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GIOSEFINO
è lieto di offrire
spunti di meditazione e
preghiere in onore di
S. Giuseppe
Edizione extracommerciale
Introduzione
Preghiera
“Dive Joseph, recipe nos et nobis”
“San Giuseppe, riconquista noi” (a Gesù)
“e a noi” (tutto quello cui abbiamo diritto per i
meriti di Gesù).
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La Croce di San Giuseppe
J
E J
JOSEF JHR
U S
S
J = Jesus
H = Hominum Gesù Salvatore
S = Salvator degli Uomini
J = Joseph
H = Hominum Giuseppe Riconquistatore
R = Receptor degli Uomini (a Gesù)
4
Dignita’ di San Giuseppe
1
L’Esortazione apostolica sarà citata più volte in questo testo e verrà abbreviata R.C.
5
Il tesoro nascosto
6
Entrambe queste parabole sono applicabili a
San Giuseppe, ed anzi la loro combinazione si
addice perfettamente e in modo del tutto singo-
lare al sommo Patriarca. Infatti la devozione al
Custode del Redentore è considerata e svilup-
pata nei secoli dalla Chiesa, che non solo gli
attribuisce il culto più alto dovuto a una creatura
dopo quello dovuto alla Madre di Dio, ma gli ha
anche conferito, “unico tra i Santi”, ben quattro
patrocini: dei morenti, delle famiglie, dei lavora-
tori, della Chiesa Universale.
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circostanze della vita. Altri santi e pontefici ne
hanno parlato in termini spirituali commoventi.
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evangelico, per fare posto ad altri “tesori” antichi
e nuovi, anche se non altrettanto preziosi. Ma è
lui ad un tempo nuovo e antico, in quanto da
sempre conosciuto e venerato, sebbene la sua
devozione sia andata affievolendosi, fino quasi a
essere dimenticata negli ultimi decenni.
Ora deve tornare a brillare di molta luce, il cui
splendore perfetto è stato appannato dall’oblio.
Sta a noi, richiamarlo all’evidenza e onorarlo,
per ottenergli impareggiabili patrocini e grazie.
Per il bene della Chiesa, per il bene nostro.
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L’ora di Giuseppe
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della Redenzione, non senza prestare atten-
zione sempre più profonda anche al culto di
Maria Santissima, Madre del Redentore.
Il terzo millennio, destinato particolarmente ad
incrementare la conoscenza ed il culto dello Spi-
rito Santo, Terza Persona della Trinità Celeste,
può introdurci anche alla rinnovata diffusione del
culto di San Giuseppe.
Siamo entrati nell’ora della Terza Persona della
SS. Trinità, lo Spirito Santo, e San Giuseppe
che ne ha ricevuto dono e grazia specialissimi
per la singolare missione di “Custode del
Redentore” può accompagnare e custodire la
nostra fede in questo nuovo viaggio di approfon-
dimento e di testimonianza del Vangelo, cui
siamo chiamati nei nostri difficili tempi.
E’ l’ora, dunque, di accogliere sia lo Spirito di
Dio nei nostri cuori, sia questo insigne Santo
custode della nostra fede, chiedendone l’inter-
cessione per il compimento del disegno di Dio
su di noi.
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Opera di San Giuseppe
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gelo di S. Matteo 6,6: “Tu invece, quando pre-
ghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta,
prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo,
che vede nel segreto, ti ricompenserà”; nonché
ancora in Matteo 18,19: “In verità vi dico ancora:
se due di voi sopra la terra si accorderanno per
domandare qualunque cosa, il Padre mio che è
nei cieli ve la concederà”.
Chi prega con l’intenzione di farlo nello spirito di
questo movimento, fa proprie anche le rette inten-
zioni di tutti gli altri, con reciproco scambio di
carità e di aiuto; e lo può fare nel segreto della
propria cameretta o del proprio cuore.
San Giuseppe, intercessore potente presso Dio,
aspetta solo di poter dispensare le grazie e le
benedizioni di cui è depositario, per venire incon-
tro alle necessità della Chiesa e dell’umanità.
