Antonio Canova apre il suo 1786 L'am ericano John Fitch brevetta il prim o
studio a Rom a, dove eseguirà le sue battello a vapore funzionante.
opere che rappresentano il vertice della
scultura neoclassica. 1791 L'Assemblea Nazionale francese istituisce
Viene pubblicata la tragedia Saul, rite il sistema m etrico. Per la prim a volta vie
nuta il capolavoro di Vittorio Alfieri, au ne form ulato un insiem e di pesi e m isure
tore che tra l’altro precorre le tem atiche collegati tra toro destinato a rappresen
del Risorgim ento italiano. tare il sistem a "universale".
1785 Donatien Alphonse-Franpois de Sade, 1794 L'am ericano Eli W h itn ey realizza la
scrittore e filosofo francese che resterà m acchina sgranatrice del cotone, che
noto per incarnare il libertinism o nelle avrebbe cam biato la storia. Grazie ad
sue form e estrem e nonché l'illu m in i essa le piantagioni di cotone si m olti
sm o più radicale, scrive in carcere Le plicano negli Stati del Sud e la schiavitù
120 giornate di Sodoma. dei neri riprende vigore.
1787 W olfgang Am adeus M ozart com pone il 1796 It m edico inglese Edw ard Jenner effet
Don Giovanni, considerato l’apice della tua la prim a vaccinazione della storia.
sua produzione operistica. E un'arm a concreta contro le m alattie
infettive.
1792 La filosofa e scrittrice in g lese M ary
W ollstonecraft, m adre dell'autrice di 1798 Lo scienziato inglese Henry Cavendìsh
Frankenstein, pubblica la Rivendicazione determ ina il valore della costante di
dei diritti della donna, opera che fonda di gravità terrestre.
fatto il m ovim ento femminista.
1800 Alessandro Volta annuncia l'invenzione
1795 Ludw ig van Beethoven com pie la sua della pila elettrica.
prim a apparizione pubblica a Vienna
eseguendo il suo Concerto per piano 1804 L'inglese Richard Trevithick realizza la
forte e orchestra n. 2, che in realtà fu il prim a locom otiva a vapore, poi perfe
prim o a essere com posto. zionata da George Stephenson.
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MONDO PENSIERO
Prussia e Russia) sulla Francia napoleo 1810 Viene fondata l’Università di B erlino.
nica ridisegnano gli Stati europei. Tra i suoi docenti o studenti ci saranno
Hegel, Schopenhauer, M arx e Bism arck.
1819 II generale e uom o politico venezuelano La struttura dell’università tedesca di
Sim on Boli'var libera la Nuova Granada venterà un m odello che ispirerà molte
(oggi Colom bia, Venezuela ed Ecuador) università m oderne.
dal dom inio spagnolo. Viene eletto pre
sidente della Colom bia. 1818 II filosofo tedesco A rth u r S ch o p e n
ha uer pubblica // mondo come volontà
1820 Nascono le società segrete in Italia, e rappresentazione, in cui espone il suo
fondate su valori patriottici e liberali, pensiero "pessim ista" che, influenzato
organizzatrici di m oti popolari contro le anche dalle religioni orientali, celebra
m onarchie. A Napoli nasce la Carbone il prim ato delta natura contro lo spirito,
ria (G uglielm o Pepe), che si estende in dell'irrazionalism o contro il razionali
Sicilia e poi nel Lom bardo Veneto (Silvio sm o, subordinando conoscenza e ragio
Pellico, Pietro M aroncelli) contro gli ne alla volontà, in un m ondo perm eato
Asburgo, in Em ilia (Ciro M enotti). I m oti solo da «d olo re e noia». La filosofia di
vengono duram ente repressi e i toro Schopenhauer avrà un’influenza fon
protagonisti uccisi o incarcerati. dam entale sugli sviluppi del pensiero
nell’Otto-Novecento e in particolare su
1822 La Grecia proclam a la repubblica e la Nietzsche e Freud.
sua indipendenza dalla Turchia. Il Brasile
acquista l'indipendenza dal Portogallo. 1830 Esce, anonim o, Pensieri sulla morte e
l'immortalità del filosofo tedesco Ludw ig
1824 II M essico diviene una repubblica, tre Feuerbach, che si distacca dalla sinistra
anni dopo aver dichiarato la sua in d i- hegeliana conducendo una profonda
pendenza dalla Spagna. critica alla religione ed elaborando una
filosofia um anistica, dì ispirazione m ate
1831 Giuseppe M azzini fonda a M arsiglia la rialistica, che influirà m olto su Karl Marx.
Giovine Italia.
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L E T T E R A T U R A E A R TI S C IE N Z A ED ESPLO R AZIO NI
1799 In Egitto viene scoperta la Stele di Roset 1808 L’inglese John Dalton annuncia la teoria
ta che, grazie all'opera di Jean-Frangois atom ica, secondo cui ogni elem ento,
Cham pollion, perm etterà di decifrare i solido, liquido o gassoso, è com posto da
geroglifici egizi. particelle che chiam a atom i (dal greco
indivisibili) ricordando la stessa ipotesi
1801 Bonaparte attraversa le Alpi è il prim o form ulata 2000 anni prim a dal filosofo
dei dipinti del francese Ja cque s-Lo u is greco Dem ocrito.
David che celebrano il futuro im pera
tore e rappresentano una delle più alte 1818 II m e d ico fra n ce se R e n é -T h é o p h ile
testim onianze della pittura neoclassica. Laennec a n n un cia l’in ve n zio n e dello
stetoscopio.
1808 Jo hann W olfgang von Goethe com pone
la prim a parte del Faust, poem a dram 1820 II danese Hans Christian Oersted sco
m atico ritenuto uno dei capolavori della pre il fe n o m e n o d e ll’e le ttro m a g n e
letteratura europea. Goethe influirà pro tism o, aprendo l’era che porterà alle
fondam ente anche sulla filosofia tede rivoluzio narie invenzioni della dinam o,
sca di Schelling, Hegel e Nietzsche. del m otore elettrico e delle ra d io tele -
co m unicazio ni.
1825 Alessandro M anzoni pubblica I promessi
sposi, considerato la form a più co m piu 1824 II francese Sadi Carnot pubblica la legge
ta del rom anzo italiano nonché, per l’uso base della term odinam ica.
di una lingua nazionale, un m odello fon
dam entale per la successiva letteratura. 1828 II tedesco Friedrich W ohler annuncia
la sintesi di una sostanza organica
1832 Giacom o Leopardi term ina di com porre (urea), da m aterie prim e inorganiche,
lo Zibaldone, opera nella quale risulta dim ostrando che gli esseri viventi sono
centrale il tem a dell’infelicità costitu costituiti dalle stesse sostanze che
tiva dell'essere um ano, intesa com e com pongono la m ateria inerte senza
legge di natura alla quale nessun uom o che ci sia bisogno del "soffio vitale".
può sottrarsi.
1829 II m atem atico russo Nikolai Lobacevskij
1844 II com positore francese Hector B erlioz elabora la geom etria non-euclidea, che
p u bblica il Grande trattato di strumen stravolge i concetti espressi dal m ate
tazione e orchestrazione moderne, che m atico greco Euclide. Il concetto di geo
influirà profondam ente sulla m usica m etria euclidea, autoevidente, che forni
sinfonica tardorom antica. sce l’unica "vera" descrizione del m ondo,
viene com pletam ente scardinato, com e
faranno un secolo più tardi Godei con
la m atem atica ed Einstein, il quale m o
strerà che l'universo è non-euclideo, in
quanto la materia curva lo spazio, con
curvature diverse da punto a punto.
39
FOCUS
L'IMPORTANZA DI VOLTA
43
cui è tratto il testo citato, contiene la descrizione della
pila elettrica, l’invenzione rivoluzionaria con la quale il
filosofo naturale comasco avrebbe contribuito a fondare
fisicamente l’elettricità, a unificare sostanzialmente fi
sica e chimica, a innescare una rivoluzione senza pre
cedenti nella storia della chimica e, in ultima analisi, a
imbrigliare e a mettere a disposizione dell’umanità una
delle interazioni fondamentali della natura.
La pila di Volta è concepita in un m omento stori
co scientificamente fecondissimo, un periodo in cui,
in particolare, illustri sperimentatori e teorici (chimici
e filosofi naturali, com’era costume all’epoca definire i
fisici) mettevano la testa e le mani in una varietà an
cora nebulosa di fenomeni elettrici, al tempo concepi
ti come evidenze di “diverse elettricità” (l’elettricità da
sfregamento o triboelettricità, l’elettricità atmosferica,
l’elettricità animale): lo statunitense Benjamin Franklin
aveva sperimentato sulla propria pelle la potenza dell’e
lettricità atmosferica con il suo parafulmine, il francese
Charles-Augustin Coulom b aveva pubblicato la propria
legge sulla forza elettrostatica a seguito degli esperimen
ti con la bilancia di torsione, l’inglese Henry Cavendish
aveva studiato nel segreto e nel silenzio la composizione
deU’aria attraverso combustioni elettriche, gli olandesi
Pieter van Musschenbroek e Martin van Marum aveva
no ideato la bottiglia di Leida, il primo oggetto speri
mentale in grado di immagazzinare carica elettrica e di
scaricarla in m odo potente e roboante, e in Italia Luigi
44
Galvani stava sbalordendo il mondo con gli incredibili
movimenti, generati da fenomeni elettrici, che osserva
va nelle gambe delle rane.
45
la distanza. Alessandro Volta, nel suo primo scritto a
tema elettrico destinato a Giovanni Battista Beccaria,
parlerà di una forza attrattiva agente in ragione delle ca
ratteristiche intrinseche dei corpi, ma la distinguerà da
una forza propriamente newtoniana, legata alla massa
e all’inverso del quadrato della distanza, e sarà sempre
attento a non speculare su teorie generali di difficile spe
rimentazione pratica.
Volta è dunque pienamente parte di questo fecon
do m omento scientifico, corrisponde e si incontra con
i principali scienziati dell’epoca e si pone al centro più
o meno volentieri delle principali dispute scientifiche: è
attore tenace nella polemica contro gli anatomisti della
scuola bolognese di Galvani, propugnatori dell’esisten
za dell’elettricità animale (o fluido galvanico), mentre è
protagonista riluttante nella disputa tra l’inglese Joseph
Priestley, assertore della teoria chimica del flogisto, il
principio di infiammabilità che era ritenuto uno degli
elementi fondamentali e imponderabili della natura, e
Antoine-Laurent de Lavoisier, che arriverà a fondare la
moderna chimica degli elementi, priva di flogisto.
46
e approssimazioni successive e ripetute fino ad ottenere
un campione significativo di risultati e fino a una sod
disfacente resa del suo apparato sperimentale: «Il princi
pale di questi risultati, che si può dire comprenda tutti
gli altri, è la costruzione di un apparecchio che asso
miglia, per i suoi effetti, ossia per le sensazioni che è in
grado di far provare nelle braccia eccetera, alle bottiglie
di Leida, e meglio ancora alle batterie elettriche debol
mente caricate, che qui però agiscono senza fermarsi o
nelle quali la carica, dopo ogni esplosione, si ristabilisce
da sé stessa».
La pila gode, nelle parole di Volta, di una carica in
consumabile e di un’azione sul fluido elettrico che è
perpetua e rassomiglia, in ultima analisi, all’organo elet
trico naturale delle torpedini o delle anguille, una rasso
miglianza tale che Volta propone, per la sua invenzione,
il nom e di «Organo elettrico artificiale».
L’apparecchio è di preparazione e d’uso molto faci
li: Volta impila dischetti di zinco e di rame (nella ver
sione più comune della sua pila: lo scienziato comasco
produrrà diverse configurazioni della propria pila, sia
utilizzando metalli diversi, come il piombo e l’argento,
sia disponendo i dischetti in una corona di tazze, colle
gandoli a recipienti pieni d’acqua) delle dimensioni di
un pollice o di una moneta, intercalati da dischetti di
cartone o di pelle, o di qualsivoglia materiale spugnoso,
ben imbevuti d’acqua salata: la struttura della colonna
vede, dal basso all’alto, un dischetto di zinco, uno di
47
rame e un «dischetto umido», sopra il quale riprende il
posizionamento di un dischetto di zinco, uno di rame, e
di un dischetto umido, fino a 20-30 elementi massimo
per colonna, onde garantirne il mantenimento in posi
zione eretta.
Volta osserva sperimentalmente, spesso toccando
con le proprie mani, la generazione e il passaggio di
elettricità nel proprio apparato sperimentale. Nelle sue
parole, discerne l’eccitazione dell’elettricità generata dal
contatto tra metalli diversi: la diversità dei metalli in
staura un «disequilibrio motore» per il fluido elettrico in
essi contenuto e ne permette il passaggio dall’uno verso
l’altro. La pila è, dunque, un apparecchio elettromoto
re, nel quale il contatto tra metalli di natura diversa in
staura una tensione in grado di eccitare il movimento
dell’elettricità. Volta utilizza in prima persona il termine
tensione che, accompagnato dall’aggettivo “elettrica”,
sarebbe diventato sinonim o di “voltaggio”.
