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PIRANO

Pirano[2] o Pirano d'Istria (in sloveno Piran [piˈɾáːn], in veneto Piràn) è


un comune della Slovenia di 17 882[1] abitanti appartenente alla regione Carsico-litoranea, si
affaccia sulla costa adriatica.

Storia

La località di Pirano viene citata per la prima volta dall'Anonimo Ravennate nel VII secolo, col
nome di Piranòn (Πιρανὸν). Non ci è noto come sorse e si sviluppò l'insediamento originario ma
probabilmente si produsse alla fine dell'impero con l'arrivo di popolazioni che sfuggivano alle
invasioni barbariche. Secondo la tradizione, Pirano sarebbe stata infatti fondata, come Venezia, da
profughi aquileiesi fuggiaschi di fronte agli Unni.[3] Stando alle descrizioni di Teopompo e Floro, il
luogo dove sarebbe sorta Pirano sarebbe stato conosciuto dai Greci fin dal IV secolo a.C., poi
incorporato allo stato romano insieme al resto dell'Istria nel II secolo a.C.. Alla caduta dell'Impero o
nei decenni che la precedettero è probabile che nacque, come abbiamo già indicato, un primo
nucleo abitato che, per la sua favorevole posizione passò probabilmente indenne dai sommovimenti
della fine del V secolo e di quello successivo. Sotto i Bizantini accettò le forme di governo disposte
dall'Esarcato di Ravenna, al quale tutta l'Istria era sottoposta. Sul finire dell'età bizantina iniziarono
a emigrare nelle campagne istriane i primi nuclei di slavi che dovettero rafforzarsi e consolidarsi sul
territorio durante la dominazione carolingia (iniziata nel 788) tanto da indurre un dignitario locale,
che partecipava al Placito del Risano come rappresentante di un "castello", a protestare per
l'insediamento di genti slave in varie zone dell'entroterra istriano.

Dall'830 fino al 935, Pirano fu soggetta al Regno d'Italia, in seguito divenne


possedimento bavarese assieme al Friuli, per passare nel 976 sotto la Carinzia: un dominio che durò
fino al 1040.

I due secoli successivi furono caratterizzati, dopo altri periodi di turbolenza, dal graduale
avvicinamento della cittadina alla Repubblica di Venezia, allora in piena ascesa economica e
demografica, prima sotto forma di rapporti commerciali e diplomatici, poi mediante una vera e
propria unione politica, suggellata in modo definitivo nel 1283. Ebbe così inizio il lungo sodalizio
fra Pirano e la Serenissima, che ebbe termine solo con la caduta di quest'ultima nel 1797.

Circondata da possenti muraglie, Pirano resistette a vari assalti pirateschi o di vari nemici di
Venezia, respingendo due assedi genovesi nel 1354 e nel 1379.

Dotata di Statuto fin dal 1270, Pirano si resse anche nel periodo veneziano in maniera semi-
autonoma: a capo del territorio era preposto un delegato veneziano, che abbinava le funzioni
giurisdizionali a quelle di governo vero e proprio; a suo fianco, un consiglio dei nobili locali ne
condivideva ed indirizzava le scelte.

Una serie di epidemie che colpirono Pirano in questi secoli: l'ultima fu la grande pestilenza che
nel 1558 ridusse di due terzi i suoi abitanti.
L'economia piranese fu legata ai commerci e alle vicine saline di Fasano, Strugnano e Sicciole,
anche se i rapporti con le vicine località di Castelvenere, Buie e Capodistria rimasero sempre
turbolenti per motivi di confine o di diritti di sfruttamento dei vari territori.

Allorché Trieste divenne il porto principale dei domini degli Asburgo, il declino di Venezia segnò
anche il regresso dell'industria salinaria e per Pirano iniziò una lenta parabola discendente finché -
dopo la caduta della Serenissima nel 1797 - passò all'Austria, salvo una breve
parentesi napoleonica durante la quale fu sottomessa al distretto di Capodistria.

Nei primi decenni dell'Ottocento l'attività salinaria riprese l'antico vigore: Pirano divenne un porto
succedaneo di Trieste, e fu in quel periodo che - verso Portorose - sorse il cantiere navale cittadino.
Città abitata in maniera quasi esclusiva da italiani, Pirano partecipò alle lotte fra italiani e slavi
(sloveni e croati) per l'esercizio del potere nella penisola istriana, insorgendo nel 1894 contro
l'imposizione di tabelle bilingui (italiano - slovene) da parte del governo austriaco.

