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LA PREISTORIA DEL LATINO

Del latino ci è conservato pochissimo per il periodo anteriore al 200 aC; dei dialeAi latini non
sappiamo quasi nulla.
Il latino fa parte del ceppo linguistico indoeuropeo. Le lingue indoeuropee si raggruppano nel
modo seguente:
- armeno
- greco
- illirico e messapico
- albanese
- italico (osco-umbro; latino falisco; lingue romanze)
- celtico
- germanico
- baltico
- slavo
- indo-iranico

A queste si sono aggiunte due lingue indoeuropee scoperte nel XX seC:


1) ITTITO: scriAura cuneiforme rinvenuta in migliaia di tavoleAe del XIV-XIII sec aC, portate alla
luce da scavi del 1906-7 in Cappadocia.
2) TOCARIO (A e B): scoperta nel 1900 per mezzo di scavi nel Turkmenistan
Le visibili corrispondenze tra le suddeAe lingue sono spiegate nei termini di rapporto genealogico
da una lingua comune.

L’ITALICO COMUNE

Il ramo italico dell’i.e. si divide in due gruppi:


1) latino-falisco: tipico di stirpi che occuparono la zona del Lazio. Il falisco è la lingua di quasi 150
iscrizioni del territorio di Falerii, a nord di Roma, in ambiente etrusco. Forse anche il venetico
(zona del Piave) fa parte di questo ramo. (VENETICO, FALISCO, LATINO —> Lingue
romanze)
2) osco-umbro: l’osco è la lingua dei Sanniti. Poi c’è la lingua dei popoli umbri, i Peligni, che
parlavano un dialeAo italico non latino, e poi le lingue dei Marsi, Vestini, Marrucini, Sabelli,
Volsci. TuAi questi dialeAi, ecceAuato l’osco, già al tempo di Augusto erano stati soppiantati dal
latino; nell’Italia centrale si parlava però ancora l’etrusco, il messapico e il greco. Tra il III e il I
sec. aC infaAi tuAi gli altri gruppi etnici italici erano stati latinizzati. (OSCO, UMBRO,
DIALETTI SABELLICI)

Si suppone che l’immigrazione degli indoeuropei italici (protolatini, italici) nella penisola sia
avvenuta da nord-est nel II millennio aC.
- le lingue antiche siciliane, il Sicelio e il Sicano, non si sa se facciano parte del ramo italico
indoeuropeo.

RAPPORTI CON ALTRE LINGUE INDOEUROPEE

- Anticamente si pensava che il latino e il greco fossero imparentati, ma non è così, nonostante i
costanti rapporti di reciproca influenza.
- con il ramo celtico ci fu un legame linguistico abbastanza streAo, come dimostrano i seguenti
traAi comuni: genitivo singolare in -i dei temi in -o; congiuntivo in -a- direAamente legato alla
radice verbale; passivo in -r; suffisso del superlativo; futuro in -b-; lessico.
- l’italico ha traAi comuni anche al germanico.

È venuta definendosi la seguente ipotesi: ancora nella I metà del II millennio a C, nell’Europa
centro-orientale, i futuri Italici occupavano sedi vicine a quelle dei Celti e dei Germani; la loro
immigrazione nella penisola appenninica avvenne in più spinte separate.

APPUNTI LEZIONI

Il latino è una lingua morta. La lingua può morire per l’estinzione della comunità parlante, per
l’esistenza di una lingua concorrente politicamente prevalente.
Le lingue italiche si sono estinte nel I secolo aC per l’esistenza del latino, lingua prevalente.
Il latino non si è mai estinto per la scomparsa dei parlanti: nonostante si siano ridoAe le zone
latinofone, in un ampia parte d’Europa il latino è vissuto semplicemente trasformandosi.
Area latinofona: romània (IV-X sec dC)
La trasformazione del latino ha dato luogo alle varie lingue romanze.
Il latino ha avuto un duplice destino: a differenza delle altre lingue morte, il latino è sopravvissuto
in una forma cristallizzata per la sua vestigia culturale e grazie al sostegno della chiesa di Roma
che l’aveva adoAato come lingua ufficiale. Il latino si è continuato ad usare in politica e
nell’amministrazione a livello europeo, anche come lingua franca di cultura. In Europa quindi si è
venuta a creare una situazione di diglossia: il latino veniva usato dall’elite culturale, politica,
amministrativa. Anche sul versante della lingua scriAa il latino ha avuto la meglio per secoli.
Quello che è avvenuto è più o meno questo:
1) Latino scriAo - latino medievale, umanistico, moderno - toscano leAerario - italiano - italiano
standard
2) Latino parlato - dialeAi d’italia - (toscano leAerario) & dialeAi - dialeAi & italiano standard