Il papà putativo di Gesù è anche il papà putativo
dei cristiani. Qualsiasi preghiera e qualsiasi buona
azione è utile per l’ Opus Joseph. Sono ovviamente
suggerite le preghiere rivolte a San Giuseppe (Ave
Giuseppe, la Corona di San Giuseppe, A Te o
Beato Giuseppe, Il Sacro Manto, ecc.).
Sono molto gradite le SS. Messe, partecipate o
fatte celebrare, sempre con l’intenzione di
offrirle per sé e gli altri, all’Opus Joseph.
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Si costituisce così un tesoro perenne e sempre
più ricco di grazie, benedizioni, aiuti da cui attin-
gere e in cui conferire, in ogni momento e in
ogni circostanza, praticamente sempre, con il
sostegno e la comunione di quanti vi parteci-
pano o vi abbiano partecipato.
Si suggerisce, quale accordo e richiesta a Dio di
quanto sopra, di pregare un “Ave Giuseppe”,
che può servire anche come adesione e prima
preghiera per il movimento.
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“Ave Giuseppe”
Benedictus tu in hominibus,
et benedictus amatus tuus Jesus.
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L’ “Ave Giuseppe” comprende alcune delle più
sublimi caratteristiche del Patrono della Chiesa
Universale; e, rivolgendogliele a lode e invoca-
zione, reclama il suo intervento.
Ricorda l’eccelsa investitura conferita direttamen-
te da Dio; i rapporti unici con le Tre Persone della
Santissima Trinità; il primato umano sulla Sacra
Famiglia e l’autorità paterna su Dio Incarnato; il
legame legittimo con la Madre del Redentore; la
funzione salvìfica nel progetto redentivo divino; la
paternità legale sul corpo mistico di Cristo; la
carica di provveditore dei figli adottivi di Dio; l’ec-
cellenza della sua giustizia su quella di tutti gli altri
uomini; le benedizioni uniche elargitegli e i doni
singolari di cui è stato gratificato.
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generazionalmente illustrato dall’evangelista nei
versetti immediatamente precedenti (Mt 1,1-17).
Inoltre, si consideri che l’appellativo “figlio di
David” è messo dallo Spirito Santo non in bocca
ad un uomo, ma ad un angelo di Dio, strumento
diretto e portavoce perfetto dell’Altissimo.
Questo ci fa comprendere che tale saluto è ad
un tempo un riconoscimento ed un’investitura
per Giuseppe.
Con il titolo “Figlio di Davide” gli Ebrei inten-
devano colui che avrebbe restaurato il regno.
Ed in effetti, con Giuseppe, padre legale del
Redentore, inizia un nuovo corso storico e la
restaurazione del regno; ma non del regno tem-
porale di Davide, bensì di quello originariamente
progettato da Dio ed affidato ad Adamo, che ora
ha ripristinato, in forza del nuovo patto nel San-
gue di Cristo, la divina Signoria di Dio nella Sua
creazione.
Inoltre è un’investitura straordinaria, effettuata
non con l’olio di un profeta o l’acclamazione di
un popolo, ma direttamente da Dio tramite un
suo messaggero. Dio stesso elegge e chiama
Giuseppe ad un compito insigne di cui il titolo
“figlio di Davide” è foriero.
Come ad Abramo (“Padre Elevato”) Dio ha
mutato il nome e la caratteristica in Abrahamo
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(“Padre di una moltitudine” - Genesi 17,5), e a
Simone (“Canna”) Gesù ha mutato il nome e la
chiamata in Pietro (“Roccia” - Mt 16,18), confe-
rendo loro nuovo “status” per le relative mis-
sioni, così a Giuseppe viene conferito il titolo e
la missione di introdurre l’umanità alla pienezza
dei tempi.
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2,13-18), ma anche prima, quando ancora era in
grembo a Maria.
Infatti, sapendo di non essere il padre del bam-
bino che la sua sposa portava in sè, secondo la
legge di Mosè avrebbe dovuto ripudiarla con la
relativa motivazione, il che avrebbe condannato
la donna ed il Figlio a morte per lapidazione. Ma
essendo la sua giustizia superiore a quella
mosaica, aveva deciso di rimandare la sposa in
segreto (cf. Mt 1,19). Così facendo (e ricordia-
moci che Dio gli fa il suo annuncio solo dopo
che Giuseppe ha preso la decisione) ha salvato
il Redentore quando era ancora nel ventre
materno. Per questo Giuseppe è il patrono
“naturale” dei concepiti.
