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Andrè Chastel

L’USO DELLA STORIA DELL’ARTE

Capitolo 1 – un programma

La storia dell’arte ha dovuto affrontare e distinguere la relazione tra “significante” e “significato.”


Significante: che è destinato a produrre conseguenze rilevanti.
Significato: è il mezzo per arrivare al significante.
Questi due vocaboli sono complementari, non può esistere l’uno senza l’altro.

Capitolo 2 – una scienza

L’occidente è stato caratterizzato da una lenta e inesorabile circolazione “di stili” e a volte forti ondate di
“cosmopolitismo” (atteggiamento di chi si riconosce cittadino del mondo, al di sopra di ogni motivo
nazionalistico); ma la recente disciplina chiamata storia dell’arte è nata nel secolo scorso nel quadro delle
culture nazionali, restando così strettamente legata a tratti specifici ed abitudini mentali tipiche dei diversi
paesi, (es. sentimento poetico in Italia). Tutto ciò poi sfuma in scuole di pensiero nate da una forte pressione
di appartenenza artistica nazionale, i cui principi erano adattati al loro oggetto. L’avvenire della storia dell’arte
dipende dal superamento degli ambiti nazionali, che troppo spesso portano a raggruppamenti e ad assetti
storici più complessi di quelli che nell’età classica si basavano sulle scuole. La cosa più grave e preoccupante a
livello di scuole nazionali è la tendenza all’isolamento. C’è da chiedersi se l’arte è veramente un linguaggio
universale, come si vorrebbe affermare. È palese che nei secoli c’è stato uno sviluppo espressivo artistico
nazionale impossibile da ignorare. Correnti e scambi internazionali contano quanto le tradizioni nazionali. Lo
scopo della storia dell’arte è favorire il più possibile l’internazionalizzazione.

Capitolo 4 – l’erudizione nazionale

La storia dell’arte è divisa in due livelli:

- internazionale
- locale.

Raramente queste due posizioni convivono nello stesso periodo storico, ma qualunque scoperta o
interpretazione durevole ne presuppongono in un modo o nell’altro la combinazione. La vera conoscenza
richiede l’intuizione delle grandi correnti (artistiche), ma sa che è necessaria anche la familiarità in cui nasce
un’opera particolare, con le usanze e la forma del luogo che ne designa le radici. Lo storico dell’arte crea in
una certa misura il suo oggetto. Il destino di un’opera è la sua più o meno rapida scomparsa, a meno che esso
non la salvi dandole un prestigio prolungato che la tuteli nel tempo. L’arte provinciale è scomparsa a causa
della mancanza degli storici locali. Le opere locali non sono state meno prodotte, ma semplicemente meno
guardate e quindi preservate.
Capitolo 5- le riviste d’arte

Ci sono 3 tipi di riviste:

▪ storica: non necessita di illustrazioni


▪ letteraria: che più che analizzare commenta
▪ con illustrazioni sparse

La rivista dell’arte dovrebbe essere la fusione delle tre, la serietà della storica, la riflessività della letteraria e le
illustrazioni della terza. Oggi le riviste variano molto da un paese all’altro. Siamo tornati ad una fase in cui il
bisogno di riflettere, ridiscutere i procedimenti, la ricerca delle preesistenze tradizioni culturali sono utilissime
per la comprensione delle opere. Le riviste d’arte nacquero come reazione a fogli enciclopedici, per concentrare
l’interesse sull’attività moderna e i ritrovamenti dell’arte antica. Dopo il 1880 cambiarono i metodi di
riproduzione grafica. Con l’avvento della fotografia invece si sconvolge la pratica di presentazione delle riviste
che prima si basava sull’unione delle conoscenze puramente bibliografiche.

