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Le lezioni di Chinalski

Serie guide alla letteratura 2.0: iperromanzi & romanzi ipertestuali


in collaborazione con Parolata.it1

Una produzione Storia Continua


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1 Carlo Cinato, alias Chinalski, è autore del romanzo “L'uomo senza il cappello e la donna con le
scarpe grigie”. Produce anche Parolata, sito culturale e newsletter per incentivare l'uso corretto della
lingua italiana.
1. Iperromanzi
Definizione

Una parola coniata qualche anno fa che racchiude al suo interno l’idea di qualcosa che sia di
più di un romanzo, che vada oltre ai normali confini attribuiti al romanzo.
Il problema è definire cosa sia un romanzo, a questo punto. Ma noi non lo faremo, lo hanno
già fatto in tanti, e per quanto siano studi interessantissimi, una definizione di romanzo dal
punto di vista dei contenuti forse non è ancora stata data, e forse non potrebbe essere data,
anche perché il romanzo nel tempo è diventato sempre più complesso, e sotto il suo nome è
arrivato a comprendere modalità di narrazione che magari solo pochi anni prima non
sarebbero state accettate. Lo spazio del romanzo si è sempre più allargato, e il limite
dell’iperromanzo si è sempre più allontanato.
Facciamo qualche esempio. Se noi consideriamo che nella letteratura teatrale greca erano
mantenute l’unità di spazio, di tempo e di azione, la maggior parte dei romanzi successivi, a
partire dall’Orlando furioso (scritto in forma di poema, ma pur sempre un romanzo dal
punto di vista dei contenuti), sono iperromanzi in quanto si sviluppano su periodi temporali,
luoghi e avvenimenti molto diversi tra di loro. I Promessi sposi, ad esempio, per ciò che
riguarda il luogo si sviluppano a grandi linee in due paesi nei dintorni del lago di Como,
successivamente a Monza, poi a Milano, infine nel bergamasco. Per ciò che riguarda il
tempo invece la storia di Renzo e Lucia è narrata in modo sequenziale, senza salti temporali,
ma il capitolo relativo alla storia di Gertrude, la monaca di Monza, narra fatti relativi a vari
anni prima rispetto ai normali eventi della storia principale.
Un altro esempio è l’Ulisse di Joyce: leggere i pensieri, il flusso di coscienza di Molly
Bloom sicuramente colpì i contemporanei come una nuova possibilità della letteratura, e
avrebbero potuto sicuramente definire l’Ulisse un iperromanzo, poiché permetteva una
dilatazione della possibilità espressiva del libro: mai prima di allora il lettore aveva potuto
partecipare in “presa diretta” ai pensieri di un personaggio, e in quella forma particolare che
ricostruiva l’affastellarsi delle idee nella mente umana, per salti e per associazioni. Oggi
qualsiasi autore potrebbe inserire nel suo libro una parte in cui espone i pensieri di un
personaggio, e il lettore non si stupisce più, poiché oramai questa modalità fa parte del
concetto che abbiamo di romanzo.
In definitiva iperromanzo potrebbe essere considerato ciò che travalica i normali schemi
accettati per i romanzi in un dato periodo.

C’è anche una definizione più puntuale di iperromanzo, e l’ha data l’inventore della parola,
Italo Calvino, durante le lezioni che avrebbe dovuto tenere all’università di Harvard, le
cosiddette Lezioni Americane.
Calvino descrive l‘iperromanzo come luogo “d’infiniti universi contemporanei in cui tutte
le possibilità vengono realizzate in tutte le combinazioni possibili”; dove può valere
“un’idea di tempo puntuale, quasi un assoluto presente soggettivo”; dove le sue parti
“sviluppano nei modi più diversi un nucleo comune, e che agiscono su una cornice che li
determina e ne è determinata”; che funziona come “macchina per moltiplicare le
narrazioni”; “costruito da molte storie che si intersecano”.

