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Lezione n.

8
Il metodo dell’equilibrio: esempio #2
Scelta dei movimenti indipendenti
I coefficienti di ripartizione
In questa lezione, sempre utilizzando un esempio, si discuterà della scelta dei movimenti indipen-
denti in una struttura e si introdurrà il concetto di coefficiente di ripartizione.
La struttura analizzata, riportata nella figura seguente è ancora costituita da una trave inflessa, a due
campate, che quindi può essere suddivisa nelle due aste AB e BC.
F
A B C

A
L L/2 L/2
In generale, la definizione della deformata della struttura richiede la conoscenza degli spostamenti
dei tre nodi A, B e C. Dei nove movimenti nodali, 5 sono impediti dai vincoli (le tre componenti di
ZZ
spostamento in A, gli spostamenti verticali in B e C), per cui la struttura può essere risolta,
nell’ottica del metodo dell’equilibrio, impostando un problema con quattro incognite, costituite dai
restanti valori incogniti degli spostamenti nodali:
nodo A: w
XA vXA ϕXA
nodo B: wB vXB ϕB per condizioni vincolari
nodo C: wC vXC ϕC
La particolare condizione di carico, caratterizzata dall’assenza di forze in direzione dell’asse longi-
tudinale della trave, permette di affermare che i valori degli spostamenti orizzontali dei tre punti A,
B e C debbano essere uguali tra loro, non essendoci deformazione longitudinale dell’asse della
O
trave. Dal momento che le condizioni vincolari impongono wA=0, ne consegue che anche i valori
degli spostamenti wB e wC saranno uguali a zero, riducendo il numero delle incognite da quattro a
due.
nodo A: w
XA vXA ϕXA
nodo B: w
XB vXB ϕB per condizioni vincolari e condizione di carico
nodo C: w
XC vXC ϕC
B

In realtà la struttura può essere studiata anche ricorrendo ad un solo movimento indipendente, e
quindi impostando il problema con una sola incognita: il movimento ϕC può infatti essere visto
come movimento dipendente dagli altri. Nel caso in esame, ϕC può quindi esprimersi in funzione
dell’unico movimento indipendente rimasto, ossia ϕB.
E’ possibile rendersi conto della veridicità di questa affermazione pensando alla linea elastica di una
singola membratura, quindi di una trave composta da una sola campata con vincoli soltanto alle
estremità. Suddividendo la trave nei due tratti che la compongono, ed operando in maniera analoga
a quanto già fatto in precedenza, si può infatti pervenire alla soluzione della trave anche impostando
come unico parametro di spostamento incognito il valore dello spostamento ϕB.
Anche per il tratto BC, indipendentemente dal tipo di carico applicato lungo la campata della trave
si può infatti affermare che la conoscenza dello spostamento (per ora incognito) ϕB è sufficiente a
definire completamente lo stato di deformazione e di sollecitazione della membratura.

Gianni Bartoli – Appunti di Tecnica delle Costruzioni Revisione – 11/11/01


Lezione n. 8 – pag. VIII.2

MB MB F
ϕB B B C
A ϕB

L L/2 L/2

v(A) = 0 v(B) = 0 v(B) = 0 v(C) = 0


v′(A ) = 0 v′(B) = −φ(B) = φ B v′(B) = −φ(B) = φ B M(C) = −EJv′′(C) = 0

Per entrambe le travi, la scrittura delle condizioni cinematiche e statiche consente di definire un