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sona della Santissima Trinità è simile a quello di
Maria con lo Spirito Santo. Tale qualifica gli
viene conferita da Giovanni Paolo II nell’Esorta-
zione Apostolica Redemptoris Custos, derivan-
dola direttamente ed esplicitamente dal “ De
nuptiis” di S. Agostino (cf. R.C. n. 1).
L’Introduzione dell’Esortazione di Giovanni
Paolo II, in conformità con il vescovo di Ippona,
dichiara che Giuseppe partecipò con Maria al
mistero dell’Incarnazione, “e fu depositario dello
stesso amore, per la cui potenza l’Eterno Padre
ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per
opera di Gesù Cristo (Ef 1,5)”.
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nato da colei che naturalmente doveva darlo
alla luce.”
21
turale (Lc 1,42), benediciamo il Figlio e la Madre
verginale, così con l’ “Ave Giuseppe” benedi-
ciamo il Figlio verginale.
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Affermava Papa Pio XI, nel Discorso del 19
marzo 1935 che “sorgente di ogni grazia è il
Redentore Divino, accanto a Lui è Maria Santis-
sima, dispensatrice dei divini favori; ma se c’è
qualche cosa che supera queste due sublimi
potenze è, in certo modo, il riflettere che è S.
Giuseppe che comanda all’uno ad all’altra, colui
che tutto può presso il Redentore Divino e
presso la Madre Divina in una forma ed in un
potere che non sono soltanto di famulatoria
custodia”.
Ricordiamoci infatti che, mentre tutti vanno a
Gesù implorando le grazie, Giuseppe va con l’au-
torità del padre e del capofamiglia; ed anche se
in cielo la gerarchia della Sacra Famiglia è inver-
tita, gli affetti sono così sublimati da non permet-
tere che nulla venga negato a colui che ha sal-
vato la storia redentiva ed i suoi Protagonisti.
E Pio XI sottolineava: “che egli (S. Giuseppe), con
la sua paterna provvidenza e con la sua onnipo-
tente intercessione, vi sia di aiuto, a voi ed alle
vostre famiglie; diciamo onnipotente interces-
sione, perchè è quello che bisogna dire” (discor-
so agli Sposi Novelli, 19 marzo 1938).
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Giuseppe di Nazaret è ora vicerè in Paradiso e
detiene le chiavi dei granai eterni.
E come il faraone diceva a chi si rivolgeva a lui
per essere nutrito (Gen 41,55), così la Chiesa
continua a ripetere: “Andate da Giuseppe e fate
quello che vi dirà”.
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grazia senza averla subito ottenuta.
E’ cosa che fa meraviglia ricordare i grandi favori
che il Signore mi ha fatto ed i pericoli di anima e di
corpo da cui mi ha liberata per l’intercessione di
questo santo benedetto. Ad altri santi sembra che
Dio abbia concesso di soccorrerci in questa o in
quell’altra necessità, mentre ho sperimentato che
il glorioso S. Giuseppe estende il suo patrocinio
su tutte. Con ciò il Signore vuole darci ad inten-
dere che, a quel modo che era a lui soggetto in
terra, dove egli come padre putativo gli poteva
comandare, altrettanto gli è ora soggetto in cielo
nel far tutto ciò che gli chiede.
Ciò hanno riconosciuto per esperienza varie
altre persone che dietro mio consiglio gli si sono
raccomandate. Molte altre si sono fatte da poco
sue devote per aver sperimentato questa verità”
(S. Teresa, “Vita”, cap. 6,6).
“Per la grande esperienza che ho dei favori di
S. Giuseppe, vorrei che tutti si persuadessero ad
essergli devoti. Gli devono essere affezionate
specialmente le persone di orazione, perchè non
so come si possa pensare alla Regina degli
Angeli ed al molto da lei sofferto col Bambino
Gesù senza ringraziare S. Giuseppe che fu loro di
tanto aiuto. Chi non avesse maestro da cui impa-
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rare a far orazione, prenda per guida questo
Santo Glorioso, e non sbaglierà” (S. Teresa, Op.
cit., cap.6,8).