Quello che Volta aveva creato è una cella galvanica (o
cella voltaica, è curioso constatare ancora la coesistenza
di questi due termini), il cuore della moderna batteria
elettrica, un apparecchio in cui l’energia chimica, legata
al diverso potenziale di riduzione dei metalli, a sua volta
connesso alla struttura atomica dei diversi metalli e alla
capacità più o meno spiccata di cedere o attrarre elettro
ni da legame, viene convertita in energia elettrica.
M ettendo a disposizione della comunità scientifica,
nelle parole della lettera a Banks, «l’apparecchio di cui
48
vi parlo e che senza dubbio vi sbalordirà», lo sperimen
tatore Volta giunse a dare una svolta fondamentale al
le ricerche sull’elettricità e a indurre un cambiamento
sostanziale nella tecnologia e nelle teorie scientifiche
dell’epoca. E dunque, nelle sue parole in una lettera del
1775 all’illustre chimico Joseph Priestley: «Mettiamolo
ormai alle prove, e veggiamo come gli effetti corrispon
dono alle promesse».
49
LE OPERE SCIENTIFICHE
51
I F A T T I P O SSO N O DISTRUGGERE I NOSTRI
RAZIOCINI!, NON V IC E V E R S A .9 9
52
gli strumenti inventati dallo scienziato comasco come
parte imprescindibile della sua opera, del suo con
tributo e della sua eredità. La produzione scritta di
Alessandro Volta, in particolare per quanto concerne
le lettere, è inoltre notevolissima: nel seguito verran
no trattate soltanto le principali opere dello scienziato
comasco, quelle particolarmente sostanziali per il loro
carattere innovativo, o quelle in cui per la prima volta
lo scienziato comasco presenti un concetto chiave della
sua visione scientifica o uno strumento da lui ideato o
perfezionato.
In ordine di tempo, la prima lettera a tema elettrico
di Alessandro Volta è quella redatta in latino, nel 1769,
e inviata a Giovanni Battista Beccaria, intitolata D e vi
attrattiva ignis elettrici, acphaenomenis independentibus
(Sulla forza attrattiva del fuoco elettrico, e sui fenomeni
ad esso correlati): in questa memoria epistolare un Ales
sandro Volta ventiquattrenne prende posizione contro
raffermato professore torinese, a sua volta molto inte
ressato ai fenomeni elettrici, riguardo la natura dell’elet
tricità, rifiutando il concetto beccariano dell’elettricità
«vindice», un concetto che vedeva la «rivendicazione»
del proprio fluido elettrico da parte di corpi di diversa
elettricità se messi a contatto tra di loro, in una visione
preliminare e parzialmente distorta del concetto di in
duzione elettrostatica.
In questa lettera Volta afferma che tutti i corpi pos
siedono elettricità («la forza attrattiva del fuoco elettri-
53
co»), in proporzione tale da essere in equilibrio elettri
co, come dai risultati osservabili a seguito degli esperi
menti sullo sfregamento. Q uando i corpi sono portati
in contatto l’uno con l’altro questo equilibrio muta e
se ne instaura uno nuovo (quel «disequilibrio motore»
che sarà principio chiave della pila e in generale della
teoria elettrica voltiana): una perturbazione dell’equi
librio elettrico avviene durante il progresso dell’azione
chimica.
La forza elettrica, per Volta, è una forza connessa alle
caratteristiche intrinseche dei corpi e agisce in perpe
tuo, ma non è newtoniana nel senso di dipendere da
una massa e dall’inverso del quadrato di una distanza.
54
un corpo che una volta sola elettrizzato per brevissim’o-
ra, né fortemente, non perde mai più l’elettricità sua,
conservando ostinatamente la forza vivace dei segni a
dispetto di toccamenti replicati senza fine».
L’elettroforo perpetuo di Volta, considerato la pri
ma macchina elettrostatica a induzione, si compone di
una piastra metallica di ottone (o di legno dorato, o
di peltro), definita «scudo» e dotata di un manico iso
lante, e di una piastra di forma e dimensioni analoghe
di materiale non conduttore, chiamata «schiacciata»
o «stiacciata» di mastice. Se si carica la stiacciata per
strofinamento e si avvicina lo scudo, la prima induce
il «fluido elettrico» sulla superficie del secondo: questo
procedimento, considerata la natura non conduttrice
del mastice, garantisce una grande durevolezza della ca
rica sulla stiacciata, e la possibilità di ricaricare lo scudo
«in modo perpetuo». Nelle parole di Volta a Priestley,
l’elettroforo descritto conservava la carica, inalterata, da
oltre un mese. L’elettroforo, notevole per l’entità e la
durata degli effetti elettrici, è un precursore della pila
com e strumento in grado di immagazzinare e di pro
durre elettricità.
55
sentata la scoperta del metano, riconosciuto da Volta
nelle paludi costiere dell’area del lago Maggiore: «La
scoperta che ho fatto nel mese di settembre scorso di
questa specie di aria infiammabile che si nasconde in
quantità prodigiosa sul fondo delle acque dormienti e
nel fango delle paludi».
La scoperta del metano è di particolare rilievo per
gli esperimenti di Volta sulla combustione delle arie
attraverso un innesco di tipo elettrico, in quanto il
metano entrerà presto nelle sperimentazioni voltiane,
nonché per il contributo di Volta alla stechiometria e
alla chimica moderna, nell’approccio quantitativo e
incrementale alla sperimentazione in campo chimico e
nell’intuizione delle proporzioni definite tra i reagenti
in una reazione, o combinazione come si sarebbe detto
all’epoca, chimica.
In particolare, negli esperimenti di combustione
del metano (con la produzione della sua caratteristica
fiamma bluastra) con altre “arie”, Volta nota come una
misura di «aria infiammabile» nativa delle paludi bruci
completamente da otto a dieci misure di aria, producen
do «aria fissa» (anidride carbonica, C 0 2) e acqua.
Volta mancò di riconoscere l’importanza della pro
duzione di acqua, ma contribuì comunque a fondare la
moderna chimica stechiometrica attraverso l’approccio
quantitativo alla sperimentazione sulla combustione
delle arie.
Interessante è, nuovamente, l’atteggiamento scien-
56
tifico assolutamente moderno di Alessandro Volta,
esplicitato anche negli esperimenti con il metano: la
spiegazione data ai fenom eni osservati non è che la più
plausibile, considerati i dati osservativi, ed è di per sé
falsificabile, ossia è vera sino a prova contraria.
Gli esperimenti sulla com bustione delle arie, e la
particolare attenzione di Alessandro Volta alla «respi
rabilità» delle arie, condussero lo scienziato comasco
a perfezionare l’eudiometro, strumento dedicato allo
studio della salubrità o respirabilità delle arie.
Strumenti analoghi all’eudiometro voltiano erano
già utilizzati da Joseph Priestley stesso e dal chimico
Marsilio Landriani, ma la struttura moderna, nonché
l’effettivo utilizzo sperimentale e l’innesco elettrico
dell’eudiometro si devono ad Alessandro Volta.
Diverse sono le configurazioni dell’eudiom etro
studiate e sperimentate dallo scienziato com asco, ma
nella sua struttura più com une l’eudiom etro è costi
tuito da un tubo di vetro, con un’imboccatura chiusa
da un turacciolo di mastice attraverso cui penetra
no due elettrodi ed una aperta posta in un recipiente
contenente acqua. L’aria infiammabile delle paludi da
analizzare viene posta nell’eudiom etro, insiem e con
aria (che, com e è noto, è essenzialm ente un m iscu
glio di azoto e ossigeno, per il 78% e il 21% rispet
tivam ente) e la com bustione viene innescata grazie
alla scintilla prodotta dai due elettrodi: veniva così
osservata la «scomparsa» di parte di entrambe le arie,
57
la produzione di «aria fissa» e il conseguente innalza
m ento del livello dell’acqua.
La presenza di acqua nell’apparato sperimentale e il
mancato riconoscimento della composizione chimica
reale dell’aria impedirono ad Alessandro Volta di giun
gere alla comprensione della composizione dell’acqua,
che non sfuggirà pochissimi anni dopo ad Antoine-
Laurent de Lavoisier il quale utilizzerà, al posto dell’ac
qua, il mercurio.
Volta lamenterà più tardi, esplicitamente, il fatto di
non aver avuto abbastanza mercurio a disposizione per
arrivare alla medesima conclusione di Lavoisier.
58
voisier, che stava per rivoluzionare la chimica sia eli
m inando la necessità del flogisto, sia avvicinandosi di
m olto alla reale com posizione dell’aria (che il chimico
francese leggeva com e «acido nitroso», e che il chimico
inglese, con Volta, vedeva addizionata di «terra»), an
cor prima che dell’acqua: «E qui accordandogli che la
sua teoria è diversa da quella di Priestley, gliel’abban-
dono volentieri, aspettando ch’egli medesimo l’abban
doni un giorno, costretto dai fatti decisivi, che contro
la sua pretesa si vanno ogni giorno moltiplicando».
E significativa, in questa lettera, anche la trattazione
della meteorologia elettrica e l’accenno a fenomeni cele
sti quali le meteore, lette da Beccaria e dalla sua scuola
come fenomeno eminentemente elettrico, e da Volta co
me fenomeno legato all’interazione di elettricità e aria
infiammabile. La trattazione dei fenomeni meteorologici
e celesti evolverà, in Volta, nei dieci anni successivi, e sarà
trattata a partire dalle lettere a van Marum del 1787-88.
E del 1777 anche l’invenzione voltiana della pistola
elettroflogopneumatica («Ridete pure», dirà Alessandro
Volta, «ma non spaventatevi di tale nome»), presentata
in un primo momento con il nome di pistola elettrico-
aereo-infiammabile proprio nella lettera al Reverendo
Barletti. La pistola venne sviluppata dallo scienziato co
masco nel contesto dei suoi studi circa la combustione
delle arie, a seguito del perfezionamento dell’eudiometro
e dell’ottenimento di combustione e scintille in un reci
piente di vetro.
59
La pistola, detta anche «bombarda» dallo scienziato
comasco, era costituita da un recipiente di vetro con
tenente «aria deflogisticata» (ossigeno, o più com une
mente semplice aria) e «aria infiammabile» (idrogeno,
oppure metano), e la combustione era innescata dai
due elettrodi contenuti nel recipiente e collegati all’e
sterno, l’uno tenuto in mano e l’altro collegato a un
elettroforo caricato.
Innescando elettricamente la pistola elettroflogo-
pneumatica, Volta fu in grado di ottenere forti detona
zioni e l’espulsione del turacciolo di sughero che chiu
deva lo strumento. Tra le «belle idee di esperienze sor
prendenti» che Alessandro Volta ha in mente con la sua
nuova invenzione, immagina di innescare uno sparo a
M ilano con una pistola caricata, a Com o, da una botti
glia di Leida: «Ma se il fil di ferro fosse sostenuto alto da
terra da pali di legno qua e là piantati es. gr. da Com o
fino a Milano; e quivi interrotto solamente dalla mia
pistola, continuasse e venisse in fine a pescare nel canale
del naviglio, continuo col m io lago di Como; non credo
impossibile di far lo sbaro della pistola a M ilano con
una boccia di Leyden da me scaricata in Como».
60
vazionì sulla capacità, de conduttori elettrici e sulla com
mozione che un semplice conduttore è atto a dare eguale a
quella d i una boccia di Leida, nella quale lo scienziato
comasco discute della capacità dei conduttori elettrici e
la mette in relazione con la geometria e con la tensione
elettrica degli stessi.
61
sfuggirebbe ai nostri sensi [...] Ma io amo meglio di
chiamarlo Condensatore della elettricità, per usare un
termine semplice e piano, che esprime, ad un tem po, la
ragione ed il m odo dei fenom eni di cui si tratta.»
Il condensatore voltiano è com posto da due dischi
conduttori, detti armature, su uno dei quali è applica
to uno strato isolante. Lo scienziato comasco procede
a caricare il disco inferiore e a indurre, conseguente
mente, una carica di segno opposto in quello superio
re: messo a terra, lo strumento permette di accumulare
carica elettrica o, nelle parole di Alessandro Volta, di
«condensarla», ossia di trattenerla e conservarla quasi
racchiusa in uno spazio piccolo e ristretto.