A
numero di condizioni al contorno sufficienti all’integrazione della linea elastica, separatamente per
ognuno dei due tratti(*). A parte il tratto di sinistra (che è già stato discusso in precedenza), per il
tratto di destra non è quindi necessaria la conoscenza del valore di ϕC per risalire all’espressione
della linea elastica del tratto BC e, per successiva derivazione, alla determinazione dello stato di
deformazione e di sollecitazione in tale tratto. Il movimento ϕC può quindi essere ricavato in dipen-
denza dal valore della rotazione ϕB, in maniera del tutto analoga a quanto già affermato a proposito
ZZ
del valore del momento flettente MB.
La dipendenza del valore della rotazione ϕC da ϕB può essere facilmente spiegata osservando che il
particolare vincolo in C fornisce una condizione statica (l’annullamento del momento flettente MC)
in sostituzione della condizione cinematica sul valore della rotazione. In altre parole, la conoscenza
di una condizione di tipo statico in una sezione rende superflua la definizione del valore della rota-
(*)
L’effettiva integrazione della linea elastica nel caso in esame sarebbe in realtà un po’ più laboriosa e
richiederebbe la definizione di 8 condizioni per definire le costanti di integrazione.
La presenza della forza concentrata in D rende infatti discontinuo il diagramma del taglio in tale sezione,
obbligando quindi a suddividere l’integrazione della linea elastica in due tratti distinti, il tratto BD ed il
tratto DC. Per entrambi i tratti, l’equazione da integrare è del tipo
O
EJ ⋅ v (IV) = 0
in quanto non si hanno carichi distribuiti lungo l’asse della trave, ed i due domini di integrazione sono
definiti su un intervallo di lunghezza L/2.
MB F
B C
ϕB D
B

L/2 L/2

EJ ⋅ v1(IV) = 0 EJ ⋅ v (2IV) = 0

v1 (B) = 0 v1 (D) = v 2 (D) v 2 (C) = 0


v1′ (B) = φ B − v1′ (D) = −v′2 (D) − EJ v ′2′ (C ) = 0

− EJ ⋅ v1′′ (D) = −EJ ⋅ v′2′ (D)


− EJ ⋅ v1′′′(D) = −EJ ⋅ v′2′′ (D) + F
Le quattro condizioni, definite come condizioni di raccordo, scritte in corrispondenza della sezione D
garantiscono il fatto che lo spostamento verticale, la rotazione ed il momento flettente siano, in tale
sezione, continui, mentre il taglio presenti una discontinuità pari a F.
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Lezione n. 8 – pag. VIII.3

zione nella stessa sezione, che può quindi essere ricavato in un momento successivo una volta inte-
grata l’equazione della linea elastica. Il fatto è congruente con l’osservazione, già fatta a proposito
del principio di identità, per cui non è possibile, in maniera arbitraria, assegnare in una stessa se-
zione di estremità di una trave, sia il valore del momento flettente che il valore della rotazione. E’
infatti la rigidezza della trave (intesa in senso lato) a “governare” il collegamento tra il valore della
rotazione e quello della coppia applicata, per cui tali valori risultano tra loro intimamente connessi.
Tutte le volte in cui le particolari condizioni di vincolo permettano di specificare una condizione
statica nella sezione di estremità della trave, risulterà quindi superfluo introdurre il movimento cor-
relativo nel novero dei movimenti da considerare indipendenti.
E’ infine da sottolineare il fatto che l’evitare il ricorso alle considerazioni fatte, e continuare quindi
a studiare la struttura con due movimenti indipendenti, non costituisce un ostacolo alla soluzione
della struttura stessa, come verrà meglio evidenziato in lezioni successive. Nel caso in esame, il
considerare due movimenti indipendenti per la trave comporta soltanto un onere calcolativo mag-

A
giore, essendo necessario impostare un problema un po’ più complesso, ma conduce esattamente
agli stessi risultati che si ricaverebbero risolvendo la struttura con un solo movimento indipen-
dente(**).
In ultima analisi, la struttura in esame può quindi essere risolta operando, nell’ottica del metodo
dell’equilibrio, con il solo movimento indipendente ϕB.
F
ZZ A ϕB=? B C

L L/2 L/2

Analogamente a quanto fatto introducendo il metodo dell’equilibrio, una volta identificati i movi-
menti indipendenti, si opererà quindi in due fasi:
- fase I: soluzione della struttura con movimenti indipendenti bloccati
- fase II: soluzione della struttura con movimenti indipendenti consentiti ed azioni soltanto nei nodi
O
Fase I: struttura con movimenti indipendenti bloccati
Nella prima fase si impediscono nella struttura i movimenti assunti come indipendenti. Occorre
quindi inserire un vincolo ausiliario (“morsetto”) in B in modo da imporre ϕB =0.
B F
A C
B