“Amen”.
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Figlio di Davide
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della Galilea? Com’è che Dio lo apostrofa “uffi-
cialmente” con tale appellativo?
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In altre parole, il “figlio di Davide” è colui con cui
“ viene (inizia) il regno di Davide ”. Il “ figlio di
Davide” è l’”unto (Messia)” dallo Spirito Santo, il
consacrato da Dio, che è il segno, il portatore,
l’iniziatore del “regno di Davide”, del regno del-
l’Altissimo.
Tutti i malati, i disperati, i bisognosi, si rivolgono
a Gesù con il titolo di “figlio di Davide”, vedono
in Lui la realizzazione del regno di speranza, di
giustizia, di pace, di benessere, che i profeti
avevano preannunciato.
E’, ad un tempo, l’invocazione, la speranza e la
proclamazione del Regno dei Cieli, e il ricono-
scimento che con Gesù esso ha avuto inizio.
Non si poteva dare un titolo più regale, più
divino, più entusiasta al Messia.
Se noi consideriamo i significati che tale appel-
lativo aveva ed ha, sia per l’Antico che per il
Nuovo Testamento, comprendiamo che esso è il
riconoscimento e la consacrazione della realiz-
zazione della promessa divina fatta ad Adamo
(Gen 3,15) e ad Abramo (Gen 22,18).
E perché quindi è stato elargito al carpentiere
Giuseppe? Perché è lui il depositario, il custode,
l’iniziatore della storia della salvezza, del “regno
di Davide ”. E’ nella sua famiglia che nasce il
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“germoglio di Jesse” . E’ a lui che è affidata la
fase iniziale – la più debole, la più delicata, la
più vulnerabile – della storia redentiva.
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Dio stesso dichiara il suo intervento diretto nella
storia umana con la chiamata e l’elezione di
Giuseppe, e – come ha fatto nell’Antico Testa-
mento con Abramo e nel Nuovo con Simone –
gli dà un “nome” che gli conferisce e proclama
la qualità di cui tale nome è foriero.
(Dalla liturgia)
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Rosario di San Giuseppe
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Litanie di San Giuseppe
33
O Giuseppe fedelissimo. Prega per noi.
Modello di pazienza. Prega per noi.
Amante della povertà. Prega per noi.
Esempio ai lavoratori. Prega per noi.
Decoro della vita domestica. Prega per noi.
Custode dei vergini. Prega per noi.
Sostegno delle famiglie. Prega per noi.
Conforto dei sofferenti. Prega per noi.
Speranza degli infermi. Prega per noi.
Patrono dei moribondi. Prega per noi.
Terrore dei demoni. Prega per noi.
Protettore della S. Chiesa. Prega per noi.
Agnello di Dio, che togli
i peccati del mondo. Perdonaci, o Signore
Agnello di Dio, che togli
i peccati del mondo. Esaudisici, o Signore
Agnello di Dio, che togli
i peccati del mondo. Abbi pietà di noi.
Preghiamo
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La corona di San Giuseppe
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Le sue Grandezze in Cielo
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Le sue Grandezze nella Chiesa
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Vicario del Padre
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tutta la creazione: “Lo hai fatto regnare sulle
opere delle tue mani e hai posto ogni cosa sotto
i suoi piedi.” (Sal 8, 6).
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Riflessioni alla luce
dell’Esortazione apostolica
“Redemptoris Custos”
di Giovanni Paolo II
sulla figura e la missione di San Giuseppe
nella vita di Cristo e della Chiesa
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Beatissima Madre di Dio) fossero riguardate con
supponente sufficienza anche da alcuni teologi
che si ritenevano al passo coi tempi.
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mente di Dio (cf. Ef. 3,9)” e proclama che “la
Chiesa legge in modo sempre attento e consa-
pevole una tale testimonianza (di Giuseppe),
quasi estraendo dal tesoro di questa insigne
figura «cose nuove e cose antiche» (Mt 13.52)”.
(R.C. n. 17). E in questo “tesoro” noi troviamo
sublimate tutte le virtù e tutti i doni, sia riferentisi
alla vita attiva che a quella contemplativa, ele-
vati a un irraggiungibile grado, inferiore solo a
quello di Maria Santissima.