Alessandro Volta intrattiene un rapporto epistola
re cordiale e proficuo anche con l’inventore e speri
mentatore olandese Martin van Marum. Nelle lettere
a van Marum del 1786-1787 emerge la comunanza di
approccio sperimentale dei due scienziati e un’analoga
capacità di inventare e mettere alla prova strumenti di
indagine scientifica innovativi, nonché il gusto verace
della sperimentazione e dell’invenzione. Van Marum
era in particolare noto per aver portato nei Paesi Bassi
la teoria chimica di Lavoisier, e per aver ideato e perfe
zionato il Grande Generatore Elettrostatico: alimenta
to da piatti in rotazione generanti elettricità statica per
sfregamento e da una batteria di bottiglie di Leida, il
Grande Generatore Elettrostatico era in grado di pro
durre le scintille più grandi e tonanti dell’epoca. «Io ho
62
ricevuto», scriverà Volta, «il primo aggiornamento su
gli esperimenti fatti con la Vostra Macchina Elettrica,
e l’ho letto con avidità».
La scuola neerlandese di sperimentatori e di inven
tori era apprezzata in tutto il m ondo sin dall’invenzione
del prototipo di condensatore elettrico, la bottiglia di
Leida, ad opera di Pieter van Musschenbroek (e contem
poraneamente e in m odo indipendente da Edward von
Kleist in Germania) nel 1745. Sia van Musschenbroek
sia von Kleist sbalordirono davanti alla capacità delle
bottiglie di Leida di conservare elettricità statica e di
rilasciarla, in modo tonante e potentissimo, quando
«messe a terra».
Von Kleist affermava di essere stato sbattuto dall’al
tra parte della stanza da una scossa elettrica liberata da
una bottiglia di Leida, e che per nessuna forza al m on
do, «nemmeno per il trono di Francia», desiderasse ri
petere l’esperienza.
Nelle lettere a van Marum Alessandro Volta trattò
dell’eudiometro, degli esperimenti di Henry Cavendish
sulle scintille elettriche e sulla generazione per combu
stione di «acido nitroso» e «aria deflogisticata» (intese
come azoto e ossigeno rispettivamente). Oltre all’eudio
metro, Volta tratterà con van Marum di altre due sue
invenzioni, l’elettrometro (in particolare, il suo elettro-
metro a pagliuzze) e l’elettroscopio.
L’elettrometro a pagliuzze rappresenta un raffina
m ento dovuto a Volta dei precedenti m icroelettrome-
63
tri, ed era volto a misurare con precisione crescente
l’elettricità presente in corpi debolm ente carichi: lo
strumento era com posto da due pagliuzze in contat
to, nella parte superiore, con un corpo conduttore
terminante in una sfera; la parte inferiore del con
duttore è poi contenuta in un recipiente di vetro: in
assenza di carica, le due pagliuzze pendono l’una ac
canto all’altra; in presenza di carica le due pagliuzze si
allontanano di un angolo direttamente proporzionale
alla carica elettrica del conduttore: l’angolo poteva
essere misurato con una scala tracciata sul vetro dello
strumento.
L’elettroscopio (e in particolare, l’elettroscopio
con condensatore) era invece uno strumento che si
proponeva di misurare elettricità così deboli da non
poter essere rilevate neppure attraverso l’elettrometro
a pagliuzze. Simile nella struttura all’elettrometro a
pagliuzze, l’elettroscopio presenta nella sua parte su
periore l’armatura di un condensatore, spesso in rame,
anziché una sfera metallica; un’altra armatura, dotata
di manico e messa a terra, è coperta da un mezzo iso
lante e può essere tenuta vicina all’armatura collegata
alle pagliuzze. In una situazione di estrema vicinan
za delle armature, separate solo dall’isolante, si carica
l’armatura superiore con una carica m olto debole e si
osserva che le pagliuzze si discostano in maniera tra
scurabile; allontanando l’armatura superiore, però, a
parità di carica dim inuisce la capacità del condensa-
64
tore, e conseguentem ente aumenta la tensione (o il
voltaggio), che viene registrato in un sensibile allonta
nam ento delle pagliuzze.
L’elettroscopio con condensatore sarà inoltre l’og
getto di un’epistola di Alessandro Volta al matematico
bergamasco Lorenzo Mascheroni, anch’egli professore a
Pavia, nel 1799.
L’ELETTRICITÀ ATMOSFERICA
65
curioso tentativo di ridurre la presenza di ful
mini in un temporale.
66
elettricità atmosferica, lo scienziato comasco affermò
di vedervi «tutti i segni di una reale com bustione di
un materiale infiammabile».
D el 1793, e sempre nel contesto degli studi più
em inentem ente chim ici di Volta, è la M emoria intito
lata D e ll’uniforme dilatazione d ell’a ria p e r ogni grado
d i calore, cominciando sotto la temperatura del ghiaccio
fin sopra quella d ell’e bollizione dell’a cqua, pubblicata
negli Annali di Chim ica di Luigi Valentino Brugna-
telli, in cui Alessandro Volta espone le proprie, con
clusioni circa le relazioni tra temperatura e volum e
dell’aria a seguito dei suoi esperimenti in un sistema a
pressione costante.
In questa memoria lo scienziato comasco ripro
duce gli esperimenti sulla dilatazione dell’aria di pre
decessori quali il m edico e chim ico irlandese Adair
Crawford e Jean-André D elue, arrivando a raffinare,
fino a definirla correttamente, la loro stima del co-
efficiente di dilatazione isobarica dell’aria (per ogni
increm ento di 1 °C, l’aria si espande di un 1/270 del
suo volum e) e provando l’errore di quanti, com e l’in
gegnere militare scozzese W illiam Roy, propendevano
per una dipendenza del tutto irregolare della dilata
zione dell’aria sottoposta a riscaldamento.
67
uniforme dilatazione dei gas, se riscaldati a
pressione costante.
68
far epoca negli annali delle scienze fìsiche e m ediche,
non tanto per ciò che ha in se stessa di nuovo e di
mirabile, quanto perché apre un largo campo di ricer
che non m en interessanti che curiose, e di utilissime
applicazioni.»
Lo scienziato comasco sposa appieno, all’inizio del
1792, l’esistenza di una elettricità animale vera e ge
nuina, un’elettricità che «eccitasi di per sé negli organi
viventi senza indurvene punto di straniera», un’elet
tricità che appartiene a tutti i corpi, «a sangue caldo e
a sangue freddo» e che discende dall’«organizzazione
medesima» dei corpi, mantenendosi persino quando
le membra sono recise. Meravigliosi sono gli effetti di
questa elettricità animale: sono visibili vive e robuste
contrazioni nelle gambe delle rane, quando attraverso
un arco bimetallico si m ette in contatto un nervo con
i m uscoli delle gambe stesse, «gagliardi movimenti»
analoghi a quelli che si osserverebbero applicando ai
resti dell’animale un’elettricità «artificiale, senza punto
impiegar questa né debole né forte».
Volta giunge persino a negare esplicitamente il ruo
lo dell’arco conduttore, o deferente, nell’eccitazione
di questa elettricità, descrivendo il suo ruolo come,
al più, di «riequilibratore» dello squilibrio elettrico
presente tra nervo e m uscolo, fatto «noto a chi abbia
anche solo leggier tintura della Scienza elettrica». Le
parole di Alessandro Volta sono sbalorditive alla luce
dell’evoluzione successiva del suo pensiero: «Dobbiam
69
dunque presumere, che in tale stato di elettricità, os
sia di sbilancio del fluido elettrico nelle relative parti
trovinsi naturalmente costituiti codesti organi dell’a
nimale, se il semplice arco conduttore dà luogo alle so
pradette contrazioni del muscolo: che dico presumere?
Dobbiam avere la cosa per certa [...]».
70
Nel 1795, nella Lettera a l Cavaliere Banks della
R o y a l So cie ty, Alessandro Volta prende chia
ramente posizione contro l’esistenza di una
elettricità animale e a favore dell’esistenza di
un’elettricità eccitata dal contatto reciproco
tra metalli diversi.
71
1795 è, una volta ancora, l’insistenza di Alessandro
Volta sull’importanza della sperimentazione per trarre
conclusioni sul funzionamento dei fenomeni natura
li: nell’affermare l’inesistenza dell’elettricità animale,
lo scienziato comasco afferma che «nessuna esperienza
ancora prova [l’esistenza di] una scarica elettrica prove
niente dagli organi dell’animale» e che, al contrario, il
principio del disequilibrio motore innescato dal contat
to tra metalli di natura diversa, «l’ho provato attraverso
tante esperienze diverse». Appropriatamente, Volta si
scusa del ritardo della sua risposta al Cavaliere Banks
perché, prima di rispondere, ha voluto ripetere tutte
le esperienze «fino a soddisfazione». N el 1794 la Royal
Society, di cui Alessandro Volta era membro dal 1791,
aveva conferito a Volta la medaglia d’oro di Copley sia
proprio per la sua interpretazione dei fenomeni galvani
ci sia come riconoscimento più generale dei suoi meriti
scientifici.
Nella scia della lettera a Banks del 1795, di partico
lare interesse è la Lettera del cittadino comasco non nomi
nato a Giovanni Aldini, del 1798. La lettera anonima,
ma unanimemente e senza dubbi attribuita ad Alessan
dro Volta, presenta le istanze dello scienziato comasco
con una veemenza e un velo di sarcasmo che è impos
sibile individuare nel resto della produzione voltiana e
propugna la superiorità giustificata dalle reiterate prove
sperimentali dell’esistenza dell’elettricità generata dal
contatto tra metalli diversi, e l’inesistenza, a dire del
72
«cittadino comasco non nominato» non corroborata da
fatti altrettanto solidi, dell’elettricità animale, [...] come
dalle sue sperienze in mille modi variate è stato indotto
a sospettare fin dapprincipio, ed a credere e sostenere in
progresso con ogni maniera di argomenti il sullodato
Volta; e come, venendo con lui, tengono oggi la più
parte de’ Fisici, massime oltramontani.»
N on vi è ruolo né spazio alcuno per un’elettricità che
sia vero fluido animale, ma meramente per la medesima
elettricità, generata dal contatto tra metalli o sostanze
diverse, che si manifesta attraverso il movimento che es
sa stessa innesca nei muscoli degli animali. Le esperien
ze inoltre, secondo Alessandro Volta, non devono essere
soltanto «mille», ma anche sufficientemente variate («e
non una o due») in m odo da esplorare un campione
significativo di configurazioni.
E inoltre nella lettera all’Aldini che lo scienziato, o
m eglio, il «cittadino comasco non nominato», m en
ziona la sua classificazione caratterizzata da condutto
ri di prima classe (metalli) e di seconda classe (mezzi
umidi): pur nel suo riconoscere i conduttori umidi
com e conduttori di seconda classe, Volta non arriva
a comprendere il ruolo della soluzione acquosa, o in
generale di un mezzo um ido, nel passaggio di elettrici
tà, ossia non arriva a ipotizzare il ruolo chim ico della
soluzione nel facilitare e nel permettere il passaggio
dell’elettricità.
La disputa con i galvanisti include in sé, in nuce, una
73
disputa contemporanea e assai più longeva: quella tra
l’elettricità per contatto, così com e teorizzata e speri
mentata da Alessandro Volta, e l’elettricità cagionata da
reazioni chimiche, una disputa che riguarderà da vici
no il funzionamento della pila che Volta si apprestava
a presentare in una lettera alla Royal Society, e che non
sarebbe stata definitivamente risolta fino alla metà del
diciannovesimo secolo.
74
scuola dei galvanisti di Bologna, che condurranno Volta
a consolidare le proprie convinzioni circa il ruolo del
«disequilibrio» generato dal contatto tra metalli diversi
come motore dell’elettricità.
Interessante è, in primo luogo, proprio la formula
zione del titolo della lettera: benché Volta presenti uno
strumento in cui il «disequilibrio motore» è generato
dal contatto tra metalli diversi, lo scienziato comasco fa
riferimento a sostanze di tipo diverso, generalizzando il
concetto: nel 1800 la disputa con i galvanisti, com in
ciata otto anni prima, è già arrivata a un punto piut
tosto avanzato e maturo, in cui in un duello di esperi
m enti provati, riprovati e smentiti con Luigi Galvani e
Giovanni Aldini, Volta era arrivato ad ammettere che
il «disequilibrio motore» viene innescato da sostanze
conduttrici di tipo diverso se messe a contatto, ivi com
presi alcuni mezzi umidi, e non soltanto da metalli di
tipo diverso.
Nella lettera a Banks, Volta scrive: «Sì, l’apparecchio
di cui vi parlo, e che vi meraviglierà senza dubbio, non
è che l’accozzamento di un numero di buoni condut
tori di differente specie, disposti in un certo m odo, 30,
40, 60 pezzi, o più, di rame, o meglio d’argento, appli
cati ciascuno ad un pezzo di stagno, o, il che è m olto
m eglio, di zinco, e un numero uguale di strati d’acqua,
o di qualche altro umore che sia miglior conduttore
dell’acqua semplice, com e l’acqua salata, la lisciva, ecc.,
o dei pezzi di cartone, di pelle ecc., bene imbevuti di
75
questi umori: questi strati interposti a ogni coppia o
combinazione dei due metalli differenti, una tale suc
cessione alternata, e sempre nel medesimo ordine, di
queste tre specie di conduttori, ecco tutto ciò che co
stituisce il m io nuovo strumento; che imita, com e ho
detto, gli effetti delle bottiglie di Leida, o delle batte
rie elettriche, procurando le medesime com m ozioni di
queste [...]».