L L/2 L/2

(**)
E’ già stato indicato il fatto che il metodo dell’equilibrio, più del metodo della congruenza, si presta ad
una automatizzazione del procedimento di calcolo di strutture iperstatiche, ossia all’implementazione di
algoritmi di soluzione all’interno di un elaboratore elettronico. Nel caso della soluzione tramite
elaboratore, tutti i movimenti nodali incogniti (indipendentemente da osservazioni sui carichi,
sull’eventuale dipendenza di alcuni di questi da altri, sulla presenza di possibili simmetrie) vengono
assunti come movimenti indipendenti, al fine di costruire una procedura che risulti di carattere generale
e scollegata dalle particolari condizioni della travatura in esame. La riduzione dei movimenti
indipendenti al loro numero minimo risulta quindi di una certa importanza soltanto quando si operi
manualmente, con il fine di diminuire il numero di calcoli da effettuare.
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Lezione n. 8 – pag. VIII.4

La presenza del vincolo in B fa sì che tale sezione sia, di fatto, impedita di compiere qualunque spo-
stamento, dal momento che vB=0 per la presenza dell’appoggio e wB=0 per la condizione di carico
esaminata.
Si può allora suddividere la struttura nei due tratti AB e BC inserendo in B un incastro.
F
C
A B
B D
L
L/2 L/2

Il tratto AB, scarico, non richiede ulteriori approfondimenti. Il tratto BC può invece essere analiz-
zato, considerando inizialmente una trave con un vincolo un po’ diverso, impedendo, per il mo-

A
mento anche la rotazione in C.
F

B D C
L/2 L/2
ZZ
Il punto D, per simmetria della struttura e del carico, può abbassarsi ma non ruotare. Di conse-
guenza si ha:
F/2
F
MB B MD
B D C
D
VB
L/2 L/2 L/2
O
Mentre il valore della reazione verticale in B assume il valore F/2 per il rispetto dell’equilibrio alla
traslazione verticale, il valore del momento flettente in B può essere ricavato nell’ottica del metodo
della congruenza, come il valore della sollecitazione che impedisce la rotazione delle due sezioni in
B e D. Si ha quindi
L/2 L/2 L/2 L/2
dφ M (z )  F  L F L2
φ(D ) − φ(B) =
∫ dφ = ∫ ∫ ∫
B

dz = dz = M B + 2 z  dz = M B ⋅ 2 + 2 ⋅ 8
dz EJ
0 0 0 0
Imponendo i valori nulli alle rotazioni in D e B si ottiene
L L2 FL
0 = MB ⋅ +F ⇒ MB = −
2 16 8

F/2 Il valore del momento in D è stato


FL/8
ricavato per equilibrio alla rotazione:
B FL
D MD = MB +
22
MD=FL/8 FL FL FL
F/2 MD = − + =
L/2 8 4 8

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Sfruttando la simmetria, si possono quindi riportare i valori delle reazioni vincolari, disegnare i dia-
grammi e la deformata del tratto BC (per ora considerando ancora nulla la rotazione in C).
FL/8 F/2 FL/8

B D C
F/2 F/2
L/2 L/2

F/2 T

F/2

A
FL/8

FL/8

FL/8
M
ZZ B
f
D
f
C

La soluzione della trave BC è a questo punto abbastanza agevole: basta infatti osservare che il caso
da studiare può essere scomposto nei due casi seguenti(***):

B D
C
=
O
L/2 L/2

FL/8 F/2 FL/8 FL/16 FL/8

B D C + B
C
B

F/2 L/2 L/2 F/2


3F/16 L 3F/16
FL/16
FL/8

FL/8

FL/8

FL/8

(***)
E’ da notare che tale modo di procedere rappresenta (nel caso del tratto in esame) un’applicazione diretta
del metodo dell’equilibrio. L’asta viene infatti risolta inserendo dapprima un “vincolo ausiliario” (il
vincolo che impedisce la rotazione in C) - e quindi operando secondo quella che è stata definita come
“fase I” - e successivamente rimuovendolo, attraverso l’applicazione di una coppia uguale ed opposta
alla reazione del vincolo ausiliario (analogamente alla “fase II” nel metodo dell’equilibrio)
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Lezione n. 8 – pag. VIII.6