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ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi per
opera di Gesù Cristo (Ef. 1,5)” (R.C. Introdu-
zione). Lo Spirito Santo si è posato sull’intera
famiglia di Giuseppe, “sebbene (Gesù) sia nato
da colei che naturalmente doveva darlo alla
Luce” (S. Agostino).
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Non possiamo inoltre dimenticare che l’uomo fu
creato per primo, ed a lui fu sottomesso il
creato, e la donna fu tratta dalla sua carne e
dalle sue ossa (cf. Gen. 2,7 e 2,21-23). Dio non
poteva certo trascurare la sua prima creatura
nella storia redentiva.
Egli ha amato l’uomo, fatto a sua immagine e
somiglianza, completo nelle sue componenti
uomo e donna, e lo ha chiamato nella sua com-
pletezza a collaborare con lui al riscatto dell’u-
manità decaduta.
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Tale coppia ha attuato il perfetto amore coniu-
gale, sublimato dalla castità perfetta, già atti-
rando in tal modo le compiacenze divine; ed ha
prima e più ancora attuato quell’amore che
dovrebbe essere superiore ad ogni altro in ogni
creatura, e che per primo è stato infuso nel-
l’uomo: l’amore verso Dio, prerogativa eccelsa
dell’uomo tra tutte le creature corporee, e dove-
roso tributo al Creatore.
Ecco quindi che, alla luce della esplicita dottrina
impartita dall’Esortazione di Giovanni Paolo II, la
figura di Giusppe brilla di una subitanea, sfavil-
lante luce, acquistando “una rinnovata attualità
per la Chiesa del nuovo tempo, in relazione al
nuovo millennio cristiano”. (R.C. n. 32) Egli, che
“fu a suo tempo legittimo e naturale custode,
capo e difensore della divina famiglia”, è ancora
invocato quale padre amatissimo, che col suo
esempio “supera i singoli stati di vita e si pro-
pone all’intera comunità cristiana”.
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che pure ha accolto come Figlio il Verbo - eser-
cita in un certo qual modo un’ “intercessione
paterna” nella Chiesa, degna di colui alla cui
“custodia premurosa” “Dio ha affidato gli inizi
della nostra redenzione”, e del quale la Chiesa
“implora la protezione”, “per affidare a lui, Giu-
seppe, ogni anima fedele”.
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Depositario dello stesso amore
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Questo “amore” divino, come già si è accen-
nato, è donato dallo Spirito Santo, sceso su
Maria a seguito del suo “fiat”, quando la potenza
dell’Altissimo ha steso su di lei “la sua ombra”
per renderla madre del “Figlio di Dio” (cfr. Lc
1,35 e Mt. 1,20).
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Ciò completa e chiarisce quanto già compreso
ed esposto da Sant’Agostino nella sua opera
“ De nuptiis et cuncupiscentia ”, più volte citata
nell’Esortazione: “Lo Spirito Santo, riposando
nella giustizia, ossia nella santità e verginità di
Maria e Giuseppe, diede loro un figlio che
appartiene ad entrambi, sebbene sia nato da
colei che naturalmente doveva darlo alla luce”.
E la stessa Esortazione ne riporta la considera-
zione che “meritano entrambi di essere chiamati
genitori di Cristo, non solo quella madre, ma
anche quel suo padre, allo stesso modo che era
coniuge di sua madre, entrambi per mezzo della
mente, non della carne” (S. Agostino, Op. cit.).
(R.C. n.7).
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Maria e Giuseppe depositari
del Mistero dell’Incarnazione
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D’altro canto, la luce radiante dalle figure di
Gesù e di Maria è troppo forte per i nostri poveri
occhi, che ne rimangono come abbacinati, così
da non scorgere – o appena intravedere – la
figura di chi è elemento essenziale di tale realtà
e “ministro della salvezza”.
Siamo da sempre abituati a vedere la Reden-
zione come un rapporto e un fatto limitato a due
eccelse persone, Gesù e Maria, ed a conside-
rare Giuseppe come una figura “aggiunta”,
quasi per necessità contingenti, che serve solo
a nascondere la maternità singolare di Maria e
l’origine divina di Gesù, ed a sostenerli.