Capitolo 6- la bibliografia

L’avvicinamento dei materiali bibliografici “elementari,” serve a raccogliere le informazioni di base, ma non
consente la rapida comprensione. Il bibliografo e il catalogatore si fanno anche analisti, da ogni entrata
ricavano una o più informazioni secondarie destinate poi ad essere riportate all’interno del libro. Un tempo
tra lettori e autori gli indici si formavano da accordi amichevoli; ma con l’aumento delle fonti e delle lingue,
dei soggetti e del contenuto delle bibliografie è cambiato questo tipo di approccio. Il bibliografo/elaboratore
accumula il capitale di conoscenze conservate in ogni libro rendendone possibile l’assimilazione attraverso un
processo di organizzazione e semplificazione al fine di comunicarle. Esso “cerca” e “trova”, è un esperto della
sintesi.

Le sue fasi di approccio sono:

✓ sistematiche: indice del libro


✓ metodiche: divisione dei vari capitoli in sezioni cronologiche, geografiche o etniche.
✓ Analitiche divise in 3 tipi di indice:
▪ indice degli autori: libri o articoli identificabili attraverso il nome dell’autore
▪ indice degli artisti: aspetto biografico, punto d’incontro degli assi storico-geografici
▪ indice topografico: riunisce topograficamente i luoghi all’interno del quale sono custodite le opere.
▪ Indice dei soggetti o delle materie

Con questi abbiamo una visione totale dell’argomento in modo oggettivo e completo.

Capitolo 7 – l’inventariazione

La diffusione del museo e la nascita della storia dell’arte sono connesse una all’altra. Le opere d’arte sono
catalogate in funzione dei “grandi stili”, messi più o meno ogni volta in rapporto stretto con la civiltà. Si
otteneva così una sorta di scelta più o meno ampia di opere rappresentative e la fase storica in cui trovavano
posto mediante qualche semplificazione.
Che dire dell’architettura? Per lungo tempo si sono selezionati solo super edifici, ma l’uso dello spazio è
comprensibile solo se si tiene conto del paesaggio e dell’ambiente. Qualunque edificio è coinvolto in una
relazione di reti più o meno esplicite con altri edifici. Il campo dell’architettura minore rurale o urbana è
oggetto di un’attenzione intensa ma tardiva che esprime spesso qualche incertezza nel procedimento o
metodo. Il recupero dei settori periferici dell’arte e il loro rapporto con le creazioni di livello superiore
costituiscono il più importante problema del XX secolo, in cui fra la storia dell’arte e le scienze umane tende a
stabilirsi una specie di nuovo accordo. Nella storia degli oggetti sono classificati in base ai loro tratti
caratteristici e alla loro configurazione. Nell’architettura invece, tende a prevalere un’ottica morfologica legata
a stile, struttura e forma. “Molto spesso l’interesse di un edificio viene pienamente capito solo quando esso
rischia di scomparire...” un metodo per salvare l’interpretazione di un insieme di realtà grandi o piccole di cui
non esisterà più nulla è la registrazione e la mappatura di tali beni.

Capitolo 8 – i cataloghi

Che cos’è un catalogo?


È una pubblicazione generalmente ufficiale redatta da un conservatore, in cui gli oggetti di una o più serie
vengono descritti sotto forma di liste metodiche. Può essere semplice o particolareggiato, illustrato o no.
Il catalogo è uno strumento di cultura e di ordinamento delle conoscenze. Per potersi assumere tutte le sue
responsabilità e farsi carico delle risorse artistiche d’ogni paese, senza tenere conto dei troppo mutevoli
cambiamenti e importanza, la storia dell’arte deve accentuare l’importanza del catalogo come base
indispensabile di ogni ricerca e di ogni riflessione metodica.

