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Ospedale di Castellaneta

Una radiografia da approfondire


Ecco alcune delle richieste prospettate (finora invano) alla direzione generale
della ASL:
1) non utilizzabilità di ben cinque sale operatorie, pur ottimamente attrezzate;
2) sospensione delle sedute operatorie pomeridiane nelle due sale in attività,
per mancanza di personale (con allungamento delle liste di attesa);
3) gravi insufficienze (personale ed apparecchiature strumentali) per il pronto
soccorso (urgente l’attivazione del cosiddetto triage, ossia la procedura per
l’accettazione dei pazienti in base alla gravità delle patologie riscontrate);
4) carenza di infermieri coordinatori e capi-sala;
5) mancato adeguamento del blocco parto alle norme sull’accreditamento
(varate dalla stessa Regione Puglia sin dal 2003) ed inesistenza sala
operatoria per ginecologia d’urgenza;
6) permanenza della cucina nella vecchia struttura, in condizioni di precaria
igienicità;
7) infiltrazioni d’acqua meteorica dal solaio dell’ala utilizzata per attività
ambulatoriali;
8) grave ristrettezza degli spazi destinati ad oncologia medica;
9) TAC e risonanza magnetica vetuste di circa un ventennio, con impossibilità
di esecuzione di esami con mezzi di contrasto e quindi trasporto pazienti in
altre strutture.
In attesa dei tempi biblici delle gare per le nuove apparecchiature, sarebbe
ipotizzabile garantire servizi adeguati attraverso l’utilizzo temporaneo di
strutture mobili? In tal modo di eviterebbe il trasporto con autoambulanza
dal nuovo al vecchio ospedale dei pazienti ricoverati (spesso per diverse
ore in attesa del mezzo disponibile);
Ed ancora, inesistenza di:
10) carrello di emergenza e defribillatore in tutti i reparti (si aspetta la tragedia
per poi scandalizzarsene?);
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11) ventilatori assistiti (CPAP), indispensabili in caso di crisi respiratorie;


12) mammografo per completamento iter diagnostico-terapeutico per
patologie mammarie;
13) holter pressorio per il monitoraggio della pressione ed
elettrocardiogramma dinamico presso la cardiologia;
14) spirometro (presso il reparto medicina) per valutare la capacità respiratoria
dei pazienti;
15) dispositivi di protezione individuale per il personale del 118;
16) attrezzature di base (finanche pinze per suture) nei diversi reparti.
Un quadro complessivo lacunoso, quindi (anche a dispetto delle enunciazioni
accademiche sulla gestione del cosiddetto ‘rischio clinico’, che in tal modo
rimangono mere esercitazioni di astratto rigorismo per conto terzi).
A tutto ciò si aggiunge, ovviamente, il problema della riapertura di UTIC e
rianimazione, una volta completati gli accertamenti disposti dalla Magistratura.

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