Calvino indica, quindi, come componente principale degli iperromanzi la molteplicità:


molteplicità di universi e di possibilità, molteplicità di prosecuzione di una storia,
molteplicità di scelte di un personaggio, molteplicità di azioni nell’unità di tempo,
molteplicità di storie raccontate e che intervengono nella costruzione del romanzo.

1.1 Esempi

Vediamo qualche esempio per permettervi di verificare che cosa intende Calvino con le sue
parole.
Nel Castello dei destini incrociati, Italo Calvino costruisce più storie componendole a
partire da elementi di base (le carte dei tarocchi) che vengono posizionati dagli avventori di
un castello su un tavolo per costruire e narrare delle storie, tali storie si intrecciano in
corrispondenza degli incroci e si combinano fino a creare un mondo fantastico che
comprende tutto il mazzo e che lega tutte le narrazioni.
In La vita istruzioni per l’uso, l’autore George Perec si muove in un condominio
raccontando gli ambienti e le vicende delle persone che ci hanno vissuto. Le storie sono
spezzettate e sparse nel libro, i personaggi si incrociano nei diversi momenti della vita e il
tutto forma un groviglio inestricabile.
In Rayuela, Julio Cortàzar costruisce una storia a cui è possibile aggiungere o eliminare
delle parti, a discrezione del lettore: ci sono dei capitoli che narrano la storia dei protagonisti
e ne costituiscono la struttura centrale e obbligatoria, mentre altri capitoli aggiungono
informazioni accessorie, o narrano storie al contorno o episodi significativi, e questi possono
essere letti o no a scelta del lettore.
In Fuoco pallido, Vladimir Nabokov costruisce un libro che è formata da un poema
attribuito a un professore universitario, e che si tratta della sua autobiografia, dopodiché lo
correda di una prefazione e di un apparato di note esplicative scritte da un altro personaggio,
un professore conoscente dell’autore del poema, che dovrebbero analizzare e descrivere il
poema ma che in realtà sono un pretesto per narrare a loro volta la vita del redattore delle
note, dell’autore del poema e di altri personaggi. Tutto ciò è legato insieme con una serie di
riferimenti incrociati all’interno dei testi.
Questi sono tutti iperromanzi che utilizzano come supporti dei libri cartacei, e che possono
essere letti in modo sequenziale (Il castello dei destini incrociati e La vita istruzioni per
l’uso), oppure richiedono al lettore di spostarsi tra le pagine del libro per seguire la
narrazione (Rayuela e Fuoco pallido).
2. Romanzo Ipertestuale
Definizione