Il latino ha sempre costituito una pietra di paragone rispeAo alla quale nobilitare l’italiano. Ha
fornito le struAure portanti aAraverso cui struAurare la grammatica delle lingue romanze.
Il latino è stato un’inesauribile fonte di prestiti: molte parole latine sono entrate nell’italiano
aAraverso trasformazioni, ma sono prestiti doAi. Per esempio la parola “classico” deriva dal latino
“classicus”, aggeAivo che veniva utilizzato da Catone per definire non tuAi coloro che rientravano
nelle cinque classi di censo, ma solo coloro che rientravano nella prima classe di censo, i più ricchi
e nobili(lo si dice in Aulo Gellio). Era quindi un termine giuridico-sociale.
Il primo ad usare il termine classico in rapporto ad un testo leAerario è Frontone, il retore del II sec
dC: Frontone, discutendo delle forme linguistiche ritenute erronee, per dimostrarne l’erroneità
soAolineava che tali forme non erano presenti nei testi leAerari antichi, di autori “classici” e
“assidui”, non proletari.
In italiano quando entra la parola classico riferita a testi leAerari? La più antica aAestazione di
“classico” riferito a scriAori è di Filippo Beroaldo il vecchio, 1496, che lo utilizza per definire gli
autori “classici”, riprendendo consapevolmente Aulo Gellio.
Perciò la parola classico è entrata nella modernità come ripresa doAa dal passato.
La prima aAestazione di classico in una lingua romanza è in T. Sebillet, francese, 1548.

Il latino parlato ed evoluto e il latino scriAo si sono combaAute a lungo. Il latino è stato sentito
come strumento di oppressione, di demarcazione sociale.
Lezione 2

Secondo gli antichi romani il latino aveva origine dal greco: il latino derivava dala dialeAo greco
poi modificatosi in virtù del suo contaAo con altre lingue di penisola italiana.
Tesi che sembrava trovare conferma:
• in numerose somiglianze tra latino e greco
• per predominanza del greco nell’area meridionale del mediterraneo
inoltre ricondurre origine del latino al greco contribuiva ad accrescere prestigio della lingua latina.
Questa tesi fu messa in discussione raramente e durò fino al XVIII secolo.
Sembra situazione anomala, ma stessa derivazione di lingue romanze da latino tardò a imporsi, fu
chiara solo a partire da ‘500. Ma anche per questa derivazione si doveAe aspeAare fino a XVIII
secolo, quando si affermava metodo storico-comparativo e questione dei rapporti tra varie lingue
su base scientifica.
Scoperta decisiva per ciò è stata scoperta dell’antico indiano: lingua con somiglianze così forti con
lingue occidentali, ma così distante geograficamente. Che porta a affermazione di originale lingua
comune (indoeuropeo). Grazie a tale lavoro di analisi e confronto tra le varie lingue si arrivò prima
a dire che indiano era la lingua madre e poi che anche questa lingua derivava da altra comune.
Le lingue ci sono documentate in epoche diverse ed è utile vedere quadro generale di
documentazione delle varie lingue (slide VI): epoca varie aAestazioni delle lingue varia molto. Da
notare posizione del latino: più antiche aAestazioni aAorno al 600 a.C.
(10)… Da V millennio a.C. popolazione si diffonde in Europa:
• per sviluppo agricoltura e quindi ricerca nuovi territori da dedicare a agricoltura
• ecc
e per quanto riguarda i futuri parlanti latino la prima immigrazione avvenne durante il secondo
millennio a.C. protolatini andarono a stanziarsi nel Lazio dopo questa immigrazione indoeuropea
(del 1500 a. C.)
Qualche secolo dopo altra immigrazione di popoli indoeuropei e tra questi sono da menzionare
quelli da cui lingue italiche (osco, ecc.) + messapico (aAraversato mediterraneo)
Situazione in VIII secolo come in tavola VII > latino relegato a zona ristreAa del Lazio e in
concorrenza con altri gruppi linguistici:
• dialeAi italici a sud e est
• insediamenti greci in Italia meridionale
• etrusco (non indoeuropeo) a nord
Non è un caso che in quest’epoca i latini ricavarono da versione occidentale di alfabeto greco il loro
alfabeto latino.
Questa è la situazione linguistica in VIII secolo a.C.