Nella seconda metà del XIX secolo, Pirano risentì positivamente dei flussi turistici, che fecero della
vicina Portorose uno dei luoghi di maggior richiamo dell'intero Impero Austroungarico.

Evacuata in parte durante la Grande Guerra, Pirano venne in seguito assegnata all'Italia. Il periodo
italiano non fu caratterizzato da particolari eventi.

Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo l'occupazione tedesca, Pirano venne inserita nella
zona B del Territorio Libero di Trieste, soggetta all'amministrazione militare jugoslava. A seguito
del Memorandum di Londra del 1954, la quasi totalità della popolazione autoctona di Pirano esodò,
sostituita da popolazioni jugoslave dell'interno, in maggioranza slovene ma anche croate e
bosniache.

L'esodo causò una vera e propria cesura nella storia piranese: i pochi italiani rimasti coltivarono le
antiche memorie cittadine, ma il volto della città venne completamente stravolto: la lingua, le
antiche credenze popolari, le feste religiose, le tradizioni artistico/artigianali sparirono quasi
completamente. Solo in anni recenti, dopo l'indipendenza slovena, si è sviluppato timidamente un
tentativo di recupero delle antiche radici, per lo meno sotto il profilo della conoscenza storica e
diffusione.

Caratteristiche

La località di Pirano si snoda su un'area di 1 km². Altri popolosi centri abitati sono i sobborghi
di Portorose e Santa Lucia (o Lucia) accresciuti in epoca più moderna. Il comune è bilingue, sia lo
sloveno che l'italiano sono lingue ufficiali. Pirano confina a sud, lungo l'omonimo Vallone ("baia")
e il fiume Dragogna, con la Croazia, a nord (nel mare) con l'Italia e a est con i comuni di Isola
d'Istria e Capodistria. La massima elevazione è a 289 m s.l.m. (Monte Mogoron/Baretovec pri
Padni). La festa del comune cade il 15 ottobre e celebra la fondazione del primo "distaccamento
navale Capodistria" nel 1944.

La città di Pirano è gemellata con il comune di Aquileia (Udine) e con il comune di Castel
Goffredo (Mantova) dal 1993.
La festa religiosa, cancellata dallo stato socialista e da poco tempo recuperata, si celebra il 23 aprile
per san Giorgio, patrono del paese, in occasione della ricorrenza che racconta come il santo abbia
salvato il paese da un'onda anomala. Fino agli anni '40 del XX secolo si svolgeva una processione,
"infiorando" le strade e stendendo dei drappi bianchi da casa a casa, chiamati "cieli" (a mo' di cielo).

Nella frazione comunale di Portorose si trovano l'omonimo aeroporto e un porto turistico.

Vie strette e piccole case donano alla città il suo fascino particolare. L'abitato si divide in due storici
rioni: Punta e Marciana (o Marzana) divisi dall'insenatura del porto e dallo spazio che fu
dell'antico mandracchio; li circondano numerose contrade e piccole frazioni. Pirano è il centro
amministrativo dell'area circostante e uno dei principali luoghi turistici della Slovenia.

Bilinguismo

Le lingue ufficiali sono lo sloveno e l'italiano. L'italiano è ufficiale a Pirano e negli insediamenti di
Dragonja/Dragogna, Lucija/Lucia, Parecag/Parezzago, Portorož/Portorose, Seča/Sezza,
Sečovlje/Sicciole e Strunjan/Strugnano[5].

È ancora presente a Pirano un'esigua minoranza italiana autoctona di circa 700 persone[6], pari a
poco più del 4% della popolazione complessiva (le persone di madrelingua italiana sono invece
1174, il 7% del totale dei residenti). Ciò si deve al massiccio esodo forzato degli italiani che
coinvolse la cittadina negli anni cinquanta. Tuttavia è opportuno segnalare che alla voce "lingua
d'uso" all'interno del censimento sloveno del 2002, 1 871 piranesi (11% popolazione) hanno
dichiarato di utilizzare la lingua italiana quale lingua di comunicazione. [senza fonte]

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