È facile dire che internet è un enorme ipertesto, con tutti i siti e le pagine interconnessi tra di loro.
Più complesso è invece identificare o creare un ipertesto che abbia caratteristiche di opera letteraria
(qualunque siano tali caratteristiche, argomento che non tratteremo).
Prima di citare qualche romanzo ipertestuale, che saranno probabilmente sconosciuti ai non
appassionati, vorrei invece tornare agli iperromanzi che ho segnalato nel capitolo precedente
per vedere in quale modo si potrebbero tradurre in ipertesti. Questa traduzione sarebbe
sicuramente un esperimento molto interessante, poiché si tratta di opere che hanno una
altissima qualità letteraria, cosa che non sempre accade negli ipertesti nati come tali.
Il Castello dei destini incrociati di Calvino potrebbe avere una pagina di ingresso
contenente un disegno dove sono posate tutte le carte come sono posizionate al termine degli
interventi di tutti i narratori (disegno peraltro presente nel libro cartaceo), dove tutte le carte,
oppure solo le carte da cui prende inizio una narrazione, sono cliccabili. Le altre pagine del
romanzo ipertestuale sarebbero relative alla carta di volta in volta scelta dal narratore e alla
porzione di storia ad essa associata. Ogni pagina avrebbe un link per raggiungere la
pagina/carta successiva nella storia, oppure due o più link a pagine/carte nel caso ci si
trovasse in una pagina/carta di incrocio tra due o più storie narrate. Da ogni pagina dovrebbe
poi essere possibile tornare alla pagina iniziale con tutte le carte disposte sul tavolo.
La Vita istruzioni per l’uso di Perec potrebbe avere una o più pagine per ogni capitolo del
libro (una pagina quando il capitolo narra un’unica storia, più pagine quando invece sono
narrate più storie, in modo che una pagina contenga una sola storia), avrebbe poi una pagina
introduttiva con il disegno dell’edificio dove ad ogni locale è associato un link alla pagina
relativa (anche in questo caso il disegno è presente nel libro cartaceo), e le pagine sarebbero
interconnesse tramite link nella sequenza presente nel libro. Oltre a ciò si potrebbe rendere
attivo l’indice in cui sono elencate le storie contenute nel libro, in modo che dall’indice si
possa raggiungere la prima pagina di ogni storia, infine si potrebbero unire tramite link tutte
le pagine relative a una singola storia quando questa è distribuita su più pagine e capitoli.
Rayuela di Cortàzar sarebbe formato da una pagina per ogni capitolo, dove i capitoli
principali (quelli che devono essere letti “obbligatoriamente”) sarebbero tra di loro uniti
tramite link nella sequenza del libro, mentre i capitoli accessori sarebbero raggiungibili
tramite altri link (che devono essere riconoscibili come accessori) sempre dalle pagine dei
capitoli principali. Tali pagine accessorie sarebbero tra di loro linkate nella sequenza
prevista dal libro a permetterebbero al lettore di tornare al capitolo principale successivo, in
modo da avere una sorta di inserimento dei capitoli accessori tra due capitoli principali
consecutivi.
Infine, Fuoco pallido di Nabokov potrebbe avere una pagina con il poema, una pagina per
ogni nota, una pagina della prefazione, una pagina di indice e all’interno di queste tutti i link
necessari per unire le varie storie contenute all’interno del libro, in modo analogo alla Vita
istruzioni per l’uso.
Secondo me, con un buon uso delle pagine e dei link, tutti questi libri potrebbero
avvantaggiarsi, rendendo più coinvolgente la lettura e più libero il movimento al loro interno
del lettore.
Chissà se qualcuno avrà voglia di tentarne la costruzione e, specialmente, di provare a risolvere i
problemi di diritti d’autore connessi.