76
Così scrive: «Procedendo in tal m odo, io posso già
ottenere un piccolo pizzicore, o leggera comm ozione, in
una o due articolazioni di un dito tuffato nell’acqua del
catino, quando tocco, con la lama impugnata nell’altra
mano, il quarto o il terzo paio di piatti; toccando poi il
quinto o il sesto e via via gli altri fino all’ultimo piatto,
che forma la testa della colonna, è curioso provare come
le com m ozioni aumentino gradatamente di forza. Ora
questa forza è tale che io arrivo a ricevere da una tale
colonna, formata da 20 paia di piatti (non di più), delle
com m ozioni che prendono tutto il dito, e lo colpisco
no pure assai dolorosamente, se esso è immerso da solo
nell’acqua del bacino; e si estendono (senza dolore) fino
al polso e anche fino al gom ito, se la mano è immersa
in grande parte, o del tutto, e si fanno sentire anche al
polso dell’altra mano».
N on è casuale inoltre l’attenzione di Volta al mondo
animale, strettamente connessa all’interesse provato ver
so i fenomeni di elettricità animale, e concentratasi sui
fenomeni più evidenti di elettricità presenti nella fauna,
quelli riscontrati nei pesci elettrici com e torpedini o an
guille. La struttura a dischi della pila di Volta è analoga
alla struttura dell’organo elettrico degli elettrofori, che
presenta cellule discoidali, definite elettrociti, disposte
in serie in un muscolo o in un tessuto nervoso evolutosi
allo scopo. L’«accozzamento» di trenta o quaranta dischi
richiama gli elettrociti discoidali in serie e permette a
Volta di investigare contemporaneamente la struttura
77
generatrice di elettricità nei pesci, e il principio genera
tore della medesima elettricità. Così prosegue:
«A qual elettricità dunque, a quale strumento de
ve essere paragonato questo organo della torpedine,
dell’anguilla tremante ecc.? A quello che io ho costruito,
secondo il nuovo principio di elettricità che ho scoperto
qualche anno fa, e che le mie esperienze successive, so
prattutto quelle che mi occupano presentemente, han
no così bene confermato, ossia che i conduttori sono, in
certi casi, anche motori di elettricità, nel caso di mutuo
contatto tra essi, di differente specie ecc.; a questo appa
recchio, che io ho chiamato Organo elettrico artificiale
e che, essendo in fondo la stessa cosa dell’organo natu
rale della torpedine, gli rassomiglia anche per la forma,
come ho già esposto».
La concettualizzazione del «disequilibrio motore» è
ormai matura in Alessandro Volta; il conduttore è an
che motore di elettricità, laddove conduttori di natura
differente si trovino a contatto fra di loro: Volta osserva
la «tensione», o lo sforzo che il fluido elettrico com
pie laddove un disequilibrio venga a crearsi a causa del
contatto tra metalli di natura diversa: in questa visione
vi è un richiamo di quell’elettricità «vindice» di G io
vanni Battista Beccaria in termini di slancio e di sforzo
compiuto dal fluido elettrico in ragione della natura del
corpo in cui è contenuto e in questo, ossia nell’inevita
bile mancanza della conoscenza della struttura atomica
della materia, vi è più di un’eco, almeno dal punto di
78
vista meramente lessicale, di quel m ondo delle attra
zioni e delle repulsioni tra materiali e specie chimiche
che permeava la cultura dell’epoca e il cui vocabolario
avrebbe a sua volta definitivamente permeato, nel suo
complesso, l’elettromagnetismo.
79
Ciò avviene, scrive, «perché tutto il resto, voglio di
re l’incitamento e il m ovim ento dato al fluido elettrico,
non è che un effètto necessario del suo organo parti
colare, formato, com e si vede, da una serie numerosis
sima di conduttori, che io ho tutto il fondam ento di
credere abbastanza differenti tra loro per essere anche
motori di fluido elettrico, nei loro contatti reciproci, e
di supporli disposti nel m odo conveniente per spinge
re questo fluido con una forza sufficiente dall’alto in
basso, o dal basso in alto, e determinare una corrente
capace di produrre la com m ozione ecc., subito, e ogni
volta, che tutti i contatti e le com unicazioni necessarie
abbiano luogo».
Volta manca inoltre di cogliere il ruolo essenziale
dei dischetti umidi, «conduttori di seconda specie», nel
permettere e favorire il passaggio del fluido elettrico: os
serva e descrive ampiamente l’Effetto cui avrebbe dato il
nome, quello legato al mero contatto tra metalli di na
tura diversa, ma non può che mancare di comprendere
il ruolo, eminentemente chimico, del mezzo umido esi
stente tra due diversi metalli, un ruolo che, paradossal
mente, è almeno intuito dalla scuola dei galvanisti.
«Tutto ciò fa vedere (per dirlo qui di passaggio)» scri
ve ancora Volta a Banks «che se il contatto dei metalli
tra loro in qualche punto soltanto basta (essendo tutti
degli eccellenti conduttori) per dare libero passaggio a
una corrente elettrica mediocremente forte, non è la
stessa cosa per i liquidi, o per i corpi imbevuti di liqui
80
do, che sono conduttori molto meno perfetti, e che, di
conseguenza, hanno bisogno di un ampio contatto con
i conduttori metallici, e ancora più tra di loro, perché il
fluido elettrico possa passare con abbastanza facilità, e
perché esso non sia troppo ritardato nel suo corso, spe
cialmente quando esso è mosso con pochissima forza,
com e nel nostro caso».
Le applicazioni della pila di Volta permetteranno di
indagare assai più in profondità il ruolo del mezzo um i
do nel passaggio dell’elettricità, a cominciare dall’ap
plicazione che concepiranno, pochissimi mesi dopo
la ricezione della lettera alla Royal Society, il chimico
W illiam Nicholson e il chirurgo Anthony Carlisle, che
scomporranno l’acqua in ossigeno e idrogeno grazie
all’utilizzo della pila di Volta [scoprendo così il feno
m eno dell’elettrolisi - ndr] fino al lavoro di Humphry
Davy, che scomporrà una grande varietà di specie chi
miche nei loro componenti fondamentali applicando
loro, in ambiente acquoso, fluido elettrico generato da
una pila.
Nicholson, e ancor più Davy, saranno i primi pro
tagonisti della disputa decennale sulle ragioni del fun
zionamento della pila elettrica e, più in generale, sul
ruolo delle reazioni chimiche nella generazione e nel
passaggio di elettricità rispetto al ruolo del contatto tra
materiali dissimili. La disputa si innescherà a distanza
di tempo nei decenni successivi, come la pistola elet-
troflogopneumatica avrebbe dovuto esplodere un colpo
81
a Milano se innescata a Com o, e arriverà a chiarire il
ruolo delle reazioni chimiche, in particolare quelle che
avvengono in un liquido, nella generazione di elettricità
(vedi il capitolo La fortuna e gli influssi).
82
sul preteso fluido galvanico: «Ho addotte in uno degli
antecedenti Scritti le ragioni, che ho avuto fin dap
principio per credere, e le m olte che si aggiunsero in
sèguito, in un coi più chiari indizj, per sostenere che
il così detto fluido od agente galvanico altro non è che
il vero e genuino fluido elettrico. H o fatto sentire che
queste ragioni e indizj sono così evidenti e dimostra
tivi, che sarebbe egli e una pertinacia, e un vero scan
dalo il voler ancora negare una tale identità, o il solo
dubitarne; e che suona male per fino l’espressione di
Elettricità Galvanica introdotta da alcuno, non che il
nom e che m olti vorrebbero ritenere di agente, o fluido
galvanico. Ma passi per i nom i e le parole, purché si
convenga nella cosa. N on dubito che tutti ne conver
ranno alla fine.»
Nella Lettera si può leggere una sorta di compendio
del pensiero voltiano giunto a sua piena maturazione,
con un richiamo ai suoi strumenti, la chiave per la com
prensione e la riproduzione della generazione e del pas
saggio di elettricità (l’elettroforo, il condensatore, l’or
gano elettrico artificiale o pila, l’elettrometro), al suo
approccio gradualistico e incrementale, alla «tensione
di elettricità» che è analoga nel m ondo organico e in
quello non organico.
In un’affermazione dal suono apparentemente m ol
to moderno, Alessandro Volta giungerà anche a scrivere
«or dunque fino a qual segno viene sbilanciato il fluido
elettrico, diminuito cioè nell’argento, ed accresciuto
83
nello zinco? Fino al punto di produrre in questo una
tensione di elettricità per eccesso, od in più (El. +), e in
quello una di elettricità per difetto o in meno (El. - ) ,
eguali l’una e l’altra ad 1/60 circa di grado del m io elet
trometro a paglie sottili.» Benché i segni + e - ricordino
proprio l’attuale struttura e configurazione delle pile
di oggi, per Volta essi rappresentavano semplicemente
l’eccesso o il difetto di fluido.
LA TENSIONE ELETTRICA
84
co dipende dalla permeabilità o facoltà conduttrice dei
dischi umidi di cartone, di panno e simili, interposti tra
queste coppie metalliche.»
Se la velocità della corrente elettrica è certamente
connessa alla tensione, o alla differenza di potenziale
come equivalentemente si definisce oggi, essa è anche
legata alla facilità di passaggio: se l’elettricità è un flu
ido, è possibile parlare della permeabilità del mezzo
umido che si frappone tra le coppie metalliche esatta
mente come si parla della permeabilità di un terreno al
passaggio dell’acqua.
85
umidi quali i dischetti imbevuti dell’organo elettrico
artificiale di Volta.
Lo scienziato comasco scrive una lettera a Zamboni
nel 1812 Sopra una nuova p ila da lei costrutta, d i cui
mirabili e non p iù visti erano gli effetti. La pila a secco di
Zamboni risulta «mirabile» non già perché presenti ef
fetti diversi da quelli già riconosciuti attraverso la pila di
Volta, ma perché presenta effetti più duraturi e vistosi:
«e quindi mi han colle loro pile tanto ingrandite supe
rato di gran lunga mano, se non nelle ricerche d’elettro
metria, giacché nulla più insegnano tali pile formate di
un sì gran numero di gruppi, di quello dimostrano le
mie più picciole, e comode, e dirò anche più costanti,
più esatte, e più comparabili ne’ loro effetti; ma nella
novità di alcuni fenomeni vistosi, e sorprendenti, quali
sono la perenne tensione non ad un grado, o due sola
mente, come riuscì a me».
86
vani e assai più duraturo, incentrato sulla questione se
l’apparecchio che senza dubbio aveva sbalordito il Ca-
valier Joseph Banks funzionasse unicamente attraverso
il «disequilibrio motore» per contatto, oppure dovesse i
suoi risultati impressionanti anche a un genere ancora
poco compreso di reazione chimica.
87
LA FORTUNA E GLI INFLUSSI
89
generazione stabile e affidabile di quell’elettricità che,
fino all’opera dello scienziato comasco, era disponibile
soltanto in m odo avventuroso sotto forma delle scariche
tonanti e pericolose da maneggiare del parafulmine di
Benjamin Franklin o dei generatori elettrostatici, ideati
nei Paesi Bassi e culminati con la bottiglia di Leida e il
Grande Generatore Elettrostatico di van Marum.
90
esperienze voltiane hanno generato effetti notevoli sulla
fisica e sulla chimica del tempo, ma anche il m odo stes
so di Alessandro Volta di concepire la scienza e fattività
sperimentale ha avuto effetti importantissimi sui suoi
contemporanei e sui suoi successori.
La fortuna e gli influssi di Volta sono in massima par
te attribuibili a due fatti fondamentali: sia l’approccio
sperimentale del filosofo naturale comasco, che lo indu
ceva a costruire strumenti innovativi per portare avanti
le proprie sperimentazioni e a registrarle per iscritto con
cura certosina, spiegando con accuratezza la costruzione
dell’esperimento e i diversi passaggi di ogni esperienza,
sia l’attitudine e la facilità alle relazioni e ai contatti in
terpersonali con i maggiori scienziati dell’epoca.
L’approccio sperimentale e la chiarezza di pensiero e
di scrittura resero facilmente replicabili gli esperimenti
di Volta, in particolare grazie al suo approccio graduali
stico e incrementale alla sperimentazione fisica, secondo
cui i diversi passaggi dell’esperimento erano scanditi da
incrementi successivi, di dischi di metallo in una pila,
di calore nello studio dell’espansione di un gas, o di
quantità di elettricità negli studi sulla combustione. Le
esperienze voltiane non sono soltanto mille, ma anche
variate, in modo da affrontare un numero sufficiente-
mente ampio di casi da far giungere lo sperimentatore
«a soddisfazione».