Da cui si ottiene:
3FL/16
F
C
B D

11 F/16 L/2 L/2


5F/16

3FL/16
5FL/32

A
La soluzione della trave in fase I porge quindi il risultato riportato in figura seguente.

fase I: diagrammi finali


ZZ A
3FL/16

B
F

D
C

L L/2 L/2
11 F/16 5F/16
11 F/16

T
O
5F/16
3FL/16

5FL/32
M

B C
B

A
f

Fase II: struttura con movimenti indipendenti consentiti ed azioni


soltanto nei nodi
Nella seconda fase occorrerà risolvere la struttura nella quale vengano rimossi i vincoli ausiliari
posti in fase I, determinando i valori effettivi dei movimenti indipendenti.
Nel caso in esame, l’eliminazione del vincolo ausiliario in B è equivalente all’applicazione, in tale
sezione, di un momento flettente uguale ed opposto alla reazione vincolare esercitata in fase I. Si
ottiene quindi la trave riportata in figura:

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M
A C
B ϕB=?
L L
in cui, per semplicità di scrittura, si è posto
3
M= FL
16
La soluzione della travatura può essere ricavata suddividendola nei due tratti che la compongono e
utilizzando il concetto di rigidezza. Il collegamento tra il valore della rotazione in B ed i momenti
alle estremità delle membrature fornisce infatti:

A
MAB=t⋅MBA=2R⋅ϕB MBA=4R⋅ϕB MBC=3R⋅ϕB
ϕB B B C
ZZ A ϕB

L L

trave incastro-appoggio: trave incastro-appoggio:


rigidezza alla rotazione in B: KBA=4R rigidezza alla rotazione in B: KBC=4R
coefficiente di trasmissione: t=+1/2 coefficiente di trasmissione: t=+1/2

La condizione di equilibrio fornisce quindi


M BA + M BC = M
o anche
O
K BA ⋅ φ B + K BC ⋅ φ B = M
in cui si sono indicate sia le rigidezze alla rotazione che i momenti con un doppio indice, eviden-
ziando la sezione alla quale tali grandezze si riferiscono (primo indice) ed il tratto al quale sono
relative (entrambi gli indici).
Il valore della rotazione può quindi essere ricavato attraverso l’espressione
M
(K BA + K BC ) ⋅ φ B = M
B

⇒ φB =
KB
in cui si è posto
K B = K BA + K BC
La grandezza KB, che è costituita dalla somma delle rigidezze alle rotazione in B di tutti i tratti con-
correnti nel nodo B, prende il nome di rigidezza alla rotazione del nodo B.
Sostituendo i valori relativi ai vari tratti si ha:
K B = K BA + K BC = 4R + 3R = 7R
1 M
φB = M=
KB 7R
I valori del momento flettente alle estremità delle membrature ammontano quindi a:

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M 4
M BA = K BA ⋅ φ B = 4R ⋅ = M
7R 7
M 3
M BC = K BC ⋅ φ B = 3R ⋅ = M
7R 7
Il risultato ottenuto può essere sintetizzato come segue: il momento applicato M si ripartisce tra le
membrature della trave in misura proporzionale alle rispettive rigidezze.
Per ogni tratto infatti si ha che, alle estremità, agisce una frazione del momento totale pari a:
M K BJ
M BJ = K BJ ⋅ φ B = K BJ ⋅ = M
KB KB
in cui, con J, si è indicato il secondo indice relativo al tratto cui tale momento si riferisce (quindi
J=A,B).

A
Si può riscrivere l’equazione precedente introducendo il concetto di coefficiente di ripartizione del
tratto BJ, indicato con ρBJ e definito dalla relazione
K BJ
ρ BJ =
KB
che rappresenta la quota parte di momento applicato in B assorbita dalla membratura con estremità
ZZ
nei nodi B e J.
In termini più generali, se in uno stesso nodo B confluiscono n aste, si definirà coefficiente di ripar-
tizione dell’asta j-esima (delimitata dal nodo B e dal nodo J) la grandezza ρBJ rappresentata da un
numero puro e definita da
K BJ
ρ BJ =
n