2.1 Esempi

Il primo ipertestuale di una certa popolarità, almeno nell’ambiente, è di Michael Joyce, si intitola
Afternoon, a story, risale al 1992, si può comprare dall’editore Eastgate Systems e la traduzione
italiana è introvabile. Si può leggere solo su PC, poiché necessita di essere visualizzata tramite un
programma apposito.
L’opera è formata da brevi brani scritti in modo vago e indefinito, è compito del lettore cercare di
dare un senso al racconto a partire dai frammenti letti nella sequenza in cui li ha incontrati.
Personalmente ritengo che il romanzo di Joyce non sia un esperimento riuscito, poiché il risultato è
un insieme di pensieri e di immagini slegate tra di loro, senza un senso che non sia quello che che si
è sforzato di dare il lettore (ma il lettore non ha bisogno di appoggiarsi a un romanzo scritto da un
altro per inventarsi un senso proprio).
Inoltre ho trovato pesante il bisogno di seguire i link per procedere nella storia, anche per la scelta
dell’autore di rendere tutte le parole del testo delle hotword, quindi associate a dei link, dove però la
maggior parte delle parole portano a una medesima pagina: poiché non è possibile sapere quale sarà
la pagina di destinazione e, specialmente, non è possibile sapere se è una pagina che si è già visitata,
si passa il tempo a seguire link inutili.
A ciò c’è da aggiungere che alcune hotword portano a diverse pagine di destinazione in dipendenza
delle pagine visitate oppure no in precedenza. Il risultato di tutto ciò è che presto la lettura si
trasforma in un seguire meccanicamente link cercando disperatamente di arrivare a qualche pagina
con dei contenuti di un certo interesse. Per ciò che mi riguarda ho smesso di leggere il romanzo
prima di riuscire a dare un senso a tutto ciò: tra le recensioni ho letto che c’è una pagina, ben
nascosta, che illumina di senso tutta l’opera. Il problema è convincere il lettore che vale la pena
cercare questa pagina (Joyce, nonostante il nome promettente, con me non c’è riuscito).
Un altro tipo di romanzi ipertestuali sono quelli che chiedono al lettore, al termine delle pagine, di
scegliere tra più link per proseguire il romanzo. Questi romanzi derivano direttamente dai libri
gioco nati qualche anno fa, in genere incentrati su avventure fantastiche o su enigmi da risolvere. La
casa editrice Quintadicopertina, ha pubblicato tre interessanti romanzi di questo tipo, da loro
chiamati “polistorie” e leggibili, opportunamente, anche su ebook oltre che sul PC. Di questi
romanzi presto scriverò delle recensioni puntuali, per il momento vorrei presentare brevemente due
titoli.
Chi ha ucciso David Crane? di Fabrizio Venerandi è una via di mezzo tra un’investigazione di un
omicidio e un brutto sogno, e il lettore si muove un po’ casualmente tra le pagine della storia,
poiché l’autore non fornisce indizi sufficienti affinchè il lettore possa immaginarsi l’argomento
della pagina che segue un determinato link. La storia è abbastanza articolata e procede verso uno
dei pochi finali possibili, il finale è quindi conseguenza di poche scelte realizzate dal lettore. Mi è
sembrato che le scelte fatte dal lettore all’interno delle pagine del romanzo influiscano più sulla
sequenza delle pagine incontrate che sulla reale trama del romanzo.
Verrà H.P. e avrà i tuoi occhi di Antonio Koch è invece più simile a un videogioco, le diramazioni
della storia moltiplicano il numero di finali possibili, col risultato di avere (se non ho sbagliato i
conti) 26 brevi storie differenti e concluse, che tra di loro condividono alcune pagine testuali, dalla
pagina di ingresso fino alla diramazione in cui si separano. L’autore suggerisce al lettore, giunto al
termine di una delle brevi storie, a ricominciare a leggere la storia da un punto precedente, in modo
da realizzare una scelta differente per potere percorrere una diversa strada all’interno del romanzo.
Spesso la singola storia letta non ha un finale soddisfacente, e il lettore è spinto a spazzolare tutte le
possibili storie fino a trovare la storia col finale più completo.
Per chiudere questa breve carrellata, a mio avviso un ipertestuale di livello paragonabile a un ottimo
libro sequenziale ancora non è stato scritto, oppure semplicemente ancora non l’ho trovato. Ritengo
che sia dovuto al fatto che la struttura a ipertesto tende a sopraffare i contenuti e a metterli in
secondo piano. Questo vale sia per l’autore, obbligato a un lavoro aggiuntivo per gestire la struttura
dell’ipertesto oltre al contenuto, e al lettore che deve districarsi al suo interno. Al momento, quindi,
il carico di lavoro imposto ai lettori da parte dei romanzi ipertestuali per cercare quali siano i link
disponibili su una pagina, scegliere quale seguire e seguirlo (oltre allo sforzo per ricordarsi dove si
trovano all’interno del romanzo), forse non è ancora giustificato rispetto alla stupenda semplicità di
girare semplicemente la pagina (o schiacciare il pulsantino di pagina successiva sul lettore di ebook,
facciamo vedere che non abbiamo paura della tecnologia.
3. Come si scrive un romanzo ipertesuale
la mia breve storia di scrittore di racconti ipertestuali