Capitolo 9- I corpus

Il corpus corporum è un inventario, basato su una identificazione topografica integrale, procede alle
classificazioni e raggruppamenti naturali, da cui si potranno ricavare le informazioni sistematiche sotto forma
di elenchi. Questa realizzazione indica comunque abbastanza esattamente la vera ragion d’essere del corpus:
suscitare inventari così completi da non omettere nulla. La rigorosa disposizione dei corpus dovrebbero
rivelare, coincidenze, affinità, caratteristiche familiari, di ordine topo-socio-storico, ovvero che mettono in
gioco simultaneamente un settore geografico, un ambiente e una cronologia. L’importanza di un corpus o di
un inventario, sta nella sua apertura alle scienze umane nel loro insieme (inglobando tutti gli ambiti disciplinari,
storici, sociali, geografici...), che porta ad includere nella loro definizione anche la storia dell’arte.

Capitolo 10 – la fotografia

È uno strumento privilegiato per gli storici dell’arte. Vi sono infatti due settori che la usano molto. L’astronomia
e la storia dell’arte, in cui la fotografia ha un ruolo fondamentale. In entrambi permette di studiare a distanza,
fissare e controllare le condizioni di oggetti che è impossibile accostare altrimenti.

Capitolo 11 – l’incisione

Importantissima dal manierismo in poi, specialmente in Francia e in Fiandra. Nel XVIII sec. (1700), arriva a
sopraffare la “stampa d’artista” spianando la strada allo storico dell’arte. Può autenticare le opere conservate,
è una prova di quelle scomparse e dà un catalogo di pittori poco noti. Grazie al suo commercio e alla sua
diffusione, la stampa aiuta a conoscere le correnti internazionali. Allo storico d’arte, la stampa, appare non solo
come oggetto di studio in sé, ma anche come mezzo di analisi fondamentale. Sia che si tratti di uno studio sul
tema iconografico o sull’evoluzione di una forma, dell’elaborazione del catalogo di un artista o dell’analisi del
suo successo di critica, della definizione di una corrente storica o di uno stile, ogni indagine dovrebbe
cominciare dal campo dell’incisione cosa che accade raramente.
Capitolo 13- le esposizioni

I criteri che determinano le buone esposizioni sono sempre gli stessi, sia per le mostre letterarie che d’arte,
nelle varie categorie in cui possiamo classificarle:

▪ esposizioni monografiche: riguardano un solo artista o un collezionista


▪ inventari: opere di una data scuola
▪ sintesi: es. il manierismo, il 600 lombardo
▪ esposizioni tecniche: restauri, analisi di laboratorio
▪ esposizioni-dossier: di concezione più didattica

Facili da concepire, in apparenza, le esposizioni/mostre monografiche non sono più agevoli da realizzare.
Condizioni generali sono la qualità dell’opera e l’importanza dell’artista nella storia dell’arte, inoltre devono
essere presenti solo i pezzi più importanti perché oltre a 50 opere non si riesce ad apprezzare.

Al pari delle esposizioni di sintesi o delle monografie, si possono concepire le:

▪ Esposizioni tematiche: hanno un punto di vista polemico, sostengono una tesi, difendono un artista o
riportano in auge un movimento o uno stile. Una esposizione deve esprimere un atteggiamento critico
e definire delle scelte critiche.
▪ Esposizioni dossier: attraverso una dimostrazione fotografica visivamente efficace, devono dare la
possibilità di guidare il pubblico verso una lettura più immediata delle opere esposte, situandole nel
loro contesto pittorico o socioculturale.
▪ Esposizioni tecniche: approccio completo di dipinti sculture e oggetti che sono tutti riuniti. Presentano
le varie tappe di un restauro, mettendo in luce la scelta e tecnica esecutiva.

Capitolo 14 – le dazioni

Quando dobbiamo stimare un bene, specialmente se artistico la legge (31 dic. 1968) pone due problemi assai
delicati:

▪ la scelta delle opere


▪ la loro valutazione

in questo caso non esiste tariffario. Questo sistema è una prima risposta alle necessità derivanti dal
cambiamento delle condizioni patrimoniali e sociali, ma guarda soprattutto al futuro. Attualmente è un
complemento all’arricchimento dei musei mediante le donazioni, massima forma di mecenatismo dal
rinascimento in poi.