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L’Incarnazione dell’Uomo-Dio richiedeva un
ambiente e una condizione perfetti, sia sotto il
punto di vista naturale che sotto quello spirituale,
ed è incontestabile che l’ambiente perfetto per la
nascita e la crescita di un uomo è una famiglia, e
che l’ambiente perfetto per il Figlio di Dio era la
Sacra Famiglia. Quindi, l’affermazione che Dio si
è incarnato in una famiglia umana, se teniamo
presenti le distinte nature e funzioni dei compo-
nenti di questa, è enunciazione autentica, forse
nuova alle nostre coscienze.
E’ quanto ricorda l’Esortazione di Giovanni Paolo
II: “in Cristo è anche assunto tutto ciò che è
umano e in particolare la famiglia, quale prima
dimensione della sua esistenza sulla terra”. (R.C.
n. 21).
Il documento riporta il passo evangelico che
indica a Giuseppe le funzioni assegnate alla sua
famiglia dal piano salvifico: “Ella partorirà un figlio
e tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1,21), dichiarando e
specificando i compiti e le dignità di cui ciascuno
ed entrambi vengono investiti.
In queste parole è indicato il ruolo assegnato con-
giuntamente ai due sposi, e quale sia la voca-
zione personale e universale di ciascuno di essi;
poiché il “fiat” di entrambi è condizione indispen-
sabile all’Incarnazione del Verbo, e ciascuno di
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loro ha il suo compito unico e insostituibile.
Se Maria, creatura eccelsa, dovrà dare l’amore
materno e un corpo umano al Creatore, Giusep-
pe dovrà dargli l’amore paterno e l’ambiente fa-
miliare in cui crescere e formarsi.
Ma entrambi questi amori che congiuntamente
costituiscono il più alto riflesso dell’”amore”
divino che li ha preordinatamene plasmati per il
sublime compito di accoglierlo nella vita terrena,
sono indispensabili sia per la costituzione del
“nido” – non solo materiale, ma anche affettivo –
in cui la natura divina si vestirà di quella umana,
sia per la formazione morale, spirituale e sociale
della sua umanità.
E - ricordava Giovanni Paolo II – come dalla
prima famiglia dell’Antico Testamento è derivato
il male che ha inondato il mondo, così dalla
prima famiglia del Nuovo è venuta la salvezza e
la “santità si espande su tutta la terra”.
53
Custode o depositario?
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Tale distinzione è utile, oltre che per compren-
dere appieno le prerogative di Giuseppe, anche
per comprendere le sue funzioni nella Reden-
zione, derivanti proprio dalle sue molteplici rela-
zioni con il Dio Uno e Trino.
La custodia è un’attività, un compito cui è tenuto
qualcuno come conseguenza di varie situazioni,
ad esempio: l’usufrutto, il sequestro, il como-
dato, lo stesso deposito. E’ una conseguenza di
tali situazioni.
Il deposito invece, è appunto una delle situa-
zioni da cui nasce l’obbligo di custodire, l’ob-
bligo della custodia. E, a differenza di altre
(come il sequestro) in cui tale obbligo è “auto-
matico”, nel deposito è il depositario (colui che
riceve la cosa in deposito) che accetta tale cosa
dal depositante (colui che la deposita), obbligan-
dosi a restituirla poi a quest’ultimo.
Così è per Giuseppe: egli è custode del Reden-
tore (di Gesù), perché è depositario dell’Amore
dello Spirito Santo.
La prima qualifica e la prima funzione (“custode”)
scaturiscono dalla seconda (“depositario”).
In altre parole, Giuseppe è il custode della
Seconda Persona Divina (Gesù, il Figlio di Dio),
perché gli è stata data in “deposito” - in custodia -
dalla Terza Persona Divina (lo Spirito Santo).
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In pratica, sono due figure ben distinte: l’effetto (la
custodia) e la causa (il deposito), che assoluta-
mente non possono e non devono essere consi-
derate sinonimi: sarebbe come non vedere la dif-
ferenza tra il frutto e la pianta che lo ha prodotto.