Il primo tentativo è stato, come spesso accade, di cercare di scrivere Il Romanzo


Ipertestuale. La forma sarebbe stata quella di un romanzo leggibile su computer, accedendo
a internet, con testo, immagini, suoni e video: gli ebook non erano ancora di moda come
adesso. Il contenuto sarebbe stato quanto di più vario si possa pensare: più punti di ingresso
al romanzo; più narrazioni che avrebbero seguito personaggi diversi nelle loro azioni e che
si sarebbero intrecciate tra di loro in alcuni punti di snodo; altre narrazioni puramente
descrittive a loro volta intrecciate con le narrazioni dei personaggi; ulteriori narrazioni
secondarie che potevano proseguire per conto proprio; possibilità di saltare nel tempo
all’interno della singola narrazione; possibilità di seguire i singoli personaggi nei loro
pensieri e nella loro visione dei fatti e così via. L’idea era di realizzare un primo cristallo di
romanzo ipertestuale a cui si sarebbero potute poi aggiungere, nel tempo, ulteriori porzioni.
Complice qualche giorno di malattia a casa ho progettato e realizzato il supporto
informatico: una pagina in php per la presentazione dei contenuti, un database dove
mantenere tutte le informazioni delle pagine (testo, immagini, link) e una rudimentale
interfaccia per l’immissione di tali informazioni. Poi ho iniziato a scrivere.
Non c’è voluto molto prima di capire che il mio movimento era un po’ scomposto, che non
stavo scrivendo una storia controllabile, e che stavo tentando qualcosa che non sapevo bene
come gestire: come usare i link? come dare un senso ai diversi punti di vista dei personaggi?
come rendere interessanti i salti nel tempo? Dopo una cinquantina di pagine ho pensato che
continuando a scrivere il padre-di-tutti-i-romanzi-ipertestuali rischiavo di spendere un
mucchio di tempo per fare qualcosa che sarebbe stato ingenuo e confuso. Insomma, stavo
usando degli strumenti che ancora non conoscevo.
Questo primo tentativo è intitolato Nei frammenti ed è pubblicato su internet, ma non è
linkato a nessuna pagina pubblica nessuno l’ha ancora letto; consiste in alcuni abbozzi di
storie che, forse, un giorno proseguiranno per la loro strada. Se qualcuno dei lettori del blog
fosse interessato a dare un’occhiata a questo inizio di romanzo ipertestuale me lo faccia
sapere, in modo che possa inviargli l’indirizzo da cui partire.

3.1 La cassetta degli attrezzi

I LINK
Quanti tipi diversi link possono esserci in un romanzo ipertestuale? Al momento ne ho
individuati sette, ma a questi potrebbero aggiungersene altri:

• un link può cambiare punto di vista del narratore;


• aggiungere informazioni a una storia principale;

• spostare la narrazione a una storia diversa;

• aggiungere informazioni che contribuiranno a formare la storia totale;

• realizzare un salto nel tempo o nello spazio;

• permettere una scelta al lettore;

• aggiungere informazioni vaghe a cui il lettore dovrà dare un significato;