Cronologia del latino:


• VI a.C. = prime aAestazioni scriAe (VII per alcuni).
Fine VIII-V a.C solo iscrizioni, epigrafi e molto brevi spesso (fibula praenestina, lapis niger). Chiara
eticheAa di latino predocumentario. Possiamo dedurre con sicurezza che sede di Roma fu occupata
in maniera continuativa da stessa popolazione almeno da X secolo a.C. > latino ha sue radici già in
questo periodo (latino predocumentario, che conge2uriamo come conge2uriamo l’indoeuropoeo).
• Prele3erario: fino 240 a. C. noi abbiamo testimonianze ma tuAe legate a epigrafi che
consistevano in iscrizioni sepolcrali, testi con disposizioni di caraAere sacrale. Identificazione di
storia della lingua latina emerge in successiva periodizzazione.
• Arcaico: 240-80, media-tarda repubblica. Roma si afferma come potenza di ambito
mediterraneo.
• Classico: modello di riferimento, coincide con passaggio da repubblica a impero. Autori
che si sono conservati per intero. 80 a.C-14 d.C.
• Imperiale: 14- fine II d.C
• Tardo: da III d.C.
Periodizzazione identifica storia della lingua latina come storia della leAeratura latina.
Classificazione della lingua risente di quella di leAeratura latina.
Si potrebbe fare delle obiezioni a tale periodizzazione.

Da latino documentario: componenti non indoeuropee, prestiti etruschi, elementi oschi, umbri e
greci e celtici. Quando sono entrati?
fase in cui nuovi arrivati in contaAo con chi già viveva in penisola e parlava “sostrato
mediterraneo”. Elementi di sostrato mediterraneo:
• beldomun?,
• lama: l’acquitrino.

Significativo che siano entrate queste parole: toponimo e termine che indica aspeAo fisico del
territorio.
• Lilium: nome che in italiano diventa giglio. Sempre termine che nuovi arrivati trovavano
utilizzato in penisola. Fiore che richiede un certo clima.
• …(39)
Parole entrate in latino in epoca preistorica probabilmente
Elementi greci: sicuramente varie ondate di … immissione di termini greci nel II a.C., ma si può
pensare a influenze precedenti e fino a che epoca? Di sicuro influenze greche su latino sono
antiche, addiriAura si è postulato che ci siano parole latine risalenti al miceneo e quindi a epoca
anteriore al XII secolo. A sostegno di questa ricostruzione avanzate due argomentazioni:
• Enea che quando arriva nel Lazio trova il greco Evandro, quindi c’era tradizione
testimoniata non solo da Virgilio secondo cui in Lazio c’erano popolazioni greche 60 anni prima di
arrivo di Enea.
• Reperti archeologici di origine greca databili prima di X secolo a.C.
Tesi che non ha accolto molti consensi. Parole che sarebbero di origine micenea:
• Clavis: chiave.
• Buca: vaso per sacrifici
• Vervactum: pratica agricola, sorta rotazione delle coltivazioni
Che tipo di influenza di cultura greca dovremmo postulare in base a tali termini? Termini che
riguardano abitare, pratiche agricole e religiose. Bisogna postulare influenza in ambiti economici e
religiosi. Ipotesi audace su base di scarse testimonianza che abbiamo. Da usare con cautela quindi.
(8)
Latino passa a situazione minoritaria:
• sabini
• volsci
… ecc
In contesto tale latino in questa fase (VIII-VI) era già influenzato da lingue vicine. Solo nel V secolo
latino come lingua egemone del Lazio.

Latino preleAerario:
• AAestato da documenti scriAi, di natura epigrafica, datati tra VII e metà III a.C. (400 anni
circa), ultima parte periodo monarchico e parte di quello repubblicano.
• Fase in cui latino si impose su penisola italiana. Da situazione vista nel VII-VI a grande
diffusione (tuAa penisola fino Rimini-linea gotica, isole comprese).
• Varie fasi di espansione: centro italia con guerra di Pirro (inizio III a.C.), Sicilia (fine prima
guerra punica).