Capitolo 15 – preservazione: il XIX secolo (1800-1900)

Abbiamo poco tempo per decidere che ne sarà delle vie, delle chiese, nel XIX sec. Conservare tutto è
impossibile, per cui tocca scegliere sulla base di una conoscenza concreta, completa e precisa. Identici sono i
problemi del patrimonio dipinto o scolpito, che hanno le stesse incertezze. Dovremmo credere che i musei
conservino e garantiscano l’avvenire, ma tutti hanno messo in deposito da più di 30 anni quasi tutti i grandi
dipinti del XIX sec. Dobbiamo liberarci dalla concezione “archeologica” che ci porta a giudicare degne
d’esposizione perché “fanno antico” certe copie di dipinti, e rispedire certi dipinti del XIX sec in soffitta.
Capitolo 16 - Il futuro dei mestieri artigiani

Il mestiere artigiano è considerato in Francia “coltivare il culto delle arti che perseguono la realizzazione del
bello nell’utile.” Le produzioni tanto apprezzate come l’art noveau, spesso eccellenti per materiali e fattura,
provarono che questa curiosità poteva unirsi ad una rinascita di creatività. Tale rinascita continuava le forme
e le tradizioni antiche. Anch’essa è forma d’arte.

Capitolo 21 – ricerca e storia dell’arte in Francia

La storia dell’arte si occupa di prodotti, oggetti elaborati dall’uomo. Suo compito è capire tutte le opere, che
infatti sono l’unico mezzo per cogliere la portata originale dei capolavori che un tempo attiravano l’attenzione.
La disciplina tende a isolare i modelli, analizza e conosce a fondo i materiali e infine valuta le proporzioni.
L’esperienza ha indirizzato le classificazioni attraverso le tecniche, gli artisti, i periodi storici, gli stili.

Capitolo 23 – arte e liturgia

I rapporti della chiesa con l’arte passata e presente sono oggi di una complessità senza precedenti. L’arte
religiosa avrebbe potuto ottenere un posto di primo piano nell’arte moderna, ma è impossibile ignorare gli
sviluppi di quest’ultima, che comporta una rottura quasi totale con le forme della tradizione. Da tempo gli
oggetti religiosi hanno iniziato a cambiare significato divenendo pezzi da museo o da collezione.
L’incomparabile qualità di autenticità attribuita a tutto ciò che ancora sussiste in situ, fa aumentare più il valore
storico di questi oggetti che non il loro carattere assoluto di strumenti del rituale religioso. L’enorme
estensione del campo di studio ha suscitato svariati metodi. Il più diffuso è il metodo iconografico. La
collocazione delle immagini, la loro classificazione, la loro spiegazione in base a diversi livelli di significato,
danno luogo alla pubblicazione di numerosi manuali.
L’iconografia è l’insieme dei motivi e criteri che distinguono ed inquadrano l’immagine da un punto di vista
culturale. Essa ci permette di seguire alla perfezione l’evoluzione dell’arte cristiana nei suoi periodi alterni di
ricchezza e povertà, nelle continue modifiche del pensiero religioso, colto sia al livello della pietà e del
sentimento religioso, sia a quello dell’insegnamento morale, sociale e politico.
L’arte sacra in passato è stata anche mezzo tra la fine del XVI (1500) e l’inizio del XVII sec. (1600). Di un
trionfalismo liturgico ed artistico per riportare alla rinascita una fede contrapposta all’eresia. Fu l’ultimo
grande momento in cui l’arte fu posta al servizio della liturgia magnificandola in maniera eccezionale (barocco)
senza nuocere alla profondità del sentimento religioso o alla nascita di nuove tendenze del XVII sec. “Se ci
limitiamo però ad essere meri conservatori dei prestigiosi edifici del passato e di una splendida liturgia, cui
però i fedeli non partecipano, non facciamo il nostro mestiere, che consiste nel servire gli uomini e portarli a
Dio con i mezzi più acconci.”
Il legame dell’arte con la liturgia, è l’unico che renda a tutte queste forme la loro intelligibilità, ma d’altra parte,
le trasformazioni stesse della liturgia ci fanno capire che molte opere, legate ad uno “stile” di cerimoniale
ormai superato, non appartengono né di fatto né di diritto alla chiesa, ma alla cultura nazionale e occidentale
che li raccoglie e protegge.