Un simile approccio è moderno e particolarmente
innovativo per l’epoca, e distingue Volta da suoi illustri
91
contemporanei quali Joseph Priestley e Giambattista
Beccaria, scienziati noti e apprezzati ma meno propensi
a una sperimentazione variata, intensa e rigorosa secon
do i canoni moderni.
L’attitudine e la facilità nei rapporti interpersonali fe
cero inoltre di Volta un gradito corrispondente e ospite
per i principali scienziati dell’epoca, da Laplace a van
Marum, da Lavoisier a Priestley, dai Bernoulli a Jean
Sénébier; e lo resero un collega stimato i cui studi meri
tavano la massima attenzione e diffusione.
LA TEORIA DELL'ELETTRICITÀ
92
N ei suoi primi studi sull’induzione elettrica, feno
meno noto e studiato in particolare negli esperimenti di
Coulom b della fine del XVIII secolo, Volta paragonò il
manifestarsi di un’elettricità indotta da un corpo cari
co in un conduttore all’espansione di un gas riscaldato,
in cui il fluido elettrico vedeva aumentare non la sua
quantità, ma la sua forza espansiva o, appunto, la sua
tensione, in ragione della forza e dell’estensione della
sfera d’attività del corpo carico. La tensione è quindi
da intendersi, secondo Volta, come lo sforzo compiuto
dal fluido elettrico per spingersi fuori dal corpo carico e
portarsi sulla sua superficie.
A partire dagli esperimenti legati alla pila, verrà poi
spiegata come la manifestazione del «disequilibrio» ge
nerato dal contatto tra metalli diversi, il vero motore
dell’elettricità. Volta definisce inoltre sperimentalmen
te, attraverso la sua bilancia elettrometrica, l’unità di
misura della tensione, il Grado fondamentale, ossia «la
trentacinquesima parte di quella tensione che fa lievita
re il piattello dal piano deferente 12 grammi di peso»: il
Grado fondamentale equivale ad odierni 13,350 V.
Connessa al concetto di tensione, è voltiana anche la
definizione sperimentale della relazione fisica tra «quan
tità di elettricità» (oggi si direbbe quantità di carica),
tensione e capacità: negli studi sul suo condensatore
Volta osservò la proporzionalità diretta tra quantità di
elettricità e il prodotto tra tensione e capacità.
In termini di carica, Volta conservava il concetto già
93
di Benjamin Franklin di corpo «caricato positivamen
te», ossia dotato di un eccesso di fluido elettrico, e corpo
«caricato negativamente», ossia che presenta una carenza
di fluido elettrico: la carica era dunque da intendersi in
senso letterale com e espressione della quantità di fluido
elettrico presente in un corpo; l’induzione elettrostatica
o il contatto (tra corpi, e tra metalli diversi in partico
lare) generava, secondo Volta, in un corpo il «disequili
brio motore» che si manifestava nella tensione elettrica.
Com e Franklin, Volta non riconosceva cariche diverse,
positive o negative secondo la visione moderna, o fluidi
elettrici diversi, ma solo corpi caricati positivamente o
negativamente. In questo, la sua visione è m eno moder
na di quella delle «due elettricità» di du Fay, resinosa e
vetrosa, che indicavano rispettivamente «elettricità po
sitiva» e «negativa».
In termini di capacità, Volta invento e raffinò l’ap
parato sperimentale del condensatore: inventò in par
ticolare il condensatore a dischi e l’elettrometro con
condensatore, e studiò la relazione esistente tra quantità
di elettricità, capacità e caratteristiche geometriche del
condensatore; la capacità di un condensatore aumenta
all’aumentare della superficie dei suoi dischi, e dim inu
isce all’aumentare della loro distanza, un altro concetto
corretto e assolutamente moderno.
94
tale e gradualistico, e provando ad avvicina
re e allontanare i dischi di un condensato-
re, si interrogasse anche sul ruolo dell’aria
tra loro, arrivando ad abbozzare il concetto
di resistività dell’aria e del suo inverso, la
conduttività.
95
Questa tensione è esclusivamente legata alla diversa na
tura dei due conduttori e non alla loro forma o all’esten
sione della superficie a contatto.
Pure il concetto di resistenza dell’aria è particolar
mente interessante perché inserisce Volta anche nel di
battito circa l’azione a distanza delle forze, come la forza
elettrica; teorizzatori dell’azione a distanza puramente
newtoniana (in ragione dell’inverso del quadrato della
distanza) saranno Aepinus e Cavendish prima e più tar
di Coulom b e Laplace: Volta, che pure di primo acchi
to fu attratto dall’eleganza matematica della relazione,
che richiamava le leggi di New ton, poi se ne distanziò,
privilegiando la via maestra della sperimentazione e la
cautela nel non utilizzare concetti che faticava a provare
sperimentalmente.
Questa stessa cautela, anch’essa figlia del lavoro at
tento e concreto dello sperimentatore Volta, lo pose al
centro, suo malgrado, di una delle dispute più impor
tanti della chimica dell’epoca, quella tra propugnatori
dell’esistenza del flogisto, il principio o fluido di in
fiammabilità, e suoi avversari. Laddove invece Volta si
sentiva particolarmente forte della propria esperienza di
sperimentatore, la cautela lasciava spazio ad un’irruenza
per lui inconsueta: la disputa con Luigi Galvani lo testi
monia chiaramente.
Galvani e i galvanisti propugnavano al tempo l’esi
stenza della cosiddetta elettricità animale o fluido galva
nico, che ritenevano di osservare nelle gambe delle rane,
96
o di altri animali morti, se toccate con una pinzetta,
0 arco, bimetallico: la scuola dei galvanisti attribuiva i
movimenti delle gambe delle rane alla presenza di un
fluido galvanico prodotto dal cervello, condotto nei
nervi e immagazzinato nei muscoli delle stesse, arrivan
do a estendere l’esistenza di questa speciale elettricità a
tutte le forme viventi.
In un primo m om ento Volta apprezzò il lavoro di
Galvani e si disse entusiasta della scoperta; ben presto,
però, Volta arrivò a riprodurre gli esperimenti di Gal
vani, utilizzando come strumento sperimentale persino
1 suoi stessi occhi e la sua stessa lingua, e arrivò a com
prendere l’inutilità della presenza di muscoli o nervi per
spiegare la generazione dell’elettricità, che invece era ge
nerata, secondo Volta, semplicemente dal contatto tra i
metalli diversi dell’arco bimetallico.
Un ulteriore influsso del lavoro di Alessandro Volta è
quindi l’unificazione tra fluido galvanico e fluido elettri
co, che valse allo scienziato comasco alcune idee fonda-
mentali sulla costruzione della pila, per l’appunto appa
rato che genera elettricità attraverso il contatto tra metal
li diversi, nonché uno dei suoi pochissimi «nemici».
Benché sostanzialmente risolutiva per la controversia
con la concezione dei galvanisti sull’esistenza di un’elet
tricità animale in senso stretto, l’invenzione della pila e
la concezione voltiana di elettricità per contatto tra me
talli e materiali dissimili ingenerarono un’ulteriore con
troversia duratura, quella tra i propugnatori dell’elettri-
97
cità per contatto, definiti anche “contattisti” e quanti
tendevano a privilegiare il ruolo del mezzo umido per
la generazione e/o il passaggio dell’elettricità. Le prime
ricerche su questa elettricità “chimica” si devono a G io
vanni Valentino Mattia Fabbroni, naturalista, agrono
mo e politico fiorentino, che interpretò nel 1792 i fe
nomeni galvanici come manifestazioni di pure reazioni
chimiche. L’influsso della pila, e l’acceso dibattito sul
ruolo delle reazioni chimiche in un mezzo umido, sa
ranno trattate nel prossimo paragrafo riguardante l’am
pio spettro degli influssi dell’opera di Alessandro Volta
sulla chimica.
98
ziato francese prevedeva 33 sostanze semplici divise in
quattro gruppi (gas, metalli, non metalli, terre), e con
la presenza di “luce” e “calorico” elencati come sostan
ze imponderabili fondamentali. Al tempo si dibatteva
sull’esistenza e sul ruolo dei cosiddetti elementi o fluidi
imponderabili, letteralmente «non pesabili», come com
ponenti fondamentali della natura: tra questi la luce,
il calorico (o principio del calore, introdotto da Lavoi
sier), il fluido elettrico stesso, l’eventuale fluido galva
nico e il flogisto, principio (o fluido) fondamentale di
infiammabilità.
L’esistenza e il ruolo del flogisto nei processi di com
bustione rappresentava uno dei principali dibattiti in
seno alla chimica, e vedeva su fronti opposti proprio La
voisier, teorizzatore dell’inesistenza del flogisto, e Prie
stley, propugnatore della sua esistenza e del ruolo del
flogisto nei processi di combustione. Volta era apprez
zato corrispondente di entrambi ed era particolarmente
interessato al problema in ragione dei suoi studi sulle
«arie» e, più nello specifico, sulla loro respirabilità.
Il termine «arie» era, all’epoca, uno dei modi più uti
lizzati per definire i gas: le principali arie oggetto di inve
stigazione erano l’aria infiammabile (oggi la chiamiamo
idrogeno), l’aria deflogisticata (ossia priva di flogisto: la
conosciamo più semplicemente come ossigeno) e l’aria
fissa (a noi nota come anidride carbonica): a queste arie
le campagne sperimentali di Volta aggiungeranno l’aria
infiammabile nativa delle paludi, attualmente nota co-
99
me metano (C H 4); la scoperta del metano nelle paludi
del Lago Maggiore, presentata da Volta nel 1776, è tra i
contributi più diretti dello scienziato comasco alla chi
mica moderna.
Volta fu un attento e interessato sperimentatore sulle
arie: i suoi esperimenti sull’espansione termica dell’aria
e del vapore lo videro sia correttamente scoprire il coef
ficiente di espansione a pressione costante dell’aria (per
ogni incremento di 1 °C, l’aria si espande di circa 1/270
del suo volume), sia abbozzare nel 1793 quella che sa
rebbe diventata la prima legge di Gay-Lussac nel 1802,
ossia la legge sull’uniforme dilatazione dei gas con l’in
cremento della temperatura.
Gli esperimenti sulla respirabilità delle «arie», attra
verso lo studio della combustione delle stesse innescata
dall’elettricità, resero inoltre Volta arbitro della disputa
sul flogisto che Volta, naturalmente, non riusciva ad os
servare e pesare direttamente nelle proprie sperimenta
zioni: la cautela e la deferenza nei confronti di Priestley,
nonché l’abitudine di Volta ad avere a che fare con un
altro imponderabile, il fluido elettrico, di cui osservava
gli effetti ma che non poteva pesare direttamente, pe
rò, impedirono a Volta di prendere immediatamente le
parti di Lavoisier, che pure aveva tentato di arruolare il
fisico naturale comasco tra le schiere degli antiflogisto-
nisti, con l’invio del suo Traité nei 1789.
Volta reagisce in maniera cauta e quasi timorosa alla
lettura del Trattato di chimica elementare di Lavoisier:
100
«La teoria di Lavoisier necessariamente implica l’elimi
nazione del flogisto dalla chimica, l’esistenza e il ruolo
del quale sono stabiliti da moltissimi altri fenomeni».
Il filosofo naturale comasco fu per sua indole e per
sua formazione portato ad accettare lungamente i risul
tati delle teorizzazioni e degli esperimenti di Priestley,
e indotto a perseguire in una sperimentazione che teo
rizzava e implicava, una volta ancora, un passaggio gra
duale ed incrementale anche tra le arie, con aria deflo-
gisticata che passava ad aria fissa sino a passare ad aria
infiammabile con l’aggiunta incrementale di calore e a
seguito di combustione, favorita in special m odo dalla
somministrazione di elettricità.
101
seguendo Priestley e sperimentando con l’eudiometro,
in un primo m omento asserisce che l’acqua è un ele
mento semplice e indivisibile, ed è una componente di
aria deflogisticata (acqua + calore) e aria infiammabile
(acqua + flogisto).
Scriveva: «Penso che l’acqua non sia un composto di
aria infiammabile e deflogisticata, ma un elemento sem
plice, o più semplice delle due arie, e che sia contenuto
in queste»; l’ipotizzare che l’acqua fosse già contenuta
in ossigeno e idrogeno come elemento semplice, e lo
sperimentare la loro combustione spesso già in presen
za di acqua, come nell’eudiometro, condussero Volta a
non giungere alla scoperta della composizione dell’ac
qua, e a prenderne coscienza con un umano e profondo
rammarico non appena la reale composizione dell’acqua
divenne parte del consenso scientifico.
102
(metano), brucia completamente con 8 o 10 parti di
aria comune (di cui l’ossigeno è 1/5 in concentrazione),
producendo aria fissa ( C 0 2) e acqua: di nuovo, questo
approccio sperimentale gradualistico e incrementale fu
sostanziale per fondare quantitativamente la sperimen
tazione chimica, dando l’abbrivio a Lavoisier per i suoi
esperimenti alla base della moderna stechiometria, ossia
il calcolo delle proporzioni tra reagenti e prodotti in una
moderna reazione chimica.