Quindi Giuseppe è custode di Gesù, perché è
depositario dello Spirito del Padre. E giova rile-
vare che il deposito richiede assolutamente e
imprescindibilmente la libera accettazione del
depositario; cosicché ci viene maggiormente
chiarita e sottolineata la libera e cosciente ade-
sione di Giuseppe al piano redentivo divino.
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Da ciò deriva una non comprensione del pen-
siero, del resto chiarissimo, del Papa, una muti-
lazione inaccettabile del suo contenuto, una
stroncatura della figura, dei compiti e della gran-
dezza di Giuseppe e della sua partecipazione
alla storia della Redenzione.
Come esposto, non è casuale l’Introduzione,
che specifica – richiamando il pensiero di
Sant’Agostino – due aspetti e due qualifiche di
San Giuseppe, che lo innalzano sulle altre crea-
ture quale partecipe “come nessun’altra persona
umana, ad eccezione di Maria “ “del mistero
dell”Incarnazione”, coinvolgendolo “nella realtà
dello stesso evento salvifico”.
La massima Autorità della Chiesa di Cristo ci
“esorta” a prendere coscienza di queste realtà
eccelse. Non abbiamo il diritto di trascurarle,
bensì abbiamo il dovere di assimilarle e divul-
garle.
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Giuseppe modello e guida
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ne ricevette tutti gli influssi e le grazie che egli
solo potè conseguentemente avere, secondo
solo – fra le creature – a Maria Santissima.
Anche Maria, infatti, ricevette dal Figlio ogni pie-
nezza ed ogni santificazione, Lei che già “era
piena di grazia” (Lc 1,28).
Quindi, come la grandezza di Maria discese dal-
l’essere Madre di Dio, così la grandezza di Giu-
seppe discende dall’essere egli il padre vergi-
nale, il nutrizio, il custode e protettore, nonché il
maestro d’arte, di Gesù. Sia Maria che Giu-
seppe, quindi derivano la loro grandezza e glo-
ria dal rapporto unico avuto con il Redentore.
Quante virtù e quanta santità in quest’uomo for-
tunato voluto dal Padre accanto a Gesù, in uno
strettissimo rapporto di padre e figlio per 30
anni!
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I tre “SÌ”
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Il Divino Paraclito ha forgiato un Santo degno di
essere sposo della Sua Sposa e padre del Figlio,
così da meritare a Giuseppe i titoli di Fiduciario
dello Spirito Santo e Vicario del Padre.
Sia Maria che Giuseppe rispondono con perfetta
e pronta adesione al volere di Dio onnipotente
manifestato a loro dagli Angeli (Lc 1,30; Mt 1,20).
Entrambi si rendono conto, anche se in modo
incompleto e non ben delineato (“ma essi non
compresero le sue parole”: Lc. 2,50) della chia-
mata divina e ad essa si sottomettono incondizio-
natamente.
61
Quello di Giuseppe: “Giuseppe fece come gli
aveva ordinato l’Angelo del Signore” (Mt 1,24).
62
fetta in cui crescere e su cui modellarsi, Lui vero
Dio, o non avrebbe avuto chi Gli avesse inse-
gnato o trasmesso un mestiere.
63
anche l’ora di Giuseppe, per difendere il Corpo
Mistico di Cristo, la Santa Chiesa.
64
La chiave di San Giuseppe
Si suggerisce:
Pregare per 9 giorni di seguito, 9 “Ave Giu-
seppe” al giorno, introducendo e specificando
brevemente, dopo le parole “Provvedi a noi, figli
65
tuoi, la grazia desiderata (ad esempio: “la guari-
gione di ….”, “un buon lavoro per …..”, “la pace
familiare per ….., “la conversione di …..”, ecc.).
66
Patrono della vita e dei concepiti
67
Infine è stato riconosciuto Patrono della Chiesa
Universale, perché è “cosa conveniente somma-
mente degna del beato Giuseppe, che a quel
modo che egli un tempo soleva tutelare in ogni
evento la famiglia di Nazaret, così ora copra e
difenda col suo celeste patrocinio la Chiesa di Cri-
sto”. (R.C. n. 28). “Inoltre, la Chiesa lo invoca pro-
tettore per un profondo attualissimo desiderio di
rinverdire la sua secolare esistenza di veraci virtù
evangeliche, quali in San Giuseppe rifulgono”.