Capitolo 25 – dove sono gli archivi dell’architettura moderna?

L’architettura un tempo era ancora espressione liberale di carattere artigianale, e ciascun architetto era diretto
responsabile dei suoi progetti, e perciò dei rapporti con il cliente, della concezione del progetto, della sua
materializzazione grafica ed esecuzione. Oggi gli studi sono spesso associazioni, in cui la concezione è opera
collettiva e il disegno diventa così opera anonima. La distruzione dei documenti grafici diventa pertanto quasi
una regola, man mano che lo schizzo si elabora e ancora di più quando il progetto ha preso corpo. Il disegno
collettivo non può essere rivendicato ed associato ad alcuno e se lo si conserva è solo per garantire la
responsabilità giuridica all’architetto. Nel lavoro dell’architetto il disegno ha ancora una grande importanza, ma
certo non ha il valore di un tempo. La mano e il disegno ormai non contano più. Allo stato attuale gli archivi di
architettura contemporanea sono dispersi, minacciati e introvabili. Si direbbe quasi che la mentalità dei
francesi rifiuti il lavoro della memoria, che classifica e fornisce i suoi dati alla riflessione. Fra 50 anni lo storico
dell’architettura rischia di trovarsi privato delle fonti essenziali della sua riflessione.

Capitolo 26 – l’accademismo

Comparso nel XIX sec. (1800), Il termine “accademismo” indica l’accezione di “stretta osservanza delle norme
accademiche/rigore” denuncia l’eccessiva dipendenza da un maestro. La parola accademismo compare
all’epoca di Manet e degli impressionisti, ovvero un gruppo di pittori che cercano o sono costretti a cercarsi
una strada ai margini del Salon ufficiale e del giurì accademico. Il trionfo un po’ ritardato di questo movimento
ha recato alla storia dell’arte francese un torto immenso. La resistenza degli ambienti ufficiali e di gran parte
della critica a ciò che ora con eccessiva leggerezza si giudica come la più alta espressione della pittura francese,
segnò la rottura fra l’arte viva e quella ufficiale.
Louis Vittet, primo storico dell’accademia di pittura e scultura definì nel 1861 la differenza fondamentale tra
l’istituto di Francia di cui l’accademia delle belle arti era una sezione, e l’antica accademia reale. Quest’ultima
era aperta a tutti mentre l’altra premiava il merito di pochi. Le accademie in Italia, come la famosa accademia
degli incamminati a Bologna fondata da Ludovico Caracci nel 1585, reintroducevano nel mondo sofisticato del
manierismo locale l’idea rivoluzionaria che l’artista deve partire dalla natura in ciò che essa ha di più quotidiano
e addirittura banale, e tornarci quotidianamente. L’accademia in Francia è soprattutto una scuola, ove i suoi
membri sono professori e i cui allievi ricevono anche lezioni di geometria, prospettiva e anatomia, disegnando
basandosi su un modello vivo. Ben presto si fa sentire anche il bisogno di un insegnamento teorico sotto forma
di conferenze organizzate dal 1667 in poi.