Questo innovativo approccio sperimentale fu stru
mentale inoltre nella definizione di due leggi fondamen
tali della moderna chimica quantitativa, che incorpora
rono il concetto rivoluzionario secondo cui le sostanze
chimiche si possano combinare tra di loro solo secon
do proporzioni definite e immutabili, ossia la legge di
Proust sulle proporzioni definite del 1806 e la legge di
Dalton sulle proporzioni multiple del 1808.
La potenza messa a disposizione dalla pila elettri
ca, inoltre, risultò essenziale sia per la scomposizione
dell’acqua in ossigeno e idrogeno, ad opera di Nicholson
e Carlisle (1800), sia nella separazione e nella scoperta
di moltissimi elementi chimici di importanza fonda-
mentale, dal sodio, al potassio, al calcio, al magnesio, in
particolare grazie all’opera indefessa di Humphry Davy,
presentata alla Royal Society nel 1806 (vedi il capitolo
Le applicazioni pratiche).
Davy e N icholson saranno inoltre tra i principali op
positori della mera spiegazione “per contatto” della ge-
103
nerazione dell’elettricità: i due scienziati, insieme a Car-
lisle, furono tra i primi entusiasti utilizzatori della pila
di Volta, che applicarono alle loro ricerche nella chimica
degli elementi. In ragione però delle loro sperimentazio
ni con mezzi liquidi, e in particolare con l’acqua, Davy
e Nicholson cominciarono a domandarsi se la spiega
zione dell’esistenza di un disequilibrio motore legato al
contatto tra metalli diversi fosse sufficiente a spiegare
quanto osservavano nella generazione e nel passaggio di
elettricità.
Ponendosi nella scia della spiegazione chimica ipo
tizzata da Fabbroni, che vedeva anche il naturalista ed
esploratore tedesco Alexander van H um boldt tra i suoi
propugnatori, Davy e Nicholson produssero diversi
esperimenti in cui la presenza di un solo metallo e di
un mezzo umido garantiva comunque il passaggio di
elettricità.
Davy arrivò a costruire una pila usando un singolo
metallo e due liquidi differenti, mostrando comunque il
potere elettromotore del suo apparato, e a provare anche
come l’applicazione della pila di Volta, con dischetti in
ferro e rame, all’acqua ingenerasse una carica positiva
nella pila stessa, mentre l’applicazione della stessa pila
a una soluzione di solfato di potassio causasse una ca
rica negativa nella pila in ferro-rame, provando così un
effetto attivo e diretto del tipo di liquido coinvolto e
dipendente dal tipo di liquido stesso.
In risposta agli esperimenti di Humphry Davy, Volta
104
fece valere tutto il prestigio che l’invenzione della pila
gli aveva conferito, sia affermando di aver già tenuto
conto dell’efFetto «di mera comunicazione» fornito da
un mezzo liquido posto tra due metalli, sia parlando
degli effetti chimici osservati da Davy come di effetti
secondari delfelettricità voltaica, ossia generati dal pas
saggio dell’elettricità stessa e non essi stessi generatori di
elettricità.
105
portante alla concezione voltiana di elettricità per con
tatto da parte del fisico francese Antoine-César Bec
querel [nonno di Antoine-H enry Becquerel, scopritore
della radioattività - ndr] a seguito dell’invenzione del
galvanometro elettromagnetico sviluppato dal chimi
co tedesco Johann Schweigger e da lui perfezionato:
Becquerel, anch’egli pienamente contattista all’inizio,
osservò che, collegando un sistema composto da una
coppa di platino riempita di acido e da potassa tenuta
da pinzette di platino, con la coppa e le pinzette colle
gate al galvanometro da fili di platino, quando la po
tassa veniva immersa nell’acido l’ago del galvanometro
si muoveva mostrando l’acido caricato positivamente
rispetto alla potassa.
A partire da questo esperimento, Becquerel si con
vinse (correttamente) che il contatto tra metallo e li
quido era altrettanto “generatore” del contatto tra due
metalli, benché non arrivò a definire la generazione di
elettricità come meramente connessa a una reazione
chimica. Grazie a questo esperimento seminale, pochi
anni più tardi Becquerel giungerà, insieme con il figlio
Alexandre-Edmond, a scoprire l’effetto fotovoltaico,
ossia la produzione di elettricità che si ha quando un
elettrodo è immerso in un liquido conduttore ed espo
sto a una sorgente di luce. L’effetto fotovoltaico, la cui
scoperta fu innescata a sua volta dall’invenzione della
pila voltiana, è naturalmente alla base dei moderni pan
nelli fotovoltaici.
106
In ragione dell’influsso fondamentale avuto da Vol
ta sulla scienza, è curioso e interessante infine osservare
come il nome di Alessandro Volta riecheggi oggi non
solo negli ambiti più moderni della produzione di ener
gia, ma anche negli ambiti più all’avanguardia della spe
rimentazione sulla struttura della materia e sulle leggi
fondamentali della natura, attraverso l’elettronvolt (eV),
definito come l’unità di energia acquisita o persa da un
elettrone che si muova in una differenza di potenziale
elettrico di 1 V: l’elettronvolt (in particolare attraverso
i suoi multipli, il megaelettronvolt M eV e il gigaelet-
tronvolt GeV) è, storicamente, stato ideato come unità
di misura idonea a descrivere il comportamento delle
particelle subatomiche nell’ambito della fisica delle alte
energie negli acceleratori di particelle.
107
PRO E CONTRO
109
gassata) e in particolare per la scoperta dell’aria deflogi-
sticata, ossia dell’ossigeno, grazie agli esperimenti sotto
vetro con dei topolini.
Lo stesso Lavoisier, che darà all’ossigeno il suo n o
me attuale e con il quale Priestley intrattenne la lun
ga querelle sull’esistenza del flogisto conclusasi con la
piena vittoria del francese, riconobbe a Priestley, che
del resto era membro dell’Académie des Sciences sin
dal 1772, la prevalenza della sua esperienza e della sua
fama, e gli si rivolgeva con una deferenza da allievo
a maestro. Q uantom eno nella parte iniziale della loro
relazione epistolare.
L’approccio di Priestley, filosofo naturale e teologo,
non potrebbe essere più diverso da quello di Volta,
nel far prevalere la speculazione e la teoria alla speri
mentazione. Priestley era senz’altro anche un apprez
zato sperimentatore, ma era assai m eno m etodico e
certosino, e assai m eno avvezzo a dare la precedenza
ai risultati della sperimentazione anche a scapito della
teoria. Lavoisier perse presto la pazienza con l’atteg
giamento di Priestley, e andò per la sua strada riu
scendo, infine, a “deflogisticare” la chimica; Volta non
abbandonò mai l’illustre collega, della cui conoscenza
e stima si vantava e si fregiava, e con il quale intratten
ne sempre una relazione cordiale e rispettosa, e accettò
anche con una certa difficoltà di vederlo sbugiardato
da Lavoisier: prese ciò che poteva delle esperienze del
lo scienziato inglese, in particolare sulla com bustione
no
delle arie, e le riprodusse ampliandole con il suo stile
sperimentale innovativo.
«Io spero che voi persevererete», scrisse Priestley a
Volta dopo aver ricevuto la lettera sulla scoperta dell’a-
ria infiammabile nativa delle paludi, il metano, «e non
dubito, in un campo così fruttuoso, e con una genialità
così felice, che continuerete a fare scoperte di valore.
Sarò sempre lieto di sapere dei vostri successi».
ili
posizioni scientifiche, forte delle sue «sperienze in mille
m odi variate», e persino la capacità di ricorrere a mezzi
che oggi farebbero un po’ sorridere, quali lettere anoni
me dirette ai suoi detrattori in cui l’autore, l’altrimenti
rigoroso e impeccabile uom o di scienza e di relazioni
sociali, loda se stesso.
La disputa tra Alessandro Volta e Luigi Galvani e i
suoi discepoli è nota e si incentra sul fenomeno della
presunta elettricità animale o fluido galvanico che la
scuola galvanista affermava di osservare toccando le
gambe delle rane con un arco bimetallico.
All’estremo opposto, la visione del legame tra elettri
cità e vita condusse in particolare Giovanni Aldini a ef
fettuare esperimenti raccapriccianti con cadaveri, e con
almeno un cadavere di un criminale ucciso a Londra a
seguito di una condanna a morte (tale George Foster,
nel 1803): con l’alimentazione di una pila voltiana, Al
dini ottenne il movimento delle palpebre, del petto ed
anche di un braccio e di una mano.
Il fenomeno dei cadaveri “galvanizzati” terrorizzò
l’Europa, ed è considerato alla base dell’idea del capola
voro di Mary Shelley, Frankenstein o II moderno Prome
teo (1818), in cui la “creatura” del dottor Frankenstein
riceve la vita grazie a una scarica elettrica.
La presenza del fenomeno della galvanizzazione dei
cadaveri rappresentava una sfida inedita anche per la re
ligione: se l’elettricità era dunque anche un fluido vitale
che poteva essere fornito nuovamente a corpi privi di
112
vita, quali implicazioni vi erano per le anime dei de
funti che potevano tornare in vita grazie alla somm i
nistrazione dell’elettricità o che avrebbero potuto farlo,
apparentemente, sempre più facilmente grazie ai nuovi
strumenti tecnologici come la pila? Il problema intri
gava Luigi Galvani in prima persona e poneva serissimi
problemi teologici all’epoca.
La disputa proseguì lungamente, con i galvanisti che
mostrarono il movimento dei muscoli delle rane anche
se toccate da un arco monometallico o di carbone: Vol
ta dubitò della composizione monometallica dell’arco
utilizzato a Bologna e poi propose che l’arco m onom e
tallico fosse in contatto con due liquidi di composizione
diversa, e salvaguardò così l’assunto fondamentale della
sua elettricità per contatto, arrivando a dimostrare l’e
quivalenza tra fluido galvanico e fluido elettrico.
In realtà, la verità stava nel mezzo: benché Alessan
dro Volta avesse ragione sulla natura del «disequilibrio»,
o della differenza di potenziale elettrico, come motore
dell’elettricità, i galvanisti avevano correttamente assun
to il ruolo cruciale del mezzo umido come conduttore
di elettricità, e correttamente inferito l’esistenza di un’e
lettricità muscolare, che Volta negava e che oggi è alla
base dell’elettrofisiologia.
La risonanza di questa disputa, ma anche il forte le
game scientifico esistente tra Volta e Galvani e le in
tersezioni tra le loro diverse teorie, sono stati adegua
tamente catturati quando fu deciso di battezzare, sulla
113
Luna, due crateri molto prossimi tra loro proprio con i
nomi di Volta e Galvani.
114
nei Comizi per la formazione della Repubblica Italiana
(1802-1805), poi membro del Consiglio generale del
Dipartimento del Lario ( 1802) e, nell’anno successivo,
anche Magistrato prò acque e strade: è interessante no
tare che è proprio di quegli anni la realizzazione di una
delle principali strade di accesso a Com o, che tuttora
viene chiamata “la Napoleona”. Alessandro Volta sarà
poi, inoltre, senatore del neonato Regno d’Italia (nuova
incarnazione della Repubblica Italiana) dal 1809 e poi
conte nel 1810, con titolo trasmissibile alla prole.
Oltre alle cariche pubbliche, Napoleone mantenne
il ruolo di docenza di Alessandro Volta all’Università
di Pavia: benché lo scienziato comasco volesse abban
donare l’attività didattica, Napoleone gli chiese (e ot
tenne) il mantenim ento dei suoi impegni, e l’organiz
zazione di corsi di laboratorio presso l’Università dal
1806 al 1809.
Fu del 1797, inoltre, la fondazione da parte di Na
poleone a Milano dell’Istituto Lombardo-Accademia di
Scienze e lettere, modellato sull’Institut de France e di
viso in quattro accademie (tra cui l’Académie des Scien
ces): è del 1802 la nomina dei primi trentuno membri
dell’Istituto Lombardo, tra cui Alessandro Volta, Vin
cenzo M onti, Antonio Scarpa; nel 1804 Alessandro
Volta venne nominato primo Presidente dell’Istituto,
con il compito di presiedere le sedute. L’Istituto Lom
bardo-Accademia di Scienze e lettere conserva tuttora
la collezione dei manoscritti di Alessandro Volta, da cui
115
è stata tratta una parte significativa delle Pagine scelte di
questo volume.
Napoleone invitò l’institut de France a ospitare nuo
vamente Alessandro Volta nel 1801, per una presenta
zione della pila cui il Primo Console della Repubblica
assistette personalmente, contestualmente alla presen
tazione dell’opera dello scienziato comasco sull’identità
tra fluido elettrico e fluido galvanico: la presentazione
suscitò l’entusiasmo del sovrano, che propose (e, natu
ralmente, ottenne) che a Volta venisse conferita la me
daglia d’oro, un vitalizio, e il titolo di membro straniero
dell’Académie des Sciences.