(R.C. n. 29). “Ancora oggi abbiamo perduranti
motivi per raccomandare a San Giuseppe ogni
uomo” (R.C. n.31), dal momento che “nel corso
delle generazioni la Chiesa legge in modo sempre
più attento e consapevole una tale testimonianza,
quasi estraendo dal tesoro di questa insigne
figura «cose nuove e cose antiche»”. (R.C. n. 17).
Infatti, una considerazione attenta della dina-
mica degli eventi evangelici ci illustra come l’in-
tervento di Giuseppe nella storia della Salvezza
sia provvidenzialmente e sostanzialmente mira-
coloso.
Nel Vangelo di San Matteo vediamo come Giu-
seppe, promesso sposo di Maria, si accorge che
essa è incinta, senza aver da lei alcuna spiega-
zione. Quale giudeo “giusto”, dovrebbe ripu-
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diarla, non essendo egli il padre di quel Figlio. E
quale sarebbe la conseguenza inevitabile di tale
atto di ripudio che dovrebbe essere veritiera-
mente motivato dalla maternità non legittima
della promessa sposa?
Lo leggiamo esplicitamente nel Vangelo di San
Giovanni”: “Mosè, nella legge, ci ha comandato
di lapidare tali donne” (Gv 8,5). E’ una sentenza
drastica e definitiva: Maria dovrebbe esser
uccisa, e con lei il bambino.
Ma Giuseppe è “giusto” non solo davanti agli
uomini, ma anche (e soprattutto) davanti a Dio.
Rifiuta di obbedire a una legge che serve a mante-
nere in ambiti umanamente religiosi un popolo dal
“cuore duro” per ubbidire a una legge divinamente
superiore, che dovrà portare alla perfezione il rap-
porto tra Dio e l’uomo. E così facendo precorre la
legge perfetta di Cristo, basata sull’amore, e salva
da morte certa Maria e il Figlio.
Ecco la prima volta che Giuseppe salva la vita a
Gesù e a Maria. Ecco perché è il Patrono “natu-
rale” della vita e dei concepiti. Egli ha salvato la
vita del Salvatore non solo sottraendolo alla
furia di Erode, con la fuga in Egitto, ma altret-
tanto e ancor prima della nascita, sottraendolo
al rigore della legge mosaica.
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Ricordiamoci che la decisione di rimandare
Maria di nascosto è stata presa dopo un periodo
di terribile travaglio interiore, e ben prima del-
l’annuncio angelico.
E ancora, Giuseppe prendendo con sé Gesù e
Maria li salva da una sorte tragica che in quei
tempi incombeva sugli orfani e sulle vedove,
privi di sostegno da parte di chiunque.
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tempo”, in relazione al nuovo millennio cristiano.
Il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato
tutti alle “grandi cose di Dio”, a quell’economia
di salvezza, della quale Giuseppe fu speciale
ministro. Raccomandiamoci, dunque, alla prote-
zione di colui al quale Dio stesso affidò “la
custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi”
e affidiamogli la nostra progenie perseguitata e
minacciata dal nemico di Dio e dell’uomo, affin-
ché egli “padre amantissimo” allontani da noi la
peste di errori e di vizi che ammorba il mondo”.
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INDICE
pag. 3 Introduzione
4 La Croce di San Giuseppe
5 Dignità di San Giuseppe
6 Il Tesoro nascosto
10 L'ora di Giuseppe
12 Opera di San Giuseppe
15 Ave Giuseppe
27 Figlio di Davide
32 Rosario di San Giuseppe
33 Litanie
35 La corona di San Giuseppe
38 Vicario del Padre
Riflessioni alla luce dell'Esortazione
apostolica "Redemptoris Custos":
40 - Quel suo Padre
47 - Depositario dello stesso amore
50 - Maria e Giuseppe depositari
del Mistero dell'Incarnazione
54 - Custode o depositario?
58 Giuseppe modello e guida.
I tre "si":
60 - L'adesione al Mistero della Salvezza
61 - Le tre colonne della Salvezza
65 La Chiave di San Giuseppe
67 Patrono della vita e dei concepiti