CARATTERISTICHE
Quali caratteristiche deve avere una storia ipertestuale che utilizzi link appartenenti a uno
dei tipi sopra elencati per risultare interessante dal punto di vista narrativo? Una risposta a
questa domanda poteva essere tentata, ma era poi necessario verificarne la correttezza con
dei veri testi e dei veri lettori.
OBIETTIVI
Verificare l’efficacia e il modo con cui poteva essere utilizzato ogni tipo di link. Inoltre, e
specialmente, provare se un romanzo ipertestuale sarebbe potuto diventare qualcosa di
godibile quanto un romanzo normale.
L’UOMO SENZA CAPPELLO E LA DONNA CON LE SCARPE GRIGIE
Per fare ciò ho deciso di scrivere un breve racconto per ogni tipo di link, scegliendo una
storia che si adattasse alle possibilità narrative offerte dal tipo di link utilizzato. Questo, ho
pensato, era il solo modo per verificare quanto il meccanismo dei link, delle hotword e delle
pagine sarebbe potuto essere funzionale a una storia e, in qualche modo, accettato come
naturale, oppure, all’opposto, per verificare che la struttura un po’ cervellotica dei romanzi
ipertestuali risulta comunque così ingombrante da appesantire qualcosa di così delicato e
impalpabile come è la narrazione di una storia.
Il primo, e al momento unico, tentativo è stato realizzato nel modo che mi era sembrato il
più semplice: i link aggiungono informazioni alla storia narrata. La storia era quindi narrata
in modo lineare e conteneva al suo interno delle hotword che portavano ognuna a una
ulteriore pagina accessoria che aggiungeva ulteriori informazioni alla storia principale.
Queste pagine accessorie potevano essere delle descrizioni, delle narrazioni di fatti passati o
comunque non menzionati nella storia principale, e avevo deciso che dovevano, per risultare
interessanti, fornire una visione diversa della storia da come si poteva ottenere leggendo
unicamente le pagine della storia principale. Il racconto si intitola L’uomo senza cappello e
la donna con le scarpe grigie e lo potete leggere gratuitamente sul mio sito.
Tralasciando la qualità della scrittura e della storia, che eviterei di discutere, i commenti che
ho ricevuto dai lettori relativamente alla resa del racconto tramite ipertesto sono stati
incoraggianti. Le persone che l’hanno letto (molti sul PC, pochi su un lettore di ebook)
hanno trovato naturale passare dalla storia centrale alle descrizioni, quasi come fossero delle
note a fondo pagina oppure delle lunghe parentesi. Ciò penso sia dovuto alle dimensioni
volutamente ridotte delle pagine accessorie, inoltre la lettura è facilitata dalla struttura
semplice dell’ipertesto: non è possibile perdersi all’interno del romanzo per lo scarso
numero di link. Per contro, l’ipertestualità era per scelta ancora poco spinta, e tutto sommato
la stessa narrazione avrebbe potuto essere realizzata con un testo normale, specialmente
considerando che difficilmente un lettore interessato alla storia potrebbe decidere di non
leggere un capitolo, anche se accessorio.

COME SI SCRIVE UN ROMANZO IPERTESTUALE?


Non credo che sia molto diverso dallo scrivere un racconto o un romanzo normale. Forse la
difficoltà maggiore sta nel trovare una trama che ben si adatti al tipo di romanzo
ipertestuale. O forse, meglio ancora: se la trama e il modo in cui si vuole narrare una storia
si adatta bene all’ipertesto e all’utilizzo dei link di un certo tipo, allora è giusto scrivere un
romanzo ipertestuale. Se questa combinazione non avviene consiglio di scrivere un romanzo
sequenziale, perché sarebbe dannoso scrivere un romanzo ipertestuale “a prescindere”, solo
perché è di moda o perché è moderno. Non dobbiamo mai dimenticarci che il romanzo
ipertestuale deve essere il mezzo, e non il fine: il fine è la storia e la soddisfazione del
lettore.
Grazie a tutti per l’attenzione che mi avete concesso, a presto.
Bibliografia
Il Castello dei destini incrociati – Italo Calvino, Einaudi 1973

La vita, istruzione per l'uso – George Perec, Rizzoli 1984

Rayuela, il gioco del mondo– Jiulio Cortàzar, Einaidi 2004

Fuoco pallido – Vladimir Nabokov, Adelphi

Afternoon, a story - Michael Joyce, Eastgate Systems, 1992

Chi ha ucciso David Crane? - Fabrizio Venerandi, Quintadicopertina

Verrà H.P. e avrà i tuoi occhi - Antonio Koch, Quintadicopertina

L'uomo senza cappello e la donna con le scarpe grigie – Carlo Cinato, Parolata.it

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