Curiosamente, la presenza di Napoleone aggiunse un
altro tassello alla querelle scientifica tra Alessandro Volta
e Luigi Galvani: mentre il comasco prestò giuramento
e si coinvolse pienamente nella politica napoleonica in
Italia, l’anatomista bolognese si rifiutò di prestare giura
mento alla Repubblica Cisalpina e fu spogliato dei suoi
titoli e delle sue prerogative accademiche, fino a morire
in povertà nel 1798.
116
co” di Alessandro Volta, benché la disputa tra i due, per
ragioni anagrafiche e per il rispetto e la deferenza di Bec
querel nei confronti dello scienziato comasco, sarà assai
meno intensa di quella tra Volta e la scuola bolognese
dei galvanisti.
Antoine-César Becquerel, fisico e ingegnere laurea
to all’Ecole Polytechnique, si interessò presto ai feno
m eni elettrici, e in primo luogo all’elettricità generata
dalla pressione, seguendo gli studi del mineralogista
francese René Just Haùy, il padre della moderna cri
stallografia.
Becquerel, pur assolutamente “contattista” all’inizio
delle sue sperimentazioni con la pila voltiana, finirà per
riconoscere il ruolo chiave delle reazioni chimiche che
avvengono nel mezzo umido, osservando in particolare
come liquidi diversi, se messi a contatto con elettrodi
di un medesimo metallo, generano comunque un «di
sequilibrio motore» che può essere misurato da un elet
trometro o da un galvanometro, rendendo evidente sia
il ruolo del liquido nella generazione di elettricità, sia
la dipendenza dell’intensità dell’elettricità prodotta dal
tipo di liquido utilizzato.
In particolare, proprio perché non riusciva ad os
servare la produzione di elettricità in presenza di un
qualsivoglia liquido, o di un qualsivoglia miscuglio tra
due liquidi, Becquerel non arriverà in un primo m o
m ento a concludere che ogni elettricità da contatto sia
in realtà dovuta a una reazione chimica. Lo scienziato
117
riuscirà poi, con il figlio Alexandre-Edmond, a scoprire
l’effetto fotovoltaico, arrivando di fatto a congiungere
le sue ricerche sul ruolo della pressione sulla genera
zione di elettricità con quelle sul ruolo di una reazione
chimica, e provando definitivamente la generazione di
elettricità da un singolo elettrodo immerso in un liqui
do conduttore.
La disputa tra contattisti e “chim isti” dell’elet-
tricità si protrarrà fino alla metà del XIX secolo e si
concluderà con un sostanziale pareggio, quando gli
esperimenti dei Becquerel, così com e quelli di altri
fisici quali soprattutto lo svizzero Auguste de La Ri
ve, il fisico Stefano Giovanni Marianini, il chim ico
tedesco-svizzero Christian Friedrich Schònbein e il
m atematico e fisico francese Gabriel Lamé, fino natu
ralmente all’inglese M ichael Faraday e alla sua gene
ralizzazione elettromagnetica, condurranno di fatto a
fondere i due aspetti in un’unica teoria di generazione
della forza elettromotrice, attraverso l’instaurarsi di
una differenza di potenziale e il manifestarsi di una
reazione chimica.
Sarà di de La Rive la conclusione secondo cui il
contatto, di per sé, non produce corrente elettrica se
non avviene una reazione chimica; Marianini sottoli
neerà il rafforzamento della polarità dell’uno o dell’al
tro elettrodo in ragione del tipo di liquido in cui essi
sono immersi e teorizzerà in generale 1’“eterogeneità”
com e sorgente unica; Schònbein ridefinirà il concetto
118
di “attività chimica”, andando a sottolineare l’impor
tanza della tendenza di una specie chimica ad entrare
in una reazione anche senza risultati immediatamente
visibili; Lamé affermerà la necessità sostanziale di con
giungere teoria del contatto e teoria chimica.
119
LE APPLICAZIONI PRATICHE
121
ta è, ovviamente, nella moderna pila o batteria elettrica
che, tra le altre cose, valse ad Alessandro Volta la presen
za sulla banconota da 10.000 lire italiane fino al 2001.
La pila è un generatore di tensione elettrica portatile e
uno strumento in grado di convertire energia chimica in
energia elettrica: il nome “pila” (che, per un periodo di
tempo, è concorrente al termine “colonna”) discende evi
dentemente dai dischetti metallici impilati da Alessandro
Volta, mentre il nome batteria si deve invece a Benjamin
Franklin, che aveva disposto nel 1748 delle bottiglie di
Leida in una disposizione in serie che ricordava le batte
rie di cannoni disposte a protezione di un forte, ottenen
done una configurazione analoga e altrettanto tonante.
Moltissime sono le pile che hanno seguito l’originale
voltiano, via via modificandolo e perfezionandolo: dalla
pila a secco [cioè che non usava liquidi - ndr] di Giusep
pe Zamboni nel 1812 che porterà all’invenzione della
pila zinco-carbone [introdotta a fine Ottocento e rimasta
inalterata per un secolo, fino alla diffusione delle pile al
caline - ndr] , alla pila del chimico inglese John Frederic
Danieli applicata ai campanelli elettrici nel 1836, alla
pila dell’inglese William Robert Grove (1838) perfezio
nata dal tedesco Robert Bunsen che alimenterà i telegrafi
americani, fino alle pile del Ventesimo secolo alimentate
a mercurio, poi ad ossido d’argento, poi al litio.
Uno sviluppo successivo e fondamentale di queste pi
le, definite “primarie” perché destinate a scaricarsi, sarà
l’invenzione della pila ricaricabile nel 1859 [l’accumula-
122
tore elettrico del francese Gaston Planté ndr]. Uno de
-
123
sero alla chimica di avanzare nella comprensio
ne del ruolo della forza elettrica nei composti.
124
ti del Sistema Solare, gli asteroidi: il 1° gennaio 1801
l’astronomo Giuseppe Piazzi scoprì Cerere, il principale
degli asteroidi e classificato al tempo come nuovo piane
ta; due anni dopo, il chimico tedesco Martin Heinrich
Klaproth isolò con l’elettrolisi una nuova terra rara, che
chiamò cerio (Ce), dedicandola al nuovo corpo celeste.
Pochi anni prima, l’uranio (U) isolato da Klaproth
stesso, era stato dedicato al pianeta scoperto otto anni
prima dall’astronomo britannico di origine tedesca W il
liam Herschel: anche la storia dell’uranio sarebbe stata
legata, da Henri Becquerel, a un fenomeno fisico nuo
vo, la radioattività, il cui studio avrebbe aperto la strada
all’imbrigliamento della forza nucleare.
Tornando sulla Terra, una delle applicazioni più
immediate e rivoluzionarie della pila fu nello sviluppo
delle telecomunicazioni, ed in particolare nelle speri
mentazioni sul telegrafo elettrico. La comunicazione a
distanza era particolarmente importante per Napoleone
Bonaparte e per le sue campagne belliche, che al tempo
facevano uso in massima parte del sistema di segnala
zione semaforica a distanza ideato dal francese Claude
Chappe nel 1792.
Il sistema di segnalazione semaforica di Chappe era
in sostanza un sistema ottico, in cui le diverse posizioni
assunte da pale poste in cima a una torre e mosse da una
carrucola rappresentavano lettere che potevano essere
lette, e replicate, dalla stazione successiva: è evidente
come un simile sistema, benché sfruttato alle sue massi-
125
me potenzialità da Napoleone stesso, fosse chiaramen
te limitato dalla geografia e dall’orografia del terreno,
e troppo vincolato a una distanza massima possibile di
lettura tra due torri diverse.
Alessandro Volta aveva ipotizzato, pur senza mai
metterlo in pratica, un esperimento che appare come
precursore dell’idea del telegrafo elettrico quando pro
pose di collegare con un cavo un elettroforo situato a
Com o ad una pistola elettrica situata a Milano, provo
cando uno sparo a 50 km di distanza.
L’idea del telegrafo elettrico verrà pienamente svilup
pata dal medico tedesco Samuel Thomas von Soemmering
nel 1809, che fece uso dell’elettricità fornita in modo sta
bile e affidabile dalla pila di Volta: la telegrafia elettrica si
svilupperà poi nello spazio di pochi decenni, proprio in
ragione delle sue immediate applicazioni belliche, con il
codice Morse inventato nel 1837, il primo cavo transat
lantico posato nel 1866 e il collegamento telegrafico con
l’Australia completato nel 1872.
D i pari passo con la telecomunicazione andò, nell’O t
tocento, anche l’ingegneria dei trasporti: nel 1837 ad
Aberdeen, in Scozia, venne costruito il prototipo di loco
motiva elettrica, alimentata da celle galvaniche (o celle vol
taiche: curiosamente, ancora oggi il doppio nome persiste),
con il primo trasporto passeggeri in un treno trainato da
una locomotiva elettrica nel 1879 a Berlino [opera dell’in
gegnere e industriale tedesco Werner von Siemens —ndr\.
N el 1880 a San Pietroburgo, invece, fo messo in fun-
126
zione il primo tram passeggeri elettrico. Odierne invece
sono le automobili elettriche, anch’esse alimentate da
batterie ricaricabili e il cui ruolo si attende diventi sem
pre più importante nel futuro per mitigare le emissioni
di gas clima-alteranti da trasporti.
A F = .fa-
127
tare come l’ago di una bussola fosse influenzato dalla
presenza o assenza di corrente elettrica in un cavo posto
nelle sue vicinanze: le sperimentazioni di 0rsted furo
no, insieme con quelle di Gian D om enico Romagnosi
(che pubblicò, però, solo in italiano), le prime osserva
zioni scientifiche sulle relazioni esistenti tra elettricità e
magnetismo, e posero le basi per il lavoro del francese
André-Marie Ampère, dell’inglese Michael Faraday e
dello scozzese James Clerk Maxwell, e per la concettua
lizzazione moderna dell’elettromagnetismo.
Ampère pose le basi della moderna elettrodinamica,
mostrando in particolare che due cavi elettrici l’uno vi
cino all’altro si attraggono o respingono a seconda della
direzione in cui scorre la corrente in ciascuno e arrivan
do a teorizzare l’esistenza di una molecola, che chiamò
«molecola elettrodinamica», che fosse l’elemento base
sia delfelettricità sia del magnetismo, in un concetto
analogo, in sostanza, che precorre quello dell’elettrone.
La carriera scientifica di Faraday prese avvio proprio
come assistente di Humphry Davy, con un ruolo in par
ticolare nella scoperta del cloro. Faraday, facendo uso
di una pila di Volta costruita utilizzando delle monete,
scompose poi per via elettrolitica il solfato di magnesio.
Faraday è, però, soprattutto noto per i suoi esperimen
ti sull’induzione elettromagnetica e per la costruzione di
apparati a spire metalliche in cui osservò le relazioni esi
stenti tra la corrente passante in una spira, la presenza di
un magnete e l’induzione di una corrente nell’altra spira.
128
La legge dell’induzione elettromagnetica di
Faraday fu pubblicata nel 1832 e rappresen
ta la fondamentale concettualizzazione del
legame esistente tra flusso elettrico e flusso
magnetico.
129
elettroflogopneumatica Alessandro Volta ha contribu
ito anche all’invenzione dei moderni sistemi di accen
sione, dal m otorino di avviamento al motore a com
bustione interna. Il motorino di avviamento, uno dei
componenti base del motore a combustione interna
stesso, è tuttora alimentato da batterie che provvedono
a fornire l’energia elettrica necessaria per l’avviamento
della combustione interna.
Ricadute successive, sempre nell’ingegneria meccanica,
dell’opera di Volta saranno il motore elettrico (a corrente
continua) e la dinamo, i primi esemplari dei quali sono
attribuiti a Michael Faraday e ad Antonio Pacinotti, e più
avanti il motore a corrente alternata (e l’alternatore), basa
ti sul lavoro di Faraday e dello statunitense Joseph Henry
degli anni Trenta del Diciannovesimo secolo, e perfezio
nati da Galileo Ferraris e NikolaTesla intorno al 1885.
130
Volta sia il mezzo principale per alimentare in modo
affidabile e continuo le attrezzature sulla Stazione Spa
ziale Internazionale e per permettere le missioni spaziali:
i pannelli fotovoltaici alimentano le pile ricaricabili che
garantiscono l’alimentazione stabile e il funzionamento
degli oggetti prodotti dall’uom o che più si sono avven
turati lontano dal nostro pianeta.
Nata dagli esperimenti sull’organo elettrico della tor
pedine a Como, la pila di Volta e le sue discendenti hanno
portato l’uomo a fotografare Plutone, a esplorare stabil
mente la superficie di Marte, a rendere abitabile una Sta
zione Spaziale posta tra 330 e 450 km di altezza dalla su
perficie terrestre, e naturalmente l’hanno accompagnato a
mettere piede sulla Luna, per poi permettergli il rientro.