CaraAeristiche:
1) Testimonianza di Polibio (II a.C) si occupa di traAato tra Roma e Cartagine a inizi V secolo
a.C. giudica testi di circa 3 secoli precedenti. Dice

“Accordi che abbiamo riportato dopo aver interpretati nel modo più accurato possibile. Tale è la
differenza tra la lingua aAuale dei Romani e quella antica che anche i più esperti applicandovisi
molto ne riescono a comprendere a mala pena solo alcuni faAi.”
Abbiamo a che fare con greco che dice di essersi rivolto a esperti. Nel II a.C. a Roma avevano
difficoltà ad interpretare testi latini di 3 secoli prima. Lingua latina in quei tre secoli aveva subito
modificazioni così profonde da renderla irriconoscibile agli stessi latini.
Cambiamenti avvenuti in concomitanza con ampliamento geografico-politico di Roma, non è un
caso.
Iscrizioni VI sec.a.C.:
• Duenos:
• forma che rappresenta parola dove si conserva or –o degli aggeAivi della seconda
declinazione che poi si chiude in –u.
• gruppo iniziale –du che in latino successivo (III-II a.C.) da luogo a –b
• la e viene aAraAa fa o che segue per “metafonesi”
= bonus

• Riduzione dei di6onghi (mono6ongazione): a inizio del VI secolo latino aveva almeno 5
diAonghi da incontro i e u con vocali a e o. poi monoAongazione di diAonghi, per cui diAonghi
passarono per lo più a semplice i o alla semplice u.

Eccezioni:
• Come arcaismo genitivo in –ai (che poi passa a e). qui monoAongazione si è fermata a metà
strada.
• au si conserva, ma all’interno di testi leAerari è documentata anche forma alternativa in –o
(considerata forma popolare).
• Conservazione del diAongo oi il cui esito può essere –i (es. cuoi per cui)

• Iouvesat = iurat diventa: monoAongazione e rotacismo (passaggio di s in posizione


intervocalica in r)
Questo passaggio in forma scriAa ci è documentato da passo di Cicerone che ci dice che è console
Carvidio ? (36) a introdurlo (IV secolo).
• Si traAa di adeguamento della grafia a una fonetica che ormai era cambiata. AdaAamento
della grafia alla pronuncia.

Lezione 3
Profondi cambiamenti del latino dalla fase preleAeraria (VI-III sec aC) a quella leAeraria (post III
sec).
Il latino subisce influssi dalle lingue italiche (oschi, umbri: indoeuropei); dagli etruschi; dalla
colonizzazione greca.
Le prime aAestazioni scriAe di latino sono successive alla colonizzazione greca.
Cambiamenti di fondo del latino:
- fenomeno della monoAongazione: i numerosi diAonghi del latino si fondono in un’unica vocale
lunga.
- rotacismo: la s intervocalica viene scriAa come r.

Quando inizia l’assimilazione di termini greci nella lingua latina?

Ipotesi 1: precoce assimilazione di termini greci in epoca predocumentaria (prima del VI sec).
Questa ipotesi è fragile.
Ipotesi 2: assimilazione di termini in epoca del latino preleAerario. Per esempio “machina” deriva
da µηχανή, gr. ionico aAico. Alla base si presuppone un µαχανή gr., che entrando in latino ha
subito il meccanismo dell’apofonia, in cui la -a- breve si è trasformata in -i- per la presenza
dell’accento protosillabico che indebolisce la vocale centrale. Possiamo quindi stabilire che questa
parola è entrata in latino prima dell’apofonia latina, quindi prima del V sec. aC. Machina è un
termine militare entrato in latino in periodo di guerra sicuramente.

Una società basata prevalentemente sull’agricoltura (inizio V sec aC, quando si chiudono i rapporti
con la civiltà etrusca) si rifleAe nel lessico (si pensi a: pecunia; laetus stessa radice di letame che
indica la fecondità della terra; locuplens indica la proprietà di luoghi, terreni; felix ha la stessa radice
di fecundus —> felicità legata alla fecondità della terra; egregius legato a grex; delirare significa
uscire dal solco dell’aratura; rivales, un fiume che divide due terreni e determina confliAi; scribere
ha un originario uso nel mondo agricolo: la radice è la stessa di scrobis, che indica il solco. Quindi
scribere inizialmente significava tracciare un solco sulla terra; versus indica il solco tracciato nel
campo con andamento bustrofedico). Il lessico latino aAinge innanzituAo dal mondo contadino. Il
lessico agricolo si estendeva anche all’ambito militare: ducere indicava il pastore che guida il
gregge. Castra ha a che fare con il verbo castrare: fare il campo fortificato comportava di tagliare lo
spazio secondo schemi ben determinati.
In questa fase del latino entrano anche altri termini. I Galli arrivarono a Roma e saccheggiarono la
ciAà. A partire da quell’epoca possiamo constatare l’entrata in latino di alcuni termini di origine
gallica, come gladus, nome celtico della spada corta che veniva utilizzata dalle legioni romane, che
rimpiazzò il termine latino aensis, che divenne termine nobile leAerario.