Capitolo 30 – impressionismo: dalla parola al mito

Preso a prestito dal linguaggio militare, il termine "avanguardie" indica quei gruppi di artisti che, sostenendo
idee e metodi in contrasto con la tradizione e fortemente innovativi, promuovono sé stessi attraverso iniziative
diverse, anche clamorose, come spettacoli, conferenze, esposizioni di gruppo, manifesti con dichiarazioni
d'intenti. Per distinguerle da quelle più recenti (neoavanguardie), possiamo dividerle in due grandi gruppi,
separati dalla seconda guerra mondiale. Al primo periodo appartengono le cosiddette "Avanguadie storiche",
maggiormente legate all'arte dell'Ottocento, per una continuità ideale o per una aperta contrapposizione. Il
secondo periodo, che continua o contesta l'arte del primo Novecento, si estende dalla fine della seconda
guerra mondiale ai giorni nostri. A partire dagli anni Cinquanta molti movimenti nascono in America.

Le avanguardie storiche ultimi anni del XIX sec. (1800) - primi decenni del XX sec. (1900):

L'etichetta “Avanguardie Storiche” definisce una serie di fenomeni artistici in rotta con la tradizione. La prima
denominazione di Avanguardie è stata assegnata ad alcuni movimenti nati in America nel secondo dopoguerra.
Le Avanguardie Storiche comprendono invece dei fenomeni artistici europei, e sono Storiche per distinguerle
appunto da quei movimenti americani di cui sono il precedente. Questi fenomeni sono di forte rottura su molti
fronti, mettono in discussione molti aspetti: il rapporto con la produzione artistica con il pubblico, il ruolo
dell'artista, la società. Hanno una durata brevissima, per non esaurire la loro carica rivoluzionaria e innovativa.
L'artista mostra il proprio modo di pensare nel suo proprio rapporto con la società, portando avanti una
riflessione soprattutto politica: si compromette con il proprio impegno politico, fa scelte politiche autonome,
non è più l'artista che di fronte alla politica o si chiude in sé stesso o è asservito al potere. È a partire dalla
concezione politica che si determina quella artistica, che viene poi spiegata in un manifesto (un manifesto
scritto, pubblicato solitamente in un giornale, oppure un'opera d'arte particolarmente significativa). L'arte si
confronta anche con la produzione industriale degli oggetti. Il rapporto progetto-forma entra in crisi a causa
della produzione in serie: l'aspetto artistico sta solo nel progetto, nell'idea. Per questo qualunque gesto
intenzionale vale come arte, perché quello che conta è il pensiero, l'azione consapevole, e per questo più che di
pittura, scultura, ecc. si parla di espressioni artistiche.

L’avanguardia (storica), affrontava i temi della giovinezza, entusiasmo, ribellione alle convenzioni, che tutto
fanno sacrificare alla chiamata del genio. Incontri provvidenziali che assicurano la presa di coscienza di una
dottrina, lotta contro l’autorità costituita, scandalo, disprezzo, riprovazione, miseria, il dolore piuttosto che il
compromesso, lotta incessante, drammi, conflitti… e finalmente la posterità che riconosce il genio e il proprio
debito. Alla fine dell’azione di un’avanguardia ci sono gli eroi e gli eroi non si discutono. Nelle sue audacie, che
furono grandi, l’impressionismo incarna e riattiva alcuni valori che possiamo definire tradizionali e che, sono il
filo rosso dell’arte francese. L’amore esclusivo della natura, il bisogno di un certo equilibrio fra sensibilità e
spirito, il rifiuto di qualsiasi espressionismo filosofico, l’accettazione del presente, il tenero elogio della felicità
mediante le delizie del quadro. Sono queste le virtù che hanno determinato l’ammirazione durevole e universale
dell’impressionismo, e che hanno permesso il successo commerciale. Ciò che – passato il primo stupore davanti
alla franchezza della visione – poteva far esitare il pubblico di fine secolo, non era lo spirito delle opere, ma il
tono a volte un po’ semplice e rude. L’impressionismo ha modificato di colpo la prospettiva di tutta la storia
della pittura, valorizzando lo stile da schizzo, la macchia, l’incompiuto in tutte le sue forme.

A.C.

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