Per celebrare l’impatto di Alessandro Volta sulla sto
ria della scienza e della tecnologia, la città di Com o gli
ha dedicato il Tempio Voltiano, in occasione del cente
simo anniversario della morte del suo figlio prediletto. Il
Tempio ospita una parte della collezione degli strumen
ti voltiani, in particolare quelli scampati al grande in
cendio dell’Esposizione del 1899, avvenuta in occasione
del primo centenario della lettera sulla pila.
A questo omaggio si è aggiunto quello dell’architetto
Daniel Libeskind che, nel 2015, ha dedicato la scultura
The Life Electric ad Alessandro Volta: la forma della scul
tura richiama una A e una V e la forma della pila, e trova
posto sulla diga foranea di fronte al porto di Como.
131
•APPROFONDIMENTI
PAGINE SCELTE
* Questi, e altri testi voltiani, sono stati consultati presso l’Istituto Lombardo-Accademia di
Scienze e lettere, di Milano, che si ringrazia.
134
P A G I N E SCE E
L'ELETTROFORO PERPETUO
Presentazione dell'elettroforo perpetuo a Joseph Priestley, uno strumento
in grado di conservare carica elettrica per oltre un mese. La lettera è
un bell'esempio dell’approccio sperimentale di Alessandro Volta, della sua
precisione e cura certosina e dell’amicizia e stima reciproca con l’illustre
chimico inglese.
Lettera d i Alessandro Volta a Giuseppe Priestley, 1 7 7 5 , disponibile, nella sua tra d u zio n e
d a ll’o riginale francese, a l sito web dedicato d e ll’Università d i Pavia http ://p p p . unìpv. it/V olta/
Pages/PageÒ. h tm l
135
PA GINE SCELTE
136
PAGINE SCELTE
IL CONDENSATORE
Presentazione del condensatore, ed in particolare del condensatore ad
armature mobili separate da una lastra isolata. Nel presentare il suo
raffinamento dell’apparecchio del condensatore, Alessandro Volta stu
dia come la geometria e la distanza tra le armature ne influenzino la
capacità.
137
PA GIN E SCELTE
LA CAPACITA
Presentazione a van Marum delle esperienze fatte con elettrometro ed
elettroscopio, nonché di alcune importanti considerazioni circa il con
densatore e la sua capacità. Alessandro Volta mostra con il collega speri
mentatore tutta la sua esperienza e capacità di inventore e di uomo di
laboratorio.
138
GINE SC ELTE
[...] che nessuna esperienza ancora prova (l’esistenza di) una scarica
elettrica proveniente dagli organi dell’animale [...]
[...] metalli come motori d’elettricità dotati ciascuno di forza diffe
rente, secondo la natura del metallo [...]
Come io sostengo, che la rottura dell’equilibrio, l’incitamento al flu
ido elettrico a percorrere, come un torrente continuo, tutto il circolo
conduttore, viene dal contatto reciproco tra conduttori differenti
in questo circolo, che sono allo stesso tempo motori, ovvero che lo
divengono laddove si produca questo contatto eterogeneo (simile a
139
PAGINE
140
PA GINE SCELTE
tra loro [...] come dalle sue sperienze in mille modi variate è stato in
dotto a sospettare fin dapprincipio, ed a credere e sostenere in progres
so con ogni maniera di argomenti il sullodato Volta; e come, venendo
con lui, tengono oggi la più parte de’ Fisici, massime oltramontani.
[...] I metalli, e gli altri corpi che chiamansi conduttori, o deferenti,
[...] questi corpi ha scoperto il nostro Volta, che posseggono altresì la
virtù da niuno prima sospettata in essi, virtù veramente maravigliosa,
d’incitare esso fluido elettrico, toglierlo all’equilibrio e al riposo in cui
trovisi, smoverlo, impellerlo, col semplice venire a mutuo contatto
due di essi di specie diversa.
[...] Insomma codesti organi animali sono, relativamente alla mossa
del fluido elettrico, non già attivi, come sostiene Galvani, ma me
ramente passivi: e sono al contrario attivi, volerlo o non volerlo, i
conduttori dissimili, massime i metallici.
LA PILA
Presentazione della pila alla Royal Society, il culmine dell’ingegno e la
summa della concettualizzazione voltiana dell’elettricità da contatto.
Interessante è il richiamo alla struttura della pila come riproduzione
dell’organo elettrico naturale delle torpedini e delle anguille elettriche.
141
PAGINE SCELTE
142
PA GI NE SCELTE
A . Volta, Lettera alla Royal Society “S u ll’e lettricità eccitata d a l mero contatto tra sostanze
conduttrici d i natura diversa”, 1800, disponibile, nella sua traduzione d a ll’o riginale francese, a l
sito web dedicato de ll’Università d i P avia http:llppp.unipv.itrVoltaJPageslPage3.html
143
G LO S S A R IO
144
G LO S S A R IO
stesso. Le ddp si m isurano in Volt e nei che studia le interazioni dei cam pi
suoi m ultipli eia sottom ultipli. elettrom agnetici con la m ateria e in
In un cam po elettrostatico la differen particolare con l'elettrone. L'elettrodi
za di potenziale coincide con la ten nam ica quantistica si sviluppò fra gli
sione elettrica presente fra due linee anni venti e trenta del Novecento, a
equipotenziali, in un circuito elettrico opera principalm ente di Enrico Ferm i,
coincide con la caduta di tensione agli dell'austriaco naturalizzato am ericano,
estrem i di un com ponente non attivo prem io N obel nel 1945, W olfgang Pauli,
del circuito stesso. del tedesco W erner Heisenberg, prem io
Nobel nel 1932 e del fisico inglese, pre
Elettrodinamica m io Nobel nel 1933, Paul Adrien Dirac.
Term ine che va fatto risalire al fisico
francese André M. Am père, cui si de Flogisto
vono studi fondam entali sull'elettricità Sostanza ipotetica che si sarebbe li
al punto che l'unità di m isura della berata dai com posti per com bustione
corrente elettrica ne porta il nom e, l'e o per calcinazione, e dei quali avrebbe
lettrodinam ica è la scienza che studia costituito il “principio di infiam m abili
l'insiem e dei fenom eni connessi a varia tà”: un m etallo si sarebbe trasform ato in
zioni, nello spazio e nel tem po, di cam pi ossido perdendo flogisto (oggi reazione
elettrici e m agnetici, e più in generate di ossidazione) e l'ossido si sarebbe tra
delle interazioni fra cariche in m ovi sform ato di nuovo in m etallo assorben
m ento e cam pi elettrom agnetici. L'ap do flogisto (oggi reazione di riduzione)
porto concettuale più significativo dato dal residuo di calcinazione. Un com bu
a tate scienza è stata l’introduzione del stibile carbonioso avrebbe perso flogi
concetto di cam po, inteso com e regione sto trasform andosi in cenere. Il flogisto
dello spazio in cui si risente dell'effetto era a volte sostanza, a volte spirito, e
di una forza di tipo elettrico, dovuta alta nessuno riuscì m ai a isolarlo; per di più,
presenza di corpi carichi elettricam ente. questo m isterioso ente poteva avere di
A tale branca della fisica, oggi indica volta in volta peso positivo o peso ne
ta com e elettrodinam ica classica, si gativo. La teoria del flogisto, sviluppata
affianca l'elettrodinam ica quantistica dal tedesco Ernst Georg Stahl alla fine
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G LO S S A R IO
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G LO S S A R IO
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LEGGERE, VEDERE, VISITARE
BIBLIOGRAFIA
SCRITTI DI VOLTA
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LIBRI IN ITALIANO SU VOLTA
Il professore e la cantante
La grande storia d’amore di Alessandro Volta
di P. M azzarello, Bollati Boringhieri, Torino 2009
150
Dalla periferia al centro
Pavia e la sua Università nella seconda metà del Settecento
di A. Ferraresi, in Annali di storia pavese, n. 28,2000
MULTIMEDIA
WEB
http://ppp.unipv.it/Volta/
Università di Pavia, Dipartim ento di Fisica Alessandro Volta, pagine dedicate allo
scienziato com asco
http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/content/electricity
ECHO-Cultural Heritage Online, Max Planck Institute for thè History of Science,
pagine dedicate all'elettricità
http://www.istitutolombardo.it
Istituto Lom bardo-Accadem ia di Scienze e lettere
http://alessandrovolta.it/
Sito dedicato dalla Fondazione Alessandro Volta
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LUOGHI DI INTERESSE
COMO
Nella centralissima via Volta si trova la casa natale dell’inventore
della pila, sottoposta nell’Ottocento a significative modifiche da par
te degli eredi.
La Torre G attoni è il luogo nel cui gabinetto fisico il Volta si dedi
cò all’elettrologia e, intorno al 1765, condusse i primi esperimenti
scientifici.
Vicino a Porta Torre si trova il Palazzo degli Studi, sede del liceo
classico “A. Volta” dove dal 1775 al 1778 lo studioso svolse attività
di ricerca e fu docente di Fisica sperimentale. All’interno del liceo è
tuttora custodita una collezione di strumenti scientifici.
Il Tem pio voltiano, edificato nel centenario della morte (1927), fu
inaugurato nel 1928 e donato dall’industriale comasco, Francesco
Somaini, alla città di Como. È una costruzione di stile neoclassico
che ospita un museo sulle scoperte e le invenzioni di Volta.
PAVIA
All’U niversità d i Pavia sono stati conservati e restaurati circa 750
strumenti della Sezione di Fisica del Museo per la Storia dell’Uni
versità di Pavia.
L’A ula Volta è l’aula voluta dalfimperatore Giuseppe II per ospitare
le affollate lezioni di fisica di Alessandro Volta
Il cortile d i V olta, chiamato in origine il portico legale, perché cir
condato dalle aule della Facoltà di Legge, deve la denominazione
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Dalla periferia al centro
Pavia e la sua Università nella seconda metà del Settecento
di A. Ferraresi, in Annali di storia pavese, n. 28,2000
MULTIMEDIA
WEB
http://ppp.unipv.it/Volta/
Università di Pavia, Dipartim ento di Fisica Alessandro Volta, pagine dedicate allo
scienziato comasco
http://echo.mpiwg-berlin.mpg.de/content/electricity
ECHO-Cultural Heritage Online, Max Planck Institute for thè History of Science,
pagine dedicate all'elettricità
http://www.istitutolombardo.it
Istituto Lom bardo-Accadem ia di Scienze e lettere
http://alessandrovolta.it/
Sito dedicato dalla Fondazione Alessandro Volta
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corrente alla presenza della statua di Alessandro V olta scolpita da
Antonio Tantardini nel 1878, in occasione del centenario della no
mina di Volta a professore di fisica sperimentale a Pavia.
LAZZATE
Il legame di Alessandro Volta con il territorio lombardo è evidente
anche nel borgo brianzolo di Lazzate, dove Volta aveva una casa di
vacanza: il comune, che rivendica l’ideazione della pila nel suo terri
torio, mostra la stessa pila di Volta sul proprio stemma.
INTITOLAZIONI
Nel 1881 l’unità di misura, nel sistema SI, del potenziale elettrico è
stata chiamata volt in suo onore.
Ad Alessando Volta sono stati intitolati un cratere lunare e un aste
roide (l’8208 Volta).
La “Alessandro Volta” è una concept car, ovvero un prototipo di au
tovettura, messa a punto dalla Toyota e dalla Giugiaro, concepita nel
2004 come vettura sportiva elettrica ibrida. Ma i costi erano troppo
alti e non è mai stata prodotta.
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Finito di stampare nel mese di gennaio 2017
Printed in Italy
In un’epoca di fermento della conoscenza, Alessandro Volta
inaugura l’era dell’elettricità, l’ancora poco compreso feno
meno su cui si interrogavano chimici, filosofi naturali, ma
tematici e anatomisti del tempo. Dopo lunghi esperimenti
realizza la famosa pila, la prima sorgente di elettricità stabile,
continua e disponibile a comando: un’invenzione rivolu
zionaria che contribuisce a fondare fisicamente l’elettrici
tà, a unificare fisica e chimica e a mettere a disposizione
dell’umanità una delle interazioni fondamentali della natu
ra. Ma il suo contributo non si limita alla pila e agli espe
rimenti. Volta dà anche la prima formulazione matematica
relativa all’elettricità e definisce sperimentalmente l’unità
di misura della tensione, poi battezzata volt in suo onore,
razionalizzando così la nuova scienza. Infine, è il primo a
capire che l’elettricità può, in teoria, essere trasmessa molto
velocemente a qualsiasi distanza, aprendo così la strada a
una serie infinita di applicazioni (telegrafo, telefono, radio,
televisione) che poi l’elettricità avrebbe permesso.