∑ K BI
i =1
in cui il termine al denominatore prende il nome di rigidezza (alla rotazione) del nodo B e si può
indicare semplicemente con KB
O
n
KB = ∑ K BI
i =1
Nella relazione precedente si è supposto che la i-esima asta abbia estremi nei nodi B e I.
Data la definizione introdotta, è ovvia la validità della relazione
B

∑ ρ BI = 1
i =1
ossia la somma dei coefficienti di ripartizione di un nodo, estesa a tutte le aste concorrenti in tale
nodo, assume un valore pari all’unità.
L’adozione del concetto di coefficiente di ripartizione permette di stabilire immediatamente
l’aliquota di momento assorbita da ognuna delle aste confluenti in uno stesso nodo senza avere la
necessità di determinare l’effettivo valore della rotazione del nodo in esame.
Riferendoci al caso oggetto di studio, potremmo infatti definire immediatamente i valori dei due
coefficienti di ripartizione
K BA 4R 4 K BC 3R 3
ρ BA = = = , ρ BC = = =
K BA + K BC 4R + 3R 7 K BA + K BC 4R + 3R 7
e di conseguenza affermare che

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Lezione n. 8 – pag. VIII.9

4 3
M BA = ρ BA ⋅ M = M , M BC = ρ BC ⋅ M = M
7 7
senza avere quindi bisogno di ricavare il valore della rotazione ϕB.
Si ottengono perciò i risultati in figura:
MAB=2M/7 MBA=4M/7 MBC=3M/7
ϕB B B C
A ϕB

6M/(7L)
L 6M/(7L) L 3M/(7L)
3M/(7L)

A
4M/7

3M/7
M
2M/7

A questo punto, la soluzione della trave in fase II si può determinare combinando i risultati dei sin-
ZZ
goli tratti, ottenendo i grafici riportati in figura in termini di reazioni vincolari, diagrammi del ta-
glio, diagramma del momento e deformata.

fase II: diagrammi finali

MA=2M/7 M
B C
A
O
L L
6M/(7L) 3M/(7L) 3M/(7L)
6M/(7L)

T
3M/(7L)
B
4M/7
2M/7

M
3M/7

f
A B C
ϕB= M/(7R)

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Composizione delle due fasi


Sommando i risultati ottenuti nelle due fasi è possibile pervenire ai risultati finali, riportati in figura
seguente in termini di reazioni vincolari, diagramma del momento flettente e deformata.

3 FL/16 F fase I
A C
B D

L/2 L/2
11 F/16 5F/16
3FL/16

A
5FL/32
M

3 FL/56 3FL/16
fase II
B C
ZZ A

L L
9 F/56 9 F/112 9 F/112
3 FL/28
3 FL/56

M
3 FL/16
9 FL/112
O
F fase I + fase II
A C
B D
3 FL/56
B

L/2 L/2
9 F/56 43 F/56 11 F/28
3 FL/28

3 FL/56 11 FL/56
M

f
A B C

ϕB= 3 FL/(112R) f
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Determinazione del valore di ϕC


Alla luce delle considerazioni fatte all’inizio della lezione, dovrebbe a questo punto essere possibile
ricavare il valore della rotazione in C, assunto come movimento dipendente dagli altri (e quindi da
ϕB).
Sfruttando ancora il PSE, si può affermare che il valore di ϕB può essere ricavato sommando al va-
lore che tale grandezza assume in fase I il valore da essa assunto in fase II.
Isolando il solo tratto BC si ottengono i risultati riportati nel seguito.
Fase I
Scomponendo il caso in esame nei due disegnati si ottiene:
3 FL/16
F
B C
D ϕC (I)
=

A
L/2 L/2

FL/8 FL/8 FL/16 FL/8


F
ZZ B

L/2
C
ϕC=0
L/2
+
B

L
ϕC
C

da cui

φ(CI ) = 0 +
FL 1 FL
⋅ =
8 4 R 32 R
Fase II
Osservazione: per la
O
3/7 M trave in figura si è già
B C notato che
φ(CII) =
3M 1 1M 3 FL
φ(CII)
ϕB ϕC(II) ⋅ = =
7 6R 14 R 224 R
φB = −
L 2
B

Fase I + Fase II

φC = φ(CI ) + φ(CII) =
1 FL 3 FL 5 FL
+ =
32 R 224 R 112 R

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