latino arcaico: fine prima guerra punica 240 aC - 80 aC

Questo periodo è caraAerizzato da due faAi salienti:


1) aggressività militare ed espansione imperialistica;
2) crescendo di confliAi interni alla società romana.

In questa fase di grande ampliamento di Roma come si diffuse il latino?

Livio XL 42, 13: ci parla di un episodio del 180 aC. Ai Cumani fu permesso di usare il latino come
lingua ufficiale e fu data licenza ai banditori di condurre le vendite in latino.
Questa testimonianza è importante perché fa vedere che una popolazione deve chiedere il
permesso per usare il latino. Stiamo parlando di un popolo campano soAomesso a Roma sin
dall’epoca delle guerre sannitiche (un secolo e mezzo prima circa). Quindi prima i Cumani
parlavano il greco. Il vincitore di solito impone la propria lingua e invece Roma non lo fa. Roma
non impose mai la lingua latina e non incoraggiò neppure in Italia l’uso della lingua.
La romanizzazione, dove c’è stata, è stata un fenomeno spontaneo da parte di popolazioni che
volevano acquisire prestigio e nobilitarsi.
Quindi:
1) la latinizzazione in mancanza di una politica specifica fu un processo lento e spontaneo,
2) la latinizzazione non fu un fenomeno tanto radicale da cancellare le lingue autoctone, tanto è
vero che Sant’Agostino ci dimostra che in nord Africa alla sua epoca si usava ancora la lingua
punica,
3) l’impero romano fu un impero bilingue, greco e latino. La parte orientale dell’Impero fu
grecofona nel corso di tuAa la sua storia. Pochi greci imparavano il latino ma le elites romane
imparavano di prassi il greco, dopo il III sec aC. Questo costituì la base dell’educazione
romana. Quintiliano si chiede se sia meglio insegnare prima il greco o il latino.

Dionigi di Alicarnasso, XIX 5: nel 281 aC, all’epoca della guerra contro Taranto, un ambasciatore
romano fu accolto dai tarantini grecofoni in questo modo. I tarantini ridevano di fronte al modo di
usare il greco da parte dell’ambasciatore romano, che non lo padroneggiava.
Plutarco, vita di Flaminino V 7: 198-7 aC. Riguarda un console inviato a combaAere Filippo V di
Macedonia. Questo Flaminino tenne un discorso che minacciava i greci di distruzione, ma al
momento dell’incontro con questo console i macedoni si resero conto che Flaminino amava il greco
e la cultura.
Valerio Massimo VIII 7,6: nel 131 aC un magistrato divenne tanto esperto di greco da conoscere 5
dialeAi. Questo gli permeAeva di dare sentenze a chiunque gliele chiedesse.

Queste istanze di familiarizzazione con la lingua greca tipiche delle elites romane promossero la
nascita della leAeratura latina nel III sec aC. In questo secolo abbiamo un rapidissimo incremento
di testi latini che consistevano in un tentativo di appropriarsi della lingua e della cultura greca. Per
fare questo erano necessarie figure che provenissero da ambienti fortemente grecizzati, quindi
dalla Magna Grecia. InfaAi Livio Andronico era di Taranto ed era un grammaticus di latino e greco.
Nevio era campano. Plauto è considerato di origine umbra ma secondo Russo non è così. Ennio
(239-169 aC).

La leAeratura latina arcaica non è rozza come sosteneva Orazio, ma anzi è modernissima: era
aperta alle novità leAerarie più recenti sia latine che greche. In Ennio e Nevio si possono trovare
tracce della leAeratura ellenistica. Questo si può trovare leggendo alcuni frammenti di Ennio.

latino classico
78 aC: inizio del periodo classico della leAeratura latina. Questa periodizzazione fa terminare
l’epoca classica nel 44-3 aC (morte di Cesare e Cicerone).
Questo periodo classico si distingue dall’epoca successiva definita augustea: prime prove leAerarie
di Virgilio (ultimi anni Quartanta) e si fa terminare nel 14-8 dC (morte di Augusto e Livio).
questa distinzione serve a distinguere l’epoca della fine della repubblica senatoria con l’epoca
dell’impero.
dal punto di vista linguistico questa distinzione non è però necessaria: dal pto di vista linguistico è
un periodo unitario, e si estende per circa un secolo.
Diffusione del latino:
- latinizzazione capillare delle zone geografiche già soAo il dominio di Roma prima del I sec. aC
(africa, spagna, sud della Gallia)
- diffusione del latino nelle nuove conquiste di Cesare e Augusto (Gallia, regioni alpine, Pannonia:
ungheria, austria, croazia, area balcanica)

questa diffusione ha un fenomeno di ritorno. questa espansione del latino influisce sul latino stesso
perché a Roma affluiscono popolazioni di provenienza disparata: piccoli agricoltori che alimentano
le fila del proletariato urbano, elites italiche che dopo la guerra sociale possono partecipare alla
vita politica, provinciali che iniziano a integrarsi nella classe dirigente e poi gli schiavi, fruAo del
mercato o boAini di guerra. tuAo questo ha influenza sulla lingua latina e questo acuisce le
differenze negli usi linguistici all’interno del latino:
- ruspicitas: campagna
- peregrinitas: stranieri
- urbanitas: ciAà di roma.

si distingue il latino sulla base della provenienza di chi lo parla. qual è la forma di latino
esemplare, di riferimento? Latino standard? Si pone il problema della latinitas (termine ricalcato
sul termine ellenismos: il greco correAo).
questa latinitas è la forma correAa, quella a cui devono aAenersi quelli che aspirano a parlare il
latino prestigioso per partecipare alla vita pubblica.
questo impone una riflessione sulla lingua volta a definire quali elementi contraddistinguono la
latinitas e quali no.
La latinitas è la lingua appartenente alle classi alte di roma, una lingua sovraregionale e unificata,
regolare, con scarse variazioni. Per esempio Senatus è della IV declinazione, ma ci sono due forme
di genitivo (senatus, senati) che sopravvivono fino al II sec. aC. Nelle epigrafi ufficiali del I sec. aC.
si trova soltanto la forma senatus; Cicerone utilizza l’espressione “senati consultum”, ma solo 5
volte, di contro alle 216 aAestazioni ciceroniane di “senatus consultum”.
Livio usa il genitivo senati una sola volta, senatus 189 volte.
Sallustio usa 6 volte senati, 15 volte senatus: in proporzione le aA. di senati sono molto più
numerose che in Cicerone e Livio, per la sua scelta stilistica arcaizzante.
Il diAongo -ai- passò ad -ae- nel corso del III sec aC. le aAestazioni del genitivo -ai nella leAeratura
latina arcaica (Ennio, plauto) sono da considerarsi già degli arcaismi.
sono arcaismi che sopravvivono fino al I sec. aC: Lucrezio usa 165 casi di genitivo -ai su 7000 versi.
Il genitivo -ai lo troviamo anche in Cicerone: dei 900 esametri di Cicerone troviamo -ai solo 10
volte. C’è qualche caso di -ai in Virgilio: solo 4 su 10000 versi dell’Eneide.
in plauto le aAestazioni sono: 5 casi di amnis, 5 casi di fluvius, 0 casi di flumen. plauto in
commedia sceglie il termine più lontano dalla lingua parlata.
emerge la tendenza della lingua classica a prediligere i termini più consueti, meno stilisticamente
caraAerizzati. questo porta ad una neAa selezione del latino rispeAo agli strati della leAeratura
precedente. E’ giusta la contrapposizione tra l’elegantia del latino classico e la varietas del latino
arcaico. questa lingua del primo secolo aC è fruAo di una riflessione linguistica consapevole. nella
riflessione contemporanea si era affermata la consapevolezza che quello stadio della lingua era lo
stadio più alto raggiunto (cfr. Cicerone, Properzio, Quinto Cecilio Pirota inizia a tenere lezioni su
virgilio già dal 20 aC).
Questa lingua si impone come standard già nel I sec. dC.

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